Periodico
dell’Associazione
Culturale Albatros
Anno 8 - Numero 7
LUGLIO 2011
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com — E-mail: [email protected]
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ARCHEOPARK
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CASERMA
DEI CARABINIERI
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PARCO NATURALE
DELLA MAREMMA
Consulta pagina 16
La Redazione della Piazza augura buone ferie a tutti i cittadini e dà appuntamento a Settembre
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Luglio 2011
Palio Madama Margarita
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GRAZIE A CHI SUDA!
di Ivo Santolamazza
Vince il Palio 2011 il Rione Empolitano. Rione Nobile è il Borgo
Grazie a chi lavora al palio prendendo giorni di
ferie, a chi si occupa degli allestimenti, delle scenografie, dei vestiti. Grazie ai musici, grazie a chi
sopporta il caldo addossandosi velluti, elmetti e
corpetti. A loro e al pubblico “pagante” (d’entrata, di offerte libere o di lotteria) dovrebbe andare
tutto il rispetto possibile. Rispetto vuol dire pubblicizzare la festa fino allo sfinimento, consegnare fino all’ultima brochure. Rispetto vuol dire far
entrare gli invalidi laddove è possibile all’interno
del giro di corteo, soprattutto due ore prima del
passaggio dello stesso, magari anche con l’automobile di un familiare che fa dieci metri e poi
riesce, giusto il tempo di far scendere chi non può
camminare (non è stato possibile!) Rispetto vuol
dire guardare l’orologio per essere puntuali e non
prendere in giro persone che partecipano per lo
stesso motivo o per motivi diversi (senza essere
pagate) se, in un certo senso, si adoperano alla
riuscita della manifestazione. Visto che quest’anno non sono riuscito a vedere tutte le scene neanche io, o qualcuno non voleva che le vedessi per
paura che influenzassi forse la giuria perché concittadino (ipotesi più probabile o meno insolente,
che non richiede delucidazioni), riporterò più
tardi le critiche degli esperti. Stessa critica portata avanti da molte voci del popolo è stata affib-
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biata alla scelta del Sindaco di Castel Madama di
insignire la carica di assessore al palio ad un concittadino castellano. Molti si chiedevano chi sceglie e come viene selezionata la giuria. Altri pensavano che continuasse la collaborazione con il
docente di scenografia (che sceglieva la giuria
anni addietro) ed i suoi studenti dell’Accademia
di belle Arti di Roma (che disegnavano lo stendardo). Comunque, qualsiasi castellano è esente
dal dare una votazione ed il compito, tra chi passa
sotto le corde di recinzione, è quello di semplice
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Palio Madama Margarita
Luglio 2011
Le foto dell’articolo sono state fornite dallo Studio Fotografico
“La Piazza”
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
Vicolo Giustini, n. 10
00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849
Anno 8, n. 7 - Luglio 2011
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04
Direttore Responsabile: Rino Sciarretta
Capo Redazione: Carla Santolamazza
SOMM ARIO
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3
• Archeopark: parco archeologico diattico
»
8
• Archeopark: osservazioni
»
11
• Dall’Archeopark al Parco Archeologico
»
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• Caserma
»
14
• Brevi
»
15
• Inserto Palio
»
17
• Vicovaro
»
25
• Meglio fare chiarezza
»
28
• Centro Sociale Anziani
»
29
• Parco Naturale della Maremma
»
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• Associazioni
»
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SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com
• Bandiere tricolori
»
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E-mail: [email protected]
• Film
»
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[email protected]
• Cultura
»
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• Carmen e l’amour fou
»
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Redazione: Ivano Chicca, Ivano Moreschini,
Ramona Pompili, Roberto Bontempi,
Salvatore De Angelis, Elisa Livi, Ivo Santolamazza
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
Italo Carrarini, Alessandro Camiz, Bruno Testa,
Mario Di Nardo, Rina Iori, Diego Onofri, Silvia Filippi
Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355
Grafica ed Impaginazione: Salvatore De Angelis
Chiuso in redazione il 18/07/2011 - Tiratura 1.500 copie
LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ
DALLE ORE 18 ALLE 20
• Grazie a chi suda!
Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli
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Palio Madama Margarita
accompagnatore o di carica pubblica o di rappresentante della stampa.
Al contempo, come ogni anno, va detto ai rioni di
trovare una soluzione per il passaggio del pubblico,
perché la solita lamentela di chi paga e guarda è
quella di non riuscire a vedere le scene e di essere
bloccati o cacciati al passaggio della giuria. Inoltre
va ricordato che quella che può essere una novità
per i castellani nell’addobbo o nei temi rappresentati, non è detto sia apprezzata dalla giuria che cambia
ogni anno. Una nota di merito secondo me e il parere della gente va alla ricostruzione della cappella
dell’Empolitano, alle scene della rivolta e della “fattura” di Castelluccio, alla falconeria e alla Madama
del Borgo, al corteo di Santa Maria della Vittoria.
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Per l’addobbo inserisco le critiche, forse costruttive o
quelle più incisive, di quattro giudici. Ovviamente
ricordo che ogni componente della giuria ha dato voti
diversi ai quattro rioni preferendo chi uno chi l’altro.
ADDOBBO BORGO: Storico Federico Canaccini “un po’ improbabile la presa della strega con un
sommovimento popolare di fronte alla giustizia
rappresentata dalle guardie. C’erano processi etc.
e comunque il fenomeno è stato ridimensionato.
La balla di fieno è impossibile (la crea una macchina post Riv. Ind.). I tovaglioli non mi pare ci
fossero, si usava una candida tovaglia… Da un
punto di vista di resa ho notato un po’ troppa confusione e improvvisazione… Improbabili i movimenti di giocolieri”. Voto 7.
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Palio Madama Margarita
ADDOBBO CASTELLUCCIO: Scenografa
Paola Castrignanò “un po’ un’occasione sprecata
data la bellezza urbanistica dello spazio allestito.
Alcune imprecisioni e trascuratezze nelle ricostruzioni di ambienti e costumi. Molto bella l’idea
dello scontro tra popolo e nobiltà… Attenzione
alle pettinature, la maggior parte non proprio aderenti all’epoca. Bello allestimento serale tra sacro
e profano. Ancora bello l’uso della cenere per la
pulizia dei vestiti, tradizione effettivamente esistente e ben rappresentata”. Voto 7.
ADDOBBO EMPOLITANO: Storico Marina
Carta “buona disposizione generale, belle le cappelle, il canto gregoriano, alcune botteghe come il
ceraio, discutibile la presenza dei lebbrosi e l’abbigliamento dei popolani”. Voto 8.
ADDOBBO SANTA MARIA: Regista Giuliano
Petrelli “è la performance più tenue con temi risaputi come il carnevale e una generale maniera
poco inventiva. Buona la performance degli stornelli amorosi, la nota sicuramente più interessante”. Voto 6.
Per il corteo inserisco per intero (e sottolineo per
intero) a tutti e quattro i rioni il giudizio di Federico Canaccini (Storico):
CORTEO BORGO: “Bella l’idea di rappresentare il legame col momento da un punto di vista storico e costumistico, la strega risulta incomprensibile”. Voto 8.
CORTEO CASTELLUCCIO: “Molto azzeccata
l’idea del ciclo delle stagioni e dei mesi, li ho trovati pertinenti alla attenzione posta alla ricostruzione storica. Bella la coreografia dei tamburini”.
Voto 8.
CORTEO EMPOLITANO: “Ben fatta la ricostruzione del corteo con i ventagli” (??? ma non
erano di Castelluccio? ) “e la ripresa del tema svol-
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to della battuta di caccia; non pertinenti le pur
belle danzatrici, i cui movimenti belli, non mi
sembrano evocare il Rinascimento”. Voto 8.
CORTEO SANTA MARIA: “La resa della romanità mi è apparsa un po’ forzata, più carnevalesca
che storica. Belli i due personaggi del sole e della
luna”. Voto 6.
Dopo un Palio più scarno e meno affollato degli
altri anni, alcuni propongono un Palio che torni
nella serenità della semplice festa. Forse troppo
accanimento provocato da uno sfrenato coinvolgimento dovuto al duro lavoro, non fa gestire l’affannosa corsa alla vittoria a tutti i costi. Quindi
perché no una collaborazione dei quattro rioni ad
un addobbo generale meno dispendioso di costi e
sudore? Perché no solo la corsa al campo che non
comporta una votazione “soggettiva” della giuria?
Magari lasciare il corteo e la corsa, sostiene qualcuno. Discutibile la proposta di allungare la festa:
il più lo fa la gente, le scene cinquecentesche
hanno bisogno di chi le anima e una settimana di
balli e canti sembra improbabile quando chi partecipa è in proporzione molto inferiore alla somma
dei cittadini. Per non parlare del disagio trafficoparcheggio. Ma se lasciamo tutto com’è senza
polemiche!? Qualcuno dovrà pur vincere! La scelta ai Massari e ovviamente agli organizzatori.
Arrivederci al prossimo anno con il Palio Madama
Margarita. Comunque sia. Se ci sarà.
Sul sito www.lapiazzacastelmadama.com è visionabile la galleria con le immagini
del Palio 2011 e la Relazione della Giuria con relativi punteggi.
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ArcheoPark
Luglio 2011
ARCHEOPARK: Parco Archeologico didattico
a Colle Passero
a cura di Carla Santolamazza
Ripercorriamo le tappe del parco a tema dal bando dell’Università Agraria nel 2009
alla presentazione del progetto e del Piano Integrato di Intervento, adottato a marzo 2011,
dalle osservazioni dei cittadini alla relazione con le controdeduzioni presentata a giugno 2011
Nel dicembre 2009 l’Università Agraria pubblica il
bando di concorso per la riqualificazione dell’area in
località Colle Passero. La società Archeopark s.r.l. di
Boario Terme risponde presentando un progetto di
un Parco Tematico sulla preistoria del Lazio. Il C.d.A
dell’Università Agraria approva il progetto “Realizzazione del parco a tema archeologico didattico con
attrezzature turistiche, ricreative e di servizio in Località Colle Passero”, firmato dall’Arch. Ezio Padovan.
In seguito la stessa società presenta al Comune di
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Luglio 2011
ArcheoPark
Castel Madama il progetto redatto in forma di Piano
Integrato d’Intervento. A dicembre 2010 viene approvata la Convenzione tra Università Agraria e società
Archeopark ed in seguito si ottiene il parere favorevole, ai sensi del cosiddetto art. 13, da parte dell’Area
Difesa del Suolo della Regione Lazio. A febbraio 2011
viene approvato lo schema di Convenzione per la concessione del diritto di superficie dei terreni dell’Ente
nell’area di Colle Passero, alla società Archeopark.
