Lunedì 24 Agosto 2015 € 2 * In Italia 50824 GUIDA PRATICA PER LA FAMIGLIA L’ESTATE CON IL TUO AMICO SOLE I NODI DELLA RIPRESA Pa e scuola, una doppia scommessa per il rilancio di Guido Gentili P ossiamo immaginare cosa potrebbe significare una svolta del settore pubblico in termini di qualità e certezza della regolazione, efficienza degli apparati amministrativi, offerta di servizi innovativi per cittadini e imprese. Crescerebbe il Prodotto interno lordo? Sì, come prospettano innumerevoli ricerche e studi, nazionali e internazionali. Risultato augurabile, naturalmente. Ma non è solo questo il punto, almeno per l’Italia. La terza economia d’Europa si avvierebbe, infatti, a essere il motore di un Paese occidentale e industrializzato normale. Dove è normale, per esempio, che la scelta di un direttore di un museo possa cadere anche su un tedesco o un inglese. Così come è (già) normale che un italiano possa dirigere – è il caso di Gabriele Finaldi - la National Gallery di Londra dopo aver lasciato il Prado di Madrid. Mentre altri italiani, molto apprezzati, fanno lo stesso a Parigi, ad Amsterdam, a Vienna e a New York. Oggi questo è possibile, anzi è un fatto, e molte delle critiche rivolte al ministro Dario Franceschini oscillano tra l’intemerata passatista (i cascami culturali del corporativismo fascista non si sono ancora dissolti) e il richiamo “benaltrista”. I quali, sommati assieme, fanno suonare la stessa campana: frenare, e se possibile bloccare, qualsiasi cosa si muova sull’orizzonte del cambiamento. Più o meno lo stesso accade per altre riforme in cantiere. Criticabile (nel merito) per molti aspetti, quella della scuola è nell’occhio del ciclone. Come sempre. E rientra qui nell’ordinaria conflittualità dialettica che si straparli in spregio a qualsiasi principio di buonsenso. Ci sono insegnanti in via d’assunzione dopo anni di precariato che a motivo della nuova distribuzione delle cattedre (più a Nord che a Sud, causa andamenti demografici) denunciano ora un piano di “deportazione”. Continua u pagina 12 DOMANI IN EDICOLA Da domani in edicola la settima uscita della collana «Lezioni d’amore» a 5,90 euro oltre il prezzo del quotidiano Riforma Pa Scuola PUBBLICO IMPIEGO L’attuazione della delega farà ripartire il turn over negli uffici creando occupazione? ALTERNANZA Come saranno regolati gli stage in azienda dal nuovo anno scolastico? Davide Colombo e Sandro Mainardi u pagina 24 Gianni Bocchieri e Claudio Tucci u pagina 25 L’elaborazione del Sole 24 Ore sui dati fiscali: imponibili giù in quasi tutte le province La crisi taglia i redditi: ecco chi ha perso di più Male Sud e isole, ma anche a Roma e Milano cali oltre il 4% pLe province del Sud e delle Isole sono La top ten delle aree in perdita quelle in cui la crisi ha colpito più duramente i redditi, stando agli importi dichiarati al fisco dal 2008 al 2014 (anno d’imposta 2013). Il calo più marcato in assoluto si registra a Olbia: -6,7% a valori costanti. Tra le aree più in difficoltà anche Roma, Milano e diverse province della Lombardia, tutte con riduzioni degli introiti dichiarati superiori al 4 per cento. Nello stesso arco di tempo, si sono persi più di 850mila contribuenti ed è diminuita la quota di reddito che fa capo a chi dichiara più di 75mila euro. La riduzione dei redditi, oltre alle famiglie, interessa anche il Governo, che nelle prossime settimane dovrà delineare la legge di stabilità per il 2016: in questo senso, l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, la ripresa del Pil e la riduzione delle ore di cassa integrazione potrebbero avere effetti positivi sulle basi imponibili. Dell’Oste e Lungarella u pagina 3 Le province in cui il reddito complessivo dichiarato è diminuito di più Reddito 2013 in euro e variazione percentuale 2013/2008 Olbia Tempio Prato 16.829 19.767 -6,7% Barletta Palermo Carbonia Crotone Andria Iglesias Trani 14.471 17.571 -5,5 -6,1% -5,7 16.338 13.663 -4,9 -5,4 Roma 24.355 -7 -6 -5 -4 Foggia Caserta 14.579 -4,8 15.917 -4,7 -4,8 Catania 16.546 -4,7 Fonte: elaborazione su dati Finanze Il calendario delle novità per il pubblico impiego previste dalla riforma Madia La nuova Pa muove i primi passi Da venerdì in vigore le misure su autotutela e silenzio-assenso pTrenta giorni per rispondere a un’altra amministrazione: da venerdì prossimo, il silenzio-assenso sarà la regola nel dialogo tra Pa. Il nuovo termine e la scadenza di 18 mesi per annullare atti illegitimi in autotutela sono le novità più significative della riforma della Pa e sono in vigore da subito. Il resto sarà completato in altre cinque tappe, tra il prossimo novembre e il febbraio 2017. PROFESSIONI Negli Albi continua il calo degli accessi Antonello Cherchi e Valeria Uvau pagina 6 Valeria Uvau pagina 2 8,8% LA RIDUZIONE DEGLI ABILITATI 2013 RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE LE CHIAVI DELLA MANIFATTURA I TEMI DI DOMANI RIFORMA PA | PERSONALE In che modo la legge di stabilità potrà riavviare la contrattazione per i dipendenti pubblici? SCUOLA | OFFERTA FORMATIVA Gli istituti dovranno accogliere nel piano degli insegnamenti materie opzionali indicate dagli studenti? Piccole aziende nel «Tunnel della crisi» Pmi del Nord-Est più vicine all’uscita dalla recessione pSe la crisi fosse come un Con il lusso Firenze rilancia la pelletteria S i può uscire più forti dalla crisi, anche restando nella manifattura tradizionale. Un caso di scuola è rappresentato dal distretto della pelletteria di Firenze, che negli ultimi anni ha saputo contrastare la crisi, trainato dall’espansione all’estero delle griffe del lusso per le quali lavora: da Gucci a Prada, da Bulgari a Fendi . L’export è raddoppiato, arrivando a fine 2014 al livello record di 3,1 miliardi (considerando pelletteria e calzature), con una crescita dell’11,8% sull’anno precedente. Anche l’occupazione è cresciuta di almeno 3mila unità, raggiungendo 17mila addetti. A far da traino anche un’area geografica ristretta in cui opera l’intera filiera. Ora la sfida è far crescere la dimensione aziendale e puntare sulla formazione. Silvia Pieraccini u pagina 15 IN EDICOLA Anno 151˚ Numero 232 tunnel lungo 100 metri, le Pmi del settore manifatturiero ne avrebbero percorsi già 80,3 e le più vicine all’uscita sarebbero quelle del Nord-Est, anche se il balzo in avanti più consistente (rispetto alla rilevazione precedente relativa all’ultimo semestre 2014) è stato messo a segno dalle Pmi del NordOvest. Timidi segnali positivi arrivano anche dal Sud: ordini, produzione ed export ritrovano il segno “più”. Ancora in difficoltà il commercio, che resta nelle retrovie del “tunnel”, e l’artigianato. Lo rivela l’indagine di Fondazione Impresa sullo stato di salute, nel primo semestre 2015, delle aziende con meno di 20 dipendenti. Chiara Bussi u pagina 13 INTERNAZIONALIZZAZIONE Costi di missione: in Cina i più alti Enrico Nettiu pagina 14 L’ESPERTO RISPONDE FISCO&DIRITTI Liti e cause, l’effetto della sospensione RISPARMIO&FAMIGLIA Gli sconti digitali al supermercato In allegato Aspenia sp Rivista di Aspen Institute Italia diretta da Marta dassù IMMIGRAZIONE L’assedio dei profughi alle frontiere d’Europa di Gian Carlo Blangiardo S e è vero che il mese di agosto viene tradizionalmente associato all’immagine di masse di persone in movimento, anche quest'anno esso verrà ricordato per eventi legati alla mobilità. Ma più che descrivere un popolo di vacanzieri, felicemente in moto alla ricerca del sole o della quiete dei monti, le cronachedell’agosto2015tendonoaevocarequotidianamente un tipo di mobilità che ha spesso risvolti drammatici: ci raccontano di sbarchi e di fughe dalla paura o dalla miseria. GLI INGRESSI Pressione da Est Rossella Cadeo u pagina 5 Continua u pagina 5 NORME& TRIBUTI IMPRESA& TERRITORI MOTORI STILI&TENDENZE LE «LEZIONI D’AMORE» DAGLI SCRITTI DI S. AGOSTINO Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano *Oltre al prezzo del quotidiano. 9 770391 786418 con “Marketing Evolution” € 10,90 in più; con “La Biblioteca del Mare” € 8,90 in più; con “Ora Legale” € 8,90 in più; con “Guida alla Salute” € 1,00 in più; con “La Biblioteca dei Ragazzi” € 7,90 in più; con “Guida Touring Club” € 8,90 in più; con “I Grandi Classici dell’umorismo” € 6,90 in più; con “Lezioni d’Amore” € 5,90 in più; con “L’Impresa” € 6,90 in più; con “Norme e Tributi” € 12,90 in più; con “Aspenia” € 9,90 in più; con “Contratti e Mansioni” €9,90 in più; con “Maternità e Paternità” € 9,90 in più; con “Durc On Line” € 9,90 in più; con “Il Nuovo Fisco a sostegno delle Imprese” € 9,90 in più; con “How To Spend It” € 2,00 in più; con “IL Maschile” € 2,00 in più. Nella Regione Umbria in abbinamento obbligatorio con Il Giornale dell’Umbria a € 1,10. FISCO LAVORO Rinnovo hi-tech Laminam cresce con l’arredo-design per la Vw Touran Transfer price interno: Istanze per gli sgravi la tutela resta fragile sul bonus produttività Laminam, azienda di Fiorano Modenese fondata nel 2011, ha un fatturato in crescita in media del 30 per cento. Dalla Russia al Nordamerica, dal Golfo Persico al Far East, l’azienda (produce lastre in ceramica per l’arredodesign) esporta oltre l’80% della produzione. E la domanda non è mai mancata neppure in Italia. Per questo ha deciso di scommettere su un’ulteriore espansione, inaugurando la quarta linea produttiva. Rischia di non bloccare tutte le contestazioni basate sul «valore normale» la norma contenuta nel decreto internazionalizzazione approvato in via definitiva dal Governo. La disposizione punta a escludere l’applicazione delle norme sul transfer price dalle operazioni infragruppo tra soggetti residenti, ma potrebbe lasciare in vita un orientamento opposto della Cassazione. È possibile da mercoledì 26 agosto l’invio delle domande per accedere agli sgravi contributivi sui premi di produttività corrisposti dai datori di lavoro nel corso del 2014. Con il messaggio 5302/2015 emanato dall’Inps nei giorni scorsi, è arrivato l’ultimo tassello mancante per la procedura. A disposizione, dopo i tagli decisi nei mesi scorsi, restano 391 milioni di euro. u pagina 19 u pagina 22 La seconda generazione della Volkswagen Touran punta su ampi spazi, motori sobri e dotazioni da « connected car». u pagina 16 Prezzi di vendita all’estero: Albania €2, Austria €2, Francia €2, Germania €2, Monaco P. €2, Slovenia €2, Svizzera Sfr 3,20 u pagina 17 IN EDICOLA CON IL SOLE 24 ORE A € 9,90 * Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 2 La riforma Madia L’ENTRATA IN VIGORE Operativi da venerdì prossimo Le prime disposizioni sono subito efficaci e debutteranno alla fine di questa settimana Agenda con vista al 2017 Prossimo passaggio chiave a fine novembre con i primi decreti di attuazione Nuova Pa al via con silenzio-assenso e autotutela Entro 30 giorni obbligo di risposta tra le amministrazioni - Annullamenti di atti non oltre i 18 mesi PAGINA A CURA DI Valeria Uva pSilenzio assenso tra ammini- strazioni, autotutela in tempi certi e consulenze sì ma solo gratuite. Sono solo tre ma di impatto notevolissimolenormedellaleggediriforma della Pa che entrano in vigore subito, cioé da venerdì prossimo. Le altre - ben 18 innovazioni verrannoattuatestradafacendo,in un arco di tempo che si concluderà solo nel febbraio 2017, data di scadenza dell’ultima delega, quella per il riordino del pubblico impiego. Al dettaglio dei contenuti della riforma Madia saranno dedicate, questasettimana,lepaginedall’iniziativa «L’estate con il tuo amico Sole» (oggi a pagina 24). Da questa settimana, quindi, cambiano i rapporti tra le pubbliche amministrazioni. Viene introdotto infatti un nuovo meccanismo per il silenzio assenso (non valido per i rapporti tra Pa e privati) sulle richieste di pareri e nullaosta di qualsiasi tipo (compreso il cosiddetto concerto sui decreti ministeriali), che diventa la regola nel dialogotraPa(compresiigestoridi servizi pubblici). Con tempi certi e uguali per tutti: in pratica l’amministrazione invia la richiesta di parere all’altro ente pubblico; da quando viene ricevuta, scattano 30 giorni per rispondere. Un tempo che può essere interrotto una sola volta, per integrazioni e per un massimo di altri 30 giorni. Una volta trascorsa la scadenza senza risposte, il silenzio viene appunto interpretato come un sì. Fanno eccezione le amministrazioni cosiddette sensibili (Beni culturali e Salute) e quelle di tutela ambientale, paesaggistica e culturale che hanno più tempo - 90 giorni - prima di vedere scattare il silenzio assenso (sempre solo tra Pa). Una novità che ha suscitato anche polemiche per il timore che le sovrintendenze nonriescanoafarfronteallerichie- LA PAROLA CHIAVE Silenzio assenso 7Con l’istituto del