INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 1
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
Francisco de Vitoria
De Indis(1539):
E’ contro il diritto naturale che l’uomo tratti da
nemico un altro uomo senza una ragione.
…Ogni animale ama il suo simile (Eccl. 13, 19).
Così, sembra essere conforme al diritto naturale
l’amicizia nei confronti di tutti gli uomini, ed
essere invece contro natura evitare il contatto
(consortium) con uomini inoffensivi
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Francisco de Vitoria
De Indis
I diritti naturali dei popoli:
1. Ius communicationis: il diritto naturale di socievolezza e
comunicazione;
2. Ius peregrinandi et degendi: il diritto naturale di circolare e
viaggiare;
3. Ius commercii: il diritto di commerciare con gli altri popoli;
4. Ius occupationis: il diritto di appropriarsi delle cose
inutilizzate;
5. Ius migrandi: il diritto di trasferirsi in altri paesi e di
acquisirne la cittadinanza;
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Docente Prof. Scuccimarra
Francisco de Vitoria
De Indis
I diritti naturali dei popoli:
1. Ius praedicandi et annunciandi Evangelium: il diritto
naturale di predicare il Vangelo;
2. il diritto-dovere di correctio fraterna degli indigeni;
3. il diritto-dovere di proteggere i convertiti dai loro
signori;
4. il diritto di difendere i propri diritti anche con la
guerra;
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Francisco de Vitoria
De Indis
Se gli indios volessero impedire agli spagnoli l’esercizio del diritto delle genti,
come il commercio e le altre cose dette, gli spagnoli devono dapprima con
motivazioni e persuasione evitare lo scandalo, e mostrare con ogni mezzo che
non vengono a recare loro danno, ma vogliono amichevolmente risiedere nella
loro terra e percorrerla senza causare loro danno alcuno. Devono mostrarlo non
soltanto con le parole, ma anche con i fatti (…). Nondimeno, se dopo le ragioni
date loro, gli indios non volessero cedere, e ricorressero alla violenza, gli
spagnoli potrebbero difendersi e prendere ogni precauzione necessaria alla loro
sicurezza, poiché è lecito respingere la forza con la forza. E non solo questo:
essi possono anche costruire fortificazioni e difese, se in altro modo non è
possibile essere sicuri; se patissero poi ingiuria, possono con l’autorità del
sovrano vendicarla per mezzo della guerra, e avanzare gli altri diritti della
guerra
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Francisco de Vitoria
De Indis
Questi indios, benché non siano, come si è detto, del tutto incapaci
di giudizio, tuttavia sono poco distanti dagli esseri amenti, per cui
sembra che non siano idonei a costituire e amministrare un Stato
legittimo e ordinato in termini umani e civili. Perciò non hanno
leggi adeguate, né magistrati, e non sono nemmeno capaci di
governare sufficientemente la famiglia. Per questo mancano anche
di scienze ed arti, non solo delle arti liberali, ma anche di quelle
meccaniche, e di una agricoltura accurata, di artigiani e di altre
molte cose utili e perfino necessarie alla vita umana. (…) Sono
quasi come le fiere e le bestie, e consumano alimenti non trattati, né
pressoché migliori di quelli delle bestie. Pertanto potrebbero
affidarsi al governo di uomini più capaci e intelligent
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Gines de Sepulveda:
In prudenza e in accortezza, in virtù e in umanità questi barbari sono
inferiori agli spagnoli come i bambini sono inferiori agli adulti e le
donne agli uomini, fra loro e gli spagnoli corre la stessa differenza che
vi può essere fra gente feroce e crudele e gente di eccezionale
clemenza,fra esseri straordinariamente intemperanti ed esseri
temperanti ed equilibrati, la stessa differenza – oserei dire – che
intercorre fra le scimmie e gli uomini.
