ti n e um i c o D on ze i s s Rifle monian i Test oste p Pro per re b o l’ott ionario s mis 0 201 lard ernard Mail B ’ a fr i d ra iechtenstein Lette o Svizzera-L si is M i d re diretto VIGANELLO Chiesa S.ta Teresa - ore 20:00 S. Messa e apertura ottobre missionario con presentazione della nazione ospite: «IL CAMMINO DELLA CHIESA IN TOGO» La visita di una delegazione della Conferenza dei Vescovi svizzeri alla Chiesa che è in Togo ha suscitato una nuova percezione della missione: cioè la capacità dei singoli cristiani e delle comunità cristiane che formano la Chiesa di mettersi a servizio del bene comune della nazione indipendentemente dall’origine e dal credo. Ci siamo resi conto del grande impegno della Chiesa in Togo sul piano sanitario, educativo e pastorale, ma ancor di più della sua lotta instancabile per la giustizia, la pace e la riconciliazione. Paolo VI aveva detto che la nuova denominazione della pace era lo sviluppo. Questo ci è stato ricordato dal Sinodo per l’Africa: non si tratta solo di sviluppo –benché sia un elemento di preoccupazione pastorale della Chiesa togolese– ma, in modo nuovo, di un lavoro di coscientizzazione intrapreso nelle comunità cristiane per il bene di tutta la popolazione. Questo lavoro di umanizzazione non è avviato solo in Togo ma abbraccia tutta la Chiesa africana. E risponde concretamente ai bisogni e alle attese di tutta la popolazione chiamata ad essere sempre più corresponsabile. L’avvenire dell’Africa, continente di speranza, malgrado ciò che se ne dice, dipende innanzitutto dagli Africani stessi, ma anche da noi. Ogni singolo cittadino o gruppi di cittadini deve assumersi la propria fra’ B. Maillard durante la visita della delegazione svizzera della CVS in Togo responsabilità senza addossare le colpe solo ai responsabili politici. Come membri dell’unica famiglia di Dio, i vescovi africani ci rivolgono un appello. Contano su di noi perché il loro continente venga maggiormente tenuto in considerazione e non sia trattato come un continente senza grandi speranze ma utile solo per fare buoni affari... e buoni affari solo per pochi. Gli uomini e le donne di questo continente vogliono essere artefici del proprio futuro. Per riuscirci, essi sono capaci di un impegno di cui non ci rendiamo conto. Sono sempre più coscienti dei loro diritti e doveri e non possiamo che meravigliarci di vedere a che punto questo cristiani sono veramente il «sale della terra» e la «luce del mondo». Il loro impegno di battezzati è per noi esemplare. In nome della nostra appartenenza a Gesù Cristo e della comunione fraterna, dobbiamo lasciarci interrogare dalle nostre sorelle e fratelli africani. Sono come tali che devono essere considerati e non semplicemente come destinatari di un aiuto umiliante. Alla tavola comune, noi siamo tutti uguali in dignità. Tutti hanno uguale diritto in condivisione, nel vicendevole riconoscimento di bisogni e attese. I vescovi, non solo del Togo, ma di tutta l’Africa, ci chiedono di ascoltarli e di considerare seriamente il loro impegno. Abbiamo molto da dare ma anche tanto da ricevere. L’uno non può sussistere senza l’altro. In questo mese della missione universale, incamminiamoci corresponsabilmente verso un’Africa nuova! venerdì 8 OTTOBRE - MENDRISIO Presenza Sud - ore 20:00 Serata di presentazione e discussione sull’: «ATTIVITÀ CARITATIVA ED EDUCATIVA DELLA CHIESA IN TICINO» venerdì 15 OTTOBRE - VIRA GAMBAROGNO Salone parrocchiale - ore 20:00 Serata pubblica: «QUALE RICONCILIAZIONE NELLA NOSTRA REALTÀ?» martedì 19 OTTOBRE ore 20:00 - GIUBIASCO Chiesa parrocchiale Veglia missionaria di preghiera con IN- E PER l’ospite di Missio mons. Isaac Gaglo, A M E C I I S vescovo di Aneho (Togo) R F A ’ «LASCIATEVI RICONCILIARE UN VA CON DIO» O U N o m domenica 24 OTTOBRE a i n i m ore 14:00 S. ANTONINO m a c ro Centro scolastico i u t t i un o il fu GIORNATA s MISSIONARIA ver MONDIALE Attività di animazione e S. Messa 2 3 fra’ Bernard Maillard Documenti INCONTRI OTTOBRE MISSIONARIO La nostra comune responsabilità per un’africa nuova Credere nella forza della solidarietà Lettera di mons. Nicodème A. Barrigah-Benissan vescovo di Atakpamé Lettera di mons. Pier Giacomo Grampa vescovo della diocesi di Lugano Sono stato varie volte in Africa: in Etiopia, dove già mi recavo quando ero rettore al Papio, per campi di lavoro con gli allievi, appoggiandomi sulle missioni salesiane; in Ciad per incontrare i nostri missionari; nel Togo per una visita promossa dalla nostra Conferenza episcopale. Queste esperienze mi hanno permesso di conoscere meglio l’Africa e in particolare la sua Chiesa, che dispiega forze, mezzi ed energie a favore dei più bisognosi, con davanti ancora un lavoro immenso, se si pensa che larghe fasce della popolazione vivono tuttora di superstizioni animiste e c’è una sistematica penetrazione dell’Islam. L’ impressione ricevuta è che il popolo africano è animato da una profondissima religiosità naturale, è seguito da un clero generoso, ha un profondo bisogno di fede, ma deve essere educato ad una dimensione di fede solida. Le grandi potenzialità e la generosità nell’impegno pastorale attendono però una coordinazione migliore pur nella semplicità della condivisione e nella esemplare prossimità ai fedeli. I vescovi incontrati mi hanno richiamato in particolare il mancato rientro di parecchi preti africani che vengono in Europa per i loro studi e lo scarso coordinamento degli interventi provenienti dall’estero a favore della popolazione, che sovente non coinvolgono la Chiesa locale. Ne deriva il rischio di creare doppioni, di non favorire una collaborazione quanto mai necessaria per superare divisioni tribali, interessi familiari, di non garantire una continuità nel tempo. Un’altra esigenza sentita è la istituzione di nuove parrocchie per una più capillare pastorale d’assieme e di ambiente per rispondere ai bisogni delle diverse categorie di persone. Le vocazioni non mancano perché sono anche un mezzo di crescita sociale, ma pongono il problema del discernimento e della formazione. Molto grave è la questione del sostentamento dei preti, parecchi dei quali vivono delle sole offerte per intenzioni di Messe. Dobbiamo combattere le ingiustizie e le discriminazioni di cui sono vittime i paesi più poveri, con impegno, coraggio ed ostinazione, intervenendo nei paesi che ancora soffrono del sottosviluppo. Se vogliamo arginare il flusso nelle nazioni più ricche dei poveri del terzo e quarto mondo, dobbiamo intervenire con convinzione per combattere le ingiustizie e promuovere lo sviluppo in loco a favore dei più svantaggiati. Occorre credere nella forza della solidarietà e sostenere quelle organizzazioni di cooperazione allo sviluppo, che non disperdono soldi nelle strutture burocratiche, ma intervengono direttamente a cambiare sul posto le condizioni disagiate, a formare nuove categorie di uomini e donne, aperti al dialogo, al confronto, all’azione concreta per un’umanità più giusta, più libera, autosufficiente e democratica. Non possiamo restare insensibili, né lasciar cadere vittime di ideologie fanatiche e totalitarie milioni di nostri fratelli, che ancora risentono dello sfruttamento del colonialismo e sono prede facili di interessi disonesti e prevaricatori. Non si tratta solo di generica filantropia, ma di impegno umanitario voluto dal Vangelo, che connota la presenza cristiana nel mondo e ne assicura il futuro. Ai cattolici della Chiesa in Svizzera A nome della Conferenza dei vescovi del Togo, sono felice di indirizzarmi a voi che durante il Mese della Missione universale 2010, vi preoccupate del futuro del nostro continente africano ed in modo particolare dei problemi attuali del Togo. In occasione della loro visita pastorale nel nostro paese lo scorso autunno 2009, i vescovi svizzeri hanno fornito un’espressione tangibile alla vostra solidarietà. A nome delle sette diocesi che hanno avuto l’onore e la gioia di accoglierli, desidero esprimere, ancora una volta, la nostra profonda riconoscenza. Il popolo togolese, il 27 aprile 2010, ha celebrato i 50 anni dell’indipendenza l’indomani delle elezioni presidenziali del 4 marzo ultimo scorso, che si sono svolte nella calma ed i cui risultati hanno suscitato un movimento di proteste da parte dell’opposizione politica. Per una volta, in Togo –diciamolo pure– l’elezione del presidente non si è tenuta in un bagno di sangue. Il successo è stato riconosciuto da tutte le istituzioni e popolazioni, tuttavia in modo unanime si constata che il cammino verso una democrazia sicura è ancora ben lontano. Per passare infatti, dal clima di diffidenza alla fiducia, bisogna ancora sradicare i comportamenti etnici, regionalistici e di parte; a favore della giustizia, dell’equità e del diritto come pilastri della vita comune. A questa svolta decisiva della nostra storia nazionale macchiata di ricorrenti violenze e di gravi crisi sociopolitiche, la Chiesa non può sottrarsi al suo impegno evangelico a favore della giustizia e della pace. Attraverso la Commissione Giustizia e Pace, la Chiesa ha realizzato numerosi progetti nell’ambito dell’educazione ai valori sociali ed etici. Allo stesso modo, il suo impegno nel complesso processo di riconciliazione nazionale è senza riserve. La soluzione dei numerosi problemi che minano il Togo e l’Africa darebbe scarico alla responsabilità dei figli e figlie del nostro paese e del nostro continente. La nostra Chiesa Famiglia ne è cosciente. Tuttavia essa è pure convinta che una migliore presa di coscienza delle sfide dell’Africa sul piano internazionale può favorire molto il consolidamento della sua democrazia e l’instaurazione di una maggiore giustizia. Il secondo sinodo per l’Africa elenca un certo numero di situazioni che interrogano le Chiese sorelle di altri continenti. Per consolidare –in Africa– la giustizia e la pace, bisogna cominciare a guardare i suoi problemi con occhi diversi. Basta poca attenzione per scoprire che forse non si è estranei al suo malessere, al deterioramento del suo ambiente (prop. 22), al commercio delle armi che alimentano la guerra tra i suoi figli (prop. 23), al malgoverno esercitato dalla complicità con il potere (prop. 24), alla situazione scandalosa dei migranti e dei rifugiati (prop. 28), allo sfruttamento abusivo delle risorse naturali (prop. 29), all’emarginazione sul piano internazionale (prop. 31), all’inarrestabile propagazione dell’AIDS (prop. 51), e della malaria (prop. 52). La storia recente del nostro paese non è affatto gloriosa, tuttavia la speranza è lecita. Noi