Precisamente si prevede la cessione in diritto di superficie di circa 11 ettari di terreno per la durata di 50
anni, a fronte di un canone annuo a favore dell’Università Agraria di 3 mila euro/ettaro. Inoltre, le opere
di riqualificazione e di urbanizzazione e le aree, circa
6.700 mq, in concessione alla società Archeopark,
saranno cedute in proprietà al Comune di Castel
Madama direttamente dall’Università Agraria. A
marzo 2011 il Consiglio Comunale di Castel Madama, Sindaco Giuseppe Salinetti, adotta con delibazio-
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ne n. 6 il Programma Integrato d’Intervento che ha
valenza di piano attuativo in variante al PRG come si
deduce dalla relazione tecnico illustrativa e dai grafici
allegati. Dopo la pubblicazione all’Albo Pretorio
Comunale e l’inserzione sul BURL, nel periodo compreso dal 28/04/2011 al 18/05/2011 pervengono al
Comune di Castel Madama 2 osservazioni. A giugno
2011 viene presentata la relazione di controdeduzione alle osservazioni. Il 24 giugno si è tenuto un incontro tra il Sindaco Domenico Pascucci, e l’archeologo
Ausilio Priuli della società Archeopark, erano presenti
il progettista l’architetto Ezio Padovan, l’assessore alle
attività produttive Mauro Cascini, l’assessore all’urbanistica Michele Nonni e l’assessore ai lavori Pubblici
Luciano Liberati. I rappresentanti della società si sono
resi disponibili a qualsiasi incontro con i cittadini che
con osservazioni hanno espresso perplessità. A breve
inizieranno gli scavi per la relazione geologica e
archeologica.
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ArcheoPark
IL PARCO A TEMA
Il progetto prevede la costruzione di un parco archeologico-didattico, in cui il visitatore vive in maniera
attiva lo scenario preistorico ricostruito. La struttura,
prevalentemente didattica, si inserisce in un ambito
ricco di testimonianze archeologiche, storiche, naturalistiche e culturali, attraverso un sistema di laboratori in cui il visitatore ha la possibilità di interagire,
manipolare, partecipare attivamente. Un viaggio alla
scoperta della preistoria attraverso l’uso di materiali,
strumenti, utensili, la visita di strutture ricostruite e la
possibilità di cimentarsi nel macinare il grano e fare il
pane, oppure nel manipolare l’argilla, nel filare e tessere il lino, nel fondere il metallo. Sarà prevista un’area
per la simulazione di uno scavo archeologico, sarà realizzata una fattoria didattica ambientata nella preistoria con animali e campicelli. I materiali utilizzati saranno tutti naturali: legno, canne, rivestimenti in pietra.
Nelle ricostruzioni saranno esemplificati i modi di
vivere dell’uomo preistorico: nel Paleolitico superiore
(riparo-grotta); nel Neolitico perilacustre (villaggio
palafitticolo intorno ad uno specchio d’acqua); nell’Eneolitico (villaggio età del rame); nel Protovillanoviano (villaggio fine età del bronzo, inizio età del ferro);
passaggio alla storia con la cultura laziale (villaggio di
Fidene e casa del Palatino con la nascita di Roma).
Nel complesso il progetto oltre a prevedere la realizzazione di strutture ricostruttive di insediamenti preistorici, di strutture per laboratori didattici e picnic,
edifici per la ristorazione, centro visite, servizi igienici,
attività ricettiva, prevede anche opere di urbanizzazione e infrastrutture funzionali all’intervento stesso e al
centro abitato di Colle Passero sprovvisto degli standard primari di urbanizzazione (viabilità, parcheggi
pubblici, verde pubblico attrezzato). Il piano comprende uno studio di sostenibilità e compatibilità con
le caratteristiche idrogeologiche, naturalistiche, storiche e antropiche dell’area data la previsione di costruzione di un’area lacustre in cui confluiranno la maggior parte delle acque provenienti dalle numerose
sorgenti. L’area lacustre da un punto di vista naturalistico sarà un’attrattiva per varie specie della flora e
della fauna che potrebbero insediarsi in questo
ambiente. Il costo minimo previsto per l’intervento è
di circa 3.422.000,00 euro. Da un’ipotesi di bilancio di
esercizio contenuta nel piano integrato si deduce che
tenendo conto di un forte disavanzo nei primi anni di
attività e quindi della necessità di ricorrere a un fido
bancario per la gestione, rispetto all’investimento iniziale si prevede di arrivare al pareggio al 10° anno di
gestione e solo dall’11° anno in poi si può prevedere
un utile di esercizio. Quindi tenendo conto che la proposta di progetto è completamente nuova per il
nostro territorio, che l’area non è mai stata a vocazio-
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ne turistica, che il tema della preistoria è limitato dai
programmi ministeriali alle scuole elementari, la
scommessa e l’investimento, anche se interessanti,
sono ad alto rischio.
LE OSSERVAZIONI
1) Osservazione prot. n. 0005162 in data
17/05/2011, a firma di vari residenti e proprietari
di immobili in Castel Madama (che pubblichiamo
integralmente a pag. 11); 2) Osservazione prot.
n. 0005175 in data 18/05/2011, a firma del presidente dell’Associazione culturale “Comitato art. 9 “con
sede in P.zza del Municipio, 00020 Ciciliano (RM).
Nella seconda osservazione le tematiche riguardano:
una mancata tutela del continuum del reticolo stradale
e del tessuto edilizio tra Tibur e Trebula Suffenàs; il
Parco tematico, pur avendo una valenza turisticodidattica, non può essere assimilato ai “Parchi archeologici e culturali” individuati dal PTPR, piano paesaggistico regionale; si segnala l’esigenza che nel progetto
attuativo del Piano Integrato vengano contemplati la
tutela, il recupero e la valorizzazione del suddetto
antico tracciato stradale e del paesaggio circostante.
RELAZIONE DI CONTRODEDUZIONE
Illustriamo brevemente le controdeduzioni, per chi è
interessato rimandiamo la lettura del testo integrale
sul sito del Comune di Castel Madama.
Le osservazioni dei residenti firmatari di Colle Passero non sono state accolte con le seguenti motivazioni.
Relativamente ai primi cinque temi nelle controdeduzioni si ribadisce che il Piano integrato prevede la
riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale
della località Colle Passero con la realizzazione del
parco e delle attrezzature turistiche, ricreative e di servizio. Si osserva che attualmente la zona è dedicata al
pascolo ed è degradata e povera di nicchie ecologiche
diverse che favoriscano la biodiversità a livello locale.
La realizzazione del parco è finalizzata alla riqualificazione ambientale del sito, resa possibile dall’eliminazione del pascolo e dalla creazione di idonei habitat
per la diffusione di alcune specie della flora e della
fauna locale. La realizzazione di un’area lacustre su
due livelli al centro del parco archeologico, costituirà
un’attrattiva importante per numerose specie della
flora e della fauna. Da un punto di vista paesaggistico
l’intervento non sarà una ricostruzione artificiale e slegata dal contesto locale, un “Jurassic Park” con strutture di cartapesta e di plastica, ma una ricostruzione
del paesaggio laziale dal Neolitico all’Età del Bronzo
con la nascita della prima Roma basata su una rigorosa e aggiornata ricerca scientifica. Per quanto riguarda
l’inquinamento acustico, il problema è stato valutato
in sede di progetto, considerando un flusso organizzaLa
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ArcheoPark
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to e costante durante l’anno di visitatori attraverso le
prenotazioni, e prevedendo opere di mitigazione con
barriere verdi (essenze arbustive e arboree), lungo
tutto il perimetro del parcheggio e della viabilità del
Parco. Una ulteriore opera di mitigazione prevista è la
costruzione di un argine in terra battuta nel tratto di
viabilità pubblica di collegamento del parcheggio alla
S.P. Empolitana, con funzione anche di barriera acustica. In relazione all’inquinamento luminoso, in fase
di elaborazione del progetto esecutivo saranno rispettate le normative nazionali e regionali in materia, privilegiando i sistemi di illuminazione a led a basso consumo energetico. In merito alla tutela archeologica,
sono previste modifiche nel progetto proposto in funzione della salvaguardia delle preesistenze presenti
nell’area e per una loro adeguata valorizzazione all’interno del Parco. Per quanto riguarda la realizzazione
dei servizi per Colle Passero le opere pubbliche che la
società dovrà realizzare a propria cura e spese sono la
viabilità pubblica di accesso e di raccordo con l’Empolitana, tutte le urbanizzazioni sovrastanti e sottostanti,
verde pubblico secondo gli standard, parcheggio pubblico, sistemazione ambientale (idrogeologica) dei
corsi d’acqua (fosso di S. Cecilia e fosso delle Scole), e
delle relative sponde, con creazione di due specchi
lacustri utili come bacino di accumulo a pubblico utilizzo per la prevenzione degli incendi boschivi, marciapiede di collegamento all’abitato di Colle Passero,
illuminazione pubblica del parcheggio pubblico e
della viabilità di accesso, rete fognante con sistema di
smaltimento delle acque reflue di sub-irrigazione e/o
fitodepurazione, acquedotto di alimentazione del
Parco. Il costo delle opere di urbanizzazione, che
la società si impegna a realizzare, ammonterà a
312.388,20 euro per un importo totale comprensivo
di spese tecniche ed IVA pari a 394.858,68 euro.
ARCHEOPARK
paesaggistici e di impatto ambientale, oltre a non
avere riguardo per gli effettivi interessi rilevanti della
comunità.
– In realtà ben altri sarebbero i bisogni della comunità, e non certo l’incentivazione di attività finalizzate ad
un uso consumistico del tempo libero nell’area con
presunti obiettivi educativi, ricreativi o di positiva
ricaduta per l’economia del territorio. La “natura”, per
essere pienamente apprezzata e restituita incontaminata alle future generazioni, dovrebbe essere “disturbata” il meno possibile, laddove è stata fin qui mantenuta integra grazie all’istituto dell’Università Agraria
di Castel Madama che oggi la svende, per trasformarla in un sito artificiale, mentre così come è, offre ai visitatori un tragitto di vera ricerca della sua essenza,
abbisognevole di interventi a basso impatto ambientale (come ad es. la segnaletica e la tabellazione di percorsi archeologico – naturalistici).
– Che dire, a proposito di tutela del paesaggio, della
trasformazione di un ambiente integro (che tutti
dovrebbero salvaguardare) ad un luogo alla “Jurassic
Park”, ove chi ora vi si addentra è per lo più inconsapevole di ripercorrere un’antica strada romana con “vere
testimonianze” disseminate in tutta l’area, lungo un itinerario legato alla cultura degli antichi popoli che
hanno abitato e connotato la storia di questa Valle.
– Con tale artificioso intervento “all’americana”,
mosso nel nome della “ecosostenibilità” - che cela
invece una diffusa, forse inconsapevole ma preoccupante tendenza culturale a mercificare la natura, le
peculiarità del paesaggio verrebbero inevitabilmente
alterate, trasformando l’ecosistema e il suggestivo
panorama ancora visibile.
Le osservazioni e le perplessità di diversi
abitanti sul progetto: nessun intervento
di riqualificazione urbanistica ed ambientale ...
in arrivo solo schiamazzi ...
di Italo Carrarini
OGGETTO: Programma Integrato d’Intervento
di cui alla Deliberazione del C.C. n. 6 del
10/03/2011.