...Le popolazioni di tal fatta per diritto naturale devono obbedire agli
uomini più civili, più assennati, per essere governati da costumi e
abitudini migliori. Ma, qualora ammoniti, rifiutino il comando, possono
essere costretti con le armi, e tale guerra sarà giusta per diritto naturale,
come testimoniano Aristotele, Tommaso e Agostino
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Docente Prof. Scuccimarra
INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 2
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Michel de Montaigne
Essais
Ora mi sembra (…) che in quel popolo non vi sia
nulla di barbaro e di selvaggio, a quanto me ne
hanno riferito, se non che ognuno chiama barbarie
quello che non è nei suoi usi; sembra infatti che noi
non abbiamo altro punto di riferimento per la verità
e la ragione che l’esempio e l’idea delle opinioni e
degli usi del paese in cui siamo. Ivi è sempre la
perfetta religione, il perfetto governo, l’uso perfetto
e compiuto di ogni cosa.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Michel de Montaigne
Essais
Non mi rammarico che noi rileviamo il barbarico orrore che c’è
in tale modo di fare, ma piuttosto il fatto che, pur giudicando le
loro colpe, siamo tanto più ciechi riguardo alle nostre. Penso che
ci sia più barbarie nel mangiare un uomo vivo che nel mangiarlo
morto, nel lacerare con supplizi e martìri un corpo ancora
sensibile, farlo arrostire a poco a poco, farlo mordere e dilaniare
dai cani e dai porci (come abbiamo non solo letto, ma visto
recentemente, non fra antichi nemici, ma fra vicini e concittadini
e, quel che è peggio, sotto il pretesto della pietà religiosa), che
nell’arrostirlo e mangiarlo dopo che è morto
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Docente Prof. Scuccimarra
Michel de Montaigne
Essais
Essi sono selvaggi allo stesso modo che noi chiamiamo selvatici i frutti
che la natura ha prodotto da sé nel suo naturale sviluppo: laddove, in
verità, sono quelli che col nostro artificio abbiamo alterati e distorti
dall’ordine generale che dovremmo piuttosto chiamare selvatici. In
quelli sono vive e vigorose le vere e più utili e naturali virtù e proprietà,
che invece noi abbiamo imbastardite in questi, soltanto per adattarle al
piacere del nostro gusto corrotto. (…) Non c’è ragione che l’arte
guadagni il punto d’onore sulla nostra grande e potente madre natura.
Abbiamo tanto sovraccaricato la bellezza e la ricchezza delle sue opere
con le nostre invenzioni, che l’abbiamo soffocata del tutto. Tant’è vero
che dovunque riluce la sua purezza, essa fa straordinariamente
vergognare le nostre vane e frivole imprese
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Docente Prof. Scuccimarra
Abbé Raynal
Histoire des deux Indes
Barbari Europei! Lo splendore delle vostre imprese non ha ispirato
affatto soggezione. Il loro successo non me ne ha nascosto l’ingiustizia.
Io mi sono spesso imbarcato con il pensiero sui vascelli che vi portano
in queste contrade lontane; ma sceso a terra con voi, e divenuto
testimone dei vostri misfatti, mi sono separato da voi, mi sono
precipitato tra i vostri nemici, ho preso le armi contro di voi, ho bagnato
le mani nel vostro sangue. Lo dichiaro qui solennemente. E se smetto
almeno per un attimo di vedervi come dei nugoli di avvoltoi affamati e
crudeli, con così poca morale e coscienza quanta ne hanno questi
uccelli da preda, possa la mia opera, possa la mia memoria, se posso
sperare di lasciarne una dietro di me, cadere nell’estremo disprezzo,
essere un oggetto di esecrazione!
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Docente Prof. Scuccimarra
D. Diderot
Supplément au voyage de Bougainville
Il tahitiano, del quale vuoi impadronirti come se fosse
un animale, è tuo fratello. Voi siete due figli della
natura; quale diritto hai su di lui che non abbia lui su di
te? Sei arrivato; ci siamo forse gettati sulla tua persona?
Abbiamo forse saccheggiato il tuo vascello? Ti abbiamo
catturato ed esposto alle frecce dei nostri nemici? Ti
abbiamo messo a lavorare i campi insieme agli animali?
