copertina b-v ITA 4-12-2009 0:57 Pagina 1 copertina b-v ITA 4-12-2009 0:58 Pagina 3 4 15 16 17 18 19 20 21 23 25 26 28 30 32 33 34 Editoriale Parola e vita Punto di vista Alle sorgenti del carisma Fonti - testi - radici Cammini della missione Presentazione Dall’Africa In Camerun In Etiopia In Sudan Dall’Asia In Libano Dalle Americhe In Brasile In Paraguay Dall’Europa In Albania In Italia Volti di santità News ed eventi Punto giovani Amici di Giovanna Antida Gocce di solidarietà Abbiamo scelto La posta Curia Generalizia Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret Via Santa Maria in Cosmedin, 5 00153 Roma - Italia RIVISTA delle SUORE DELLA CARITÀ DI SANTA GIOVANNA ANTIDA THOURET Anno I - n°3 Novembre 2009 Periodicità quadrimestrale Reg. Trib. di Roma n°7/2009 del 16 Gennaio 2009 www.partoutdanslemonde.it Direttore responsabile della rivista Bruno SECONDIN Equipe di redazione Sr Catherine BELPOIS Sr Wandamaria CLERICI Sr Marie Jacqueline MUNNIER [email protected] Parola di Dio e processo educativo. 8 Educare con lo stile di santa Giovanna Antida Thouret. 17 Chiamate a Wadakona, Sudan. 18 SOMMARIO 3 4 6 8 12 13 14 La gioia d’imparare. 21 Il valore dell’educazione. 25 Un anno vincenziano. Redazione Hanno collaborato alla rivista: - Solvejg Ingrid BERNSDORFF DE RIVERA, Argentina - Dominique MARCOUX, Francia - Songmené TATANG ERMINE, Camerun - Hayat abou SAMRA, Libano - Gabriele BARDULLA, Italia - Alunni di REIGNIER, Francia - Daniela BELLIZZI, Italia - Nora MACELLI, Malta - Le Suore della Carità Progetto grafico, Impaginazione e Stampa VICIS Srl V.le delle Provincie, 37 00162 Roma - Italia www.vicis.it Tutela dei dati personali Nel rispetto della Legge 675/96 sulla tutela delle persone e dei dati personali, la Congregazione delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret, titolare del periodico “Partout dans le Monde”, garantisce che le informazioni relative agli abbonati, custodite nel proprio archivio elettronico e cartaceo, non saranno cedute ad altri e verranno utilizzate esclusivamente per ciò che concerne l’invio della rivista. EDITORIALE RI-ACCENDIAMO L’EDUCAZIONE di Suor Wandamaria Clerici, sdc In questo particolare momento storico, nelle diverse aree geografiche nelle quali ci troviamo ad operare, noi Suore della Carità ci sentiamo chiamate ad affrontare insieme la sfida dell’educazione, ricercando le risposte più adeguate per amare educando. I problemi interni ed esterni da affrontare sono molti, le difficoltà non mancano, ma seguendo l’esempio che ci ha offerto la nostra Madre Fondatrice, Santa Giovanna Antida, vogliamo superare la tentazione della rassegnazione, per lanciarci con coraggio, ottimismo e speranza nell’avventura dell’educazione integrale delle persone con il metodo thouretiano della tenerezza educativa. Continuiamo a correre il rischio di pagare a caro prezzo questa scelta profetica dell’educare con l’unico obiettivo di portare il Vangelo nel mondo, in questo nostro mondo che ancora ha bisogno essere redento. Cerchiamo di imparare a vivere insieme nel villaggio globale, superando le tensioni tra spirituale e materiale; religiosità e religione; chiesa universale e chiesa locale; bisogno di competizione e preoccupazione dell’eguaglianza e delle pari opportunità; espansione straordinaria delle conoscenze e capacità degli esseri umani di assimilarle; tradizione e modernità; universale e individuale; globale e locale. Vogliamo educar-ci per educare, per progettare e costruire il nostro futuro comune. Oggi, siamo più che mai consapevoli che le società con- temporanee, occidentali ed orientali, devono confrontarsi con ciò che significa “società della conoscenza” per progettare percorsi educativi che abbiano come scopo la costruzione integrale delle persone, attraverso nuove identità, nuovi saperi, nuove culture condivise. Sappiamo che l’educazione è uno dei mezzi principali a nostra disposizione per promuovere una forma più profonda e armoniosa dello sviluppo delle persone e quindi per ridurre la povertà, l’esclusione, l’ignoranza, l’oppressione e la guerra. Ci poniamo con la Chiesa per far fronte alla “emergenza educativa” che colpisce molti Paesi in cui la cultura è segnata da un relativismo pervasivo ed aggressivo, e accogliamo il messaggio di Papa Benedetto XVI che ci ripropone di offrire una educazione integrale e ci chiede di essere testimoni credibili, per cercare di restituire punti di riferimento solidi ai giovani e ai meno giovani di oggi. Noi sappiamo che la nostra missione di Carità è una missione educativa, nel senso più ampio del termine. Il servizio spirituale e materiale dei poveri è il nostro modo di amare educando nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Santa Giovanna Antida ha saputo essere audace e determinata nel superare le molteplici frontiere dello spazio e del tempo. Noi desideriamo seguire i suoi passi, Suore della Carità e laici insieme, per crescere nell’arte di conquistare i cuori delle persone, con la tenerezza della carità, perché possano incontrare Gesù Cristo, l’Amore che libera. 3 La Parola di Dio illumina il Processo Educativo di Solvejg Ingrid Bernsdorff de Rivera [email protected] La chiave della sua porta è la fiducia Il processo educativo sarà sempre una tensione inevitabile tra quello che siamo e quello che siamo chiamati ad essere. Potremmo dire che è la scienza e l’arte che riconoscono l’essere umano come persona unica e irripetibile, in vista di un rivelarsi delle sue potenzialità. Guarda sempre al futuro, guarda alla vita, negli spazi socioculturali in cui sorge e si spiega. La chiave della sua porta è la fiducia, che si traduce in dialogo e vincoli compromessi. Nel nostro oggi, dialogo e vincolo sono in crisi, come conseguenza di una fiducia minata, in campo personale, famigliare, comunitario e istituzionale. Nelle tenebre del nostro oggi, l’avventura del cambiamento non è facile, e il compito sempre affascinante di educare e di dare alla luce l’uomo nuovo è una sfida. Abbiamo bisogno del calore e dell’energia del “sole che sorge dell’alto per illuminare a quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Luca 1,78): Gésu … “e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv. 1,14) Dio non si limitò a creare e ad essere spettatore immutabile della storia degli uomini sulla terra, ma decise di “entrare” in questa storia ed insegnarci a vivere, a camminare, ad essere degni e responsabili gli uni degli altri. Il mistero dell’incarnazione significa il compromesso radicale di Dio con l’uomo; l’immanenza della trascendenza. La storia non si divide tra sacra e profana, è un’unica storia di Salvezza: Storia d’Amore di Dio con Noi. Non siamo più soli, Egli è il nostro Cammino, la nostra Verità, la nostra Vita (Gv. 14,6). Tutta la sacra scrittura ci rivela il cammino d’un popolo e la presenza di un Dio vivo che accompagna e guida, avverte e perdona, confida e incoraggia a vivere una Alleanza Eterna scritta nelle Tavole della Legge e, innanzitutto, nel cuore umano. Con l’arrivo di Cristo si illumina la storia. Termina l’annuncio per lasciare spazio alla realtà di Dio in Cristo, 4 che si fa uno di noi, si compromette, assume e realizza la sua missione di salvatore per amore. GESÚ venne ad insegnarci a vivere, a cambiare il nostro modo di essere, il nostro modo di relazionarci. GESÚ Maestro di educatori e di educanti Se consideriamo il Vangelo di San Giovanni 8,1-11, cioè il caso della donna adultera che i farisei portano per lapidare, possiamo imparare di questo Cristo Maestro di educatori e di educanti. I farisei presentano una donna sorpresa in adulterio. La mettono in mezzo e gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” Per il linguaggio, Gesù è accettato come Maestro, ma nella realtà soggiacente, l’espressione può essere letta come una trappola. L’adulterio era per gli ebrei una cosa grave. Tanto gli scribi come i farisei, si sentivano dalla parte giusta perché interpretavano alla lettera la legge: la donna adultera merita la pena di morte. Solvejg Ingrid Bernsdorff de Riviera, nata in Lituania, vive in Argentina, a Buenos Aires. Laureata in Psicologia sociale. Docente in Scienze sociali in diverse università latinoamericane. Specializzata in logoterapia. Segretaria dell’Associazione S. J. Antida Thouret di Buenos Aires: “Niños Y Familias in Riesgo”. PAROLA E VITA Il primo insegnamento di Gesù è quello di ascoltare e comprendere la situazione Qualunque decisione di Gesù, nei termini che essi propongono, complica la situazione. Se dicesse che si deve morire si schiererebbe contro la legge romana, perché secondo questa gli ebrei non avevano diritto ad imporre la pena capitale. Gesù si trasformerebbe in un criminale per il governo romano. Se dicesse che le si perdoni la colpa, si potrebbe concludere che Egli insegna a disubbidire alla Legge di Mosè appoggiando l’adulterio. Se dicesse che bisogna lapidarla, contraddirebbe la sua stessa predicazione e i suoi gesti d’amore e di misericordia davanti alla gente che già conosceva. Contemporaneamente darebbe ragione ai farisei secondo i quali la legge è più trascendente della persona e della sua vita. Varie domande sorgono per il nostro oggi: perché non portano anche l’uomo? non è tanto adultero quanto la donna posta nel mezzo per essere giudicata? i peccati del corpo ci preoccupano più che quelli dello Spirito? Questi ultimi, in realtà, colpiscono la cosa più vitale dell’essere umano. Gesù intuisce l’intenzione di chi lo vuole mettere alla prova. Esce dalla posizione di giudizio “non venni a giudicare”… e assume il ruolo di Pastore e Maestro, con il quale esprime il giudizio per la donna processata. Non cede alla paura né al rimprovero, né agli altri sentimenti che il contesto potrebbe incoraggiare, e decide in silenzio, andare più il là. Rielabora e assume la riflessione, mentre scrive nella sabbia, forse quello che riguarda il vincolo tra i farisei, la donna e se stesso. Risponde con mente creatrice a questioni che hanno doppie intenzioni. Questa abilità gli permette di uscire dalla trappola ed entrare in dimensioni inaspettate per la situazione e per il nostro apprendistato. L’etica del Regno Smaschera le intenzioni dei farisei come educatori del popolo. Toglie loro la maschera, mettendo in chiaro le loro intenzioni e desideri. Nascondono il loro odio verso Gesù sotto l’apparenza del compimento della legge… si muovono non per il loro desiderio di attenzione, di aiuto alla persona concreta della donna che portano al giudizio, bensì perché spinti dal desiderio violento di condannare Gesù. Manca il coraggio e la saggezza per discernere. La maschera dissimula sempre i reali pensieri e sentimenti che alberghiamo in noi e serve per nasconderci dagli altri e da noi stessi. Uno degli odi più amari, è l’odio verso qualcuno che ci denuda dell’apparenza dietro la quale siamo nascosti e dove possibilmente siamo comodi. Il Regno di Dio reclama un’etica profonda, non superficiale che penetri la persona ed arrivi al cuore. Non basta compiere la legge, l’etica del Regno è rivolta alla persona interiore e stima quello che sta nel cuore. Vale la pena riflettere sui gesti e i tempi di Gesù Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra… e come insistevono, alzò il capo e disse: “Chi di voi è senza peccato, scalgi per primo la pietra contro di lei”. Torna cosi a cambiare la situazione, aprendo nuove alternative. Come Maestro di Educatori e di Educanti, c’insegna… • Gesù tratta i farisei con serenità, pazienza e fino alla sensibilità. Sa che gli tendono una trappola ma sa anche che essi sono ingarbugliati in una trappola tesa da loro stessi, da ciò che essi hanno formato, dalle strutture e dalle istituzioni di cui essi stessi fanno parte… dalle credenze e dai mandati che condizionano il loro stesso vivere. Dice il Vangelo: “Si ritirano della scena uno ad uno, cominciando dal più vecchio”… • Gesù ha cura della donna, la guarda e le domanda: “dove sono quelli che ti accusano? nessuno ti ha condannato?” Riconosce il motivo della sua accusa, l’adulterio. La invita ad uscire dalla situazione col solenne: “Io non ti condanno. Va’ e non peccare più.” Apre il suo futuro, incoraggiandola ad accettarsi, ad esercitare la sua nuova libertà e responsabilità, cercando vita ed amore nuovi. Il rischio dei farisei è tendere a una cosa ripetitiva e statica, se non poterono capire la lezione. La donna, con la fiducia nel futuro che le regala il Maestro, possiede le energie, se lo decide, per la conversione della sua vita e condotta. Il testo ci porta alla verità dei nostri pensieri, sentimenti che condizionano il nostro agire. “la verità vi farà liberi”… Giovanni 8, 32 Simultaneamente, ci invita ad aprire il cuore, dove si trova la chiave maestra del cambiamento e della trasformazione. 5 Insegnare… educare… evangelizzare… di Dominique Marcoux [email protected] Nessuno può rimanere impassibile alla vista di un bambino che cammina per strada stringendo la mano del padre, parlottando e ridendo di gusto per ogni idea venuta in mente… Una mano forte, virile, e una manina liscia, tenera e fragile… Una mano che guida, trascina, protegge, e una che si appoggia lasciandosi condurre. Questo semplice gesto è un linguaggio che comunica al piccolo più di quanto non si riesca a vedere. Esiste immagine più emblematica della paternità? Eppure, se si vuole farlo durare (fino al giusto distacco), è necessario che questo legame si accompagni a un altro, fatto di carne e di parola. Si tratta dell’unione con una donna, senza il cui corpo non si potrebbe assistere a questa scena. Tale premessa ripresa da Xavier Lacroix, teologo e docente presso l’istituto di scienze della famiglia di Lione, mi consente di introdurre il mio discorso sull’educazione: non si può insegnare senza educare; nell’educazione, occorre valorizzare il ruolo paterno ed è essenziale che la Chiesa, mediante la scuola cattolica, ma non solo, si dia da fare con mani, occhi e orecchie per «prospettare ai giovani un orizzonte di vita che oltrepassi gli obiettivi temporali». Un insegnante trasmette ciò che sa o ciò che è? Causa di soventi dispute, tale questione sembra essersi stabilizzata con il passare del tempo: si trasmette il proprio sapere nella misura in cui si è coerenti con se stessi e se i Dominique Marcoux, sposato, padre di 4 figli. Docente presso l’Insegnamento cattolico, Direttore di collegi e licei. Direttore diocesano dell’Insegnamento Cattolico nelle diocesi di Besançon, Saint Claude e Belfort. Ordinato diacono permanente nel 2004, è responsabile, insieme alla moglie, del servizio diocesano per il catecumenato a Besançon. 