la Rivista Anno 101 - n. 9 - Settembre 2010 Volo quotidiano Bari Zurigo Verso il resto del Mondo E Editoriale di Giangi Cretti I l sud dell’Italia nel centro d’Europa e da qui nell’universo mondo. Messo in questi termini, sembra il piano di un volo pindarico. Nei fatti, è un volo d’aereo: quello quotidiano che dal 6 settembre collega Bari con Zurigo. Allo stato attuale, diventa l’unico il collegamento diretto quotidiano, che dalla Svizzera aggancia il sud della Penisola. Una sfida già tentata da altri, su altri scali. Sin qui, però, senza esiti soddisfacenti. Sarà questa la volta buona? Leonardo De Luca, presidente di Helvetic Airways,ne è convinto. Allo stesso modo in cui è consapevole che la sfida non è di poco conto. Già il fatto di poterla intraprendere è per lui motivo di soddisfazione. Per ragioni emotive: la famiglia di De Luca è infatti originaria di quella zona della Campania che confina con la Puglia. Ma soprattutto per motivi di orgoglio aziendale: nel progetto, la Swiss, con la quale la collaborazione, su altri fronti, si sta affinando da qualche tempo, è partner fondamentale. Partenariato che testimonia il grado di affidabilità e di credibilità raggiunto da Helvetic Airways: una compagnia che è stata rilevata quattro anni fa dopo il fallimento della gestione precedente. La decisione di attivare un volo quotidiano con Bari presuppone un cambiamento di strategia: non più voli pensati per il point to point, che rispondono ad esigenze turistiche, di flussi stagionali o strettamente legati alle zone collegate. Ma anche traffico di passeggeri in transito: che dalla Puglia, e più in generale dal Sud dell’Italia continentale, vogliono raggiungere destinazioni europee o intercontinentali. Ed è qui che il coinvolgimento di Swiss diventa essenziale: Helvetic Airways cura il collegamento fra Bari e Zurigo, Swiss quello fra Zurigo e il resto del mondo. Così operando, l’aeroporto di Zurigo, sulla cui efficienza è difficile obiettare, intende diventare un possibile hub per la Puglia e il Sud della Penisola. *** Inciampare, e quindi soffermarsi di questi tempi, su un canto di Leopardi è certamente frutto di singolare casualità. Singolare, alla luce, va da sé, dell’altrettanto casuale attualità dei versi, che il poeta di Recanati – noto per il suo pessimismo - dedicò, quasi un paio di secoli fa, all’Italia. “O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio, Formosissima donna! Io chiedo al cielo E al mondo: dite dite; Chi la ridusse a tale? (…)” Intenzionale è invece la decisione di dare spazio ad una serie di servizi per sottolineare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Procederemo pubblicando articoli di Tindaro Gatani di impronta storico-divulgativa, ai quali si accompagneranno, ogni qualvolta sarà possibile, testimonianze di personalità, che una parte della storia del nostro ancor giovane Paese l’hanno vissuta in presa diretta. Su questo numero, accanto ad una ricostruzione dei legami fra Rivoluzione francese e Risorgimento italiano, proponiamo anche una lunga e interessante intervista con Nerio Nesi, realizzata dal nostro collaboratore Michele Caracciolo di Brienza. [email protected] la Rivista n. 9 - Settembre 2010 1 S Sommario Editoriale PRIMO PIANO 1 Revisione della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione 15 Svizzera: votazione federale del 26 settembre 2010 La Puglia oltre i confini nazionali 17 Helvetic Airways vola giornalmente su Bari 15 «È una grande opportunità per la crescita della Regione» Per l’ing. Di Paola Amministratore Unico Aeroporti di Puglia Aeroporti di Puglia 19 Elemento cardine per lo sviluppo economico locale Collegamenti ferroviari fra Svizzera e Italia 15 In un Convegno a Roma il prossimo 21 settembre Alla conquista dell’West 25 63° Festival Internazionale del Cinema Locarno 25 La Semaine de la Critique al Festival di locarn 28 Intrevista con Till Brockmann 3 P.M. IN MEILEN 30 Passione e pazienza: Eva Maria Bartenschlager e Jörg Vogel parlano dell’allevamento di cavalli INCONTRI «Credo molto in un futuro declinato al femminile» 45 Donne in carriera: a colloquio con Diana Bracco CULTURA Dalla Rivoluzione francese alla nascita del tricolore 49 Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità italiana La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 49 Banchiere di complemento 53 A colloquio con Nerio Nesi RUBRICHE 53 2 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 In breve Italiche Europee Internazionali Oltrefrontiera Benchmark Burocratiche Angolo Fiscale Angolo legale 4 7 9 11 13 33 34 37 39 Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Sequenze Diapason Convivio Motori Starbene 41 47 63 65 67 72 77 80 In copertina: Aeroporti di Puglia ha realizzato sugli aeroporti di Bari e Brindisi due impianti per la produzione di energia rinnovabile. Gli impianti fotovoltaici, rispettivamente da 200 e da 300 Kw, sfruttando l’irraggiamento solare, producono direttamente energia elettrica, che viene immessa nelle reti a servizio dell’aeroporto, con una sensibile riduzione di energia prodotta da fonti tradizionali non rinnovabili: combustibili solidi e liquidi. Gli impianti, tra i primi realizzati in Puglia, contribuiscono per circa il 30 – 40% al fabbisogno dei due aeroporti. DOLCE VITA Adottare un filare di Barbera nelle Lanze 69 Casa Barilla occupa la stazione centrale di Zurigo 71 A far festa al Brodetto 72 Da Nord a Sud La nuova struttura 78 Chrysler Group & Fiat Group sotto lo stesso tetto Ducati Day - 25 Luglio 2010 79 IL MONDO Mercanteinfiera Autunno: Parma, 2 - 10 ottobre 2010 IN FIE RA 29ª Mostra internazionale di modernariato, 72 84 antichità e collezionismo Biglietti gratuiti per il Macef 85 Marmomacc, Veronafiere dal 29 settembre al 2 ottobre 2010 Mostra internazionale di marmi, pietre design e tecnologie 86 Viscom Italia 2010: Fieramilano, 21 - 23 ottobre 87 84 Appuntamento con la visual communication TriestEspresso Expo: Trieste, 28 - 30 ottobre 88 La vetrina internazionale IL MONDO 101° Assemblea CCIS IN CAMERA Verbale 90 Vincenzo Di Pierri Nuovo Presidente CCIS 87 Il nuovo Consiglio Camerale In Vino … Italia 93 Vini diversi… l’Italia in comune Modena: il Biomed oltre la Ferrari e l’Aceto Balsamico... Le città d’arte del’Emilia Romagna 94 Fiera Agroalimentare del Mediterraneo 24 – 26 settembre a Ragusa Contatti commerciali Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL 95 La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS 90 Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. 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A fine 2009 quasi tre quarti della popolazione residente in mood permanente (73,6%, ovvero 5.733.400 persone) vivevano nelle zone urbane. La metà abitava nelle cinque grandi agglomerazioni di Zurigo, Ginevra, Basilea, Berna e Losanna. Le agglomerazioni che hanno conosciuto lo sviluppo più marcato sono state Yverdon (+2,8%), Bulle (+2,7%), Konstanz-Kreuzlingen (+2,5%) e Losanna (+2,0%). A registrare diminuzioni sono state le agglomerazioni di Grenchen e Burgdorf (entrambe -0,2%). Il traffico merci attraverso le Alpi è aumentato nei primi sei mesi dell’anno sia sulla rotaia sia sulla strada. Secondo il Dipartimento federale dei trasporti (DATEC), questa crescita, che segna il ritorno in forze della ferrovia, si spiega quasi esclusivamente con la ripresa congiunturale. Da gennaio a fine giugno, il volume totale delle merci trasportate è cresciuto del 13,2% rispetto al primo semestre del 2009, raggiungendo quota 19,2 milioni di tonnellate, di cui 12 milioni per ferrovia e 7,2 su strada. Questa cifra resta tuttavia inferiore del 9,4% al volume record del primo semestre del 2008. Per quanto riguarda i veicoli pesanti, il numero dei tragitti percorsi è aumentato del 7,4%, raggiungendo quota 621.000. Le quantità di merci trasportate su strada sono aumentate dell’8,1%, ossia di 0,5 milioni di tonnellate. Ma è soprattutto sul fronte ferroviario, particolarmente colpito dalla crisi, che si è registrata la crescita più significativa: +1,7 milioni di tonnellate (+16,5%). Questo incremento si è fatto più consistente nel corso dei mesi (+12,6% nel primo trimestre; +20,3% nel secondo). Alla Ferrero il 2° Winning Italy Award Il Gruppo Ferrero è stato insignito, a Villa Madama a Roma, del prestigioso “Winning Italy Award”. La seconda edizione del premio che vuole essere un riconoscimento a chi, più degli altri, ha saputo promuovere e valorizzare l’immagine e la reputazione italiana nel mondo - è stato ritirato direttamente dai due CEO, Pietro e Giovanni Ferrero alla presenza del Ministro degli Esteri Franco Frattini. “Nell’indice di reputazione delle aziende mondiali- ha ricordato il Ministro - Ferrero occupa la prima posizione. Questo ci inorgoglisce come Italiani. Voi – ha detto il Ministro rivolgendosi ai due fratelli- siete davvero portatori di quell’idea che vede l’Italia come Patria dell’alta qualità nei prodotti alimentari. Siete davvero ambasciatori del made in Italy”. Alla cerimonia era presente anche Gianni Letta che ha portato le congratulazioni del premier Berlusconi e ha elogiato “la gloriosa Ferrero”, l’impresa Italiana “più apprezzata al mondo”. 4 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 L’Italia si conferma secondo partner commerciale per la Svizzera Non solo l’Italia si conferma secondo partner commerciale della Confederazione Elvetica, ma quest’ultima continua a rappresentare per le esportazioni italiane il sesto mercato di sbocco a livello mondiale: nel marzo 2010, infatti, l’Italia ha esportato in Svizzera merci e servizi per un valore di 1,33 Miliardi di Euro, un valore quasi pari alla somma delle esportazioni italiane in Cina e Russia (1,37 Miliardi di Euro), che insieme hanno una popolazione di 1,6 miliardi di abitanti. A livello pro-capite la Svizzera si conferma quindi di gran lunga il maggiore importatore e consumatore mondiale di prodotti italiani. Nel primo semestre 2010 l’Italia ha esportato merci e servizi per un valore complessivo di 9.6 miliardi di Franchi, facendo registrare un aumento del 6% sullo stesso periodo del 2009, positiva anche la dinamica delle importazioni italiane dal mercato elvetico (+ 4,5% sul primo semestre 2009). Le espostazione italiane nel 1° semestre 2010: CHF 9.419.432.646.- + 5.98% rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso. Le esportazioni svizzere nel 1° semestre 2010: ammontano CHF 8.563.488.933.- + 4.46%”. Dal 25 settembre 2010 Ripartono a Zurigo i corsi per Sommelier in lingua italiana 2010/2011 La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e l’Associazione Svizzera dei Sommelier Professionisti (ASSP) organizzano, per il sesto anno consecutivo, i corsi per sommelier in lingua italiana. I corsi sono riconosciuti dall’Association Suisse des Sommeliers Professionnels e dall’Associazione Mondiale dei Sommeliers (ASI) e si indirizzano non solo ai collaboratori e ai quadri della ristorazione ma anche a tutti gli interessati e amanti del vino. Il corso è programmato secondo moderni canoni di formazione professionale al fine di fare acquisire ai partecipanti un adeguato bagaglio tecnico-culturale anche in funzione del superamento dell’esame finale (facoltativo), il quale darà diritto al titolo di sommelier. Struttura del corso Il corso è strutturato in tre livelli indipendenti di dodici unità didattiche ciascuno. Il 1° livello è dedicato alla viticoltura, alla tecnica di degustazione, alla legislazione, ai distillati e al marketing. Il 2° livello alla geografia vitivinicola. Il 3° livello all’abbinamento cibo-vini. Al termine di ogni livello, il corsista ha la facoltà di presentarsi ad un esame, superato il quale avrà diritto ad un certificato di frequenza. Sede dei corsi è Zurigo. Esami finali L’esame finale, in chiusura del terzo corso, prevede: 1. Prova scritta con domande su tutti e tre i livelli 2. Analisi organolettica di due vini 3. Prova pratica di abbinamento cibo-vini 4. Prova orale con domande su tutti e tre i livelli 5. Prova pratica di servizio Alle prove 4 e 5 saranno ammessi solo coloro che supereranno le prime tre prove dell’esame finale. Il candidato che non supera l’esame finale potrà ripeterlo al massimo per un’altra volta nella sessione d’esami successiva. Il 1° corso avrà inizio sabato 25 settembre 2010 e avrà cadenza mensile per i primi due livelli e settimanale per quanto concerne il 3° livello. Costi ed iscrizione Dato il numero limitato dei posti, i candidati saranno accettati secondo l’ordine d’arrivo delle adesioni. I costi sono stati fissati come segue: 1° livello: 2° livello: 3° livello: CHF 1'090.-CHF 1'040.-CHF 1'130.-- tassa d’esame intermedio inclusa tassa d’esame intermedio inclusa tassa d’esame finale inclusa In caso d’iscrizione a tutti e tre i livelli, verrà applicato uno sconto del 10%; la quota ammonterà pertanto a CHF 2'934.-- Nella quota sono compresi i libri di testo, la borsa del sommelier contenente i bicchieri di degustazione INAO, vari dossier d’aggiornamento e tutti i vini in degustazione. Informazioni ed iscrizioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera - Signor Luigi Palma Seestrasse 123 - Casella Postale, 8027 Zurigo - Tel. 044 289 23 29 - Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch la Rivista n. 9 - Settembre 2010 5 www.maserati.com Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7) Categoria d’efficienza energetica G I Emissioni di CO2 di tutte le vetture in vendita in Svizzera: 204 g/km THE NEW MASERATI QUATTROPORTE OPERA D’ARTE PER INTENDITORI. Maserati Quattroporte S 4,7 litri da 430 CV e Maserati Quattroporte 4,2 litri da 400 CV. Motore V8, design Pininfarina. La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 ITALICHE di Corrado Bianchi Porro PMI al passaggio generazionale Il problema del passaggio generazionale, è un tema che ha sempre interessato le piccole e medie imprese italiane. Ogni anno si calcola che siano direttamente interessate alla problematica in Italia circa 66 mila imprese, mentre le statistiche avvertono che quando avviene un passaggio generazionale, circa il 30% delle PMI fallisce. Il che significa - commenta Stefania Milo, presidente dei Giovani imprenditori CNA Lombardia - che a motivo di una scarsa attenzione e preparazione a questo problema, circa 65 mila posti di lavoro risultano ogni anno a rischio. Un altro 30% delle imprese interessate alla successione supera positivamente questo ostacolo, mentre ben più di un terzo riscontra difficoltà a rimanere a galla. Bisogna a questo proposito rammentare che se l’Italia ha il primato mondiale del numero e della diffusione delle PMI (il che le ha consentito di reggere meglio alla crisi a motivo dell’elevata flessibilità del sistema), secondo un recente studio della Bocconi, ben il 43% degli imprenditori della vicina Penisola ha più di 60 anni. È vero che l’80% degli imprenditori giudicano il passaggio generazionale un evento cruciale per le sorti della propria azienda, ma nella percezione soggettiva essi continuano tuttavia a considerarsi sufficientemente giovani, a dispetto del fatto che nei prossimi 10 anni, secondo una ricerca effettuata dall’Università di Siena, ben il 40% delle imprese sarà interessato al tema del passaggio generazionale e la mancata programmazione in tempo utile costituisce il secondo motivo di fallimento e chiusura delle PMI. Secondo l’Unione Fiduciaria, il 98% delle imprese italiane ha meno di 20 dipendenti e il 92% di esse è a conduzione familiare. L’Italia ha quasi il 50% delle micro imprese europee e dunque analizzare il mondo delle PMI, significa anche prendere in esame il modello di famiglia sottostante. Il ruolo della famiglia nelle nostre imprese, commenta Andrea Di Benedetto, presidente nazionale CNA Giovani Imprenditori, assume un ruolo fondamentale. Emerge dalle varie inchieste il lato forte e spesso romantico dei legami generazionali, di un rapporto familiare non televisivo, nel quale risulta evidente la passione che ne è all’origine. Spesso le imprese nascono addirittura per dare un futuro e un lavoro alla famiglia stessa e all’interno di questo mondo si trovano moltissime eccellenze ignorate. È questa una delle colonne portanti del sistema Italia. Il problema è caso mai riuscire a dare un futuro a queste imprese. Già avere un figlio che possa prendere le redini dell’azienda, rappresenta oggi una fortuna. Anche perché, se il passaggio da padre a figlio risulta in genere meno problematico, le cose si complicano quando il passaggio avviene da genitore a figlia. Non tanto per misoginia o per avversione al lavoro femminile, spiega Alberto Onetti, direttore CrESIT, dell’Università dell’Insubria, ma per mettersi al riparo da possibili conflitti con il genero e per questo motivo, se ci sono figlie in azienda, si preferisce liquidarne le quote relativamente alle pretese ereditarie. Quando si analizza il mondo delle imprese, aggiunge, bisogna sempre considerare da una parte il mondo delle imprese e dall’altro il contesto sociale in cui esso si inserisce. Sono come due lame di una forbice che s’incrociano. Secondo la ricerca CrESIT, le imprese che anche nella recente crisi sono riuscite a crescere, sono quelle capaci di innovare e collaborare. La loro quota raggiunge il 28% del campione analizzato. Un altro 7% compie le scelte giuste e tuttavia il mercato non le ha premiate, mentre l’assoluta maggioranza delle PMI soffrono d’immobilismo. Stare fermi nella speranza che le cose migliorino, non è una strategia. Se continui a pensare come hai sempre pensato, riuscirai al massimo ad ottenere i risultati che hai sempre ottenuto. Ma oggi che il tempo si muove in fretta, ad una velocità sempre maggiore, stare fermi può rapidamente portare all’asfissia. Ebbene, commenta ancora Alberto Onetti, il passaggio generazionale può rappresentare anche per le PMI un’occasione di rilancio e di crescita per le imprese. Infatti, dopo il ricambio generazionale, spesso si cambia passo. Entrano forze nuove e se l’accompagnamento è ben rapportato tra padre e figlio, il mix riesce ad essere efficace poiché sposa l’esperienza alle novità. Nelle testimonianze che abbiamo raccolto alla giornata nazionale dedicata al tema a Villa del Grumello a Como, abbiamo sempre avvertito l’orgoglio degli imprenditori nel tramandare l’esperienza, qualche volta con la difficoltà di lasciare anche la libertà di sbagliare anche ai dipendenti, ma con la comprensione che attraverso gli errori si può edificare la necessaria esperienza. Il passaggio generazionale non sempre è possibile effettuarlo all’interno della famiglia. Magari i figli hanno altre idee. In ogni modo l’introduzione in azienda di manager esterni, in questo caso già dotati di esperienza, consente all’azienda di crescere di dimensioni e di effettuare il passaggio di consegne adeguato, in modo da assicurare il necessario futuro alle PMI. È un passo doveroso, perché l’età media della generazione al comando è di 61 anni, mentre l’età della generazione subentrante risulta per quasi un terzo nella fascia di età fra i 30 e i 39 anni. Anche per questo è importante pianificare la successione per tempo, con nuove generazioni spesso più preparate ad innovare e collaborare, ad usufruire della preparazione professionale e allo scambio d’informazioni, cose sempre più necessarie per rimanere sul mercato. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 7 EUROPEE di Philippe Bernasconi Ombre sulla ripresa E pensare che fino ad un paio di mesi fa l’economia europea sembrava sull’orlo del tracollo, mentre l’unica speranza di uscire dalla più grave crisi degli ultimi decenni era affidata alla locomotiva a stelle e strisce. Invece, a poche settimane di distanza tutto è cambiato. Ora a tirare è il Vecchio continente, mentre dall’altra parte dell’oceano giungono notizie decisamente poco confortanti. Un vero e proprio capovolgimento di fronte, come direbbero i commentatori sportivi. Che ha dell’incredibile. Ricapitolando, l’economia europea non è poi così fragile come si pensava. La crisi da sovra indebitamento che ha colpito (e continua a colpire) metà del Continente (Grecia in testa, ma Atene è in buona compagnia) è stata affrontata dalle autorità europee forse in ritardo, ma con decisione. E ora, grazie anche al contributo non indifferente del Fondo monetario internazionale, sembra essere sotto controllo. Se da una parte i fondi stanziati per evitare il default sembrano aver sortito gli effetti sperati, dall’altra i governi interessati si sono rimboccati le maniche per far fronte all’emergenza. Le drastiche misure adottate (o ancora da adottare, ma comunque in preventivo) sembrano aver superato le iniziali resistenze di piazza e sembrano aver convinto i mercati della loro bontà. Il peggio, insomma, sembra essere passato. A far lievitare l’ottimismo sono poi arrivati gli stress test voluti dal Comitato delle autorità europee di vigilanza, una sorta di attività di controllo del settore finanziario. Su 91 banche europee solo 7 sono state bocciate. Cinque sono spagnole, una tedesca e una greca, tutte già in fase di riorganizzazione post salvataggio. Ciò significa, per dirla con gli esperti, che il sistema finanziario dell’Unione europea è resistente a choc macroeconomici e finanziari negativi. Promossi anche gli istituti di quei Paesi che più di altri in questi mesi hanno fatto parlare di sé in termini unicamente negativi. Più di così non si poteva certo pretendere, a significare che gli sforzi intrapresi dai singoli Stati e dall’Unione europea nell’affrontare la crisi (fondi per stabilizzare i consumi e aiuti pubblici alle imprese e alle banche in difficoltà) hanno permesso di superare la fase più critica. E ora le stesse istituzioni finanziarie causa e vittime della crisi si stanno rimettendo in carreggiata. Nella speranza - vien però da dire - che gli errori commessi in passato siano serviti a qualcosa. E che non vengano più ripetuti. Ma questa è un’altra storia. Resta il fatto che sorprendentemente l’economia europea ha ingranato una marcia superiore alla concorrenza occidentale. Merito soprattutto della Germania, che si è riscoperta locomotiva del Vecchio continente. Nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo tedesco è cresciuto del 2,2%, grazie alla forza delle esportazioni e degli investimenti. Ma bene sono andate anche le economie degli altri principali Paesi europei. Il segreto? Aver saputo puntare senza tentennamenti verso quelle regioni che meno di altre hanno sofferto la crisi di questi ultimi due anni. Non per nulla nel 2009 per la prima volta l’export tedesco in Cina ha superato in volume quello verso gli Stati Uniti. “Le esportazioni tedesche prima della crisi andavano soprattutto verso i Paesi alimentati dalla bolla del credito: gli stati Uniti, la Gran Bretagna o la Spagna. Ora che lì le carte di credito non girano più si sono rivolte verso Cina, India, Brasile, Russia o Sudafrica”, ha ben spiegato al Corriere della Sera il capo economista di Deustche Bank Thomas Mayer. Del resto, i calcoli sono presto fatti. La Cina e l’India in numeri assoluti hanno una quota nettamente maggiore di benestanti (e quindi propensi a comperare i prodotti made in Deutschland) rispetto ai Paesi europei e agli stessi Stati Uniti. Per di più, questa fascia di ceto medio-alto è in costante crescita. Non c’è allora nemmeno da sorprendersi se il prodotto interno lordo cinese ha superato quello del Giappone ed è ormai secondo solo a quello degli Stati Uniti. Le note meno liete arrivano invece proprio dagli Stati Uniti. Il grido di allarme lo ha lanciato addirittura la Federal Reserve. La ripresa, ha fatto sapere la banca centrale americana, potrebbe essere più lenta del previsto. La fine del tunnel non è ancora lì dietro l’angolo come si pensava. Tanto che c’è chi teme un processo deflazionistico (con prezzi e salari in caduta libera) che sarebbe oltre modo difficile da gestire, soprattutto in questa fase. E se gli Stati Uniti dovessero cadere in una seconda recessione (il cosiddetto scenario a W) allora sì che potrebbero essere guai seri per tutti quanti. Europa compresa. Perché va bene la Cina, ma, come ha ammesso la Banca centrale europea, non è ancora arrivato il giorno in cui si può fare a meno dell’economia americana, della sua forza e della sua spinta propulsiva. Se gli Stati Uniti hanno il raffreddore, il resto del mondo ha l’influenza. Mai come in questo caso ciò potrebbe essere vero. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 9 INTERNAZIONALI di Michele Caracciolo di Brienza La Cina e la ricerca del primato L’economia cinese sta registrando un primato dietro l’altro. Questo paese è diventato il primo esportatore al mondo e ha superato gli Stati Uniti nel consumo di energia. La sua produzione industriale è stata maggiore nel secondo quadrimestre del 2010 di quella del Giappone. Anche la Svizzera sta perdendo terreno. È vero che la domanda di beni di lusso è in crescita in Asia, ma è anche vero che un’azienda cinese ha investito nel settore dell’orologeria della Confederazione. Il perno del commercio internazionale si sta spostando rapidamente nel Sud-Est asiatico. Si è passati dal Mediterraneo all’Atlantico e, nel giro di pochi decenni, il flusso maggiore di traffici parte ora dall’Asia. Ciò che sorprende è la rapidità di quest’ultimo spostamento. La Cina è il paese più popoloso del pianeta e la sua ascesa non sembra arrestarsi. Ha intrapreso da anni una via di sviluppo continuo e inarrestabile aprendo la propria economia al mercato, ma mantenendo un sistema politico dittatoriale. Quali i limiti di questo sviluppo economico e quali i rischi? Il sistema bancario cinese risente delle forti influenze del governo e spesso non garantisce quell’obiettività e quella trasparenza necessaria per l’allocazione del credito. I criteri di redditività e di solidità dei bilanci non sono sempre tenuti in considerazione per lasciare posto a considerazioni di carattere politico. La crescita della produzione manifatturiera non tiene in scarso conto i vincoli ambientali imposti alle industrie di altri paesi. L’uso del carbone è ancora radicato, essendo questa risorsa abbondante in Cina. Secondo quanto riportato dal World Fact Book, pubblicazione annuale della CIA sullo stato del mondo, nel 2009 la Cina ha annunciato che entro il 2020 ridurrà l’intensità di uso del carbone del 40% rispetto ai livelli del 2005. Il mix di fonti energetiche si arricchisce quindi di centrali nucleari e idroelettriche. Formidabile la diga delle tre gole, opera faraonica conclusa l’anno scorso e capace di soddisfare ogni anno il 3% del fabbisogno energetico cinese(l’equivalente di 140 milioni di barili di petrolio). La crescita economica a ogni costo incide sulla qualità di vita e sinora questo è accettato. Le condizioni di lavoro sono molto dure e in un paese che vanta una tradizione comunista ormai unica al mondo pare un controsenso. L’aumento di ricchezza dell’intera economia cinese nasconde in realtà dei profondi squilibri tra la costa e l’interno, tra le città e le campagne. Le am- bizioni di potenza di questo paese sono poi da ridimensionare per il momento dato che la Cina, pur essendo una potenza nucleare, non ha ancora raggiunto il rango di superpotenza per molte ragioni. La capacità di proiezione del proprio potere militare è molto limitata se paragonata a quella degli Stati Uniti. Le basi militari cinesi all’estero sono pressoché inesistenti. L’attenzione è rivolta più al commercio che alla sicurezza. La proiezione verso l’estero è funzionale al commercio. La presenza di investimenti cinesi in Africa e il suo interesse per le risorse del continente rispecchia questa premessa. L’obiettivo è la crescita del PIL e una diretta conseguenza di questa ricchezza è la potenza militare. Ciò è condiviso in Cina e si vede dal successo editoriale che vi ha avuto il saggio Ascesa e declino delle grandi potenze di Paul Kennedy, tanto da farne una serie televisiva di documentari per la televisione cinese. La tesi di Kennedy è che c’è una relazione diretta tra ricchezza e primato tecnologico di uno Stato e il suo peso militare in ambito internazionale. Nel momento in cui questa ricchezza ha cominciato a diminuire anche il peso politico-militare è scemato. Per ora la Cina non riesce a imporre i suoi standard tecnologici e la battaglia con gli Stati Uniti si gioca anche su questo versante. Il problema della contraffazione resta grave ed è indice di una scarsa propensione alla ricerca e all’innovazione. L’operosità cinese si scontra quindi con i limiti di un’innovazione di prodotto che attinge completamente altrove e alla lunga crea danni a tutti: contraffatti e contraffattori. Nella contraffazione non c’è più incentivo a innovare. La manifattura del mondo per ora produce beni di scarsa qualità ad un costo molto basso per via di un mercato del lavoro sfruttato a livelli impensabili in Occidente. Allo stesso tempo uno degli obiettivi di lungo termine del governo cinese è di avere una solida domanda interna in modo da assorbire di più la propria produzione di beni ed essere meno dipendente dall’andamento delle esportazioni. Ciò si otterrà migliorando le condizioni salariali e con la creazione di sistema di ammortizzatori sociali più diffuso. Un altro freno allo sviluppo economico può arrivare dalle tensioni regionali. Vi sono dei contenziosi territoriali aperti con il Giappone sulla sovranità di alcune isole e le ambizioni nucleari della Corea del Nord restano una minaccia per la sicurezza regionale e non solo. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 11 Anni Comfort Designed&Made In Italy 50 ANNI DI COMFORT DESIGNED&MADE IN ITALY. Portate nella vostra casa un’atmosfera autenticamente italiana: i divani e le poltrone Natuzzi, rivestiti di pelli pregiate e tessuti innovativi, sono ideati e realizzati totalmente in Italia. Leader mondiale nel settore dell’arredamento, Natuzzi lavora da 50 anni al servizio del comfort più ergonomico ed evoluto, permettendovi di personalizzare ogni spazio secondo il vostro gusto e il vostro stile. 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Si ripete l’ormai consolidata immagine tradizionale dell’”Italian life style” come traino dei nostri prodotti all’estero: nella percezione dei consumatori esteri l’Italia primeggia nell’offerta turistica e culturale che ha anche a che vedere con il generale buon gusto e passione per l’estetica che ci viene universalmente attribuita e che si riflette, secondo gli intervistati, nella qualità intrinseca dei nostri prodotti, ma soprattutto nel loro valore immateriale che sta nell’evocazione dell’Italia stessa e delle sue bellezze artistico-paesaggistiche. Il Colosseo, il Duomo di Firenze, le mille piazze d’Italia ed il Canal Grande, insomma, fanno da traino all’acquisto di prodotti italiani che evocano luoghi di una bellezza che non hanno pari nelle altre città del Pianeta. Una seria riflessione però sul posizionamento futuro del Paese nella competizione globale va fatta. Bisogna chiedersi: basta il bello a trattenerci nel novero delle nazioni più ricche del mondo? Possiamo impostare il nostro futuro sulla percezione che il mondo ha del nostro passato? Possiamo in sostanza continuare a vivere delle positive sensazioni che evochiamo? Il nostro territorio con il suo inestimabile patrimonio culturale ed il suo inespresso potenziale turistico rappresenta un asset su cui finalmente iniziare a puntare: sarebbe cioè ora che noi Italiani iniziassimo ad offrire servizi turistici competitivi, ci adattassimo agli standard di ospitalità internazionale, imparassimo le lingue straniere per far sentire a casa i nostri ospiti e mettessimo risorse e attenzione nella difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Pur continuando ad investire e primeggiare nei settori classici dei beni di consumo evocanti il “bello percepito” del nostro Paese. Bisogna però riflettere sulla sostenibilità di questo modello di sviluppo soprattutto in un contesto competitivo come quello attuale. Continuare a crogiolarsi nell’autocompiacimento è un po’ come guardarsi l’ombelico e ci espone a serie minacce competitive. Le specializzazioni produttive del Made in Italy sono le stesse di India e Cina che, non solo imitano le nostre produzioni, ma innovano e producono negli stessi settori a costi più bassi; la crisi economica mondiale ha ormai portata strutturale e non semplicemente congiunturale: i cambiamenti della struttura produttiva in atto sono destinati a mutare radicalmente i consumi e la domanda e per di più in una direzione non favorevole ai settori di specializzazione del Made in Italy. Turismo, offerta culturale, vestiario di lusso, prodotti alimentari di nicchia e arredamento fanno tutti parte di ciò che nelle economie in crisi o in fase di cambiamento strutturale viene considerato superfluo. Lo stesso Marchionne, CEO di Fiat, ha recentemente più volte evocato i rischi che la contrazione strutturale della domanda mondiale, dovuta alla saturazione dello stesso mercato, presenta per l’industria dell’auto. La maggiore attenzione che i consumatori mondiali hanno per la responsabilità sociale d’impresa, per la sostenibilità ambientale delle produzioni che arrivano sul mercato e il vantaggio competitivo, che i nostri più grandi paesi concorrenti stanno guadagnando in settori fortemente innovativi come quello delle energie rinnovabili, sono due elementi che rischiano di minare il modello di sviluppo su cui l’Italia sembra aver puntato in modo quasi esclusivo negli ultimi 20 anni. Forse la risposta al dilemma tra vecchio e nuovo sta in una linea strategica di sviluppo che ci possa far recuperare terreno: sia sul fronte dei nostri tradizionali cavalli di battaglia, sia sul versante dell’innovazione e consiste nella valorizzazione ambientale del Paese. Le catastrofi ambientali che ormai con cadenza annua inquinano acque e terra del Bel Paese, dalla marea nera nel fiume Lambro, alle alghe nell’Adriatico, all’emergenza rifiuti tossici in Campania, all’emergenza rifiuti radioattivi nello Ionio, si aggiungono ad una tradizione italiana di malagestione del territorio (crescita selvaggia dei centri urbani e cementificazione di massa, scarsa manutenzione degli acquedotti e delle falde acquifere, scarsa efficienza della rete di trasporti pubblici ed inquinamento delle aree urbane). La necessità di far fronte a questa emergenza ci indica paradossalmente una direzione per un futuro sviluppo della nostra economia. Incentivi all’utilizzo delle energie rinnovabili ed investimenti in tecnologie ad esse applicabili così come in aree di produzione, riqualificazione delle aree urbane ed applicazione di moderne tecnologie di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti tossici possono creare opportunità di sviluppo per le nostre aziende ed il loro indotto così come per investitori esteri: lo stesso Jeremy Rifkin, economista di fama mondiale e tra le altre cose consulente del Comune di Roma, ha dichiarato che l’Italia potrebbe diventare l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili se solo le istituzioni e le imprese dedicassero “attenzione strategica” a questo settore. Una radicale riqualificazione del nostro territorio ci aiuterebbe infine a recuperare posizioni sul mercato turistico nel quale l’Italia, pur vantando il 60% del patrimonio archeologico mondiale, occupa un preoccupante quinto posto tra le destinazioni preferite dai turisti internazionali, alle spalle di Paesi meno fortunati, ma forse più attenti alla gestione del “bello” che il loro territorio ha da offrire. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 13 Svizzera: votazione federale del 26 settembre 2010 Revisione della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione Il 26 settembre 2010 i cittadini svizzeri dovranno esprimersi sulla revisione dell’assicurazione contro la disoccupazione (AD). L’assicurazione svizzera contro la disoccupazione offre prestazioni di buona qualità. A seconda dell’età e della situazione famigliare del lavoratore, essa prevede un’indennità pari al 70 o all’80% del guadagno assicurato, un diritto all’indennità prolungato, un efficace servizio di collocamento e di consulenza nonché un ampio ventaglio di provvedimenti inerenti al mercato del lavoro, come gli stage professionali per i giovani o gli assegni per il periodo di introduzione per i disoccupati di una certa età. L’assicurazione contro la disoccupazione si trova oggi in una condizione di squilibrio finanziario. Da alcuni anni, infatti, le sue uscite superano le entrate e il debito è cresciuto costantemente, raggiungendo, a fine giugno 2010, quota 7 miliardi di franchi. Così stando le cose, l’AD non è più sufficientemente garantita. Dall’ultimo adeguamento della legge, il suo finanziamento si basa su una previsione del tasso di disoccupazione che si è rivelata troppo ottimistica. Nei fatti, il tasso di disoccupazione medio nell’arco di un ciclo congiunturale non è del 2,5% (pari a circa 100 000 disoccupati) bensì del 3,3% (corrispondente a circa 130 000 disoccupati). Con la revisione della legge, il Consiglio federale e il Parlamento si propongono di stabilizzare la situazione finanziaria dell’AD e di ammortizzare il debito. La revisione proposta combina misure di contenimento delle spese per 622 milioni di franchi e un incremento delle enLE PRINCIPALI MISURE DI RISPARMIO - Più stretta correlazione tra durata del diritto all’indennità e periodo di contribuzione: attualmente un periodo di contribuzione di un anno dà diritto all’indennità giornaliera in generale per un anno e mezzo. In futuro: coloro che hanno versato contributi per almeno un anno beneficeranno dell’indennità per un anno; a partire da un periodo di contribuzione di un anno e mezzo il diritto all’indennità sarà di un anno e mezzo. Dato che le persone di età inferiore ai 25 anni rimangono disoccupate in media per non più di 6 mesi, la revisione prevede per questa categoria di disoccupati un diritto all’indennità di al massimo 9 mesi, a meno che non abbiano figli a carico. - Periodi di attesa più lunghi: attualmente i disoccupati cominciano a percepire l’indennità giornaliera trate per un ammontare di 646 milioni di franchi. Essa prevede, da un lato, una riduzione mirata di determinate prestazioni e, dall’altro, un aumento dei contributi AD dal 2,0 al 2,2 per cento sui salari o sulla parte di salario fino a 126 000 franchi. Inoltre, per ammortizzare il debito verrà riscosso un cosiddetto contributo di solidarietà, pari ad un ulteriore 1%, sui redditi elevati, ossia sulla parte di salario compresa tra 126 000 e 315 000 franchi, come già avvenuto dal 1996 al 2003. La revisione della legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI) è stata approvata dalle Camere federali nel corso della sessione primaverile 2010. Dal canto suo il Consiglio nazionale ha accettato il progetto con 91 voti contro 64 e 37 astensioni, mentre il Consiglio degli Stati si è espresso favorevolmente con 32 voti contro 12 e 0 astensioni. Oltre al Consiglio federale e al Parlamento, la revisione è sostenuta anche dai partiti borghesi e da varie associazioni, tra cui l’organizzazione mantello Economiesuisse, l’Unione svizzera degli imprenditori e i rappresentanti delle arti e mestieri. Contro la revisione della LADI, PS, Verdi, sindacati, comitati dei disoccupati e altre organizzazioni hanno lanciato il referendum. Essi si oppongono alla riduzione delle prestazioni. Ritengono, infatti, che l’equilibrio finanziario potrebbe essere ristabilito limitandosi a incrementare le entrate. in genere dopo un periodo di attesa di 5 giorni. Con la revisione si prevede di aumentare il periodo di attesa a 10, 15 o 20 giorni per le persone il cui reddito supera i 60 000 franchi. Maggiore è il reddito, più lungo sarà il periodo di attesa. Tale modifica non riguarda tuttavia le persone con figli a carico. Per i giovani adulti che non trovano lavoro al termine della scuola o degli studi si applicherà un periodo di attesa di 120 giorni, come è attualmente previsto per gli assicurati di età inferiore ai 25 anni senza figli che si ritrovano senza lavoro ad esempio dopo la maturità. Non vi sono invece cambiamenti per i giovani adulti che hanno adempiuto il periodo di contribuzione durante il tirocinio o lavorando durante gli studi. A questa categoria di assicurati si applicano i periodi di attesa generali. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 15 Helvetic Airways vola giornalmente su Bari La Puglia oltre i confini nazionali di Giangi Cretti A partire dal 6 settembre, nell’ambito di un accordo di codeshare con Swiss International Air Lines Ltd., Helvetic Airways serve giornalmente la destinazione di Bari. Negli ultimi anni la Puglia, regione emergente del sud Italia, ha guadagnato sempre più importanza per Helvetic Airways. Mentre la società a Brindisi, grazie al turismo e al traffico etnico, era già ben radicata, a Bari - che diventa così la città più meridionale d’Italia che può contare su un volo quotidiano diretto con la Svizzera - prioritaria sarà la funzione di collegamento con l’aeroporto di Zurigo. Di questa, che si profila anche come un’importante novità nell’ambito della strategia operativa della compagnia, abbiamo parlato con Leonardo De Luca, che, oltre che direttore di Bz Bank è Presidente di Helvetic Airways. È un presidente soddisfatto quello che incontro in un assolato pomeriggio di luglio. Per più di una ragione. Dopo 4 anni – la compagnia è stata, infatti, rilevata nel marzo del 2006 - Helvetic Airways, malgrado gli effetti negativi causati dall’eruzione del vulcano islandese dal nome impronunciabile e i picchi toccati dal prezzo del petrolio che ha raggiunto i 150 dollari al barile, vede consolidata la sua posizione di vettore che ha saputo ritagliarsi un suo “spazio nello spazio”. Visto il modo in cui era fallita la prima gestione di Helvetic, si comprende la legittima soddisfazione di Leonardo De Luca. Che, però, ha anche altri motivi che lo inducono a guardare il futuro con ottimismo: dal 6 settembre 2010 per Helvetic inizia una nuova avventura. Si tratta del collegamento quotidiano con una città del Sud Italia, Bari segnatamente, e questa volta, diversamente da quanto solitamente avviene per le altre destinazioni, non più e non solo per rispondere ad esigenze dettate dal turismo o dal traffico etnico, ma con l’obiettivo di collegare, attraverso l’hub di Zurigo, la Puglia alle rotte intercontinentali. Una novità rilevante nella strategia operativa di Helvetic, che sin qui si era mossa puntando ad un mercato di nicchia, con focus sul Mediterraneo e qualche puntata su alcune destinazioni slave, balcaniche e più recentemente, con buoni risultati, sul Mar Baltico, a Rostock. Una scelta oculata, come conferma De Luca. Dettata da una rigorosa valutazione della concorrenza e della redditività delle varie rotte; imposta, ma al contempo favorita, dal fatto di disporre di velivoli da 100 posti: che hanno sì autonomia di volo più ridotta, ma consentono anche tassi di occupazione dei posti mediamente più elevati. Queste valutazioni, sostenute da un’attenta gestione economica, hanno consentito di allacciare rapporti virtuosi con altre compagnie. Una su tutte la Swiss, con la quale c’è un accordo, recentemente rinnovato fino al 2014, che prevede la messa a disposizione da parte di Helvetic di tre aeromobili, di cui viene garantita la manutenzione e fornito l’equipaggio. Se, sin qui, come detto, a definire le rotte della compagnia hanno concorso soprattutto le esigenze dettate dal turismo, finalizzate con collegamenti stagionali e charter, e quelle che vanno incontro ad un traffico passeggeri di natura etnica, legato cioè alle zone di origine dei molti lavoratori stranieri attivi in Svizzera, la decisione di stabilire un collegamento quotidiano fra Zurigo e Bari scaturisce da una mutata strategia, che presuppone anche un cambiamento del target di riferimento. E questo nonostante Helvetic abbia già un collegamento bi/trisettimanale su Brindisi. Ma ciò non la Rivista n. 9 - Settembre 2010 17 deve trarre in inganno puntualizza De Luca: “con Brindisi ci troviamo di fronte ad una classica destinazione dettata da esigenze turistiche e dal mercato che chiamiamo etnico”. Per Bari il discorso è diverso. Innanzitutto, è un aeroporto in espansione, con un numero di passeggeri vicino ai 3 milioni, metà dei quali con mete extranazionali, e con crescite annue stimabili attorno al 20%. Poi, venuti meno i collegamenti con l’Europa in seguito al fallimento di Myair, e modificati quelli forniti da Alitalia, in seguito alle note tribolate vicende che hanno segnato la vita recente della compagnia di bandiera italiana, per un pugliese che voglia recarsi fuori dai confini nazionali è necessario fare scalo in un hub. A questo punto, poco importa se questo sia Roma oppure Zurigo. Non fosse, però, che qualche differenza può anche esserci. Infatti, al fatto che sulla tempestività della consegna dei bagagli il confronto appare improponibile, va aggiunto che Zurigo garantisce una coincidenza fintanto che il volo di collegamento atterra 30 minuti prima del decollo di quello per il quale il passeggero è in transito. Una garanzia che Roma non è in grado di offrire. E questo per i passeggeri in transito può essere tutt’altro che irrilevante. D’altro canto, i collegamenti su Bari sono stati pensati per favorire le coincidenze con voli europei o intercontinentali. Si parte da Bari alle 8.45, arrivando a Zurigo verso le 11 giust’ in tempo per inserirsi nella “terza onda dei voli Swiss, che prende il via poco dopo mezzogiorno e copre tutto il mondo”. Il volo di ritorno è previsto la sera alle 18 in coincidenza con l’arrivo a Zurigo “della quarta onda dei voli Swiss dal resto del mondo”. “La sfida consiste nel verificare se il numero dei passeggeri interessati al transito, i cosiddetti connecting passengers, giustifica l’investimento”. Secondo De Luca è ragionevole contare “su 10/12000 passeggeri interessati al volo da punto a punto”, vale a dire al solo volo Zurigo-Bari e/o viceversa. Bisogna sperare che, grosso modo, altrettanti siano quelli che scelgono l’hub svizzero per il decollo verso mete europee o intercontinentali. Per l’ing. Di Paola Amministratore Unico Aeroporti di Puglia «È una grande opportunità per la crescita della Regione» Per Domenico Di Paola, Amministratore Unico di Aeroporti di Puglia “l’avvio del nuovo volo giornaliero per Zurigo si inserisce nel più ampio contesto dello sviluppo della mobilità area della Puglia”. “Dopo aver consolidato la fase dello sviluppo delle infrastrutture e dell’avvio di collegamenti point to point con le principali destinazioni nazionali ed europee, la nostra attenzione si è incentrata sul miglioramento dei collegamenti di superficie con gli aeroporti pugliesi – il servizio Pugliairbus e la prossima entrata in funzione del passante ferroviario dell’aeroporto di Bari costituiscono il primo passo di questo progetto – e sulla possibilità di collegarsi a hub europei alternativi a quelli di Roma e Milano e strategici per il miglioramento del livello di accessibilità intercontinentale da e per la Puglia. La disponibilità di un volo diretto e giornaliero con l’hub di Zurigo rappresenta una grande opportunità per chi opera in funzione della crescita della Puglia. Si tratta – ha concluso Di Paola – di un volo destinato ad intercettare interessanti segmenti di mercato, penso in primo luogo a quello business, più propensi a standard di servizio più mirati rispetto a quelli prestati da altre tipologie di carrier”. 18 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Aeroporti di Puglia Elemento cardine per lo sviluppo economico della regione La Puglia, regione moderna e dinamica del Mezzogiorno d’Italia, vanta oggi un asset aeroportuale differenziato per tipologia di traffico - con strutture di altissimo livello tecnologico e professionale -, perfettamente integrato con le altre modalità di trasporto. Un’organizzazione di uomini, mezzi e strutture che opera in conformità ai rigorosi standard internazionali previsti dalle normative ICAO – International Civil Aviation Organization – e dai regolamenti ENAC – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile. A eroporti di Puglia gestisce in regime di concessione totale il sistema aeroportuale pugliese, costituito dagli scali di Bari, Brindisi, Foggia e Grottaglie (Ta). Obiettivo della società è quello di creare un sistema aeroportuale moderno ed efficiente, con elevati standard di servizio, e che, integrandosi perfettamente con il territorio, ne favorisca la crescita economica e sociale. La politica ambientale In un’epoca in cui una maggiore consapevolezza ambientale è divenuta un valore imprescindibile, anche il suo accostamento alle esigenze di sviluppo del trasporto aereo non costituisce più quel tabù che per lungo tempo ha contrapposto gli opposti schieramenti. Per questo Aeroporti di Puglia ha adottato una politica che considera il rispetto e la salvaguardia ambientale un principio basilare sin dalla fase progettuale delle opere da realizzare. Un'attenzione concretizzatasi con interventi attuati in materia di approvigionamento energetico, sistemi di mitigazione dell'impatto ambientale, politiche di abbattimento del rumore aeroportuale. Esemplare in questo caso la scelta adottata per l’Aeroporto Karol Wojtyla di Bari. L'esigenza di limitare l'impatto visivo dell'aerostazione passeggeri e della viabilità, sono stati i presupposti per la realizzazione di una serie di interventi di architettura botanica. Oltre che per gli aspetti naturalistici, il sistema del verde dell’aeroporto di Bari è importante anche per la fruizione ludica e sportiva da parte dei cittadini, che lungo il “percorso della salute” possono passeggiare o svolgere attività fisica nell’area attrezzata. Rientra nella stessa strategia di politica ambientale il “Sistema Rumore ADP”, realizzato per il monitoraggio del rumore sui quattro aeroporti gestiti da Aeroporti di Puglia. È uno strumento efficace e -L’aeroporti di Bari, visione aerea. flessibile per la gestione dell’inquinamento acustico e, in particolare, per l’analisi dell’impatto ambientale dei rumori aeronautici, per la pianificazione delle traiettorie di volo e dell’attività aeroportuale stessa. Energia pulita Aeroporti di Puglia ha realizzato sugli aeroporti di Bari e Brindisi due impianti per la produzione di energia rinnovabile. Gli impianti fotovoltaici, rispettivamente da 200 e da 300 Kw, sfruttando l’irraggiamento solare, producono direttamente energia elettrica, che viene immessa nelle reti a servizio dell’aeroporto, con una sensibile riduzione di energia prodotta da fonti tradizionali non la Rivista n. 9 - Settembre 2010 19 L’esigenza di limitare l’impatto visivo dell’aerostazione passeggeri e della viabilità, sono stati i presupposti per la realizzazione di una serie di interventi di architettura botanica. Oltre che per gli aspetti naturalistici, il sistema del verde dell’aeroporto di Bari è importante anche per la fruizione ludica e sportiva da parte dei cittadini. rinnovabili: combustibili solidi e liquidi. Gli impianti, tra i primi realizzati in Puglia, contribuiscono per circa il 30 – 40% al fabbisogno dei due aeroporti. Sono attualmente in corso i lavori per la realizzazione di un analogo impianto sull’aeroporto di Foggia, cui seguiranno quelli sull’aeroporto di Grottaglie. Un’arte antica in aiuto alla modernità Il bird strike è uno dei più elevati fattori di rischio per l’attività aeronautica. Per scongiurare le dannose conseguenze di possibili impatti tra aerei ed avifauna, è usuale il ricorso a sistemi meccanici (cannoncini ad aria compressa, riproduttori sonori dei versi di rapaci) che, tuttavia, risultano invasivi e rumorosi. Aeroporti di Puglia per liberare dall'inopportuna presenza di volpi, selvaggina e volatili le piste di volo e le aree di manovra dei propri aeroporti, si avvale di splendidi esemplari di aquila di Harris, girfalco, falco pellegrino, astore che, sotto la guida di abili falconieri, assolvono a questo delicato compito. Quelli pugliesi sono stati tra i primi i primi scali italiani a credere in questo metodo; d’altro canto non poteva che essere così, in quella che fu la terra di Federico II. Il ricorso ai falchi, oltre a prevenire l’adattamento dei volatili a metodi meccanici ed artificiali, fa- Con i modelli speciali «Cool Worker» Ducato e Scudo i professionisti mantengono il sangue freddo. by Fiat Professional. 20 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 www.fiatprofessional.ch Vantaggio n° 1: fino a CHF 14 922.–* di vantaggio cliente Vantaggio n° 2: climatizzatore di serie Vantaggio n° 3: garanzia veicolo estesa – 150 000 km o 3 anni Vantaggio n° 4: volume di carico da 5 a 13 m3 * Esempio di calcolo: 250.BG2.0, CHF 50 890.– dedotto vantaggio cliente CHF 14 922.– = CHF 35 968.– escl. IVA (prezzo promozionale «Cool Worker»). Offerta valida per i veicoli indicati e salvo esaurimento scorte. I veicoli raffigurati sono dotati di optional addizionali. vorisce un miglior equilibrio biologico. Il disturbo provocato dal falco in volo libero porta all’allontanamento incruento dei volatili presenti e garantisce migliori standard di sicurezza. L’Aeroporto “Karol Wojtyla” di Bari L'Aeroporto Internazionale "Karol Wojtyla" di Bari, costituisce un elemento cardine per lo sviluppo di un’area che, nel Mezzogiorno d’Italia, si caratterizza per la sua particolare dinamicità economica. L'attuale aerostazione passeggeri si sviluppa su un’area di circa 30.000 mq distribuiti su cinque livelli, realizzata secondo i più rigorosi standards di sicurezza, efficienza operativa e compatibilità ambientale, che ne fanno una delle più importanti strutture del panorama aeroportuale continentale. Oltre alla nuova aerostazione, Bari dispone di infrastrutture di volo - piazzali sosta aeromobili, pista e via di rullaggio – di eccellente livello, che nel corso degli ultimi anni hanno favorito il potenziamento dei collegamenti- sia di linea che charter, con conseguente incremento del traffico passeggeri. Nel corso dell’anno prenderanno il via i lavori di ampliamento dell’attuale aerostazione passeggeri che prevedono la realizzazioni di due ali di oltre 20.000 mq. ciascuno che “affiancheranno” l’attuale struttura. Anche per questo ampliamento è prevista l’adozione di soluzioni architettoniche e tecnologiche di grande pregio sia sul piano della sostenibilità ambientale che su quello del risparmio energetico: utilizzo di sistemi di facciata a doppia pelle, impianti elettrici eco-efficienti parzializzabili, anche automaticamente, con l’uso di dispositivi di monitoraggio e controllo, pannelli fotovoltaici integrati nelle facciate e sulle coperture. Nel 2011 è prevista, infine, l’entrata in esercizio del passante ferroviario che collegherà l’aeroporto Karol Wojtyla con Bari e con tutti i capoluoghi della regione, migliorando sensibilmente il livello di accessibilità al territorio. Il traffico del primo semestre 2010 Nei primi sei mesi del 2010 i passeggeri arrivati e partiti dagli scali di Bari, Brindisi e Foggia sono stati 2.209.410, a fronte di 1.780.311 dello stesso periodo del 2009, con un incremento del 24,1%. Sul Karol Wojtyla di Bari, il consuntivo - arrivi e partenze - al 30 giugno 2010, si è attestato a 1.519.026 passeggeri, registrando un +18,9% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. I passeggeri di linea nazionale sono stati 1.180.520 (+20,2%), mentre quelli internazionali sono stati 276.048 (+ 18,6%). In crescita del 7,6% il totale movimenti aeromobili del primo semestre, passato dai 15.774 movimenti del 2009 ai 16.977 del 2010. Pugliairbus “Pugliairbus” è il servizio di trasporto terrestre che collega tra loro gli aeroporti di Brindisi, Fog- - Il bird strike è uno dei più elevati fattori di rischio per l’attività aeronautica. Aeroporti di Puglia per liberare dall’inopportuna presenza di volpi, selvaggina e volatili le piste di volo e le aree di manovra dei propri aeroporti, si avvale di splendidi esemplari di aquila di Harris, girfalco, falco pellegrino, astore che, sotto la guida di abili falconieri, assolvono a questo delicato compito. gia e Bari, e quest’ultimo con Taranto e la città di Matera, sito UNESCO e patrimonio mondiale dell’umanità. Pugliairbus rientra in un progetto d’integrazione del sistema aeroportuale pugliese con la rete dei trasporti di superficie e intende rendere confortevole ed economica l’accessibilità al territorio regionale da parte di chi usufruisce dei collegamenti aerei operanti da/per la Puglia. Il servizio è operativo tutto l’anno Maggiori informazioni su orari, frequenze e modalità del servizio Pugliairbus e acquisto biglietti o sono disponibili sul sito http://pugliairbus.aeroportidipuglia.it/ Il passante ferroviario dell’aeroporto di Bari Entro il 2011 l’aeroporto di Bari disporrà di un collegamento ferroviario passante che, grazie al progetto di interoperabilità della rete ferroviaria regionale, lo renderà accessibile da tutti i capoluoghi pugliesi. Si tratta di un progetto di grande valore sociale destinato ad aumentare sensibilmente la fruibilità e l’accessibilità dell’infrastruttura. La possibilità di collegare tutti i capoluoghi di provincia con il principale aeroporto della Puglia – che di fatto sarà collegato alla rete ferroviaria regionale e nazionale – rende l’intervento un perfetto esempio di sistema intermodale destinato a soddisfare nuove forme di domanda e ad aprire importanti prospettive per lo sviluppo del traffico. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 21 ,OEHQHVVHUHLQWXWWDODVXDERQWj /DSDVWD%DULOOD,QWHJUDOHqIRQWHGLILEUHQDWXUDOLFRVuSXRL YLYHUHRJQLJLRUQRLOWXRHTXLOLEULRFRQLOPDVVLPRGHOJXVWR In un convegno a Roma il prossimo 21 settembre Collegamenti ferroviari fra Svizzera e Italia “I collegamenti ferroviari Nord - Sud e le Nuove Trasversali Alpine nel quadro delle politiche infrastrutturali Italia - Svizzera”, questo il titolo - di un convegno promosso - sotto l’egida delle Commissioni Affari esteri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati e della Commissione Lavori pubblici, comunicazioni del Senato della Repubblica, dall’Onorevole Franco Narducci e dal Senatore Claudio Micheloni entrambi parlamenterai eletti nella circoscrizione estro, ripartizione Europa, con residenza in Svizzera. Il dibattito sulle infrastrutture è di estrema attualità e importanza e, nelle intenzioni dei promotori, il Convegno - che si terrà a Roma il 21 settembre 2010 a palazzo Montecitorio, sala del Mappamon- do - potrà essere l’occasione per fare il punto sui collegamenti ferroviari tra l’Italia e la Svizzera alla luce delle esigenze dell’Europa contemporanea, e anche per capire come le ferrovie e le autorità politiche dell’Italia e della Confederazione elvetica possono cooperare nella sfida della realizzazione delle nuove trasversali alpine. Al convegno, infatti, interverranno rappresentanti dei parlamenti, dei governi e delle ferrovie dei due Paesi. Inoltre, sarà l’occasione per proseguire un dialogo avviato lo scorso anno, allorché una delegazione di parlamentari italiani rese visita ai colleghi svizzeri a Lugano, considerando anche che nel prossimo mese di ottobre cadrà l’ultimo diaframma della galleria di base del San Gottardo, la più lunga al mondo. CONVEGNO ITALIA - SVIZZERA Promosso dalle Commissioni Trasporti, Lavori pubblici e Affari esteri del Senato e della Camera dei Deputati Con il Patrocinio della Presidenza di: Camera dei Deputati e Senato della Repubblica “I collegamenti ferroviari Nord - Sud e le Nuove Trasversali Alpine nel quadro delle politiche infrastrutturali Italia - Svizzera” Roma, 21 settembre 2010 - Sala del Mappamondo, Palazzo Montecitorio Programma ore 09:30 Indirizzi di saluto: - On. Stefano Stefani, Presidente Commissione affari esteri, Camera dei Deputati - Sen. Lamberto Dini, Presidente Commissione affari esteri, Senato della Repubblica - S.E. Bernardino Regazzoni, Ambasciatore di Svizzera a Roma ore 09:50 Relazioni Sen. Roberto Castelli, Vice Ministro Infrastrutture e trasporti On. Mario Valducci, Presidente Commissione Trasporti, Camera dei Deputati Sen. Filippo Lombardi, Vice Presidente Delegazione di vigilanza NFTA, Berna Sen. Luigi Grillo, Presidente Commissione Lavori pubblici, comunicazioni, Senato della Repubblica Dr. Peter Fuglistaler, Direttore Ufficio federale dei trasporti, Berna Ing. Mauro Moretti, Amministratore delegato del Gruppo FS Ferrovie dello Stato Dr. Andreas Meyer, Direttore Generale FFS Ferrovie Federali Svizzere, Berna Dr. Ing. Renzo Simoni, Presidente Direzione AlpTransit Gottardo Sa, Lucerna Modera On. Franco Narducci, Vice Presidente Commissione affari esteri, Camera dei Deputati ore 11:50 Pausa caffè ore 12:10 Dibattito Interventi dei componenti delle Commissioni trasporti, della delegazione svizzera e dei parlamentari presenti Repliche dei relatori Modera Sen. Claudio Micheloni, Commissione affari esteri, Senato Ore 13:30 Conclusioni Sen. Altero Matteoli, Ministro Infrastrutture e Trasporti Partecipazione previa prenotazione necessaria al +39 06 67605698 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 23 G ET NOTICED. Bernie’s Donna & Uomo: Zürich Glattzentrum Sihlcity Zollikon Bern Locarno Lugano St. Gallen St. Moritz www.bernies.ch 63° Festival Internazionale del Cinema Locarno Alla conquista dell’West Malgrado Giove Pluvio, Piazza Grande è il cuore e anche l’anima del Festival di Locarno. (© Festival del film Locarno) E ra iniziato con un proposito del nuovo direttore artistico Olivier Père: “Sarà un festival che non deve annoiare”. Si è concluso con una dichiarazione del presidente Marco Solari, che, accogliendo quello che ha definito un “grido d’allarme di Pére”, il quale rivendica un’internazionalità che non può limitarsi all’Europa ed alcuni Paesi emergenti, ammette che “oggi, effettivamente, uno dei problemi è rappresentato dall’America”. Un’ammissione che sembra annunciare un cambiamento di rotta, o, quanto meno, l’intenzione di prestare orecchio a chi ritiene che un festival, con la storia che Locarno ha e la rilevanza che legittimamente rivendica, anche per reggere la concorrenza interna (leggi: Zurigo), non può prescindere da Holliwood. Senza che questo, e la precisazione accompagna l’ammissione di Solari, significhi cedere alla malìa del red carpet. In mezzo, introdotte dalle polemiche – sostanzialmente pretestuose quelle attorno ad una presunta scabrosa radicalizzazione del programma, che qualcuno insinuava essere intenzionalmente troppo provocatorio – e accompagnate dalle critiche - legittimamente manifestate quelle sull’ipotetica funzione educatrice del cinema - 280 proiezioni (117 in meno dello scorso anno); 148’000 spettatori (erano stati 9000 in più nel 2009, ma a fronte di un numero di film più elevato e di un utilizzo di un’ulteriore sala cinematografica: l’Otello di Ascona) di cui 52’000 accorsi in Piazza Grande (5000 in meno dello scorso anno) penalizzata da Giove Pluvio che, verosimilmente tratto in inganno dal detto popolare, che vuole bagnato solitamente in felice rima con fortunato, ha pensato di omaggiare il festival con pioggia in gran copia. Numerosi i professionisti, appena sotto la soglia dei 4000, accolti dal Festival: di questi 900 accreditati nella categoria «industry» e 875 giornalisti provenienti dall’universo mondo. In sede di bilancio si fa rilevare che per quanto concerne il programma del Festival, la 63a edizione è stata caratterizzata dalla giovane età dei cineasti, degli attori, dei membri delle diverse giurie, degli autori e dei protagonisti dei film nelle diverse sezioni, nelle quali si sono contate quest’anno 22 opere prime. Nonostante la pioggia, mantengono inalterato fascino le serate Piazza Grande, soprattutto quelle che hanno ospitato gli invitati d’onore del Festival: dai registi JIA Zhang-ke e Alain Tanner (entrambi vincitori del Pardo d’onore Swisscom 2010) a Francesco Rosi (Pardo alla carriera), dal produttore Menahem Golan (Premio Raimondo Rezzonico come migliore produttore indipendente) agli attori Chiara Mastroianni (Excellence Award Moët & Chandon) e John C. Reilly. Motivo la Rivista n. 9 - Settembre 2010 25 di soddisfazione il grande successo di pubblico consacrata al maestro riportato dalla retrospettiva retros della commedia Ernst Lubitsch, e alle sale piene per la sezione dei cortometraggi dei “Pardi di domani”, che quest’anno ha festeggiato il suo 20° anniversario. Per quanto riguarda i film visti nelle varie sezioni, va sottolineato che il livello medio è stato piuttosto elevato. Che magari non sempre ha soddisfatto lo spettatore comune, e a Locano è una specie fortemente rappresentata, che può lamentare una marcata attenzione all’aspetto formale con film dai ritmi lenti, spesso girati con sequenze di camera fissa. Un esempio per tutti: il film premiato con il Pardo d’oro. In Piazza Grande che del Festival è il cuore (ma anche l’anima) – 4 sere su 11 inagibile anche ai più temerari attrezzati di ombrello e mantellina – continua a ad essere orfana di quelle pellicole in grado di attirare e trascinare il pubblico. Mancano, per le ragioni di sempre: costi e problemi con le case di distribuzione, i grandi film americani (anche se ora le dichiarazioni di Solari la sciano intuire che ci voglia attrezzare per la conquista dell’West). Ma mancano anche i film italiani, che, è fuori di dubbio, attirano il pubblico della vicina penisola. Anche in questo caso, il problema è annoso. La vi- A Francesco Rosi il pardo alla carriera. (© Festival del film Locarno/Pedrazzini) cinanza con la Mostra di Venezia, dove giocoforza i produttori preferiscono mettere in vetrina i loro film, e, presumibilmente, i problemi con i distributori e gestori delle sale della Svizzera italiana, che non ritengono di dover “bruciare” un film con una proiezione in Piazza Grande di fronte a migliaia di spettatori, che ragionevolmente, poi non andranno a rivedere il film nelle sale. Ne deriva che anche quest’anno la presenza italiana è stata circoscritta ad un film in concorso: Con i modelli speciali «Cool Worker» Ducato e Scudo i professionisti mantengono il sangue freddo. by Fiat26Professional. la Rivista Vantaggio n° 1: fino a CHF 14 922.–* di vantaggio cliente Vantaggio n° 2: climatizzatore di serie Vantaggio n° 3: garanzia veicolo estesa – 150 000 km o 3 anni Vantaggio n° 4: volume di carico da 5 a 13 m3 www.fiatprofessional.ch * Esempio di calcolo: 250.BG2.0, CHF 50 890.– dedotto vantaggio cliente CHF 14 922.– = CHF 35 968.