Foglio di osservazioni ai sensi della Legge 18 aprile 1962, n. 167, art. 6.
Con riferimento all’Avviso Pubblico del 28/04/2011,
con il quale si invitano Enti e soggetti vari a presentare osservazioni e/o opposizioni ai fini di un apporto
collaborativo alla formazione del “Programma Integrato d’Intervento per la riqualificazione urbanistica ed ambientale attraverso la realizzazione di
un parco a tema archeologico-didattico con
attrezzature turistiche, ricreative e di servizio
della Località “Colle Passero” – Soggetto proponente Archeopark srl”, adottato con Deliberazione
del C.C. n. 6 del 10/03/2011, i sottoscritti cittadini
residenti o proprietari di immobili in Castel Madama,
osservano quanto segue:
IMPATTO AMBIENTALE:
– Il progetto, nella sua complessità, non costituisce a
Ns avviso opera di riqualificazione ambientale ma
contribuisce alla dequalificazione di un luogo di elevato interesse naturalistico, paesaggistico ed archeologico, denotando talune carenze in relazione ai profili
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ArcheoPark
– Attualmente, nella zona di Colle Passero, si rileva
una esigua presenza di zanzare; chissà se con la realizzazione dei due laghetti artificiali non si andrà a provocarne la propagazione. Dubitiamo che al riguardo
siano stati eseguiti studi specifici e/o che ci si sia
preoccupati dell’incremento del tasso di umidità della
zona, in pregiudizio delle aree abitate poste nelle
immediate vicinanze.
– Tra gli elaborati tecnici approvati con la Deliberazione sopra richiamata non ci sembra siano stati
indicati studi in tema di “impatto acustico” (in una
zona nella quale la quiete dovrebbe rappresentare un
elemento di base nella classificazione acustica e che
per le sue caratteristiche orografiche e morfologiche
funge da cassa di risonanza verso l’abitato) e di
“inquinamento luminoso” (alterazioni del fotoperiodo delle piante, incidenze sulla fauna, ecc…), tantomeno viene menzionata l’acquisizione dei pareri
della competente Soprintendenza Archeologica per
il Lazio per la compresenza di manufatti archeologici ed in particolar modo di resti di sostruzione stradale del diverticolo che, dall’attuale Ponte di S. Cecilia corre sulla riva destra del Fosso delle Scole per
circa 4 km., collegandosi con la Valle del Fiumicino
all’altezza di Sambuci, come evidenziato nelle allegate foto e come meglio indicato negli ulteriori allegati, tratti da “Forma Italiae - Tibur Pars Altera” di Cairoli F. Giuliani, edito da “Unione Accademica
Nazionale e Istituto di Topografia Antica dell’Università di Roma” per i tipi di De Luca Editore –
Roma, 1966.
– Stando agli elaborati tecnici visionati, sui citati resti
dovrebbero essere realizzati sia il parcheggio ad esclusivo servizio del Parco tematico e degli escursionisti
che altre strutture. Inoltre, con la realizzazione del
Parco, di detto “unicum viario antico” ne verrà impedita la gratuita e completa fruizione.
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mente di essere investiti e che oggi, in prospettiva
della realizzazione del Parco, diventa improvvisamente attuabile solo ai fini dell’accoglimento del progetto
in ordine alla sicurezza degli “utenti-consumatori” del
Parco stesso.
– L’altro intervento: il “parcheggio”, come già detto
ad esclusivo servizio dei fruitori del Parco e degli
escursionisti, non costituisce a Ns avviso “intervento
utile e necessario per migliorare la vivibilità del nucleo
abitativo dei residenti della località di Colle Passero”, ma
intervento che come gli altri previsti è senz’altro peggiorativo della “vivibilità” e pertanto da ritenersi non
attinente ai pronunciati obiettivi programmatici di
“riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale
della località Colle Passero”.
– I servizi che gli abitanti della località in questione
attendono invece da decenni, e che non sono stati
contemplati nel predetto piano di riqualificazione
urbanistica dovrebbero consistere (oltre che nella realizzazione del marciapiede di sicurezza, auspicabile
anche sull’altro lato dell’Empolitana) in ben altro:
“dalla realizzazione di due pensiline (per i due sensi di
marcia) nelle fermate dei bus del trasporto pubblico…
alla sostituzione dell’inadeguato specchio parabolico
posto in uscita dalla strada di Colle Passero; dalla realizzazione del sistema fognario inesistente… ad un più efficace servizio dei rifiuti e pulizia delle strade; dal rifacimento della sede stradale… alla revisione complessiva
delle reti idriche, elettriche e telefoniche, ormai obsolete e
deteriorate, che obbligano spesso i nostri studenti a trasferimenti fuori sede per i collegamenti internet”.
Castel Madama, 16 Maggio 2011
Firmato da 34 cittadini
REALIZZAZIONE DI SERVIZI PER L’ABITATO
DI COLLE PASSERO:
– In merito al P.I.I. in argomento, le attuali dichiarazioni politiche preannunciano “Piani di riqualificazione urbanistica caratterizzati da una pluralità di funzioni
e da un interesse pubblico localizzati anche a ridosso di
nuclei abitati radi e diffusi privi di servizi”.
– Dall’esame degli elaborati in atti, l’unico intervento
previsto ad effettivo servizio degli abitanti, consisterebbe nella realizzazione di un “marciapiede” di collegamento tra l’accesso al Parco tematico e la Strada di
Colle Passero, intervento, questo, assai esiguo e di
normale routine amministrativa, sollecitato peraltro
da anni senza esiti a tutela dei locali fruitori del servizio pubblico di trasporto che rischiano quotidiana-
Il perimetro per un vincolo archeologico di in edificabilità assoluta proposto dal La
torio di Lettura e Progetto dell’Architettura ed inserito dal Comune di Castel Ma
nella Variante generale del P.G.R.
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ArcheoPark
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Dall’Archeopark al Parco Archeologico
degli Acquedotti Aniensi
di Alessandro Camiz
Costruire ruderi finti invece che valorizzare quelli veri è come piantare le palme al posto degli ulivi
aboraadama
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È con grande imbarazzo che abbiamo appreso tramite internet dell’intenzione di codesta giunta,
coincidente con quella della precedente che le elezioni le ha perse, di realizzare un archeopark (con la
k) a Castel Madama. Bisognerà però cambiare
nome anche alla città che quindi da oggi più ragionevolmente si dovrà chiamare Kastel Madama.
Oltre ad esprimere un forte senso di imbarazzo
vogliamo precisare il nostro giudizio su questa operazione che è decisamente negativo. Come illustrato nel volume recentemente edito per i tipi di
Kappa (Progettare Castel Madama, Roma 2011)
che contiene il risultato di un workshop internazionale svoltosi nel 2008 con gli studenti del Laboratorio di Sintesi del Prof. Strappa (Architettura Sapienza) e della School of Architecture della University
of Miami, esiste un master plan per un parco
archeologico degli acquedotti, e dopo otto anni di
lavoro del Polo di Ricerca e Alta Formazione della
Facoltà di Architettura della Sapienza nel Castello
Orsini, con mostre, convegni, seminari, workshop
sarebbe arrivato il momento di dare un contributo
utile alla città. Quando nel 2006 concepimmo l’azione “workshop internazionale di progettazione
sostenibile in area archeologica” nel Piano di Azione Locale dell‘Agenda 21 della Provincia di Roma,
eravamo consapevoli della importanza che rivestiva
la conoscenza dei cittadini rispetto ai Beni Culturali presenti nel loro territorio, ebbene faremo qui
autocritica pubblica, è colpa nostra: non siamo
riusciti a far sapere alla cittadinanza che nel territorio di Castel Madama i resti archeologici ci sono e
sono anche tanti. Quattro tracciati di acquedotti
romani attraversano il territorio comunale, ci sono
diverse ville rustiche, colombari, cisterne, tombe,
tracciati stradali antichi, posti di guardia, una città
medievale abbandonata, tre grandi ville romane. Sì,
nel territorio di Castel Madama c’è tutto questo, ma
il livello di consapevolezza della cittadinanza e dei
quadri dirigenti è talmente basso da rasentare la
rimozione piscanalitica. Ecco perché siamo contrari
all’archeopark. Riteniamo assolutamente irragionevole inventare dei ruderi finti quando si è in presenza di ruderi veri. D’altra parte chiunque abbia un
minino di buon senso capisce da solo che per l’attrazione culturale e turistica la copia di un parco già
esistente, come si configura la proposta dell’archeopark, non è per niente efficace, mentre l’originale,
unico ed irripetibile sistema organico dei reperti
archeologici nel loro territorio di riferimento, se
ben attrezzato per la fruizione, può funzionare
come grande attrattore culturale. Eppure la Variante generale di Piano regolatore, recentemente
approvata, non prevede questo archeopark, ma prevede altra cosa. Un vincolo di inedificabilità assoluta, lungo il tracciato dei quattro acquedotti aniensi
nel territorio comunale prelude alla realizzazione di
un grande parco archeologico naturalistico, caratterizzato da una parte dalla presenza monumentale
degli acquedotti, la cui estensione da Roma a Subiaco è paragonabile a quella della grande muraglia
cinese, e dall’altra dal fiume Aniene: quindi un
fiume vero e dei ruderi veri. Per l’archeopark invece
si propone un lago finto con dei ruderi falsi, che
cosa curiosa. Beh certo, questa operazione dovrebbe portare lavoro e soldi. Ma a chi li porterebbe i
soldi? Alla cittadinanza di Castel Madama? Se 600
visitatori al giorno vanno a visitare l’archeopark a
Brescia, sicuramente gli stessi 600 non andranno a
Castel Madama per vedere una cosa uguale a quella
già vista a Brescia, quindi il bilancio parte con un
segno meno, -600 visitatori al giorno. I visitatori
potrebbero venire a Castel Madama se trovassero
fruibili quelle numerose testimonianze originali del
passato, come il Castello ad esempio, e magari qualche posto letto in centro storico (questa sì sarebbe
fonte di reddito e di lavoro per la cittadinanza).
Mentre gli ipotetici innumerevoli visitatori dell’archeopark non passerebbero per la città e non lascerebbero neanche un centesimo alla comunità:
impariamo dal funzionamento del sito di Villa
Adriana che non riesce ancora a coinvolgere Tivoli,
se non grazie a una recente e interessante progettazione integrata del territorio. Hans Lorzing, nel suo
“mindscape diamond”, classifica l’archeopark e
questo tipo di operazioni come “paesaggi trasposti“,
ovvero la costruzione altrove di un paesaggio appartenente ad altro territorio: si tratta quindi di una
operazione evidentemente non sostenibile dal
punto di vista ambientale per la incompatibilità dei
biotopi, ma soprattutto correlabile - per Lorzing - a
una ideologia reazionaria.