6 PUNTO DI VISTA destinatari di tale sapere sentono che la persona che si ha di fronte è «vera». Che gli piaccia o no, un docente è anche un educatore e dal suo modo di «esistere» in quanto uomo dipende la maniera in cui trasmetterà il proprio insegnamento. Agli alunni basta poco per capire con chi hanno a che fare. Molti giovani insegnanti l’hanno imparato a proprie spese poiché, orientando l’insegnamento solo verso la loro materia, hanno dimenticato che prima di tutto gli studenti vogliono sapere chi hanno di fronte. È come se, a contatto con i docenti stessi, gli alunni avvertissero un confuso bisogno di crescere in «umanità», prima ancora di ricevere da loro nuove conoscenze. In altre parole, per avere autorità, per potersi rivolgere a una classe, bisogna fare autorità, cioè fare in modo che la personalità di colui che sa chi è e dove va si faccia valere da sé, in maniera ferma e pacata. È forse proprio ciò che manca alla figura del «padre» di oggi, considerata in crisi. Il ruolo del padre Dopo essere stato per secoli un punto di riferimento, il padre sembra essere divenuto «l’anello debole» del nucleo familiare. Tuttavia, bisogna gridarlo forte e chiaro: il padre non è «una madre come le altre» e il suo è un ruolo essenziale nella crescita e nell’educazione dei figli di oggi. Utopia, risponderete, vista l’attuale dissoluzione del nucleo familiare, del legame coniugale, per non parlare di quello sociale, religioso, del modo di relazionarsi con l’autorità… ovvero, di tutto ciò che trasmette i capisaldi culturali, etici, spirituali di una società. Motivo in più per ribadire con forza il ruolo fondamentale del padre nella formazione di una personalità: senso della distanza, della mediazione, dell’esteriorità, coraggio, giustizia, prudenza, temperanza, sono «virtù» che, senza però essere prerogative paterne, fanno parte di quelle categorie «inevitabili» con le quali i giovani si devono confrontare. Marguerite Léna: filosofa francese specialista dell’educazione. Nel 2008 ha partecipato in veste di esperta al Sinodo sulla Parola di Dio. Membro della comunità apostolica San Francesco Saverio, ha avuto come maestro e amico Paul Ricœur. Tra i suoi scritti ritroviamo: «Honneur aux maîtres». Critérion, 2002. Ma come già dicevo nell’introduzione, non dimentichiamo che il valore della figura paterna è davvero evidente solo se la madre le permette di esistere. Non sono la condizione, la funzione, il ruolo svolto a essere determinanti, ma le persone e l’amore che un padre e una madre si scambiano in maniera reciproca. Così, sebbene nella nostra società la figura paterna sembra essere in crisi e il nucleo familiare appare in difficoltà, fa bene ricordare che, nell’educazione dei figli, niente può sostituire una coppia di genitori che si amano e che hanno deciso «di incarnare» tale amore nei figli stessi. Educare si basa sulla fiducia Insistere sull’unità della persona: «essere» prima di trasmettere; ribadire l’importanza del ruolo dei genitori e del padre in particolare nell’educazione dei figli; tutto ciò si inserisce in una cornice spirituale senza la quale l’intero nostro discorso risulterebbe vano. L’educazione, così come la fede, si basa sulla fiducia. Fiducia da parte del bambino verso l’adulto che gli apre un mondo; fiducia dell’adulto nell’avvenire del figlio. Da qui nasce la necessità, per gli educatori cristiani, di allargare l’orizzonte per accrescere «la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità» del disegno divino e della tacita speranza dell’uomo. La scuola cattolica può rivelarsi un ottimo vettore di tale ampliamento purché rimanga fedele alla sua vocazione e alla sua missione. Insegnare, educare in una scuola cattolica vuol dire «correre il rischio di esercitare un’influenza anche sullo spirito, cioè sulla profonda libertà dei giovani che ci vengono affidati». Il ruolo della scuola cattolica meriterebbe una trattazione più lunga, ma permettetemi di concludere citando Marguerite Léna: «Dopo i profeti, l’apostolo educatore è un testimone privilegiato delle opere di Dio. Egli vede nascere il Verbo all’interno delle culture e dei popoli, così come nel battezzato più umile. Sa, da fonte inalterabile, che l’Amore avrà l’ultima parola e che la storia intera è una natività continua». Educatori, genitori o insegnanti, tutti possiamo essere degli apostoli educatori. 7 Educare con lo stile di Santa Giovanna Antida Thouret Una missione di grande attualità di Suor Wandamaria Clerici, sdc L’educazione si scontra con una rivoluzione epocale Oggi, non si può affrontare il delicato tema dell’educazione, senza prima descrivere l’oceano culturale nel quale viviamo. Chi vuole dedicarsi al complesso mondo dell’educazione deve conoscere le correnti che agitano le sue acque, in superficie e in profondità, per riuscire a tracciare una rotta che faccia navigare verso porti sicuri e ad elaborare una proposta educativa convincente. Nella società contemporanea globalmente intesa stiamo assistendo, quasi in modo inconsapevole, al trionfo dell’«Io» che coincide con la sconfitta dell’identità: ormai prevale l’egolatria. Io sono io. Io sono fatto così. L’esposizione televisiva di corpi e sentimenti hanno fatto morire la vergogna e il pudore, non c’è spazio per la privacy. Nei reality di ogni parte del mondo si giocano infinite maschere provvisorie: quello che conta è farsi notare, non importa se a caro prezzo. Nelle società che esprimono la paura dell’anonimato, i candidati divi si sottopongono a provini estenuanti (casting) e le apparenze vengono esposte senza ritegno. La generazione Io rappresenta il nuovo culto della personalità e la storia si fa solo con i Sé. La “libertà di essere se stessi” è accompagnata dalla rivendicazione del “primato del soggetto”, o meglio dell’individuo. Così si è costruito il mito della libertà assoluta, ma è semplicemente un’illusione del capitalismo tecnologico e nichilista, perché la libertà assoluta è solo un individualismo all’eccesso. La cura di sé è diventata quasi una ossessione, per questo anche i giovani ricercano una nuova forma da dare al proprio corpo. La storia di Michael Jackson è esemplare, perché narra di un disagio che è riuscito a trasformare l’aspetto fisico (il viso o parti del corpo) da entità permanente (immodificabile) a realtà continuamente modificabile, 8 modellabile, ma dice anche del tentativo di sottrarre il corpo alle trasformazioni inevitabili dello scorrere del tempo. Molti giovani si comportano come spettatori passivi; molti non trovano obiettivi da perseguire con decisione; altri faticano a dare un senso alla propria vita e una direzione alle proprie scelte, non riescono ad elaborare un progetto vocazionale o anche solo professionale. Hanno paura di giocarsi con passione. I giovani sono come canne al vento, segnati da una condizione esistenziale di grande insicurezza, esposti alle correnti degli ammaliatori che offrono facili soluzioni per tutti i problemi, soprattutto ricette pratiche per la conquista del potere e del Giovanna Antida a Sancey durante la Rivoluzione francese. Uno schizzo a carboncino della Signora Guyotguillain. ALLE SORGENTI DEL CARISMA successo in modo facile e veloce, senza fare fatica. Oggi, il detto cartesiano «cogito, ergo sum» (penso, dunque sono) è stato sostituito dalla formula «sum, ergo faccio» (sono, dunque faccio). I diversi servizi di carità che esprimono il carisma di santa Giovanna Antida e delle suore della Congregazione. L’educazione e la sfida della cultura digitale Nei bambini, negli adolescenti e nei giovani il processo di costruzione della personalità è ancora in divenire. Secondo alcuni ricercatori, oggi, essi sono a rischio costante, perché immersi in una mancanza di relazioni significative e profonde che li ha deprivati della presenza educativa, del tempo e dei valori di riferimento. Questo nuovo insieme sociale, questo gruppo di teenager smarriti, questa tribù moderna, si ritrova davanti allo schermo del computer per vivere nel Web, una vita parallela dove si può consumare di tutto: vedere film, ascoltare e scaricare musica, leggere giornali e libri, usare i motori di ricerca, giocare da soli o partecipare a giochi di ruolo, fare shopping, stabilire rapporti intersoggettivi e collettivi. I social network hanno inaugurato le nuove frontiere del vivere. Nella rete tutto è glocal, globale e locale ad un tempo. Davanti al computer si è soli, ma si è connessi a milioni di altri soli, per comunicare, condividere e collaborare senza gerarchie. Nel mondo free (in lingua inglese significa libero), alberga l’economia del gratis. Difficile resistere, non cadere intrappolato nella rete! Sono saltati i confini tra chi crea e chi consuma, si è consumatori e si diventa contemporaneamente consum-attori, con libertà, qualità di scelta, mobilità. Abitare e costruire insieme mondi virtuali, tutti i giorni, fanno cambiare le prospettive del presente e del futuro. Potremmo dire che Internet è la nuova agorà e gli internet point, privati e pubblici, sono le nuove aule scolastiche aperte a tutti e a tutte le ore. L’educazione alle origini dell’opera delle Suore della Carità: un parallelismo storico Dopo aver portato l’attenzione sul complesso contesto socio-culturale e aver tracciato i contorni di quella che si presenta come una vera e propria rivoluzione globale, è necessario ricordare che oltre duecento anni ci separano dalle origini della Congregazione delle Suore della Carità fondata da Santa Giovanna Antida Thouret l’11 aprile 1799 a Besançon, in Francia. Questa nuova Famiglia religiosa inizia subito la sua azione apostolica con l’apertura di una scuola gratuita per le fanciulle e con la distribuzione del brodo per i poveri: l’opera educativa si accompagna a quella assistenziale. Tuttavia possiamo scorgere elementi comuni tra il periodo storico nel quale ha vissuto la Fondatrice (1765-1826) e il nostro. Si tratta di due epoche caratterizzate dalla transizione da un secolo all’altro; dalla rivoluzione politica, sociale, religiosa; dalla contaminazione attuata dal secolarismo razionale e scientifico; dalla mobilità delle persone (in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni, in esilio forzato o migranti, stranieri o pellegrini per scelta). Questo ci può aiutare a comprendere la novità e l’attualità della proposta educativa di Santa Giovanna Antida che, in obbedienza alla volontà di Dio, con intraprendenza, coraggio e grande fede, diventa un docile strumento della Provvidenza. • Risponde all’invito della Chiesa della Restaurazione di fondare una nuova Congregazione religiosa che a Le Landeron, in Svizzera, nel 1797, per mezzo dei Vicari della Diocesi di Besançon, indica la strada: «Vi comando di ritornare in Francia per lavorare nel tentativo di ristabilire nella nostra Diocesi la fede e i buoni 9 costumi, secondo l’esempio dei Santi Ferréol e Ferjeux» (Manoscritto di Suor Rosalia Thouret, LD p. 544). • Si dedica all’azione educativa ed assistenziale per dare impulso ad una nuova evangelizzazione, e contribuire così a ricostruire il tessuto sociale e valoriale della società scristianizzata a causa della cultura dei Lumi e della Rivoluzione francese. • Aderisce al movimento della femminilizzazione della Chiesa da grande protagonista, attraverso la creazione di una comunità religiosa di vita attiva, caratterizzata da uno stile di vita comunitario e di servizio, che inaugura un modello organizzativo della beneficenza autonomo e indipendente dal controllo istituzionale maschile e clericale. «Raccoglierete delle ragazze, che formerete come voi siete stata formata, e fonderete a Besançon una casa per l’istruzione della gioventù e l’assistenza dei malati poveri» (Memoriale di Pure verità, LD p. 466). In Santa Giovanna Antida possiamo individuare quattro momenti di sviluppo: l’intuizione pedagogica, maturata soprattutto in famiglia e nella sua parrocchia a Sancey; il desiderio pedagogico, a partire da se stessa, accogliendo ogni occasione per apprendere e per autoformarsi; la prassi pedagogica, inaugurata e sperimentata nel suo paese natale, durante la Rivoluzione, e nella società postrivoluzionaria; il progetto pedagogico, che si sviluppa progressivamente e viene elaborato, prima in alcune parti della Regola e poi nei Regolamenti specifici delle Scuole di carità dei Pensionati o Convitti o Educandati, per l’istruzione e la formazione cristiana delle ragazze (Seconda Parte della Regola del 1820, Cap. III e Appendice). L’educazione ha sempre un metodo Santa Giovanna Antida si dedica con passione all’educazione dell’essere e non dell’apparire o del fare. Comprende l’importanza strategica dell’educazione della mente e della formazione del cuore delle giovani generazioni. Nelle Regole e Costituzioni del 1820, approvate da Papa Pio VII, Santa Giovanna Antida precisa che: «… le Sorelle impiegate nell’educazione della gioventù, considereranno