desideriamo condividerla con voi e sollecitare il vostro fraterno sostegno. Atakpamé, 28 maggio 2010 4 5 Lugano, 6 agosto 2010 Documenti Documenti Riconoscenza e invito alla corresponsabilità g o e g a i r sto per l’ottobre missionario 2010 Il Togo presenta una grande diversità geografica e culturale. Una costa sabbiosa ricca di palme da cocco al Sud; verdi vallate e piccole montagne (il monte più alto raggiunge 986 m.) al Centro; pianure aride e grandi savane con baobab al Nord. A Ovest confina con il Ghana, a Est con il Benin, a nord con il Burkina Faso, a Sud si affaccia sull’Atlantico con una costa larga solo 56 Km. Pubblichiamo il messaggio dei Vescovi svizzeri alternato ad altri documenti e riflessioni raccolti durante questo anno di lavoro di preparazione della campagna dell’ottobre missionario. All’inizio del terzo millennio, papa Giovanni Palo II aveva scritto una lettera d’incoraggiamento al popolo di Dio. Parlando della Missione Universale della Chiesa lanciava una sfida di carità dicendo: «Si tratta di proseguire una tradizione di carità che ha già rivestito molteplici espressioni nel corso dei due trascorsi millenni, ma che oggi richiede senza dubbio ancora maggiore inventiva. È l’ora di una nuova inventiva della carità che si svilupperebbe non solamente attraverso chi volesse leggerlo di seguito lo i soccorsi prodigati in modo efficace, ma trova sempre in un riquadro grigio. pure nella capacità di farsi prossimo, di essere solidali con coloro che soffrono di modo che il gesto di aiuto sia sentito non come un’elemosina umiliante, ma come una condivisione fraterna». Forte di questo incoraggiamento la Conferenza dei vescovi svizzeri ha organizzato nell’autunno 2009 un viaggio nel Togo, in Africa Occidentale. Piuttosto che accogliere ancora e sempre dei vescovi che giungono in Europa a mendicare soccorsi materiali, siamo andati noi sul posto per incontrarli, essere loro più vicini e vivere una condivisione fraterna. Il Togo è stato scelto perché la sua estensione è comparabile a quella della Svizzera. Così ognuno dei sette vescovi togolesi ha potuto essere visitato nella sua diocesi da un delegato della Conferenza episcopale svizzera. Il Togo è un piccolo paese situato sulla costa ovest dell’Africa. È una stretta striscia di terra lunga poco più di 600 Km e larga dai 50 ai 150 Km. La superficie è di 56785 Km2. Nel 1884 un inviato del Governo tedesco, Gustav Nachtigal, riuscì a stringere accordi di protettorato con un certo numero di capi delle zone costiere. Fu così istituita la colonia del Togoland grande una volta e mezza il Togo attuale. Dopo la sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, il Togo fu diviso tra Gran Bretagna e Francia. La zona sotto mandato francese divenne indipendente nel 1960. La parte sotto la Gran Bretagna è stata integrata nel Ghana. Sul piano politico, dopo un primo governo provvisorio, Sylvanus Olympio divenne il primo presidente della Repubblica Togolese. Nel 1963 a seguito di un colpo di stato militare divenne presidente Nicolas Grunitzky che emanò una nuova costituzione, ma fu costretto alle dimissioni da un nuovo colpo di stato del 1967 quando salì al potere il generale Gnassingbe Eyadema restandovi fino al 2005. Alle elezioni presidenziali del 24 aprile 2005 viene eletto Faure Gnassingbe figlio di Eyadema. Alle recenti elezioni del 4 marzo 2010 Faure è stato riconfermato presidente, ma l’Unione Europea ha sostenuto le denuncie di Fabre (altro candidato) che in un rapporto ha sottolineato le proprie perplessità circa le modalità delle elezioni e la pratica di voto di scambio e ambiguità nella trasmissione dei risultati. Non sono infatti mancate tensioni con l’intervento della polizia e l’uso della forza –giustificata come motivazione per garantire la sicurezza della popolazione– come richiamo alle violenze che avevano caratterizzato le elezioni del 2005, quando la salita al potere di Gnassingbe, avvenuta dopo la morte del padre che aveva instaurato un regime dittatoriale, instaurò un clima di guerra civile e di violenze che portarono alla morte circa 500 persone. La popolazione è di circa 6 milioni e mezzo di abitanti. La speranza di vita è di 52,6 anni; la mortalità infantile raggiunge il 66,6 per mille (statistica del 2005). La percentuale di scolarizzazione pur variando in modo significativo da regione a regione è di poco superiore al 60%. Le scuole sono in parte statali e in parte gestite da missionari. p.s.: Siamo tornati arricchiti dall’insegnamento ricevuto che noi desidereremmo condividere con voi in questo mese più attento degli altri alla Missione universale della Chiesa. Effettivamente abbiamo incontrato una Chiesa viva e dinamica, generosa nelle sue iniziative, fervente nelle sue celebrazioni e impegnata nelle sue prese di posizione. La delegazione svizzera della CVS in visita in Togo incontra i vescovi togolesi le a i c o s a t i rafia - v 6 7 Il Togo è diviso in 5 regioni amministrative (Marittima, Altopiani, Centrale, Kara, Savane) suddivise in 30 prefetture. Membro della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Documenti Documenti IL TOGO Messaggio della Conferenza dei Vescovi Svizzeri Sul piano culturale, il francese è la lingua ufficiale benché il Kabyè e l’Ewé sono le principali lingue nazionali. Le principali religioni sono l’animismo praticato da oltre il 50% della popolazione, seguito dal cattolicesimo (26%), islam (15%), protestantesimo (9%). La popolazione del Togo –con una media del 43,7% di abitanti sotto i 15 anni– è molto giovane. La crisi politica iniziata all’inizio del 1990 ha fortemente frenato il processo di sviluppo, facendo regredire l’indicatore di sviluppo umano dallo 0,51 allo 0,495. Questa situazione è il riflesso del regresso del Pese sul piano economico osservato nel periodo 19951998 in cui l’economia ha registrato una buona occasione conseguente alla svalutazione della moneta nazionale nel 1994. La crescita economica registrata nel 2003 è stata effimera perché nel 2004 il tasso di crescita del PIL è passato dal precedente 5,3% al 2,3, per situarsi nel 2006 al 2% con un reddito pro-capite pari a 380 dollari. Quindi poco più di un dollaro al giorno. Questa situazione è la conseguenza della caduta di produzione e del deterioramento dei termini di scambio nei settori tradizionalmente portanti (fosfato, cotone, caffè, cacao) oltre alla debolezza degli investimenti dovuta anche alla riduzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Questo marasma economico ha avuto ripercussioni sulla situazione sociale e l’aggravamento della povertà. Il 62% dei togolesi vive al di sotto della soglia di povertà, soprattutto nelle zone rurali dove il tasso raggiunge il 79,7%. Conseguenza della crisi economico-finanziaria è pure il deterioramento della qualità e delle infrastrutture di servizi sociali sanitari e scolastici. L’abbandono scolastico delle primarie è salito al 74,1% e la mortalità dei bambini di meno di 5 anni nel 2008 è stata dell’8,7%. I malati di AIDS è attualmente il 3,2% della popolazione tra i 15 e i 49 anni. La debolezza delle capacità mediche e finanziarie non solo del ministero della sanità ma anche delle ONG non facilitano strategie di azione contro tale malattia. L’impegno sociopolitico della Chiesa togolese Mons. Isaac Gaglò, vescovo di Aneho e mons. Markus Büchel, vescovo di San Gallo, durante la visita in Togo. Questa pagina e le due successive sono a cura dei preti togolesi presenti nella nostra diocesi. È stata data facoltà alla redazione di ritoccarne forma e contenuto, ma nel massimo rispetto, ci è piaciuto lasciarle nella forma originale per dare al lettore la sensazione di trovarsi gomito a gomito con uno di questi sacerdoti e sentirlo parlare della sua terra, della sua chiesa, delle sue speranze per un’Africa nuova... sarà ospite Mons. Gaglò veglia misa di Missio all ottobre a 19 el sionaria d Giubiasco (vedi seconda Le donne togolesi sono c o n f ro n t a t e da un tasso di analfabetismo più alto che influisce sulle loro condizioni di vita. Inoltre sono vittime di costrizioni (in particolare il difficile accesso alla terra e al credito) che bloccano lo sviluppo delle loro capacità produttive. In generale la povertà in Togo è caratterizzata dalla disoccupazione, dalla bassa remunerazione degli impieghi esistenti, dal sottosviluppo sociale nel campo educativo, e sanitario e dallo scarso accesso alle risorse come elettricità e acqua. 1 In un messaggio del 19 marzo 2003, col titolo: «Dans la verité, bâtissons la paix cioè Nella verità costruiamo la pace» i vescovi chiedevano la trasparenza nelle urne per una elezione libera nella verità e nell’oggettività come unico modo di edificare la pace nella giustizia, nell’amore e nella libertà. 2 8 9 La commissione nazionale episcopale giustizia, pace e verità, organo della conferenza dei vescovi lavora sempre per l’emergenza e l’avvenimento di una società più giusta nella quale, la persona umana creata all’immagine di Dio, ritrova la sua prima dignità, una società dove: donne, uomini e bambini godono dei loro diritti fondamentali, condizione indispensabile di ogni ben’essere e di ogni sviluppo, la prima condizione alla pace. Ha contribuito con il tema: «Ruolo della società civile nella costruzione di uno stato di diritto in Togo: la contribuzione della Chiesa». Ha coinvolto i cristiani laici a svolgere ciascuno il suo ruolo nella costruzione del paese. La Chiesa si impegna alla formazione delle coscienze soprattutto a favore dei giovani nella reciproca fiducia in vista della costruzione di uno stato di diritto. a) pag. di copertin 3 Dopo difficili situazioni umani vissuti nella violenza: prima, durante e dopo l’elezione presidenziale del 2005, i vescovi hanno inviato al popolo, un messaggio di conforto e di speranza. Di fronte agli atti di odio, di vendetta, di divisione, d’ingiustizia, malgrado i tanti morti e tanti sfollati e esiliati, i prelati hanno interpellato ciascuno dei togolesi a fare un bilancio, ad incamminarsi verso la vera conversione rifiutando ogni forma di male e ricercare soltanto il bene solo capace di vincere il male e fare crescere l’uomo. Nei cuori, devono trovare posto: la giustizia, la pace e il perdono. Tutti devono diventare artefice di pace e costruire una civiltà di giustizia, d’amore e di pace. I vescovi hanno esortato tutti a non disperarsi, ma con coraggio e preghiere credere che la luce del Signore illumina ogni tenebra e guida alla gioia di appartenere a questo paese. 