Noi abbiamo rispettato in te la nostra immagine
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Docente Prof. Scuccimarra
I. Kant
Per la pace perpetua
L’America, i paesi dei negri, le Isole delle spezie, il Capo di
Buona Speranza, ecc., all’atto della loro scoperta erano per
loro terre di nessuno, non tenendo essi in nessun conto gli
indigeni. Nell’India orientale (Indostan), con il pretesto di
stabilire ipotetiche stazioni commerciali, introdussero truppe
straniere e ne venne l’oppressione degli indigeni,
l’incitamento dei diversi Stati del paese a guerre sempre più
estese, carestie, insurrezioni, tradimenti e tutta la rimanente
serie dei mali, come li si voglia elencare, che affliggono il
genere umano
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Docente Prof. Scuccimarra
INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 3
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Francisco de Vitoria
De potestate civili (1528), § 21:
L’intero mondo, che in un certo senso è una repubblica, ha il
potere di emanare leggi giuste e convenienti per tutti, che
costituiscono il diritto delle genti. Da ciò consegue che
coloro che infrangono il diritto delle genti, sia in pace che in
guerra, commettono crimini mortali, almeno nel caso delle
più gravi trasgressioni come violare l’immunità degli
ambasciatori. Nessun regno può scegliere di ignorare questo
diritto delle genti, perché esso ha la sanzione del mondo
intero (totius orbis authoritate).
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
F. Suarez
De legibus ac Deo legislatore (1612), II, XIX, 5:
Il genere umano, sebbene diviso in vari popoli e
regni, ha cionondimeno una unità non solo di
specie (specificam), ma anche per così dire
politica e morale. Questa unità è indicata dal
precetto naturale del reciproco amore e della
misericordia, precetto che si estende a tutti,
anche agli stranieri, di qualunque nazione siano.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
H. Grotius
De iure predae commentarius:
…Gli uomini concordano nel modo più enfatico sulla proposizione
che ci si addice avere cura per il benessere degli altri; perché
l’accettazione di questa obbligazione può essere quasi definita come
una caratteristica distintiva dell’uomo. (…) In ciò consiste quella
fratellanza tra gli uomini (hominum inter se cognatio), quello stato
mondiale (mundi civitas), raccomandatoci così frequentemente e così
entusiasticamente dagli antichi filosofi e in particolare dagli Stoici, la
cui prospettiva Cicerone adotta. Questa concezione è dunque alla base
dell’affermazione di Florentinus che a causa di una certa parentela
(cognatio) stabilita tra noi dalla natura è sacrilego (nefas) che l’uomo
insidi un suo simile, un precetto che Cicerone molto propriamente
ascrive al diritto delle genti
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
H. Grotius
De iure belli ac pacis (1625), Prolegomena, § 23:
Se non c’è alcuna società che possa sussistere senza il
riconoscimento di diritti reciproci, come Aristotele dimostra
attraverso l’esempio notevole di una società di briganti, a
maggior ragione quella società che include l’intero genere
umano o numerosi popoli non potrebbe farne a meno. Ed è ciò
che ha riconosciuto molto bene quello che ha detto che non si
deve mai fare qualcosa di disonesto, nemmeno in favore della
patria [Cicerone, De officiis, I, XLV]. Aristotele biasima
fortemente coloro che, mentre non vogliono consentire a nessuno
di comandare loro senza averne il diritto, nelle loro relazioni con
gli stranieri non si preoccupano mai di ciò che è giusto e ingiusto
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Docente Prof. Scuccimarra
H. Grotius
De iure belli ac pacis (1625), I, I, 14:
Il diritto delle genti è quello che acquista forza
obbligatoria per effetto della volontà di tutti i
popoli, o almeno della maggior parte di essi.
Dico della maggior parte, perché a parte il diritto
naturale, che è anche chiamato diritto delle genti,
non si trova altro diritto che sia comune a tutte le
nazioni. Spesso ciò che è diritto delle genti da
una parte della terra, non lo è dall’altra…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
H. Grotius
De iure belli ac pacis (1625), I, I, 14:
Ora il diritto delle genti si prova nello stesso
modo del diritto civile non scritto, vale a dire
attraverso la pratica perpetua e la testimonianza
degli esperti. Poiché, come nota molto bene
l’oratore Dione Crisostomo, questo diritto è
l’opera del tempo e dell’uso…
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Docente Prof. Scuccimarra
INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 4
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XIV:
Il diritto naturale è “la libertà che ogni uomo ha
di usare il suo potere, come egli vuole, per la
preservazione della propria natura, vale a dire,
della propria vita, e per conseguenza, di fare
qualunque cosa nel suo giudizio e nella sua
ragione egli concepirà essere il mezzo più atto a
ciò”.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XII:
Durante il tempo in cui gli uomini vivono senza un potere comune
che li tenga tutti in soggezione, essi si trovano in quella condizione
che è chiamata guerra e tale guerra è quella di ogni uomo contro
ogni altro uomo. La guerra, infatti, non consiste solo nella battaglia
o nell’atto del combattere, ma in un tratto di tempo, in cui è
sufficientemente conosciuta la volontà di contendere in battaglia.