silenzioassenso, introdotto dalla legge 241/90 sulla trasparenza amministrativa e più volte modificato, la mancata risposta da parte di una pubblica amministrazione a un’altra amministrazione pubblica oltre il termine stabilito da una norma o da un regolamento, viene equiparata dalla legge all’accoglimento della domanda e dunque a un provvedimento tacito di assenso. Con l’ultima modifica si introduce un termine unico di 30 giorni (90 per le amministrazioni sensibili) oltre il quale scatta sempre il silenzio assenso. ste neanche in tre mesi. L’altra disposizione subito operativa è quella sull’autotutela, ovvero la possibilità riconosciuta a ogni ammnistrazione pubblica di revocare un proprio atto se si scopre che è illegittimo. Ebbene, finora l’annullamento era possibile entro «un tempo ragionevole», indicazione normativa che generava molta incertezza e discrezionalità. Da venerdì prossimo subentra una data certa, anche questa uguale per tutti: 18 mesi. Facciamo un esempioconcreto:perannullareinautotutela un permesso di costruire, ad esempio, il Comune avrà 18 mesi dalla data del rilascio. Trascorsi questi, il costruttore potrà stare tranquillo. La legge Madia (la 124/2015)ripristinafindasubitoanche la possibilità per le Pa di assegnare incarichi o consulenze a pensionati pubblici o privati, che era stata del tutto cancellata dal Dl 95/2012. I contratti di questo tipo sono di nuovo ammessi, ma solo a titolo gratuito. L’agenda della legge di riforma Disposizioni della legge di riforma della Pa e relativo termine massimo di entrata in vigore o di emanazione delle norme attuative 28 AGOSTO 2015 SILENZIO-ASSENSO TRA AMMINISTRAZIONI Subito in vigore il silenzio assenso tra amministrazioni. Per tutti i pareri e nulla osta di amministrazioni pubbliche e i gestori di servizi pubblici è concesso un tempo massimo di 30 giorni (dal ricevimento della richiesta di assenso). Una volta scaduto il termine, il parere (positivo) si dà per acquisito. Silenzio assenso anche per le sovrintendenze ma il termine è allungato a 90 giorni dal ricevimento dell'atto 28 AGOSTO 2016 RIORGANIZZAZIONE FORZE DELL’ORDINE Un anno di tempo per rivedere l’assetto e le funzioni del personale delle forze dell’Ordine con questi criteri: assorbimento Corpo forestale; numero unico (112) per le emergenze; potenziamento Vigili del fuoco, razionalizzazione sorveglianza in mare ANNULLAMENTO IN TEMPI CERTI Per annullare un proprio atto in autotutela già dal prossimo venerdì l’amministrazione non avrà più a disposizione un tempo “ragionevole”, ma non chiaro, bensì una scadenza fissa di 18 mesi. Trascorsi i quali il cittadino può sentirsi al riparo da ripensamenti RIFORMA MACCHINA DELLO STATO Entro l’estate prossima i decreti per la riforma delle amministrazioni centrali (Ministeri, presidenza del Consiglio e Agenzie) con queste direttrici: riduzione personale di Ministeri e Palazzo Chigi; criteri unici per lo staff scelto direttamente dai Ministri; eliminazione doppioni tra Autorità indipendenti e uffici ministeriali; riorganizzazione anche per gli enti di ricerca CONSULENZE AI PENSIONATI SOLO A TITOLO GRATUITO Torna da subito la possibilità per la Pa o per le amministrazioni del perimetro Istat di affidare incarichi di studio o consulenze a pensionati. Ma solo a titolo gratuito e per un anno al massimo LIBRETTO UNICO PER LE AUTO Attesa di dodici mesi per il documento unico di proprietà e di circolazione per auto e moto con il passaggio del pubblico registro automobilistico al Ministero dei Trasporti La road map Per tutto il resto, la riforma sarà attuata in sei tappe, a partire appunto,dall’entrata in vigore del 28 agosto (si vedano le schede qui accanto). Il secondo passaggio chiave sarà 90 giorni dopo (il prossimo 26 novembre), data entro cui deve essere pronto il cosiddetto “decreto ghigliottina” che farà pulizia delle norme rimaste inattuate dal 2011 a oggi e non più utili. Terzo appuntamento entro sei mesi (28 febbraio 2016) con la delega per snellire la macchina della trasparenza e le norme anti corruzione, che servirà anche a fare finalmente chiarezza su chi deve applicare le sanzioni agli enti che non pubblicano online le informazioni. Tappa intermedia aottomesi,poi,periltagliodeicosti delle intercettazioni (da attuare entro aprile prossimo). Ma il cuore della riforma Madia prenderà vita entro la prossima estate (la data limite è il 28 agosto 2016, ma alcune anticipazioni sono già allo studio). È concentrato infatti nei 12 mesi dall’entrata in vigore il maggior numero di decreti attuativi. A partire dall’(ennesima) riforma della conferenza di servizi per le opere pubbliche (che non sarà più sempre obbligatoria) fino alla cura dimagrante per le camere di Commercio, al riordino delle Forze di polizia (con il nuovo destino del corpo forestale) e al libretto unico per auto e moto. Ultima tappa fra 18 mesi con la riforma del pubblico impiego e dei meccanismi di accesso. Per l’assetto definitivo della macchina dello Stato si rischia comunque di attendere anche oltre i 18 mesi: per tutti i decreti attuativi,infatti, il Governo avrà un ulterioreannoadisposizionepereventuali correzioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA A pagina 24 «L’estate con il tuo amico Sole»: i nuovi concorsi con la riforma Madia 26 NOVEMBRE 2015 28 FEBBRAIO 2016 28 APRILE 2016 28 AGOSTO 2016 STOP AI DECRETI NON PIÙ UTILI La sforbiciata alle norme rimaste inattuate degli ultimi governi (da Monti a Renzi) va fatta entro 90 giorni dal 28 agosto. Un decreto indicherà le disposizioni rimaste lettera morta (da abrogare) e quelle che vanno modificate proprio per riuscire a essere attuate completamente TAGLI ALLE PREFETTURE C’è un anno di tempo anche per rivedere la mappa e il numero delle Prefetture che saranno destinate a diventare anche le sedi dell’Ufficio territoriale dello Stato (in pratica una sede unica per tutti gli uffici periferici dello Stato) TAGLI ALLE AUTORITÀ PORTUALI Prevista la riduzione del numero delle Autorità portuali (oggi sono 24) TRASPARENZA E ANTICORRUZIONE SEMPLIFICATE Fra sei mesi saranno snelliti gli oneri in materia di trasparenza e anticorruzione per le amministrazioni, eliminando i doppioni e permettendo il collegamento a banche dati già attive. Più leggibili anche i dati sugli appalti e sui tempi di pagamento. Per la prima volta saranno indicati con chiarezza anche i soggetti che dovranno sanzionare le Pa inadempienti CURA DIMAGRANTE PER LE CAMERE DI COMMERCIO Un anno anche per ridurre la mappa delle Camere di commercio da 105 a massimo 60, con una soglia minima di 75 mila imprese e garanzia di almeno un presidio per ciascuna regione. Prevista anche l’eliminazione delle partecipazioni societarie non essenziali RUOLO UNICO PER I DIRIGENTI Previsto un ruolo unico e un sistema di accesso unificato per tutti i dirigenti di Stato, università ed enti pubblici non economico con l'abolizione delle fasce . Ruolo unico anche per i dirigenti di Regioni ed enti locali. Incarichi di 4 anni rinnovabili una sola volta INTERCETTAZIONI A COSTI RIDOTTI Il taglio del 50% ai costi delle intercettazioni scatterà tra otto mesi RIORDINO PARTECIPATE Entro 12 mesi in arrivo la riforma delle partecipazioni pubbliche con questi criteri: partecipazioni solo per attività pubbliche e strategiche, responsabilità per gli amministratori, tetti alle assunzioni e agli acquisti. Per le società degli enti locali verrà individuato limite massimo di bilanci in rosso, oltre il quale scatta la liquidazione LA SPINTA AL DIGITALE Entro un anno la riforma del codice dell’amministrazione digitale per rendere più accessibili i servizi online mediante la previsione di un codice Pin unico per dialogare con tutte le amministrazioni pubbliche. Priorità alla banda ultra larga per turismo, scuola e sanità. Rafforzamento dei pagamenti elettronici verso la Pa CONFERENZA DI SERVIZI SEMPLIFICATA Con un decreto attuattivo entro 12 mesi si interverrà per ridurre i casi in cui la conferenza di servizi per le opere pubbliche è obbligatoria, tagliare i tempi di convocazione e di attesa dei pareri delle amministrazione coinvolte, delegare a un solo rappresentante le funzioni delle amministrazioni statali. Nella riforma si introduce anche il silenzio assenso sui vincoli storici, ambientali e paesaggistici. Per il voto verrà rafforzato il meccanismo della prevalenza delle opinioni espresse ATTIVITÀ DA AVVIARE CON SCIA Un anno di tempo per elencare nel dettaglio quali attività possono essere avviate con Scia (segnalazione certificata di inizio attività) e quali invece devono attendere l’autorizzazione esplicita TAGLIO DEI TEMPI PER OPERE E ATTIVITÀ CHIAVE Entro la prossima estate saranno individuate le opere pubbliche più importanti e le attività produttive strategiche che potranno essere avviate con il dimezzamento dei tempi amministrativi e con poteri sostitutivi in caso di blocchi RIORDINO SERVIZI PUBBLICI LOCALI Individuazione funzioni essenziali con la soppressione dei regimi di esclusiva non conformi ai principi in materia di concorrenza; incentivi e premialità agli enti locali che scelgono di aggregare la gestione RIFORMA GIUDIZI CORTE DEI CONTI Revisioe di tutti i procedimenti davanti alla Corte dei conti, compresi quelli per le pensioni entro un anno. Introdotto un rito abbreviato per il danno erariale 28 FEBBRAIO 2017 RIORDINO PUBBLICO IMPIEGO Serviranno 18 mesi per ridefinire le regole di accesso ai posti pubblici anche attraverso l'abolizione del voto minimo di laurea, della valutazione sulla lingua inglese, revisione della responsabilità per i dipendenti, introduzione della flessibilità di orario Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 3 Dichiarazioni fiscali Il confronto L’analisi su base provinciale degli importi comunicati alle Entrate tra il 2008 e il 2014 I CONTI DELLE FAMIGLIE «Carovita» e non solo Perdita di potere d’acquisto per effetto dell’inflazione e dei blocchi agli aumenti Sui redditi degli italiani la scure della crisi Cali superiori al 6% a Prato e Olbia, oltre il 4% a Roma, Milano e in altre province lombarde Cristiano Dell’Oste pTra le aree che hanno sofferto di più la crisi ci sono il Sud e le Isole, ma anche Roma e diverse Province della Lombardia: da Milano a Como, da Bergamo a Lecco e Monza-Brianza. Tutte zone in cui il reddito medio dichiarato al fisco nel 2014 risulta di oltre il 4% più basso rispetto ai livelli di cinque anni prima, considerando gli effetti dell’inflazione. I dati delle Finanze per gli anni d’imposta 2008-2013 – aggregati su base provinciale dal Sole 24 Ore del Lunedì – permettono di ricostruire l’andamento dei guadagni delle famiglie attraverso gli 12,9% Il reddito dichiarato dai «ricchi» All’1,9% di italiani oltre i 75mila euro fa capo il 12,9% del reddito importi indicati nel modello Unico, nel 730 e nel Cud da oltre 40 milioni di contribuenti italiani. Certamente, i numeri ufficiali non conteggiano l’evasione fiscale, ma regalano comunque un punto di vista inedito. Il primo dato che salta all’occhio è l’impoverimento generale. Se si ragiona a parità di potere d’acquisto, si vede che su oltre 100 Province – considerando per omogeneità di confronto anche quelle sarde in via di abolizione – ce ne sono soltanto tre in cui il reddito dichiarato è cresciuto: Belluno, Bolzano e L’Aquila (dove il dato, però, potrebbe segnalare un recupero dopo l’annus horribils del terremoto del 2009, più che una vera crescita). Il secondo aspetto da non trascurare è l’in- LA PAROLA CHIAVE Reddito complessivo 7Il reddito complessivo è la somma delle diverse categorie di reddito ottenute da un contribuente in un certo anno d’imposta (redditi di lavoro dipendente, di lavoro autonomo, d’impresa e così via). Diversamente dal reddito imponibile, è considerato al lordo degli oneri deducibili, compresa la deduzione Irpef sull’abitazione principale, e - a maggior ragione non conteggia neppure le detrazioni. Nelle statistiche ufficiali delle Finanze è riportato sia al lordo che al netto dei redditi sottoposti alla cedolare secca sugli affitti. tensità del calo: soltanto in una manciata di casi fortunati la contrazione è sotto l’1%, mentre in quasi metà delle Province i redditi sono diminuiti più del 3%, fino alle punte di Prato (-6,07%) e Olbia-Tempio (-6,67%). Sono numeri che contengono in sé le cause e gli effetti della crisi. Da un lato, si capisce bene da dove sia partita la stagnazione della domanda interna, con la spesa media mensile delle famiglie diminuita del 6,7% tra il 2008 e il 2013 secondo l’Istat. Dall’altro, si intravede la difficoltà delle aziende che non hanno potuto sfruttare lo sbocco dell’export, perché nella metà bassa della classifica – oltre alle province