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VIGANELLO
Chiesa S.ta Teresa - ore 20:00
S. Messa e apertura ottobre missionario con presentazione
della nazione ospite: «IL CAMMINO DELLA CHIESA IN TOGO»
La visita di una delegazione della Conferenza dei Vescovi svizzeri alla
Chiesa che è in Togo ha suscitato una nuova percezione della missione: cioè la capacità dei singoli cristiani e delle comunità cristiane che
formano la Chiesa di mettersi a servizio del bene comune della nazione indipendentemente dall’origine e dal credo.
Ci siamo resi conto del grande impegno della Chiesa in Togo sul piano
sanitario, educativo e pastorale, ma ancor di più della sua lotta instancabile per la giustizia, la pace e la riconciliazione.
Paolo VI aveva detto che la nuova denominazione della pace era lo
sviluppo. Questo ci è stato ricordato dal Sinodo per l’Africa: non si
tratta solo di sviluppo –benché sia un elemento di preoccupazione
pastorale della Chiesa togolese– ma, in modo nuovo, di un lavoro
di coscientizzazione intrapreso nelle comunità cristiane per il bene di
tutta la popolazione. Questo lavoro di umanizzazione non è avviato
solo in Togo ma abbraccia tutta la Chiesa africana. E risponde concretamente ai bisogni e alle attese di tutta la popolazione chiamata ad
essere sempre più corresponsabile.
L’avvenire dell’Africa, continente di speranza, malgrado ciò che se
ne dice, dipende innanzitutto dagli Africani stessi, ma anche da noi.
Ogni singolo cittadino o gruppi di cittadini deve assumersi la propria
fra’ B. Maillard durante la visita della delegazione svizzera della CVS in Togo
responsabilità senza addossare le colpe solo ai responsabili politici.
Come membri dell’unica famiglia di Dio, i vescovi africani ci rivolgono
un appello. Contano su di noi perché il loro continente venga maggiormente tenuto in considerazione e non
sia trattato come un continente senza grandi speranze ma utile solo per fare buoni affari... e buoni affari solo
per pochi.
Gli uomini e le donne di questo continente vogliono essere artefici del proprio futuro. Per riuscirci, essi sono
capaci di un impegno di cui non ci rendiamo conto. Sono sempre più coscienti dei loro diritti e doveri e non
possiamo che meravigliarci di vedere a che punto questo cristiani sono veramente il «sale della terra» e la
«luce del mondo». Il loro impegno di battezzati è per noi esemplare.
In nome della nostra appartenenza a Gesù Cristo e della comunione fraterna, dobbiamo lasciarci interrogare
dalle nostre sorelle e fratelli africani. Sono come tali che devono essere considerati e non semplicemente come
destinatari di un aiuto umiliante. Alla tavola comune, noi siamo tutti uguali in dignità. Tutti hanno uguale
diritto in condivisione, nel vicendevole riconoscimento di bisogni e attese.
I vescovi, non solo del Togo, ma di tutta l’Africa, ci chiedono di ascoltarli e di considerare seriamente il loro
impegno. Abbiamo molto da dare ma anche tanto da ricevere. L’uno non può sussistere senza l’altro. In questo mese della missione universale, incamminiamoci corresponsabilmente verso un’Africa nuova!
venerdì 8 OTTOBRE - MENDRISIO
Presenza Sud - ore 20:00
Serata di presentazione e discussione sull’: «ATTIVITÀ CARITATIVA ED
EDUCATIVA DELLA CHIESA IN TICINO»
venerdì 15 OTTOBRE - VIRA GAMBAROGNO
Salone parrocchiale - ore 20:00
Serata pubblica: «QUALE RICONCILIAZIONE NELLA NOSTRA REALTÀ?»
martedì 19 OTTOBRE
ore 20:00 - GIUBIASCO
Chiesa parrocchiale
Veglia missionaria di preghiera con
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l’ospite di Missio mons. Isaac Gaglo,
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vescovo di Aneho (Togo)
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«LASCIATEVI RICONCILIARE
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domenica 24 OTTOBRE
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ore 14:00
S.
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GIORNATA
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MISSIONARIA
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MONDIALE
Attività di
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3
fra’ Bernard Maillard
Documenti
INCONTRI OTTOBRE MISSIONARIO
La nostra comune responsabilità
per un’africa nuova
Credere nella forza
della solidarietà
Lettera di mons. Nicodème A. Barrigah-Benissan
vescovo di Atakpamé
Lettera di mons. Pier Giacomo Grampa
vescovo della diocesi di Lugano
Sono stato varie volte in Africa: in Etiopia, dove già mi recavo quando
ero rettore al Papio, per campi di lavoro con gli allievi, appoggiandomi sulle missioni salesiane; in Ciad per incontrare i nostri missionari;
nel Togo per una visita promossa dalla nostra Conferenza episcopale.
Queste esperienze mi hanno permesso di conoscere meglio l’Africa e in
particolare la sua Chiesa, che dispiega forze, mezzi ed energie a favore
dei più bisognosi, con davanti ancora un lavoro immenso, se si pensa che
larghe fasce della popolazione vivono tuttora di superstizioni animiste e
c’è una sistematica penetrazione dell’Islam. L’ impressione ricevuta è che
il popolo africano è animato da una profondissima religiosità naturale, è
seguito da un clero generoso, ha un profondo bisogno di fede, ma deve
essere educato ad una dimensione di fede solida.
Le grandi potenzialità e la generosità nell’impegno pastorale attendono
però una coordinazione migliore pur nella semplicità della condivisione
e nella esemplare prossimità ai fedeli. I vescovi incontrati mi hanno richiamato in particolare il mancato rientro di parecchi preti africani che
vengono in Europa per i loro studi e lo scarso coordinamento degli interventi provenienti dall’estero a favore della popolazione, che sovente non coinvolgono la Chiesa locale. Ne
deriva il rischio di creare doppioni, di non favorire una collaborazione quanto mai necessaria per superare
divisioni tribali, interessi familiari, di non garantire una continuità nel tempo. Un’altra esigenza sentita è
la istituzione di nuove parrocchie per una più capillare pastorale d’assieme e di ambiente per rispondere ai
bisogni delle diverse categorie di persone.
Le vocazioni non mancano perché sono anche un mezzo di crescita sociale, ma pongono il problema del
discernimento e della formazione. Molto grave è la questione del sostentamento dei preti, parecchi dei quali
vivono delle sole offerte per intenzioni di Messe.
Dobbiamo combattere le ingiustizie e le discriminazioni di cui sono vittime i paesi più poveri, con impegno, coraggio ed ostinazione, intervenendo nei paesi che ancora soffrono del sottosviluppo. Se vogliamo
arginare il flusso nelle nazioni più ricche dei poveri del terzo e quarto mondo, dobbiamo intervenire con
convinzione per combattere le ingiustizie e promuovere lo sviluppo in loco a favore dei più svantaggiati.
Occorre credere nella forza della solidarietà e sostenere quelle organizzazioni di cooperazione allo sviluppo, che non disperdono soldi nelle strutture burocratiche, ma intervengono direttamente a cambiare sul
posto le condizioni disagiate, a formare nuove categorie di uomini e donne, aperti al dialogo, al confronto,
all’azione concreta per un’umanità più giusta, più libera, autosufficiente e democratica.
Non possiamo restare insensibili, né lasciar cadere vittime di ideologie fanatiche e totalitarie milioni di nostri
fratelli, che ancora risentono dello sfruttamento del colonialismo e sono prede facili di interessi disonesti e
prevaricatori.
Non si tratta solo di generica filantropia, ma di impegno umanitario voluto dal Vangelo, che connota la
presenza cristiana nel mondo e ne assicura il futuro.
Ai cattolici della Chiesa in Svizzera
A nome della Conferenza dei vescovi del Togo, sono felice di indirizzarmi
a voi che durante il Mese della Missione universale 2010, vi preoccupate
del futuro del nostro continente africano ed in modo particolare dei problemi attuali del Togo. In occasione della loro visita pastorale nel nostro
paese lo scorso autunno 2009, i vescovi svizzeri hanno fornito un’espressione tangibile alla vostra solidarietà. A nome delle sette diocesi che hanno avuto l’onore e la gioia di accoglierli, desidero esprimere, ancora una
volta, la nostra profonda riconoscenza.
Il popolo togolese, il 27 aprile 2010, ha celebrato i 50 anni dell’indipendenza l’indomani delle elezioni presidenziali del 4 marzo ultimo scorso,
che si sono svolte nella calma ed i cui risultati hanno suscitato un movimento di proteste da parte dell’opposizione politica. Per una volta, in
Togo –diciamolo pure– l’elezione del presidente non si è tenuta in un
bagno di sangue. Il successo è stato riconosciuto da tutte le istituzioni e
popolazioni, tuttavia in modo unanime si constata che il cammino verso una democrazia sicura è ancora
ben lontano. Per passare infatti, dal clima di diffidenza alla fiducia, bisogna ancora sradicare i comportamenti etnici, regionalistici e di parte; a favore della giustizia, dell’equità e del diritto come pilastri della vita
comune.
A questa svolta decisiva della nostra storia nazionale macchiata di ricorrenti violenze e di gravi crisi sociopolitiche, la Chiesa non può sottrarsi al suo impegno evangelico a favore della giustizia e della pace. Attraverso la Commissione Giustizia e Pace, la Chiesa ha realizzato numerosi progetti nell’ambito dell’educazione ai
valori sociali ed etici. Allo stesso modo, il suo impegno nel complesso processo di riconciliazione nazionale
è senza riserve.
La soluzione dei numerosi problemi che minano il Togo e l’Africa darebbe scarico alla responsabilità dei figli
e figlie del nostro paese e del nostro continente. La nostra Chiesa Famiglia ne è cosciente. Tuttavia essa è
pure convinta che una migliore presa di coscienza delle sfide dell’Africa sul piano internazionale può favorire molto il consolidamento della sua democrazia e l’instaurazione di una maggiore giustizia. Il secondo
sinodo per l’Africa elenca un certo numero di situazioni che interrogano le Chiese sorelle di altri continenti.
Per consolidare –in Africa– la giustizia e la pace, bisogna cominciare a guardare i suoi problemi con occhi
diversi. Basta poca attenzione per scoprire che forse non si è estranei al suo malessere, al deterioramento
del suo ambiente (prop. 22), al commercio delle armi che alimentano la guerra tra i suoi figli (prop. 23), al
malgoverno esercitato dalla complicità con il potere (prop. 24), alla situazione scandalosa dei migranti e dei
rifugiati (prop. 28), allo sfruttamento abusivo delle risorse naturali (prop. 29), all’emarginazione sul piano
internazionale (prop. 31), all’inarrestabile propagazione dell’AIDS (prop. 51), e della malaria (prop. 52).
La storia recente del nostro paese non è affatto gloriosa, tuttavia la speranza è lecita. Noi desideriamo condividerla con voi e sollecitare il vostro fraterno sostegno.