(…) Infatti, come la natura delle condizioni atmosferiche cattive
non sta solo in un rovescio o due di pioggia, ma in una inclinazione
a ciò di parecchi giorni insieme, così la natura della guerra non
consiste nel combattimento effettivo, ma nella disposizione verso di
esso che sia conosciuta e in cui, durante tutto il tempo, non si dia
assicurazione del contrario. Ogni altro tempo è pace…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XIII:
… Perciò tutto ciò che è conseguente al tempo di guerra in cui ogni
uomo è nemico ad ogni uomo, è anche conseguente al tempo in cui
gli uomini vivono senz’altra sicurezza di quella che la propria forza
e la propria inventiva potrà fornire loro. In tale condizione non c’è
posto per l’industria, perché il frutto di essa è incerto, e per
conseguenza non v’è cultura della terra, né navigazione, né uso dei
prodotti che si possono importare per mare, né comodi edifici, né
macchine per muovere e trasportare cose che richiedono molta
forza, né conoscenza della faccia della terra, né calcolo del tempo,
né arti, né lettere, né società, e, quel che è peggio di tutto, v’è
continuo timore e pericolo di morte violenta, e la vita dell’uomo è
solitaria, misera, sgradevole, brutale e breve .
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XVIII:
Si dice che uno stato è istituito, quando una moltitudine di
uomini si accorda e pattuisce, ognuno con ogni altro, che
qualunque sia l’uomo o l’assemblea di uomini cui sarà dato
dalla maggior parte, il diritto a rappresentare la persona di
loro tutti (vale a dire, ad essere il loro rappresentante),
ognuno, tanto chi ha votato a favore quanto chi ha votato
contro, autorizzerà tutte le azioni e i giudizi di quell’uomo o
di quell’assemblea di uomini, alla stessa maniera che se
fossero propri, al fine di vivere in pace tra di loro e di
essere protetti contro gli altri uomini
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XIII:
Si può per avventura pensare che non vi sia mai stato un
tempo né uno stato di guerra come questo, ed io credo
che generalmente non vi sia mai stato su tutto il mondo:
ma vi sono molti luoghi nei quali gli uomini vivono così,
ai tempi nostri. Infatti, in parecchi luoghi dell’America, i
selvaggi, se si eccettua il governo di piccole famiglie la cui
concordia dipende dalla concupiscenza naturale, non
hanno affatto un governo, e vivono, oggigiorno, in quella
maniera brutale che ho detto prima.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XIII:
Anche se non ci fosse mai stato un tempo in cui gli individui
fossero in condizione di guerra l’un contro l’altro, tuttavia in
tutti i tempi, i re e le persone dotate di autorità sovrana, a
causa della loro indipendenza, si trovano ad avere continue
gelosie, e ad essere nello stato e nella posizione dei
gladiatori che stanno con le armi puntate e gli occhi fissi
l’uno sull’altro, cioè, con forti, guarnigioni e cannoni alle
frontiere dei loro regni e con spie continuamente nei territori
che sono vicini a loro; ciò è una posizione di guerra. Ma per
il fatto che così essi sostengono l’industria dei loro sudditi,
non segue da ciò quella miseria che accompagna la libertà
dei singoli.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
T. Hobbes
Leviathan, I, XIII:
il diritto delle genti e la legge di natura sono la stessa cosa. E
ogni sovrano, nel procurare la sicurezza del suo popolo, ha lo
stesso diritto che può avere qualunque uomo particolare nel
procurare la sicurezza del suo stesso corpo. La stessa legge
che detta agli uomini che non hanno governo civile quel che
essi devono fare e quello che devono evitare, l’uno nei
riguardi dell’altro, detta le stesse cose agli Stati, cioè alle
coscienze dei principi sovrani e delle assemblee sovrane, non
essendovi corte di giustizia naturale se non nella coscienza,
dove non regna alcun uomo, ma Dio…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Voltaire,
Le Siècle de Louis XVI:
Da un pezzo si poteva considerare l’Europa cristiana (tranne la Russia) come