lombarde – ci sono anche altre aree produttive storiche come Bologna, Reggio Emilia, Padova e Treviso. Del resto, basta pensare che il 56% dei redditi dichiarati al fisco arriva dai lavoratori dipendenti e il 35% dai pensionati per capire quanto possano aver pesato sul dato generale le ore di cassa integrazione, la mobilità e i licenziamenti. Anzi, c’è quasi da stupirsi che il calo medio del reddito – a livello nazionale – sia stato “solo” del 3,27%, mentre nello stesso periodo l’Italia ha perso 9 punti di Pil. Ma qui ad attenuare l’impatto della crisi hanno contribuito le pensioni e gli stipendi del settore pubblico. In gioco, comunque, non ci sono solo i conti delle famiglie, ma anche quelli dello Stato. Negli ultimi cinque anni i contribuenti che dichiarano un «Reddito complessivo» maggiore di zero sono diminuiti di oltre 850mila, e il totale dei redditi – che pure in termini nominali è cresciuto di 27 miliardi – a valori costanti è calato di 47 miliardi. E non è difficile accorgersi che il blocco degli adeguamenti contrattuali nel pubblico impiego è servito (anche) a fare in modo che lo Stato potesse pagare gli stipendi con la moneta “di ieri”, ignorando almeno in parte la riduzione della base imponibile reale. Ecco perché, guardando alla legge di stabilità per il 2016 su cui diversi esponenti del Governo hanno già iniziato a ragionare pubblicamente, diventano decisivi gli ultimi indicatori economici. Pensiamo al Pil in crescita nel secondo trimestre (+0,2%), ma soprattutto al crollo delle ore di cassa integrazione a luglio (-26,9% su base annua) e alle 650mila assunzioni stabili con la decontribuzione, che nell’obiettivo indicato dall’Esecutivo dovrebbero diventare un milione entro fine anno: da qui potrebbe partire una “ripresina” anche dei redditi dichiarati al fisco. Un elemento che, se sarà accompagnato dall’emersione dell’evasione, renderà un po’ meno complicata la prossima manovra. I numeri Per ogni provincia è indicato il reddito complessivo dichiarato dai contribuenti nel 2014 (anno d’imposta 2013), con la variazione % in termini reali rispetto al 2008. I dati sono stati ricostruiti aggregando i redditi su base comunale. Per ogni provincia è indicata anche la percentuale di contribuenti con un reddito oltre i 75mila euro e la variazione % del numero di contribuenti rispetto al 2008 AGRIGENTO 0 0,71% 5 0 20.187 5 15.413 0 GROSSETO 0 18.634 MACERATA 5 0 0 -3,10% 0 17.999 2,07% 0 -3,47% 0,43% 5 0 2,42% 21.944 1,67% LODI 5 0 2,10% -0,95% MONZA BRIANZA 5 0 2,64% 5 -4,22% -0,52% PAVIA 5 0 23.485 2,11% 5 21.751 -2,41% -2,74% 2,72% 24.361 PARMA 0 5 -2,27% -3,13% 5 1,82% 22.276 -3,31% -5,54% -1,27% -3,43% 22.439 17.571 -3,51% -2,32% 0 5 -3,10% MODENA 5 PALERMO 0 1,71% 1,45% 20.186 -3,47% -1,42% 5 0 -3,09% -4,52% PADOVA 5 4,06% GORIZIA 5 20.725 27.417 -5,93% -2,72% +0,71% 0 -2,43% 15.207 -6,67% -0,11% 0,64% 0 MILANO 5 -1,73% LIVORNO 5 5 -4,89% -4,50% -1,12% 16.615 ORISTANO 0 16.829 -1,69% -3,33% 1,31% 1,06% 2,49% 0,68% 13.663 -2,65% -4,29% MESSINA 0 -3,15% OLBIA TEMPIO 0 5 -3,57% -0,86% 5 0,38% 2,61% 0 22.904 23.620 -0,43% 14.320 -4,31% 15.000 -2,48% -2,79% -1,98% 0 0 0 CROTONE 5 GENOVA 0 LECCO 5 -4,74% -2,55% 5 5 -4,21% -2,03% -3,60% -2,43% MEDIO CAMPIDANO 5 15.195 OGLIASTRA 5 0,88% 0,90% 1,86% 0,81% 14.798 21.606 -2,92% 15.087 +0,98% MATERA 0 -4,37% 15.336 22.202 -4,57% 0,61% 5 -2,30% NUORO 5 1,42% 19.612 -2,70% NOVARA 5 0 0 0 16.796 LECCE 5 -3,75% +2,51% MASSA CARRARA 5 -2,74% -3,68% NAPOLI 1,71% 20.582 -3,00% -2,08% -3,43% 1,12% 17.084 +1,76% -1,42% MANTOVA 5 18.291 20.348 1,58% 1,35% 0 0,88% 0 CREMONA 5 FROSINONE 0 -2,02% LATINA 5 5 -2,39% -2,18% 17.896 21.023 -6,34% 1,06% 1,61% 19.838 -4,77% L'AQUILA 0 0 CALTANISSETTA 5 -0,73% -4,49% FORLÌ CESENA +1,77% -3,46% -2,49% -1,37% 5 0,72% 1,74% 5 -5,74% 19.445 14.076 -4,53% 14.579 -1,19% 5 0,90% 0 0,91% 14.471 CAGLIARI 5 COSENZA 0 0 -0,79% -1,96% 5 BARLETTA A. T. 5 -3,88% -2,09% 22.390 FOGGIA 0 2,40% 0,80% 1,42% 17.184 15.220 COMO 0 -5,31% 5 0 -1,66% 5 0 BRINDISI 5 -3,85% -1,48% -2,62% 1,62% 0 2,49% 0,90% 1,93% BARI 5 -3,55% 20.999 16.596 22.749 LA SPEZIA 5 -3,33% -4,18% LUCCA 1,01% 0 0 0,88% -2,93% BRESCIA 5 -5,5% 15.476 -2,93% CHIETI 0 FIRENZE 5 -3,99% 15.515 -0,46% -2,71% 0 0 5 0 -2,93% -1,72% 0 In difficoltà anche il club degli «over 75mila euro» nua, seguita da Roma e Bologna, a pari merito a 24.355 euro. Ma più di questi primati – che di per sé non sono una novità – va misurata la distanza rispetto alle province povere: i contribuenti di Crotone e Vibo Valentia, in fondo alla graduatoria, arrivano appena a metà degli importi dichiarati dai milanesi. E per quanto il dato di certe aree del Sud possa essere “sporcato” da una maggiore incidenza del sommerso e attutito da un minor costo della vita, differenze così marcate sembrano confermare la necessità di un intervento di riequilibrio a favore delle famiglie povere, come quello annunciato nelle scorse settimane dal Governo. Anche se va osservato che i redditi dichiarati nel 2014 non conteggiano ancora l’effetto di riequilibrio del “bonus Irpef” da 80 euro, che potrebbe aver sfumato alcune differenze. C.D.O. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1,54% 0 -2,96% 0 20.496 0 -0,62% -5,87% 5 0 20.663 -1,76% -3,66% Fonte: elaborazioni su dati Finanze 0 22.686 -4,07% -2,04% TERAMO 0,92% 5 0 5 0 21.096 -2,91% -1,83% 0,98% -2,00% 5 0 0 19.400 -2,32% -4,23% 5 0 0 VERCELLI VERONA -1,35% -6,00% 0 5 0 2,03% 20.810 -2,67% -0,93% 0 SAVONA 5 0 1,87% -1,39% -3,31% -3,54% TRAPANI TRENTO TREVISO 5 0 13.765 -0,83% -6,51% 5 0 20.809 5 0 2,00% -3,37% +1,55% -2,85% VICENZA VITERBO 1,79% 21.246 -1,79% -1,71% 5 21.035 -2,60% VIBO VALENTIA 0,56% 2,02% 5 20.734 -4,67% -4,24% 0 -1,83% -1,41% 0,83% 5 -4,21% 17.485 -3,96% 5 1,26% 0,87% 13.974 SASSARI 5 14.842 -3,32% -3,58% 20.480 5 0 +2,79% -3,82% 22.540 -3,74% 1,08% 5 -6,07% 15.613 TORINO 19.165 1,43% 0 1,69% 19.767 SALERNO 5 -3,62% 2,23% 0 -5,56% -2,48% -4,09% 5 1,09% RAGUSA PRATO 5 -1,11% 18.090 TERNI VERBANO C. O. 5 0 0,84% 15.455 ROVIGO 5 +0,69% 1,45% POTENZA 0 -3,21% -4,84% -2,51% 1,45% 3,49% 5 -1,88% 24.355 -3,51% VENEZIA 1,84% 0 1,68% 20.699 ROMA 5 16.169 -2,11% VARESE 5 TARANTO -4,24% -2,41% 2,34% +0,81% 0 -3,01% -2,82% -2,85% 5 -2,78% 18.769 16.472 -1,50% UDINE 1,74% 0 1,51% 1,38% 19.108 RIMINI 0 -2,29% 5 0 -1,53% 5 PORDENONE PISTOIA 5 -2,32% 18.345 19.610 -2,87% TRIESTE 1,56% 1,08% 2,02% 21.300 RIETI 0 SONDRIO 0 -3,62% -2,79% 5 -2,26% 5 0 -2,39% -3,71% 16.283 -4,02% 22.737 0,93% 1,93% PISA 5 -2,62% 22.126 SIRACUSA 5 20.862 0 0 2,09% 21.824 REGGIO EMILIA -4,83% SIENA 2,22% 5 -2,27% -2,53% 0 -1,98% 14.968 -2,01% 2,13% 0,85% 5 -3,64% REGGIO CALABRIA 5 1,51% 18.233 -3,41% RAVENNA 0 0 -3,37% -3,73% 1,69% 5 18.698 19.045 0 1,40% PIACENZA PESCARA PESARO URBINO 5 5 0 1,29% 18.023 -2,67% -1,62% Raffaele Lungarella Il tesoretto delle pensioni attutisce la caduta L Variazione 2013/2008 AVELLINO 5 -2,33% +3,09% -4,57% -2,12% ISERNIA 5 1,48% 2,36% 1,47% 19.576 +1,45% -2,34% 19.894 -2,96% 18.439 -2,87% 1,85% 1,50% 0 1,00% ASTI 0 22.321 15.572 FERRARA 5 -0,76% IMPERIA 5 1,11% 0 -2,86% 17.454 -5,32% -2,07% 0 0 0 CATANZARO 5 -4,71% FERMO 5 1,35% 5 BOLZANO 5 -2,04% 16.546 +0,86% -3,19% -0,49% 1,39% 15.917 14.112 20.182 0 0,69% 0 1,24% 811,6 858,9 -2,1% -3,37% -3,92% CATANIA 5 2,86% 40.177.792 -2,98% 24.335 -6,07% -4,74% ENNA 5 0,90% 0 41.041.337 17.779 BOLOGNA 5 -1,94% CASERTA 0 -1,08% CUNEO 1,71% 5 1,62% 0 -2,74% 20.630 -1,05% -5,45% -6,09% 0 2013 ASCOLI PICENO 5 -1,49% BIELLA 5 1,39% 2008 Variazione % contribuenti 19.540 -1,46% -4,36% 16.338 -3,33% 0 0,62% 0 Reddito dichiarato Miliardi di euro rivalutati al 2013 2008 2013 Variazione 2013/2008 AREZZO 5 -2,06% 22.007 CARBONIA IGLESIAS 0 2,10% 2,01% Contribuenti Reddito medio 2013 -3,27% 21.794 BERGAMO 0 -3,36% CAMPOBASSO 0,93% 5 -1,97% -4,36% 0 -3,76% 14.924 +1,21% 0 0,84% Contribuenti con reddito > 75.000 € 5 20.243 AOSTA 5 -3,79% BENEVENTO 5 1,73% 1,92% -2,10% 20.214 -5,20% BELLUNO Variazione % sul 2008 -8 -6 -4 -2 0 +2 ANCONA 0 -1,53% -4,28% 1,44% 5 20.537 -3,55% 0 1,62% 0 © RIPRODUZIONE RISERVATA Le differenze. A Crotone e Vibo gli importi medi minori che dichiarano più di 75mila euro all’anno ha sentito gli effetti della crisi. Se è vero che la percentuale di ricchi è rimasta quasi invariata intorno all’1,9%, il club ha perso 15mila “iscritti” ed è sceso a 770mila contribuenti. Inoltre, il reddito complessivo che fa capo a questi soggetti è passato dal 13,27% al 12,97% del totale. D’altra parte, questi numeri vanno letti tenendo presenti le differenze territoriali nella concentrazione e nella distribuzione dei redditi. A Milano i contribuenti con introiti oltre i 75mila euro annui sono il 4% e dichiarano un quarto dei redditi provinciali, mentre nel Medio Campidano non arrivano allo 0,5% come incidenza e al 3% come importi dichiarati. Un altro elemento da non trascurare è il divario tra i redditi medi dichiarati. La provincia di Milano guida anche questa classifica, con oltre 27mila euro di media an- 0 14.109 PERUGIA pAnche il club dei contribuenti ALESSANDRIA MEDIA ITALIA L’ANALISI 5 a crisi ha modificato (e sta modificando) la geografia del reddito, almeno di quello che non sfugge al fisco. Forse in misura meno accentuata di quanto si potrebbe credere, se si considera la disparità di forza e robustezza con cui le strutture produttive e l’economia delle diverse zone del Paese sono state in grado di resistere alla caduta della produzione e dell’occupazione. Una ragione può essere individuata anche nell’elevato peso delle pensioni (in tutte le Regioni italiane incidono per una quota intorno a un terzo del reddito complessivo). È questa una prima conclusione a cui si arriva aggregando a livello provinciale le informazioni contenute nelle dichiarazioni Irpef, elaborate a livello comunale dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. Sono stati confrontati i dati relativi all’anno d’imposta 2008 (che ha segnato l’avvio della crisi e che è anche il primo per il quale sono disponibili queste statistiche) e al 2013, raccolti con le ultime dichiarazioni dei redditi presentate nel 2014. Se si osservano i valori correnti, si vede che in cinque anni il reddito arretra solo in tre Province, anche se la crescita è stata diffusamente modesta, soprattutto nelle province meridionali. Ma se si tiene conto dell’inflazione il rapporto si rovescia: a parte le eccezioni di Belluno, Bolzano e L’Aquila, in nessuna provincia i redditi medi sono cresciuti in misura sufficiente da consentire, a chi li ha incassati, di acquistare nel 2013 più beni e servizi di quanti potesse ottenerne nel 2008: ovunque la variazione a valore costante 2014 è stata negativa. Tra qualche anno si avrà a disposizione una serie storica, con anno d’inizio 2012, che permetterà di indagare anche a livello comunale la distribuzione del reddito per tipologia: pensioni, lavoro dipendente, da lavoro autonomo, da partecipazione e così via. Per ora bisogna accontentarsi di farlo a livello regionale, considerando solo i redditi da pensione, da salari e stipendi e l’insieme degli altri redditi. Soprattutto nelle aree del Paese che già prima del 2008 avevano un’economia debole, se la crisi ha eroso la capacità di spesa delle famiglie meno di quanto ci si potesse aspettare è stato unicamente per l’argine costituito dagli assegni pagati dall’Inps e dagli altri enti previdenziali. Con la sola eccezione del Molise, dove nel 2013 è stato dichiarato un reddito a valore corrente inferiore a quello del 2008 e l’Abruzzo dove le variazioni di tutte le componenti del reddito hanno un segno più, in tutte le altre Regioni del Sud l’aumento del reddito da pensione ha più che compensato la riduzione delle restanti componenti, soprattutto di quella dei redditi da lavoro dipendente e simili, che pesa di più sul totale. Anche Umbria e Marche, senza il reddito dei pensionati, avrebbero fatto segnare una variazione negativa del loro reddito complessivo, e perfino in qualche Regione del Nord il suo aumento ha dato una mano. In fin dei conti, sia pure con sfumature diverse, le pensioni stanno aiutando le famiglie a passare questa lunga nottata. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 4 Giustizia LA COMPOSIZIONE DELLE CONTROVERSIE Le rilevazioni del ministero Nel primo trimestre di quest’anno un aumento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2014 I punti deboli In più della metà dei casi il procedimento non si avvia per assenza dell’aderente Mediazione per «taglie» piccole Procedure efficaci per liti fino a 5mila euro - Cresce l’utilizzo da parte dei giudici Bianca Lucia Mazzei pLa mediazione si addice alle piccole liti: la percentuale più alta di accordi riguarda infatti controversie da mille a 5mila euro. La partecipazione a questa procedura di risoluzione extragiudiziale dei conflitti resta però contenuta: nel primo trimestre 2015 è arrivata infatti al 44,9%. Nella maggior parte dei casi, quindi, uno dei contendenti non si presenta nemmeno all’incontro preliminare di programmazione. Dai dati del ministero della Giustizia emerge comunque che sono sempre di più i magistrati che si fidano di questo strumento: nello stesso primo trimestre 2015 le mediazioni demandate dal giudice sono state 4.900. Un boom se confrontato con gli anni precedenti: in tutto il 2014 i casi in cui i magistrati hanno invitato le parti a utilizzare questo istituto erano stati 7.699 e nel 2013 solo 489. La partecipazione L’aumento della partecipazione a partiredall’autunno2013(iltentativo di conciliazione è tornato obbligatorio dal 30 settembre di quell’anno) è stato contenuto ma costante. Gli incentivi fiscali da una parte e il rischio di sanzioni dall’altra non sono però ancora riusciti a portare l’adesione (quanto meno) al primo “colloquio” oltre il 50%. Quando la mediazione è condizione di procedibilità della domanda, l’iter prevede infatti un incontro preliminare di programmazione e la mediazione comincia solo se le parti durante tale incontro danno il consenso a proseguire. «L’incremento delle comparizioni - dice Fabio Bartolomeo che guida la direzione generale delle statistiche del ministero della Giustizia - è comunque un fatto positivo, un segnalechelaculturadellamediazione si sta diffondendo». dominio: insieme rappresentano infatti oltre il 22% del totale. La ripartenza della mediazione Accordi raggiunti IL NUMERO DEI PROCEDIMENTI Intanto il ricorso alla mediazione sta cominciando ad alleggerire i carichi giudiziali: nel 2014, la riduzione delle cause civili nelle materie in cui questo istituto è obbligatorio è stata infatti del 15%. «Se si considera - spiega Bartolomeo che la flessione totale dei procedimenti in materia civile presso i tribunali, lo scorso anno, è stata del 5% è chiaro che il ricorso alla mediazione ha determinato un calo delle cause del 10%». Dal punto di vista monetario sono le liti in cui gli importi in gioco sono più bassi quelle con il maggior numerodiaccordi.Intestacisonole controversie da mille a 5mila euro, rispettoallequaliiltassodisuccesso è del 35% (percentuale calcolata escludendo le procedure in cui non c’è stata adesione nemmeno all’incontro preliminare). Sopra i 25mila euro, gli esiti positivi scendono sotto il 20% per ridursi al 5% quando il valore è tra 2,5 e 5 milioni. La mediazione funziona? Se si considerano i procedimenti in cui viene svolto il primo incontro, la percentuale di successi, ossia di accordi raggiunti, è bassa: solo il 21,4% si conclude con un’intesa fra le parti. Questo dato sconta però i molti casi in cui le parti si limitano a partecipare al colloquio preliminare di programmazione ma non proseguono sulla via della mediazione. Escludendo, invece, le procedure in cui gli aderenti hanno aderito solo al primo incontro conoscitivo , il tasso di successo sale al 43 per cento. «È un buon risultato - aggiunge Bartolomeo - perché è solo dopo questo incontro che la mediazione parte davvero. La scelta di continuare nella via extragiudiziale dipende molto dagli avvocati che assistono le parti». Dai dati del ministero della Giustizia emerge inoltre che, fra i vari organismi che si occupano di mediazione, la percentuale di accordi più bassa risulta raggiunta da quelli che fanno capo all’Ordine degli avvocati. Numero di iscrizioni La durata Deflazione e valore delle liti Nel primo trimestre 2015 le iscrizioni sono state 57.074, in netto aumento (+22%) rispetto allo stesso periododel2014.Dalloscorsoanno la crescita, pur con qualche oscillazione, è stata costante e da gennaio a marzo 2015 le domande hanno superato il picco di 56.949 raggiunto nell’ultimo trimestre 2014. La maggior parte riguarda i contratti bancari (il 25,6%), seguono le controversieinmateriadilocazioniecon- Tempi in aumento e un po’ più lunghi di quanto previsto dalle norme ma comunque inferiori a quelli dei tribunali. La durata media di una proceduradimediazioneconclusa con un accordo è stata di 102 giorni nel primo trimestre 2015, (il limite massimo è tre mesi) contro gli 83 del 2014 e gli 82 del 2013. Per un processo ci sono voluti però, in media, 844 giorni nel 2013 e 796 nel 2014. RIPRODUZIONE RISERVATA 2011 Numero IL PRIMO TRIMESTRE 2015 2012 % Numero 2013* % Numero Volontaria 9,5% 2014 % Numero Demandata dal giudice** % Demandata dal giudice 700 1,7 9,8% 4.965 3,3 489 2,0 7.699 5,6 Obbligatoria in quanto prevista da clausola contrattuale 0,6% Obbligatoria in quanto condizione di procedibilità ai sensi di legge 31.288 77,9 129.531 84,9 13.802 57,5 131.360 83,8 Obbligatoria in quanto prevista da clausola contrattuale 200 0,5 458 0,3 19,9 17.677 11,6 359 1,5 1.332 Obblig. in quanto condizione di procedibilità ai sensi di legge 0,6 Volontaria 7.973 9.369 39,0 15.926 10,0 80,1% LE MATERIE NEL 2015 Periodo 1 gennaio-31 marzo 2015 Condominio Diritti reali Divisione Successioni ereditarie Patti di famiglia Locazione Comodato Affitto di aziende Risarcimento danni da circolazione veicoli e natanti Risarcimento danni da responsabilità medica Risarcimento danni da diffamazione a mezzo stampa Contratti assicurativi Contratti bancari Contratti finanziari Altra natura della controversia TOTALE Pendenti iniziali Iscritti Definiti Pendenti finali 6.212 9.342 3.469 2.791 104 6.486 775 724 1.103 3.799 477 3.450 12.696 2.064 11.001 64.493 6.089 7.547 2.477 2.255 23 6.477 722 472 181 3.767 401 3.462 14.603 1.858 6.738 57.074 5.473 6.335 2.178 1.903 30 6.005 596 454 183 3.329 330 2.908 12.749 1.816 5.972 50.261 6.827 10.554 3.769 3.143 98 6.958 902 741 1.101 4.238 548 4.005 14.550 2.106 11.768 71.306 * Regime di non obbligatorietà fino al 30 settembre - ** Circa 4.900 mediazioni Fonte: ministero della Giustizia www.unive.it/sceglicafoscari L’ANALISI Giovanni Negri Un modello alternativo ancora lacunoso C erto solo un elemento. Forse però il più importante, almeno per le conseguenze sul sistema giustizia. La conciliazione obbligatoria, tra alti e bassi, tra sentenze della Corte costituzionale e della giustizia amministrativa, ha ormai assunto una fisionomia abbastanza precisa. E anche i dati che il ministero della Giustizia fornisce ricorrentemente testimoniano una realtà dai connotati chiari. La conciliazione cioè ha efficacia su controversie dal valore medio basso, il primo incontro rappresenta uno scoglio oltre il quale spesso non si riesce a procedere, ma quando si va oltre allora le possibilità di una conclusione positiva crescono. Il nodo vero da sciogliere è quello della partecipazione, ma su questo va detto che poco è stato fatto. La stessa carta degli incentivi fiscali che adesso viene spregiudicatamente rigiocata per dare una spinta a negoziazioni e arbitrati è rimasta lettera morta. A mancare è stata infatti, dopo l’istituzione dell’incentivo è tutta la disciplina attuativa. Il che, in soldoni, significa, che dell’agevolazione sinora nessuno ha potuto beneficiare. E, se la leva fiscale è rimasta lettera morta, può essere - ma è difficile misurarlo - che abbiano mostrato un po’ più di efficacia gli strumenti di volta in volta messi in campo dal legislatore per scoraggiare le tattiche dilatorie nel processo civile. Perché alla fine, al di là delle considerazioni sulla necessità di una svolta culturale per il decollo delle soluzioni alternative, la questione è quella nota e anche un po’ stantia: nel corso del giudizio una parte almeno trova conveniente la perdita di tempo e non ha alcuna intenzione di accelerare i temi di decisione della lite. Va detto ancora, però, che ormai alla conciliazione non si può guardare solo con un cannocchiale; serve almeno un binocolo. Perché il ministero della Giustizia ha delineato ormai un circuito alternativo alla giurisdizione classica, del quale fanno parte, oltre alla conciliazione, anche negoziazioni e arbitrati. Se questo sarà il modello di amministrazione di una risorsa che si avvia diventare sempre più “scarsa” come la giustizia è ancora da vedere. Intanto, però i segnali ci sono tutti. Come pure andrebbe sottolineato che gli effetti positivi rivendicati anche di recente dal ministro Andrea Orlando, in termini di riduzione del contenzioso arretrato vanno, almeno per ora, ascritti più alla vecchia conciliazione che ai nuovi arbitrati e negoziazioni. Per questi ultimi mancano ancora dati ufficiali, ma i segnali che arrivano dai tribunali, con l’eccezione di separazioni e divorzi, non sembrano eclatanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 5 Frontiere Ue Sul territorio italiano Circa 90mila le persone ospitate a fine luglio nelle strutture dedicate, la metà in 5 Regioni IL DRAMMA DEI PROFUGHI I costi della gestione Fondazione Moressa: spesa 2015 stimata a 910 milioni, analoga a quella del 2011 Migranti, l’emergenza cresce a Est Il 40% ora arriva in Europa dal Mediterraneo orientale e il 30% dai Balcani Rossella Cadeo pIl terzo record mensile conse- cutivo e il triplo rispetto a un anno fa: segnalano un’escalation gli ultimi dati Frontex sugli ingressi illegali dei migranti in Europa. Oltre 100mila in luglio e poco meno di 340mila nei primi sette mesi dell’anno, mentre se ne erano contati circa 70mila in giugno, 35mila nel luglio 2014 e 283mila in tutto il 2014. Ma il fenomeno dei richiedenti protezione non sta solo crescendo quantitativamente: sta anche slittando verso nuove vie d’accesso, sottoponendo a un’inedita pressione umana altri perimetri europei (in primis Grecia, Italia e Ungheria) e sollecitando risposte e risorse - da parte dei singoli governi e della comunità europea e internazionale - che vadano oltre la gestione dell’emergenza e le iniziative spontanee di volontariato, privati, religiosi e amministrazioni locali. Peraltro la spesa pubblica destinata dall’Italia all’accoglienza non si discosta molto dal livello del 2011 (anno analogo al periodo attuale, per flussi e scenari internazionali), con pochi effetti quindi su criticità importanti: frammentarietà e carenza delle strutture, lungaggini burocratiche. Riflessioni, queste, che scaturiscono dallo studio realizzato dalla Fondazione Leone Moressa con il sostegno di Open Society Foundation sul sistema di accoglienza in Italia e nella Ue. Nuove vie di accesso Il primo aspetto evidenziato dall’analisi è lo slittamento dei flussi su nuove frontiere. «Se nel 2014 la rotta del Mediterraneo centrale (ossia verso le coste italiane) includeva oltre il 60% degli ingressi nella Ue, nei primi sette mesi del 2015 la quota è calata sotto al 30%», osserva Stefano Solari, direttore scientifico di Fondazione Moressa. «Risultano infatti raddoppiati (dal 18 al 39%, a 132mila) gli ingressi dal Mediterraneo orientale (in Grecia, Bulgaria e Cipro) e dai Balcani occidentali, principalmente verso l’Ungheria (dal 15 al 30%, a 102mila)». Lo dimostrano anche le cronache recenti sugli sbarchi sulle isole greche più vicine alla Turchia (Kos o Lesbo), gli assalti ai treni in Macedonia, il filo spinato lungo i confini ungheresi. La parte del leone di questo movimento umano ora la fanno siriani e afghani, in fuga dall’instabilità dei loro Paesi, ma ciascuna rotta ha nazionalità prevalenti. Ad esempio, dal Mediterraneo centrale (partenza coste libiche, rotta Italia o Malta), che ora è la terza porta d’ingresso in Europa, sono arrivati in sette mesi oltre 91mila migranti, principalmente eritrei e nigeriani. Dei circa 340mila ingressi in Europa contati da gennaio a luglio 2015, oltre 97mila (dato già aggiornato a 105.333 la scorsa settimana scorsa dal ministero dell’Interno, ndr) hanno riguardato gli sbarchi in Italia. «Si tratta dell’11% in più rispetto ai primi sette mesi del 2014 - precisa Solari - trend che lascia prevedere che a fine 2015 si supererà il record dei 170mila raggiunto lo scorso anno». Gli ingressi Frontiera Orientale Accoglienza Una volta soccorsi e approdati, resta però il problema dell’accoglienza dei richiedenti protezione. Attualmente sono circa 90mila i soggetti ospitati nelle strutture dedicate (Centri governativi, Cas, Sprar). Rispetto ai 60milioni di italiani residenti si tratta di una percentuale minima(lo 0,15%), ma che comunque necessita di un notevole impegno gestionale. «Molte sono infatti le criticità del sistema - sottolinea il rapporto - a partire dalla distribuzione sul territorio e dal sovraffollamento. La metà dei 90mila ospiti risiede ine cinque Regioni: Sicilia, Lombardia, Lazio, Campania e Piemonte. Un altro aspetto negativo è la frammentarietà, in quanto solo un quarto dei richiedenti asilo è ospitato presso gli Sprar (la rete di “seconda accoglienza”, dopo i Centri di primo soccorso e i Cara finalizzati all’identificazione, ndr). Per non parlare dei tempi di permanenza sia nei Cara (anche 12 mesi anziché i 20-35 giorni previsti dal decreto di istituzione, il Dlgs 25/2008) e l’attesa per il riconoscimento della protezione internazionale (anche 12 mesi anziché il mese dalla presentazione della domanda), la mancanza di politiche di integrazione». 