Atakpamé, 28 maggio 2010
4
5
Lugano, 6 agosto 2010
Documenti
Documenti
Riconoscenza e invito alla
corresponsabilità
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per l’ottobre missionario 2010
Il Togo presenta una grande diversità geografica e culturale. Una costa sabbiosa ricca di palme da cocco al Sud;
verdi vallate e piccole montagne (il monte più alto raggiunge 986 m.) al Centro; pianure aride e grandi savane
con baobab al Nord.
A Ovest confina con il Ghana, a Est con il Benin, a nord
con il Burkina Faso, a Sud si affaccia sull’Atlantico con una
costa larga solo 56 Km.
Pubblichiamo il messaggio dei Vescovi svizzeri alternato ad altri documenti e riflessioni raccolti durante questo
anno di lavoro di preparazione
della campagna dell’ottobre missionario.
All’inizio del terzo millennio, papa Giovanni Palo II aveva scritto una lettera d’incoraggiamento al popolo di Dio.
Parlando della Missione Universale della
Chiesa lanciava una sfida di carità dicendo: «Si tratta di proseguire una tradizione
di carità che ha già rivestito molteplici
espressioni nel corso dei due trascorsi millenni, ma che oggi richiede senza
dubbio ancora maggiore inventiva. È l’ora
di una nuova inventiva della carità che si
svilupperebbe non solamente attraverso
chi volesse leggerlo di seguito lo
i soccorsi prodigati in modo efficace, ma
trova sempre in un riquadro grigio.
pure nella capacità di farsi prossimo, di
essere solidali con coloro che soffrono di
modo che il gesto di aiuto sia sentito non
come un’elemosina umiliante, ma come
una condivisione fraterna».
Forte di questo incoraggiamento la Conferenza dei vescovi svizzeri ha organizzato nell’autunno 2009 un
viaggio nel Togo, in Africa Occidentale. Piuttosto che accogliere ancora e sempre dei vescovi che giungono in Europa a mendicare soccorsi materiali, siamo andati noi sul posto per incontrarli, essere loro più
vicini e vivere una condivisione fraterna. Il Togo è stato scelto perché la sua estensione è comparabile a
quella della Svizzera. Così ognuno dei sette vescovi togolesi ha potuto essere visitato nella sua diocesi
da un delegato della Conferenza episcopale svizzera.
Il Togo è
un piccolo
paese situato
sulla costa ovest
dell’Africa. È una
stretta striscia di
terra lunga poco
più di 600 Km
e larga dai 50
ai 150 Km.
La superficie
è di 56785
Km2.
Nel 1884 un inviato del Governo tedesco, Gustav Nachtigal, riuscì a stringere accordi di protettorato con un
certo numero di capi delle zone costiere. Fu così istituita la colonia del Togoland grande una volta e mezza
il Togo attuale. Dopo la sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, il Togo fu diviso tra Gran Bretagna e
Francia. La zona sotto mandato francese divenne indipendente nel 1960. La parte sotto la Gran Bretagna è
stata integrata nel Ghana.
Sul piano politico, dopo un primo governo provvisorio, Sylvanus
Olympio divenne il primo presidente della Repubblica Togolese.
Nel 1963 a seguito di un colpo di stato militare divenne presidente Nicolas Grunitzky che emanò una nuova costituzione,
ma fu costretto alle dimissioni da un nuovo colpo di stato del
1967 quando salì al potere il generale Gnassingbe Eyadema restandovi fino al 2005. Alle elezioni presidenziali del 24 aprile
2005 viene eletto Faure Gnassingbe figlio di Eyadema. Alle recenti elezioni del 4 marzo 2010 Faure è stato riconfermato presidente, ma l’Unione Europea ha sostenuto le denuncie di Fabre
(altro candidato) che in un rapporto ha sottolineato le proprie
perplessità circa le modalità delle elezioni e la pratica di voto di
scambio e ambiguità nella trasmissione dei risultati. Non sono
infatti mancate tensioni con l’intervento della polizia e l’uso della forza –giustificata come motivazione per garantire la sicurezza della popolazione– come richiamo alle violenze che avevano
caratterizzato le elezioni del 2005, quando la salita al potere di
Gnassingbe, avvenuta dopo la morte del padre che aveva instaurato un regime dittatoriale, instaurò un clima di guerra civile
e di violenze che portarono alla morte circa 500 persone.
La popolazione è di circa 6 milioni e mezzo di abitanti. La speranza di vita è di 52,6 anni; la mortalità infantile raggiunge il
66,6 per mille (statistica del 2005). La percentuale di scolarizzazione pur variando in modo significativo da regione a regione
è di poco superiore al 60%. Le scuole sono in parte statali e in
parte gestite da missionari.
p.s.:
Siamo tornati arricchiti
dall’insegnamento ricevuto che noi desidereremmo
condividere con voi in
questo mese più attento
degli altri alla Missione
universale della Chiesa.
Effettivamente abbiamo
incontrato una Chiesa
viva e dinamica, generosa
nelle sue iniziative, fervente nelle sue celebrazioni e impegnata nelle
sue prese di posizione.
La delegazione svizzera della CVS in visita in Togo incontra i vescovi togolesi
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Il Togo è diviso in 5 regioni amministrative (Marittima, Altopiani, Centrale, Kara, Savane) suddivise in 30 prefetture.
Membro della Comunità Economica degli Stati dell’Africa
Documenti
Documenti
IL TOGO
Messaggio della
Conferenza dei Vescovi Svizzeri
Sul piano culturale, il francese è la lingua ufficiale benché il Kabyè
e l’Ewé sono le principali lingue nazionali.
Le principali
religioni sono
l’animismo
praticato
da oltre il
50% della
popolazione,
seguito dal cattolicesimo (26%),
islam (15%), protestantesimo (9%).
La popolazione del Togo –con una media
del 43,7% di abitanti sotto i 15 anni– è molto giovane. La crisi politica iniziata all’inizio
del 1990 ha fortemente frenato il processo di
sviluppo, facendo regredire l’indicatore di sviluppo umano dallo 0,51 allo 0,495. Questa situazione è il riflesso del regresso del Pese sul
piano economico osservato nel periodo 19951998 in cui l’economia ha registrato una buona occasione conseguente alla svalutazione della
moneta nazionale nel 1994. La crescita economica
registrata nel 2003 è stata effimera perché nel 2004
il tasso di crescita del PIL è passato dal precedente
5,3% al 2,3, per situarsi nel 2006 al 2% con un reddito pro-capite pari a 380 dollari. Quindi poco più di
un dollaro al giorno.
Questa situazione è la conseguenza della caduta
di produzione e del deterioramento dei termini di
scambio nei settori tradizionalmente portanti (fosfato, cotone, caffè, cacao) oltre alla debolezza degli
investimenti dovuta anche alla riduzione dell’aiuto
pubblico allo sviluppo.
Questo marasma economico ha avuto ripercussioni
sulla situazione sociale e l’aggravamento della povertà. Il 62% dei togolesi vive al di sotto della soglia
di povertà, soprattutto nelle zone rurali dove il tasso
raggiunge il 79,7%.
Conseguenza della crisi economico-finanziaria è
pure il deterioramento della qualità e delle infrastrutture di servizi sociali sanitari e scolastici. L’abbandono scolastico delle primarie è salito al 74,1% e
la mortalità dei bambini di meno di 5 anni nel 2008
è stata dell’8,7%.
I malati di AIDS è attualmente il 3,2%
della popolazione tra i 15 e i 49
anni. La debolezza delle capacità mediche e finanziarie non
solo del ministero della sanità ma anche delle ONG
non facilitano strategie
di azione contro tale
malattia.
L’impegno sociopolitico della
Chiesa togolese
Mons. Isaac Gaglò, vescovo di Aneho e mons. Markus
Büchel, vescovo di San Gallo, durante la visita in Togo.
Questa pagina e le due successive
sono a cura dei preti togolesi presenti
nella nostra diocesi.
È stata data facoltà alla redazione di
ritoccarne forma e contenuto, ma nel
massimo rispetto, ci è piaciuto lasciarle nella forma originale per dare al
lettore la sensazione di trovarsi gomito
a gomito con uno di questi sacerdoti
e sentirlo parlare della sua terra, della sua chiesa, delle sue speranze per
un’Africa nuova...
sarà ospite
Mons. Gaglò veglia misa
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Giubiasco
(vedi seconda
Le donne togolesi
sono
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da un tasso di
analfabetismo
più alto che influisce sulle loro condizioni di vita. Inoltre
sono vittime di costrizioni (in particolare il
difficile accesso alla
terra e al credito) che
bloccano lo sviluppo delle loro capacità produttive.
In generale la povertà in
Togo è caratterizzata dalla disoccupazione, dalla bassa remunerazione degli impieghi esistenti,
dal sottosviluppo sociale nel campo
educativo, e sanitario e dallo scarso accesso
alle risorse come elettricità e acqua.
1
In un messaggio del 19 marzo 2003, col titolo:
«Dans la verité, bâtissons la paix cioè Nella
verità costruiamo la pace» i vescovi chiedevano la
trasparenza nelle urne per una elezione libera nella
verità e nell’oggettività come unico modo di edificare la pace nella giustizia, nell’amore e nella libertà.
2
8
9
La commissione nazionale episcopale giustizia, pace e verità, organo della conferenza
dei vescovi lavora sempre per l’emergenza e l’avvenimento di una società più giusta nella quale, la
persona umana creata all’immagine di Dio, ritrova
la sua prima dignità, una società dove: donne, uomini e bambini godono dei loro diritti fondamentali, condizione indispensabile di ogni ben’essere e
di ogni sviluppo, la prima condizione alla pace. Ha
contribuito con il tema: «Ruolo della società civile
nella costruzione di uno stato di diritto in Togo: la
contribuzione della Chiesa». Ha coinvolto i cristiani
laici a svolgere ciascuno il suo ruolo nella costruzione del paese.
La Chiesa si impegna alla formazione delle coscienze soprattutto a favore dei giovani nella reciproca
fiducia in vista della costruzione di uno stato di
diritto.
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pag. di copertin
3
Dopo difficili situazioni umani vissuti nella violenza: prima, durante e dopo l’elezione presidenziale del 2005, i vescovi hanno inviato al popolo,
un messaggio di conforto e di speranza. Di fronte
agli atti di odio, di vendetta, di divisione, d’ingiustizia, malgrado i tanti morti e tanti sfollati e esiliati,
i prelati hanno interpellato ciascuno dei togolesi a
fare un bilancio, ad incamminarsi verso la vera conversione rifiutando ogni forma di male e ricercare
soltanto il bene solo capace di vincere il male e fare
crescere l’uomo. Nei cuori, devono trovare posto: la
giustizia, la pace e il perdono. Tutti devono diventare artefice di pace e costruire una civiltà di giustizia,
d’amore e di pace. I vescovi hanno esortato tutti a
non disperarsi, ma con coraggio e preghiere credere
che la luce del Signore illumina ogni tenebra e guida
alla gioia di appartenere a questo paese.