una specie di grande repubblica divisa in più stati, gli uni monarchici, gli altri
misti, quali aristocratici, quali popolari, tutti però in reciproca comunicazione,
con una stessa base religiosa, benché divisi fra varie sette, con gli stessi
principi politici e di diritto pubblico, ignoti nelle altre parti del mondo. Questi
princìpi impongono alle nazioni europee di non far schiavi i loro prigionieri, di
rispettare gli ambasciatori dei nemici, di accordarsi sulla preminenza e su
taluni diritti di certi capi, quali l’imperatore, i re e altri minori principi, e di
mantenere con saggia politica, fin quando è possibile, un equilibrio di forze
con l’opera continua dei negoziati protratta fin nel mezzo della guerra, tenendo
le une presso le altre ambasciatori o altri spioni meno onorandi che possono
informare tutte le corti dei piani di una sola, dar di conserva l’allarme in
Europa e garantire i più deboli dall’invasione, a cui il più forte è sempre
disposto…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 5
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Tommaso d’Aquino:
Le condizioni della guerra giusta:
1) Deve essere proclamata dal principe (ovvero
dall’autorità legittima);
2) Deve derivare da una giusta causa, e cioè da «una
colpa da parte di coloro contro cui si fa la guerra»;
3) l’intenzione di chi combatte deve essere retta, e
cioè mirare «a promuovere il bene e ad evitare il
male».
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Hugo Grotius:
Una guerra sarà
giusta, nello stesso senso in cui si dice
testamento giusto, giuste nozze […]. E’
importante fare questa precisazione perché
molti, mal interpretando il termine giusto,
ritengono che tutte le guerre cui questa
qualifica non attenga siano condannate come
inique o illecite.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Hugo Grotius:
Perché la guerra sia solenne secondo il diritto
delle genti si richiedono due condizioni: in
primo luogo che entrambe le parti che la
fanno siano investite nella loro nazione
dell’autorità sovrana; e in secondo luogo che
si osservino determinate formalità.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Hugo Grotius:
la ragione per cui alle nazioni è parso bene così, consiste nel
fatto che volersi pronunciare sulla giustizia di una guerra
tra due popoli sarebbe pericoloso per gli altri, che in
questo modo si troverebbero coinvolti in una guerra
altrui. […] C’è anche da dire che, sia pure in una guerra
legittima, non si può mai sapere, attraverso indicazioni
esteriori, quale sia il giusto limite accordato per
difendersi, per proteggere i propri beni, o per infliggere
una punizione; è quindi parso più conveniente lasciare
questa valutazione alla coscienza dei belligeranti, invece
che ad arbitri esterni .
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
La prima regola di questo diritto, nell’ambito di cui
stiamo trattando, è che la guerra regolare, quanto ai
suoi effetti, deve essere considerata giusta da
entrambe le parti. Ciò è assolutamente necessario
(…) se si vuole dare un po’ d’ordine e di regole ad
uno strumento violento come le armi, fissare dei
limiti alle calamità che produce e lasciare una porta
sempre aperta al ritorno della pace […].
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
Così i diritti fondati sullo stato di guerra, la legittimità dei suoi
effetti, la validità delle conquiste fatte con le armi, non
dipendono per nulla – da un punto di vista esteriore, e in un
ambito umano – dalla giustizia della causa, ma dalla
legittimità dei mezzi in se stessi, ossia da tutto ciò che è
necessario perché la guerra sia regolare (une guerre en
forme). Se il nemico osserva tutte le regole della guerra
regolare, noi non siamo autorizzati a lagnarci di lui, come
se avesse infranto il diritto delle genti: egli pretende tanto
quanto noi di esercitare un proprio buon diritto. Non
abbiamo altra risorsa che la vittoria, o di cercare un
accomodamento .