4 Nel messaggio della Chiesa togolese riguardo alla legge sulla liberalizzazione dell’aborto (22 dicembre 2006), i prelati ribadiscono: «È già uomo colui che lo diventerà». Nelle sue raccomandazioni finali i vescovi invitano uomini e donne di buona volontà a capire che una legge civile non può impegnare in coscienza nel momento in cui si oppone alla Documenti e riflessioni Documenti dell’Ovest e dell’Unione Economica e Monetaria Ovest-Africana, il Togo è il quinto produttore mondiale di fosfato che costituisce il 50% delle esportazioni. Il settore agricolo impiega oltre il 65% della mano d’opera nelle coltivazioni di cacao, caffè e cotone che costituiscono il 30% dei guadagni dovuti alle esportazioni. Alla fine degli anni ‘80 è stata creata una zona franca: il Porto Autonomo di Lomè che costituisce il polmone dell’economia. 5 Infine, prima dell’ultima elezione presidenziale (4 marzo 2010), i vescovi togolesi, hanno ri- chiamato ad una sfida a favore della pace. Partendo dal cristiano, cittadino radicato in Cristo; ai dirigenti, ai membri della commissione elettorale, ai candidati, ai partiti politici; all’esercito, fino agli elettori, i prelati hanno parlato al cuore di ciascuno esortando tutti a fare un sacrificio d’amore lavorando concretamente per vincere la violenza e votare nella gioia e serenità. Ognuno deve diventare strumento di pace. Una giovane Chiesa figlia di missionari La Chiesa cattolica in Togo è nata il 28 agosto 1892, quando è stata celebrata la prima Messa nella nostra terra. La Messa venne celebrata dai primi missionari arrivati nel Paese; si trattava di due sacerdoti e tre fratelli inviati da S. Arnold Jansen, fondatore dei Missionari del Verbo Divino, che sono così i fondatori della nostra Chiesa. ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri Una chiesa dinamica e generosa nelle sue iniziative Nel momento i cui i cristiani d’Europa sembrano perdere la speranza, i cristiani dell’Africa ci trasmettono un’immagine confortante della pratica della fede nei diversi ambienti di vita. Anche nelle situazioni difficili, questa Chiesa ci ripropone il sorriso nelle difficoltà, il coraggio nello sforzo e l’ingegnosità nell’azione. È così che davanti alle religioni animiste ancora fortemente presenti, davanti alle sette in piena espansione, davanti a un Islam che si vuole onnipresente, la Chiesa cattolica costruisce scuole, collegi e università, edifica centri ospedalieri, lotta contro le malattie endemiche, sviluppa l’agricoltura, accoglie gli orfani, forma la gioventù. In un paese dove manca l’essenziale delle strutture sociali, assicurazioni, contratti di lavoro, pianificazioni politiche, la Chiesa supplisce a numerose deficienze e non abbassa le braccia. Non si accontenta di promesse ma fissa i paletti che indicano le strade da seguire verso uno sviluppo sostenibile del paese. Le basi sono poste per uno sviluppo solidale e duraturo. Anche se sussistono ancora delle enormi ingiustizie e una corruzione endemica, i cristiani si preoccupano di far emergere, poco a poco, maggior trasparenza e verità. 50 anni dopo il loro arrivo, i missionari, di nazionalità tedesca, devono lasciare la giovane comunità a se stessa, perché la Germania era stata sconfitta nella prima guerra mondiale e, nella logica di allora, non era possibile lasciare in Togo (assegnato alla Francia), dei cittadini tedeschi sia pure missionari. La Chiesa è stata così affidata ai laici che la gestirono fino all’arrivo della Società delle Missioni Africane (SMA). Questi ultimi passarono la mano al clero locale quando nel 1962 fu consacrato il primo Arcivescovo del Togo. I Padri Verbiti come quelli della SMA hanno lasciato alla Chiesa delle devozioni solide e degne di lode. Tra queste vi è: - La devozione al Sacro Cuore di Gesù che viene celebrato nella maggior parte delle parrocchie, al- ella Chiesa «Il cammino d ma della in Togo» è il te dì 1 ottobre er en v i d ta ra se a Viganello meno nel sud, il primo venera) pag. di copertin (vedi seconda dì di ogni mese. Interi villaggi si recano nella parrocchia principale per la confessione del giovedì sera, in vista dell’Eucaristia in onore del Sacro Cuore di Gesù. Questa devozione è profondamente radicata nella tradizione della nostra Chiesa. - Un’altra devozione che perdura è il Santo Rosario durante il mese di ottobre. I cattolici –e anche alcuni fedeli delle chiese evangeliche– prendono letteralmente d’assalto le chiese. Durante la settimana si recita il rosario davanti al Santissimo Sacramento e le litanie alla Vergine. Sabato e Domenica si recita il rosario mentre le litanie sono cantate. - La terza devozione, che sta diventando sempre più seguita, è l’esposizione del Santissimo Sacramento, ogni giovedì dell’anno. Addirittura in alcune parrocchie è diventata una pratica abituale l’esposizione permanente del Santissimo Sacramento in una cappella attigua. Vengono a pregare tutti: bambini, giovani, adulti e anziani. Nella capitale, Lomé, si trova una comunità di suore in adorazione perpetua, le Figlie di S. Arnold Jansen. ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri Una chiesa fervente nelle sue celebrazioni 10 Presentazione delle offerte ad una celebrazione in occasione della visita della CVS in Togo 11 Nel raffronto con le nostre celebrazioni religiose in Europa, ciò che colpisce maggiormente in Africa è l’espressione gioiosa e il tempo trascorso a pregare, cantare e danzare. Le comunità s’immedesimano pubblicamente nell’espressione della fede. Nessun rispetto umano, né per gli adulti, né per i giovani o i bambini. Se il clero è preoccupato di curare le liturgie, i fedeli non ci fanno caso e non si pongono problemi ad esprimersi davanti ai loro fratelli e sorelle. È appunto questa una delle espressioni forti della Chiesa concepita come una grande famiglia. Si potrebbe anche temere che questo sia un modo per dimenticare la miseria o le difficoltà della vita . Invece la forza spirituale è spesso accompagnata da reciproco aiuto materiale, da luoghi di dialogo e da mutua benevolenza. In confronto, le nostre celebrazioni mancano spesso di calore umano e di gioiosa intimità. Documenti e riflessioni Documenti e riflessioni legge di Dio. Il diritto all’obiezione di coscienza di fronte all’aborto è una testimonianza di fede. Esortano il personale di sanità ad un impegno a favore della vita, a favore di ogni vita e uno sforzo per combattere ogni cultura di morte. Documenti e riflessioni Documenti e riflessioni ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri Una chiesa impegnata nelle sue prese di posizione http://www.cmsi.ws/datafiles/gestionedownloads/ pdf/sussidio%20lit.%202010%20ROMANO.pdf Ma lo fa a rischio della sua stessa vita. Il coraggio della società civile ed ecclesiale Monsignor Nicodème Barrigah, vescovo di Atakpamè in Togo, è presidente della Commissione Verità, giustizia e riconciliazione del suo Paese. La commissione è stata istituita il 25 febbraio 2009 dal Presidente della Repubblica con lo scopo di creare e consolidare un clima di riconciliazione tra i cittadini del Paese, turbato da profonde contraddizioni. Nel mese di giugno di quest’anno abbiamo avuto il piacere di incontrare Mons. Barrigah nella parrocchia di Pregassona, in occasione della festa dell’amicizia dell’Associazione Dedomé, dove è vicario parrocchiale don Frank Essik (prete togolese). Mons. Nicodème si è intrattenuto durante il pomeriggio rispondendo ad alcune domande sul lavoro della commissione che Lui presiede. Ci ha così spiegato che dopo l’elezione presidenziale nel 2005 ci sono stati 500 morti. Il popolo non ne poteva più e si è reso necessario chinarsi su questi fatti di sangue. La conclusione è stata quella di istituire una nuova Commissione per fare luce sulla catena di violenze che dal 1958 continua a mietere morti nel Paese. È il popolo che ha proposto la creazione della Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione composta da 11 membri con a capo Mons. Nicodème. Ma qual è il vantaggio di un gruppo di lavoro simile? Il Vescovo spiega: «Verità, quale verità? la verità delle vittime o la verità degli autori? perché non è di certo la stessa cosa. Verità dei fatti o la verità globale? Giustizia, ma quale giustizia? non la giustizia giudiziaria, cioè quella dei criminali, ma quella che rifà il rapporto tra la vittima e l’autore presunto. Poi c’è anche la riconciliazione e lo sappiamo tutti che si tratta di un cammino interpersonale che non si può imporre. La riconciliazione ha una condizio- ne importante zione l a i l i c n èi e r ico realtà» 15 per poter vil a u «Q nostra ta del vere insieme e nella della sera Gambaro a a cioè la “conciliatem re a Vir ottob zione”. ina) o n opert c g i d . Quindi la commisg da pa secon sione ha ricevuto (vedi questo mandato di creare le condizioni per una riconciliazione vera. Dobbiamo puntare lo sguardo sulle vittime per parlare di restituzione e riabilitazione. Possiamo aiutare le vittime a ritrovare il loro posto nella società. Però dobbiamo fare anche delle raccomandazioni rispetto a coloro che hanno commesso crimini gravi e proporre che ci siano dei giudizi contro alcune persone. Verità, giustizia, riconciliazione: ecco il mandato affidato per 18 mesi o 2 anni. Abbiamo studiato, scritto testi e poi dal mese di ottobre fatto una sensibilizzazione capillare del popolo. La nostra commissione ha avuto incarico di parlare a tutti gli attori della scena politica del Paese. Abbiamo incontrato lo Stato Maggiore dell’esercito, il Ministero della sicurezza, i magistrati, la corte costituzionale, la corte suprema, il Presidente per chiedere a ciascuno di rispettare la propria missione affidata. Grazie a Dio quest’anno c’è stata un’elezione senza spargimento di sangue. Dal mese di luglio in avanti si entrerà in una fase più operativa, quella cioè di accertare le cose, cercare le prove, fare delle udienze pubbliche e dare la parola alle vittime. Attraverso questa modalità vogliamo invitare il popolo al perdono, poi faremo atti di riconciliazione. La riconciliazione non è facoltativa, ma è la strada che dobbiamo percorrere e mi affido anche alle vo- 12 stre preghiere affinché ciò avvenga.» Commissione governativa Verità Giustizia e Riconciliazione Il coraggio del cristiano 13 La campagna mette l’accento sulla testimonianza e sull’operato di una suora ruandese che durante il genocidio del 1994 è sopravvissuta al massacro ed ha iniziato a lavorare a favore della riconciliazione. Suor Geneviève ha perso tutta la sua famiglia, sterminata all’interno di una chiesa. In quel periodo si