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Editoriale
Parola e vita
Punto di vista
Alle sorgenti del carisma
Fonti - testi - radici
Cammini della missione
Presentazione
Dall’Africa
In Camerun
In Etiopia
In Sudan
Dall’Asia
In Libano
Dalle Americhe
In Brasile
In Paraguay
Dall’Europa
In Albania
In Italia
Volti di santità
News ed eventi
Punto giovani
Amici di Giovanna Antida
Gocce di solidarietà
Abbiamo scelto
La posta
Curia Generalizia
Suore della Carità di Santa
Giovanna Antida Thouret
Via Santa Maria in Cosmedin, 5
00153 Roma - Italia
RIVISTA delle
SUORE DELLA CARITÀ
DI SANTA GIOVANNA
ANTIDA THOURET
Anno I - n°3 Novembre 2009
Periodicità quadrimestrale
Reg. Trib. di Roma n°7/2009
del 16 Gennaio 2009
www.partoutdanslemonde.it
Direttore responsabile
della rivista
Bruno SECONDIN
Equipe di redazione
Sr Catherine BELPOIS
Sr Wandamaria CLERICI
Sr Marie Jacqueline MUNNIER
[email protected]
Parola di Dio e
processo educativo.
8
Educare con lo stile
di santa Giovanna
Antida Thouret.
17
Chiamate a
Wadakona, Sudan.
18
SOMMARIO
3
4
6
8
12
13
14
La gioia d’imparare.
21
Il valore
dell’educazione.
25
Un anno
vincenziano.
Redazione
Hanno collaborato alla rivista:
- Solvejg Ingrid BERNSDORFF
DE RIVERA, Argentina
- Dominique MARCOUX, Francia
- Songmené TATANG ERMINE,
Camerun
- Hayat abou SAMRA, Libano
- Gabriele BARDULLA, Italia
- Alunni di REIGNIER, Francia
- Daniela BELLIZZI, Italia
- Nora MACELLI, Malta
- Le Suore della Carità
Progetto grafico,
Impaginazione e Stampa
VICIS Srl
V.le delle Provincie, 37
00162 Roma - Italia
www.vicis.it
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Nel rispetto della Legge 675/96
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personali, la Congregazione delle
Suore della Carità di S. Giovanna
Antida Thouret, titolare del periodico
“Partout dans le Monde”, garantisce
che le informazioni relative agli
abbonati, custodite nel proprio
archivio elettronico e cartaceo, non
saranno cedute ad altri e verranno
utilizzate esclusivamente per ciò
che concerne l’invio della rivista.
EDITORIALE
RI-ACCENDIAMO
L’EDUCAZIONE
di
Suor Wandamaria Clerici, sdc
In questo particolare momento storico,
nelle diverse aree geografiche nelle
quali ci troviamo ad operare, noi Suore
della Carità ci sentiamo chiamate ad affrontare insieme la
sfida dell’educazione, ricercando le risposte più adeguate
per amare educando.
I problemi interni ed esterni da affrontare sono molti, le difficoltà non mancano, ma seguendo l’esempio che ci ha offerto la nostra Madre Fondatrice, Santa Giovanna Antida,
vogliamo superare la tentazione della rassegnazione, per
lanciarci con coraggio, ottimismo e speranza nell’avventura
dell’educazione integrale delle persone con il metodo thouretiano della tenerezza educativa.
Continuiamo a correre il rischio di pagare a caro prezzo
questa scelta profetica dell’educare con l’unico obiettivo di
portare il Vangelo nel mondo, in questo nostro mondo che
ancora ha bisogno essere redento.
Cerchiamo di imparare a vivere insieme nel villaggio globale, superando le tensioni tra spirituale e materiale; religiosità e religione; chiesa universale e chiesa locale; bisogno di
competizione e preoccupazione dell’eguaglianza e delle pari opportunità; espansione straordinaria delle conoscenze e
capacità degli esseri umani di assimilarle; tradizione e modernità; universale e individuale; globale e locale.
Vogliamo educar-ci per educare, per progettare e costruire
il nostro futuro comune.
Oggi, siamo più che mai consapevoli che le società con-
temporanee, occidentali ed orientali,
devono confrontarsi con ciò che significa “società della conoscenza” per progettare percorsi educativi che abbiano come scopo la costruzione integrale delle persone, attraverso nuove identità,
nuovi saperi, nuove culture condivise.
Sappiamo che l’educazione è uno dei mezzi principali a nostra disposizione per promuovere una forma più profonda e
armoniosa dello sviluppo delle persone e quindi per ridurre la
povertà, l’esclusione, l’ignoranza, l’oppressione e la guerra.
Ci poniamo con la Chiesa per far fronte alla “emergenza
educativa” che colpisce molti Paesi in cui la cultura è segnata da un relativismo pervasivo ed aggressivo, e accogliamo
il messaggio di Papa Benedetto XVI che ci ripropone di offrire una educazione integrale e ci chiede di essere testimoni credibili, per cercare di restituire punti di riferimento solidi
ai giovani e ai meno giovani di oggi.
Noi sappiamo che la nostra missione di Carità è una missione educativa, nel senso più ampio del termine. Il servizio
spirituale e materiale dei poveri è il nostro modo di amare
educando nella prospettiva della nuova evangelizzazione.
Santa Giovanna Antida ha saputo essere audace e determinata nel superare le molteplici frontiere dello spazio e del
tempo. Noi desideriamo seguire i suoi passi, Suore della
Carità e laici insieme, per crescere nell’arte di conquistare i
cuori delle persone, con la tenerezza della carità, perché
possano incontrare Gesù Cristo, l’Amore che libera.
3
La Parola di Dio
illumina il Processo Educativo
di
Solvejg Ingrid Bernsdorff de Rivera
[email protected]
La chiave della sua porta è la fiducia
Il processo educativo sarà sempre una tensione inevitabile
tra quello che siamo e quello che siamo chiamati ad
essere. Potremmo dire che è la scienza e l’arte che
riconoscono l’essere umano come persona unica e
irripetibile, in vista di un rivelarsi delle sue potenzialità.
Guarda sempre al futuro, guarda alla vita, negli spazi
socioculturali in cui sorge e si spiega.
La chiave della sua porta è la fiducia, che si traduce in
dialogo e vincoli compromessi.
Nel nostro oggi, dialogo e vincolo sono in crisi, come
conseguenza di una fiducia minata, in campo personale,
famigliare, comunitario e istituzionale.
Nelle tenebre del nostro oggi, l’avventura del
cambiamento non è facile, e il compito sempre
affascinante di educare e di dare alla luce l’uomo nuovo è
una sfida.
Abbiamo bisogno del calore e dell’energia del “sole che
sorge dell’alto per illuminare a quelli che stanno nelle
tenebre e nell’ombra della morte” (Luca 1,78): Gésu
… “e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1,14)
Dio non si limitò a creare e ad essere spettatore immutabile
della storia degli uomini sulla terra, ma decise di “entrare”
in questa storia ed insegnarci a vivere, a camminare, ad
essere degni e responsabili gli uni degli altri.
Il mistero dell’incarnazione significa il compromesso
radicale di Dio con l’uomo; l’immanenza della trascendenza.
La storia non si divide tra sacra e profana, è un’unica
storia di Salvezza: Storia d’Amore di Dio con Noi.
Non siamo più soli, Egli è il nostro Cammino, la nostra
Verità, la nostra Vita (Gv. 14,6).
Tutta la sacra scrittura ci rivela il cammino d’un popolo e
la presenza di un Dio vivo che accompagna e guida,
avverte e perdona, confida e incoraggia a vivere una
Alleanza Eterna scritta nelle Tavole della Legge e,
innanzitutto, nel cuore umano.
Con l’arrivo di Cristo si illumina la storia. Termina
l’annuncio per lasciare spazio alla realtà di Dio in Cristo,
4
che si fa uno di noi, si compromette, assume e realizza la
sua missione di salvatore per amore.
GESÚ venne ad insegnarci a vivere, a cambiare il nostro
modo di essere, il nostro modo di relazionarci.
GESÚ Maestro di educatori e di educanti
Se consideriamo il Vangelo
di San Giovanni 8,1-11, cioè
il caso della donna adultera
che i farisei portano per
lapidare, possiamo imparare
di questo Cristo Maestro di
educatori e di educanti.
I farisei presentano una
donna sorpresa in adulterio.
La mettono in mezzo e gli
dicono: “Maestro, questa
donna è stata sorpresa in
flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”
Per il linguaggio, Gesù è accettato come Maestro, ma
nella realtà soggiacente, l’espressione può essere letta
come una trappola.
L’adulterio era per gli ebrei una cosa grave. Tanto gli
scribi come i farisei, si sentivano dalla parte giusta perché
interpretavano alla lettera la legge: la donna adultera
merita la pena di morte.
Solvejg Ingrid Bernsdorff
de Riviera, nata in Lituania, vive
in Argentina, a Buenos Aires.
Laureata in Psicologia sociale.
Docente in Scienze sociali in
diverse università
latinoamericane.
Specializzata in logoterapia.
Segretaria dell’Associazione S. J.
Antida Thouret di Buenos Aires:
“Niños Y Familias in Riesgo”.
PAROLA E VITA
Il primo insegnamento di Gesù è quello di
ascoltare e comprendere la situazione
Qualunque decisione di Gesù, nei termini che essi
propongono, complica la situazione.
Se dicesse che si deve morire si schiererebbe contro la
legge romana, perché secondo questa gli ebrei non
avevano diritto ad imporre la pena capitale. Gesù si
trasformerebbe in un criminale per il governo romano.
Se dicesse che le si perdoni la colpa, si potrebbe
concludere che Egli insegna a disubbidire alla Legge di
Mosè appoggiando l’adulterio.
Se dicesse che bisogna lapidarla, contraddirebbe la sua
stessa predicazione e i suoi gesti d’amore e di misericordia
davanti alla gente che già conosceva. Contemporaneamente
darebbe ragione ai farisei secondo i quali la legge è più
trascendente della persona e della sua vita.
Varie domande sorgono per il nostro oggi: perché non
portano anche l’uomo? non è tanto adultero quanto la donna
posta nel mezzo per essere giudicata? i peccati del corpo ci
preoccupano più che quelli dello Spirito? Questi ultimi, in
realtà, colpiscono la cosa più vitale dell’essere umano.
Gesù intuisce l’intenzione di chi lo vuole mettere alla
prova. Esce dalla posizione di giudizio “non venni a
giudicare”… e assume il ruolo di Pastore e Maestro, con
il quale esprime il giudizio per la donna processata.
Non cede alla paura né al rimprovero, né agli altri
sentimenti che il contesto potrebbe incoraggiare, e decide
in silenzio, andare più il là.
Rielabora e assume la riflessione, mentre scrive nella
sabbia, forse quello che riguarda il vincolo tra i farisei, la
donna e se stesso.
Risponde con mente creatrice a questioni che hanno
doppie intenzioni.
Questa abilità gli permette di uscire dalla trappola ed
entrare in dimensioni inaspettate per la situazione e per il
nostro apprendistato.
L’etica del Regno
Smaschera le intenzioni dei farisei come educatori del
popolo. Toglie loro la maschera, mettendo in chiaro le loro
intenzioni e desideri.
Nascondono il loro odio verso Gesù sotto l’apparenza del
compimento della legge… si muovono non per il loro
desiderio di attenzione, di aiuto alla persona concreta della
donna che portano al giudizio, bensì perché spinti dal
desiderio violento di condannare Gesù.
Manca il coraggio e la saggezza per discernere.
La maschera dissimula sempre i reali pensieri e sentimenti
che alberghiamo in noi e serve per nasconderci dagli altri
e da noi stessi.
Uno degli odi più amari, è l’odio verso qualcuno che ci
denuda dell’apparenza dietro la quale siamo nascosti e
dove possibilmente siamo comodi.
Il Regno di Dio reclama un’etica profonda, non
superficiale che penetri la persona ed arrivi al cuore.
Non basta compiere la legge, l’etica del Regno è rivolta
alla persona interiore e stima quello che sta nel cuore.
Vale la pena riflettere sui gesti e i tempi
di Gesù
Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra… e
come insistevono, alzò il capo e disse: “Chi di voi è senza
peccato, scalgi per primo la pietra contro di lei”.
Torna cosi a cambiare la situazione, aprendo nuove
alternative.
Come Maestro di Educatori e di Educanti, c’insegna…
• Gesù tratta i farisei con serenità, pazienza e fino alla
sensibilità. Sa che gli tendono una trappola ma sa anche
che essi sono ingarbugliati in una trappola tesa da loro
stessi, da ciò che essi hanno formato, dalle strutture e dalle
istituzioni di cui essi stessi fanno parte… dalle credenze e
dai mandati che condizionano il loro stesso vivere.
Dice il Vangelo: “Si ritirano della scena uno ad uno,
cominciando dal più vecchio”…
• Gesù ha cura della donna, la guarda e le domanda: “dove
sono quelli che ti accusano? nessuno ti ha condannato?”
Riconosce il motivo della sua accusa, l’adulterio. La invita
ad uscire dalla situazione col solenne: “Io non ti
condanno. Va’ e non peccare più.”
Apre il suo futuro, incoraggiandola ad accettarsi, ad
esercitare la sua nuova libertà e responsabilità, cercando
vita ed amore nuovi.
Il rischio dei farisei è tendere a una cosa ripetitiva e
statica, se non poterono capire la lezione.
La donna, con la fiducia nel futuro che le regala il
Maestro, possiede le energie, se lo decide, per la
conversione della sua vita e condotta.
Il testo ci porta alla verità dei nostri pensieri, sentimenti
che condizionano il nostro agire. “la verità vi farà
liberi”… Giovanni 8, 32
Simultaneamente, ci invita ad aprire il cuore, dove si trova
la chiave maestra del cambiamento e della trasformazione.
5
Insegnare…
educare…
evangelizzare…
di
Dominique Marcoux
[email protected]
Nessuno può rimanere impassibile alla vista di un bambino
che cammina per strada stringendo la mano del padre,
parlottando e ridendo di gusto per ogni idea venuta in mente…
Una mano forte, virile, e una manina liscia, tenera e
fragile… Una mano che guida, trascina, protegge, e una
che si appoggia lasciandosi condurre. Questo semplice
gesto è un linguaggio che comunica al piccolo più di
quanto non si riesca a vedere. Esiste immagine più
emblematica della paternità? Eppure, se si vuole farlo
durare (fino al giusto distacco), è necessario che questo
legame si accompagni a un altro, fatto di carne e di parola.
Si tratta dell’unione con una donna, senza il cui corpo non
si potrebbe assistere a questa scena.