14
Amministrazione
Luglio 2011
CASERMA,
SIAMO ANCORA ALLA PRIMA PIETRA
di Ivano Moreschini
NUOVA CASERMA DEI CARABINIERI
CONSEGNATI I LAVORI
Il Comune, con verbale sottoscritto il 29.12.2010,
ha consegnato all’impresa Edil Ventre di Avellino
i lavori di costruzione della nuova caserma dei
carabinieri. Sono così ufficialmente iniziati i
lavori che saranno ultimati nella primavera del
2012. L’Amministrazione comunale smentisce
con i fatti le voci, inspiegabilmente diffuse,
riguardanti la mancata esecuzione dell’opera
(7 GENNAIO 2011).
Mentre copiavo e incollavo questo pezzo ripreso
dal blog del Pd di Castel Madama, ho fortemente sperato che questa tecnica di inizio degli
articoli finisca quanto prima. È molto agevole e
colpisce subito, ma comincia ad essere un po’
preoccupante.
Vediamo un po’ cosa possiamo ricavare di concreto da questo comunicato ufficiale, al di là del tono
di propaganda: il primo punto è che i lavori della
caserma sono stati consegnati il 29.12.2010; il
secondo punto è che saranno ultimati nella primavera 2012. Da notare che in un altro comunicato
stampa, reperibile su www.sitopreferito.it, l’assessore Testi parlava invece di fine lavori al 7 ottobre
2012. Prendiamo per buona questa ultima data,
più ottimistica. Si tratterebbe di un tempo di 20
mesi dalla consegna al termine dei lavori.
Un paio di mesi dopo la consegna, il 12 marzo
2011, si svolge la cerimonia della posa della prima
pietra, alla presenza anche del Vescovo di Tivoli.
Poi ci sono state le elezioni di metà maggio, la formazione della nuova Giunta, ed ora si va verso le
vacanze estive senza novità di rilievo riguardo alla
Caserma. In sostanza ci siamo fermati alla prima
pietra. Basta fare una passeggiata nel luogo del
cantiere, di fronte al verde pubblico, per vedere
come nulla sia stato toccato, ed i lavori non siano
in realtà mai iniziati.
Con il nostro giornale torniamo sull’argomento
perché pensiamo che non sia il caso di lasciarlo
nel dimenticatoio. È inutile ribadire l’importanza
della costruzione della caserma per la sicurezza
dei cittadini: ormai si tratta solo di capire quando
sarà fatta e come. Al contrario di quello che si può
pensare, infatti, la consegna dei lavori può essere
negativa per il Comune, soprattutto se l’impresa
non comincia, dando la colpa al Comune del fatto
di non aver potuto cominciare. Non conosciamo i
motivi reali che impediscono l’effettivo inizio dei
lavori. Invitiamo però l’attuale Amministrazione,
nelle figure del Sindaco Pascucci e dell’Assessore
ai Lavori Pubblici Luciano Liberati, a rendere noti
tali motivi, e con una certa fretta, nell’interesse
del Comune. Infatti le imprese possono avere
enormi vantaggi da un cantiere fermo per responsabilità del Comune: possono pretendere somme
ingenti per i macchinari fermi o il personale destinato al lavoro (danno emergente) ed il mancato
guadagno (lucro cessante).
Sul fermo del cantiere la principale ipotesi che circola è quella di un importo del contratto troppo
basso rispetto ai costi effettivi, ipotesi che è senz’altro suffragata dal notevole ribasso (43%)
offerto dall’impresa. Detto così, sembrerebbe che
sia l’impresa ad essere in torto: ha fatto un’offerta
che non è in grado di sostenere. In questo caso
dovrebbero comunque esserci delle contestazioni
da parte dell’ufficio tecnico, che dovrebbe obbligare l’impresa a cominciare i lavori. Visto che
sono passati quasi sette mesi e ciò non accade,
viene il dubbio che il ritardo nell’apertura del
cantiere sia responsabilità del Comune, poiché si
suppone che l’impresa non sia così sprovveduta
da rischiare di pagare lei i danni al Comune. Se
avesse torto si affretterebbe a cominciare.
In ogni caso, edificare un corpo di fabbrica delicato come la Caserma in un anno e tre mesi non
sembra molto realistico a questo punto, pertanto
andiamo quantomeno incontro ad un rinvio del
termine finale dei lavori, cioè a quel taglio finale
del nastro che sembra essere stato evocato dal
Vescovo di Tivoli come momento migliore della
posa della prima pietra. Questo sarebbe a questo
punto il male minore. Per il resto, speriamo che la
faccenda venga affrontata e risolta, anche perché
le somme in campo sono ingenti, ed il Comune di
Castel Madama avrebbe serie difficoltà ad affrontare richieste di danni.
La
zza
Pia
Luglio 2011
Brevi
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Riceviamo e pubblichiamo
COME SI PUO’ DIVENTARE FASCISTI COME SI PUÒ PENTIRSI DI ESSERE STATI FASCISTI
Siamo nei primi decenni del ‘900, da una famiglia di contadini, composta di 6 figli, 3 maschi e 3 femmine, come erano le famiglie di quell’epoca, in particolare la famiglia Rocchi, uno mostrava più interesse per la scuola, Domenico. Poiché negli anni
precedenti alcuni parenti Rocchi erano andati ad abitare a Roma in un casale dei Talenti, Domenico fu mandato da loro e
tutte le mattine andava a scuola a piedi nudi con un bel paio di scarpe lucide legate sulle spalle, che metteva prima di entrare
nell’istituto. Gli insegnamenti e le discussioni che avvenivano a scuola lo resero un rivoluzionario. In quel periodo in Russia
c’era la Rivoluzione Bolscevica e in Europa la Prima Guerra Mondiale. Fu chiamato a servire la patria con i cosiddetti ragazzi del ’99, lì fece il corso da Ufficiale e finita la guerra ritornò a Castel Madama e nella vivacità politica tra socialisti, fascisti e
partito popolare, scelse di partecipare con i fascisti alla marcia su Roma. Le discussioni proseguivano, la vivacità politica era
frenata dalla dittatura fascista, ma questo non significava che le voci clandestine circolassero nel paese. Poiché i fascisti avevano promesso riforme agrarie, industriali, protezione dei lavoratori e delle classi più deboli, Domenico si rese conto invece
che i 4/5 dei proprietari di Castel Madama come vivevano prima vivevano dopo e che i contadini continuavano ad essere
vessati e il delitto Matteotti del 1924 gli fece capire che aveva sbagliato scelta e che il suo partito non poteva più essere quello e immediatamente aderì al Partito Comunista clandestino, pur sapendo che i comunisti che agivano andavano in galera.
Scelse quella via. Cominciò la cospirazione con altre cellule del partito dei dintorni di Castel Madama. Nel frattempo
Gramsci aveva formato l’Unità che era arrivata anche a Castel Madama. Scoppiò la seconda guerra mondiale, nella fame e
nella miseria si arrivò al 25 luglio del ’43 quando nella riunione del Gran Consiglio si decise l’arresto di Mussolini e anche a
Castel Madama si svolse una prima manifestazione libera diretta principalmente dai comunisti. Mentre la guerra continuava, con Graziani Presidente del Consiglio, i comunisti di Castel Madama con in testa Domenico Rocchi, dirigente massimo
del partito, si diedero alla macchia, per mettere in salvo le famiglie in una grotta sulla montagna a Monte Bruna. Vi furono
scontri tra partigiani e tedeschi ed il 6 giugno ’43, finita la guerra, e liberata Castel Madama dalle truppe alleate, il Comitato
di Liberazione e il Comando alleato decisero che le funzioni di Sindaco fossero svolte da Domenico Rocchi. La mattina svolgeva le mansioni di sindaco, la sera da grande rivoluzionario. Nella sezione il falegname Agostino Testa della “nuvala” leggeva l’Unità ai contadini e braccianti, si organizzavano le cooperative, primo presidente Michele de “micchelaccittu”, Damiano
Iori guidava braccianti e contadini collegati al Federterra, il falegname veneziano Faiotto organizzava una stanza per i giochi,
Moreschini Urbano, tuttofare, in particolare elettricista, faceva funzionare l’altoparlante più grande del mondo, acquistato
con le sottoscrizioni di tutto il popolo. Il popolo aveva fame di lavoro e pane, le terre intorno al paese non potevano essere
occupate per vari motivi e insieme al partito di Roma si decise di invadere le terre intorno a Roma e si ottennero vari terreni
in concessione. Si cominciò ad organizzare la raccolta della frutta e a portarla a Roma, ma non essendo sufficiente si costrinsero i commercianti a raccogliere nelle loro campagne. Uno dei primi membri presente nel punto di raccolta era il socialista
Emilio Liberati. Fu aperto un negozio di generi alimentari. Dal partito nazionale arrivò l’ordine di organizzare una manifestazione di tutti i braccianti agricoli perché fosse concessa la terra per lavorare. Nella manifestazione a Roma furono portati
un centinaio di braccianti, nel giorno dell’apertura dell’anno santo. Appena messo il piede a terra tutti i manifestanti furono
prelevati e portati a Regina Coeli. Alcuni giorni dopo, appena liberati, gli stessi dirigenti con un altro centinaio di braccianti
partirono da Piazza Dante verso il quarto del piano, con Domenico Rocchi, la bandiera rossa in mano, la falce, il martello e la
stella. Per questo ebbe in premio un trattore da parte dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Fu aperto un negozio di prodotti agricoli e un secondo negozio di generi alimentari. Domenico inoltre aveva cominciato anche a fare le costruzioni in Via Roma, Via San Sebastiano, Via della Libertà. Per questi motivi il Gramsciano propone che venga intitolata una
via o una piazza a Domenico Rocchi.
Castel Madama 28/06/2011
Il Gramsciano
Alla direzione del mensile “La Piazza”
Venuto a conoscenza dalla pubblicazione del mensile di giugno 2011 della vostra espulsione dalla sede di Vicolo Giustini da
parte dell’attuale dirigenza del PD e, visto che già in precedenza avevo personalmente criticato l’esito della campagna elettorale e i suoi risultati, faccio presente che l’espulsione in oggetto è un fatto talmente grave che non può passare inosservato.
Durante l’ultima campagna elettorale è stato invitato a Castel Madama l’on. Walter Veltroni, eletto nelle primarie come
segretario del PD supportato da un programma di partito, che prevedeva l’inglobamento di tutti i gruppi di centro e centrosinistra, cosa che nella sezione di Castel Madama è risultata completamente all’inverso. Il simbolo era quello dell’Unione di
Romano Prodi, ma nei fatti era PD e SEL e nemmeno per intero. Io ritengo necessario che per il risanamento del PD sia azzerata l’attuale dirigenza con lo scioglimento della sezione e relative dimissioni dei consiglieri e del segretario in carica, e anche
dei due consiglieri di minoranza in carica.
Castel Madama 29/06/2011
Pia La
zza
Il Gramsciano
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Brevi
Luglio 2011
L’angolo di Bruno ...
