DELLA ANNO XXXV 3 APRILE 2010 E 1,20 DIOCESI 13/14 COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO P er cinque settimane abbiamo camminato lungo il nostro itinerario di Quaresima: abbiamo attraversato il deserto della penitenza e del digiuno per conquistare la conversione che ci porta alla gioia della Pasqua. Una felicità che ci stordisce con l’enormità dei doni che vengono riversati sovrabbondanti su di noi: la salvezza, l’amore di Dio, la vita eterna. E tutto questo per nostri particolari meriti? Dialogando con i giovani, nel tradizionale appuntamento della Via Crucis, ho chiesto loro di immaginarsi sul Calvario, e di chiedersi dove si sarebbero posti: in lontananza, a guardare quell’uomo che muore? O ai piedi della Croce accanto a Dio che muore per noi? Meritiamo davvero i suoi doni? Sì, perché Dio ci ama. E lo fa gratis. Attende solo il nostro pentimento e la nostra conversione. Come Pietro, che rinnega, ma ha il coraggio di piangere e di lasciarsi guardare con amore da Gesù. Mi auguro che la Quaresima che abbiamo appena concluso sia stata l’occasione per lasciar affiorare le lacrime di un pentimento sincero, con il desiderio di cambiare radicalmente la nostra vita, avendo come unico modello Gesù, che insegna ad «amarci gli uni gli altri, come Lui ha amato noi». Per la Quaresima, ma in generale come stile di vita da sentire sempre più nostro, avevo chiesto di imparare a riscoprire il valore della sobrietà, della preghiera, della lettura delle Scritture. Perché vorrei che il pregare, il fermarci a riflettere sulla Parola di Dio, il liberarci dalla schiavitù dei beni materiali - pensando fraternamente ai nostri fratelli e sorelle che, senza alcuna colpa, sono costretti a sopravvivere in un contesto dove anche l’essenziale può essere un lusso - sono disposizioni del cuore che ci fanno un gran bene. Mi piacerebbe che imparassimo a vivere tali disposizioni del cuore insieme. Perché Dio è così che ci salva. Nel linguaggio comune i termini “individuo” e “persona” sono spesso usati come sinonimi. Ma i loro significati sono ben diversi. L’individuo è chiuso nella sua unilateralità. La persona vive nella trama dei rapporti con i suoi fratelli e sorelle. E quello di Gesù è il dono supremo di vita per chi sa di essere figlio e quindi fratello. L’augurio sincero che rivolgo a tutti per la Santa Pasqua è che la Risurrezione del Signore porti a maturazione i semi coltivati e custoditi durante la Quaresima. La Risurrezione avrà un senso solo se avremo capito che nella nostra vita la preghiera, il rapporto con la Parola di Dio, il dialogo personale con Lui, la frequentazione dei Sacramenti, il mettersi in ascolto e in aiuto del prossimo, non sono una “penitenza” da scontare per alcuni giorni dell’anno, ma sono l’ossigeno che alimenta il respiro della nostra anima. Solo così la festa della Pasqua non sarà «con il lievito vecchio, ma con azzimi di sin- DI Cari amici, questa è la vera ragione di speranza dell’umanità: la storia ha un senso, perché è “abitata” dalla Sapienza di Dio. E tuttavia, il disegno divino non si compie automaticamente, perché è un progetto d’amore, e l’amore genera liber tà e chiede liber tà. libertà libertà. Il Regno di Dio viene cer tamente, certamente, anzi, è già presente nella storia e, grazie alla venuta di Cristo, ha già vinto la forza negativa del maligno. Ma ogni uomo e donna è responsabile di accoglierlo nella pr opria vita, gior no per propria giorno gior no. Per ciò, anche il 2010 giorno. Perciò, sarà più o meno “buono” nella misura in cui ciascuno, secondo le proprie responsabilità, saprà collaborare con la grazia di Dio. (Benedetto XVI, Angelus, 3 gennaio 2010) disegno di RENATO FRASCOLI cerità e di verità» (1Cor 5, 6-8). Uomini nuovi. Questo ci porta a essere la Pasqua. Accorriamo, dunque, con le donne, con Pietro e con Giovanni al sepolcro vuoto e annunciamo la gioia dell’evento straordinario della risurrezione e del dono della salvezza per tutti gli uomini. Abbiamo bisogno di cristiani entusiasti, felici della propria fede, che non abbiano paura di confrontarsi con il mondo, ma sentano nel cuore divampare la gioia del sentirsi amati e sal- vati da Dio. Un amore che non va trattenuto per sé ma va donato a tutti i fratelli. Di cuore vi benedico e vi auguro una vera Santa Pasqua. LIBRETTO PER LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE Prenotazioni: 031-263533 PRIMO PIANO GUARDANDO ALLA TERRA SANTA A PAGINA 3 SCUOLE CATTOLICHE LA FEDERAZIONE ITALIANA SCUOLE MATERNE ALLE PAGINA 32 E 33 AUGURI DI BUONA PASQUA Il Settimanale della Diocesi di Como si ferma per un turno in occasione delle festività pasquali. Il prossimo numero porterà la data del 17 APRILE 2010 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 MARIANO BALDASSARRI LETTO DA MARIO SANTORO LA STORICITÀ DI CRISTO NEL VANGELO DI MARCO I l volume propone, a cura del prof. Mario Santoro, la tesi di dottorato in teologia che il compianto prof. Mariano Baldassarri aveva quasi ultimato e che avrebbe dovuto essere discussa nell’aprile del 2006. L’improvvisa scomparsa dell’Autore - il 15 novembre 2005 - lascia il lavoro già ben strutturato ma privo della sua finale e definitiva rielaborazione. Ora il prof. Mario Santoro ci propone un ragionato percorso all’interno del lavoro di Baldassarri. La storicità di Cristo nel vangelo di Marco: questo il titolo della ricerca di Baldassarri. La vastità dell’opera, la complessità e pluralità di approcci impongono una sintesi. L’Autore propone, nella prima parte, una lettura continuata del vangelo di Marco facendo tesoro dei vari metodi: la storia della formazione dei vangeli (che si sofferma sulla formazione dei vangeli); la storia della redazione (che mette l’accento sulla teologia che ha guidato, appunto, la redazione finale del testo). Metodi che l’Autore ben conosce e che utilizza all’interno della sua ricerca, ma che ad essi non si limita a motivo della prospettiva del suo lavoro: mettere a tema l’intero racconto di Marco, l’intera sua teologia, e il legame fra questa teologia e la storia di Gesù. Ci sembrano illuminanti, in questa prospettiva, le parole di mons. Bruno Maggioni nella nota introduttiva. Parole che richiamano attenzioni metodologiche di fondo e che - allo stesso tempo - diventano chiavi di lettura del lavoro analizzato. Chiavi di lettura e di approfondimento poiché il volume propone un lavoro in parte chiuso e in parte aperto. Esse vertono proprio sul compito dell’esegesi e sulle attenzioni che essa non deve dimenticare. “Penso invece - e ci pensa anche Baldassarri - che il compito dell’esegesi sia di interpretare i testi così come sono, con tutto quello che contengono, attenti sia agli elementi redazionali che a quelli tradizionali. Un vangelo è un insieme di tradizione e redazione, memoria e attualità, fede comune e punto di vista personale dell’evangelista. Per comprendere un vangelo non basta perciò cogliere l’intenzione personale del suo ultimo redattore”. Ancora: “Un testo non è riducibile all’ultima tappa della sua formazione, anche se questa può essere particolarmente importante. Compito dell’esegesi è di comprendere un testo nella sua “definitiva stesura”. Ma la stesura definitiva non è riducibile all’apporto personale dell’evangelista, né al suo modo personale di interpretare la tradizione che ha raccolto […] L’evangelista, invece, si immerge in una tradizione di fronte alla quale non vanta una assoluta libertà. L’evangelista rimane sempre, piaccia o no, un uomo di tradizione. La memoria che egli raccoglie non è per lui un mero materiale da rielaborare, ma una memoria da rispettare. L’evangelista è convinto - al di là del suo specifico punto di vista - di inserirsi in un discorso che non è sempre lui a costruire. Il suo personale punto di vista è a servizio di una memoria accolta e condivisa”. E’ in questa prospettiva che - mi sembra - si collochi la fatica di Baldassarri: la ricerca di quanto la memoria della fede della comunità a cui Marco scriveva sia o no fedele alla storia di Gesù. E in questa ricerca certamente il rapporto tra lo scritto e l’ambiente a cui è rivol- NOVITÀ IN LIBRERIA a cura di AGOSTINO CLERICI «HO VISTO IL SIGNORE» to è importante, ma non è sufficiente. E’ vero che l’evangelista nel redigere il suo racconto risponde alle domande che provengono dal suo ambiente, attingendo al materiale tradizionale. Ma, accostando un vangelo, ci si dovrebbe chiedere - anche e in profondità - se l’evangelista - nello scrivere - non riveli il bisogno, la necessità di comprendere un’esperienza - quella della fedeche ha in se stessa un dinamismo che preme e urge verso uno sviluppo teologico. Per comprendere la teologia di Marco occorre certamente partire dall’evento di Cristo: un evento che - non bisogna mai dimenticarlo - è ricco di tensioni che domandano un continuo approfondimento. Lo sviluppo teologico - appunto - inscritto in un avvenimento che raccontato - interpella l’avvenimento stesso, aprendolo ad una comprensione teologica sempre più profonda. Dentro una tradizione, ma non limitata da essa. In questa prospettiva il lavoro di Baldassarri si pone al servizio della comprensione del racconto di Marco e, allo stesso tempo, strumento di lavoro per una ulteriore ricerca. ARCANGELO BAGNI MARIO SANTORO, La storicità di Cristo nel vangelo di san Marco. La tesi di dottorato in teologia di Mariano Baldassarri, con nota introduttiva di mons. Bruno Maggioni, Edizioni Eldorado, pagine 240, euro 15,00. Mons. BRUNO MAGGIONI docente di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e don AGOSTINO CLERICI direttore de Il settimanale della diocesi di Como presenteranno il libro di Mario Santoro GIOVEDÌ 15 APRILE 2010, alle ore 17.00 presso la Biblioteca comunale di Como Introdurrà l’incontro CHIARA MILANI direttrice della Biblioteca di Como Aver incontrato Gesù risorto e farcelo incontrare ogni volta che si racconta il vangelo della risurrezione: ecco il grande dono di cui furono gratificati i suoi selezionati e fortunati testimoni oculari. Tra quanti hanno potuto esclamare «Ho visto il Signore!», spicca Maria Maddalena, che fu la prima a farne esperienza. In pochi e ben calibrati versetti (Gv 20,11-18), il suo intenso cammino di sofferta spoliazione, ritrovata attenzione, e di missione prontamente abbracciata fonda la nostra fede per sempre. E nella sua testimonianza si rinnova il nostro incontro con il Signore risorto, per restituirne adeguato e coraggioso annuncio. ROBERTO VIGNOLO, «Ho visto il Signore!». Il Risorto e Maria Maddalena, Ancora, pagine 64, euro 6,00. Sulla sommità dei crocifissi risalta in genere una targhetta con le lettere I.N.R.I., iniziali latine di Jesus Nazarenus Rex Judaeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei. È il cosiddetto «titolo della Croce», di cui riferisce il Vangelo di Giovanni (Gv 19,1920), così tradotto da san Girolamo nella Vulgata. Nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma viene custodita, in una teca d’argento e cristallo, la reliquia del «Titulus Crucis», sopravvissuta a innumerevoli vicissitudini. Quale la sua origine e quale la sua credibilità? Quanto è documentabile il percorso della reliquia, quanto è verosimile e quanto è compatibile con i dati dei Vangeli? Avvalendosi della filologia dei testi evangelici, dell’apporto della tradizione rabbinica, delle fonti epigrafiche e letterarie extrabibliche, l’autrice accompagna con sicura competenza lungo un percorso dettagliato e documentato, arricchito anche da 12 pagine di tavole a colori. MARIA LUISA RIGATO, I.N.R.I. Il titolo della Croce, EDB, pagine 152, euro 15,50. La teoria sulla festa del filosofo tedesco Josef Pieper (assai noti i suoi libri sulle virtù) è esposta nello stesso titolo del libro, Sintonia con il mondo: si può vivere autenticamente la festa solo sulla base del proprio consenso verso il mondo nel suo insieme. ‘’Consenso’’ vuol dire riconoscere che il mondo, l’intera realtà ha un senso che noi condividiamo, ha una bontà originaria di cui ci rendiamo conto. JOSEF PIEPER, Sintonia con il mondo. Una teoria sulla festa, Cantagalli, pagine 120, euro 12,00. Dopo una rapida presentazione dei vari ambiti del mondo contemporaneo che la speranza sembra avere abbandonato, l’autore - il conferenziere francescano Michel Hubaut - va alla ricerca delle radici della speranza cristiana nella Parola di Dio, con una lettura sapienziale attenta alle domande dell’uomo di oggi. Delinea quindi il parallelismo tra i momenti di difficoltà e la necessità di nutrire uno sguardo non racchiuso nei confini del presente. Riprende infine i temi della contemporaneità, con l’intento di dimostrare che non ci sono ragioni per farsi sopraffare dallo sconforto se si cammina sulle vie della speranza tracciate da Gesù. Un testo di cui oggi si sente il bisogno, proprio per il difficile clima sociale ed economico del momento presente. MICHEL HUBAUT, Non disperare mai, EDB, pagine 194, euro 19,50. DOMENICA DI PASQUA - ANNO C Parola FRA noi AT 10,34.37-43 SAL 117 COL 3,1-4 GV 20,1-9 L’amore apre alla fede e non pretende di “vedere per credere” di ANGELO SCEPPACERCA PROPRIO della Ottava di Pasqua QUELLA TOMBA VUOTA, SEGNO DI UNA PRESENZA D opo i terribili giorni della sofferenza sorge l’alba della Pasqua, con la vita che esplode la morte. Nel risorto tutto ringiovanisce e trova luce. Dopo la notizia portata da Maria di Màgdala agli apostoli, Pietro e Giovanni corrono per verificare di persona e trovano il sepolcro sgombro, il sudario e le bende svuotate del corpo di Gesù. Pietro percepisce l’assenza del Maestro, Giovanni vede e crede che Gesù è risorto. Fu così il mattino di quella Pasqua. È così ogni volta che con la stessa fede di Giovanni riconosciamo il risorto nel pane spezzato e nel vino versato. Pasqua ed Eucaristia: Gesù dona a noi la sua vita, perché anche la nostra sia impastata così. E tutto ritrova interesse e valore, innanzitutto la sofferenza e la morte. L’Eucaristia è un velo che solo lo sguardo della fede può traver- sare. Ma anche quel mattino di Pasqua l’evidenza della resurrezione fu affidata a dei segni e, soprattutto, all’esperienza della presenza e all’incontro col Risorto. Nessuno “vide” la resurrezione. Gli apostoli e molti testimoni incontrarono il Risorto. Nelle apparizioni i protagonisti sono gli stessi testimoni: Maria di Magdala, le donne al sepolcro, i discepoli sulla strada di Emmaus. Oggi è raccontata un’esperienza indiretta del risorto, la constatazione della tomba vuota e di alcune tracce. Questi segni sono però sufficienti per muovere la fede: “Entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Non è un’esperienza minore, inferiore alle altre, anzi è significativa di come oggi un cristiano può partecipare all’evento centrale della propria fede, la Risurrezione, attraverso i segni dell’amore di Dio, anche se non vede il Risorto in carne ed ossa. Giovanni, il discepolo amato dal Signore, anticipa la beatitudine di coloro che “pur senza aver visto crederanno”. L’amore apre alla fede e non pretende di “vedere per credere”. Lazzaro era uscito dalla tomba ancora avvolto nelle bende e nei panni della sepoltura. Qui tutto è lasciato nella tomba. Non c’è nessun paragone fra la resurrezione di Lazzaro e quella di Gesù. A differenza di Lazzaro, la morte non ha più alcun potere su Gesù. Continua ad averne su di noi finché non facciamo Pasqua. Vuol dire che la nostra vita non può essere come prima, perché Gesù è vivo ed è il principio di una vita nuova capace di un grande cambiamento di pensieri, sentimenti, gesti e parole. È possibile questo cambiamento che rinnova tutto, perché lui è in mezzo a noi. Negli antichi codici, c’è la storia di una fanciulla, che aveva fatto parte del gruppo delle donne che avevano accompagnato Gesù fin sul Calvario. Era timida e riservata. Alla notizia della Risurrezione, non aveva avuto bisogno né di visioni né di conferme. Aveva creduto subito e si era fatta pellegrina per annunciare le parole di Gesù. Non aveva più paura. Un giorno un uomo, impressionato dalla sua testimonianza, le chiese: “Qual è il segreto del tuo coraggio?”. “L’umiltà, mi ha insegnato il Maestro”. “E a che cosa serve l’umiltà?”. “A dire per prima: ti voglio bene”. Se oggi persino i bambini non sanno più cos’è Pasqua, perché la domenica è festa, perché le nostre città sono grigie e tristi, perché c’è tanta solitudine e disperazione, forse il suono delle campane può suggerire una risposta: “La vita senza Dio non funziona, perché manca la luce, perché manca il senso di cosa significa essere uomo” (Benedetto XVI). P A G I N A 3 CHIESA PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 IL PROSSIMO VENERDÌ SANTO GUARDANDO ALLA TERRA SANTA « G arantire un futuro ai cristiani là dove apparvero la benignità e l’umanità del Nostro Dio e Padre» è l’invito che la Chiesa rivolge in occasione della Colletta pro Terra Sancta in calendario il prossimo Venerdì Santo, esortando a prodigarsi «instancabilmente» a questo scopo. Ogni anno, all’inizio della Quaresima, la Congregazione per le Chiese Orientali invia a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica una lettera circolare sulla Colletta. Nel testo di quest’anno, firmato dal Prefetto della Congregazione, il cardinale Leonardo Sandri, e dall’arcivescovo segretario, Cyril Vasil’, si chiede di mostrare «sensibilità per le necessità della Chiesa di Gerusalemme e del Medio Oriente». L’appello, ricorda il cardinale Sandri, trae ispirazione dal pellegrinaggio compiuto da Benedetto XVI in Terra Santa nel maggio 2009. «Ho avuto l’onore di accompagnarLo e di condividere l’ansia pastorale, ecumenica e interreligiosa che ne hanno ani- mato le parole e i gesti – rileva il porporato – . Insieme alla comunità ecclesiale di Israele e Palestina ho ascoltato una voce di fraternità e di pace». Nei suoi discorsi, sottolinea Sandri, il Papa ha menzionato «il problema incessante dell’emigrazione, osservando che nella Terra Santa c’è posto per tutti ed esortando le autorità a sostenere la presenza cristiana, assicurando allo stesso tempo ai cristiani di quella Terra la solidarietà della Chiesa». Nell’omelia della Messa che ha celebrato a Betlemme, prosegue il Prefetto, il Pontefice ha poi incoraggiato i battezzati ad essere «un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare una cultura di pace che superi l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione, perché le Chiese locali siano “laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di solidarietà e di carità pratica». Nell’Anno Sacerdotale, la Lettera di Sandri chiede di tornare «col cuore al Cenacolo di Gerusalemme, dove il Maestro e Signore ci amò sino alla fine; a quel luogo UNA CHIESA FATTA DI PIETRE VIVE E TANTA SPERANZA... La situazione in Israele, nei Territori palestinesi e nella Terra Santa è sempre in precario equilibrio di pace. Il mese di marzo ha visto un aumento delle tensioni: a Gaza, dove si sono registrati scontri fra i più duri da un anno a questa parte; a Gerusalemme, con guerriglia anche nel cuore antico della “Santa” e la notizia del via libera a nuovi insediamenti ebraici nella zona est della città, a maggioranza “araba” (e quindi anche cristiana); nei territori sotto il controllo dell’autorità palestinese, con la chiusura di check–points e punti di passaggio. In questo clima di sofferenza e di incertezza comunque si celebra la speranza della Pasqua, con i riti solenni della Settimana Santa e il culmine della Risurrezione. «In questo momento, il nostro pensiero e il nostro cuore si dirigono in modo particolare a Gerusalemme, dove il mistero pasquale si è compiuto – ha dichiarato Benedetto XVI all’Angelus della Domenica delle Palme –. Sono profondamente addolorato per i recenti contrasti e per le tensioni verificatisi ancora una volta in quella città, che è patria spirituale di cristiani, ebrei e musulmani, profezia e promessa di quell’universale riconciliazione che Dio desidera per tutta la famiglia umana. La pace – ha ricordato il Santo Padre – è un dono che Dio affida alla responsabilità umana, affinché lo coltivi attraverso il dialogo e il rispetto dei diritti di tutti, la riconciliazione e il perdono. Preghiamo, quindi, perché i responsabili delle sorti di Gerusalemme intraprendano con coraggio la via della pace e la seguano con perseveranza!». Abbiamo chiesto aggiornamenti direttamente da chi opera in Terra Santa, per far sentire loro la vicinanza al difficile impegno cui sono chiamati e per sentire la forza della Chiesa che vive là dove tutto ebbe inizio. Ci arrivano notizie poco confortanti: con quali tensioni vi state confrontando? Quali speranze nutrite? Oggettivamente quali prospettive si profilano all’orizzonte? «La situazione attuale – ci risponde il Custode di Terra Santa fra Pierbattista Pizzaballa – è tale da meritarsi una qualche, piccola, visibilità sui telegiornali italiani. Significa che la tensione si è inasprita, in tutto il Paese. La situazione, autorevolmente dichiarata insostenibile, deve essere oggetto di una concreta e corale mediazione per obbligare le parti in causa a negoziare affrontando tutti gli argomenti, nessuno escluso. La speranza che nutriamo? Che il mondo presti attenzione al Medio Oriente: un’attenzione sincera, una premura: l’urgenza di arrivare a soluzioni concrete, coraggiose anche se dolorose. Si parla ormai da tempo di “processo di pace”, dimenticando o sottolineando quanto si sia lontani dal parlare di “pace”. Siamo nel tempo pasquale: ci viene offerta un’immagine ad indicarci la speranza, la prospettiva per un futuro possibile: il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce. “Simone di Cirene è uno straniero… Primo di una schiera di non–credenti, non–cristiani, non–cattolici che, in quanto uomini, riconoscono come proprio il dolore dell’altro. E questo basta. Nella storia, singoli e interi popoli si ritrovano a dover portare croci infinite. Condannati da logiche inique, attendono che qualche cireneo senta il debito dell’amore e il dovere dello schierarsi dalla parte dei perdenti”. Diventare umani, farsi cirenei. La Terra Santa rivendica da noi questo “debito d’amore”». Perché è importante aderire numerosi e generosi alla Colletta? «Perché la Terra Santa è dentro la nostra fede, e la nostra fede ci costituisce come cristiani e come uomini. Sembra facile, e forse lo è. Ma davvero è importante che sentiamo questa responsabilità verso la Terra Santa. La responsabilità di restituire un inestimabile dono ricevuto, un dono che si ripete, si rinnova ogni volta uguale e nuovo e diverso. È la Terra della nostra redenzione, è la Terra dove Gesù è vissuto, ha insegnato, è morto, è risorto. E c’è, a poche ore di volo, con i suoi colori e i suoi orizzonti, con la sua luce e il lago e il deserto. E quando la percorriamo da pellegrini ci sentiamo ripetere “qui” Gesù ha fatto, ha detto, da incontrato. Incontra noi, e quel “qui” viene assorbito nel nostro cuore, viene a dirci che non crediamo a una favola, al più bello di tutti i racconti. Quel “qui” viene a dirci che crediamo a una Persona che in questa Terra ha voluto nascere, morire, risorgere, per me, per voi, per ognuno di noi. Abbiamo un debito d’amore verso questa Terra. Abbiamo un debito di riconoscenza verso i cristiani che vivono qui, piccola e povera minoranza, divisa al suo interno, non migliori di noi, peccatori come noi, salvati come noi, ma anche loro “qui”, chiamati alla duplice testimonianza di fede nel Signore e in questa Terra che senza di loro sarebbe un museo invaso da erbacce. Certo, essi vivono una situazione storica di sofferenza che li accomuna alla parte più povera della popolazione arabo-musulmana. E sono ancor più provati dall’essere minoranza. Questi ultimi anni hanno visto una grave emigrazione di cristiani. Stretti dalla responsabilità di assicurare un futuro ai propri figli, molte famiglie cristiane hanno lasciato la Terra Santa, portando altrove competenze, liberando altrove la loro voglia di partecipazione e le loro capacità lavorative. L’aiuto cui siamo chiamati, numeroso e generoso, va a sostegno di queste comunità: i cristiani di Terra Santa hanno bisogno di noi; noi abbiamo bisogno che i cristiani restino radicati in Terra Santa». Un augurio per la Santa Pasqua. «Abbiamo bisogno della Terra Santa, perché qui Cristo è risorto, qui ci ha detto, con il reale e grandioso prodigio della sua risurrezione, che è la vita il destino ultimo dell’uomo. Questa grazia è ancora e sempre operante in noi, perché Cristo risorto è sempre vivo nel mondo. “Prego che la Chiesa in Terra Santa tragga sempre maggiore forza dalla contemplazione della tomba vuota del Redentore. In quella tomba essa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova”: sono parole che papa Benedetto XVI ha pronunciato nella Basilica della Risurrezione a Gerusalemme. È l’augurio che racchiude tutta la nostra speranza per il futuro: la mia e di chi vive in Terra Santa, ma anche quella di ogni cristiano, e di uomo di buona volontà. Perché tutti sappiamo di aver bisogno di pace, e tutti sappiamo che la pace cui aneliamo è dono di Dio». dove gli Apostoli con la Santa Madre del Crocifisso Risorto vissero la prima Pentecoste… Crediamo fermamente nel “fuoco IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME: FOUAD TWAL «Viviamo in bilico fra speranza e fiducia da una parte e continua frustrazione e ansia dall’altra». A spiegare con questo senso di precarietà e incertezza la situazione in Terra Santa è il patriarca latino di Gerusalemme Sua Beatitudine Fouad Twal. «La Chiesa di Gerusalemme – prosegue – bene si identifica con Cristo, con la sua Passione sul Calvario, ma anche con la speranza che sgorga dal sepolcro vuoto: con questi sentimenti proseguiamo con la nostra testimonianza e la nostra missione. La visita di Benedetto XVI nel maggio 2009, nonostante la complessità, le difficoltà e talvolta i differenti punti di vista esistenti fra gli stessi cristiani, ha comunque donato a tutti un grande senso di speranza, facendo sentire la Chiesa di Terra Santa compresa, incoraggiata e determinata ad andare avanti, soprattutto nel suo compito di custodia dei Luoghi Santi e di sostegno alla spiritualità dei pellegrini, affinché, anche nelle tensioni, qui si possa ritrovare un’oasi di pace e preghiera». Intervenendo di recente a Genova, il patriarca ha messo in evidenza come gli atteggiamenti dello Stato di Israele sempre più contribuiscano ad alimentare tensioni e divisioni, mentre in Terra Santa c’è soprattutto bisogno di «passi verso la riconciliazione». Un motivo per conservare viva la fede e la fiducia, nonostante tutto, è la preparazione al Sinodo delle Chiese del Medio Oriente, in calendario il prossimo ottobre. «Il tema è proprio “testimonianza e missione” – dice ancora Twal – e stiamo lavorando con impegno verso questo grande appuntamento con il Santo Padre». Il 2009 è stato un anno importante per la Terra Santa, accanto alla visita del Pontefice, anche importanti anniversari, come gli 800 anni di presenza francescana, i 150 anni dei Salesiani, la beatificazione di suor Maria Alfonsina Ghatta (fondatrice della Congregazione del Rosario), l’inaugurazione dell’Ospedale di Beit–Jala, la costruzione di un Centro per la Famiglia a Nazareth… L’emorragia di cristiani, però, sembra inarrestabile. È vero, ci sono centinaia di “nuovi cattolici” che arrivano per motivi di lavoro, ma anche come immigrati e rifugiati: si pensi all’accoglienza assicurata dalla Giordania ai cristiani iracheni, mentre in Israele sono giunti cattolici fuggiti da Sudan, Libano e Russia. Ma il bilancio è comunque in negativo. «Il Santo Padre – ha dichiarato sempre Twal in occasione del suo breve viaggio in Italia nei giorni scorsi – ci ha invitato, come Chiesa di Gerusalemme, a respirare con il polmone orientale e con quello occidentale–mondiale, ma anche con l’arabo e con l’ebraico, per essere vero ponte di pace a livello interreligioso e interculturale, in vista di un traguardo che porti a fare della Terra Santa la terra di tutti i popoli. Gerusalemme – ha concluso – in quanto patria di ebrei, cristiani e musulmani, è città senza frontiere che reclama un’apertura, una libertà di accesso a tutti i credenti con garanzia giuridica internazionale e non può essere monopolio di un solo popolo a esclusione degli altri perché è la città di tutti». mai spento” dello Spirito Santo, che il Vivente effonde in abbondanza». Benedetto XVI, si segnala ancora nella Lettera, ha affidato alla Congregazione per le Chiese Orientali «il compito di tenere vivo l’interesse per quella Terra benedetta». A nome del Pontefice Sandri esorta quindi «a confermare la solidarietà finora mostrata, perché i cristiani d’Oriente portano una responsabilità che spetta alla Chiesa universale, quella cioè di custodire le “origini cristiane”, i luoghi e le persone che ne sono il segno, per- ché quelle origini siano sempre il riferimento della missione cristiana, la misura del futuro ecclesiale e la sua sicurezza… Essi meritano, pertanto, l’appoggio di tutta la Chiesa – conclude Sandri – pregando il Signore perché sia largo nella ricompensa verso quanti amano la Terra che Gli diede i natali, che deve rimanere, grazie alla “Chiesa viva e giovane” che vi opera, la testimone nei secoli delle grandi opere della salvezza». pagina a cura di ENRICA LATTANZI PERCHÈ UNA COLLETTA PRO TERRA SANCTA Scopo della Colletta “pro Terra Sancta”, con le offerte raccolte soprattutto il Venerdì Santo, è quello di sensibilizzare i fedeli al valore della solidarietà verso le comunità e gli enti cattolici presenti in quella regione e promuovere ogni iniziativa e intervento in favore dei Luoghi Santi che conservano la memoria di Cristo. La Congregazione per le Chiese Orientali riceve parte della Colletta “pro Terra Sancta” direttamente dalle Nunziature Apostoliche, e, secondo la percentuale stabilita dalle relative norme pontificie, concede quindi i sussidi ordinari e straordinari alle circoscrizioni ecclesiastiche, agli ordini religiosi e ad altre persone giuridiche ecclesiastiche in Libano, Siria, Iraq, Giordania, Egitto e particolarmente in Israele e Palestina. La Colletta è una tradizione che risale già ai tempi della Chiesa primitiva. Lo stesso Apostolo Paolo sollecitava infatti le comunità in Asia Minore a sostenere i confratelli a Gerusalemme. Fu Papa Paolo V, poi, nel Breve “Coelestis Regis” del 22 gennaio 1618, a stabilirne per la prima volta la finalità, mentre Benedetto XIV la confermò con il Breve Apostolico “In supremo militantis Ecclesiae” del 7 gennaio 1746. Ulteriori info su: www.custodia.fr; www.lpj.org. SOCIETÀ P A G I N A 4 INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 ELEZIONI VINCE BERLUSCONI, AUMENTA I SUOI VOTI LA LEGA NORD alano i votanti, in misura molto marcata, più dell’8%. E’ un “partito” rilevante, che lancia alla classe politica tutta, maggioranza ed opposizioni, un messaggio chiaro e forte. Bisogna lavorare, senza alibi: non serve nulla di straordinario, bisogna far funzionare le cose, nel rispetto delle persone e delle regole. E’ vero però che, dal punto di vista dei risultati, “gli assenti hanno sempre torto”. E i risultati delle 13 regioni non sono privi di motivi di riflessione. Le regionali non precedevano, come fu nelle due ultime occasioni, le politiche, di pochi mesi. Questa volta si è trattato di “elezioni di mezzo termine”, in relazione con la legislatura. La maggioranza di centro-destra (Pdl e Lega) partiva da due sole regioni, anche se molto importanti, Lombardia e Veneto. Ad esse ha aggiunto la conquista del seggio di presidente in Calabria, Campania e, dopo un testa-testa molto combattuto, in Piemonte e nel Lazio Il centro –sinistra, che conferma le quattro regioni “rosse” Emilia-Romagna, Toscana, Marche ed Umbria, mantiene la Puglia, la Basilicata e la Liguria. Vince insomma il centro-destra, con una significativa affermazione del presidente del Consiglio Berlusconi, molto impegnato nella campagna elettorale, e della Lega, l’unica delle maggiori forze politiche a crescere in modo considerevole. Entrambi ben sotto il 30%, le elezioni regionali dimostrano come i grandi partiti di rassemblement, Pd e Pdl, siano ancora alle prese con la loro fondazione molto rapida: c’è certamente molto da fare nella definizione del profilo e nello sviluppo della struttura interna, così come nel sistema delle relazioni di coalizione. L’Udc ha visto la sua politica di alleanze a “geometria variabile” piuttosto stabile nei risultati. Finita una delle campagne elettorali più rissose, strillate, rocambolesche della storia recente insomma non ci sono più alibi per nessuno. La situazione non è brillante, l’Italia sta facendo bene nella crisi mondiale, ma i problemi sono tanti: occorre lavorare molto a tutti i livelli. Le regioni, si sa, hanno soprattutto competenze sulla sanità. Noi dobbiamo andare fieri – lo si è visto in relazione al dibattito di questi mesi negli Stati Uniti – del nostro sistema sanitario. Eppure è pieno di sprechi e buchi, che è necessario colmare, semplicemente rispettando le regole e lavorando bene, ciascuno per la sua parte. E quel che vale per la sanità vale in moltissimi altri campi di politiche pubbliche. Serve allora una classe politica adeguata. Avremo un paio d’anni senza significative scadenze elettorali: c’è tempo per lavorare, c’è tempo anche per far crescere le forze politiche e le vocazioni alla politica. Abbiamo infatti tutti bisogno di guardare avanti con impegno, con coraggio, con fiducia. A questo proposito il chiaro discorso sull’impegno, sui valori di riferimento e sulla stoffa delle persone, che i vescovi e i cattolici hanno sviluppato nei giorni scorsi, rappresenta un preciso e sereno riferimento per tutti. C SIR ATTACCHI AL PAPA REAZIONI ALLA CAMPAGNA MEDIATICA CONTRO LA CHIESA Con l’arma della menzogna C onferenze episcopali, diocesi, parrocchie, associazioni, movimenti: è forte e unanime la “mobilitazione” del popolo cattolico a fianco di papa Benedetto XVI, nelle ultime settimane oggetto di una vera e propria campagna mediatica denigratoria, scatenatasi in seguito agli episodi di pedofilia venuti alla luce in diversi Paesi. Ecco alcune prese di posizione al riguardo. Non scoraggiarsi. “Come Gesù aveva i suoi nemici anche noi, i cristiani, e la Chiesa ha sempre nemici, non solo oggi ma anche in passato, in ogni secolo e così sarà anche nel futuro. In questi giorni, nei quali non solo il Papa ma tutta la Chiesa, e così ogni fedele cioè ognuno di noi, è frontalmente attaccato e denunciato da alcuni influenti mass media in un modo che oltrepassa ogni lealtà e anche ogni verità, lo sentiamo di nuovo. Non siamo sorpresi! Gesù ce lo ha predetto. Il ‘Benedetto colui chi viene’ in ogni tempo può rapidamente cambiare nel grido ostile ‘Crocifiggilo!’”. Lo ha detto il card. Walter Kasper celebrando il 28 marzo, a Roma, nella parrocchia di Ognissanti, di cui è titolare, la Festa delle Palme. “Non c’è motivo di scoraggiarsi ed essere abbattuti - ha affermato il presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani sappiamo che la gente che ha benedetto Gesù con canti e palme alla fine ha avuto ragione. Hanno vinto i credenti. Perché la Via Crucis non è finita con la crocifissione, con la risurrezio- ne di Pasqua. La Chiesa oggi ha bisogno di una umile pulizia interna da sporcizie inaccettabili e noi tutti ne abbiamo bisogno, ognuno nel suo modo. Però, se ci convertiamo e ci purifichiamo, la Chiesa alla fine uscirà dalla crisi attuale rinnovata, più splendida e bella”. Campagna di diffamazione e calunnia. “Di fronte alla campagna di diffamazione e calunnia, che è stata organizzata per offuscare l’immagine del Papa – ha detto il card. André Vingt-Trois, presidente dei vescovi francesi, al termine dell’Assemblea plenaria svoltasi nei giorni scorsi a Lourdes - abbiamo voluto in- viargli un messaggio di solidarietà e di comunione. Sappiamo tutti con quale vigore egli ha agito, prima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come Sommo Pontefice, per mettere a disposizione dei vescovi i modi per affrontare con forza e chiarezza le situazioni penali”. “Questi inaccettabili fatti – sostengono i vescovi francesi rivolgendosi al Papa - sono utilizzati in una campagna volta ad attaccare la vostra persona e la vostra missione al servizio del corpo ecclesiale. Noi tutti soffriamo per questi attacchi sleali e indegni e ci teniamo a dirvi che portiamo con lei la pena che provocano queste calunnie che vi colpiscono ed esprimiamo la nostra comunione e il nostro sostegno”. “Quest’anno – ha detto l’arcivescovo di Parigi concludendo l’assemblea di Lourdes – la nostra Chiesa cattolica celebrerà la Pasqua in un clima di sospetto e tristezza. I casi di pedofilia denunciati in alcuni paesi d’Europa sono causa di scandalo per molti nostri contemporanei e fanno sprofondare i cattolici nella vergogna e nello smarrimento”. Per quanto riguarda la Francia l’arcivescovo di Parigi ha assicurato che la Chiesa francese si è impegnata in questa direzione già dai primi anni del 2000 pubblicando un documento dal titolo “Lottare contro la pedofilia” destinato a tutti gli educatori. “Si tratta – ha aggiunto il cardinale – di un problema che riguarda tutta la nostra società e non soltanto la Chiesa. Desidereremmo vedere che altre istituzioni facciano lo stesso nostro lavoro”. Senza precedenti. “Non era forse mai accaduto che la Chiesa fosse attaccata in questo modo”. E’ il commento dell’Osservatorio Van Thuan (www.vanthuanobservatory.org) alla lettera del Papa ai cattolici d’Irlanda. “Alle persecuzioni nei confronti di tanti cristiani, crocefissi in senso letterale in varie parti del mondo, ai molteplici tentativi per sradicare il cristianesimo nelle società un tempo cristiane con una violenza devastatrice sul piano legislativo, educativo e del costume che non può trovare spiegazioni nel normale buon senso – si legge in una nota - si aggiunge ormai da tempo un accanimento contro questo Papa, la cui grandezza provvidenziale è davanti agli occhi di tutti”. In questa prospettiva, “il tentativo della stampa di coinvolgere Benedetto XVI nella questione pedofilia è solo il più recente tra i segni di avversione che tanti nutrono per il Papa”. Di qui la necessità di “chiedersi come mai questo pontefice, nonostante la sua mitezza evangelica e l’onestà, la chiarezza delle sue parole unitamente alla profondità del suo pensiero e dei suoi insegnamenti, susciti da alcune parti sentimenti di astio e forme di anticlericalismo che si pensavano superate”. “E questo suscita ancora maggiore stupore e addirittura dolore, quando a non seguire il Papa e a denunciarne presunti errori sono uomini di Chiesa, siano essi teologi, sacerdoti o laici”, la conclusione della nota. a cura di M. MICHELA NICOLAIS NOTA ECONOMICA Le parole di Bagnasco fanno riflettere « ’ L ipocrisia è un vizio di moda, e tutti i vizi di moda passano per virtù”, afferma don Giovanni di Molière. Detto giudizio non è circoscrivibile ad un momento temporale, tant’è che si attaglia anche all’odierna realtà italiana. Mi spiego, i giudizi del mondo laicista, anticlericale e nichilista, sulle parole del Presidente della Cei, Card. Angelo Bagnasco, sono infidi, ambigui, insinceri e preconcetti. E’ una beotaggine sostenere che il presidente della Cei doveva evitare la commistione fra valori non negoziabili, che esistono di per sé, ed eventi di natura relativa, nella fattispecie la competizione elettorale. Piaccia o non piaccia, ma il presidente della Cei non ha dato indicazioni di voto. Opportunamente si è rivolto ai cattolici, invitandoli a riflettere sul dovere di rimanere fedeli ai valori della Fede e su quello della ricostruzione della società civile, ora in totale decadenza. I non cattolici non sono tenuti ad ascoltarlo, quindi operino secondo i loro convincimenti, ma nel rispetto delle scelte altrui. Le parole del card. Bagnasco sono un invito a riflettere sia sulla coerenza delle scelte che sui modelli di testimonianza, negli ambiti della politica, dell’economia e della società civile. Dovranno, per conseguenza, impegnarsi ad elaborare una cultura da contrapporre a quella dominante, individualista, egoista, nichilista, incapace di modernizzare e progettare il futuro delle nuove generazioni. I cattolici non possono accettare di essere ridotti al silenzio e ancor meno di rinunciare a battersi per l’edificazione di uno Stato laico, democratico, innervato da valori etici, quali: dignità della persona umana; indisponibilità della vita dal concepimento alla morte; libertà religiosa, educativa e scolastica; l’istituto della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna; il diritto al lavoro e alla casa. L’impegno dei cattolici deve quindi raggiungere anche il mondo della produzione, del commercio e della finanza, perché queste realtà debbono essere condotte al perseguimento del bene comune e del rispetto della natura. Il messaggio ha ribadito che “gli elettori cattolici alle scadenze elettorali, debbono scegliere forze politiche e candidati coerenti, ovvero che si ispirano ai valori della Chiesa e che si impegnano a tradurli nel vissuto politico e personale, con com- petenza, retta ragione e adeguati stili di vita”. E’ un impegno che non può essere circoscritto al momento elettorale, richiede militanza, progetti, idee politiche in grado di superare sia i decadenti modelli politici in cui viviamo, che la classe dirigente che li rappresenta. Ho implicitamente richiamato il tema dello sviluppo economico, “oggi fortemente collegato ai doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale… il cui uso rappresenta una responsabilità verso… le generazioni future”. Insomma “l’apertura alla vita deve essere al centro dello sviluppo. Quando una società s’avvia verso la negazione o la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo”. Ho ripreso questi passi della Caritas in Veritate, per dire che il messaggio e gli stimoli, che giungono dal magistero della Chiesa, vanno colti e giudicati nel loro insieme e nella loro continuità, non come episodi singoli. Il documento del Presidente della Cei richiama ai cattolici il dovere di essere buone sentinelle dei valori, ma anche costruttori di una società civile e statuale, attenta allo sviluppo, alla democrazia, alla verità, alla giustizia e ai problemi della famiglia, il primo dei quali è la possibilità di lavoro. Le affermazioni e le critiche, per essere corrette ed avere senso, debbono essere documentate. Ovvvero debbono fotografare e analizzare, con rigore scientifico e morale, la situazione socio/ politico/economica, del Paese. La sinistra non pare in grado di esprimere una cultura capace di dare risposte adeguate, alle domande di modernizzazione, ripresa economica e futuro, che provengono dalla società civile. Il mondo imprenditoriale, a sua volta, ha abbandonato lo spirito della cultura liberale che, pur fra mille contraddizioni, mitigava l’individualismo, il perseguimento esasperato della massimizzazione dei profitti e l’inciviltà dello sfruttamento, riuscendo così a far sopravvivere finalità sociali dell’impresa. Questo deficit di cultura e di valori ha fatto perdere di vista le esigenze di futuro espresso dalle nuove generazioni e dall’ecologia. Il governo, l’opposizione e i sindacati debbono rendersi conto che il mondo è cambiato, quindi si debbono ridefinire le regole del gioco. GIANNI MUNARINI SOCIETÀ FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 BENEDETTO XVI CON IL CORAGGIO CHE VIENE DALLA VERITÀ Umiltà dell’ascesa P arole, segni e appello alla pace in Terra Santa, in questa domenica delle Palme, venticinquesima Giornata mondiale della gioventù. Nella celebrazione liturgica si fa memoria di Gesù che entra in Gerusalemme; vi arriva non in modo privato, come ha fatto, sicuramente, altre volte, ma in modo ufficiale, manifestando la propria identità regale: è acclamato come re, come colui che viene nel nome del Signore. Gesù sale verso Gerusalemme; sale da Gerico che si trova sotto il livello del mare; sale verso la città che è a oltre 700 metri di altezza. Si tratta di un’ascesa, ricorda Benedetto XVI nella sua omelia pronunciata dal sagrato della basilica vaticana di San Pietro. Un’ascesa che è sì via esteriore ma è anche immagine del movimento interiore dell’esistenza: “L’uomo può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può anche scendere verso il basso, il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà. Gesù cammina avanti a noi, e va verso l’alto. Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la pazienza che sopporta e sostiene l’altro. Egli conduce verso la disponibilità per i sofferenti, per gli abbandonati; verso la fedeltà che sta dalla parte dell’altro anche quando la situazione si rende difficile. Condu- ce verso la disponibilità a recare aiuto; verso la bontà che non si lascia disarmare neppure dall’ingratitudine. Egli ci conduce verso l’amore – ci conduce verso Dio”. Gesù precede l’uomo in questa ascesa. Sa che la sua strada non si ferma il venerdì; sa che non avrà nella croce la sua fine; sa che riconcilierà Dio e l’uomo nel suo corpo. Ecco un altro messaggio. Dice il Papa: il camminare con Gesù è “sempre anche un essere portati”, perché “ci tira e ci sostiene”. È accettare di non potercela fare da soli. È, dunque, atto di umiltà “l’aggrapparsi alla cordata, la responsabilità della comunione, il non strappare la corda con la caparbietà e la saccenteria”. Di questo essere nell’insieme della cordata “fa parte anche il non comportarsi da padroni della Parola di Dio, il non correre dietro un’idea sbagliata di emancipazione. L’umiltà dell’esserecon è essenziale per l’ascesa”. La croce, poi, è espressione di cosa significhi l’amore: “Solo chi perde se stesso, si trova”. Dice il Papa: “Come nelle vicende di questo mondo non si possono raggiungere grandi risultati senza rinuncia e duro esercizio, come la gioia per una grande scoperta conoscitiva o per una vera capacità operativa è legata alla disciplina, anzi, alla fatica dell’apprendimento, così la via verso la vita stessa, verso la realizzazione della propria umanità è legata alla comunione con Colui che è salito all’altezza di Dio attraverso la Croce”. Al suo ingresso Gesù è accolto con le parole: pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli. Sanno bene, discepoli e pellegrini, che la pace è dono di Dio, e che in terra non c’è pace: “Così questa acclamazione è espressione di una profonda pena e, insieme, è preghiera di speranza: colui che viene nel nome del Signore porti sulla terra ciò che è nei cieli”. Un saluto che è supplica e speranza. Nelle parole di Benedetto XVI torna, infine, l’appello alla pace: quando andiamo in Terra Santa, afferma il Papa, “vi andiamo però anche come messaggeri della pace, con la preghiera per la pace; con l’invito forte a tutti di fare in quel luogo, che porta nel nome la parola ‘pace’, tutto il possibile affinché esso diventi veramente un luogo di pace”. Di qui anche l’incoraggiamento “per i cristiani a rimanere nel Paese delle loro origini e ad impegnarsi intensamente in esso per la pace”. Appello che all’Angelus è pensiero particolare per Gerusalemme. Si dice profondamente addolorato per i “recenti contrasti” il Papa, “per le tensioni verificatesi ancora una volta in quella città, che è patria spirituale di cristiani, ebrei, e musulmani”. Di fronte al chiacchiericcio delle opinioni dominanti, Benedetto XVI invita al coraggio delle scelte, alla fatica della salita, al camminare sulle strade del mondo portando nella bisaccia del pellegrino quei comandamenti che sono regole fondamentali del vero amore. Afferma il Papa: essi ci dicono che “senza Dio nulla riesce in modo giusto”. FABIO ZAVATTARO CORSIVO di AGOSTINO CLERICI DI ARSHED, A GINEVRA, NON SI PARLA L’agenzia AsiaNews ci racconta - in mezzo al consueto assordante silenzio dei media - che «si sono svolti a Rawalpindi, fra imponenti misure di sicurezza, i funerali di Arshed Masih, 38enne cristiano pakistano, bruciato vivo perché ha rifiutato di convertirsi all’islam». Finora nessuno è stato arrestato per l’odioso delitto avvenuto il 19 marzo scorso, a cui si aggiunge anche lo stupro della moglie Martha, compiuto davanti agli occhi dei tre figli, dai 7 ai 12 anni. Una fonte bene informata riferisce ad AsiaNews che sarebbe stata la polizia ad appiccare il fuoco all’uomo e a violentare la donna, seguendo le “istruzioni” impartite dal datore di lavoro di Arshed e Martha, un ricco uomo d’affari musulmano presso cui, dal 2005, i due lavoravano come autista e come domestica. Negli ultimi tempi, a causa della fede cristiana della coppia, erano emersi dei dissapori con il datore di la- voro. Le pressioni perché abbandonassero il cristianesimo, negli ultimi tempi, si erano fatte incessanti. Il padrone era giunto persino a minacciare “terribili conseguenze”, per convincerli ad abbracciare l’islam. I coniugi erano stati anche ingiustamente accusati di un furto avvenuto di recente nella villa dell’uomo, il quale aveva promesso di lasciar cadere la denuncia in caso di conversione. Arshed è morto dopo tre giorni di agonia all’ospedale della Sacra Famiglia a Rawalpindi, ove è ricoverata la moglie, che è ancora in stato di shock e non è in grado di parlare. I figli della coppia dormono in ospedale perché sono senza casa e vivono nella paura. Sembra di raccontare fatti che non possono accadere. Invece, dobbiamo solo ringraziare l’agenzia del Pime (che si avvale della rete dei nostri missionari) se siamo venuti a conoscere questo fatto, mentre altri innumerevoli casi restano avvolti dal silenzio. E, una volta poi che una simile notizia riesce a filtrare dalla coltre di omertà, eccola ridotta a notizia insignificante, sepolta in qualche pagina interna dei giornali e presto dimenticata. Il Pakistan è un Paese importante sullo scacchiere della lotta al terrorismo di Al-Qaida, quindi non aspettarti nessuna protesta ufficiale, che vada oltre lo sdegno di facciata. Si parla tanto di libertà religiosa e assai poco di reciprocità internazionale nel riconoscimento e nella difesa di questo diritto. Ecco un esempio lampante. Lo stesso giorno in cui a Rawalpindi si sono svolti i funerali del povero Arshed, a Ginevra il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato il divieto di edificare minareti in Svizzera, bollato come manifestazione di islamofobia. Avrebbe potuto condannare con la medesima risoluzione centinaia di altri divieti di edificare chiese, come manifestazione di cristianofobia. Ma non lo ha fatto. La cosa veramente buffa è che la risoluzione sulla diffamazione delle religioni è stata presentata - indovinate un po! - dal Pakistan. Naturalmente della vicenda del cristiano arso vivo, a Ginevra, nemmeno una parola! P A G I N A 5 Una Pasqua da cristiani I cristiani celebrano la Pasqua: il Crocifisso, messo a morte dagli uomini, da Dio è stato risuscitato. Celebrare la Pasqua significa, allora, ri-comprendere in profondità la storia di Gesù alla luce del suo compimento. Tutta l’esistenza di Gesù è segnata da un profondo dinamismo che la orienta vero il punto culminante: la morte-risurrezione, chiave di lettura e di comprensione tanto di Gesù quanto del Dio di cui ha parlato. La sua è una storia “normale” e “rivelatrice” allo stesso tempo. É nato da una donna così come nascono tutti gli uomini; ha vissuto seguendo le tappe della crescita umana, all’interno della sua famiglia e del suo ambito religioso. Ha compreso, giorno dopo giorno, la fatica di vivere e la speranza in essa racchiusa. La sua esistenza si è aperta progressivamente alla volontà del Padre: una volontà da comprendere e da vivere. Non ha camminato “a fianco degli uomini” ma “dentro la vita degli uomini”. Egli ha vissuto fino in fondo il “paradosso” della vita: accoglienza e rifiuto allo stesso tempo. Infatti, egli è inviato da Dio agli uomini ma da questi è rifiutato; ed è rifiutato proprio “in nome di Dio”, in nome di una certa immagine di Dio: qui sta lo scandalo teologico che pervade la vicenda di Gesù. Uno scandalo da comprendere e alla luce del quale occorre rivedere il parlare di Dio La folla, provocata dalle sue parole e azioni, si domanda: che significa tutto questo? La risposta: Gesù insegna con autorità e la sua proposta è nuova e autorevole perché libera da ogni logica di potenza umana. Gesù, per parlare del suo Dio, ha rifiutato il potere e la logica che lo sorregge. Per questo egli è libero. Gesù si dimostra libero nelle sue relazioni personali: preferisce frequentare gli esclusi piuttosto che i benpensanti e i potenti; sceglie i suoi compagni di avventura tra la gente semplice piuttosto che tra chi ha frequentato le sinagoghe; non si lascia coinvolgere nei sogni di riconquista politica che agitano un buon numero dei gruppi religiosi e politici del tempo. É uomo libero nelle sue parole: egli non si lascia coinvolgere dalle arguzie degli scribi e dei farisei; ribatte ad essi invitandoli a rivedere il loro modo di pensare Dio. Si dimostra libero di fronte alla Legge: il sabato è per l’uomo non l’uomo per il sabato. Egli osa dire, in riferimento alla Legge: “Vi è stato detto... ma io vi dico”. I vangeli ci presentano Gesù che parla di Dio e soltanto di Dio: un annuncio che si rivela, però, tutto a vantaggio dell’uomo. Alle obiezione di quanti si scandalizzano del suo agire e del suo parlare, Gesù costantemente risponde dicendo: “Agisco così perché così è il Padre; un Padre che ama gli ultimi, sta dalla parte di chi non conta, si compiace di ritrovare chi era dichiarato perduto. Partendo da questa profonda convinzione, egli afferma che ogni emarginazione è peccato religioso perché smentisce proprio il volto profondo di Dio, quello -appuntodell’amore ostinato per tutti. Tutta l’esistenza di Gesù è dono agli altri e per gli altri, nella certezza che la vita la si possiede solo donandola e la si perde solo conservandola per se stessi. Gesù è Messia e Figlio di Dio: appunto per questo solidale con gli uomini. Nella sua passione noi ritroviamo svelata la pienezza di questa logica. Infatti, la passione rivela i tratti profondi di Gesù, quei tratti che si sono manifestati in tutta la sua vita, ma che qui si fanno ancora più chiari: l’innocenza, la sua incondizionata obbedienza al Padre, la sua bontà, la sua solidarietà con i peccatori, l’abbandono senza riserve all’amore. La passione è la dimostrazione che Gesù percorre la via dell’amore fino in fondo, accettandone completamente la debolezza, abbandonandovisi interamente. Il Padre confermerà - nella risurrezione - la validità dell’esistenza del figlio vissuta in questo modo. Ma proprio questo tipo di esistenza diventa scandalo, motivo di incomprensione. La Pasqua che celebriamo ci riconduce alla storia di Gesù: la risurrezione non elimina né scavalca la croce; la ripropone, invece, svelandone il senso profondo. Il senso di una storia nella linea del servizio ostinato, gratuito fino al dono totale di sé. La gratuità e la fedeltà di cui il Crocifisso è memoria creativa. FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI SCANDALO ABUSI: BOLZANO-BRESSANONE, NOMINATO “DIFENSORE CIVICO INDIPENDENTE” La Diocesi di Bolzano-Bressanone ha nominato Werner Palla, già difensore civico della provincia di Bolzano, “difensore civico indipendente” (ombdusman) per le vittime colpite da atti di violenza e da abusi sessuali all’interno delle istituzioni diocesane. “L’attenzione alle vittime colpite da atti di violenza o da molestie sessuali è prioritaria per la diocesi – si legge in un comunicato - che intende quindi fare piena luce su fatti e misfatti accaduti”. E’ di ieri la notizia dell’arresto di un giovane aiuto parroco che avrebbe molestato alcuni ragazzi della parrocchia di Varna. Di qui la nomina di Werner Palla; ad affiancarlo, un comitato di specialisti – psicologi, psicoterapeuti e giuristi – cui si potranno rivolgere “sia vittime di abusi sessuali che testimoni di atti di molestie”, oltre ai “collaboratori della diocesi colpevoli di abusi sessuali che desiderano farsi aiutare”. La consulenza per le vittime e per i colpevoli di tali atti è gratuita e i colloqui sono coperti da segreto professionale, precisa la diocesi. “Ci sono persone – dichiara il vicario generale, don Josef Matzneller – che, per motivi comprensibili, preferiscono raccontare le loro esperienze a referenti che non fanno parte dell’ambito ecclesiastico. Questo è il segno che in Diocesi tali richieste vengono prese sul serio”. P A G I N A 6 SOCIETÀ ELEZIONI2010 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2010 AFFLUENZA IN CALO I LOMBARDI RICONFERMANO FORMIGONI COSÌ AL PIRELLONE... LA COMPOSIZIONE DEL PROSSIMO CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA ELETTI LISTE REGIONALI PER LA LOMBARDIA 8 Roberto Formigoni - Paolo Valentini Puccitelli - Doriano Riparbelli - Roberto Alboni - Nicole Minetti - Giorgio Puricelli Andrea Angelo Gibelli - Cesare Bossetti PENATI PRESIDENTEALTERNATIVA LOMBARDIA 1 Filippo Luigi Penati ELETTI LISTE CIRCOSCRIZIONALI IL POPOLO DELLA LIBERTÀ 23 Raffaele Cattaneo - Rienzo Azzi - Giorgio Pozzi - Gianluca Rinaldin - Giulio Boscagli - Marcello Raimondi - Carlo Saffiotti - Mario Parolini - Franco Nicoli Cristiani - Margherita Peroni - Massimo Ponzoni - Stefano Carugo - Mario Sala - Stefano Giovanni Maullu - Alessandro Colucci - Sante Zuffada - Domenico Zambetti - Romano Maria La Russa - Massimo Buscemi - Giuseppe Angelo - Giammario Gian Carlo Abelli - Giovanni Rossoni - Carlo Maccari LEGA NORD 18 Giangiacomo Longoni - Luciana Maria Ruffinelli - Dario Bianchi - Stefano Galli - Ugo Parolo -Giosué Frosio - Daniele Belotti Roberto Pedretti - Renzo Bossi - Pierluigi Toscani - Alessandro Marelli - Massimiliano Romeo - Davide Boni - Fabrizio Cecchetti - Jari Colla -Massimiliano Gino Orsatti - Angelo Ciocca - Claudio Bottari PARTITO DEMOCRATICO 21 Stefano Natale Tosi - Alessandro Alfieri - Luca Gaffuri - Carlo Spreafico - Angelo Costanzo - Maurizio Martina - Mario Barboni - Gian Antonio Inteso Girelli -Gianbattista Ferrari - Giuseppe Civati - Enrico Brambilla - Fabio Pizzul - Arianna Cavicchioli Carlo Borghetti - Francesco Prina - Franco Mirabelli - Sara Valmaggi - Giuseppe Villani - Fabrizio Santantonio - Agostino Alloni - Giovanni Pavesi UDC 3 Valerio Bettoni - Gianmarco Quadrini - Enrico Marcora IDV 4 Gabriele Sola - Francesco Patitucci - Giulio Cavalli - Stefano Zamponi PENSIONATI 1 Elisabetta Fatuzzo SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ 1 Chiara Cremonesi DA COMO • POZZI GIORGIO (Popolo della Libertà) con 16.312 preferenze • RINALDIN GIANLUCA (Popolo della Libertà) con 13.322 preferenze • GAFFURI LUCA (Partito Democratico) con 12.806 preferenze • BIANCHI DARIO (Lega Nord) con 9.865 preferenze DA SONDRIO • PAOLO UGO (Lega Nord) con 13.890 preferenze • COSTANZO ANGELO (Partito Democratico) con 5.473 preferenze P A G I N A 7 SOCIETÀ EUROP A EUROPA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 L’APPELLO LANCIATO AI CITTADINI E ALLE ISTITUZIONI UE DA BRUXELLES: INSIEME NELLA DOMENICA P iù di 70 organizzazioni, fra cui Chiese, sindacati e organizzazioni della società civile, si sono riunite, il 24 marzo, in seno al Parlamento europeo per la Prima Conferenza Europea sulla Protezione delle Domeniche libere dal lavoro. Alla Conferenza si è lanciato un appello in cui si richiama il Parlamento, la Commissione e tutti i cittadini europei ad unirsi per una generale mobilitazione in difesa della Domenica. Questo il testo dell’appello. In occasione della Prima Conferenza Europea sulla Protezione delle Domeniche libere dal lavoro, che si è tenuta presso il Parlamento Europeo a Bruxelles il 24 marzo 2010: Noi firmatari crediamo che, per principio, tutti i cittadini dell’Unione europea abbiano il diritto a una domenica libera dal lavoro. Ovviamente, questo non esclude delle eccezioni necessarie a fornire i servizi essenziali, né pregiudica l’importante ruolo sociale dei partner nella negoziazione di accordi collettivi. La protezione di una domenica libera dal lavoro è di importanza primaria per la salute dei lavoratori (1), per la riconciliazione della vita lavorativa e di quella famigliare (2) e della vita della società civile nel suo complesso. Questo giorno di riposo condiviso serve a rafforzare la coesione sociale nelle nostre società (3), una coesione severamente minacciata dall’attuale crisi economica. Pertanto esortiamo i Capi di Stato e I Governi dei 27 Stati membri, che si riuniscono per il Summit di Primavera, di resistere fermamente alle crescenti pressioni per la liberalizzazione delle leggi che prevedono una domenica libera dal lavoro e di impegnarsi a salvaguardare e promuovere la domenica libera dal lavoro come pilastro del Modello Sociale Europeo, entro le leggi delle rispettive nazioni. Esortiamo la Commissione Europea a rafforzare efficacemente il Modello Sociale Europeo così a lungo voluto da milioni di cittadini in tutta Europa. In modo particolare esortiamo la Commissione Europea ad assicurare che la legislazione UE e le regole di mercato interne garantiscano la centralità delle domeniche libere dal lavoro nella vita dei lavoratori e della società nel suo complesso e di garantire che non venga messa in pratica nessun’altra forma di pressione sul principio della Domenica libera dal lavoro. Esortiamo i Membri del Parlamento europeo ad assicurare che le legislazioni UE rilevanti rispettino e promuovano la protezione delle Domeniche come giorni settimanali di riposo per tutti i cittadini UE. Infine, esortiamo i cittadini europei a firmare una futura Iniziativa dei Cittadini che si esprima in favore della protezione delle Domeniche libere dal lavoro. Confidiamo che la Prima Conferenza europea sulla protezione delle Domeniche libere dal lavoro si dimostrerà essere il punto di partenza per una rete di cooperazione permanente tra gli organizzatori e i partner di sostegno della conferenza. Ci aspettiamo che tale cooperazione spiani la strada per la creazione della prima Alleanza Europea per le Domeniche Libere. (1). Studi scientifici dimostrano che una Domenica libera dal lavoro è più importante per la salute e il benessere di qualunque altro giorno libero dal lavoro durante la settimana. Il lavoro domenicale pone un’enorme pressione sui lavoratori e le loro famiglie. Incoraggia lo stress e porta a malattie e assenteismo. (2). Durante le Domeniche, i genitori e i bambini sono in grado di passare del tempo insieme. Le scuole sono chiuse. In base alla direttiva Ue sulla protezione dei giovani al lavoro, la Domenica è già riconosciuta come il giorno di riposo settimanale per bambini e adolescenti della Ue. (3). Poiché permette ai cittadini di partecipare alla vita sociale e associativa, di ottenere una ricreazione culturale e spirituale, e di svolgere attività volontarie, la Domenica libera dal lavoro rafforza la coesione sociale delle nostre società. Chiese europee Polonia - Slovacchia Polonia: “no” dei vescovi a fecondazione in vitro In occasione della Giornata della sacralità della vita, celebrata in Polonia il 25 marzo, e della Giornata nazionale della vita (24 marzo), il gruppo di esperti della Conferenza episcopale polacca (Kep) ha pubblicato il documento contenente i motivi dell’opposizione della Chiesa al ricorso alla fecondazione assistita in vitro. Il documento è stato annunciato dall’Ufficio stampa della Kep come contenente una “valutazione totalmente negativa del metodo di fecondazione extrauterina in quanto contraria alla fede cristiana, inaccettabile moralmente, e pericolosa sia per il bambino che per la madre”. Il testo, afferma il comunicato, “è stato concordato con il Presidio della Kep, non è quindi una semplice valutazione bensì un documento ufficiale della Chiesa polacca”. Gli esperti, pur contrari alla fecondazione in vitro, rilevano tuttavia che i figli concepiti con quel metodo dovrebbero essere accolti con rispetto e amore in quanto, come ogni persona umana, meritevoli di godere in pieno dei diritti dell’uomo”. Il documento inoltre, ricordando che “il metodo in vitro porta allo sviluppo e alla nascita del 510% dei feti mentre la restante percentuale è condannata alla morte”, sottolinea la rilevanza della “sindrome in vitro” che colpisce non solo i genitori dei figli così concepiti ma potrebbe in futuro colpire anche i figli stessi venuti a conoscenza del fatto che la loro nascita è stata possibile al prezzo della morte dei fratelli allo stato embrionale”. Il testo infine raccomanda il ricorso ai “metodi alternativi alla fecon- dazione assistita in vitro” sottolineando soprattutto l’importanza delle c u r e contro l ’ i n f e rtilità e si appella a tutte le famiglie che “con coraggio e amore potrebbero adottare i bambini provenienti da orfanotrofi”. Slovacchia: i vescovi contrari al nuovo casinò I vescovi cattolici della Slovacchia si sono espressi contro la costruzione di un parco dei divertimenti e di un casinò nell’area di Bratislava, al confine con l’Austria. Come riportato il 23 marzo dall’agenzia di stampa Kath-press, nel corso dell’ultima assemblea plenaria la Conferenza episcopale slovacca ha espresso perplessità nei confronti di qualsiasi tipo di gioco d’azzardo. I vescovi hanno inoltre criticato “una politica che favorisce anche a livello fiscale la realizzazione di grandi progetti eticamente discutibili”. “I giochi d’azzardo sono eticamente controversi poiché nocciono alle persone e alla società” e pertanto “sono dubbi anche i presunti vantaggi economici”, hanno affermato i vescovi sostenendo la loro tesi con il risultato di studi scientifici su questo tema. Accanto a un elenco degli effetti negativi causati dal gioco d’azzardo, la Conferenza episcopale ha espresso parere contrario sulle nuove normative promosse in tal senso dalle autorità slovacche. UN GIORNO DA PROTEGGERE PER LA SALUTE DEI LAVORATORI, PER IL BENE DELLA FAMIGLIA P i è svolta a Bruxelles nel pomeriggio del 24 marzo 2010 la prima conferenza europea per la “Protezione della domenica libera dal lavoro”. 72 le organizzazioni, tra Chiese, associazioni della società civile e sindacati da tutta Europa, che hanno collaborato nell’organizzare l’iniziativa di Thomas Mann, europarlamentare tedesco (Epp/Cdu), vice-presidente della commissione parlamentare per gli affari sociali. Hanno dato il loro appoggio all’iniziativa anche numerosi eurodeputati, appartenenti a tutti gli schieramenti e Paesi europei. “La protezione della domenica non lavorativa è di grande importanza per la salute dei lavoratori, per la conciliabilità tra lavoro e vita familiare e per la società civile nel suo insieme”: così ha aperto i lavori l’eurodeputato Thomas Mann di fronte a circa 350 persone, dopo aver dato lettura dell’appello indirizzato ai capi di stato e di governo. “La conferenza di oggi e l’appello firmato da tutte le organizzazioni che hanno promosso l’iniziativa - ha affermato - sono la pietra d’angolo della creazione di un’Alleanza europea per la domenica libera”. Nella mattinata la Commissione europea aveva riaperto il processo di consultazione in cui i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro sono chiamati nelle prossime 6 settimane ad esprimersi sulle opzioni per un riesame delle regole Ue in materia di orario di lavoro, in vista della revisione della direttiva del 2003, ormai scaduta. Intervenendo alla conferenza sulla protezione della domenica, Laszlo Andor, commissario Ue responsabile per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, ha rilevato che, “riguardo al tempo del riposo previsto nella normativa, oggi sono i Paesi a definire quale debba essere il giorno settimanale del riposo, secondo il principio della sussidiarietà: in 16 casi la domenica è tutelata”. Il commissario ha quindi esortato i partecipanti alla conferenza a far pervenire alla Commissione le proposte per la difesa della domenica. “È necessario che ci sia un giorno comune di riposo per permettere a un comportamento sociale di sincronizzarsi”, ha affermato Friedhelm Nachreiner (Germania, docente di psi- cologia applicata). “Studi del 2000 e del 2005 hanno dimostrato che se la domenica è lavorativa, il rischio d’incidenti in orario di lavoro aumenta fino al 30%, come pure vi sono conseguenze sulla salute (insonnia, problemi cardiaci). Benché non siano chiarite le cause di questa correlazione, resta il dato di fatto”. Per altro verso, ha precisato Ulrich Dalibor (Federazione europea dei sindacati Uni Europa), “l’aumento degli orari di lavoro nel settore del commercio non ha generato aumento di ricchezza per i lavoratori, mentre li ha deprivati del tempo libero”. Il vescovo austriaco Ludwig Schwarz (Linz) ha fatto un accorato appello: “Non dedichiamo tutto il tempo al consumo e al commercio. Tutelare la domenica significa anche garantire il rispetto dei diritti umani e il rispetto della dimensione spirituale e religiosa della persona”. Ed ha richiamato “il terzo comandamento”, “regola sociale, oltre che religiosa”. In diversi Paesi - Austria, Germania, Gran Bretagna, Slovacchia - sono nate le “Alleanze per la domenica libera”, iniziative popolari volte a contrasta- re leggi e lobby economiche che minacciano la domenica. Michael Trend, del Regno Unito, ha raccontato l’esperienza della campagna ‘Keep Sunday Special’, nata nel 1986. Nel 1994 una legge è riuscita a far passare l’apertura domenicale di 6 ore dei negozi; ora è in corso una raccolta di firme per impedire che venga ulteriormente estesa. “La nostra campagna si fonda su 5 principi”, ha spiegato Trend: “Proteggere le relazioni (la mia libertà di comperare non può violare la tua libertà); difendere il piccolo commercio locale; rispettare i credenti; difendere le comunità dalla frammentazione; riposare”. Tra i parlamentari che hanno preso la parola, la portoghese Ilda Figueiredo (Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica) ha affermato che “l’Europa sta bene quando la famiglia sta bene. E la famiglia sta bene se può passare del tempo insieme. Tutelare la domenica significa dare la possibilità ai genitori di stare con i propri figli”. Mentre l’olandese Peter Van Dalen (Conservatori e Riformisti europei, vicepresidente della Commissione per i trasporti e il turismo) ha richiamato alla necessità di “unire gli sforzi”, in relazione ad altre direttive elaborate a livello Ue, come quella che prevede il divieto del traffico pesante la domenica. Interessante l’esperienza di un partecipante slovacco, che ha raccontato: “Quando, dopo il 1989, le imprese occidentali sono arrivate e hanno cominciato a sfruttare i nostri lavoratori, la domenica festiva ha cessato di esistere per noi”. Egli ha lanciato un accorato appello affinché si definisca al più presto un coordinamento europeo di tutte le iniziative nazionali a difesa della domenica e un programma concreto su come procedere in questo impegno di lobby. “Dobbiamo invertire il processo di ‘materializzazione’ della persona e cambiare i fondamenti della nostra civiltà che crede nella crescita materiale indefinita”, ha sintetizzato l’eurodeputato Vittorio Prodi, concludendo i lavori dopo un ampio dibattito tra i partecipanti. “Occorre iniziare - ha aggiunto Prodi - ad apprezzare i beni immateriali: le relazioni, la conoscenza… recuperando una visione di qualità e di sostenibilità della vita”. CHIESA P A G I N A 8 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 IL PROSSIMO 20 APRILE A ROMA AGENDA del VESCOVO DOMENICA 11 A Como, presso il Monastero della Visitazione, alle ore 17.30, professione solenne di suor Maria Enrica. LUNEDÌ 12 A Caravaggio, Commissione per il decennio sull’Educare. A seguire, incontro della Conferenza episcopale Lombarda, fino a martedì 13. MARTEDÌ 13 A Como, aggiornamento del clero. In serata, Commissione per il diaconato permanente. MERCOLEDÌ 14 A Como, al mattino, udienze e colloqui personali. Nel pomeriggio, in Seminario, colloqui con i seminaristi. GIOVEDÌ 15 Al mattino, a Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a Como, presso la chiesa di san Rocco, alle ore 20.30, S. Messa in ricordo di Chiara Lubich. Sarà presentato al Papa il fascicolo su don Guanella I l prossimo 20 aprile, festa della Beata Chiara Bosatta, presso il Vaticano, si terrà la congregazione ordinaria dei Cardinali per discutere su alcune figure presentate dalla Congregazione delle Cause dei Santi in vista della Canonizzazione. Nell’elenco c’è anche il “nostro” Beato don Luigi Guanella. La sua Causa arriva a questa tappa dopo i pareri favorevoli della Commissione medica (novembre 2009) e della Consulta dei Teologi (gennaio 2010), che hanno riconosciuto da un lato l’inspiegabilità scientifica e dall’altro l’intercessione del Beato Luigi Guanella per la guarigione del giovane William Glisson di Springfield (un sobborgo di Philadelphia, Pennsylvania, USA) che il 15 marzo 2002, mentre pattinava, cadde al suolo riportando un gravissimo trauma cranico che non lasciava speranze. Al termine di questa riunione del 20 aprile, il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi presenterà il risultato di tutto l’iter della CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL VESCOVO GIOVEDÌ SANTO CATTEDRALE - alle ore 10.00: Santa Messa Crismale; - alle ore 20.30: Santa Messa in Coena Domini. VENERDÌ SANTO BASILICA DEL SS. CROCIFISSO - alle ore 15.00: solenne processione per le vie della città (benedizione del lago); CATTEDRALE - alle ore 20.30: Celebrazione della Passione del Signore. SABATO SANTO CATTEDRALE - alle ore 20.30: Veglia Pasquale. DOMENICA DI PASQUA CATTEDRALE - alle ore 10.30: Solenne Pontificale. DISTRIBUZIONE DEGLI OLI SANTI IN SAN GIACOMO Giovedì Santo: dalle ore 11.45 alle ore 17.00. Venerdì Santo: dalle ore 10.00 alle ore 12.00. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA APPUNTAMENTI DI APRILE • mercoledì 7 aprile, alle ore 15.00: incontro di formazione per animatori e simpatizzanti presso l’Istituto Canossiano; • giovedì 8 aprile, alle ore 15.30: adorazione eucaristica presso la chiesa di S. Cecilia insieme al MITE. PRO MEMORIA PER LE PARROCCHIE Nell’Anno Sacerdotale è opportuno rinfrescare la tradizione della preghiera comunitaria del primo giovedì e primo venerdì del mese, e richiamare l’importanza della preghiera in famiglia. Causa al Papa, che la esaminerà in merito all’autorizzazione e in ordine alla promulgazione del decreto e della fissazione della data di canonizzazione. Così si esprime don Remigio Oprandi, Superiore Provinciale dei Servi della Carità su questa notizia: «Le nostre comunità Guanelliane sono in trepidante attesa di questo importante pronunciamento. Ricordiamo che la canonizzazione significa la concessione del culto pubblico nella Chiesa Universale, e per noi sarebbe una grande gioia poter vedere il nostro Fondatore indicato come modello di santità a tutto il mondo, evidenziando la sua assoluta e totale fiducia nella Provvidenza Divina e la sua carità sollecita verso i più poveri». Anche il Vescovo della diocesi di Como monsignor Diego Coletti si unisce alla trepidante attesa della Famiglia Guanelliana e auspica che «l’evento che tutti aspettiamo si traduca in un grande dono di conversione e di santità per tutta la nostra comunità cristiana, come segno rinnovato dell’offerta che il cristianesimo continuamente mette a disposizione del mondo intero in termini di carità e di servizio ai piccoli e ai poveri». LA CONVIVIALE DELL’UCID DI COMO L’INCONTRO CON MICHELE PERINI: IL FUTURO DEI POLI FIERISTICI MILANESI A lla conviviale dell’Ucid di martedì 22 marzo scorso Michele Perini, presidente dell’Ente Fiera di Milano, ha sviluppato il tema della “Fiera” come motore del sistema produttivo e del commercio interno ed internazionale. Oggi quanto mai necessario in prossimità della “Expo 2015”, di cui la fiera milanese è attore fondamentale, ed anche come stimolo per superare l’attuale fase di crisi economica mondiale. Il relatore, laureato alla Bocconi, è a sua volta un importante imprenditore, associato con due fratelli, nella impresa fondata dal padre, nel campo dell’arredamento per uffici. Ha ricoperto importanti incarichi, di cui cito in particolare la presidenza dell’Assolombarda, del Museo della Scienza e della Tecnica, portato all’avanguardia nel mondo; attivo nella direzione di “Telefono Azzuro” e in varie istituzioni “non profit”, … L’approdo alla prestigiosa presidenza della “Fiera di Milano” è il coronamento di una tenace battaglia per superare la tradizionale concezione del compito delle fiere come enti “immobiliari”, che predispongono spazi espositivi da affittare alle imprese che lo richiedono. Anche la trasformazione da pubblico a privato dell’Ente milanese, non più a carico di bilanci pubblici ma autosufficiente ha favorito la innovazione portata dal dott. Perini. Si tratta di un fatto rivoluzionario, in quanto vede l’Ente fieristico come soggetto attivo nel contattare ad ampio raggio mondiale i possibili fruitori degli spazi fieristici, offrendo loro ogni supporto, anche finanziario, con personale all’altezza dei servizi estremamente qualificati, a cominciare dalla conoscenza delle lingue, della logistica, della ricezione alberghiera, delle risorse turistiche del territorio e quant’altro. Inoltre l’Ente fiera procura sinergie con enti analoghi, promuove eventi fieristici (70 nell’ultimo anno) in paesi strategici per lo sviluppo del commercio, come in Russia, Cina, Brasile, Corea, Giappone, Hannover, Las Vegas…. La scelta di Milano per l’Expo 2015 è stata anche il risultato di una serie assidua di contatti a livello di Governi ed enti esteri di tutti i continenti, nonché dell’enorme e modernissimo spazio disponibile a Rho-Pero, il più vasto del mondo, che ha visto affluire oltre 6 milioni e mezzo di visitatori all’anno e che presto disporrà di una struttura capace di contenere 18mila persone, adeguatamente servite. La fiera di Milano si appresta ad essere la più importante in Europa per il settore della industria Agroalimentare (mentre a Parma rimane il primato nel campo del “Gusto”) ed anche in quello dell’Edilizia. Molte e appassionate le domande degli intervenuti, cui il relatore ha risposto fornendo nuove informazioni. Ad esempio sul futuro di Villa Erba, che non dispone di spa- zi e servizi per eventi che richiamino migliaia di partecipanti, ma che è sito ideale per incontri più ristretti e qualificati. Lo splendido ambiente del Lario, conosciuto e ammirato in ogni parte del mondo, offre la possibilità di attirare partecipanti anche per il turismo e l’ospitalità alberghiera. Ad altre domande il dott. Perini ha precisato che la Fiera non è più solo un luogo di esposizione dei prodotti (che debbono, però, esserci) ma soprattutto di esposizione delle “soluzioni dei problemi produttivi”, con le continue innovazioni all’avanguardia della tecnica; inoltre il relatore è contrario alla pratica della “delocalizzazione” (all’estero) della produzione, con la riserva di conservare il Italia la progettazione. Infatti questa ha bisogno della continua e immediata verifica dei progetti. Altrimenti rischia di essere trasferita accanto alla produzione. Lo scrivente è rimasto ammirato della personalità del relatore, esponente della tradizione lombarda delle imprese famigliari, che tramandano per più generazioni il “sapere del fare impresa”, sempre attento alle innovazioni e capace di finanziarsi con il risparmio proprio. Frutto di un ideale di vita improntato a serietà e frugalità, lontano dagli eccessi , che hanno portato altrove alla dissoluzione di importanti patrimoni industriali e ad invocare sperpero di pubblico denaro. ATTILIO SANGIANI P A G I N A CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 9 L’OMELIA DEL VESCOVO NELLA DOMENICA DELLE PALME DISORIENTANTI DA UN DIO CHE CI FA CAMBIARE VITA... Q uesto lungo ascolto della Passione secondo il Vangelo di Luca meriterebbe almeno altrettanto silenzio, perché queste parole decisive possano prendere posto nel nostro cuore in maniera profonda. E invitarci a una meditazione che attinga alle radici della nostra fede. Mi permetto solo una breve riflessione. Ci farebbe comodo un Dio diverso, forse l’abbiamo anche desiderato qualche volta. Ci sembra più credibile, più logico… e già si fa fatica ad affidarsi a un Dio onnipotente, vincitore, trionfante… Di fronte alla ripetuta esperienza del male, nel mondo, in tutte le sue forme… Di fronte al male radicale della morte che resta im- perante nella storia umana. Ma diciamolo francamente… Un Dio che viene cavalcando un asinello, che si fa accogliere da una folla di popolani ignoranti, che si lascia processare e condannare da un popolo ingrato e che muore su una forca… Francamente si fa fatica a pensare che questa sia la manifestazione ultima e completa della Verità di Dio. Comprendiamo più facilmente come mai sotto la Croce, per tre volte il Vangelo di Luca registra lo stesso invito rivolto al Crocifisso. Prima dalla folla, poi dai capi e infine dai due crocifissi con Lui: «Salva te stesso! E ti crederemo». Forse un Dio incline a salvare se stesso ci metterebbe più tranquilli di fronte al progetto che, tante volte, coltiviamo nella vita, di occuparci ciascuno della propria personale salvezza, ciascuno del proprio personale interesse. «Salva te stesso se sei Figlio di Dio». Quel Dio che noi abbiamo in mente con il trionfatore e allora crederemo… Gesù non scende dalla Croce. Gesù va fino in fondo. E, nelle sue ultime parole – non so se l’avete mai notato – appare l’amore trinitario… «Padre, nelle tue mani, Io, Figlio, consegno lo Spirito». Solo arrivando a quel punto, solo portando a compimento il dono integrale e incondizionato di sé, Dio poteva manifestare la sua vera identità. Quella nascosta ai capi, ai sommi sacerdoti, ai sapienti, ai farisei e manifesta- ta a un delinquente, che stava morendo per condanna ed espiazione della sua colpa, il quale capisce di essere un peccatore e si affida alla memoria che di lui può avere questo innocente che sta morendo accanto a lui. Subito, oggi, in Paradiso. Non occorre capire altro. Abbiamo un’intera settimana, che i cristiani chiamano Santa, per lasciarci interpellare da questa sconcertante rivelazione della Verità di Dio. Perché, cari fratelli e sorelle, se questo è Dio la nostra vita, forse, deve radicalmente cambiare. LUNEDÌ SANTO: A COMO LA VIA CRUCIS DEI GIOVANI CON IL VESCOVO Testimoni di speranza e di amore... Fotoservizio William a speranza e la Croce pellegrina per le vie della città. Queste le cifre distintive della tradizionale Via Crucis del Lunedì Santo con il Vescovo e i giovani. «Insieme a Gesù ripercorriamo il cammino dal Pretorio al Golgota», ha introdotto monsignor Coletti. «Non dimentichiamo che se il presente è faticoso – ha ammonito – ma porta a una grande meta, mai dobbiamo perdere la speranza, perché la gioia di Gesù risorto giustifica ogni difficoltà». La Via Crucis quest’anno, ha toccato luoghi molto significativi di Como. L’Hospice San Martino, il monastero della Visitazione, l’Opera don Guanella, l’Ospedale Valduce, la Cattedrale. Prima di iniziare la preghiera con i giovani, il Vescovo Diego ha visitato una decina di ospiti della struttura per malati terminali. «A dispetto di tutte le apparenze – ha riflettuto il presule – questi uomini e queste donne sanno darci una feconda testimonianza di speranza. Per loro, la vita L è “lotta”, cioè “agonia”, come quella sofferta da Gesù sul Calvario… In questa “lotta” che tutti proviamo nella vita, che posto occupa Gesù? Dove mettiamo la speranza? Per chi e per cosa pensiamo valga la pena offrire la nostra vita? Dio è pronto a morire per te: e tu?». La preghiera ha visto l’alternarsi di brani della Passione secondo Luca e testi dalla Lettera Enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI. Da via Castelnuovo, scendendo in via Briantea ecco la sosta al monastero della Visitazione. «Una vita donata per la preghiera – ha affermato monsignor Coletti –. Stiamo riflettendo sui nostri egoismi e sulle nostre fragilità e sull’amore sconfinato di Gesù, che sa guardarci con occhi misericordiosi anche quando lo tradiamo con lo squallore dei nostri peccati e lo rinneghiamo alla pari di Pietro, che davanti alla donna si è vergognato di essere suo discepolo: un tradimento non molto diverso da quello di Giuda. Pietro, però, ha saputo piangere e Gesù non ha allon- tanato da lui (e quindi da noi), il suo sguardo innamorato». Passando per le vie della città la Via Crucis - che ha visto la partecipazione di moltissimi giovani - è giunta presso l’Opera don Guanella. I canti, le preghiere, hanno richiamato l’attenzione di tanta gente. Alzando lo sguardo si vedevano persone affacciate alle finestre, le luci delle case che improvvisamente si accendevano, le tapparelle alzate di corsa, alcuni bambini in balcone già in pigiama… «Questo posto – ha esordito il Vescovo – ci ricorda l’amore di tante persone che liberamente hanno scelto di mettersi al servizio degli ultimi, accanto a chi soffre. La misura della nostra libertà è l’intensità dell’amore che sappiamo provare, mettendo la nostra vita a servizio di chi ha bisogno, senza pretendere o aspettarci nulla in cambio». Quarta sosta: l’Ospedale Valduce. «Caricarsi della sofferenza altrui – ha ricordato monsignor Coletti – non si significa limitarsi a una spontanea commiserazione. Vuol dire, come Gesù, essere capaci di penetrare in profondità e amare fino al compimento… Solo così la dedizione, l’essere accanto ai fratelli, fare esperienza del male e della morte può trasformarsi in amore, bontà, fraternità, condivisione, vicinanza. Essere cristiani comporta la disponibilità a smettere di pensare a se stessi per caricarsi gli uni delle croci degli altri, seguendo Lui: ecco cosa salva il mondo!». Nell’ultima tappa, fino alla Cattedrale, a portare la Croce – attorno alla quale si erano alternati tanti giovani – sono il vescovo, con il diacono e un altro sacerdote. In Duomo il clima è raccolto, nonostante le presenze siano numerosissime. «Quanto ci fermiamo lontani limitandoci a guardare Gesù? – si è chiesto il vescovo riprendendo le parole del Papa e dell’evangelista Luca –. Pensiamo alla delusione di Gesù: uno l’ha venduto, l’altro l’ha rinnegato, in nove erano scappati… Solo uno stava ai piedi della Croce… Persino il ladro e il centurione (che era pagano e per di più espressione di una forza di occupazione) erano arrivati a capire che “quest’uomo era giusto”. E noi dove ci poniamo rispetto alla Croce? Vorrei che tutti imparassimo a non guardare Gesù da lontano, ma ci avvicinassimo a Lui, nel silenzio, cercando di capire cosa vuol dire amare». Al termine della Via Crucis un ringraziamento sincero è andato a tutti coloro che hanno profuso impegno e passione nell’organizzazione di questo momento di preghiera così intenso: dai ragazzi dell’animazione, alle commissioni giovanili zonali, fino ai volontari e alle forze dell’ordine che hanno garantito che tutto si svolgesse in sicurezza. E.L. CHIESA P A G I N A 10 RUBRICHE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 APRILE 2010 APRILE 2010 Apostolato della preghiera Intenzione generale: “Perché ogni spinta al fondamentalismo e all’estremismo sia contrastata dal costante rispetto, dalla tolleranza e dal dialogo tra tutti i credenti”. Per raggiungere [la] meta di [una] attiva cooperazione per la causa della pace rimane ancora molta strada: è la strada della mutua conoscenza, oggi favorita dallo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale e facilitata dall’avvio di un leale ed allargato dialogo; è la strada del perdono generoso, della riconciliazione fraterna, della collaborazione anche in settori ristretti o secondari, ma sempre afferenti alla medesima causa; è la strada, infine, della convivenza quotidiana nella condivisione di sforzi e sacrifici per raggiungere il medesimo scopo. Su questa strada tocca forse ai singoli credenti, cioè alle persone che professano una religione, prima ancora che alle loro guide, affrontare la fatica e, al tempo stesso, avere la soddisfazione di costruire insieme la pace. I contatti inter-religiosi, accanto al dialogo ecumenico, sembrano ormai strade obbligate, perché tante dolorose lacerazioni, avvenute lungo il corso dei secoli, più non accadano e quelle residue siano presto risanate. Chi crede deve essere artefice di pace, innanzitutto, con l’esempio personale del proprio retto atteggiamento interiore, che si proietta anche all’esterno in coerenti azioni e comportamenti: la serenità, l’equilibrio, il superamento degli istinti, il compimento di gesti di comprensione, di perdono, di generosa donazione esercitano un influsso pacificatore tra le persone del proprio ambiente e della propria comunità religiosa e civile. (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1992, n.6) Intenzione missionaria: “Perché i cristiani perseguitati a causa del Vangelo, sostenuti dallo Spirito Santo, perseverino nella fedele testimonianza dell’amore di Dio per l’intera umanità”. I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. […] Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno del bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. (Dall’Epistola a Diogneto) Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché i giovani che sperimentano momenti di difficoltà trovino nella risurrezione di Cristo il vero orizzonte della vita umana e nella fede la bussola che indica loro la via da percorrere”. Chi vive oggi la condizione giovanile si trova ad affrontare molti problemi derivanti dalla disoccupazione, dalla mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro. Talora si può avere l’impressione di essere impotenti di fronte alle crisi e alle derive attuali. Nonostante le difficoltà, non lasciatevi scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni! Coltivate invece nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace. Il futuro è nelle mani di chi sa cercare e trovare ragioni forti di vita e di speranza. Se vorrete, il futuro è nelle vostre mani, perché i doni e le ricchezze che il Signore ha rinchiuso nel cuore di ciascuno di voi, plasmati dall’incontro con Cristo, possono recare autentica speranza al mondo! È la fede nel suo amore che, rendendovi forti e generosi, vi darà il coraggio di affrontare con serenità il cammino della vita ed assumere responsabilità familiari e professionali. Impegnatevi a costruire il vostro futuro attraverso percorsi seri di formazione personale e di studio, per servire in maniera competente e generosa il bene comune. (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù, 2010, n.7) PER LE PARROCCHIE 106 L’informatore giuridico I n merito alla disciplina della tollerabilità delle emissioni sonore prodotte all’interno degli enti ecclesiastici si richiama il contenuto della sentenza della Corte di Cassazione del 31.1.2006,n. 2166, che si è pronunciata in riferimento ai limiti che può incontrare l’utilizzo di strutture parrocchiali destinate ad attività ricreative, sportive, o comunque di aggregazione. La destinazione di determinate aree parrocchiali allo svolgimento delle attività sopra indicate rientra nella previsione di quanto disposto dall’art. 2, n. 1, della Legge 25.3.1985, n. 121 (“Ratifica ed esecuzione dell’accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede.”), il quale recita: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.”