4
Nel messaggio della Chiesa togolese riguardo
alla legge sulla liberalizzazione dell’aborto (22
dicembre 2006), i prelati ribadiscono: «È già uomo
colui che lo diventerà». Nelle sue raccomandazioni finali i vescovi invitano uomini e donne di buona
volontà a capire che una legge civile non può impegnare in coscienza nel momento in cui si oppone alla
Documenti e riflessioni
Documenti
dell’Ovest e dell’Unione Economica e Monetaria
Ovest-Africana, il Togo è il quinto produttore mondiale di fosfato che costituisce il 50% delle esportazioni.
Il settore agricolo impiega oltre il 65% della mano
d’opera nelle coltivazioni di cacao, caffè e cotone
che costituiscono il 30% dei guadagni dovuti alle
esportazioni. Alla fine degli anni ‘80 è stata creata
una zona franca: il Porto Autonomo di Lomè che
costituisce il polmone dell’economia.
5
Infine, prima dell’ultima elezione presidenziale
(4 marzo 2010), i vescovi togolesi, hanno ri-
chiamato ad una sfida a favore della pace. Partendo
dal cristiano, cittadino radicato in Cristo; ai dirigenti,
ai membri della commissione elettorale, ai candidati, ai partiti politici; all’esercito, fino agli elettori, i
prelati hanno parlato al cuore di ciascuno esortando
tutti a fare un sacrificio d’amore lavorando concretamente per vincere la violenza e votare nella gioia e
serenità. Ognuno deve diventare strumento di pace.
Una giovane Chiesa
figlia di missionari
La Chiesa cattolica in Togo è nata il 28 agosto
1892, quando è stata celebrata la prima Messa nella nostra terra.
La Messa venne celebrata dai primi missionari arrivati nel Paese; si trattava di due sacerdoti e tre
fratelli inviati da S. Arnold Jansen, fondatore dei
Missionari del Verbo Divino, che sono così i fondatori della nostra Chiesa.
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
Una chiesa dinamica e generosa nelle sue iniziative
Nel momento i cui i cristiani d’Europa sembrano perdere la speranza, i cristiani dell’Africa ci trasmettono un’immagine confortante della pratica della fede
nei diversi ambienti di vita. Anche nelle situazioni
difficili, questa Chiesa ci ripropone il sorriso nelle difficoltà, il coraggio nello sforzo e l’ingegnosità
nell’azione. È così che davanti alle religioni animiste ancora fortemente presenti, davanti alle sette in
piena espansione, davanti a un Islam che si vuole
onnipresente, la Chiesa cattolica costruisce scuole,
collegi e università, edifica centri ospedalieri, lotta
contro le malattie endemiche, sviluppa l’agricoltura,
accoglie gli orfani, forma la gioventù.
In un paese dove manca l’essenziale delle strutture
sociali, assicurazioni, contratti di lavoro, pianificazioni politiche, la Chiesa supplisce a numerose deficienze e non abbassa le braccia. Non si accontenta
di promesse ma fissa i paletti che indicano le strade
da seguire verso uno sviluppo sostenibile del paese.
Le basi sono poste per uno sviluppo solidale e duraturo. Anche se sussistono ancora delle enormi ingiustizie e una corruzione endemica, i cristiani si
preoccupano di far emergere, poco a poco, maggior
trasparenza e verità.
50 anni dopo il loro arrivo, i missionari, di nazionalità tedesca, devono lasciare la giovane comunità
a se stessa, perché la Germania era stata sconfitta
nella prima guerra mondiale e, nella logica di allora,
non era possibile lasciare in Togo (assegnato alla
Francia), dei cittadini tedeschi sia pure missionari.
La Chiesa è stata così affidata ai laici che la gestirono fino all’arrivo della Società delle Missioni
Africane (SMA). Questi ultimi passarono la mano al
clero locale quando nel 1962 fu consacrato il primo
Arcivescovo del Togo.
I Padri Verbiti come quelli della SMA hanno lasciato
alla Chiesa delle devozioni solide e degne di lode.
Tra queste vi è:
- La devozione al Sacro Cuore di Gesù che viene
celebrato nella maggior parte delle parrocchie, al-
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(vedi seconda
dì di ogni mese.
Interi villaggi si
recano nella parrocchia principale per la confessione del giovedì sera, in vista dell’Eucaristia in onore
del Sacro Cuore di Gesù. Questa devozione è profondamente radicata nella tradizione della nostra
Chiesa.
- Un’altra devozione che perdura è il Santo Rosario
durante il mese di ottobre. I cattolici –e anche alcuni fedeli delle chiese evangeliche– prendono letteralmente d’assalto le chiese. Durante la settimana
si recita il rosario davanti al Santissimo Sacramento
e le litanie alla Vergine. Sabato e Domenica si recita
il rosario mentre le litanie sono cantate.
- La terza devozione, che sta diventando sempre
più seguita, è l’esposizione del Santissimo Sacramento, ogni giovedì dell’anno. Addirittura in alcune parrocchie è diventata una pratica abituale
l’esposizione permanente del Santissimo Sacramento in una cappella attigua. Vengono a pregare tutti: bambini, giovani, adulti e anziani. Nella
capitale, Lomé, si trova una comunità di suore in
adorazione perpetua, le Figlie di S. Arnold Jansen.
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
Una chiesa fervente nelle sue celebrazioni
10
Presentazione delle offerte ad una celebrazione in occasione della visita della CVS in Togo
11
Nel raffronto con le nostre celebrazioni religiose in
Europa, ciò che colpisce maggiormente in Africa è
l’espressione gioiosa e il tempo trascorso a pregare, cantare e danzare. Le comunità s’immedesimano
pubblicamente nell’espressione della fede. Nessun
rispetto umano, né per gli adulti, né per i giovani
o i bambini. Se il clero è preoccupato di curare le
liturgie, i fedeli non ci fanno caso e non si pongono problemi ad esprimersi davanti ai loro fratelli e
sorelle. È appunto questa una delle espressioni forti
della Chiesa concepita come una grande famiglia.
Si potrebbe anche temere che questo sia un modo
per dimenticare la miseria o le difficoltà della vita .
Invece la forza spirituale è spesso accompagnata da
reciproco aiuto materiale, da luoghi di dialogo e da
mutua benevolenza.
In confronto, le nostre celebrazioni mancano spesso
di calore umano e di gioiosa intimità.
Documenti e riflessioni
Documenti e riflessioni
legge di Dio. Il diritto all’obiezione di coscienza di
fronte all’aborto è una testimonianza di fede. Esortano il personale di sanità ad un impegno a favore
della vita, a favore di ogni vita e uno sforzo per combattere ogni cultura di morte.
Documenti e riflessioni
Documenti e riflessioni
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
Una chiesa impegnata nelle sue prese di posizione
http://www.cmsi.ws/datafiles/gestionedownloads/
pdf/sussidio%20lit.%202010%20ROMANO.pdf
Ma lo fa a rischio della sua stessa vita.
Il coraggio della società civile ed ecclesiale
Monsignor Nicodème Barrigah, vescovo di Atakpamè in Togo, è presidente della Commissione
Verità, giustizia e riconciliazione del suo Paese.
La commissione è stata istituita il 25 febbraio 2009
dal Presidente della Repubblica con lo scopo di creare e consolidare un clima di riconciliazione tra i
cittadini del Paese, turbato da profonde contraddizioni.
Nel mese di giugno di quest’anno abbiamo avuto il
piacere di incontrare Mons. Barrigah nella parrocchia di Pregassona, in occasione della festa dell’amicizia dell’Associazione Dedomé, dove è vicario parrocchiale don Frank Essik (prete togolese). Mons.
Nicodème si è intrattenuto durante il pomeriggio
rispondendo ad alcune domande sul lavoro della
commissione che Lui presiede. Ci ha così spiegato
che dopo l’elezione presidenziale nel 2005 ci sono
stati 500 morti. Il popolo non ne poteva più e si è
reso necessario chinarsi su questi fatti di sangue.
La conclusione è stata quella di istituire una nuova
Commissione per fare luce sulla catena di violenze
che dal 1958 continua a mietere morti nel Paese. È
il popolo che ha proposto la creazione della Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione composta da 11 membri con a capo Mons. Nicodème.
Ma qual è il vantaggio di un gruppo di lavoro simile? Il Vescovo spiega: «Verità, quale verità? la
verità delle vittime o la verità degli autori? perché
non è di certo la stessa cosa. Verità dei fatti o la
verità globale?
Giustizia, ma quale giustizia? non la giustizia giudiziaria, cioè quella dei criminali, ma quella che rifà il
rapporto tra la vittima e l’autore presunto.
Poi c’è anche la riconciliazione e lo sappiamo tutti
che si tratta di un cammino interpersonale che non
si può imporre. La riconciliazione ha una condizio-
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vera. Dobbiamo puntare lo sguardo sulle vittime
per parlare di restituzione e riabilitazione. Possiamo aiutare le vittime a ritrovare il loro posto nella
società. Però dobbiamo fare anche delle raccomandazioni rispetto a coloro che hanno commesso crimini gravi e proporre che ci siano dei giudizi contro
alcune persone.
Verità, giustizia, riconciliazione: ecco il mandato
affidato per 18 mesi o 2 anni. Abbiamo studiato,
scritto testi e poi dal mese di ottobre fatto una
sensibilizzazione capillare del popolo. La nostra
commissione ha avuto incarico di parlare a tutti gli
attori della scena politica del Paese. Abbiamo incontrato lo Stato Maggiore dell’esercito, il Ministero della sicurezza, i magistrati, la corte costituzionale, la corte suprema, il Presidente per chiedere a
ciascuno di rispettare la propria missione affidata.
Grazie a Dio quest’anno c’è stata un’elezione senza spargimento di sangue.
Dal mese di luglio in avanti si entrerà in una fase
più operativa, quella cioè di accertare le cose, cercare le prove, fare delle udienze pubbliche e dare
la parola alle vittime. Attraverso questa modalità
vogliamo invitare il popolo al perdono, poi faremo
atti di riconciliazione.
La riconciliazione non è facoltativa, ma è la strada
che dobbiamo percorrere e mi affido anche alle vo- 12
stre preghiere affinché ciò avvenga.»
Commissione governativa Verità Giustizia e Riconciliazione
Il coraggio del cristiano
13
La campagna mette l’accento sulla testimonianza
e sull’operato di una suora ruandese che durante il
genocidio del 1994 è sopravvissuta al massacro ed
ha iniziato a lavorare a favore della riconciliazione.
Suor Geneviève ha perso tutta la sua famiglia, sterminata all’interno di una chiesa. In quel periodo si
trovava in Camerun e quando è tornata nel suo Paese, dopo una fase di odio e dolore per quello che
era accaduto, ha iniziato un cammino di riflessione
per riuscire a canalizzare quei sentimenti di rancore
che le impedivano di essere serena.
Suor Geneviève ha incontrato l’associazione delle
“Dame della misericordia divina”, che opera nelle
prigioni e nelle parrocchie ed ha iniziato la sua missione instancabile sulla riconciliazione.