1.270 0,4% 717* 0,2% Balcani Occidentali Albania / Grecia Mediterraneo Centrale 50.830 132.240 43.360 102.342 8.840 4.634* 170.760 91.302 18,0% © RIPRODUZIONE RISERVATA 39,1% 15,3% 30,3% 2015 338.083 283.175 Mediterraneo Orientale 3,1% 1,4% (*) dati gennaio - giugno 2015 60,3% 27,0% Africa Occidentale Mediterraneo Occidentale 150* 275 0,1% 7.840 6.698* 0,04% 2,8% 2,0% Fonte: elaborazioni di Fondazione Leone Moressa su dati Frontex La distribuzione sul territorio italiano NELLE STRUTTURE I COSTI Stima dei migranti ospitati nelle strutture di accoglienza (Centri governatvi, Cas, Sprar) al 31 luglio 2015 Lombardia 0 0,4 0,8 1,2 Trentino A.A. 1.782 Valle d'Aosta 2.672 0,17% Friuli V.G. 0,07% 10.690 Veneto 5.345 1,85% 0,44% Emilia-Romagna 0,12% 2.672 0,85% Marche 0,05% Sprar 910 1.782 0,05% 2.672 0,06% 5.345 Toscana Abruzzo 1.782 0,09% 0,03% 8.017 Umbria 0,41% Lazio 0,11% 252 Sprar Strut. temporanee 30 34 35 Sprar Molise 891 7.127 531 127 Puglia 0,10% 0,12% 1.782 Strut. temporanee Cara/Cda e Cpsa Piemonte 891 0,69% 5.345 0,34% Campania 4.454 Basilicata Sardegna 0,29% Calabria ITALIA 89.083 RISPETTO ALLA POPOLAZIONE RESIDENTE 19.716 COSTO MEDIO PRO-CAPITE AL GIORNO 5.345 48.467 10.301 Cara/Cda e Cpsa 5.345 0,15% Strut. temporanee COSTO TOTALE In milioni di euro 178 Liguria 78.484 Cara/Cda e Cpsa 1,6 2,0 0,0% Stime al 18 giugno 2015 NUMERO PRESENZE % SU POPOLAZIONE RESIDENTE Spesa pubblica Ma se si considerano le risorse destinate alle strutture, non sembrano esserci molti margini di miglioramento. Secondo le stime del rapporto Moressa, la spesa attuale dell’Italia per il sistema accoglienza non dovrebbe scostarsi di molto rispetto a quella sostenuta agli inizi dell’emergenza migranti: circa 910 milioni a fine giugno 2015 contro gli 860 del 2011(120 per le strutture e 740 per l’emergenza Nord Africa). Quegli 860 milioni erano allora in linea secondo uno studio dell’Enm (European Migration Network) - con quella di altri partner Ue, come Germania o Francia (inferiore però ai fondi messi in campo dalla Svezia). Alla stima dei 910 milioni a fine giugno 2015, Fondazione Moressa arriva partendo dalle somme a saldo del 2014 e moltiplicando il costo medio giornaliero teorico per il numero degli ospiti attualmente presenti nelle diverse tipologie di strutture(si veda la tabella nell’infografica a fianco). Questi 910 milioni per la gestione dell’accoglienza (che comprende stipendi a operatori, affitti e consumi) sono pari allo 0,1% della spesa pubblica nazionale complessiva (800 miliardi) e che ripartita sui 60milioni di residenti in Italia corrisponde a circa 15 euro a testa. 2014 Gli arrivi di migranti nella Ue nel 2014 e nei primi sette mesi del 2015 Dati in unità e in % sul totale 14.253 Sicilia Fonte: elaborazioni di Fondazione Leone Moressa su dati ministero Interno e Istat 1,07% L’ANALISI Gian Carlo Blangiardo Prevenire l’assedio demografico dall’Africa C i sensibilizzano sul bilancio di quanti non ce l’hanno fatta; danno conto dei progetti di chi ha accarezzato, talvolta illudendosi, il sogno di una vita diversa e migliore in un nuovo Paese. Tutto ciò viene puntualmente documentato grazie al supporto di una varietà di fonti statistiche che mettono costantemente a disposizione i dati per valutare e per confrontare le tendenze in atto, così da coglierne gli sviluppi ed evidenziarne gli aspetti più problematici. Ecco allora che mentre, da un lato, Eurostat rende noto che nel corso del primo semestre del 2015 si sono accumulate ben 400mila richieste d’asilo nel complesso della Ue - 160mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+66%) -, dall’altro Frontex informa che i clandestini “intercettati” alle frontiere comunitarie nel solo mese di luglio hanno superato le 100mila unità, mettendo a segno un incremento complessivo di oltre 200mila casi rispetto ai primi sette mesi del 2014 (+175%). E le due segnalazioni si allineano perfettamente al dato del ministero dell’Interno sull’ulteriore crescita degli immigrati sbarcati in Italia: +11% nei primi sette mesi dell’anno. Come si vede, gli indizi concordano, e il linguaggio dei numeri sembra accreditare un messaggio forte e chiaro: la pressione migratoria verso l’Unione Europea è continuamente in crescita. E l’Italia, che nel corso di questi anni ha fatto da molo per l’attracco dei barconi colmi di disperati spesso diretti altrove, verrà sempre più chiamata a operare in prima linea su un fronte, quello del Mediterraneo centrale, che deve la sua problematicità non solo al caos che regna nei territori che agiscono da principale base di partenza dei flussi verso il nostro Paese, ma ancor più all’enormità del bacino demografico da cui tali flussi traggono origine. Perché se è vero che i venti di guerra che spingono le 70mila richieste d’asilo dei siriani registrate nel complesso della Ue nei primi sei mesi del 2015 -così come le 38mila degli afghani o le 21mila degli iracheni-, prima o poi smetteranno di soffiare (ci si augura), non sarà stessa cosa per il profondo Sud del Mondo. È opinione comune che l’Africa, quella Sub-sahariana in particolare, potrebbe non solo non allentare la pressione migratoria sul fronte europeo, ma persino accrescerla nei prossimi decenni. Oggi a sud del Sahara vivono 962milioni di persone, destinate a diventare 1,2 miliardi tra dieci anni e 1,6 tra altri dieci. Secondo le più recenti previsioni delle Nazioni Unite, nel complesso dell’area i 2039enni si accresceranno di 203 milioni nell’arco di un ventennio: troveranno sufficienti occasioni di lavoro in loco o accarezzeranno l’idea della fuga altrove? D’altra parte, in un mondo che vogliamo sempre più libero e interconnesso, come sarà possibile, nel rispetto della dignità umana, frenare le legittime aspirazioni a una vita migliore da parte di milioni di giovani ormai ben consapevoli delle opportunità che potrebbero trovare spingendosi oltre il confine del Mediterraneo? Ma al tempo stesso, fino a SUPERARE L’EMIGRAZIONE Valorizzare sul posto il ricco capitale umano dei Paesi sub-sahariani è giusto e intelligente anche per l’Occidente che punto l’Europa del 2035, quand’anche un po’ meno affollata (10 milioni di abitanti persi in vent’anni) e decisamente meno giovane (37 milioni di 20-39enni in meno), potrà realmente essere in grado di assorbire senza rischi di rigetto una forza d’urto come quella che andrebbe prospettandosi se la spinta demografica africana dovesse contare unicamente sulla valvola di sfogo dell’emigrazione? Sono tutte domande che forse oggi non trovano adeguata risposta, ma che è opportuno non vengano rimosse. Perché se ora è lecito sostenere che qualche centinaio di migliaia di persone in più non possono non trovare spazio tra mezzo milione di cittadini europei, gli scenari per il futuro mettono in campo numeri certo ben più difficili da far quadrare. Prevenire è sempre meglio che curare. Fare in modo che il ricco capitale umano dell’Africa non sia sminuito da un’emigrazione spesso dequalificata, ma venga valorizzato – magari con azioni di formazione - per diventare un fattore di sviluppo nella propria terra non è solo un ideale di giustizia, è anche una strategia intelligente; e conveniente per il futuro della stessa Europa. Università Milano Bicocca / Fondazione Ismu © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 6 Professioni La selezione I percorsi troppo teorici pesano sull’alto numero di «bocciature» LE TENDENZE Il dettaglio Ancora attrattivi commercialisti e farmacisti La crisi allontana architetti e ingegneri Negli Albi si stringono le maglie dell’accesso In dieci anni abilitati in calo del 33% ma anche gli esami di Stato perdono appeal (-15mila candidati) Antonello Cherchi Valeria Uva dei candidati rispetto all’anno precedente: 95mila contro i 93mila del 2012. Nel complesso, dunque, il numero di chi accede all’Albo non sale. È però vero che è possibile solo un confronto parziale, perché il dato sugli avvocati - riferito al 2012 (ultimo dato disponibile) è incompleto, in quanto ancora privo dei risultati di sei Corti d’appello. Ma la tendenza - in base alla fotografia scattata dall’Ufficio statistica del Miur - sembra quella di una diminuzione generalizzata degli iscritti agli Albi. pLe libere professioni perdo- no appeal. Almeno a giudicare dai dati: dieci anni fa a iscriversi agli Albi erano stati in 74mila, nel 2013 (ultimi dati disponibili) non hanno raggiunto i 50mila. Il 33% in meno. La discesa degli iscritti è stata preceduta da un calo dei candidati: nell’ultimo decennio hanno disertato gli esami di Stato 15mila aspiranti (-14%). Discesa in parte mitigata dall’andamento delle selezioni del 2013, che hanno fatto registrare un aumento Con i dovuti distinguo: sul decennio perdono quasi tutti, con percentuali significative per i geologi e gli agronomi (rispettivamente un calo del 76% e del 60%), una diminuzione vistosa anche per le professioni tecniche degli ingegneri e architetti (con segni meno rispettivamente del 40% e del 36%), dei chimici (-53%) e degli odontoiatri (-41%). Tengono, invece, gli assistenti sociali (+14,8%), i biologi (+6,8%), i farmacisti (+5,4%) e, con percentuali più contenute, gli psicologi (+0,3%). Stiamo lavorando in questo senso con i ministeri della Giustizia e dell’Istruzione». Per Gerardo Longobardi, alla guida dell’Ordine dei commercialisti, una certa selezione all’ingresso (in media uno su due non ha passato l’esame) «è fisiologica, perché l’esame si articola su campi molto vasti». In ogni caso l’Ordine continua a veder aumentare i propri iscritti: «Nel 2015 siamo oltre i 116mila, con un incremento dell’1% - aggiunge Longobardi - e le donne superano il 30%». Anche i consulenti del lavoro Per Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense, il calo dei praticanti (2013 a parte) e degli abilitati è anche il risultato di un modo di affacciarsi alla professione legale: «I praticanti - spiega - spesso affrontano l’esame di Stato un po’ al buio, insieme ad altri concorsi: quello di magistrato, di notaio, le selezioni per il pubblico impiego. La scelta della professione di avvocato diventa, pertanto, residuale. Si tratterebbe, invece, di renderla più consapevole attraverso un percorso specifico già all’università. stanno intervenendo sull’accesso: «Stiamo investendo - afferma Marina Calderone, presidente dell’Ordine - sui giovani e sui percorsi d’ingresso. Assieme all’ente di previdenza stiamo attuando iniziative di sostegno al praticantato e stipulando convenzioni con gli atenei, per rendere l’accesso rapido, garantendo comunque alti livelli di preparazione». La formazione universitaria troppo teorica, del resto, è il primo ostacolo per molti laureati in fase di abilitazione. Tra questi gli il numero dei «bocciati» in questa categoria, che al contrario vanta nel decennio un boom di aspiranti, «concentrato però soprattutto negli anni più lontani, quando ancora il settore pubblico garantiva sbocchi». Per molti la perdita di attratività inizia sempre prima. Come per gli architetti,falcidiati dal blocco dell’edilizia: «Quest’anno per la prima volta - sottolinea Freyrie le iscrizioni ai test d’ingresso per architettura sono dimezzate rispetto all’anno scorso». architetti, che in dieci anni hanno perso il 36% degli abilitati: «Siamo una delle poche professioni per le quali il tirocinio non è ancora obbligatorio, nonostante noi lo chiediamo a gran voce» spiega il presidente del Consiglio nazionale, Leopoldo Freyrie. La mancanza del numero programmato, «ma anche la possibilità di accedere alla laurea in servizio sociale da percorsi troppo distanti» sono - secondo Silvana Mordeglia, presidente dell’Ordine assistenti sociali - tra le ragioni che hanno fatto aumentare © RIPRODUZIONE RISERVATA Il trend Confronto tra i candidati e gli abilitati all’esame di Stato per gli anni 2004, 2012 e 2013 5.396 - 15,1% Avvocati* 35.794 2013 2013 10.032 - 30,8% 32.572 Abilitati Uomini Categorie Donne Totale candidati 49.627 - 51,8% TOTALE 95.719 2012 15.661 - 45,2% 34.634 2013 3.789 683 93.224 -8,8 2004 2012 2013 581 203 -33,1 111.588 2012 2013 793 Consulenti del lavoro** 444 127 533 - 70,5% 2012 756 2020 4.894 - 54,5% 2013 2.268 8.973 2013 1.949 7.914 2012 1.973 7.655 - 55,2% 2004 Assistenti Sociali 3.847 13.862 2004 3.808 1.756 - 64,8% 2013 192 2.708 2013 3.035 2012 167 2004 119 2012 1.942 1.529 - 85,9% 1.780 1.410 7.114 2004 934 605 2012 8.258 2.206 1.514 4.743 1.234 2013 3.314 1.363 6.293 625 6.657 +1,0 2012 5.714 3.121 +0,3 3.902 968 284 644 1.016 -6,8 683 313 1.290 - 98,4% +5,4 -11,6 4.133 1.036 996 - 98,0% 3.184 4.484 3.942 928 - 95,9% Veterinari -41,0 508 987 2004 653 4.715 328 4.555 - 79,7% -7,7 1.708 1.278 -5,5 5.169 - 77,6% 1.505 1.757 4.355 - 97,1% +14,8 326 4.567 - 72,6% +10,7 4.547 - 96,4% -16,7 887 556 2013 1.720 -14,2 4.724 3.103 1.495 - 98,7% Psicologi 4.592 - 96,8% Farmacisti 1.564 2.109 - 69,5% 7.723 3.914 - 47,4% -36,1 7.943 933 - 99,9% -26,1 -1,1 4.013 2.771 2004 3.262 - 45,9% +24,8 6.947 2012 1.892 3.424 3.967 882 - 99,4% -23,5 4.130 3.612 - 46,8% Commercialisti 2.626 3.922 - 49,6% 2012 3.964 2004 482 947 2.745 2013 n.d. -40,8 6.875 2004 Odontoiatri 1.396 - 33,8% -60,0 20.349 7.827 - 98,5% 2012 400 133 3.054 14.850 2013 -53,1 514 1.348 - 34,0% -1,5 6.784 - 97,7% 2.407 2013 +7,1 1.429 - 70,7% 2004 1.031 - 42,8% 13.037 7.942 2012 1.079 464 3.119 6.712 - 97,6% +14,5 200 201 2004 571 - 72,0% Architetti 520 978 - 90,6% 2004 Agronomi Medici chirurghi 256 401 - 77,1% 74.194 - 66,5% 7.707 2004 2.289 707 12.770 18.274 - 89,8% +6,8 -76,0 249 591 2012 3.202 459 - 79,0% Chimici 1.308 10.996 - 84,3% +3,6 2.411 677 2.996 - 93,6% 54.406 - 58,4% 184 102 2013 3.539 -29,4 10.826 - 84,8% Ingegneri 2.516 3.088 - 87,3% 2012 504 2004 3.199 - 84,4% 2013 135 67 840 - 64,2% -65,5 2004 Biologi 415 286 - 56,7% -46,2 2012 Abilitati Abilitati var.