. Tale norma riconosce pertanto la titolarità da parte delle Parrocchie nel determinare l’utilizzo di specifiche aree, con le modalità che le stesse ritengano le più idonee e consone al raggiungimento dei propri fini. Peraltro, come afferma la sentenza, il rispetto della libertà religiosa non può andare a detrimento dei beni fondamentali dei cittadini, riconosciuti dal nostro ordinamento giuridico. In particolare trova speciale tutela il diritto alla salute, intesa come integrità fisica e psichica dell’individuo. Così infatti sottolinea la sentenza della Corte di Cassazione: “Anche la Chiesa cattolica e le sue istituzioni locali, quando “iure privatorum utuntur”, come nel caso in cui è in discussione l’uso di beni di proprietà privata, soggetti ex art. 831 alle regole del codice civile, in quanto non diversamente disposto dalle leggi speciali che li riguardano (ed, in “subiecta materia”, nessun privilegio o esenzione il diritto vigente prevede), sono tenuti, al pari degli altri soggetti giuridici, all’osservanza delle norme di relazione e, dunque, alle comuni limitazioni all’esercizio del diritto di proprietà, tra le quali rientrano quelle di cui all’art. 844 c.c.”. Il contenuto dell’art. 844 c.c., regolamentando i rapporti tra i proprietari di fondi confinanti, statuisce che “Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.”. A tale proposito si fa notare che il concetto di normale tollerabilità non prevede una misura oggettiva, valida per tutti i casi, ma è necessario di volta in volta considerare le varie situazioni, utilizzando un criterio di buon senso ed un equo e prudente apprezzamento, considerando le singole situazioni, le concrete condizioni dei luoghi, le attività normalmente svolte in un determinato contesto, nonché il sistema di vita e le correnti abitudini della popolazione, nonché la destinazione della zona in cui sono situati gli immobili. Solo in questo modo si potrà effettuare un equo contemperamento tra le ragioni della proprietà e le esigenze della vita religiosa. rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Appuntamenti di aprile mercoledì 7 aprile, alle ore 15.00: incontro di formazione per animatori e simpatizzanti presso l’Istituto Canossiano; giovedì 8 aprile, alle ore 15.30: adorazione eucaristica presso la chiesa di S. Cecilia insieme al MITE. Pro memoria per le parrocchie Nell’Anno Sacerdotale è opportuno rinfrescare la tradizione della preghiera comunitaria del primo giovedì e primo venerdì del mese, e richiamare l’importanza della preghiera in famiglia. Parola di vita di CHIARA LUBICH «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25) esù pronunciò queste parole in occasione della morte di Lazzaro di Betania, che poi Egli al quarto giorno risuscitò. Lazzaro aveva due sorelle: Marta e Maria. Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli corse incontro e gli disse: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù le rispose: “Tuo fratello risusciterà”. Marta replicò: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. E Gesù dichiara: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. “Io sono la risurrezione e la vita”. Gesù vuol fare intendere chi egli è per l’uomo. Gesù possiede il bene più prezioso che si possa desiderare: la Vita, quella Vita che non muore. Se hai letto il Vangelo di Giovanni, avrai trovato che Gesù ha pure detto: “Come il Padre ha la Vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la Vita in se stesso” (cf Gv 5,26). E poiché Gesù ha la Vita, la può comunicare. “Io sono la risurrezione e la vita”. Anche Marta crede alla risurrezione finale: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. Ma Gesù, con la sua affermazione meravigliosa: “Io sono la risurrezione e la vita”, le fa capire che non deve attendere il futuro per sperare nella risurrezione dei morti. Già adesso, nel presente, egli è per tutti i credenti, quella Vita divina, ineffabile, eterna, che non morirà mai. Se Gesù è in loro, se egli è in te, non morirai. Questa Vita nel credente è della stessa natura di Gesù risorto e quindi ben diversa dalla condizione umana in cui si trova. E questa straordinaria Vita, che già esiste anche in te, si manifesterà pienamente nell’ultimo giorno, quando parteciperai, con tutto il tuo essere, alla risurrezione futura. “Io sono la risurrezione e la vita”. Certamente Gesù con queste parole non nega che ci sia la morte fisica. Ma essa non implicherà la perdita della Vita vera. La morte resterà per te, come per tutti, un’esperienza unica, fortissima e forse temuta. Ma non significherà più il non senso di un’esistenza, non sarà più l’assurdo, il fallimento della vita, la tua fine. La morte, per te, non sarà più realmente una morte. “Io sono la risurrezione e la vita”. E quando è nata in te questa Vita che non muore? Nel battesimo. Lì, pur nella tua condizione di persona che deve morire, hai avuto da Cristo la Vita immortale. Nel battesimo, infatti, hai ricevuto lo Spirito Santo che è colui che ha risuscitato Gesù. E condizione per ricevere questo sacramento è la tua fede, che hai dichiarato attraverso i tuoi padrini. Gesù, infatti, nell’episodio della risurrezione di Lazzaro, parlando a Marta, ha precisato: “Chi crede in me, anche se muore vivrà” (...) “Credi tu questo?”(Gv 11,26). “Credere”, qui, è un fatto molto serio, molto importante: non implica solo accettare le verità annunciate da Gesù, ma aderirvi con tutto l’essere. Per avere questa vita, devi dunque dire il tuo sì a Cristo. E ciò significa adesione alle sue parole, ai suoi comandi: viverli. Gesù lo ha confermato: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte” (Gv 8,51). E gli insegnamenti di Gesù sono riassunti nell’amore. Non puoi, quindi, non essere felice: in te è la Vita! “Io sono la risurrezione e la vita”. In questo periodo in cui ci si prepara alla celebrazione della Pasqua, aiutiamoci a fare quella sterzata, che occorre sempre rinnovare, verso la morte del nostro io perché Cristo, il Risorto, viva sin d’ora in noi. G Questo commento, pubblicato per intero, si trova in Città Nuova, 25 febbraio 1999, n.4, pagina 45 CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 P A G I N A 11 SABATO SANTO: IN CATTEDRALE IL BATTESIMO DI OTTO PERSONE ADULTE L’INCONTRO CON GESÙ CHE CAMBIA LA VITA... AMARE COLUI CHE MI HA SALVATA: ECCO CIÒ CHE DESIDERO! Mi chiamo Mirjana, e ho 27 anni. Sono nata e cresciuta in Albania: nella miseria, senza cultura, senza valori… Insomma, fuori dal mondo. All’età di 15 anni sono arrivata in Italia, destinata ad un lavoro ovviamente diverso rispetto a quanto mi era stato promesso alla partenza. Quando ebbi il coraggio di fuggire dalla strada, mi misero in una comunità di suore, a Milano; lì vidi per la prima volta un’immagine che mi colpì: Gesù crocifisso. Vedere quest’uomo così sofferente mi fece riflettere molto: come aveva fatto a sopportare un’umiliazione tanto simile a quella che avevo subìto io, maltrattata e picchiata? Una suora cominciò a raccontarmi chi fosse quell’uomo, e perché fosse morto così. Le sue parole aumentarono la mia sete di sapere, di capire: non solo la morte di Cristo, ma tutta la sua vita precedente; la sua decisione di salvarci dal peccato; la sua volontà di soccorrerci sempre… Così, ho capito che non si trattava solo di “imparare” alcune cose, ma di “cambiare” la mia vita: la conoscenza di Gesù mi incoraggiava a pregare Dio come Lui faceva, e a comportarmi meglio. Ma… era sufficiente questo? Che cosa “mancava”? La serenità riconquistata col passare del tempo e il clima di famigliarità incontrato in una seconda comunità – la “Casa Orientamento Femminile” di Montano Lucino – mi hanno permesso di conoscere più profondamente Gesù, e di prepararmi al Battesimo, anche con l’aiuto della mia parrocchia di sant’Agata. In ogni tappa di questo lungo percorso ci sono state tante persone, che mi sono state vicine e che mi hanno aiutata. In loro riconosco l’amore potente di Dio, che mi ha raggiunta e mi ha dato la possibilità, il 22 marzo del 2008, di incontrare nei suoi sacramenti il figlio Gesù: Egli ha “salvato” la mia vita (in tutte le sue dimensioni: morale, fisica, psicologica…), e mi salverà, sempre, per l’eternità! Alle persone che verranno battezzate quest’anno rivolgo questo semplice ma sincero augurio: di dare ancora piena fiducia a Gesù Cristo, perché possa operare in voi la sua salvezza! MIRJANA La sera di Sabato Santo, nel corso della veglia pasquale celebrata in Cattedrale, otto persone adulte saranno battezzate e cresimate dal Vescovo, e parteciperanno per la prima volta al banchetto eucaristico. A nome di tutti gli altri, alcuni di coloro che hanno vissuto questa esperienza nel 2008 e nel 2009 ci comunicano qualche impressione, e danno il benvenuto ai neobattezzati. PREGHIERA NELL’OTTAVA DI PASQUA Nelle Messe della Domenica di Risurrezione (4 aprile), e per tutta la settimana seguente, fino alla seconda domenica di Pasqua (11 aprile), la Chiesa cattolica prega per i neòfiti, le nuove pianticelle appena “spuntate dal terreno”. Nella nostra diocesi, il ricordo proprio nelle preghiere eucaristiche sarà il seguente: (P.E. II) «Ricordati anche dei nostri fratelli (e delle nostre sorelle) Linda, Valentina, Maria Aurora, Giovanni, Anna, Francesco, Beniamina ed Elisabetta, che oggi, mediante il Battesimo e la Confermazione, sono entrati a far parte della tua famiglia: fa’ che seguano Cristo tuo Figlio con animo generoso e ardente»; (P.E. III) «Conferma nell’impegno cristiano i tuoi figli (e le tue figlie) Linda, Valentina, Maria Aurora, Giovanni, Anna, Francesco, Beniamina ed Elisabetta, che oggi, mediante il Battesimo e il dono dello Spirito, hai chiamato a far parte del tuo popolo; e fa’ che camminino sempre in novità di vita». Ricordiamo, inoltre che i neobattezzati del 2009 festeggeranno il “primo anniversario” domenica 11 aprile, presso il battistero di Gravedona. ROMINA DI RONAGO L’INGRESSO NELLA TERRA PROMESSA DOPO IL TEMPO DEL DESERTO La veglia pasquale di due anni fa è stata per me come l’ingresso nella “terra promessa”, dopo il tempo del deserto. Sono nata 32 anni fa in Albania. In casa ho vissuto una religiosità “mista”, essendo mia mamma ortodossa e mio papà musulmano; anche per questo, l’interrogativo su Dio e sul rapporto “giusto” con Lui è stato presente in me fin da bambina. Cinque anni fa, quando sono arrivata in Italia, la viva sensazione che Lui mi tenesse una mano sulla testa mi ha aiutato a superare le comprensibili difficoltà e la tentazione di tornare a casa. A Como, alloggiando alla “Casa della giovane”, ho manifestato il mio desiderio di ricevere il battesimo, e sono così stata accompagnata per due anni. È stato un tempo di grandi gioie, ma anche di tentazioni interiori e di ostacoli esterni; attraverso tutto questo, il Signore ha saggiato le mie intenzioni, e ha irrobustito la mia volontà. Ed ecco, finalmente, la veglia pasquale! Ero emozionata e felice di poter vivere con altre cinque donne questa esperienza (per la prima volta, nel duomo di Como)! Nell’omelia, il Vescovo ci disse che anche noi eravamo incaricate dell’annuncio della risurrezione: «Non abbiate paura! (…) Presto, andate a dire ai discepoli: Gesù è risorto dai morti!» (cf Mt 28,5-7). Questo invito ci ha raggiunte poi una per una, nei riti del battesimo e della confermazione: «Florinda, io ti battezzo… Ricevi il sigillo dello Spirito Santo…»; il battistero, la processione all’altare con la veste bianca e il cero acceso, la crismazione: luoghi, parole e gesti che resteranno per sempre nella mia memoria! Infine, la ‘prima comunione’: «Prendete e mangiate… Prendete e bevete…»: eccomi partecipe della vita di Cristo, invitata al suo banchetto! Dopo due mesi, morì mio padre. Il Signore mi ha aiutato a vivere questo momento triste con fede e serenità, e a celebrare anche così la sua Pasqua. Sono veramente molto contenta di essere entrata nella famiglia cristiana! E a coloro che vi entreranno quest’anno dico: benvenuti a casa! Buona Pasqua! FLORINDA UKAJ Foto di gruppo nel 2008 «La mia iniziazione alla vita cristiana è stata un cammino intenso e meraviglioso. Attraverso questo percorso sono cresciuta molto, e ho potuto chiarire tanti punti oscuri. Giorno dopo giorno, sono fioriti in me l’amore e la fede, che ora vivo con gioia e convinzione. Sono orgogliosa di aver fatto questa esperienza, che mi ha anche regalato una pace e un’allegria mai provate prima! Non ho alcun dubbio sul fatto che il Protagonista di tutto questo sia il Signore Gesù: ogni volta che lo guardo Crocifisso ancora mi emoziono! La sua Parola è un riferimento sicuro, che mi aiuta a sciogliere i dubbi e a proseguire. Apprezzando questi grandi doni, mi rincresce che tanti giovani e adulti non partecipino più alla Messa e non abbiano più voglia di credere, di amare, di donarsi… Che cosa hanno ‘smarrito’ per strada? Da parte mia, so che dovrò sempre ringraziare tante persone che mi hanno aiutata e seguita». Leggendo questi pensieri di Romina, le parole che affiorano nel cuore sono quelle che ci hanno anche accompagnato nel cammino, «intenso e meraviglioso»: ‘dono’ e ‘grazie’. Proprio un anno fa, dalle righe del bollettino parrocchiale, rivolgevamo a Romina il nostro augurio per la nuova vita alla quale era chiamata, unito al ringraziamento per l’entusiasmo della sua risposta. Condividendo con lei il cammino, tutta la comunità parrocchiale di Ronago ha potuto esercitare uno dei suoi compiti essenziali: testimoniare Gesù ed educare alla fede in Lui. Infatti, insieme agli accompagnatori più direttamente coinvolti (parroco, catechisti, padrino e madrina), tante altre persone hanno fatto sentire a Romina la loro vicinanza, attraverso la preghiera, la partecipazione ai riti previsti, i comportamenti giusti e buoni nella vita di ogni giorno. Per questo grande “dono”, rinnoviamo il nostro ‘grazie’ al Signore; ci rafforzi Lui, perché possiamo corrispondere con generosità alla vocazione cristiana, e accogliere i nuovi germogli che la luce del Suo amore farà sbocciare. La Pasqua dello scorso anno ha segnato per Romina il passaggio alla vita nuova dei figli di Dio: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17). È questa la ‘novità’ che auguriamo ai catecumeni che riceveranno i Sacramenti quest’anno, nella veglia pasquale! MARIANGELA UNA FAMIGLIA DI CITTIGLIO Quando il nostro parroco, don Giuseppe, ci ha proposto di accompagnare una famiglia nel percorso del catecumenato, abbiamo accettato con gioia, ma anche con qualche perplessità circa la nostra capacità di saper comunicare i vari aspetti della nostra fede. Man mano che il nostro cammino con Joseph e Gisele – e con i loro figli: Ange e Guy - proseguiva, siamo stati sempre più contagiati dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di entrare a far parte della Chiesa. Questa esperienza si è rivelata arricchente anche per noi, perché ci ha fatto riscoprire il valore dei sacramenti e degli altri momenti dell’esperienza cristiana: noi, che li abbiamo vissuti fin da bambini, li consideriamo spesso solo delle ‘buone abitudini’, e non ci rendiamo conto di quanto possano migliorare la qualità della nostra vita! L’anno scorso, è stato per noi bello ed emozionante vedere la famiglia da noi accompagnata, insieme agli altri catecumeni, ricevere il Battesimo, la Confermazione, il Corpo e il Sangue di Cristo, nel corso della veglia pasquale, in Cattedrale. Nella solennità del luogo e della celebrazione abbiamo potuto vedere qualcosa della gioia di Dio nell’accogliere i suoi nuovi figli, e nel rimanere con noi, sempre! A tutti coloro che quest’anno vivranno la medesima esperienza - i catecumeni e le catecumene con i rispettivi famigliari, gli accompagnatori, i padrini e le madrine - auguriamo di proseguire e perseverare nell’avventura della fede! PIERLUIGI E MARIANGELA, CON ELEONORA, CHIARA E SUSANNA Foto di gruppo nel 2009 P A G I N A 12 CHIESA AZIONECA TTOLICA AZIONECATTOLICA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 ASSEMBLEA DIOCESANA DI AZIONE CATTOLICA « «CHI AMA... EDUCA!» I l tema dell’educare contraddistingue l’identità dell’associazione, determinando il suo inserimento organico nel cammino della Chiesa e della diocesi, a partire dal piano pastorale e dagli orientamenti per prossimo decennio: l’educazione ci sta a cuore e sta al cuore dell’Ac». Con questa introduzione il presidente dell’Azione cattolica della diocesi di Como Francesco Mazza ha aperto l’assemblea annuale, in programma a Chiavenna, lo scorso 20 e 21 marzo, e dedicata a un argomento di stretta attualità “Chi ama educa”. «La cura educativa, popolare e diffusa sul territorio – ha aggiunto – è declinazione concreta di evangelizzazione e formazione delle coscienze. Quella per l’educazione è scelta che sta all’origine di tutte le altre. Non è un’attenzione casuale, perché educare significa condividere, in modo vitale, liberante e significativo, la verità di Dio e dell’uomo. Educare è un’operazione inesauribile, grazie alla sconfinata fantasia dello Spirito Santo». Riprendendo un’espressione attuale, quella che dipinge l’educazione con i toni dell’emergenza, Mazza ha evidenziato come il far ricorso a questa idea di “allarme” contribuisca ad alimentare il rischio che si pensi all’educazione come a «un’ultima istanza, a un “pronto soccorso” per mettere riparo al franamento dell’umano… Educare, invece, è una sfida che fa risuonare l’appello a mettere in campo le migliori risorse. È anche un’avventura, per sperimentare qualcosa di inedito, riprendere i percorsi interrotti e ricostruire i ponti crollati fra le generazioni. Educare è, soprattutto, un gesto d’amore. Ricordiamo cosa diceva don Bosco: educare è una risposta del cuore. Educare – è stata la conclusione del presidente – è una forma eminente di carità, fa crescere la nostra vita, la nostra umanità, la nostra fraternità». Dopo Mazza il primo a prendere la parola è stato il professor Carlo Mozzanica, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Chi ama educa, ma è anche vero che chi educa ama veramente», ha ribadito esordendo il docente di Scienze della Formazione. Giocando ancora sulla capacità evocativa delle parole si potrebbe dire «chiama, educa», nel senso che quella dell’educazione è una «vocazione, perché quando si è “educati” ci si sente chiamati e amati da qualcuno. Oggi l’educazione è considerata complessa, difficile. Più che altro mi sembra che lo sfondo culturale del postmoderno abbia contribuito a censurare la grammatica e la sintassi del “racconto” e così emergono le logiche della prevaricazione e della competizione rispetto al concetto di “trasmissione solidale e fraterna” di valori e ricordi fra generazioni… è un orizzonte del vivere appiattito sul mercato e sulla tecnologia, a scapito del senso promettente e sorprendente della vita, che sta alla base della vera educazione». Un invito, quello di Mozzanica, a «custodire la memoria per incontrare il futuro». Dopo gli anni in cui si diceva che “Dio è morto”, siamo arrivati in un tempo in cui stiamo vivendo la “morte del prossimo”. «I giovani – ha ammonito ancora l’accademico – hanno sempre più bisogno di psicofarmaci: le loro sono libertà ferite, libertà mancate. Viviamo in una società in cui ci sono troppi bisogni indotti e si finisce con il dimenticare il desiderio». Orizzonte prioritario dell’educazione deve essere la “persona”, con tutto quello che ne consegue in termini di rispetto, dignità, importanza dei rapporti: «Chi ama – ha sottolineato Mozzanica – educa, crede, spera, sa agire e generare in una logica di dono gratuito». Importante una sottolineatura sul rapporto genitori-figli: «Talvolta ci si trova in bilico fra la tentazione dell’autoritarismo, per cui i valori sembrano custoditi soltanto dalla norma, e quella del clientelarismo, dove i genitori si limitano a fornire delle prestazioni ai figli. Siamo proprio sicuri che questo significhi educare?». La riflessione di Mozzanica si è conclusa con l’indicazione di un prezioso “decalogo” dell’educare. I verbi scelti iniziano tutti per “a”, a noi il compito di stilare un decalogo con le altre lettere dell’alfabeto. Ecco le parole suggerite dal docente della Cattolica: «ascoltare (che è diverso da “sentire”, imparando a dare un senso anche ai silenzi); accogliere; accorgersi (perché educare è questione di cuore); attendere; aggregare; accompagnare (imparando a fare le cose per gli altri); ammirare; ammonire; animare; annunciare». «Come educatori cristiani – ha sottolineato il Vescovo monsignor Diego Coletti – abbiamo una prima grande missione: rac- contare. Oggi non abbiamo più parole capaci di portare un racconto. Ci sono notizie, contenuti da archiviare, dati, ordini. Ma educare non significa né addestrare né indottrinare, ma introdurre a un significato e questo lo si fa raccontando. Dovremmo imparare innanzitutto a raccontare Gesù. La Verità, così come ci è presentata, è una persona, non un principio o un’affermazione astratta. Ma se manca la verità non c’è educazione in senso proprio». Alla base della vera educazione, insomma, non ci sono «principi astratti, non c’è il commercio “dare-avere”, a cui spesso riduciamo la religione: alla base c’è un incontro con una persona, che mi cambia la vita imprimendole un orientamento globale che si chiama amore». Interrogando l’attento uditorio il Vescovo ha messo in evidenza come il centro del Vangelo non sia il comandamento «ama il prossimo tuo come te stesso». Certo, sarebbe già qualcosa ma saremmo ancora al Pentateuco, alla Legge antica. «Il comandamento nuovo, che porta a compimento quelli vecchi, è “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. E posso sapere come Lui mi ha amato, solo se me lo lascio raccontare… L’educazione comincia quando smetto di pensare a me e penso a te come qualcosa che è più importante di me. È una consapevolezza – ha concluso monsignor Coletti – che dovrebbe animare tutto l’agire dell’Azione cattolica». L’assemblea diocesana dell’Ac, iniziata già il sabato con l’incontro per gli educatori dell’Acr e un momento particolare – la mattina di domenica – dedicato alle famiglie, è proseguita con la visita a Chiavenna e il ricordo di suor Maria Laura Mainetti, uccisa dieci anni fa: lei, per la passione educativa, è arrivata al martirio, donando la propria vita per gli altri. ENRICA LA ANZI LATT TTANZI EQUIPE FAMIGLIA DI AZIONE CATTOLICA Il 22-23 maggio a Pellio la due-giorni «morosi»: Innamo-camminiamoci n ambito diocesano è in atto da qualche anno un’iniziativa che si propone di accompagnare la formazione delle coppie di innamorati che muovono i loro primi passi, valorizzando proprio l’inizio della relazione. I “morosi”, così come vengono appunto chiamati gli innamorati, vivono questa prima fase della loro relazione d’amore, mai ferma e in continua evoluzione, con entusiasmo e passione. E questo è prezioso per loro ma anche per l’intera comunità. Per rispondere all’esigenza di incontrarsi come coppia, di avere a loro disposizione alcuni momenti di confronto tra loro e con chi sta vivendo la stessa esperienza, sotto la guida di chi questa fase l’ha vissuta, sono nate le due giorni “morosi”. Il tema che verrà affrontato in questa edizione dal titolo “Innamocamminiamoci” è proprio quello del cammino di coppia, dall’entusiasmo incredibile dell’ innamoramento alla presa di coscienza che l’altro forse non è perfetto ma che è bello comunque camminare insieme fino ad arrivare a “stare” in mezzo agli altri “insieme” e non solo come singoli. “Morosi”: l’appuntamento è a Pellio Intelvi il 22 e 23 maggio. Iscrizioni entro il 3 maggio presso l’Azione cattolica diocesana, telefondano allo 031-265181; oppure inviando una mail ad [email protected]. Il programma prevede il ritrovo alle ore 16.00 di sabato 22 maggio a Pellio Intelvi. La quota di partecipazione è di 45 euro a persona, per la pensione completa e il materiale. I ALCUNE TESTIMONIANZE DI COPPIE CHE HANNO PARTECIPATO ALLE EDIZIONI PRECEDENTI • «Ho capito che non siamo soli» • «Ho scoperto che il nostro amore è una cosa bella, da condividere, non personale o privata». • «Noi abbiamo deciso di prendere più impegni insieme, soprattutto nel cammino di fede, magari rinunciando a qualcosa per privilegiare la coppia». • «Per noi è stato emozionante ripensare ai momenti passati vissuti insieme». • «Noi abbiamo imparato che si può leggere la Parola alla luce del rapporto a due». CHIESA MONDO MISSIONE CAMEROUN IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 MARZO 2010 P A G I N A 13 L’ULTIMA TAPPA DEL NOSTRO VIAGGIO IN CAMEROUN UNA SOLA MISSIONE DIOCESANA? 7° Tappa I l viaggio nella missione diocesana che ha accompagnato i giorni della Quaresima di fraternità ci ha aiutato a riscoprire i tratti essenziali della missione ad gentes, forse “invisibili agli occhi”, ma vitali e fondanti l’esistenza della comunità cristiana. Si apre davanti a noi il tempo pasquale, tempo missionario per eccellenza in cui risuona l’invito del Risorto: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). E’ bello far risuonare nelle nostre comunità questo invito per tentare di chiudere il percorso quaresimale con la risposta alla domanda espressa nel titolo: una sola missione diocesana? Lo sappiamo, attualmente sì, la missione diocesana è una sola. Non è stato così in passato e nell’archivio recente del Centro Missionario c’è una documentazione accurata di un progetto per l’apertura di una missione diocesana in Perù. Apertura rimandata a data da destinarsi o rimandata con prospettive di I PROGETTI In questa carrellata alla scoperta delle parrocchie sorelle in Cameroun potremmo anche parlare di un altro verbo. Missione: voce del verbo educare. Un verbo importante, soprattutto in Cameroun. I giovani – sempre tanti – sono buoni e disponibili al dialogo, ma molto spesso non si orientano, non sanno dove andare, oppure hanno come unica prospettiva quella del pubblico impiego per avere un salario assicurato senza fare un granché di lavoro. Gran parte del loro tempo i missionari fidei donum lo vivono insieme ai giovani come presenza educativa: giovani studenti, giovani che hanno abbandonato la scuola o non ci sono mai andati e che vogliono qualificarsi per trovare un piccolo mestiere che permetta loro di vivere. Tante sono le scuole private cattoliche avviate sul territorio, tanti sono i maestri assunti, tanti i bambini che le frequentano, i ragazzi che partecipano ai corsi professionali, i giovani che cercano di costruirsi un futuro senza scappare lontano dalle loro case. Sì, scappare. Perché in una realtà come quella del Cameroun dove difficile è trovare un lavoro e avere delle prospettive per il futuro, la soluzione più semplice e più attraente sembra quella di abbandonare il villaggio e la famiglia e andare a “cercare fortuna” in città, a Maroua o perché no, a Yaoundé o a Douala. Una volta partiti tanti sono i giovani che si perdono. E allora è bello e importante avere la possibilità di imparare con degli insegnanti che sono sempre in classe (cosa che nelle scuole statali non sempre capita), o trovarsi con i compagni a studiare in biblioteca, fare un corso di teatro o di informatica, leggere un romanzo o guardare un film, discutere sulla realtà globale e nazionale. Trovare un futuro anche nella propria vita.. B.M. data immediata? Difficile rispondere perché l’apertura di una missione non si fa a tavolino e non è solo la firma di Convenzioni strette tra Vescovi e sacerdoti disponibili alla partenza, ma è un cammino di Chiesa. Siamo alla fine del primo decennio del terzo millennio in cui la Chiesa italiana ha offerto alcuni orientamenti pastorali dal tema: “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” con la successiva nota: “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia.” Sarebbe bello se le comunità e i gruppi missionari, in questo tempo pasquale, potessero ripercorrere le scelte di questi anni per verificare il cammino e per dipingere il volto di una parrocchia missionaria. Quando le nostre comunità cercheranno di intonare i propri incontri e spazi formativi al primo annuncio per raggiungere chi è lontano dalle mura parrocchiali potremmo rispondere: una sola missione non basta perché l’annuncio del Vangelo è l’unico scopo per cui Gesù ha inventato la Chiesa ed è l’unico “comando” che ha lasciato dopo la sua risurrezione. Quando all’affermazione “la missione oggi è qui!” peraltro vera e bisognosa di risposte adeguate, sapremo rispondere accettando la sfida di chi ancora non conosce il Vangelo, allo- ra potremmo rispondere: una sola missione non basta perché “la fede si rafforza donandola” (Redemptoris Missio 2) e proprio il coraggio di questo dono rinnoverà e rinvigorirà la fede e l’identità cristiana. Quando in una Diocesi incamminata su scelte di pastorale integrata e di comunità pastorali sapremo valorizzare ministeri e carismi laicali, formare equipe di persone corresponsabili, operare su quell’unico orizzonte sul quale Gesù progettò la Sua Chiesa, quello di essere sale e lievito, realtà destinate a perdersi nella massa perché tutto prenda sapore, allora potremmo rispondere: una sola missione non basta perché i missionari siano “pungolo” nelle nostre comunità, una sola missione non basta per ridare il primato ad alcune scelte di giustizia e di dono totale della vita, per allenarci al dialogo con altre culture, per imparare a condividere con chi è più povero. Un cammino di Chiesa dunque che ci impegna in una verifica seria di come la missione ad gentes interroga e scuote le nostre comunità. Lasciamo che l’incontro con il Signore Risorto rinnovi il nostro slancio missionario e che lo Spirito Santo trasformi i nostri cuori: saremo pronti a partire per tenere acceso il fuoco della missione. GABRIELLA RONCORONI PER RIFLETTERE... E’ utile riprendere in mano il documento della CEI: “Il volto missionario l delle parrocchie in un mondo che cambia”. Nell’introduzione offerta dai Vescovi vengono individuati 7 “obiettivi pastorali” che caratterizzano il volto missionario della parrocchia. Possiamo fare una verifica del cammino delle nostre parrocchie e commissioni in relazione agli obiettivi descritti. I NOSTRI MISSIONARI/7 DON ANGELO MAZZUCCHI Nasce a Garzeno il 6 aprile 1965. Entra in seminario in prima media. Viene ordinato sacerdote il 16 giugno 1990. È vicario parrocchiale a Breccia e a Fino Mornasco. Nel gennaio 2000 parte per la missione diocesana in Camerun nella diocesi di Maroua-Mokolo, come collaboratore nella parrocchia di Sir. Dal 2006 è parroco della “Paroisse St. Pierre de Mogodé”. Descrizione di alcuni particolari. Vince in simpatia, in lavoro, in autonomia, in capacità imprenditoriale, in fantasia, testardaggine, concretezza, compagnia e voglia di vivere. È certamente fatto per fare il missionario, non solo in Africa, ma dovunque si trovi. Ha bisogno di spazi grandi, dove potersi muovere e parlare usando voce, mani, piedi, sguardi e boccacce… Ha inventato la koiné, cioè la lingua integrata. Base lessicale della nuova lingua è il dialetto di un piccolo paese sulle Prealpi Lepontine: Garzeno. In kapsiki saluta e mantiene le pubbliche relazioni, in francese spiega la parola di Dio e predica, in dialetto di Garzeno comanda e sgrida chi non ubbidisce. Il tutto avviene, a volte, in una splendida miscela. Attento alla formazione, generoso nel trascinare la gente e nel sostenere le attività, è simpatico a tutti, fresco nell’anima e, in certi momenti, semplice come un bambino. Eppure è un orso dichiarato. Partecipa al lavoro di traduzione della bibbia in Kapsiki, con intelligenza e attenzione all’inculturazione. Ma la traduzione che gli viene meglio è quella del vangelo nel sorriso dei suoi occhi. Chi non lo conosce, lo ama e poi lo teme. Chi lo conosce, lo teme e poi lo ama. La sua impronta in Africa è marcata come quella di uno scarpone. Il nome Angelo gli si addice, almeno per ispirarvisi nell’esame di coscienza. Angelo, sei un angelo! Grazie! DON ITALO Una siepe di fiori rosa attira l’attenzione. Niente foglie. Solo fiori su rametti, grossi come le dita di un uomo. Loro, gli italiani, li guardano ammirati e li paragonano ai fiori di “pesco”. E io, povero lucertolo, mai uscito dall’Africa, non capisco tutta la meraviglia per dei fiori che nessuno si pappa. Mangia e beve il Margujà, ma dei fiori che ne fa? Quando la ragazza con la maglietta rossa è salita sul Baobab, nell’antico villaggio a Sir, anch’io l’ho seguita. I frutti sono grossi. Quando li batti sopra una pietra, si aprono e ti regalano una spugna dolciastra. All’orizzonte, il confine con la Nigeria, è un rincorrersi di colline e di montagne aride. Da lì viene il contrabbando. Sir è la prima Parrocchia, nel nord del Cameroun, in cui sono arrivati preti da Como. È ancora vivo il loro ricordo e anche quello delle suore. La cappellina ha le finestrelle a forma di croce. La chiesa parrocchiale è stata ampliata. Riandare agli inizi della missione è un’occasione per riprendere la storia del rapporto tra la Diocesi di Como e quella di Maroua-Mokolo. Don Stefano approfitta della pausa per giocare, mostrando ad un bambino come far correre sulla strada un cerchio di filo di ferro con l’aiuto di un bastone. Quando il sole arriva alto nel cielo, si va tutti nella casa parrocchiale per il pranzo. Il nuovo parroco, don Giambosco, è molto accogliente. Ha preparato la carne, la polenta di miglio, l’acqua fresca, la birra, la frutta. Controllo che non ci siano galline in giro, perché, quando meno te l’aspetti, ti danno una beccata sul dorso. E per un Margujà, una gallina, anche se vi sembra piccola, è grande e pericolosa. A volte i bambini gridano divertiti per questa caccia: prendilo, prendilo! Ma… “se sta attento il Margujà, la gallina non ce la fa”. Autista è don Angelo. Finestrino aperto, gomito fuori, mano che si muove sincronizzata con le parole di spiegazione, urla ad ogni passante, il don è insieme guida turistica, capotribù, chauffeur, guardia del corpo, parroco, ministro del Battesimo e anche dell’agricoltura. Quando criniera e barba appaiono da lontano, provocano l’effetto del leone nella savana. Con lui si può andare dovunque, senza paura. Anzi, con entusiasmo. Scorrono i nomi del villaggi, ma dovunque è come essere a casa. La comunità di Rumsiki ci accoglie con i canti dei ragazzi Cop Monde. Sono in cerchio, suonano, danzano, ridono felici, cantano. Anche per il Margujà è spettacolo la felicità! Comincio a pensare che il Vangelo stia proprio trasformando le nostre terre. Ci si aiuta, si educano insieme i bambini, le donne scoprono l’importanza del loro ruolo, si vince la paura dell’animismo, si pensa a Dio con amore, c’è un clima più “umano” (parola di lucertolo). Non ci si preoccupa soltanto di mangiare. Stai a vedere che anch’io, un giorno, dirò: che belli i fiori! Se lo sa la Margujetta, mi fa fuori la paghetta!! D.I.M P A G I N A 14 CHIESA EDUCAZIONE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 VERSO «TESTIMONI DIGITALI» TESTIMONIANZA CRISTIANA E CONTINENTE DIGITALE: VERA COMUNICAZIONE FRA PERSONE S abato 27 marzo, a Milano, il Teatro Gnomo, all’ombra di Sant’Ambrogio e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha ospitato una mattinata di approfondimento sul tema della comunicazione sociale, dal titolo “Verso testimoni digitali – Testimonianza cristiana e continente digitale”. L’incontro, promosso dagli Uffici regionali di comunicazioni sociali e dall’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), era in preparazione al grande convegno in programma dal 22 al 24 aprile a Roma, proprio sul tema “Testimoni digitali – la comunicazione nell’epoca cross mediale”. All’appuntamento capitolino saranno presenti oltre un migliaio di convegnisti, provenienti da ogni parte d’Italia: fra questi anche una piccola delegazione dalla nostra diocesi. Inoltre è stata caldeggiata una vasta partecipazione all’udienza con Benedetto XVI, in programma la mattina di sabato 24 aprile in Sala Nervi (sono previste diverse soluzioni, con pacchetti a prezzi agevolati – vedi box in questa pagina). Tornando ai lavori milanesi, don Davide Milani (responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano), ha introdotto con queste parole: «È il momento di prendere consapevolezza del nuovo mondo dei media per esserne abitatori e protagonisti». Il messaggio che, in sintesi, è emerso dall’incontro dello scorso fine settimana è: perché la Chiesa, da sempre custode del «progetto sapiente e amorevole di Dio sull’uomo» dovrebbe temere la diffusione dei nuovi media? Chi più della comunità credente, che ha come mandato quello di «conoscere, amare e servire la persona umana» può entrare nel «continente digitale» per «costruire il bene»? Insomma, abbattute ormai le barriere «mitologiche» di una tecnologia ostile, complessa e incomprensibile, per i cristiani è l’ora di farsi testimoni, di «mettersi in gioco in prima persona», anche in internet e negli altri mezzi della comunicazione digitale. Proprio così come fanno negli altri ambienti e nelle altre dimensioni del vivere quotidiano. La serie di relazioni si è aperta con l’intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi. Sugge- CHIARA GIACCARDI L’ERA DEL TESTIMONE Cosa significa essere testimoni nell’era digitale e, soprattutto, chi è oggi il testimone? Sono queste le domande a cui ha provato a dare una risposta Chiara Giaccardi, sociologa e antropologa dell’Università Cattolica. “Il testimone – ha esordito – è una figura chiave della modernità e credo che in questo i cristiani possano e debbano avere qualcosa da dire”. Analizzando le dinamiche del multiculturalismo Chiara Giaccardi ha evidenziato come “in una società sempre più individualistica dove la persona è diventata individuo, diventa sempre più problematico il rapporto con l’alterità”. Una difficoltà di relazione con l’altro, con la “a” minuscola che nasce dall’incapacità di rapportarsi all’Altro con la “a” maiuscola, il trascendente. “Nella società moderna – ha continuato – si è persa la capacità di raccontare l’esperienza perché il testimone, per essere tale, deve essere immerso nella realtà. Testimoniare non significa, infatti, dire qualcosa ma piuttosto mostrare come si vive”. È in questa chiave che i cristiani sono chiamati a mostrare la loro logica del dono e della gratuità perché “l’eccedenza è il luogo in cui si gioca la libertà del cristiano”. Una testimonianza che, per essere tale, ha bisogno degli altri. stivo il titolo della