Tale premessa ripresa da Xavier Lacroix, teologo e
docente presso l’istituto di scienze della famiglia di Lione,
mi consente di introdurre il mio discorso sull’educazione:
non si può insegnare senza educare; nell’educazione,
occorre valorizzare il ruolo paterno ed è essenziale che la
Chiesa, mediante la scuola cattolica, ma non solo, si dia da
fare con mani, occhi e orecchie per «prospettare ai giovani
un orizzonte di vita che oltrepassi gli obiettivi temporali».
Un insegnante trasmette ciò che sa
o ciò che è?
Causa di soventi dispute, tale questione sembra essersi
stabilizzata con il passare del tempo: si trasmette il proprio
sapere nella misura in cui si è coerenti con se stessi e se i
Dominique Marcoux, sposato, padre di 4 figli.
Docente presso l’Insegnamento cattolico, Direttore di
collegi e licei. Direttore diocesano dell’Insegnamento
Cattolico nelle diocesi di Besançon, Saint Claude e
Belfort. Ordinato diacono permanente nel 2004, è
responsabile, insieme alla moglie, del servizio diocesano per il catecumenato a Besançon.
6
PUNTO DI VISTA
destinatari di tale sapere sentono che la persona che si ha
di fronte è «vera». Che gli piaccia o no, un docente è
anche un educatore e dal suo modo di «esistere» in quanto
uomo dipende la maniera in cui trasmetterà il proprio
insegnamento. Agli alunni basta poco per capire con chi
hanno a che fare. Molti giovani insegnanti l’hanno
imparato a proprie spese poiché, orientando
l’insegnamento solo verso la loro materia, hanno
dimenticato che prima di tutto gli studenti vogliono sapere
chi hanno di fronte. È come se, a contatto con i docenti
stessi, gli alunni avvertissero un confuso bisogno di
crescere in «umanità», prima ancora di ricevere da loro
nuove conoscenze. In altre parole, per avere autorità, per
potersi rivolgere a una classe, bisogna fare autorità, cioè
fare in modo che la personalità di colui che sa chi è e dove
va si faccia valere da sé, in maniera ferma e pacata.
È forse proprio ciò che manca alla figura del «padre» di
oggi, considerata in crisi.
Il ruolo del padre
Dopo essere stato per secoli un punto di riferimento, il
padre sembra essere divenuto «l’anello debole» del nucleo
familiare. Tuttavia, bisogna gridarlo forte e chiaro: il padre
non è «una madre come le altre» e il suo è un ruolo
essenziale nella crescita e nell’educazione dei figli di oggi.
Utopia, risponderete, vista l’attuale dissoluzione del
nucleo familiare, del legame coniugale, per non parlare di
quello sociale, religioso, del modo di relazionarsi con
l’autorità… ovvero, di tutto ciò che trasmette i capisaldi
culturali, etici, spirituali di una società. Motivo in più per
ribadire con forza il ruolo fondamentale del padre nella
formazione di una personalità: senso della distanza, della
mediazione, dell’esteriorità, coraggio, giustizia, prudenza,
temperanza, sono «virtù» che, senza però essere
prerogative paterne, fanno parte di quelle categorie
«inevitabili» con le quali i giovani si devono confrontare.
Marguerite Léna: filosofa francese specialista dell’educazione. Nel 2008 ha partecipato in veste di
esperta al Sinodo sulla Parola di Dio. Membro della
comunità apostolica San Francesco Saverio, ha avuto
come maestro e amico Paul Ricœur. Tra i suoi scritti
ritroviamo: «Honneur aux maîtres». Critérion, 2002.
Ma come già dicevo nell’introduzione, non dimentichiamo
che il valore della figura paterna è davvero evidente solo
se la madre le permette di esistere. Non sono la
condizione, la funzione, il ruolo svolto a essere
determinanti, ma le persone e l’amore che un padre e una
madre si scambiano in maniera reciproca. Così, sebbene
nella nostra società la figura paterna sembra essere in crisi
e il nucleo familiare appare in difficoltà, fa bene ricordare
che, nell’educazione dei figli, niente può sostituire una
coppia di genitori che si amano e che hanno deciso «di
incarnare» tale amore nei figli stessi.
Educare si basa sulla fiducia
Insistere sull’unità della persona: «essere» prima di
trasmettere; ribadire l’importanza del ruolo dei genitori e
del padre in particolare nell’educazione dei figli; tutto ciò
si inserisce in una cornice spirituale senza la quale l’intero
nostro discorso risulterebbe vano. L’educazione, così come
la fede, si basa sulla fiducia. Fiducia da parte del bambino
verso l’adulto che gli apre un mondo; fiducia dell’adulto
nell’avvenire del figlio. Da qui nasce la necessità, per gli
educatori cristiani, di allargare l’orizzonte per accrescere
«la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità» del
disegno divino e della tacita speranza dell’uomo. La
scuola cattolica può rivelarsi un ottimo vettore di tale
ampliamento purché rimanga fedele alla sua vocazione e
alla sua missione. Insegnare, educare in una scuola
cattolica vuol dire «correre il rischio di esercitare
un’influenza anche sullo spirito, cioè sulla profonda libertà
dei giovani che ci vengono affidati».
Il ruolo della scuola cattolica meriterebbe una trattazione
più lunga, ma permettetemi di concludere citando
Marguerite Léna: «Dopo i profeti, l’apostolo educatore è
un testimone privilegiato delle opere di Dio. Egli vede
nascere il Verbo all’interno delle culture e dei popoli, così
come nel battezzato più umile. Sa, da fonte inalterabile,
che l’Amore avrà l’ultima parola e che la storia intera è
una natività continua».
Educatori, genitori o insegnanti, tutti possiamo essere
degli apostoli educatori.
7
Educare con lo stile di
Santa Giovanna Antida Thouret
Una missione di grande attualità
di
Suor Wandamaria Clerici, sdc
L’educazione si scontra
con una rivoluzione epocale
Oggi, non si può affrontare il delicato tema
dell’educazione, senza prima descrivere l’oceano culturale
nel quale viviamo. Chi vuole dedicarsi al complesso mondo
dell’educazione deve conoscere le correnti che agitano le
sue acque, in superficie e in profondità, per riuscire a
tracciare una rotta che faccia navigare verso porti sicuri e
ad elaborare una proposta educativa convincente.
Nella società contemporanea globalmente intesa stiamo
assistendo, quasi in modo inconsapevole, al trionfo
dell’«Io» che coincide con la sconfitta dell’identità: ormai
prevale l’egolatria. Io sono io. Io sono fatto così.
L’esposizione televisiva di corpi e sentimenti hanno fatto
morire la vergogna e il pudore, non c’è spazio per la
privacy. Nei reality di ogni parte del mondo si giocano
infinite maschere provvisorie: quello che conta è farsi
notare, non importa se a caro prezzo. Nelle società che
esprimono la paura dell’anonimato, i candidati divi si
sottopongono a provini estenuanti (casting) e le apparenze
vengono esposte senza ritegno.
La generazione Io rappresenta il nuovo culto della
personalità e la storia si fa solo con i Sé.
La “libertà di essere se stessi” è accompagnata dalla
rivendicazione del “primato del soggetto”, o meglio
dell’individuo.
Così si è costruito il mito della libertà assoluta, ma è
semplicemente un’illusione del capitalismo tecnologico e
nichilista, perché la libertà assoluta è solo un
individualismo all’eccesso.
La cura di sé è diventata quasi una ossessione, per questo
anche i giovani ricercano una nuova forma da dare al
proprio corpo.
La storia di Michael Jackson è esemplare, perché narra di
un disagio che è riuscito a trasformare l’aspetto fisico (il
viso o parti del corpo) da entità permanente
(immodificabile) a realtà continuamente modificabile,
8
modellabile, ma dice anche del tentativo di sottrarre il corpo
alle trasformazioni inevitabili dello scorrere del tempo.
Molti giovani si comportano come spettatori passivi; molti
non trovano obiettivi da perseguire con decisione; altri
faticano a dare un senso alla propria vita e una direzione
alle proprie scelte, non riescono ad elaborare un progetto
vocazionale o anche solo professionale. Hanno paura di
giocarsi con passione.
I giovani sono come canne al vento, segnati da una condizione
esistenziale di grande insicurezza, esposti alle correnti degli
ammaliatori che offrono facili soluzioni per tutti i problemi,
soprattutto ricette pratiche per la conquista del potere e del
Giovanna Antida a
Sancey durante la
Rivoluzione francese.
Uno schizzo a
carboncino della
Signora Guyotguillain.
ALLE SORGENTI DEL CARISMA
successo in modo facile e veloce,
senza fare fatica.
Oggi, il detto cartesiano «cogito, ergo
sum» (penso, dunque sono) è stato
sostituito dalla formula «sum, ergo
faccio» (sono, dunque faccio).
I diversi servizi di carità
che esprimono il
carisma di santa
Giovanna Antida e
delle suore della
Congregazione.
L’educazione e la sfida della
cultura digitale
Nei bambini, negli adolescenti e nei
giovani il processo di costruzione
della personalità è ancora in divenire.
Secondo alcuni ricercatori, oggi, essi
sono a rischio costante, perché
immersi in una mancanza di relazioni
significative e profonde che li ha
deprivati della presenza educativa, del
tempo e dei valori di riferimento.
Questo nuovo insieme sociale, questo
gruppo di teenager smarriti, questa
tribù moderna, si ritrova davanti allo
schermo del computer per vivere nel
Web, una vita parallela dove si può
consumare di tutto: vedere film,
ascoltare e scaricare musica, leggere
giornali e libri, usare i motori di
ricerca, giocare da soli o partecipare a
giochi di ruolo, fare shopping,
stabilire rapporti intersoggettivi e
collettivi. I social network hanno
inaugurato le nuove frontiere del
vivere. Nella rete tutto è glocal,
globale e locale ad un tempo.
Davanti al computer si è soli, ma si è
connessi a milioni di altri soli, per
comunicare, condividere e collaborare
senza gerarchie. Nel mondo free (in
lingua inglese significa libero),
alberga l’economia del gratis.
Difficile resistere, non cadere
intrappolato nella rete! Sono saltati i
confini tra chi crea e chi consuma, si
è consumatori e si diventa
contemporaneamente consum-attori,
con libertà, qualità di scelta, mobilità.
Abitare e costruire insieme mondi
virtuali, tutti i giorni, fanno cambiare
le prospettive del presente e del futuro.
Potremmo dire che Internet è la nuova
agorà e gli internet point, privati e
pubblici, sono le nuove aule scolastiche
aperte a tutti e a tutte le ore.
L’educazione alle origini
dell’opera delle Suore
della Carità:
un parallelismo storico
Dopo aver portato l’attenzione sul
complesso contesto socio-culturale e
aver tracciato i contorni di quella che
si presenta come una vera e propria
rivoluzione globale, è necessario
ricordare che oltre duecento anni ci
separano dalle origini della
Congregazione delle Suore della
Carità fondata da Santa Giovanna
Antida Thouret l’11 aprile 1799 a
Besançon, in Francia. Questa nuova
Famiglia religiosa inizia subito la sua
azione apostolica con l’apertura di
una scuola gratuita per le fanciulle e
con la distribuzione del brodo per i
poveri: l’opera educativa si
accompagna a quella assistenziale.
Tuttavia possiamo scorgere elementi
comuni tra il periodo storico nel quale
ha vissuto la Fondatrice (1765-1826)
e il nostro. Si tratta di due epoche
caratterizzate dalla transizione da un
secolo all’altro; dalla rivoluzione
politica, sociale, religiosa; dalla
contaminazione attuata dal
secolarismo razionale e scientifico;
dalla mobilità delle persone (in fuga
dalle guerre e dalle persecuzioni, in
esilio forzato o migranti, stranieri o
pellegrini per scelta).
Questo ci può aiutare a comprendere
la novità e l’attualità della proposta
educativa di Santa Giovanna Antida
che, in obbedienza alla volontà di
Dio, con intraprendenza, coraggio e
grande fede, diventa un docile
strumento della Provvidenza.
• Risponde all’invito della Chiesa
della Restaurazione di fondare una
nuova Congregazione religiosa che a
Le Landeron, in Svizzera, nel 1797,
per mezzo dei Vicari della Diocesi di
Besançon, indica la strada: «Vi
comando di ritornare in Francia per
lavorare nel tentativo di ristabilire
nella nostra Diocesi la fede e i buoni
9
costumi, secondo l’esempio dei Santi Ferréol e Ferjeux»
(Manoscritto di Suor Rosalia Thouret, LD p. 544).
• Si dedica all’azione educativa ed assistenziale per dare
impulso ad una nuova evangelizzazione, e contribuire così
a ricostruire il tessuto sociale e valoriale della società
scristianizzata a causa della cultura dei Lumi e della
Rivoluzione francese.
• Aderisce al movimento della femminilizzazione della
Chiesa da grande protagonista, attraverso la creazione di
una comunità religiosa di vita attiva, caratterizzata da uno
stile di vita comunitario e di servizio, che inaugura un
modello organizzativo della beneficenza autonomo e
indipendente dal controllo istituzionale maschile e
clericale. «Raccoglierete delle ragazze, che formerete
come voi siete stata formata, e fonderete a Besançon una
casa per l’istruzione della gioventù e l’assistenza dei
malati poveri» (Memoriale di Pure verità, LD p. 466).
In Santa Giovanna Antida possiamo individuare quattro
momenti di sviluppo: l’intuizione pedagogica, maturata
soprattutto in famiglia e nella sua parrocchia a Sancey; il
desiderio pedagogico, a partire da se stessa, accogliendo
ogni occasione per apprendere e per autoformarsi; la
prassi pedagogica, inaugurata e sperimentata nel suo paese
natale, durante la Rivoluzione, e nella società postrivoluzionaria; il progetto pedagogico, che si sviluppa
progressivamente e viene elaborato, prima in alcune parti
della Regola e poi nei Regolamenti specifici delle Scuole
di carità dei Pensionati o Convitti o Educandati, per
l’istruzione e la formazione cristiana delle ragazze
(Seconda Parte della Regola del 1820, Cap. III e Appendice).
L’educazione ha sempre un metodo
Santa Giovanna Antida si dedica con passione all’educazione
dell’essere e non dell’apparire o del fare. Comprende
l’importanza strategica dell’educazione della mente e della
formazione del cuore delle giovani generazioni.
Nelle Regole e Costituzioni del 1820, approvate da Papa
Pio VII, Santa Giovanna Antida precisa che:
«… le Sorelle impiegate nell’educazione della gioventù,
considereranno i loro allievi come sacri depositi che il
Cielo ad esse affida, e come talenti che mette loro in mano
per farli valere… si studieranno per quanto più loro sarà
possibile, di formare alla virtù questa gioventù
interessante» (p. 265).