Il suo linguaggio era chiaro e schietto, incontrava i
carcerati durante le celebrazioni e diceva loro: «Se
tu hai ucciso, ti impegni a chiedere perdono alla
vittima sopravvissuta, l’aiuterai anche a liberarsi
dal peso di vendetta, dall’odio e dal rancore…»
Durante le celebrazioni liturgiche, i prigionieri avevano l’occasione di chiedere perdono e si esprimevano anche apertamente. Un giorno ha incontrato
quello che aveva ucciso i sui famigliari ed ecco cosa
è avvenuto: «Uno dei prigionieri si è alzato in
lacrime, è caduto in ginocchio davanti a me supplicando il perdono. Io restai pietrificata riconoscendo
in lui un amico di famiglia che era cresciuto e aveva
diviso tutto con noi. Lui aveva ucciso mio papà e mi
spiegava altre cose sulla morte degli altri… In quel
momento ho cominciato a sentire pietà e compassione, allora l’ho fatto rialzare e l’ho abbracciato.
Lui mi ha detto singhiozzando: «Sei e resterai mia
sorella». Ho sentito cadere quel grosso peso, ho
ritrovato la pace interiore ed ho ringraziato colui
che tenevo ancora fra le braccia. Con sorpresa l’ho
sentito gridare: «La giustizia può fare il suo corso e
condannarmi ma adesso io sono un uomo libero».
Queste testimonianze dimostrano con quale coraggio e determinazione la Chiesa in Africa sia impegnata concretamente a sviluppare progetti per migliorare la situazione.
Di pari passo anche nelle piccole comunità la gente
si è mossa e sono sorti gruppi, commissioni, iniziative volte tutte a sensibilizzare le persone.
Il cristiano diventa, nella Chiesa e nella società, il
“profeta della giustizia”. Il profeta è anzitutto colui
che riceve il deposito della parola divina, la custodisce inalterabile e intatta e se ne fa testimone in
ogni circostanza della vita quotidiana, famigliare e
sociale, permeandone tutte le strutture secolari.
Il mese di ottobre dello scorso anno ha visto riunito
a Roma il secondo sinodo speciale per l’Africa, che
ha convogliato vescovi del continente, membri scelti
dal papa, teologi, esperti, osservatori di altre religioni.
Già nel 1994 con Giovanni Paolo II si era celebrato in
Vaticano il primo sinodo africano, drammaticamente
segnato dalla tragedia in Rwanda. A quel sinodo era
seguita l’Esortazione Ecclesia in Africa che aveva come
scopo di tracciare un cammino per la missione delle
Chiese in Africa e la loro collaborazione con le altre
Chiese nel mondo. Era un testo ricco, forse troppo:
dall’evangelizzazione alla promozione dei laici, dall’inculturazione ai media, dal dialogo interreligioso all’impegno per la giustizia e per la pace. Nel frattempo la
realtà africana si è modificata e i vescovi stessi avevano chiesto a Giovanni Paolo II di convocare un nuovo
sinodo. La malattia non gli permise di dar seguito a
quello che era anche un suo desiderio. Benedetto XVI
nel giugno 2005 indisse allora il sinodo con un tema
assai impegnativo: la Chiesa in Africa al servizio della
riconciliazione, della giustizia e della pace. Il tema richiamava la Chiesa africana in particolare, ma la Chiesa universale intera al dovere profetico nel contesto
storico, sociale e geografico in cui opera: «La ricerca
della pace e della giustizia è parte integrante della missione profetica legata all’annuncio del Vangelo» (Instrumentum, 20).
Riconciliazione, giustizia e pace potrebbero sembrare
questioni politiche, eppure rappresentano uno degli
assi portanti su cui si gioca la credibilità della Chiesa in
Africa, ma anche nel nostro contesto. La Chiesa non
può chiudersi in sacrestia, mentre l’umanità affronta
lo sterminio causato dalla fame, dalla mancanza di acqua, dalla cattiva distribuzione delle ricchezze, dalle
guerre tribali. Suor Teresina Caffi al sinodo ha affermato: «La chiesa o è profetica o più semplicemente non
è Chiesa». Ed è stato proprio questo il clou del sinodo:
una Chiesa impegnata nella promozione della persona
e dei popoli in nome del Vangelo, per essere sale della
terra e luce del mondo. Non basta più il messaggio di
speranza, ma bisognerà rimboccarsi le mani, “sporcarsi” nei paradossi di una società per molti versi a noi impenetrabile e incomprensibile. Già papa Giovanni Pa-
olo II chiamava la
Chiesa ad essere
attenta ai segni
dei tempi. Oggi
più che mai la
Chiesa in Africa
deve mettersi dalla parte dell’uomo
incatenato
dalle strutture
di peccato che gli
impediscono di realizzarsi come l’uomo vero inaugurato da Gesù. Il vescovo Munzihirva (RdC), assassinato nel 1996, aveva già
anticipato: «Ci sono cose che non si possono vedere
bene se non con gli occhi che hanno pianto». Forse
proprio pensando a lui, l’Instrumentum laboris aveva
rilevato gli intrecci di fattori esterni alla crisi africana
e le responsabilità internazionali nella situazione del
continente nero. L’Africa è interessante perché fornisce risorse per i mercati, ma è poco interessante per i
media, non è “notiziabile”, non fa audience. Ecco perché il papa bene ha fatto a convocare a Roma il sinodo, per dare visibilità e forza (centro della cristianità).
Alcuni assi tematici
La teologia africana è stata accolta dal sinodo che ne
ha riconosciuto la piena dignità. Ciò non era avvenuto al precedente sinodo: l’inculturazione era rimasta
nelle “catacombe”. La colonizzazione europea è stata
violenta e il risultato è osservabile anche nel fatto che
la teologia africana si è sempre basata su una metodologia di ricerca occidentale. Un esperto africano al
sinodo ha affermato: « la ricerca deve passare dall’africanismo dal di fuori, all’africanismo dal di dentro, adeguando il pensiero all’intellettualità comunitaria». Nel
contesto comunitario africano parole come famiglia,
figlio, giustizia, riconciliazione hanno una profondità
e un significato diversi rispetto al nostro sistema occidentale. E suor Teresa Okure, nigeriana, ha ribadito
al sinodo: «la cultura è il filtro con cui ogni uomo
e donna guarda il mondo. È impossibile esaminare 14
qualunque cosa che sia umana fuori dalla prospetti-
Il sinodo ha anche richiamato con forza il mondo occidentale, affinché cambi il suo stile di generosità perversa verso i “figli” dell’Africa: «Che senso ha continuare a inviare soldi a pioggia quando poi i nostri
figli vengono sfruttati, rifiutati, respinti?» Amare gli
africani fintanto che sono lontani è comodo, ma come
la mettiamo con le istituzioni che qui instaurano un
clima di odio e violano i diritti fondamentali dell’uomo, immagine di Dio? La risposta la troviamo nella
Propositio 25: «La missione della Chiesa di fronte a
tutto ciò è quella di promuovere una cultura attenta
al primato del diritto e del rispetto dei diritti umani
per tutti». Tema ripreso nella Propositio 28: «I Padri
sinodali credono che le politiche e le leggi migratorie
restrittive del mondo contro gli Africani violino sempre
più il principio della destinazione universale dei beni
creati e gli insegnamenti della Chiesa sui diritti umani,
sulla libertà di movimento e sui diritti dei lavoratori
migranti».
Per concludere si può affermare che un aspetto “mondiale” dei problemi africani ha radici esterne. L’Africa è
il continente più ricco del mondo in termini di materie
prime, ma gode solo dell’1% della ricchezza mondiale.
Da sempre la ricchezza africana è anche la sua maledizione: ieri la rapina dell’ebano e la tratta degli schiavi,
oggi i diamanti del Sudafrica, il petrolio del Niger, il
coltan (per i cellulari) del Congo, il legname dell’Africa centrale. Queste sono reali minacce alla pace, alla
giustizia e alla riconciliazione. Le Propositiones intravedono altre cause che debilitano l’Africa, le istituzioni
finanziarie internazionali con i loro programmi di ristrutturazione che comportano l’indebolimento delle
economie locali e il degrado del tessuto sociale con
l’allargamento del divario tra ricchi e poveri e con il
peggioramento delle condizioni di vita: dalla povertà
alla miseria delle masse. Senza un freno all’economia
mondiale l’Africa sarà presto un grande deserto causato dalle monoculture di esportazione per i mercati
occidentali.
I Padri hanno lanciato un forte appello: la riconciliazione e la giustizia passano attraverso un reale cambio
15 di relazioni interne e delle reti internazionali.
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
In sintonia con il Sinodo
sull’Africa
Durante l’intero mese di ottobre 2009 si è svolto a
Roma un sinodo di vescovi ed esperti sul tema: «La
Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Vi sono state pronunciate
parole forti, operate delle verifiche, un’ enorme speranza è stata suscitata.
Durante la Messa di apertura, papa Benedetto XVI
ha proferito queste parole: «L’Africa rappresenta un
immenso polmone spirituale per un’umanità che
sembra in crisi di fede e di speranza».
Degli appelli sono stati lanciati da vescovi africani:
«Alle grandi potenze di questo mondo noi diciamo:
trattate l’Africa con rispetto e riguardo per la sua
dignità ».
Il mondo intero può trarre utili insegnamenti da
constatazioni come queste: «I recenti disordini nel
mondo finanziario attestano che è giunto il momento di operare dei cambiamenti radicali nelle regole
del gioco. Ma che non sia ancora nell’interesse dei
ricchi a scapito dei poveri».
Alcuni vescovi hanno pure espresso dichiarazioni
forti come quella di un vescovo del Ghana:
«Abbiamo l’impressione che nella Chiesa-famiglia,
noi siamo membri di seconda categoria. Oppure che
apparteniamo ad un’altra Chiesa. La teoria della fratellanza è forte, ma la messa in pratica è debole».
O anche parole incoraggianti: La Chiesa cattolica è
l’unica istituzione che non abbia paura di parlare
chiaramente ai governi. Talvolta i politici non sanno
dove possono trovare delle risposte alle domande
urgenti che vengono poste».
Alcuni riscontri hanno pure permesso di rilevare
certi aspetti dell’amore e del rispetto della vita in
Africa, come in questa dichiarazione: «Le donne
hanno dimostrato in diverse situazioni di conflitto
il loro talento a preservare la vita, spesso a prezzo
di pesanti sacrifici».
O ancora. «I padri sinodali hanno preso coscienza
di trovarsi in una tappa importante della storia africana: quella della ricostruzione dell’Africa da parte
degli Africani in unione con la comunità internazionale».
Documenti e riflessioni
Documenti e riflessioni
Africa alzati e cammina
va culturale. Anche l’uomo africano ha bisogno di fare
i conti con la propria storia e cultura e, dentro queste, ricevere il vangelo, così da accoglierlo nel proprio
cuore di africano e farlo parlare nella propria lingua.
L’inculturazione serve poi anche per arricchire la vita
cristiana, ma soprattutto per mettere da parte quegli
aspetti che sono contrari all’insegnamento cristiano».
E da noi che ha fatto la Chiesa?