sua relazione: “Io scriverò su queste tavole: la Chiesa, l’annuncio e i new media”. L’arcivescovo ha lanciato l’invito a superare la paura nell’accostarsi ai nuovi media: «Anche nella comunicazione dell’era digitale – ha detto – ad essere l’elemento centrale, decisivo, insostituibile, meritevole di riflessioni serie e approfondite – prima ancora della novità tecnologica e della materialità degli strumenti impiegati – è la persona: è una realtà ben conosciuta dalla Chiesa, dalla famiglia e dalla società». Ecco perché la prima attenzione deve essere quella di costruire «una comunicazione che genera comunione». Non basta, quindi, la conoscenza tecnica dei nuovi media, ma è necessario «risalire il più possibile alle intenzioni, ai fini che animano chi comunica» e chiedersi se essi «promuovono la dignità dell’uomo» e mirino al suo bene. Anche nel mondo digitale, come in tutti gli altri ambiti, «occorre che il bene sia mostrato, conosciuto e amato», in altre parole occorre educare al bene. È questa la chiave della «testimonianza digitale». RUGGERO EUGENI ESPLORANDO IL CONTINENTE DIGITALE “Il mondo digitale, di internet e dei social network va preso sul serio e la partecipazione dei cattolici a queste realtà non deve avvenire per dovere ma per appartenenza”. È con queste parole che Ruggero Eugeni, professore di semiotica dei media all’Università Cattolica di Milano, ha voluto spronare gli operatori delle comunicazioni sociali, i giornalisti e gli animatori parrocchiali della cultura a non sottovalutare le potenzialità dei nuovi media. Il suo ragionamento parte dalla constatazione di come il nuovo mondo digitale abbia dato vita ad un continente in cui si è persa la concezione dello spazio che è sempre stata centrale nella vita dell’uomo. “Basti pensare – ha spiegato – all’importanza delle mappe e della cartografia nella storia. L’uomo stesso ha sempre pensato alle proprie relazioni come legate allo spazio mentre, oggi, con l’avvento della rete e del mondo digitale ci accorgiamo di come sia la relazione stessa tra le persone a costituire uno spazio. È la rete stessa, il non luogo per eccellenza, a diventare spazio di incontro in cui possono instaurarsi dinamiche di fiducia e di condivisione”. Per questo Ruggero Eugeni ha invitato a non sottovalutare il ruolo e le potenzialità di questa nuova dimensione, perché anche la rete può essere il canale attraverso cui creare rapporti autentici e dare testimonianza. “L’uomo moderno – ha concluso – è oggi chiamato ad una cittadinanza paradossale perché contemporaneamente cittadino di molteplici comunità. È importante che sappiamo discernere quanto siano solide queste comunità. Ma è fondamentale prenderle sul serio perché noi vi apparteniamo. Anche se molte di queste comunità-città non hanno un territorio, non hanno una mappa. Questo, però, non deve spaventare ma deve vederci protagonisti consapevoli del mondo in cui ci si sta muovendo”. A seguire la riflessione del nostro vescovo, monsignor Diego Coletti, intervenuto anche come presidente della Commissione Cei per la scuola e l’educazione cattolica. “Educare e riabilitare alla parola”: ecco l’approfondimento affidato a monsignor Coletti, per capire come si educhi «alla» parola e «con» la parola. «La deriva della nostra cultura, sempre meno capace di “narrare” e di “pregare”, cioè di relazionarsi con l’alterità – ha notato il vescovo –, è quella di rendere il linguaggio rigorosamente oggettivante, annullando la relazione dialogica che è la sola in grado di offrire alla persona la percezione della sua dignità “spirituale”». E solo in una dimensione dialogica, «nel coinvolgimento con un “tu”», la comunicazione diventa educazione. Viviamo in una società dove a prevalere è l’individuo e la comunicazione è spesso ridotta a «slogan altisonanti e nichilisti – ha avvertito il presule – e le parole sono neutralizzate e svuotate di senso. L’evanescenza della prossimità ci rende sempre più estra- IL PROGRAMMA DEL 24 APRILE A ROMA: L’UDIENZA CON IL PAPA Il programma prevede la partenza da Milano nella serata del 23 aprile e il ritorno a Milano per la tarda serata del 24 aprile. La quota di 10 euro comprende il viaggio e la guida per San Pietro. I lavori si apriranno alle 9.30 con l’intervento “Vino nuovo in otri nuovi” di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della Cei. A seguire vi sarà una tavola rotonda con padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e Radio Vaticana, Lorenza Lei, vicedirettore generale della Rai e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Ore 12.00 udienza dal Santo Padre, preceduta dal saluto del cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. L’organizzazione mette a disposizione anche altre possibilità per permettere di unire alla partecipazione al convegno un breve soggiorno a Roma. Tutte le info su: www.duomoviaggi.it. nei, mentre a salvarci sarà la “riconoscibilità” dei volti e la capacità di racconto». Guardiamo al centro della nostra vita cristiana: «tutta la Scrittura – ha concluso Coletti – si fa educazione all’accoglienza di una Parola che crea mentre rivela il senso di un progetto di relazione tra persone già presente in Dio». Significativa la videointervista al cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, condotta dal giornalista Gianni Riotta, direttore de “Il Sole24Ore”. Ne è emerso un Martini molto attento ai new media, iscritto a Facebook (sebbene non si fidi troppo a certificare le richieste di amicizia: «devo ancora capire bene come funziona», ha confidato sorridendo), assiduo frequentatore di Wikipedia e utilizzatore della posta elettronica. Il cardinale trova che le origini di internet siano davvero molto lontane: addirittura nella “Lettera a Diogneto”. «Guardo con favore tutto ciò che riesce a mettere in comunicazione l’uomo – ha detto Martini – una comunicazione vera, però, non una semplice informazione… In internet e nei new media dovremmo trovare non solo le notizie di oggi, ma anche i “classici”, per favorire la più ampia e diffusa formazione culturale. L’importante – ha chiosato – è avere sempre ben presenti i criteri con i quali utilizziamo questi strumenti: cosa voglio ascoltare? Chi voglio ascoltare? Cosa orienta le nostre scelte?». Gli altri interventi della mattinata sono stati Ruggero Eugeni, docente di Semiotica presso l’Università Cattolica di Milano, Chiara Giaccardi, docente di Sociologia delle comunicazioni sempre all’Ateneo di largo Gemelli, e don Ivan Maffeis, dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che ha ricordato l’importanza dell’appuntamento del 22-24 aprile a Roma, a otto anni da “Parabole mediatiche”. pagina a cura di MICHELE LUPPI ENRICA LA ANZI LATT TTANZI CHIESA P A G I N A 15 VOCAZIONI IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 3 APRILE 2010 CALENDARIO MARZO-APRILE 2010 CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI Tutte le info su www.cdvcomo.it 9-11 APRILE ESERCIZI PER I GIOVANI A Lenno, presso le Suore Adoratrici (cfr box nella pagina) 17 APRILE PELLEGRINAGGI VOCAZIONALI Ossuccio - Madonna del Soccorso (ore 7.00); Cavona (ore 7.00); Dongo (ore 7.30); Tirano (venerdì ore 20.45); Livigno / Bormio / Pradelle di Pedenosso (ore 7.00); Lezzeno (ore 8.00); Mese (ore 7.00); Olcio - Santa Maria (ore 7.00); Sondrio - Sassella (ore 7.00); Bassa Valtellina; Como - San Giorgio (ore 7.30) IL 18 APRILE NON C’È LA GIORNATA VOCAZIONALE IN SEMINARIO 24 APRILE PELLEGRINAGGIO VOCAZIONALE AL SOCCORSO 25 APRILE GIORNATA VOCAZIONALE MONDIALE GUANELLIANI ALTRI ISTITUTI Altre info su www.giovaniguanelliani.it DISCOTECA DEL SILENZIO Como - Santuario Sacro Cuore (ore 20.30 Santa Messa, segue l’esposizione eucaristica fino alle ore 4.00). il 10-11 aprile WEEK-END VOC “ITINERARIO DAMASCO” Como – CPF S. Giuseppe il 10-11 aprile PREGHIERA VOC Como – Santuario Sacro Cuore il 21 aprile PELLEGRINAGGIO VOC Bulciago (Lc) – Santuario Madonna del Carmine l’8 aprile CENACOLO DI PREGHIERA PER I SACERDOTI Incontro di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, il terzo sabato del mese. Como, Santuario Sacro Cuore, 17 aprile PIME Altre info su www.pimemilano.com CAMMINO GIOVANI E MISSIONE 1 Domenica 11 aprile Presso il Pime di Milano - “Annuncio del Vangelo e dialogo interreligioso”; relatore, prof. Paolo Branca, docente di Islam presso l’Università cattolica del Sacro Cuore CAMMINO GIOVANI E MISSIONE 2 AVVISO AI PARROCI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI L e indicazioni per ordinare il materiale relativo alla prossima 47^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (25 aprile 2010) sono già state inviate a tutti i parroci con il numero di gennaio della Lettera agli amici. Chi volesse ordinare altro materiale può farlo, rivolgendosi al proprio delegato zonale per la Pastorale delle Vocazioni o via internet collegandosi al link del Centro Nazionale Vocazioni che troverete sul sito www.chie sacattolica.it e seguendo le istruzioni. Sul numero del Settimanale del 24 aprile 2010 verrà pubblicata una Preghiera per le Vocazioni che invitiamo a recitare al termine di tutte le sante Messe della Giornata. In particolare chiediamo di coinvolgere in questo gesto tutti i giovani che avranno partecipato al Pellegrinaggio Diocesano dei Giovani al Santuario della Madonna del Soccorso. DON ROBERTO BARTESAGHI Domenica 11 aprile Presso il Pime di Milano - “Educarsi alla mondialità”; relatore: Andrea Zamboni, responsabile dell’Ufficio educazione alla mondialità del Pime CAMMINO BIBLICO: MAESTRO DOVE ABITI? Il 17-18 aprile, presso Villa Grugana, Calco (Lc), sul tema “La Risurrezione di Gesù”; relatore: padre Enrico Fidanza, missionario del Pime FIGLIE DELLA PRESENTAZIONE LECTIO DIVINA SUL LIBRO DEL CANTICO DEI CANTICI Il 24 aprile: Nuovi canti del Diletto (6,4 - 7,11), “Bella e terribile”, sabato pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 19.30 - Sacra Famiglia, via Dante 94 - Como GIM (GIOVANI IMPEGNO MISSIONARIO) MISSIONARI COMBONIANI Altre info su www.giovaniemissione.it IN CAMMINO CON IL LIBRO DELL’ESODO, CON OSTINATA SPERANZA Domenica 18 aprile, a Venegono Superiore (Va), dalle ore 9.00 alle ore 18.00. Porta con te la Bibbia. Tema dell’incontro: “Il popolo mormorò- il bisogno di sicurezza” (Es 15,22-18) FIGLIE DELLA REGINA DEGLI APOSTOLI Per le giovani oltre i 20 anni in ricerca vocazionale: giornate di preghiera e riflessione sulla consacrazione secolare. Ad Affi (Vr), presso Villa Elena (via Elena Persico, 23): il 10-11 aprile, dalle ore 15.00 del sabato, con il biblista don Gianattilio Bonifacio. L’incontro termina con il pranzo della domenica. È previsto un approfondimento il 29-30 maggio 2010. Info: [email protected]; telefono 045-7235024 P A G I N A 16 CHIESA del PASTORALE LA VORO ASTORALELA LAVORO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 DENTRO L’ENCICLICA LE BRACCIA ALZATE IN PREGHIERA VERSO DIO “ L o sviluppo umano ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto di preghiera”: affermazione posta da papa Benedetto XVI a conclusione della sua enciclica sociale sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità: “Caritas in veritate”. Nello sviluppare il contenuto dell’enciclica il Papa offre una articolata serie di indicazioni grazie alle quali sia possibile connotare lo sviluppo come sviluppo umano integrale in modo corretto, superando così le concezioni riduttive dello sviluppo che contengono in sé quelle contraddizioni che generano poi ingiustizie e di conseguenza povertà e sofferenza. A conclusione della sua lunga riflessione il Papa evidenzia quale sia il bisogno essenziale di cui lo sviluppo ha assoluta necessità per essere autenticamente umano e integrale. Esso ha bisogno della presenza attiva dei cristiani. La prima presenza dei cristiani, nei vari ambiti dell’economia e del relativo ambito sociale, si realizza grazie alle assunzioni di responsabilità a vari livelli, avendo quale riferimento costante la dottrina sociale della Chiesa. La seconda presenza, che non è residuale e neppure aggiuntiva o facoltativa, si individua nell’azione di preghiera a Dio Padre, che si fa carico degli autentici bisogni dell’uomo. Motivo? Lo esprime lo stesso Pontefice sempre al n.79 dell’enciclica a sviluppo dell’affermazione del- la necessità di pregare: “… i cristiani (sono) mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui proviene l’autentico sviluppo non è da noi prodotto, ma ci viene donato”. Questa constatazione del Papa purtroppo è stata piuttosto trascurata non solo dai commentatori laici dell’enciclica, ma perfino da quelli cattolici. Dire che lo sviluppo prima di essere frutto del nostro pur onesto, responsabile e solidale impegno è un dono offerto da Dio Padre agli uomini, è un messaggio che è passato assai poco. Se lo sviluppo è visto come un dono allora esso si svuota degli elementi di rivalità, che creano conflitti e ingiustizie, affratella e fa dire ad ogni uomo, insieme ai suoi fratelli, non più Padre mio, ma: “Padre nostro, dacci oggi il nostro pane quotidiano”, e lo dice con quell’amore premuroso, che Gesù Cristo manifestò nel corso della sua vita. E questo pane donato e condiviso è la pietra su cui si costruisce tutto l’edificio dello sviluppo umano integrale. Il Papa poi aggiunge alla citata frase: “Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia di se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e pace” (n. 79). In una società frenetica, come l’attuale, il presupposto fondamentale per una autentica e A conclusione della sua lunga riflessione nella Caritas in Veritate il Papa evidenzia quale sia il bisogno essenziale di cui lo sviluppo ha assoluta necessità per essere autenticamente umano e integrale. Esso ha bisogno della presenza attiva dei cristiani pagina a cura dell’UFFICIO DIOCESANO DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO profonda vita spirituale è quello del tempo. Alla vita spirituale non possono essere dati rimasugli di tempo, una appendice di tempo rispetto al tempo dato alle altre ‘nostre cose che abbiamo da fare’. Pensiamo, ad esempio, alla domenica che per la maggior parte della gente è stata svuotata del suo vero significato: giorno del Signore. Essa, non solo è diventata il fine settimana da dedicare al divertimento, allo svago, ma assai DALLA LETTERA ENCICLICA “CARITAS IN VERITATE” L’onda lunga della crisi fa riflettere molti che auspicano un nuovo assetto dell’economie e del mercato del lavoro, nel fare impresa con una chiara valenza sociale. Auspicio che per essere veramente rispettoso dell’ uomo deve avere una forte connotazione etica nel valorizzare la persona e tutta la persona. Dalla Caritas in Veritate Oltre a richiedere la libertà, lo sviluppo umano integrale come vocazione esige anche che se ne rispetti la verità. La vocazione al progresso spinge gli uomini a “fare, conoscere e avere di più, per essere di più” Ma ecco il problema: che cosa significa “essere di più”? Alla domanda Paolo VI risponde indicando la connotazione essenziale dell’autentico sviluppo: esso deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo . … La vocazione cristiana allo sviluppo aiuta a perseguire la promozione di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Scriveva Paolo VI: “Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità tutta intera ». La fede cristiana si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere e neppure sui meriti dei cristiani, che pure ci sono stati e ci sono anche oggi accanto a naturali limiti, ma solo su Cristo, al Quale va riferita ogni autentica vocazione allo sviluppo umano integrale. Il Vangelo è l’elemento fondamentale dello sviluppo. (n. 18.) Le attuali dinamiche economiche internazionali, caratterizzate da gravi distorsioni e disfunzioni, richiedono profondi cambiamenti anche nel modo di intendere l’impresa. Vecchie modalità della vita imprenditoriale vengono meno, ma altre promettenti si profilano all’orizzonte. Uno dei rischi maggiori è senz’altro che l’impresa risponda quasi esclusivamente a chi in essa investe e finisca così per ridurre la sua valenza sociale. … La cosiddetta delocalizzazione dell’attività produttiva può attenuare nell’imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l’ambiente naturale e la più ampia società circostante, a vantaggio degli azionisti, che non sono legati a uno spazio specifico e godono quindi di una straordinaria mobilità. È però anche vero che si sta dilatando la consapevolezza circa la necessità di una più ampia “responsabilità sociale” dell’impresa. Anche se le impostazioni etiche che guidano oggi il dibattito sulla responsabilità sociale dell’impresa non sono tutte accettabili secondo la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, è un fatto che si va sempre più diffondendo il convincimento in base al quale la gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento. spesso consumata nel così detto shopping, quindi non è più vissuta come tempo profondo di rapporto con Dio Padre, per poter ricuperare l’identità di persona, di figlio di Dio, a cui è stato dato in custodia il creato da coltivare a beneficio mio dei fratelli. Ed è nel filone di quest’ultimo senso della domenica che quest’anno si celebrerà la veglia del 30 aprile in occasione della festa del lavoro: “Annunciare Cristo è il bene dell’uomo”. E’ un convenire insieme con altri fratelli nella fede in Cristo per impegnarci ad essere costruttori di uno sviluppo umano integrale avendo quale costante riferimento la parola del Vangelo, per, come sempre ci ricorda il Papa nella Caritas in veritate, “trasformare i “cuori di pietra” in “cuori di carne”, così da rendere “divina” e perciò più degna dell’uomo la vita sulla terra” (n. 79). NOTIZIE DAL MONDO DEL LAVORO PRESENTATA LA CAMPAGNA EUROPEA: FREE SUNDAY: DOMENICA GIORNATA LIBERA DAL LAVORO ‘La domenica mamma e papà appartengono a noi!’. E’ questo lo slogan della campagna europea Free Sunday che mira a proteggere la domenica come ‘giornata libera dal lavoro’, perché i genitori possano stare con i loro figli almeno in questo giorno della settimana. La campagna è stata presentata ufficialmente il 24 marzo a Bruxelles da una vasta compagine di associazioni, che si mobilitano insieme ai sindacati e ai rappresentanti delle Chiese europee per chiedere che la domenica rimanga giorno festivo. Tra gli obiettivi dell’iniziativa, ci sono: - rendere l’Europa la regione più “child-friendly” del mondo - far sì che le scuole e le istituzioni pubbliche di tutta Europa, indipendentemente da tradizioni e orientamenti religiosi, lascino la domenica libera da lezioni e lavoro - garantire ai bambini una giornata alla settimana in cui poter godere dei propri genitori, liberi da incombenze e preoccupazioni - perseguire il benessere delle persone attraverso un giorno di svago e di relazioni sociali Per il presidente delle ACLI, Andrea Olivero, «è importante salvaguardare il principio della eccezionalità del ricorso al lavoro domenicale contro la tendenza a rendere intercambiabile il giorno di riposo settimanale. Dobbiamo evitare che anche in questo ambito la flessibilità lavorativa si scarichi con effetti negativi sulla vita delle famiglie e delle comunità». P A G I N A CHIESA PELLEGRINAGGI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 17 UFFICIO DIOCESANO DATE E PROGRAMMI D a due settimane si è conclusa la peregrinazione delle reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Abbiamo vissuto in diocesi un tempo ancor più forte di preghiera, di testimonianza e di rinnovato impegno di santità. Ora siamo chiamati a rispondere all’invito del Vescovo che ci vuole con lui pellegrini a Lisieux per restituire la visita a santa Teresina e insieme per riscoprire la santità dei suoi genitori e della sua famiglia. La celebrazione del centenario di Gallipoli, con il quale Teresina è venuta a confermare, come aveva promesso prima di morire, che la sua via è quella giusta, diventa anche per noi un invito a riscoprire la “piccola via” quale strada di santità cristiana. Ci attende così dal 3 al 9 luglio prossimo il pellegrinaggio diocesano a Lisieux guidato dal nostro Vescovo Diego. Alle parrocchie sono stati fatti giungere i moduli di iscrizione e già lungo il mese di aprile attendiamo le iscrizioni per poter procedere alla organizzazione definitiva del pellegrinaggio. Mentre un gruppo di 40 pellegrini parteciperà al pellegrinaggio sui passi di Paolo in Grecia alla fine di aprile, sono ancora aperte le iscrizioni per altri pellegrinaggi che l’Ufficio diocesano ha inteso proporre. Sono una occasione per riscoprire il pellegrinaggio quale esperienza di fede e di comunione. Dal 29 maggio al 1 giugno sui passi di Santa Caterina da Siena. Dal 2 al 8 agosto a Lourdes e a Nevers in pullman. Dal 10 al 14 settembre a Fatima. Dal 20 al 24 settembre a La Salette, Nevers, Paray le Monial, Ars sur Formans e Annecy. I programmi sono consultabili sul sito della diocesi o facendo riferimento all’Ufficio diocesano pellegrinaggi. Insieme al’Unitalsi l’Ufficio diocesano pellegrinaggi propone altre occasioni di pellegrinaggio. A tutta la diocesi il pellegrinaggio di sabato 15 maggio a Caravaggio. Per i giovani a Lourdes dal 27 luglio al 2 agosto. Il 25 settembre la Giornata dell’Ammalato. A Lourdes dal 9 al 15 (in treno) o dal 10 al 14 (in aereo). Ci stiamo ormai preparando al grande pellegrinaggio a Torino per venerare la Sindone, siamo oltre 900 pellegrini. La giornata del 4 maggio prossimo: sarà un grande giornata di ritiro per contemplare il Crocifisso risorto e glorioso vera meta di ogni pellegrinaggio e compimento di ogni pellegrinaggio. Informazioni sul sito www.diocesidicomo.it o telefonando il mercoledì mattina all’Ufficio diocesano pellegrinaggi: 031-3312232 FATIMA 10-14 SETTEMBRE LOURDES 1° GIORNO: ITALIA – LISBONA – FATIMA IN PULLMAN DAL 2 ALL’8 AGOSTO Partenza dall’aeroporto di Milano per Lisbona. All’arrivo, in pullman riservato, visita di Lisbona, meravigliosa città, capitale del Portogallo, che conserva un centro storico del XVIII secolo, con vie eleganti e lineari. In particolare visita alla Torre Belem, un tempo faro per navigatori di ritorno dalle Indie, simbolo della potenza navale portoghese; il Monastero di Jeronimos, magnifico monastero del XVI secolo, e la chiesa di sant’Antonio. Dopo il pranzo, partenza per Fatima. Arrivo e sistemazione in albergo, cena e pernottamento. Il programma prevede, oltre a Lourdes, anche la visita a luoghi significativi (per storia e cultura) e a santuari delle regioni della Languedoc e della Bourgogne. Quota (a seconda dei partecipanti): da 690 a 725 euro. 2°/3° GIORNO: FATIMA SIENA E LA FIGURA DI SANTA CATERINA: DAL 29 MAGGIO AL 1 GIUGNO Giornate interamente dedicate alle celebrazioni liturgiche e alla visita di Fatima ove nel 1917 la Vergine apparve ai tre pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia, affidando loro un messaggio di preghiera e conversione. Visita della Cappella delle Apparizioni, del Santuario, in cui si custodiscono le spoglie di Francesco e Giacinta, dei luoghi natali dei Veggenti e di Velinhos luogo ove apparve l’Angelo. Il programma prevede tappe a Lucca, Pisa, San Gimignano, Siena, Volterra, Monte Oliveto Maggiore, Sant’Antimo. Quota (a seconda dei partecipanti): da 380 a 480 euro. 4° GIORNO: BATALHA, ALCOBACA E NAZARÈ Partenza per Alcobaca per la visita all’abbazia cistercense, fulcro e culla della cultura portoghese, a Bathala per la visita al gotico monastero domenicano di santa Maria della Vittoria, uno dei più grandi complessi monumentali d’Europa. Proseguimento per Nazarè, cittadina di pescatori posta sulla costa atlantica. Rientro a Fatima in serata. 5° GIORNO: FATIMA – LISBONA – ITALIA Partenza per Estoril, Cascais, Sintra. Dopo il pranzo trasferimento in aeroporto a Lisbona. Rientro in Italia. Quota individuale di partecipazione: 770 euro. SANTUARI DI FRANCIA: DAL 20 AL 24 SETTEMBRE Il programma prevede la partenza da Semogo (So) e tappe a La Salette, Dardilly, Ars, Nevers, Paray Le Monial, Cluny, Lione, Annecy (rientro a Semogo). Quota (a seconda dei partecipanti): da 570 a 605 euro. P A G I N A 18 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 IN AUMENTO I CASI SEGNALATI Donne: quando la violenza cresce V iolenza, abuso, maltrattamento. Un anno fa, era il 16 marzo 2009, un gruppo di enti del territorio comasco, a diverso titolo impegnati sul fronte della tutela della donna, sottoscrivevano un protocollo d’intesa al fine di tessere una rete in grado di promuovere iniziative di contrasto al fenomeno della violenza contro il sesso debole. Anima e cuore di questa iniziativa l’associazione Telefono Donna. Gli altri attori coinvolti: carabinieri, Questura e i pronto soccorso dei principali ospedali della provincia (Como, Cantù e Menaggio per l’Azienda ospedaliera S. Anna; l’ospedale Valduce; il Moriggia Pelascini di Gravedona e il Fatebenefratelli di Erba), gli Uffici di Piano degli 8 distretti presenti sul territorio, i consultori dell’ Asl, il terzo settore (Telefono Donna e le Caritas diocesana e ambrosiana). Un coordinamento per intercettare un malessere, profondo e terribile, e attivare, di conseguenza, le risposte più appropriate di sostegno e cura. Ma anche l’opportunità di leggere più a fondo un fenomeno latente, di difficile emersione, nella quasi totalità dei casi celato dietro le mura domestiche. «Le trame di questa Chi è colpito ha, forse, oggi, più fiducia di ieri nel sistema. Merito anche della rete attivata, un anno fa, da diversi enti del territorio, tra cui l’associazione “Telefono Donna” pagina a cura di MARCO GATTI [email protected] rete - ci spiega la dott.ssa Jerta Zoni, presidente dell’associazione Telefono Donna - hanno permesso di far emergere molti casi di maltrattamento che forse, in passato, non sarebbero stati incettati. Il risultato si è tradotto in un consistente incremento del nostro lavoro di ascolto, consulenza, accompagnamento. Basti pesare che quando siamo nate, agli inizi degli anni ‘90, avevamo a che fare con circa 50-60 casi l’anno. Il numero è poi progressivamente cresciuto, stabilizzandosi, per un certo periodo, attorno ai 120-150. Dal 2007 i numeri hanno incominciato a crescere con maggior vigore. Nel 2008 i casi di cui ci siamo occupati sono stati 260, lo scorso anno 278. E ad oggi i contatti continuano. Storie di quotidiana violenza, perpetrata, nella maggioranza dei casi, dal marito o dal partner, e con qualche rara eccezione anche da un figlio». La rete funziona. È sufficiente che una donna si presenti in un pronto soccorso con evidenti segni di maltrattamento, che una denuncia arrivi a carabinieri o Questura, che la richiesta di aiuto giunga direttamente a Telefono Donna o che emerga in qualche altro degli ambiti coinvolti che si attivano le procedure previste dal Protocollo. I contatti tra gli enti preposti si attivano e, ciascuno per la propria parte, mette nel piatto le risorse necessarie per rispondere al bisogno. «Percepiamo ancora vivo - prosegue Jerta Zoni - nella donna maltrattata, il timore, la vergogna, la paura di uscire allo scoperto. Eppure, oggi, la donna può e deve sentirsi meno sola. Le risorse per offrirle un sostegno non mancano. Occorre avere fiducia in un sistema che si sta attrezzando sempre meglio». Ma come avviene, in genere, il primo incontro? «La telefonata - lo diciamo sempre - è il primo segnale che la donna dà soprattutto a se stessa. Un passo che esprime il desiderio di cambiare le DOVE Ricordiamo che l’associazione Telefono Donna risponde al numero 031304585, ed è aperta ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18 e ogni martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12 cose, la volontà di dire basta alla violenza. In questa fase il ruolo delle nostre volontarie è prezioso. A loro è affidato il compito di far sentire accolta la donna che chiama. Di infonderle sicurezza. Di convincerla che uscire dalla spirale di violenza che l’ha soffocata fino a quel momento è, effettivamente, possibile». Sono poco meno di una ventina gli “angeli” di Telefono Donna. Donne volontarie che hanno scelto di dedicare un’ampia fetta del loro tempo libero a questo servizio. Un impegno che non s’improvvisa. «Alle nostre volontarie prosegue la dott.sa Zoni prima di entrare in servizio effettivo proponiamo un corso di sei mesi. Questo in virtù della delicatezza che richiede l’approccio con questo mondo. A ciò abbiniamo anche una formazione periodica. Ad affiancare il nostro operato anche delle figure professionali, psicologhe e avvocati, anch’esse volontarie. Alle donne che ci chiamano, frustrate e umiliate, cerchiamo di restituire fiducia e autostima. Ma sia ben chiaro: non diamo ricette. Il percorso di uscita va compiuto passo passo. Noi ci pro- poniamo di affiancare la donna in questo cammino, di sostenerla, anche attraverso la promozione di gruppi di auto mutuo aiuto. In campo mettiamo tutti gli strumenti di cui disponiamo. Alla donna il compito di farli propri e di trovare la forza di tornare a vivere». Migliaia sono i casi transitati da Telefono Donna in questi anni. Migliaia di donne che, grazie a una parola amica, hanno ritrovato la forza di ricominciare. UNA VIOLENZA CHE SI FA SEMPRE PIÙ CIECA Una violenza cieca e sempre più efferata. È questo ciò di cui, purtroppo, parlano le statistiche. «Sono sempre di più gli episodi, anche nel Comasco che si manifestano attraverso una durezza più estrema - spiega Jerta Zoni - (l’ultimo è il caso di Bellagio, con l’omicidio della convivente da parte di un autotrasportatore 56enne, ndr). La violenza dei maltrattamenti a cui molte donne sono sottoposte è tale da preoccuparci ancora di più. Un apice estremo di cui la donna è la vittima sacrificale». MINORI: LA VIOLENZA ASSISTITA «C’è un tema, purtroppo, oggi ancora sottovalutato quando ci si riferisce alle situazioni di abuso in ambito domestico - spiega Jerta Zoni -. Mi riferisco alla violenza assistita. Ancora oggi si trascura la gravità dei danni psicologici subita da minori, non direttamente coinvolti negli episodi di violenza esercitata sulla propria madre, ma a cui essi assistono inermi. Un fenomeno trascurato dalle donne stesse ma che provoca nei bambini grave sofferenza psicologica e profondo malessere. Si tratta di una questione che chiede attenzione e supporto psicologico adeguato e non può, né deve, essere trascurata». STRUTTURA PROTETTA Luna e le altre. Una casa per ricominciare elefono Donna non è solo ascolto, consulenza, accompagnamento. Nei casi più gravi si aprono, infatti, le porte dell’accoglienza. Dal 2001 l’associazione dispone, infatti, di uno stabile, ovviamente in una località segreta, per dare ospitalità a donne e minori in uno spazio protetto. Una vera e propria casa rifugio, della capacità di dieci posti, tra mamme e bambini, (ma si è arrivati fino a 12 persone accolte). «Fino a giugno 2008 spiega Jerta Zoni - la casa è stata sostenuta da un T progetto che prevedeva un accordo di programma sottoscritto da 33 Comuni della provincia di Como con l’ASCI (L’Azienda Sociale Comuni Insieme di Lomazzo-Fino Mornasco) quale ente capofila e principale soggetto finanziatore. Da giugno 2008 la nostra Casa ha avuto dall’Asl di Como l’autorizzazione al funzionamento come alloggio per l’autonomia. Contemporaneamente, in accordo con l’Asci, si è deciso di passare ad una gestione diretta del progetto da parte della nostra associazione, ipotizzando l’allarga- mento ad altri Comuni della provincia». Una gestione diretta, maggiori responsabilità, maggiori oneri. Da qui il tentativo di allargare la cerchia dei Comuni coinvolti nel progetto attraverso la stipula di convenzioni ad hoc e la richiesta, ai Comuni convenzionati, di partecipare al progetto con il versamento di una quota procapite che andrà a costituire un apposito Fondo di Solidarietà i cui proventi verranno utilizzati per la gestione della Casa. Proventi che dovranno integrarsi con le rette delle ospiti. “Luna e le altre” il nome di questo progetto per l’autonomia. Attualmente la casa è piena. Vi lavorano tre operatrici, una a tempo pieno e due part-time, con il supporto di una psicologa. «Si tratta di uno spazio per l’autonomia - ci spiega Jerta Zoni, che presto lascerà la presidenza di Telefono Donna per assumere quella di questa struttura - in cui le ospiti hanno la possibilità di ricostruirsi una vita. Il tempo di permanenza è di sei mesi, ma non di rado diventa un anno. Grazie a questo appoggio la mag- gioranza delle donne che vi è transitata è riuscita a farsi una vita. Occorrono dei distinguo tra italiane e straniere (che oggi rappresentano la maggioranza presente nella Casa). Per queste ultime le difficoltà sono maggiori. Pagano il pegno di culture che, non di rado, tendono ad emarginare chi lascia il marito, anche se quest’ultimo è responsabile di continui abusi. Talvolta è addirittura capitato che ritornassero a casa con il marito o convivente. Eppure le donne straniere vittime di maltrattamento sono in crescita anche nel Comasco, rappresentando circa il 15% del totale di quante si rivolgono alla nostra associazione». «Questa casa - aggiunge la presidente - rappresenta uno spazio prezioso. Un approdo di media durata. Ciò che ancora manca, nel Comasco è un servizio di pronto intervento. Un luogo in cui ospitare le donne anche solo per pochi giorni, nella fase di emergenza più acuta, il tempo necessario per predisporre un progetto adeguato di accompagnamento e, eventualmente, di accoglienza». CRONACA P A G I N A 19 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE MARZO 2010 IN MERITO ALL’ESTERNALIZZAZIONE DELLE CUCINE Cà d’Industria, le precisazioni dei sindacati C ucine Cà d’Industria, la protesta continua. Non si placa la tensione all’interno della più importante RSA comasca, con circa 300 dipendenti, dopo la decisione di qualche settimana fa di esternalizzare il servizio di cucina, ridisegnando così, radicalmente, il sistema di distribuzione dei pasti. La prospettiva, prefigurata con il nuovo appalto, prevede infatti di concentrare il servizio di cottura nella sola sede di Rebbio, e da lì dirottare i pasti preparati presso le altre sedi territoriali della Cà d’Industria distribuite sul territorio. Non più 5 cucine, dunque, una per sede, ma un unico spazio di cottura in quel di Rebbio. I 32 dipendenti del servizio cucina, direttamente interessati da questa “rivoluzione” sono sul piede di guerra. Lamentando la sostanza ma anche la modalità con la quale il Consiglio di Amministrazione della Fondazione è arrivato a questa decisione. «Lo stato di agitazione continua - hanno dichiarato in coro la scorsa settimana, e ancora: -. L’attuale situazione è solo la goccia di un vaso che da tempo era ormai colmo. Sulla nostra pelle viviamo la grave disorganizzazione che impera all’intero della struttura, e per questo ci troviamo molto a disagio. Da due anni il personale dipendente non viene formato e non abbiamo ricambi. Il CdA poco si cura delle problematiche che ci affliggono e le lascia andare a se stesse. Ci sono state congelate le ferie invernali e non andremo in ferie a Pasqua perché non c’è personale in grado di sostituirci…» Questa è la situazione all’interno della Cà d’Industria, parola dei dipendenti. La questione cucine ha fatto emergere disagi e tensioni sopite. Il malumore che attraversa le strutture della Rsa sfocerà nello sciopero generale del prossimo 7 aprile. Il primo al quale prenderà parte l’intero personale dipendente. Una sfida alla direzione, nella speranza che le cose possano cambiare. Compatte Cgil, Cisl e Uil nel contestare le modalità con cui si è arrivati a questo punto, e nel chiedere la riapertura delle trattattia con il Consiglio di Amministrazione della RSA di MARCO GATTI «Per fare chiarezza...» «Siamo qui per fare chiarezza». C’era un gruppo assai accalorato di dipendenti, la scorsa settimana presso la sede Cisl di Como, per illustrare, insieme ai rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl e Uil, il proprio punto di vista sulla questione “cucine” dopo le notizie circolate nelle ultime settimane. «In merito alla decisione di esternalizzare il servizio cucina ha spiegato Matteo Vandressi, segretario Funzione Pubblica Cgil Como - non è vero, come dice il Cda della Cà d’Industria, che le procedure d’informazione siano state seguite nella misura corretta. Né che questo progetto era condiviso dal sindacato. E le carte lo dimostrano!». In effetti nel verbale dell’incontro tenutosi l8 novembre 2006 tra il Cda e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil si legge, tra l’altro: “Da parte del sig. Mandressi viene evidenziata la presenza di voci sempre più insistenti circa l’intenzione del Consiglio di Amministrazione di appaltare a soggetto esterno l’attività di preparazione pasti presso le cinque strutture dell’Ente…” Nello stesso verbale si riferisce anche della risposta del Cda che, in merito, dichiara di non aver “assunto alcun orientamento né alcuna decisione - aggiungendo anche che -… se l’argomento dovesse essere affrontato in una seduta del Consiglio, verrà data comunicazione alle Organizzazioni Sindacali per le valutazione di competenza…” In un ulteriore incontro, in data 2008, i sindacati sollevavano ulteriori “perplessità per quel che concerne la regolarizzazione di un centro unico di cottura presso la RSA di Rebbio che difficilmente sarà in grado di garantire sufficiente qualità al cibo fornito agli ospiti delle varie case”. Mentre, si legge ancora nello stesso verbale: “I rappresentanti della Fondazione, nel confermare l’orientamento volto a realizzare il centro unico di cottura, assicurano i sindacati sulle iniziative che verranno attivate per migliorare la qualità del cibo e soprattutto garantire agli ospiti parità di menù e di controllo dietetico… Al centro unico di cottura verranno convogliate le unità di personale in servizio presso le attuali cucine: in caso di eccedenza il personale in questione verrà riconvertito in altri servizi della Fondazione”. I passi vengono dunque compiuti, nonostante l’evidente contrarietà del sindacato. Ancora in un verbale del 30 giugno 2009 il Cda ipotizza l’inizio dei lavori di ristrutturazione della cucina di Rebbio dall’autunno, anche se non si parla esplicitamente di centro unico, mentre si ipotizzano non precisate soluzioni alternative per la preparazione dei pasti. E si arriva all’oggi. La Fondazione decide di affidare l’appalto senza passare dalla porta della contrattazione. «Il data 19 febbraio scorso - prosegue Mandressi - chiedevamo all’Ente di attivare la procedura d’informazione, con il pre- visto anticipo di 25 giorni sull’effettivo affidamento dell’appalto, lo stesso facevamo in date successive. Il giorno 8 marzo, nell’incontro svoltosi in Prefettura, il presidente della Fondazione Domenico Pellegrino esternava il convincimento che suddetta procedura di legge non fosse dovuta. Nello steso documento l’Ente stabiliva inoltre, in modo unilaterale e inappropriato, la giornata del 1 aprile quale termine ultimo per il passaggio del personale di cucina alla società FMS». «Il presidente Pellegrino - spiega Felicia Tarulli, segretario Funzione Pubblica Cisl Como - dichiara che l’appalto produrrà un risparmio di 400 mila euro per la Cà d’Industria. Sapete da dove esce questa somma? È presto detto. La Fondazione ipotizza di ricollocare al proprio interno 11 cuciniere con il titolo ASA per l’assistenza nei reparti. Altri 11 lavoratori, oggi in servizio a tempo determinato perderanno il posto. Ecco spiegata la fantomatica cifra! L’operazione appalto cucine comporterà la soppressione di 11 posti di lavoro, 11 famiglie senza reddito. Ricordiamo inoltre che il Cda vanta l’iniziativa di concedere l’opportunità a sette precari di essere stabilizzati dalla FMS. Peccato che omette di dire che quei lavoratori dovevano essere occupati da subito a tempo indeterminato dalla Cà d’Industria…». Ulteriore macigno sul clima creatosi tra direzione e dipendenti anche la comunicazione della Presidenza, in data 19 marzo, alle organizzazioni sindacali in merito alla decisione di modificare il Contratto Nazionale di Lavoro per gli operatori assunti a qualsiasi titolo dal 1 aprile in poi, andando ad applicare il CCNL Uneba (minor salario e maggiore orario di lavoro). «Una mossa scorretta in un periodo di grande delicatezza dichiara Vincenzo Falanga, segretario Funzione Pubblica Uil Como -. Passare dall’attuale contratto al contratto Uneba significa qualcosa come 200 euro in meno al mese». «Le organizzazioni sindacali - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale Cisl Como - hanno deciso di scendere in campo per chiarire i passaggi di questi ultimi mesi. Ala Cda della Cà d’Industria vogliamo dire che le organizzazioni sindacali chiedono a tutti di compiere un passo indietro per trovare il modo migliore per gestire questa vicenda. Insieme. Non siamo disposti ad accettare la sottoscrizione di accordi sotto pressione, né prevaricazioni. Fermiamoci per ripartire». «La scelta di esternalizzare il servizio cucina - chiude Alessandro Tarpini, segretario provinciale Cgil Como - non gioverà alla qualità del prodotto, né permetterà un contenimento dei costi. Ma ci sembra chiaro che questa vicenda esprima un disagio che attraversa il personale dipendente operante dentro la Cà d’Industria, ciò a prescindere la questione cucine. Occorre sedersi attorno ad un tavolo e discuterne insieme». L’ORTOFLORICOLA IN ASSEMBLEA LE NOVITÀ DELLA NUOVA TRADUZIONE DELLA BIBBIA CEI I Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, delegazione di Como, invitano a un incontro con l’arcivescovo emerito di Ancona - Osimo, mons. Franco Festorazzi, che è stato uno dei presidenti della Commissione Cei per la nuova traduzione della Bibbia, martedì 13 aprile alle ore 21 presso la chiesa di S. Agostino, in piazza Amendola 22, e che parlerà de “Le novità della nuova traduzione della Bibbia Cei”, con possibilità di dibattito. Modererà il cav. Maurizio Ponti. I CALVARIOS DI S. AGOSTINO Oltre ai presepi di Natale, in occasione della Pasqua la parrocchia di S. Agostino in Como espone anche “I Calvarios”, delle scene riguardanti la Passione di Gesù. Si tratta di diorami realizzati in polistirolo da Pietro Lezzeni. La mostra si può visitare ancora il giorno di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, dalle 14.30 alle 18. Per le visite durante l’anno (per scuole e comitive) telefonare all0 031-304289, ore pasti. La domenica le visite sono possibili dalle 10.45 alle 12.30. Lunedì 12 aprile, alle ore 20.30 (seconda convocazione) presso la sede di via Ferabosco 11 a Sagnino, si terrà l’Assemblea annuale della Società Ortofloricola Comense, in cui verrà presentata la relazione delle attività del 2009, con approvazione del relativo bilancio consuntivo, e del programma 2010. A conclusione della serata è prevista una carrellata di immagini relative alle iniziative 2009,con breve presentazione di quelle 2010. Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031-531705, tel. 031-572 177; e-mail: [email protected]; sito internet: www. ortofloricola.it. CRONACA P A G I N A 20 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 LO SCORSO SABATO 27 MARZO Il Cav comasco in assemblea Nel 2009 sono state 170 le donne assistite dal Centro di Aiuto alla Vita, contro le 137 del 2008. La conferma di un impegno sempre crescente I NUMERI Sono 170 le donne assistite dal Cav di Como nel 2009. La maggioranza è costituita da straniere (140), mentre 30 sono italiane. L’età media è compresa tra i 30 e i 35 anni. Ad essere in difficoltà non sono solo le ragazze madri o le donne sole, ma sempre più le famiglie. Delle 170 donne la maggioranza, 65, erano al primo figlio, 53 al secondo e 25 al terzo. CASA LAVINIA E CORTE DELLA VITA di MICHELE LUPPI U n’occasione per “guardarci in faccia, per valutare insieme il passato, il presente e progettare il nostro futuro”. E’ questo secondo il presidente Pietro Tettamanti il senso dell’assemblea annuale dei soci della sezione comasca del Centro di Aiuto alla Vita che si è svolto a Como il 27 marzo scorso. Una giornata in cui fermarsi a riflettere lasciando per un attimo da parte la frenesia di un impegno che nel solo 2009 ha visto un incremento del 30%. Sono state, infatti, 170 le donne assistite nell’anno appena concluso rispetto alle 137 del precedente. “Un dato - ha spiegato Rosanna Luppi, coordinatrice delle volontarie - che conferma il trend di crescita riscontrato negli ultimi anni: dal 2002 al 2004 il numero era rimasto stabile attorno alle cento persone all’anno per poi crescere lentamente negli anni successivi fino al boom del 2009”. A farsi sentire è soprattutto la crisi economica che spinge sempre più famiglie a trovarsi in difficoltà di fronte alla prospettiva di una gravidanza. “La crisi l’abbiamo vista nei volti delle donne che ci chiedevano aiuto perché non erano più in grado di pagare il mutuo o perché avevano perso il lavoro”, racconta la coordinatrice, anche se “i soli numeri non rendono l’idea di un servizio di accompagnamento e ascolto speso al fianco delle donne e dei loro bambini”. Un richiamo arrivato anche dai Vescovi italiani che hanno intitolato il messaggio per la scorsa Giornata Nazionale della Vita: “la forza della vita una sfida nella povertà”. Una povertà materiale a cui, secondo Pietro Tettamanti, fa da sfondo una più profonda “povertà del sapere e dell’operare”. Da qui l’esigenza di “applicare energie per capire, informandoci e formandoci, la natura, la funzione e lo sviluppo di questa nostra vita, per scoprirne nell’intimo la dedizione, lo scopo e la bellezza”. C’è, però, un ombra che preoccupa i responsabili e le volontarie del CAV di Como. Ed è il dato relativo alle donne che si sono rivolte alla sede dell’associazione in possesso del certificato per l’interruzione volontaria di gravidanza. “Solo due donne nel 2009 ed entrambe hanno deciso di portare a termine la gravidanza”, precisa Rosanna Luppi che sottolinea come “questo numero vada letto insieme a quello degli aborti effettuati a Como”. Nel 2009 all’interno dell’Azienda Ospedaliera S.Anna, tra il presidio di Como e Cantù, sono stati effettuati 648 aborti, quasi due al giorno, e 58 in più rispetto al 2008. Un dato superiore alla media che dal 2000 al 2007 era stato di circa 590. “Lo so - continua la coordinatrice - è brutto parlare di numeri quando ci si riferisce a bambini non nati, ad essere umani a cui è stato negato il diritto fondamentale, quello alla vita. Ma è a questi numeri che dobbiamo guardare se vogliamo capire qual è il senso del servizio del Centro di Aiuto alla Vita. E’ questa l’altra faccia della medaglia, quella oscura e silenziosa, rispetto a quanto le nostre volontarie vedono tutti i giorni. Ed è allora che ci viene spontaneamente da chiederci: quante di queste donne avrebbero cambiato idea se solo avessero trovato qualcuno disposto ad ascoltarle?” Una situazione di fronte alla quale, secondo l’associazione comasca, è necessario fare rete. Per questo negli scorsi mesi il CAV ha preso contatti con l’Asl di Como per cercare di far entrare il proprio materiale informativo negli ambulatori del territorio. “Non si tratta di compiere battaglie” ha concluso Rosanna Luppi, perché “siamo noi le prime a comprendere come una donna che sceglie di abortire sia una donna devastata dal dolore, ma è necessario lavorare giorno dopo giorno per riuscire ad avvicinare queste madri e tendere loro la mano. Oggi più che mai, infatti, la tutela della vita non deve essere il “cruccio” di un’associazione ma una priorità per tutti”. MONITORAGGIO DEI TELEGIORNALI CON L’AIART L’AIART di Como ha deciso una breve sperimentazione di esame e monitoraggio di alcuni telegiornali. E’ un primo passo per possibili ulteriori valutazioni sui programmi televisivi. In concreto, si sono individuati quattro telegiornali di prima serata [Tg3 delle 19.00, ed i tre telegiornali delle 20.00, cioè Tg1, Canale 5 e La 7]. Per questa sperimentazione ci si limiterà ad esaminare i telegiornali di tre sere: lunedì 12 aprile, martedì 13 aprile e giovedì 15 aprile. L’invito a collaborare è rivolto a tutti. Basta richiedere le schede all’AIART (viale C. Battisti 8, tel. 031 302817), guardare uno dei telegiornali segnalati, in uno dei giorni indicati, compilare la scheda e trasmetterla all’AIART. La scheda, semplice, è costituita di una sola facciata, con alcune domande sugli argomenti e sui contenuti dei servizi del telegiornale preso in esame. Casa Lavinia L’assemblea annuale dei soci: è tempo di bilanci anche per le due strutture che il Centro di Aiuto alla Vita ha creato sul territorio per venire incontro alle esigenze delle madri e dei loro bambini: Casa Lavinia, struttura di prima accoglienza per madri e bambini aperta nel 2004 a Camerlata, e la Corte della Vita, la comunità di mini-alloggi per famiglie aperta a Civello di Corte della Vita Villa Guardia. A Casa Lavinia nel 2009 sono state accolte otto mamme, in prevalenza italiane (6). All’interno è anche attivo un asilo nido “Il giardino incantato”. Per quanto riguarda la Corte della Vita, nel 2009, sono stati effettuati lavori per la ristrutturazione e la riqualificazione di parte degli edifici. Nella struttura sono state accolte due famiglie di nazionalità straniera composte entrambe da mamma, papà e due bambine. Inoltre era presente un’altra donna con una bimba che ha terminato il percorso di semi-autonomia trovando un lavoro e una casa. Le restanti due mamme erano italiane. Tutte le famiglie sono state inviate alla Corte dai Servizi Sociali o dal Cav perché bisognose di supporto alla loro genitorialità. Gli interventi attivati sono di tipo educativo, di sostegno e accompagnamento, ma anche di aiuto materiale. C'erano anche i lavori del gruppo "Fuori di Testa" alla Mostra dell'Imprenditoria Femminile allestita dal 25 al 28 marzo a Villa Calvi a Cantù. Le detenute nella Casa Circondariale del Bassone hanno presentato pupazzi, bambole, abitini per bambole, vestiti e lavori vari di sartoria, a maglia e all'uncinetto, e bellissime profumatissime rose fatte col sapone. Nella foto due volontarie (che operano dentro il carcere, guidando il laboratorio di sartoria) mentre allestiscono la sala dedicata alle 'Fuori di testa'. Caritas Informa IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 PAGINA 1 INSERTO QUADRIMESTRALE A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA DI COMO - ANNO XI, NUMERO 1 ono arrivata sana e salva a Juba giovedì 18 marzo. L’impatto con il caldo è stato meno traumatico rispetto a quello col freddo quando sono tornata in Italia, nonostante fossi ripartita da casa con la neve. C’erano circa 40 gradi e un po’ di umidità. Il ventilatore sempre acceso alla massima velocità. Tornare e passare un po’ di tempo a Juba è stato molto bello: anche lì sono stata ospite dai comboniani. La loro casa di Juba è un po’ un porto di mare, c’è sempre gente di passaggio, ma l’atmosfera è decisamente familiare e amichevole, e soprattutto è un’occasione per conoscere altre esperienze, altri aspetti, altri volti di questo Paese così grande. In tre giorni sono riuscita a sistemare un paio di cose sulla radio e partecipare ad un workshop, oltre a riposare un po’, prima di ripartire per Wau e riprendere a lavorare “seriamente”. Arrivata a Wau ho trovato un po’ di novità: ufficio e camera pitturate di nuovo, le piastrelle nella doccia, ma soprattutto, la ferrovia, che dopo tanti anni è stata riaperta. Ovviamente tra l’inaugurazione della scorsa settimana e l’effettiva ripresa della circolazione dei treni passerà molto tempo, ma è impressionante come l’aspetto della città stia cambiando rapidamente sotto i miei occhi. È stato semplice riambientarsi, anzi, la sensazione è stata quella di essere tornata a casa, o forse quella di non essere nemmeno stata via e il lavoro ad aspettarmi era tantissimo! Il servizio, sempre quello di prima: coordinare l’ufficio comunicazione della diocesi. Sostanzialmente i miei compiti sono due: al mattino mi occupo delle consuete attività dell’ufficio, preparare documenti interni a servizio della diocesi, preparare materiale informativo ad uso interno ed esterno sulle attività e le diverse realtà che si svolgono qui. Il pomeriggio invece è dedicato alla radio, un progetto che dipende dall’ufficio comunicazione. La diocesi di Wau, come le S Una radio per il Sudan altre diocesi del Sud Sudan, sta lavorando per la realizzazione di una radio comunitaria, radio “Voice of Hope”, con l’obiettivo di contribuire al consolidamento della pace e alla promozione umana in Sudan. Tutte le radio diocesane costituiscono il progetto del Sudan Catholic Radio Network, un circuito di radio FM, nato con lo scopo di supportare la popolazione sudanese nel favorire la riconciliazione e la guarigione dei traumi e contribuire al loro benessere spirituale, attraverso informazione, educazione e formazione. Radio “Voice of Hope” non è ancora attiva: il Vescovo ha già messo a disposizione del progetto uno stabile dove realizzare gli studi e gli uffici e attualmente sto portando avanti attività di raccolta fondi, per poter completare la ristrutturazione dell’edificio e l’acquisto dell’attrezzatura e, contemporaneamente, la programmazione insieme alla popolazione locale. ENRICA VALENTINI operatrice di Caritas Como a Wau Sud Sudan E D I T O R I A L E I PROGETTI DELL’AREA INTERNAZIONALE DI CARITAS COMO Solidarietà e sobrietà in relazione I nizia in Sudan il viaggio che questo InformaCaritas vi invita a compiere. È dal 2005 che la nostra Caritas Diocesana sana ha deciso di collaborare con la Diocesi di Wau in Sud Sudan per cercare di facilitare e sostenere il processo di pace. Una collaborazione che ha generato l’anno scorso un vero e proprio gemellaggio tra la nostra Diocesi e quella di Wau. Frutto di questo gemellaggio, formalizzato con la Conferenza Episcopale Italiana, ufficio nazionale per la cooperazione tra le chiese, è l’invio di una giovane laica in Sudan: Enrica. In Caritas sosteniamo che il mezzo migliore per combattere la povertà è la relazione; ecco perché è secondo noi molto si- gnificativo testimoniare la nostra solidarietà alle popolazioni del Sud Sudan vivendo insieme a loro. Enrica è quindi la nostra inviata speciale, ci rappresenta (come Diocesi), e facciamo il possibile per sostenerla visto che ha avuto il coraggio di avventurarsi lì da sola. Nel sostenere la sua presenza, sosteniamo anche il nuovo progetto della Radio comunitaria, un altro mezzo (la Caritas Diocesana aveva già installato l’impianto satellitare di comunicazione) importante per comunicare. L’Avvento Natale appena passato era finalizzato alla realizzazione di due opere sociali in Burkina Faso. Abbiamo intervistato il responsabile dell’Associazione Burkinabè di Como, e così possiamo fare il punto su come stanno andando i lavori di costruzione dell’ambulatorio nel villaggio di Gossina e del Centro Speranza per persone con handicap nel villaggio di Wakara.La scelta di sostenere progetti in Burkina Faso è stata fatta perché è uno dei paesi più poveri del mondo, ma anche perché ci permette di dialogare con persone che da quel Paese sono partite e che ora vivono tra noi. Ed è a partire da quanto loro ci dicono (i progetti sono stati segnalati dall’Associazione Burkinabè) che desideriamo costruire progetti che non vorremmo più sentire lontani. Viene anche presentato un breve resoconto di quanto il si- stema Caritas (Caritas Internazionale, Caritas Haiti, Caritas Italiana) sta facendo ad Haiti, per la nostra Diocesi possiamo ancora una volta rimarcare la straordinaria risposta generosa alla colletta delle nostre comunità parrocchiali. L’intervento ad Haiti durerà diversi anni e sicuramente i fondi raccolti verranno utilizzati nel tempo, ma già nella fase dell’emergenza la nostra Diocesi ha dato un contributo veramente significativo (200 mila euro). Infine presentiamo la campagna Zero Poverty per l’anno europeo di lotta alla povertà. MASSIMILIANO COSSA responsabile area internazionale Caritas Como PAGINA 2 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 InformaCaritas BURKINA FASO I PROGETTI NELLA DIOCESI DI DEDOUGOU T Quando il sogno diventa realtà SCHEDA PAESE ell’ambito della campagna “La sobrietà fa sorridere il mondo” - condivisa con il Centro Missionario Diocesano - e grazie alla raccolta fondi dell’Avvento di fraternità 2009, la Caritas Diocesana di Como ha finanziato due importanti progetti nel Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo, in due villaggi della Diocesi di Dedougou. Sono il centro-speranza di Wakara (che vuole accogliere persone disabili, alle quali verranno offerte opportunità di studio e di lavoro) e la costruzione di un ambulatorio medico nel villaggio di Gossina (un distretto di circa 10 mila persone). Come ci è stato confermato da N Pare Raimond, responsabile dell’associazione Burkinabè di Como (vedi l’intervista nella pagina) i due progetti in questi ultimi mesi si stanno concretizzando e potranno diventare realtà entro poco tempo, rendendo così meno dure le condizioni di vita di numerose persone della zona. Ricordiamo che i progetti di Wakara e Gossina seguono le opere realizzate in Georgia (supporto alla mensa dei poveri e al poliambulatorio Caritas di Tbilisi) e in Sudan (finanziamento del progetto “Adottiamo una classe”, con incentivi economici ai maestri e sussidi alle scuole rurali) che si sono concretizzate grazie alla raccolta dell’Avvento 2008 nella Diocesi di Como. Il Burkina Faso, già Repubblica dell’Alto Volta, è uno Stato dell’Africa Occidentale privo di sbocchi sul mare. Dapprima colonia, ottenne l’indipendenza dalla Francia nel 1960 e divenne Repubblica dell’Alto Volta. Il nome attuale, Burkina Faso, fu istituito il 4 agosto 1984 dal presidente rivoluzionario Thomas Sankara e significa “la terra degli uomini integri”. L’80% della popolazione occupata si dedica all’agricoltura e all’allevamento. Fra le coltivazioni principali ci sono sorgo, miglio, mais, arachidi, riso e cotone. L’attività agricola è minacciata costantemente dalla siccità, che si riflette nella scarsità di terreni utilizzabili (intorno al 18% del territorio), localizzati soprattutto nel sud del Paese. Il disboscamento e la progressiva desertificazione sono causa di terribili siccità, spesso combinate con gli effetti dei rapidi incrementi della popolazione e del bestiame e una persistente crisi economica. Il risultato è che intorno alla capitale (Ouagadougou) si è creata una zona di più di 70 chilometri completamente priva di alberi. L’istruzione è obbligatoria e gratuita per i ragazzi tra i 7 ed i 13 anni. Nonostante questo il tasso di alfabetizzazione è molto basso: circa il 28,5% . A QUASI TRE MESI DAL SISMA Emergenza Haiti n cartellone bianco con la scritta “Haiti” giace immerso a metà tra le macerie. Come la popolazione, ancora più misera e disperata di prima, un formicaio caotico e brulicante di attività che prova a sopravvivere di giorno tra calcinacci, puzzo insopportabile e immondizia. Ed è costretta a dormire sotto le stelle di notte, in una devastazione senza precedenti, la stessa dei primi giorni, veramente indescrivibile a parole. Sotto le stelle ancora per poco, perché a breve inizierà la stagione delle piogge e degli uragani, e la “nottata” sarà molto più dura da passare. E a quasi tre mesi dal sisma del 12 gennaio che ha sconvolto Port-au-Prince, provocando almeno 223.000 morti e oltre 1 milione e mezzo di senzatetto, qui siamo ancora in piena emergenza. Nel centro città, una delle zone più colpite dal sisma, la U gente improvvisa la vita accanto alle macerie della cattedrale, dei palazzi del potere sconquassati, delle chiese smembrate, degli ospedali, perfino il cimitero, e chissà quanti - si dice - sono ancora sepolti là sotto. Le cifre ufficiali parlano di oltre 800 dispersi, ma tanti vivevano nelle bidonvilles senza nemmeno essere registrati come residenti, per cui potrebbero essere molti di più. “È un incubo, una situazione terribile mai accaduta in nessun’altra parte del mondo afferma Mauro Ansaldi, coordinatore del team di dieci esperti di Caritas internationalis, tutti alloggiati tra tende e camere affollate nella sede nazionale di Caritas Haiti -. Sarà molto difficile venirne fuori perché non si sa come fare, da dove iniziare. La gente vive in alloggi di fortuna sopra le macerie, a migliaia non hanno tende, non si sa dove costruire gli alloggi temporanei. La risposta agli innume- revoli bisogni di una popolazione già povera, con un governo annientato dal disastro, è molto complessa da realizzare. Temo che la fase dell’emergenza durerà molto più del previsto”. La confederazione Caritas aveva lanciato un primo appello per 19 milioni di euro e le raccolte fondi in ambito cattolico hanno avuto un buon riscontro: solo al Catholic relief service (la Caritas americana) sono arrivati 100 milioni di dollari di offerte. Alla Caritas italiana circa 10 milioni di euro, più i 2 milioni messi a disposizione dalla Cei e 1 milione dalla stessa Caritas. Nella prima fase di aiuti a oltre 40 mila famiglie, la Caritas si sta concentrando sulla distribuzione di alimenti, kit per costruire alloggi d’emergenza, acqua e igiene, ma anche sul “cash for work”, retribuire cioè le persone con 5 dollari al giorno per piccoli lavori come rimuovere le macerie o aprire canali. “Speravamo di iniziare la seconda fase a maggio - precisa Ansaldi - ma temo saremo costretti a distribuire ancora altre tende, perché è ancora impossibile costruire case prefabbricate temporanee”. Secondo Ansaldi, la Conferenza dei 28 Paesi donatori che si aprirà a New York il 31 marzo “sarà una sfida enorme per la comunità internazionale, perché ancora non è chiaro cosa e come fare per la ricostruzione”. Per gli operatori umanitari presenti ad Haiti - si parla di circa 5.000 tra piccole e grandi realtà, molto poco visibili in verità - si pone inoltre la questione “sicurezza”. È di pochi giorni fa la notizia del rapimento e rilascio, dopo una settimana, di due operatrici europee di “Medici senza frontiere”. Anche camion e pulmini vengono spesso assaltati e al tramonto il coprifuoco è per tutti scontato. Del resto, come suggerisce Claudette La Joie, di Caritas Haiti, che con marito e tre figli dorme in strada come tutti gli altri perché non ha ancora una tenda, “il faut s’arranger” (bisogna arrangiarsi). Anche stanotte che ha iniziato a piovere forte. PATRIZIA CAIFFA inviata Sir a Port-au-Prince PAGINA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 InformaCaritas 3 INTERVISTA A PARE RAIMOND ASSOCIAZIONE BURKINABÉ DI COMO La sobrietà per il Burkina Faso I PROSEGUONO IN BURKINA FASO I LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DEI DUE PROGETTI FINANZIATI GRAZIE ALLA SOLIDARIETÀ DELLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI COMO ATTRAVERSO L’AVVENTO DI SOLIDARIETÀ DELLO SCORSO ANNO: IL CENTRO SPERANZA DI WAKARA E L’AMBULATORIO MEDICO NEL VILLAGGIO DI GOSSINA i lavori in corso a Wakara HAITI L’impegno della Caritas “Per la ricostruzione e lo sviluppo di Haiti penso sparenza”. Anche alle agenzie umanitarie suggesiano necessari almeno 20 miliardi di dollari, risce di “non utilizzare queste somme solo per molti di più degli 11,5 miliardi previsti”: è questo grandi strutture o grandi macchine ma per i biil parere di mons. Pierre Dumas, presidente di sogni della popolazione”. Dalle Caritas di tutto il Caritas Haiti che lancia un appello mondo sono stati raccolti almeno alla comunità internazionale: “La 300 milioni di euro: 100 milioni arLa Caritas Conferenza di New York può essere rivano dagli Stati Uniti, tramite il Diocesana di un’occasione per porre le basi per la Catholic Relief Service (Crs), preComo, per il fondazione di questa nazione, tramisente sull’isola con 700 operatori. te uno sviluppo integrale che metta Le altre Caritas fanno riferimento Terremoto di al centro la persona umana”. Ossia, Haiti, ha raccolto a Caritas Haiti, presente nelle 10 “sì alla modernizzazione, sì alla crediocesi del Paese e in una sessantie inviato azione di posti di lavoro, sì alla na delle 84 parrocchie. Prima del sidirettamente a valorizzazione della produzione losma la Caritas di Port-au-Prince Caritas Italiana cale, ma senza mettere a repentaglio operava con 45 persone, ora raddop200 mila euro i valori culturali e religiosi del popiate per affrontare l’emergenza. utilizzati per la “Noi - spiega padre Glandas Marie polo haitiano”. A questo proposito fase di la Caritas ha elaborato un documenErick Touissaint, direttore di emergenza. La to intitolato “Assi strategici della Caritas Port-au-Prince - siamo gli Caritas per i prossimi cinque anni” esecutori materiali dei piani elaboraccolta fondi che delinea le priorità per l’immerati da Caritas Haiti e Caritas successiva sarà diato futuro. Il documento Caritas è utilizzata quando internationalis. Ci occupiamo della ora in mano al governo haitiano. si individueranno distribuzione dell’acqua, del cibo, “Non vogliamo solo promesse ma degli aspetti sanitari e igienici”. Ora i progetti di fatti - afferma -, soprattutto da parla preoccupazione maggiore è l’imricostruzione te dei Paesi che si dicono ‘amici di minente arrivo della stagione delle Haiti’”. Finora, aggiunge, “sono stapiogge: “Non siamo ancora prepate fatte alcune false promesse: la situazione ha rati - ammette -. A breve inizieremo a spostare avuto una certa evoluzione, ma è molto precaria. chi vive nel campo Sainte Marie, dove forniamo La popolazione vive ancora nel bisogno e nella cibo e acqua potabile per 2.000 persone”. provvisorietà. In tutte le crisi la fase d’emergen- Nelle altre parrocchie del Paese operano i volonza sarebbe già finita. Qui no. Come Chiesa pos- tari, che già prima del terremoto si occupavano siamo dare segnali forti, ma è ora che si passi di vari progetti dal microcredito ai programmi concretamente all’azione”. Riguardo ai fondi che per l’infanzia, dall’allevamento all’ agricoltura. arriveranno dalla comunità internazionale, mons. PATRIZIA CAIFFA Dumas chiede “che siano erogati e gestiti con tra- l nostro incontro nasce dal gemellaggio che la Caritas diocesana di Como ha iniziato in Burkina Faso con la Chiesa locale per la realizzazione dei progetti dell’avvento-natale di fraternità. “La parrocchia di Wakara ha creato nel 2007 un’associazione che raccoglie le persone disabili: nei villaggi africani i disabili sono i più poveri tra i poveri, in quanto sono emarginati da tutti”, spiega Pare Raimond, responsabile dell’associazione Burkinabé di Como, recentemente rientrato dall’Africa dove ha fatto visita ai due progetti sostenuti dalla Caritas. Nel 2009 la parrocchia ha ricevuto in donazione un terreno che sarà utilizzato per la costruzione di un Centro Disabili per la formazione all’autonomia e al lavoro. A che punto sono i lavori? “Nel mio recente viaggio in Burkina Faso (tra gennaio e febbraio 2010), ho potuto constatare che i lavori a Wakara stanno procedendo in modo molto spedito: si è già arrivati alla costruzione delle fondamenta e di un piano, e presto si potrà arrivare al tetto. È davvero una bella realizzazione”. Il progetto per Gossina prevede invece la costruzione di un ambulatorio medico nel villaggio. Il governo del Burkina Faso non realizza questi centri sanitari perché non ha i soldi, ma garantisce la presenza di personale qualificato una volta realizzata la struttura. “I lavori nel villaggio di Gossina sono appena cominciati, sono state realizzate le fondamenta ma i lavori possono procedere anche spediti. Se ci saranno tutti i soldi per la costruzione, nel giro di 2 mesi al massimo la struttura sarà pronta”. Come sta vivendo la realizzazione di questo progetto la gente di Gossina? “Quando sono stato da loro, insieme a mio fratello Abbe Omer (sacerdote della chiesa locale e coordinatore dei due progetti, ndr) ho visto un grosso entusiasmo e un forte senso di ringraziamento nei confronti della Caritas di Como tanto che il sindaco ha voluto donare un terreno alla Caritas stessa. Abbiamo potuto incontrare il sindaco, il prefetto, e tutti coloro che hanno un incarico di responsabilità sul territorio: insieme con loro abbiamo condiviso il progetto e sono stati contenti perché la struttura sani- taria si rende davvero necessaria!” Infatti il villaggio di Gossina fa parte della Diocesi di Dedougou e si trova nel distretto sanitario di Toma. Toma è una piccola cittadina che dista 35 chilometri da Gossina e che è raggiungibile unicamente da una strada sterrata. A Toma si trova l’unica struttura sanitaria della zona. Nella stagione delle piogge il distretto di Gossina rimane completamente isolato, rendendo impossibile l’accesso all’ospedale. “C’è un forte interesse per questa struttura perché il villaggio di Gossina di circa 5000 abitanti diventa il centro di riferimento anche per i 12 villaggi vicini: le persone che arriverebbero a curarsi nella nuova struttura sanitaria sarebbero circa 10.000" Come si vive questa iniziativa della Chiesa in un territorio a prevalenza musulmana? “Gli abitanti del Burkina Faso riconoscono un’unica radice di provenienza che è quella umana e delle persone che sono nate e vivono in quella terra. Questa è la radice che accomuna tutti. È stato il tempo delle colonizzazioni a “dividere” le persone da un punto di vista della religione”. Tutti sono contenti per questa nuova opera perché vedono solo il “bene comune” che ci sta dietro. Il grande dono che la Caritas Diocesana di Como ci sta facendo è quello di vedere iniziata una struttura che darà sollievo a molti. Questo genera gioia in tutti perché si vede migliorare il paese. Questo è davvero un dono grande. Tant’è che tutti stanno chiedendo informazioni su che cos’è la Caritas e perché sta dando una mano proprio a loro.” Come associazione degli abitanti del Burkina Faso avete tanti desideri nel cuore per la vostra terra. “Ci piacerebbe realizzare nel tempo un centro di Formazione professionale che occupi i bambini orfani e i figli di coloro che non possono permettersi di proseguire gli studi. Allo stesso modo vorremmo realizzare un centro per le donne che insegni loro una professione e una cultura. Abbiamo infine nel cuore il desiderio di poter realizzare delle cisterne per la raccolta dell’acqua per la coltivazioni nel periodo estivo. Tutto questo a Dio piacendo!” Grazie per questo piacevole incontro! Grazie a voi LUIGI NALESSO PA G I N A 4 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 InformaCaritas 2010 ANNO EUROPEO PER LA LOTTA ALLA POVERTA’ Cancellare la povertà Una sfida per l’Europa N on è un mistero che la crisi che sta imperversando da oltre un biennio sull’economia globale abbia radici lontane, né sarebbe ragionevole esprimere perplessità a fronte delle fosche previsioni, formulate da tutti gli analisti, circa l’impatto devastante che il cataclisma è destinato a produrre sui livelli di povertà e di disarticolazione sociale, in Italia come nel resto d’Europa. Da questa crisi usciremo tutti più poveri e risulteranno radicalmente modificati alcuni paradigmi delle società occidentali precedentemente reputati sacri e intangibili, dalla nozione della libertà di mercato alla natura dei rapporti tra i cittadini e le istituzioni democratiche. Anche il fatto che la Caritas sia attivamente impegnata in prima linea nella lotta alla nuova ondata di pauperismo e al connesso sfaldamento del tessuto sociale, non suscita a conti fatti alcuna sorpresa, essendo l’organismo di carità del mondo cattolico da tempo al centro del conflitto tra accoglienza ed emarginazione e avendo fatto della promozione umana dei poveri il nucleo strategico della sua azione, in sintonia evidentemente con la dottrina sociale della Chiesa. Un primo elemento di “dissonanza”, ammesso che proprio lo si voglia individuare, sta forse nel fatto che sia stata l’Unione Europea, allarmata dalle proporzioni della metastasi, a farsi carico di un problema che non rientra nelle sue competenze specifiche, proclamando il 2010 “Anno Europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale” e incaricando Caritas Europa di elaborare lo Zero Poverty, il documento ufficiale che, oltre a sondare con approccio scientifico gli aspetti multipli dell’emergenza, si propone di indicare le efficaci contromisure per arginare la deriva del welfare e raggiungere l’ambizioso, e forse anche utopico, traguardo dell’ “azzeramento” della povertà nel Vecchio Continente. Laddove al contrario il mistero si infittisce, per addentrarsi nello specifico dell’anomalia italiana, è quando si passano in rassegna lo spazio e il peso che il tema della povertà occupa nell’agenda politica del governo: nullità assoluta, come nulla è l’attenzione che gli organi d’informazione dedicano all’argomento, al punto che non è ingiustificato parlare di un colossale quanto deliberato oscuramento mediatico ai danni della più grave delle urgenze nazionali di questi giorni. Ed è quanto puntualmente emerso dal convegno degli operatori Caritas della Lombardia, che si è svolto a Milano lo scorso 12 marzo nella struttura della Caritas Ambrosiana di via San Bernardino, e che ha visto tra la partecipazione, alla presenza dei delegati di tutte le organizzazioni diocesane regionali, del direttore della Caritas Ambrosiana, Roberto Davanzo, Caritas Europa lancia la campagna “Zero Poverty”, che si propone di indicare efficaci contromisure per arginare le disfunzioni del sistema di welfare e renderlo più equo e inclusivo pagina a cura di SALVATORE COUCHOUD dei responsabili del progetto presso Caritas Europa, Adriana Opromolla e Paolo Pezzana, e degli economisti Tito Boeri e Marco Revelli, rispettivamente dell’Università Bocconi e della Commissione d’indagine statistica sull’esclusione sociale. Convegno istruttivo come pochi per chi sia interessato alle dinamiche del fenomeno, e apprezzabile non solo per il taglio scientifico e la completezza dell’informazione, quanto per la franchezza quasi commista a candore con la quale si sono poste al tappeto e vagliate anche le questioni più deprimenti, quali l’insipienza e l’inadeguatezza della classe politica al governo (ma non è che la precedente legislatura, a dire il vero, abbia fatto di meglio e di più), l’abnorme incremento della miseria minorile, la liquefazione del ceto medio e l’incidenza, tra i principali fattori di rischio dell’estensione dello squilibrio, delle famiglie monoreddito. Focalizzati sulla presentazione della petizione promossa da Caritas Europa nell’ambito della campagna Zero Poverty, mirante alla raccolta di almeno un milione di firme per sollecitare un atto giuridico della Comunità Europea in merito, i lavori del convegno hanno vissuto il momento di massima intensità con l’intervento del professor Boeri e la sua proposta di introdurre un reddito minimo garantito per l’Italia, unico Paese dell’Unione a non contemplare questa forma di protezione pubblica in grado di tamponare le situazioni di maggiore necessità. La povertà - questo è il “messaggio” che diventa possibile estrapolare dal convegno milanese - rimane un dramma e una palese in- giustizia, ma non è, come ha recentemente ribadito anche il cardinal Bagnasco alla mensa Auxilium di Genova, “un destino ineluttabile”. Ed è rassicurante acquisire questa consapevolezza del fatto che la Caritas non abdica e non viene meno alla sua funzione di baluardo a sostegno degli ultimi contro ogni forma di sofferenza e vessazione. Soprattutto quelle - e non sono le meno rilevanti - che provengono da soggetti che agiscono per mandato istituzionale e dovrebbero tutelare quello che una volta si definiva “bene comune”, e che oggi non ha più significato neppure sul piano concettuale. DALL’ECONOMISTA TITO BOERI UNA PROPOSTA CONCRETA PER ARGINARE IL DISAGIO Per un “reddito minimo garantito” ’ introduzione di un “reddito minimo garantito” è la ricetta di Tito Boeri, docente di Economia e Politiche del lavoro all’Università Bocconi, per fornire una prima risposta concreta al crescente travaglio delle famiglie italiane e dare un segnale forte anche sul versante politico per ciò che attiene alla lotta alla povertà. “I nuovi dati della Banca d’Italia - ha dichiarato Boeri al convegno milanese “Cancellare la povertà, una sfida per l’Europa” - ci permettono di completare la ricostruzione di cosa è successo alla distribuzione del reddito negli ultimi 15 anni. Si avverte sempre più il bisogno di uno strumento di lotta alla povertà universale (basato su regole uguali per tutti) e selettivo (che subordina gli aiuti a verifiche dei redditi e dei patrimoni delle famiglie). Formuliamo proposte precise. Un “reddito minimo garantito”, almeno inizialmente, non costerebbe più L L’Italia è il Paese d’Europa in cui le disuguaglianze di reddito sono più accentuate. Da qui la proposta di un reddito minimo garantito che non costerebbe più del secondo modulo della riforma fiscale, di cui nessuno si è accorto del secondo modulo della riforma fiscale, di cui nessuno si è accorto. E coloro che sono stati sinora dimenticati da tutti beneficerebbero grandemente di questa misura”. L’Italia è infatti il Paese in cui le disuguaglianze del reddito sono più accentuate tra tutti gli stati d’Europa e i tassi di povertà relativa (la percentuale di persone con un reddito equivalente inferiore al 60% di quello medio) sono i più alti dell’Unione. E’ pertanto evi- dente che non possiamo più permetterci di avere, per il professor Boeri, “un sistema di protezione sociale tutto squilibrato a favore delle pensioni e privo di una rete di ultima istanza. Il “reddito minimo garantito” dovrebbe sostituire e riordinare molti schemi preesistenti, integrandoli più strettamente tra loro in modo da ridurre gli sprechi ed evitare la creazione di “trappole della povertà” (aliquote marginali di imposta effettive molto alte perché accettando un lavoro si perde il sussidio). Esso produrrebbe immediati benefici nelle aree dove è forte la microcriminalità (nei pochi comuni-campione dell’Italia centrale e meridionale in cui sono stati avviati esperimenti-pilota in tale direzione, si è registrato un calo delle attività criminose attorno al 65%) e potrebbe essere inizialmente introdotto a livelli sufficientemente bassi, per poi essere incrementato sulla base del rico- noscimento della sua efficacia”. Per quanto riguarda i costi, al momento è possibile fornire solo stime prudenziali e probabilmente in eccesso, tenendo conto delle tipologie dei redditi da considerare nella fase di selezione della platea dei beneficiari. Comunque sia, un “reddito minimo garantito” di 400 euro, secondo Boeri, “costerebbe tra i 7 e gli 8 miliardi di euro, ma un costo molto inferiore - attorno ai 4 miliardi di euro - si potrebbe avere nel caso in cui ai redditi accertati venisse aggiunto il canone d’affitto, che l’utente dovrebbe pagare se non possedesse una casa di proprietà. Nella sostanza, un “reddito minimo garantito” funzionale al nostro Paese, almeno in fase di avvio, non costerebbe più della vecchia tassa sull’Ici, la cui soppressione non ha comportato vantaggi di estrema rilevanza né ai loro beneficiari né all’economia nazionale, mentre i poveri e coloro che sono a rischio di po- vertà si accorgerebbero eccome dell’enorme utilità di un reddito minimo di garanzia”. Sulla reale possibilità di attuazione del “reddito minimo garantito”, vale a dire sulla volontà politica di realizzarlo, per Boeri non è il caso di farsi soverchie illusioni: “Un’altra legislatura sta passando e nulla è stato fatto per reagire seriamente all’emergenza. Gli italiani, non per caso, sono pessimisti in termini strutturali e rispondono più negativamente degli altri cittadini europei alle fasi recessive, rinviando i piani di investimento e ostacolando il decollo di nuove iniziative imprenditoriali. Ma la classe politica continua a fare orecchie da mercante e i media sono troppo presi dalle esigenze del gossip per potersi occupare anche di altro, per esempio di poveri, di “barboni”, di malati e di senza tetto. A riprova del fatto che chi ha detto che la povertà è uno “scandalo” aveva proprio ragione. CRONACA P A G I N A 26 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 UN’INTERESSANTE INIZIATIVA MULTICULTURALE Kalima, parole per conoscersi U n corso di lingua può essere molto di più di un semplice ciclo di lezioni in cui imparare a pronunciare le parole in italiano, ma può trasformarsi in un vero scambio tra culture in cui, alla fine, non si sa bene chi sia l’insegnante e chi l’alunno, perché tutti si ritrovano ad imparare qualcosa. E’ questo il caso di “Kalima - le parole per conoscersi”, il corso di italiano per donne di lingua araba organizzato dall’associazione “Eskenosen” da anni impegnata nell’integrazione di famiglie straniere a Como. Nei giorni scorsi, nella sede di via Prudenziana, è iniziato il secondo ciclo di incontri dopo una prima fase conclusa in autunno. Il corso gratuito è reso possibile grazie ad un finanziamento del “Bando Volontariato” del 2008 della Fondazione Cariplo, dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale e dal Centro Servizi per il Volontariato della Lombardia. “Non è la prima volta che la nostra associazione organizza corsi di lingua - racconta Ma- Questo il nome scelto per un interessante progetto di mediazione interculturale per mamme e bambini stranieri organizzato dall'associazione Eskenosen impegnata nell'integrazione delle famiglie di immigrati a Como di MICHELE LUPPI ria Rezzonico, mediatrice culturale - ma in precedenza ci concentravamo soprattutto sui più piccoli cercando di creare occasioni di incontro tra bambini di culture diverse. Proprio frequentando le scuole ci siamo accorti di quante fossero le madri che, non sapendo l’italiano, non riuscivano a comunicare con gli insegnanti o gli altri genitori, rendendo difficile un autentico cammino di integrazione. E’ nata così l’ idea di realizzare un corso che fosse rivolto proprio a quelle donne che, per la maggior parte del- la giornata, si occupano di figli e mariti. Per questo gli incontri si tengono la mattina quando i figli sono a scuola”. Per capire quale sia la portata del fenomeno è sufficiente andare fuori dalle scuole negli orari di ingresso dei bambini. “Specialmente a Como - dicono le operatrici - si rimane colpiti da quante siano le donne provenienti da Paesi di lingua e cultura araba, in particolare dal nord Africa, che portano i figli a scuola. Donne che poi sembrano sparire perché raramente le si vede per la città, nei negozi o nei bar”. Il corso si differenzia, però, dalle tradizionali lezioni. All’interno della sede di Eskenosen più che insegnare si cerca di parlare e di confrontarsi. “Ad ogni incontro - racconta Aglaia Banis, psicologa - scegliamo un argomento che possa riguardare la vita di queste donne come la scuola, la cucina, la famiglia o il lavoro. In base a questo spieghiamo le parole principali e la pronuncia corretta, ma cerchiamo di fare in modo che siano le donne a parlare. Nella pausa beviamo insieme un the ed è lì che la conversazione si fa famigliare”. Ed è proprio da questi momenti di confronto che le due operatrici hanno imparato a conoscere un mondo lontano dagli stereotipi. “Molto spesso queste donne - racconta Maria Rezzonico - vengono dipinte come persone di basse estrazione sociale e con uno scarso livello di istruzione. Questo non è assolutamente vero, perché abbiamo conosciuto anche donne colte, abituate a vivere in grandi città, con lavori di responsabilità e che, in alcuni casi, fanno fatica ad ambientarsi in una realtà piccola come quella di Como”. Oltre alle lezioni teoriche il corso prevede anche uscite per andare a testare sul “campo” quanto ap- preso. “Questa è forse la parte più interessante del nostro percorso - racconta Aglaia Banis - che vorremmo approfondire in questa nuova fase. Con il primo gruppo siamo stati ad esempio al mercato, mentre con questo nuovo ciclo di incontri vorremmo portare le donne ancora fuori, per la città, andando a bere un caffè in un bar del centro o facendo una gita sul lago. E’ incredibile come ci siano persone che da anni vivono a Como ma non hanno mai visto molte delle nostre zone più belle”. L’iniziativa di Eskenosen è diventata anche un’opportunità per guardare ai processi di integrazione in corso nel comasco. E’ per questo che al termine del secondo ciclo di incontri, il 21 maggio, verrà organizzato a Como una giornata di studi sull’integrazione in cui si approfondirà, con la partecipazione dell’Ufficio Scolastico provinciale, anche la realtà delle scuole. “In questi anni - conclude Maria Rezzonico - sono nati tanti semi di integrazione sul territorio. In particolare assistiamo alla nascita di diverse associazioni di migranti che vogliono proporsi come realtà vive nella nostra società. Quello che manca è, però, una rete tra le realtà e una capacità di dare visibilità a questi gruppi che spesso sono ignorati dalla maggioranza della popolazione”. Più che la discriminazione da vincere è ancora una volta l’indifferenza. (Per informazioni sul corso 349-6434998) QUATTRO COMASCHI IN REGIONE Como si conferma l’enclave del Centro destra Il testa a testa tra Pozzi e Rinaldin ha portato entrambi al Pirellone. Gaffuri il più eletto in Como città. Per la Lega Bianchi scalza Arosio. Un comasco su tre non ha votato IL 10 APRILE DISCOTECA DEL SILENZIO Sabato 10 aprile presso il Santuario del Sacro Cuore di via Tommaso Grossi a Como, si terrà la “Discoteca del Silenzio”, il tradizionale appuntamento di adorazione eucaristica notturna proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (C.G.P.G.). L’inizio è alle ore 20.30, con la celebrazione della S. Messa vespertina; seguirà l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione spirituale proposta dai giovani Guanelliani con preghiere, canti, ritornelli, lettura di brani di don Guanella e di frasi tratte dalla Parola di Dio. Poi, dalle 23.00, il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle 4.00 della domenica mattina. Alle 24.00 sarà recitato il Santo Rosario per tutte le famiglie in comunione con altre realtà guanelliane. Domenica 11 aprile prosegue l’iniziativa, sempre proposta dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, della “Domenica della Carità”: un momento di incontro con gli ospiti della RSA “Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia domenicale delle ore 10.30 presso la cappella interna alla struttura (con entrata da via Guanella). L’invito a partecipare è rivolto a tutti. Chi fosse interessato a partecipare all’animazione può ritrovarsi alle 9.30 sempre presso la cappella. Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031.296783; e-mail: [email protected]. I l Centrodestra conferma, nel Comasco, una leadership da anni ormai consolidata. Pdl e Lega raggiungono, insieme, quota 66, 77%, lasciando la coalizione a sostegno di Penati al 28,01. Basso il numero nei votanti: il 62,27%. Il primo partito sul Lario è il Popolo della Libertà, che raccoglie il 33,46% dei consensi, circa il 3% in meno dell’ultima tornata regionale. Ma a compiere un vero balzo in avanti è la Lega, che tocca quota 33,3, sfiorando di poco il sorpasso, con un più 12% rispetto alle regionali del 2005. Per il Partito democratico poco meno del 19%. Agli altri le briciole. Quattro i comaschi che faranno il loro ingresso in Regione. Il testa a testa, tutto interno al Pdl, tra Pozzi e Rinaldin, ieri sera apparentemente conclusosi a vantaggio del primo - che è riuscito a raggranella- re oltre 16.300 preferenze, contro le 13.300 circa del secondo - ha portato entrambi al Pirellone, dopo i conteggi della notte. Per il Pd riconfermato Luca Gaffuri, che ha raccolto 12.800 preferenze, e risulta, in assoluto, il politico più votato in città. Per la Lega, a sorpresa farà, il suo ingresso Dario Bianchi, che, con poco più di 9700 preferenze, ha scalzato Edgardo Arosio dalla poltrona occupata in questo quinquennio. CI-ASSOCIAMOCI: IL 16 APRILE L’AIART ALLE ORSOLINE Il progetto “Ci-associamo-ci”, messo in opera dal “Forum delle associazioni familiari”, per promuovere e sostenere le associazioni che si occupano di problemi familiari, ha preso l’avvio venerdì 19 marzo, con l’incontro sul tema “La famiglia: un bene comune”, guidato dal consigliere nazionale del Forum, prof. Ermes Rigon. Il relatore, partendo da un filmato sul volo di uno stormo di anatre, ha sottolineato l’importanza di procedere uniti, sostenendosi a vicenda, “tutti per tutti”. E’ la logica, che guida la vita della singola famiglia, attraverso le relazioni interpersonali, e la rete delle famiglie che si associano, attraverso i reciproci aiuti dettati dal principio del bene comune. La famiglia, e le famiglie, non sono dei soggetti, a cui la politica debba guardare con atteggiamento di assistenzialismo, ma sono di per sé un bene antropologico, economico e sociale, che la politica deve riconoscere e valorizzare. Il prossimo incontro del progetto, il primo di una serie di cinque appuntamenti con altrettante associazioni, si terrà venerdì 16 aprile, alle ore 20.45, presso l’Istituto Orsoline di Como (viale Varese 30), e sarà gestito dall’AIART. Infatti, il prof. Giovanni Baggio, vicepresidente nazionale dell’AIART , parlerà di “La famiglia e i media, le famiglie e i media”. Poi i responsabili dell’AIART di Como illustreranno ciò che l’associazione fa nella nostra provincia. CRONACA P A G I N A 27 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 IL SALUTO DI MARIO MAZZOLENI Unione Ciechi verso il cambio della guardia È un saluto affettuoso a chi lo ha affiancato in questi anni quello che Mario Mazzoleni, presidente uscente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Como, rivolge ai suoi soci nella circolare di fine marzo. “Cari Soci - scrive, tra l’ altro Mazzoleni - il mio ultimo mandato da presidente sta per concludersi; una legislatura durata 5 anni, ma che è stata preceduta da altri due lustri che mi hanno impegnato come responsabile della sezione: 15 anni, insomma, che ho dedicato con volontà e dedizione alla Il saluto del presidente ai soci. Il 17 aprile la nomina del nuovo direttivo nostra causa, ai nostri bisogni, alle nostre aspirazioni, ai nostri sacrosanti diritti e perché no ai nostri sogni e che tante soddisfazioni mi hanno offerto, insieme, ovviamente, ad alcune delusioni legate ad obiettivi non raggiunti, a richieste rivolte a chi di dovere non evase, a dure battaglie vissute con amici della nostra regione e con i miei, i nostri Consiglieri che si sono VISITA GUIDATA AL BUCO DEL PIOMBO CON MONDO TURISTICO L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per sabato 10 aprile una visita guidata al Buco del Piombo, sopra Albavilla. Il ritrovo con la guida è fissato per le ore 14.30 all’Alpe del Vicerè (Posteggio Albergo della Salute); ci si incamminerà quindi verso la grotta con un agevole percorso in discesa di circa un’ora. Si procederà poi alla visita guidata al Buco del Piombo, una delle cavità carsiche più famose di tutta la Lombardia, un vero e proprio museo naturale all’aperto. L’ingresso del Buco del Piombo è imponente e scenografico sia per le dimensioni sia per il selvaggio contesto nel quale è collocato; paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano, misura 45 m di altezza e 38 m di larghezza. La grotta si estende per più di 400 metri e non è ancora stata del tutto esplorata. Vi sono stati ritrovati numerosi resti di interesse paleontologico appartenenti all’Ursus spelaeus (Mammifero plantigrado estintosi attorno a 18.000-20.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale), nonché selci e utensili lasciati da cacciatori nomadi fin dal Paleolitico. Nel vestibolo, a più riprese, sono stati inoltre rinvenuti frammenti ceramici ed altri materiali di epoca romana (sec. IV-VI d.C.) e medioevale, quando la grotta fu fortificata con la costruzione di un ampio fabbricato che ne sbarrava l’ingresso. Il Buco del Piombo infatti fu più volte utilizzato come rifugio dagli abitanti di Erba durante le ripetute vicende belliche che travagliarono la zona nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze. La tradizione popolare ricorda come nel 1160 gli erbesi vi si sarebbero ritirati dopo aver vinto la battaglia di Carcano contro il Barbarossa; lo stesso avrebbe fatto il nobile cavaliere Guelfo Parravicini nel 1316 per stendere il suo testamento. La grotta fu meta di studiosi e visitatori fin dal secolo XIX, tra cui si ricorda in particolare la regina Margherita di Savoia. La temperatura all’interno della grotta è piuttosto bassa; si consiglia pertanto un abbigliamento adeguato. È obbligatorio l’uso di calzature da montagna. In caso di maltempo l’escursione sarà annullata. La quota di partecipazione (comprensiva di ingresso) è di 9 euro per i soci, di 10 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339-4163108; e-mail: [email protected]. succeduti in questi 15 anni e che mai mi hanno fatto mancare il loro appoggio, la loro fiducia, il loro stimolo e la loro preziosa stima. Da queste mie ultime righe indirizzate con affetto a tutti voi desidero davvero ringraziare di tutto cuore chi mi è stato vicino in questo lungo periodo, chi mi ha aiutato a realizzare quello che concretamente abbiamo costruito, chi ha condiviso con me scelte anche delicate e difficili, chi con me e quindi per l’intera associazione ha saputo donare tempo prezioso e sane energie per difendere i nostri diritti, per far crescere la nostra indispensabile Associazione e per diffondere nella nostra società la cultura della solidarietà e dell’integrazione. I nostri futuri e più giovani dirigenti che usciranno dalle votazioni in programma il 17 aprile sapranno certamente ricalcare queste tracce e sapranno sicuramente tracciarne di nuove e significative: a loro va la mia, la nostra piena solidarietà e il nostro incondizionato appoggio proprio perché ritengo sia indispensabile far sentire loro la nostra vicinanza, la nostra voglia di sostenerli e la nostra benefica fiducia e dedizione”. Quindi un lungo elenco di ringraziamenti ai “compagni di viaggio” e amici con i quali Mazzoleni ha condiviso le fatiche e le gioie di un percorso che ha condotto l’Uici comasca ai livelli odierni, trasformandola un vero punto di riferimento per i minorati comaschi della vista. “…a voi, Soci ed Amici conclude Mazzoleni - un grosso grazie per avermi supportato e sopportato così a lungo e per le tante espressioni di sostegno e stima che mi avete spesso rivolto e, con affetto e tanta simpatia, auguro a tutti un futuro ricco di grandi soddisfazioni morali e materiali con il cuore e la mente sempre rivolti alla nostra straordinaria Associazione alla quale, come tante volte ho sostenuto, va la nostra incondizionata ed incommensurabile gratitudine. Con un poco di nostalgia, a tutti Un cordialissimo abbraccio”. Terminati i saluti è già tempo di ripartire. Il primo appuntamento è per il 13 aprile, con la presentazione delle candidature ufficiali, quindi il voto del 17 aprile che disegnerà la nuova dirigenza. MONDO TURISTICO E IL CASTEL BARADELLO L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Gruppo Mamo, organizza per sabato 11 aprile una visita guidata al Castel Baradello di Como. L’appuntamento è fissato per le ore 14.30 a Como, in piazza Camerlata (di fianco all’edicola); un’agevole passeggiata su mulattiera porterà alle mura del castello, inserito nel Parco Regionale della Spina Verde. La straordinaria posizione della fortificazione permetterà di ammirare un paesaggio fra i più ampi di tutta la zona e di spaziare con lo sguardo dalla catena delle Alpi fino alla Pianura Padana, passando per il lago, la città e le colline moreniche che la circondano. La torre e i resti che ancora si trovano ai suoi piedi saranno gli elementi che introdurranno alla complessa ed affascinante storia della città di Como e dei suoi rapporti con l’imperatore Barbarossa. Il Gruppo Mamo effettuerà contemporaneamente una visita speciale per i bambini, con laboratorio creativo finale. La quota di partecipazione è di 9 euro per gli adulti, di 7 euro per i bambini. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro il giovedì precedente l’uscita): Mondo Turistico, tel. 0344.30060; 339.4163108; e-mail: [email protected]. MONDO TURISTICO E IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL PRODIGIO E L’EREMO DI S. DONATO A GARZOLA L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” propone per domenica 18 aprile una visita guidata al Santuario della Madonna del Prodigio e all’eremo di S. Donato a Garzola. L’appuntamento con la guida è fissato per le ore 14.30 a Garzola Inferiore, all’ingresso del Santuario. Semplice e moderna, la chiesa gode di un’invidiabile posizione panoramica e con la Madonnina dorata, domina la città. Costruita negli anni Sessanta del Novecento, si sviluppa su due piani: la chiesa vera e propria, che custodisce una piccola immagine della Madonna del Prodigio, molto venerata, e il Sacrario dedicato agli sports nautici. Alla fine della visita, una bella passeggiata nella Valle Gioera (si raccomandano scarpe comode e chiuse) condurrà all’eremo di S. Donato, eretto dai Benedettini di S. Giuliano in splendida posizione panoramica alle pendici del Monte di Brunate. Soppresso nel 1772, è oggi adibito ad abitazione privata, ma conserva l’antica chiesa (che si visiterà) e il fascino dei tempi passati. La quota di partecipazione è di 6 euro per i soci; 7 per i non soci. Informazioni e prenotazioni obbligatorie. CON L’ORTOFLORICOLA COMENSE UNA GIORNATA SUL LAGO La Società Ortofloricola Comense propone per sabato 10 aprile una giornata sul lago di Como. Al mattino si terrà una visita guidata al Giardino del Merlo di Musso, a cura dell’autore del restauro Diego Pessina. Il Giardino del Merlo, costruito sui resti del castello del Medeghino, venne così denominato dall’ideatore e proprietario, Giovanni Manzi, verso la metà del 1800, perché in una piccola valletta che lo attraversava nidificavano i merli. Grazie a trovate di grande genialità artistica, in modo particolare alla compenetrazione fra architettura e natura, rappresentò per molti anni un’ambita attrazione turistica, organizzato in “stanze” ciascuna con essenze vegetali diverse a seconda dell’esposizione. Dopo lunghi anni di abbandono, grazie al contributo della Comunità Montana, ora si può ripercorrere il ripido sentiero che sale serpeggiando lungo tutto il giardino con un dislivello di 150 m fino alla chiesa di Sant’Eufemia, e si snoda tra la vegetazione del “giardino d’estate” e quella del “giardino d’inverno”, nel contesto di un panorama mozzafiato. Nel pomeriggio (facoltativo), alle ore 16.00, presso Villa Carlotta di Tremezzo è possibile assistere, previa prenotazione, alla conferenza “Camelia japonica: origini, coltivazioni e fitopatie” a cura di Vitaliana del Sole ed Ernesto Mistrangelo e visitare la mostra di camelie recise. Il ritrovo è alle ore 8.00 presso la sede di Sagnino, con mezzo proprio. Per informazioni e prenotazioni (indispensabili entro lunedì 5 aprile): Società Ortofloricola Comense, via Ferabosco 11, Sagnino (Como); tel. 031.531705 oppure tel. 031.572177; e-mail: [email protected]; sito internet: www.ortofloricola.it. P A G I N A 28 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 UN LIBRO DI MARIA ORSOLA CASTELNUOVO Sotto l’ala degli Asburgo “ S otto l’ala degli Asburgo”. L’ultimo libro di Maria Orsola Castelnuovo, Alessandro Dominioni Editore, ci offre uno spaccato interessante sulla Lombardia austriaca del XVIII secolo. Una raccolta di leggi che attraversano la quotidianità dell’epoca, offrendone una lettura approfondita e curiosa. Leggi “…volte a regolare - spiega l’autrice la vita quotidiana del popolo, della quale rivelano interessanti particolari: alcuni sono simili, se non identici, a quelli che caratterizzano il vivere attuale; altri non hanno lasciato di sé neppure la memoria”. “Altro motivo d’interesse - prosegue Maria Orsola - sta nel fatto che, pur se documenti tecnici, essi sono redatti con un linguaggio ricco ed appropriato per ogni necessità e circostanza, e perfino elegante in molte sue parti, tanto da rivelarsi un vero esercizio di stile… Ancor più, questa raccolta è termine di confronto con gli scritti di storici che si occuparono in seguito dello stesso periodo, come Beccaria, Rovani e anche Cattaneo. Scrivendo a circa un secolo di distanza, costoro ci mettono di fronte ad una realtà politica, sociale e giudiziaria diversa da quella che gli Asburgo prospettavano con l’emanazione continua di bandi, sia per chi non le rispettasse, sia per gli stessi esponenti degli Uffici di Polizia che non le facessero rispettare. È dunque uno spaccato della Lombardia nel secondo Settecento…” Scorrendo le pagine del libro ci si imbatte in decine di editti promulgati dagli Asburgo nell’intento di regolare e dirigere il loro vasto impero. La storia ci insegnerà, però, come questo incalzare di normative non sempre fu sufficiente ad ottenere il Una raccolta di leggi che attraversano la quotidianità della Lombardia austriaca del XVIII secolo, offrendone una lettura approfondita e curiosa. Il testo è edito da Alessandro Dominioni risultato auspicato dai suoi promulgatori. Anche se, nel complesso, si deve riconoscere che i mutamenti di governo apportati dagli Asburgo ebbero benefici sul territorio lombardo. Da subito traspare evidente la notevole differenza di trattamento tra ricchi o nobili e il popolo. Nei confronti dei primi, già di per sé privilegiati per status e disponibilità economica, si applicavano, in caso di trasgressione, eventualmente pene di carattere pecuniario. Che essi non mancavano mai, senza grandi difficoltà, di soddisfare, versando le somme richieste direttamente nelle casse dell’ufficio competente. Musica ben diversa, invece, quando ad infrangere le norme era qualcuno di classe ben più bassa. E poco importava se indotto a ciò per necessità o disperazione in virtù delle condizioni di indigenza in cui versava. Per quei miseri, impossibilitati ad espiare la colpa col versamento dell’obolo appropriato , scattava infatti, repentina, la pubblica punizione, consistente spesso in un certo numero di frustate, proporzionato all’entità della sanzione. Gli editti entravano in vigore in genere dopo otto giorni dalla pubblicazione, e dovevano essere osservati in “qualunque tempo e stagione”. A regolare la vita quotidiana erano i provvedimenti emessi dal governo centrale, ma non di rado ogni giudice, al momento del suo ingresso nel territorio a lui affidato, provvedeva nel lasciare un segno affiggendo procla- mi contenenti ulteriori proibizioni. Un esempio è quello emesso per il territorio della Valsassina (Valle di Asso) sul finire del XVIII secolo. Proclama nel quale “contenevansi le seguenti proibizioni: I°) della bestemmia; II°) di lavorare, o contrattare, o vendere in giorno di festa; per qual delitto il Padrone rispondeva per il servo, il padre per il figlio; III°) di ogni giuoco d’azzardo o proibiti; IV°) di usura, misura, o bi-lancie che non fossero di nuovo bollate; V°) di trasportare fuori dalla Valle polleria, uccelli, uovi, formaggi ed altra grassina; sotto la pena della perdita di tali merci…” Grande attenzione alla sicurezza dello Stato, negli editti presentati, si evince nelle regole riguardanti il transito delle persone e delle merci sia all’interno della regione, sia oltre i suoi confini. Per garantire la tranquillità della notte tutti i locali in cui si vendeva vino dovevano essere chiusi oltre le nove di sera, ora dopo la quale erano proibiti schiamazzi per strada o la promozione di riunioni “pericolose di gente plebea”. Altra minaccia era rappresentata dai “cani presi da rabbiosa infezione”, per il controllo dei quali i regolamenti erano abbastanza severi. Per ogni cane circolante vigeva l’obbligo del collare, su cui doveva essere riportato il cognome del padrone, in caso contrario il cane sarebbe stato considerato abbandonato, e quindi ucciso. Tra le tante voci toccate anche normative mi- ranti la salvaguardia della pubblica moralità, l’utilizzo appropriato delle armi, l’evitare la diffusione di cattivi odori, per non parlare di prescrizioni concernenti il patrimonio culturale. E molto altro ancora... Di tutto, e ancora di più, dunque, con l’intento di regolamentare, a pieno, l’esistenza umana, assicurando pace e sicurezza ai territori. Vero è, però, che “…la volontà dei Sovrani - leggiamo dall’ultima di copertina - non bastò a perpetuare lo status quo: la nobiltà milanese preparava nei suoi salotti la coscienza di un’identità lombarda comune: che avrebbe costituito terreno fertile per l’adesione alle idee del Risorgimento”. “Sotto l’ala degli Asburgo. I bandi della Lombardia austriaca dal 1749 al 1786 con testi originali”, Alessandro Dominioni Editore, 2010, pp. 128, 16 euro. M. Ga. CON MONDO TURISTICO VISITA ALLA MOSTRA DI VILLA OLMO: “RUBENS E I FIAMMINGHI” L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Gruppo MAMO, organizza per sabato 17 aprile alle ore 15.30 una visita guidata per famiglie alla Mostra “Rubens e i fiamminghi”, allestita a Como presso Villa Olmo. Saranno presenti due guide: una condurrà gli adulti alla scoperta di Rubens, re del barocco dalla pennellata esuberante e dal grande vigore espressivo. La seconda guida invece si prenderà cura dei più piccoli, portandoli alla scoperta di quest’arte ricca di vita, di colori e di movimento. Alla fine del percorso, i bambini potranno sviluppare la loro fantasia e sensibilità dedicandosi ad un laboratorio creativo. La quota di partecipazione è di 12 euro per gli adulti soci, di 13 euro per gli adulti non soci (ingresso incluso), di 9 euro per i bambini figli di soci e di 10 euro per i bambini figli di non soci (compreso l’ingresso e il materiale per il laboratorio). Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: [email protected]. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al numero verde 800-087897 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 P A G I N A 29 MAGGIORE SEVERITÀ Bimbi in auto, nuove regole in Svizzera D a sempre c’è un fermo convincimento che quando noi comaschi transitiamo per strade ed autostrade svizzere stiamo molto più attenti alle norme del Codice della Strada e della buona circolazione rispetto a quanto quotidianamente facciamo nella nostra provincia perché gli agenti della Polizia Cantonale sono molto più presenti ed attenti alle infrazioni, soprattutto se commesse da persone con targa italiana. Ebbene, da questa settimana, ci sono due nuovi buoni motivi affinché si presti più attenzione oltreconfine e comunque anche andando o venendo, per esempio, da Como. Innanzitutto dobbiamo rilevare che dallo scorso 1° aprile in Svizzera sono entrate in vigore norme più severe in materia di dispositivi di sicurezza per il trasporto di Qualche attenzione in più da avere quando si varca il confine elvetico. Seggiolino per i bambini fino a 12 anni bambini. Un tema particolarmente al centro anche da parte delle forze di Polizia italiane a tutti i livelli (Polstrada, Polizia Locale e Arma dei Carabinieri). Nella Confederazione elvetica dal 1° aprile, appunto, i bambini di età inferiore ai dodici anni (precedentemente il limite era sette) dovranno essere assicurati ad un dispositivo di sicurezza omologato, ad esempio un seggiolino o un rialzo sedile. Tutti i veicoli in circolazione, senza eccezione alcuna, dovranno rispondere alle esigenze tecni- GIORNATE INSUBRICHE DEL VERDE PULITO Riecco le “Giornate Insubriche del Verde Pulito”, evento promosso dalla Regio Insubria e nate dall’unione delle esperienze di Regione Lombardia, Province di Como e Varese e da diversi Comuni ticinesi, soprattutto del Mendrisiotto. L’appuntamento si presenta in veste transfrontaliera per il terzo anno consecutivo. Quest’anno aderiscono alle iniziative ben 11 comuni comaschi della fascia di confine (Bizzarone, Faloppio, Ronago, Uggiate, Albiolo, Cagno, Gironico, Lurate Caccivio, Paré e Valmorea), 16 ticinesi (Agno, Arbedo-Castione, Arogno, Balerna, Cannobio, Castel San Pietro, Chiasso, Coldrerio, Ligornetto, Losone, Melano, Mendrisio, Quinto, Rovio, Stabio, Vacallo), e il Consorzio Valle Cassarate. Lo scorso fine settimana si è già svolta la giornata dedicata alle scuole nonché la pulizia del territorio mentre il prossimo 16 aprile, nell’ambito dell’azione ‘Adotta un’area verde’, più di 150 alunni delle scuole di Uggiate Trevano, Cagno, Gironico, Quinto, Arbedo-Castione e Agno daranno vita ad un’escursione transfrontaliera che culminerà in un momento di incontro e formazione. Per lo stesso giorno il comune di Chiasso organizza in territorio di Seseglio una giornata dedicata alla salvaguardia e manutenzione dei Biotopi (area di limitate dimensioni, come uno stagno, una torbiera o un altipiano) di un ambiente dove vivono organismi vegetali ed animali). Al mattino sono previste lezioni teoriche e il pomeriggio laboratori sul campo. che e all’equipaggiamento previsti dalla legislazione svizzera. Quindi tutti i conducenti, svizzeri o stranieri, dal 1° aprile se hanno bambini a bordo dovranno disporre dei seggiolini a norma. Pena una multa di 60 franchi. Detta in parole povere: il genitore che si reca oltre confine a fare il pieno di carburante con il proprio figlio che non ha ancora compiuto 12 anni dovrà avere con sé il rialzo, altrimenti sarà multato. La nuova norma rientra nel piano adottato dal Consiglio federale per una maggiore sicurezza stradale. «Sono note a tutti le conseguenze che possono derivare da un incidente se i bambini a bordo non sono assicurati con un dispositivo di sicurezza adeguato - ricordano dal comando di Polizia Cantonale -. Il rischio di lesioni gravissime o addirittura letali è sette volte maggiore rispetto a quello a cui sono esposti i bambini allacciati ai sistemi di sicurezza. In uno scontro i bambini sono scaraventati nell’abitacolo e vanno a urtare con una forza che supera di molto il loro peso corporeo, contro i sedili, le leve del cambio, il cruscotto o il parabrezza». In base al peso del bambino, l’auto dovrà prevedere un sedile speciale, un seggiolino o un ovetto. Per i sedili provvisti unicamente di cinture addominali, l’impiego di un dispositivo di sicurezza è obbligatorio solo per i bambini che non hanno ancora compiuto sette anni. Dalla nuova norma saranno esentati i bambini di altezza superiore ai 150 centimetri. Persone di età o altezza superiore dovranno allacciare le normali cinture di sicurezza. E oltre alla sicurezza dei propri bambini bisogna stare molto attenti in Svizzera anche al superamento dei limiti di velocità. Tra poco, infatti, su strade ed autostrade svizzere entreranno in funzione nuovi radar in grado di misurare la velocità media dei pericoli sulla lunga distanza sulle autostrade. Questo significa che il tutor è in grado di calcolare la velocità media tenuta fino al momento del controllo. In questo modo la multa è inevitabile e se vengono installati più radar lungo il tragitto con il rischio che la patente possa essere ritirata diretta- mente. Le autorità elvetiche stanno ancora valutando se questi apparecchi saranno utilizzati anche per controllare la presenza dei tagliandi autostradali sul parabrezza delle auto o per reperire macchine rubate. Ricordiamo che multe per eccesso di velocità in Svizzera vanno da un minimo di 40 franchi (+1-5 chilometri in centro abitato, 20 in autostrada) alla revoca di tre mesi (+ 30 chilometri in centro abitato). In autostrada 265 franchi per chi supera il tetto di 25 chilometri, 180 per chi viene sorpreso in eccesso di velocità tra 26 e 29 chilometri, 120 per chi sfonda tra i 16 e i 20 chilometri. L.CL. PORTICHETTO E LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA IL GOVERNO ITALIANO SI E’ IMPEGNATO A DARE UN NUOVO QUADRO NORMATIVO PER L’ENCLAVE DI CAMPIONE D’ITALIA Dotare Campione d’Italia di un quadro normativo tale che possa essere riconosciuto il suo status di “enclave” all’estero ma allo stesso tempo di Ente locale nell’ordinamento legislativo italiano, nonché assicurare e sostenere le attività della casa da gioco, nel rispetto delle normative di sicurezza e trasparenza in vigore in Italia. Questi sono argomenti inseriti in un Ordine del Giorno approvato qualche giorno fa dal Senato della Repubblica Italiana in favore di Campione d’Italia. Un atto normativo che potrebbe scrivere la parola “fine” ad alcune particolarità del paese rivierasco: «A Campione d’Italia parte del costo per il personale pubblico, per le insegnanti e per la caserma dell’Arma dei Carabinieri sono a carico delle casse comunali – sottolinea il vicesindaco, Mariano Zanotta -. Speriamo presto di poter essere parificati a tutti gli enti locali italiani, che per la legislazione della vicina Repubblica si tratta delle Provincie e dei Comuni, ovvero che sia lo Stato ad accollarsi interamente i costi di tali servizi. L’approvazione di questo Ordine del giorno impegna inoltre il Governo italiano a fornire anche altre garanzie di carattere economico a favore della nostra enclave come il mantenimento degli stanziamenti relativi ai maggiori costi che i campionesi devono sostenere in ambito di assistenza sanitaria”. Un punto particolare del documento approvato riguarda il Casinò. La casa da gioco campionese, infatti, venne creata appunto per sostenere economicamente questo lembo di terra circondato dalla Svizzera. Con questo atto normativo viene assicurata la continuità degli stanziamenti al Fondo di finanziamento al Comune di Campione ricavati dagli incassi della Casa da gioco. «Si tratta di una decisione molto importante per Campione d’Italia - commenta Zanotta -. Il Casinò continua a ricoprire un ruolo di primo piano tra le attività economiche della nostra enclave ed il riconoscimento dei finanziamenti arriva in un momento particolare, nel quale l’attività del Casinò rischia di subire una pericolosa concorrenza dalle cosiddette videolotterie». Quest’ultimo è un argomento di stretta attualità a Campione da qualche mese. Lo stato Italiano, infatti, ha recentemente ampliato l’offerta dei giochi nazionali sia attraverso la distribuzione via internet sia con l’introduzione di video lotterie, apparecchi con i quali si può giocare a poker, blackjack, keno e bingo. Una decisione che ha generato così una nuova fonte di concorrenza per le quattro case da gioco nazionali (insieme a Campione d’Italia sono attive anche Sanremo, Saint-Vincent e Venezia), ma che presenta particolari rischi soprattutto per il Casinò campionese in considerazione della forte concorrenza rappresentata dalle vicine case da gioco di Mendrisio e Lugano, distanti solo 15 chilometri. L.CL. La parrocchia di Portichetto celebra la Festa della Divina Misericordia, domenica 11 aprile. In una visione Gesù dice a S. Faustina Kowalska:” Io porgo agli uomini il recipiente con il quale devono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia. Il recipiente è quest’immagine con la scritta: Gesù confido in te!... Scrivi queste parole, figlia mia, parla al mondo della mia misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della giustizia... Figlia mia, dì al genere umano sofferente che si stringa alla Misericordia del mio Cuore ed Io lo colmerò di pace... La piaga del mio Cuore è la sorgente della Misericordia senza limiti”. La visione avuta da S. Faustina sui due raggi, uno rosso e l’altro pallido,scaturiti dal Cuore di Gesù è confermata nel Vangelo di Giovanni dove si legge molto chiaramente come il Cuore di Cristo venne trafitto e come da esso fuoriuscirono il sangue e l’acqua (Gv. 19,34). Essi stanno a significare il sangue e l’acqua sgorgati dal Suo petto aperto dalla lancia sulla croce, e sono l’acqua che “giustifica” le anime con il Battesimo ed il sangue che è vita per l’anima, l’Eucaristia. Eternamente grati a Dio per questi doni incomparabili di salvezza, i Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo della Diocesi e dei Decanati di Appiano Gentile e di Varese invitano tutti a vivere una giornata di catechesi e di preghiera nella spiritualità carismatica. La giornata sarà guidata da don Enrico Broggini Assistente Diocesano R.n.S., da Giovanna Lucca membro del Consiglio Nazionale R.n.S. e da Donatella Marcotti dell’equipe Nazionale “Roveto Ardente”. Ecco il programma: ore 9 accoglienza presso l’oratorio di Portichetto ore 9.30 preghiera comunitaria carismatica ore 10.15 catechesi: “All’umanità immersa nel peccato, Dio ha rivelato la sua misericordia” ore 11.15 pausa caffè ore 11.45 condivisione e domande sulla catechesi ore 12.30 Regina Coeli e pranzo al sacco ore 14 in chiesa: canti, cui segue l’esposizione del SS. Sacramento ore 15 solenne ora della misericordia e Roveto Ardente: “Supplica per la salvezza del mondo”. ore 16.30 pausa ore 17.00 S. Messa solenne e bacio della reliquia di S. Faustina Kowalska Per ulteriori informazioni 031-927208 CRONACA P A G I N A 30 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 STAZZONA Le tre cappelle dipinte da Tagliaferri C appelline ai bivi dei sentieri nei nostri boschi e pitture disseminate sulle case dei nostri paesi, dalle rive lacuali ai maggenghi montani, mai catalogate, costituiscono un patrimonio di arte sacra, purtroppo destinato a scomparire. Infatti l’esposizione agli elementi atmosferici, il disinteresse e la mancanza di fondi, ne minano sensibilmente, anno dopo anno, la sopravvivenza. In Alto Lago, una dozzina di affreschi meglio conservati sono della bottega di Giovanni Maria Tagliaferri di Pagnona, incisore “convertito” alla pittura per necessità, quando la riproduzione oleografica e la fotografia, resero la sua opera obsoleta. I primi sono datati 1860; alcuni, sparsi su baite o nelle chiesette di montagna, hanno la dimensione modesta di piccolo quadro devozionale, altri occupano gli spazi di una cappella. Certamente non sono capolavori, però sono ancora perfettamente leggibili quasi tutti, sebbene siano esposti alle intemperie, a te- Un’edicola a mezza costa, lungo l’antica via che conduce in Svizzera attraverso il passo San Jorio di RITA FAZZINI TRINCHERO stimonianza della bontà delle tecniche e dei materiali usati dall’onesto frescante. Giovanni Maria è l’autore della Vera Immagine della miracolosa effigie della B.V.M. venerata sui monti di Livo, una incisione del 1863 molto diffusa nelle case dei nostri nonni, del santuario in cui lascia anche una tela ad olio e, nel 1865, decora l’intera volta della navata della chiesa parrocchiale di San Martino a Pianello. Nato nel 1809 in un paesino di montagna e pastorello per necessità, conseguite le elementari viene mandato a bottega presso uno zio fabbro a Venezia. Dopo molte vicissitudini approda a Milano, dove riesce ad essere ammesso alla Regia Accademia di Brera; da qui esce diplomato e trova impiego presso la Vallardi come capo incisore. Meritevole di studio è l’edicola, da lui dipinta, detta Tre Cappelle per la presenza di tre aperture, situata in località Sariva di Stazzona, a mezza costa, lungo l’antica via che conduce in Svizzera attraverso il passo San Jorio. Nel vano centrale è raffigurata la Crocefissione, di sapore luinesco, affine al ciclo pittorico del presbiterio di S. Martino a Montemezzo. Sulla volta è effigiato Dio Padre Onnipotente attorniato dagli angeli, ai lati sono dipinti la visione di santa Caterina da Siena e san Rocco che visita gli appestati. Nelle parti esterne figurano, giganteschi, san Gottardo e san Jorio, leggendario eremita di questa montagna. In alcuni tondi sono ritratti esponenti della famiglia Cetta. Giovanni Maria ha lasciato uno scritto che spiega dettagliatamente il significato delle pitture - i momenti, i personaggi e i simboli - indirizzato ai committenti, documentando l’aiuto del figlio Basilio. Firma all’interno della cappella: Gio. M. Tagliaferri di Pagnona dist. d Bellano pinse 7bre 1867. S. PASQUA LUCE E SPERANZA NEL FUTURO L’inizio stanco della primavera, ma poi... T ra i vecchi proverbi ce n’è uno molto curioso, forse il più fuori tempo, che rispecchia il rispetto quasi maniacale che i vecchi avevano per la proprietà altrui. Un proverbio da cui trapelava una sorta di fiducia indiscussa verso il prossimo, fiducia che ora quasi ci fa sorridere: “Porta che crica, guardia da cà”. Al di là del verbo, che quando lo spiego ai ragazzi li fa sorridere, su quel “cigola” (crica) ci si possono fare diversi ragionamenti . Se la porta cricava era pacifico fosse aperta, ciò significava che l’ospitalità era una prerogativa importante. Ma il padrone, al suo cigolio, poteva mettersi in guardia anche dai malintenzionati. Va detto che, all’epoca, non c’era tanta paura in giro. Anche se i capitoli più recenti ci narrano di episodi di ladrocinio o di banditismo sfrenato, essa era tenuta a freno perché c’era forse l’illusione di poter contare sull’aiuto dei compaesani o dei vicini di casa . Oggi, invece, la paura sta crescendo a dismisura. E nella nostra epoca quelle leggi non scritte che formavano paletti e confini intorno a una comunità oggi non contano più nulla. Ma, a quanto pare, anche quelle più moderne, scritte con inchiostro vero, valgono ancora meno. E’ di pochi giorni fa il ricordo di una scorreria notturna di una banda di ladri, senza dubbio alla ricerca di soldi. I malviventi hanno scassinato ben otto serrature di un bar in pieno centro storico ed hanno portato via tutto quello che aveva interesse per loro, persino i soldi della lotteria dei volontari della Croce Rossa. Poi altri due colpi andati quasi a vuoto: presso la casa prepositurale e, in cui non hanno trovato che derrate alimentari, raccolte dai bambini per la Caritas, e un tentativo alle vetrine di un super- mercato in pieno centro. C’è oggi di che aver paura anche a stare nella propria casa - commenta la gente - una paura reale e viscida, come un serpente che si insinua dovunque. Timore sentito più che mai dagli anziani, maggiormente esposti a questo tipo di angoscia. Non c’è più rispetto reciproco, non importa l’età o il colore della pelle. Questa società dei consumi ad oltranza ci ha spinto verso il baratro dell’indifferenza. La televisione ha tante colpe: ci fa rintronare le orecchie di messaggi pubblicitari che ci assordano. Cerca di convincerci che il male è presente dappertutto, così che a poco a poco la sfiducia si appropria dei nostri animi, portandoci in qualche caso allo sgomento . Anche il tempo quest’anno ci mette qualcosa di suo: la primavera non è ancora nata, ma è già stanca. Non ho mai visto in questa stagione così pochi fiori, piante che non hanno ancora le gemme ,primule che stentano a fiorire. E’ vero l’inverno che abbiamo passato è stato uno dei più difficili e freddi, la crisi ci pesa sulla testa, gli uomini senza lavoro o con l’angoscia di perdere il posto da un momento all’altro… ma dove è andata a finire la speranza, quella virtù che è il sale della vita? E la fede ? E soprattutto la carità? Da piccolini i nostri genitori ci sorvegliavano da vicino, ma senza farsi accorgere, e ci insegnavano a stare lontani dai pericoli rappresentati da uomini e cose, e a rispettare la libertà degli altri. Non c’erano tante prigioni. Dei panni sporchi, quando succedeva qualcosa di immorale o spiacevole, si incaricavano gli anziani che si adoperavano per sottoporre il colpevole a restrizioni che potevano arrivare all’isolamento totale dalla comunità. Ma perché dobbiamo vivere quasi come prigionieri nelle nostre case che ci siamo costruiti con tanto sudore e fatica? Anche le nostre montagne sembrano stanche. Quest’inverno anche loro hanno dovuto registrare eventi luttuosi. Forse i nostri giovani hanno preso troppa confidenza con le alte vette innevate, perché è noto che Dio ha creato il mondo e lo ha donato agli uomini, ma ha tenuto per sé le vette, che vanno rispettate come altari. D’inverno le montagne hanno bisogno di dormire, di silenzio e di raccoglimento, ma tutti gli anni le cose peggiorano. In questo fine d’inverno solo un grido che sgorga dal cuore paterno del Papa ci può consolare: Non abbiate, paura… La divina Provvidenza è vicina… dopo il Venerdì Santo arriva sempre la Pasqua… È la promessa in cui noi crediamo fermamente perché e che ci è stata fatta da quel nostro fratello che tanti anni fa ha provato anche lui la nostra stessa angoscia . Ora speriamo che aprile sia un mese nuovo e che la speranza ci risollevi come il sole di primavera. RINA CARMINATI FRANCHI VENERDÌ SANT I taa umiliaa.. .ta gànevat minga colpa - i taa insultaa… e ti cui occ par tera Ta see incurvaa, quasi a difendasi... da tuci i maa che po’ puttà una guera Cum’è se un pugn al ta vess ciapaa in dal coo - Ta see svuiaa da tut... dal sang... al nom Ta see sentiit inutil, stracch... senza speranza. In quel bosch iscur dala disperazion Ma propi alura te rivaa una vuus... che vegneva da duva? Da una cruus Su cunt la frunt, la ta dii, prota al to fardell... parchè ti ta see fioo dal Signor, Ta see al mè fradell. CRONACA P A G I N A 31 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 MUSEO D’ARTE DI MENDRISIO Mysterium Crucis Dal 27 marzo al 13 giugno in mostra antiche croci dal Canton Ticino sottolineare il periodo pasquale, si è aperto, la scorsa setti mana, presso il Museo d’arte Mendrisio una grande mostra che pone al centro dell’attenzione la croce, intesa come uno dei maggiori simboli dell’umanità e della cristianità. Documentata molto prima dell’avvento del cristianesimo, la diffusione della croce nelle diverse culture del mondo esprime la straordinaria polivalenza e la densità simbolica che la contraddistingue. La croce è concepita come un centro che si espande nelle quattro direzioni, ma anche come collegamento che riporta all’unità i punti estremi delle due linee ortogonali. Letta come simbolo cosmico, la croce unisce cielo e terra, congiungendo spazio e tempo e risponde a un bisogno di orientamento dell’uomo. Con l’avvento storico del cristianesimo, la croce assume altri significati. Da simbolo di morte e di con- A danna diventa il segno di redenzione e di vita, condensando la dimensione cosmica, biblica e soteriologica ed esprimendo, in sintesi, il mistero cristiano. La mostra è curata dall’arciprete di Mendrisio, don Angelo Crivelli, attento ed entusiasta estimatore del patrimonio artistico e degli arredi sacri, che ha già dato prova del suo meticoloso lavoro negli anni passati. Dopo le mostre «Mater Dolorosa» del 1998 e «Manto di Giubilo» del 2000, è ora la volta di «Mysterium Crucis» che conclude un ipotetico trittico giocato attorno all’iniziale «M», per essere anche un tributo a Mendrisio e alle sue processioni storiche pasquali. L’esposizione documenta, a partire dal IV - V secolo d.C., il simbolo della croce nelle terre ticinesi, attraverso centoventi oggetti provenienti dalle nostre chiese e da vari altri istituti (Zurigo, Milano, Chalon-sur-Saône). Il percorso pone l’accento sull’aspetto cronologico e sullo sviluppo iconografico della croce. Si spazia dai reperti archeologici che testimoniano i primi segni dell’evangelizzazione delle nostre terre in epoca tardo romana e longo- Crocifisso in pietra ollare Cevio Museo Valmaggia Lottigna Croce di manifattura palestinese fine XVII secolo-inizio XVIII legno d’ulivo con intarsi, inserti di madreperla Lottigna, chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo barda, alle suggestive croci medievali romaniche con il Cristo trionfante. Si prosegue con le croci gotiche e tardo gotiche, dove comincia ad affacciarsi l’iconografia del Cristo sofferente, e poi quelle rinascimentali e barocche, con un’attenzione particolare ai prodotti dell’emigrazione che hanno lasciato un segno evidente e commovente nella bellezza di molti arredi delle nostre chiese. In seguito si giunge all’etnografia della croce nella vita quotidiana del Ticino rurale: la croce che segna profondamente il tempo naturale e quello rituale, il ciclo della vita e i momenti di passaggio, pericoli, sofferenza e morte, lo spazio abitativo e il territorio. Conclude la mostra una croce contemporanea dell’orafo mendrisiense Willi Inauen. Un ricco catalogo invita all’approfondimento del significato simbolico della croce e alla “lettura” di tutti i sacri oggetti in esposizione, grazie ai contributi di diversi esperti. La mostra di Mendrisio si inserisce nella linea di esposizioni sull’arte sacra allestite negli ultimi anni in diverse prestigiose sedi (Brescia, Roma, Trapani e in Francia) e di iniziative volte alla riscoperta del simbolo cristiano e alla rivalutazione del patrimonio d’arte e di fede. Un ampio ventaglio di contributi in catalogo dà modo di approfondire varie problematiche legate al simbolo della croce. Croce astile XVI secolo (a. 1563) argento restauro 2009 Bellinzona, chiesa collegiata dei Santi Pietro e Stefano Croce stile inizio XVI secolo, argento dorato Camorino, chiesa parrocchiale di San Martino ORARI E COSTI Info tel. +41(0)916403350, [email protected]; www.mendrisio.ch Orario martedì-venerdì: 10-12 e 14-17; sabato-domenica: 10-18; lunedì: chiuso (tranne i festivi) Entrata Fr 10. - ( 7 euro), ridotto Fr 8. - (6 euro) CRONACA P A G I N A FismScuola 32 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 LE SCUOLE CATTOLICHE DELLA DIOCESI/10 Federazione Italiana Scuole Materne L La realtà delle 128 Scuole dell’Infanzia della Diocesi di Como nelle Province di Como (76), Sondrio (34), Lecco (10) e Varese (08), al servizio di oltre 7500 famiglie a Federazione Italiana delle Scuole Materne - paritarie - è l’organismo associativo promozionale voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) nel 1973. E’ rappresentativo delle Scuole dell’Infanzia di ispirazione cristiana che orientano la loro attività all’educazione integrale dei bambini in una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. Facendo riferimento al Magistero della Chiesa a cura di FISM