– escl. IVA (prezzo promozionale «Cool Worker»). Offerta valida per i veicoli indicati e salvo esaurimento scorte. I veicoli raffigurati sono dotati di optional addizionali. n. 9 - Settembre 2010 Louis Garrel, Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher sono i protagonisti di Diarchia, il corto che ha ottenuto la nomination di Locarno agli European Film Awards. Pietro, più che dignitoso, di apprezzabile spessore narrativo e con una notevole interpretazione dell’attore protagonista Pietro Casella; a qualche apprezzata apparizione nelle sezioni collaterali, marcando però assenza (ingiustificata?) in quella dei “Cineasti del presente”. Bello il corto Armandino e il Madre firmato da Valeria Golino al suo esordio come regista e come produttrice (con il suo compagno Riccardo Scamarcio ha fondato Buena Onda che del film è ole anche Diarchia, produttore esecutivo). Notevole on di Locarno agli che ha ottenuto la nomination European Film Awards, altro corto, realizzato da Ferdinando Cito Filomarino, visto nei “Pardi di domani” in versione originale francese (!), che si avvale dell’interpretazione (e scusate se è poco) di Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher e Louis Garrel. Per il resto, ci si consola con gli omaggi: grande e dovuto quello alla carriera di Francesco Rosi, di cui, in Piazza Grande, a notte ormai inoltrata come terza proiezione – preceduto infatti anche da Il Canale, 11 minuti dedicati al canale di Suez realizzati nel 1966 da Bernardo Bertolucci - è passato Uomini contro; comprensibile, data la sua natura, l’Excellence award Moet & Chandon a Chiara Mastroianni, figlia di cotanto padre, che a Locarno si è vista in un film del concorso internazionale L’homme au bain, naturalmente targato Francia. L’edizione 2010 ha segnato, corrisposto da lusinghiero successo, il varo di nuove iniziative come gli «Industry Days» – tre giorni di proiezioni ed incontri riservati ai professionisti del cinema – e la Locarno Summer Academy: il nuovo programma di formazione destinato agli studenti e ai giovani professionisti del cinema. La 64a edizione del Festival del film Locarno si terrà dal 3 al 13 agosto 2011. I PARDI 2010 CONCORSO INTERNAZIONALE La Giuria ufficiale del 63° Festival del film Locarno, ha assegnato: Pardo d’oro Gran Premio del Festival, della Città e della Regione di Locarno (chf 90.000 suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore) a: HAN JIA (Winter Vacation) di LI Hongqi, Cina Premio speciale della giuria Premio dei Comuni di Ascona e di Losone (chf 30.000 suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore) a: MORGEN di Marian Crisan, Francia/Romania/Ungheria Premio per la migliore regia Premio della Città e della Regione di Locarno (chf 30.000 suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore) a: Denis Côté per il film CURLING, Canada Pardo per la migliore interpretazione femminile all’attrice: Jasna Duricic per il film BELI BELI SVET (White White World) di Oleg Novkovic, Serbia/Germania/Svezia Pardo per la migliore interpretazione maschile all’attore: Emmanuel Bilodeau per il film CURLING di Denis Côté, Canada PARDO PER LA MIGLIORE OPERA PRIMA La Giuria ha assegnato il Pardo per la migliore opera prima - tra quelle presentate nel Concorso internazionale, Concorso Cineasti del presente e Piazza Grande - Premio della Città e della Regione di Locarno (chf 30.000 suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore)a: FOREIGN PARTS di Verena Paravel e JP Sniadecki, USA/Francia Menzione speciale: AARDVARK di Kitao Sakurai, USA/Argentina PRIX DU PUBLIC UBS Il premio del pubblico «Prix du Public UBS» (CHF 20.000) è assegnato al film: THE HUMAN RESOURCES MANAGER di Eran Riklis, Israele/Germania/Francia VARIETY PIAZZA GRANDE AWARD Il Variety Piazza Grande Award è assegnato da una giuria composta dai critici della rivista Variety a un film presentato in prima mondiale o internazionale in Piazza Grande, che si distingue sia per le qualità artistiche che CONCORSO CINEASTI DEL PRESENTE per un potenziale commerciale, per favorirne la carriera La Giuria ha assegnato: Pardo d’oro Cineasti del presente – Premio George internazionale. Il premio è assegnato al film: RARE EXPORTS: A CHRISTMAS TALE di Jalmari Helander, FinlanFoundation (del valore di chf 30.000) al film: dia/Norvegia/Francia/Svezia PARABOLES di Emmanuelle Demoris, Francia Premio speciale della giuria Ciné Cinéma Cineasti del presente (acquisto del film per chf 30.000 e messa in PREMIO FIPRESCI (Federazione Internazionale della onda su Ciné Cinéma) al film: Stampa Cinematografica) FOREIGN PARTS di Verena Paravel e JP Sniadecki, La Giuria ha attribuito il premio della critica internazioUSA/ nale (FIPRESCI) al film: Menzione speciale: HAN JIA (Winter Vacation) di LI Hongqi, Cina IVORY TOWER di Adam Traynor, Canada/Francia Menzione speciale per: KARAMAY di Xu Xin, Cina la Rivista n. 9 - Settembre 2010 27 La Semaine de la Critique al Festival di locarno Till Brockmann, del comitato di selezione del concorso organizzato dall’ Associazione Svizzera dei Giornalisti Cinematografici (SVFJ-ASLC-ASGC), ci parla della rassegna che a Locarno propone esclusivamente documentari di Mattia Lento G iunta alla ventunesima edizione, la Semaine de la critique si è rivelata ancora una volta una delle sezioni più interessanti del Festival. A differenza dei concorsi omologhi dei festival di Cannes e Venezia, riservati a opere prime e autori in erba, La Semaine locarnese si distingue per il fatto di essere espressamente dedicata al film documentario. Spesso giudicato a torto una forma di cinema non artistica, oppure poco adatta alla distribuzione in sala, in questi ultimi tempi il genere documentaristico ha mostrato una certa vitalità anche grazie ad autori che hanno raggiunto il grande pubblico. Sette i film in concorso quest’anno e comprendevano diversi sottogeneri che popolano l’affollata costellazione documentaristica: film-inchiesta, sia di stampo giornalistico che storico, ritratto, documentario etnografico e sociopolitico e, infine, documentario musicale. A giornate locarnesi concluse, abbiamo incontrato uno dei curatori della Semaine, Till Brockmann, che da sette anni conduce i dibattiti che seguono tutte le proiezioni: Allora Till, prima di parlarci della Semaine, raccontaci un po’ di te e di come è iniziata la tua avventura con la critica cinematografica. Da molti anni mi occupo di cinema. La mia formazione accademica è di tipo cinematografico e tuttora collaboro all’attività didattica del Seminar für Filmwissenschaft dell’Università di Zurigo. Ho iniziato molto presto a lavorare per alcune riviste di critica e dal 1995 scrivo regolarmente sulle colonne del Neue Zürcher Zeitung. Dieci anni fa ho deciso di aderire all’ASGC e da sette anni mi occupo, per conto dell’associazione, di selezionare i film in concorso e di stimolare il dibattito tra il pubblico. Mi interesso soprattutto di cinema asiatico. Raccontaci perché 21 anni, invece di seguire la formula di Venezia e Cannes, si è deciso di dedicare la Semaine al genere documentaristico. La ragione è molto semplice: il concorso ufficiale 28 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 locarnese, a differenza di quelli italiano e francese, predilige le nuove scoperte. Inoltre, il documentario non ha mai avuto grande fortuna e, così, i fondatori della rassegna hanno deciso di non sovrapporsi al concorso principale e, soprattutto, di colmare un vuoto nel programma locarnese affidandosi proprio al genere documentaristico. Fino a quel momento il documentario in Svizzera era prerogativa esclusiva del festival di Nyon. Spesso si pensa al documentario come un genere di semplice classificazione. In realtà, sappiamo che non è così. Nell’intricata produzione contemporanea, qual è il criterio che vi guida nella selezione delle opere da presentare al pubblico? Non seguiamo particolari criteri di selezione dal punto di vista formale e contenutistico. Neppure abbiamo la pretesa di farci interpreti di tendenze o di particolari orientamenti della produzione contemporanea. Più semplicemente, cerchiamo di differenziare, per quanto possibile, le proposte e, soprattutto, di mostrare opere di grande qualità e dal carattere fortemente cinematografico. L’opera di selezione è comunque davvero difficile e non ci trova sempre d’accordo. Blood Calls You (Linda Thorgren, Svezia), Summer Pasture (Lynn True e Nelson Walker, Stati Uniti/ Cina), Auf Wiedersehen Finnland (Virpi Suutari, Finlandia), Article 12 (Juan Manuel Biain, Gran Bretagna/Argentina), Rendeer Spotting (Joonas Neuvonen, Finlandia), The Furious Force of Rhymes (Joshua Atesh Litle, Francia/Stati Uniti). Tre i giurati che non si sono trovati concordi nell’assegnazione del premio: Walter Hügli (Svizzera), Neptune Rovar Ingwersen (Svezia), Luis Martinez Lopez (Spagna). Al di là delle scelte di programma per la Semaine, esiste un dibattito tra gli organizzatori su quella che è la natura del documentario e sul posto che esso occupa all’interno del “sistema Cinema” odierno? No, non c’è nessun dibattito ufficiale che precede o segue la Semaine. Il nostro scopo principale era ed è quello di far incontrare il genere con il pubblico. Il dibattito in sala ha forti connotazioni pedagogiche: quello che noi vogliamo è rendere popolari alcuni aspetti teorici e, soprattutto, continuare a ribadire l’idea che dietro il documentario c’è sempre un punto di vista sul mondo e un intervento dell’uomo sulla realtà. Informazioni: www.pardo.ch e www.sdlc.ch Ti ritieni soddisfatto dell’edizione di quest’anno? I numeri parlano da soli: le sette proiezioni hanno registrato per quattro volte il tutto esaurito. La partecipazione del pubblico al dibattito è stato molto alta, benché mi aspettassi una discussione più accesa rispetto ai temi trattati. Anche il film vincitore, il finlandese Reindeer Spotting, che trattava il tema della droga in maniera inusuale e certamente scomoda, non ha sollevato particolari polemiche. ppp'ahm^eob\mhkbZkhfZ'\hf Cosa ne pensi della scelta della giuria? I tre giurati non si sono trovati concorsi sul premio assegnato e il comunicato ufficiale lo ha dichiarato esplicitamente. Personalmente ho trovato l’opera realizzata da Joonas Neuvonen molto interessante e innovativa. Il tono tra il serio e il giocoso, l’esperienza della tossicodipendenza vissuta in prima persona dal regista e la rappresentazione della droga priva dell’usuale moralismo mi hanno convinto in pieno. I due titoli che hanno ricevuto una menzione speciale, The Furious Force of Ryhmes e Blood Calls You, sono prodotti di qualità, anche se il primo dei due non è un’opera particolarmente originale. I film e la giuria I film della ventunesima edizione: Das Schiff des Torjägers (Heidi Specogna, Germania/Svizzera), la Rivista n. 9 - Settembre 2010 29 3 P.M. IN MEILEN Passione e pazienza: Eva Maria Bartenschlager e Jörg Vogel parlano dell’allevamento di cavalli Testo: RICHARD HALL Fotografie: WILLY SPILLER Eva Maria Bartenschlager: Guardi, questa giumenta è gravida di Gribaldi, figlio di Kostolany e uno dei migliori cavalli da dressage. Quando a febbraio Gribaldi è morto, mi sono state offerte somme ingenti per il puledro non ancora nato. È pazzesco! Ma è anche la dimostrazione di quanto sia richiesta l'eccellenza qualitativa. Jörg Vogel: Lei non fa le cose a metà, vero?! Bartenschlager: Alle mie figlie ho detto: quando ci trasferiamo da Monaco in Svizzera mettiamo in piedi un allevamento degno di tale nome. Vogel: Quando sono arrivato in Svizzera con la mia famiglia la cosa che mi affascinava maggiormente era mettermi a lavoro con la nostra rete internazionale di contatti. Qual è stato invece l'aspetto che ha affascinato lei? Bartenschlager: L'ampiezza delle stalle e dei pascoli di Staldengut mi consentono di mettere in pratica la mia filosofia di un allevamento con tanta luce, sole e posto per correre, dotato di box e paddock molto spaziosi. Da noi tutto è incentrato su geni selezionati, un ambiente consono agli animali e sull'allenamento. Alleviamo anche pony. Quando affido le redini a un bambino di sei anni, il pony deve essere in grado di badargli. Vogel: Fa esperimenti con linee di sangue migliorando i risultati di stagione in stagione. In questo richiama un po' l'immagine di una viticoltrice che mette a frutto la propria esperienza, creatività e pazienza per raggiungere un obiettivo preciso. Bartenschlager: A volte bisogna anche avere il coraggio di tentare qualcosa di nuovo: il rischio è la base del successo. La genetica è più un'arte che una scienza infallibile. E naturalmente anche la disponibilità a tenere conto della personalità del cavallo durante gli allenamenti ha la sua rilevanza. Ma dopo tutto non penso di dover parlare a un private banker dell'importanza del singolo individuo! ABN AMRO Bank Switzerland, Jörg Vogel, joerg. [email protected], tel. +41 (0)44 631 41 11, www.abnamro.ch Eva Maria Bartenschlager, Staldengut stud farm, tel. +41 (0)43 844 04 50, www.staldengut.com In pagina 30: Jörg Vogel (a sinistra) è responsabile presso ABN AMRO Svizzera del Private Wealth Management in Asia e nell’area di lingua tedesca. A Meilen ha incontrato Eva Maria Bartenschlager. Sul suo appezzamento di terreno con vista sul lago di Zurigo e le Alpi la veterinaria, originaria di Monaco, dirige il suo allevamento di cavalli Staldengut. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 31 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch BENCHMARK di Nico Tanzi La memoria e la tecnologia: una settimana da “pittore” con in tasca 40 grammi di iPod Da tempo mi gira in testa una frase: “la tecnologia dà il meglio di sé quando riesce a farsi dimenticare”. Forse l’ho letta da qualche parte, forse no, non saprei dirlo con esattezza. Ma credo di averne compreso fino in fondo il senso quando, la scorsa settimana, ho passato cinque o sei giorni a pitturare finestre e porte di casa. I lavori manuali non sono la mia passione, ma abbandonare per un po’ le attività consuete, il computer, le riunioni, il telefono, e darci dentro con pennelli e carta vetrata può essere, a suo modo, incredibilmente rilassante. Ovviamente non c’è nulla di tecnologico, in quel lavoro. Ma non è alla pittura che mi riferivo parlando di tecnologia che si fa dimenticare, bensì all’unico accessorio extra-lavorativo che ho usato in quei giorni: il mio iPod. Non credo, ma nel caso quanto mai remoto in cui fra chi legge ci sia qualcuno che non sa di cosa sto parlando: l’iPod è il più famoso lettore portatile di musica in formato digitale. È un aggeggio che ci si porta tranquillamente in tasca e che permette di ascoltare, con la cuffietta in dotazione, tutta la musica che si vuole – basta “caricarla” nella memoria. Ce l’ho già da qualche anno, il mio iPod. L’avevo comprato entusiasta dell’idea di trasferire scaffali interi di ingombranti compact disc in una memoria che più virtuale di così non ce n’è (nel senso che non porta via alcuno spazio), di infilare tutta la “mia” musica nei pochi grammi di peso (una quarantina) dell’apparecchietto in questione. In realtà, dopo un paio di tentativi, avevo rinunciato subito a portarmelo dietro, al lavoro piuttosto che andando in giro. Mi sembrava una cosa un po’ antisociale, e poi a me piace ascoltare i rumori e i suoni del posto in cui mi trovo, non ho nessuna voglia di isolarmi. Di fatto, fino all’altro giorno l’iPod l’avevo usato solo una volta o due alla settimana, per accompagnare il “jogging” (ascoltare musica dal ritmo giusto aiuta molto, e in qualche modo alleggerisce lo sforzo, mentre si corre). A parte quello, in poche altre occasioni. Invece, quando ho cominciato a fare il “pittore della domenica” con l’iPod in tasca e gli auricolari nelle orecchie, ho capito subito che stava succedendo qualcosa di incredibile. So che descrivere certe emozioni non è facile, ma ci provo lo stesso. Era come se mi passasse tutta la vita davanti sotto forma di canzoni: per giorni interi, come non mi era mai accaduto prima, i mille e rotti brani che rappresentano la mia “autobiografia musicale” si sono susseguiti in un ordine del tutto casuale (avevo impostato l’ascolto sulla modalità “random”). Ogni brano, si sa, è legato a ricordi, atmosfere, sensazioni, che a loro volta sono strettamente connessi alle esperienze di ciascuno di noi. Rimescolarli tutti, e in un certo senso rivivere quelle sensazioni a ritmo serrato, può essere un’esperienza (e so di esagerare, ma lo faccio lo stesso per rendere l’idea) trascendentale. Sono nato nel 1961, e anche se a volte non mi dispiacerebbe avere vent’anni in meno, credo che la mia generazione sia stata fra le più privilegiate nel rapporto con la musica. Abbiamo orecchiato i Beatles durante l’infanzia, Woodstock, Jimi Hendrix e il primo Santana fanno saldamente parte della memoria, Pink Floyd, Deep Purple e Led Zeppelin hanno esaltato la nostra adolescenza. Altri ce li portiamo dietro da allora e sono ancora in giro: Bob Dylan, i Rolling Stones. Sentiamo la nostalgia dei tempi in cui si passavano serate intere con la chitarra a cantare Simon e Garfunkel (anche se i nostri figli ridacchiano impietosi al solo pensiero). Abbiamo ballato con Barry White, Stevie Wonder, James Brown. Siamo passati, anche se per una breve stagione, attraverso Clash e Talking Heads. E abbiamo potuto apprezzare quello che è venuto dopo: Sting e U2, Oasis e Coldplay… So che questo rischia di diventare un interminabile elenco (forse noioso, e probabilmente anche un po’ scontato). Era solo per spiegare l’ampiezza dell’escursione sia temporale che stilistica, diciamo così; e per provare a rendere l’idea: una settimana di isolamento totale con l’iPod che pesca a caso nel mucchio, ti propone abbinamenti casuali, e tu ti rendi conto che dietro la casualità si celano richiami inaspettati, affinità nascoste, scherzi della memoria che salta da un momento all’altro, da un decennio all’altro… E tu ti ritrovi a canticchiare e a muovere il pennello (è stupido, lo so, ma concedetemi la debolezza) al ritmo di Born to run di Bruce Springsteen, a lasciarti catturare dai movimenti ipnotici degli Steely Dan di Do it again… e perfino a ridere ascoltando la canzone più ridicolizzata della storia del pop, Killing me softly (ricordate l’esibizione scolastica di Hugh Grant nel film About a boy?) – ma nella versione rap dei Fugees… E la tecnologia? Dimenticata, appunto. Dietro i quaranta grammi di un iPod nero lasciato per tutta la giornata, per tutta la settimana, nella tasca dei pantaloni imbrattati di pittura. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 33 BUROCRATICHE di Manuela Cipollone Passaporti elettronici Contraffazione commerciale Nuovo codice della strada La pubblicazione di leggi, decreti, circolari e provvedimenti in Gazzetta Ufficiale ne segna l’entrata in vigore, li rende pubblici dunque consultabili a tutti, ma dà pure conto della “velocità” del Paese Italia e della sua burocrazia. Si può rimanere sorpresi, o forse no, nel leggere nella Gazzetta del 30 luglio due decreti del Presidente della Repubblica emanati il giorno prima per stabilire il “Piano di ripartizione dei rimborsi delle spese elettorali per il rinnovo del Senato” sia per le elezioni del 2006 che del 2008. Sono passati 4 anni dalle prime e 2 dalle seconde e quei capitoli non sono ancora chiusi. Ma non sempre è così. Emanato il 20 maggio è stato pubblicato il 27 luglio il decreto del Ministero dell’economia che fissa il costo dei nuovi passaporti elettronici, da quest’anno rilasciati sia in Italia che all’estero, presso le sedi diplomatico-consolari. Il costo del documento, si ricorda nel decreto, deve essere sostenuto anche da chi lo richiede, almeno nella parte che serve per la sua produzione, la spedizione e la manutenzione. Costo che il decreto, che Tremonti firma con Maroni e Brunetta, fissa in 42,50 euro da versare al Ministero dell'economia. Altre novità riguardano la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) che ha deliberato un regolamento “sulle procedure relative all’autorizzazione all’esercizio delle forme pensionistiche complementari, alle modifiche degli statuti e regolamenti, al riconoscimento della personalità giuridica, alle fusioni e cessioni e all’attività transfrontaliera”. Obiettivo del regolamento quello di semplificare l’attività della Commissione che deve autorizzare tutte le nuove procedure per l’esercizio delle diverse forme pensionistiche. Quello pubblicato in GU è una sorta di “testo unico” che raccoglie tutti i regolamenti emanati finora. Suddiviso in diverse sezioni, ciascuna per ogni diversa tipologia previdenziale, il regolamento elenca le procedure applicabili a ciascuna tipologia: fondi pensione negoziali; fondi pensione aperti; PIP; fondi preesistenti. La V sezione, invece, contiene disposizioni nuove, mentre nella VI è disciplinata la procedura di autorizzazione all’esercizio dell’attività transfrontaliera e di notificazione alla COVIP dell’avvio della relativa operatività. Questa Sezione è stata redatta tenendo presenti le previsioni contenute nella Direttiva 2003/41/ CE, nell’art.15-bis del decreto n.252 del 2005 e nel Protocollo di Budapest, elaborato dal CEIOPS, in ma34 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 teria di collaborazione tra Autorità degli Stati membri. Qualche giorno prima, il 19 luglio, è stato pubblicato in Gazzetta il decreto legislativo (110/2010) che detta le regole per la redazione dell’atto notarile in formato elettronico. Con il decreto viene modificata una legge del 1913! L’informatica, quindi, entra finalmente negli studi dei notai che devono dunque dotarsi di firma digitale e prevedere la redazione di un atto al computer, cosa che rende necessaria anche la firma digitale (o autografa e poi scannerizzata) delle parti in causa. Il decreto detta le regole per il corretto uso della firma digitale e per la sua cancellazione in caso di morte o sospensione del notaio. Contratti pubblici di forniture e servizi Il 28 luglio, è stata invece pubblicata la determinazione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sulla “Disciplina dei pagamenti nei contratti pubblici di forniture e servizi”. Nell’atto si precisa che, per i termini di pagamento, la decorrenza degli interessi di mora e gli interessi in caso di ritardo, le pubbliche amministrazioni devono attenersi alle disposizioni del decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 per la redazione dei documenti di gara e contrattuali. Nella determinazione si precisa anche che “le stazioni appaltanti non possono subordinare la partecipazione alle procedure di gara o la sottoscrizione del contratto all'accettazione di termini di pagamento, di decorrenza degli interessi moratori e misura degli interessi di mora difformi da quelli previsti dalla norma, né prevedere tale accettazione come elemento di favorevole valutazione delle offerte tecniche nell'ambito del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa”. L’atto dell’autorità segue un’indagine conoscitiva: per tutto il 2009 sono stati analizzati i tempi che servono alle PA per pagare le imprese. Ne è emerso che i tempi di pagamento oscillano in un range che va da un minimo di 92 giorni ad un massimo di 664 giorni. Il ritardo è, per lo più, imputato ai tempi di emissione dei certificati di regolare esecuzione (46,3%) e dei mandati di pagamento (29,6%) da parte delle stazioni appaltanti e, più in generale, a lentezze che derivano da vischiosità burocratiche interne alla pubblica amministrazione (32,5%). I ritardi che superano i due mesi sono segnalati dal 36,4% delle imprese del Nord-Est, percentuale che sale al 61,5% nel Nord Ovest e al 63,3% nel Mezzogiorno. Pubblicata in Gazzetta anche la deliberazione della Camera dei Deputati sulla Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. un tema sempre più al centro dell’attenzione politica visto il giro d’affari prodotto dal falso made in Italy. Obiettivo della Commissione sarà approfondire la conoscenza dei fenomeni di contraffazione “al fine di poterli contrastare in modo efficace”, ma anche quello di studiare le buone prassi sperimentate in Europa e la legislazione applicata nei Paesi membri dell'Unione europea. la Commissione dovrà studiare cosa non ha funzionato nelle norme emanate finora per contrastare il fenomeno ma anche “valutare l'entità delle risorse da destinare al sistema statistico per definire la misura delle attività connesse alla contraffazione e alla pirateria nel campo commerciale, le buone prassi e la normativa applicate in altri Paesi membri dell'Unione europea e la congruità dell'interazione tra le norme vigenti in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale e quelle in materia di promozione dell'invenzione”. Tolleranza zero Ormai in vigore da più di un mese, il nuovo Codice della Strada pubblicato in Gazzetta il 30 luglio scorso. Principio ispiratore della nuova legge è “tolleranza zero”. Battaglia su tutti i fronti contro alcool e droga al volante, ma anche norme più severe per i neopatentati; stretta sulle minicar e esami ogni due anni per gli ultraottantenni, per cui inizialmente s’era pensato ad un ritiro della patente, ipotesi che ha scatenato un intenso dibattito nel Paese. Quanto ai limiti di velocità sulle autostrade, per poter passare da 130 km/h a 150 serve il Tutor e solo nei tratti a tre corsie. Per chi supera i limiti di velocità di oltre 10 km/h ma di non oltre 40 Km/h, i punti decurtati sono ridotti (da 5 a 3 punti). Per chi corre di oltre 40 Km ma fino a 60 Km/h rispetto al limite, sono state riviste le sanzioni pecuniarie incrementandone il valore (nel minimo passa da euro 370 a euro 500) ma riducendo la durata della sospensione della patente di guida (a 3 mesi) e la decurtazione dei punti (da 10 a 6). superare il limite di oltre 60km/h costerà anche 779 euro (invece delle attuali 500). Il codice dispone anche un obbligo di precedenza più rigoroso verso i pedoni che attraversano: i conducenti devono rallentare e fermarsi non solo quando hanno già impegnato un attraversamento pedonale, ma anche quando i pedoni si accingono ad attraversare e “manifestano tale volontà in modo non equivoco”. Tra le nuove misure da segnalare, infine, la possibilità di usare la targa personalizzata. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 35 ANGOLO FISCALE di Tiziana Marenco La nuova prassi in materia di Decreto anti-abuso convenzionale Il 14 dicembre 1962 il Consiglio federale ha emanato un Decreto concernente “provvedimenti contro l’uso senza causa legittima delle convenzioni concluse dalla Confederazione per evitare le doppie imposizioni”. Il Decreto prevede in particolare misure atte ad evitare che redditi 1) realizzati all’estero da una società residente in Svizzera ma controllata dall’estero e 2) per i quali è stato richiesto lo sgravio da imposte alla fonte estere sulla base di una convenzione sulla doppia imposizione, vengano impiegati direttamente o indirettamente a soddisfare diritti di persone non aventi diritto ai benefici della convenzione in quanto fiscalmente non residenti in Svizzera. norme specifiche anti-abuso che derogano di conseguenza le norme del Decreto. La circolare precisa inoltre che per casi non regolati né dalla convenzione né dal Decreto resta applicabile nel quadro delle regole di interpretazione di una convenzione il principio generale del divieto di abuso stabilito dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 23 maggio 1969. Nel contesto della circolare l’AFC comunica inoltre, riallacciandosi “pro forma” alla riforma della fiscalità delle imprese III e ai mutamenti della realtà economica, di aver modificato la prassi di interpretazione delle regole anti-abuso in relazione alla classificazione di “società attiva” ai sensi del Decreto. Le circolari dell’AFC La circolare dell’Amministrazione Federale delle Contribuzioni (AFC) del 31 dicembre 1962 concretizzava i casi di abuso convenzionale ed elencava tra l’altro le fattispecie del divieto della ridistribuzione eccessiva a favore di terzi, che limitava al 50% la ridistribuzione diretta o indiretta dei redditi sopracitati (divieto di trapasso), del divieto di tesaurizzazione e quindi dell’obbligo di ridistribuire almeno il 25% degli stessi redditi (obbligo di ridistribuzione) e dell’obbligo di finanziamento adeguato di società residenti in Svizzera. Nei confronti di società che non soddisfano le condizioni del Decreto, l’AFC può prendere diverse misure, tra le quali la più efficace è quella di rifiutare alla società l’attestazione di residenza che le permetterebbe di far valere i benefici convenzionali (sgravio da imposte alla fonte) nei confronti dello stato estero dove i redditi sono stati percepiti e tassati alla fonte. In una circolare successiva del 17 dicembre 1998 l’AFC aveva stabilito che le misure del Decreto non erano applicabili a società attive in Svizzera, a società holding “pure”, cioè quelle senza attività miste, e a società quotate in borsa o controllate da una società svizzera quotata. Queste società potevano quindi in particolare ridistribuire più del 50% dei redditi conseguiti dall’estero e per i quali erano stati fatti valere benefici convenzionali e tesaurizzare gli stessi redditi. Per il finanziamento si dichiaravano peraltro applicabili le regole generali (“thin cap rules”) stabilite dalla relativa circolare dell’AFC (Circolare no. 6 del 6 giugno 1997). Restavano riservate norme anti-abuso specifiche di convenzione quali quelle concluse con l’Italia, la Germania, il Belgio e la Francia, le quali avevano il sopravvento sulle norme generali del Decreto. Nuova definizione del concetto di società attiva Secondo la nuova prassi anche società con funzione di finanziamento infragruppo, in particolare anche società Cash-Pooling, possono soddisfare il criterio di società attiva se la loro attività è esercitata avvalendosi di collaboratori qualificati e la società produce un plusvalore effettivo. Tale attività deve andare oltre la semplice amministrazione, per esempio attraverso una gestione attiva dei prestiti, dei rischi e del credito, l’intrattenimento di una relazione attiva con le banche e la gestione delle liquidità ecc. Anche società di sfruttamento di beni immateriali quali per esempio brevetti, marchi, know how ecc. possono, come già in parte praticato dall’AFC sinora, venire classificate quali società attive, se la gestione dei beni immateriali va oltre la semplice amministrazione, il personale addetto è qualificato e la società gestisce attivamente i beni immateriali, sviluppandoli e sfruttandoli continuamente e assicurandone la protezione e registrazione. Queste società devono tuttavia provare che i rischi e le funzioni relative allo sfruttamento vengono effettivamente assunti rispettivamente espletati in Svizzera. La modifica più importante riguarda l’interpretazione del requisito del personale di cui la società deve disporre al fine di essere classificata come “attiva”. La vecchia prassi richiedeva il reclutamento di personale proprio da parte della società. Questa interpretazione è troppo severa e non corrisponde più alla realtà economica, dove spesso nel quadro di una centralizzazione delle funzioni “human resources” un impiegato, solitamente specializzato, viene utilizzato per più società all’interno del gruppo. L’AFC riconosce quindi, come già prassi in altri paesi, anche personale formalmente impiegato presso un’altra società svizzera del gruppo come personale della società che fa capo ai suoi servizi ricompensando il datore di lavoro formale “at arm’s length”. Così facendo, l’interpretazione del concetto di società attiva viene sensibilmente allargato, permettendo alla società di fare capo a risorse del gruppo localizzate in Svizzera per dimostrare di possedere sufficiente sostanza nel nostro paese. [email protected] La nuova circolare AFC del 1° agosto 2010 La nuova circolare del 1° agosto 2010 dell’AFC prende apparentemente spunto dalle recenti modifiche delle convenzioni stipulate dalla Svizzera a seguito della nuova prassi sullo scambio di informazioni convenzionale per precisare che in un numero sempre maggiore di convenzioni la Svizzera include la Rivista n. 9 - Settembre 2010 37 ANGOLO LEGALE di Massimo Calderan La Sagl è diventata una piccola SA? A quasi tre anni dall’entrata in vigore della legge di riforma della Società a garanzia limitata (Sagl, o Srl in Italia), si può fare un primo bilancio sugli esiti della riforma che voleva, tra l’altro, avvicinare lo statuto giuridico della Sagl a quello della società anonima (SA, o SpA in Italia): “same business, same rules”. Si è accorciata la distanza fra l’SA e la Sagl, considerata la “piccola” delle società di capitali, caratterizzata a suo tempo da vari elementi personalistici tipici delle società semplici o società in nome collettivo, che non hanno personalità giuridica, come ad esempio la possibilità di poter prevedere una responsabilità patrimoniale dei soci per i debiti societari. Il centro di gravità della Sagl è stato spostato verso la struttura della società di capitali. Nonostante ciò, il capitale minimo è rimasto fermo a CHF 20.000: la Sagl rimane una società accessibile alle piccole e medie imprese che desiderano presentarsi con una struttura adeguata al mercato. Ulteriori aspetti, come l’obbligo di liberare immediatamente il capitale, il principio del trattamento paritario dei soci, che implica la definizione dei diritti solo in riferimento alla quota di partecipazione sociale (principalmente il diritto ai dividendi, il diritto di voto) hanno consentito di creare una struttura più solida e moderna che ha avvicinato la Sagl alla SA. Si sono invece mantenute alcune peculiarità della Sagl: i soci sono di diritto anche i rappresentanti ed i gerenti della società, gli organi che rappresentano e guidano la società normalmente combaciano e si sovrappongono con i partecipanti alla società stessa. La possibilità di mantenere a livello statutario un riferimento ad un contributo in natura permette di calibrare ancora la società sulle caratteristiche personali dei soci, che, in alcuni casi costituiscono un valore aggiunto e/o irrinunciabile per l’attività esercitata. La Sagl come la SA ora può essere costituita come società unipersonale, anche da una persona giuridica. L’unico socio non ha nessuna responsabilità patrimoniale per i debiti della Sagl, salvo che lo statuto preveda versamenti suppletivi (diversamente dalla SA, dove tale versamenti sono completamente esclusi). La Sagl viene utilizzata da piccole e medie imprese, da grandi società che aprono filiali (ci sono vantaggi fiscali negli Stati Uniti rispetto alla SA), oppure come joint venture, e anche da imprenditori singoli che la scelgono per non esporsi al rischio di una responsabilità patrimoniale personale. Quando un’impresa assume la forma di Sagl ha ancora degli adempimenti maggiori in relazione alla documentazione da presentare presso il Registro del Commercio rispetto alla SA, in quanto i soci e ogni trasferimento di quota sociale sono iscritti al registro (anche se non è più necessario l’atto notarile). La Sagl presenta il vantaggio che tutti gli aspetti essenziali, il suo scopo, la sua organizzazione e anche la relazione tra i soci (modalità di gestione, in particolare se non esercitata congiuntamente dai soci, il voto in assemblea generale e in consiglio di amministrazione, diritti di prelazione ecc.) possono essere contenuti in un documento unico, lo statuto depositato presso il Registro di Commercio. Se preferiscono non rendere pubblici alcuni accordi, i soci possono prevedere oltre allo statuto un patto parasociale, non depositato presso il Registro di Commercio e normalmente non vincolante la società, ma soltanto i soci. Per contro, nella SA certi accordi tra i soci e certi aspetti organizzativi non possono essere contenuti nello statuto, ma devono per forza trovare riscontro in un patto parasociale rispettivamente nel regolamento d’organizzazione, ambedue non depositati presso il Registro di Commercio. Nella Sagl lo statuto può prevedere versamenti suppletivi da parte dei soci. Tali versamenti seguono il destino della quota di partecipazione sociale e non della persona. Rafforzando la posizione dei soci ed aggravando la loro responsabilità, ovviamente aiutano a stabilizzare e prestare ulteriore garanzia in ordine alla regolare attività della società. È però da ricordare che i versamenti suppletivi non possono superare il valore doppio del valore nominale della quota sociale. Oggi il regime di revisione è identico per la Sagl e la SA. Molte società di tutti e due i tipi – con il consenso dei soci – optano per una revisione limitata piuttosto che ordinaria quando non raggiungono alcuni parametri, o vi rinunciano completamente se inoltre non superano i dieci posti di lavoro a tempo pieno. Il processo “same business, same rules” è stato portato ad un ottimo livello. Malgrado in certi aspetti la Sagl si sia avvicinata alla (piccola) SA, ha mantenuto alcune caratteristiche personalistiche, per cui continua ad essere utilizzata da imprese di tipo, misura e struttura molto diverse. Di conseguenza, il numero di Sagl non è affatto diminuito dopo la riforma, come alcuni temevano. [email protected] la Rivista n. 9 - Settembre 2010 39 Cio’ che pratichiamo dal 1958 ha oggi un nome: Fair-Relationship-Banking. Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro dell’attenzione»: cosa signica concretamente questa frase? E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione», fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna? Da più di 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza molto rilevante. Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere diverso il Private Banking. Per ulteriori informazioni > www.finter.ch Fair-Relationship-Banking Sede centrale: Finter Bank Zürich S.A. Claridenstrasse 35 CH-8002 Zurigo Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein CONVENZIONI INTERNAZIONALI di Paolo Comuzzi Un breve commento alla [importante ma antica] decisione della Commissione tributaria centrale, sez. XI, 14-09-1999, n. 5316 La sentenza si caratterizza per la seguente massima: “ … il certificato della competente autorità svizzera che, in base all’art. 29 della legge 22 dicembre 1978, n. 943, l’interessato deve presentare all’inizio di ogni anno per evitare che la pensione erogatagli in Svizzera e sottoposta ad imposta nello stesso Stato sia assoggettata in Italia a doppia imposizione può essere prodotto anche in sede contenziosa, avendo il termine previsto dalla norma citata carattere non perentorio, ma ordinatorio …”. I fatti oggetto della causa Una ricostruzione dei fatti di causa consente di dire che siamo in presenza di una istanza di rimborso contro la quale è sorto il diritto a dare inizio al contenzioso in ragione del fatto che detta istanza non è stata presa in considerazione dall’ente impositore (silenzio rifiuto). In particolare il contribuente richiedeva in data 7 settembre 1987 il rimborso dell’Irpef corrisposta sulle annualità di pensione 1985 e 1986 erogate dall’INPDAI, in quanto, essendo residente in Svizzera, per accordo Italo-Svizzero, la stessa imposizione fiscale era stata effettuata da tale Paese straniero. Contro il silenzio rifiuto l’istante ricorreva alla Commissione tributaria di primo grado di Bergamo che, con decisione n. 418 dell’8 novembre 1991, accoglieva il gravame, avendo ritenuto, in via pregiudiziale, valida la produzione della copia del ricorso stesso all’ufficio delle II.DD. anziché all’Intendenza, regolarmente costituitasi. La Commissione tributaria di secondo grado di Bergamo, con decisione n. 1065 del 4 novembre 1995, rigettava l’appello dell’ufficio finanziario, confermando in tutto il giudizio di prima istanza, sia sulla pregiudiziale di ammissibilità del ricorso di primo grado che nel merito, in quanto la pensione de quo era stata tassata in Svizzera per cui il contribuente non poteva essere soggetto d’imposta due volte per lo stesso reddito. Ricorre ora in Commissione tributaria centrale l’ufficio finanziario sostenendo nuovamente in via pregiudiziale l’irricevibilità del ricorso di primo grado prodotto dal contribuente in copia all’ufficio delle imposte dirette anziché all’Intendenza di finanza competente, ed in merito che, sebbene a norma dell’art. 18 della L. 23 dicembre 1978, n. 943, l’imposizione sul trattamento pensionistico deve essere eseguita nel Paese di residenza, la stessa legge all’art. 29 prevede che il tutto sia subordinato alla presentazione all’inizio di ogni anno, da parte dell’interessato, di una attestazione della competente Autorità Svizzera in ordine all’esistenza delle condizioni volute. La pronuncia nei suoi aspetti giuridici Di fronte a questi fatti la CTC ritiene di pronunciarsi prima sull’eccezione di inammissibilità del ricorso di prima istanza per avere la parte contribuente prodotto la copia dello stesso ad ufficio incompetente. A tal proposito si ritiene di condividere l’operato dei giudici di prima e di secondo grado nel ritenere sanato il vizio di procedura in quanto l’Intendenza di finanza, venuta comunque a conoscenza del contendere, si è regolarmente e correttamente costituita in giudizio. Quindi la stessa è stata messa in grado di difendersi, avendo garantito in pieno il legittimo svolgimento del procedimento, sanando in tal modo la pretesa irritualità, senza che nessun diritto venisse leso a salvaguardia dell’equilibrio procedimentale. Anche nel merito si ritiene di non accogliere il ricorso dell’ufficio finanziario considerando equo e, nel caso, corretto l’operato dei giudici di primo e secondo grado nel non aver ritenuto potersi applicare la stessa imposta due volte per lo stesso reddito percepito. E’ pur vero che la L. n. 943 del 1978 prescrive che all’inizio di ogni anno sia compito del contribuente interessato produrre il certificato dell’Autorità competente straniera circa la sussistenza delle condizioni per non essere soggetto alla doppia imposizione fiscale, ma deve rilevarsi, nel caso di specie, che in corso di giudizio la parte interessata ha comunque prodotto un la Rivista n. 9 - Settembre 2010 41 certificato dell’Autorità Svizzera dal quale si rileva che dal 1984 la pensione è stata assoggettata in quello Stato, dove effettivamente risultava residente all’epoca dei fatti. Ritiene questo Collegio che il termine di cui alla precitata legge per la presentazione della certificazione prevista dall’art. 29 debba considerarsi ordinatorio e che, quindi, dalla sua inosservanza, del tutto formale, non possa farsi discendere una pretesa fiscale che in diritto contrasterebbe con i principi base della Carta Costituzionale. I principi che è lecito trarre Si deve partire da un presupposto duplice: a) lo scopo delle convenzioni contro la doppia imposizione è quello di evitare una doppia imposizione dello stesso reddito; b) il principio circa il fatto che si deve evitare una doppia imposizione dovrebbe attuarsi mediante una procedura di rimborso (e non di esclusione diretta da tassazione mediante “non intervento” del sostituto come invece avviene in ragione dei ritardi dell’Amministrazione Fiscale Italiana - la applicazione diretta del dettato convenzionale viene definito come “trattamento agevolato” nella CM 12 Aprile 1978 n.115/12/248 e viene ammesso sotto la responsabilità del soggetto erogante). Di conseguenza possiamo affermare che è lecito invocare una convenzione quando sussista veramente una doppia imposizione del reddito (che non significa tassazione specifica di quel reddito ma inclusione dello stesso nella determinazione del reddito) e possiamo dire anche che la applicazione diretta della convenzione può avvenire in presenza di una verifica delle condizioni che riguardano il soggetto percettore [come del resto chiarito dal Ministero fin dagli anni 70]. A questo punto dobbiamo fare una distinzione: • Da una parte esiste il tema della applicazione diretta del dettato convenzionale che coinvolge il sostituto di imposta; • Da una altra parte esiste il tema della istanza di rimborso (che non coinvolge in alcun modo il sostituto di imposta ma che si estrinseca in un rapporto diretto tra la Amministrazione ed il percettore). Con riferimento al primo punto va posto in evidenza che il soggetto erogante è libero di non fare le ritenute alla fonte “ … previa produzione da parte del percipiente di una apposita domanda corredata ..:” ovvero il principio è chiaro: la ritenuta non viene fatta dall’erogante quando lo stesso è in possesso dei documenti necessari prima del momento in cui deve applicare la ritenuta stessa. Questa posizione in merito agli obblighi di ritenuta è chiara in quanto il Ministero ha affermato che in presenza di “ … documentazione carente [e documentazione mancante è più di carente diciamo noi] e in ogni caso quando dall’indagine compiuta non risulti chiaramente che sussistono tutte le condizioni per giungere alla applicazione della norma …” allora si deve operare la ritenuta ed ov1 viamente rimane aperta la strada del rimborso. A questo punto (ovvero quando siamo nel mondo del rimborso) è chiaro che il soggetto percettore può esibire (alla Amministrazione e non al sostituto di imposta ce è uscito dal rapporto) tutti i documenti che ritiene necessari per attestare il suo diritto e anche in sede contenzioso appare del tutto evidente che può fornire i documenti che sostanziano la sua pretesa. Quello che deve essere distinto è il momento della ritenuta ed il momento del rimborso: in assenza di documenti non esiste certamente il diritto alla applicazione diretta del dettato convenzionale (come del resto affermano le posizioni ufficiali del Ministero) mentre esiste certamente il diritto al rimborso che si connette a condizioni diverse rispetto a quelle della produzione di documenti quali i documenti previsti nella prassi. Il discorso, messo in questi termini, consente anche di formulare una tesi in merito alle sanzioni: nel caso in cui il sostituto di imposta applichi direttamente la normativa convenzionale, e questo in assenza delle condizioni, pare chiaro che lo stesso non sia comunque sanzionabile se queste condizioni sono dimostrate (solo dimostrate1) in seguito mediante la presentazione di una idonea documentazione anche in fase contenziosa (è chiaro che il sostituto viene sanzionato non per la mancanza dei documenti ma per la mancanza della ritenuta e quindi è chiaro che è alle condizioni sostanziali che si deve sempre fare riferimento2). Resta invece il caso del sostituto che applica direttamente la convenzione ma non riesce ad avere né prima della applicazione né dopo i documenti: in questo caso è chiaro che siamo in una posizione complessa in quanto il sostituto applica il dettato convenzionale sotto la sua piena ed univoca responsabilità (questo principio è stato ribadito dal Ministero in almeno due occasioni e con Circolari che seppur antiche non sono mai state poste in discussione). In questa situazione le sanzioni saranno a carico del sostituto che non potrà dare prova del diritto del percipiente ma questa è una situazione diversa: diciamo che in questa situazione si ha quasi una presunzione che non sussista il diritto e non esiste documento che consente di vincere questa presunzione. Se ammettiamo questa differenza tra “applicazione diretta” (possibile quando sono consegnati i documenti) e applicazione indiretta (rimborso) possibile quando non sono consegnati i documenti ma in seguito ad una precisa istanza del percettore che produce poi all’ufficio la documentazione necessaria allora possiamo capire in dettaglio il tema della sentenza. In nessun caso, per avere diritto al rimborso della ritenuta, il percettore può essere richiesto di fare qualche cosa (produzione documentale) prima che il sostituto paghi per la ragione che quando si chiede il rimborso il Solo dimostrate nel senso che le condizioni sussistono al momento in cui la ritenuta doveva essere applicata mentre è solo il punto della dimostrazione che presenta dei profili di problematicità. 2 Mi pare chiaro che l’ordinamento Italiano distingue tra condizioni formali e condizioni sostanziali ovvero tra condizioni la cui mancanza non comporta aumenti di gettito e condizioni che invece incidono sull’imponibile ed in tema di non residenti a incidere sull’imponibile e quindi sulla imposta è il fatto di avere o meno diritto alla applicazione del dettato convenzionale al tempo del pagamento e non il modo mediante il quale si esercita il diritto. 42 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 rapporto è sempre tra percettore estero e ufficio e non tra percettore ed erogante e quindi non si vede per quale motivo il percettore dovrebbe consegnare qualche documento prima di ricevere il pagamento (come se una consegna di documenti all’erogante lo legittimasse [e non si vede come] alla richiesta di rimborso all’ufficio o come se una consegna all’ufficio rendesse legittima la richiesta di non applicazione di una ritenuta [e se il compenso non viene pagato e le ritenute quindi non sono eseguite per questo motivo?]). E’ questo e solo questo che la sentenza intende dire: in caso di rimborso i documenti li possiamo produrre in giudizio e non prima. In nessun caso la stessa afferma il diritto dell’erogante di pagare senza ritenuta in assenza dei documenti previsti sul piano “pratico” (anzi di questo proprio non si discute nella sentenza anche perché si parla di rimborso e quindi si discute intorno ad una ritenuta operata). Al più si potrebbe discutere se non avendolo consegnati prima non possa sostenersi un rifiuto di esibizione con le conseguenza del caso (anche se a me non pare che il caso sia questo e comunque possiamo sostenere che non garantire un rimborso in presenza delle condizioni sostanziali per averlo e solo perché i documenti sono stati prodotti in giudizio e non prima è sanzione impropria). Ecco perché anche quando parliamo della direttiva interessi e royalties dobbiamo attenerci sempre al dettato letterale: in assenza dei documenti probatori la ritenuta deve essere applicata, resta fermo il fatto che il percettore ha diritto al rimborso e per avere questo rimborso produce i documenti che desidera (o che gli sono chiesti) e comincia il contenzioso allegando i documenti che più ritiene atti di fondare il suo diritto. Resta un punto: se il percettore produce i documenti dopo il termine di versamento della ritenuta l’erogante che non ha applicato le suddette ritenute è sanzionabile? A mio modo di vedere certamente si ma non per una questione sostanziale bensì per una questione di carattere formale. Se il diritto esiste e viene provato il “peccato” del soggetto erogante è formale: egli ha omesso di fare una ritenuta ma sanzionarlo con richieste sostanziali (il famoso 30+20 più la sanzione di infedele dichiarazione) appare del tutto incongruo considerato che la sua mancanza è relativa ad un aspetto che in una simile situazione ha carattere formale e che non appare atta a generare una maggiore materia imponibile. Conclusione La sentenza non consente una terza via rispetto a quella prevista nella nostra prassi, le vie per evitare le ritenute sono solo due: 1. Applicazione diretta in presenza dei documenti 2. Istanza di rimborso. La sentenza si limita a dire che in presenza di istanza i documenti possono essere prodotti anche in giudizio e non prima. Resta che in presenza delle condizioni sostanziali il sostituto non può essere sanzionato per la mancanza dei documenti. RUSSELL BEDFORD INTERNATIONAL AUDICONSULT SA è una società fiduciaria fondata nel 1987. 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Competenza, professionalità, impegno, concretezza caratterizzano i servizi di consulenza dello Studio Corno. Fondato da Giacomo Corno, lo Studio è oggi guidato da Fabio Corno- commercialista e professore associato presso l’Università Bicocca di Milano - e Giorgio Corno - avvocato e solicitor (admitted, England and Wales). Studio Corno si avvale di 80 collaboratori e di consulenti che operano in out-sourcing. Tramite il CIS – Centro studi di impresa offe anche percorsi formativi integrati. Studio Corno, come membro del network Russell Bedford, offre servizi di consulenza a imprese italiane e straniere, nell’ambito della loro internazionalizzazione. Audiconsult SA - Société fiduciaire et de révision 15, rue du Cendrier, 8e étage - Case postale 1106 - CH-1211 Genève 1 Tel: +41 22 732 12 20 - Fax: +41 22 738 27 22 - www.audiconsult.ch la Rivista n. 9 - Settembre 2010 43 di Ingeborg Wedel Donne in carriera: a colloquio con Diana Bracco «Credo molto in un futuro declinato al femminile» Prima di parlare della donna e imprenditrice di successo Diana Bracco, gettiamo uno sguardo sulla sua azienda: quando e da chi è stato fondato il Gruppo Bracco? Come si è sviluppato? Mio nonno Elio, nato nel 1884 a Neresine di Pola, trasferitosi a Milano, fondò il primo giugno 1927 la Società Italiana Prodotti E. Merck, che presto divenne Italmerck spa. Nel 1934 mio padre Fulvio, che l'anno prima si era laureato in chimica e farmacia, veniva assunto in azienda e successivamente nominato direttore tecnico, in parallelo con lo sviluppo dell’attività di quella che ormai era diventata la "Società anonima Bracco”. Nei decenni Bracco ha intensificato il suo impegno nella ricerca innovativa e specializzata negli agenti di contrasto per la diagnostica medica. Tappa fondamentale è stato negli anni '70 lo sviluppo della molecola di iopamidolo, il primo mezzo di contrasto non-ionico pronto all'uso. A questo successo si è affiancato dalla fine degli anni '80 l'avvio di un piano di internazionalizzazione, a cominciare dagli Stati Uniti, oggi il primo mercato della Bracco Imaging, attraverso Bracco Diagnostics Inc. e Bracco Research Usa. Complessivamente il nostro Gruppo oggi occupa oltre 2.700 dipendenti, con un fatturato consolidato di circa 960 milioni di euro, di cui circa il 65% sui mercati esteri ed è presente in oltre 80 Paesi in tutto il mondo. Qual è stato il suo contributo personale nella storia dell’Azienda di famiglia? Io rappresento la terza generazione di una famiglia di imprenditori con oltre ottant’anni di storia alle spalle. Una famiglia che è già presente in azienda con la quarta generazione nella persona di mio nipote Fulvio Renoldi Bracco. Ogni generazione ha portato in azienda qualcosa di nuovo. Mio nonno Elio creò un’azienda commerciale, mio padre Fulvio realizzò un’industria integrata e io ho creduto fortemente nell’internazionalizzazione del Gruppo fondata sulla Ricerca e Innovazione. Pochi sanno che nel mondo un esame diagnostico su tre (tac, ecografie, ecc.) è eseguito con mezzi di contrasto Bracco. Il marchio Bracco, invece, è ben conosciuto tra il grande pubblico grazie a storici prodotti farmaceutici come Cebion, Xamamina, Euclorina e la linea di colliri Alfa. 44 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Lei è un manager apprezzato anche nel mondo degli uomini, e il suo curriculum lo testimonia: è Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Bracco, Vicepresidente di Confindustria con delega per Ricerca & Innovazione e Progetto Speciale Expo 2015, fino al giugno 2009 Presidente di Assolombarda, e prima ancora Presidente di Federchimica. Oggi è anche Presidente di Expo 2015 Spa, Vicepresidente della Camera di Commercio di Milano. Una grande imprenditrice attiva anche sul fronte dell’impegno in ambito culturale, sociale e civile. Un impegno culminato nella recente creazione della Fondazione Bracco. Quali difficoltà e quali ostacoli ha dovuto superare nella sua lunga carriera di donna di successo? Anzitutto studiando sempre con impegno, prima al Liceo classico Parini di Milano e poi laureandomi in chimica all’Università di Pavia. In seguito facendo una lunga e dura gavetta in azienda. Certo, per le donne, in generale, emergere è sempre difficile, perché si devono far carico della famiglia, della crescita dei figli e della cura degli anziani. Purtroppo l’Italia è ancora 72a al mondo nel Gender Gap Index 2009 e ha un tasso di occupazione femminile che ancora oggi non arriva al 50%. Ma sono ottimista, perché le statistiche relative agli ultimi anni evidenziano un miglioramento delle posizioni ricoperte dalle donne. Credo molto in un futuro declinato al femminile, perché le donne hanno qualità vincenti come la capacità di fare squadra, l’intuito, la voglia di non smettere mai di imparare. Quale atteggiamento assume un Presidente donna verso i dipendenti femminili? Come tante altre imprese – sempre più numerose – anche noi cerchiamo di creare un contesto in cui le donne si possano esprimere attraverso il lavoro, senza dover rinunciare al proprio ruolo nella vita familiare; un contesto che valorizzi caratteristiche femminili come l’intuizione, le capacità organizzative e di ascolto, la determinazione, la concretezza. In Bracco, ad esempio, le donne sono circa il 40%; le dirigenti, quasi il 20%; le donne che lavorano nella Ricerca e Sviluppo, quasi il 50%, in un ambito, quello tecnico-scientifico, dove la presenza femminile in genere è poco diffusa. Del resto, penso che sia dipeso anche dall’impegno personale in questo campo se una testata come il Financial Times mi ha fatto l’onore – che condivido con l’amica Emma Marcegaglia – di inserire il mio nome nella lista delle prime 50 donneimprenditrici nel mondo. Le intuizioni femminili sono superiori a quelle maschili e perché? Più che altro direi che nessun Paese oggi può rinunciare allo straordinario contributo di idee, competen- @kYk]-+,+5 DkYdaY-,mgda ]kkaeYfYda ze e capacità delle donne, che hanno dimostrato in tutto il mondo di essere uno fattore di sviluppo civile e culturale e anche un indiscusso motore di crescita economica. È provato che con un più alto tasso di occupazione femminile cresce il prodotto interno lordo di un Paese, con effetti positivi sull’economia. Sul potenziale delle donne si deve quindi investire, impegnandosi nella lotta contro ogni tipo di condizionamento e di discriminazione. In tante aziende, purtroppo, le donne sono ancora poche. Per non parlare della politica, dove la situazione è addirittura vergognosa. Qual è la stata la maggiore soddisfazione per una donna manager come lei? Tra le esperienze più belle alla guida del Gruppo Bracco posso citare la gioia di essere riusciti ad acquisire, a metà degli anni Novanta, la Divisione Diagnostica di un colosso statunitense come la Bristol-Myers Squibb. Una bella soddisfazione per un’azienda familiare italiana! Un’altra grande emozione è stata la mia elezione del 2005 a Presidente di Assolombarda – prima donna nella storia dell’Associazione – col voto unanime di tanti illustri imprenditori maschi. Una donna impegnata nella carriera, quale hobby riesce a coltivare? Da mio Padre Fulvio ho imparato che non bisogna dimenticare mai di essere una persona completa. Nelle mie giornate e nei viaggi di lavoro mantengo sempre vive la mia curiosità e la mia passione per la cultura – un libro, un concerto, una mostra. Basilea Zurigo Rimini Olbia Napoli Bari Lamezia Palermo Terme Catania CH_274_CHLR_210x145_0103.indd 1 10.02.2010 10:41:05 Uhr la Rivista n. 9 - Settembre 2010 45 Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 FIDUCIA E PASSIONE. È BSI. BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich tel. + 41 058 809 81 11 fax + 41 058 809 83 68 www.bsibank.com BSI si prende cura di voi e del vostro patrimonio ogni giorno. Con la competenza di un esperto e la sensibilità di un amico. A company of the Generali Group L di Vittoria Cesari Lusso 1 L’ Elefante invisibile Mondiali di calcio & sentimenti ‘identità È stato uno degli avvenimenti più seguiti dell’anno in corso. Un’audience da fare invidia ai più grandi divi della canzone e dello spettacolo. Si calcola che più di un miliardo di persone (sui sette che popolano attualmente il nostro globo) abbiano assistito alla kermesse dei campionati mondiali di calcio edizione 2010. Alcune decine di migliaia spostandosi dai vari continenti fino in Sud Africa, per godersi di persona le prodezze degli eroi del pallone. Tutti gli altri incollati ai teleschermi: maxi o mini. Personalmente faccio parte dei restanti 6 miliardi che non hanno visto le partite. Ma l’avvenimento mi ha avvinto comunque, almeno sotto certi aspetti. Questi hanno però poco a che fare con la qualità del gioco e con le prestazioni dei protagonisti diretti, quali giocatori, allenatori e arbitri. Concernono piuttosto fenomeni direttamente o indirettamente legati al tema dell’identità (Elefante questo molto meno visibile). Il primo fenomeno che mi colpisce è il fatto che un abitante su sette del pianeta terra stesse contemporaneamente facendo la stessa cosa in determinati momenti: guardare una partita di calcio. Un marziano che ci osservasse dallo spazio, non potrebbe non esserne colpito: che mai sta succedendo sul pianeta azzurro da creare una tale eccezionale condivisione globale del medesimo oggetto di interesse? Che cosa c’è di così magico in quel pallone che riunisce una simile moltitudine di umani in un’unica appartenenza al “NOI” degli appassionati di calcio? Un secondo fenomeno rilevante è la problematica del rapporto tra l’individuo calciatore e la squadra di appartenenza. Ogni giocatore in fondo deve trovare un giusto equilibrio tra due bisogni identitari fondamentali, ma non di rado in contrasto tra loro: da un lato quello di esibire i propri specifici talenti e appagare le proprie smanie di star; dall’altro quello di mettersi al servizio del gruppo per contribuire al successo del collettivo. In effetti, se il singolo vuole acquistare troppa visibilità narcisistica a scapito degli altri, il risultato ne soffre, al punto che tutta la squadra può risultare perdente. E ciò sotto gli occhi di una severa platea mondiale giudicante. Ovviamente il calcio non è il solo gioco di squadra esistente, ma è probabilmente il più popolare. Per questo si presta bene a essere utilizzato come una sorta di metafora di molti altri “giochi di squadra” che costituiscono la linfa delle nostre società: famiglie, imprese, istituzioni, ecc… Prendendo ispirazione dal calcio ci si potrebbe quindi domandare in riferimento a queste ultime: quali sono le regole che garantiscono un giusto equilibrio tra l’interesse del singolo e quello della collettività? Si tratta di regole che vengono rispettate? Chi sono gli arbitri? Coloro che detengono il potere si comportano sempre come i buoni coach che sanno esaltare le qualità dei singoli e valorizzare il merito? Sono sempre necessari avversari esterni per creare una coesione interna al gruppo? Quali sono gli incentivi più efficaci per portare a buon fine le sfide comuni? Il terzo fenomeno riguarda i sentimenti di identità nazionale che impregnano tali contese. Ogni match inizia con gli inni nazionali. I colori delle maglie simboleggiano la comune identità. I giocatori sono figli (biologici o adottivi) del territorio per cui si battono. Ogni squadra è chiamata a lottare per la gloria del proprio paese. Gli stadi sono un tripudio di bandiere. Tutto ciò tocca le viscere identitarie più profonde degli spettatori. Allora basta un gol per esaltare e rinvigorire un sentimento di filiazione nazionale magari normalmente un po’ sbiadito. Pensiamo alla vittoria della Svizzera nei confronti della Spagna. Nelle strade a far festa non c’erano più 26 cantoni o 2700 comuni ma “gli svizzeri e le svizzere”. Il successo finale della Spagna è stato festeggiato anche in regioni a vocazione indipendentista quali la Catalogna o i Paesi Baschi. Con sommo tripudio di case reali e governanti. Chissà, se la squadra belga avesse trionfato si sarebbe forse risolta la crisi tra Fiamminghi e Valloni! E se l’Italia avesse nuovamente vinto la coppa, forse anche Bossi avrebbe gridato “Forza Italia!” (magari senza farsi sentire all’esterno delle sue mura di casa). Tra l’altro, poveri quei giocatori che hanno sbagliato un rigore o un tiro decisivo: sulle loro spalle (o meglio sui loro piedi) grava la responsabilità di aver reso infelice un’intera nazione! Duro colpo per il sentimento d’identità positiva dell’anti-eroe di turno. Quarto fenomeno è quello del tifo bi-nazionale, almeno visto dalla Svizzera. In effetti, mi hanno simpaticamente colpito gli innumerevoli balconi che esponevano doppie bandiere, quella rossocrociata in genere come costante, affiancata da quella italiana, oppure spagnola, portoghese, tedesca, ecc… Appartenenze bi-nazionali allegramente esibite, senza complessi. Indizi di processi d’integrazione che ormai articolano elementi d’identità d’origine con i sentimenti di appartenenza alla comunità elvetica. Quinto e ultimo fenomeno che appare in forte evidenza è la risonanza emotiva di tali competizioni. I media ci hanno mostrato migliaia e migliaia di volti di spettatori che esprimevano tutta una gamma di intense emozioni: gioia e gaudio, delusioni e frustrazioni, tensioni e timori. Le strade e le piazze sono diventate luoghi di espressione d’incontenibili e rumorose manifestazioni di tripudio collettivo. Cosa provoca tali vibrazioni emotive? Le ragioni sono certamente molteplici e minuziosamente trattate nei testi di psicologia: processi d’identificazione, contagio emotivo, fenomeni di proiezione, ecc… Una comunque vale pena di essere sottolineata: l’umano bisogno di trovare una qualche ragione – in mancanza di meglio anche il calcio – per essere fieri del proprio Paese! C’è qualcuno che legge di tanto in tanto questa rubrica? Se si, mi farebbe la grande cortesia di “battere un colpo”, sotto forma di una mail a [email protected]? Mi piacerebbe sapere se i temi trattati suscitano un qualche interesse nonché avere eventuali commenti e reazioni dei lettori (e lettrici, si intende). 