Tutte queste informazioni resteranno lettera morta
se noi non ci interpellassimo per trarre delle lezioni
per noi stessi e metterle in pratica. Un primo punto
consiste nel riconsiderare il nostro concetto della
missione universale del nostro spirito missionario.
-Non si tratta soltanto di aiutare finanziariamente
questo o quel missionario, ma piuttosto di stabilire maggior giustizia a tutti i livelli.
Si tratta inoltre:
-di farsi prossimo e di manifestare un amore frater-
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storia della carità ed assistenza nelle nostre terre dal
Medioevo fino alla costituzione dello Stato sociale nel
Ticino iniziata attorno alla metà del secolo scorso. La
pubblicazione è completata con gli interventi di altri
numerosi relatori al convegno del cinquantesimo del
21 novembre 1992.
Viene aperto un ampio scenario che spazia dalla storia settecentesca dell’ospedale di Santa Maria di Lugano, antenato dell’odierno ospedale civico, creato
dai “vicini” (patrizi), istituto che riflette la reciprocità tra società civile e religiosa. Per passare attraverso
le confraternite che assistevano moribondi, carcerati,
condannati a morte e orfani, attraversare l’Ottocento
e giungere ai primi anni del secolo scorso quando ci
si accorse, con sorpresa, che nella Diocesi di Lugano
esistevano oltre un centinaio di istituzioni caritative di
enti o di associazioni cattoliche dedite ad attività di
assistenza. Prevalentemente congregazioni femminili,
iniziando dalle Vincenziane attive in diversi ospedali
già dal 1845, per passare alle Suore della Carità, quelle di Santa Croce di Menzingen, le Misericordine, le
Guanelliane e tante altre. Un vero arcipelago di congregazioni sparse sull’intero territorio. Senza dimenticare quelle maschile: padri francescani, cappuccini,
somaschi, guanelliani, orionini. Chiamati dal Vescovo
o sollecitati da parroci tenaci, sostenuti spesso da volontà testamentarie di qualche fedele, hanno risposto
ai bisogni emergenti del tempo: gli ospedali, gli ospizi
per anziani, culle, orfanotrofi, asili per ciechi, istituti
speciali. Quindi, come oggi in molti paesi d’Africa, in
un passato nemmeno molto lontano, la nostra Chiesa ha saputo individuare e rispondere ai bisogni della
gente. Oggi in quanto Chiesa siamo in grado di fare
altrettanto?
Sarà questo il tema della serata Missio che si terrà a 16
Mendrisio (Presenza Sud) il venerdì 8 ottobre 2010.
no planetario e solidale: i nostri giovani devono
venire sensibilizzati in tal senso.
-di mettere in pratica il vangelo che ci interpella
sul nostro modo di vivere, le nostre esigenze esagerate e il nostro commercio ingiusto.
-di annunciare il vangelo non solamente a parole,
ma con la testimonianza di una vita più semplice
-di lasciarci interpellare da cristiani di altri continenti e di cambiare certi modi di vivere, di credere
e di sperare.
Vedere, valutare, agire.
Nelle nostre comunità, la Chiesa in tanti secoli di storia,
ha lasciato traccia di molti segni di concreto impegno.
Dire Chiesa significa dire gente delle nostre comunità
che ha saputo leggere i segni dei tempi, come indicato
dal Concilio, e chinarsi nelle situazioni concrete.
Tuttavia non sempre si è stati capaci di vedere questi
segni e di portare un’adeguata lettura e aiuto perché,
in particolare nel nostro occidente non solo la Chiesa
ma tutta la società –come dice il card. Martini– è malata del male cancerogeno dell’indifferentismo e del
soggettivismo.
Il nostro vescovo Pier Giacomo, nell’ultima lettera pastorale, citando quanto il Papa diceva alla chiesa di
Roma, afferma che la nostra chiesa necessita di un
«cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli “collaboratori” del clero a riconoscerli realmente “corresponsabili”
dell’essere e dell’agire della chiesa». Allora dobbiamo
17
tornare alle sorgenti, attingere forza dalla Parola di
Dio, scoprire l’importanza del silenzio, dell’ascolto e
della preghiera per poter vivere intensamente la comunione col Cristo poiché solo lui può far giungere
a una giusta condivisione. È quello che auspicano i
nostri vescovi in questo mese di ottobre dopo il loro
viaggio in Togo.
Esempi di impegno della Chiesa –ieri e oggi– nel campo caritativo, educativo, assistenziale.
In Togo e in tanti altri paesi d’Africa dove manca l’essenziale delle strutture sociali, assicurazioni, contratti
di lavoro, pianificazioni politiche, la Chiesa cattolica
supplisce a numerose deficienze dello Stato: costruisce
scuole, collegi e università, forma la gioventù, edifica
centri ospedalieri, lotta contro le malattie endemiche,
sviluppa l’agricoltura, accoglie gli orfani. Da noi oggi è
talmente scontato che sia lo Stato ad occuparsi di tutto
questo che abbiamo dimenticato come non più di duecento anni fa, quando la Repubblica e Cantone del Ticino cominciava a muovere i suoi primi faticosi passi, la
Chiesa, in forme diverse era già presente sia nel campo
dell’educazione che in quello caritativo assistenziale.
Uno studio approfondito sulle opere della Chiesa nel
campo educativo tramite congregazioni religiose, confraternite o singoli parroci non è ancora stato eseguito.
Dalle diverse «Storia del Cantone Ticino» pubblicate
in epoche diverse sappiamo che all’inizio dell’800 l’insegnamento elementare era praticamente ridotto alle
sole scuole parrocchiali che facevano capo a parroci
o cappellani. Già nel 1804 il neonato Cantone Ticino
varò una legge che prevedeva l’istituzione di scuole
comunali e l’obbligatorietà della frequenza che rimase
in pratica lettera morta. Anche la legge sulla scuola del
1831 intesa a promuovere un insegnamento più laico
non ebbe miglior successo, per cui le scuole elementari
funzionanti finirono per essere ancora quelle curate da
religiosi. Lo stesso vale per l’nsegnamento secondario;
nel 1840 esistevano in Ticino otto istituti di educazione secondaria, sette dei quali gestiti da congregazioni
religiose: la comunità dei Serviti di Mendrisio, i Somaschi a Lugano, I Benedettini a Bellinzona, il collegio
Papio ad Ascona, il seminario di Pollegio per citarne
alcuni. Solo nel novembre del 1852 viene inaugurato
il Liceo di Lugano, primo istituto secondario statale.
Di quanto la Chiesa abbia fatto nel campo caritativo
assistenziale esistono invece ricchi contributi nel volume «Diocesi di Lugano e carità: dalla storia uno sguardo al futuro» pubblicato da Caritas Ticino in occasione
del suo cinquantesimo anniversario. Il libro curato e
stampato da Caritas raccoglie i lavori di ricerca degli
storici Aldo Abächerli, Antonio Gili e Antonio Lepori coordinati da Alberto Gandolla, che ripercorrono la
Lezioni da trarre per noi in Svizzera
Documenti e riflessioni
Documenti e riflessioni
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
Quel bisogno di riconciliazione
Conclusione
Il viaggio di una folta delegazione della Conferenza
dei vescovi svizzeri in Togo dovrebbe aiutarci tutti
a vivere meglio qui da noi, la campagna missionaria
nel mese di ottobre e oltre. Il tema del mese missionario l’esprime bene: «Una Chiesa al servizio della
riconciliazione, della giustizia e della pace».
Possa la testimonianza personale dei vescovi impegnare i cattolici svizzeri ad esprimere con più coraggio la condivisione nella carità, la testimonianza
della speranza e la propria gioia di credere.
Anche se la campagna missionaria è presentata da
Riflessione/testimonianza di fra’ Martino Dotta
un paese d’Africa, quest’anno il Togo, sono tutti i
paesi del mondo ad essere chiamati a rinnovare la
loro visione della missione universale della Chiesa.
La riflessione su una nuova inventiva della carità e
le azioni concrete di reciproco aiuto affondino le radici nella preghiera fiduciosa in Colui che ha inviato i suoi discepoli nel mondo intero per annunciare
la Buona Novella di salvezza. La preghiera precede,
accompagna e prolunga l’azione missionaria della
Chiesa.
I resoconti annuali delle collette mostrano chiaramente come le offerte per la Giornata Missionaria
Mondiale, siano diminuite nella Svizzera italiana.
In Ticino, dal 2001 anno in cui si era un po’ sopra
i 100.000.- fr., si è scesi a 68.190.- fr. lo scorso
anno. Così pure il Grigioni italiano è passato dai
circa 7.000.- fr. a 3.867.Con ciò non è parimenti diminuita la generosità
delle comunità, ma forse o anche senza forse, diverse parrocchie non inviano l’offerta della Giornata Missionaria Mondiale, come stabilito dall’Ordinario diocesano nell’elenco delle «collette da farsi
in tutte le chiese della diocesi» e come ovviamente
raccomanda la Chiesa universale. Su tale questione
di recente il Consiglio Missionario Cattolico Svizzero
ha pure inviato una circolare a tutte le parrocchie.
Invitiamo i parroci alla fedeltà a tale Giornata senza
precludere altre azioni in altri periodi a favore di progetti sostenuti dalla parrocchia o per altri missionari
invitati o di passaggio.
Snobbare la colletta della Giornata Missionaria Mondiale significa impoverire la risposta che la Chiesa come
comunione di chiese particolari può dare alle richieste
di aiuto a testimonianza di una fede comune. Sebbene
chiese particolari diano esse stesse risposte in tal senso,
non è a queste che si rivolgono tante chiese in necessità,
ma alle istituzioni preposte per rispondere alle richieste
di aiuto.
Grazie per l’impegno nella promozione e al sostegno di
tale Giornata!
«Insieme per un’Africa nuova» è un invito a guardare ben al di là dei nostri (spesso angusti) confini
nazionali o regionali. Il motto della Campagna di missio di quest’anno ci sprona a considerare una realtà
assai lontana (quella della società e della Chiesa del
Togo) per interrogarci sulla nostra situazione sociale
e religiosa. Costatare le pagliuzze negli occhi altrui
può forse aiutarci a riconoscere le travi che talvolta
intralciano il nostro cammino individuale e collettivo.