trovava in Camerun e quando è tornata nel suo Paese, dopo una fase di odio e dolore per quello che era accaduto, ha iniziato un cammino di riflessione per riuscire a canalizzare quei sentimenti di rancore che le impedivano di essere serena. Suor Geneviève ha incontrato l’associazione delle “Dame della misericordia divina”, che opera nelle prigioni e nelle parrocchie ed ha iniziato la sua missione instancabile sulla riconciliazione. Il suo linguaggio era chiaro e schietto, incontrava i carcerati durante le celebrazioni e diceva loro: «Se tu hai ucciso, ti impegni a chiedere perdono alla vittima sopravvissuta, l’aiuterai anche a liberarsi dal peso di vendetta, dall’odio e dal rancore…» Durante le celebrazioni liturgiche, i prigionieri avevano l’occasione di chiedere perdono e si esprimevano anche apertamente. Un giorno ha incontrato quello che aveva ucciso i sui famigliari ed ecco cosa è avvenuto: «Uno dei prigionieri si è alzato in lacrime, è caduto in ginocchio davanti a me supplicando il perdono. Io restai pietrificata riconoscendo in lui un amico di famiglia che era cresciuto e aveva diviso tutto con noi. Lui aveva ucciso mio papà e mi spiegava altre cose sulla morte degli altri… In quel momento ho cominciato a sentire pietà e compassione, allora l’ho fatto rialzare e l’ho abbracciato. Lui mi ha detto singhiozzando: «Sei e resterai mia sorella». Ho sentito cadere quel grosso peso, ho ritrovato la pace interiore ed ho ringraziato colui che tenevo ancora fra le braccia. Con sorpresa l’ho sentito gridare: «La giustizia può fare il suo corso e condannarmi ma adesso io sono un uomo libero». Queste testimonianze dimostrano con quale coraggio e determinazione la Chiesa in Africa sia impegnata concretamente a sviluppare progetti per migliorare la situazione. Di pari passo anche nelle piccole comunità la gente si è mossa e sono sorti gruppi, commissioni, iniziative volte tutte a sensibilizzare le persone. Il cristiano diventa, nella Chiesa e nella società, il “profeta della giustizia”. Il profeta è anzitutto colui che riceve il deposito della parola divina, la custodisce inalterabile e intatta e se ne fa testimone in ogni circostanza della vita quotidiana, famigliare e sociale, permeandone tutte le strutture secolari. Il mese di ottobre dello scorso anno ha visto riunito a Roma il secondo sinodo speciale per l’Africa, che ha convogliato vescovi del continente, membri scelti dal papa, teologi, esperti, osservatori di altre religioni. Già nel 1994 con Giovanni Paolo II si era celebrato in Vaticano il primo sinodo africano, drammaticamente segnato dalla tragedia in Rwanda. A quel sinodo era seguita l’Esortazione Ecclesia in Africa che aveva come scopo di tracciare un cammino per la missione delle Chiese in Africa e la loro collaborazione con le altre Chiese nel mondo. Era un testo ricco, forse troppo: dall’evangelizzazione alla promozione dei laici, dall’inculturazione ai media, dal dialogo interreligioso all’impegno per la giustizia e per la pace. Nel frattempo la realtà africana si è modificata e i vescovi stessi avevano chiesto a Giovanni Paolo II di convocare un nuovo sinodo. La malattia non gli permise di dar seguito a quello che era anche un suo desiderio. Benedetto XVI nel giugno 2005 indisse allora il sinodo con un tema assai impegnativo: la Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Il tema richiamava la Chiesa africana in particolare, ma la Chiesa universale intera al dovere profetico nel contesto storico, sociale e geografico in cui opera: «La ricerca della pace e della giustizia è parte integrante della missione profetica legata all’annuncio del Vangelo» (Instrumentum, 20). Riconciliazione, giustizia e pace potrebbero sembrare questioni politiche, eppure rappresentano uno degli assi portanti su cui si gioca la credibilità della Chiesa in Africa, ma anche nel nostro contesto. La Chiesa non può chiudersi in sacrestia, mentre l’umanità affronta lo sterminio causato dalla fame, dalla mancanza di acqua, dalla cattiva distribuzione delle ricchezze, dalle guerre tribali. Suor Teresina Caffi al sinodo ha affermato: «La chiesa o è profetica o più semplicemente non è Chiesa». Ed è stato proprio questo il clou del sinodo: una Chiesa impegnata nella promozione della persona e dei popoli in nome del Vangelo, per essere sale della terra e luce del mondo. Non basta più il messaggio di speranza, ma bisognerà rimboccarsi le mani, “sporcarsi” nei paradossi di una società per molti versi a noi impenetrabile e incomprensibile. Già papa Giovanni Pa- olo II chiamava la Chiesa ad essere attenta ai segni dei tempi. Oggi più che mai la Chiesa in Africa deve mettersi dalla parte dell’uomo incatenato dalle strutture di peccato che gli impediscono di realizzarsi come l’uomo vero inaugurato da Gesù. Il vescovo Munzihirva (RdC), assassinato nel 1996, aveva già anticipato: «Ci sono cose che non si possono vedere bene se non con gli occhi che hanno pianto». Forse proprio pensando a lui, l’Instrumentum laboris aveva rilevato gli intrecci di fattori esterni alla crisi africana e le responsabilità internazionali nella situazione del continente nero. L’Africa è interessante perché fornisce risorse per i mercati, ma è poco interessante per i media, non è “notiziabile”, non fa audience. Ecco perché il papa bene ha fatto a convocare a Roma il sinodo, per dare visibilità e forza (centro della cristianità). Alcuni assi tematici La teologia africana è stata accolta dal sinodo che ne ha riconosciuto la piena dignità. Ciò non era avvenuto al precedente sinodo: l’inculturazione era rimasta nelle “catacombe”. La colonizzazione europea è stata violenta e il risultato è osservabile anche nel fatto che la teologia africana si è sempre basata su una metodologia di ricerca occidentale. Un esperto africano al sinodo ha affermato: « la ricerca deve passare dall’africanismo dal di fuori, all’africanismo dal di dentro, adeguando il pensiero all’intellettualità comunitaria». Nel contesto comunitario africano parole come famiglia, figlio, giustizia, riconciliazione hanno una profondità e un significato diversi rispetto al nostro sistema occidentale. E suor Teresa Okure, nigeriana, ha ribadito al sinodo: «la cultura è il filtro con cui ogni uomo e donna guarda il mondo. È impossibile esaminare 14 qualunque cosa che sia umana fuori dalla prospetti- Il sinodo ha anche richiamato con forza il mondo occidentale, affinché cambi il suo stile di generosità perversa verso i “figli” dell’Africa: «Che senso ha continuare a inviare soldi a pioggia quando poi i nostri figli vengono sfruttati, rifiutati, respinti?» Amare gli africani fintanto che sono lontani è comodo, ma come la mettiamo con le istituzioni che qui instaurano un clima di odio e violano i diritti fondamentali dell’uomo, immagine di Dio? La risposta la troviamo nella Propositio 25: «La missione della Chiesa di fronte a tutto ciò è quella di promuovere una cultura attenta al primato del diritto e del rispetto dei diritti umani per tutti». Tema ripreso nella Propositio 28: «I Padri sinodali credono che le politiche e le leggi migratorie restrittive del mondo contro gli Africani violino sempre più il principio della destinazione universale dei beni creati e gli insegnamenti della Chiesa sui diritti umani, sulla libertà di movimento e sui diritti dei lavoratori migranti». Per concludere si può affermare che un aspetto “mondiale” dei problemi africani ha radici esterne. L’Africa è il continente più ricco del mondo in termini di materie prime, ma gode solo dell’1% della ricchezza mondiale. Da sempre la ricchezza africana è anche la sua maledizione: ieri la rapina dell’ebano e la tratta degli schiavi, oggi i diamanti del Sudafrica, il petrolio del Niger, il coltan (per i cellulari) del Congo, il legname dell’Africa centrale. Queste sono reali minacce alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione. Le Propositiones intravedono altre cause che debilitano l’Africa, le istituzioni finanziarie internazionali con i loro programmi di ristrutturazione che comportano l’indebolimento delle economie locali e il degrado del tessuto sociale con l’allargamento del divario tra ricchi e poveri e con il peggioramento delle condizioni di vita: dalla povertà alla miseria delle masse. Senza un freno all’economia mondiale l’Africa sarà presto un grande deserto causato dalle monoculture di esportazione per i mercati occidentali. I Padri hanno lanciato un forte appello: la riconciliazione e la giustizia passano attraverso un reale cambio 15 di relazioni interne e delle reti internazionali. ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri In sintonia con il Sinodo sull’Africa Durante l’intero mese di ottobre 2009 si è svolto a Roma un sinodo di vescovi ed esperti sul tema: «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Vi sono state pronunciate parole forti, operate delle verifiche, un’ enorme speranza è stata suscitata. Durante la Messa di apertura, papa Benedetto XVI ha proferito queste parole: «L’Africa rappresenta un immenso polmone spirituale per un’umanità che sembra in crisi di fede e di speranza». Degli appelli sono stati lanciati da vescovi africani: «Alle grandi potenze di questo mondo noi diciamo: trattate l’Africa con rispetto e riguardo per la sua dignità ». Il mondo intero può trarre utili insegnamenti da constatazioni come queste: «I recenti disordini nel mondo finanziario attestano che è giunto il momento di operare dei cambiamenti radicali nelle regole del gioco. Ma che non sia ancora nell’interesse dei ricchi a scapito dei poveri». Alcuni vescovi hanno pure espresso dichiarazioni forti come quella di un vescovo del Ghana: «Abbiamo l’impressione che nella Chiesa-famiglia, noi siamo membri di seconda categoria. Oppure che apparteniamo ad un’altra Chiesa. La teoria della fratellanza è forte, ma la messa in pratica è debole». O anche parole incoraggianti: La Chiesa cattolica è l’unica istituzione che non abbia paura di parlare chiaramente ai governi. Talvolta i politici non sanno dove possono trovare delle risposte alle domande urgenti che vengono poste». Alcuni riscontri hanno pure permesso di rilevare certi aspetti dell’amore e del rispetto della vita in Africa, come in questa dichiarazione: «Le donne hanno dimostrato in diverse situazioni di conflitto il loro talento a preservare la vita, spesso a prezzo di pesanti sacrifici». O ancora. «I padri sinodali hanno preso coscienza di trovarsi in una tappa importante della storia africana: quella della ricostruzione dell’Africa da parte degli