GIOVENTU’
Definizione della gioventù: il ruolo sociale che prescrive che, per la prima volta, una persona si interessi socialmente, (quindi anche sessualmente), dell’altro sesso. (J.R. Udry)
Giovinezza: quel tempo durante il quale proviamo una nutriente ma anche folle indulgenza verso noi
stessi. (E. Siciliano)
Cos’è mai la giovinezza? … Abuso e ignoranza. (F. Villon)
Le intemperanze: è una caratteristica e un diritto dell’età non essere equilibrati. (F. Scaparro)
Gioventù matura: un ragazzo/a diventa adulto/a quando si rende conto che ha diritto non solo ad avere
ragione ma anche ad avere torto. (T. Szasz)
La giovinezza non è una età, è una stagione del cuore. (A. Sertillanges)
La gioventù non è paziente, non può aspettare di essere felice. (Gina Lagorio)
La mancanza di desideri è il segno della fine della gioventù. (Goffredo Parise)
Giovinezza passata: finché eravamo giovani era tutto un’altra cosa. Chissà perché. Forse eravamo stupidi, però adesso siamo “cosa”, che cosa, che? Quella voglia, la voglia di vivere, chissà dov’è! (Vasco
Rossi)
Gioventù … passata …: a quell’epoca rassomigliavo ad un puledro appena uscito dalla stalla che vede
per la prima volta la prateria. A quell’epoca rassomigliavo ad un uccello appena uscito dal nido che
vede per la prima volta il cielo. Dinanzi c’era uno
spazio infinito, dinanzi c’era un orizzonte luminoso. (Feng Zhi).
Ricerca e raccolta di idee, pensieri ed opinioni
a cura di Bruno Testa
errata corrige
ORARIO DI RICEVIMENTO
Il Vicesindaco e Assessore: Michele Nonni Urbanistica, PRUSST, riqualificazione del
centro storico, delle frazioni e delle zone agricole, ambiente, fonti rinnovabili, nettezza
urbana, raccolta differenziata, arredo urbano,
parchi e giardini, agricoltura, polizia locale,
caccia e pesca.
Riceve il lunedì dalle 11.00 alle 14.00
La
zza
Pia
il servizio Fotografico è fornito dallo Studio
La
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Pia
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Vicovaro
Luglio 2011
VICO ... NEWS Notizie da Vicovaro a cura di Roberto Bontempi
ARRIVA L’ESTATE: ECCO LE FESTE!
A Vicovaro tanti appuntamenti in programma
Bella stagione fa rima con festa in piazza e
quest’anno ancor di più. Nata dalla collaborazione tra l’assessorato al Turismo, nella
persona dell’Assessore Luigi Moltoni, e la Pro
Loco di Vicovaro, ha già preso il via l’edizione 2011 dell’Estate vicovarese. Anche quest’anno tante iniziative per riempire in modo
allegro gioioso le calde serate dei concittadini e di quanti vorranno unirsi a loro: si va dai
classici balli di gruppo all’intrattenimento
musicale, passando per giochi popolari e
spaghettate. Di seguito il calendario delle
iniziative.
Foto Mario Ventura
Venerdì 22 luglio ore 21, Piazza San Pietro
Serata danzante – balli di gruppo
Venerdì 5 agosto ore 21, Piazza San Pietro
I Campionato di giochi popolari a squadre (eliminatorie)
Sabato 23 luglio ore 21, Piazza San Pietro
Baby dance e animazione per bambini
Sabato 6 agosto ore 21, Piazza San Pietro
Concerto della banda “Gioacchino Rossini” di
Vicovaro diretta dal Maestro Maurizio Giordani
Domenica 24 luglio ore 21, Piazza S. Pietro
Esibizione della Fanfara dei Bersaglieri di Palombara Sabina
Domenica 7 agosto, Piazza San Pietro
I Campionato di giochi popolari a squadre (finali)
Venerdì 29 luglio ore 21, Piazza San Pietro
Serata musicale con Marco Romano
Venerdì 12 agosto, Piazza San Pietro
Serata musicale
Sabato 30 luglio, Piazza San Pietro
Torneo di pallavolo maschile – Spaghettata
Sabato 13 agosto, centro storico
Passeggiando alla ricerca di antichi sapori (II edizione)
Domenica 31 luglio ore 21, Piazza San Pietro
Serata musicale con Antonio De Simone
Domenica 15 agosto, Piazza San Pietro
Torneo di pallavolo femminile
INFIORATA
DEL CORPUS DOMINI
Come da consolidata tradizione, anche quest’anno l’Associazione infioratori di Vicovaro
ha lavorato alacremente per allestire, in
occasione della festività cristiana del Corpo e
Sangue di Cristo del 26 giugno, una bella
infiorata in Piazza San Pietro. Di seguito alcune foto mostrano l’ottimo lavoro svolto dai
tanti ragazzi coinvolti.
Pia La
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La
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Pia
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Vicovaro
Luglio 2011
SAGRA DEL PANE
Nonostante il caldo torrido e una serie di altre iniziative consolidate nel tempo programmate nei Comuni
limitrofi, anche questa edizione della Sagra del pane
di Vicovaro si è rivelata un ottimo successo. Fin dal
mattino, in Piazza San Pietro, sono stati allestiti gli
stands gastronomici. Alle 11 c’è stata la tradizionale
benedizione del pane da parte del parroco di Vicovaro, don Benedetto Molinari, poi è stato servito il
pasto: 10 euro per sagne aglio e olio, braciola di maiale, insalata, acqua e vino il tutto accompagnato dal
pane, distribuito in quantità per tutta la giornata. Nel
pomeriggio grande successo per la merenda con pizze
fritte e animazione per i bambini. In serata, infine, durante e dopo la cena a base di panini con porchetta e
salsiccia, si è tenuto uno spettacolo musicale con Marco Romano. Durante la manifestazione i bambini
della scuola “Educazione alle arti e ai mestieri” di Antonio Mattia, hanno esposto i loro lavori.
FESTA DELLA
MADONNA
DEL CARMINE
(13.07.2011) Edizione
quanto mai ricca quella
di quest’anno della
Madonna del Carmine,
che si è svolta, nel
cuore di luglio, con il
contributo della BCC
di Vicovaro e il patrocinio del Comune di
Vicovaro e della Provincia di Roma, grazie
alla collaborazione del
Comitato di Frazione
di San Cosimato, il
Comitato festeggiamenti e la Pro Loco di
Vicovaro. Ecco il dettaglio delle iniziative
programmate.
CONCERTI REGGAE A SAN COSIMATO
Sabato 23 e Domenica 24 luglio, l’Associazione Josè Martì onlus, organizza nel parco di San Cosimato all’interno dell’Oasi francescana, il “Reggae Party story”, due serate a ritmo di musica reggae. Il 23 il
gruppo Onde Roots, suonerà cover di Bob Marley mentre domenica 24, dopo la dance hall MaDeKe,
concerto con i Rione Roots. Appuntamento alle ore 21. L’ingresso è gratuito.
Pia La
zza
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Attualità
Luglio 2011
MEGLIO FARE CHIAREZZA
di Mario Di Nardo (presidente della compagnia teatrale)
Dal momento che qualche personaggio, spinto dallo spirito del paladino di turno detta sentenze senza sapere, ritengo doveroso spiegare quanto segue: dopo aver partecipato al bando pubblico per l’affidamento della sala
polivalente Comunale, la compagnia teatrale “Quelli
che ... continuano”, si aggiudica la gestione del suddetto immobile e, il 3 febbraio del 2009, stipula con il
Comune la “CONVENZIONE PER LA GESTIONE
DELLA SALA POLIVALENTE COMUNALE”, firmata dall’ing. Salvati per il comune (proprietario) e
dal sottoscritto per la compagnia (gestore); la suddetta convenzione è composta da 16 articoli, nello specifico l’art. 7 recita: Uso dell’impianto da parte di altri
soggetti: - il Gestore consente l’uso dell’impianto a titolo
gratuito alle scuole di Castel Madama. Le Associazioni
culturali, ricreative, sociali che ne facciano richiesta sono
tenuti al pagamento, a titolo di rimborso spese per consumi e gestioni, di una tariffa oraria. La tariffa oraria che il
Gestore potrà richiedere è di Euro 20,00. Il pagamento
della tariffa avverrà a favore del soggetto gestore, a titolo
di rimborso spese per consumi e gestione. ecc., ecc. - Le
associazioni, le scuole o i singoli soggetti, devono stipulare con il gestore un modulo di richiesta avente
come oggetto: “richiesta di concessione in uso temporaneo della sala teatrale comunale”; la presente richiesta
sarà firmata dal richiedente e, per accettazione, dal
gestore; con la stipula della suddetta richiesta, il richiedente si assume tutta la responsabilità di quanto possa
accadere all’interno della sala comunale, sollevando il
gestore da ogni responsabilità.
Il procedimento appena illustrato viene rispettato da
tutti i richiedenti della sala in oggetto (dal febbraio del
2009 la sala è stata concessa per ben 40 volte per manifestazioni teatrali e cinematografiche), fatta eccezione
per chi ritiene ingiusto quanto appena descritto, affermando che le proprietà comunali devono essere messe
a disposizione di tutti i cittadini che ne facciano richiesta senza assunzione di responsabilità e senza versamento della quota succitata.
Fedele alla concessione stipulata, chi non accetta le
condizioni dell’art. 7 non potrà usufruire della sala
comunale.
Per concludere volevo spiegare il perché la passata
amministrazione ha ritenuto doveroso inserire nella
convenzione di gestione il versamento di € 20 l’ora al
gestore della sala in oggetto: la sala polivalente
comunale, come tutti i luoghi frequentati da pubblico è soggetta ad usura e quindi abbisogna di una
costante manutenzione (dall’inizio della gestione la
sala è stata ritinteggiata nella sua totalità due volte);
a tal riguardo riceviamo i complimenti da tutti per
come la stessa viene gestita e mantenuta; la parte
tecnica è allestita di tutte le apparecchiature che un
locale adibito a teatro e a proiezioni può richiedere,
le suddette apparecchiature sono tutte di proprietà
della compagnia teatrale “Quelli che ... continuano”
e vengono adoperate da tutte le realtà che ne fanno
richiesta; durante l’uso a terzi, almeno due componenti della compagnia sono presenti in sala per qualsiasi necessità; i camerini degli attori sono arredati
di tutti i comfort inerenti al fabbisogno degli attori,
arredi di proprietà della compagnia teatrale; i servizi
igienici al pubblico sono arredati e sempre puliti; la
platea sempre in ordine e degna delle manifestazioni
che ospita; pertanto quando si entra nei camerini o
nei servizi o in platea e si trova tutto al suo posto e
tutto pulito e ben sistemato dobbiamo pensare che
c’è qualcuno che pensa a questo; quando un’associazione o un singolo cittadino usufruisce di tutta la
strumentazione, anche in questo caso dobbiamo
pensare che c’è qualcuno che pensa a questo. Tutto
ciò comporta una spesa per il gestore e una continua
manutenzione; quindi per te associazione e/o singolo privato che vuoi venire a incassare durante i tuoi
spettacoli perché questo è il tuo lavoro, non puoi e
non devi pretendere che il gestore della sala ti ospiti
a sue spese e, soprattutto, si assuma la responsabilità
della manifestazione da te indetta.