E prosegue: «… l’educazione della gioventù sarà sempre
riguardata dalle Suore della Carità come un oggetto della
più alta importanza, e che esige le più assidue e replicate
premure. È perciò che si procurerà di impiegare ad un
officio così interessante e delicato, soggetti… con tutte le
qualità necessarie per dirigere convenientemente una
perfetta educazione» (p. 275).
Il fine principale dell’azione educativa delle Suore della
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Carità è l’evangelizzazione, per questo deve essere
dedicato il tempo necessario allo studio del catechismo:
«… lo studio della Religione, il più utile e il più
necessario all’uomo, prevalga su tutti gli altri studi nelle
scuole di Carità, e le figliuole non se ne partano senza
sapere i loro doveri di cristiane» (p. 229).
Le Sorelle maestre ispireranno alle scolare: «l’amore di Dio
e del prossimo» (p.233) e «inculcheranno più che possono
l’amor della fatica, dell’ordine e della pulizia» (p. 235).
«Essendo l’educazione morale della gioventù d’una
grandissima importanza, e come il noviziato della vita
dell’uomo, nulla sarà trascurato perché riesca bene» (p. 243).
Tutto l’impegno educativo deve essere teso a ben formare
la coscienza delle alunne (p. 223).
È bene sottolineare che gli stessi contenuti già presenti
nella Regola del 1820, si trovano riproposti nei successivi
Regolamenti delle Scuole della Carità, stampati nei diversi
periodi storici e nei vari luoghi nei quali vengono aperte le
Scuole della Carità.
L’educazione ha sempre uno stile
Dopo aver descritto il metodo educativo elaborato da
Santa Giovanna Antida, è necessario prendere in
considerazione lo stile educativo da lei incarnato e poi
proposto alle sue figlie.
Per educare deve realizzarsi un incontro tra persone:
questo è lo spazio in cui si manifesta il mistero
dell’incarnazione ogni qual volta ci si pone alla scuola di
Gesù, il vero ed unico educatore.
È nella relazione interpersonale che si attua l’avventura
educativa e lo stile è ciò che più lascia il segno.
Le Suore della Carità sono al servizio dei poveri e
riguardano in essi la persona di Gesù Cristo stesso: «I
poveri debbono essere l’oggetto del loro zelo e della loro
tenera sollecitudine» (DP, LD p. 14; LD p. 215).
Lo spirito con cui le Sorelle tratteranno i poveri esprime lo
stile e l’anima del servizio: «li serviranno con rispetto…
cordialità… compassione… carità e pazienza… prudenza
e impegno… disinteresse…» (R. 1820, pp. 257.259).
La Fondatrice scrive: «Il Buon Dio mi aveva donato una
autentica vocazione, molta tenerezza verso i malati, il
desiderio e la buona volontà di consolarli: questo per
l’unico motivo ed in vista di Dio; coglievo tutte le
occasioni per conoscere quanto li avrebbe alleviati»
(MPV, LD p. 470).
Questa autentica vocazione di tenerezza è ciò che colora la
carità che si orienta verso le diverse categorie di poveri,
ma «La gioventù povera e abbandonata sarà l’oggetto
commovente dello zelo più ardente, della carità più
accurata e tenera» (LD p. 215).
Santa Giovanna Antida è maestra nel possedere il cuore
delle sue figlie (LD p. 626) e dei poveri, è una religiosa che
ALLE SORGENTI DEL CARISMA
spende la sua vita come una madre delle anime. Per educare
usa la carità, l’amore tenero di una donna, perché solo chi
ama educa ed esorta sempre a “fare la verità nella carità”.
La Santa Madre ha sempre cercato di raggiungere e
incontrare il cuore della persona, per aiutarla a costruirsi
interiormente, perché il cuore è il luogo dell’educazione
vera ed è solo parlando al cuore delle persone che si riesce
ad educarle.
Per questo nelle Scuole della Carità l’educazione è cosa
del cuore.
Santa Giovanna Antida suggerisce di non alienare il cuore,
di non stringerlo, ma di guadagnarlo e di renderlo virtuoso:
«…La ragione, le maniere dolci e insinuanti guadagnano
il cuore delle ragazze» (p. 225).
«A rendere virtuoso il cuore, non si lasceranno né la
persuasione, né l’esempio, né le orazioni, né i Sacramenti,
né i castighi, né alcuno dei mezzi che la ragione, d’accordo
con la religione, mettono in potere dei maestri di
educazione» (pp. 277.279).
Nelle relazioni suggerisce di usare costantemente la bontà,
la dolcezza, la compassione e la pazienza (R.1820 p. 373).
Il modello da seguire è Gesù e la sua condotta di educatoreformatore verso gli Apostoli: «Egli sopportava con bontà la
loro rozzezza, con maniere dolci raddrizzava i loro difetti, e
li incoraggiava con pazienza, non s’irritava dei loro
mancamenti, non li trattava mai duramente, e da loro non
esigeva che fossero perfetti in un istante… Vi ebbe mai
Padre più dolce e tenero di Gesù? Vi è modello più saggio,
e più degno di avere dei veri imitatori?» (R.1820 p. 373).
L’educazione autentica è sempre alternativa
Il quadro culturale che segna oggi la nostra società e
soprattutto il mondo giovanile, così come è stato presentato,
evidenzia quanto la missione educativa che è stata lasciata
in eredità da Santa Giovanna Antida alle sue figlie sia di
grande attualità e quanto l’atto educativo nella relazione con
le persone costituisca una urgenza, un’alternativa
all’egoismo e alla precarietà dei rapporti e una priorità per
la stessa missione evangelizzatrice della Chiesa.
«La carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e
tutte le persone, senza distinzione di età, di sesso, di
condizione» (R.1820 p. 187).
I giovani sono tra gli impoveriti di questo mondo
contemporaneo. Nella società della liquidità (Z. Baumann)
anche la famiglia si è indebolita, così la scuola e i diversi
ambiti educativi sono diventati i luoghi del pronto
intervento e del mutuo soccorso.
Le Suore della Carità nella quotidiana missione educativa
non si dimenticano di avere a che fare con delle persone,
con esistenze giovani, fragili e spesso incomprese, il cui
stato di confusione, immaturità, demotivazione, assenza di
riferimenti certi, esige grande attenzione alle differenze,
cura della vita e rispetto dei tempi di sviluppo.
Nelle Scuole della Carità di Santa Giovanna Antida, ieri
come oggi, l’educazione sceglie di impegnarsi sul fronte
della difesa e della promozione della donna, del genere
femminile e della sua dignità.
L’azione educativa richiede una grande forza perché la
navigazione è faticosa ed è ostacolata da numerosi
pericoli. Ci vuole molta pazienza per riuscire ad
agganciare i giovani, per iniettare nelle loro esistenze la
voglia di vivere, di essere felici, la fiducia nel futuro e il
coraggio di resistere ad una società che li vuole solo come
consumatori e non come protagonisti creativi e critici.
Santa Giovanna Antida, come tutti i grandi Santi, ha
compreso bene che il Vangelo di Gesù Cristo ha una
enorme carica rivoluzionaria. Il Vangelo è sempre
alternativo e la rivoluzione che genera è esistenziale,
riguarda tutta la persona a partire dal suo cuore.
Il binomio educazione-carità è sempre stato rivoluzionario.
Oggi, ritornare all’educazione è quasi un imperativo,
perché l’educazione è la via dell’umanizzazione. La
strada da seguire è quella della prevenzione, della
formazione che ha cura e sa spendere tempo ed energie
per la salute e l’equilibrio delle relazioni autentiche,
aperte all’altro e all’oltre. È il momento di riscoprire il
significato e il valore cristiano dell’essere persona,
risultato unico e irripetibile di una storia individuale, di
esperienze e di relazioni.
In un contesto sociale debole, in una situazione epocale
definita da Papa Benedetto XVI di «emergenza educativa»
(Roma, Lettera alla Diocesi e alla città di Roma, 21 gennaio
2008) le Suore della Carità non possono essere latitanti.
Educare con lo stile di Santa Giovanna Antida Thouret è
una missione di grande attualità, che necessita di un
progetto educativo e culturale forte, una proposta di
educazione cristiana integrale per una nuova
evangelizzazione (NMI 40), una rotta sicura di speranza
contro le malattie dell’anima, uno stile carismatico
fedelmente creativo.
Nel solco di una tradizione apostolica che dura da oltre
duecento anni, nella linfa di una spiritualità ricca di buoni
frutti di santità, ritornare alle origini ci può aiutare a
rimettere al centro un aspetto importante della nostra
identità carismatica di Suore della Carità per conoscere,
approfondire e sviluppare la feconda pedagogia di Santa
Giovanna Antida che ha realizzato la rivoluzione della
Carità con lo stile della tenerezza.
11
FONTI TESTI RADICI
■
■
Si parla perciò di una grande
“emergenza educativa”
Benedetto XVI
ai cristiani di Roma: 21 gennaio 2008
“Educare però non è mai stato facile, e oggi
sembra diventare sempre più difficile…
È forte certamente, sia tra i genitori che tra gli
insegnanti e in genere tra gli educatori, la
tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di
non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo,
o meglio la missione ad essi affidata.
In realtà, sono in questione non soltanto le
responsabilità personali degli adulti o dei giovani,
che pur esistono e non devono essere nascoste,
ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una
forma di cultura che portano a dubitare del valore
della persona umana, del significato stesso della
verità e del bene, in ultima analisi della bontà della
vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una
generazione all’altra qualcosa di valido e di certo,
regole di comportamento, obiettivi credibili intorno
ai quali costruire la propria vita.
Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e
rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi
pagani, uomini “senza speranza e senza Dio in
questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai
cristiani di Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la
difficoltà forse più profonda per una vera opera
educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è
infatti una crisi di fiducia nella vita.”
Alcune caratteristiche
dell’educatore:
Don Vito Piccinon
assistente nazionale Giovani Azione Cattolica
“… Anzitutto una persona esperta in umanità,
convinta che quanti gli sono accanto saranno catturati
non dalle sue parole o dalle tecniche di conduzione di
gruppo, ma dalla sua vita. La prima carta d’identità è
la sua vita «riuscita» che, di per sé, attrae indica
cammini personali in vista di una vita piena.
I suoi studi, il suo lavoro, la sua vita affettiva, le sue
scelte sono eloquenti per l’educando?
L’educatore è una persona che ama il gioco di
squadra, che non sopporta vivere il suo servizio da
solitario. Lavora in équipe, si sente parte di una
comunità cristiana e da questa e con questa si
sente inviato verso i giovani in maniera positiva e
propositiva. Intercetta le altre agenzie educative
che si occupano dei giovani a cominciare dalle
famiglie e dalle scuole e università e crea con tutti
sinergie significative, lasciandosi interrogare dai
bisogni del territorio, con i suoi volti e le sue storie,
di cui si dovrà sentire sempre e soltanto custode e
mai padrone.
L’educatore ha la piena consapevolezza di
condurre quanti gli sono affidati oltre se stesso:
come il Battista…”
Se vuoi educare…
Beata sr Nemesia Valle
suora della carità: 1847-1916
“Se vuoi educare, ama come una madre, senza
preferenze, senza sdolcinature, senza perdere la
speranza, senza attenere di essere ricambiata: dà
tutto perché le persone a te affidate siano felici…”
12
CAMMINI DELLA MISSIONE
“Gesù con noi”
pittura di una piccola
chiesa di un villaggio del
nord della Tailandia.
“Signore,
insegnaci
a contare
i nostri giorni
e giungeremo
alla sapienza
del cuore.” Salm.90
13
Una formazione
per una missione attuale
Juniores del Ciad,
della Republica
centrafricana, del
Camerun et del
Paraguay, a Yaoundé
Nella vita religiosa, al periodo del noviziato seguono alcuni anni, tra i 6 e i 9 anni,
durante i quali le giovani suore, chiamate Juniores, continuano la loro formazione.
Ogni anno, in luoghi diversi, per paese, regione, continente, si ritrovano per un
tempo di rinnovamento spirituale, di approfondimento e di condivisione.
Qualche eco dell’incontro delle Juniores
presenti in Africa centrale
Juniores presenti in
Europa - agosto 2009,
a Montagnaga
(provincia di Padova)
Non potete immaginare la nostra gioia nel ritrovarci e poter
condividere le nostre esperienze comunitarie e pastorali…
La prima sessione, animata da Padre Toussaint (sacerdote di Maria Immacolata) è stata per noi illuminante perché ci
ha aiutato ad approfondire la dimensione teologica dei
voti e la nostra missione in Africa.
Servire Cristo in un contesto dominato dall’ingiustizia, è
convertirsi alle esigenze di un Dio che ha cessato di essere una creatura onnipotente; è partecipare alla sofferenza
sia materiale che spirituale della gente, per perseguire sempre più l’opera del Risorto.
La consacrazione e la missione, intimamente unite, sono i due
poli che non possono essere disgiunti, perché in questa unione è contenuto il segreto del rinnovamento della vita religiosa.
Durante la seconda sessione, ci siamo messe sulla barca
delle Suore della carità che si chiama "Santa Giovanna Antida”.
La carta di imbarco è la conoscenza della nostra identità
personale, dell’identità delle Suore della Carità, l’attualizzazione dell’intuizione iniziale e la stile della Carità.
Suor Wandamaria Clerici (della Provincia Italia-Nord), che
ha animato questa sessione, era attenta affinchè noi avessimo la carta di imbarco…
Il tempo di formazione si è concluso con un ritiro al termine
del quale cinque tra noi hanno pronunciato la loro professione perpetua.
sr Florence Toalta
e delle juniores presenti in Europa
“abbiamo vissuto un incontro che ci fa respirare un’aria d’internazionalità, d’interculturalità… La ricchezza di ogni cultura: europea, asiatica, latino-americana… sono i luoghi dove
il carisma di Giovanna Antida cammina nella storia dei
popoli, come segno ed annunzio della Buona Notizia di
Gesù. Il tema centrale dell’ incontro: “Vivere l’obbedienza
per essere insieme profeti e Santi” si è sviluppato in
diversi argomenti con sr. Catherine Belpois (Provincia
Besançon-Savoia), sr. Monica Binda, sr. Chiara Molinengo
(Provincia Italia Nord).
Un momento di grazia, la festa dell’Assunta; insieme come
popolo di Dio, ci siamo messe in cammino... per la tradizionale processione delle fiaccole. Abbiamo celebrato il
Rosario internazionale e unito le nostre voci per il canto alla
“Madonna nera”.
14
dall’Africa
in Camerun
CAMMINI DELLA MISSIONE
A Ngaoundal
Nel settore dell’educazione: sforzi e freni
di
Songmené Tatang Ermine
Ngaoundal è una piccola circoscrizione del dipartimento di
Djerem, regione dell’Adamaua. Tra i suoi numerosi
problemi c’è anche quello dell’educazione, la quale
interessa molti settori: dalla scuola d’infanzia al centro
socio-professionale, passando per le scuole primarie e le
secondarie (collegi e licei). Rientrano in questo elenco
anche i centri di tirocinio. È importante sapere come viene
impartita l’educazione e qual è il suo avvenire a Ngaoundal.