Africani in unione con la comunità internazionale». Documenti e riflessioni Documenti e riflessioni Africa alzati e cammina va culturale. Anche l’uomo africano ha bisogno di fare i conti con la propria storia e cultura e, dentro queste, ricevere il vangelo, così da accoglierlo nel proprio cuore di africano e farlo parlare nella propria lingua. L’inculturazione serve poi anche per arricchire la vita cristiana, ma soprattutto per mettere da parte quegli aspetti che sono contrari all’insegnamento cristiano». E da noi che ha fatto la Chiesa? Tutte queste informazioni resteranno lettera morta se noi non ci interpellassimo per trarre delle lezioni per noi stessi e metterle in pratica. Un primo punto consiste nel riconsiderare il nostro concetto della missione universale del nostro spirito missionario. -Non si tratta soltanto di aiutare finanziariamente questo o quel missionario, ma piuttosto di stabilire maggior giustizia a tutti i livelli. Si tratta inoltre: -di farsi prossimo e di manifestare un amore frater- ed tiva sa a t i r ca Cghie vità «Atti tiva della ema della t educa ino» è il tobre a c t i o T in ell’8 d a t sera r isio ) ertina Mend di cop ag. nda p seco (vedi storia della carità ed assistenza nelle nostre terre dal Medioevo fino alla costituzione dello Stato sociale nel Ticino iniziata attorno alla metà del secolo scorso. La pubblicazione è completata con gli interventi di altri numerosi relatori al convegno del cinquantesimo del 21 novembre 1992. Viene aperto un ampio scenario che spazia dalla storia settecentesca dell’ospedale di Santa Maria di Lugano, antenato dell’odierno ospedale civico, creato dai “vicini” (patrizi), istituto che riflette la reciprocità tra società civile e religiosa. Per passare attraverso le confraternite che assistevano moribondi, carcerati, condannati a morte e orfani, attraversare l’Ottocento e giungere ai primi anni del secolo scorso quando ci si accorse, con sorpresa, che nella Diocesi di Lugano esistevano oltre un centinaio di istituzioni caritative di enti o di associazioni cattoliche dedite ad attività di assistenza. Prevalentemente congregazioni femminili, iniziando dalle Vincenziane attive in diversi ospedali già dal 1845, per passare alle Suore della Carità, quelle di Santa Croce di Menzingen, le Misericordine, le Guanelliane e tante altre. Un vero arcipelago di congregazioni sparse sull’intero territorio. Senza dimenticare quelle maschile: padri francescani, cappuccini, somaschi, guanelliani, orionini. Chiamati dal Vescovo o sollecitati da parroci tenaci, sostenuti spesso da volontà testamentarie di qualche fedele, hanno risposto ai bisogni emergenti del tempo: gli ospedali, gli ospizi per anziani, culle, orfanotrofi, asili per ciechi, istituti speciali. Quindi, come oggi in molti paesi d’Africa, in un passato nemmeno molto lontano, la nostra Chiesa ha saputo individuare e rispondere ai bisogni della gente. Oggi in quanto Chiesa siamo in grado di fare altrettanto? Sarà questo il tema della serata Missio che si terrà a 16 Mendrisio (Presenza Sud) il venerdì 8 ottobre 2010. no planetario e solidale: i nostri giovani devono venire sensibilizzati in tal senso. -di mettere in pratica il vangelo che ci interpella sul nostro modo di vivere, le nostre esigenze esagerate e il nostro commercio ingiusto. -di annunciare il vangelo non solamente a parole, ma con la testimonianza di una vita più semplice -di lasciarci interpellare da cristiani di altri continenti e di cambiare certi modi di vivere, di credere e di sperare. Vedere, valutare, agire. Nelle nostre comunità, la Chiesa in tanti secoli di storia, ha lasciato traccia di molti segni di concreto impegno. Dire Chiesa significa dire gente delle nostre comunità che ha saputo leggere i segni dei tempi, come indicato dal Concilio, e chinarsi nelle situazioni concrete. Tuttavia non sempre si è stati capaci di vedere questi segni e di portare un’adeguata lettura e aiuto perché, in particolare nel nostro occidente non solo la Chiesa ma tutta la società –come dice il card. Martini– è malata del male cancerogeno dell’indifferentismo e del soggettivismo. Il nostro vescovo Pier Giacomo, nell’ultima lettera pastorale, citando quanto il Papa diceva alla chiesa di Roma, afferma che la nostra chiesa necessita di un «cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli “collaboratori” del clero a riconoscerli realmente “corresponsabili” dell’essere e dell’agire della chiesa». Allora dobbiamo 17 tornare alle sorgenti, attingere forza dalla Parola di Dio, scoprire l’importanza del silenzio, dell’ascolto e della preghiera per poter vivere intensamente la comunione col Cristo poiché solo lui può far giungere a una giusta condivisione. È quello che auspicano i nostri vescovi in questo mese di ottobre dopo il loro viaggio in Togo. Esempi di impegno della Chiesa –ieri e oggi– nel campo caritativo, educativo, assistenziale. In Togo e in tanti altri paesi d’Africa dove manca l’essenziale delle strutture sociali, assicurazioni, contratti di lavoro, pianificazioni politiche, la Chiesa cattolica supplisce a numerose deficienze dello Stato: costruisce scuole, collegi e università, forma la gioventù, edifica centri ospedalieri, lotta contro le malattie endemiche, sviluppa l’agricoltura, accoglie gli orfani. Da noi oggi è talmente scontato che sia lo Stato ad occuparsi di tutto questo che abbiamo dimenticato come non più di duecento anni fa, quando la Repubblica e Cantone del Ticino cominciava a muovere i suoi primi faticosi passi, la Chiesa, in forme diverse era già presente sia nel campo dell’educazione che in quello caritativo assistenziale. Uno studio approfondito sulle opere della Chiesa nel campo educativo tramite congregazioni religiose, confraternite o singoli parroci non è ancora stato eseguito. Dalle diverse «Storia del Cantone Ticino» pubblicate in epoche diverse sappiamo che all’inizio dell’800 l’insegnamento elementare era praticamente ridotto alle sole scuole parrocchiali che facevano capo a parroci o cappellani. Già nel 1804 il neonato Cantone Ticino varò una legge che prevedeva l’istituzione di scuole comunali e l’obbligatorietà della frequenza che rimase in pratica lettera morta. Anche la legge sulla scuola del 1831 intesa a promuovere un insegnamento più laico non ebbe miglior successo, per cui le scuole elementari funzionanti finirono per essere ancora quelle curate da religiosi. Lo stesso vale per l’nsegnamento secondario; nel 1840 esistevano in Ticino otto istituti di educazione secondaria, sette dei quali gestiti da congregazioni religiose: la comunità dei Serviti di Mendrisio, i Somaschi a Lugano, I Benedettini a Bellinzona, il collegio Papio ad Ascona, il seminario di Pollegio per citarne alcuni. Solo nel novembre del 1852 viene inaugurato il Liceo di Lugano, primo istituto secondario statale. Di quanto la Chiesa abbia fatto nel campo caritativo assistenziale esistono invece ricchi contributi nel volume «Diocesi di Lugano e carità: dalla storia uno sguardo al futuro» pubblicato da Caritas Ticino in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Il libro curato e stampato da Caritas raccoglie i lavori di ricerca degli storici Aldo Abächerli, Antonio Gili e Antonio Lepori coordinati da Alberto Gandolla, che ripercorrono la Lezioni da trarre per noi in Svizzera Documenti e riflessioni Documenti e riflessioni ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri Quel bisogno di riconciliazione Conclusione Il viaggio di una folta delegazione della Conferenza dei vescovi svizzeri in Togo dovrebbe aiutarci tutti a vivere meglio qui da noi, la campagna missionaria nel mese di ottobre e oltre. Il tema del mese missionario l’esprime bene: «Una Chiesa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Possa la testimonianza personale dei vescovi impegnare i cattolici svizzeri ad esprimere con più coraggio la condivisione nella carità, la testimonianza della speranza e la propria gioia di credere. Anche se la campagna missionaria è presentata da Riflessione/testimonianza di fra’ Martino Dotta un paese d’Africa, quest’anno il Togo, sono tutti i paesi del mondo ad essere chiamati a rinnovare la loro visione della missione universale della Chiesa. La riflessione su una nuova inventiva della carità e le azioni concrete di reciproco aiuto affondino le radici nella preghiera fiduciosa in Colui che ha inviato i suoi discepoli nel mondo intero per annunciare la Buona Novella di salvezza. La preghiera precede, accompagna e prolunga l’azione missionaria della Chiesa. I resoconti annuali delle collette mostrano chiaramente come le offerte per la Giornata Missionaria Mondiale, siano diminuite nella Svizzera italiana. In Ticino, dal 2001 anno in cui si era un po’ sopra i 100.000.- fr., si è scesi a 68.190.- fr. lo scorso anno. Così pure il Grigioni italiano è passato dai circa 7.000.- fr. a 3.867.Con ciò non è parimenti diminuita la generosità delle comunità, ma forse o anche senza forse, diverse parrocchie non inviano l’offerta della Giornata Missionaria Mondiale, come stabilito dall’Ordinario diocesano nell’elenco delle «collette da farsi in tutte le chiese della diocesi» e come ovviamente raccomanda la Chiesa universale. Su tale questione di recente il Consiglio Missionario Cattolico Svizzero ha pure inviato una circolare a tutte le parrocchie. Invitiamo i parroci alla fedeltà a tale Giornata senza precludere altre azioni in altri periodi a favore di progetti sostenuti dalla parrocchia o per altri missionari invitati o di passaggio. Snobbare la colletta della Giornata Missionaria Mondiale significa impoverire la risposta che la Chiesa come comunione di chiese particolari può dare alle richieste di aiuto a testimonianza di una fede comune. Sebbene chiese particolari diano esse stesse risposte in tal senso, non è a queste che si rivolgono tante chiese in necessità, ma alle istituzioni preposte per rispondere alle richieste di aiuto. Grazie per l’impegno nella promozione e al sostegno di tale Giornata! «Insieme per un’Africa nuova» è un invito a guardare ben al di là dei nostri (spesso angusti) confini nazionali o regionali. Il motto della Campagna di missio di quest’anno ci sprona a considerare una realtà assai lontana (quella della società e della Chiesa del Togo) per interrogarci sulla nostra situazione sociale e religiosa. Costatare le pagliuzze negli occhi altrui può forse aiutarci a riconoscere le travi che talvolta intralciano il nostro cammino individuale e collettivo. tobre, ore t o 4 2 a c i Domen nino, Ceo t n A . S a14:00 a