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Per suggerire alcune piste di riflessione, in vista possibilmente di uno nostro maggiore impegno a favore
di coloro che più fanno fatica a soddisfare anche solo
le loro esigenze di base (cibo, abitazione, vestiario,
lavoro, salute e posizione sociale), vorrei fare riferimento ad alcune situazioni di aiuto nel nostro Cantone. L’esperienza mi dice che, a volte, i più danno
molto per scontato, al punto da non rendersi sempre
conto del bene di cui godono. E magari si meravigliano di scoprire pure dalle nostre parti condizioni
di profondo disagio sociale, che coinvolgono tuttavia
un numero crescente di persone, indipendentemente
dalla loro origine nazionale e dalla loro condizione
familiare o professionale. A mio avviso, il punto di
partenza di qualsiasi “presa a carico sociale” –dalla
più semplice a quella più complessa– è la capacità
d’immedesimarsi nel vissuto altrui, di mettersi nella
pelle dell’altro sull’esempio di Gesù e il suo «passare
ovunque beneficando e risanando e facendo del bene
a tutti». Di conseguenza, per noi cristiani e all’interno delle nostre Comunità, va bandita ogni forma di
discriminazione, superiorità o disprezzo, poiché «abbiamo tutti un unico Padre, quello Celeste, e noi siamo tutti fratelli e sorelle tra di noi».
copertina)
18
Dall’emarginazione alla solidarietà
Uno dei campi nei quali, nel nostro Cantone (e nelle
nostre Chiese…), c’è parecchio lavoro da compiere
per contribuire a rendere «più giusto e fraterno» il
nostro Paese è la lotta contro espressioni striscianti di
emarginazione. Quanti hanno perso il lavoro e stentano a trovarne un altro, vivono momenti di rottura
a partire dai propri rapporti familiari, soffrono di gravi malattie psichiche, sono vittime di vari generi di
19
dipendenza, sono troppo giovani ed inesperti per
occupare ruoli professionali qualificati oppure hanno
avuto una scarsa scolarizzazione e si trovano o sono
spinti ai margini della nostra società. Le statistiche federali parlano di circa un settimo della popolazione
svizzera che vive al limite del minimo esistenziale. Se
poi la loro provenienza è dal di fuori dei nostri confini
nazionali, pur disponendo talvolta di competenze lavorative di tutto rispetto, il rischio discriminatorio aumenta non poco. E c’è da chiedersi quanti sforzi compiamo come credenti per contrastare un fenomeno
strisciante e che attraversa trasversalmente la nostra
collettività, a cominciare dai servizi pubblici (quanta
umiliazione provata e subita nel chiedere sostegno
sociale davanti agli sportelli comunali o cantonali!)
senza evitare le Chiese o altre Comunità religiose. La
mia risposta personale alla tentazione di porre limiti
e condizioni è la solidarietà fatta anzitutto di ascolto,
rispetto dell’altro e delle sue sofferenze, soddisfazioni
dei bisogni primari (cibo, vestiti, alloggio e lavoro).
L’integrazione contro la discriminazione
Sul piano cantonale e federale, da alcuni anni, sembra che il toccasana universale per tutti i mali collettivi (non di rado imputati, ovviamente in modo
grossolano e quindi improprio alla crescente presenza di stranieri in Svizzera) sia l’integrazione. L’onestà
intellettuale (che sovente manca nei nostri dibattiti
collettivi, a partire dalle discussioni in famiglia o al
bar con gli amici) ci impone di riconoscere che, a ben
vedere, si dice integrazione, ma si auspica assimilazione. E non è probabilmente una casualità se spesso
i cittadini immigrati naturalizzati sono… più papisti
del Papa, cioè più svizzeri degli elvetici!
A mio giudizio, però, non possiamo limitare il discorso
sull’integrazione agli stranieri. In realtà, esso riguarda
tutti gli strati sociali e tutte le generazioni. Il confronto (e magari lo scontro, purché costruttivo e rispettoso delle convinzioni altrui) è il fondamento di una
crescita collettiva che non dimentica nessuno e nulla
e che dà spazio a chiunque e ad ogni cosa buona.
Accogliere l’altro nelle sue peculiarità e riconoscere la
sua dignità di essere umano e di figlio (o figlia) di Dio
sono le note d’avvio di un autentico spirito fraterno.
Riflessioni
Documenti e riflessioni
...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri
La merce è fornita sia dalle filiali dei grandi distributori nazionali (Coop, Migros, Manor e Aldi), sia dai
grossisti (Comarsa, Howeg, Prodega o ti.or/FOFT),
da fabbricanti locali (Fratelli Simona o Gourmet Service) o da altri piccoli dettaglianti. E oltre ad essere
un modo di ridurre lo spreco di alimenti, “Tavolino
Magico” è uno strumento efficace per contrastare la
povertà e per vivere la solidarietà spicciola, com’è il
caso di più di cento volontari attivi nei vari luoghi del
Cantone.
Uscire dalla solitudine
Uno spazio che, pur essendo operativo soltanto dalla metà dello scorso mese di gennaio a Viganello, si
sta mostrando un punto di socializzazione per parecchie persone del Luganese (e non solo), è il “Centro
Bethlehem”. Allestito all’interno dei locali occupati
dalla Missione Popolare Evangelica, questa Mensa
sociale è promossa dal Circolo delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Internazionali) ed è sostanzialmente un luogo di socializzazione. Un pasto caldo,
un caffè preso in compagnia, una doccia, la possibilità di ricevere un cambio d’abiti o di fare il bucato,
oppure la disponibilità di giornali e di una connessione telefonica e ad Internet sono i mezzi – insieme alla
presenza di due educatori sociali che garantiscono
l’accoglienza agli ospiti– per aiutare i frequentatori
del “Centro Bethlehem” a superare la solitudine e
uscire dall’isolamento sociale. Si tratta soprattutto di
persone (la cui età media è sorprendentemente bassa) alla ricerca di lavoro e, a volte, di alloggio o, più
spesso, di relazioni collettive qualificate.
La lotta per la giustizia
Riflessione di mons. Sandro Vitalini
La Mensa di Viganello è un modesto contributo a
sciogliere i nodi che portano parecchi dei nostri utenti
a sentirsi inadeguati per una società vieppiù orientata
verso il successo, il guadagno facile, la promozione
ad oltranza dell’immagine, l’efficienza in specie se a
discapito della persona umana e del suo vero bene.
Impegno umanitario a favore dei bisognosi: volontari del “Tavolino Magico” preparano confezioni di frutta e verdura.
20
Dio ha creato l’uomo per inserirlo in una famiglia di
di franchi l’anno.
sorelle e fratelli.
L’eccedenza sarà interamente versata allo Stato.
La terra, nostra casa comune, è a disposizione di tutti
Anche i dirigenti dello Stato dovranno attenersi a
perché tutti vivano in armonia.
questa regola, così che patrimoni superiori vengano
Rammento anche solo un dato: la piccola terra ha una
automaticamente confiscati.
capacità produttiva per sfamare decine di miliardi di
Spariscono oramai i paradisi fiscali e si percepisce per
persone. Ma noi ci troviamo schiacciati dall’ingiustiquesto nostro unico villaggio questa legge inderogazia, così che i pochi hanno troppo e molti niente.
bile: o la condivisione o la morte!
La battaglia è aspra e si combatte con la preghiera, le
Ciò che pareva utopia 50 anni fa (come il servizio cidenunce, le iniziative
vile e il controllo degli
Nell’invocare
la
capacità
della
giustizia
di
sblocpolitiche e gli esempi
averi bancari o la stescare
i
meccanismi
che
impediscono
i
rapporti
tra
positivi trascinatori.
sa Unione Europea) si
Bisogna che l’uomo individui e popoli, Giovanni Paolo II si chiedeva: è realizzato.
comprenda che la vio- basta la sola giustizia? Nella Dives in Misericordia Ma siamo solo all’inilenza armata va elimi- la risposta è sostanzialmente negativa se la giu- zio della battaglia.
nata.
stizia non è supportata dall’«amore misericordio- La parola biblica va reGli eserciti ed i loro so» che ne costituisce la più perfetta incarnazione. alizzata. «non vi sarà
costosissimi
armaalcun bisognoso in
menti appartengono a un passato che è l’anticiviltà.
mezzo a voi» (Deuteronomio 15,4).
Non si può negare oggi una forza di polizia che assiDobbiamo denunciare le mafie, gli intrallazzi, gli
curi l’ordine pubblico, ma è necessario che gli eserciti
abusi di potere, le sopraffazioni, aiutando l’uomo a
divengano corpi di militi ausiliari per vincere la fame,
smascherare coloro che lo ingannano con le teorie
debellare le malattie, promuovere l’istruzione, tracassurde della violenza armata, del razzismo, dell’odio
ciare strade, incanalare fiumi, potabilizzare l’acqua.
di classe.
Le masse degli affamati che premono alle frontiere
Dobbiamo essere pronti a dare anche il sangue perdei paesi relativamente opulenti non saranno elimiché l’egoismo sia scacciato e cresca l’altruismo, lo
nate con le bombe e le fortificazioni.
spirito di perdono e di fratellanza universale.
È necessario creare in questi paesi un minimo di civil«Noi amiamo Dio nella misura in cui concretamente
tà, dove tutti abbiano un tetto e un lavoro.
serviamo il prossimo» (Romani 13,9).
Tutti preferiscono stare a casa loro se un minimo di
Il vero culto che prestiamo al Creatore è la nostra
benessere è loro assicurato.
totale dedizione alla causa di ogni uomo.
Ecco perché bisogna denunciare lo squilibrio scandaloso tra salari da nababbi e salari da miserabili.
Se noi prendiamo coscienza che siamo un’unica famiglia, dobbiamo dare all’umanità strutture nuove
che, sull’esempio della Svizzera, la rendano effettiva
confederazione dove tutti sono per l’uno e l’uno per
tutti.
Dovremo prevedere una tassa per la difesa internazionale, che riduca la forbice dei salari, elimini le ricchezze spropositate, incoraggi la condivisione.
Non si dovrebbe permettere in nessuna parte del
21 mondo che un singolo guadagni più di un milione
Riflessioni
Riflessioni
Contrastare la povertà
Uno dei progetti che, negli ultimi cinque anni, ha
maggiormente attirato l’attenzione dell’opinione
pubblica ticinese, come pure dei rappresentanti delle
Autorità e dei media, è “Tavolino Magico”. Promosso nel Cantone da due organizzazioni della Svizzera
italiana, “Tischlein deck dich” e “Schweizer Tafel”,
esso consiste nel recuperare generi alimentari e beni
di prima necessità a favore di persone confrontate
con la precarietà economica. L’aiuto alimentare è fornito sia tramite la quindicina di enti che gestiscono
delle Mense sociali (come quella del Convento dei
Cappuccini di Lugano), sia in maniera diretta a oltre
un migliaio di beneficiari che frequentano settimanalmente i cinque Centri di distribuzione di “Tavolino
Magico” (a Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Biasca e
Locarno).
Ciao, mi chiamo Bruce Pascal Agnankou (nome dato al figlio maggiore nella mia famiglia), vengo da Aného al sud del Togo. Ho 9 anni ed
ho iniziato la prima elementare.
Fra tutte le feste, quella che preferisco è il Natale perché è la festa
dei bambini, dove si ricevono dei regali ed è l’occasione per andare a
vedere il presepio della nostra chiesa e anche di visitare tutti i parenti.
Mi sto preparando per ricevere la prima comunione. Tutte le domeniche mia mamma mi accompagna alla Messa dei ragazzi. Da noi le celebrazioni sono molto vivaci con musiche, danze, colori…è veramente
una festa. Lei mi insegna come devo comportarmi e come pregare.
Durante la predica, il prete ci fa delle domande sulle letture e chi
risponde bene riceve un regalo (un’immagine di un Santo e della Madonna). Questo esercizio ci sprona a stare attenti e a ricordare.