Per educazione formale s’intende l’insegnamento
strutturato delle conoscenze attraverso il sistema
nazionale. Si comincia dalla scuola d’infanzia per i
bambini di 4 e 5 anni. Seguono l’insegnamento primario,
gratuito dal 2003, e infine quello secondario, a pagamento.
Nonostante la sua gratuità, sono molti i bambini non
iscritti a scuola, per diverse ragioni: i maschi fanno
pascolare il gregge di famiglia (montoni, buoi); le
femmine aiutano le madri nei lavori domestici e nei
piccoli acquisti perché, dicono, una ragazza istruita ha
meno probabilità di sposarsi.
L’educazione non formale mira a fornire delle conoscenze,
ma non dà qualifiche ufficiali. Sono molti i ragazzini
affidati ai maestri per imparare la meccanica, la
falegnameria… ecc. Tuttavia, esiste anche un’altra
categoria infantile, composta da bambini che, non avendo i
mezzi per pagare le spese d’iscrizione, non possono
accedere ad alcuna struttura formativa.
L’ultimo metodo educativo, il più facile, è l’educazione
informale, trasmessa dai mass media. Quasi il 60% delle
famiglie possiede un televisore dal quale seguire l’attualità
locale, quella africana e quella mondiale. Gli adulti
trasmettono ai giovani i valori socioculturali mediante riti
di iniziazione.
I recenti cambiamenti dell’insegnamento nella scuola
primaria e nella secondaria si sforzano di tenere il passo
con le nuove tecnologie d’informazione e di
comunicazione. A Ngaoundal, questo traguardo è stato
raggiunto solo in un istituto socio-professionale privato, e
non nella scuola pubblica. Conseguenza di tale ritardo è la
debole frequentazione dell’unico cybercafé presente e che
potrebbe rappresentare un valido strumento educativo.
Quanto alla difesa dell’ambiente e della natura,
l’educazione non sembra sortire grandi risultati. Malgrado
i tentativi di sensibilizzazione da parte del governo, la
popolazione di Ngaoundal non ha cambiato atteggiamento.
Si continua, infatti, ad abbattere gli alberi in maniera
illegale, a uccidere le specie protette durante le battute di
caccia e di pesca, mentre i contadini perseverano nel
bruciare la sterpaglia… In questo contesto, l’educazione
sembra non abbia ancora preso il via.
Vista la storia passata di Ngaoundal, non c’è motivo di
disperare in merito all’educazione. Da 3 anni, infatti, lo
Stato assume regolarmente nuovi docenti al fine di
migliorare la condizione dell’insegnamento. Le autorità
locali vogliono obbligare i genitori a mandare i figli a
scuola, pena serie ritorsioni.
15
CAMMINI DELLA MISSIONE
dall’Africa
in Etiopia
A Shiré
Al servizio delle mamme
e delle ragazze
di
Comunità delle Suore della Carità
[email protected]
Arrivando a Endaselassie o Shiré il 26 febbraio 2004,
fummo subito colpite dal numero di giovani mamme che
avevano uno o più bambini, per cui chiedevamo: “Dov’è il
padre?” “Egli mi ha lasciato incinta e poi è partito…”
Queste giovani dai 15 ai 25 anni erano respinte dalle loro
famiglie ed affrontavano la vita senza nessun sostegno: né
studi, né mestiere, né denaro…
Davanti a questa crudele realtà, cominciammo ad
interessarci di loro. Ci adoperammo perché ciascuna
potesse soddisfare ai propri bisogni e a quelli del figlio o
dei figli. Stilammo dei piccoli progetti economici di cui ci
facemmo carico. Seguivamo le mamme nella preparazione
delle pratiche burocratiche per essere sicure che potessero
beneficiarne del sussidio per far vivere la loro famiglia.
Nello stesso tempo assicuravamo loro una formazione
umana e religiosa semplice e delle cure di prevenzione per
la salute.
Seguivamo con particolare cura le giovani dai 16 ai 28
anni, giovani che, pur avendo superato gli esami del
decimo o dodicesimo anno di studi, non avevano i mezzi
finanziari per continuare a studiare; le università sono a
Mekelle, Adis Abbeba e non accolgono che una piccola
percentuale di queste giovani.
La finalità di questo servizio é « preventiva »: difendere le
giovani dagli abusi di cui possono essere vittime. Noi le
aiutiamo:
• a mantenere i rapporti con noi
• a far riconoscere i loro valori umani
• ad essere stimate e riconosciute come persone che hanno
dei diritti per vivere con dignità e rispetto
• ad acquisire una formazione semplice per poter trovare
un lavoro.
Organizziamo anche per loro dei corsi di Computer, di
lingua inglese, di igiene, di educazione umana, religiosa e
culinaria, come pure permettiamo loro di accedere ad una
modesta biblioteca per suscitare il gusto per la lettura.
Tra queste giovani che noi avviciniamo per questo
servizio, ve ne sono alcune che lavorano in qualche
Clinica, nella Scuola materna come assistenti oppure
16
Dall’alto:
Gruppo delle mamme
per progetti economici
Classe per la
promozione. Anno 2008
Gruppo dell’anno 2009
aiutano nei lavori di casa o fanno altro. Nel luglio 2008,
con l’arrivo dei Padri salesiani a Endaselassie, speriamo
che qualche giovane possa trovare lavoro.
Attualmente noi stiamo riflettendo sulla possibilità di dare
vita a piccole cooperative per offrire loro altre possibilità
di guadagnare la vita! … È un progetto allo studio.
Siamo ben coscienti che si tratta di piccole gocce per
tante persone che attendono e che sperano in un
domani migliore.
Contiamo molto sulla vostra preghiera perché possiamo
essere sempre più attente ai bisogni per rispondere
concretamente alle esigenze di questo popolo, di queste
giovani alle quali siamo mandate.
dall’Africa
in Sudan
CAMMINI DELLA MISSIONE
A Wadakona
Chiamate per un servizio educativo, sanitario e pastorale
Alla domanda della Chiesa, le suore della Carità: sr. Mary,
irlandese, sr. Evelina e 2 juniores sudanesi: sr. Grazia e sr
Agatha, sono arrivate a Wadakona, il 7/1/2009.
Sr. Pascale, consigliera della Provincia Oriente, ci racconta
l’evento della benedizione della casa delle suore.
Da Khartoum a Wadakona
Venerdì 14 agosto 2009: con Mons. Daniele, partiamo da
Khartoum alle h.6,30 e arriviamo a Wadakona alle h.17,30,
dopo 5 tappe con tre tipi di trasporti: macchina, pullman, barca
per la traversata del Nilo durata 45 minuti, senza contare la
carretta incaricata dei nostri bagagli, tirata da un piccolo asino
sul sentiero fangoso che porta al bordo del fiume.
Sulla riva del fiume, una folla ci aspetta e canta il benvenuto
con gli applausi e degli Youyous. Davanti alla chiesa,
un’assemblea ancora più numerosa, accoglie il vescovo,
canta e tutti, grandi e piccoli, donne e uomini, vogliono
toccarlo, salutarlo; egli lascia fare… Io ero commossa fino al
lacrime… e subito dimentico la stanchezza del viaggio.
I riti della benedizione
È già notte. I neon, alimentati da un generatore, illuminano
la grande chiesa del villaggio. Le persone, strette su
panche di ferro, sono più di un migliaio. Il vescovo
presiede la Celebrazione Eucaristica concelebrata da
quattro preti e animata da un gruppo di giovani che
seguono il rito con canti accompagnati da strumenti
musicali. La celebrazione è veramente toccante.
Durante la messa, il vescovo benedice il nuovo
tabernacolo della chiesa a forma di capanna e spiega
all’assemblea il senso del mistero della Presenza
Eucaristica in chiesa ed invita a venire ad adorare il Signore.
Mons. Daniele si dirige poi verso la casa delle suore. Sono
circa le h.21,00. Tutta la folla segue.
Sr Evelina legge il passaggio della chiamata dei tre
discepoli, poi il Monsignore, i preti e la folla, entrano nei
locali della casa e del centro di cure per la benedizione.
Gesù nel mezzo del suo popolo
Sabato 15 agosto: la messa inizia con una lunga
processione di giovani ballerine e ballerini che precedono i
celebranti. Come per la sera precedente, i partecipanti
sono più di un migliaio. Tutto contribuisce a lodare il
Signore: la bellezza dei canti, il ritmo delle danze, la
profondità delle preghiere, il raccoglimento dei bambini…
la finezza e l’eleganza delle donne, in questa regione così
lontana che si può raggiungere solo con la piroga.
Dopo la messa, Mons. Daniele porta il SS. Sacramento
nella cappella della comunità delle suore. Parecchie donne
l’accompagnano esprimendo, con i loro Youyous, la gioia
e l’importanza di questo momento grandioso e storico.
Ormai, Gesù Eucaristia è in mezzo al suo popolo!
La festa per tutti
L’arrivo delle suore della Carità è un evento festeggiato da
tutti. Un toro e sei pecore sono stati abbattuti alla vigilia. Le
persone del villaggio si incaricano della preparazione del
pasto offerto a tutti e, nel pomeriggio, ci danno appuntamento
in un anfiteatro naturale, all’ombra dei grandi alberi.
Alcuni uomini armati si sono appostati intorno a causa
della presenza del capo dei SPLA (partito per la
liberazione del sud-Sudan).
Verso le h.16,00 inizia la festa: danze tradizionali…
discorso di circostanza… regali simbolici offerti a
Monsignore ed alle personalità presenti… cibo e bevande
fresche…e la festa si conclude sul far della notte.
Portiamo nei nostri cuori il ricordo indimenticabile di un
momento di grande felicità.
I bambini della scuola
materna, che non
hanno un locale, si
radunano dietro un
muro di paglia, vicino
alla chiesa.
CAMMINI DELLA MISSIONE
dall’Asia
in Libano
A Baabdath
La gioia d’imparare!
Hayat abou Samra, direttrice della scuola
di
[email protected]
Il corpo docenti (60 professori) viene da Baabdat e dalle
zone vicine; molti di loro (un terzo) sono ex allievi, che
hanno interiorizzato i valori vissuti e sostenuti da
Giovanna Antida. I nuovi insegnanti, invece, durante una
riunione tenuta ogni anno, vengono introdotti allo spirito e
al carisma della fondatrice. Suor Pascale, che anima la
maggior parte della giornata, presenta le linee guida del
lavoro da svolgere nel corso dell’anno.
Della direzione fanno parte la Superiora, la direttrice,
l’animatrice pedagogica e le responsabili dei tre cicli.
Il Progetto d’istituto
I giovani visitano
le persone anziane
Coscienti del fatto che «ormai un istituto non può essere
diretto da una sola persona…», da qualche anno
lavoriamo alla redazione di un Progetto che si ispiri al
Progetto educativo della congregazione, alle direttive del
segretariato generale delle scuole cattoliche e, certamente,
che tenga conto delle esigenze specifiche di ogni istituto.
«Il progetto invita ad adoperarsi per un coro a più voci».
La nostra azione s’iscrive in un progetto di Chiesa,
cerchiamo di rispondere alle priorità di una società
moderna in continuo movimento, di vivere i valori
educativi di SGA, di educare i giovani perché possano
diventare cittadini liberi, responsabili, autonomi e
solidali… rispettosi delle diversità e delle scelte altrui,
aperti al cambiamento.
Esempi di iniziative
Zoom sull’Istituto
La scuola del Santo Bambino Gesù è un istituto
appartenente alla congregazione delle Suore della carità di
santa Giovanna Antida, situato in un villaggio del distretto
di Metn-Nord, a un altitudine di 750 m. È stato edificato
nel 1906, su richiesta del Superiore Generale dei
Cappuccini che ha affidato alle Suore la direzione della
scuola femminile, certo che la presenza delle religiose
sarebbe stata una garanzia per la buona riuscita degli studi
e della formazione intellettuale e spirituale delle ragazze.
Oggi, l’edificio è composto da due costruzioni: la prima,
più vecchia, ospita le classi materne e le secondarie, il
CDI, la segreteria, l’ufficio contabile. Comprende inoltre i
locali della comunità religiosa e l’ufficio della superiora.
Le classi della scuola primaria e di quella complementare,
il laboratorio e l’ufficio della Direttrice si trovano, invece,
nella seconda costruzione.
In tutto, tra prescolare, primaria, complementare e
secondaria, l’edificio è frequentato da 700 alunni, la
maggior parte dei quali proviene dai 28 località limitrofi.
18
Oltre alle attività condotte sul piano pedagogico,
spirituale, educativo, i progetti dell’anno 2008/2009 hanno
puntato alla formazione di un “ecocittadino”, preoccupato
per la salvaguardia dell’ambiente in cui vive e, sul piano
sociale, alla crescita di un cittadino attento ai meno
abbienti, generoso ed efficientemente presente al fianco
dei bambini SOS e dei profughi iracheni.
A questo proposito, citiamo due iniziative:
1. Dalle 10 alle 15, gli alunni delle ultime classi hanno
aiutato i bambini del villaggio SOS a fare i compiti;
quelli delle prime classi, invece, hanno seguito un corso
di formazione presso la Croce Rossa.
2. Gli alunni di seconda hanno adottato un progetto a lungo
termine: «La bonifica delle acque reflue della scuola». L’idea
di un apprendista ecocittadino è stata lanciata dall’Ufficio
Pedagogico delle Suore della Carità e sviluppata, nelle
scuole, in base agli interessi e alle necessità di tutti.
Rivolti al domani, spinti dall’audacia dell’Amore, siamo
riusciti a concretizzare molti progetti.
Che la ricchezza e la generosità del cuore continuino a
caratterizzare tutte le nostre attività future.
dalle Americhe
in Brasile
CAMMINI DELLA MISSIONE
A Jussara
Rinnoviamo la nostra opzione
evangelica per i poveri
di
Soeur Mariarita Siboni, sdc
[email protected]
Ancora una volta, nel corso di
quest`anno la nostra Parrocchia di
Jussara, diocesi di Goiás, Stato di
Goiás, nel cuore del Brasile, ha
cercato di far proprie, di
concretizzare, le conclusioni della V
Conferenza Generale dei vescovi
latinoamericani, celebrata nel maggio
2007 ad Aparecida il cui tema era
“Discepoli e Missionari di Gesù,
perché in Lui i popoli abbiano vita:
Io sono la Via, la Verità e la Vita”.