Como CLAUDIO BIANCHI MARIO GAZZI Cattolica, la FISM fa propri i principi contenuti nelle dichiarazioni dell’ONU sui diritti dell’infanzia e quelli sanciti dalla Costituzione Italiana. In particolare propugna: · I diritti fondamentali di libertà e uguaglianza; · il diritto alla libertà di espressione e di educazione spirituale e religiosa; · il diritto di genitori ad istruire i figli e ad essere agevolati nell’adempimento dei propri compiti educativi; · il diritto alla libertà di insegnamento; · il diritto di enti e privati ad istituire scuole ed istituti di educazione; · il dovere dello Stato di assicurare alle scuole non statali piena libertà ed ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali operanti in Italia. “E’ DALL’ASILO CHE COMINCIA LA BENEDIZIONE DI UNA PARROCCHIA” (PAPA GIOVANNI XXIII) VARESE Le scuole Fism, con la Legge 62/2000, sono state riconosciute paritarie ed inserite nel Sistema Nazionale di Istruzione, atteso il loro servizio pubblico svolto a favore di oltre 560.000 bambini/e in Italia e a beneficio delle loro famiglie che liberamente le hanno scelte. In Italia il cammino per la piena parità scolastica è ancora incompleto e incerto; infatti nella situazione attuale rimane ancora irrisolto il riconoscimento della parità economica. Per questo motivo occorrerà l’impegno di tutti a prestare attenzione allo sviluppo delle politiche scolastiche a livello nazionale, regionale e locale in materia di diritto allo studio, anche se alcuni passi positivi sono stati fatti. La FISM è impegnata da tempo ad ottenere la piena parità scolastica attraverso solleciti interventi rivolti al legislatore, perchè si possa finalmente, nell’interesse dell’intero sistema scolastico di istruzione, porre come punto di riferimento attuativo per l’Italia il rispetto delle indicazioni di attinenza previste dalle direttive dell’Unione Europea. Le Scuole dell’Infanzia F.I.S.M. non hanno scopo di lucro e accolgono anche i bambini le cui famiglie non possono contribuire economicamente. La FISM è impegnata a definire schemi di convenzione da sottoscrivere fra scuole e comuni, anche se già da tempo si verifica che là dove gli amministratori pubblici non hanno pregiudizi ideologici, ma sono attenti all’infanzia, molto spesso vengono attuati buoni accordi convenzionali. LECCO SCUOLE DELL’INFANZIA FISM a.s. 2009/2010 PARITA’ SCOLASTICA E LIBERTA’ DI SCELTA DELLE FAMIGLIE SONDRIO DIOCESI DI COMO COMO “Il Vescovo, primo responsabile dell’Evangelizzazione,rivolge un’attenta cura pastorale alla Scuola Cattolica, sia essa diocesana, o legata ad Istituti religiosi, o esistenti in altre forme.” “La Scuola Cattolica si qualifica secondo la sua precisa identità, perché nasce in un riconosciuto contesto istituzionale ecclesiale e perché trasmette una cultura e un’educazione ispirata al Vangelo e al Magistero della Chiesa”. “E’ compito del Vescovo e degli organismi pastorali diocesani (Consigli presbiterale e pastorale, Consulta per la pastorale scolastica, Consulta per l’apostolato dei laici, ecc,) svolgere un’opera di sensibilizzazione e di sostegno nei confronti della Scuola Cattolica”. L’ identità trae la sua profonda ispirazione dallo spirito evangelico. In tal senso orienta la propria originale finalità educativo-religiosa attraverso uno specifico Progetto Educativo adottato in ogni singola scuola dell’Infanzia, avente come riferimento di appartenenza cristiano/cattolica un UNICO MAESTRO: GESU’” Il valore della scuola cattolica (che non significa solo per i cattolici, in quanto il progetto educativo prevede l’accoglienza rispettosa anche di bambini di altre religioni) è strettamente legato ai motivi culturali ed educativi. TOTALE ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE SCUOLE PARROCCHIALI FONDAZIONI RICONOSCIUTE ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE CONGREGAZIONI RELIGIOSE COOPERATIVE SOCIALI COMUNALI ALTRO 29 7 17 10 6 4 1 2 5 19 3 0 3 4 0 0 6 2 1 0 1 0 0 0 5 0 2 1 0 0 0 0 45 28 23 11 10 8 1 2 TOT. SCUOLE PARITARIE FISM DIOCESI COMO 76 34 10 8 128 201 4.822 34 235 258 240 205 43 209 76 91 1.920 15 59 110 107 91 19 97 34 21 501 9 30 35 34 23 11 46 10 20 499 2 35 34 28 26 5 1 8 333 7.742 60 359 437 409 343 78 353 128 NUMERO DELLE SEZIONI BAMBINI/E FREQUENTANTI BAMBINI DISABILI BAMBINI STRANIERI TOTALE DOCENTI TOTALE DOCENTI ABILITATE DOCENTI TITOLARI DI SEZIONE DOCENTI NON TITOLARI DI SEZIONE DOCENTI CON DECRETO I.R.C. COORDINATRICI LE SCUOLE DELL’INFANZIA FISM IN LOMBARDIA Le scuole dell’Infanzia paritarie FISM della Lombardia sono 1.767 ed offrono il servizio educativo a 150.000 famiglie presenti sul territorio regionale. Il sistema scolastico dell’infanzia in Regione Lombardia è costituito per il 57% da scuole paritarie che accolgono complessivamente 154.892 bambini. Di queste, l’87% è formato dalle scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana aderenti alla Federazione Italiana Scuole Materne (FISM). Le scuole dell’Infanzia (già materne) paritarie, nate molto prima di quelle statali, sono attive nell’80% dei Comuni e soddisfano il diritto educativo del 57% dei bambini della Regione. Esse sono ubicate in comuni e quartieri entro cui soddisfano interamente l’esigenza educativa infantile del territorio, senza discriminazione alcuna e con attenzione particolare ai Bambini con disabilità. Una realtà che, per l’eccellenza del servizio e per la esemplare sobrietà economica, consente in Lombardia un risparmio per le casse pubbliche di circa 900 milioni di euro/anno. Queste nostre scuole dell’Infanzia sono un modello di sussidiarietà compiuta (Cost. art. 118) ed espressione del territorio in cui sono radicate. Sono da sempre sostenute dalle comunità locali e dai genitori dei Bambini che le frequentano, i quali, giustamente, chiedono un trattamento economico medesimo a quello in atto per le scuole gestite dallo Stato. CRONACA Scuola Sondrio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 IDENTITA’ CATTOLICA E AZIONE PASTORALE Comunità educante ’ L Identità e l’Ispirazione Cattolica danno “permeabilità” all’agire quotidiano dei soggetti che coinvolgono la comunità educante attenti alla crescita umana e cristiana dei nostri bambini. L’Educazione Religiosa e altrettanto incisivamente l’Insegnamento della Religione Cattolica (I.R.C.) sono parti fondamentali ed essenziali della nostra “attenzione ad Educare”. E’ un percorso formativo che qualifica le nostre DOCENTI e le nostre scuole, ma può essere una risorsa preziosa anche per le nostre Parrocchie. La realtà educativa – spesso centenaria – delle nostre scuole dell’infanzia di IDENTITA’ CRISTIANA nell’ambito delle comunità parrocchiali possono divenire sempre più il “punto focale” dell’azione pastorale laddove il buon Dio ha favorito, con l’impegno di persone generose, lungimiranti ed attente, la nascita e la crescita di tanti “Asili In- fantili”. La formidabile portata educativa delle scuole dell’infanzia di ispirazione cattolica sembra non sia sempre colta da molte nostre comunità parrocchiali, anche se non mancano lodevoli eccezioni in Parroci e Laici che vi profondono encomiabile impegno e notevoli energie. E’ necessario incrementare l’attenzione e il supporto della Chiesa Locale per condividere il ruolo educativo fondamentale che la scuola dell’infanzia offre alla famiglia, principale responsabile nell’educazione dei figli, soprattutto nell’arco di età 3-6 anni, fondamentale per la formazione della persona. La Scuola dell’Infanzia in una Comunità Parrocchiale favorisce il coordinamento e la condivisione tra i soggetti educativi, ad iniziare dalle Associazioni delle Famiglie, per mettere in comune esperienze, pregi e difficoltà del nostro impegno educativo; unitamente alle altre agenzie è possibile attivare insieme strumenti adeguati per un dialogo più efficace con le diverse realtà istituzionali, per favorire la migliore integrazione con la Comunità Ecclesiale. Centro servizi Fism Como a presenza dell’Associazione è importante per favorire una rete che garantisca identità e supporto tecnico dovendo superare le assillanti difficoltà di ordine burocratico, che coinvolgono quotidianamente l’attenzione dei nostri 1000 Amministratori, tutti volontari. Pertanto maggiore sarà il numero degli associati e più elevata sarà la forza contrattuale e difensiva delle nostre posizioni. Questo è il senso e l’impegno del Centro Servizi Fism Como, che ha sede presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari, con la FISM Provinciale. Il Centro Servizi Fism opera dal novembre 2001 per uniformare i comportamenti amministrativi, giuridici, contabili, fiscali ed economici delle singole istituzioni, così come già avviene a livello nazionale; opera con professionalità e si propone a tutti i Legali Rappresentanti/Amministratori delle nostre scuole paritarie Fism, in modo responsa- L bile e garante, attraverso l’espletamento di servizi, incarichi, consulenze, procedure contabili e di gestione del personale. Il Centro Servizi Fism Como, con puntuale organizzazione, oggi è in grado di offrire agli Amministratori delle nostre scuole dell’infanzia: Contabilità: movimenti contabili, mastri, paritari,rendiconto di bilancio, 5 per mille, dichiarazione dei redditi, ICI, trasmissioni telematiche. Gestione del personale dipendente: elaborazione stipendi, stampa, anagrafica del dipendente, libro unico del lavoro, gestione e versamento dei contributi previdenziali, assistenziali e fiscali, prestiti e cessione del quinto dello stipendio, ricerche e statistiche varie, TFR e Previdenza complementare, lavori atipici, cedolino paga, home banking, Uniemens, F24, versamenti verso terzi, consuntivo costo del lavoro, Mod. CUD, Mod 770, Mod 730, autoliquidazione INAIL, denuncia annuale disa- bili, costo del personale, consulenza in materia contrattuale FISM e di legge, attività di controllo delle elaborazioni e sui processi di post-paga, assistenza continuativa alle scuole, trasmissione telematica dei modelli previsti per legge all’Agenzia delle Entrate di competenza. Gestione servizi vari: tutela e sicurezza nell’ambiente di lavoro, documento valutazione rischi, consulenza RSPP interno ed esterno, corsi di aggiornamento per responsabili e preposti, certificato prevenzione incendi, individuazione della attività soggetto a controllo progetto per i VV.FF, pratica per Amministrazioni Comunali, predisposizione Piani di emergenza, procedure di lavoro in sicurezza, esercitazioni e simulazioni delle emergenze, coordinamento e formazione squadra antincendi, rilascio documentazione, corsi e aggiornamenti primo soccorso, consulenza per allestimento pannelli fotovoltaici. I bambini e la S. Pasqua II mistero pasquale di Gesù comprende la sua passione, morte, risurrezione e glorificazione. Gesù è veramente molto buono, fa del bene a tutti, vuole la gioia di tutti, vuole riunire gli uomini perché siano come una sola grande famiglia, dove tutti si vogliono bene. Egli fa una grande festa, un banchetto con i suoi amici, li serve ed è tutto per loro. Tuttavia avviene che talvolta le persone sono cattive, vogliono fare il male, sono invidiose e prepotenti. Così, anche a Gesù hanno voluto fare del male, lo hanno tradito, lo hanno percosso e alla fine lo hanno fatto morire sulla croce. Lui però rimane sempre buono e non ricambia il male che riceve, anzi perdona chi gli fa del male. Per questo, cioè per il suo grande amore, Lui risorge. Egli non muore più, è sempre vicino a noi e ci vuole un giorno per sempre con Lui. Una Santa Pasqua! P A G I N A 33 SCUOLE DELL’INFANZIA PARITARIE FISM DIOCESANE PROVINCIA DI COMO: Maria Nessi Via S. Francesco, 1 22070 ALBIOLO; Federico Fioroni Via Casate, 26 Fraz. Visignola 22021 BELLAGIO; G. Garibaldi Via Garibaldi, 9 22021 BELLAGIO; di Bizzarone Via C. Colombo, 2 22020 BIZZARONE; Antonio Lucini Via Mezzovico, 48 Loc. Sorto 22020 BLEVIO; Agostina Tagliabue Via Giovanni XXIII, 14 Fraz. S. Michele 22070 BREGNANO; Parrocchiale S. Giorgio Via S. Rocco, 14 Fraz. S. Giorgio 22070 BREGNANO; Eleonora Pedraglio Via E. Pedraglio, 3 22034 BRUNATE; S. Maria Via Verga, 1 22071 CADORAGO; Don Aluigi e Cav. Majocchi Via Kennedy, 4 Fraz. Bulgorello 22071 CADORAGO; S. Anna Via Mons. Cattaneo,1 fraz. Caslino al Piano 22071 CADORAGO; Pier Andrea Comolli Via Volta, 1 22070 CAGNO; S. Giuseppe Via Indipendenza, 5 Asnago 22063 CANTU’ ASNAGO; S. Maria P.za della Chiesa, 9 Fraz. Capiago 22070 CAPIAGO INTIMIANO; Asilo Inf. di Casnate Via Bernardino Luini, 14 22070 CASNATE con BERNATE; di Castiglione Via S. Fedele, 2 22023 CASTIGLIONE INTELVI; di Cavallasca Via Monte Sasso, 3 22020 CAVALLASCA; G. Garibaldi Via Garibaldi, 4 22072 CERMENATE; Davide Bernasconi Via 5 giornate, 3 22012 CERNOBBIO; di Piazza S. Stefano Via V. Emanuele, 28 Fraz. Piazza S. Stefano 22012 CERNOBBIO; P. Ceriani Viale Varese, 25 22100 COMO; di Rebbio Via Lissi, 17 Fraz. Rebbio 22100 COMO; Ass. M. Montessori “Casa dei Bambini” Via Bignanico, 4 Fraz. Bignanico 22100 COMO; Alessandro Volta Via C. Marcello, 3 Fraz. Breccia 22100 COMO; Bakhita Via Amoretti, 1 Fraz. Monteolimpino 22100 COMO; Matilde di Canossa Via S. Balestra, 10 22100 COMO; S.Bartolomeo Via Jacopo Rezia, 5 22100 COMO; S. Carpoforo Via S. Carpoforo, 7 Fraz. Camerlata 22100 COMO; S. Antonino Via Balbiani, 6 Fraz. Albate 22100 COMO; di Camerlata Via Colonna, 7 Fraz. Camerlata 22100 COMO; Cav. Sac. G. Bernasconi Via Baracca, 3 Fraz. Civiglio 22100 COMO; S. Chiara Via S. Chiara, 10 Fraz. Muggiò 22100 COMO; S. Antonio Via Valerio, 2 Loc. S. Antonio 22100 COMO; Orsoline S. Carlo Via Varese, 3 22100 COMO; G. Panizza Via Regina, 1 22013 DOMASO; Casa dei Bambini Irene Falck Via Iginio Gentile, 32 22014 DONGO; don Celestino Raveglia Via Liberazione, 8 Fraz. Gaggino 22020 FALOPPIO; S. Margherita Via Principale, 20 Fraz. Camnago 22020 FALOPPIO; Raimondi Mantica Via Brera, 1 22073 FINO MORNASCO; 2Moriggia Via Roma, 29 22010 GARZENO; Armando Diaz Via Roma, 21 22020 GIRONICO; Achille Brioschi Via D. Alighieri, 1 22070 GRANDATE; di Gravedona Via Regina Ponente, 13 22015 GRAVEDONA; Maria Via Brentano, 8 22011 GRIANTE; di Laglio Via Germanello, 4 22010 LAGLIO; Luigi Conti Via XX settembre, 5 22020 LAINO; Jole Brughera Via S. Pellico, 30 22016 LENNO; di Lipomo Via don Ramiro Bianchi, 33 22030 LIPOMO; Gaspare Carugati Via Verdi, 12 Fraz. Manera 22074 LOMAZZO; Don Orlando Pagani Via Alberto Alberti, 2 22070 LUISAGO; Luigia Vigoni Via per Plesio, 18 Fraz. Loveno 22017 MENAGGIO; Mater Domini Via S. Giorgio, 18 Fraz. Lucino 22070 MONTANO LUCINO; Dedicata ai Caduti Via Don Bosco, 13/A Fraz. Montano 22070 MONTANO LUCINO; Angelo Custode Via al Castello, 6 Fraz. Terza 22010 MUSSO; Don Anselmo Vanini Via Pietro Binda, 4 22020 NESSO; Parrocchiale Via Cavour, 4 22020 PARE’; Annetta Rocca Via Calozzo, 44 22010 PIANELLO del LARIO; Umberto di Savoia Via G. Matteotti, 44 22020 POGNANA LARIO; di Rodero Via della Stretta, 2 22070 RODERO; Arcobaleno Via Asilo, 11 22027 RONAGO; Ing. Riccardo Colombo Piazza Risorgimento, 13 22069 ROVELLASCA; Beretta Carughi Via Mornago, 6 22020 S. FERMO della BATTAGLIA; Peduzzi Donato Lanee Via Roma, 9 22020 SCHIGNANO; di Solbiate Via S. Quirico, 2 Fraz. Solbiate 22070 SOLBIATE COMASCO; di Concagno Via L. Cadorna, 10/a Fraz. Concagno 22070 SOLBIATE COMASCO; di Stazzona P.za della Chiesa, 3 22010 STAZZONA; Borella Rag. Angelo Via C. Battisti, 22 Fraz. Solzago 22038 TAVERNERIO; Elisa e Mario Lezzeni Via C. Poggi, 7/b 22020 TORNO; E. Kramer Via Monte Crocione, 3 22019 TREMEZZO; di Casanova Lanza Via Campo dei Fiori, 16 Fraz. Casanova Lanza 22070 VALMOREA; Ermanno e Maria Folci Via Maestri Comacini, 106 Fraz. Caversaccio 22070 VALMOREA; Maddalena di Canossa Via Mazzini, 12 Fraz. Vertemate 22070 VERTEMATE CON MINOPRIO; di Minoprio Via Don Enea Cattaneo, 6 Fraz. Minoprio 22070 VERTEMATE CON MINOPRIO; di Civello Via Fiume, 13 Fraz. Civello 22079 VILLAGUARDIA; di Maccio Via Europa Unita, 3 Fraz. Maccio 22079 VILLAGUARDIA; Asilo Inf. Stoppani Schiavetti Via G. B. Stoppani, 4 22020 ZELBIO. PROVINCIA DI SONDRIO: di Andalo Via Roma 76 23014 ANDALO; Anna Camporada Via Roma 114 23031 APRICA; S. Benigno Via S. Benigno 57/2 23010 BERBENNO; Giacomo Mascioni Via ai Monti 9 23030 BIANZONE; Maria Bambina Via De Simoni 15 23032 BORMIO; di Campodolcino Centro Via Corti 2 23021 CAMPODOLCINO; Don Giovanni Gatti P.za Milano 25 23020 CASPOGGIO; di Castione Via S. Martino 17 23012 CASTIONE ANDEVENNO; Immacolata P.za Borsetti 2 23022 CHIAVENNA; Felice Balzarini Via Squadrani 10 23023 CHIESA VALMALENCO; Maria Immacolata Via Bongiolina 3 23030 CHIURO; Vizzola Via S. Giovanni 694 23020 LANZADA; Santa Maria Via dala Gesa 319 Fraz. Centro 23030 LIVIGNO; S. Anna Piazza don Parenti 71 Fraz. Trepalle 23030 LIVIGNO; S. Rocco Via Saroch 869 Fraz. S. Rocco 23030 LIVIGNO; di Mello Via Posterla 4 23010 MELLO; Elisa Paini Credaro Via Roma 19 23020 MONTAGNA IN VALTELLINA; T. Ambrosetti Via Ambrosetti 30 23017 MORBEGNO; di Borgonuovo Via Sarlone 12 23020 PIURO; S. Pietro Via Tonola 28 23027 SAMOLACO; M. Viganò Via don Bosco 14 23100 SONDRIO; Pietro Imbasciati Via Carducci,18 23100 SONDRIO; Sacro Cuore Via Angelo Custode 5 23100 SONDRIO; di Talamona Via Gavazzeni 18 23018 TALAMONA; Giardino d’Infanzia Viale Garibaldi 2 23030 TIRANO; Don Giovanni Mitta Via Cortile Nuovo 2 23020 TORRE S. MARIA; Angelo Custode Via Asilo 6 Fraz. Isolaccia 23038 VALDIDENTRO; di Premadio Via ai Forni 7 Fraz. Premadio 23038 VALDIDENTRO; di Semogo Via Plator 3 Fraz. Semogo 23038 VALDIDENTRO; Casa dei Bambini Via Dosso della Benediz. 19 Fraz. Cepina 23030 VALDISOTTO; di Piatta Via Somdoss, 9 Fraz. Piatta 23030 VALDISOTTO; Don Luigi Acquistapace Via alla Chiesa 11 Fraz. Oga 23030 VALDISOTTO; di S. Nicolò Via Nazionale 107 Fraz. Nicolò 23030 VALFURVA; S. Maria ai Monti Via Madama 2 Fraz. Madonna dei Monti 23030 VALFURVA. PROVINCIA DI LECCO: S. Antonio Via Maggiana Fraz. Crebbio 23821 ABBADIA LARIANA; Casa dei Bambini Via Asilo, 18 23821 ABBADIA LARIANA; di Laghetto Via Laghetto Fraz. Laghetto 23823 COLICO; di Colico Piano Via Municipio, 45 Fraz. Piano 23823 COLICO; di Lierna Via E. V. Parodi, 35 23827 LIERNA; di Olcio Via Contrada Maggiore, 3 Fraz. Olcio 23826 MANDELLO LARIO; Antonio Carcano Via dei Partigiani, 60 Fraz. Somana 23826 MANDELLO LARIO; S. Giovanna Antida Via Manzoni, 40 23826 MANDELLO LARIO; di Mandello Via Monastero, 6/8 23826 MANDELLO LARIO; Carlo Carcano Via Dante, 45 23826 MANDELLO LARIO. PROVINCIA DI VARESE: Zamaroni - Martinoli Via Ganna, 25 21030 BEDERO VALCUVIA; A. e A Cerini Via G. Cerini,4 21030 BRENTA; di Cugliate Fabiasco Via Leonardo da Vinci, 2/b 21030 CUGLIATE FABIASCO; Vaccarossi Via Leonardo da Vinci, 2 21035 CUNARDO; Erminia Maggi Via E. Maggi, 4 21030 CUVIO; G. B. Corda P.za Diaz, 1 21036 GEMONIO; di Lavena Via E. Zanzi, 26 Fraz. Lavena 21037 LAVENA PONTE TRESA; di Ponte Tresa Via Viconago, 2/a Fraz. Ponte Tresa 21037 LAVENA PONTE TRESA. Fism Como tel. 031-300057, fax 031-299525 [email protected] Fism Sondrio tel. 0342-219183, fax 0342-514965 [email protected] CRONACA P A G I N A 35 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 ISTRUZIONE UNA FOTOGRAFIE DELLE SCELTE DEI RAGAZZI Le iscrizioni alle Scuole superiori i sono chiuse le iscrizioni alle scuole superiori e al sistema di istruzione e formazione professionale. Quest’anno i dati sono particolarmente interessanti sia per il percorso di approvazione della riforma scolastica, sia per il varo, da parte della Regione Lombardia, di nuovi corsi di Istruzione Formazione Professionale. Il nuovo sistema dell’anagrafe scolastica regionale ha permesso alle scuole e agli addetti ai lavori dell’Ufficio Scolastico Provinciale e della Provincia di Varese di monitorare in tempo reale le scelte dei ragazzi attualmente frequentati la terza media. I numeri riguardano sia le scuole statali (6854 iscritti), sia le scuole paritarie (517 iscritti), sia i Centri di formazione professionale (1226 iscritti). S Hanno scelto l’istruzione liceale ben 3525 ragazzi, segnando un incremento che corrisponde all’andamento generale in Lombardia. L’istruzione tecnica, cioè il sistema corrispondete agli attuali ITIS, ITC, ITPA e ITG, è stata scelta da 2607 ragazzi. L’istruzione professio- nale statale quinquennale (ovvero gli ex IPSIA e IPC) conta 950 iscritti e manifesta quindi un decremento complessivo, equilibrato però dagli iscritti ai nuovi corsi triennali regionali di istruzione e formazione professionale offerti sia dai medesimi istituti professionali statali che dai Centri di Formazione Professionale: si tratta di 1515 iscrit- ti, dei quali oltre 1200 hanno scelto i CFP, che hanno ottenuto un considerevole successo. Si conferma anche quest’anno la considerevole attrattiva del sistema scolastico provinciale rispetto alle province limitrofe: oltre 1350 studenti residenti in altre province hanno scelto nostri Istituti, mentre 600 vare- IN BREVE TURISMO E AMBIENTE Le notizie dal territorio NUOVO PORTALE SUL TURISMO Tutta la provincia a portata di mouse. È in rete il portale www.va reselandoftourism.it, uno strumento prezioso per i turisti e tutti i cittadini che vogliono programmare una gita, una visita o le vacanze alla scoperta del territorio. Accessibilità, facilità di navigazione, aggiornamento costante di tutte le sezioni sono i principi che faranno di questo strumento la prima porta d’accesso online della provincia. Natura, arte, cultura, sport, itinerari e prodotti tipici sono le sezioni che strutturano questo importante strumento, uno dei mezzi strategici che verrà messo a disposizione dell’Agenzia del turismo per promuovere il territorio. Il portale è inoltre arricchito con foto e video degli scorci più significativi del Varesotto e potrà essere consultato in 4 lingue (Inglese, francese, tedesco e spagnolo) oltre all’italiano. Il nuovo portale diventa così un prezioso e importante biglietto da visi- ta, a disposizione di tutti coloro che vorranno vivere e scoprire tutte le possibilità culturali, ambientali, naturali, artistiche, sportive ed enogastronomiche locali. CONTRO IL DEGRADO La Provincia di Varese lancia una battaglia contro il degrado, l’abbandono indiscriminato di rifiuti e, tramite un bando, chiede ai Comuni di mettere in campo una serie di azioni significative per diffondere una presa di coscienza consapevole nei confronti di questo annoso problema. Il fondo stan- ziato per questo iniziativa è di 20mila euro, per sostenere progetti di limitazione dell’abbandono dei rifiuti. Si tratta del bando “Strade pulite 2010” e vuole puntare a sensibilizzare soprattutto i più giovani e le scuole. Le azioni che potranno beneficiare di contributo sono l’installazione di sbarre con lucchetto o altri dispositivi di limitazione di accesso a fondi privati, interpoderali o non di consueto transito, sog- gette a frequente abbandono di rifiuti, l’installazione di telecamere dotate di sistema di registrazione o di trasmissione via onde radio ad una centrale operativa, l’installazione di segnaletica di dissuasione contro l’abbandono rifiuti e l’avvio a riciclo/smaltimento dei materiali asportati dalle aree oggetto di abbandono. Inoltre, per cercare di eliminare il fenomeno e non solo arginarlo - con interventi per quanto necessari e doverosi ma pur sempre saltuari di pulizia- Provincia di Varese chiede alle Amministrazioni che presenteranno la propria candidatura di coinvolgere i cittadini, in modo tale da diffondere la percezione della gravità del fenomeno e operare un cambiamento di comportamenti e mentalità. Una novità del Bando 2010 e condizione necessaria per la partecipazione, è la contestuale organizzazione di un evento o di un progetto informativo o di educazione ambientale. Il Bando è disponibile sul sito www.pro vincia.va.it. sini frequenteranno scuole fuori provincia. I dati potranno modificarsi nelle prossime settimane a seguito di perfezionamenti delle scelte, verifiche sulle capienze degli Istituti Scolastici e dei CFP, azioni di riorientamento e che l’intero sistema è al vaglio dell’Ufficio Scolastico Provinciale e della Provincia. È PASQUA! IN PREGHIERA DAVANTI ALLA SCALA SANTA Meta obbligata per i pellegrini che si recano a Roma è la Scala Santa, che vede proprio nella settimana precedente la Pasqua il momento devozionale più sentito. È in questo luogo che si conserva secondo una tradizione consolidata nei secoli, la scala che Gesù salì e discese durante la sua prigionia, prima della crocifissione. La scala del Pretorio di Pilato fu nel 326 smontata per volere di Sant’Elena, madre di Costantino e portata a Roma. Nel 1589 venne rimossa dal Laterano e appoggiata, alla antica cappella di San Lorenzo, presso la basilica di San Giovanni . I gradini in pietra vennero in seguito rivestiti in legno per far sì che non si consumassero, considerato l’alto numero di fedeli che li salivano in ginocchio. Nell’edificio sorgono splendidi ambienti; oltre alla cappella privata del papa di San Lorenzo, si può accedere anche all’incantevole e ricco Oratorio di San Silvestro. Oltre a questa di Roma altre scale Sante si sono poi affiancate in diverse località. A Mantova, nel palazzo ducale, i Gonzaga e più precisamente il cardinal Ferdinando,vollero erigere nel 1615 una scala a imitazione di quella romana però di dimensioni ridotte. A Veroli, nei pressi di Frosinone se ne trova una simile conservata nella chiesa nel 1200 dedicata a Santa Salomè, madre degli apostoli Giacomo maggiore e Giovanni; così pure in altri luoghi. A noi vicino quello di Varallo Sesia. Lo splendido santuario che domina la cittadina piemontese conserva in una cappella la riproduzione della scala Santa. Ma senza andare tanto lontani, rimaniamo a Como e portiamoci alla basilica del Sacro Cuore. In questo luogo il Guanella volle negli anni 1913-15 ricostruire la scala Santa a imitazione di quella di Roma. Salendola in ginocchio si accede al piano del Calvario con il gruppo suggestivo della Crocifissione. Alle spalle della croce una vetrata riproduce il ciclo astrale, i luoghi santi e il monte Sion., località dove sorse il nucleo più antico di Gerusalemme. Nell’altare vengono conservate alcune reliquie legate alla passione di Cristo. Ai piedi della scala una porticina ci introduce al Santo Sepolcro, voluto dal Guanella identico anche nelle misure a quello vero. La salita simbolica al Calvario ci introduce a questa ultima settimana di Quaresima. Raccogliamoci nelle nostre chiese e percorriamo le tappe della passione. Saliamo anche noi le scale che portano al Calvario e attendiamo la Pasqua di resurrezione dentro e fuori di noi. SERGIO TODESCHINI CITTIGLIO: COPPA DEL MONDO Sole! Finalmente, dopo due edizioni al freddo e sotto la pioggia, quest’anno il Trofeo Alfredo Binda – unica prova italiana della Coppa del Mondo di ciclismo femminile – si è svolta in un clima decisamente primaverile che ha favorito la partecipazione del pubblico e premiato gli organizzatori per lo sforzo compiuto in questi ultimi mesi di preparazione. Dopo 129 km di gara a spuntarla, per la seconda volta consecutiva, è stata ancora l’olandese Marianne Vos che in poco meno di tre ore e mezzo alla media di 37,28 chilometri orari ha vinto in volata la gara di Cittiglio lasciando dietro di se la connazionale Martine Bras e la svedese Emma Joansson. Prima tra le italiane la varesina Noemi Cantele, giunta quinta. Bene anche la caravatese Valentina Caretta, arrivata ventiquattresima, a poco più di sei minuti dalla vincitrice. Una giornata positiva che ha permesso, ancora una volta, alla Valcuvia di proporsi positivamente alla ribalta internazionale e far conoscere al pubblico degli sportivi il suo territorio e tutte le sue positività. VIA CRUCIS GIOVANI Organizzato dalla Commissione Giovanile di zona, si è svolto sabato scorso, 27 marzo, vigilia della festa delle Palme, a Cassano Valcuvia l’abituale Via Crucis zonale, ideata per i giovani, ma partecipata anche da tante altre persone che insieme hanno voluto salire la collina di S. Giuseppe, meditando la passione di Gesù con l’aiuto delle cappelline che fiancheggiano la ripida strada verso la chiesa. Sul sagrato, al termine della salita, la riflessione conclusiva da parte di Samuele, il diacono che presta servizio alla parrocchia di Canonica, e la benedizione finale – dopo l’omaggio alla croce – da parte di don Gian Battista Binda. RANCIO: ASSEMBLEA Si svolgerà presso la sala civica del comune di Rancio Valcuvia alle ore 20.45 di Venerdì 9 aprile 2010 l’Assemblea dei Soci del Centro Studi e Documentazione per la Valcuvia e l’alto Varesotto “Giancarlo Peregalli”. All’ordine del giorno i seguenti punti: relazione morale e programmatica del presidente; relazione del tesoriere e approvazione bilanci; rinnovo cariche sociali per il triennio 2010 – 2012. Al termine incontro culturale sul tema: “Rancio Valcuvia... Ricordi ed immagini”, a cura di Luciano Curagi e Gianni Pozzi. GEMONIO: TEATRO Presso il Salone Parrocchiale - Oratorio San Giovanni Bosco di Gemonio è programmata per Sabato 10 aprile alle ore 21.00, con replica domenica 11 aprile alle ore 16.00, la Commedia in 2 atti di Camillo Vittici “Il morto in casa”, proposto dalla Compagnia gemoniese Sale & Pepe. A.C. P A G I N A 36 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 ACCORDO CON IL TRIBUNALE DI SONDRIO CONTRATTO PER CINQUE CASSAINTEGRATI Una risposta alla crisi economica I n un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, succede che diversi lavoratori si trovino inutilizzati in cassa integrazione, mentre alcune amministrazioni sono in difficoltà perché hanno carenza di personale. È stato partendo da questa semplice considerazione, che i Presidenti della Provincia Massimo Sertori e della Comunità Montana di Sondrio Tiziano Maffezini hanno stipulato un interessante protocollo d’intesa con il Presidente del Tribunale di Sondrio Gianfranco D’Aietti. L’accordo prevede che la Provincia e la Comunità Montana selezioneranno del personale che attualmente si trova in cassa integrazione, per essere impiegato in mansioni tecniche e amministrative presso il Tribunale di Sondrio, che da alcuni anni è sottodimensionato per l’impossibilità di compiere nuove assunzioni e di sostituire coloro che raggiungono la pensione. In particolare, questa sperimentazione di utilizzo del personale, già in corso di attuazione presso i tribunali di DA CONFINDUSTRIA SONDRIO 50MILA EURO PER POLITEC Milano e di Monza con ottima soddisfazione sia degli operatori, sia dei tribunali stessi, riguarderà cinque lavoratori, per un anno. Le persone che faranno domanda e che verranno scelte rimarranno comunque formalmente alle dipendenze delle aziende per le quali lavoravano, verranno destinate a mansioni soprattutto di informatizzazione dei dati, di archiviazione e di ricerca, riceveranno l’indennità di Cassa, integrata però con gli interventi della Provincia e della Comunità Montana, che porteranno la retribuzione allo stipendio pieno. Nella conferenza stampa di presentazione e di firma del protocollo di intesa, che si è tenuta giovedì 25 marzo, nella Sala Giunta dell’Amministrazione Provincia- le di Sondrio, i protagonisti hanno espresso viva soddisfazione per il rapido raggiungimento dell’accordo ed hanno affermato che questa iniziativa costituisce il primo passo per un più intelligente utilizzo del personale, da utilizzare come modello anche per altre amministrazioni, con notevoli vantaggi per tutti. C.R. REGIONALI OTTIMO RISULTATO PER LA PROVINCIA DI SONDRIO Parolo e Costanzo: due al Pirellone U n voto decisamente in controtendenza rispetto alle tradizionali abitudini di voto di valtellinesi e valchiavennaschi, ma pienamente in linea con il dato nazionale. Le regionali, in provincia di Sondrio, hanno fatto registrare un calo di votanti attestato intorno ai dieci punti percentuali: una quota decisamente bassa per una realtà dove l’affezione per il voto è sempre stata molto alta. E così, nella giornata di domenica, in ca- OCCHI E MALATTIE REUMATICHE L’associazione Alomar di Sondrio, ha promosso un incontro informativo sul tema “Occhio agli occhi… nelle malattie reumatiche”. L’argomento è stato illustrato da Gianmaria Verdesca, dirigente medico di oculistica presso l’ospedale di Sondrio. Non è infrequente che pazienti affetti da malattie reumatiche lamentino complicanze oculari. Esse possono manifestarsi all’improvviso con dolore e infiammazione o in modo subdolo con sintomi difficili da identificare. Colpiscono adulti e bambini, tutte le strutture dell’occhio possono essere coinvolte in modo più o meno severo e la malattia può presentarsi in forma isolata, detta primaria , o essere secondaria ad altre patologie reumatiche. I farmaci assunti come cura di malattie reumatiche, a lungo termine, sono spesso responsabili di complicanze oculari che vanno diagnosticate e curate per prevenire gravi danni visivi. Per questo risulta importante che bambini e adulti siano sottoposti a frequenti visite oculistiche mirate e a un’adeguata terapia. CONVENZIONE PER LA VALMASINO Firmata la convenzione fra Provincia di Sondrio e Regione Lombardia. In arrivo tre milioni di euro per la Valmasino interessata nei mesi scorsi da una serie di consistenti frane. I primi 300.000,00 euro sono già disponibili e saranno impiegati per la sistemazione e la messa in sicurezza della pista provvisoria. I restanti 2.700.000,00 euro saranno stanziati per consentire il ripristino della viabilità, della strada provinciale. A breve si procederà con la progettazione. bina elettorale si era recato il 40% degli aventi diritto, contro quasi il 50% nella competizione regionale di cinque anni fa. Alla fine, alla chiusura dei seggi lunedì pomeriggio, il conteggio si è fermato a quota 55%, rispetto a oltre il 64% del 2005. L’unico Comune a mantenere un alto numero di votanti è stato Cercino, dove si è arrivati a superare l’80% di elettori: una tale partecipazione, però, si giustifica con il fatto che qui le amministrative contemplavano anche le comunali (rispetto alle precedenti consultazioni il calo è di poco superiore all’1%). Nel piccolo comune è risultata eletta – con uno scarto di una quindicina di voti – Michela Parravicini (a lei il 51,42%), in lizza contro Davide De Pianto (per lui il 48,58%). In provincia di Sondrio si conferma vincente la coalizione di centro-destra: Lega Nord e Pdl, insieme per Formigoni, hanno raccolto oltre il 70% delle preferenze, con il Carroccio che viaggia abbondantemente oltre quota 42% e il Popolo della Libertà di poco al di sopra dei 28 punti percentuali. Il Partito Democratico, con l’Italia dei Valori e il partito dei pensionati ha riscosso poco più del 22% delle preferenze: al Pd è andato il 16%, al movimento di Di Pietro quasi il 5%, mentre i pensionati sono intorno all’uno e mezzo. Per quanto riguarda la rappresentanza al Pirellone, alla provincia di Sondrio doveva andare un seggio. Se lo contendevano in otto candidati e alla fine, considerati anche i riconteggi dei resti, saranno in due a rappresentare Valtellina e Valchiavenna a Milano: Ugo Parolo della Lega Nord (che ha raccolto quasi 17mila preferenze personali) e Angelo Costanzo del Pd. A caldo i due hanno assicurato che lavoreranno insieme per gli interessi della provincia di Sondrio. «La vittoria era attesa ma non scontata – ha commentato Parolo, che è anche assessore provinciale alle grandi opere –. Sono stati premiati il lavoro di questi anni e la nostra chiarezza, soprattutto in materie importanti per il territorio come le concessioni idroelettriche, che devono essere di competenza provinciale e non regionale. Tra i primi impegni che intendo assumere in Regione c’è quel- Confindustria Sondrio diventa socio finanziatore di Politec versando 50mila euro nel capitale della società cooperativa del Polo tecnologico. La decisione è stata presa in settimana dalla Giunta dell’Associazione, riunitasi presso la sede di Via Trieste per discutere dell’argomento. Il sodalizio degli Industriali, da sempre convinto assertore del progetto del Polo, presente nella compagine dei 23 soci fondatori che alla fine del 2006, al termine di una lunga fase di gestazione, diedero vita alla società, decide di puntare in alto ed investe risorse importanti per sviluppare e sostenere le attività di Politec. “Com’è abitudine dei nostri imprenditori, abbiamo fatto un’operazione industriale e non finanziaria” spiega Paolo Mainetti, presidente di Confindustria Sondrio. “Da sempre sosteniamo con forza la necessità di una struttura locale che aiuti le imprese del territorio a diventare più competitive: una sorta di hub dell’innovazione tecnologica. Abbiamo aderito a Politec fin dalla prima ora, collaborato alla fase di start up guidata dalla politica e, conclusa quella, contribuito al passaggio ad una nuova gestione a carattere più imprenditoriale. Ora vogliamo dimostrare a tutti che il nostro è un impegno concreto e tangibile: da qui la scelta di diventare soci finanziatori”. “Una decisione che ho molto apprezzato e per la quale ringrazio tutti i colleghi imprenditori che l’hanno promossa e sostenuta” gli fa eco Luigi Lapsus, presidente di Politec e vice-presidente di Confindustria Sondrio. “In Politec non possiamo prescindere da una forte collaborazione con il settore industriale. Il Polo tecnologico ha l’ambizione di far crescere le imprese e, attraverso di esse, l’intera economia del territorio. Abbiamo progetti importanti da sviluppare e servirà il contributo di tutti: questa scelta di Confindustria è un segnale incoraggiante per il futuro di Politec, una bella iniezione di fiducia”. L’associazione degli Industriali, presente ai massimi livelli nell’organo amministrativo di Politec attraverso il proprio Presidente Paolo Mainetti, va così ad affiancarsi agli altri soggetti facenti parte del ristretto club dei soci finanziatori della cooperativa, che annovera istituzioni come la Provincia, banche come il Credito Valtellinese e alcuni soci privati. Da oggi le 210 imprese associate a Confindustria Sondrio, per le quali lavorano oltre 9.500 persone in tutta la provincia, saranno più vicine a Politec e godranno di una corsia preferenziale nell’accesso al mondo dell’innovazione e della ricerca. “Politec sta sviluppando progetti innovativi sulla banda larga, sull’energia, sui laboratori di analisi. Ha creato una prima struttura di incubatore di imprese che presto ospiterà lo start up di tre nuove iniziative imprenditoriali. Sono i temi che abbiamo sempre chiesto di portare avanti: ora vediamo che si stanno facendo passi concreti nella giusta direzione” spiega ancora Mainetti. “La vicinanza e la fiducia delle imprese è un elemento essenziale per il successo di Politec. Diventando socio finanziatore Confindustria ha dimostrato di crederci fino in fondo: ci auguriamo che altre associazioni di rappresentanza del mondo produttivo seguano presto il nostro esempio”. lo di cambiare la legge elettorale. Sono contento che sia stato eletto un altro consigliere valtellinese in Regione e mi aspetto di fare lavoro di squadra. Non dobbiamo cadere in inganno dai risultati ottenuti in questa tornata. Seppure il mio ruolo al Pirellone non sarà compatibile con quello di assessore in Provincia, continuerò a fornire tutto il mio appoggio e sostegno alla Valtellina e alla Valchiavenna». «Credo che con la mia elezione in Consiglio Regionale – è il pensiero di Costanzo – seppure arrivata con meccanismo complicato, siano stati ripagati tanti anni di sacrificio svolti prima come segretario dei Ds e poi nel ricostruire il Partito democratico. Vorrei insieme al candidato della Lega, Ugo Parolo, riuscire a portare avanti anche sotto forma di lobby territoriale gli interessi della nostra provincia in Regione. Questo perché credo che Valtellina e Valchiavenna siano state sempre viste in modo marginale in quel contesto. Da parte mia dunque, ci sarà la massima collaborazione». E.L. CRONACA Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 CHIAVENNA LA VIA CRUCIS NEL DECENNALE DELLA MORTE DELLA RELIGIOSA I giovani guardano a suor Mari Laura rande partecipazione di fedeli, compresi tanti giovani, alla ormai tradizionale Via Crucis del lunedì santo che ha come punto di riferimento G e luogo di partenza la croce di suor Maria Laura nel punto dove lei ha tragicamente concluso la sua vita. Questa volta l’appuntamento assumeva un carattere particolare perché cade nel de- cennio della morte della suora. Per di più, dopo il passaggio delle Reliquie di santa Teresina di Lisieux a Chiavenna, giustamente si è pensato di accostare la figura di suor Maria Laura alla santa francese di cui ella non solo aveva ricevuto il nome al battesimo ma ne era diventata una fervente ammiratrice ed era riuscita ad assimilarne la spiritualità. Sono state perciò particolarmente apprezzate durante la varie “stazioni” della speciale via crucis le letture alternate di alcuni pensieri di suor Maria Laura con altri di santa Teresina. Anche il percorso ha dovuto essere in parte modificato allo scopo di concludere la celebrazione nella chiesa collegiata di san Lorenzo, piuttosto che a Santa Maria, troppo piccola per contenere tutti i partecipanti, aumentati rispetto agli anni precedenti essendosi aggiunti ai valchiavennaschi anche giovani e fedeli delle zone di Colico, Morbegno e Delebio. Come il messaggio di santa Teresina è ancora attuale per il nostro mondo, così anche suor Maria Laura con la sua eroica testimonianza d’amore parla ai giovani e alle famiglie del nostro tempo. P A G I N A 37 PER PASQUA CARTOLINE IN MOSTRA Riparte l’attività del C4. Con l’arrivo della primavera riprendono le iniziative del Circolo culturale collezionistico chiavennasco. Da oggi alla fine di aprile è possibile visitare al Museo della Via Spluga di Campodolcino la mostra “Gruss aus Graubunden, Gruss aus den Bergen, un saluto dai Grigioni, un saluto dalle montagne”. E’ dedicata alle splendide cartoline, le “Gruss” appunto, nate alla fine dell’Ottocento e caratterizzate dal raffinato disegno e dal particolare sistema di stampa, la cromolitografia. Venerdì Santo, nella chiesa di San Bartolomeo a Chiavenna ci sarà la mostra di santini pasquali della collezione di Ferruccio Scaramellini. Verrà ripetuta sabato in piazza Bertacchi nell’ambito della manifestazione “Il C4 in piazza, edizione 2010”, sotto le arcate del palazzo comunale dalle 9,00 alle 18,00, anche in caso di pioggia. Per il pubblico di tutte le età è poi prevista, nella sala mostre di palazzo Pestalozzi, sempre a Chiavenna, la mostra di modellismo “Mondo piccolo”, organizzata in collaborazione con il Gruppo modellistico “Fin che g’ho cola” e con il patrocinio della città di Chiavenna. Sarà visitabile da venerdì 2 aprile a lunedì 4 aprile dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00. INIZIATIVE PASQUALI A SAMOLACO Pasqua a Samolaco, tra mercatini, rievocazioni storiche, passeggiate e musica. Ricco il programma di iniziative reso noto in questi giorni dall’amministrazione comunale di Samolaco e riguardante il ponte che caratterizzerà le festività della prossima settimana. Nell’ambito del progetto di valorizzazione turistica avviato lo scorso anno, l’amministrazione guidata dal sindaco Elena Ciapusci, in accordo con tutti i gruppi che fanno cultura sul territorio, con i commercianti e i produttori, ha deciso di costruire un’offerta complessiva