% var.% 2013/12 2013/04 202 - 48,7% Geologi 2004 1.311 512 * I dati degli abilitati si riferiscono al 2012 (dati parziali), 2011 e 2003 - ** Dati 2013, 2010 e 2006 - Nota: Nelle professioni che li prevedono, sono compresi i laureati junior - La categoria degli ingegneri comprende gli ingegneri, gli ingegneri civili e ambientali, quelli dell'informazione, quelli industriali Per avvocati e consulenti del lavoro non è disponibile la distinzione tra uomini e donne. Fonte: Elaborazione IlSole24Ore del Lunedì su dati Ufficio Statistica del Miur IN EDICOLA Una guida pratica, ricca di esempi, quadri di sintesi e risposte a quesiti, per non perdere tutte le opportunità e le agevolazioni introdotte dal decreto delegato sulla crescita e l’internazionalizzazione. Gli esperti del Sole 24 Ore illustrano tutte le novità, tra cui: interpello, interessi passivi, perdite su crediti, dividendi, regime di branch exemption, immobili, spese di rappresentanza, crediti d’imposta. IN EDICOLA CON IL SOLE 24 ORE A € 9,90 IN PIÙ OPPURE DISPONIBILE IN FORMATO PDF SU WWW.SHOPPING24.IT 778 -28,1 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 7 8 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 9 10 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 NONSOLOTORRENT-TV 12 Commenti e inchieste Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 Lettere DIRETTORE RESPONSABILE Le lettere vanno inviate a: Il Sole-24 Ore "Lettere al Sole-24 Ore" Via Monte Rosa, 91 20149 Milano email: [email protected] includere per favore nome, indirizzo e qualifica Roberto Napoletano VICEDIRETTORI: Edoardo De Biasi (VICARIO), Alberto Orioli, Salvatore Padula, Alessandro Plateroti, Fabrizio Forquet (redazione romana) SUPERDESK CARTA-DIGITAL: Caporedattori responsabili: Marina Macelloni e Guido Palmieri Ufficio centrale: Daniele Bellasio, Giuseppe Chiellino, Franca Deponti, Federico Momoli, Giorgio Santilli, Alfredo Sessa, Alberto Trevissoi (vice) Segretario di redazione: Marco Mariani INFORMAZIONE NORMATIVA E LUNEDI: Mauro Meazza SUPERVISIONE E COORDINAMENTO AREA FINANZA: Christian Martino UFFICIO GRAFICO CENTRALE: Adriano Attus (creative director) e Francesco Narracci (art director) RESPONSABILI DI SETTORE: Luca Benecchi, Luca De Biase, Jean Marie Del Bo, Attilio Geroni, Laura La Posta, Armando Massarenti, Lello Naso, Francesca Padula, Christian Rocca, Fernanda Roggero, Stefano Salis, Giovanni Uggeri, Paolo Zucca SOCIAL MEDIA EDITOR: Michela Finizio, Marco lo Conte (coordinatore), Vito Lops e Francesca Milano PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 Ore S.p.A. PRESIDENTE: Benito Benedini AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu Intervento militare contro l’Is? La tentazione è forte M i sono sempre considerata persona aperta a tutte le culture e convinta che la frase «L’Italia ripudia la guerra» sia la più bella della nostra Costituzione. Ma di fronte alla barbarie senza fine e senza limiti dell’Is e alle ultime notizie sui massacri degli adolescenti - cui venivano fatte alzare le braccia e se avevano peli sotto le ascelle venivano fucilati - e a quelle sulla schiavitù sessuale delle donne e delle bambine, non posso fare a meno di chiedermi se il nostro Paese e l’Europa tutta non debbano pensare a un intervento militare. E non per difendere Le insidie del taglio al debito di Atene di Christoph Schmidt V.R. email Infrastrutture, queste sconosciute Quando parliamo di infrastrutture in un Paese industriale e occidentale, di cosa stiamo parlando? Prendiamo le ferrovie italiane: è normale che per percorrere la distanza tra Carrara, l’avamposto più a nord della Toscana, e Milano in treno ci vogliano di regola non meno di quattro ore? E che la domenica dopo Ferragosto ce ne siano volute - tra ritardi, coincidenze perse e ancora ritardi - non meno di cinque? Per una distanza di circa 240 chilometri, percorribili in auto in 2 ore e 40 minuti. E non stiamo parlando del “famigerato” Sud... A.D.F. email Domenico Rosa Se lo sponsor è un gigante nuragico Nel basket binomio tra arte e sport - Più risorse alla valorizzazione di Antonello Cherchi C on la crisi economica della Grecia che continua a imperversare, si sono levate alcune voci illustri che chiedono condizioni più indulgenti per il bailout e la riduzione del debito.SièunitoaquestosollecitoperfinoilFmiche,insiemead altri prestatori europei, ha fornito alla Grecia finanziamenti d’emergenza.Unapprocciodiquestotipopotrebbeesseredavvero la proverbiale formula magica per risolvere la crisi greca? La risposta è no. Se è innegabile che l’indebitamento ellenico è molto elevato e se è indiscutibile che un passivo ingente frena la crescita economica, è anche vero che il Paese deve far fronte ad altri ostacoli più difficilmente sormontabili per la crescita e che è indispensabile risolverli prima. Infatti, negli anni a venire la Grecia probabilmente dipenderà dalla concessione da parte di fonti ufficiali di finanziamenti vincolati alle riforme, non alla quota di indebitamento. Il saldo nominale ellenico avrà importanza soltanto quando il Paese rientrerà nel mercato dei debiti e sarà soggetto a questo, non a termini di prestito e agevolazioni ad hoc. Nel frattempo Atene dovràinaugurareleriformestrutturalinecessariearipristinare le prospettive di crescita a lungo termine e, così facendo, rafforzarelasuacapacitàdiripagareisuoicreditorisenzaprocederea una consistente riduzione del debito nominale . (...) Invece di offrire agevolazioni che potrebbero determinare un’instabilità a lungo termine nell’Eurozona, i leader europei farebbero bene a continuare a impegnarsi per creare forti incentivi destinati a tutti gli Stati membri che rispettano politiche fiscali prudenziali e che sono in grado di ridurre il rapporto tra spesa pubblica e indebitamento e ripristinare soluzioni fiscali tampone atte a controbilanciare gli shock asimmetrici dell’unione monetaria. Soltanto allora l’Eurozona avrà una possibilità concreta di preservare la clausola del “no bailout” prevista dal Trattato di Lisbona. La Grecia forse contribuisce per meno del 2% al Pil dell’Eurozona, ma perseguire miopi soluzioni ad hoc per i suoi problemi significherebbe instaurare precedenti che potrebbero portare alladisgregazionedell’interaunionemonetaria.Perscongiurare una simile evenienza è di vitale importanza che qualsiasi soluzione per la crisi della Grecia rafforzi, invece di pregiudicare, lacoesionedell’Eurozona.Èvero,laGreciahadovutosottoporsi a dolorosi aggiustamenti per affrontare e risolvere le sue profonde lacune strutturali, le sue insostenibili finanze pubbliche e la mancanza di competitività dei prezzi, ed è vero che questi aggiustamenti hanno portato a un calo della produzione ellenica. Ma l’alto tasso di disoccupazione e la mancanza di investimenti non possono e non devono essere imputati alla cura prescritta, essendopiùchealtrosintomidelmancatoimpegnodapartedel Paese a riformare la sua amministrazione pubblica e dare impulso alla flessibilità della sua economia. Il dibattito internazionale su quanta austerità sia opportuna per bilanciare gli interessi della Grecia e dei suoi creditori ha distratto per troppo tempo i policy maker ed è giunto il momento di concentrarsi su un imperativo concreto: mettere a punto e concretizzare le vitali riforme strutturali, a livello nazionale ed europeo. Per gestire questo processo, il Consiglio tedesco degli esperti di economia che presiedo ha messo a punto una serie di riforme – denominata “Maastricht 2.0” – che potrebbe rinvigorire l’apparato normativo così essenziale per il successo a lungo termine dell’Eurozona. Per esempio, l’unione bancaria dovrà essere consolidata tramite un più ampio regime di deliberazione e una supervisione finanziaria integrata, e si dovrà introdurre un meccanismo per la ristrutturazione del debito sovrano. Premessa basilare delle riforme proposte è il cosiddetto “principio di unità delle responsabilità e del controllo”, in virtù del quale si richiede che sia il potere di prendere decisioni sia le responsabilità connesse alle conseguenze di queste ultime restino a uno stesso livello politico, nazionale o sovranazionale. In altreparole,seiPaesivorrannoprenderelelorodecisioniinmateria fiscale in modo indipendente rispetto ai loro partner dell’Eurozona, non potranno aspettarsi in seguito che costoro subentrino per fornire loro aiuto. Certo, negli ultimi anni la compagine istituzionale europea è stata sottoposta a riforme di grossa portata che riflettono i princìpi del “Maastricht 2.0”, quali la necessità di dare rilievo alla responsabilità nazionale per le finanze pubbliche e la competitività internazionale. Ma il processo riformistico resta ben lontano dal dirsi concluso. È innegabile che la stabilità a lungo termine dell’Eurozona è dunque messa a repentaglio dalle misure varate sul breve periodo per risolvere problemi acuti, quali la riduzione dell’indebitamento greco. Se l’unione monetaria europea intende sopravvivere, e un giorno prosperare, sarà bene che i suoi leader non si lascino tentare da soluzioni di comodo. Traduzione di Anna Bissanti © PROJECT SYNDICATE, 2015 W elcome back giants. Bentornati giganti. C’era questa scritta a caratteri cubitali ad accogliere all’aeroporto di Olbia, il pomeriggio del 27 giugno scorso, i giocatori della Dinamo Sassari, che la sera prima a Reggio Emilia avevano conquistato, nell’ultima di sette gare tesissime quanto bellissime, lo scudetto della massima serie di basket. Quel riferimento ai giganti non era solo ai centimetri d’altezza che ogni giocatore si porta dietro, ma soprattutto ai giganti di Mont’e Prama, le statue nuragiche di 2 metri e più ritrovate nel Sinis (a Mont’e Prama, appunto), in provincia di Oristano. Per quasi tutto il campionato la stilizzazione del viso di quegli antichi giganti dagli occhi concentrici ha campeggiato sul retro delle maglie della Dinamo. Una decisione della Regione Sardegna, che ha scelto di “sponsorizzare” la squadra sassarese con un “marchio” culturale. Operazione che ha portato nelle casse della Dinamo 750mila euro e ha permesso agli antichi guerrieri sardi di farsi conoscere in giro per l’Italia e l’Europa. Palcoscenici dove la Dinamo ritornerà tra meno di un mese con il blasone di campione d’Italia. E per i tifosi del team sassarese i loro beniamini sono ormai “I giganti”. Anche questa è politica di valorizzazione del nostro patrimonio. Parola molto usata negli ultimi anni e in particolare in questi giorni, dopo la nomina dei direttori, sette dei quali stranieri, dei venti super-musei. E considerato che sulla tutela non si transige, a i nuovi arrivati si chiede soprattutto di aprirsi alla valorizzazione dei beni ricevuti in custodia. Di trovare nuove forme per far conoscere il patrimonio, per farlo visitare, per fare in modo che riesca anche a produrre reddito e a farlo produrre al territorio circostante. Potrà accadere anche ai giganti di Mont’e Prama e alla loro casa nel Sinis. L’indimenticabile vittoria della Dinamo tanto cara ai sardi quanto lo scudetto del Cagliari di Gigi Riva nel 1970 - ha contri- di Guido Gentili u Continua da pagina 1 C he poi la domanda di insegnamento sia localizzata più a Nord che a Sud e che l’offerta sia invece maggiore nel Mezzogiorno fa poca differenza. Assunti e “stabilizzati” sì, ma a prescindere, o magari ipotizzando che a trasferirsi siano gli alunni, da Nord a Sud. Così, accade – anche perché il Governo non ha a sua volta fatto bene i conti- che si faccia un mezzo passo indietro nella battaglia contro la “supplentite”, come l’ha definita il premier Renzi. Molti incarichi a tempo saranno ancora possibili nelle province dove risiedono gli insegnanti precari. E i trasferimenti, per almeno un anno se non due, resteranno nel cassetto. Sarà comunque la madre di tutte © Copyright Il Sole 24 ORE S.p.A. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici o meccanici quali la fotoriproduzione e la registrazione. PUBBLICITÀ: Il Sole 24 ORE S.p.A. - SYSTEM DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano Tel.023022.1-Fax023022.214-e-mail:[email protected] PIANO STRATEGICO GRANDI PROGETTI Risorse a disposizione: 80 milioni. Periodo: 2015 e 2016 Interventi Galleria degli Uffizi (Firenze) Polo Reale (Torino) Risorse (mln) 18,0 7,0 Museo nazionale dell’Ebraismo e della Shoah (Ferrara) 7,0 Museo delle navi (Pisa) 5,0 Museo di arte contemporanea Palazzo Ardinghelli (L’Aquila) 2,0 Museo archeologico nazionale (Aquileia-Udine) 1,5 Risorse (mln) Interventi Villa romana (Spello-Perugia) 1,0 18,5 7,0 7,0 Colosseo (Roma) Certosa di Pavia Arsenale pontificio (Roma) Ponte degli alpini (Bassano del Grappa) 3,0 Museo archeologico giganti Mont’e Prama (Cabras-Oristano) 3,0 PIANO ORDINARIO LAVORI PUBBLICI Risorse a disposizione: 186 milioni. Periodo: 2015-2017 N. interventi Risorse Musei 49,1 221 Archivi 32,8 485 Archeologia 39,3 235 Istituti centrali 14,8 32 Belle arti e paesaggio 39,0 249 Biblioteche 10,9 55 PIANO OBIETTIVO NAZIONALE (PON) CULTURA E SVILUPPO Risorse a disposizione: 490 milioni. Periodo 2014-2020 Obiettivi Tutela e valorizzazione patrimonio culturale e naturale in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia Sviluppo imprese culturali e turistiche Assistenza tecnica Totale Risorse (milioni) Ue Nazionali Totale 270,1 90,0 360,1 85,5 12,5 368,1 28,5 114,0 4,1 16,6 122,6 490,7 FONDO PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE Risorse a disposizione: 500 milioni, 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2020 . Periodo 2016-2020 Pa e scuola, la doppia scommessa SEDE LEGALE - DIREZIONE E REDAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano - Tel. 023022.1 - Fax 0243510862 REDAZIONE DI ROMA: piazza dell’Indipendenza 23b/c - 00185 - Tel. 063022.1 Fax 063022.6390 - e-mail: [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Fondi per la tutela del patrimonio culturale L’EDITORIALE PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A. AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano buito a farli uscire dalle sale dei due musei archeologici di Cagliari e Cabras e catapultarli nei palazzetti dello sport. Per ora i guerrieri nuragici sono divisi, ma in futuro potranno avere un museo tutto per loro a Cabras. C’è l’impegno del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini - «L’intenzione è di raggrupparli in un’unica struttura: i giganti sono tra i punti di forza non solo sardi, ma nazionali» - e ci sono i primi soldi: tre milioni messi a disposizione dal Piano strategico grandi progetti, che ha una dote complessiva di 80 milioni da spendere tra questo e il prossimo anno. Tra gli 80 milioni ce ne sono anche 18 per rifare l’arena del Colosseo, così da poterla rendere accessibile a spettacoli, e altrettanti per ingrandire gli Uffizi. Pure questa è valorizzazione, così come i 7 milioni per dare più appeal al Polo museale di Torino o i 3 per restaurare il Ponte degli alpini a Bassano del Grappa, un’attrattiva per il territorio. Dopo anni di magri bilanci, la cultura ritorna a disporre di fondi. Ci sono i 186 milioni del piano dei lavori pubblici, con oltre 1.200 interventi soprattutto di conservazione e restauro da attivare nel prossimo triennio; ci sono i 500 milioni cento per ogni anno a partire dal prossimo - portati dall’ultima legge di Stabilità e da spendere secondo un programma triennale che avrebbe dovuto vedere la luce a primavera e invece è ancora in gestazione. Si può, infine, contare sui 490 milioni del Pon cultura 2014-2020, 114 dei quali da spendere per favorire lo sviluppo dell’imprenditoria culturale e 360 da concentrare su sessanta grandi attrattori culturali delle cinque regioni meno sviluppate (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia), facendo leva sulla protezione e salvaguardia di quel patrimonio e sulla promozione e sviluppo della filiera culturale dei territori. Obiettivo che - come ben sanno i giganti di Mont’e Prama - si può raggiungere anche apparendo sulla maglietta di una squadra di basket. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati di uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Cortesia, presso Progetto Lavoro, via Lario, 16 - 20159 Milano, telefono (02 o 06) 3022.2888, fax (02 o 06) 3022.2519, ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D.Lgs. 196/03. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. le riforme, quella della Pubblica amministrazione, a chiarire una volta per tutte se l’Italia è destinata a cambiare passo, rinnovandosi, o a restare in quelle posizioni di retroguardia civile e amministrativa di fatto incompatibili con la status di una potenza industriale occidentale. Basta rammentare che all’istituzione del ruolo unico dei dirigenti dello Stato (forse l’obiettivo più importante della “riforma Madia”) lavorò una volpe della politica come Giulio Andreotti. Non riuscì nel- UN PROBLEMA BEN NOTO Già nei primi anni Settanta si era ipotizzato ma senza successo di istituire un ruolo unico per i dirigenti del pubblico MODALITÀ DI ABBONAMENTO AL QUOTIDIANO: prezzo di copertina in Italia ¤ 1,50 per le edizioni da lunedì a venerdì, ¤ 2 per le edizioni di sabato e domenica. Abbonamento Italia 359 numeri: ¤ 359,00 (sconto 39% rispetto al prezzo di copertina) + ¤ 19,90 per contributo spese di consegna (postale o in edicola). L'abbonamento Italia non comprende il magazine "IL - Intelligence in Lifestyle". Per l'abbonamento estero Europa, rivolgersi al Servizio Abbonamenti (tel. 023022.2999 oppure [email protected]). Per il resto del Mondo è disponibile solo l'abbonamento al quotidiano in versione digitale. Per sottoscrivere l'abbonamento è sufficiente inoltrare la richiesta via EMAIL all'indirizzo [email protected] oppure via FAX al N. 023022.2885, oppure per POSTA a Il Sole 24 ORE S.p.A. - Servizio Abbonamenti - Casella Postale 10592 - 20111 Milano, indicando: NOME / COGNOME / AZIENDA / VIA / NUMERO CIVICO / C.A.P. /LOCALITÀ / TE- di GIORGIO DELL’ARTI La crudeltà può anche essere donna una cività contrapposta a un’altra ma, semplicemente, in nome dell’umanità. BENI CULTURALI EUROZONA La biblioteca l’impresa, ed era il 1972: siamo nel 2015 e ora ci prova Matteo Renzi. Prima di dirsi conclusa, la riforma della Pa avrà bisogno di veder trasformati in legge una ventina di decreti attuativi, con l’ultima delega, quella per il pubblico impiego, che scadrà formalmente nel febbraio 2017. Il Governo vuole accelerare, e ha promesso che entro fine anno vedrà la luce il decreto per la dirigenza. Nel frattempo, già venerdì prossimo, entreranno in pista un paio di norme auto-attuative previste dalla “riforma Madia”. La prima: l’autotutela in tempi certi prevista per cittadini e imprese, per cui, una volta scaduti i termini, nessuna amministrazione potrà ri-mettere in discussione le procedure sulle quali ci si era in precedenza accordati. La seconda: la regola del silenzio/ LEFONO e FAX/EMAIL. Altre offerte di abbonato sono disponibili su Internet all'indirizzo www.ilsole24ore.com/offerte. Non inviare denaro. I nuovi abbonati riceveranno un apposito bollettino postale già intestato per eseguire il pagamento. La sottoscrizione dell'abbonamento dà diritto a ricevere offerte di prodotti e servizi del Gruppo Il Sole 24 ORE S.p.A. Potrà rinunciare a tale diritto rivolgendosi al Database Marketing de Il Sole 24 ORE. Informativa ex D.Lgs. n. 196/03 - Il Sole 24 ORE S.p.A. Titolare del trattamento tratta i dati personali liberamente conferiti per fornire i servizi indicati. Per i diritti di cui all'art. 7 del D.Lgs. n. 196/03 e per l'elenco di tutti i Responsabili del trattamento rivolgersi al Database Marketing, via Carlo Pisacane 1 - 20016 Pero (MI). I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all'amministrazione e potranno essere comunicati alle società del Gruppo per le medesime finalità della raccolta e a società esterne assenso tra le amministrazioni pubbliche su richieste di pareri e nullaosta. Un modo per depotenziare la Repubblica dei rimpalli (e dei ritardi) che si è storicamente affermata in Italia. Particolare importante: il silenzio/assenso varrà anche per i decreti ministeriali, sottoposti al “concerto” tra i dicasteri. Era, questo, uno dei primi capisaldi di Renzi-rottamatore sbarcato alla guida del Governo. Se ne parlò, si mise anche a punto un testo, ma poi tutto restò come prima. Possiamo immaginare cosa potrebbe significare la riforma della Pa . Non solo un settore pubblico meno costoso e più efficiente, ma un Paese in generale più moderno e più disponibile a scommettere sul suo futuro. @guidogentili1 © RIPRODUZIONE RISERVATA per la spedizione del quotidiano e per l'invio di materiale promozionale. SERVIZIO ABBONAMENTI: Tel. 023022.2999 (con operatore da lunedì a venerdì 8:30-18:00) - Fax 023022.2885 - Email: [email protected]. SERVIZIO ARRETRATI PER I NON ABBONATI (non disponibili le edizioni cartacee più vecchie di 24 mesi dalla data odierna): inoltrare richiesta scritta via posta a: Il Sole 24 ORE S.p.A. - Servizio Cortesia, presso Progetto Lavoro, via Lario, 16 - 20159 Milano (Tel. 02 o 06 3022.2888) allegando la fotocopia della ricevuta di versamento sul c.c.p. 519272 intestato a Il Sole 24 ORE S.p.A. Oppure via fax al n. 02 o 06 3022.2519. Il costo di una copia arretrata è pari al doppio del prezzo di copertina del giorno richiesto. Non verranno rimborsate le istanze relative ad edizioni più vecchie di 24 mesi dalla data odierna. Donna. «Ciò che l’uomo offre in eroismo sul campo di battaglia, la donna lo eguaglia con infinita perseveranza e sacrificio, con infinito dolore e sofferenza. Ogniqualvolta mette al mondo un figlio, combatte una battaglia per l’esistenza del suo popolo… La comunità nazionalsocialista del Völk è fondata su solide basi proprio perché milioni di donne sono diventate nostri camerati più devoti e fanatici» (Hitler, congresso del Partito nazista, Norimberga 1934). Trucco. Il partito era contro la cosmesi. La bellezza doveva essere pura, il colorito di una donna dipendeva dall’esercizio fisico, non da un prodotto. All’allenamento si accompagnava un abbassamento del livello culturale. Non si insegnava più il latino ma si davano consigli su come scegliere marito. A partire dagli anni Trenta lo Stato esigeva ovviamente che il Mein Kampf venisse usato per insegnare «l’essenza della purezza del sangue». Madre. «Nel mio Stato, la madre è il cittadino più importante» (Hitler) Aiuto. Quella volta che una bambina ebrea di sette anni si avvicinò a Josefine Block, piangendo e implorando per la propria vita. E lei le rispose: «Ti aiuterò!». Poi la agguantò per i capelli e la prese a pugni, la spinse a terra e le calpestò la testa. Dopo la madre della bimba sollevò tra le braccia il piccolo corpicino ormai senza vita, tentando invano di rianimarlo. Killer. Pauline Kneissler, meglio nota come l’infermiera killer. Nata in Ucraina nel 1900, riparò in Germania per sfuggire ai bolscevichi. Diplomata infermiera nel 1920 a Duisburg, riuscì ben presto a trovare lavoro in una casa di cura di Berlino. Attivista nazista dal 1937, amava cantare nel coro di una chiesa protestante. Meier. Tra le amanti di Hermann Hanweg, la segretaria ventunenne Liselotte Meier. Quest’ultima fu costretta dal suo capo e amante Hanweg a stare vicino alla famiglia di lui. Tanto che i bambini la chiamavano «vice mamma» mentre la moglie l’aveva soprannominata «Brutus». Ferri. Erna Reichmann, segretaria del commissario distrettuale di Slonim (Bielorussia), salvò da 2000 ebrei in marcia verso la fucilazione solo una donna: «non aveva ancora finito il maglione che doveva farle ai ferri». Caccia. Quella domenica in cui i funzionari di alto rango, tra questi anche Hanweg e la Meirm sbronzi, diedero la caccia agli ebrei, mandati nella foresta per stanare i conigli. Dalle carrozze, accompagnati da mogli e amanti impellicciate, c’era chi li frustava e chi gli sparava. «Erano diventati facili bersagli che davano immediata gratificazione a tiratori inesperti, sovente ubriachi. Pochi fortunati schivarono i proiettili e trovarono riparo nella foresta, mimetizzandosi nella vegetazione. La Meier non poteva immaginare che, un ventennio più tardi, gli ebrei di Lida sarebbero riapparsi per identificarla e accusarla». Tappetino. Johanna Altvater, l’ambiziosa segretaria d’azienda di Minden, era una giovane ventiduenne quando arrivò a Vladimir-Volynskij, sul confine ucrainopolacco, al servizio di Wilhelm Westerheide. Il 16 settembre 1942, avvicinò due bambini ebrei, uno di 6 anni e l’altro ai primi passi, che abitavano vicino al muro del ghetto. Fece loro un cenno, come se volesse offrigli qualcosa. Il più piccolo le andò incontro. Lei lo sollevò tra le braccia, e lo strinse così forte che il bimbo prese a strillare e a dimenarsi. Afferrandolo per le gambe, Johanna lo capovolse e gli sbatté la testa contro il muro, come se fosse un tappetino impolverato. Poi gettò il corpicino senza vita ai piedi del padre, che in seguito raccontò: «Non avevo mai visto un tale sadismo da parte di una donna, non me lo dimenticherò mai». Maschio. La Alvater, nota per la sua cattiva abitudine di uccidere i bambini, era solita attirarli con una caramella. Quando le si avvicinavano e aprivano la bocca, lei gli sparava in gola con la piccola pistola color argento che teneva sul fianco. 