i loro allievi come sacri depositi che il Cielo ad esse affida, e come talenti che mette loro in mano per farli valere… si studieranno per quanto più loro sarà possibile, di formare alla virtù questa gioventù interessante» (p. 265). E prosegue: «… l’educazione della gioventù sarà sempre riguardata dalle Suore della Carità come un oggetto della più alta importanza, e che esige le più assidue e replicate premure. È perciò che si procurerà di impiegare ad un officio così interessante e delicato, soggetti… con tutte le qualità necessarie per dirigere convenientemente una perfetta educazione» (p. 275). Il fine principale dell’azione educativa delle Suore della 10 Carità è l’evangelizzazione, per questo deve essere dedicato il tempo necessario allo studio del catechismo: «… lo studio della Religione, il più utile e il più necessario all’uomo, prevalga su tutti gli altri studi nelle scuole di Carità, e le figliuole non se ne partano senza sapere i loro doveri di cristiane» (p. 229). Le Sorelle maestre ispireranno alle scolare: «l’amore di Dio e del prossimo» (p.233) e «inculcheranno più che possono l’amor della fatica, dell’ordine e della pulizia» (p. 235). «Essendo l’educazione morale della gioventù d’una grandissima importanza, e come il noviziato della vita dell’uomo, nulla sarà trascurato perché riesca bene» (p. 243). Tutto l’impegno educativo deve essere teso a ben formare la coscienza delle alunne (p. 223). È bene sottolineare che gli stessi contenuti già presenti nella Regola del 1820, si trovano riproposti nei successivi Regolamenti delle Scuole della Carità, stampati nei diversi periodi storici e nei vari luoghi nei quali vengono aperte le Scuole della Carità. L’educazione ha sempre uno stile Dopo aver descritto il metodo educativo elaborato da Santa Giovanna Antida, è necessario prendere in considerazione lo stile educativo da lei incarnato e poi proposto alle sue figlie. Per educare deve realizzarsi un incontro tra persone: questo è lo spazio in cui si manifesta il mistero dell’incarnazione ogni qual volta ci si pone alla scuola di Gesù, il vero ed unico educatore. È nella relazione interpersonale che si attua l’avventura educativa e lo stile è ciò che più lascia il segno. Le Suore della Carità sono al servizio dei poveri e riguardano in essi la persona di Gesù Cristo stesso: «I poveri debbono essere l’oggetto del loro zelo e della loro tenera sollecitudine» (DP, LD p. 14; LD p. 215). Lo spirito con cui le Sorelle tratteranno i poveri esprime lo stile e l’anima del servizio: «li serviranno con rispetto… cordialità… compassione… carità e pazienza… prudenza e impegno… disinteresse…» (R. 1820, pp. 257.259). La Fondatrice scrive: «Il Buon Dio mi aveva donato una autentica vocazione, molta tenerezza verso i malati, il desiderio e la buona volontà di consolarli: questo per l’unico motivo ed in vista di Dio; coglievo tutte le occasioni per conoscere quanto li avrebbe alleviati» (MPV, LD p. 470). Questa autentica vocazione di tenerezza è ciò che colora la carità che si orienta verso le diverse categorie di poveri, ma «La gioventù povera e abbandonata sarà l’oggetto commovente dello zelo più ardente, della carità più accurata e tenera» (LD p. 215). Santa Giovanna Antida è maestra nel possedere il cuore delle sue figlie (LD p. 626) e dei poveri, è una religiosa che ALLE SORGENTI DEL CARISMA spende la sua vita come una madre delle anime. Per educare usa la carità, l’amore tenero di una donna, perché solo chi ama educa ed esorta sempre a “fare la verità nella carità”. La Santa Madre ha sempre cercato di raggiungere e incontrare il cuore della persona, per aiutarla a costruirsi interiormente, perché il cuore è il luogo dell’educazione vera ed è solo parlando al cuore delle persone che si riesce ad educarle. Per questo nelle Scuole della Carità l’educazione è cosa del cuore. Santa Giovanna Antida suggerisce di non alienare il cuore, di non stringerlo, ma di guadagnarlo e di renderlo virtuoso: «…La ragione, le maniere dolci e insinuanti guadagnano il cuore delle ragazze» (p. 225). «A rendere virtuoso il cuore, non si lasceranno né la persuasione, né l’esempio, né le orazioni, né i Sacramenti, né i castighi, né alcuno dei mezzi che la ragione, d’accordo con la religione, mettono in potere dei maestri di educazione» (pp. 277.279). Nelle relazioni suggerisce di usare costantemente la bontà, la dolcezza, la compassione e la pazienza (R.1820 p. 373). Il modello da seguire è Gesù e la sua condotta di educatoreformatore verso gli Apostoli: «Egli sopportava con bontà la loro rozzezza, con maniere dolci raddrizzava i loro difetti, e li incoraggiava con pazienza, non s’irritava dei loro mancamenti, non li trattava mai duramente, e da loro non esigeva che fossero perfetti in un istante… Vi ebbe mai Padre più dolce e tenero di Gesù? Vi è modello più saggio, e più degno di avere dei veri imitatori?» (R.1820 p. 373). L’educazione autentica è sempre alternativa Il quadro culturale che segna oggi la nostra società e soprattutto il mondo giovanile, così come è stato presentato, evidenzia quanto la missione educativa che è stata lasciata in eredità da Santa Giovanna Antida alle sue figlie sia di grande attualità e quanto l’atto educativo nella relazione con le persone costituisca una urgenza, un’alternativa all’egoismo e alla precarietà dei rapporti e una priorità per la stessa missione evangelizzatrice della Chiesa. «La carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone, senza distinzione di età, di sesso, di condizione» (R.1820 p. 187). I giovani sono tra gli impoveriti di questo mondo contemporaneo. Nella società della liquidità (Z. Baumann) anche la famiglia si è indebolita, così la scuola e i diversi ambiti educativi sono diventati i luoghi del pronto intervento e del mutuo soccorso. Le Suore della Carità nella quotidiana missione educativa non si dimenticano di avere a che fare con delle persone, con esistenze giovani, fragili e spesso incomprese, il cui stato di confusione, immaturità, demotivazione, assenza di riferimenti certi, esige grande attenzione alle differenze, cura della vita e rispetto dei tempi di sviluppo. Nelle Scuole della Carità di Santa Giovanna Antida, ieri come oggi, l’educazione sceglie di impegnarsi sul fronte della difesa e della promozione della donna, del genere femminile e della sua dignità. L’azione educativa richiede una grande forza perché la navigazione è faticosa ed è ostacolata da numerosi pericoli. Ci vuole molta pazienza per riuscire ad agganciare i giovani, per iniettare nelle loro esistenze la voglia di vivere, di essere felici, la fiducia nel futuro e il coraggio di resistere ad una società che li vuole solo come consumatori e non come protagonisti creativi e critici. Santa Giovanna Antida, come tutti i grandi Santi, ha compreso bene che il Vangelo di Gesù Cristo ha una enorme carica rivoluzionaria. Il Vangelo è sempre alternativo e la rivoluzione che genera è esistenziale, riguarda tutta la persona a partire dal suo cuore. Il binomio educazione-carità è sempre stato rivoluzionario. Oggi, ritornare all’educazione è quasi un imperativo, perché l’educazione è la via dell’umanizzazione. La strada da seguire è quella della prevenzione, della formazione che ha cura e sa spendere tempo ed energie per la salute e l’equilibrio delle relazioni autentiche, aperte all’altro e all’oltre. È il momento di riscoprire il significato e il valore cristiano dell’essere persona, risultato unico e irripetibile di una storia individuale, di esperienze e di relazioni. In un contesto sociale debole, in una situazione epocale definita da Papa Benedetto XVI di «emergenza educativa» (Roma, Lettera alla Diocesi e alla città di Roma, 21 gennaio 2008) le Suore della Carità non possono essere latitanti. Educare con lo stile di Santa Giovanna Antida Thouret è una missione di grande attualità, che necessita di un progetto educativo e culturale forte, una proposta di educazione cristiana integrale per una nuova evangelizzazione (NMI 40), una rotta sicura di speranza contro le malattie dell’anima, uno stile carismatico fedelmente creativo. Nel solco di una tradizione apostolica che dura da oltre duecento anni, nella linfa di una spiritualità ricca di buoni frutti di santità, ritornare alle origini ci può aiutare a rimettere al centro un aspetto importante della nostra identità carismatica di Suore della Carità per conoscere, approfondire e sviluppare la feconda pedagogia di Santa Giovanna Antida che ha realizzato la rivoluzione della Carità con lo stile della tenerezza. 11 FONTI TESTI RADICI ■ ■ Si parla perciò di una grande “emergenza educativa” Benedetto XVI ai cristiani di Roma: 21 gennaio 2008 “Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile… È forte certamente, sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata. In realtà, sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso (Ef 2,12). Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita.” Alcune caratteristiche dell’educatore: Don Vito Piccinon assistente nazionale Giovani Azione Cattolica “… Anzitutto una persona esperta in umanità, convinta che quanti gli sono accanto saranno catturati non dalle sue parole o dalle tecniche di conduzione di gruppo, ma dalla sua vita. La prima carta d’identità è la sua vita «riuscita» che, di per sé, attrae indica cammini personali in vista di una vita piena. I suoi studi, il suo lavoro, la sua vita affettiva, le sue scelte sono eloquenti per l’educando? L’educatore è una persona che ama il gioco di squadra, che non sopporta vivere il suo servizio da solitario. Lavora in équipe, si sente parte di una comunità cristiana e da questa e con questa si sente inviato verso i giovani in maniera positiva e propositiva. Intercetta le altre agenzie educative che si occupano dei giovani a cominciare dalle famiglie e dalle scuole e università e crea con tutti sinergie significative, lasciandosi interrogare dai bisogni del territorio, con i suoi volti e le sue storie, di cui si dovrà sentire sempre e soltanto custode e mai padrone. L’educatore ha la piena consapevolezza di condurre quanti gli sono affidati oltre se stesso: come il Battista…” Se vuoi educare… Beata sr Nemesia Valle suora della carità: 1847-1916 “Se vuoi educare, ama come una madre, senza preferenze, senza sdolcinature, senza perdere la speranza, senza attenere di essere ricambiata: dà tutto perché le persone a te affidate siano felici…” 12 CAMMINI DELLA MISSIONE “Gesù con noi” pittura di una piccola chiesa di un villaggio del nord della Tailandia. “Signore, insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.” Salm.90 13 Una formazione per una missione attuale Juniores del Ciad, della Republica centrafricana, del Camerun et del Paraguay, a Yaoundé Nella vita religiosa, al periodo del noviziato seguono alcuni anni, tra i 6 e i 9 anni, durante i quali le giovani suore, chiamate Juniores, continuano la loro formazione. Ogni anno, in luoghi diversi, per paese, regione, continente, si ritrovano per un tempo di rinnovamento spirituale, di approfondimento e di condivisione. Qualche eco dell’incontro delle Juniores presenti in Africa centrale Juniores presenti in Europa - agosto 2009, a Montagnaga (provincia di Padova) Non potete immaginare la nostra gioia nel ritrovarci e poter condividere le nostre esperienze comunitarie e pastorali… La prima sessione, animata da Padre Toussaint (sacerdote di Maria Immacolata) è stata per noi illuminante perché ci ha aiutato ad approfondire la dimensione teologica dei voti e la nostra missione in Africa. Servire Cristo in un contesto dominato dall’ingiustizia, è convertirsi alle esigenze di un Dio che ha cessato di essere una creatura onnipotente; è partecipare alla sofferenza sia materiale che spirituale della gente, per perseguire sempre più l’opera del Risorto. La consacrazione e la missione, intimamente unite, sono i due poli che non possono essere disgiunti, perché in questa unione è contenuto il segreto del rinnovamento della vita religiosa. Durante la seconda sessione, ci siamo messe sulla barca delle Suore della carità che si chiama "Santa Giovanna Antida”. La carta di imbarco è la conoscenza della nostra identità personale, dell’identità delle Suore della Carità, l’attualizzazione dell’intuizione iniziale e la stile della Carità. Suor Wandamaria Clerici (della Provincia Italia-Nord), che ha animato questa sessione, era attenta affinchè noi avessimo la carta di imbarco… Il tempo di formazione si è concluso con un ritiro al termine del quale cinque tra noi hanno pronunciato la loro professione perpetua. sr Florence Toalta e delle juniores presenti in Europa “abbiamo vissuto un incontro che ci fa respirare un’aria d’internazionalità, d’interculturalità… La ricchezza di ogni cultura: europea, asiatica, latino-americana… sono i luoghi dove il carisma di Giovanna Antida cammina nella storia dei popoli, come segno ed annunzio della Buona Notizia di Gesù. Il tema centrale dell’ incontro: “Vivere l’obbedienza per essere insieme profeti e Santi” si è sviluppato in diversi argomenti con sr. Catherine Belpois (Provincia Besançon-Savoia), sr. Monica Binda, sr. Chiara Molinengo (Provincia Italia Nord). Un momento di grazia, la festa dell’Assunta; insieme come popolo di Dio, ci siamo messe in cammino... per la tradizionale processione delle fiaccole. Abbiamo celebrato il Rosario internazionale e unito le nostre voci per il canto alla “Madonna nera”. 