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… la Rivista n. 9 - Settembre 2010 47 Di casa in Svizzera – Collegamenti in tutto il mondo. La nostra casa madre, fondata nel 1590, è una delle banche più antiche del mondo. Esperienza, obiettività e vicinanza ai nostri clienti sono i valori che ci contraddistinguono da oltre quattro secoli. E continuano ad essere attuali come all’inizio. Approfittate delle nostre soluzioni su misura e della nostra esperienza. B E RE N B E RG BAN K ( S C HWE I Z ) AG M I C HAE L A. P. SAG E R KREU Z STRAS S E 8034 5 Z U RI G O SVI Z Z E RA WWW. B E RE N B E RG . C H +41 44 284 21 84 Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità italiana Dalla Rivoluzione francese alla nascita del tricolore di Tindaro Gatani Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861. C on questo articolo unico della legge n. 4671 del Regno di Sardegna, votato nella seduta del Parlamento piemontese del 14 marzo 1861, venne di fatto sancita l’Unità d’Italia sotto Casa Savoia. Il successivo 21 aprile, quella legge diventava, per decreto, la n. 1 del nuovo Stato. I festeggiamenti per ricordare il grande evento sono già iniziati il 24 giugno 2009, quando il Presidente della Repubblica Italiana Napolitano, il primo Ministro francese Sarkozy, il Cancelliere tedesco Merkel ed il Presidente austriaco Fischer si sono recati a Solferino per ricordare una delle battaglie più cruente della storia, combattuta il 24 giugno 1859 fra l’esercito austriaco e quello franco-sardo, con la quale si concluse la seconda Guerra d’indipendenza. Fu la più grande e sanguinosa battaglia, dopo quella di Lipsia del 1813, con un bilancio spaventoso: tra gli oltre 230.000 soldati che vi presero parte si contarono circa 100.000 tra morti e feriti. Fu alla vista di quella carneficina e dello strazio di tanti feriti che il ginevrino Henry Dunant decise di fondare la Croce Rossa (vedi «La Rivista» di settembre 2009). Nel corso di tutto il 2010 e nella prima metà del 2011 sono previste in tutta Italia e anche all’estero diverse manifestazioni culturali, convegni, mostre, pubblicazioni per approfondire i vari aspetti del nostro Risorgimento. Anche La Rivista, da questo numero, vuole contribuire con una serie di articoli a ricordare le fasi salienti di quegli avvenimenti, privilegiando il ruo- La presa della Bastiglia (14 luglio 1789). lo svolto dagli svizzeri e dalla Svizzera, che fu, insieme alla Gran Bretagna, la prima a riconoscere ufficialmente il nuovo Regno già il 30 marzo 1861, a soli due settimane dalla sua proclamazione. Ma non solo: tratteremo della mancanza di tradizioni politiche e culturali univoche delle varie regioni; dell’acceso dibattito sulle diverse proposte di forma di governo da dare al nuovo Stato (monarchico, repubblicano, federale); della mancanza di un vero e proprio scontro tra l’elemento liberale e le vecchie classi dirigenti che subirono ed accettarono con rassegnazione la nuova realtà; dello scontro tra Stato e Chiesa; dell’insufficiente coinvolgimento popolare nelle decisioni prese; del fallimento delle promesse fatte e delle aspettative che l’Unità aveva suscitato e così via fino alla nascita della Questione meridionale, del brigantaggio, del malgoverno della cosa pubblica, della disoccupazione e del conseguente fenomeno dell’emigrazione. Certo, come ha scritto lo storico svizzero Werner Kaegi, l’Italia aveva già da diver- la Rivista n. 9 - Settembre 2010 49 si secoli «una effettiva coscienza nazionale», ma fu il modo come l’Unità venne fatta che accentuò scompensi e divergenze tra le varie regioni e tra le diverse classi sociali. Spartiacque tra il vecchio e il nuovo Mondo La Rivoluzione francese segnò lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo Mondo, mettendo in discussione tutte le istituzioni che da secoli si basavano sulle caste sociali rigidamente chiuse e creando un ordine nuovo, dove veniva stabilito un patto tra cittadini, tutti uguali di fronte alla legge, e lo Stato, governato non più da un sovrano assoluto, ma da rappresentanti eletti dal popolo. La Rivoluzione era iniziata molto tempo prima del fatidico 1789. Una vasta mole di scritti, di interventi, di idee aveva tentato di mettere in discussione la monarchia assoluta. Molte voci si erano levate per condannare l’amministrazione dello Stato «illegale nella sua forma, dannosa, e distruttrice di ogni diritto nei suoi effetti», in quanto limitava «la libertà e le proprietà dei cittadini». La popolazione era divisa in tre stati: la nobiltà, il clero e tutti gli altri che costituivano il “terzo stato”. A sua volta, diviso di fatto tra una minoranza di professionisti, artigiani e commercianti ed una grande massa di sudditi ridotti alla miseria e quindi alla servitù. Dopo il fallimento di alcune timide iniziative di riforma tendenti a modificare il sistema impositivo, convertendolo in uno più giusto e uniforme, un’assemblea dei tre ordini (clero, nobiltà e terzo stato) il 5 maggio 1789 convocò gli Stati generali per discutere della grave situazione economica. Dai bilanci portati alla discussione si apprese che le spese dello Stato superavano di molto le entrate e la metà delle uscite era rappresentata dai soli interessi passivi. I conti non tornavano, la crisi finanziaria si era tradotta in miseria soprattutto per il popolo. Le prime burrasche si presentarono sotto forma di ribellioni di contadini che, sull’esempio dei coloni americani, che avevano ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra il 4 luglio 1776, si misero a piantare nelle pubbliche piazze gli alberi della libertà, sormontati da berretti frigi e ornati dalle coccarde tricolori, divenute i simboli della rivoluzione. Quelle che sembravano proteste isolate si trasformarono ben presto in una fiumana inarrestabile. Era il momento giusto che i rivoluzionari aspettavano, per dare la spallata al vecchio regime. Il 14 luglio 1789, l’assalto e l’abbattimento della Bastiglia, il carcere parigino simbolo dell'oppressione assolutista, segnò lo scoppio della Rivoluzione, che tutto avrebbe sommerso e travolto in uno spietato clima di resa dei conti. Re Luigi XVI, la regina Maria Antonietta e molti nobili furono ghigliottinati sulla pubblica piazza. La stessa fine fecero poi alcuni rivoluzionari della prima ora. I vari regni europei, temendo che la Rivoluzione potesse essere esportata anche nei loro Stati e che 50 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Il poeta Mario Luzi il 7 gennaio 1997 tenne a Reggio Emilia il discorso commemorativo del bicentenario della bandiera italiana. la monarchia, sull’esempio francese, fosse messe in discussione, corsero ai ripari, coalizzandosi contro la Francia. Ne nacque una serie di guerre nel corso delle quali si sarebbe affermato il genio politico e militare di Napoleone Bonaparte, la cui azione, come cantò il Manzoni, nell’ode Cinque maggio, nell’arco di venti anni si svolse Dall'Alpi alle Piramidi, / dal Manzanarre al Reno, / … da Scilla al Tanai, / dall'uno all'altro mar…”. Il Manzoni si chiede quindi:.. Fu vera gloria? Ai posteri / l'ardua sentenza. Una cosa è certa, dopo la Rivoluzione francese e dopo che la bufera napoleonica si era abbattuta su tutto il Continente, nulla più poteva restare come prima. Le grandi novità avrebbero interessato anche e soprattutto l’Italia e la Svizzera. Il tricolore cispadano Una delle prime conseguenze dei grandi rivolgimenti portati dalla Rivoluzione francese fu la creazione di governi repubblicani in alcune nazioni europee. La prima a sorgere in ordine di tempo fu la Repubblica Cispadana, creata il 28 dicembre 1796 in seguito ad un Congresso tenuto a Reggio Emilia dai rappresentanti delle città di Modena, Reggio, Bologna e Ferrara. Il 7 gennaio 1797 il deputato Giuseppe Compagnoni di Lugo di Romagna propose che lo stendardo della Repubblica fosse innalzato «in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo stemma della sovranità». Propose inoltre che si rendesse «universale agli Italiani lo stendardo o bandiera cispadana di tre colori: verde, bianco e rosso, e che questi tre colori si usino anche nella coccarda cispadana, la quale deve essere portata da tutti». Il tricolore si ispirava a quello francese con il verde al posto del blu. Coccarda e bandiera tricolori divennero poi simboli anche della Repubblica Cisalpina con capitale Milano, risultata dalla fusione della Cispadana con la Transpadana. La futura bandiera italiana aveva già fatto la sua comparsa qualche mese prima. A Milano, nel settembre 1796, alcuni patrioti si erano ritrovati in piazza del Duomo per bruciare un libro ritenuto antirivoluzionario e cantavano: L'è bianca, rossa, verde / la forma tricolor...! , e sventolavano una grande bandiera. Quella fu la prima volta che apparve il tricolore italiano sul quale tuttavia il bianco precedeva il rosso ed il verde. In seguito il tricolore verde, bianco e rosso si compose di tre bande disposte da alcuni orizzontalmente con il verde in alto e da altri verticalmente con il verde vicino all’asta, che secondo il simbolismo massonico ereditato dai giacobini, rappresentava la natura e con essa l'acquisto dei diritti di natura, cioè l’uguaglianza e la libertà. I tricolori furono, dunque, emblema militare e rivoluzionario. A cominciare dal maggio 1798, tutti i patrioti italiani, dalle Alpi alla Sicilia, che lottavano per la libertà e l'indipendenza della Patria comune, si riconobbero nella bandiera verde bianca e rossa che portavano su tutti i campi di battaglia anche quando combattevano per la libertà di altri popoli. Nel 1848, la capitale lombarda insorse contro l'occupazione austriaca innalzando le bandiere tricolori sulle barricate delle Cinque giornate. Intervenendo nel conflitto, il re di Sardegna Carlo Alberto, che aveva fino ad allora conservato la bandiera azzurra dei Savoia, non esitò a spiegare al vento il vessillo verde, bianco e rosso. E quel vessillo, al quale fu sovrapposto il simbolo dei Savoia, sarebbe diventato la bandiera dell'Italia unita. Con la caduta della Monarchia e l'avvento della Repubblica, il 2 giugno 1946, lo stemma sabaudo fu tolto. Simbolo dell’unità Il tricolore è comunque, da oltre due secoli, il simbolo più visibile dell’unità dell’Italia e degli Italiani. Il 7 gennaio 1997, a Reggio Emilia, a commemorare il bicentenario della bandiera, è stato chiamato il poeta Mario Luzi, il cui discorso si è mantenuto tuttavia ben lontano dall'enfasi che contraddistinse la famosa orazione tenuta da Giosuè Carducci cento anni prima. Nell'orazione di Luzi, per il quale «abbiamo imparato com'è difficile e doloroso essere Italiani», è mancata del tutto ogni retorica patriottarda proponendosi così come un momento di pacata e grave riflessione su due secoli della nostra travagliata storia. Ed eccolo il Tricolore visto da questo grande poeta del nostro tempo: «Ne ha di macchie e abusi tanti quanti la società nel nostro Paese ne ha di involuzioni, di vergogne, di smarrimenti. La complicità e la simbiosi nell'errore lo hanno reso più intrinseco alla nostra storia e alle sue poco felici alternanze. Non per questo dobbiamo rimuoverlo o rinnegarlo. Nulla sarebbe più empio e privo di carità. Anzi anche da qui deve venire lo stringente appello alla parificazione. Il segno non enfatico, non pretenzioso, non arrogante della nostra umile bandiera, conscia di dolori e di umiliazioni non meno che di gloria, è un invito toccante ad esaminare il nostro stato reale nel nome della solidarietà, della volontà comune. Questo può dire lo scrittore a tutti, ai politici e a chi urla in tv e sui giornali. Senza mitologie fasulle e ripulse di comodo. Fare un esame di coscienza, bruciante. Per non arrendersi, perché non si sia “un volgo disperso che nome non ha”». LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO Dobbiamo alla Rivoluzione francese la famosa Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, basata su un testo proposto da una commissione presieduta dal marchese di La Fayette, discusso ed approvato da un’apposita Assemblea che si riunì dal 20 al 26 agosto 1789. La redazione definitiva sarà inserita come preambolo nella Costituzione del 1791 ed ha ispirato tante Carte costituzionali di Stati democratici. Gli alti valori fondamentali di quel documento saranno confermati dalla loro inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti dell‘uomo adottata dalle Nazioni Unite nel 1948. Ecco alcuni dei diritti sanciti da quella Dichiarazione: Art. 1. Gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune. Art. 2. Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali dell’uomo. Questi diritti sono: la libertà, la proprietà, la sicurezza, e la resistenza all’oppressione. Art. 3. Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione: nessun corpo o nessuna persona può esercitare un’autorità che non derivi da essa. Art. 4. La libertà consiste nel poter fare tutto quel che non nuocia ad altri. Art. 5. La legge non ha diritto di proibire se non le azioni che nuociono alla società. Tutto quel che non è proibito dalla legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare se non quello che essa ordina. Art. 6. La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere personalmente o per mezzo dei loro rappresentanti alla sua formazione. Essa deve essere uguale per tutti, sia quando protegge sia quando punisce (…). Art. 9. Ogni uomo dovrà considerarsi innocente fin che non sia dichiarato colpevole. Art. 11. La libera manifestazione e comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo. (…) la Rivista n. 9 - Settembre 2010 51 Scegliete chi sa scegliere. Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Bellinzona, Biasca, Locarno, San Gallo, Basilea, Berna, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Davos, MC-Monaco Abbiamo scelto la trasparenza, la prudenza, la qualità del servizio. Fate anche voi la scelta giusta: scegliete BPS(SUISSE). Anche in tempi difficili. Call Center 00800 800 767 76 www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te. A colloquio con Nerio Nesi Banchiere di complemento di Michele Caracciolo di Brienza Nerio Nesi è stato Direttore dei Servizi finanziari del Gruppo Olivetti, Presidente della Banca Nazionale del Lavoro, Presidente della Commissione Industria e Attività Produttive della Camera dei Deputati, Ministro dei Lavori Pubblici. Attualmente presiede la Fondazione Camillo Cavour. Mi accoglie con garbo e curiosità nel suo studio di Torino dove una magnifica libreria riveste le tre pareti di una grande stanza. Sulla quarta parete e alle spalle del mio interlocutore troneggia la carta dell’Italia preunitaria, alla sua destra una stampa che ritrae Cavour e alla sua sinistra un’altra con Garibaldi. Un orologio a muro della camera scandisce il tempo. Ho letto il suo libro Banchiere di complemento (Sperling & Kupfer), su Internet ho trovato moltissime informazioni su di Lei e ho visitato il suo sito, da dove cominciare? Dico questo perché francamente Lei ha fatto un percorso professionale che è stato davvero fuori dal comune. Da un lato la politica e dall’altro un grande impegno nel privato tra l’Olivetti e la BNL, solo per citare alcune aziende dove ha lavorato, quindi un’esperienza manageriale che ha poi applicato quando ha ricoperto la carica di Ministro dei Lavori Pubblici. Mi potrebbe raccontare la visita di Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica, alla sede del suo Ministero. Come accadde? Nell’inverno tra il 2000 e il 2001 una grave alluvione colpì l’Italia del Nord – Ovest. Mi dedicai con impegno totale per queste regioni. Quando l’alluvione interruppe l’autostrada e la ferrovia che uniscono Torino e Milano, il Presidente mi disse: “Bisogna fare il massimo sforzo per ricongiungere le due capitali industriali del Paese”. E lo facemmo. E ricordo ancora, con commozione, una mattina verso le sette, mentre visitavo come ogni giorno i lavori, un giovane ingegnere mi disse: “L’autostrada è aperta”. Avevo un numero riservato del Quirinale e informai subito il Presidente e gli passai il direttore dei Lavori. Sentii le sue parole: “La ringrazio a Il dottor Nerio Nesi nel suo studio. “Questi libri mi proteggono. Prediligo questo studio con tutte le pareti a libreria”. nome del Paese”, gli disse. Dopo poche settimane il Presidente colse un’occasione istituzionale per visitare il Ministero dei Lavori Pubblici: era un gesto insolito, credo mai più ripetuto. Ne colsi il significato. Venne nel mio studio e si accorse subito che sopra il suo ritratto avevo fatto applicare il ritratto di Cavour. “L’ho messo lì” – osservai – “perché Lei è il Cavour attuale”. Lo dissi senza pensarci due volte, ma non sbagliavo. Ciampi è l’uomo che ha fatto riemergere nel popolo italiano sentimenti che sembravano scomparsi e che invece erano soltanto sopiti. Mi ha anche colpito nel suo libro il ricordo di suo padre. Come si chiamava? Ferdinando. Era un operaio metalmeccanico specializzato. Uno di quelli, come dicono a Torino, che “sanno fare le ali ai moscerini”. Lavorava alla manifattura tabacchi e riparava le macchine che fa- la Rivista n. 9 - Settembre 2010 53 cevano le sigarette. Era un operaio colto. La sera si toglieva la tuta e si metteva la camicia bianca e la giacca per andare ad ascoltare Wagner. Era un wagneriano, io invece sono verdiano. Ricordo quando mi portò a vedere i luoghi dove aveva combattuto durante la prima guerra mondiale. Lui, un cattolico di stretta osservanza, pacifista, mi disse: “Noi siamo un paese tranquillo, non vogliamo avere nemici, però abbiamo anche le Alpi che ci proteggono” e aggiunse una frase che mi colpì: “E sulle Alpi ci sono gli Alpini”. Nel senso che ci sono degli uomini in armi che ci proteggono. Non ho dimenticato questa espressione, anche se risale a molti anni or sono. In realtà la prima guerra mondiale ebbe un costo enorme in termini di perdita di vite umane… Oltre seicentomila morti soltanto per l’Italia. È vero che Giovanni Giolitti sosteneva che si poteva ottenere “parecchio” dall’Austria, anche senza quel bagno di sangue? Mio padre me lo ricordava spesso. Ma quando fu chiamato alle armi, non fece nulla per sottrarsi. E nella seconda guerra mondiale? Le perdite italiane furono circa 300.000, ma non conosco le cifre esatte, Credo però che il numero maggiore di caduti sia stato nella campagna di Russia, nelle battaglie dei Balcani, dell’Africa del Nord, e nella guerra partigiana. Lei concorda con quanti ritengono che la seconda guerra mondiale sia stata caratterizzata da gravi errori strategici? Il primo, gravissimo errore, anzi la follia, fu la decisione, nel 1940, di entrare in guerra. Era noto lo stato dell’esercito italiano, duramente provato dalle campagne di Etiopia e di Spagna, l’estrema debolezza dei nostri armamenti, l’impreparazione di molti capi militari, (non di tutti, però). Nonostante tutto ciò, i soldati italiani si sono sempre battuti e non soltanto nelle battaglie divenute famose. Questo discorso mi porta a chiederle: quanti caduti ha avuto l’Italia complessivamente nelle tre guerre per l’Indipendenza? Si può ragionevolmente considerare un numero tra i cinquanta e i centomila. L’esercito era piccolo, ovviamente, (il Regno di Sardegna comprendeva circa cinque milioni di cittadini), ma bene addestrato. Le battaglie più sanguinose del Risorgimento furono quelle di San Martino e Solferino, Ho visto il bollettino di guerra che emise la Francia. L’armata sarda ebbe 10.000 tra morti e feriti, l’armata francese 20.000, mentre si calcola che l’armata austriaca ne ebbe circa 20.000. Fu una carneficina dalla quale nacque la Croce Rossa. Sì, Henri Dunant si trovava da quelle parti e, vedendo in prima persona gli orrori della guerra, gli venne l’idea di organizzare in maniera stabile e strutturata l’aiuto ai feriti durante i conflitti. (Si veda l’intervista a Cornelio Sommaruga sul numero 54 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 “Il presidente Ciampi venne nel mio studio e si accorse subito che sopra il suo ritratto avevo fatto applicare il ritratto di Cavour”. “L’ho messo lì” – osservai – “perché Lei è il Cavour attuale”. di settembre e ottobre 2009 de La Rivista - ndr). E delle Forze Armate italiane di oggi cosa pensa? Ho potuto constatare che, tra le grandi amministrazioni dello Stato, quella militare è probabilmente la più efficiente, perché ha dovuto confrontarsi e mostrarsi alla pari di quelle degli altri grandi Paesi Europei e degli Stati Uniti d’America. Il comportamento dei nostri militari nelle missioni fuori del territorio nazionale è esemplare. Si tratta di circa 10.000 uomini, il che significa doverne disporre di circa 30 – 40 mila per i necessari cambi. «In questi cinquant’anni Torino mi ha profondamente cambiato» Lei è emiliano, ma è solito affermare che la sua città è Torino. Perché? Perché, dopo un periodo iniziale di difficoltà, in questi cinquant’anni Torino mi ha profondamente cambiato: questa è la città di Gramsci, di Gobetti, di Bobbio ma anche di San Giovanni Bosco, ma anche di Giovanni Agnelli e di Adriano Olivetti. Una figura importante nella sua vita fu Riccardo Lombardi. C’è un’espressione di Lombardi che mi ha molto colpito e che Lei riporta nel Suo libro. Fu ripresa poi anche da Sergio Romano nel libro “Memorie di un conservatore” (Longanesi), facendo riferimento alle nuove leve della diplomazia italiana degli anni Settanta e Ottanta. “La mutazione genetica” dei socialisti secondo Lombardi era un fenomeno che lui aveva colto sin dagli inizi della segreteria Craxi. Secondo Lei a cosa si riferiva? Lombardi è stato per me un padre. Gli ho voluto bene come a un padre e credo che lui me ne abbia voluto come a un figlio. La sua onestà personale fu cristallina: ricordo che quand’ero presidente della Banca Nazionale del Lavoro tutti i mercoledì anda- «Quando Adriano Olivetti morì nel 1961 su un treno, da solo, la famiglia m’incaricò di curare la divisione ereditaria» “Quando Adriano Olivetti morì nel 1961 su un treno, da solo, la famiglia m’incaricò di curare la divisione ereditaria” vo a colazione da lui e quando ero lì mi vergognavo perché venivo dalle sale dorate di una grande banca. Andavo nella casa “francescana” di un uomo che in certi momenti della sua vita ebbe un grande potere. Negli anni Sessanta, durante il primo governo di Centro Sinistra, quando fu nazionalizzata l’energia elettrica, nel 1963 per la precisione, una volta, in aereo, mentre accompagnavo Riccardo da Roma a Torino, due persone dietro di noi conversando, dissero: “Se questo aereo cade, di certo la borsa andrà su”. Riccardo, (mi piace ricordarlo con il nome con il quale migliaia di compagni lo hanno salutato per tanti anni), ci ha lasciato un immenso patrimonio ideale: la convinzione che parlare di socialismo non è utopia e che una società è socialista quando consente a ciascun individuo la più ampia possibilità di decidere della propria esistenza, di costruire la propria vita; la convinzione che bisogna pensare in grande, che non bisogna avere timore dei grandi disegni e delle grandi strategie; che la politica vive nella concretezza dei fatti di ogni giorno, ma vive anche nel legame che questi fatti quotidiani hanno con i valori attraverso i quali si esprime il bisogno dell’uomo di giustificare se stesso e la sua storia. Questi sono stati gli insegnamenti di Riccardo Lombardi. Di lui però conosco comunque gli errori: quando, ad esempio, rifiutò la nomina a Ministro del Bilancio. Perché fu un errore? Fu un duplice errore: perché sottovalutò sé stesso, non rendendosi conto cosa avrebbe significato il suo ingresso nel Governo in una posizione delicatissima, come quella di Ministro del Bilancio. E perché sopravalutò sé stesso ritenendo che – rimanendo fuori del Governo – avrebbe impedito la scissione dell’estrema sinistra del P.S.I, scissione che al contrario si verificò. Un altro incontro importante per Lei fu quello con Adriano Olivetti. Quando lo conobbi, avevo trentaquattro anni e occupavo già una posizione di rilievo nella direzione amministrativa della RAI. Per caso conobbi il figlio, che mi disse: “Vorrei che conoscesse mio padre”. Andai ad Ivrea e passai con lui due ore. Ero molto intimorito. L’Olivetti sceglieva un direttore dei servizi finanziari e non parlammo assolutamente di questioni finanziarie. Mi chiese quale era stato l’ultimo viaggio che avevo fatto, l’ultimo libro che avevo letto, l’ultima pièce teatrale che avevo visto, il pittore che mi piaceva di più. Mi colse di sorpresa, lo faceva per capire proprio la mia visione generale del mondo. Passai all’Olivetti nove anni straordinari. Insieme a me fu assunto Gianluigi Gabetti che divenne poi l’uomo forte della famiglia Agnelli. Quando Adriano Olivetti morì nel 1961 su un treno, da solo, la famiglia m’incaricò di curare la divisione ereditaria. Fu un onore per me, il gesto fatto da una famiglia capitalistica ad un socialista “lombardiano”: significava una grande fiducia. Non ebbi alcun vantaggio finanziario, se non un quadro di Guttuso che ho ancora nella mia casa. Fu un grande insegnamento quella esperienza professionale. Visitai spesso l’America Latina dove l’Olivetti aveva due importanti fabbriche, una in Brasile e l’altra in Argentina. Soprattutto venni a conoscenza di quegli strumenti finanziari che permettevano di tutelarsi dalle fluttuazioni del cambio. Erano ancora poco noti in Italia. Il gruppo Olivetti aveva l’obbligo per entrare in certi Paesi dell’America Latina di costruire macchinari in quei Paesi e ciò poneva dei problemi delicatissimi di natura monetaria, dato che le monete locali erano estremamente fluttuanti. Una volta entrato nel sistema bancario questa esperienza mi fu molto utile. Si riferisce anche al factoring e al leasing che furono introdotti in Italia dalla BNL durante la sua presidenza? La BNL fu pioniere in questi strumenti finanziari. Proprio grazie alla mia esperienza all’Olivetti. Il cavalierato del lavoro mi fu attribuito per questo. Quale presidente glielo conferì? Sandro Pertini Anche lui molto amato. Fece non so quanti anni di carcere e di confino. Dodici anni in totale e, quando la madre scrisse a Mussolini per chiedere clemenza, lui la sconfessò. Era un uomo difficilissimo, ma mi dimostrò la sua fiducia affidandomi la gestione del suo “patrimonio”. Mi disse: “Ti affido la gestione dei miei beni”. Ora, i suoi “beni” consistevano in 80 milioni di vecchie lire dopo cinque anni come Presidente della Camera dei Deputati e altrettanti come Presidente della la Rivista n. 9 - Settembre 2010 55 Repubblica. Quando vedo gli arricchimenti attuali, vengo colto da una profonda indignazione. Sulla vita di Sandro Pertini potrei raccontarle molti episodi: voglio dirle però solo di uno, particolarmente significativo: il 21 Novembre 1926 una automobile guidata da Adriano Olivetti, (come vede, i capitalisti non sono tutti uguali), prelevò Filippo Turati – ricercato dai fascisti – dal suo rifugio milanese, e lo portò a Savona, dove lo attendevano Sandro Pertini e Carlo Rosselli. Insieme si imbarcarono su un motoscafo che li portò in salvo in territorio francese. La storia dell’antifascismo italiano è ricca di questi episodi che i giovani non conoscono. Mi diceva prima che il rilancio del mito risorgimentale è stata opera del Presidente Ciampi. A volte mi chiedo quale sia l’attualità di uomini come Garibaldi o lo stesso Cavour, pur riconoscendogli delle doti straordinarie di stratega, di statista e di diplomatico. Riuscì a sfruttare la fortuna per raggiungere l’Unificazione. Per capire l’attualità del Risorgimento, di Garibaldi e di Cavour basterebbe leggere i discorsi che ha pronunciato l’attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Accademia dei Lincei, alla Scala di Milano, a Quarto, a Calatafimi, e, in particolare, a Santena, il 6 Giugno. Questo ultimo discorso, fatto davanti alla tomba del costruttore dell’Unità di Italia, è un’autentica lezione di storia e dovrebbe essere distribuito in tutte le scuole della Repubblica. Ma per rendersi conto del genio cavouriano, La esorto a leggere la lettera che egli scrisse al Re Vittorio Emanuele II, subito dopo l’incontro con Napoleone III, a Plombières: sono dodici pagine di assoluta preveggenza, contenenti in dettaglio il piano Italo – francese… che peraltro prevedeva la dolorosa cessione di Nizza e della Savoia alla Francia… E che causò un drammatico scontro tra Cavour e Garibaldi, deputato. Quando Cavour chiese alla Camera di approvare quella cessione, Garibaldi urlò: “Lei ha venduto la mia Patria”. Cavour, tesissimo, perdette i sensi. Ma bisogna aggiungere che pochi mesi dopo, Garibaldi scrisse a Cavour una lettera nobilissima nella quale gli affidava il destino dell’Italia, chiedendo per sé il privilegio di tornare sul campo di battaglia. «Se non ci fosse stata l’unità, l’Italia non avrebbe contato nulla» Cavour morì mesi dopo la proclamazione del Regno nel 1861. Chissà cosa sarebbe successo se Cavour fosse vissuto più a lungo? Se noi pensiamo al “brigantaggio”, che è in realtà fuorviante come definizione dato che si può parlare di una vera e propria guerriglia contro un occupante, capiamo che l’Italia nasce con delle lacerazioni interne fortissime. Ho visto recentemente delle cifre: tra il 1862 – 66 l’esercito del nuovo regno occupò la Puglia, la Basilicata e la Calabria 56 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 con 120.000 soldati, i due quinti delle Forze Armate italiane del tempo. Questo contingente riportò 3.000 caduti, tanti quanti l’esercito americano ha subito in Irak. All’epoca ci furono anche delle accuse da parte della comunità internazionale per i massacri commessi. Il prezzo pagato dal Meridione per l’Unità è stato molto alto. Chissà che cosa sarebbe successo se Cavour avesse potuto avviare il Regno. La stessa centralizzazione così marcata degli inizi e la “piemontesizzazione” avrebbero avuto forse un altro corso. Nel mese scorso La Repubblica ha pubblicato un articolo di uno dei nostri storici più importanti, Massimo Salvadori, che si pone una domanda diversa: cosa sarebbe stata l’Italia se non ci fosse stata l’Unità? Un insieme di piccoli Stati ciascuno dipendente da una grande potenza e così via. L’Italia non avrebbe contato nulla. All’inizio a noi è mancato il decentramento ed è arrivato negli anni successivi in forme anche pittoresche. Tuttavia, cosa sarebbe stata l’Italia se, anziché avere sin dall’inizio la predominanza di un’idea così centralizzatrice, fosse passato il progetto confederale di Carlo Cattaneo? Cattaneo non era il maggiore rivale di Cavour, perché Cavour lo ignorava completamente. Anche con Mazzini non c’erano rapporti. Bettino Craxi aveva una straordinaria ammirazione per Garibaldi. Una volta, quando era presidente del Consiglio, mi convocò a Palazzo Chigi. Aveva in mano un telegramma che Cavour scrisse al primo ministro inglese con il quale lo informava che “(…) un pericoloso avventuriero sta cercando di entrare nel Regno Unito. Attenzione. Fermatelo appena possibile: il suo nome è Giuseppe Mazzini”. E Craxi cominciò a gridare: “Guarda cosa faceva il tuo amico Cavour!”. È vero, tra questi due uomini – che hanno avuto entrambi tanta parte nella unificazione nazionale – non ci fu mai alcuna intesa, ma, sempre, incomprensione e diffidenza. D’altronde le persone di cui Cavour si fidava completamente erano poche: i due bravissimi Segretari: Costantino Nigra e Isacco Artom, Massimo D’Azeglio, Alessandro La Marmora, Marco Minghetti e pochissimi altri. Cavour parlava meglio il francese dell’italiano. La madre era ginevrina e lui vi passava parecchio tempo. C’è ancora la sua casa nella Città vecchia. Le sue città erano Torino, Ginevra, Parigi e Londra. Non è mai stato a Roma. Ma Le consiglio di leggere gli ultimi discorsi che egli fece alla Camera dei Deputati, a Torino, sulla assoluta necessità per l’Italia che Roma fosse la sua capitale. Una sua frase è struggente: “Quando saremo nella più bella città del mondo forse rimpiangeremo i solenni viali di Torino”. Sì sente il carattere torinese, il famoso understatement. Io l’ho acquisito in tutti questi anni Bologna ha un’anima diversa. È una città piacevole, dove tutti si trovano bene, ma Torino è una città unica, forse perché è stata il centro delle grandi lotte della classe operaia, ma anche del grande sviluppo dell’industria italiana. Perché Torino e Milano non si amano? Per la loro storia, per le loro radici. Pensi al Risorgimento e al diverso atteggiamento della nobiltà e dell’alta borghesia piemontese rispetto a quello delle stesse classi, lombarde e venete. E l’ambizione dei Savoia? Anche questo aspetto deve essere stato determinante. C’è chi li accusa di rapacità. Vittorio Emanuele II non era amato da Cavour e non amava Cavour. Pensi che non partecipò ai suoi funerali: il corteo funebre partì da Palazzo Cavour e passò davanti alla reggia. Il re non uscì da casa per rendere omaggio all’uomo che gli aveva dato un regno! In realtà, con il Re i rapporti non furono mai facili. Entrambi sapevano di non poter fare a meno l’uno dell’altro, ma il carattere, il livello culturale, la passione politica erano profondamente diversi. Nel Re, poi, l’avvenire di Casa Savoia era prevalente su ogni altro pensiero. Per Cavour, la monarchia era lo strumento fondamentale per raggiungere l’Unità nazionale, non più di questo. Quella unità nazionale che ebbe come sostenitori soprattutto due Paesi europei, seppur in modo diverso: l’Inghilterra e, soprattutto, la Francia. Per quanto riguarda l’Inghilterra, molta importanza ebbe l’Ambasciatore a Torino, Sir Hudson, che condivise pienamente la politica di Cavour convincendo l’allora primo ministro inglese Lord Palmerston a prendere una posizione favorevole al Risorgimento italiano e che si manifestò soprattutto quando Garibaldi partì da Quarto, con le sue due navicelle… Protette al largo dalla flotta britannica. La Francia ebbe una parte determinante nell’unificazione italiana. Ma Napoleone III prevedeva un Nord Italia unito in chiave anti-austriaca, ma non desiderava di certo l’unificazione di tutta la penisola in un grande Stato. Questo era il progetto di Napoleone III. Cavour dovette accettarlo. Ma non è vero, come dice qualcuno, che Cavour non credesse nell’Italia unita. «La Lega ha origini vaghe e per certi aspetti misteriose» Questo “qualcuno” a cui Lei si riferisce è ovviamente la Lega. Cosa pensa di questo fenomeno italiano? Intanto, tentativi di disfacimento degli Stati nazionali sono presenti, in vario modo, in tutta Europa. Vuole conoscere il mio parere? La Lega ha origini vaghe e per certi aspetti misteriose, come sono misteriosi i suoi riti, che a molti appaiono o ridicoli o folcloristici ma che, amio parere, sono pericolosi, parte di strategie complesse di comunicazione. Anche quando il suo capo minaccia di mettere in campo centomila uomini armati, è facile pensare agli otto milioni di baionette di mussoliniana memoria e riderci sopra. Ma stiamo attenti: chi pronuncia queste minacce è un Ministro della Repubblica. Se poi qualche esponente della Sinistra, per ragioni incomprensibili, ci informa che la Lega è “una costola della Sinistra“, allora bisogna temere il peggio, per la stessa Sinistra. Il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, appare sempre di più come il maggiore rappresentante della Lega nel Governo, Lo conosce? Non personalmente. E non ne sono dispiaciuto. Le confesso che non riesco a prenderlo sul serio: ora socialista, ora liberista, ora reaganiano, ora keynesiano, ora veterocapitalista, ora no global. Ne ammiro però la capacità di sostenere tutto e il contrario di tutto: la necessità dei condoni e il rigore fiscale, le nazionalizzazioni e l’assoluta libertà del mercato. Vede: ho conosciuto Ezio Vanoni e nella sua figura ho sempre identificato il Ministro dell’Economia ideale, per un grande Paese. Lascio a Lei fare il confronto. Ha avuto dei contatti con l’attuale Presidente del Consiglio? Sì. Credo sia un ottimo uomo d’affari con notevoli doti commerciali. Posta così, la domanda assomiglia a quella di un pubblico ministero. Ma, a parte gli scherzi, cosa vuole che le dica? Non sono dalla parte di Berlusconi e non appartengo neanche a quella categoria di Italiani che, come diceva Churchill, “corrono sempre in soccorso del vincitore”. Oltre alle diverse convinzioni politiche, non condivido la sua lotta contro la Magistratura, contro il Presidente della Camera, contro il Presidente della Repubblica, contro chiunque ostacoli i suoi interessi personali. E non posso condividere i suoi atteggiamenti: ha letto di cosa ha parlato con i governanti bulgari? Dei suoi successi erotico – sentimentali. Ma è concepibile? Quando incontro persone di tutti gli altri Paesi europei, sento il loro imbarazzo, se il discorso cade sul nostro Presidente del Consiglio, come se, esprimendo quello che pensano, possano urtare la sensibilità nazionale dell’interlocutore italiano. Ma perché queste continue pacche sulle spalle o battute del tipo “Obama abbronzato” o la recente sulle belle ragazze albanesi? Perché queste continue figuracce? Lui è convinto e, probabilmente ha ragione, che il suo popolo, quello che lo vota, lo voglia così e i fatti purtroppo gli danno ragione. E ciò dimostra che Berlusconi non è un incidente della storia, Berlusconi rappresenta una parte del popolo italiano, una parte consistente. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 57 Sì, sarà pure una parte grande, ma per usare un’espressione di Nixon sono certo che ci sia anche una “maggioranza silenziosa” degli italiani che comincia ad essere infastidita, se non schifata. Gianfranco Fini sta cavalcando questo malcontento che avrà forse degli sviluppi imprevedibili. A mio parere, questi sviluppi dipenderanno dalla capacità dell’opposizione di presentare un’alternativa credibile e affascinante. «La Sinistra non ha più le radici di un tempo» E la sinistra italiana oggi in che condizioni si trova? La Sinistra non ha più le radici di un tempo. Rimpiango quel periodo, quando la società civile era formata dall’insieme di luoghi fisici di istituzioni, di circoli culturali, e religiosi, di organizzazioni sindacali, cooperative e di categoria, che svolgevano simultaneamente il ruolo di autogoverno dei cittadini, e di relazioni umane. La politica si faceva in Parlamento e sui giornali, ma anche nei Consigli comunali e provinciali, e soprattutto nelle piazze, nelle fabbriche, nei comizi, nelle sezioni di partito, nelle parrocchie. L’individuo era la risultante della società civile in cui era immerso e della quale non poteva non essere permeato. E la sua partecipazione alla vita pubblica era un dato reale, anche se era lontano dal potere e apparentemente non in condizione di influenzarne i comportamenti. Lo rendevano forte tutte le relazioni di cui era parte, vere e proprie reti di protezione, che- anche nei momenti più difficili, quando si doveva provare il sapore della sconfitta - erano in grado di attutire la caduta, di dare il tempo per preparare la rivincita. Rimpiango quel periodo nel quale i partiti erano anche organizzazioni pedagogiche: milioni di persone, giovani di tre generazioni sono passati attraverso la loro scuola di civiltà, di valori, di solidarietà, di rispetto del lavoro e delle virtù civiche. Cosa è rimasto di tutto questo? Pressoché nulla. Manca la passione per un’idea generale. Ecco il dramma della Sinistra. Mancano forse anche dei leader? Sì, ma questo è un dato di fatto che grava su tutto il mondo, con la sola eccezione del Presidente attuale degli Stati Uniti che è certamente il leader di tutto quello che è “Sinistra” di quel Paese. Non vede leader europei paragonabili ai loro storici predecessori? Purtroppo no. Né in Germania, né in Francia, né in Inghilterra, né in Spagna. E in Italia? Tanto meno. Chi sono i successori di Luigi Einaudi, di Alcide De Gasperi, di Ugo La Malfa, di Pietro Nenni e Riccardo Lombardi, di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer? Il Segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani non è forse un leader? Deve ancora dimostrarlo, anche se non condivido 58 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Il Presidente Giorgio Napolitano il 6 giugno scorso firma l’Albo d’Onore del Castello di Santena, in occasione del suo intervento per il bicentenario della nascita (10 agosto 2010) e l’anniversario della morte (6 giugno 1861) di Cavour. il giudizio negativo che ha dato di lui recentemente Carlo De Benedetti, (pur riconoscendogli doti positive nel suo precedente ruolo ministeriale). Forse è danneggiato dalla generale convinzione che il suo ispiratore sia Massimo D’Alema. E di Franceschini cosa pensa? Non lo conosco abbastanza per poter dare un giudizio: mi colpì però la notizia che, appena nominato Segretario del Partito Democratico, si recò nella sua città, Ferrara, insieme al padre, a rendere omaggio ad un monumento ai partigiani. E di Veltroni? Aveva suscitato molte speranze, svanite quando teorizzò il partito “liquido”, cioè senza organizzazione sul territorio e dopo quella infelice dichiarazione di ”non essere mai stato comunista”; sarebbe come io dicessi di non essere mai stato socialista. Chiamparino? È un ottimo Sindaco di Torino e poteva diventare un ottimo presidente della Regione Piemonte (può anche darsi che lo diventi). Resta un problema: un bravissimo generale di grandi unità può diventare un bravissimo comandante supremo? Penso di sì. Bisognerebbe provare. «D’Alema ha fatto un altro dei suoi tanti errori» Per quanto riguarda lo scontro tra Massimo D’Alema e Nichi Vendola sulla Puglia, che impressione ha avuto? Che D’Alema ha fatto un altro dei suoi tanti errori, dovuti soprattutto ad un’arroganza e ad una supponenza che hanno danneggiato il Partito Democratico e il Paese. Pensi alle conseguenze che ci sono state per non aver portato a conclusione la legge sui conflitti d’interesse. Anche Bettino Craxi era noto per la sua arroganza. Sì, ma con una differenza: la passione politica, che è stata una componente fondamentale della sua vita insieme ad alcune intuizioni di grande rilievo sul futuro dell’Europa. Mi sembra che Lei non voglia toccare un tasto delicatissimo, quello finanziario: tangenti per il P.S.I. e arricchimenti personali. Questo silenzio Le fa onore, perché, pur occupando la carica bancaria più importante - la presidenza della BNL attribuita al P.S.I. - nessuno, durante e dopo quel periodo, ha sollevato eccezioni sulla sua cristallina onestà personale. La ringrazio di questo riconoscimento: sono uscito dalla Banca Nazionale del Lavoro dopo dieci anni, senza liquidazione e senza pensione, perché questa era la regola per tutti i presidenti degli istituti di credito di diritto pubblico. E guardo quindi dall’alto, molto dall’alto, le remunerazioni di dirigenti di imprese meno importanti di quella che era allora la BNL. Bettino Craxi si è comportato correttamente sotto questo aspetto? Non lo so. Sarà la Storia a stabilirlo. Eppure ho sentito dire frequentemente che Craxi aveva una grande stima di Lei. Ebbi con lui momenti di aperto dissenso e momenti di collaborazione, sempre con la stessa lealtà: alcuni di questi momenti furono drammatici: quando fu rapito il figlio di Francesco De Martino, quando organizzammo il Congresso del Partito a Torino, nel mezzo del processo alle Brigate Rosse, quando fui incaricato di rappresentare il P.S.I. presso il Partito Socialista Spagnolo, in clandestinità. Ho sempre avuto l’impressione che gli dispiacesse la mia non adesione alla ristretta cerchia dei suoi amici. Ma io ero “lombardiano”. Debbo però dargli atto che mi propose di assumere l’incarico di Ministro del Tesoro e che capì le ragioni del mio rifiuto. Non capì, al contrario, le ragioni che mi impedirono di aderire in quanto presidente di una grande banca alle sue fortissime pressioni a favore di un importante imprenditore, suo amico. E quell’episodio segnò la fine della nostra collaborazione. Quegli anni mi hanno insegnato che i despoti esistono perché esistono i sudditi. Fece grande impressione a suo tempo l’alleanza tra Banca del Lavoro, Istituto Nazionale delle Assicurazioni e Istituto Nazionale della Previdenza Sociale per la gestione comune degli imponenti flussi finanziari che generavano questi tre enti pubblici, anche in previsione della previdenza integrativa. Sì. Una grande idea di tre persone: a parte me, Antonio Longo e Giacinto Militello, che avevano propositi comuni. E perché non fu attuata? In realtà si giunse all’atto conclusivo: il 29 giugno 1989, il protocollo di intesa fu firmato alla presenza del Direttore Generale del Tesoro. Ma su questa alleanza si scatenò tutta la furia degli interessi privati offesi, che ebbero in Guido Carli, nel frattempo diventato Ministro del Tesoro, il loro degno rappresentante: nei successivi sei mesi, con metodi vari, Nesi, Longo e Militello furono rimossi. E Craxi? Non fu, a mio parere, complice della rimozione, ma non gli dispiacque, anche perché gli permise di mettere al mio posto un suo strettissimo amico, successivamente condannato per corruzione e bancarotta fraudolenta a due anni di reclusione, poi patteggiati. «Ho anche alcune soddisfazioni: per esempio la visita - il 6 Giugno del Presidente della Repubblica, che è stato un grande successo» Siamo al periodo del ritorno alla vita politica: l’ingresso nella Camera dei Deputati, la Presidenza della Commissione Industria della Camera, il Ministero dei Lavori Pubblici. Quegli anni – dal 1996 al 2006 – cambiarono di nuovo la mia vita. Su di essi sto scrivendo un libro che si intitola: “Ministro di complemento”, che segue “Banchiere di Complemento”, (del 1993): in entrambi la parola “di complemento” è basilare, a dimostrazione che, nella vita, il caso, la fortuna, la divina provvidenza contano molto. Ed ora? Perché ha accettato la nomina ad Amministratore Delegato della Fondazione Cavour per la quale dovrà affrontare alla sua età altre responsabilità? Per amore della mia Patria, per amore della mia città, nella quale si svolgeranno le celebrazioni del 150°Anniversario della Unità d’Italia. È vero, sto affrontando preoccupazioni e problemi, dovuti anche al fatto che l’attuale governo nazionale e l’attuale Giunta Regionale del Piemonte non sembrano mostrare particolare interesse alle nostre radici e al loro ricordo. Ma ho anche alcune soddisfazioni: per esempio la visita - il 6 Giugno - del Presidente della Repubblica, che è stato un grande successo. Mi ha particolarmente colpito in questa visita un episodio in apparenza modesto: due istituti, il Liceo Classico di Stato “Cavour” di Torino e la Scuola Media “Falcone” di Santena, si sono disputati l’onore di cantare “Fratelli d’Italia” all’arrivo del Presidente. Ciò dimostra che questo Inno, che queste parole, e quello che rappresentano, hanno ancora una forza coinvolgente nelle giovani generazioni. È un piccolo segno, ma è un segno che dà un senso alla mia fatica. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 59 Filosofia Gestione del Tradizione d’investimento patrimonio bancaria unica indipendente ginevrina “La nostra priorità n. 1: capire il vostro successo e dal 1816 le vostre aspettative.” Jean-Louis Platteau Direttore Generale Private Banking Armando Adamo Direttore aggiunto Private Banking Lugano Buona parte dei patrimoni e dei capitali di famiglia provengono da aziende e iniziative di persone d’eccezione. Pazientemente costituiti, trasmessi di generazione in generazione, o frutto di cessioni recenti, questi patrimoni meritano vigilanza e attenzione speciali. Una banca sicura, una qualità di gestione svizzera e una concezione condivisa dell’economia e dei mercati finanziari. Banque Cantonale de Genève: una visione diversa della gestione patrimoniale per successi finanziari duraturi. Genève Zürich Lausanne Lugano Lyon Annecy Paris Porto di Basilea, Svizzera, ore 16. www.bcge.ch/privatebanking Carnet Di Jürg Conzett il contributo svizzero alla 12a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia Su proposta dei membri della Commissione federale d’arte, l’Ufficio Federale della Cultura ha conferito il mandato all’ingegnere Jürg Conzett, che vive e lavora a Coira. Con il titolo «paesaggio e opere civili», Jürg Conzett traccia, insieme al fotografo Martin Linsi di Einsiedeln (SZ), diversi percorsi attraverso la Svizzera. Jürg Conzett si concentra su questa tematica, avvalendosi degli interventi apportati a livello paesaggistico da costruttori e ingegneri. Analizza le condizioni in cui sono stati realizzati questi interventi: esigenze tecniche, economiche, architettoniche e turistiche; inoltre, esamina l’attuale importanza di questi interventi per l’essere umano. Jürg Conzett cerca di fornire una risposta circa le modalità con cui si sta attualmente trattando il patrimonio architettonico e come questa eredità influenza l’architettura contemporanea. Nel quadro della mostra di Venezia, Jürg Conzett presenterà il proprio inventario su questa tematica corredato da fotografie, testi, progetti e oggetti. Nato nel 1956, Jürg Conzett ha studiato ingegneria edile all’EPF di Losanna e all’SPF di Zurigo, dove si è laureato nel 1980. Successivamente, ha collaborato con l’architetto Peter Zumthor fino al 1988, quando ha aperto un proprio studio di ingegneria. Attualmente gestisce, insieme ai suoi partner Gianfranco Bronzini e Patrick Gartmann, uno Copyright Zvg. studio di ingegneria a Coia ra. Inaugurata il 29 agosto, la 12 edizione della Mostra internazionale di architettura di Venezia si svolgerà fino al 21 novembre 2010 nel quadro della Biennale. Dal 12 settembre al 10 ottobre 2010, Casa Pessina, Ligornetto Anna Sala: Sensazioni di Paesaggio La Casa Pessina, donata al Comune di Ligornetto dalla signora Bianca Pessina in memoria del fratello Apollonio, scultore e pittore, ospita, al primo piano, nella grande sala, una personale dell’artista milanese (ma vive e lavora a Varese) Anna Sala, raffinata interprete di dipinti di paesaggio, alcuni eseguiti qualche anno fa, altri appositamente realizzati per la mostra, promossa dal Dicastero della Cultura di Ligornetto. Ci sono marine, “essenziali nella loro linearità”, ma anche paesaggi toscani e andalusi “più elaborati nella resa”con riferimento al paesaggio di Simone Martini, alle opere dei fratelli Lorenzetti ma anche, per le piccole dimensioni allun- gate in orizzontale e per la raffinatezza del linguaggio, a certi formati di Giovanni Fattori. Anna Sala, nei suoi lavori, ripropone, abilissima, gli antichi procedimenti, di matrice trecentesca e quattrocentesca, eredi della cultura fiamminga e toscana, come la gessatura della tavola di legno prima dell’applicazione della pittura a olio, magra e senza alcun compiacimento materico. (Dalla Presentazione di Angela Madesani) Orari di apertura Giovedì 14.00 – 17.00 Sabato, domenica e festivi 14.00 – 18.00 Dal 5 al 26 settembre alla Galerie Stephan Stucki di Zurigo Gian Pietro Ravizza: Un ultimo sguardo sul mondo Ravizza è un piemontese, che per oltre 30 anni ha insegnato lingua e cultura italiana nelle scuole superiori di Zurigo. Inizialmente, nel suo tempo libero, cercava pietre, dovunque ce ne fossero e le chiamava Fisioliti (Physiolithen), termine da lui stesso coniato dalla fusione di due parole greche: physis (natura) e lithos (pietra). Esposte pubblicamente suscitarono l’interesse di un australiano, Mister Jayton che le acquistò tutte. Oggi quelle’pietre’ si possono vedere nella Macquire Gallery di Sidney. In seguito Ravizza orienta il suo talento artistico su carta e penna e su tela e pennelli. In tempi recenti, dopo aver scoperto che anche il legno ben si presta all’espressione artistica, i suoi dipinti sembrano dar corpo alla visione infantile di quel “fanciullino” pascoliano, che, mentre noi invecchiamo, mantiene inalterata la sua vitalità. Le ultime opera di Gian Pietro Ravizza si possono ammirare fino al 26 settembre (giovedì e venerdì dalle 18 alle 20, il sabato dalle 15 alle 18) presso al Galleria Stucki alla Mainaustr. 34 di Zurigo. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 61 s m l xl, Bäckerstrasse 51, 8004 Zürich, Telefon 044 240 11 11 WWW.SMLXL-FASHIONSTORE.CH Scaffale di Liber Carlo Azeglio Ciampi Luciano Marrocu Marilù Oliva Da Livorno al Quirinale Il caso del croato morto ucciso Tu la pagaras! Storia di un italiano. Conversazione con Arrigo Levi Il mulino pp. 192; € 11,20 Baldini Castoldi Dalai Editore pp. 160 € 13,00 In una schietta conversazione con Arrigo Levi, amico e collaboratore nei sette anni della Presidenza della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi racconta se stesso. Dalle radici livornesi alla Normale di Pisa, all’Abruzzo che lo accolse nel tempo della vita alla macchia e dell’avventuroso attraversamento delle linee per raggiungere l’esercito al Sud già liberato. Dal lungo apprendistato in Banca d’Italia a Macerata, alla chiamata a Roma, dove sarebbe iniziata, dal Servizio Studi, la graduale ascesa fino all’ufficio del Governatore. E poi ancora una sfida inattesa, che lo porta dalla Banca d’Italia alla Presidenza della Repubblica, con un passaggio ai vertici del governo, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero del Tesoro, in tempo per portare l’Italia nell’euro. Tutto sembra accadere «per caso», una svolta nella vita dopo l’altra, con occasioni impreviste che si offrono all’intelligenza, alla tenacia, all’integrità, all’indipendenza politica di Carlo Azeglio Ciampi. Una lezione di storia, una lezione di metodo, una lezione di vita, in un racconto punteggiato di eventi curiosi, stampati nella memoria del ragazzo livornese che diventò Ciampi, il Presidente. 1934. Due poliziotti della Divisione Affari generali e riservati del Ministero dell’Interno, Eupremio Carruezzo e Luciano Serra, conducono un’inchiesta sull’assassinio di un ustascia croato, trovato morto nel suo appartamento di Piazza della Chiesa Nuova, a Roma. Dai riscontri emergerà l’esistenza di un piano terroristico volto a uccidere il re Alessandro di Jugoslavia, che i nazionalisti croati considerano il principale ostacolo alla conquista dell’indipendenza. Su incarico del capo della polizia Arturo Bocchini, i due poliziotti cominciano a indagare sull’attentato in progetto, le cui linee generali sono state rivelate a Bocchini da un informatore della polizia politica che è però, nella sua veste pubblica, un esponente di punta dell’antifascismo italiano a Parigi. In una capitale francese fosca e misteriosa, popolata di spie internazionali, poliziotti sentimentali nostalgici dell’Italia e ambigui antifascisti, Carruezzo e Serra riusciranno a incontrare l’informatore che, dopo un serrato colloquio ricco di risvolti ideologici, darà ulteriori notizie sull’identità del possibile attentatore. Seguendone le tracce, Carruezzo e Serra giungeranno in una Barcellona i cui fermenti paiono quasi alludere alla guerra civile lì da scoppiare, mentre le rivelazioni di una fascinosa cantante di night club li porterà a Marsiglia, dove la vicenda troverà la sua svolta decisiva. Il finale rivedrà i nostri eroi a Roma e avrà come protagonista un Mussolini inedito. Carlo Azeglio Ciampi ha già pubblicato con il Mulino Un metodo per governare (1996) e La libertà delle minoranze religiose (2009). Luciano Marroccu, nato a Cagliari nel 1948, insegna Storia Contemporanea all’Università di Cagliari. Nel 2000 esordisce come narratore, pubblicando per Il Maestrale Fáulas, romanzo giallo, cui segue due anni dopo Debrà Libanòs, ispirato alla dura repressione causata dall´attentato al maresciallo Rodolfo Graziani, viceré d´Etiopia. Del 2004 è Scarpe rosse, tacchi a spillo. Arrigo Levi, saggista e giornalista, attualmente consulente personale del Presidente Napolitano, ha pubblicato recentemente con il Mulino Un paese non basta (2009). Elliot pp. 260 € 16,50 Bologna. È quasi finita la notte quando, in una sala da ballo di salsa e merengue, viene ritrovato il cadavere del barista del locale, Thomàs Delgado. Molti sono i potenziali indiziati, prima tra tutti la Guerrera, fidanzata di Thomàs. Disincantata, scanzonata, impulsiva, un po’ vanitosa, un po’ maschiaccio, vera salsera, spirito combattivo, la Guerrera lavora presso una sorta di redazione-garage per un giornale diretto da un becero individuo. È guerriera di capoeira, l’arte marziale brasiliana nascosta sotto forma di danza, e oltre alla salsa ha due grandi passioni: Dante Alighieri e le patatine fritte. Vive con Catalina, l’amica cartomante, appassionata come lei di balli latinoamericani e santeria. Le indagini vengono condotte dall’ispettore Gabriele Basilica e si incrociano con quelle della Guerrera, che lo introduce nel mondo della salsa, svelandogliene fascino e incoerenze, verità e mistero. La ragazza a volte si contraddice, tanto che i sospetti cadono a più riprese su di lei. Infatti, avrebbe avuto molte buone ragioni per farla pagare a Thomàs, inguaribile sciupafemmine. Nel frattempo un altro cadavere viene ritrovato nella campagna emiliana: anche in questo caso la vittima è legata all’ambiente dei locali di salsa e merengue. E così, tra insegnanti di danza, animatori pugliesi che si spacciano per latinoamericani, ballerine bellissime e signore rifatte, esibizionisti, rituali religiosi affascinanti e arcani, storie di sesso torbido, gelosie e superstizioni, l’ispettore Basilica si trova catapultato in un mondo per lui inedito e pressoché incomprensibile. Però proprio dagli orishas, gli dei della santeria cubana, quando tutte le piste sembrano condurre al nulla, verrà un aiuto inaspettato per scoprire il colpevole… Marilù Oliva, è nata e vive a Bologna. Questa è la sua opera seconda dopo il romanzo d’esordio Repetita pubblicato da Perdissa. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 63 “Ogni attività di Private Banking richiede un elevato livello di confidenzialità e fiducia. Crediamo fermamente nelle potenzialità del sistema di gestione bancario Ambit Apsys di SunGard per assicuralo “ con la massima efficienza. Christine Ehrat, lic.oec.publ. Membro della direzione MediBank AG Zug Ambit Apsys – per banche con più di 500 utenti AMBIT APSYS The Well Managed Bank Helping Banks better manage their customers SunGard ha progettato il sistema Ambit Private banking facendo leva sui suoi principali punti di forza: compliance ed efficienza. Inoltre, il sistema Ambit è stato integrato con funzionalità CRM che facilitano una più efficace interazione tra consulenti e clienti. Ad oggi, più di 70 banche private utilizzano questo software, che si è rivelato essere molto flessibile ed affidabile, riuscendo a soddisfare un sempre crescente numero e una complessità di richieste da parte dei loro clienti. Migrate su Ambit Apsys entro pochi mesi. Parliamone insieme. Telefono 022 929 83 00. www.sungard.com/apsys © 2010 SunGard Trademark information: SunGard, the SunGard logo, and Ambit Apsys are trademarks or registered trademarks of SunGard Data Systems Inc. or its subsidiaries in the U.S. and other countries. All other trade names are trademarks or registered trademarks of their respective holders. Sequenze di Jean de la Mulière MINE VAGANTI di Ferzan Ozpetek THE EXPENDABLES Fra le mine vaganti la principale è costituita da Tommaso, che, dopo aver trascorso gli ultimi anni a Roma, lontano da casa sperando di coronare il sogno di diventare scrittore, torna a Lecce, perché il padre, un importante imprenditore nel campo della pasta, ha deciso di dividere le quote aziendali tra i due figli. Tommaso, in realtà, non è laureato in economia e commercio come pensano i genitori, ma in lettere, e dell’azienda non ne vuole sapere. Inoltre, all’insaputa della famiglia, è omosessuale ed ha intenzione di confessare finalmente la verità. I suoi piani vengono scombussolati dal fratello Antonio che lo anticipa e rivela lo stesso ‘scandaloso’ segreto di Tommaso. Il tema dell’omosessualità non è l’unico che fa da sfondo ad una storia, che focalizza l’attenzione sull’accettazione delle diversità e la necessità di manifestare il proprio il proprio modo di essere e vivere, trovando il coraggio di abbandonare le situazioni che ci rendono infelici. Il tono si mantiene leggero, avvicinandosi alla commedia all’italiana, sfruttando l’alchimia tra gli interpreti, gestendo i loro tempi recitativi, per dare vivacità e ritmo al film. Barney Ross è un uomo che non ha niente da perdere, non prova emozioni né sente paura, è un leader e uno stratega che vive ai margini della società. Le uniche cose a cui è legato sono un camioncino, un idrovolante e la sua squadra di mercenari. Assoldati per mettere fine alle atrocità di un sanguinario dittatore – il Generale Garza – che per vent’anni ha seminato il terrore in Sud America, vengono abbandonati al proprio destino, rendendosi bene presto conto di quali siano i veri nemici. Esauriti i personaggi e le storie di Rocky Balboa e John Rambo, Sylvester Stallone torna al cinema d’azione con un film scritto co-prodotto, interpretato e diretto La trama, che comunque riporta alla mente quanto accadeva a Rambo abbandonato a se stesso in Vietnam, rende omaggio il cinema d’azione degli anni ’80 di cui Stallone fu uno dei massimi esponenti. Rispetto ad allora, oltre ad una maggiore spettacolarizzazione consentita dall’utilizzo delle moderne tecnologie, i personaggi femminili non sono poveri e indifesi, ma si distinguono per forza e personalità. di Sylvester Stallone COMPLICES di Frédéric Mermoud In un internet café di una Lione anonima e fredda, Vincent e Rebecca s’incontrano. Lei è una studentessa la cui madre, assistente di volo, è spesso assente. Lui vive in una roulotte, guadagnandosi da vivere prostituendosi. L’amore che si accende tra loro, anziché rap- presentare un’opportunità di emancipazione, induce Rebecca a lasciarsi coinvolgere nell’attività di Vincent. La morte di lui e la scomparsa di lei finiscono al centro delle indagini dell’ispettore Cagan e della sua collega Mangin, e ci invitano a ripercorrere la vicenda. Scioglie i nodi dell’intreccio il regista fa progredire in parallelo due logiche opposte: il disordine e l’impulso da una parte, l’ordine e la moderazione dall’altra. Ad ogni episodio dell’amore fatale tra i due giovani incoscienti, segue ciò che poco a poco scoprono i due ispettori. La sorda inquietudine del duo Mangin-Cagan fa da contrappunto all’estrema audacia dei due innamorati allegri e bizzarri che filano verso il loro tragico destino tragico. Se il ritratto del mondo della prostituzione e l’inquietudine giovanile sono resi con efficacia, quella dell’indagine sembra suggerito da una scrittura televisiva con atmosfere dei noir che dilagano sui piccoli schermi casalinghi. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 65 DALLA PUGLIA CON GUSTO Lunga tradizione in tavola L a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi, nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime «orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La Divella offre al pubblico una vasta gamma di prodotti a prezzi convenienti e competitivi. Lo stabilimento della Divella. Pasta, farina, semola, riso, pomodori, legumi, olio extravergine di oliva e biscotti: un mix vincente per il vostro business. Importatore per la Svizzera - Importeur für die Schweiz - Importateur pour la Suisse: Revini S.A. / Corso San Gottardo 72 / 6830 CHIASSO Tel. 091 641 62 15 / Fax 091 641 62 16 Deposito - Lager - Depôt: Via Cantonale 1 / 6855 STABIO B&P IMMAGINE&COMUNICAZIONE Da oltre 100 anni garantiamo l’alta qualità dei nostri prodotti. Ogni giorno portiamo gusto e qualità sulle tavole di tutto il mondo. Diapason di Luca D’Alessandro Remo Anzovino - Igloo (Egea) Igloo è il risultato di un lungo sogno del pianista Remo Anzovino: «il sogno di realizzare un album dal sapore fortemente cinematografico, che fa da ponte tra la musica classica ed il jazz.» L›opera di Anzovino è una sinfonia moderna che comprende duetti malinconici e tristi che si alternano con ritornelli allegri e giocondi. È l›incontro tra strumenti di vario genere: tra il pianoforte e la tromba, la chitarra e il sassofono, la batteria e il contrabbasso. Un progetto innovativo in cui suoni e personalità artistiche apparentemente distanti si incontrano su un terreno comune nel rifugio della più vera creatività. L›igloo simboleggia questa visione: è un luogo in cui si può entrare e da dove si può osservare il mondo esterno prima di uscire e riprendere il cammino. Igloo è un disco da apprezzare anche dal lato grafico grazie alle illustrazioni contenute nel libretto che lo accompagna. Creato dal fumettista Davide Toffolo, che ha immaginato il mondo musicale di Remo Anzovino con un concetto minimale e moderno. Panaphonic – Sunrise Light (Funky Juice) Proviene dalla città eterna quest’album dal gusto elettronico, jazz, acustico. Un disco intriso da suoni che fanno da tappeto a dei cori africani su loop di percussion-grooves e drum sample. Panaphonic è un progetto di Roby Colella produttore e direttore della Funky Juice Records. La sua missione è quella di creare un ponte tra le due civiltà, quella africana e quella occidentale. Approfondire le ritmiche comuni: l’atmosfera oscura dell’afro-jazz e delle danze tribali con i suoni elettronici tipici del nord Europa. Il ritmo viene delineato da una batteria tropicale composta di strumenti autonomi come il guiro, le congas, il pandeiro, il repenique, i bongos, lo shekere e la cabasa. L’intero complesso viene circondato da un arrangiamento digitale che si unisce perfettamente con gli elementi acustici. I titoli dei singoli brani incuriosiscono, giochi di parole non scelti a caso, ma concepiti consapevolmente: Sambastique, Funky Shadowlight, Softnoise Revolution, e via dicendo. Irene Grandi – Alle Porte Del Sogno (Warner) È l’ultimo album di inediti di Irene Grandi che dall’epoca del duetto con Lorenzo Ternelli nel 1992 riesce puntualmente ad attirare l’attenzione su di sé. Grazie alla sua stupenda e solida voce la cantante fiorentina appassiona chiunque: il suo modo di essere semplice e accessibile le conferisce un fascino particolare. Irene Grandi non ha alcun timore di salire sul palco e collaborare con musicisti di culture diverse: difatti, durante l’iniziativa «Il cuore si scioglie» promossa da Unicooop ha avuto l’occasione di duettare con musicisti dell’India e dell’Africa. Per lei un’esperienza indimenticabile. Che si ripercuote sul nuovo disco. Grandi rimane fedele – in linea di massima – al concetto che la portò al successo. L’album contiene esclusivamente brani inediti. Tra gli altri, La Cometa di Halley, canzone proposta alla sessantesima edizione del Festival di Sanremo, e il brano che dà il titolo all’album, Alle Porte del Sogno, che al momento occupa le prime posizioni nelle classifiche italiane. Jessica Brando – Dimmi Cosa Sogni (EMI) I sogni di Jessica Brando si sono avverati a soli 16 anni ,con questo debutto Dimmi Cosa Sogni, pubblicato dall’etichetta EMI Music Italia. L’album viene accompagnato dal libro, anche scritto dalla giovane cantante, Io Canto Da Sola. Cantava da sola già da bambina: «all’età di cinque anni mi sono dedicata – giusto per sfizio – all’intonazione di brani di Frank Sinatra, Ella Fitzgerald e Dinah Washington.» Fin dai primi anni si rivela la sua passione e la sua inclinazione verso la musica. Jessica inizia a partecipare a diversi concorsi locali, per arrivare a quello più importante, che darà il là alla sua carriera: l’apparizione al Festival di Sanremo. Jessica Brando stupisce per la sua sicurezza, un atteggiamento da star e una voce molto matura per la sua età. In previsione di un suo perfezionamento vocale, siamo certi che sentiremo parlare ancora di lei. Le premesse sono più che buone. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 67 Adottare un filare di Barbera nelle Lanze P er far fronte alla crisi del settore vitivinicolo e salvaguardare lo storico patrimonio dei vigneti locali tra le Langhe e il Monferrato, il Comune di Castagnole delle Lanze (AT) lancia l’iniziativa “Adotta un filare nelle Lanze”. Dal 29 luglio è infatti possibile adottare un filare di uve Barbera a cui dare il proprio nome. Chi aderirà all’iniziativa avrà in carico una parte di vigna che sarà lavorata dai proprietari e le cui uve saranno vinificate per produrre una Barbera di altissima qualità. Gli adottanti, riceveranno infine una serie di bottiglie di Barbera, almeno 12, etichettate con la specifica della vigna e di colui che l’ha adottata. Dalle modalità d’adozione alla vendemmia, tutti coloro che aderiranno all’iniziativa saranno aggiornati tramite il sito www.lanze. it su quanto avviene nella loro vigna, riceveranno immagini della lavorazione effettuata e potranno assistere personalmente alla vendemmia o alla vinificazione. Ad accompagnare le fasi di lavorazione in vigna e la vinificazione una delle più autorevoli personalità dell’enologia italiana ed internazionale di origine castagnolese, il Cav. Ezio Rivella, da poco eletto Presidente del Consorzio dei produttori del Vino Brunello di Montalcino, Presidente dell’Unione Italiana ed Internazionale degli Enologi nonché proprietario della cantina BEL SIT di Castagnole. Per promuovere l’iniziativa, il Comune ha organizzato un tour ciclistico di 3 giorni che ha toccato l’Italia, Svizzera e Germania, che ha visto i ciclisti della Polisportiva castagnolese e alcuni amministratori comunali percorrere oltre 200 chilometri al giorno. Dopo la prima tappa lo scorso 29 luglio a Capolago in provincia di Varese, il 30 luglio i promotori, dopo aver sudato sulle rampe del San Gottardo, si sono presentati affaticati ma soddisfatti, nell Courtyard by Marriott Hotel di Zurigo, dove, coadiuvati dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, hanno illustrato il senso della loro iniziativa. Il loro tour si è concluso il giorno successivo a Brackenheim, nei pressi di Stoccarda con cui il Comune di Castagnole delle Lanze è gemellato. Il sindaco, che, con tutta l’amministrazione, come si suol dire, in quanto garante dell’iniziativa quindi anche della bontà del vino che sarà vinificato, “ci mette la faccia”, non ha dubbi. Lo conferma l’entusiasmo con cui descrive la sua terra: “paesaggi unici e suggestivi, che si colorano differentemente con il ritmo delle stagioni, e poi Il sindaco di Castagnole Lanze Marco Violardo e l’assessore all’industria Marco Cortese, ancora in tenuta da ciclista, illustrano il significato dell’iniziativa. gli aromi, i cibi, i vini, i profumi: tutto questo sono le colline delle Lanze. Terre di grandi vini come il Barbera ed il Moscato. Spazi da percorrere lentamente, girovagando tra filari di vigne e ambienti modellati dalla natura e dall’uomo, scoprendo zolla dopo zolla un territorio autentico, vero, affascinante. Luoghi in cui sopravvivono tradizioni legate alla cultura contadina, come il gioco della pallapugno, l’arte religiosa delle chiese e dei piloni votivi che si fondono con i dolci pendii su cui dominano antiche borgate. Paesaggi resi immortali da Pavese, Fenoglio, Lajolo, Arpino, Nuto Revelli, le cui pagine suggeriscono al visitatore infinite rotte... È in questi luoghi che Vi invitiamo a vivere un’esperienza unica ed emozionante con il progetto “adotta un filare nella Lanze”. Tutti coloro che fossero interessati al’adozione di un filare o ad avere ulteriori informazioni che possono visitare il sito internet www.lanze.it contattando l’assessore Marco Cortese: Tel. 335 7302299 oppure 335 241156 Email: [email protected] la Rivista n. 9 - Settembre 2010 69 SSSSSSssst! Il riposo fa bene al sapore. Stagionato da 9 a 15 mesi Stagionato oltre 16 mesi Stagionato oltre 20 mesi La sua pasta già granulosa ha un gusto delicato: ecco il Grana Padano D.O.P. più giovane, il formaggio da pasto per eccellenza. Formaggio da grattugia o da tavola? Il Grana Padano D.O.P. oltre 16 mesi risolve ogni dubbio, con il suo gusto pieno, pronunciato ma mai piccante. Grana Padano RISERVA: la stagionatura prolungata lo rende di assoluta eccellenza. Perfettamente idoneo tanto al consumo da pasto che da grattugia, è una scelta da veri intenditori. Grana Padano, tre stagionature, tre sapori. Casa Barilla occupa la stazione centrale di Zurigo Qui sotto: La pacifica e gustosa “occupazione” della Stazione centrale di Zurigo. Sopra: due vincitori della sfida gastronomica posano con (a destra) la presidente della giuria. S i è trattata di una vera e propria occupazione, va da sé pacifica e, quel che più conta, molto apprezzata. Ne sono testimonianza gli oltre 12’000 visitatori, che lo scorso 31 luglio si sono aggirati fra gli stand gastronomici, allestiti su 1000 mq, da Casa Barilla nella hall della stazione centrale di Zurigo. Dapprima incuriositi dalle ricette, rigorosamente a base di pasta, che concorrenti dilettanti realizzavano sui fornelli predisposti per l’occasione, partecipando così simpaticamente ad una competizione che avrebbe definito il vincitore destinato a rappresentare al Svizzera alla sfida finale che si svolgerà a Roma il prossimo 28 novembre. Poi sempre più direttamente coinvolti, non limitandosi ad osservare, ma golosamente stimolati a gustare i vari piatti: non a caso, oltre 8000 sono state le porzioni di pasta servite. Protagonisti grandi e piccini, gli uni e gli altri, guidati da una brigata di professionisti, provenienti dall’Accademia Barilla, alla scoperta dei piccoli trucchi che garantiscono il successo nella preparazione di gustosi piatti di pasta. I primi italiani per eccellenza. Per la cronaca ricordiamo che la sfida che ha visto misurarsi ai fornelli numerosi appassionati ha visto il trionfo di Hani Dodin (47anni) e Roman Sahin (21 anni) votati da una giuria presieduta dalla celebre cuoca Susanne Vössing. Entrambi come detto, difenderanno i colori rossocrociati alla finale che si svolgerà nella capitale italiana. Va infine sottolineato che, oltre ad un’occasione per una gustosa incursione nella cucina italiana, la manifestazione promossa da Casa Barilla aveva anche uno scopo benefico: tutte le offerte raccolte sono state devolute infatti al Kinderspital di Zurigo. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 71 C di Domenico Consentino Convivio Da Nord a Sud A far festa al Brodetto P er gli amanti del mare, per gli amanti del pesce, l’estate il 2010 passerà alla storia come l’anno in cui lungo i litorali italiani, da Trieste a Mazzaro del Vallo e da Palermo, passando per la Costa Amalfitana, fin su alle Cinque Terre, attraverso rassegne, sagre e Festival Internazionali è stato reso omaggio alla Zuppa di pesce: a mio avviso, s’è preparata con il pesce freschissimo di scoglio (scorfano, gallinella, tracina, lucerna, grongo, rombo chiodato, rana pescatrice, triglia), il piatto di mare per eccellenza. Di solito è preparata con vari tipi di pesce, per tradizione quelli meno pregiati, abbinati talvolta a molluschi e, nelle varianti più ricche, a crostacei. Secondo mio padre, pescatore di razza, che portava a casa, un giorno sì e l’altro pure, pesce fresco, la zuppa di pesce è nata presso i pescatori per riutilizzare il pesce invenduto. E si caratterizza proprio per l’alta varietà di specie che può comprendere, per la presenza del pomodoro e di una base quasi sempre realizzata con aglio (più raramente cipolla) soffritto in olio. Molte versioni sono arricchite con peperoncino (vedi la zuppa di pesce calabrese), al- 72 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 tre di zafferano (come la bouillebaisse marsigliese o il brodettodelle Marche), E ancora il tegamino alla Versigliese, il brodetto alla vastese, quello di Fano. Senza dimenticare il Cacciucco alla livornese, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, sembra, infatti, che il più tipico piatto livornese abbia addirittura origini fenice. Altre ancora, sono accompagnate da legumi. Quasi tutte si contraddistinguono per la consistenza semiliquida, o comunque per la presenza di una sorta di brodo che si produce con la cottura o che viene aggiunta in questa fase. In casa di mia madre, tradizionalmente, le zuppe di pesce venivano servite insieme a fette di pane casereccio abbrustolite e, per i palati più esigenti, come il mio o come quello di mio padre, finemente agliate. I brodetti o le zuppe di pesce vanno consumate preferibilmente tiepide e sono adatte sia per il pranzo (magari come piatto unico), che per la cena. Simbolo della cucina povera, le zuppe di pesce sono state per così dire “riscoperte” anche sulle tavole di alcuni ristoratori giovani, con rivisitazioni spesso volte ad alleggerirne il sapore o la sostanza. 0255 - Franco il pescatore approda con la sua piccola barca alla Baia dellEst. A Vasto scoppia la guerra del brodetto “Passino le cozze, ma il cefalo no. Non può essere proprio accettato”. Con un documento finale molto forte, la giuria tecnica – composta da sette firme di spicco del giornalismo enogastronomico italiano – e gli organizzatori della rassegna Brodetto e Contorni hanno bocciato, rifiutandosi totalmente di gustare il brodetto “modificato” servito nell’affascinante cortile del palazzo D’Avalos, all’interno del borgo teatino, la sera del 17 luglio scorso. E hanno scatenato una guerra! Per difendere la ricetta originaria del brodetto di pesce alla vastese ai giornalisti si è accodata la città intera: “Ci scippanno pure la ricetta originale” hanno protestato “Gli amici del brodetto”. E Nicola del Prete, ideatore della rassegna Il mese del brodetto, ha rincarato la dose: “Il brodetto di pesce alla vastese – ha tuonato – va servito fumante nei caratteristici tegami di coccio. La “tijella”, la tipica pentola di creta rossa, è essenziale per la preparazione. Altrettanto importante, però, è la scelta del pesce che deve essere tutto di scoglio. Il cefalo non c’entra nulla con il brodetto. Questa sera – ha rimarcato Nicola del Prete, ex sindaco di Vasto – è stata snaturata la ricetta originale peraltro protetta dal disciplinare sul brodetto”. Il viaggiatore goloso, invitato dall’amico Bobo, cuoco per scelta e il più allegro manipolatore di pesce che il goloso abbia conosciuto, presente quella sera al lungo (dal 17 giugno al 18 luglio) e grande evento Brodetto e Contorni, organizzato dal Comune di Vasto in collaborazione con Slow Food Abruzzo, naturalmente si è schierato con la giuria e con tutta la cittadinanza di Vasto. Il cefalo vive alle foci dei fiumi e con l’alta marea li risale. Quindi è un pesce fangoso e le sue carni non sono adatte per le zuppe. Quando mio padre pescava dei cefali, li sventrava, estraeva le uova per farne Bottarga” e li ributtava in mare:” I cefali non i vonnu mancu i gatti affamati” (I cefali non li mangiano neanche i gatti affamati) – soleva dire Il vecchio lupo di mare - e raccontava che, quando si trovava con i suoi colleghi a pescare alla foce del fiume Tacina (distante parecchie miglia da casa) e pescavano solo cefali, dovendo prepararsi da mangiare, i pescatori sostituivano il pescato, con una grossa “pietra di mare” per fare la zuppa di pesce. Si preparavano “Il brodo di sasso!” Che era un brodo realizzato facendo bollire un grosso ciotolo marino, fin quando non rilasciava i suoi umori più reconditi regalando una zuppa di pesce talmente povera da prevedere del pesce solo una memoria minerale. A Caminia si celebra la minestra di “ruttama e pasta” Mentre a Vasto, malgrado la guerra, teneva banco ancora l’evento di Brodetto e Contorni, al viaggiatore goloso – sempre via e-mail - erano giunti altri due inviti: uno dall’amico Donato Troiano, direttore di Informa Cibo e l’altro da un piccolo paese situato su un promontorio della costa jonica calabrese. “Domenico –scriveva Donato al goloso – ti volevo comunicare che anche quest’anno, a Fano (Marche) è stato dato avvio alla VIII edizione del Festival Internazionale del Brodetto e delle zuppe di Pesce, che si svolgerà al Lido di Fano, dal 9 al 12 settembre 2010. Il Festival è stato organizzato dalla Confesercenti di Pesaro e Urbino. E, come a Vasto, nella Giuria tecnica, tra gli altri giornalisti enogastronomici, ci sarà anche Enzo Vizzari, direttore Guide Espresso. Desidererei – concludeva Donato – che il viaggiatore goloso partecipasse ai lavori e desse un contributo al Festival”. Altrettanto chiaro era stato anche l’invito giuntomi da Daniele Averta, giovane e talentuoso chef attivo la Rivista n. 9 - Settembre 2010 73 74 Il giovane Chef Daniele mentre prepara il “fumetto di pesce”. Francesco mentre sfiletta il pesce di scoglio. ai fornelli del Blanca Kruz, elegante ristorante situato proprio sulla spiaggia di una splendida insenatura tra la scogliera di Copanello e quella di Pietragrande con vista mozza fiato sull’azzurro mare Jonio: “In occasione della 6° rassegna gastronomica che si terrà il prossimo 4 agosto nel Comune di Stalettì –aveva scritto Daniele – al Blanca per un ristretto numero di nostri clienti e per gli amanti del pesce abbiamo realizzato un menù degustazione tutto a base di pesce di scoglio pescato da piccole barche della zona. Conto sulla tua presenza, caro Domenico, a presto.” . Il viaggiatore goloso non ha avuti dubbi: ha inviato un e-mail all’amico Donato, informandolo che gli era impossibile ritornare sull’Adriatico e puntuale la sera del4 agosto si è presentato al Blanca Kruz un’ora prima di cena. Il viaggiatore goloso ha voluto osservare e fotografare il giovane chef Daniele Averta ( 30 anni) e il suo assistente Francesco Conca (20 anni) mentre operavano ai fornelli. Entrambi questi creativi e giovani cuochi, finita la scuola alberghiera in Calabria, hanno girato in lungo e largo l’Italia e, prima di rientrare in Calabria, hanno lavorato in rinomati ristoranti ed eleganti Hotel della Lombardia, dell’Emilia e Romagna, della Toscana e del Veneto. Mentre li osservava sfilettare il pesce o schiumare il Fumetto di Pesce, al viaggiatore goloso è venuto da pensare che questi giovani pieni di talento, creativi, e tecnicamente preparati, se solo avessero a disposizione delle scuole alberghiere nuove, moderne, con attrezzatura d’avanguardia, certamente potrebbero diventare i portabandiera della “nuova cucina calabrese”. I loro piatti (il viaggiatore li ha gustati prima con gli occhi poi con l’olfatto ed in fine con le papille) affondano le radici in una terra sana, dove si coltivano e si raccolgano ortaggi prodigiosi (melanzane, pe- peroni, zucchini, broccoli, cime di rapa, catalogna, “tenneruni” di zucchine, cicorie e pomodori grossi e rossi quanto un cuore di bue) che hanno sapori profondi, dove il pesce (spatola, naselli, triglie, scorfani, lucerne, gallinelle, ma anche aguglie, sauri, alici) arriva dai pescatori, tutte le mattine, delle piccole imbarcazioni e non dalle flottiglie di alto mare. I loro sono piatti puliti, belli, buoni, saporiti, onesti, perché riconoscibili. Come L’insalata di Totano verace con crema di “spiculareddha” (fagioli freschi tipo borlotti) profumata al rosmarino, Il tortino di spatola e cipolla rossa di Tropea o La minestra di “ruttama e pasta”, pasta mista in brodo di pesci di scoglio e crostacei; Le signe di pescespada con pomodori secchi (che sono delle lasagnette al pescespada) o il baccalà cotto in foglia di Bergamotto in salsa di agrumi. Seduto all’aperto, dinnanzi ad un mare calmo e argentato da una splendida luna piena, il viaggiatore goloso ha iniziato con l’insalata di totano ed ha continuato con il tortino di spatola, mentre Giuseppe Senigllia, attento e preparato Sommelier gli serviva un calice di Alikia, un vino bianco di Cirò Marina ottenuto da un uvaggio di Greco bianco e Traminer. Arrivata la minestra di pasta mista e pesci di scoglio il viaggiatore goloso ha avuto un fremito: provata la prima cucchiaiata, servita in una elegante fondina calda, i filetti di triglia sfilettati avevano ancora l’odore del mare e della (vasche) scogliera di San Gregorio. La pasta mista era stata cotta nella zuppa di pesce, la cui consistenza non era ideale, per non peccare di persistenza. Daniele era stato perfetto! Aveva creato un grande piatto mettendo insieme prodotti semplici della sua terra e del suo mare. Ed è così che fanno i grandi Chef: fra i suoi compiti c’è anche la valorizzazione degli ingredienti umili che, pescatori, contadini e artigiani, pescano, coltivano e preparano per lui. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 MINESTRA DI (RUTTAMA) PASTA MISTA E PESCI DI SCOGLIO Ingredienti per quattro persone: 300 g di pasta mista, 4 gamberoni rossi, 1,5 kg. di pesce di scoglio misto(scorfano, lucerne, gallinelle, tracine, triglie), 1 spicchio d’aglio, 1 peperoncino fresco,150-200 g di pomodori freschi (San Marzano), 1 ciuffo di prezzemolo, un totano o un calamaro, 160 g di olio extravergine d’oliva, sale e pepe. Come l’ha preparata Daniele: Ha sgusciato i crostacei mettendo da parte le teste; squamato, sviscerato e sfilettato i pesci di scoglio. Ha riscaldato in una padella 10 gr di olio d’oliva e ha fatto saltare le teste dei gamberi e dei crostacei per due minuti. Ha aggiunto le teste e le lische dei pesci e con il vino bianco, carote, sedano, timo e acqua ha preparato il fumetto di pesce. Ha fatto cuocere per 30 minuti. Terminata la cottura, ha aggiustato di sale, ha passato il brodo allo chinois e lo ha tenuto al caldo. Ha riunito in una pentola 80 g di olio, lo spicchio d’aglio intero e il peperoncino, ha rosolato il totano tagliato a brunoise (cubetti) per qualche minuto , ha tolto l’aglio appena ha preso colore ed ha bagnato con il vino bianco. Quando il vino è sfumato, ha aggiunto i pomodori tagliati a cubetti, il ciuffetto di prezzemolo tritato, qualche foglia di basilico. Ha quindi unito i pesci per zuppa sfilettati, ha irrorato con il fumetto di pesce preparato in precedenza con i pesci di scoglio e i crostacei e ha fatto cuocere per circa 8-10 minuti. Ha fatto cuocere la pasta nel rimanente brodo di pesce e l’ha servita in una fondina calda guarnendo con i filetti di pesci, con i crostacei e un ciuffetto di basilico. Il vino: Giuseppe ha accompagnato la cena abbinando l’Alikia. Un vino bianco prodotto con uve Greco bianco e Traminer dall’Azienda Agricola Senatorevini di Cirò Marina. LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA LA RICETTA Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 17 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey Telefono 021/ 925 95 45 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 www.molino.ch 75 M di Graziano Guerra Motori Ducati Multistrada 1200 S Quattro in una A ncora più Multi, sportiva, potente e facile da usare, e una prerogativa: sicurezza e comfort. Con i suoi 189 kg a secco, è la più leggera nel suo riferimento di Enduro stradale, Touring o Sport Touring. Si mette in moto senza chiave meccanica: basta avvicinarsi con la chiave elettronica in tasca (a circa 2 metri la moto riconosce il codice della chiave consentendo l’attivazione), si preme il pulsante di key-on, si accende il quadro e si avvia la moto. Ha quattro differenti personalità, che si possono cambiare con un semplice click, anche in movimento. Parametri fondamentali come potenza, coppia, regolazione sospensioni, controllo di trazione, si possono adattare alle proprie esigenze. Però qualche cosa non mi ha soddisfatto. Non è che non mantenga le promesse, anzi. Ma, per esempio, è sin troppo facile, con i guanti, passare inavvertitamente alle luci abbaglianti, quel tasto andrebbe migliorato, come i comandi delle frecce: si rischia di suonare il clacson. La nuova Multistrada 1200 - In prova la 1200 S, dotata di sospensioni Öhlins con sistema DES (Ducati Electronic Suspension) - introduce il concetto di quattro moto in una, grazie alla combinazione di tre diverse mappe motore, di serie su tutte le versioni), 8 livelli di "sensibilità" del DTC, anche questo di serie su tutte le versioni e il sistema DES (Ducati Electronic Suspension), con differenti livelli di settaggio come taratura automatica delle sospensioni per singolo pilota, pilota con bagaglio, passeggero e passeggero con bagaglio, disponibile solamente nella versione S. Combinando in modo opportuno questi elementi si hanno le quattro differenti configurazioni: SPORT, TOURING, URBAN ed ENDURO. È grazie al sistema Ride By Wire che sono disponibili 3 diverse mappe motore, con la possibilità di intervenire sulla modalità di erogazione di coppia e potenza: da 150 a 100 CV. Il DTC (Ducati Traction Control) di derivazione sportiva è un sistema che agisce da “filtro”, tra la mano destra del pilota e lo pneumatico posteriore. In millesimi di secondo rileva e controlla il pattinamento della ruota posteriore, è integrato nei Riding Mode, ma rimane personalizzabile ed è disponibile su tutte le versioni. Prezzi: da 20’790 (da 21’990 con ABS). DATI TECNICI Versioni: Biposto Motore: Bicilindrico a L, distr. desmodromica, 4 valvole per cilindro, raffr. a liquido Cilindrata: 1198,4 cc Iniezione elettronica Mitsubishi; catalizzatore e 2 sonde lambda; omologazione Euro3. Cambio: 6 marce Peso: 189 kg Freni: Ant. 2 dischi - 320 mm, pinze Brembo; post. disco - 245 mm, pinza a 2 pistoncini, ABS (Optional versione base) Telaio: Traliccio in tubi di acciaio Interasse: 1.530 mm Ruote e pneumatici: ant. lega leggera, 10 razze, 3,50 x 17”; 120/70 ZR 17”; post. lega leggera a 10 razze 6,00 x 17”; 190/55 ZR 17”. Capacità serbatoio benzina: 20 l Altezza sella: 850 mm Strumentazione: Cruscotto multifunzione digitale con due display a retroilluminazione bianca. LCD principale: contachilometri (tot, trip1 e trip2), velocità, contagiri, orologio, indicazione marcia, temperatura liquido di raffreddamento, livello carburante. LCD circolare Dot-Matrix: trip computer (stile di guida impostato, autonomia residua, consumo istantaneo, consumo medio, velocità media, temperatura aria e tempo di viaggio), intervalli di manutenzione (Km), segnalazioni allarmi e rilevazione guasti (diagnosi), menù di settaggio e personalizzazione delle funzioni. Interfaccia per la gestione dei Riding Modes (controllo curva di potenza e risposta dell’acceleratore, controllo di trazione). Indicazione modalità «Parking» e «bloccasterzo» inserito. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 77 Chrysler Group & Fiat Group sotto lo stesso tetto La nuova struttura L 78 ’integrazione dei dipendenti di Chrysler Group in Fiat Group è stata ultimata e tutti gli ex dipendenti Chrysler, che hanno voluto passare a Fiat Group Automobiles Switzerland SA, hanno firmato i nuovi contratti e si sono trasferiti nei nuovi uffici in Zürcherstrasse 111 a Schlieren. L'integrazione di Chrysler Group ha introdotto alcune modifiche e nuove responsabilità nella struttura. Alexander Bleuel, oltre al ruolo di Managing Director, ricopre anche la responsabilità di direzione del marchio Fiat. Guy Nelson assume la responsabilità di Brand Country Manager per i marchi Alfa Romeo, Lancia ed Abarth. Franz Wermelinger continua ad essere Brand Country Manager di Fiat Professional. Herbert Meyer diventa Brand Country Manager dei marchi Chrysler, Jeep e Dodge. Da lui dipendono Claudia Meyer nel ruolo di Head of Product e Jens Sörensen nel ruolo di Sales Planer. Dominic Rossier diventa Communication Manager dei marchi Chrysler, Jeep e Dodge e dipende da Maurizio Melzi che, oltre dei marchi italiani si occuperà anche di seguire le attività di Marketing Communication per Chrysler, Jeep e Dodge. Virginia Bertschinger diventa responsabile stampa anche per i marchi americani, oltre che per i marchi Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Abarth e Fiat Professional. Per quanto riguarda i settori trasversali Finance, IT, HR, Network Development, Logistics, Custo- mer Services, Fleet/RAC/Used Cars e Parts&Services, i tre marchi americani saranno integrati nelle responsabilità già esistenti. Nel settore commerciale sarà mantenuta la separazione tra i marchi italiani e quelli americani: Marco Parroni è Sales Director dei marchi italiani; per la vendita dei marchi americani è responsabile il Brand Country Manager Herbert Meyer. Guy Nelson assume la responsabilità di Brand Country Manager per i marchi Alfa Romeo, Lancia ed Abarth Alexander Bleuel, oltre al ruolo di Managing Director, ricopre anche la responsabilità di direzione del marchio Fiat. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Il marchio Chrysler diventa Lancia Le reti di vendita Lancia e Chrysler saranno raggruppate sotto il brand Lancia con l'obiettivo di creare una struttura commerciale più efficiente e di elevato livello qualitativo per la distribuzione della rinnovata gamma di prodotti, ricambi e servizi di assistenza correlati. Questa nuova rete conta di mantenere il numero massimo di concessionari Lancia e Chrysler attuale. I contratti in essere con i concessionari Chrysler, Jeep e Dodge, come pure quelli Lancia, sono stati disdetti dai relativi importatori, con decorrenza 31 maggio 2011, nel rispetto del periodo di disdetta di 1 anno. Fiat Group Automobiles SA ha inviato ai partner di vendita e servizio una dichiarazione d'intenti (LOI = Letter of intent) per la sottoscrizione di un nuovo contratto dealer Lancia. I nuovi contratti dealer saranno firmati verso la fine del 2010. Il marchio Jeep sarà posizionato e gestito come marchio autonomo sulla base di un contratto dealer (vendita e servizio) separato. Ducati Day - 25 Luglio 201 F l E ING ,EAS ENTI M A I Z NAN rivelatosi “pranzetto-abbondante”. Le Ducati, con i rispettivi piloti, si sono quindi mosse nel Cantone Appenzello, in un divertente scendi e sali, via Bächli e Urnäsch, siamo arrivati a Schwägalp, ai piedi del massiccio del Säntis. Il rientro a Zurigo ha preso il via verso le 16.00, dopo un caffè, in discesa, sull’asse: Schwägalp – Nesslau – Wattwil – Ricken, quindi svolta a destra in direzione di Eschenbach; un ultimo brivido di velocità (Entro i limiti consentiti, quindi più che brivido, meglio sarebbe parlare di brividino) sulle autostrade A53 e A3, Reichenburg - Lachen - Zurigo. A AND DOM AGG VANT I ZIOD ,gINI IONE SS A P UNA I reddo e pioggia avevano convinto gli organizzatori a rinviare l’evento al 25 luglio 2010, l’unica domenica che permetteva l’avventura in sella alle nuove Ducati, per la maggior parte dei partecipanti e soprattutto per la disponibilità delle motociclette. E il tempo è stato clemente, qualche nuvola minacciosa non ha scalfito il buonumore e il sole ha accompagnato il gruppo per quasi tutta la giornata. Il programma ha subito piccole variazioni, il giro ci ha portato comunque in montagna, lungo un percorso abbastanza impegnativo, ma senza grandi difficoltà. In mattinata ci siamo spostati velocemente sull’autostrada per uscire dall’agglomerato zurighese, guidati da Christian della Motorimport fino a Thalwil, quindi, costeggiando il lago di Zurigo abbiamo raggiunto JonaRapperswil, per una prima tappa, dove, in “Pizzeria da Beppi”, abbiamo sorseggiato un aperitivo (Rigorosamente analcolico). Ripartenza, e costeggiando nuovamente il lago di Zurigo siamo arrivati in quel di Schmerikon, poi a Uznach da dove è iniziata la risalita, lungo strade cantonali e secondarie, per il passo della Ricken. Da lì, siamo scesi nel Toggenburgo, a Wattwil per risalire nuovamente alla volta di Hemberg, dove al Ristorante Krone, il patron Angelo, pugliese doc, ci aspettava per un pranzetto all’italiana, )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH la Rivista n. 9 - Settembre 2010 79 Starbene La solitudine dannosa come 15 sigarette La digitopressione per alleviare la nausea La mancanza di relazioni sociali fa male alla salute e accorcia la vita: è dannosa come l’alcol e il fumo ed è due volte più pericolosa dell’obesità. Molti, in passato, hanno studiato gli effetti della solitudine sulla psiche; ora un gruppo di ricercatori della Brigham Young University a Provo, Utah, ha valutato anche quanto l’assenza di rapporti con gli altri può condizionare la salute fisica. Ed è arrivato alla conclusione che le relazioni sociali, non importa se con amici, familiari, vicini di casa o colleghi di lavoro, aumentano le probabilità di sopravvivenza del 50 per cento. I ricercatori americani hanno analizzato 148 studi dai quali potevano ricavare dati di mortalità su un certo numero di persone, seguite nel tempo (in media sette anni e mezzo), e informazioni sui loro rapporti sociali. Così hanno anche potuto confrontare l’impatto dell’isolamento sociale sulla mortalità rispetto ad altri fattori di rischio ben più conosciuti. E hanno scoperto che quest’ultimo non solo è due volte più pericoloso dell’obesità, ma equivale a fumare 15 sigarette al giorno o ad abusare dell’alcol ed è più dannosa della mancanza di esercizio fisico. Ci sono molti modi attraverso i quali amici o familiari possono influenzare positivamente la salute: dall’effetto tranquillizzante di un contatto fisico vero e proprio fino alla scoperta di qualche nuovo significato da dare alla propria esistenza. Quando una persona intrattiene relazioni con gli altri è stimolata a prendersi cura di sé e a evitare situazioni di rischio per la propria salute. L’effetto protettivo delle relazioni non vale soltanto per gli adulti o gli anziani, ma in qualsiasi periodo della vita. Mal d’auto, mal di mare o di aereo? Di rimedi ce ne sono molti e si possono trovare anche facilmente in farmacia, ma se capita di trovarsi sprovvisti della pastiglietta e nei paraggi non c’è ombra di farmacia o, peggio, non si può cercarne una, che si fa? O ci si mette l’anima in pace o si seguono alcuni consigli che potrebbero essere utili in questi casi. I più “grandi” ricorderanno che in caso di nausea da viaggio le nonne per esempio raccomandavano di tenere in mano un mazzolino di prezzemolo, ma anche qui c’è il problema che se non si trova il prezzemolo… Ecco quindi un rimedio semplice e a “portata di dito” suggerito dagli esperti di digitopressione Dalia Piazza e Antonio Maglio nel loro volume Corso di Digitopressione edito da De Vecchi. Si prende un dito, magari l’indice, e in caso di nausea si dovrà premere con il polpastrello, non troppo forte, in un punto che si trova di fianco allo sterno contro il bordo costale destro (a lato di quella che chiamiamo popolarmente “bocca dello stomaco”). Premere in questo punto permette di aprire la valvola pilorica andando ad agire contro la nausea in generale: quindi anche contro quella da mal di viaggio. La digitopressione è una tecnica terapeutica che riprende i principi dell’agopuntura senza tuttavia utilizzare gli aghi, ma la semplice pressione delle dita. Questa pressione avviene in punti del corpo corrispondenti a determinati organi o funzioni e in genere sono gli stessi dell’agopuntura. Molto utilizzata in oriente, anche a livello casalingo, si prefigge in generale come l’agopuntura di riequilibrare l’energia vitale dell’organismo e favorire la guarigione da certi disturbi. L’attività fisica non aiuta chi ha problemi di insonnia È opinione corrente che lo sport migliori la qualità della vita nel suo insieme e quindi anche la possibilità di dormire bene. In realtà uno studio dell’università di Basilea dimostra che dorme meglio non chi pratica molto esercizio fisico, ma piuttosto chi è soddisfatto perché convinto di farne a sufficienza. L’équipe del professor Markus Gerber, dell’Istituto dello sport e delle scienze dello sport, ha interrogato 862 studenti sulla qualità del loro sonno, le attività sportive che praticano e la loro forma fisica. In base ai risultati della ricerca, che sono stati pubblicati nella rivista Medicine & Science in Sports & Exercise, i soggetti che dormono meglio sono quelli che si sentono in forma e che ritengono di fare abbastanza sport. 80 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 L’opinione degli intervistati riguardo alla loro forma fisica spesso non corrisponde alla verità. Un quarto di coloro che giudicano sufficiente la loro attività fisica in realtà appartiene al gruppo con il più basso tasso di attività sportiva. Nel contempo il 16% di quelli insoddisfatti della loro forma fisica sono in realtà fra i più sportivi. Questa errata autovalutazione dipende in gran parte dall’ambiente circostante: chi è circondato da «pantofolai» si sente facilmente un grande sportivo. La mancanza di relazione fra l’attività fisica e il sonno non è una sorpresa: molti altri studi l’avevano già rilevata. In alcuni casi lo sport può addirittura avere un effetto negativo, ad esempio se viene praticato in tarda serata oppure se lo sforzo è esagerato, è troppo grande rispetto alla capacità di reggere da parte del soggetto che lo pratica. Nelle prime ore di sonno il cervello fa il pieno di energia Anoressia, prima causa di morte tra le ragazze tra i 12-25 anni Nelle prime ore di sonno il cervello fa il pieno di benzina in alcune regioni neurali essenziali per il suo funzionamento diurno: queste aree neurali, cioè, si riempiono di Atp (Adenosin Trifosfato), il carburante molecolare delle cellule. Lo dimostra una ricerca pubblicata sul Journal of Neuroscience e condotta da Radhika Basheer e Robert McCarley della Harvard Medical School di Boston. Numerose ricerche hanno dimostrato che il sonno è un momento rigenerante per il cervello. Infatti, la carenza di sonno è legata a deficit cognitivi e di memoria. È stato anche dimostrato che nel sonno la materia grigia si riorganizza formando nuove connessioni nervose. Ma cosa esattamente succeda dentro le cellule nervose finora non era chiaro. Gli esperti hanno visto che in alcune aree neurali del cervello che hanno un ruolo chiave durante il giorno, nelle prime fasi del sonno, aumenta tantissimo l’«Atp». Se alle cavie viene impedito di dormire, invece, l’Atp non aumenta e durante il giorno l’Atp viene consumato man mano. I disturbi del comportamento alimentare sono patologie gravi, invalidanti, con elevato indice di mortalità. Colpiscono abitualmente giovani donne in età compresa tra i 12 e i 25 anni. Le persone che presentano dei disturbi dell’alimentazione richiedono cure prolungate il cui esito è favorevole nel 70% dei casi, mentre nel 30% dei casi si parla di malattia molto resistente alle cure e cronicità. La mortalità per suicidio o per complicanze somatiche conseguenti alla malnutrizione è del 10% a dieci anni dall’esordio e del 20% a venti anni: costituisce la prima causa di morte per malattia nella fascia di età compresa tra i 12 e i 25 anni, in pazienti di sesso femminile. Circa il 5 per cento delle giovani tra i 13 e i 35 anni soffre di anoressia o bulimia, ma l’incidenza sta salendo anche tra le quarantenni e tra gli uomini, facendo arrivare così alla cifra complessiva di 3 milioni il numero di persone affette da problemi alimentari. la Rivista n. 9 - Settembre 2010 81 Il Mondo in fiera Mercanteinfiera Autunno: Parma, 2 - 10 ottobre 2010 29ª Mostra internazionale di modernariato, antichità e collezionismo Biglietti gratuiti per il Macef Marmomacc, Veronafiere dal 29 settembre al 2 ottobre 2010 Mostra internazionale di marmi, pietre design e tecnologie Viscom Italia 2010: Fieramilano, 21 - 23 ottobre Appuntamento con la visual communication TriestEspresso Expo: Trieste, 28 - 30 ottobre La vetrina internazionale FIERE Mercanteinfiera Autunno: Parma, 2 - 10 ottobre 2010 29ª Mostra internazionale di modernariato, antichità e collezionismo In ottobre Parma celebra il collezionismo con Mercanteinfiera. L’attesissima fiera di modernariato, antichità e collezionismo più grande d’Europa, riaprirà i battenti dal 2 al 10 ottobre con una novità. Per la prima volta, infatti, un ampio spazio, all’interno del Pad.5, ospiterà “RIUSA - Materiali e arredi per casa e giardino” una rassegna dedicata a materiali vecchi da utilizzare per ristrutturazioni. Come sempre i due giorni che precedono la fiera, il 30 settembre e il 1° ottobre, saranno dedicati esclusivamente ai professionisti. Saranno circa 1.200 gli espositori che occuperanno i vasti padiglioni 3, 5, 6 per una superficie totale di 45.000 mq., messi a disposizione da Fiere di Parma Spa, la società che organizza l’evento, visitato durante la scorsa edizione da circa 50.000 appassionati tra cui molti buyers d’oltre oceano. Come ogni anno, ricchissime e innumerevoli saranno le proposte che spaziano dai mobili antichi e d’epoca, ai dipinti e complementi d’arredo, passando da ceramiche, argenti, tappeti, bijoux e orologi da collezione. A questi andrà aggiunta la forte presenza di oggetti di modernariato una vera attrazione per designer, architetti, scenografi e personaggi del mondo dello spettacolo, sempre alla ricerca di pezzi storici, unici o da cui anche trarre semplicemente ispirazione. Ampi spazi sono inoltre dedicati al piccolo collezionismo e al Vintage di qualità. Come di consueto, anche questa edizione ospiterà due mostre collaterali. La prima è dedicata a Progetto Argento: Modelli Culturali e materiali dal ‘700 all’Art Déco. Al suo interno la mostra, a cura di Alessandro Stefanini e Andrea De Giovanni, ospiterà la più grande biblioteca tematica d’Europa e la ricostruzione fedele di una bottega tradizionale con dimostrazioni dinamiche. La seconda invece, Framemotion è dedicata all’universo delle cornici ed è curata dall’arch. Laura Villani. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch BIGLIETTI GRATUITI PER IL MACEF L‘89a edizione di Macef, Salone Internazionale della Casa (www.macef.it) che avrà luogo a Milano dal 9 al 12 settembre 2010. La manifestazione – motore dei contatti fra il mondo produttivo e l‘apparato distributivo per tutte le merceologie legate alla casa – è tra le più grandi al mondo, dove nelle due edizioni all’anno sono presenti circa 3.500 aziende (20-25% estere) con 1,5 milioni di prodotti e oltre 180 mila visitatori. Uno dei fattori di successo di Macef è la possibilità di acquisti incrociati: Tavola/Cucina con Regalo; Regalo con Decorazione, e persino Decorazione con l’area Persona (Bigiotteria, Accessori moda). E accanto ai settori merceologici tradizionali Alta decorazione, Tavola, Argenti & Cucina, Oggetti da regalo, Trade & Big volume, Bijoux, Oro, Moda e Accessori la fiera allarga il suo scenario espositivo ai 84 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 nuovi settori dell’Outdoor, Gardening e Pet, la vita all’aperto e il tempo trascorso in compagnia con i piccoli amici del regno animale. Con il seguente link avrete la possibilità di accedere ad un biglietto d’entrata gratuito: http://www.expopage.net/prereg/macefSet10/topbuyer/easyInvite.jsp?lang=en&ref=SVIZZERA Non lasciatevi sfuggire l’occasione di avviare e incentivare, attraverso MACEF Settembre 2010, i Vostri rapporti commerciali con il mercato italiano! Marmomacc: Veronafiere dal 29 settembre al 2 ottobre 2010 Mostra internazionale di marmi, pietre design e tecnologie È l’appuntamento annuale imperdibile per gli operatori del settore in tutto il mondo: Marmomacc, anche quest’anno, conferma di essere La piattaforma internazionale al servizio di imprese, associazioni di categoria ed istituzioni. La rassegna nella quale le aziende italiane promuovono il meglio del Made in Italy come prodotti, design e macchinari. La Mostra internazionale di marmi, pietre design e tecnologie, in programma con la sua 45ª edizione dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi a Veronafiere, (www. marmomacc.it), dà voce ad un comparto che solo in Italia occupa circa 60 mila persone, impegnate in 11mila aziende tra industriali ed artigiane, che creano complessivamente un volume d’affari di 3 miliardi di euro. La rassegna, lo scorso anno, ha ospitato oltre 1500 espositori, il 49% dei quali stranieri, provenienti da 54 Paesi diversi, ed accolto 53 mila visitatori professionali (da 130 nazioni) che hanno affollato i padiglioni nei quattro giorni di manifestazione. Numeri che sottolineano ulteriormente l’importanza che la rassegna ha assunto anno dopo anno, diventando il punto d’incontro di tutti gli operatori internazionali che a Verona trovano i nuovi prodotti, le nuove tendenze di un comparto ricco di storia ma fortemente proiettato nel futuro. Del resto a livello mondiale il settore lapideo, che pure patisce la crisi, soprattutto come conseguenza del forte rallentamento registrato nel comparto delle costruzioni, soffre meno rispetto ad altri settori merceologici. I Paesi asiatici, in primo luogo India e Cina, aumentano la produzione, mentre Europa e Sud America evidenziano una lieve flessione. Lo studio prodotto da «Laboratorio delle Imprese» del centro studi del Banco Popolare sul settore lapideo italiano ed internazionale evidenzia come nel 2008 (ultimo dato disponibile) l’estrazione di materiale lapideo in Cina è arrivata a 27,5 milioni di tonnellate (+3,8% rispetto all’anno precedente), mentre l’India ha raggiunto i 13,5 milioni di tonnellate. La Turchia poi, consolida il suo ruolo di terzo produttore mondiale con 8,2 milioni di tonnellate davanti all’Italia. Il settore del marmo e della pietra ribadisce una capacità di reazione maggiore rispetto ad altri comparti, al punto che negli ultimi 20 anni ha generato un significativo effetto moltiplicatore quadruplicando le attività produttive e distributive. Continua intanto la stretta collaborazione di Marmomacc con StonExpo di Las Vegas, la più importante del Nord America e quella con imprese ed associazioni per individuare altri mercati interessanti per le pietre ed i macchinari italiani. Come tradizione, Marmomacc pone grande attenzione agli appuntamenti di carattere culturale che permettono ai progettisti, agli architetti e ai designer di tutto il mondo di scoprire applicazioni d’eccellenza per pietre e marmi. Da segnalare in quest’ambito, oltre ai consueti appuntamenti con Marmomacc meets Design, che quest’anno avrà come tema Irregolare Eccezionale e il Best Communicator Award, il Premio Tesi di laurea Paesaggio, architettura e design litici ideato ed organizzato da Veronafiere in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Verona. Da ricordare, infine, l’incontro nel quale l’architetto statunitense di origini italiane Loretta Fulvio vicepresidente e senior interior designer dello studio Hks racconterà, nel corso di Marmomacc, come il marmo, in gran parte italiano, sia diventato il protagonista nella costruzione del mitico Cowboys Stadium di Dallas. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch la Rivista n. 9 - Settembre 2010 85 Viscom Italia 2010: Fieramilano, 21 - 23 ottobre Appuntamento con la visual communication Più di 500 fornitori internazionali, 40.000 mq di spazio espositivo, stand ma non solo: la più grande fiera europea dedicata alla comunicazione visiva si prepara ad accogliere migliaia di operatori professionali per una tregiorni di incontri, approfondimenti, laboratori live, concorsi e occasioni di business. Migliaia i prodotti innovativi in mostra per offrire agli operatori professionali una panoramica completa sulla comunicazione visiva, dai mezzi tradizionali alla digital communication: insegnistica e cartellonistica, stampa & imaging digitale grande formato, textile promotion, serigrafia e tampografia, incisione, laser, coppe e trofei, P.O.P., prodotti e servizi per eventi, digital signage. Tra le numerose nuove iniziative, Viscom lancia la prima edizione della Scuola di Tecnica Serigrafica, tre giorni di sessioni di formazione continua che permetteranno di affinare la tecnica, migliorando la qualità del prodotto e riducendone i costi di realizzazione. Spazio ad una professione che si sta facendo strada anche in Italia con Wrap the World around you, il concorso che vedrà tre giorni di sfida a eliminatorie tra Wrappers da tutto il mondo che si incontreranno a Viscom per una gara che non è solo velocità ma soprattutto professionalità, bravura e precisione. Riflettori puntati sull’eco-sostenibilità con il Green Trail, il nuovo percorso che guiderà i visitatori alla scoperta della Green Communication, segnalando direttamente gli stand degli espositori che propongono prodotti ecosostenibili e permettendo di approfondire face-to-face le alternative “green” presenti sul mercato. Il Viscom Forum sarà, come di consueto, al centro dell’attenzione con un ricco programma di seminari e conferenze e testimonianze di progetti di successo. Torna il ViscomLab, l’area di dimostrazioni “live” tenute da professionisti del settore che si svolgono in modo continuativo durante i tre giorni di manifestazione dove guardare in diretta le lavorazioni e ispirarsi a idee innovative per allargare il pacchetto di offerte al cliente. Digital Signage 86 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 by Viscom, area inaugurata nel 2009, porterà alla ribalta tutte le potenzialità del mercato della digital communication: qui è possibile, infatti, toccare con mano le soluzioni più avanzate e capire, dalla voce dei protagonisti, come si costruisce, funziona e a che cosa serve un progetto di comunicazione interattiva che permetta di raggiungere il cliente giusto, con il messaggio giusto, al momento giusto. L’Area Concorsi vedrà in mostra i lavori selezionati per i due Viscom Awards di quest’anno: Display SuperstarITALIA – dedicato ai P.O.P. Producer - e Il Bulino d’Oro, premio biennale dedicato all’industria dell’incisione. È online su www.visualcommunication.it la pre-registrazione che dà diritto all’ingresso gratuito in fiera. Sempre sul sito, sono disponibili tutti gli aggiornamenti e le informazioni utili: gli espositori presenti, il programma completo dei forum e dei lab, gli approfondimenti e le indicazioni su come arrivare e come organizzare il proprio soggiorno a Milano. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch TriestEspresso Expo: Trieste, 28 - 30 ottobre La vetrina internazionale Tutto il mondo del caffè si dà appuntamento a Trieste. Dal 2002 la città di Trieste è diventata la vetrina internazionale del caffè espresso grazie alla fiera specializzata biennale TriestEspresso Expo arrivata quest’anno alla quinta edizione, che si svolgerà nel comprensorio fieristico di Trieste dal 28 al 30 ottobre. Industria, commercio e cultura del Caffè sono i tre pilastri di questa fiera specializzata internazionale che Fiera Trieste Spa organizza in collaborazione con l’Associazione Caffè Trieste. La stampa internazionale e gli operatori l’hanno accreditata quale unico appuntamento al mondo capace di coinvolgere, presentare e mettere a confronto tutta la filiera dell’industria del caffè espresso, dove i più importanti operatori al mondo si incontrano per concludere affari per milioni di euro. Altri Paesi stiano cercando di percorrere quanto fatto dalla Fiera di Trieste ma il TriestEspresso Expo continua a restare punto di riferimento di tutto il mercato. Nonostante la difficile situazione economica, i più importanti produttori ed operatori non rinunciano ad essere presenti a questo appuntamento, tra cui aziende quali Illy Caffè, Petroncini, Cogeco, IPA Porcellane, ANCAP, Nuova Simonelli, CMA Astoria, Sandalj, Pecorini, Brambati, Brasilia, Elektra. Il trend dell’evento è in continua crescita. Dal 2006 al 2008 gli espositori sono aumentati del 15% e le presenze già confermate per l’edizione 2010 faranno registrare un nuovo successo. L’obiettivo del TriestEspresso Expo non è quello di mettere a segno un nuovo record, ma quello di continuare a restare punto di riferimento del mercato in una città che per la propria posizione geografica, al centro della nuova Europa, è storicamente legata dai traffici commerciali con tutti i Paesi dell’Europa allargata. L’Italia è il primo Paese al mondo per esportazione di caffè tostato con un fatturato di 700milioni di euro all’anno, mentre il fatturato di tutta la filiera del caffè a Trieste è di 500 milioni di euro l’anno. Il legame tra la città giuliana ed il chicco verde risale al 1700. Oggi il Porto di Trieste è uno dei più importanti d’Italia e del Mediterraneo per questo mercato e l’andamento è in continua crescita.. A livello mondiale la produzione del caffè vale ca. 90 miliardi di dollari e segna una stabilità dei consumi, sono però cambiati negli ultimi anni i modi attraverso i quali il caffè viene consumato, con una crescente domanda dell’”espresso all’italiana”. Considerati questi movimenti del settore, oltre all’aspetto prettamente commerciale dell’evento, il TriestEspresso Expo sarà il luogo dove tutti gli attori del comparto elaboreranno le strategie del mercato, analizzando le criticità, i punti di forza e le nuove direttrici da percorrere. L’edizione 2010 del TriestEspresso Expo sarà aperta il giorno 28 ottobre da un Convegno che vedrà tra i relatori Nestor Osorio, Executive director International Coffee Organization London che parlerà delle prospettive della produzione e dei consumi del mercato mondiale del caffèSeminari e convegni caratterizzeranno tutti i tre giorni della manifestazione, dove verrà presentato anche il Trieste Coffee Cluster, l’Agenzia per lo Sviluppo del Distretto Industriale del Caffè. Altri eventi nel corso delle tre giornate di apertura del TriestEspresso riuniranno operatori, professionisti del settore, baristi per toccare con mano nuovi macchinari e degustare le più svariate miscele di caffè espresso. L’edizione 2010 vedrà anche l’organizzazione del 1° MittelEuropean Barista Open nonchè corsi sugli aromi del caffè per raccontare il percorso dalla pianta alla tazzina, con degustazioni e test olfattivi, a cura dell’Università del Caffè di Trieste. PER INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - 8027 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 23 - Fax 0041 44 201 53 57 e-mail: [email protected] - www.ccis.ch la Rivista n. 9 - Settembre 2010 87 Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis: Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuovissima gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza ideale, per ogni incarico di trasporto. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, tel. 044 804 73 73 Il programma completo di Iveco: conveniente su tutta la linea. www.iveco.ch Il Mondo in Camera 101° Assemblea CCIS Verbale Vincenzo Di Pierri Nuovo Presidente CCIS Il nuovo Consiglio Camerale Le città d’arte del’Emilia Romagna In Vino … Italia Vini diversi… l’Italia in comune Parma in Autogrill Svizzera dal 20.10 al 19.11.2011 Contatti Commerciali Il mondo in camera 101a Assemblea Generale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Al tavolo della presidenza: l’ambasciatore signora Monika Rühl Burzi, membro della direzione della Segreteria di Stato dell’economia – SECO responsabile relazioni economiche bilaterali, il segretario generale della CCIS, Andrea G. Lotti, il presidente uscente Richard Friedl, il tesoriere Carlo Nicoletti e il revisore dei conti Roberto Lometti. Verbale L’8 luglio 2010 si è tenuta a Zurigo, nei saloni della Corporazione “Zunfthaus zur Meisen”, la 101esima Assemblea Generale dei Soci della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, con il seguente ordine del giorno: 1. Lettura ed approvazione del verbale dell’ Assemblea Generale precedente. 2. Relazione annuale. 3. Relazione finanziaria. 4. Rapporto dei Revisori dei conti. 5. Discarico del Consiglio. 6. Rinnovo cariche sociali 2010/2013 7. Eventuali. Il Presidente Friedl, dopo aver porto il benvenuto ai partecipanti ed all’Ambasciatore Monika Rühl-Burzi per la sua presenza, dichiara aperta l’Assemblea Generale 2010 alle ore 10.30 1. Passando all’OdG chiede se vi sono osservazioni da fare in merito al verbale della precedente Assemblea Generale del 25 giugno 2009, che è stato pubblicato nel fascicolo n. 7/8 di luglio/agosto 2009 dell’organo camerale “ La Rivista”. Constatato che ciò non è il caso, lo dà per letto ed approvato. 2. L’ing. Friedl legge la prima parte della Relazione annuale 2010 fornendo una breve panoramica sulle congiunture economiche, svizzera e italiana nel 2009. Mette altresì in rilievo alcuni dati di maggior risalto riguardanti l’interscambio tra i due Paesi. VINCENZO DI PIERRI È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CCIS Nella sua prima riunione, come previsto dallo statuto, il nuovo consiglio camerale ha proceduto all’elezione del Presidente della CCIS nella persona di Vincenzo Di Pierri, che subentra all’ingegner Richard Friedl che lascia l’incarico dopo due mandati. Sessant’anni, sposato, due figli, fiorentino di origine, oggi doppio cittadino: italiano e svizzero, Vincenzo Di Pierri ha un percorso professionale in costante ascesa che, iniziato nel 1974 al Credito Svizzero, transitando per Ubs e Hsbc, lo vede approdare nel febbraio del 2003 alla Finter Bank Zürich Ag, Switzerland di cui è Chief Executive Officer. 90 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 La parola viene poi data al Segretario Generale Andrea G. Lotti che illustra le molteplici attività svolte dal Sodalizio nel 2009 e quelle già attuate e pianificate nell’anno in corso. 3. Successivamente l’ing. Friedl prega il Tesoriere Dr. C. Nicoletti di leggere la Relazione finanziaria 2009 ed il Preventivo 2010. 4. Il Presidente invita il Dr. Roberto Lometti a leggere il rapporto dei Revisori dei conti. 5. L’ing. Friedl chiede se qualcuno desidera avere ulteriori chiarimenti o esprimere osservazioni sulla gestione 2009. Non essendo questo il caso invita l’Assemblea ad approvare la Relazione annuale 2009, la Relazione finanziaria ed il Bilancio consuntivo 2009 oltre al Preventivo economico 2010. L’Assemblea esprime all’unanimità, per alzata di mano, la propria approvazione, dopo di che il Presidente ringrazia dando discarico al Consiglio camerale per l’esercizio 2009. 6. • • • • • Sotto il punto rinnovo della cariche sociali 2010/2013 comunica che: i Consiglieri: Giulio Merlani, Alain Barbey, Roberto Grasso, Alexandre Jetzer e Antonio Rubel hanno manifestato la loro intenzione di non far più parte del Consiglio per il prossimo triennio; il Consigliere Claudio De Conto (Pirelli) viene sostituito dal Antonio Calabrò così come Luca Pedrotti (UBS) da Dario Bottoni; propone i seguenti nuovi Consiglieri: Valerio Nannini della Nestlè, il Aldo Uva della Firmenich, il Biagio Zoccolillo della Mirabaud e Marco Baur della Zurigo Assicurazioni; tutti gli altri Consiglieri vengono confermati; inoltre informa l’Assemblea che il collegio dei Revisori dei Conti formato da M. Genoni e da R. Lometti si sono dichiarati disponibili per il prossimo triennio. Il Presidente Friedl chiede all’Assemblea, per alzata di mano, se le personalità proposte vengono deliberate a Consiglieri della CCIS. L’Assemblea accetta con un applauso. Informa inoltre della sua decisione di non riproporsi a Presidente per il prossimo triennio. Crede che i 2 mandati siano stati sufficienti e che rimarrebbe volentieri quale Consigliere. Continuando il Presidente Friedl comunica d’avere avuto durante il suo mandato grandi soddisfazioni anche per il fatto d’aver contribuito all’organizzazione del Centenario della Camera ed a questo riguardo ringrazia l’Assemblea ed il Consiglio. Ringrazia anche il Segretario Generale con il quale ha sempre avuto un forte rapporto professionale, così come tutti i collaboratori della Camera che con il loro lavoro, la loro passione rendono possibile che la Camera sia sotto l’aspetto qualitativo e di posizionamento quella che è. Il Presidente Friedl annuncia altresì che Vincenzo Di Pierri si è dichiarato disponibile a proporsi quale candidato In margine ai lavori dell’Assemblea generale della CCIS sono intervenuti anche l’ambasciatore d’Italia in Svizzera Giuseppe Deodato e il presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino Luigi Pedrazzini. alla Presidenza della CCIS e che tale sua candidatura verrà deliberata dal nuovo Consiglio camerale che si riunirà il 12 luglio p.v.. Passa poi la parola a Marco Gherzi, Presidente Onorario, che rivolge calorose parole di riconoscimento nei confronti dell’Ing. Friedl per il lavoro svolto durante la sua presidenza permettendo alla Camera di raggiungere un ulteriore sviluppo nella compagine economicocommerciale italo-svizzera. Al punto eventuali il Presidente informa dell’avvicendamento di Ginevra annunciando che la nuova Responsabile dell’Ufficio è la Dr.ssa Marianna Valle. Esauriti gli argomenti dell’Ordine del giorno il Presidente dichiara chiusa l’Assemblea alle ore 11.30 e passa la parola all’Ambasciatore Monika Rühl Burzi che interviene sulle relazioni italo-svizzere toccando anche alcuni aspetti di conflitto tra i due Paesi. L’Ambasciatore ringrazia personalmente il Presidente Friedl per il suo prezioso operato in favore delle relazioni italo-svizzere, lo fa anche a nome sia del Presidente della Confederazione, Doris Leuthard che del Consiglio della SECO, si augura che anche per il futuro si possa contare sulla sua autorevole collaborazione. Il Presidente ringrazia l’Ambasciatore per l’interessante intervento e per le gentili parole di gratitudine avute nei suoi confronti. Seguono i ringraziamenti del SG Lotti rivolti all’Ing. Friedl per il sostegno ricevuto durante il suo mandato, un sostegno umano e professionale che ha permesso al SG ed ai suoi collaboratori di gettare le basi per aumentare le attività camerali e di rafforzare il posizionamento della CCIS. Cita anche il Convegno della CCIS organizzato in occasione del proprio centenario, anche in questo caso la collaborazione con l’Ing. Friedl è stato determinante per il coinvolgimento di grandi personalità, tra cui la Consigliera federale Doris Leuthard. Rivolgendosi all’Ambasciatore Rühl-Burzi il SG auspica di poter migliorare la collaborazione tra il sistema svizzero che raggruppa le PMI e la Camera in quanto lo trova non la Rivista n. 9 - Settembre 2010 91 del tutto soddisfacente, mancano i punti di riferimento con cui rendere presente le attività camerali in favore delle imprese svizzere ed invita l’Ambasciatore a fare, a questo proposito, una riflessione confermandole tutta la sua disponibilità e collaborazione a tal fine. L’Ambasciatore Rühl-Burzi ringrazia il SG e conferma la sua intenzione di dar seguito a quanto da lui auspicato. Terminata la seconda parte dell’Assemblea Generale alle ore 12.00, il Presidente invita i presenti all’aperitivo gentilmente offerto dall’Helvetic Airways. Zurigo,8 luglio 2010 Richard Friedl Presidente Andrea G. Lotti Segretario Generale Il presidente onorario della CCIS rende omaggio al presidente uscente Richard Friedl. CONSIGLIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA PER LA SVIZZERA PRESIDENTE Vincenzo Di Pierri CEO, Finter Bank Zurigo PRESIDENTE ONORARIO Ing. Marco Gherzi Presidente Gherzi Textil Organisation, Zurigo VICE-PRESIDENTE Dr. Arch. Luigi Macaluso Presidente Girard-Perregaux SA, La Chaux-de-Fonds VICE-PRESIDENTE E TESORIERE Dr. Carlo Nicoletti Vice Presidente Intesa San Paolo Private Bank (Suisse) SA la Sandro D’Isidoro Consulente Crédit Agricole Indosuez (Suisse) SA, Zurigo Ing. Urs Frey Titolare Nomad Counsel to Management AG, Küsnacht Ing. Richard Friedl Business Development /SFA-01 ABB Schweiz AG, Baden Avv. Alfred Leu CEO Generali (Schweiz) Holding AG, Adliswil 1 Dr. Siegfried Mayr Studio Mayr Consulenza tributaria, Milano Biagio Zoccolillo Direttore Mirabaud & Cie Banquiers Privés, Zurigo REVISORI DEI CONTI Dr. Maurizio Genoni Membro della Dir. Gen. Bank Sal. Oppenheim Jr.& Cie. (Schweiz) AG, Zurigo Roberto Lometti Sigurd Rück AG, Zurigo MEMBRI ONORARI DI DIRITTO S.E. Giuseppe Deodato Ambasciatore d’Italia Dr. O.C. Meier-Boschenstein Studio legale, Zurigo Dr. Luca Attanasio Consigliere Economico e Commerciale Ambasciata d’Italia Dr. Valerio Nannini Direttore Nestec Ltd., Orbe Dr.ssa Gaetana Farruggio Reggente, Consolato Basilea CONSIGLIERI Giovanni Battelli Zollikon Ing. Riccardo Piunti Presidente Amministratore Delegato Eni Suisse S.A., Losanna Dr. Alberto Colella Console Generale d’Italia, Ginevra Avv. Marco Baur Membro della Direzione Zürich Versicherungs-Gesellschaft AG, Zurigo Marco Solari Presidente Festival Internazionale del Film di Locarno, Locarno Enrico Bernasconi Managing Director Sen. Adv. Credit Suisse, Zurigo Dr. Aldo Uva Corporate Vice President Firmenich SA, Meyrin Dr. Dario Bottani Managing Director UBS AG Zürich Sig. Rolf H. Wirth Herrliberg / Roma Dr. Antonio Calabrò Direttore Affari Istituzionali e Culturali di Pirelli & C. Spa, Milano Dr. Antonio Zanetti Direttore Generale Egidio Galbani SA, Grancia SEGRETARIO GENERALE Andrea G. Lotti 92 Dr. Cataldo Castagna Partner Ernst & Young AG, Zurigo Rivista n. 9 - Settembre 2010 Min. Plen. Alberto Galluccio Console Generale d’Italia, Lugano Dr. Adolfo Barattolo Console Generale d’Italia, Losanna Min.Plen. Mario Fridegotto Console Generale d’Italia, Zurigo Dr. Nicandro Cascardi Capo della Cancelleria Consolare, Berna Dr. Console Enrico Mora Console, San Gallo In Vino … Italia Province diverse Vini diversi… l’Italia in comune 29 settembre – 02 ottobre 2010 – Potenza 20 – 23 novembre 2010 – Faenza – “Fiera Enologica” 01 ottobre: incontri e/o visite aziendali 02 ottobre 2010: ritorno in Svizzera Nell’autunno del 2010, la CCIS organizzerà in collaborazione con il sistema camerale italiano, una promozione a tutto campo dei vini di due aree d’Italia ancora poco valorizzate ma legate da una comune storia romana e mediterranea e ricche di eccellenze vitivinicole ed alimentari. I costi di viaggio e pernottamento sono interamente a carico dell’organizzazione Programma Faenza: 20 novembre 2010: partenza per Faenza 21 novembre: degustazione guidata e visita di Enologica 22 novembre: incontri b2b con le aziende romagnole 23 novembre: visite aziendali 24 novembre 2010: ritorno in Svizzera Programma Potenza: 29 settembre 2010: partenza per Potenza 30 settembre: degustazioni e incontri Info: Fabrizio Macrì Tel. +41 44 289 23 23 - Fax: 044 201 53 57 E-Mail: [email protected] MODENA: IL BIOMED OLTRE LA FERRARI E L’ACETO BALSAMICO... Il Distretto biomedicale modenese cerca partnership in Svizzera: Modena (Italia): 29 novembre - 01 dicembre 2010. Dal 29 novembre al 01 dicembre 2010 verrà presentato a Modena ad una delegazione di buyer provenienti da Russia, Emirati Arabi, Germania, UK, Francia e Svizzera il Distretto modenese del Biomedicale: www.expomo. com (clickare sulla voce “biomedicale”). Circa 117 aziende tra produttori di macchinari finiti, attrezzature high-tech e parti elettromeccaniche permettono a Modena da anni di essere un centro di eccellenza mondiale nel settore. La CCIS seleziona da oggi aziende svizzere operanti nei comparti distribuzione di prodotti biomedicali, cliniche, ospedali centri benessere interessate a recarsi a Modena in qualità di acquirenti di prodotti e tecnologia locale. La CCIS cerca inoltre opinion leader, giornalisti, esponenti di associazioni di categoria di settore, interessati a partecipare per esplorare il Distretto e dare visibilità in Svizzera alle opportunità più concrete di collaborazione. Per informazioni: Fabrizio Macrì [email protected] Tel. 044 289 23 23 IL DISTRETTO MODENESE DEL BIOMEDICALE L’elenco dei settori di specializzazione delle aziende modenesi 1. Dispositivi medici monouso per: 2. Attrezzature elettromedicali: - i. Terapia intensiva ii. Vestibologia iii. Rinomanometria Anestesia Cardiochirurgia Ginecologia Emodialisi Emofiltrazione Infusione Kit per medicazione Mesoterapia Radiologia Trasfusione Urologia Suture chirurgiche Chirurgia endoscopica Elettrochirurgia 3. Macchinari per assemblaggio automatico di prodotti medicali e test 4. Servizi di consulenza nell’ambito produttivo, clinico e distributivi dei farmaci e dei dispositivi medici la Rivista n. 9 - Settembre 2010 93 Le città d’arte del’Emilia Romagna La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e l’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) in collaborazione con l’Agenzia di Promozione Territoriale dell’Emilia Romagna (APT) e la Città d’Arte Emiglia Romanga hanno il piacere di invitarvi il 22 settembre 2010, con inizio alle ore 16°°, presso Villa Sassa Hotel, Lugano ad un Workshop con incontri B2B tra operatori turistici incoming (prodotti costa, città d’arte, enogastronomia, terme e benessere) e operatori svizzeri e giornalisti di settore. Informazioni Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Lara Francesca Cucinotta, Marketing e Progetti Svizzera Tel. 044 289 23 23, Fax 044 201 53 57 24 - 26 settembre a Ragusa Fiera Agroalimentare del Mediterraneo Dal 24 al 26-settembre si terrà a Ragusa (Sicilia), su iniziativa della locale Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato la 36a edizione della FAM 2010 (Fiera Agroalimentare del Mediterraneo). Quest’anno il settore agroalimentare dominerà la scena con particolare attenzione alla valorizzazione delle produzioni tipiche siciliane. Già dall’edizione 2009, si è realizzata la promozione del Vino Siciliano, con l’esposizione di 720 etichette tra le migliori produzioni di D.O. e di I.G.T. delle aziende siciliane, e dell’Agriturismo della provincia di Ragusa, con la proposta di interessanti percorsi enogastronomici e naturalistici. Suggestiva l’esposizione dell’agroalimentare, che racchiude in sé una vetrina completa dei prodotti tipici della Sicilia e di molte altre regioni italiane, nonché quella della floricoltura con varietà di fiori, piante ornamentali e aromi, che con i loro colori e profumi esprimono il senso della nostra terra. Questa 36^ edizione presenta anche il primo salone dell’Olio siciliano. È prevista la presenza di una nutrita delegazione di buyers provenienti dai paesi dell’area mediterranea, e da Germania, Svizzera, USA, Brasile e Russia. I due buyer svizzeri vengono selezionati dalla CCIS tra coloro che si annunceranno direttamente alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. Informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Fabrizio Macrì, Tel. +41 44 289 23 23 Fax 044 201 53 57 - [email protected] SWITADVICE: pronta la nuova guida fiscale comparata La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera e la Camera di Commercio Svizzera in Italia hanno il piacere di invitarvi a partecipare alla presentazione ufficiale del portale “switadvice”, la guida fiscale e legale che analizza in modo comparato l’Italia e la Svizzera. La presentazione si terrà a Roma, venerdì 22 ottobre 2010, alle ore 11.00 presso la sede dell’Ambasciata Svizzera. Maggiori dettagli saranno resi noti prossimamente anche sul sito ufficiale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (www.ccis.ch). Per informazioni contattare: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Christian Pitardi, Tel. +41 44 289 23 23 [email protected] - [email protected] Parma in Autogrill Svizzera dal 20.10 al 19.11 2010 Stazioni di servizio su strade ed autostrade svizzere, centri commerciali e centri cittadini, stazioni ferroviarie, aeroporti internazionali e alberghi, queste le location in cui su tutto il territorio svizzero sono distribuiti i punti vendita del Gruppo Autogrill che venderanno per due mesi (dal 20. ottobre al 19 dicembre 2010) una selezione delle eccellenze alimentari di Parma. Si tratta di ristoranti (self service o con servizio al tavolo), bar, negozi di alimentari ed altri articoli, chioschi rivenditori di piccoli e veloci snack a portar via, pizzerie rinomate. Alcuni di questi punti vendita sono organizzati in catene e sotto il “marchio tetto” Autogrill i prodotti parmensi verranno venduti in locali con i marchi: 94 la Rivista n. 9 - Settembre 2010 Motta Cafè Bar Milano, A ‘mò Cafè Bar Ristorante, Passaggio e Pizza Pasta Caffè Ristorante. 7 produttori parmensi rigorosamente selezionati dai buyer di Autorgill commercializzeranno per due mesi, grazie e a questa iniziativa congiunta di Parma Alimentare e Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, 7 tipologie di prodotto: Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Sugo di Pomodoro, Salame, Anolini, Tortelli e Gnocchi. Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Fabrizio Macrì, Tel. +41 44 289 23 23 Fax 044 201 53 57- [email protected] Contatti Commerciali DAL MERCATO ITALIANO Offerte di merci e servizi Prodotti tessili Lanificio Moessmer AG Walter-von-der-Vogelweide-Str. 6 I – 39031 Bruneck Tel. 0039/0474 533142 Fax 0039/0474 533105 [email protected] www.moessmer.it Acqua minerale Monteforte srl Via Lazzari,110 I - 41050 Montese (MO) Tel. 0039 059-980056 Fax 0039 059-980057 [email protected] - www.monteforte.it Piante e vivai Vivai Masetti Sabino Via Bassa della Vergine, 214/C I - 51100 Pistoia Tel: 0039/0573/380404 Fax 0039/0573/985028 E-mail: [email protected] www.vivaimasettisabino.it Lavorazione legno Zanuso Legno S.r.l. Via Nobel 18 I - 20035 Lissone (MI) Tel: +39 039 482151 Fax: +39 039 483468 E-mail: [email protected] www.zanusolegno.com Pasta Pasta Rossini srl Via Via Modena, 340 I - 34034 Cassana FE Tel. 0039/0532824477 Fax 0039/0532824476 E-mail: [email protected] www.pastarossini.it Vino Azienda Agricola Roccasanta via Cortemilia Alessandria, 4 I – 12074 Perletto Tel. +39 0173 81795 Fax +39 0173 81795 [email protected] www.aziendagricolaroccasanta.it Prodotti da forno ORO.PAN C/da San Giuliano-zona P.I.P. I - 85050 Brienza PZ Tel. 0039/3297113688 Fax: 0039/0975381158 E-mail:fragranze [email protected] Zincatura a caldo MITA Spa Via Prima Strada, 6 I – 35026 Conselve (PD) Tel. +39/049 9500150 Fax. +39/049 9500377 [email protected] - www.bisolzinco.it Dispositivi per Medicina Estetica Impulse Technology Via dei Lamponi 8/D I – 40137 Bologna Tel: +39.051.6238596 E-mail: [email protected] www. Impulsetechnology.it Componentistica per mobili e cucine Bertoni f.lli snc Via Tagliamento 8 I - 37051 Bovolone VR Tel. 0039/0457100539 Fax 0039/0456908231 E-mail: [email protected] Packaging per alimenti MACH srl via Einaudi 1a/b I – 35016 Piazzola sul Brenta (PD) Tel. 0039/049 9697701 Fax 0039/049 969703 [email protected] - www.mach.ws Pasta Pasta Julia Spa Via Piemonte snc loc. S. Luciola I - 06038 Spello PG Tel. 0039/0742301761 Fax 0039/0742304301 Email: [email protected] www.pastajulia.it Porte blindate Tesio Spa Corso Venezia 63 I – 10147 Torino Tel. 0039/011 2620973 Fax 0039/011 2624878 [email protected] - www.tesio.com Profumi ed essenze Herbsardinia srl Via Lungo Saline 27/A I – 09126 Cagliari Tel. 0039/070383070 Fax 0039/01782225689 [email protected] www.herbsardinia.com Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • La ditta ArtigianPiada Srl di Rimini è una affermata realtà attiva nel settore della produzione di piadine, prodotto tipico romagnolo. Grazie alla sua profonda esperienza e conoscenza nella produzione artigianale della piadina romagnola, l’azienda ha assunto una posizione di leadership nel mercato italiano e fornitore di punta della GDO in Italia. ArtigianPiada è alla ricerca in Svizzera di aziende interessate alla distribuzione dei propri prodotti sia all’ingrosso che al dettaglio. • La ditta Togni Spa di Ancona è una affermata realtà attiva da oltre 50 anni nel settore della produzione di vini spumanti ed acque minerali. Grazie alla sua profonda esperienza e conoscenza nella lavorazione delle uve, l’azienda ha assunto una posizione di leadership nel mercato italiano e soprattutto per ciò che riguarda lo spumante è fornitore di punta della GDO in Italia. La ditta RICHIESTA DI LAVORO Persona seria (1971), dinamica, disponibile, flessibile ricerco impiego in vari settori (hotel, giardinaggio, costruzioni, autista, tubista aiutante, ristoranti, manutenzione, e varie ed eventuali da valutare) anche al fine di un perfezionamento della lingua francese. Diplomato con diverse esperienze maturate, sono raggiungibile a: Chemin des deux communes 7 -1226 Thônex Genève Natel: 079 4135509 ~ e-mail [email protected] la Rivista n. 9 - Settembre 2010 95 Togni Spa è alla ricerca in Svizzera di aziende interessate alla distribuzione dei propri prodotti all’ingrosso con cui avviare una collaborazione di lungo termine. • La ditta Euroclima Spa di Brunico è una affermata realtà attiva da oltre 40 anni nel settore della produzione di centrali per il trattamento dell’aria. Costruzioni e soluzioni funzionali caratterizzate da perfezione tecnica garantiscono l’affidabilità delle unità. Uno sviluppo costante dei prodotti e dei metodi di produzione, così come l’impegno a favore dell’innovazione, sono per l’azienda un fattore di primaria importanza. La ditta Euroclima Spa è alla ricerca in Svizzera di piccole aziende interessate alla distribuzione dei propri prodotti all’ingrosso con cui avviare una collaborazione di lungo termine. • Società Chimica offre gestione in un proprio capannone 400 - 700 m2 deposito solo per merci europee Via Casilina San Cesareo Roma prezzo legato a volume e movimenti. Per ulteriori informazioni è possibile contattare direttamente: Ing. Corrado Carboni Via A.Gallonio 18 I - 00161 Roma Tel. +39 0644232172 Fax +39 0644290941 E-mail: [email protected]. • Società leader da oltre 30 anni nella produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici che rispettano totalmente l’igiene e consentono un risparmio di acqua fino all’80%. Il Gruppo DMP Electronics desidera oggi arricchire il suo staff commerciale per affrontare nuove sfide. 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Offerte di merci e servizi Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57, [email protected], www.ccis.ch Trasporti internazionali Planzer Transport AG Lerzenstrasse 14 - CH - 8953 Dietikon Tel: +41 447446222 [email protected] - www.planzer.ch DAL MERCATO SVIZZERO Ricerca di merci e servizi Filati e prodotti tessili per la casa Schlossberg Textil AG Tösstalstrasse 15 CH – 8488 Turbenthal Tel. 0041 52 396 23 37 Fax 0041 52 396 22 02 [email protected] www.schlossberg.ch Cassette per lettere Marquart Metall GmbH Höslistrasse 13 CH – 8608 Bubikon Tel. 0041 55 253 42 42 Fax 0041 55 253 42 44 [email protected] www.marquart-torcenter.ch Cravatte GastroMode PF 424 – Ottenbergstrasse 35 CH – 8049 Zürich Tel: +41 44 850 25 87 Fax +41 44 850 25 87 [email protected] www.gastromode.ch Design aziendale KIRCHER DESIGN CORPORATE DESIGN AND MORE Hagenholzstrasse 70 CH - 8050 Zürich Tel.: ++41 432680053 Fax: ++41 432680052 [email protected] www.kircherdesign.com Materiali edili PA. 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