ella Giorn d e n o i z a lebr iale r ia Mond a n o i s s i ta M da pag. di (vedi secon Per suggerire alcune piste di riflessione, in vista possibilmente di uno nostro maggiore impegno a favore di coloro che più fanno fatica a soddisfare anche solo le loro esigenze di base (cibo, abitazione, vestiario, lavoro, salute e posizione sociale), vorrei fare riferimento ad alcune situazioni di aiuto nel nostro Cantone. L’esperienza mi dice che, a volte, i più danno molto per scontato, al punto da non rendersi sempre conto del bene di cui godono. E magari si meravigliano di scoprire pure dalle nostre parti condizioni di profondo disagio sociale, che coinvolgono tuttavia un numero crescente di persone, indipendentemente dalla loro origine nazionale e dalla loro condizione familiare o professionale. A mio avviso, il punto di partenza di qualsiasi “presa a carico sociale” –dalla più semplice a quella più complessa– è la capacità d’immedesimarsi nel vissuto altrui, di mettersi nella pelle dell’altro sull’esempio di Gesù e il suo «passare ovunque beneficando e risanando e facendo del bene a tutti». Di conseguenza, per noi cristiani e all’interno delle nostre Comunità, va bandita ogni forma di discriminazione, superiorità o disprezzo, poiché «abbiamo tutti un unico Padre, quello Celeste, e noi siamo tutti fratelli e sorelle tra di noi». copertina) 18 Dall’emarginazione alla solidarietà Uno dei campi nei quali, nel nostro Cantone (e nelle nostre Chiese…), c’è parecchio lavoro da compiere per contribuire a rendere «più giusto e fraterno» il nostro Paese è la lotta contro espressioni striscianti di emarginazione. Quanti hanno perso il lavoro e stentano a trovarne un altro, vivono momenti di rottura a partire dai propri rapporti familiari, soffrono di gravi malattie psichiche, sono vittime di vari generi di 19 dipendenza, sono troppo giovani ed inesperti per occupare ruoli professionali qualificati oppure hanno avuto una scarsa scolarizzazione e si trovano o sono spinti ai margini della nostra società. Le statistiche federali parlano di circa un settimo della popolazione svizzera che vive al limite del minimo esistenziale. Se poi la loro provenienza è dal di fuori dei nostri confini nazionali, pur disponendo talvolta di competenze lavorative di tutto rispetto, il rischio discriminatorio aumenta non poco. E c’è da chiedersi quanti sforzi compiamo come credenti per contrastare un fenomeno strisciante e che attraversa trasversalmente la nostra collettività, a cominciare dai servizi pubblici (quanta umiliazione provata e subita nel chiedere sostegno sociale davanti agli sportelli comunali o cantonali!) senza evitare le Chiese o altre Comunità religiose. La mia risposta personale alla tentazione di porre limiti e condizioni è la solidarietà fatta anzitutto di ascolto, rispetto dell’altro e delle sue sofferenze, soddisfazioni dei bisogni primari (cibo, vestiti, alloggio e lavoro). L’integrazione contro la discriminazione Sul piano cantonale e federale, da alcuni anni, sembra che il toccasana universale per tutti i mali collettivi (non di rado imputati, ovviamente in modo grossolano e quindi improprio alla crescente presenza di stranieri in Svizzera) sia l’integrazione. L’onestà intellettuale (che sovente manca nei nostri dibattiti collettivi, a partire dalle discussioni in famiglia o al bar con gli amici) ci impone di riconoscere che, a ben vedere, si dice integrazione, ma si auspica assimilazione. E non è probabilmente una casualità se spesso i cittadini immigrati naturalizzati sono… più papisti del Papa, cioè più svizzeri degli elvetici! A mio giudizio, però, non possiamo limitare il discorso sull’integrazione agli stranieri. In realtà, esso riguarda tutti gli strati sociali e tutte le generazioni. Il confronto (e magari lo scontro, purché costruttivo e rispettoso delle convinzioni altrui) è il fondamento di una crescita collettiva che non dimentica nessuno e nulla e che dà spazio a chiunque e ad ogni cosa buona. Accogliere l’altro nelle sue peculiarità e riconoscere la sua dignità di essere umano e di figlio (o figlia) di Dio sono le note d’avvio di un autentico spirito fraterno. Riflessioni Documenti e riflessioni ...seguito Messaggio dei Vescovi svizzeri La merce è fornita sia dalle filiali dei grandi distributori nazionali (Coop, Migros, Manor e Aldi), sia dai grossisti (Comarsa, Howeg, Prodega o ti.or/FOFT), da fabbricanti locali (Fratelli Simona o Gourmet Service) o da altri piccoli dettaglianti. E oltre ad essere un modo di ridurre lo spreco di alimenti, “Tavolino Magico” è uno strumento efficace per contrastare la povertà e per vivere la solidarietà spicciola, com’è il caso di più di cento volontari attivi nei vari luoghi del Cantone. Uscire dalla solitudine Uno spazio che, pur essendo operativo soltanto dalla metà dello scorso mese di gennaio a Viganello, si sta mostrando un punto di socializzazione per parecchie persone del Luganese (e non solo), è il “Centro Bethlehem”. Allestito all’interno dei locali occupati dalla Missione Popolare Evangelica, questa Mensa sociale è promossa dal Circolo delle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Internazionali) ed è sostanzialmente un luogo di socializzazione. Un pasto caldo, un caffè preso in compagnia, una doccia, la possibilità di ricevere un cambio d’abiti o di fare il bucato, oppure la disponibilità di giornali e di una connessione telefonica e ad Internet sono i mezzi – insieme alla presenza di due educatori sociali che garantiscono l’accoglienza agli ospiti– per aiutare i frequentatori del “Centro Bethlehem” a superare la solitudine e uscire dall’isolamento sociale. Si tratta soprattutto di persone (la cui età media è sorprendentemente bassa) alla ricerca di lavoro e, a volte, di alloggio o, più spesso, di relazioni collettive qualificate. La lotta per la giustizia Riflessione di mons. Sandro Vitalini La Mensa di Viganello è un modesto contributo a sciogliere i nodi che portano parecchi dei nostri utenti a sentirsi inadeguati per una società vieppiù orientata verso il successo, il guadagno facile, la promozione ad oltranza dell’immagine, l’efficienza in specie se a discapito della persona umana e del suo vero bene. Impegno umanitario a favore dei bisognosi: volontari del “Tavolino Magico” preparano confezioni di frutta e verdura. 20 Dio ha creato l’uomo per inserirlo in una famiglia di di franchi l’anno. sorelle e fratelli. L’eccedenza sarà interamente versata allo Stato. La terra, nostra casa comune, è a disposizione di tutti Anche i dirigenti dello Stato dovranno attenersi a perché tutti vivano in armonia. questa regola, così che patrimoni superiori vengano Rammento anche solo un dato: la piccola terra ha una automaticamente confiscati. capacità produttiva per sfamare decine di miliardi di Spariscono oramai i paradisi fiscali e si percepisce per persone. Ma noi ci troviamo schiacciati dall’ingiustiquesto nostro unico villaggio questa legge inderogazia, così che i pochi hanno troppo e molti niente. bile: o la condivisione o la morte! La battaglia è aspra e si combatte con la preghiera, le Ciò che pareva utopia 50 anni fa (come il servizio cidenunce, le iniziative vile e il controllo degli Nell’invocare la capacità della giustizia di sblocpolitiche e gli esempi averi bancari o la stescare i meccanismi che impediscono i rapporti tra positivi trascinatori. sa Unione Europea) si Bisogna che l’uomo individui e popoli, Giovanni Paolo II si chiedeva: è realizzato. comprenda che la vio- basta la sola giustizia? Nella Dives in Misericordia Ma siamo solo all’inilenza armata va elimi- la risposta è sostanzialmente negativa se la giu- zio della battaglia. nata. stizia non è supportata dall’«amore misericordio- La parola biblica va reGli eserciti ed i loro so» che ne costituisce la più perfetta incarnazione. alizzata. «non vi sarà costosissimi armaalcun bisognoso in menti appartengono a un passato che è l’anticiviltà. mezzo a voi» (Deuteronomio 15,4). Non si può negare oggi una forza di polizia che assiDobbiamo denunciare le mafie, gli intrallazzi, gli curi l’ordine pubblico, ma è necessario che gli eserciti abusi di potere, le sopraffazioni, aiutando l’uomo a divengano corpi di militi ausiliari per vincere la fame, smascherare coloro che lo ingannano con le teorie debellare le malattie, promuovere l’istruzione, tracassurde della violenza armata, del razzismo, dell’odio ciare strade, incanalare fiumi, potabilizzare l’acqua. di classe. Le masse degli affamati che premono alle frontiere Dobbiamo essere pronti a dare anche il sangue perdei paesi relativamente opulenti non saranno elimiché l’egoismo sia scacciato e cresca l’altruismo, lo nate con le bombe e le fortificazioni. spirito di perdono e di fratellanza universale. È necessario creare in questi paesi un minimo di civil«Noi amiamo Dio nella misura in cui concretamente tà, dove tutti abbiano un tetto e un lavoro. serviamo il prossimo» (Romani 13,9). Tutti preferiscono stare a casa loro se un minimo di Il vero culto che prestiamo al Creatore è la nostra benessere è loro assicurato. totale dedizione alla causa di ogni uomo. Ecco perché bisogna denunciare lo squilibrio scandaloso tra salari da nababbi e salari da miserabili. Se noi prendiamo coscienza che siamo un’unica famiglia, dobbiamo dare all’umanità strutture nuove che, sull’esempio della Svizzera, la rendano effettiva confederazione dove tutti sono per l’uno e l’uno per tutti. Dovremo prevedere una tassa per la difesa internazionale, che riduca la forbice dei salari, elimini le ricchezze spropositate, incoraggi la condivisione. Non si dovrebbe permettere in nessuna parte del 21 mondo che un singolo guadagni più di un milione Riflessioni Riflessioni Contrastare la povertà Uno dei progetti che, negli ultimi cinque anni, ha maggiormente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica ticinese, come pure dei rappresentanti delle Autorità e dei media, è “Tavolino Magico”. Promosso nel Cantone da due organizzazioni della Svizzera italiana, “Tischlein deck dich” e “Schweizer Tafel”, esso consiste nel recuperare generi alimentari e beni di prima necessità a favore di persone confrontate con la precarietà economica. L’aiuto alimentare è fornito sia tramite la quindicina di enti che gestiscono delle Mense sociali (come quella del Convento dei Cappuccini di Lugano), sia in maniera diretta a oltre un migliaio di beneficiari che frequentano settimanalmente i cinque Centri di distribuzione di “Tavolino Magico” (a Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Biasca