“Lampada per i passi e Luce
per il cammino” (Salmo118)
Humili discepoli
L’invito continuamente ricordato ad
essere “discepoli” per evitare il
rischio di farci “maestri” che a tutti i
costi devono insegnare agli altri
quello che sanno o peggio ancora
quello che credono di sapere; mentre
la saggezza del Vangelo ci suggerisce
di assumere il ruolo che ci
corrisponde: umili discepoli di Gesù,
che assimilando la Parola scoprono i
segni della presenza dello Spirito in
coloro ai quali siamo inviati.
Dobbiamo ricordare che nonostante la
presenza di difetti e limiti a volte
anche notevoli, Cristo fa discepoli chi
vuole e in tutti loro agisce e li spinge
ad agire per il bene comune. Legata,
in modo stretto, a questa esigenza di
essere discepoli è l’essere missionari.
Se si desidera essere autentici
cristiani ci si fa missionari.
In un quartiere periferico
Sono le SANTE MISSIONI
POPOLARI che ci aiutano a rendere
le loro case, gli ambienti di lavoro e di
percorrere insieme gli stessi cammini
polverosi di tutti i giorni.
La buona Notizia, come é scritto nel
Vangelo di Luca al capitolo quattro, é
divenuta quella Parola che si compie
“oggi”, adesso, nella Storia dove abita
Dio (Esodo 3,7) e dove il Figlio Gesù ha
messo la sua umile tenda (Giov.1,14).
Gratitudine per questi
giorni di convivenza
fraterna, per il dono che
abbiamo di vivere in
questa terra del Brasile.
Gratitudine per il fuoco
del Vangelo
che ci scalda e ci
consuma dentro.
“visibili”, a concretizzare che la
missione e l’evangelizzazione sono
abbracciate in un abbraccio stretto
con l`esperienza simultanea
dell´essere evangelizzati dai poveri.
Ed é Alto da Boa Vista, un quartiere
periferico della nostra grande città
che diventa il luogo “teologico” della
missione, con la pedagogia tipica di
andare incontro alle persone, di visitare
La Parola di Dio ci ha animati,
uomini e donne, giovani, adolescenti
e noi suore, con l´annuncio del
profeta Isaia: “La pace é frutto della
giustizia.” (Is. 32,17) per contribuire
alla promozione della cultura della
pace nelle persone, nelle famiglie e
società, per denunciare il modello
punitivo presente nel sistema penale e
di violenza nelle sue più diverse
forme. Perché la pace convoca tutti,
indistintamente e permanentemente
ad essere suoi costruttori.
Ogni giorno, la Parola di Dio ci ha
spinti senza indugi, con i piedi in
partenza come i discepoli di Emmaus
dopo l´incontro con Gesù fatto Parola
e Pane spezzato (Lc 24,33).
Grazie alla preghiera e alla
condivisione, ogni giorno, la Parola di
Dio ha tessuto in noi e tra noi
relazioni di fraternità e di comunione.
E questa é stata la nostra esperienza
di Missione: prima ancora di essere
un’ attività, é stata un modo di vedere
la realtà con gli occhi innamorati di
Dio Padre per ciascuna delle sue
creature, per ognuno dei suoi figli e
figlie. Mistero d’amore.
disponibilità a lasciarci cambiare
dalla bontà di un Dio Presente nella
storia, a camminare sulle orme di Gesù,
disposti anche a lasciare di lato i nostri
schemi e la nostra teologia, quando ci
allontanano dal Progetto del Regno.
19
CAMMINI DELLA MISSIONE
dalle Americhe
in Paraguay
Le sfide dell’educazione, oggi
A Fernando della Mora.
Giorno della festa dei
bambini
di
sr Mirta Parades, sdc
[email protected]
Un pò di storia
Parlare di educazione in Paraguay oggi é fare un po di
storia per comprendere la situazione dell’educazione
“formale” e “informale”. Il Paraguay é stato un paese che
ha sofferto per conflitti interni e esterni, nei suoi 200 anni
di “Paese indipendente” che ha vissuto due guerre
devastatrici, una rivoluzione civile, lotte interne per la
libertá. Questi avvenimenti hanno lasciato il popolo
carente di tutto, c’é da ricominciare da zero guardando
avanti con testa alta.
Questi fatti dolorosi hanno un trasfondo economicopolitico a livello nazionale e internazionale. Si susseguono
periodi politici che segnano la storia del Paraguay:
• l’epoca del Dott. Francia, un dittatore perpetuo, con l’ansia
di essere l’unico pensatore capace di governare il paese,
facendo decreti sull’Educazione obbligatoria, fino a 14 anni.
• dopo questo periodo, c’é stato un Partito “Colorado” con il
Presidente Strossner, dittatore, che ha governato per 35 anni.
Seguono poi altri 25 anni con la stessa linea di governo,
sempre con uno stile dominante: una pseudo democrazia.
Durante tutti questi anni non si è cambiato nulla nel
campo della docenza e negli ultimi anni il Ministero di
educazione si é trasformato in un’Impresa che pensa solo
in funzione di Campagne politiche, sostenute dai “ricatti”
e dalle promesse… promesse… che finiscono in nulla. La
Costituzione Paraguayana dice che l’insegnamento deve
essere gratuito, ma non é cosi perché gli alunni devono
comprare tutto (materiale didattico ect..)
Le sfide dell’Educazione oggi:
• diminuire il livello di Analfabetismo (il 50% dei bambini
non frequenta la scuola);
• diminuire la diserzione scolastica (bambini e adolescenti
lasciano la scuola per il lavoro)
• ottenere una educazione gratuita,
• preparare e formare dei maestri e professori,
• costruire delle strutture adeguate.
Con questo ultimo governo si intravede un futuro
differente, si stanno facendo tutti gli sforzi per “coprire” le
20
deficienze nell’ambito educativo con fatti concreti come:
distribuzione gratuita del materiale scolastico, riparazione
delle strutture edilizie scolastiche, alimentazione
alternativa nutrizionale per gli alunni.
La sfida è grande e urgente, si fanno piccoli passi che
danno speranza per qualcosa di nuovo e di qualità.
E noi Suore della Carità?
Inserite nei due “barrios”, quartieri popolari di Fernando
de la Mora, cerchiamo di dare risposta a diversi appelli
nell’ambito educativo, specialmente educando i ragazzi a
perseverare nello studio, offrendo loro “Apoyo Escolar”,
uno spazio di contenzione a livello emozionale, ricreativo,
alimentare, etc., con attività alternative che cercano di
formare persone capaci, con i propri mezzi, di inserirsi
come protagonisti nella società di oggi.
L’augurio é che l’Educazione, in questi prossimi anni,
possa collaborare affinché l’uomo e la donna del Paraguay
“tirino fuori” il meglio di se stessi, vedendosi riconosciute
le loro potenzialità soffocate a lungo. Finalmente oggi si
può parlare di giustizia!
dall’Europa
in Albania
CAMMINI DELLA MISSIONE
Il valore dell’educazione
di
Le suore presenti in Albania
[email protected]
L’azione educativa è un’esperienza importantissima,
imprescindibile nella vita di una persona, sia da parte di
chi la favorisce sia da parte di chi la riceve: Essa è
certamente uno dei maggiori servizi che si può fare
all’uomo e alla società… introduzione “alla realtà totale”,
come diceva L. Giussani che aggiungeva: “l’idea
fondamentale di un’educazione rivolta ai giovani è il fatto
che attraverso essi si ricostruisce una società, perciò il
grande problema della società è innanzitutto educare i
giovani”. Questo è tanto più vero in un momento di crisi
culturale come è quello che sta vivendo l’Albania e parte
del nostro mondo.
“Siamo arrivate in questo Paese chiamato “delle aquile”
per migliorare la sanità, ma l’impresa era più grande delle
nostre forze. Le prime suore si sentivano incapaci di far
fronte alle varie difficoltà data la decadenza in cui si
trovavano le strutture ospedaliere. Agli amici suor
Gennarina Neri, una delle prime sorelle, diceva solo:
“Venite a vedere “.
La formazione: un rimedio e un’urgenza…
Un progetto a Elbasan
ritornano per la prima, seconda e qualche volta terza
sessione di esami. Le tasse universitarie che prima non
esistevano ora sono abbastanza elevate, se si tiene conto
delle possibilità economiche di una normale famiglia
albanese. Anche i ragazzi sono cambiati: non hanno più lo
stesso bisogno di riscatto dei loro compagni di quindici
anni fa; la vita è diventata più facile anche per loro, ma
sono ancora sani e disponibili.
La scuola è piccola, conta novanta allievi in tutto, questo
permette di favorire la dimensione affettiva
dell’educazione e agli studenti di essere conosciuti
attraverso l’amicizia e le relazioni personali che
favoriscono uno sguardo positivo e serio sulla vita. In
questo il merito è anche dei docenti, nostri amici da tanto,
alcuni dall’inizio della scuola, che hanno compreso il
nostro spirito e si sono lasciati coinvolgere. La maggior
parte di loro viene da Università o ospedali italiani e
dovendosi fermare per una settimana sono disponibili
Laureati della scuola di
Elbasan
Ecco allora la proposta del Nunzio apostolico, Mons. Ivan
Diaz, accolta dalle suore: la formazione come rimedio
vitale alla situazione problematica della sanità in questo
Paese. La scuola per la preparazione di infermieri
professionali è nata così con il supporto costante di medici
che regolarmente venivano da Foggia come volontari.
È diventata, nel 2004, un ramo della facoltà di medicina
“Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana, gestita
dalla Fondazione “Zonja e Keshillite te mire” e partner
delle Università di Bari, Tor Vergata, Milano, Bologna con
le quali realizza processi d’insegnamento che le permettono
di realizzare un’educazione di standard europeo e di
rilasciare diplomi riconosciuti dai Paesi della Comunità.
In questo modo le esigenze culturali sono aumentate e
questo ha cambiato in parte la fisionomia iniziale dell’opera.
Oggi la scuola è a pagamento; le materie sono organizzate
per corsi integrati, i professori vengono per le lezioni, poi
21
anche dopo le lezioni a dare un
consiglio ai ragazzi o semplicemente
a intrattenersi con loro per bere
insieme un caffè o fare una partita a
pallone e a sera a stare con la comunità
per giocare a carte o scambiare qualche
idea: sono momenti belli, che hanno il
valore di una celebrazione. Sappiamo
che la tensione educativa si sviluppa
sia nel dialogo personale, sia,
soprattutto, nella creazione di luoghi
in cui i giovani possono trovare
quella compagnia quotidiana che
permette di sperimentare la teoria
nella vita di tutti i giorni.
Siamo un buon gruppo, suore e laici,
coinvolto in un progetto comune.
Quale può essere, infatti, la forza
che accomuna persone tanto
diverse per scelta e stile di vita, per
formazione e credo religioso se non
la passione per una professione che
ha come obiettivo il rispetto, la
difesa della vita in ogni momento e
in qualsiasi situazione facendo
diventare tutto questo ricerca,
passione e costruzione? Così la
scuola ci dà l’occasione di dare oltre
a una buona formazione professionale
anche l’etica specifica di questa
professione. Gli studenti sono con noi
per tante ore, perciò trasmettiamo
tutto quello che è in noi, i valori che
viviamo ogni giorno. I professori, se
vivono i valori della vita, li
trasmettono agli studenti con il loro
comportamento e questa è una
formazione umana che può diventare
anche religiosa se sono cristiani. La
scuola è un campo di lavoro molto
fertile. Bisogna tenersi aggiornati e
preparsi costantemente. Dalla nostra
scuola oltre che bravi infermieri, sono
usciti anche dei cristiani che tuttora
vivono il loro cristianesimo in diverse
parti d’Italia dove hanno trovato un
dignitoso lavoro. Noi lodiamo Dio
che fa crescere a suo tempo dove
vuole e quando vuole.
Il valore di ciò che viviamo noi suore
22
lo cogliamo soprattutto dai ragazzi e
anche dalle persone che passano da
noi. Per i ragazzi questa scuola
costituisce un modello di serietà
professionale ed etica, una vera
eccezione in questo Paese, un
esempio di sviluppo valido anche per
il domani. La realtà è sempre stata di
modeste dimensioni, ma si è fatta ed è
progredita da sola, senza aiuti statali o
di cooperazioni varie, grazie al
sacrificio della Congregazione, in
particolare delle suore della Provincia
Italia Sud che hanno saputo sognare
in grande ed hanno sostenuto per
diversi anni le spese di
ristrutturazione e di mantenimento
dello stabile. Tuttavia, tutto ciò non
sarebbe stato possibile senza la
disponibilità di tanti collaboratori, la
cui generosità ci commuove.
La scuola si è trasformata, ma ha
conservato il suo carattere di
semplicità che l’ha caratterizzata fin
dall’inizio ed è anche questo che
continua a motivare i professori a
venire ad Elbasan anche dopo tanti
anni e molti cambiamenti.
A Tirana, nella Casa
di formazione
Lì possiamo continuare un processo
educativo che ha il colore della
religione cristiana cattolica con sedici
ragazze (alcune vivono con noi e
condividono molto della nostra
quotidianità, altre si autogesticono in
appartamenti ed alcune hanno iniziato
un lavoro. Con loro facciamo incontri
regolari sulla Parola di Dio ed è
bellissimo costatare che già possiamo
contare su alcune animatrici di
gruppo con gli universitari.
Nella Casa di formazione abbiamo
due nostre giovani suore albanesi che
mentre si educano e crescono, ci
dimostrano che è possibile incarnare
il Carisma in questa terra albanese
ancora percorsa da immensi problemi.
In questi ultimi anni, l’apertura
sfrenata all’occidente, sta facendo
perdere tanti valori specialmente nel
contesto familiare. Stare con i giovani
ci dà la possibilità di discutere con
loro di ridare il gusto per ciò che fa
crescere come persone e come
comunità. Abbiamo puntato
sull’incontro e sulle relazioni che ci
permettono di stare con le persone
senza pregiudizi. La nostra comunità
si caratterizza per l’accoglienza e
tutte, suore e ragazze, siamo impegnate
in questo progetto che chiede verifiche
continue in quanto per dare continuità
educativa non è possibile improvvisare,
occorre uno stile.
In un villaggio di montagna
Un altro inserimento, a Klos-Fane, ci
dà l’opportunità di cominciare con
l’educazione dei piccoli attraverso i
quali cerchiamo di arrivare alle
famiglie. Spesso la grande povertà
non aiuta la crescita dei bambini, ma
possiamo anche dire che le continue
proposte formative non lasciano
indifferenti, specie le giovani mamme.
L’obbiettivo è sempre quello di
proporci come alternativa alle logiche
del disinteressamento, del “mi piace
lo faccio” per privilegiare cammini di
solidarietà che intendono farsi
comunione.