14 dall’Africa in Camerun CAMMINI DELLA MISSIONE A Ngaoundal Nel settore dell’educazione: sforzi e freni di Songmené Tatang Ermine Ngaoundal è una piccola circoscrizione del dipartimento di Djerem, regione dell’Adamaua. Tra i suoi numerosi problemi c’è anche quello dell’educazione, la quale interessa molti settori: dalla scuola d’infanzia al centro socio-professionale, passando per le scuole primarie e le secondarie (collegi e licei). Rientrano in questo elenco anche i centri di tirocinio. È importante sapere come viene impartita l’educazione e qual è il suo avvenire a Ngaoundal. Per educazione formale s’intende l’insegnamento strutturato delle conoscenze attraverso il sistema nazionale. Si comincia dalla scuola d’infanzia per i bambini di 4 e 5 anni. Seguono l’insegnamento primario, gratuito dal 2003, e infine quello secondario, a pagamento. Nonostante la sua gratuità, sono molti i bambini non iscritti a scuola, per diverse ragioni: i maschi fanno pascolare il gregge di famiglia (montoni, buoi); le femmine aiutano le madri nei lavori domestici e nei piccoli acquisti perché, dicono, una ragazza istruita ha meno probabilità di sposarsi. L’educazione non formale mira a fornire delle conoscenze, ma non dà qualifiche ufficiali. Sono molti i ragazzini affidati ai maestri per imparare la meccanica, la falegnameria… ecc. Tuttavia, esiste anche un’altra categoria infantile, composta da bambini che, non avendo i mezzi per pagare le spese d’iscrizione, non possono accedere ad alcuna struttura formativa. L’ultimo metodo educativo, il più facile, è l’educazione informale, trasmessa dai mass media. Quasi il 60% delle famiglie possiede un televisore dal quale seguire l’attualità locale, quella africana e quella mondiale. Gli adulti trasmettono ai giovani i valori socioculturali mediante riti di iniziazione. I recenti cambiamenti dell’insegnamento nella scuola primaria e nella secondaria si sforzano di tenere il passo con le nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione. A Ngaoundal, questo traguardo è stato raggiunto solo in un istituto socio-professionale privato, e non nella scuola pubblica. Conseguenza di tale ritardo è la debole frequentazione dell’unico cybercafé presente e che potrebbe rappresentare un valido strumento educativo. Quanto alla difesa dell’ambiente e della natura, l’educazione non sembra sortire grandi risultati. Malgrado i tentativi di sensibilizzazione da parte del governo, la popolazione di Ngaoundal non ha cambiato atteggiamento. Si continua, infatti, ad abbattere gli alberi in maniera illegale, a uccidere le specie protette durante le battute di caccia e di pesca, mentre i contadini perseverano nel bruciare la sterpaglia… In questo contesto, l’educazione sembra non abbia ancora preso il via. Vista la storia passata di Ngaoundal, non c’è motivo di disperare in merito all’educazione. Da 3 anni, infatti, lo Stato assume regolarmente nuovi docenti al fine di migliorare la condizione dell’insegnamento. Le autorità locali vogliono obbligare i genitori a mandare i figli a scuola, pena serie ritorsioni. 15 CAMMINI DELLA MISSIONE dall’Africa in Etiopia A Shiré Al servizio delle mamme e delle ragazze di Comunità delle Suore della Carità [email protected] Arrivando a Endaselassie o Shiré il 26 febbraio 2004, fummo subito colpite dal numero di giovani mamme che avevano uno o più bambini, per cui chiedevamo: “Dov’è il padre?” “Egli mi ha lasciato incinta e poi è partito…” Queste giovani dai 15 ai 25 anni erano respinte dalle loro famiglie ed affrontavano la vita senza nessun sostegno: né studi, né mestiere, né denaro… Davanti a questa crudele realtà, cominciammo ad interessarci di loro. Ci adoperammo perché ciascuna potesse soddisfare ai propri bisogni e a quelli del figlio o dei figli. Stilammo dei piccoli progetti economici di cui ci facemmo carico. Seguivamo le mamme nella preparazione delle pratiche burocratiche per essere sicure che potessero beneficiarne del sussidio per far vivere la loro famiglia. Nello stesso tempo assicuravamo loro una formazione umana e religiosa semplice e delle cure di prevenzione per la salute. Seguivamo con particolare cura le giovani dai 16 ai 28 anni, giovani che, pur avendo superato gli esami del decimo o dodicesimo anno di studi, non avevano i mezzi finanziari per continuare a studiare; le università sono a Mekelle, Adis Abbeba e non accolgono che una piccola percentuale di queste giovani. La finalità di questo servizio é « preventiva »: difendere le giovani dagli abusi di cui possono essere vittime. Noi le aiutiamo: • a mantenere i rapporti con noi • a far riconoscere i loro valori umani • ad essere stimate e riconosciute come persone che hanno dei diritti per vivere con dignità e rispetto • ad acquisire una formazione semplice per poter trovare un lavoro. Organizziamo anche per loro dei corsi di Computer, di lingua inglese, di igiene, di educazione umana, religiosa e culinaria, come pure permettiamo loro di accedere ad una modesta biblioteca per suscitare il gusto per la lettura. Tra queste giovani che noi avviciniamo per questo servizio, ve ne sono alcune che lavorano in qualche Clinica, nella Scuola materna come assistenti oppure 16 Dall’alto: Gruppo delle mamme per progetti economici Classe per la promozione. Anno 2008 Gruppo dell’anno 2009 aiutano nei lavori di casa o fanno altro. Nel luglio 2008, con l’arrivo dei Padri salesiani a Endaselassie, speriamo che qualche giovane possa trovare lavoro. Attualmente noi stiamo riflettendo sulla possibilità di dare vita a piccole cooperative per offrire loro altre possibilità di guadagnare la vita! … È un progetto allo studio. Siamo ben coscienti che si tratta di piccole gocce per tante persone che attendono e che sperano in un domani migliore. Contiamo molto sulla vostra preghiera perché possiamo essere sempre più attente ai bisogni per rispondere concretamente alle esigenze di questo popolo, di queste giovani alle quali siamo mandate. dall’Africa in Sudan CAMMINI DELLA MISSIONE A Wadakona Chiamate per un servizio educativo, sanitario e pastorale Alla domanda della Chiesa, le suore della Carità: sr. Mary, irlandese, sr. Evelina e 2 juniores sudanesi: sr. Grazia e sr Agatha, sono arrivate a Wadakona, il 7/1/2009. Sr. Pascale, consigliera della Provincia Oriente, ci racconta l’evento della benedizione della casa delle suore. Da Khartoum a Wadakona Venerdì 14 agosto 2009: con Mons. Daniele, partiamo da Khartoum alle h.6,30 e arriviamo a Wadakona alle h.17,30, dopo 5 tappe con tre tipi di trasporti: macchina, pullman, barca per la traversata del Nilo durata 45 minuti, senza contare la carretta incaricata dei nostri bagagli, tirata da un piccolo asino sul sentiero fangoso che porta al bordo del fiume. Sulla riva del fiume, una folla ci aspetta e canta il benvenuto con gli applausi e degli Youyous. Davanti alla chiesa, un’assemblea ancora più numerosa, accoglie il vescovo, canta e tutti, grandi e piccoli, donne e uomini, vogliono toccarlo, salutarlo; egli lascia fare… Io ero commossa fino al lacrime… e subito dimentico la stanchezza del viaggio. I riti della benedizione È già notte. I neon, alimentati da un generatore, illuminano la grande chiesa del villaggio. Le persone, strette su panche di ferro, sono più di un migliaio. Il vescovo presiede la Celebrazione Eucaristica concelebrata da quattro preti e animata da un gruppo di giovani che seguono il rito con canti accompagnati da strumenti musicali. La celebrazione è veramente toccante. Durante la messa, il vescovo benedice il nuovo tabernacolo della chiesa a forma di capanna e spiega all’assemblea il senso del mistero della Presenza Eucaristica in chiesa ed invita a venire ad adorare il Signore. Mons. Daniele si dirige poi verso la casa delle suore. Sono circa le h.21,00. Tutta la folla segue. Sr Evelina legge il passaggio della chiamata dei tre discepoli, poi il Monsignore, i preti e la folla, entrano nei locali della casa e del centro di cure per la benedizione. Gesù nel mezzo del suo popolo Sabato 15 agosto: la messa inizia con una lunga processione di giovani ballerine e ballerini che precedono i celebranti. Come per la sera precedente, i partecipanti sono più di un migliaio. Tutto contribuisce a lodare il Signore: la bellezza dei canti, il ritmo delle danze, la profondità delle preghiere, il raccoglimento dei bambini… la finezza e l’eleganza delle donne, in questa regione così lontana che si può raggiungere solo con la piroga. Dopo la messa, Mons. Daniele porta il SS. Sacramento nella cappella della comunità delle suore. Parecchie donne l’accompagnano esprimendo, con i loro Youyous, la gioia e l’importanza di questo momento grandioso e storico. Ormai, Gesù Eucaristia è in mezzo al suo popolo! La festa per tutti L’arrivo delle suore della Carità è un evento festeggiato da tutti. Un toro e sei pecore sono stati abbattuti alla vigilia. Le persone del villaggio si incaricano della preparazione del pasto offerto a tutti e, nel pomeriggio, ci danno appuntamento in un anfiteatro naturale, all’ombra dei grandi alberi. Alcuni uomini armati si sono appostati intorno a causa della presenza del capo dei SPLA (partito per la liberazione del sud-Sudan). Verso le h.16,00 inizia la festa: danze tradizionali… discorso di circostanza… regali simbolici offerti a Monsignore ed alle personalità presenti… cibo e bevande fresche…e la festa si conclude sul far della notte. Portiamo nei nostri cuori il ricordo indimenticabile di un momento di grande felicità. I bambini della scuola materna, che non hanno un locale, si radunano dietro un muro di paglia, vicino alla chiesa. CAMMINI DELLA MISSIONE dall’Asia in Libano A Baabdath La gioia d’imparare! Hayat abou Samra, direttrice della scuola di [email protected] Il corpo docenti (60 professori) viene da Baabdat e dalle zone vicine; molti di loro (un terzo) sono ex allievi, che hanno interiorizzato i valori vissuti e sostenuti da Giovanna Antida. I nuovi insegnanti, invece, durante una riunione tenuta ogni anno, vengono introdotti allo spirito e al carisma della fondatrice. Suor Pascale, che anima la maggior parte della giornata, presenta le linee guida del lavoro da svolgere nel corso dell’anno. Della direzione fanno parte la Superiora, la direttrice, l’animatrice pedagogica e le responsabili dei tre cicli. Il Progetto d’istituto I giovani visitano le persone anziane Coscienti del fatto che «ormai un istituto non può essere diretto da una sola persona…», da qualche anno lavoriamo alla redazione di un Progetto che si ispiri al Progetto educativo della congregazione, alle direttive del segretariato generale delle scuole cattoliche e, certamente, che tenga conto delle esigenze specifiche di ogni istituto. «Il progetto invita ad adoperarsi per un coro a più voci». La nostra azione s’iscrive in un progetto di Chiesa, cerchiamo di rispondere alle priorità di una società moderna in continuo movimento, di vivere i valori educativi di SGA, di educare i giovani perché possano diventare cittadini liberi, responsabili, autonomi e solidali… rispettosi delle diversità e delle scelte altrui, aperti al cambiamento. Esempi di iniziative Zoom sull’Istituto La scuola del Santo Bambino Gesù è un istituto appartenente alla congregazione delle Suore della carità di santa Giovanna Antida, situato in un villaggio del distretto di Metn-Nord, a un altitudine di 750 m. È stato edificato nel 1906, su richiesta del Superiore Generale dei Cappuccini che ha affidato alle Suore la direzione della scuola femminile, certo che la presenza delle religiose sarebbe stata una garanzia per la buona riuscita degli studi e della formazione intellettuale e spirituale delle ragazze. Oggi, l’edificio è composto da due costruzioni: la prima, più vecchia, ospita le classi materne e le secondarie, il CDI, la segreteria, l’ufficio contabile. Comprende inoltre i locali della comunità religiosa e l’ufficio della superiora. Le classi della scuola primaria e di quella complementare, il laboratorio e l’ufficio della Direttrice si trovano, invece, nella seconda costruzione. In tutto, tra prescolare, primaria, complementare e secondaria, l’edificio è frequentato da 700 alunni, la maggior parte dei quali proviene dai 28 località limitrofi. 18 Oltre alle attività condotte sul piano pedagogico, spirituale, educativo, i progetti dell’anno 2008/2009 hanno puntato alla formazione di un “ecocittadino”, preoccupato per la salvaguardia dell’ambiente in cui vive e, sul piano sociale, alla crescita di un cittadino attento ai meno abbienti, generoso ed efficientemente presente al fianco dei bambini SOS e dei profughi iracheni. A questo proposito, citiamo due iniziative: 1. Dalle 10 alle 15, gli alunni delle ultime classi hanno aiutato i bambini del villaggio SOS a fare i compiti; quelli delle prime classi, invece, hanno seguito un corso di formazione presso la Croce Rossa. 