di tre giorni per il fine settimana di Pasqua. Il programma prevede sabato 3 aprile una visita guidata sul percorso che collega la Ca’ Pipeta al santuario di San Fedelino. Partenza dalla biblioteca di San Pietro alle 9 del mattino. Occorre fornirsi di calzature idonee e di organizzarsi per il pranzo al sacco. Domenica 4 aprile dopo la Messa di Pasqua, si terrà una riproposizione dell’antica tradizione della distribuzione delle uova tinte con le erbe. Al pomeriggio, a San Pietro, apertura della torre medioevale e del museo della cultura contadina chiamato Colombée, negli scorsi anni oggetto di un intervento di recupero e valorizzazione. Sempre a San Pietro alle 20.30 concerto del corpo bandistico del paese. P A G I N A 38 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 CULTURA CON L’ISTITUTO NAZIONALE DEI CASTELLI Grosotto a Milano S i è parlato anche di Grosotto alle conferenze invernali di Milano. Com’è consueto, la sezione Lombardia dell’Istituto italiano dei castelli ha organizzato anche nello scorso febbraio fino a metà marzo, ogni martedì pomeriggio, un ciclo di conferenze alle Stelline, in collaborazione con la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e con il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia. Come ha precisato presentando i sei appuntamenti il presidente della sezione Lombardia prof. Guido Scaramellini, quest’anno è stato scelto un argomento di notevole attualità: il restauro e il riuso delle architettura castellane, che in Italia rappresentano il patrimonio d’arte e di storia più cospicuo, dopo quello degli edifici religiosi. Vari progettisti e direttori dei lavori, soprintendenti e proprietari hanno illustrato esempi di riuso di castelli recentemente restaurati, dalla valle d’Aosta alla Lombardia. Si è cominciato con l’analisi della sistemazione interna del Castello Sforzesco di Milano in vista dell’Expo 2015 con l’intervento del dott. Claudio Salsi, responsabile del servizio museale del Comune di Milano, passando poi in provincia di Bergamo, a Padernello, con la partecipazione dell’ing. Sandro Guerini, direttore dei restauri e del dott. Domenico Pedroni, vice presidente della Fondazione che ha promosso i lavori di rivitalizzazione. L’arch. Flavio Conti, già presidente nazionale dell’Istituto italiano dei castelli, ha presentato in due distinti martedì i criteri seguiti nel restauro e nel riuso delle regge di Vigevano e di Casale Monferrato, della torre di Paratico e della fortezza di Alessandria. Il soprintendente per i beni culturali della valle d’Aosta dott. Roberto Domaine ha ripercorso la storia del forte di Bard, mentre gli arch. Vincenzo Piccitto, Francesco Paolo Chieca e Adriano Salvoni hanno esposto i risultati dell’in- tervento da loro condotto a un’ala del castello Barbò di Pumenengo. Costante è stato il riferimento alle altre torri e castelli lombardi, ivi compresi quelli della provincia di Sondrio. In coda al ciclo di conferenze, che hanno visto una notevole partecipazione di soci e simpatizzanti in un ambiente storico come quello delle Stelline, gentilmente concesso dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, si è scelto a metà di marzo di porre una conversazione su una figura come quella di Virida Visconti, figlia di Bernabò, signore di Milano, che andò sposa al duca d’Austria Leopoldo III. Per l’occasione sono intervenuti l’ambasciatore sloveno a Trieste e il direttore dell’ufficio stampa sloveno a Milano, con l’appoggio di una traduttore del parlamento europeo. Ne hanno parlato la dottoressa Nataša Paljnar Frelih, direttrice di Museo di storia del cristianesimo a Stièna in Slovenia, e l’arch. Alessandro Taidelli Palmizi. In particolare quest’ultimo, ripercorrendo la storia degli emblemi sopravvissuti del famoso biscione visconteo, poi adottato anche dagli Sforza, ha mostrato una scultura medievale che lo rappresenta, inserita nella parete esterna di una casa privata di Grosotto. Essa risulta una delle testimonianza scultoree più antiche, non a caso rinvenuta a Grosotto, a due passi dal cosiddetto castello Nuovo di Grosio, voluto a metà del ’300 proprio dai Visconti. CRISTIAN COPES A BORMIO L’ASSEMBLEA DELLA POPOLARE DI SONDRIO Si è regolarmente svolta lo scorso fine settimana, presso il centro polifunzionale Pentagono di Bormio, l’Assemblea ordinaria della Banca Popolare di Sondrio, alla quale hanno partecipato quasi 3.200 soci, cui si aggiungono deleghe e rappresentanze per un totale di oltre 4.900 voti esprimibili, provenienti da tutte le aree nelle quali la banca opera e pure dalla Confederazione Elvetica. Il Presidente, in apertura dei lavori, ha ricordato i Collaboratori e talune Persone deceduti vicini alla banca. L’Assemblea ha approvato la relazione degli amministratori sulla gestione, il bilancio al 31 dicembre 2009 e il riparto dell’utile stesso, che prevede la distribuzione di un dividendo unitario lordo di 0,33 euro. LA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE IN PROVINCIA Il 14 aprile, presso la Sala Besta di Sondrio, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, si svolgerà l’incontro su “Scuola secondaria superiore: identità provinciale”. Interverranno: Cosimo Parisi, della Cisl Scuola di Sondrio, su “L’offerta formativa territoriale”; Filippo Maiorana, segretario della Cisl Scuola di Sondrio; segue dibattito. CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 BORMIO UNA GARA PARTICOLARE, NELL’ANNO SACERDOTALE «Preti in pista»: insieme sulla neve B I MONDIALI DI SHORT TRACK A BORMIO La squadra italiana femminile di short track formata da Katia Zini, Cecilia Maffei, Lucia Peretti, Martina Valcepina ed Elena Viviani (assente Arianna Fontana, a Bormio solo come spettatrice) ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati mondiali a squadre di short track che si sono disputati a Bormio lo scorso fine settimana. Le azzurre guidate da Fabio Magarotto e Michele Antonioli hanno conquistato il terzo posto alle spalle di Korea e Canada precedendo la squadra giapponese. La squadra maschile ha conquistato il bronzo nella finalissima della staffetta e il quarto posto nella classifica finale per nazioni. ormio. martedì 16 marzo. Il sole primaverile illumina il maestoso scenario della Magnifica Terra. La neve è perfetta! Le porte dello slalom gigante sono già state piazzate a Bormio 2000 dalla gentilissima scuola sci. Tutto è pronto per la prima festa diocesana dei preti sciatori. In 13 hanno risposto all’appello per una sfida che fin dalle prime battute lascia emergere un simpatico agonismo, ma anche tanta voglia di ridere e di stare insieme. Da Como a Madonna dei Monti arrivano alla spicciolata e subito si cercano, si aspettano per il primo sopraluogo, senza timore di lasciar trasparire se è da qualche anno che qualcuno non inforca gli sci, o se si punta alla vittoria; qualcuno arriva addirittura con il “preparatore personale”. Naturalmente, dopo i successi alle gare nazionali e internazionali, l’attesa è tutta per la sfida di casa tra don Stefano Bianchi e don Gianluca Dei Cas. La prima manche passa veloce, con la curiosità di qualche turista che dal parterre sente parlare di “don...” in pista. Il tifo si fa sentire forte per tutti, per chi è della classe 1936 e per chi è del ‘74! Al termine della prima discesa è don Gianluca che guida con un tempo eccezionale di 35"21 seguito da don Stefano a 36"32, ma le sorprese non mancheranno. Ecco i risultati delle tre le categorie: la Super Pionieri è vinta dall’inossidabile Santelli don Giacomo di Mazzo, col tempo di 1’30"91, seguito di poco da don Ottorino Martinelli, da don Giuseppe Negri e da don Riccardo Curtoni. La Pionieri è vinta da don Giuseppe Longhini di Talamona, col tempo di 1’36"36. Seguono don Gianfranco Ciaponi, don Giovanni Quadrio, don Renato Lanzetti. La categoria Veterani vede a poche porte dall’arrivo la caduta rocambolesca del velocissimo don Dei Cas, e assegna così la vittoria a don Stefano Bianchi di Dubino col tempo di 1 minuto, 12 secondi e 61millesimi, seguito da don Fabio Fornera, monsignor Andrea Caelli, terzo nonostante una caduta, don Luca Bordone e don Gianluca. Vince la speciale classifica di Zona, dedicata alla memoria del servo di Dio sciatore Karol Wojtyla, la zona Bassa Valtellina. Fin qui la gara. Dopo le foto di rito c’è ancora il tempo per qualche sciata in compagnia, poi tutti al pranzo, a cui si uni- P A G I N A 39 scono alcuni confratelli della zona. Si brinda a don Giuseppe Negri che ha reso possibile questo gioioso incontro. E’ anche l’occasione per raccontarsi come va, qualche ricordo, qualche fatica pastorale, ma soprattutto per riassaporare una nostrana fraternità sacerdotale, tanto auspicata dal nostro vescovo, dal Santo Padre, e dai documenti del Concilio Vaticano II. Questo era lo scopo degli organizzatori, capitanati dal parroco di Tovo, e sembra proprio di averlo raggiunto! Tanto che subito spuntano i futuri appuntamenti e sembra di sognare ad occhi aperti: chissà quanti preti sanno sciare o potrebbero passare una giornata insieme sulla neve! L’anno prossimo di questi tempi, il 16 marzo, si svolgeranno infatti i campionati internazionali dei preti sciatori a Les Gets (Francia), invece a Sestola a inizio febbraio quelli nazionali e per la nostra diocesi si punterà a giovedì 24 febbraio, forse con una due giorni, con una sfida a sci di fondo, coinvolgendo i seminaristi e qualche confratello delle vicine diocesi... Che dire? è l’anno sacerdotale! Ora è tempo di tornare in pista, quella vera della nostra parrocchia e della nostra gente, sereni di poter raccontare la gioia di avere dei preti amici con cui ogni tanto si può sostare per riprendere con più grinta il santo viaggio! F.F. P A G I N A 41 SPORT IMPIANTI SPORTIVI QUESTO AUTUNNO IL VIA AI LAVORI? Il villaggio dello sport Ad aprile progetto in Consiglio Comunale a Como. Poi, finalmente, il via al cantiere? attività commerciali di carattere tematico sportivo (sull’argomento si sono susseguite vivaci polemiche per il timore che tali spazi potessero essere occupati da rivenditori alimentari), un’area attrezzata per gioco bimbi, ed un percorso vita con 16 piazzole attrezzate con attrezzi ginnici in legno nonché un’area verde alberata a parco situata nella zona sud. Per quanto concerne i parcheggi saranno realizzati 727 posti auto al servizio del complesso, 19 dei quali riservati ai disabili. La viabilità intorno al “Villaggio dello Sport” prevede la sistemazione di via Sportivi Comaschi per la quale è programmato un nuovo innesto alla via Canturina mediante una rotonda. Tutta la cittadella, e le opere accessorie, comporteranno costi pari a ben 21milioni di euro, ma il Comune di Como ne sosterrà solo 6,5 milioni. La speranza è che questo autunno possa essere dato il via libera ai lavori del cantiere. pagina a cura di LUIGI CLERICI In questo rendering come dovrebbe apparire la Cittadella dello Sport di Como. Sotto una rappresentanzione, invece, dell'interno dello sport, inaugurato nel 1970, e un’area verde di circa 7.400 mq che in parte è destinata a parco pubblico, in parte a verde accessorio del palazzetto dello sport esistente. Per ciò che riguarda la piscina olimpica si provvederà alla ristrutturazione dell’impianto realizzato nel 1981 con la realizzazione di una palestra costituita da un centro riabilitativo o centro fitness. All’aperto verrà realizzata una nuova piscina scoperta ed accanto un solarium a prato, due campi da beach-volley, una zona bar, spogliatoi e servizi. In sostituzione dell’attuale palazzetto, inaugurato nel 1970, sorgerà una nuova struttura il cui spazio centrale sarà destinato alle attività sportive ordinarie o agonistiche, in grado di contenere 3 campi da calcio a 5 (o basket, pallamano, pallavolo, tennis) suddivisibili con speciali tendoni appesi alle coperture e, in casi particolari, un campo per le di- verse attività modificabile anche per competizioni di pattinaggio, hockey, ecc. Nella cavea sono posizionate gradinate retrattili che consentono il massimo utilizzo dello spazio, lasciando a disposizione degli spettatori solo le gradinate fisse. All’esterno saranno realizzati una serie di campi all’aperto in erba sintetica per il calcio a 5 ed anche per il tennis. A completare l’offerta della struttura un bar/ristorante, un edificio per SKYRUNNING A LUGLIO IN QUEL DI PREMANA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ D ovrebbe essere la volta buona. Questa primavera la realizzazione del Villaggio dello Sport a Muggiò dovrebbe incominciare a diventare realtà. Toccherà infatti al Consiglio Comunale di valutare l’approvazione definitiva della variante urbanistica per la realizzazione dell’opera ed una volta conclusa la procedura amministrativa si potrà procedere con la messa in gara del progetto che sarà realizzato in project financing. Un progetto atteso da anni che consentirà alla città di dotarsi di un vero e proprio “Villaggio dello Sport”. Vediamo un po’ cosa, auspichiamo, al più presto potrà essere utilizzata dai cittadini. Il villaggio sportivo sorgerà a Muggiò su un’area che si estende per circa 60 mila mq e risulta occupata attualmente dalla piscina olimpionica, realizzata nel 1981, e dall’ ex piazza d’armi, che si presenta come ampia superficie sterrata utilizzata saltuariamente per la localizzazione di spettacoli viaggianti (luna park, circo, ecc). Nella parte sud del comparto sono situati il vetusto palazzetto ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 PARALIMPIADI 2010 Grande sport A Vancouver la rappresentativa italiana ha conquistato ben 7 medaglie. Pregi e difficoltà dello sport per disabili nel nostro Paese D opo gli ottimi risultati colti dall’Italia alle Paralimpiadi di Vancouver, dove la nostra rappresentativa si è classificata decima con sette medaglie (un oro con Francesca Porcellato nello sci di fondo, tre argenti, tre bronzi), il mondo dello sport si è improvvisamente accorto della domanda sportiva delle persone con disabilità. La grande difficoltà nel trovare strutture ricettive, problemi di tipo informativo e un mondo della scuola dove lo sport viene ancora concepito come una sorta di “ricreazione allargata” sono i tre grandi problemi che dovrebbero ancora risolti in Italia, per lo sport delle persone con disabilità, che tuttavia, grazie alla vera e propria “rivoluzione culturale” degli anni più recenti, viene oggi preso in considerazione come “modello” addirittura da Paesi di antica cultura sportiva, quali l’Inghilterra e la Spagna, come ha sottolineato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico. «Negli ultimi anni - ha dichiarato Pancalli, che è anche vicepresidente del CONI - l’I- talia ha colmato un grande gap nello sport per persone con disabilità e ora, attraverso una vera e propria “rivoluzione culturale”, siamo una delle realtà più avanzate a livello europeo, tanto che Paesi come Inghilterra e Spagna studiano il nostro modello. Naturalmente - ha aggiunto - c’è ancora tanto da fare e a tutt’oggi esistono grandi lacune. Purtroppo non abbiamo una vera cultura sportiva, bensì una cultura del tifo, della medaglia, della vittoria. In ogni caso, lo sport ultimamente ha mostrato grande rispetto e tolleranza delle diversità ed è stato uno degli strumenti con maggior capacità unificanti a livello sociale». Il presidente del CIP ha individuato tre problemi principali che lo sport per disabili deve affrontare. «Innanzitutto - ha spiegato - c’è grande difficoltà nel trovare strutture ricettive per colmare la domanda sportiva delle persone con disabilità, soprattutto perché c’è carenza di operatori sportivi specializzati. In secondo luogo, esistono difficoltà di tipo informativo: molto spesso il disabile che intende fare sport non sa proprio dove andare. Infine c’è il problema nel mondo della scuola, dove lo sport è sottovalutato e viene concepito come una sorta di “ricreazione allargata”. Lo sport dev’essere invece uno strumento educativo e questo fattore è stato sottovalutato per troppo tempo, con la conseguenza che anche lo sport per disabili ne ha risentito». CALCIO RIPRENDE L CAMPIONATO DEL COMO Corsa iridata in Valsassina Salvezza: rush finale Il campionato del mondo si svolgerà su un percorso di 32 chilometri il prossimo 25 luglio T orna in Valsassina il Giir di Mont’ competizione di skyrunning tra gli alpeggi in alta quota. Appuntamento il 25 luglio a Premana. Quest’anno la Federazione Internazionale ha deciso di premiare questa località a pochi chilometri da Como e Lecco con l’assegnazione del primo Skyrunning World Championship’, campionato del mondo in un’unica gara. Lo spettacolo è assicurato lungo un percorso collaudato di 32 chilometri e che unisce i dodici alpeggi di Premana. Partenza e arrivo in paese, con il pas- saggio più alto alla Bocchetta di Larecc (2.063 metri) sulle pendici del Monte Melasc che fa da spartiacque tra la Valvarrone e la Valfraina. Altra la classifica di combinata tra la skymarathon lecchese e il Vertical Kilometer (chilometro verticale) di Canazei nell’ambito della Dolomites Skyrace, in calendario dieci giorni prima. L’albo d’oro del ‘Giir di Mont’ riporta nomi altisonanti come quello dello spagnolo due volte campione del mondo Kilian Jornet Burgada, trionfatore a Premana nel 2008 e nel 2009, insieme alla rappresentante di Andorra, Stephanie Jimenez, lo scorso anno sul gradino più alto del podio davanti alla campionessa del mondo Emanuela Brizio e alla nuova stella spagnola degli sport di fatica, Mireia Mirò. Per tutta la Valsassina, l’appuntamento di fine lu- glio vuole essere anche una vetrina a livello turistico, e diversi saranno gli eventi collaterali organizzati dall’AS Premana. Tra questi la Mini SkyRace di 20 km per coloro che non sono particolarmente allenati. Sul sito www.aspremana.it nella sezione ‘Giir di Mont’ saranno reperibili tutte le informazioni riguardanti percorsi, altimetrie, regolamento e modalità di iscrizione per la gara 2010. Dopo il pareggio col Foligno l'ultima fase del torneo azzurro riprende da quel di Benevento C ome da consolidata e doverosa tradizione, ormai però limitata alle sole serie minori, il campionato di calcio di I Divisione riprende, dopo la sosta osservata domenica scorsa, con l'impegno del Sabato Santo. La pausa di sette giorni è stata l'ultimo stop al campionato di calcio prima del rush finale che, nelle prossime sei partite, darà i suoi verdetti per ciò che riguarda la promozione (uno dei due posti è ormai ipotecato dal Novara che potrebbe tornare in serie B dopo oltre 30 anni. L'ultima esperienza ca- detta della squadra che vide giocare tra le sue fila Silvio Piola, risale infatti al 1977) e la retrocessione (qui l'ultimo posto, ovvero quello che costa il ritorno immediato in II Divisione sembra ormai appannaggio della Paganese che ha sì, rimontato parte del suo distacco dalle squadre che la precedono ma non è mai riuscita a concretizzare l'aggancio). Soprattutto nella lotta per evitare di partecipare ai play-out, ovvero veri e propri spareggi che costano alla squadra sconfitta la relegazione, è invischiato anche il Como soprattutto a causa di almeno sei/sette punti gettati al vento in questo campionato, come ha sottolineato uno dei due allenatori della compagine lariana, ovvero Oscar Brevi, commentando l'ultima sciagura degli azzurri ovvero il pareggio casalingo raccolto contro il Foligno. E' soprattutto questa partita che ha messo in mostra i limiti della compagine lariana attuale. Dopo un bel primo tempo, i lariani hanno lasciato spazio agli avversari nella ripresa fino all'episodio che ha portato al calcio di rigore in favore della compagine umbra che è costata due importantissimi punti in graduatoria per il Como. Certo, c'è chi sta peggio, ma il Como non può permettersi di guardare le disavventure altrui senza cercare invece di risolvere i suoi problemi. Per salvarsi occorrono punti. Quei punti che gli azzurri cercheranno di conquistare già oggi sul difficile campo campano del Benevento che occupa una buona posizione in graduatoria, ma la cui dirigenza è stata invischiata in alcune disavventure giudiziarie che potrebbero aver minato la compattezza del suo organico. P A G I N A 42 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 LA STRANA GUERRA TRA GOOGLE E PECHINO Chopin Per la libertà della rete I l 12 gennaio scorso David Drummon, vicepresidente responsabile del Corporate Development e dell’Ufficio Legale di Google, scriveva un post sul blog ufficiale della società con il quale prendevano il via le ostilità tra BigG e Pechino: “Abbiamo deciso che non continueremo più a censurare i risultati delle ricerche su Google.cn”. Un annuncio dirompente, che ha aperto un caso diplomatico tra le due superpotenze e che si è concluso la settimana scorsa con la decisione degli uomini di Mountain View di dire addio a Pechino. La vicenda ha inizio a metà dicembre, quando gli esperti della sicurezza di Google individuano un “attacco molto sofisticato e mirato”, proveniente da due università della Cina, al servizio Gmail (il servizio di posta elettronica della società americana): il bersaglio sono gli account e-mail di alcuni attivisti cinesi, impegnati nella difesa dei diritti umani. Nel mirino sono finite anche altre 20 società degli statunitensi. Il governo Usa, ed in particolare il segretario di Stato Hillary Clinton, si schiera subito, chiedendo che sia fatta chiarezza; ...e su facebook sbarca san Nativo Digitale mentre la risposta da oltre la Muraglia resta arroccata sulla posizione consueta: le imprese straniere “sono le benvenute” su Internet, se “agiscono in accordo con la legge” cinese, spiega Jang Yu, portavoce dell’esecutivo. Sono in gioco la libertà di Internet, i valori della democrazia reale (oltre che di quella “virtuale”) ed anche un mercato economicamente molto interessante per il motore di ricerca statunitense: sono 384 milioni i cinesi che usano Internet e sono circa 600 milioni di dollari i ricavi 2009 di Google in Cina, secondo Preludi: op. 28 I Imran Khan, analista di JpMorgan. Lo scontro, duro, si è risolto lo scorso 22 marzo, quando Google ha deciso di spostare tutto il traffico diretto a google.cn (il sito cinese) verso google.com.hk (il sito di Hong Kong). Una decisione anticipata da forti rumors e seguita da uno strascico di polemiche. Una decisione presa, secondo quanto riportato nel blog della società, perché, “nei negoziati intercorsi, il governo cinese era stato fermo nel sostenere che l’auto-censura era un requisito legale non negoziabile”. ANTONIO RITA Una pagina su Facebook dedicata a “san Nativo Digitale, un Santo ovviamente inventato”, per “offrire agli adolescenti contenuti di qualità da condividere in rete con gli amici”. A promuovere l’iniziativa è un gruppo d’insegnanti di religione, i quali “prendendo spunto da san Scolaro che don Milani fece realizzare a Barbiana, hanno creato su Facebook, la piazza dove gli adolescenti oggi s’incontrano maggiormente, una pagina dedicata ad un loro Santo” (info: www.religione20.net). L’idea, spiega Luca Paolini, docente di religione nella diocesi di Livorno e tra i promotori dell’iniziativa, “nasce dal fatto che gli adolescenti trascorrono molto tempo su Facebook ma condividono spesso notizie e argomenti di poco valore educativo. Loro stessi sentono però il bisogno di leggere ogni tanto qualcosa di edificante”. L’obiettivo di questo progetto, aggiunge Paolini, che è anche autore del blog Religione 2.0, “per adesso è semplice: raccogliere in un unico luogo notizie, video, riflessioni, da far circolare nel mondo degli adolescenti”. Purtroppo, conclude, “oggi per i giovani, specie quelli che non frequentano le parrocchie, ci sono poche occasioni di riflessione. Ecco, allora, un modo per far apparire ogni giorno nella loro bacheca elementi da condividere che possano attrarre la loro attenzione e, al tempo stesso, gettare un seme di bontà e speranza nei loro cuori”. “Amarcord” MIO FIGLIO PROFESSORE Un film dedicato a chi ama Aldo Fabrizi e le commedie dolceamare del dopoguerra. La vicenda è ambientata tra il 1919 ed il 1946. Una storia semplice: un bidello romano ( nel film Aldo Fabrizi), spinto dal naturale desiderio di ascesa sociale, anche a prezzo di grandi sacrifici, riesce a far studiare il figlio fino alla laurea ed alla conquista di un posto da professore di Latino e Greco, proprio nel Liceo dove egli svolge le sue mansioni di bidello. E questo è il lato dolce della vicenda, ma c’è anche l’amaro, rappresentato dalla ingratitudine filiale, che veste i panni dell’antipatico e legnoso figlio-professorino. Un bel film di Renato Castellani, girato nel lontano 1946. Altri tempi, così lontani da noi da farci sorridere con malcelata commiserazione. Quanto siamo cambiati da allora! Quanto siamo diversi dal bonario, patetico bidello Fabrizi, da tutti quei padri, che, come lui, facevano, allora, qualunque sacrificio ed anche carte false per dare ai figli un avvenire sicuro. E quanto sono diversi i nostri figli da quell’ingrato figlio che, dall’alto della sua laurea, non solo non ringrazia, ma addirittura guarda con fastidio ed insofferenza il genitore disposto a tutto per lui… Già, quanto siamo cambiati! Mio figlio professore; Domenica, 4 Aprile 2010; ore 9.25 - Raitre a cura di DANIELA GIUNCO 24 Preludi op. 28 per pianoforte di Fryderyk Chopin (1810-1849) sono colmi di ricordi ed evocazioni. Mostrano il pensiero intimo, lo stato d’animo e le aspirazioni dell’autore polacco. La prima edizione fu pubblicata nel 1839 contemporaneamente a Lipsia e Parigi. L’edizione tedesca fu dedicata a J. K. Kessler, mentre quella francese a Camille Pleyel. Furono composti fra 1838 e il 1839 durante il soggiorno del compositore a Majorca con George Sand. I Preludi sono scritti nelle ventiquattro tonalità, nell’ordine consueto delle scale: ogni tonalità di modo maggiore è seguita dalla relativa minore. In questo vi è un chiaro riferimento al Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach. Il Preludio op. 28 n. 1 (Agitato), in do maggiore, mostra un’evidente agitazione interiore ed è costruito su una serie di frasi sincopate e su un disegno di terzine di accordi arpeggiati. Il Preludio op. 28 n. 2 – Lento, in la minore - è una dolorosa pagina meditativa. Estremamente delicato il tema affidato alla mano destra che si contrappone all’inflessibilità della mano sinistra in cui prevalgono intervalli di decima e dodicesima. Gli indugi fra il modo maggiore e minore creano una particolare atmosfera. Il Preludio op. 28 n. 3 (Vivace, in sol maggiore) è stato paragonato da Alfred Cortot al mormorio di un ruscello. E’ una pagina scorrevole e virtuosistica. Il Preludio op. 28 n. 4 – Largo, in mi minore – ha un andamento pacato e disteso. Nel canto della mano destra si distende una melodia profondamente malinconica ed espressiva. Fu eseguito all’organo della Madeleine durante il funerale del compositore. Il Preludio op. 28 n. 5 – Molto Allegro, in re maggiore – è una sorta di “moto perpetuo” in semicrome; tecnicamente è estremamente difficile. Il Preludio op. 28 n. 6 (Lento assai, in si minore), come il quindicesimo, viene talvolta indicato con il titolo “goccia d’acqua”. La melodia affidata al basso, è molto simile a un dolce lamento; molto moderato il disegno ritmico, quasi un accompagnamento, della mano destra: le note ribattute sottolineano il carattere malinconico complessivo del brano. Il Preludio op. 28 n. 7 (Andantino, in La maggiore) è una fra le pagine più brevi della letteratura pianistica: solo sedici battute. L’idea musicale è ridotta all’essenziale; non vi è alcuno sviluppo. E’ pervaso da tenerezza e affetto. Nel Preludio op. 28 n. 8 (Molto agitato, in fa diesis minore) prevalgono due momenti contrastanti: impeto e tenerezza. Le difficoltà tecniche presenti lo rendono simile a uno “Studio” virtuosistico. Maestoso e imponente è il Preludio op. 28 n. 9 (Largo, in mi maggiore) che gravita nel registro grave. L’accompagnamento, in terzine, sostiene una melodia essenzialmente patetica. Il Preludio op. 28 n. 10 (Molto allegro, in do diesis minore ) è caratterizzato da due elementi contrastanti: le terzine affidate alla mano destra e gli accordi arpeggiati alla mano sinistra. E’ una pagina ricca di varietà ritmica e melodica. Ancora simile a uno “Studio” virtuosistico è il Preludio op. 28 n. 11 (Vivace, in si minore) interamente imperniato su una figu- razione di terzine per entrambe le mani. L’ardore dei bassi che procedono a balzi A L L ' O P E R A e l’ostinazione ritmica caratterizzano il Preludio op. 28 n. 12 (Presto, GRAMMA in sol diesis minore). Il Preludio op. 28 n. 13 (Lento, in fa diesis maggiore) è simile a un “Notturno”. Un tema piuttosto lungo eseguito in accordi, con inflessioni tenere e malinconiche, si snoda su crome arabescate. Il Preludio op. 28 n. 14 (Allegro, in mi bemolle minore) sembra quasi un abbozzo del finale della Sonata op. 35. Il Preludio op. 28 n. 15 (Sostenuto, in re bemolle maggiore) è la pagina più celebre del ciclo. E’ assai simile a un “Notturno”. E’ noto con il titolo di “goccia d’acqua”, a causa dell’effetto onomatopeico dato dal continuo cristallino risuonare in ribattuto della stessa nota. Formalmente ha una struttura A-B-A: due sezioni contrastanti (A-B), la prima lirica e la seconda più drammatica, con una ripresa finale della prima (A). La prima parte (A) ha un tono semplice e dimesso, dal tema lineare appena increspato dal leggero ribattere della mano sinistra. Poi l’incedere si appesantisce e giungono segnali di turbamento: è questo l’inizio della seconda parte (B) che porta alla ripresa conclusiva (A). Prettamente virtuosistico è il Preludio op. 28 n. 16 (Presto con fuoco, in si bemolle minore). Dolce e tenero, quasi una “Romanza senza parole”, è il Preludio op. 28 n. 17 (Allegretto, in La bemolle maggiore). Appassionato e tormentato il Preludio op. 28 n. 18 (Molto allegro, in fa minore). E’ un brano difficoltoso che richiama alla mente i recitativi bachiani e il romanticismo schumanniano. Il Preludio op. 28 n. 19 (Vivace, in mi bemolle maggiore) rievoca l’atmosfera dello Studio op. 25 n. 1. Quasi una preghiera è il breve Preludio op. 28 n. 20 (Largo, in do minore), costituito da sole tredici battute. Jane Stirling, allieva di Chopin, aveva detto: “Gli accordi sono più celesti che terreni, pieni di un’aspirazione destinata a penetrare nell’eternità”. Di nuovo simile a un “Nottuno” è il Preludio op. 28 n. 21 (Cantabile, in si bemolle maggiore). La malinconia che emana da questa pagina si tramuta in episodi appassionati e tormentati, per concludersi nella pace e tranquillità. Molto agitato, in sol minore, è il Preludio op. 28 n. 22 concepito virtuosisticamente come il sedicesimo. Il Preludio op. 28 n. 23 (Moderato, in fa maggiore) è un passaggio intermedio fra il tumulto del precedente Preludio e la passionalità del seguente. Il Preludio op. 28 n. 24 – Allegro appassionato, in re minore – era probabilmente ispirato dal “crollo” di Varsavia. Vi è infatti un evidente richiamo allo Studio op. 25 n. 12, noto come “Studio rivoluzionario” o la “caduta di Varsavia”. L’esecuzione presenta notevoli difficoltà tecniche Quasi tutto l’universo pianistico chopiniano si ritrova, in microcosmo, in questa raccolta. GUIDA PEN TA a cura di ALBERTO CIMA P A G I N A 43 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010 UN PRETE PER AMICO (39) UNA LETTERA DAL CAMEROUN DI DON CORRADO LA CARITÀ E LA GIUSTIZIA LA COMUNITÀ DI MAYO LEGGA U Riceviamo, tramite l’Ufficio Missionario diocesano, questa lettera da uno dei nostri sacerdoti fidei donum nella missione in Cameroun na persona in difficoltà si pensa sia da aiutare. E ci sentiamo gratificati se facciamo un gesto generoso verso il prossimo: come sono brava! Noi facciamo distinzione fra sano e handicappato: uno che dà, l’altro che riceve. Ma chi riceve non deve ricambiare, non deve godere della stessa gratificazione, dello scambio, del dono reciproco? Dio ci ama per suscitare il nostro amore, la nostra risposta. Se ci amiamo, come Lui ha fatto, dobbiamo stimare il prossimo capace di ricambiare su un piano di parità. Diversamente, chi viene aiutato si sentirà beneficato, ma posto su un piano inferiore, oggetto di attenzioni, di carità (come può diventare equivoca questa parola) non fratello, non trattato alla pari. Il Papa ci mette sull’avviso: “non diamo per carità quello che spetta per giustizia”. Ricordo la reazione di una ragazza spastica perché l’amica che l’aveva accompagnata al mare, la metteva a letto e se ne andava. Mi sembrava eccessiva la pretesa di aver sempre una persona al suo servizio. Poi ho capito che la ragazza non voleva un servizio, ma un’amica; voleva una persona che le dicesse “stasera sono stanca, vorrei andarmene un po’ da sola”; per poterle rispondere “ho piacere che ti diverta”; sarebbe stato uno scambio in parità. La mamma dà la caramella al bambino, ma prova anche a domandargliela, gli offre l’occasione di una rinuncia, di un sacrificio fatto per amore, lo tratta da amico, alla pari. La persona handicappata non è più un bambino. Avrà difficoltà a comunicare, sarà più lenta nel movimento, se gli si dà la possibilità, l’occasione, il tempo, gli strumenti, saprà fare qualcosa per gli altri. Ne sarà gratificato più che se ricevesse sempre e tutto. Scoprirà il valore positivo della sua persona, se viene riconosciuto; farà uno sforzo, un sacrificio, se viene ritenuto in grado di prendersi le sue responsabilità. Un handicappato, un ammalato immobilizzato arriverà a diventare protagonista “volontario” della sua situazione. È un cammino non facile, non immediato, un’esperienza umana e cristiana frutto dello spirito e della volontà e del sostegno della comunità. mons. AUGUSTO PEDUZZI INTERNET IL GIORNO DEI PIRATI I l luogo scelto è rimasto segreto fino a pochi giorni prima dell’evento, il Pirate Day, fin dalle premesse, si è rivelato un appuntamento destinato a far palare di sé. La festa dei pirati si è svolta sabato scorso, 20 marzo, a Roma al cinema Capranica; i pirati italiani, europei e americani si sono dati appuntamento a due passi da Montecitorio per affrontare i temi caldi del “dibattito sulla libertà di cultura, il monopolio delle multinazionali e le leggi repressive dei governi”. La festa dei pirati è giunta alla sua seconda edizione ed è organizzata da alcuni movimenti e associazioni nate e cresciute all’Interno della Rete. ScambioEtico.it è un Movimento di pensiero nato nell’estate del 2004, con l’obiettivo di promuovere la condivisione “senza scopo di lucro di opere protette dal diritto d’autore quando si autolimita evitando di mettere in condivisione film e musica con meno di 18 mesi dalla prima commercializzazione”; TNTVillage.org, il cui fine principale “è quello di porre in evidenza l’ormai obsoleta normativa sul diritto d’autore che, causa la lunga durata della tutela di tali diritti, risulta essere un freno alla cultura ed alla diffusione della conoscenza” e il Partito-Pirata, che ha “lo scopo di favorire lo studio e la modifica delle leggi nazionale ed internazionali inerenti la cultura, il diritto d’autore e la privacy e più in generale di promuovere lo scambio di idee e informazioni fra cittadini al fine di agevolare una evoluzione della legislatura vigente ritenuta sbilanciata a favore delle imprese nei confronti dei cittadini”. Secondo gli organizzatori, l’incontro-festa doveva essere un momento di riflessione sui temi della libertà di Internet e la neutralità tecnologica, la partecipazione di esponenti del mondo della politica e dell’imprenditoria, pochi a dire il vero, avrebbe dovuto garantire un livello “alto” del dibattito, ma non sono mancate le polemiche, prima ancora che la festa iniziasse. Tullio Camiglieri, coordinatore del Centro studi per la protezione dei diritti degli au- tori e della libertà di informazione, nel commentare l’iniziativa ha dichiarato: “La festa del ‘partito pirata’ lascia sbigottiti. A quando il ‘partito dei furti con destrezza’ o l’associazione degli ‘amici dello sballo legalizzato’?”. A scatenare la bagarre è stata soprattutto la presenza nel programma di uomini di maggioranza ed opposizione: tra gli altri, Vincenzo Vita (senatore Pd), Benedetta Della Vedova (deputata Pdl) e diversi candidati alle prossime elezioni. Contro la presenza del mondo della politica, Camiglieri si è detto stupito, “sarebbe più utile se questi nostri rappresentanti pensassero a tutelare responsabilmente l’industria culturale italiana saccheggiata quotidianamente dalla pirateria on line. Centinaia di migliaia di persone impiegate nel cinema, nell’editoria, nei giornali e nell’industria musicale rischiano il loro posto di lavoro”. Secondo uno studio europeo di Tera Consultant, nei prossimi cinque anni, la pirateria potrebbe produrre 240 miliardi di euro di danni economici, soprattutto mancati ricavi, all’industria creativa europea, mettendo a rischio quasi 1,2 milioni di posti di lavoro ANTONIO RITA IL SENSO DELLA MORTE E DELLA RISURREZIONE DI CRISTO Nel voler meditare sulla morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, ritengo possibile esternare alcune riflessioni. Pasqua dice risurrezione, ridare coraggio e rinascere a vita nuova, ed è un augurio attuale in una società che va controcorrente. Specialmente ai giorni nostri persiste una forte ostilità nei confronti di valori umani e sociali e forse, vista la situazione venutasi a creare, il peggio deve ancora arrivare! Occorre, a maggior ragione, rilanciare l’ultima paroila del Crocifisso, che è la risurrezione, e questo9 potrà aiutarci in progetti non di morte ma di vita. GIANNI NOLI, Fino Mornasco B uona Quaresima a tutti! Qui le visite alle comunità occupano le giornate. Tanti incontri, tanti volti, tante storie... Le papaie sono mature e si trovano i primi manghi... E’ il momento di cercare l’acqua per i nuovi pozzi, nel bel mezzo della stagione secca. Soprattutto a Rhumzu centro la situazione è grave. Il gran caldo è arrivato. Camionette dell’ONU scorazzano in su e in giù per la strada: stanno ritracciando il confine con la Nigeria. E’ un esempio per tutta l’Africa. E’ possibile risolvere pacificamente le controversie territoriali tra stati! Per il resto... siamo alla ricerca di una lettera perduta. Chissà! A presto. LA COMUNITÀ DI MAYO LEGGA Era la prima volta che visitavo Mayo Legga, la comunità cristiana più lontana da Rhumzu, nella brousse verso Mokolo. Un sabato mattina... E’ festa. Il vecchio catechista lascia il posto al giovane. In Africa, la figura del catechista, accanto a quella del responsabile, è importante per la vita di fede di una comunità. Il catechista è punto di riferimento per la gente. Raduna la comunità per la preghiera e la catechesi. La domenica, in assenza del prete, è lui che guida la celebrazione. La chiesa è troppo piccola, rischiamo di soffocarci dentro, ma lasciamo preparare ai responsabili. Nel frattempo visitiamo un’altra piccola comunità (CEV), a tre Km di distanza. Torniamo dopo poco. Il catechista ci avvisa che il luogo della Messa è cambiato. Mercie, Seigneur! La gente è già radunata all’ombra di un grande albero. Bello, maestoso. Produce dei grandi fagioli con uno strano frutto giallo: “Mon père, assaggia, ma non mangiarne molto: provoca disturbi cardio-vascolari!” Stupito dal linguaggio forbito, assaggio. E’ farinoso, ma... non male. Il grande albero è sul terreno scelto per la nuova cappella. Una cappella capace di contenere la comunità in espansione. Il terreno è stato permutato con quello dove sorge attualmente la chiesa. E’ più centrale rispetto al villaggio e molto più ampio. Un uomo segue tutto da lontano. E’ il papà di Bernard, uno dei responsabili della comunità. E’ di religione tradizionale. E’ lui che ha permutato il terreno. In pratica regalato. Da parte nostra si voleva aggiungere qualcosa per rendere la permuta un po’ più equa, ma non ha voluto: “Mio figlio ha scelto la tua religione. Ha scelto te come padre. E tra padri ci si deve aiutare...” Bello! Il gruppo delle majorettes, con foulard stile Grest, anima la messa con la danza. Prima che la Messa inizi, come riscaldamento, intonano il canto in assoluto più gettonato: “Elì Elì lema sabactani” (ormai conoscete il kapsiki, vi risparmio la traduzione...). E’ il salmo del venerdì santo, ma piace molto per il suo ritmo. L’altra sera un gruppo di ragazze accompagnava una giovane sposa al matrimonio tradizionale. Camminavano cantando: Elì, Elì... Che sia un presagio? La Messa scorre piacevole tra canti e danze. I canti si succedono in 5 lingue diverse: Francese, Kapsiki, Foufoulde, ma anche Ausa e Inglese. Siamo al confine con la Nigeria. Si sente. Dopo il Vangelo, una fila di giovani mamme, con il foulard bianco in testa e con i bambini in vestina bianca, si fa avanti. La tenuta è una loro iniziativa. Sono gli 11 nuovi nati dell’anno della piccola comunità. Dopo la comunione l’anziano catechista Zra Jean Marie, davanti alla comunità, si toglie il camice e lo dona al nuovo catechista: Albert. Gesti semplici, ma, allo stesso tempo, solenni. Quasi un’investitura. Ora il sole picchia. Un lieve venticello rende più piacevole il clima. Anche gli uomini, seduti, come in tutto il mondo, un po’ in disparte, si sono avvicinati all’ombra dell’albero. Zra Jean Marie è una quercia, sui cinquant’anni. Capelli bianchi. Ampio sorriso. Prende la parola. “E’ da 25 anni che sono il catechista di Mayo Legga. C’è un versetto del Vangelo che dice: Ci sono molti campi da coltivare, ma pochi lavoratori. E’ per questo che voglio dare tutto il mio incoraggiamento ai lavoratori che si daranno da fare nel campo dove io ho fatto la mia parte...” La gente applaude. Tre asini s’intromettono con prepotenza. Un’asina scalcia verso l’altro, respingendo le sue avances... La gente ride. Due uomini li cacciano a sassate. Il discorso è tradotto in Francese per noi. Segue la traduzione in Mafa per la piccola comunità che qui risiede. Intanto una processione di donne parte da una casa vicina con l’offerta di 10 taz- ze di arachidi. La Messa è finita, ma la festa continua a casa di Jean Marie. Una polenta di miglio bianco e l’immancabile bil bil con tutti i catechisti delle comunità vicine. Sono passati pochi mesi. La comunità si è data parecchio da fare. Domani porterò altri sacchi di cemento. La costruzione della nuova cappella ha già preso forma. Hanno fretta. Tra poco anche l’ultima acqua disponibile per costruire, attinta sotto la sabbia del fiume in secca e portata in testa dalle donne, svanirà. Allora il cantiere sarà chiuso. Già. Il cantiere della nuova chiesa di Mayo Legga. Segno di una Chiesa sempre in cantiere, sempre in movimento. All’inizio della ristrutturazione dell’oratorio di Regoledo, si parlava con i giovani. Una ragazza mi aveva spiazzato: a me non interessa la ristrutturazione dell’oratorio, ma la gente che lo abita, che lo anima. A cosa servirebbero questi muri della nuova chiesa di Mayo Legga se, dentro, non ci fosse una comunità che vive il Vangelo? Grazie Jean Marie, grazie Albert, grazie a tutti i catechisti che si danno da fare per costruire le nostre comunità. don CORRADO NECCHI LETTERE AL DIRETTORE FAX: 031.3109325 E-MAIL: [email protected] INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. 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