Come Santa Giovanna Antida non
trascuriamo gli incontri nelle famiglie
e con i malati e pian piano vorremmo
che altre persone si aprissero al
volontariato per crescere in una
catena di carità feconda.
Purtroppo il materialismo è ben
presente in questa terra tormentata
dalla Dittatura più ferrea e atea
imposta dal regime comunista.
La famiglia fatica a passare dal “clan”
allo Stato ed occorre davvero
un’educazione presa in carico dal
Governo e capillare.
Noi crediamo che lo Spirito Santo è
all’opera oggi e c’invita a gettare
semi che fruttificheranno.
dall’Europa
in Italia
CAMMINI DELLA MISSIONE
A Bologna
c’è un Liceo che cresce e fa crescere
di
Gabriele Bardulla, Preside del liceo
[email protected]
In via Montebello 3 a Bologna si trova il Liceo della
Comunicazione paritario “San Vincenzo de’ Paoli” che,
quest’anno scolastico, annovera ben 210 studenti iscritti.
Il Liceo è nato nel 1998, trasformando il precedente
percorso di studi magistrale, e permette di conseguire il
Diploma di Maturità Scientifica. Tre sono gli indirizzi di
studio presenti all’interno del percorso curriculare:
sportivo, sociale e tecnologico.
Grazie all’alta qualità del servizio educativo proposto, la
Scuola in questi anni si è sempre più accreditata sul
territorio sino ad essere coinvolta dall’Ufficio Scolastico
Regionale, come una delle tre scuole di eccellenza
dell’Emilia-Romagna, nell’edizione 2008 del Salone
Italiano dell’Educazione di Genova.
L’alto profilo formativo proposto dall’Istituto è possibile
grazie ad un intenso lavoro di equipe, nel quale sono
attivamente coinvolti tutti i docenti, che permette di
operare con coesa concordia pedagogica.
Tramite questa sintonia educativa, il rapporto sia con i
ragazzi che con le loro famiglie si costruisce sulla base di
quella reciproca collaborazione che fa sempre riferimento
ai valori dell’antropologia cristiana e a quelli promossi dal
carisma della Suore della Carità. Il che consente di
rivolgere la propria azione di insegnanti non limitandosi al
solo aspetto didattico, ma coltivando una più ampia
“fioritura” dei talenti di cui ogni persona è dotata,
sforzandosi continuamente di dare la giusta risposta a
quella innata fame di senso che le giovani generazioni
manifestano in tante circostanze diverse.
È’ importante poi sottolineare, alla luce di quanto detto,
che l’Istituto è l’unica Scuola superiore della Provincia ad
avere un indirizzo di studi sportivo, nel quale i sani valori
formativi incoraggiati dalla pratica sportiva vengono
coniugati all’interno del percorso educativo offerto dal Liceo.
Diverse sono a questo proposito le iniziative organizzate
dalla Scuola per sostenere gli aspetti legati al rispetto di sé
e degli altri collegati all’attività sportiva, quale ad esempio
la collaborazione ormai consolidata con il CIP, Comitato
Italiano Paraolimpico.
Per ulteriori informazioni si può consultare il sito
www.liceosanvincenzo.it.
… “L’idea regolativa di educazione… consta di due
irrinunciabili componenti: la coerenza e la passione di
chi educa.
La prima è una testimonianza diretta, e coniugata in
prima persona singolare, tra il dire e il fare.
La seconda è quel fuoco vivo che arde per ciò che si
insegna, per come lo si insegna e per chi lo si insegna.
Nell’insegnamento c’è qualcosa di più rispetto
all’adempimento di un lavoro… C’è il profondo desiderio
di essere superati dai propri allievi, per appagare il quale
si è disposti a darsi senza riserve. In questa prospettiva
non conta più la domanda circa cosa devo fare, ma
piuttosto quella su cosa posso dare. Alla luce di questo
slancio è poi difficile confondere il dito che indica la luna
con la luna stessa.” Gabriele Bardulla
23
CAMMINI DELLA MISSIONE
dall’Europa
in Italia
Con la gente d’Abruzzo
“… si avvicinò e camminava con loro” (Lc 24,15)
di
Sr M. Carmela Palamaro
[email protected]
settembre 2009
Prima di venire in Abruzzo mi sembrava di essere
sufficientemente informata, attraverso i mass media, circa
la situazione dei terremotati abruzzesi. Conoscevo il
numero dei morti, la percentuale degli edifici crollati,
quella degli edifici inagibili, il numero degli abruzzesi in
tendopoli, il numero degli ospiti in strutture alberghiere
sulla costa, l’impegno degli amministratori per ridare alle
famiglie un alloggio meno precario delle tende nel più
breve tempo possibile.
Ma altro è leggere la realtà su carta stampata o in immagini,
altro è leggerla negli occhi, nel volto e nei racconti dei
sopravvissuti che ancora esprimono sconcerto,
disorientamento, sfiducia, ricerca di senso. La percezione di
impotenza, di frustrazione, di precarietà è dominante.
Per fortuna gli Abruzzesi sono una razza tenace, come le loro
montagne dove sono cresciuti e vissuti da sempre; sono
dignitosi nel loro dolore; hanno voglia di rialzarsi, di ripartire
aggrappandosi ad ogni appiglio di umanità loro offerto.
La situazione degli Abruzzesi terremotati, a tutt’oggi
precaria, è in costante evoluzione. Giorno dopo giorno le
tendopoli si vanno spopolando; le grandi cucine e le
mense sotto le tende vengono sostituite da servizi di
ristoro presso alberghi agibili. Entro la fine di settembre
tutte le tende dovrebbero essere levate e la popolazione
trasferita o in alloggi propri, rimediati alla meno peggio, o
in case d’ affitto, o in albergo.
Le famiglie che non avranno trovato una sistemazione,
seppure provvisoria, dovranno essere sistemate in casette
di legno alla cui costruzione stanno provvedendo il
Governo centrale e gli Amministratori locali con
incomprensibili ritardi. Ciò è causa di ulteriori stati
d’ansia e di amarezza tra la popolazione, ormai stanca di
condividere forzatamente la tenda con altre famiglie e
desiderosa di normalità, di privacy.
Per diversi mesi ancora le comunità parrocchiali
resteranno smembrate e i pastori faticheranno a radunare
il gregge disperso. Il loro costante interrogativo è dove
radunare i fedeli per le celebrazioni, per la catechesi, per
momenti di aggregazione, quando non ci saranno più le
tende. Infatti le chiese sono tutte inagibili e la loro
ristrutturazione prevede tempi lunghi.
La Caritas Italiana si è posta a fianco della Chiesa aquilana per
esprimere la vicinanza e la solidarietà delle Chiese sorelle.
Nelle 169 tendopoli distribuite sul territorio aquilano,
moltissimi giovani e adulti, appartenenti ad associazioni,
organizzazioni laicali e cattoliche offrono le loro energie e
una parte del loro tempo per camminare a fianco dei
terremotati, operando per loro e con loro, ascoltandoli,
condividendone i disagi delle tende, intessendo relazioni
di amicizia e di fratellanza in vista di gemellaggi da
consolidare nel tempo.
La realtà del volontariato, in questa emergenza abruzzese,
si sta rivelando un valido segno di speranza per gli
Abruzzesi che sentono così la reale vicinanza degli Italiani.
Speriamo che, attraverso questa gara di solidarietà, si possa
far sentire la vicinanza e la presenza misericordiosa di DioAmore che partecipa alla sofferenza delle sue creature.
A sinistra: sotto le
tende, con quelli che
hanno vissuto la prova
del terremoto.
In basso: celebrazione
della prima comunione.
24
VOLTI DI SANTITÀ
Un Anno Vincenziano
27 settembre 2009-2010
di
Sr Jole Stradoni
[email protected]
Il 27 settembre è iniziato l’anno
vincenziano per “celebrare” i 350
anni dalla morte: di S. Vincenzo de’
Paoli e di S. Luisa de’ Marillac, i
150° dalla morte di S. Giustino de
Jacobis celebre missionario
vincenziano in Abissinia (Etiopia) e
i 200 anni della presenza delle Suore
della Carità con l’arrivo, a Napoli, di
S. Giovanna Antida Thouret.
Esso coinvolge tutta la Chiesa
perché la santità è universale e
perché i santi della carità sono
esempi splendidi di come la
Chiesa, nel suo servizio di carità,
continua, attraverso i secoli, a dare
la priorità ai poveri e ai semplici del Vangelo.
Indubbiamente, però, la famiglia vincenziana (FamVin)
con tutte le sue numerose componenti, è direttamente
coinvolta per approfondire il Carisma di S. Vincenzo,
renderlo attuale e per approfondire, diffondere e vivere,
nell’oggi, la spiritualità vincenziana che, da S. Vincenzo,
si realizza, nel tempo, in tante altre forme di vita e di
servizio apostolico. Approfondire la spiritualità
vincenziana non è addentrarsi in una dottrina ma
incontrare una persona, Cristo Signore che si fa presente in
tutti gli impoveriti della terra. Anche noi suore della carità
siamo invitate a sentirci parte di questa grande famiglia e
ad approfondire questa spiritualità vissuta da Giovanna
Antida con tutta la sua tenerezza di donna forte e tenace.
Alla libertà delle iniziative locali, che vanno sostenute, è
importante avere alcuni momenti celebrativi e culturali
significativi di cammino insieme e quali segno di unità e
di comunione, nei quali è coinvolta tutta la famiglia
vincenziana nella sue varie componenti. In Italia ci
saranno, per i quattro santi che ricordiamo, alcune
pubblicazioni nuove, una serie di sei fascicoletti per
approfondirne il pensiero e il carisma, un libretto con
schemi di novene e veglie, un poster con un messaggio e
una breve raccolta bibliografica da diffondere; inoltre, a
questo evento sarà dato ampio spazio, per tutto l’anno,
nella rivista: “Informazione Vincenziana”. Un grande
concorso “coloriamo la Carità” è aperto al mondo
giovanile. L’anno si concluderà, nel settembre 2010, con
un grande convegno culturale a Roma, sulle figure, il
pensiero e il carisma dei santi di cui facciamo memoria.
La Commissione generale per i “Celebrazioni” ha
preparato due tempi festivi. Una avrà luogo nella
Cattedrale Notre Dame di Parigi, la vigilia
dell’anniversario della morte di santa Luisa de Marillac, la
domenica 14 marzo 2010. Ed il 25 settembre, la festa di
san Vincenzo de Paoli, nella Basilica di San Pietro a Roma.
Per fare della creatività un contrassegno di queste
celebrazioni, la FamVin sostiene una campagna di
solidarietà con 15 progetti: “Acqua, una goccia per la
vita”. “La carità è inventiva all’infinito!”
Vetrata della capella di
Blamont (Doubs-Francia)
Al servizio
dell’educazione:
S. Vincenzo de’ Paoli e
le prime Figlie della Carità
NEWS ed EVENTI
Incontro europeo
in Francia:
a Sancey, Besançon,
la Roche/Foron
Dal 14 al 17 ottobre, con Madre Maria Luisa, Superiora
generale e le sue consigliere, con i membri dei Consigli
che rappresentano le comunità delle Suore della Carità
presenti in Francia, Svizzera, Inghilterra, Italia, Malta,
Romania, Moldavia, Albania… eravamo 32 suore…
… Riunite per fare memoria in anticipo, degli eventi che
hanno segnato la vita di Giovanna Antida e la vita
dell’Istituto durante l’anno 1810:
il decreto di approvazione dell’Istituto da parte
dell’imperatore Napoleone Bonaparte,
le prime fondazioni, fuori della Francia, in Svizzera a
Landeron, in Savoia a Thonon,
la fondazione nel regno di Napoli
… Riunite per ringraziare…
a Besançon, nella cappella della comunità di Casa
provinciale durante la celebrazione eucaristica festiva,
presieduta da Mgr Lacrampe, Arcivescovo della diocesi,
e nella cappella restaurata della comunità di
La Roche/Foron.
… Riunite per preparare l’avvenire…
Un giorno e mezzo sono stati dedicati alla riflessione in
vista del prossimo Capitolo generale e della nostra
presenza come Suore della Carità in Europa con gli appelli
che ci vengono dalle realtà di questo continente
(scristianizzazione, immigrazione, invecchiamento,
relazione con i giovani, crisi delle vocazioni…)
Al termine di questo incontro possiamo dire che la
partecipazione delle suore delle comunità della Provincia,
dei laici AGA, che ci hanno raggiunto, la visita alle
esposizioni e agli Archivi, l’accoglienza calorosa di tutte le
Suore che hanno messo il loro cuore ed i loro talenti per
aiutarci a vivere nel modo migliore questi giorni, … tutto
ha contribuito a fare di questo tempo, un tempo di grazia!
Dall’alto:
foto-ricordo del primo
incontro europeo dei
Consigli (5 consigli
provinciali ed un
consiglio regionale).
A Besançon,
all’Arcivescovado,
Monsignore Lacrampe
accoglie Madre Maria
Luisa e tutto il gruppo.
A la Roche/Foron, visita
dell’Archivio e momento
di preghiera con le parole
di Giovanna Antida.
26
Incontro
internazionale
Dal 3 al 9 ottobre, le responsabili della formazione iniziale
- tappa dello juniorato - (dai primi voti fino all’impegno
definitivo), accogliendo l’invito di Madre M. Luisa, si
sono riunite a Roma per una settimana intensa, di lavoro e
di riflessione.
Accompagnare!
Integrare i valori!
Crescere nella capacità di discernere nel quotidiano!
Acquistare sempre più una solida identità personale
e di Suore della Carità!
“
”
Di fronte alle sfide che il mondo di oggi pone, con le
ricchezze ed i limiti generati dalla globalizzazione, siamo
state invitate ad approfondire la nostra riflessione su ciò
che costituisce l’essenziale della formazione:
accompagnare le giovani suore per permettere loro di
crescere in tutti gli aspetti della loro vita, come donne,
cristiane, Suore della Carità. Abbiamo evidenziato, nel
cammino della formazione, l’importanza di dare sempre
più di spazio alla persona, per favorire
l’accompagnamento, la rilettura della propria vita, il
discernimento, l’ascolto dello Spirito.
Rappresentavamo parecchie culture e Paesi (l’Africa,
l’Europa, l’America Latina, l’Oriente, il Laos, l’India ed il
Pakistan) e, nelle nostre riflessioni e condivisioni, abbiamo
capito quanto questa sfida riguarda tutte noi chiamate a
camminare insieme, in una Congregazione internazionale.
È stata per noi una gioia e un’opportunità vivere questi
giorni di formazione in un gruppo multiculturale, in un
Sr Solange Wider, sdc
clima di serenità e di fraternità.