2. Gli alunni di seconda hanno adottato un progetto a lungo termine: «La bonifica delle acque reflue della scuola». L’idea di un apprendista ecocittadino è stata lanciata dall’Ufficio Pedagogico delle Suore della Carità e sviluppata, nelle scuole, in base agli interessi e alle necessità di tutti. Rivolti al domani, spinti dall’audacia dell’Amore, siamo riusciti a concretizzare molti progetti. Che la ricchezza e la generosità del cuore continuino a caratterizzare tutte le nostre attività future. dalle Americhe in Brasile CAMMINI DELLA MISSIONE A Jussara Rinnoviamo la nostra opzione evangelica per i poveri di Soeur Mariarita Siboni, sdc [email protected] Ancora una volta, nel corso di quest`anno la nostra Parrocchia di Jussara, diocesi di Goiás, Stato di Goiás, nel cuore del Brasile, ha cercato di far proprie, di concretizzare, le conclusioni della V Conferenza Generale dei vescovi latinoamericani, celebrata nel maggio 2007 ad Aparecida il cui tema era “Discepoli e Missionari di Gesù, perché in Lui i popoli abbiano vita: Io sono la Via, la Verità e la Vita”. “Lampada per i passi e Luce per il cammino” (Salmo118) Humili discepoli L’invito continuamente ricordato ad essere “discepoli” per evitare il rischio di farci “maestri” che a tutti i costi devono insegnare agli altri quello che sanno o peggio ancora quello che credono di sapere; mentre la saggezza del Vangelo ci suggerisce di assumere il ruolo che ci corrisponde: umili discepoli di Gesù, che assimilando la Parola scoprono i segni della presenza dello Spirito in coloro ai quali siamo inviati. Dobbiamo ricordare che nonostante la presenza di difetti e limiti a volte anche notevoli, Cristo fa discepoli chi vuole e in tutti loro agisce e li spinge ad agire per il bene comune. Legata, in modo stretto, a questa esigenza di essere discepoli è l’essere missionari. Se si desidera essere autentici cristiani ci si fa missionari. In un quartiere periferico Sono le SANTE MISSIONI POPOLARI che ci aiutano a rendere le loro case, gli ambienti di lavoro e di percorrere insieme gli stessi cammini polverosi di tutti i giorni. La buona Notizia, come é scritto nel Vangelo di Luca al capitolo quattro, é divenuta quella Parola che si compie “oggi”, adesso, nella Storia dove abita Dio (Esodo 3,7) e dove il Figlio Gesù ha messo la sua umile tenda (Giov.1,14). Gratitudine per questi giorni di convivenza fraterna, per il dono che abbiamo di vivere in questa terra del Brasile. Gratitudine per il fuoco del Vangelo che ci scalda e ci consuma dentro. “visibili”, a concretizzare che la missione e l’evangelizzazione sono abbracciate in un abbraccio stretto con l`esperienza simultanea dell´essere evangelizzati dai poveri. Ed é Alto da Boa Vista, un quartiere periferico della nostra grande città che diventa il luogo “teologico” della missione, con la pedagogia tipica di andare incontro alle persone, di visitare La Parola di Dio ci ha animati, uomini e donne, giovani, adolescenti e noi suore, con l´annuncio del profeta Isaia: “La pace é frutto della giustizia.” (Is. 32,17) per contribuire alla promozione della cultura della pace nelle persone, nelle famiglie e società, per denunciare il modello punitivo presente nel sistema penale e di violenza nelle sue più diverse forme. Perché la pace convoca tutti, indistintamente e permanentemente ad essere suoi costruttori. Ogni giorno, la Parola di Dio ci ha spinti senza indugi, con i piedi in partenza come i discepoli di Emmaus dopo l´incontro con Gesù fatto Parola e Pane spezzato (Lc 24,33). Grazie alla preghiera e alla condivisione, ogni giorno, la Parola di Dio ha tessuto in noi e tra noi relazioni di fraternità e di comunione. E questa é stata la nostra esperienza di Missione: prima ancora di essere un’ attività, é stata un modo di vedere la realtà con gli occhi innamorati di Dio Padre per ciascuna delle sue creature, per ognuno dei suoi figli e figlie. Mistero d’amore. disponibilità a lasciarci cambiare dalla bontà di un Dio Presente nella storia, a camminare sulle orme di Gesù, disposti anche a lasciare di lato i nostri schemi e la nostra teologia, quando ci allontanano dal Progetto del Regno. 19 CAMMINI DELLA MISSIONE dalle Americhe in Paraguay Le sfide dell’educazione, oggi A Fernando della Mora. Giorno della festa dei bambini di sr Mirta Parades, sdc [email protected] Un pò di storia Parlare di educazione in Paraguay oggi é fare un po di storia per comprendere la situazione dell’educazione “formale” e “informale”. Il Paraguay é stato un paese che ha sofferto per conflitti interni e esterni, nei suoi 200 anni di “Paese indipendente” che ha vissuto due guerre devastatrici, una rivoluzione civile, lotte interne per la libertá. Questi avvenimenti hanno lasciato il popolo carente di tutto, c’é da ricominciare da zero guardando avanti con testa alta. Questi fatti dolorosi hanno un trasfondo economicopolitico a livello nazionale e internazionale. Si susseguono periodi politici che segnano la storia del Paraguay: • l’epoca del Dott. Francia, un dittatore perpetuo, con l’ansia di essere l’unico pensatore capace di governare il paese, facendo decreti sull’Educazione obbligatoria, fino a 14 anni. • dopo questo periodo, c’é stato un Partito “Colorado” con il Presidente Strossner, dittatore, che ha governato per 35 anni. Seguono poi altri 25 anni con la stessa linea di governo, sempre con uno stile dominante: una pseudo democrazia. Durante tutti questi anni non si è cambiato nulla nel campo della docenza e negli ultimi anni il Ministero di educazione si é trasformato in un’Impresa che pensa solo in funzione di Campagne politiche, sostenute dai “ricatti” e dalle promesse… promesse… che finiscono in nulla. La Costituzione Paraguayana dice che l’insegnamento deve essere gratuito, ma non é cosi perché gli alunni devono comprare tutto (materiale didattico ect..) Le sfide dell’Educazione oggi: • diminuire il livello di Analfabetismo (il 50% dei bambini non frequenta la scuola); • diminuire la diserzione scolastica (bambini e adolescenti lasciano la scuola per il lavoro) • ottenere una educazione gratuita, • preparare e formare dei maestri e professori, • costruire delle strutture adeguate. Con questo ultimo governo si intravede un futuro differente, si stanno facendo tutti gli sforzi per “coprire” le 20 deficienze nell’ambito educativo con fatti concreti come: distribuzione gratuita del materiale scolastico, riparazione delle strutture edilizie scolastiche, alimentazione alternativa nutrizionale per gli alunni. La sfida è grande e urgente, si fanno piccoli passi che danno speranza per qualcosa di nuovo e di qualità. E noi Suore della Carità? Inserite nei due “barrios”, quartieri popolari di Fernando de la Mora, cerchiamo di dare risposta a diversi appelli nell’ambito educativo, specialmente educando i ragazzi a perseverare nello studio, offrendo loro “Apoyo Escolar”, uno spazio di contenzione a livello emozionale, ricreativo, alimentare, etc., con attività alternative che cercano di formare persone capaci, con i propri mezzi, di inserirsi come protagonisti nella società di oggi. L’augurio é che l’Educazione, in questi prossimi anni, possa collaborare affinché l’uomo e la donna del Paraguay “tirino fuori” il meglio di se stessi, vedendosi riconosciute le loro potenzialità soffocate a lungo. Finalmente oggi si può parlare di giustizia! dall’Europa in Albania CAMMINI DELLA MISSIONE Il valore dell’educazione di Le suore presenti in Albania [email protected] L’azione educativa è un’esperienza importantissima, imprescindibile nella vita di una persona, sia da parte di chi la favorisce sia da parte di chi la riceve: Essa è certamente uno dei maggiori servizi che si può fare all’uomo e alla società… introduzione “alla realtà totale”, come diceva L. Giussani che aggiungeva: “l’idea fondamentale di un’educazione rivolta ai giovani è il fatto che attraverso essi si ricostruisce una società, perciò il grande problema della società è innanzitutto educare i giovani”. Questo è tanto più vero in un momento di crisi culturale come è quello che sta vivendo l’Albania e parte del nostro mondo. “Siamo arrivate in questo Paese chiamato “delle aquile” per migliorare la sanità, ma l’impresa era più grande delle nostre forze. Le prime suore si sentivano incapaci di far fronte alle varie difficoltà data la decadenza in cui si trovavano le strutture ospedaliere. Agli amici suor Gennarina Neri, una delle prime sorelle, diceva solo: “Venite a vedere “. La formazione: un rimedio e un’urgenza… Un progetto a Elbasan ritornano per la prima, seconda e qualche volta terza sessione di esami. Le tasse universitarie che prima non esistevano ora sono abbastanza elevate, se si tiene conto delle possibilità economiche di una normale famiglia albanese. Anche i ragazzi sono cambiati: non hanno più lo stesso bisogno di riscatto dei loro compagni di quindici anni fa; la vita è diventata più facile anche per loro, ma sono ancora sani e disponibili. La scuola è piccola, conta novanta allievi in tutto, questo permette di favorire la dimensione affettiva dell’educazione e agli studenti di essere conosciuti attraverso l’amicizia e le relazioni personali che favoriscono uno sguardo positivo e serio sulla vita. In questo il merito è anche dei docenti, nostri amici da tanto, alcuni dall’inizio della scuola, che hanno compreso il nostro spirito e si sono lasciati coinvolgere. La maggior parte di loro viene da Università o ospedali italiani e dovendosi fermare per una settimana sono disponibili Laureati della scuola di Elbasan Ecco allora la proposta del Nunzio apostolico, Mons. Ivan Diaz, accolta dalle suore: la formazione come rimedio vitale alla situazione problematica della sanità in questo Paese. La scuola per la preparazione di infermieri professionali è nata così con il supporto costante di medici che regolarmente venivano da Foggia come volontari. È diventata, nel 2004, un ramo della facoltà di medicina “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana, gestita dalla Fondazione “Zonja e Keshillite te mire” e partner delle Università di Bari, Tor Vergata, Milano, Bologna con le quali realizza processi d’insegnamento che le permettono di realizzare un’educazione di standard europeo e di rilasciare diplomi riconosciuti dai Paesi della Comunità. In questo modo le esigenze culturali sono aumentate e questo ha cambiato in parte la fisionomia iniziale dell’opera. Oggi la scuola è a pagamento; le materie sono organizzate per corsi integrati, i professori vengono per le lezioni, poi 21 anche dopo le lezioni a dare un consiglio ai ragazzi o semplicemente a intrattenersi con loro per bere insieme un caffè o fare una partita a pallone e a sera a stare con la comunità per giocare a carte o scambiare qualche idea: sono momenti belli, che hanno il valore di una celebrazione. Sappiamo che la tensione educativa si sviluppa sia nel dialogo personale, sia, soprattutto, nella creazione di luoghi in cui i giovani possono trovare quella compagnia quotidiana che permette di sperimentare la teoria nella vita di tutti i giorni. Siamo un buon gruppo, suore e laici, coinvolto in un progetto comune. Quale può essere, infatti, la forza che accomuna persone tanto diverse per scelta e stile di vita, per formazione e credo religioso se non la passione per una professione che ha come obiettivo il rispetto, la difesa della vita in ogni momento e in qualsiasi situazione facendo diventare tutto questo ricerca, passione e costruzione? Così la scuola ci dà l’occasione di dare oltre a una buona formazione professionale anche l’etica specifica di questa professione. Gli studenti sono con noi per tante ore, perciò trasmettiamo tutto quello che è in noi, i valori che viviamo ogni giorno. I professori, se vivono i valori della vita, li trasmettono agli studenti con il loro comportamento e questa è una formazione umana che può diventare anche religiosa se sono cristiani. La scuola è un campo di lavoro molto fertile. Bisogna tenersi aggiornati e preparsi costantemente. Dalla nostra scuola oltre che bravi infermieri, sono usciti anche dei cristiani che tuttora vivono il loro cristianesimo in diverse parti d’Italia dove hanno trovato un dignitoso lavoro. Noi lodiamo Dio che fa crescere a suo tempo dove vuole e quando vuole. Il valore di ciò che viviamo noi suore 22 lo cogliamo soprattutto dai ragazzi e anche dalle persone che passano da noi. Per i ragazzi questa scuola costituisce un modello di serietà professionale ed etica, una vera eccezione in questo Paese, un esempio di sviluppo valido anche per il domani. La realtà è sempre stata di modeste dimensioni, ma si è fatta ed è progredita da sola, senza aiuti statali o di cooperazioni varie, grazie al sacrificio della Congregazione, in particolare delle suore della Provincia Italia Sud che hanno saputo sognare in grande ed hanno sostenuto per diversi anni le spese di ristrutturazione e di mantenimento dello stabile. Tuttavia, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di tanti collaboratori, la cui generosità ci commuove. La scuola si è trasformata, ma ha conservato il suo carattere di semplicità che l’ha caratterizzata fin dall’inizio ed è anche questo che continua a motivare i professori a venire ad Elbasan anche dopo tanti anni e molti cambiamenti. A Tirana, nella Casa di formazione Lì possiamo continuare un processo educativo che ha il colore della religione cristiana cattolica con sedici ragazze (alcune vivono con noi e condividono molto della nostra quotidianità, altre si autogesticono in appartamenti ed alcune hanno iniziato un lavoro. Con loro facciamo incontri regolari sulla Parola di Dio ed è bellissimo costatare che già possiamo contare su alcune animatrici di gruppo con gli universitari. Nella Casa di formazione abbiamo due nostre giovani suore albanesi che mentre si educano e crescono, ci dimostrano che è possibile incarnare il Carisma in questa terra albanese ancora percorsa da immensi problemi. In questi ultimi anni, l’apertura sfrenata all’occidente, sta facendo perdere tanti valori specialmente nel contesto familiare. Stare con i giovani ci dà la possibilità di discutere con loro di ridare il gusto per ciò che fa crescere come persone e come comunità. Abbiamo puntato sull’incontro e sulle relazioni che ci permettono di stare con le persone senza pregiudizi. La nostra comunità si caratterizza per l’accoglienza e tutte, suore e ragazze, siamo impegnate in questo progetto che chiede verifiche continue in quanto per dare continuità educativa non è possibile improvvisare, occorre uno stile. In un villaggio di montagna Un altro inserimento, a Klos-Fane, ci dà l’opportunità di cominciare con l’educazione dei piccoli attraverso i quali cerchiamo di arrivare alle famiglie. Spesso la grande povertà non aiuta la crescita dei bambini, ma possiamo anche dire che le continue proposte formative non lasciano indifferenti, specie le giovani mamme. L’obbiettivo è sempre quello di proporci come alternativa alle logiche del