Sapete che da quando ho sentito che Gesù ha detto: «Lasciate che i bambini vengano a me» ho pensato che
li protegge sicuramente e allora io gli domando sempre la sua protezione per me e per i miei familiari. Sono
contento di essere cristiano perché questa è una religione di amore e rispetto. A scuola, prima delle lezioni,
c’è il catechismo. Mi piace molto questo momento perché conosco meglio Gesù cosi potrò poi ricevere il
corpo di Cristo durante la Prima comunione.
Al lunedì mattina ognuno deve dire qualcosa sui testi della Messa del giorno prima e la maestra ci insegna i
10 comandamenti.
Mi chiamo Akossiwa (significa figlia nata di domenica) ed ho 11 anni.
Quando ero neonata, sono stata gettata tra le immondizie per placare gli
spiriti cattivi che portano la morte tra il clan. Un uomo mi ha raccolta. Mi
ha dato questo nome e mi ha restituito alla mia famiglia. In questo modo
mi ha riscattata e da allora è il mio protettore perché mio papà è cieco. Una
malattia trasmessa da una mosca gli ha consumato gli occhi.
Abito in una casa chiamata “Tatà”. È a forma di fortezza. I muri di terra sono
alti quasi 5 metri. La porta è molto stretta e il tetto è di paglia. Nella mia
famiglia siamo in 12 bambini. Mio papà ha tre mogli. Non è sempre facile
vivere assieme. Solo due bambini vanno a scuola. Grazie al mio protettore
io ho avuto la fortuna di andarci. Mamma ha voluto che anche il suo ultimo
figlio ci andasse. Imparo molte cose. Mi piacerebbe continuare gli studi per
diventare maestra e poi tornare qui per insegnare agli altri.
Mangiamo una sola volta al giorno: verso le 8 di sera. Il cibo è il miglio. Con esso facciamo il “biaruk” (miglio
bollito) e si mangia assieme al gombo (legume gelatinoso che serve da salsa). Se ne avanza ne mangiamo un
po’ al mattino prima di andare ai campi o a scuola.
Da noi le ragazze sono molto civettuole: alle feste indossiamo vestiti molto colorati e numerosi gioielli. Ma
soprattutto attraverso l’acconciatura dei capelli esprimiamo il nostro stato d’animo: amore, tristezza, speranza. Passiamo ore e ore ad acconciarci i capelli.
I miei genitori non sono cristiani ma io vado in chiesa con altre ragazze e mi piace ciò che ascolto. Ho frequentato il catechismo e dopo il mio battesimo ho ripetuto alla mia famiglia le parole del Vangelo e poi ha
22
ritrovato l’armonia. Quando mi sveglio prego e offro la giornata a Maria e le chiedo di aiutarmi.
Proposte di animazione
Cari bambini, ragazzi, catechisti, animatori parrocchiali, il tema «Insieme per un’Africa nuova»ci invita ad incamminarci assieme ai nostri fratelli lontani togolesi durante questi prossimi mesi per conoscerli.
Con la Parola di Gesù: «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv 14, 6-7 ) accogliamo l’invito a compiere gesti di pace,
riconciliazione ed aiuto concreto.
Ciao,
mi chiamo
Amouzou ma
il mio nome
di battesimo è
Alberto.
Ho 14 anni e
sono il primogenito di 5 figli.
Il mio papà guida la
pala alla cava
dei fosfati vicino
al lago Togo. Lui
dice sempre che
i fosfati sono la
ricchezza del Paese.
Ci sono 6000 operai
in quella cava.
Però mio papa non
guadagna molto e
allora la mamma va
a vendere le stoffe
tutti i giovedì al
mercato di Togoville. Dopo la scuola
faccio i miei compiti mentre curo i
miei fratellini. Poi
gioco con i miei
amici al pallone, le
bambine invece giocano a
campana o fanno i girotondi. Mia sorella Olga, la più
23 grande, cucina in casa.
occasione di:
Proposte da utilizzare in
ima comunione;
- incontri di bambini di Pr
- incontri di catechesi;
(lupetti, esploratori);
- riunioni di gruppi scout
ella;
- gruppi di Cantori della st
bini o ragazzi.
- gruppi missionari di bam
Obiettivi
1. sensibilizzare i ragazzi ad essere missionari.
2. sviluppare il motto ”i bambini aiutano i bambini”.
3. partecipare concretamente alla campagna di
Infanzia missionaria. Progetto di aiuto della costruzione dell’ospedale pediatrico.
4. Organizzare un gruppo di Cantori della stella.
Il Togo in breve
Superficie: 56785 Km2 (circa una volta
e mezza la Svizzera)
Popolazione: 6,5 milioni
Capitale: Lomé (la città più grande con 740.000 ab.)
Paesi confinanti: Ghana, Benin, Burkina Faso, Oceano Atlantico.
Montagne: monte Agou (986m)
Lingua: francese, kabyé e ewé (le principali) più una cinquantina
di lingue locali.
Religioni: animisti (50%), cattolici (26%), islam (15%) e protestanti (9%)
Moneta: franco CFA
Scolarizzazione: più del 60% dei ragazzi vanno a scuola
Materie prime: fosfato (5° produttore mondiale) caffè, cacao,
cotone, manioca, mais, miglio,
gname, sorgo e riso.
Indipendenza: dal 1960
Proposte
Testimonianze
Testimonianze di bambini
togolesi
Proposta per un incontro
con i ragazzi
Tema: IO
Quest’anno
ci incontriamo con
i ragazzi del Togo, un
Paese che è stato marcato da
numerosi conflitti, ingiustizie, morti inutili... Il Sinodo
dei vescovi per l’Africa, alla fine del 2009 a Roma, ha aperto
un nuovo cammino di speranza: quello della Verità, della Giustizia e
della Riconciliazione.
Ma nella vita di tutti i giorni non è così facile perché le sofferenze sono reali
e lasciano nei cuori il rancore per le ingiustizie subite.
- I togolesi sono degli artisti; la musica, e il ritmo fanno parte del loro modo di vivere. I loro canti
esprimono tutte le situazioni della vita; quelli sacri, quelli del lavoro, dei funerali o delle feste e
sono sempre accompagnati dal ritmo di tamburi. Le danze accompagnano tutte le occasioni:
amore, caccia, gioia, accoglienza...
- Le loro fortezze erano delle “tatà”costruite con argilla e legno. Dalla terrazza potevano
spiare il nemico. Per sicurezza si deve entrare all’indietro perché l’entrata era stretta.
- La religione dominante è l’animismo cioè il credere che in tutte le cose c’è uno spirito
e un’anima, Spesso si mescola ad altre credenze locali anche se si è cattolici. Ad esempio
attaccano ciondoli all’ingresso della casa in segno di protezione contro gli spiriti ( zucche, corde, statuette). Sono i feticci, e Mawwu è il loro dio protettore che divide il suo potere con numerosi “Vudù”.
I vudù hanno bisogno di nutrirsi ed è per questo che durante le cerimonie sacrificano un animale.
I togolesi hanno paura del buio perché gli spiriti cattivi escono a fare del male. Per questo dormono
sempre con la lampada accesa.
PREGHIERE
Vi invitiamo a riflettere sulla base della testimonianza di suor Geneviève,
scampata dal genocidio dei Tutsi in Ruanda nel 1994, che ha saputo scegliere
il cammino del perdono, dell’apertura, della giustizia, della condivisione. Agendo
come lei noi seguiamo l’esempio di Gesù.
Signore, confido in Te,
ascolta la mia preghiera!
Signore, ti prego per tutte le persone che amo,
affinchè scelgano sempre
il cammino che conduce verso Te.
MATERIALE (da richiedere al segretariato Missio a Lugano).
-
Ti prego per il Togo che ha vissuto tante ingiustizie,
fa’ che un giorno scelga la via del perdono.
Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita
Si, voglio camminare sulla tua strada
e seguire la tua parola.
Purtroppo faccio spesso dei passi sbagliati.
Ma tu ci sei sempre e mi accogli col tuo perdono.
Aiutami a capire quando sbaglio
e a riprendere il giusto cammino.
Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita
Ti prego per i bambini denutriti,
fa’ che ci sia più condivisione degli alimenti.
Ti prego per i bambini che muoiono
perché non vengono curati,
fa’ che questa ingiustizia
lasci il posto all’aiuto concreto.
cartina con contorno dell’Africa,
foglio con sagome di passi da ritagliare,
testo testimonianza suor Geneviève,
serie di immagini sul Togo,
CD canti togolesi,
globo o cartina Togo,
materiale progetto di Infanzia missionaria.
SVOLGIMENTO
Queste proposte possono essere svolte
durante uno o più incontri.
Signore, confido in Te,
ascolta la mia preghiera!
Il cammino con te Gesù è cammino di vita.
In ogni momento della giornata
posso fare un passo verso Te.
Spesso incontro degli ostacoli
che rendono irregolare il mio cammino.
A volte cado e sto male, ma Tu ci sei sempre.
Allora mi rialzo e riprendo con più slancio la via.
Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita
SONO LA VIA - LA VERITÀ - LA VITA
24
1. creare un ambiente accogliente con musica togolese.
2. presentare il Paese: globo o cartina; mostrare immagini; leggere le testimonianze dei
bambini togolesi.
3. conversazione sul tema presentato.
4. presentazione della testimonianza di suor
Geneviève e discussione.
5. preparare messaggi scritti sulle sagome di passi da incollare sul cartellone (messaggio di speranza, di
perdono, preghiera, voglia di migliorare).
6. preghiera finale, canto, danza.
25 7. Conclusione: cosa posso fare concretamente? (vedi pag. 25)
Proposte
Proposte
Qualche particolarità
- Il Togo è uno dei più piccoli Stati africani, stretto e lungo. Certi animali, come la pantera e il leone sono
diventati assai rari, invece si possono incontrare ancora branchi di elefanti, tantissimi uccelli e serpenti.
Per proteggere questi bellissimi animali sono stati creati dei grandi parchi. Cosi sulle piste puoi incontrare
antilopi, serpenti, coccodrilli, e numerosi uccelli (pappagalli, cicogne, gru, …).
di
aiuto
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Ogni anno Missio
i/e e ragazzi/e.
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Bambini
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UN PICCO
Il progetto consiste nella costruzione di un ospedale che
possa accogliere e curare fino
a 50 bambini malati di 3 villaggi del nord del Togo: Kaboli,
Koussounto e Balanka.
Responsabile di questo progetto è Mons. Ambroise Kotamba
Djoliba, vescovo della diocesi
di Sokodé, coadiuvato da suor
Madelaine Minza, responsabile del dispensario di Kaboli.
Ka b o l i
È capoluogo di cantone e assieme agli altri due
villaggi ha una popolazione di 25.000 abitanti che per la maggior
parte vive di agricoltura, praticata per lo più con utensili tradizionali. La povertà del suolo e i cambiamenti climatici non permettono all’agricoltura di essere sufficiente ai bisogni delle famiglie.
Gli adulti sono spesso molto occupati per lavorare nei campi e non
possono accudire i bambini.