Sr Lorena, sr Little,
sr Monica, sr Mary,
sr Liberata, sr Hend,
sr Paola, sr Rosaria,
sr M. Justin, sr Solange,
sr Maria.
NEWS ed EVENTI
Il Sinodo
dei Vescovi per l’Africa
In seguito ai lavori iniziati il 4 ottobre, i membri del Sinodo
hanno preparato un messaggio, per la stampa e una prima
redazione delle “proposizioni” presentate a Benedetto XVI
in vista della sua esortazione apostolica post-sinodale.
Le 282 proposizioni dei vari gruppi linguistici, sono state
riunite in 54 proposte. Le linee che si sviluppano,
riflettono bene le preoccupazioni espresse all’apertura del
Sinodo: la formazione a tutti i livelli nella chiesa e nella
società, il dialogo tra le differenti componenti a livello
religioso o sociali, ma anche un’attenzione particolare ai
problemi economici.
Il Papa ha concluso il Sinodo con la concelebrazione
eucaristica solenne domenica 25 ottobre, a San Pietro.
L’avvenire climatico
dell’umanità
È l’oggetto del Summit internazionale organizzato
dall’ONU che riunirà 192 paesi, del 7 al 18 dicembre
2009, a Copenaghen.
La temperatura media sulla Terra è aumentata di 0,6°C
dalla fine del 1800 e si aspetta ancora un aumento da 1,4
a 5,8°C da oggi al 2100. Questo innalzamento delle
temperature è dato dall’aumento delle quantità di gas ad
effetto serra nell’atmosfera presenti da un secolo e mezzo
e legato alle attività umane.
Si tratta di mettere in opera delle misure efficaci per
lottare contro questo riscaldamento climatico: negoziare
un nuovo trattato internazionale, dopo il protocollo di
Kyoto (1997) sulla riduzione delle emissioni di gas ad
effetto serra per il periodo post-2012 e fissare gli obiettivi
da raggiungere all’inizio del 2020 per i paesi evoluti e
all’inizio del 2050 per tutta la comunità internazionale.
Tuttavia le divergenze tra le nazioni potrebbero essere un
freno ad una politica climatica mondiale ambiziosa.
27
PUNTO GIOVANI
In Francia, a Reignier,
iniziativa «Ciotola di riso»
per un trattore in Indonesia
di
Alunni, insegnanti e sr Andrée Gallet, sdc
[email protected]
Nel mese di aprile 2008, durante il periodo di
Quaresima, insieme ai loro docenti, i giovani dell’istituto
agrario Giovanna Antida di Reignier, in Alta Savoia,
decidono di sostenere il progetto «Speranza».
«Progetto Speranza»?
Sì, è un progetto nato in Indonesia dopo aver constatato
come molti giovani, sia maschi che femmine, non abbiano
un avvenire se portatori del benché minimo handicap, se
non vanno a scuola, se, per diversi motivi, la loro famiglia
non è in grado di aiutarli.
Come siete venuti a conoscenza
di questo Progetto?
È stata sr Sophie, che ha vissuto in Indonesia, a parlarcene
e la sua testimonianza ci ha subito convinti.
Le suore della Carità, presenti sull’isola di Kalimantan e,
in special modo, nel paese di Lengkenat, si sono chieste:
«Che fare per questi giovani?» A poco a poco è nata
un’idea… perché non creare un centro agricolo dove farli
venire a lavorare?
Una suora e due ragazzi si sono recati sull’isola di Giava
per seguire un corso di formazione presso l’istituto
superiore di agricoltura del posto. È stato possibile
acquistare un grande appezzamento di terreno a poco
prezzo, ma lontano dalla strada principale.
Le informazioni e le foto forniteci da sr Sophie ci hanno
fatto capire quanto laggiù i metodi per coltivare la terra e
per raccoglierne i frutti siano differenti dai nostri.
Cosa avete deciso?
Abbiamo capito che per attuare questo progetto bisognava
prima realizzare un sentiero per raggiungere il terreno, a
volte molto arido, e poi sterpare il terreno stesso… quindi
un trattore diventava una necessità.
Allora, per il pranzo di venerdì 3 aprile, abbiamo
organizzato l’operazione «Ciotola di riso». Tutti (ragazzi e
docenti) hanno espresso la propria solidarietà,
28
partecipando con entusiasmo a quel momento di
condivisione.
I 1000 euro raccolti e aggiunti al denaro messo insieme
dagli altri gruppi hanno permesso di comprare il trattore.
Per il nostro istituto agrario, il progetto di acquistare un
trattore rappresentava un fatto concreto e noi tutti ci siamo
sentiti toccati in prima persona, perché è lo stesso mondo
dell’agricoltura a chiamarci in causa.
È solo una goccia d’acqua in mezzo al mare!… siamo
pronti per altre iniziative.
In basso:
Il trattore… che cambierà
le condizioni di lavoro.
Suor Sabrina all’opera!
Insieme ai ragazzi.
PUNTO GIOVANI
In Libano, in un piccolo angolo
della terra… un’OASI di PACE!
di
I giovani del campo della
Pace, presso l’Istituto
tecnico dei Padri
lazzaristi di Bhersaf.
Sr Marie Rached, sdc
[email protected]
Non passa giorno in cui i media non
mostrino al mondo intero le piaghe di
un’umanità che tuttavia è sempre in
cerca di vita, di giustizia e di pace;
guerre, conflitti locali e
internazionali, battaglie economiche e
politiche dove la paura, il rifiuto
dell’altro, gli eccessi d’intolleranza
causano drammi in cui sono spesso i
più piccoli a farne per primi le spese.
Quanti bambini muoiono di fame
ogni giorno? A quanti mancano cure,
un posto dove vivere,
un’educazione…? Potremmo
chiederci: è possibile vedere bambini
appartenenti a paesi nemici fra loro
felici di vivere insieme?
Questo sogno ha iniziato a realizzarsi
9 anni fa, grazie alla Caritas Austria.
Al suo rappresentante, M. Stefan
Maier, è venuta l’idea di far incontrare
bambini di diverse nazionalità in una
colonia estiva dal tema: VIVERE
INSIEME LA PACE! Evento che ogni
anno viene organizzato in uno dei
paesi di appartenenza dei piccoli.
Dal 17 luglio al 7 agosto di
quest’anno si sono riuniti in Libano,
95 bambini egiziani, iracheni,
giordani, libanesi, palestinesi, siriani,
sudanesi e yemeniti, tutti provenienti
da ambienti disagiati, da terre di
sofferenza e di dolore. Questa «oasi
di pace» ha cercato di alleviarne le
pene, offrendo la possibilità di
giocare, ridere, confrontarsi, cantare e
ballare insieme. Ha semplicemente
permesso loro di «vivere».
La colonia è stata scandita da
passeggiate escursionistiche, da
momenti di distensione, da momenti
di condivisione e di scambio…
Durante le uscite, i lavori di gruppo e
le attività artistiche, i bambini sono
stati messi insieme per nazionalità
differenti, mentre per la preparazione
delle serate nazionali e di quella
internazionale, sono stati raggruppati
per paese di appartenenza. Grandi e
piccoli hanno impiegato in questa
attività tutto il loro talento al fine di far
conoscere agli altri le caratteristiche
dei luoghi in cui vivono (mediante
piatti tipici, proiezioni, esposizioni di
poster, cartelloni e canzoni) e di
mostrarne con fierezza i costumi e le
danze folcloristiche.
L’esposizione di splendidi disegni ha
rappresentato un’occasione a dir poco
unica per apprezzare le ricchezze e la
bellezza dei singoli paesi. Avevamo
l’impressione di saperne di più.
Motivo per cui tali serate
proseguivano automaticamente con
incontri di scambio tra adulti
desiderosi di soddisfare la propria
curiosità attraverso un viaggio
virtuale ricco di foto e diapositive.
Se ogni istante della colonia
racchiudeva gioia e pienezza, il
momento dei saluti è stato il più
commovente; malgrado lo scambio di
indirizzi e-mail e di numeri telefonici,
sia per gli adulti che per i più piccoli
è stato difficile trattenere le lacrime.
Siamo tutti convinti, però, del fatto
che l’amicizia che abbiamo stretto qui
non s’interromperà mai e che i volti
incontrati rimarranno sempre impressi
nei nostri cuori.
Credo che questo raduno abbia dato
alla pace, all’amicizia e alla fraternità
un’opportunità per ritrovare il proprio
cammino anche là dove sembrava
apparentemente impossibile.
In quanto figlia di santa Giovanna
Antida, sono contenta di aver avuto la
possibilità di partecipare a questa
iniziativa della Caritas che porta alto
il lume della pace e dell’amore nella
notte di chi è più bisognoso.
29
A Malta
AMICI DI GIOVANNA ANTIDA
Umili discepoli
sui passi di
S. Giovanna Antida
di
Nora Macelli
[email protected]
A Malta, i laici Amici di Giovanna Antida, hanno avuto
diverse opportunità di scelta per impegnarsi al servizio di
coloro che soffrono: è un modo per esprimere la fede vivendo
il carisma della Congregazione della Suore della Carità.
Géraldine: 38 anni, madre di due ragazze; cucina come
volontaria alla Casa di Nazareth – una comunità per le
persone invalide, fondata da P. Angelo Seychell sul
modello delle comunità “L’Arca” di Jean Vanier.
“La mia prima esperienza in questa famiglia meravigliosa
è iniziata nel 2008 quando P. Angelo, durante una giornata
di ritiro organizzata per gli Amici di Santa Giovanna
Antida, ha calorosamente invitato i presenti ad impegnarsi
nel volontariato. Alcuni tra noi hanno deciso
immediatamente di offrire il loro servizio”.
Alla Casa di Nazareth, Géraldine con altri amici cucinano
a turno, servono i pasti ed accompagnano i residenti per la
passeggiata. Géraldine ha trovato questa esperienza
profondamente arricchente. “La gioia che provo è
inspiegabile”, dice. “Facciamo veramente parte di questa
famiglia particolare. Offrirsi volontariamente ci dà una
pace interiore che sostiene il nostro servizio. Mio marito e
le nostre due figlie, si uniscono spesso a me.”
Jessie è un’altra laica associata. Negli ultimi due anni ha
fatto volontariato presso due organizzazioni. Alla Casa
della Provvidenza, che accoglie persone con invalidità
molteplici, assistite dalle Suore della Carità che vivono in
una piccola comunità costituita a questo scopo, Jessie
accompagna i residenti nei momenti di preghiera. Con altri,
anima due riunioni mensili durante le quali i volontari
continuano a riflettere sul loro cammino spirituale e sul
loro ruolo nel contesto della Casa della Provvidenza.
“La persona che accompagno”, dice Jessie, “è una donna
di quarant’anni che ha trascorso tutta la sua vita su una
poltrona a rotelle, i suoi movimenti sono limitati.
Comunica solo con gli occhi. Basta guardarla, tenerla per
mano, accarezzarla, per ottenere le risposte alle mie
molteplici domande. Così, continuiamo a tessere la nostra
relazione. Durante la preghiera comunichiamo con Dio nel
silenzio. Poi, ci spostiamo con gli altri nella sala della
30
meditazione: una candela è accesa, dei fiori freschi
profumano il luogo. L’animatore del gruppo legge la
Parola di Dio e trasmette un messaggio ad ogni persona
presente per aiutarla a proseguire il suo cammino. Questo
dà un senso di felicità e di pace interiore. Attraverso canti
e musica, continuiamo a pregare come una famiglia fino al
momento dell’agape, dove condividiamo la nostra amicizia
con un pasto leggero. Attraverso questa comunione
semplice ma profonda con una persona sofferente, mi sento
più vicina a Dio e interiormente contenta. È il mio modo di
vivere il carisma di Santa Giovanna Antida che amo”.
Anche Jessie è una volontaria che ha cominciato e
coordinato il Servizio del Sostengo al lavoro della
“Fondazione Santa Giovanna Antida”. È responsabile di
un gruppo di Volontari che assicurano i corsi di ricupero
scolastico ai bambini i cui genitori sono già aiutati
dall’assistente sociale della Fondazione. Per molti
bambini, questo servizio che viene loro offerto, è
indispensabile sia per lo sviluppo personale che per il
rendimento scolastico.
Daniele è un altro laico socio che si è impegnato
profondamente in una vita impregnata dello spirito e del
carisma di Giovanna Antida. Questi tre laici associati,
hanno dato un valido contributo per la costituzione della
“Fondazione S.GA”, una ONG che fornisce una varietà di
servizi di base alle famiglie in difficoltà. Come Jessie,
anche Daniele è impegnato come volontario al Centro
della Fondazione.
“All’accettazione, rispondo ai visitatori con tenerezza, li
ricevo con un atteggiamento umile, li accolgo offrendo
loro una tazza di tè ed ascoltandoli. Lavoro in ufficio e
compio i servizi necessari come: fare gli acquisti, spostare
e trasportare dei mobili o del materiale col mio
camioncino… e tutto ciò che facilita la missione della
Fondazione. Compio ogni piccolo servizio spinto
dall’amore dei poveri e di Dio Solo.”
AMICI DI GIOVANNA ANTIDA
In Italia del Sud
Un carisma
a cerchi concentrici
di
Daniela Bellizzi
[email protected]
Sono trascorsi quasi 200 anni dall’arrivo di S. Giovanna
Antida a Napoli, eppure, a dispetto dell’individualismo
dilagante, ella riesce ancora a catalizzare intorno al proprio
carisma l’interesse delle persone più disparate, diverse tra
loro per età, cultura, estrazione sociale.
La sua vita, le sue sofferenze, i suoi scritti catturano
l’attenzione di chiunque abbia la gioia di incontrare il suo
sguardo. Nella sua Casa di Napoli, Regina Coeli, è facile
incontrarlo, in ogni angolo vi sono segni della sua
presenza e delle sue opere. Io stessa, più di vent’anni fa,
ho incontrato quello sguardo per la prima volta e da allora
non mi ha mai abbandonato. È stato spesso uno sguardo
amorevole, a volte anche severo, il più delle volte
rassicurante, mi sussurrava: “Su vai avanti, non
preoccuparti, io sono con te!”.
Grazie alla sua presenza nella mia vita ho superato tanti
momenti difficili e forse da qui è nato in me il desiderio di
conoscerla meglio e di farla conoscere anche ad altri. A
partire dal 1999, anno della celebrazione del Bicentenario
della Fondazione, c’è stato a Napoli un maggiore
coinvolgimento dei laici a fianco della suore della Carità e
di conseguenza un desiderio di approfondire la conoscenza
della Santa e della sua Congregazione. È nato così il
gruppo dei Laici amici di Giovanna Antida. Da allora,
insieme a suor Maria Franca Meterangelo, abbiamo
intrapreso un cammino di fede, di approfondimento della
Parola e dei Documenti della Chiesa, di conoscenza del
Carisma della Santa Madre. Un cammino formativo che ci
ha condotti ad operare come volontari presso l’Ospedale
Incurabili, dove la stessa Giovanna Antida lavorò. Un
percorso di solidarietà verso i più poveri, che ci ha visti
coinvolti nell’allestimento di pesche di beneficenza, nel
catechismo in parrocchia, nel sostegno a qualche alunno
in difficoltà.