Sperando di essere stato chiaro ed esauriente e ringraziando il succitato paladino di turno per avermi dato lo
spunto per questo chiarimento, ricordo a tutte le associazioni o singoli cittadini che la sala polivalente
Comunale è a disposizione per tutte quelle realtà che
vogliono presentare rappresentazioni teatrali o cinematografiche, fermo restando le modalità della convenzione di gestione.
I dieci anni di esperienza con la Compagnia Teatrale
mi hanno insegnato che il Comune va vissuto e non
sfruttato.
La
zza
Pia
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Centro Sociale Anziani
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Gemellaggio con il Centro Sociale
di San Polo dei Cavalieri
a cura di Rina Iori
Un momento di convivialità e di festa all’insegna dell’amicizia
Domenica 12 giugno 2011 il Centro Sociale
Anziani di Castel Madama si è recato, con un pullman, a San Polo dei Cavalieri per la cerimonia di
gemellaggio con il locale Centro Sociale.
Si è trattato di un vero e proprio patto di amicizia
il cui scopo è di aprire il territorio ad uno scambio
di conoscenze e esperienze basilari per la vita di un
Centro che ha come protagonisti persone che
hanno vissuto una vita tra il lavoro e la famiglia e
che oggi hanno ancora molto da imparare e da
insegnare.
L’incontro si è tenuto presso il Ristorante “Lu Grisciu” con la partecipazione di circa 200 persone tra
cui, oltre ai Presidenti dei due Centri Stefania
Mozzetta, Rina Iori e i rispettivi membri del Comitato di Gestione, per San Polo il Sindaco Paolo
Salvatori, il Maresciallo Luciano Serraiocco e il
parroco Don Andrea e per Castel Madama il consigliere comunale delegato ai Servizi Sociali Domenico Moreschini.
Presenti inoltre il Presidente del CSA di Settecamini Amedeo Goghi, con una delegazione del
Comitato di Gestione e il vice Presidente di Tivoli
Terme Antonio Cola.
Per un saluto istituzionale, sono intervenuti il Sindaco di San Polo che si è congratulato con i soci
per essersi resi protagonisti di un incontro-confronto che arricchisce entrambe le comunità e il
consigliere delegato ai Servizi Sociali Domenico
Moreschini che ha portato i saluti del Sindaco e
della Giunta Comunale di Castel Madama.
Al termine del pranzo c’è stato lo scambio dei doni
e l’invito al Presidente del CSA di San Polo a
ricambiare la visita in modo da trascorrere un’altra
giornata di festa insieme nel nostro Comune.
PROSSIME MANIFESTAZIONI E GITE
Sabato 23 Luglio ore 21,00 - Parco Oudenaarde “Festa dei Nonni” premiazione e serata danzante
Sabato 20 Agosto ore 21,00 - Collicelli “Agosto sotto le Stelle” serata danzante
Sabato 10 Settembre ore 21,00 - Parco Oudenaarde “Festa di fine Estate” serata danzante
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia 23-24 e 25 Settembre 2011 “Viaggio a
Torino” quota individuale di partecipazione (minimo 40 persone) Euro 244,00 per i soci (con il contributo del CSA) Euro 255,00 per gli aggregati e simpatizzanti. Prenotazioni entro il 31 Luglio
Venerdì 21 Ottobre ore 18,00 - Teatro Orione-Roma “Due mariti imbroglioni”
commedia comica in tre atti di Eduardo Scarpetta
Per qualsiasi informazione o chiarimento rivolgersi al CSA tutti i giorni
dalle ore 16 alle ore 19,30 - Tel. 0774/4500244
Pia La
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Aree Protette Toscana
Luglio 2011
Parco Naturale della Maremma
a cura di Elisa Livi
L’Area Protetta si estende su una superficie di 9.000 ettari nella regione Toscana,
provincia di Grosseto. I comuni interessati sono: Grosseto,
Magliano in Toscana, Orbetello. L’Ente Gestore del parco
è l’Ente Parco Regionale della Maremma. Sito internet: www.parco-maremma.it
Una catena di colline impervia e selvaggia, che discende verso il mare con spiagge sabbiose e scogliere... ... circondata da paludi, pinete, campi coltivati e pascoli. Il territorio del parco, delimitato dalla ferrovia Livorno-Roma, si
estende lungo la costa tirrenica da Principina a Mare ad
Alberese, fino a Talamone. Elementi geografici significativi
sono costituiti dall’ultimo tratto del fiume Ombrone, dal
sistema orografico dei monti dell’Uccellina, che raggiunge i
417 metri a Poggio Lecci, dall’area palustre della Trappola,
oltreché dal tipo di costa, ora falcata sabbiosa, ora a falesia
precipite. Il tratto costiero della Maremma toscana che va
da Principina a Mare fino a Talamone, ed è limitato ad Est
in parte dalla via Aurelia, è diventato, a partire dal 1975
(Legge Regione Toscana n.65, 5 giugno 1975) il Parco
Naturale della Maremma. Esteso per 100 kmq., esclusa la
fascia esterna di rispetto, il Parco confina a Sud e S/W con
il mare, sul quale si affaccia nella parte meridionale con una
costa alta ed erosa. Ad essa, più a Nord, succedono spiagge
dove la copertura vegetale è costituita da numerose specie
pioniere, ben adattate al difficile ambiente sabbioso e salmastro e sostituite da specie caratteristiche della macchia
mediterranea mano a mano che ci si allontana dalla battigia. La linea di costa è andata soggetta a forti mutamenti,
oltreché nei tempi geologici, nel corso degli ultimi decenni:
per cui risulta oggi avanzata a Sud di Marina di Alberese,
mentre ha subito un notevole arretramento al di qua e al di
là di Bocca d’Ombrone. Dal punto di vista naturalistico il
complesso formato dai Monti dell’Uccellina, dalla pineta di
Marina di Alberese, dalla Foce del fiume Ombrone e dalle
Paludi della Trappola costituisce un prezioso mosaico di
ecosistemi sui quali ha agito in momenti e modi diversi
l’uomo, caratterizzando ulteriormente il paesaggio senza
tuttavia degradarlo e impoverirlo.
Il territorio: A Nord dell’Ombrone si presenta un territorio pianeggiante occupato dalle Paludi della Trappola:
un sistema di specchi d’acqua, in parte temporanei e in
parte permanenti (i così detti chiari o bozzi) cui si alternano rilievi dunosi appena accennati. Un aspetto caratteristico di questo settore del Parco è la presenza di bovini
maremmani, mantenuti allo stato brado durante tutto l’anno; le acque interne ospitano durante l’inverno un gran
numero di uccelli acquatici migratori, ma varie specie di
avifauna sono sempre
presenti. I settori più
lontani dal mare sono
stati bonificati e sono
ora occupati da colture agrarie e da moderni allevamenti zootecnici. Il territorio
descritto è parte del
delta dell’Ombrone
che taglia con un percorso a meandri il territorio del Parco.
A sinistra della foce
dell’Ombrone si estende un territorio caratterizzato da un compatto sistema
di dune intercalate da lame di limitata estensione e coperte
in buona parte da una pineta. La pineta di pino domestico è
separata dal mare da una fascia di pino marittimo, che
assolve la funzione di proteggere il territorio retrostante
dall’azione dannosa dei venti salati. Questa zona è attraversata da alcuni canali artificiali che in parte risalgono alle
prime bonifiche Lorenensi del XVIII sec.
La parte centrale e meridionale del Parco è dominata
dai Monti dell’Uccellina, un insieme di rilievi in parte di
natura calcarea, in parte silicea, che culmina nei 417 m. di
Poggio Lecci. Questi rilievi sono oggi quasi completamente coperti da fitta vegetazione forestale (macchia mediterranea). Solo la parte bassa delle pendici volte ad oriente è
stato disboscata e trasformata in pascolo o in uliveto. Sui
Monti dell’Uccellina appaiono antiche torri ed edifici religiosi che testimoniano la passata presenza e attività dell’uomo in questa terra: ricordiamo l’abbazia di San Rabano, in
gran parte diroccata, le torri di Castelmarino, di Collelungo, di Cala di Forno e della Bella Marsilia. Presso Talamone
incontriamo i ruderi di una villa d’epoca romana, mentre
nelle grotte formatesi ai piedi della scarpata calcarea sono
state trovate testimonianze preistoriche che ci riportano
fino al paleolitico.
La Natura: La fauna: il territorio del parco comprende
una successione di vari ecosistemi, in cui coesistono
ambienti naturali e ambienti antropizzati, tutti ugualmente
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Aree Protette Toscana
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importanti per il ruolo essenziale che svolgono nella vita
della fauna selvatica. Ogni specie ha i suoi ambienti elettivi.
La vegetazione: formato da due grandi unità geomorfologiche, costituite dai monti dell’Uccellina e dalla piana dell’Ombrone, il Parco della Maremma raccoglie una grande
varietà di aree vegetazionali. Il territorio: il paesaggio presente all’interno del Parco è molto simile a quello tipico
della Toscana Meridionale, caratterizzato da forme dolci e
di incisioni vallive poco accentuate. L’idrografia: il reticolo idrografico è caratterizzato da una rete di corsi d’acqua
secondari, prevalentemente artificiali, realizzati a seguito
della bonifica della pianura e facilmente riconoscibili dal
loro andamento rettilineo e dai loro argini manufatti.
PUNTI D’INTERESSE:
LE TORRI: Nel XV secolo la minaccia sempre crescente
della potenza turca fu una delle maggiori preoccupazioni
per i sovrani occidentali in quanto la pirateria faceva parte
della politica marinara di queste popolazioni. I pirati infatti
avevano l’obbligo di dividere il bottino con il loro governo,
pertanto questa attività rappresentava per esso uno dei
maggiori cespiti di guadagno; inoltre, va considerato che i
pirati non si limitavano ad assalire le navi, ma facevano
anche scorrerie e razzie sulla terraferma. Queste incursioni
durarono, anche se con minore intensità, fino a tutto il
XVIII secolo. Trappola, Castel Marino, Colle Lungo, Torre
dell’Uccellina, Torre di Cala di Forno, Bella Marsiliana,
Bassa, Torre di Poggio Raso, Torre delle Cannelle, Torre di
Capo d’uomo, Torre del Molinaccio, Torre del Talamonaccio sono le torri, di cui visitabili: Castelmarino, Collelungo e Torre dell’Uccellina.