e Locarno). Ciao, mi chiamo Bruce Pascal Agnankou (nome dato al figlio maggiore nella mia famiglia), vengo da Aného al sud del Togo. Ho 9 anni ed ho iniziato la prima elementare. Fra tutte le feste, quella che preferisco è il Natale perché è la festa dei bambini, dove si ricevono dei regali ed è l’occasione per andare a vedere il presepio della nostra chiesa e anche di visitare tutti i parenti. Mi sto preparando per ricevere la prima comunione. Tutte le domeniche mia mamma mi accompagna alla Messa dei ragazzi. Da noi le celebrazioni sono molto vivaci con musiche, danze, colori…è veramente una festa. Lei mi insegna come devo comportarmi e come pregare. Durante la predica, il prete ci fa delle domande sulle letture e chi risponde bene riceve un regalo (un’immagine di un Santo e della Madonna). Questo esercizio ci sprona a stare attenti e a ricordare. Sapete che da quando ho sentito che Gesù ha detto: «Lasciate che i bambini vengano a me» ho pensato che li protegge sicuramente e allora io gli domando sempre la sua protezione per me e per i miei familiari. Sono contento di essere cristiano perché questa è una religione di amore e rispetto. A scuola, prima delle lezioni, c’è il catechismo. Mi piace molto questo momento perché conosco meglio Gesù cosi potrò poi ricevere il corpo di Cristo durante la Prima comunione. Al lunedì mattina ognuno deve dire qualcosa sui testi della Messa del giorno prima e la maestra ci insegna i 10 comandamenti. Mi chiamo Akossiwa (significa figlia nata di domenica) ed ho 11 anni. Quando ero neonata, sono stata gettata tra le immondizie per placare gli spiriti cattivi che portano la morte tra il clan. Un uomo mi ha raccolta. Mi ha dato questo nome e mi ha restituito alla mia famiglia. In questo modo mi ha riscattata e da allora è il mio protettore perché mio papà è cieco. Una malattia trasmessa da una mosca gli ha consumato gli occhi. Abito in una casa chiamata “Tatà”. È a forma di fortezza. I muri di terra sono alti quasi 5 metri. La porta è molto stretta e il tetto è di paglia. Nella mia famiglia siamo in 12 bambini. Mio papà ha tre mogli. Non è sempre facile vivere assieme. Solo due bambini vanno a scuola. Grazie al mio protettore io ho avuto la fortuna di andarci. Mamma ha voluto che anche il suo ultimo figlio ci andasse. Imparo molte cose. Mi piacerebbe continuare gli studi per diventare maestra e poi tornare qui per insegnare agli altri. Mangiamo una sola volta al giorno: verso le 8 di sera. Il cibo è il miglio. Con esso facciamo il “biaruk” (miglio bollito) e si mangia assieme al gombo (legume gelatinoso che serve da salsa). Se ne avanza ne mangiamo un po’ al mattino prima di andare ai campi o a scuola. Da noi le ragazze sono molto civettuole: alle feste indossiamo vestiti molto colorati e numerosi gioielli. Ma soprattutto attraverso l’acconciatura dei capelli esprimiamo il nostro stato d’animo: amore, tristezza, speranza. Passiamo ore e ore ad acconciarci i capelli. I miei genitori non sono cristiani ma io vado in chiesa con altre ragazze e mi piace ciò che ascolto. Ho frequentato il catechismo e dopo il mio battesimo ho ripetuto alla mia famiglia le parole del Vangelo e poi ha 22 ritrovato l’armonia. Quando mi sveglio prego e offro la giornata a Maria e le chiedo di aiutarmi. Proposte di animazione Cari bambini, ragazzi, catechisti, animatori parrocchiali, il tema «Insieme per un’Africa nuova»ci invita ad incamminarci assieme ai nostri fratelli lontani togolesi durante questi prossimi mesi per conoscerli. Con la Parola di Gesù: «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv 14, 6-7 ) accogliamo l’invito a compiere gesti di pace, riconciliazione ed aiuto concreto. Ciao, mi chiamo Amouzou ma il mio nome di battesimo è Alberto. Ho 14 anni e sono il primogenito di 5 figli. Il mio papà guida la pala alla cava dei fosfati vicino al lago Togo. Lui dice sempre che i fosfati sono la ricchezza del Paese. Ci sono 6000 operai in quella cava. Però mio papa non guadagna molto e allora la mamma va a vendere le stoffe tutti i giovedì al mercato di Togoville. Dopo la scuola faccio i miei compiti mentre curo i miei fratellini. Poi gioco con i miei amici al pallone, le bambine invece giocano a campana o fanno i girotondi. Mia sorella Olga, la più 23 grande, cucina in casa. occasione di: Proposte da utilizzare in ima comunione; - incontri di bambini di Pr - incontri di catechesi; (lupetti, esploratori); - riunioni di gruppi scout ella; - gruppi di Cantori della st bini o ragazzi. - gruppi missionari di bam Obiettivi 1. sensibilizzare i ragazzi ad essere missionari. 2. sviluppare il motto ”i bambini aiutano i bambini”. 3. partecipare concretamente alla campagna di Infanzia missionaria. Progetto di aiuto della costruzione dell’ospedale pediatrico. 4. Organizzare un gruppo di Cantori della stella. Il Togo in breve Superficie: 56785 Km2 (circa una volta e mezza la Svizzera) Popolazione: 6,5 milioni Capitale: Lomé (la città più grande con 740.000 ab.) Paesi confinanti: Ghana, Benin, Burkina Faso, Oceano Atlantico. Montagne: monte Agou (986m) Lingua: francese, kabyé e ewé (le principali) più una cinquantina di lingue locali. Religioni: animisti (50%), cattolici (26%), islam (15%) e protestanti (9%) Moneta: franco CFA Scolarizzazione: più del 60% dei ragazzi vanno a scuola Materie prime: fosfato (5° produttore mondiale) caffè, cacao, cotone, manioca, mais, miglio, gname, sorgo e riso. Indipendenza: dal 1960 Proposte Testimonianze Testimonianze di bambini togolesi Proposta per un incontro con i ragazzi Tema: IO Quest’anno ci incontriamo con i ragazzi del Togo, un Paese che è stato marcato da numerosi conflitti, ingiustizie, morti inutili... Il Sinodo dei vescovi per l’Africa, alla fine del 2009 a Roma, ha aperto un nuovo cammino di speranza: quello della Verità, della Giustizia e della Riconciliazione. Ma nella vita di tutti i giorni non è così facile perché le sofferenze sono reali e lasciano nei cuori il rancore per le ingiustizie subite. - I togolesi sono degli artisti; la musica, e il ritmo fanno parte del loro modo di vivere. I loro canti esprimono tutte le situazioni della vita; quelli sacri, quelli del lavoro, dei funerali o delle feste e sono sempre accompagnati dal ritmo di tamburi. Le danze accompagnano tutte le occasioni: amore, caccia, gioia, accoglienza... - Le loro fortezze erano delle “tatà”costruite con argilla e legno. Dalla terrazza potevano spiare il nemico. Per sicurezza si deve entrare all’indietro perché l’entrata era stretta. - La religione dominante è l’animismo cioè il credere che in tutte le cose c’è uno spirito e un’anima, Spesso si mescola ad altre credenze locali anche se si è cattolici. Ad esempio attaccano ciondoli all’ingresso della casa in segno di protezione contro gli spiriti ( zucche, corde, statuette). Sono i feticci, e Mawwu è il loro dio protettore che divide il suo potere con numerosi “Vudù”. I vudù hanno bisogno di nutrirsi ed è per questo che durante le cerimonie sacrificano un animale. I togolesi hanno paura del buio perché gli spiriti cattivi escono a fare del male. Per questo dormono sempre con la lampada accesa. PREGHIERE Vi invitiamo a riflettere sulla base della testimonianza di suor Geneviève, scampata dal genocidio dei Tutsi in Ruanda nel 1994, che ha saputo scegliere il cammino del perdono, dell’apertura, della giustizia, della condivisione. Agendo come lei noi seguiamo l’esempio di Gesù. Signore, confido in Te, ascolta la mia preghiera! Signore, ti prego per tutte le persone che amo, affinchè scelgano sempre il cammino che conduce verso Te. MATERIALE (da richiedere al segretariato Missio a Lugano). - Ti prego per il Togo che ha vissuto tante ingiustizie, fa’ che un giorno scelga la via del perdono. Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita Si, voglio camminare sulla tua strada e seguire la tua parola. Purtroppo faccio spesso dei passi sbagliati. Ma tu ci sei sempre e mi accogli col tuo perdono. Aiutami a capire quando sbaglio e a riprendere il giusto cammino. Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita Ti prego per i bambini denutriti, fa’ che ci sia più condivisione degli alimenti. Ti prego per i bambini che muoiono perché non vengono curati, fa’ che questa ingiustizia lasci il posto all’aiuto concreto. cartina con contorno dell’Africa, foglio con sagome di passi da ritagliare, testo testimonianza suor Geneviève, serie di immagini sul Togo, CD canti togolesi, globo o cartina Togo, materiale progetto di Infanzia missionaria. SVOLGIMENTO Queste proposte possono essere svolte durante uno o più incontri. Signore, confido in Te, ascolta la mia preghiera! Il cammino con te Gesù è cammino di vita. In ogni momento della giornata posso fare un passo verso Te. Spesso incontro degli ostacoli che rendono irregolare il mio cammino. A volte cado e sto male, ma Tu ci sei sempre. Allora mi rialzo e riprendo con più slancio la via. Signore, tu sei la Via la Verità e la Vita SONO LA VIA - LA VERITÀ - LA VITA 24 1. creare un ambiente accogliente con musica togolese. 2. presentare il Paese: globo o cartina; mostrare immagini; leggere le testimonianze dei bambini togolesi. 3. conversazione sul tema presentato. 4. presentazione della testimonianza di suor Geneviève e discussione. 5. preparare messaggi scritti sulle sagome di passi da incollare sul cartellone (messaggio di speranza, di perdono, preghiera, voglia di migliorare). 6. preghiera finale, canto, danza. 25 7. Conclusione: cosa posso fare concretamente? (vedi pag. 25) Proposte Proposte Qualche particolarità - Il Togo è uno dei più piccoli Stati africani, stretto e lungo. Certi animali, come la pantera e il leone sono diventati assai rari, invece si possono incontrare ancora branchi di elefanti, tantissimi uccelli e serpenti. Per proteggere questi bellissimi animali sono stati creati dei grandi parchi. Cosi sulle piste puoi incontrare antilopi, serpenti, coccodrilli, e numerosi uccelli (pappagalli, cicogne, gru, …). di aiuto ersi proiv d e n ie st so a zi n fa in Ogni anno Missio i/e e ragazzi/e. in b am b o n so i ar ci efi getti i cui ben Infanzia a d to u en st so to et g ro Quest’anno il p struzioco la è a n ia al it ra ze iz missionaria della Sv ne di 2010 - Bambini aiutano bambini I L O B A K A O C I R T A I D E P E L A D E P S O O L UN PICCO Il progetto consiste nella costruzione di un ospedale che possa accogliere e curare fino a 50 bambini malati di 3 villaggi del nord del Togo: Kaboli, Koussounto e Balanka. Responsabile di questo progetto è Mons. Ambroise Kotamba Djoliba, vescovo della diocesi di Sokodé, coadiuvato da suor Madelaine Minza, responsabile del dispensario di Kaboli. Ka b o l i È capoluogo di cantone e assieme agli altri due villaggi ha una popolazione di 25.000 abitanti che per la maggior parte vive di agricoltura, praticata per lo più con utensili tradizionali. La povertà del suolo e i cambiamenti climatici non permettono all’agricoltura di essere sufficiente ai bisogni delle famiglie. Gli adulti sono spesso molto occupati per lavorare nei campi e non possono accudire i bambini. Durante il periodo delle piogge aumenta il rischio di prendere la malaria e l’aria molto umida provoca infezioni polmonari. Inoltre il periodo di attesa del nuovo raccolto rappresenta un momento critico per l’alimentazione e la malnutrizione è causa di indebolimento dei bambini. In questi periodi il tasso di mortalità sale al 12%. I bambini muoiono perché manca la struttura per poterli accogliere e dare loro le cure necessarie. Obiettivi: 1. costruire un ospedale per bambini. 