disinteressamento, del “mi piace lo faccio” per privilegiare cammini di solidarietà che intendono farsi comunione. Come Santa Giovanna Antida non trascuriamo gli incontri nelle famiglie e con i malati e pian piano vorremmo che altre persone si aprissero al volontariato per crescere in una catena di carità feconda. Purtroppo il materialismo è ben presente in questa terra tormentata dalla Dittatura più ferrea e atea imposta dal regime comunista. La famiglia fatica a passare dal “clan” allo Stato ed occorre davvero un’educazione presa in carico dal Governo e capillare. Noi crediamo che lo Spirito Santo è all’opera oggi e c’invita a gettare semi che fruttificheranno. dall’Europa in Italia CAMMINI DELLA MISSIONE A Bologna c’è un Liceo che cresce e fa crescere di Gabriele Bardulla, Preside del liceo [email protected] In via Montebello 3 a Bologna si trova il Liceo della Comunicazione paritario “San Vincenzo de’ Paoli” che, quest’anno scolastico, annovera ben 210 studenti iscritti. Il Liceo è nato nel 1998, trasformando il precedente percorso di studi magistrale, e permette di conseguire il Diploma di Maturità Scientifica. Tre sono gli indirizzi di studio presenti all’interno del percorso curriculare: sportivo, sociale e tecnologico. Grazie all’alta qualità del servizio educativo proposto, la Scuola in questi anni si è sempre più accreditata sul territorio sino ad essere coinvolta dall’Ufficio Scolastico Regionale, come una delle tre scuole di eccellenza dell’Emilia-Romagna, nell’edizione 2008 del Salone Italiano dell’Educazione di Genova. L’alto profilo formativo proposto dall’Istituto è possibile grazie ad un intenso lavoro di equipe, nel quale sono attivamente coinvolti tutti i docenti, che permette di operare con coesa concordia pedagogica. Tramite questa sintonia educativa, il rapporto sia con i ragazzi che con le loro famiglie si costruisce sulla base di quella reciproca collaborazione che fa sempre riferimento ai valori dell’antropologia cristiana e a quelli promossi dal carisma della Suore della Carità. Il che consente di rivolgere la propria azione di insegnanti non limitandosi al solo aspetto didattico, ma coltivando una più ampia “fioritura” dei talenti di cui ogni persona è dotata, sforzandosi continuamente di dare la giusta risposta a quella innata fame di senso che le giovani generazioni manifestano in tante circostanze diverse. È’ importante poi sottolineare, alla luce di quanto detto, che l’Istituto è l’unica Scuola superiore della Provincia ad avere un indirizzo di studi sportivo, nel quale i sani valori formativi incoraggiati dalla pratica sportiva vengono coniugati all’interno del percorso educativo offerto dal Liceo. Diverse sono a questo proposito le iniziative organizzate dalla Scuola per sostenere gli aspetti legati al rispetto di sé e degli altri collegati all’attività sportiva, quale ad esempio la collaborazione ormai consolidata con il CIP, Comitato Italiano Paraolimpico. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito www.liceosanvincenzo.it. … “L’idea regolativa di educazione… consta di due irrinunciabili componenti: la coerenza e la passione di chi educa. La prima è una testimonianza diretta, e coniugata in prima persona singolare, tra il dire e il fare. La seconda è quel fuoco vivo che arde per ciò che si insegna, per come lo si insegna e per chi lo si insegna. Nell’insegnamento c’è qualcosa di più rispetto all’adempimento di un lavoro… C’è il profondo desiderio di essere superati dai propri allievi, per appagare il quale si è disposti a darsi senza riserve. In questa prospettiva non conta più la domanda circa cosa devo fare, ma piuttosto quella su cosa posso dare. Alla luce di questo slancio è poi difficile confondere il dito che indica la luna con la luna stessa.” Gabriele Bardulla 23 CAMMINI DELLA MISSIONE dall’Europa in Italia Con la gente d’Abruzzo “… si avvicinò e camminava con loro” (Lc 24,15) di Sr M. Carmela Palamaro [email protected] settembre 2009 Prima di venire in Abruzzo mi sembrava di essere sufficientemente informata, attraverso i mass media, circa la situazione dei terremotati abruzzesi. Conoscevo il numero dei morti, la percentuale degli edifici crollati, quella degli edifici inagibili, il numero degli abruzzesi in tendopoli, il numero degli ospiti in strutture alberghiere sulla costa, l’impegno degli amministratori per ridare alle famiglie un alloggio meno precario delle tende nel più breve tempo possibile. Ma altro è leggere la realtà su carta stampata o in immagini, altro è leggerla negli occhi, nel volto e nei racconti dei sopravvissuti che ancora esprimono sconcerto, disorientamento, sfiducia, ricerca di senso. La percezione di impotenza, di frustrazione, di precarietà è dominante. Per fortuna gli Abruzzesi sono una razza tenace, come le loro montagne dove sono cresciuti e vissuti da sempre; sono dignitosi nel loro dolore; hanno voglia di rialzarsi, di ripartire aggrappandosi ad ogni appiglio di umanità loro offerto. La situazione degli Abruzzesi terremotati, a tutt’oggi precaria, è in costante evoluzione. Giorno dopo giorno le tendopoli si vanno spopolando; le grandi cucine e le mense sotto le tende vengono sostituite da servizi di ristoro presso alberghi agibili. Entro la fine di settembre tutte le tende dovrebbero essere levate e la popolazione trasferita o in alloggi propri, rimediati alla meno peggio, o in case d’ affitto, o in albergo. Le famiglie che non avranno trovato una sistemazione, seppure provvisoria, dovranno essere sistemate in casette di legno alla cui costruzione stanno provvedendo il Governo centrale e gli Amministratori locali con incomprensibili ritardi. Ciò è causa di ulteriori stati d’ansia e di amarezza tra la popolazione, ormai stanca di condividere forzatamente la tenda con altre famiglie e desiderosa di normalità, di privacy. Per diversi mesi ancora le comunità parrocchiali resteranno smembrate e i pastori faticheranno a radunare il gregge disperso. Il loro costante interrogativo è dove radunare i fedeli per le celebrazioni, per la catechesi, per momenti di aggregazione, quando non ci saranno più le tende. Infatti le chiese sono tutte inagibili e la loro ristrutturazione prevede tempi lunghi. La Caritas Italiana si è posta a fianco della Chiesa aquilana per esprimere la vicinanza e la solidarietà delle Chiese sorelle. Nelle 169 tendopoli distribuite sul territorio aquilano, moltissimi giovani e adulti, appartenenti ad associazioni, organizzazioni laicali e cattoliche offrono le loro energie e una parte del loro tempo per camminare a fianco dei terremotati, operando per loro e con loro, ascoltandoli, condividendone i disagi delle tende, intessendo relazioni di amicizia e di fratellanza in vista di gemellaggi da consolidare nel tempo. La realtà del volontariato, in questa emergenza abruzzese, si sta rivelando un valido segno di speranza per gli Abruzzesi che sentono così la reale vicinanza degli Italiani. Speriamo che, attraverso questa gara di solidarietà, si possa far sentire la vicinanza e la presenza misericordiosa di DioAmore che partecipa alla sofferenza delle sue creature. A sinistra: sotto le tende, con quelli che hanno vissuto la prova del terremoto. In basso: celebrazione della prima comunione. 24 VOLTI DI SANTITÀ Un Anno Vincenziano 27 settembre 2009-2010 di Sr Jole Stradoni [email protected] Il 27 settembre è iniziato l’anno vincenziano per “celebrare” i 350 anni dalla morte: di S. Vincenzo de’ Paoli e di S. Luisa de’ Marillac, i 150° dalla morte di S. Giustino de Jacobis celebre missionario vincenziano in Abissinia (Etiopia) e i 200 anni della presenza delle Suore della Carità con l’arrivo, a Napoli, di S. Giovanna Antida Thouret. Esso coinvolge tutta la Chiesa perché la santità è universale e perché i santi della carità sono esempi splendidi di come la Chiesa, nel suo servizio di carità, continua, attraverso i secoli, a dare la priorità ai poveri e ai semplici del Vangelo. Indubbiamente, però, la famiglia vincenziana (FamVin) con tutte le sue numerose componenti, è direttamente coinvolta per approfondire il Carisma di S. Vincenzo, renderlo attuale e per approfondire, diffondere e vivere, nell’oggi, la spiritualità vincenziana che, da S. Vincenzo, si realizza, nel tempo, in tante altre forme di vita e di servizio apostolico. Approfondire la spiritualità vincenziana non è addentrarsi in una dottrina ma incontrare una persona, Cristo Signore che si fa presente in tutti gli impoveriti della terra. Anche noi suore della carità siamo invitate a sentirci parte di questa grande famiglia e ad approfondire questa spiritualità vissuta da Giovanna Antida con tutta la sua tenerezza di donna forte e tenace. Alla libertà delle iniziative locali, che vanno sostenute, è importante avere alcuni momenti celebrativi e culturali significativi di cammino insieme e quali segno di unità e di comunione, nei quali è coinvolta tutta la famiglia vincenziana nella sue varie componenti. In Italia ci saranno, per i quattro santi che ricordiamo, alcune pubblicazioni nuove, una serie di sei fascicoletti per approfondirne il pensiero e il carisma, un libretto con schemi di novene e veglie, un poster con un messaggio e una breve raccolta bibliografica da diffondere; inoltre, a questo evento sarà dato ampio spazio, per tutto l’anno, nella rivista: “Informazione Vincenziana”. Un grande concorso “coloriamo la Carità” è aperto al mondo giovanile. L’anno si concluderà, nel settembre 2010, con un grande convegno culturale a Roma, sulle figure, il pensiero e il carisma dei santi di cui facciamo memoria. La Commissione generale per i “Celebrazioni” ha preparato due tempi festivi. Una avrà luogo nella Cattedrale Notre Dame di Parigi, la vigilia dell’anniversario della morte di santa Luisa de Marillac, la domenica 14 marzo 2010. Ed il 25 settembre, la festa di san Vincenzo de Paoli, nella Basilica di San Pietro a Roma. Per fare della creatività un contrassegno di queste celebrazioni, la FamVin sostiene una campagna di solidarietà con 15 progetti: “Acqua, una goccia per la vita”. “La carità è inventiva all’infinito!” Vetrata della capella di Blamont (Doubs-Francia) Al servizio dell’educazione: S. Vincenzo de’ Paoli e le prime Figlie della Carità NEWS ed EVENTI Incontro europeo in Francia: a Sancey, Besançon, la Roche/Foron Dal 14 al 17 ottobre, con Madre Maria Luisa, Superiora generale e le sue consigliere, con i membri dei Consigli che rappresentano le comunità delle Suore della Carità presenti in Francia, Svizzera, Inghilterra, Italia, Malta, Romania, Moldavia, Albania… eravamo 32 suore… … Riunite per fare memoria in anticipo, degli eventi che hanno segnato la vita di Giovanna Antida e la vita dell’Istituto durante l’anno 1810: il decreto di approvazione dell’Istituto da parte dell’imperatore Napoleone Bonaparte, le prime fondazioni, fuori della Francia, in Svizzera a Landeron, in Savoia a Thonon, la fondazione nel regno di Napoli … Riunite per ringraziare… a Besançon, nella cappella della comunità di Casa provinciale durante la celebrazione eucaristica festiva, presieduta da Mgr Lacrampe, Arcivescovo della diocesi, e nella cappella restaurata della comunità di La Roche/Foron. … Riunite per preparare l’avvenire… Un giorno e mezzo sono stati dedicati alla riflessione in vista del prossimo Capitolo generale e della nostra presenza come Suore della Carità in Europa con gli appelli che ci vengono dalle realtà di questo continente (scristianizzazione, immigrazione, invecchiamento, relazione con i giovani, crisi delle vocazioni…) Al termine di questo incontro possiamo dire che la partecipazione delle suore delle comunità della Provincia, dei laici AGA, che ci hanno raggiunto, la visita alle esposizioni e agli Archivi, l’accoglienza calorosa di tutte le Suore che hanno messo il loro cuore ed i loro talenti per aiutarci a vivere nel modo migliore questi giorni, … tutto ha contribuito a fare di questo tempo, un tempo di grazia! Dall’alto: foto-ricordo del primo incontro europeo dei Consigli (5 consigli provinciali ed un consiglio regionale). A Besançon, all’Arcivescovado, Monsignore Lacrampe accoglie Madre Maria Luisa e tutto il gruppo. A la Roche/Foron, visita dell’Archivio e momento di preghiera con le parole di Giovanna Antida. 