LA TORRE DELL’UCCELLINA
Eretta dopo il 1321 quando la famiglia degli Abati fortificò
l’intero monastero, la torre fu chiaramente rialzata in un
secondo periodo in quanto il tessuto del paramento cambia nella parte alta divenendo meno curato e squadrato. È
probabile che questo intervento risalga alla metà del XVI
secolo, allorché si provvedette alla costruzione della maggior parte delle torri della zona e al riattamento di quelle esistenti allo scopo di formare un’ininterrotta catena di edifici
di avvistamento lungo tutta la costa. Dalla foto aerea pos-
San Rabano (vista dall’alto)
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Cala Di Forno
siamo notare il vano interno e il camminamento di ronda;
la copertura doveva poggiare su pilastri di cui rimane ancora traccia e doveva essere a forma di padiglione come negli
altri edifici consimili. La piccola porta di accesso ad arco
acuto si trova sopra il basamento mentre in alto si aprono
alcune arciere. All’interno lo spazio è diviso in quattro piani
oltre a quello terreno. Nel Catasto Leopoldino, presso l’Archivio di Stato di Grosseto, la torre risulta registrata alla
sezione M della Comunità di Grosseto alla particella 319 e
la planimetria, redatta dal geometra Antonio Banti, è datata
11 febbraio 1823.
IL COMPLESSO DI SAN RABANO
Il complesso abbaziale di San Rabano, posto a cavallo tra
Poggio Lecci e Poggio Alto, risulta indicato alla fondazione,
avvenuta nei primi del XII sec., come Monasterium Arborense o Monasterium de Arboresio o Alberese. L’etimologia del nome rimane incerta fra le parole arbor, albero, e
albarium, riferito alla pietra biancastra dei monti dell’Uccellina. Nel primo documento che si conosca il nuovo nome
sembra soppiantare un precedente Sancta Maria de Arboresio, mentre successivamente viene semplicemente indicato come Domus et loci ordinis Sancti Benedecti de Arboresio. Per quanto diffusa, sembra poco probabile l’ipotesi
della derivazione del nome attuale da un più antico romitorio posto più a valle, mentre è da ritenersi più valida la teoria
che vede nascere “S. Rabano” come uso improprio e arbitrario del nome Sancti Rafani Praeceptor costruttore della
chiesa terminata nel 1587 in Alberese e ritenuto, dalla critica sette - ottocentesca, l’ultimo Abate dell’Abbazia. Il complesso, sorto nell’XI sec. come insediamento benedettino
cassinese, raggiunse il pieno sviluppo soprattutto nel corso
del secolo successivo ad opera dei benedettini cistercensi.
Itinerari nel Parco: Il Parco è aperto tutto l’anno, tutti i
giorni della settimana. Prima di entrare è necessario acquistare i biglietti di ingresso presso i Centri Visite. Gli itinerari possono essere percorsi sia singolarmente che in gruppo, accompagnati o meno da una guida, in base al periodo
dell’anno.
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Associazioni
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UN ANNO INSIEME AI BAMBINI
di Diego Onofri
Ringraziamenti
L’Ass. ringrazia il sig. Giuseppe
Salinetti per aver contribuito economicamente all’acquisto del legname
servito per la realizzazione dei leggii; il sig. Mauro Cascini (CONAD
Castel Madama) il quale ha contribuito sponsorizzando tutti i premi
per la corsa podistica e i giochi
popolani; il Comune di Castel
Madama; l’Università Agraria; i
volontari della Protezione Civile e
della Croce Rossa; la birra SPAAD;
l’Ass. L’albero della Vita; il Centro
Sociale Anziani; il gruppo ciclisti
Gino Garofolo; Ficacci Olive; Farmacia Tornaghi; Alimentari Massimo Chicca; Macelleria Salviani
Bruno; Macelleria Salvati Nando;
L’arte del pizzicagnolo; Profumeria
Coccinella; Cartoleria Teorema;
Cartoleria Eureka; Antica Cartoleria Grezzi; Cartoleria l’Angolo;
Cartoleria e Merceria Mancini
Francesca; Tabaccheria Anné; Pub La Comida; Bar dei Giovani; e tutti coloro che ci hanno sostenuto per
la buona riuscita dell’evento!
I N V I T O
L’associazione Camminando con Stefano invita chiunque,
volesse prendere parte all’organizzazione di feste,
giornate dedicate ai piccoli, alla comunità ecc. …
ad iscriversi ad essa diventando così parte attiva e lavorando fianco
a fianco con i ragazzi che oggi la sostengono per dare un futuro migliore
e sereno ai nostri figli ed al nostro paese.
Per ulteriori informazioni contattare Diego Onofri Cell. 331/6246998!
Pia La
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Manifestazioni
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BANDIERE TRICOLORI
di Silvia Filippi
Vogliono il Risorgimento. Gettonano le guerre d’indipendenza. T’ascoltano soltanto se a loro racconti
gli eroici furori di chi una patria la voleva, centocinquanta anni fa. Sono i diciottenni degli istituti tecnici. Quelli che la controriforma Gelmini vuole sempre più ignoranti. Quelli che ogni anno vanno ad
ingrossare le file di una destra giovanile che pesca
nel sottoproletariato culturale e trova sempre nuovi
adepti.
Fare storia con loro è una scommessa. Una fatica. A
volte un pianto. È difficile spiegare in classe il Risorgimento, il senso di quella nostra storia nazionale e
riflettere sul significato di una celebrazione, è quasi
imbarazzante per chi negli anni settanta era studente,
quando il patriottismo era disvalore, e l’idea di nazione era più che sospetta, quando la storia del Risorgimento faceva sorridere chi cercava in quella storia
l’origine del movimento operaio in Italia, quando la
spigolatrice di Sapri era una nota d’appendice ad un
fotoromanzo deamicisiano di provincia… quando… quando l’unità d’Italia era fuori discussione e la
DC governava e l’opposizione si opponeva, e i ragazzi contestavano e a sinistra si dividevano.
…E ora: bandiere tricolori. Un’intera generazione a
fare i conti col negato, col rimosso. Quasi costretta
ad inventare un entusiasmo. A scegliere tra la bandiera tricolore e il razzismo leghista. Quasi costretta
ad inventare una ragione di unità, una difesa di questa nostra unità nazionale. Da opporre all’ignoranza
terrificante e cialtrona di un’ideologia che ideologia
non è neppure. Da opporre al pigolio offensivo di un
ministro dell’Istruzione, che “Pubblica” non è più
nemmeno nel nome, che il 17 marzo avrebbe volentieri lasciato le scuole aperte con l’arroganza di che
sull’unità d’Italia si gioca voti alle elezioni.
E mentre spiego ai miei alunni che di Risorgimenti
ce ne sono tanti, sfoglio il libro di testo e penso al
povero Cattaneo. Stiracchiato a destra. A quel federalismo nobile che di una patria democratica e
repubblicana doveva essere coniugazione ragionevole e ragionata.
E guardo il volto triste del povero Mazzini. La sua
Europa nessuno la ricorda. E la Costituzione della
Repubblica Romana… ben poco sembra interessare
in tempi duri pure per la Costituzione della Repubblica Italiana! Ma che importa... Basta mettere quel
volto pensieroso sullo stendardo in piazza, in una
piazza di una qualsiasi cittadina, certo non leghista
del Nord…, a fianco del sorriso da divo holliwoo-
diano di Giuseppe Garibaldi e degli occhialetti tondi
di Cavour. E la destra fa cultura. E se non fa storia, fa
cronaca.
Penso alla mia generazione. A chi a scuola il Risorgimento l’ha contestato, perché era out, era retorica,
vissuto quasi come sottocultura… e ora in classe,
dall’altra parte della cattedra, deve fare i conti con la
denigrazione leghista o col nazionalismo neofascista
di chi non vuole neanche sapere perché un ponte
della sua città è intitolato a Giuseppe Impastato.
E dunque eccoci qui a festeggiare l’unità d’Italia.
Centocinquanta anni dopo. Tra l’indifferenza
ostentata della sottocultura leghista e i trionfalismi
celebrativi della destra che guai se gli tocchi la
mamma, la pizza, la pasta e la patria! Smarriti.
E tra tante chiacchiere e avvilenti esibizioni di nullità, qualche studioso di buona volontà, qualche storico risorgimentalista “marginale” …sperimenta celebrazioni alternative, momenti di riflessione su un
passato di un’Italia del presente dove le questioni
storiche restano irrisolte. Prima fra tutte, la questione meridionale, tra tutte la più nazionale!
E legge allora brani di Verga, Pirandello, Consolo
…e attinge al tesoro della nostra letteratura per fare
storia: un modo dignitoso e serio di credere a questa
nazione al di là delle chiacchiere, dei tatticismi politici e della retorica!
E mentre un mio studente mi chiede provocatorio se
io mi sento italiana e credo alla patria, sorrido, non
rispondo e penso alla poesia di Patrizia Cavalli, La
patria… “Ostile e persa /…, sempre più / dubitando, eccomi qui obbligata / a pensare alla patria. Che
se io l’avessi / non dovrei più pensarci, sarei nell’agio
pigro / e un po’ distratto di chi si muove / nella propria casa, sicuro anche al buio / di scansare, tanto gli
è familiare, / ogni più scabro spigolo di muro”.
Silvia Filippi, nata a Terni, vive e lavora a
Tivoli dove insegna materie letterarie nella
scuola secondaria superiore statale. Oltre a
collaborare con riviste culturali, con la raccolta di poesie, Perle clandestine, Città del sole
edizioni, ha vinto il concorso letterario nazionale “Gino Puccini” nel 2009. Con la detta
casa editrice ha pubblicato, nel 2010, il romanzo La Forma di Cospea.
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Film
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L’AVVENTURA
di Elisa Livi
“Non so se sarà il mio film più bello, so che sarà il più
caldo”, dichiarò Antonioni mentre girava L’avventura.
Questa pellicola fu sicuramente la più travagliata della
sua carriera; ci furono mesi d’interruzioni, il ritiro del
produttore, la mancanza di fondi nonché l’estenuante
lavoro di realizzazione. Arrivato a conclusione, ed a
lungo elaborato in sede di montaggio.
L’avventura fu presentato al Festival di Cannes nel
1960, con un’accoglienza fortemente contrastante.
Pochi furono i giudizi positivi rispetto alle opinioni
negative e molte furono le perplessità nei confronti
della pellicola di Antonioni. Nelle pellicole del regista,
a recepire e intendere la situazione di crisi sono le figure femminili, infatti, non a caso, nel film sono prediletti i momenti e le situazioni tra donne sole. Anna è
insofferente nei confronti del padre e verso il rapporto
con Sandro, è imprevedibile e rivelerà presto una sua
insicurezza, cercando di richiamare l’attenzione su di
sé inventando la presenza del pescecane. La sua scom-
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parsa darà luogo a quel processo di sostituzione che è
per Antonioni simbolo della precarietà. Claudia, interpretata da Monica Vitti, diventerà progressivamente
nel racconto da soggetto osservante ad “attrice”. Sandro è il personaggio interferente, colui che accetta la
mediocrità dei meccanismi sociali. Come spesso accade per i personaggi maschili, il regista lo sente meno,
tanto è vero che acconsente solo a giustificazioni
didascaliche.