2. ridurre la mortalità infantile. 3. sostenere le suore infermiere. 4. favorire la salute fisica e mentale dei bambini. 5. fornire ai bambini una sana educazione. COME PUOI AIUTARE ANCHE TU a costruire questo piccolo ospedale innanzitutto pensare a questi bambini che non possono curarsi e ricordarli nella preghiera. acquistare una di queste ‘casette’ in legno chiamate ‘tatà’ costruite da ragazzi togolesi di Sokodé. L’acquisto di una casetta assicura le prime cure. 3 casette permettono di curare un bambino dalla malaria. Con il vostro gruppo di catechismo potete anche darci una mano a vendere queste casette all’uscita dalla messa (daccordo con il parroco) o in mercatini. Il piccolo Ospedale che si vuole costruire è di 330 metri quadrati. Il costo è di 64.000 dollari. La popolazione parteciperà con un contributo di 9.600 dollari. Inoltre procurerà la sabbia, la ghiaia e l’acqua e si farà carico della manodopera. La cifra richiesta a Missio-Infanzia è di 54.400 dollari e servirà per: cemento, mattoni, ferro, tetto, rivestimenti, impianto elettrico… 26 27 costruire il salvadanaio-mattoncino che trovi sul retro della copertina e impegnarsi a risparmiare qualche soldino per il progetto. (vedi anche pag. 28) aderire ad un gruppo di “cantori della stella” e partecipare attivamente all’azione (vedi le due pagine seguenti). Proposte Proposte Progetto D ELLA STELLA L’attività si svolge in quattro fasi: preparazione, mandato, annuncio, ritorno. Come preparare i ragazzi - spiegare il senso missionario di questa azione, la storia e lo spirito dei “Cantori della stella” e di “Infanzia missionaria”; - costituire uno o più gruppi a seconda del numero di partecipanti e di adulti che possono accompagnare; - leggere insieme Matteo 2,1-12 e altri racconti tradizionali sui Re Magi; - conoscere il progetto di Infanzia missionaria che ogni anno viene sostenuto con l’azione “Cantori della stella” (per quello di quest’anno vedi pag. 24); - scegliere canti, preghiere, testi sul Natale e sull’Epifania (non occorre impararli a memoria ma si possono preparare dei foglietti); - preparare costumi e bastoni dei pastori, dei Re Magi e degli angeli; - preparare un salvadanaio o un cestino per raccogliere le offerte per il progetto; - confezionare una grande stella di cartone o compensato, decorarla e fissarla in cima ad un bastone perché sia ben visibile (si può anche prevedere una piccola lampadina con batteria, al centro o sulle punte.) - allestire l’itinerario delle visite alle case (non dimenticare eventuali case per anziani); - preparare le stelline con la benedizione da lasciare nelle case. per le strade della Svizzera italiana Eccoci alle porte del nuovo anno pastorale; della ripresa della scuola e di nuovi programmi di catechesi. È il momento più opportuno per mettere in cantiere un gruppo di “Cantori della stella” che nel periodo di Avvento e fino all’Epifania porterà nelle case ed a chi incontrano sulla strada, il messaggio della nascita di Gesù come impegno per il progetto di Infanzia missionaria. Lo scorso anno in Ticino i “Cantori della stella” sono partiti alla grande. Non in quanto a numero di gruppi, ma in quanto ad impegno ed entusiasmo sia di bambini/e e ragazzi/e che hanno formato i gruppi sia di mamme, catechiste e parroci coinvolti. Tutti assieme sono riusciti a trasmettere entusiasmo, gioia ed anche commozione nelle case, quartieri e ospizi visitati. Già qualche parrocchia si era riservata l’adesione per quest’anno e qualche nuova parrocchia ci ha già contattato per la formazione di un nuovo gruppo. Non esitate a chiamarci, veniamo in qualsiasi parrocchia del Ticino a presentarvi e illustrarvi l’azione con una proiezione di immagini e filmati, con consigli e soprattutto a farvi conoscere la storia di Infanzia missionaria e dei Cantori della stella. La celebrazione del mandato Per affermare che i ragazzi missionari sono membra vive della comunità, sarebbe l’ideale se durante una messa domenicale del periodo natalizio, si affidasse il mandato di “Cantori della stella” ai ragazzi che porteranno il lieto annuncio del Natale nelle case della propria comunità. L’annuncio I ragazzi si ritrovano in gruppo e partono in missione per le vie del paese. Passando di porta in porta, annunciano la nascita di Gesù con la modalità che hanno preparato, senza dimenticare di spiegare il significato dell’attività che stanno svolgendo e la sua finalità: il sostegno di un progetto di Infanzia missionaria secondo il motto “Bambini aiutano altri bambini”. Vi diamo una mano! Abbiamo fatto tesoro dei consigli e dell’esperienza dei gruppi già attivi; abbiamo modelli di costumi da realizzare e costumi da prestarvi; abbiamo le stelline plastificate con la benedizione da lasciare nelle case visitate; abbiamo anche realizzato un CD (che regaliamo ai nuovi gruppi) con 33 canti natalizi ed il libretto con le relative parole. Il ritorno Il giorno dell’Epifania o in altra domenica vicina, durante la celebrazione, i Cantori si ritrovano davanti al presepe per il rendimento di grazie. I bambini che rappresentano i Re Magi depongono la loro corona e dicono: «Signore Gesù, Tu sei il solo vero Re, ricevi le nostre corone.» I bambini vestiti da pastori dicono: «Signore Gesù, Tu solo sei il vero Buon Pastore, ricevi i nostri bastoni.» ...: sul dépliant (vedi nota) trovate il seguito. 28 29 Ultime prove per quattro gruppi prima di partire. NOTA: altre informazioni, proposte di celebrazione del mandato e di ritorno ecc. sono contenute in un dépliant che potete richiederci in segretariato. Anche altro materiale è a disposizione . Proposte Proposte T CAN ORI Un po’ alla volta la tradizione dei Cantori della Stella, entra a far parte delle iniziative natalizie delle nostre comunità. La finalità di questa attività è prettamente missionaria in quanto coinvolge i ragazzi in una vera e propria attività di annuncio e missione. I “Cantori” in modo festoso annunciano con canti natalizi la nascita di Gesù, venuto nel mondo a portare il suo amore a tutta l’umanità. Si impegnano a favore di bambini e ragazzi che ancora oggi nascono poveri nel mondo. Lasciano un messaggio di pace e benedizione alle persone che abitano nelle case visitate. a z i o n e s a lva da n a i o Sommario 1 2 3 4 5 7 9 10 12 14 16 17 19 20 21 24 26 La nostra comune responsabilità per un’africa nuova (fra’ Bernard Maillard) ne ’azio Riconoscenza e invito alla corresponsabilità (mons. Nicodème Barrigah) Credere nella forza della solidarietà (mons. Pier Giacomo Grampa) ipa ec Part Messaggio della Conferenza dei Vescovi Svizzeri l u al t e nch aio! an lvad sa a ino, b a m spig o ba co a n o t u l adu o o ric iventa ceve. d r i pove chicco chi lo r o i il tu mani d e nell Il Togo, storia, geografia, vita sociale (redazione) L’impegno sociopolitico della Chiesa togolese (preti togolesi) Una giovane Chiesa figlia di missionari (preti togolesi) Il coraggio della società civile ed ecclesiale (Rosalba Bianchetto) Africa alzati e cammina (Mauro Clerici) E da noi che ha fatto la Chiesa? (Franco Ferrari) Appello per la colletta della Giornata Missionaria Mondiale (redazione) Quel bisogno di riconciliazione (fra’ Martino Dotta) La lotta per la giustizia (mons. Sandro Vitalini) Si tratta di una proposta lanciata due anni fa e qualche parrocchia l’ha sviluppata durante l’ottobre missionario con i ragazzi della Prima comunione e della Cresima. Può anche costituire un’azione educativa per piccole rinunce fino alla Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria del 6 gennaio. Sarà questa l’occasione per riconsegnare (magari all’offertorio della messa dell’Epifania) i salvadanai. Testimonianze di bambini togolesi Proposte di animazione (Rosalba Bianchetto) Progetto 2010 Missio infanzia (redazione) Cantori della Stella (redazione) Il ricavato è destinato al progetto di Missio infanzia i cui beneficiari sono bambini e ragazzi della nazione ospite dell’ottobre missionario. Il progetto di quest’anno è illustrato a pag. 24. Ringraziamenti: ai membri del gruppo di lavoro Missio della Svizzera italiana agli estensori degli articoli e a tutte le persone che hanno dato suggerimenti e contributi per questa Cartella di animazione. Quest’anno, oltre alla possibilità di richiedere il consueto salvadanaio, puoi costruirlo tu stesso ritagliando l’ultima pagina di copertina. Il salvadanaio è fatto a forma di piccolo mattone. Anche tu sei invitato a portare il tuo a S. Antonino, dove il 24 ottobre (Giornata Missionaria Mondiale) tutti i salvadanai verranno utilizzati per la costruzione simbolica del piccolo ospedale di Kaboli. VIENI CI SARANNO ALTRE BELLE ATTIVITÀ! Stampa: PROCOM - Bioggio Missio - Corso Elvezia 35 - Casella postale 4329 - 6904 Lugano tel.: 091 966 72 42 - web: missio.ch - mail: [email protected] 31 I salvadanai possono essere richiesti in segretariato. I N C O L L A Con questo simbolico mattone, contribuisci anche tu alla costruzione del piccolo ospedale per bambini a Kaboli in Togo. R I T A G L I A GRAZIE INCOLLA I B A M B I N I A I U TA N O I B A M B I N I 091 966 72 42 MISSIO-INFANZIA Corso Elvezia 35 6900 Lugano [email protected] www.missio.ch Questo salvadanaio è finalizzato esclusivamente alla raccolta di offerte a favore dei progetti di Infanzia Missionaria Un consiglio: prima di piegare i lati del salvadanaio, appoggia una riga sulle linee nere e ricalcale con uno strumento appuntito ma non tagliente (es. tagliacarta dalla parte della punta). Le pieghe saranno diritte! INCOLLA INCOLLA INCOLLA INCOLLA INCOLLA