26 Incontro internazionale Dal 3 al 9 ottobre, le responsabili della formazione iniziale - tappa dello juniorato - (dai primi voti fino all’impegno definitivo), accogliendo l’invito di Madre M. Luisa, si sono riunite a Roma per una settimana intensa, di lavoro e di riflessione. Accompagnare! Integrare i valori! Crescere nella capacità di discernere nel quotidiano! Acquistare sempre più una solida identità personale e di Suore della Carità! “ ” Di fronte alle sfide che il mondo di oggi pone, con le ricchezze ed i limiti generati dalla globalizzazione, siamo state invitate ad approfondire la nostra riflessione su ciò che costituisce l’essenziale della formazione: accompagnare le giovani suore per permettere loro di crescere in tutti gli aspetti della loro vita, come donne, cristiane, Suore della Carità. Abbiamo evidenziato, nel cammino della formazione, l’importanza di dare sempre più di spazio alla persona, per favorire l’accompagnamento, la rilettura della propria vita, il discernimento, l’ascolto dello Spirito. Rappresentavamo parecchie culture e Paesi (l’Africa, l’Europa, l’America Latina, l’Oriente, il Laos, l’India ed il Pakistan) e, nelle nostre riflessioni e condivisioni, abbiamo capito quanto questa sfida riguarda tutte noi chiamate a camminare insieme, in una Congregazione internazionale. È stata per noi una gioia e un’opportunità vivere questi giorni di formazione in un gruppo multiculturale, in un Sr Solange Wider, sdc clima di serenità e di fraternità. Sr Lorena, sr Little, sr Monica, sr Mary, sr Liberata, sr Hend, sr Paola, sr Rosaria, sr M. Justin, sr Solange, sr Maria. NEWS ed EVENTI Il Sinodo dei Vescovi per l’Africa In seguito ai lavori iniziati il 4 ottobre, i membri del Sinodo hanno preparato un messaggio, per la stampa e una prima redazione delle “proposizioni” presentate a Benedetto XVI in vista della sua esortazione apostolica post-sinodale. Le 282 proposizioni dei vari gruppi linguistici, sono state riunite in 54 proposte. Le linee che si sviluppano, riflettono bene le preoccupazioni espresse all’apertura del Sinodo: la formazione a tutti i livelli nella chiesa e nella società, il dialogo tra le differenti componenti a livello religioso o sociali, ma anche un’attenzione particolare ai problemi economici. Il Papa ha concluso il Sinodo con la concelebrazione eucaristica solenne domenica 25 ottobre, a San Pietro. L’avvenire climatico dell’umanità È l’oggetto del Summit internazionale organizzato dall’ONU che riunirà 192 paesi, del 7 al 18 dicembre 2009, a Copenaghen. La temperatura media sulla Terra è aumentata di 0,6°C dalla fine del 1800 e si aspetta ancora un aumento da 1,4 a 5,8°C da oggi al 2100. Questo innalzamento delle temperature è dato dall’aumento delle quantità di gas ad effetto serra nell’atmosfera presenti da un secolo e mezzo e legato alle attività umane. Si tratta di mettere in opera delle misure efficaci per lottare contro questo riscaldamento climatico: negoziare un nuovo trattato internazionale, dopo il protocollo di Kyoto (1997) sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per il periodo post-2012 e fissare gli obiettivi da raggiungere all’inizio del 2020 per i paesi evoluti e all’inizio del 2050 per tutta la comunità internazionale. Tuttavia le divergenze tra le nazioni potrebbero essere un freno ad una politica climatica mondiale ambiziosa. 27 PUNTO GIOVANI In Francia, a Reignier, iniziativa «Ciotola di riso» per un trattore in Indonesia di Alunni, insegnanti e sr Andrée Gallet, sdc [email protected] Nel mese di aprile 2008, durante il periodo di Quaresima, insieme ai loro docenti, i giovani dell’istituto agrario Giovanna Antida di Reignier, in Alta Savoia, decidono di sostenere il progetto «Speranza». «Progetto Speranza»? Sì, è un progetto nato in Indonesia dopo aver constatato come molti giovani, sia maschi che femmine, non abbiano un avvenire se portatori del benché minimo handicap, se non vanno a scuola, se, per diversi motivi, la loro famiglia non è in grado di aiutarli. Come siete venuti a conoscenza di questo Progetto? È stata sr Sophie, che ha vissuto in Indonesia, a parlarcene e la sua testimonianza ci ha subito convinti. Le suore della Carità, presenti sull’isola di Kalimantan e, in special modo, nel paese di Lengkenat, si sono chieste: «Che fare per questi giovani?» A poco a poco è nata un’idea… perché non creare un centro agricolo dove farli venire a lavorare? Una suora e due ragazzi si sono recati sull’isola di Giava per seguire un corso di formazione presso l’istituto superiore di agricoltura del posto. È stato possibile acquistare un grande appezzamento di terreno a poco prezzo, ma lontano dalla strada principale. Le informazioni e le foto forniteci da sr Sophie ci hanno fatto capire quanto laggiù i metodi per coltivare la terra e per raccoglierne i frutti siano differenti dai nostri. Cosa avete deciso? Abbiamo capito che per attuare questo progetto bisognava prima realizzare un sentiero per raggiungere il terreno, a volte molto arido, e poi sterpare il terreno stesso… quindi un trattore diventava una necessità. Allora, per il pranzo di venerdì 3 aprile, abbiamo organizzato l’operazione «Ciotola di riso». Tutti (ragazzi e docenti) hanno espresso la propria solidarietà, 28 partecipando con entusiasmo a quel momento di condivisione. I 1000 euro raccolti e aggiunti al denaro messo insieme dagli altri gruppi hanno permesso di comprare il trattore. Per il nostro istituto agrario, il progetto di acquistare un trattore rappresentava un fatto concreto e noi tutti ci siamo sentiti toccati in prima persona, perché è lo stesso mondo dell’agricoltura a chiamarci in causa. È solo una goccia d’acqua in mezzo al mare!… siamo pronti per altre iniziative. In basso: Il trattore… che cambierà le condizioni di lavoro. Suor Sabrina all’opera! Insieme ai ragazzi. PUNTO GIOVANI In Libano, in un piccolo angolo della terra… un’OASI di PACE! di I giovani del campo della Pace, presso l’Istituto tecnico dei Padri lazzaristi di Bhersaf. Sr Marie Rached, sdc [email protected] Non passa giorno in cui i media non mostrino al mondo intero le piaghe di un’umanità che tuttavia è sempre in cerca di vita, di giustizia e di pace; guerre, conflitti locali e internazionali, battaglie economiche e politiche dove la paura, il rifiuto dell’altro, gli eccessi d’intolleranza causano drammi in cui sono spesso i più piccoli a farne per primi le spese. Quanti bambini muoiono di fame ogni giorno? A quanti mancano cure, un posto dove vivere, un’educazione…? Potremmo chiederci: è possibile vedere bambini appartenenti a paesi nemici fra loro felici di vivere insieme? Questo sogno ha iniziato a realizzarsi 9 anni fa, grazie alla Caritas Austria. Al suo rappresentante, M. Stefan Maier, è venuta l’idea di far incontrare bambini di diverse nazionalità in una colonia estiva dal tema: VIVERE INSIEME LA PACE! Evento che ogni anno viene organizzato in uno dei paesi di appartenenza dei piccoli. Dal 17 luglio al 7 agosto di quest’anno si sono riuniti in Libano, 95 bambini egiziani, iracheni, giordani, libanesi, palestinesi, siriani, sudanesi e yemeniti, tutti provenienti da ambienti disagiati, da terre di sofferenza e di dolore. Questa «oasi di pace» ha cercato di alleviarne le pene, offrendo la possibilità di giocare, ridere, confrontarsi, cantare e ballare insieme. Ha semplicemente permesso loro di «vivere». La colonia è stata scandita da passeggiate escursionistiche, da momenti di distensione, da momenti di condivisione e di scambio… Durante le uscite, i lavori di gruppo e le attività artistiche, i bambini sono stati messi insieme per nazionalità differenti, mentre per la preparazione delle serate nazionali e di quella internazionale, sono stati raggruppati per paese di appartenenza. Grandi e piccoli hanno impiegato in questa attività tutto il loro talento al fine di far conoscere agli altri le caratteristiche dei luoghi in cui vivono (mediante piatti tipici, proiezioni, esposizioni di poster, cartelloni e canzoni) e di mostrarne con fierezza i costumi e le danze folcloristiche. L’esposizione di splendidi disegni ha rappresentato un’occasione a dir poco unica per apprezzare le ricchezze e la bellezza dei singoli paesi. Avevamo l’impressione di saperne di più. Motivo per cui tali serate proseguivano automaticamente con incontri di scambio tra adulti desiderosi di soddisfare la propria curiosità attraverso un viaggio virtuale ricco di foto e diapositive. Se ogni istante della colonia racchiudeva gioia e pienezza, il momento dei saluti è stato il più commovente; malgrado lo scambio di indirizzi e-mail e di numeri telefonici, sia per gli adulti che per i più piccoli è stato difficile trattenere le lacrime. Siamo tutti convinti, però, del fatto che l’amicizia che abbiamo stretto qui non s’interromperà mai e che i volti incontrati rimarranno sempre impressi nei nostri cuori. Credo che questo raduno abbia dato alla pace, all’amicizia e alla fraternità un’opportunità per ritrovare il proprio cammino anche là dove sembrava apparentemente impossibile. In quanto figlia di santa Giovanna Antida, sono contenta di aver avuto la possibilità di partecipare a questa iniziativa della Caritas che porta alto il lume della pace e dell’amore nella notte di chi è più bisognoso. 29 A Malta AMICI DI GIOVANNA ANTIDA Umili discepoli sui passi di S. Giovanna Antida di Nora Macelli [email protected] A Malta, i laici Amici di Giovanna Antida, hanno avuto diverse opportunità di scelta per impegnarsi al servizio di coloro che soffrono: è un modo per esprimere la fede vivendo il carisma della Congregazione della Suore della Carità. Géraldine: 38 anni, madre di due ragazze; cucina come volontaria alla Casa di Nazareth – una comunità per le persone invalide, fondata da P. Angelo Seychell sul modello delle comunità “L’Arca” di Jean Vanier. “La mia prima esperienza in questa famiglia meravigliosa è iniziata nel 2008 quando P. Angelo, durante una giornata di ritiro organizzata per gli Amici di Santa Giovanna Antida, ha calorosamente invitato i presenti ad impegnarsi nel volontariato. Alcuni tra noi hanno deciso immediatamente di offrire il loro servizio”. Alla Casa di Nazareth, Géraldine con altri amici cucinano a turno, servono i pasti ed accompagnano i residenti per la passeggiata. Géraldine ha trovato questa esperienza profondamente arricchente. “La gioia che provo è inspiegabile”, dice. “Facciamo veramente parte di questa famiglia particolare. Offrirsi volontariamente ci dà una pace interiore che sostiene il nostro servizio. Mio marito e le nostre due figlie, si uniscono spesso a me.” Jessie è un’altra laica associata. Negli ultimi due anni ha fatto volontariato presso due organizzazioni. Alla Casa della Provvidenza, che accoglie persone con invalidità molteplici, assistite dalle Suore della Carità che vivono in una piccola comunità costituita a questo scopo, Jessie accompagna i residenti nei momenti di preghiera. Con altri, anima due riunioni mensili durante le quali i volontari continuano a riflettere sul loro cammino spirituale e sul loro ruolo nel contesto della Casa della Provvidenza. “La persona che accompagno”, dice Jessie, “è una donna di quarant’anni che ha trascorso tutta la sua vita su una poltrona a rotelle, i suoi movimenti sono limitati. Comunica solo con gli occhi. Basta guardarla, tenerla per mano, accarezzarla, per ottenere le risposte alle mie molteplici domande. Così, continuiamo a tessere la nostra relazione. Durante la preghiera comunichiamo con Dio nel silenzio. Poi, ci spostiamo con gli altri nella sala della 30 meditazione: una candela è accesa, dei fiori freschi profumano il luogo. L’animatore del gruppo legge la Parola di Dio e trasmette un messaggio ad ogni persona presente per aiutarla a proseguire il suo cammino. Questo dà un senso di felicità e di pace interiore. Attraverso canti e musica, continuiamo a pregare come una famiglia fino al momento dell’agape, dove condividiamo la nostra amicizia con un pasto leggero. Attraverso questa comunione semplice ma profonda con una persona sofferente, mi sento più vicina a Dio e interiormente contenta. È il mio modo di vivere il carisma di Santa Giovanna Antida che amo”. Anche Jessie è una volontaria che ha cominciato e coordinato il Servizio del Sostengo al lavoro della “Fondazione Santa Giovanna Antida”. È responsabile di un gruppo di Volontari che assicurano i corsi di ricupero scolastico ai bambini i cui genitori sono già aiutati dall’assistente sociale della Fondazione. Per molti bambini, questo servizio che viene loro offerto, è indispensabile sia per lo sviluppo personale che per il rendimento scolastico. Daniele è un altro laico socio che si è impegnato profondamente in una vita impregnata dello spirito e del carisma di Giovanna Antida. Questi tre laici associati, hanno dato un valido contributo per la costituzione della “Fondazione S.GA”, una ONG che fornisce una varietà di servizi di base alle famiglie in difficoltà. Come Jessie, anche Daniele è impegnato come volontario al Centro della Fondazione. “All’accettazione, rispondo ai visitatori con tenerezza, li ricevo con un atteggiamento umile, li accolgo offrendo loro una tazza di tè ed ascoltandoli. Lavoro in ufficio e compio i servizi necessari come: fare gli acquisti, spostare e trasportare dei mobili o del materiale col mio camioncino… e tutto ciò che facilita la missione della Fondazione. Compio ogni piccolo servizio spinto dall’amore dei poveri e di Dio Solo.” AMICI DI GIOVANNA ANTIDA In Italia del Sud Un carisma a cerchi concentrici di Daniela Bellizzi [email protected] Sono trascorsi quasi 200 anni dall’arrivo di S. Giovanna Antida a Napoli, eppure, a dispetto dell’individualismo dilagante, ella riesce ancora a catalizzare intorno al proprio carisma l’interesse delle persone più disparate, diverse tra loro per età, cultura, estrazione sociale. La sua vita, le sue sofferenze, i suoi scritti catturano l’attenzione di chiunque abbia la gioia di incontrare il suo sguardo. Nella sua Casa di Napoli, Regina Coeli, è facile incontrarlo, in ogni angolo vi sono segni della sua presenza e delle sue opere. Io stessa, più di vent’anni fa, ho incontrato quello sguardo per la prima volta e da allora non mi ha mai abbandonato. È stato spesso uno sguardo amorevole, a volte anche severo, il più delle volte rassicurante, mi sussurrava: “Su vai avanti, non preoccuparti, io sono con te!”