La cosa più bella è stata scoprire che nell’Italia del sud,
del centro, del nord e nei quattro Continenti ci sono gruppi
che seguono un percorso formativo ed un volontariato
attivo simile al nostro. Il Carisma di S. Giovanna Antida si
è propagato nel mondo sotto forma di cerchi concentrici.
Ha raggiunto Paesi come l’Asia e l’Africa, l’America dove
è a rischio la sopravvivenza stessa!
Ed anche noi, come laici, abbiamo fatto dei passi avanti,
abbiamo un Testo Fondatore frutto di un lavoro condiviso
universalmente da tutti i gruppi esistenti nel mondo, un
Sito Internet, un Equipe di Coordinamento Internazionale
che si occupa di intensificare e migliorare i rapporti tra
noi, ma anche di ricercare linee formative comuni in vista
del prossimo Capitolo Generale 2010.
Vorrei concludere con le parole di S. Giovanna Antida:
“Gesù Cristo ci ha unite tutte insieme per amarlo e
servirlo” LD p.74, a noi ora il compito, non facile, di
divenire sempre più uno strumento nelle sue mani.
A sinistra:
un gruppo degli amici di
GA a Regina Coeli.
A destra:
la Marcia della Carità
– maggio 2009 –
davanti all’Albergo dei
poveri, dove JA è
arrivata, il 18
novembre 1810.
31
GOCCE DI SOLIDARIETÀ
Progetto di sviluppo
In Ciad… nel Moyen Chari
di
Sr Christine Richard
[email protected]
Presenti dal 1964 nella sottoprefettura di Kyabé, le suore
prestano servizio anche nei centri di cura di Biobé (a 60
km) e di Kouyako (a 30 km).
Il 30 luglio 2009, Sr Christine scrive:
A fine giugno sono stata invitata a elaborare un PDL
(Piano locale di sviluppo) per la salute, per i circondari di
Singako e Koskobo, dove si trovano i due ambulatori dei
quali sono responsabile. Tale progetto, richiesto da una
ONG locale, la RESALP-MC (che si occupa delle attività
petrolifere nel Moyen-Chari), prevede un finanziamento di
4 anni, dal 2010 al 2014, da parte dell’Unione Europea.
Insieme allo staff medico abbiamo ideato il progetto
sanitario, mentre altri hanno elaborato quello riguardante
l’educazione, l’agricoltura, il commercio, le attività
femminili… A seguito della consulta di tutti le località,
giornate dedicate alla valutazione e all’approvazione del
PDL hanno visto riunirsi autorità locali e circondariali,
capi di circondario e di paese, proprietari terrieri,
sottoprefetti, ma anche uomini e donne delle zone e molte
persone «risorse»: ispettori scolastici, agenti per lo
sviluppo rurale…
Se il nostro PDL-salute sarà approvato dai finanziatori, ci
lanceremo nella creazione di un centro nutrizionale, allo
scopo di formare educatori alla nutrizione, per preparare
zuppe e farine arricchite e per i lavori orticoli che
permetteranno di perpetuare le attività del centro stesso.
Così, i bambini denutriti potranno essere portati in questa
struttura, dove le madri impareranno a preparare loro cibi
più nutrienti e anche a coltivare le verdure… E noi
offriremo loro i semi… Abbiamo anche intenzione di
organizzare sessioni di formazione per le donne dei paesi
limitrofi che, una volta ritornate nella loro terra potrebbero
formare a loro volta le altre madri. Abbiamo terreni a
sufficienza sia a Biobé che a Kouyako per coltivare un’
ettaro di verde e molti ettari di soia, fagioli, miglio o sorgo
per la preparazione di farine arricchite…
Un altro punto chiave del PDL è la risposta ai problemi di
trasporto dai paesi ai Centri di Cura e, in caso di
necessità, dai centri all’ospedale, per un parto distocico, ad
esempio… Per questo, date le condizioni della rete
stradale, abbiamo chiesto di comprare cavalli e carretti! E
per il Centro di Kouyako, una motocicletta a 3 ruote di
seconda mano…
Infine, una linea di prevenzione, con l’acquisto di guanti in
lattice per le ostetriche tradizionali e di zanzariere per le madri
regolarmente vaccinate… nonché di materiale didattico.
Se tutto ciò si realizzerà, non rischieremo di essere
disoccupate!! Mi sento mancare al solo pensiero e al pari di
Mosè grido: «Chi sono io…?». Ma come lui, riesco a sentire
la risposta del Signore: «Non temere, io sarò con te!».
Centro di salute nel
settore di Kyabe.
32
ABBIAMO SCELTO
LIBRI
FILM
La mia voce
per la libertà
La classe tra le mura
di Ani Chöying Drolma
Un film di Laurent Cantet
2008 Sperling & Kupfer
Con François Bégaudeau
Produzione: “Haut et court”
24 settembre 2008
di
Sr Catherine Belpois
[email protected]
Nel suo libro Ani Chöying Drolma espone con una sconcertante
sincerità il combattimento della sua vita: uscire dall’ignoranza e
impegnarsi con determinazione ad esprimersi con libertà.
Si presenta come “una guerriera, dalla forza indistruttibile, con
una forza e un’energia di una rara intensità”. Con questa forza di
carattere, ma anche con le sue armi preferite, l’Amore e la
Compassione, apprese alla scuola di un maestro buddista, l’autrice di “La mia voce per la libertà” si è liberata dalla miseria e
dal potere di un padre collerico e brutale, spesso sotto l’azione
dell’alcol. Grazie all’educazione ricevuta nel Monastero dove si
rifugiò all’età di 10 anni, la scrittrice trovò la via della serenità,
della riconciliazione con se stessa, della libertà e del dono di sé.
Ella vuole condividere con le giovani del suo Paese quanto è riuscita ad ottenere per sé beneficiando dell’educazione buddista
ed offrire loro la possibilità di frequentare la scuola per difendersi dai pericoli della strada, della famiglia, dell’ignoranza, della
violenza degli uomini di cui purtroppo lei aveva esperienza.
Per portare avanti la battaglia contro la povertà e l’ignoranza, dà
con generosità tutto il denaro ricevuto o guadagnato con le sue
canzoni. “Chi avrebbe mai creduto che in pochi anni, io, Pomo,
la ragazza che non aveva mai posseduto una bambola, sarei riuscita a realizzare una scuola e aiutare le mie piccole sorelle nella
sofferenza a migliorare le loro condizione?”
Ani Chöying Drolma, scrivendo il libro non pensa solo ai piccoli
del Nepal, ma a tutti quelli che sono alla ricerca della felicità e al
senso della vita. “Ogni volta che posso – scrive – io mi metto a
servizio di chi ha bisogno… La felicità è dappertutto, a portata di
mano per chi vuol vederla”.
Palma d’Oro al festival di Cannes 2009,
ha ricevuto 5 nomine:
- Miglior Film
- Miglior Realizzatore
- Miglior Suono
- Miglior Montaggio
- Miglior Adattamento
Un film sulla gioventù di oggi, con le sue ricchezze e le sue difficoltà; uno sguardo sull’istituzione scolastica; un grande film sul
linguaggio: al tempo stesso espressione di un mezzo sociale,
arma al servizio degli uni o degli altri, sorgente di piacere.
Senza attori professionali, Tra le mura non esce mai dalle mura
di un collegio della 20° circoscrizione di Parigi. L’intenzione è
quella di presentare solo una delle classi dell’insegnante, da settembre a giugno.
Ricco di incontri tra professori, insegnanti e genitori, il nucleo del
film riguarda situazioni che assumono un aspetto comico, violento o polemico, (astraendo una delle componenti essenziali della
vita scolastica: la noia). Ad ogni sequenza, la suspense si cristallizza intorno alla domanda: il dialogo si svolge tra l’insegnante,
François Marino (Bégaudeau), e gli alunni provenienti da luoghi
culturali e sociali molto diversi?
Progressivamente il film si fissa intorno ad una situazione che
oppone François Marino alla sua classe. Il professore paga caro
un errore di valutazione commesso durante un consiglio di classe. Questo conflitto culmina in un consiglio di disciplina durante
il quale una madre che non parla la lingua e la traduzione risulta
difficile, vede suo figlio espulso dalla scuola.
Questo film ha il merito di ricollocare la scuola al centro del dibattito… ponendo delle domande senza cercare di dare risposte.
Decide di parlare della scuola dal basso, questo vuole dire che
la scuola viene presentata da coloro che “fanno” la scuola stessa e che “la” vivono quotidianamente ne evidenziano le contraddizioni: la preoccupazione di non escludere e la volontà di mantenere la disciplina; la riconoscenza della diversità e l’insegnamento di una cultura unica…
Tramite i genitori degli alunni vengono evidenziati i problemi socioeconomici, ma il film insiste soprattutto sulla barriera culturale.
Per un film, la cui ricchezza riguarda soprattutto la forza dei dialoghi, la traduzione in un’altra lingua si è rivelata un esercizio
pericoloso e talvolta fatale… La versione del film doppiato in italiano, non è delle più soddisfacenti anche l’equipe di produzione
americana ha scelto il sottotitolo.
33
LA POSTA
La parola ai lettori
La mia spiegazione del titolo della rivista: “Partout dans le monde” diviso in 2 parti:
la parte in alto manifesta lo sguardo teso verso Dio, verso la pace e l’amore tanto ricercato dai cittadini di tutti i paesi del mondo. La parte in basso rappresenta la violenza e le inclinazioni al male che
regnano nel cuore degli uomini. M.G (Egitto)
Siamo stati contenti di conoscere l’agenzia Vicis con
la quale lavorate ed il modo con cui queste persone prendono a cuore il loro lavoro come una missione di chiesa. G. M. (Italia)
Apprezziamo molto la rivista della Congregazione e siamo felici di farla
conoscere intorno a noi. Sr H (Francia).
L’abbiamo diffusa a tutti quelli che partecipano alla messa
della domenica e vi mandiamo 10 nuovi abbonamenti. sr A. (Italia)
Questa rivista aiuterà ad aprire gli occhi e il cuore sul mondo… i volti sorridenti fanno del bene…. È stata per me una grande gioia
leggere l’articolo del Cardinale Martini con il quale ho lavorato quando era presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee… un uomo ed un pastore che ho apprezzato molto. Padre H.P
(Francia)
Alcuni articoli meriterebbero di essere più ampliati… alcune foto di migliore qualità e
meno scure… G.M (Italia)
Abbiamo letto con grande interesse sulla vostra rivista del mese di
marzo, l’articolo relativo alla “Casa di Jasmine”. Saremmo interessati di sapere se c’è l’opportunità,
da parte nostra, di fare qualche cosa per aiutare una persona di questa casa… abbiamo la possibiliIl nostro servizio della tratta continua. In agosto è venuta a trotà di offrire un lavoro. Dr JG. Malta
varci una giovane nigeriana che era stata da noi tre anni fa e che ora ha trovato casa e lavoro, insieme ad un’amica nigeriana. Stava benissimo… Una battuta anche sul giornalino: vedo che la gente
così si fa viva! Ho ricevuto già due lettere! P.A Casa di Jasmine
La parola al giornale
Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla diffusione della rivista… insieme, dobbiamo continuare a farla conoscere affinché viva veramente con gli abbonamenti. Alcune persone che ricevono
la rivista non hanno ancora inviato la loro adesione… è il momento di aderire… Dobbiamo però trovare anche nuovi amici lettori di lingua italiana, francese ed inglese…Grazie a voi per la vostra collaborazione! A tutte ed a tutti: Auguri di Natale!
Per gli abbonamenti
La rivista esce 3 volte all’anno.
Il prezzo per i 3 numeri:
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Abbonamento di sostegno: 20 euro
Dall’Italia: c/c postale n.93851491
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Partout dans le monde
Via Santa Maria in Cosmedin, 5
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34
Per i contributi relativi a progetti di
solidarietà di cui si fa carico la
Congregazione,
in Europa, in Africa, in Asia, in America
potete inviare il vostro dono a:
Istituto Suore della Carità
Gocce di Solidarietà
Conto corrente postale n° 97470009
copertina b-v ITA
4-12-2009
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18
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Editoriale
Parola e vita
Punto di vista
Alle sorgenti del carisma
Fonti - testi - radici
Cammini della missione
Presentazione
Dall’Africa
In Camerun
In Etiopia
In Sudan
Dall’Asia
In Libano
Dalle Americhe
In Brasile
In Paraguay
Dall’Europa
In Albania
In Italia
Volti di santità
News ed eventi
Punto giovani
Amici di Giovanna Antida
Gocce di solidarietà
Abbiamo scelto
La posta
Curia Generalizia
Suore della Carità di Santa
Giovanna Antida Thouret
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RIVISTA delle
SUORE DELLA CARITÀ
DI SANTA GIOVANNA
ANTIDA THOURET
Anno I - n°3 Novembre 2009
Periodicità quadrimestrale
Reg. Trib. di Roma n°7/2009
del 16 Gennaio 2009
www.partoutdanslemonde.it
Direttore responsabile
della rivista
Bruno SECONDIN
Equipe di redazione
Sr Catherine BELPOIS
Sr Wandamaria CLERICI
Sr Marie Jacqueline MUNNIER
[email protected]
Parola di Dio e
processo educativo.
8
Educare con lo stile
di santa Giovanna
Antida Thouret.
17
Chiamate a
Wadakona, Sudan.
18
SOMMARIO
3
4
6
8
12
13
14
La gioia d’imparare.
21
Il valore
dell’educazione.
25
Un anno
vincenziano.
Redazione
Hanno collaborato alla rivista:
- Solvejg Ingrid BERNSDORFF
DE RIVERA, Argentina
- Dominique MARCOUX, Francia
- Songmené TATANG ERMINE,
Camerun
- Hayat abou SAMRA, Libano
- Gabriele BARDULLA, Italia
- Alunni di REIGNIER, Francia
- Daniela BELLIZZI, Italia
- Nora MACELLI, Malta
- Le Suore della Carità
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Nel rispetto della Legge 675/96
sulla tutela delle persone e dei dati
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Suore della Carità di S. Giovanna
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“Partout dans le Monde”, garantisce
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archivio elettronico e cartaceo, non
saranno cedute ad altri e verranno
utilizzate esclusivamente per ciò
che concerne l’invio della rivista.
copertina b-v ITA
4-12-2009
0:57
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Lc 24,15 - Partout dans le Monde