Durante il periodo delle piogge aumenta il rischio di prendere la
malaria e l’aria molto umida provoca infezioni polmonari.
Inoltre il periodo di attesa del nuovo raccolto rappresenta un momento critico per l’alimentazione e la malnutrizione è causa di indebolimento dei bambini.
In questi periodi il tasso di mortalità sale al 12%. I bambini muoiono perché manca la struttura per poterli accogliere e dare loro le
cure necessarie.
Obiettivi:
1. costruire un ospedale per
bambini.
2. ridurre la mortalità infantile.
3. sostenere le suore infermiere.
4. favorire la salute fisica e
mentale dei bambini.
5. fornire ai bambini una sana
educazione.
COME PUOI
AIUTARE ANCHE TU
a costruire questo piccolo ospedale
 innanzitutto pensare a questi bambini che
non possono curarsi e ricordarli nella preghiera.
 acquistare una di queste ‘casette’ in legno
chiamate ‘tatà’ costruite da ragazzi togolesi di Sokodé. L’acquisto di
una casetta assicura le prime
cure. 3 casette permettono di curare un bambino
dalla malaria.
Con il vostro gruppo
di catechismo potete
anche darci una mano
a vendere queste casette all’uscita dalla messa (daccordo con il parroco) o in
mercatini.
Il piccolo Ospedale che si vuole costruire è di 330 metri quadrati.
Il costo è di 64.000 dollari. La popolazione parteciperà con un contributo di 9.600 dollari. Inoltre procurerà la sabbia, la ghiaia e l’acqua e si farà carico della manodopera.
La cifra richiesta a Missio-Infanzia è di 54.400 dollari e servirà per:
cemento, mattoni, ferro, tetto, rivestimenti, impianto elettrico…
26
27
 costruire il salvadanaio-mattoncino che trovi sul retro della copertina e impegnarsi a risparmiare qualche soldino per il progetto.
(vedi anche pag. 28)
 aderire ad un gruppo
di “cantori della stella”
e partecipare attivamente all’azione (vedi le due
pagine seguenti).
Proposte
Proposte
Progetto
D ELLA
STELLA
L’attività si svolge in quattro fasi: preparazione, mandato, annuncio, ritorno.
Come preparare i ragazzi
- spiegare il senso missionario di questa azione, la storia e lo spirito dei “Cantori della stella” e di “Infanzia
missionaria”;
- costituire uno o più gruppi a seconda del numero di partecipanti e di adulti che possono accompagnare;
- leggere insieme Matteo 2,1-12 e altri racconti tradizionali sui Re Magi;
- conoscere il progetto di Infanzia missionaria che ogni anno viene sostenuto con l’azione “Cantori della
stella” (per quello di quest’anno vedi pag. 24);
- scegliere canti, preghiere, testi sul Natale e sull’Epifania (non occorre impararli a memoria ma si possono preparare dei foglietti);
- preparare costumi e bastoni dei pastori, dei Re Magi e degli angeli;
- preparare un salvadanaio o un cestino per raccogliere le offerte per il progetto;
- confezionare una grande stella di cartone o compensato, decorarla e fissarla in cima ad un bastone perché sia ben visibile (si può anche prevedere una piccola lampadina con batteria, al centro o sulle punte.)
- allestire l’itinerario delle visite alle case (non dimenticare eventuali case per anziani);
- preparare le stelline con la benedizione da lasciare nelle case.
per le strade della Svizzera italiana
Eccoci alle porte del nuovo anno pastorale; della ripresa della scuola e di nuovi programmi di catechesi. È
il momento più opportuno per mettere in cantiere un gruppo di “Cantori della stella” che nel periodo di
Avvento e fino all’Epifania porterà nelle case ed a chi incontrano sulla strada, il messaggio della nascita di
Gesù come impegno per il progetto di Infanzia missionaria.
Lo scorso anno in Ticino i “Cantori della stella” sono partiti alla
grande. Non in quanto a numero di gruppi, ma in quanto ad
impegno ed entusiasmo sia di
bambini/e e ragazzi/e che hanno
formato i gruppi sia di mamme,
catechiste e parroci coinvolti.
Tutti assieme sono riusciti a trasmettere entusiasmo, gioia ed
anche commozione nelle case,
quartieri e ospizi visitati.
Già qualche parrocchia si era riservata l’adesione per quest’anno e qualche nuova parrocchia ci
ha già contattato per la formazione di un nuovo gruppo.
Non esitate a chiamarci, veniamo
in qualsiasi parrocchia del Ticino
a presentarvi e illustrarvi l’azione
con una proiezione di immagini e
filmati, con consigli e soprattutto
a farvi conoscere la storia di Infanzia missionaria e dei Cantori
della stella.
La celebrazione del mandato
Per affermare che i ragazzi missionari sono membra vive della comunità, sarebbe
l’ideale se durante una messa domenicale del periodo natalizio, si affidasse il
mandato di “Cantori della stella” ai ragazzi che porteranno il lieto annuncio del
Natale nelle case della propria comunità.
L’annuncio
I ragazzi si ritrovano in gruppo e partono in missione per le vie del paese.
Passando di porta in porta, annunciano la nascita di Gesù con la modalità che hanno preparato,
senza dimenticare di spiegare il significato dell’attività che stanno svolgendo e la sua finalità: il
sostegno di un progetto di Infanzia missionaria secondo il motto “Bambini aiutano altri bambini”.
Vi diamo una mano! Abbiamo fatto tesoro dei consigli e
dell’esperienza dei gruppi già attivi; abbiamo modelli di costumi
da realizzare e costumi da prestarvi; abbiamo le stelline plastificate con la benedizione da
lasciare nelle case visitate; abbiamo anche realizzato un CD (che
regaliamo ai nuovi gruppi) con
33 canti natalizi ed il libretto con
le relative parole.
Il ritorno
Il giorno dell’Epifania o in altra domenica vicina, durante la celebrazione, i Cantori si ritrovano davanti al
presepe per il rendimento di grazie. I bambini che rappresentano i Re Magi depongono la loro corona e
dicono: «Signore Gesù, Tu sei il solo vero Re, ricevi
le nostre corone.» I bambini vestiti da pastori dicono: «Signore Gesù, Tu solo sei il vero Buon Pastore,
ricevi i nostri bastoni.» ...: sul dépliant (vedi nota)
trovate il seguito.
28
29
Ultime prove per quattro gruppi prima di partire.
NOTA: altre informazioni, proposte di celebrazione del mandato e di ritorno ecc. sono contenute in
un dépliant che potete richiederci in segretariato.
Anche altro materiale è a disposizione .
Proposte
Proposte
T
CAN ORI
Un po’ alla volta la tradizione dei Cantori della Stella, entra a far parte delle iniziative natalizie delle
nostre comunità.
La finalità di questa attività è prettamente missionaria in quanto coinvolge i ragazzi in
una vera e propria attività di annuncio e missione. I “Cantori” in modo festoso annunciano con canti natalizi la nascita di Gesù, venuto nel mondo a portare il suo amore a tutta l’umanità. Si impegnano a favore di bambini e ragazzi che ancora oggi nascono poveri nel mondo. Lasciano
un messaggio di pace e benedizione alle persone che abitano nelle case visitate.
a z i o n e s a lva da n a i o
Sommario
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4
5
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9
10
12
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16
17
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24
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La nostra comune responsabilità per un’africa nuova (fra’ Bernard Maillard)
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Riconoscenza e invito alla corresponsabilità (mons. Nicodème Barrigah)
Credere nella forza della solidarietà (mons. Pier Giacomo Grampa)
ipa
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Messaggio della Conferenza dei Vescovi Svizzeri
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adu o o ric iventa ceve.
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i
pove chicco chi lo r
o
i
il tu mani d
e
nell
Il Togo, storia, geografia, vita sociale (redazione)
L’impegno sociopolitico della Chiesa togolese (preti togolesi)
Una giovane Chiesa figlia di missionari (preti togolesi)
Il coraggio della società civile ed ecclesiale (Rosalba Bianchetto)
Africa alzati e cammina (Mauro Clerici)
E da noi che ha fatto la Chiesa? (Franco Ferrari)
Appello per la colletta della Giornata Missionaria Mondiale (redazione)
Quel bisogno di riconciliazione (fra’ Martino Dotta)
La lotta per la giustizia (mons. Sandro Vitalini)
Si tratta di una proposta lanciata due anni fa e qualche parrocchia l’ha sviluppata durante l’ottobre
missionario con i ragazzi della Prima comunione e della Cresima. Può anche costituire un’azione educativa per piccole rinunce fino alla Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria del 6 gennaio. Sarà
questa l’occasione per riconsegnare (magari all’offertorio della messa dell’Epifania) i salvadanai.
Testimonianze di bambini togolesi
Proposte di animazione (Rosalba Bianchetto)
Progetto 2010 Missio infanzia (redazione)
Cantori della Stella (redazione)
Il ricavato è destinato al progetto di Missio infanzia i cui beneficiari sono bambini e ragazzi
della nazione ospite dell’ottobre missionario. Il
progetto di quest’anno è illustrato a pag. 24.
Ringraziamenti:
ai membri
del gruppo di lavoro
Missio della Svizzera italiana
agli estensori degli articoli
e a tutte le persone
che hanno dato suggerimenti
e contributi per questa
Cartella di animazione.
Quest’anno, oltre alla possibilità di richiedere il
consueto salvadanaio, puoi costruirlo tu stesso ritagliando l’ultima pagina di copertina. Il
salvadanaio è fatto a forma di piccolo mattone. Anche tu sei invitato a portare il tuo a
S. Antonino, dove il 24 ottobre (Giornata Missionaria Mondiale) tutti i salvadanai verranno utilizzati per la costruzione
simbolica del piccolo ospedale di Kaboli.
VIENI CI SARANNO ALTRE BELLE ATTIVITÀ!
Stampa:
PROCOM - Bioggio
Missio - Corso Elvezia 35 - Casella postale 4329 - 6904 Lugano
tel.: 091 966 72 42 - web: missio.ch - mail: [email protected]
31
I salvadanai possono essere
richiesti in segretariato.
I N C O L L A
Con questo simbolico mattone, contribuisci anche tu alla costruzione del piccolo ospedale per bambini a Kaboli in Togo.
R I T A G L I A
GRAZIE
INCOLLA
I B A M B I N I A I U TA N O I B A M B I N I
091 966 72 42
MISSIO-INFANZIA
Corso Elvezia 35
6900 Lugano
[email protected]
www.missio.ch
Questo salvadanaio è finalizzato esclusivamente alla raccolta di offerte a favore dei progetti di Infanzia Missionaria
Un consiglio: prima di piegare i
lati del salvadanaio, appoggia una
riga sulle linee nere e ricalcale con
uno strumento appuntito ma non
tagliente (es. tagliacarta dalla parte
della punta). Le pieghe saranno
diritte!
INCOLLA
INCOLLA
INCOLLA
INCOLLA
INCOLLA
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Documenti Riflessioni Testimonianze Proposte per l`ottobre