. Grazie alla sua presenza nella mia vita ho superato tanti momenti difficili e forse da qui è nato in me il desiderio di conoscerla meglio e di farla conoscere anche ad altri. A partire dal 1999, anno della celebrazione del Bicentenario della Fondazione, c’è stato a Napoli un maggiore coinvolgimento dei laici a fianco della suore della Carità e di conseguenza un desiderio di approfondire la conoscenza della Santa e della sua Congregazione. È nato così il gruppo dei Laici amici di Giovanna Antida. Da allora, insieme a suor Maria Franca Meterangelo, abbiamo intrapreso un cammino di fede, di approfondimento della Parola e dei Documenti della Chiesa, di conoscenza del Carisma della Santa Madre. Un cammino formativo che ci ha condotti ad operare come volontari presso l’Ospedale Incurabili, dove la stessa Giovanna Antida lavorò. Un percorso di solidarietà verso i più poveri, che ci ha visti coinvolti nell’allestimento di pesche di beneficenza, nel catechismo in parrocchia, nel sostegno a qualche alunno in difficoltà. La cosa più bella è stata scoprire che nell’Italia del sud, del centro, del nord e nei quattro Continenti ci sono gruppi che seguono un percorso formativo ed un volontariato attivo simile al nostro. Il Carisma di S. Giovanna Antida si è propagato nel mondo sotto forma di cerchi concentrici. Ha raggiunto Paesi come l’Asia e l’Africa, l’America dove è a rischio la sopravvivenza stessa! Ed anche noi, come laici, abbiamo fatto dei passi avanti, abbiamo un Testo Fondatore frutto di un lavoro condiviso universalmente da tutti i gruppi esistenti nel mondo, un Sito Internet, un Equipe di Coordinamento Internazionale che si occupa di intensificare e migliorare i rapporti tra noi, ma anche di ricercare linee formative comuni in vista del prossimo Capitolo Generale 2010. Vorrei concludere con le parole di S. Giovanna Antida: “Gesù Cristo ci ha unite tutte insieme per amarlo e servirlo” LD p.74, a noi ora il compito, non facile, di divenire sempre più uno strumento nelle sue mani. A sinistra: un gruppo degli amici di GA a Regina Coeli. A destra: la Marcia della Carità – maggio 2009 – davanti all’Albergo dei poveri, dove JA è arrivata, il 18 novembre 1810. 31 GOCCE DI SOLIDARIETÀ Progetto di sviluppo In Ciad… nel Moyen Chari di Sr Christine Richard [email protected] Presenti dal 1964 nella sottoprefettura di Kyabé, le suore prestano servizio anche nei centri di cura di Biobé (a 60 km) e di Kouyako (a 30 km). Il 30 luglio 2009, Sr Christine scrive: A fine giugno sono stata invitata a elaborare un PDL (Piano locale di sviluppo) per la salute, per i circondari di Singako e Koskobo, dove si trovano i due ambulatori dei quali sono responsabile. Tale progetto, richiesto da una ONG locale, la RESALP-MC (che si occupa delle attività petrolifere nel Moyen-Chari), prevede un finanziamento di 4 anni, dal 2010 al 2014, da parte dell’Unione Europea. Insieme allo staff medico abbiamo ideato il progetto sanitario, mentre altri hanno elaborato quello riguardante l’educazione, l’agricoltura, il commercio, le attività femminili… A seguito della consulta di tutti le località, giornate dedicate alla valutazione e all’approvazione del PDL hanno visto riunirsi autorità locali e circondariali, capi di circondario e di paese, proprietari terrieri, sottoprefetti, ma anche uomini e donne delle zone e molte persone «risorse»: ispettori scolastici, agenti per lo sviluppo rurale… Se il nostro PDL-salute sarà approvato dai finanziatori, ci lanceremo nella creazione di un centro nutrizionale, allo scopo di formare educatori alla nutrizione, per preparare zuppe e farine arricchite e per i lavori orticoli che permetteranno di perpetuare le attività del centro stesso. Così, i bambini denutriti potranno essere portati in questa struttura, dove le madri impareranno a preparare loro cibi più nutrienti e anche a coltivare le verdure… E noi offriremo loro i semi… Abbiamo anche intenzione di organizzare sessioni di formazione per le donne dei paesi limitrofi che, una volta ritornate nella loro terra potrebbero formare a loro volta le altre madri. Abbiamo terreni a sufficienza sia a Biobé che a Kouyako per coltivare un’ ettaro di verde e molti ettari di soia, fagioli, miglio o sorgo per la preparazione di farine arricchite… Un altro punto chiave del PDL è la risposta ai problemi di trasporto dai paesi ai Centri di Cura e, in caso di necessità, dai centri all’ospedale, per un parto distocico, ad esempio… Per questo, date le condizioni della rete stradale, abbiamo chiesto di comprare cavalli e carretti! E per il Centro di Kouyako, una motocicletta a 3 ruote di seconda mano… Infine, una linea di prevenzione, con l’acquisto di guanti in lattice per le ostetriche tradizionali e di zanzariere per le madri regolarmente vaccinate… nonché di materiale didattico. Se tutto ciò si realizzerà, non rischieremo di essere disoccupate!! Mi sento mancare al solo pensiero e al pari di Mosè grido: «Chi sono io…?». Ma come lui, riesco a sentire la risposta del Signore: «Non temere, io sarò con te!». Centro di salute nel settore di Kyabe. 32 ABBIAMO SCELTO LIBRI FILM La mia voce per la libertà La classe tra le mura di Ani Chöying Drolma Un film di Laurent Cantet 2008 Sperling & Kupfer Con François Bégaudeau Produzione: “Haut et court” 24 settembre 2008 di Sr Catherine Belpois [email protected] Nel suo libro Ani Chöying Drolma espone con una sconcertante sincerità il combattimento della sua vita: uscire dall’ignoranza e impegnarsi con determinazione ad esprimersi con libertà. Si presenta come “una guerriera, dalla forza indistruttibile, con una forza e un’energia di una rara intensità”. Con questa forza di carattere, ma anche con le sue armi preferite, l’Amore e la Compassione, apprese alla scuola di un maestro buddista, l’autrice di “La mia voce per la libertà” si è liberata dalla miseria e dal potere di un padre collerico e brutale, spesso sotto l’azione dell’alcol. Grazie all’educazione ricevuta nel Monastero dove si rifugiò all’età di 10 anni, la scrittrice trovò la via della serenità, della riconciliazione con se stessa, della libertà e del dono di sé. Ella vuole condividere con le giovani del suo Paese quanto è riuscita ad ottenere per sé beneficiando dell’educazione buddista ed offrire loro la possibilità di frequentare la scuola per difendersi dai pericoli della strada, della famiglia, dell’ignoranza, della violenza degli uomini di cui purtroppo lei aveva esperienza. Per portare avanti la battaglia contro la povertà e l’ignoranza, dà con generosità tutto il denaro ricevuto o guadagnato con le sue canzoni. “Chi avrebbe mai creduto che in pochi anni, io, Pomo, la ragazza che non aveva mai posseduto una bambola, sarei riuscita a realizzare una scuola e aiutare le mie piccole sorelle nella sofferenza a migliorare le loro condizione?” Ani Chöying Drolma, scrivendo il libro non pensa solo ai piccoli del Nepal, ma a tutti quelli che sono alla ricerca della felicità e al senso della vita. “Ogni volta che posso – scrive – io mi metto a servizio di chi ha bisogno… La felicità è dappertutto, a portata di mano per chi vuol vederla”. Palma d’Oro al festival di Cannes 2009, ha ricevuto 5 nomine: - Miglior Film - Miglior Realizzatore - Miglior Suono - Miglior Montaggio - Miglior Adattamento Un film sulla gioventù di oggi, con le sue ricchezze e le sue difficoltà; uno sguardo sull’istituzione scolastica; un grande film sul linguaggio: al tempo stesso espressione di un mezzo sociale, arma al servizio degli uni o degli altri, sorgente di piacere. Senza attori professionali, Tra le mura non esce mai dalle mura di un collegio della 20° circoscrizione di Parigi. L’intenzione è quella di presentare solo una delle classi dell’insegnante, da settembre a giugno. Ricco di incontri tra professori, insegnanti e genitori, il nucleo del film riguarda situazioni che assumono un aspetto comico, violento o polemico, (astraendo una delle componenti essenziali della vita scolastica: la noia). Ad ogni sequenza, la suspense si cristallizza intorno alla domanda: il dialogo si svolge tra l’insegnante, François Marino (Bégaudeau), e gli alunni provenienti da luoghi culturali e sociali molto diversi? Progressivamente il film si fissa intorno ad una situazione che oppone François Marino alla sua classe. Il professore paga caro un errore di valutazione commesso durante un consiglio di classe. Questo conflitto culmina in un consiglio di disciplina durante il quale una madre che non parla la lingua e la traduzione risulta difficile, vede suo figlio espulso dalla scuola. Questo film ha il merito di ricollocare la scuola al centro del dibattito… ponendo delle domande senza cercare di dare risposte. Decide di parlare della scuola dal basso, questo vuole dire che la scuola viene presentata da coloro che “fanno” la scuola stessa e che “la” vivono quotidianamente ne evidenziano le contraddizioni: la preoccupazione di non escludere e la volontà di mantenere la disciplina; la riconoscenza della diversità e l’insegnamento di una cultura unica… Tramite i genitori degli alunni vengono evidenziati i problemi socioeconomici, ma il film insiste soprattutto sulla barriera culturale. Per un film, la cui ricchezza riguarda soprattutto la forza dei dialoghi, la traduzione in un’altra lingua si è rivelata un esercizio pericoloso e talvolta fatale… La versione del film doppiato in italiano, non è delle più soddisfacenti anche l’equipe di produzione americana ha scelto il sottotitolo. 33 LA POSTA La parola ai lettori La mia spiegazione del titolo della rivista: “Partout dans le monde” diviso in 2 parti: la parte in alto manifesta lo sguardo teso verso Dio, verso la pace e l’amore tanto ricercato dai cittadini di tutti i paesi del mondo. La parte in basso rappresenta la violenza e le inclinazioni al male che regnano nel cuore degli uomini. M.G (Egitto) Siamo stati contenti di conoscere l’agenzia Vicis con la quale lavorate ed il modo con cui queste persone prendono a cuore il loro lavoro come una missione di chiesa. G. M. (Italia) Apprezziamo molto la rivista della Congregazione e siamo felici di farla conoscere intorno a noi. Sr H (Francia). L’abbiamo diffusa a tutti quelli che partecipano alla messa della domenica e vi mandiamo 10 nuovi abbonamenti. sr A. (Italia) Questa rivista aiuterà ad aprire gli occhi e il cuore sul mondo… i volti sorridenti fanno del bene…. È stata per me una grande gioia leggere l’articolo del Cardinale Martini con il quale ho lavorato quando era presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee… un uomo ed un pastore che ho apprezzato molto. Padre H.P (Francia) Alcuni articoli meriterebbero di essere più ampliati… alcune foto di migliore qualità e meno scure… G.M (Italia) Abbiamo letto con grande interesse sulla vostra rivista del mese di marzo, l’articolo relativo alla “Casa di Jasmine”. Saremmo interessati di sapere se c’è l’opportunità, da parte nostra, di fare qualche cosa per aiutare una persona di questa casa… abbiamo la possibiliIl nostro servizio della tratta continua. In agosto è venuta a trotà di offrire un lavoro. Dr JG. Malta varci una giovane nigeriana che era stata da noi tre anni fa e che ora ha trovato casa e lavoro, insieme ad un’amica nigeriana. Stava benissimo… Una battuta anche sul giornalino: vedo che la gente così si fa viva! Ho ricevuto già due lettere! P.A Casa di Jasmine La parola al giornale Grazie a tutti coloro che hanno contribuito alla diffusione della rivista… insieme, dobbiamo continuare a farla conoscere affinché viva veramente con gli abbonamenti. Alcune persone che ricevono la rivista non hanno ancora inviato la loro adesione… è il momento di aderire… Dobbiamo però trovare anche nuovi amici lettori di lingua italiana, francese ed inglese…Grazie a voi per la vostra collaborazione! A tutte ed a tutti: Auguri di Natale! Per gli abbonamenti La rivista esce 3 volte all’anno. Il prezzo per i 3 numeri: 15 euro Abbonamento di sostegno: 20 euro Dall’Italia: c/c postale n.93851491 Dagli altri Paesi: Assegno bancario o postale intestato a: Istituto Suore della Carità Partout dans le monde Oppure Bonifico bancario o postale sul seguente conto: IBAN IT85 F 07601 03200 000093851491 intestato a: Istituto Suore della Carità Partout dans le monde Via Santa Maria in Cosmedin, 5 00153 Roma Italia 34 Per i contributi relativi a progetti di solidarietà di cui si fa carico la Congregazione, in Europa, in Africa, in Asia, in America potete inviare il vostro dono a: Istituto Suore della Carità Gocce di Solidarietà Conto corrente postale n° 97470009 copertina b-v ITA 4-12-2009 0:58 Pagina 3 4 15 16 17 18 19 20 21 23 25 26 28 30 32 33 34 Editoriale Parola e vita Punto di vista Alle sorgenti del carisma Fonti - testi - radici Cammini della missione Presentazione Dall’Africa In Camerun In Etiopia In Sudan Dall’Asia In Libano Dalle Americhe In Brasile In Paraguay Dall’Europa In Albania In Italia Volti di santità News ed eventi Punto giovani Amici di Giovanna Antida Gocce di solidarietà Abbiamo scelto La posta Curia Generalizia Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret Via Santa Maria in Cosmedin, 5 00153 Roma - Italia RIVISTA delle SUORE DELLA CARITÀ DI SANTA GIOVANNA ANTIDA THOURET Anno I - n°3 Novembre 2009 Periodicità quadrimestrale Reg. Trib. di Roma n°7/2009 del 16 Gennaio 2009 www.partoutdanslemonde.it Direttore responsabile della rivista Bruno SECONDIN Equipe di redazione Sr Catherine BELPOIS Sr Wandamaria CLERICI Sr Marie Jacqueline MUNNIER [email protected] Parola di Dio e processo educativo. 8 Educare con lo stile di santa Giovanna Antida Thouret. 17 Chiamate a Wadakona, Sudan. 18 SOMMARIO 3 4 6 8 12 13 14 La gioia d’imparare. 21 Il valore dell’educazione. 25 Un anno vincenziano. Redazione Hanno collaborato alla rivista: - Solvejg Ingrid BERNSDORFF DE RIVERA, Argentina - Dominique MARCOUX, Francia - Songmené TATANG ERMINE, Camerun - Hayat abou SAMRA, Libano - Gabriele BARDULLA, Italia - Alunni di REIGNIER, Francia - Daniela BELLIZZI, Italia - Nora MACELLI, Malta - Le Suore della Carità Progetto grafico, Impaginazione e Stampa VICIS Srl V.le delle Provincie, 37 00162 Roma - Italia www.vicis.it Tutela dei dati personali Nel rispetto della Legge 675/96 sulla tutela delle persone e dei dati personali, la Congregazione delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret, titolare del periodico “Partout dans le Monde”, garantisce che le informazioni relative agli abbonati, custodite nel proprio archivio elettronico e cartaceo, non saranno cedute ad altri e verranno utilizzate esclusivamente per ciò che concerne l’invio della rivista. copertina b-v ITA 4-12-2009 0:57 Pagina 1