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
La guerra regolare (guerre en forme) può essere
chiamata “anche guerra regolata, perché vi si
osservano alcune regole prescritte o dalla legge
naturale o adottate per consuetudine. Bisogna
accuratamente distinguere la guerra legittima e
regolare (legittime & dans les formes) da quelle
guerre informali e illegittime, o meglio da quei
brigantaggi, che si fanno o senza l’autorità
legittima o senza un motivo apparente o ancora
senza formalità o solamente per saccheggiare”.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
Per capire bene il fondamento di questa distinzione è necessario
rammentare la natura e il fine della guerra legittima. La legge
naturale la consente solo come rimedio contro l’ostinata ingiustizia.
Da qui derivano i diritti che concede (…) e ancora da qui le regole che
bisogna rispettare. E visto che è possibile che l’una o l’altra parte
abbia il buon diritto dalla propria parte, e che nessuno, data
l’indipendenza delle nazioni, possa giudicare, per tutto il periodo della
guerra, la condizione dei due nemici è la stessa. Perciò quando una
nazione o un sovrano ha dichiarato guerra a un altro sovrano a causa
di un contenzioso che si è aperto fra di loro, la loro guerra è ciò che
chiamiamo una guerra legittima fra nazioni, e regolare; e (…) secondo
il diritto volontario delle genti gli effetti sono gli stessi da una parte e
dall’altra, indipendentemente dalla giustizia della causa.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
Niente di tutto questo vale per una guerra informe e
illegittima, chiamata con più ragione
brigantaggio. Intrapresa senza nessun diritto,
senza neppure un motivo apparente, essa non può
produrre effetti legittimi né conferire alcun diritto
a colui che ne è l’autore. La nazione attaccata da
nemici di questo tipo non ha alcun obbligo di
osservare nei suoi confronti le regole prescritte
per la guerra regolare (guerre en forme): li può
trattare come briganti.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
se le altre [Nazioni] pretendessero di (…) giudicare [una
Nazione], esse attenterebbero alla sua libertà, la
colpirebbero nei suoi diritti pù preziosi. Inoltre, ciascuno
tirando la giustizia dalla sua parte, si attribuirebbe tutti i
Diritti della Guerra, pretendendo che il suo nemico non ne
abbia alcuno, che le sue ostilità non siano che atti di
brigantaggio, di infrazioni al diritto delle genti, degne di
essere punite da tutte le Nazioni. La decisioni di diritto,
della controversia, non ne sarebbe avvantaggiata e la
disputa diverrebbe più crudele, più funesta nei suoi effetti,
più difficile da terminare
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
E. de Vattel, Droit des Gens:
1) La guerra regolare (Guerre en forme), per quanto riguarda
si suoi effetti, deve essere considerata come giusta da una
parte e dall’altra;
2) Poiché il diritto è reputato eguale tra i due nemici, ciò che
è permesso all’uno, in virtù dello stato di guerra, è anche
permesso all’altro;
3) Questo diritto delle genti volontario, ammesso per
necessità e per evitare mali peggiori, non attribuisce a
colui le cui armi sono ingiuste un vero e proprio diritto,
capace di giustificare la sua condotta e rassicurare la sua
coscienza, ma solo l’effetto esteriore del diritto e
l’impunità tra gli uomini.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
INTRODUZIONE AL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
Lezione n. 3
II SEMESTRE
A.A. 2009-2010
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
1. Nessun trattato di pace deve considerasi tale,
se è stato fatto con la tacita riserva di pretesti
per una guerra futura;
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
2. Nessuno Stato indipendente (non importa se
piccolo o grande) può venire acquistato da un
altro per successione ereditaria, per via di
scambio, compera o donazione;
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
3. Gli eserciti permanenti (miles perpetuus)
devono col tempo scomparire interamente;
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
4. Non si devono contrarre debiti pubblici in
vista di controversie fra Stati da svolgere
all’estero;
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
5. Nessuno Stato deve intromettersi con la
forza nella costituzione e nel governo di un
altro Stato;
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Articoli preliminari:
6. Nessuno Stato in guerra con un altro deve
permettersi atti di ostilità che renderebbero
impossibile la reciproca fiducia nella pace futura:
come, ad esempio, l’assoldare sicari ed avvelenatori,
la rottura della capitolazione, l’istigazione al
tradimento nello Stato al quale si fa la guerra, ecc…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
La guerra è (…) solo il triste mezzo necessario allo stato
di natura (dove non esiste tribunale che possa giudicare
secondo il diritto) per affermare con la forza il proprio
diritto, non potendo in tale stato esser considerata
nemico ingiusto nessuna delle due parti (perché ciò
presuppone già una sentenza giudiziaria) e decidendo
solo l’esito del combattimento (come nel cosiddetto
giudizio di Dio) da quale parte stia il diritto:
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
ma tra due Stati non è concepibile una guerra punitiva
(bellum punitivum) poiché tra essi non sussiste un rapporto di
superiore ad inferiore. Ne segue che una guerra di sterminio
in cui la distruzione può colpire contemporaneamente
entrambe le parti ed ogni diritto venire soppresso, darebbe
luogo alla pace perpetua unicamente sul grande cimitero del
genere umano. Una simile guerra, e con essa l’uso dei mezzi
che vi conducono, dev’essere pertanto assolutamente vietata.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Primo articolo definitivo:
“La costituzione civile di ogni Stato
dev’essere repubblicana”
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
La costituzione fondata in primo luogo secondo i
principi della libertà dei membri di una società
(in quanto uomini), della dipendenza di tutti da
un’unica legislazione (in quanto sudditi), in terzo
luogo dell’uguaglianza di tutti (in quanto
cittadini) è quella repubblicana
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
I.
Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Secondo articolo definitivo:
“Il diritto internazionale deve
fondarsi su un federalismo di liberi
Stati”
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
I modelli di unione internazionale:
Lo «Stato di popoli (Völkerstaat)» o
«Civitas gentium»
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Docente Prof. Scuccimarra
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
«Per gli Stati, nel rapporto tra loro, è impossibile
pensare di uscire dalla condizione di della mancanza di
legge, che non contiene altro che la guerra, se non
rinunciando, esattamente come fanno i singoli individui,
alla loro libertà selvaggia (senza legge), sottomettendosi
a pubbliche leggi costrittive e formando uno Stato dei
popoli (civitas gentium), che dovrà sempre crescere, per
arrivare a comprendere finalmente tutti i popoli della
terra»
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
I modelli di unione internazionale:
La «federazione di pace» o
«federazione di popoli (Völkerbund)»
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
«Questa federazione non si propone la costruzione di
una potenza politica, ma semplicemente la
conservazione e la garanzia della libertà di uno Stato
preso a sé e contemporaneamente degli altri Stati
federati, senza che questi si sottomettano (come gli
individui nello stato di natura) a leggi pubbliche e alla
costrizione da esse esercitate »
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Per gli Stati che stanno tra loro in rapporto reciproco
non può esservi altra maniera razionale per uscire dallo
stato naturale senza leggi, che è soltanto stato di guerra,
se non rinunciare, come i singoli individui, alla loro
libertà selvaggia (senza leggi), consentire a leggi
pubbliche coattive e formare così uno Stato di popoli
(civitas gentium) che si estenderebbe sempre più ed
abbraccerebbe infine tutti i popoli della terra.
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
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la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Ma poiché essi, secondo la loro idea del diritto
internazionale, non vogliono ciò affatto e rigettano quindi in
ipotesi ciò che in tesi è giusto, così, in luogo dell’idea
positiva di una repubblica universale (e perché non tutto
debba andare perduto) rimane soltanto il surrogato negativo
di una lega permanente e sempre più estesa, come unico
strumento possibile che ponga al riparo dalla guerra e arresti
il torrente delle tendenze contrarie al diritto, sempre però con
il continuo pericolo che queste erompano nuovamente
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Docente Prof. Scuccimarra
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
Terzo articolo definitivo:
“Il diritto cosmopolitico dev’essere
limitato alle condizioni dell’universale
ospitalità”
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Kant, Per
la pace perpetua:
STORIA
COSTITUZIONALE
…Ospitalità significa che il diritto che uno straniero ha
di non essere trattato come un nemico a causa del suo
arrivo sulla terra di un altro. Questi può mandarlo via, s
ciò non mette a repentaglio la sua vita, ma fino a quando
sta al suo posto non si deve agire verso di lui in modo
ostile. Non è un diritto di accoglienza a cui lo straniero
possa appellarsi (…) ma un diritto di visita, che spetta a
tutti gli uomini…
STORIA DEL PENSIERO POLITICO
Docente Prof. Scuccimarra
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