Antonioni definì L’avventura un giallo alla rovescia. Il
rovesciamento non sta tanto nel fatto in sé, la scomparsa di Anna, che avviene presto e non è spiegata, ma
la si ritrova nei procedimenti narrativi. Del giallo, nel
film, resta solo lo schema, mentre l’attenzione e l’interesse vanno in tutt’altra direzione. La complicazione
tradizionale dell’intreccio “giallo” lascia il posto ad una
linearità di esposizione. È un giallo al contrario, la
scomparsa di Anna è un pretesto per analizzare la labilità dei rapporti tra uomo e donna che tentano di condurre una vita normale tra i mille ostacoli.
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Cultura
Festival Internazionale di Villa Adriana
di Ivo Santolamazza
Dal 16 giugno al 20 luglio 2011, nella splendida cornice di Villa Adriana di Tivoli, è tornato anche quest’anno il Festival Internazionale di Villa Adriana a Tivoli, giunto alla sua
quinta edizione. Il festival è promosso dalla Regione Lazio e prodotto dalla Fondazione
Musica per Roma in collaborazione con MIBAC. Il grande palcoscenico all’aperto che
accoglie gli spettacoli è stato allestito nell’area delle Grandi Terme di Villa Adriana, uno
dei più importanti siti archeologici a cielo aperto del mondo, riconosciuto dall’Unesco
come Patrimonio dell’Umanità. Anche quest’anno il programma ha offerto una panoramica sulle novità più interessanti della scena internazionale. Cina, Russia, Stati Uniti,
Israele, Belgio, Francia, Italia, Romania e Lituania sono i paesi a cui appartengono i protagonisti di questo giro del mondo attraverso le suggestioni e i talenti delle diverse
espressioni artistiche: il teatro di Eimuntas Nekrosius con Evgenij Mironov e quello di
Pippo Delbono insieme ad Alexander Balanescu; il circo di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierrée; la danza dei Ballets C.
de la B. e di Barak Marshall; la musica del pianista Haochen Zhang, del cantautore Vinicio Capossela e della cantante jazz
Cassandra Wilson. Il festival si è inaugurato giovedì 16 giugno con “Le Cirque Invisible” uno spettacolo sorprendente frutto
della prodigiosa abilità di due grandi artisti, Jean Baptiste Thierée e Victoria Chaplin, assenti da Roma da molti anni.
100 capolavori dallo Städel Museum di Francoforte
di Ivo Santolamazza
Fino al 17 luglio, nel Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale - due passi dalla stazione ferroviaria Termini di Roma - i capolavori dello Stadel Museum di Francoforte.
Nella capitale infatti sono state in mostra opere dell’Impressionismo,
dell’Espressionismo e dell’Avanguardia custodite nel museo tedesco, una delle più ricche e complete raccolte europee d’arte antica e moderna, fortemente voluta dal mercante e banchiere Stadel.
In esposizione a Roma opere dell’Ottocento e del Novecento, distribuiti in sette sezioni ognuna delle quali accomuna le tele per stile e per periodo cronologico di produzione. Nelle sette sale capolavori, tra gli altri, di Tischbein, Koch, Corot, Monet,
Degas, Renoir, Van Gogh, Cézanne, Böcklin, Feuerbach, fino a Moreau, Redon,
Hodler, Munch, Beckmann, Ernst, Klee, Picasso.
In apertura il famosissimo ritratto di Goethe in riposo sullo sfondo della campagna romana - opera di Tischbein - che è diventata un simbolo di quello che si considerò come un esodo, un viaggio che tutti gli artisti europei dovevano intraprendere, quello
nella capitale italiana, diventata quindi tappa fissa per coloro che volevano “scoprire” il mondo. Nella collezione anche
l’Impressionismo di Renoir, il Simbolismo di Munch ed altri artisti caratterizzati dai loro inquietanti mondi, i gruppi espressionisti del Die Bruche e del Der Blaue Reiter tedeschi fino a Max Beckmann, Paul Klee e Picasso.
Musei aperti il Sabato sera
di Ivo Santolamazza
Ogni sabato, dal 25 giugno al 3 settembre, sarà possibile visitare il patrimonio
artistico di Roma con le luci della sera. Dalle ore 20 all’1 infatti - con ultimo
ingresso alle ore 24 - molti Musei della Capitale saranno aperti eccezionalmente,
per consentire sia ai cittadini romani che ai turisti di apprezzare le incredibili bellezze risparmiandosi il caldo estivo - ma forse non le file visto il grande successo
che si riscontra in città ogni qual volta si aprono i musei di sera.
Oltre all’apertura straordinaria del Colosseo, saranno 19 gli spazi museali della
città, con le mostre permanenti e temporanee ospitate aperti al pubblico: Musei
Capitolini, Centrale Montemartini, Mercati di Traiano, Museo dell’Ara Pacis,
Museo di Roma Palazzo Braschi, Museo di Roma in Trastevere, Museo
Napoleonico, Museo Barracco, Musei di Villa Torlonia (Casino Nobile, Casina delle Civette, Casino dei Principi), Museo
Pietro Canonica, Museo Carlo Bilotti, Macro Via Nizza, Macro Testaccio, Museo della Civiltà Romana, Planetario, Museo
Civico di Zoologia, Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina.
I musei sono sparsi lungo tutto il territorio cittadino, dal centro alla zona di Piazza Bologna, da Trastevere a Testaccio fino
all’Eur. Un’occasione imperdibile visto che ci saranno anche spettacoli teatrali e concerti di musica dal vivo negli spazi interni o esterni degli stessi musei. È obbligatoria la prenotazione in caso di visite guidate.
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Cultura
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CARMEN E L’AMOUR FOU
di Ivano Moreschini
Mi accingo a scrivere, e penso che questa volta l’articolo
non è su un amore tra letterati o tra artisti. Non è un amore
reale quello di cui vado a raccontarvi. Carmen è un personaggio inventato, prima da Prosper Mérimée, letterato
francese dell’ottocento un po’ oscuro che l’ha descritta in
un racconto del 1845; poi dalla musica di Georges Bizet e
dal libretto d’opera di Henri Meilhac et Ludovic Halévy,
che nel 1875 presentarono al mondo una donna che diventerà un mito moderno.
La chiave giusta per presentare il rapporto tra Carmen e
l’amore è proprio quella del mito, che fa da pendant femminile con l’altro mito, stavolta maschile, lanciato dall’opera lirica, quello del Don Giovanni. Nel settecento e nell’ottocento l’Europa della borghesia in ascesa aveva l’opera
lirica per creare divismi ed anche personaggi mitici, come
oggi abbiamo il cinema.
L’amore che Carmen rappresenta è l’amour fou, espressione
francese che letteralmente vuol dire amore folle, ma che ha
molto più senso tradurre con una perifrasi: Carmen è colei
che scatena le forze oscure dell’amore, quelle istintive che
fanno saltare gli schemi, la morale, il modo di vivere. Carmen
è essa stessa una sfida alla normalità borghese: è zingara, è
bella e sa di esserlo, usa il suo potere di attrazione sessuale
con tutti gli uomini. Nella novella di Mérimée il lato Rom di
Carmen viene descritto meglio, e si capisce come i costumi di
quel popolo permettevano di essere fedele allo sposo, al
Romi, ma anche di avere degli amanti detti “minchorroi”.
L’opera è più diretta e semplice, ha esigenze di pubblico, ma
forse anche per questo tocca corde più sensibili.
Carmen si presenta sulla scena e tutti si voltano verso di lei,
in una piazza di Siviglia occupata da truppe francesi. Si volta
anche Don Josè, il brigadiere che nel libretto è legato al
paese natio e ad un amore casto e un po’ stucchevole, che lo
va a trovare per portargli il bacio della mamma. Carmen
canta “l’amour est un oiseau rebelle/que nul ne peut apprivoiser” (l’amore è un uccello ribelle/ che nessuno può
addomesticare), la famosa Habanera, e conclude, guardando Don Josè che la guarda, con la frase “si je t’aime, prends
garde a toi!” (se io ti amo, stai attento a te). I due si innamorano davvero, tra varie vicissitudini, e Carmen, che è
nata libera e libera morirà, come canta, pian piano attrae
Don Josè in una vita diversa dalla vita di caserma. Fino a
convincerlo ad andare in montagna con i contrabbandieri, a
disertare, inebriato dall’amore per lei. Lei che Don Josè percepisce come angelo e diavolo, come una bambina giocosa,
ma che ha in mano un gioco pericoloso, mortale. E gli
accenti della Carmen quando lo invita a fuggire in montagna sono quelli di una qualsiasi adolescente che aspetta il
suo principe azzurro: “si tu m’aimais/la bas dans la montagne tu me suivrais/ e comme un brave à travers la campagne/en croupe tu m’emporterais” (se tu mi amassi/ mi
seguiresti lassù sulla montagna/ e come un eroe attraverso
la campagna/ in groppa tu mi porteresti). Don Josè la
segue, il treno della sua vita deraglia dai suoi tranquilli binari, entra nel contrabbando, nella novella del Mérimée anche
nel crimine, si perde negli incantesimi del mito negativo
della donna strega, che perde l’uomo che cede ai suoi sortilegi. E dopo tutto questo, il cambio di scena: compare il
toreador Escamillo, tanto brillante quanto Don Josè sembra un piccolo borghese in catene, nonostante la presenza
del don nel suo nome segnali una lontana origine nobile.
Escamillo è il sole, l’uomo trionfante che scende nell’arena
cosciente che il premio del matador è l’amore che l’attende,
sono gli occhi neri che lo guardano. E quegli occhi, dopo
che lui li ha visti in una festa, non possono essere che quelli
di Carmen. Carmen sa che Don Josè non la perdonerà, che
mette in gioco la sua vita innamorandosi di Escamillo, ma
non le importa, lei è libera: “libre elle est née et libre elle
mourra”. Abbandona Don Josè, corre a vederlo in una corrida. Prima che lei riesca ad entrare però, Don Josè, che
ormai vaga disperato come uno straccione, la blocca, la
minaccia, la blandisce, la implora, la perdona e la condanna,
si inginocchia davanti a lei. Ma lei è irremovibile: non lo
ama più. Non le importa che la vita di lui sia stata scardinata. Ora il suo amore è Escamillo. Carmen vuole vedere il
torero, ma non riesce a passare, e in un gesto estremo di
rabbia si toglie l’anello che Don Josè le aveva regalato e glielo sbatte sul viso. Cerca disperatamente di aprirsi la strada
mentre sente le grida dell’arena. Don Josè la abbraccia e la
trafigge con un coltello. I gendarmi che accorrono lo troveranno abbracciato al corpo esangue del suo amore, della sua
perdizione. Trova la forza di alzarsi, di dire “vous pouvez
m’arreter/c’est moi qui l’ai tuée/ Ah! Carmen! Ma Carmen
adorée!” (potete arrestarmi/sono io che l’ho uccisa…).
Il mito di amore e morte, eros e thanatos, si rinnova, anche
nella modernità.
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Luglio - La Piazza