10 per cento. In una società pacifica, le donne commettono in media circa il 14% di tutti i crimini violenti e più o meno l’1% degli omicidi. Nell’Est genocida la percentuale saliva al 10. Il numero stimato di killer femminili era intorno a 3.000. Notizie tratte da: Wendy Lower, Le Furie di Hitler, Rizzoli 2013, pp. 343, 22 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA STAMPATORI: Il Sole 24 ORE S.p.A., via Busto Arsizio 36, 20151 Milano e via Tiburtina Valeria, Km 68,700, Carsoli 67061 (AQ) - Etis 2000 S.p.A., 8ª strada, 29 zona industriale, 95100 (CT) - Stampa quotidiana S.r.l., via Galileo Galilei 280/A, località Fossatone, 40059 Medicina (BO) - Stampa quotidiana Srl - Zona industriale Predda Niedda, strada 47 n.4 - 07100 Sassari (SS) - Rue de Bosquet 16, Zona Ind., 1400 Nivelles (Belgium). DISTRIBUZIONE ITALIA: m-dis Distribuzione Media S.p.A., via Cazzaniga 1 20132 Milano, Tel. 022582.1 Certificato Ads n. 7879 del 19-02-2015 Registrazione Tribunale di Milano n. 322 del 28-11-1965 La tiratura del Sole 24 Ore di oggi 24 Agosto 2015 è stata di 184.439 copie Lunedì 24 Agosto 2015 www.ilsole24ore.com @ 24ImpresaTerr IL GIORNALE DELL’ECONOMIA REALE t LE CHIAVI DELLA MANIFATTURA/10 MONDO&MERCATI STILI&TENDENZE Cina al top per i costi di missione dei manager L’arredo-design spinge le lastre in ceramica della Laminam Silvia Pieraccini u pagina 15 Enrico Netti u pagina 14 Giovanna Mancini u pagina 16 Il distretto della pelle di Firenze si rilancia con l’export delle «griffe» Congiuntura. L’indagine di Fondazione Impresa sullo stato di salute nel primo semestre delle aziende con meno di 20 addetti Pmi più vicine all’uscita dal tunnel I maggiori progressi nel manifatturiero - Dal Sud arrivano timidi segnali positivi LE INIZIATIVE DEL SOLE Convegni A MILANO IL 28 E 29 SETTEMBRE Sono ancora aperte le iscrizioni al XV «Italian Energy Summit» pIl prossimo 28 e 29 La fotografia A che punto sono le Pmi nel tunnel della crisi Nord-Est Artigianato 78,1 65,5 55 Servizi 78,9 me tri +5,5 +6,0 Commercio +5,8 60 55,9 65 +3,7 Manifatturiero 80,3 70 Sud e isole Centro 56,2 Media 68,4 62,9 Nord-Ovest 76,6 75 80 +3,6 +5,6 Chiara Bussi pLe incognite non mancano, dalla Cina alla Russia. Ma per le imprese al di sotto dei 20 addetti la luce in fondo al tunnel appare sempre meno sfocata, anche se con diverse gradazioni a seconda del settore. Anzi, per il 36% del campione di circa 1.200 aziende intervistate la crisi è già alle spalle. Lo rivela l’Osservatorio congiunturale di Fondazione Impresa sul primo semestre di quest’anno. Se la crisi fosse visualizzabile come una galleria lunga 100 metri, a fine giugno le “piccole” ne hanno percorsi, in media, 68,4 con un balzo di 5,9 metri, il più lungo dall’inizio dell’inversione di tendenza registrata un anno e mezzo fa. Restringendo il focus sui settori, si scopre che le imprese del manifatturiero avanzano di 7,5 metri e raggiungono quota 80,3, sorpassando i servizi. Questi ultimi percorrono invece 5,8 metri e devono accontentarsi della seconda posizione a 78,9 metri. +8,0 +5,9 Il manifatturiero segna, infatti, i migliori risultati rispetto ai sei mesi precedenti: la produzione è aumentata dello 0,6%, il fatturato è cresciuto dello 0,4% e l’export del 2 per cento. Al di sotto della media si situano in- OCCUPAZIONE IN RISALITA Il 63,5% del campione ha assunto nuovi dipendenti a tempo indeterminato anche grazie agli sgravi contributivi offerti dal Jobs act vece l’artigianato, che guadagna 6 metri e si attesta a 65,5, e il commercio che resta nelle retrovie con un gap di 25 metri rispetto alla piccola impresa. «Il settore - sottolinea Daniele Nicolai, economista di Fondazione Impresa, tra i curatori della ricerca - risente soprattutto degli aspetti ancora vulnerabili dell’economia, come la domanda interna ancora debole e i redditi familiari ai minimi». A livello complessivo il posizionamento nel tunnel registrato nel primo semestre mostra segnali incoraggianti e supera di 1,6 metri quello rilevato nella seconda parte del 2011, prima della nuova ondata di crisi. Sul territorio continua a primeggiare il Nord-Est, che ha percorso 5,5 metri a quota 78,1, e recupera terreno il NordOvest: per queste imprese si verifica la risalita più ampia, pari a 8 metri. Più distanti le aziende del Centro, mentre il Sud continua ad arrancare a circa 56 metri, oltre 20 in meno rispetto alla testa della classifica, anche se produzione (+0,1%), ordini (+0,2%) ed export (+0,6%) fanno finalmente registrare il segno “più”. Cresce invece il numero di aziende che si sentono già fuori dal pericolo. Se in media più di una su tre ritiene di aver superato la fase di recessione, il sentiment varia a seconda dei settori, con una forbice che va dal 47% della piccola impresa manifatturiera al 22% del commercio. Sul territorio trovano conferma le differenze tra Nord e Sud, con il Nord-Est in leggero vantaggio sul NordOvest. Un ulteriore 36% prevede di uscire dal tunnel entro quest’anno, con frequenza più elevata per le “piccole” del manifatturiero. Nel settore del commercio, invece, la maggioranza vede la crisi alle spalle solo nel 2016. I più ottimisti sono gli imprenditori del Nord, mentre permane un certo pessimismo nel Mezzogiorno, dove solo poco più di un’impresa su quattro conta di uscire dalla recessione entro il 2015. Timidi segnali di aumento anche dal fronte dell’occupazione, favorita dalla decontribuzione totale sul costo del lavoro per tre anni introdotta nel 2015. Nel primo semestre gli occupati della piccola impresa manifatturiera sono cresciuti su base congiunturale dello 0,3% rispetto alla media nazio- a all a d etri t i sc m l’u 100 o s r si +7,5 cri Ve Fonte: Fondazione Impresa, Osservatorio congiunturale Piccola Impresa in Italia I NUMERI 35,9% Imprese fuori pericolo Imprese con meno di 20 addetti che dichiarano di aver superato la crisi. La forbice va dal 46,7% del manifatturiero al 22,3% del commercio 48,6% Le previsioni sulla svolta Aziende manifatturiere che prevedono di uscire dalla crisi nel 2015. Nel commercio sono il 31,1 per cento +0,3% Le assunzioni dei «piccoli» Crescita dell’occupazione nella piccola industria manifetturiera nel primo semestre. Nel 63,5% dei casi le assunzioni sono state a tempo indeterminato sulla scia degli incentivi del Jobs act nale dello 0,1 per cento. A seguire i servizi, che segnano +0,2%, e l’artgianato con un timido +0,1%, mentre per il commercio la variazione è stata nulla. A registrare l’aumento maggiore sono state le imprese del NordOvest (+02%), mentre è stabile il Mezzogiorno dopo lunghi periodi con segno negativo. Nel 63,5% dei casi le imprese con meno di 20 dipendenti hanno assunto nuovo organico a tempo indeterminato, con una forbice che va dal 74% del manifatturiero al 46% del commercio. «È un segnale - conclude Nicolai - che indica la sostanziale validità dello sgravio contributivo e rafforza le decisioni aziendali che erano comunque guidate dall’esigenza di introdurre in azienda personale in pianta stabile» Prova ne è che il 41% delle imprese che hanno assunto a tempo indeterminato avrebbero scelto questa forma contrattuale anche senza l’incentivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA settembre a Milano si svolgerà la 15esima edizione dell’«Italian Energy Summit» organizzato dal Sole 24 Ore. L’Energy Summit è un appuntamento di particolare importanza, dal momento che il mercato dell’energia costituisce oggi un tema chiave per l’Europa, la cui sfida per il futuro è quella di raggiungere l’autosufficienza e conseguire un mix energetico sostenibile, sicuro e competitivo. La crescente dipendenza dalle importazioni, infatti, indebolisce l’affidabilità dell’approvvigionamento di energia e compromette l’intera economia. Attraverso la diversificazione e la ricerca di un mix equilibrato delle fonti, invece, l’energia potrà trasformarsi in elemento chiave per supportare l’innovazione e la competitività delle imprese italiane. Il summit prevede interviste one to one con i principali protagonisti del settore e key note speech internazionali: vi prenderanno parte, tra gli altri: Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico; Giliberto Dialuce, direttore generale per la Sicurezza e le infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo economico; Nicola De Sanctis, amministratore delegato di E.On Italia; Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni; Carlo Malacarne, amministratore delegato di Snam; Gianfilippo Mancini, amministratore delegato di Sorgenia; Javier Hernández Sinde, presidente e amministratore delegato di Gas Natural Italia. Tutte le informazioni per iscriversi e partecipare si possono trovare all’indirizzo internet www.eventi.ilsole24ore.com/e nergy-summit-2015. © RIPRODUZIONE RISERVATA In edicola «IL - IL SOLE 24 ORE» In anteprima per l’Italia un capitolo del nuovo romanzo di Jonathan Frenzen pIn occasione dell’uscita del nuovo romanzo di Jonathan Franzen, Purity, che rappresenta l’evento letterario dell’anno in uscita nelle librerie americane il 1° settembre e in quelle italiane a febbraio 2016, il mensile “IL – Il Sole 24 Ore” in edicola con Il Sole 24 Ore per un mese a partire da venerdì 21 agosto - pubblica in anteprima per l’Italia un lungo estratto del libro, la Parte II intitolata “La Repubblica del Cattivo Gusto”. E nella storia di copertina Francesco Pacifico racconta perché Franzen è l’autore più importante della nostra epoca. Focus, poi, sull’Europa, una macchina poderosa ma senz’anima che s’inceppa a ogni imprevisto. Un’Europa a cui forse è mancato l’apporto di registi, scrittori e artisti capaci di produrre miti unificanti su cui fondare una comunità più coesa. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA FINANZA ITALIANA? PREFERISCE LA SILICON VALLEY ALLE NOSTRE IMPRESE IL MENSILE DI MANAGEMENT DEL SOLE 24 ORE Con Il Sole 24 ORE a € 6,90 in più* *Offerta valida dal 9 luglio all’8 settembre in abbonamento su www.shopping24.it IN EDICOLA DAL 9 LUGLIO www.limpresaonline.net Impresa & territori 14 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 MONDO&MERCATI Scambi commerciali. Negoziati in corso Il budget per la casa Tra Pechino e la Ue un nuovo accordo per gli investimenti Spesa per l’affitto di un appartamento non arredato con due camere da letto al mese, in euro BERLINO LONDRA PECHINO +51,19% +58,33% 4.000 4.000 3.000 3.000 2.000 2.000 4.315 2.854 2010 2015 4.000 3.150 2.140 1.000 2015 4.000 4.000 3.000 3.000 3.000 2.000 2.000 2.000 1.000 0 2010 di Antonio Pavan e Cristiano Rizzi -20,74% -5,63% 3.939 2.000 0 0 NUOVA DELHI -4,76% 4.000 3.000 1.000 1.200 VARSAVIA +47,20% 1.900 1.000 BUCAREST 1.575 1.500 0 2010 2015 1.000 1.243 1.173 2010 2015 2015 1.000 0 0 2010 3.122 2010 2015 Fonte: Mercer Internazionalizzazione. L’indagine di Mercer sui valori complessivi dei «pacchetti» per i dirigenti all’estero delle imprese italiane Cina dispendiosa per il manager Piazze asiatiche al top delle spese per offrire condizioni di vita e lavoro analoghe all’Italia Enrico Netti pUn aumento del budget di almeno il 10% per le imprese che vogliono presidiare con un proprio top manager il mercato cinese. I costi rimangono in linea con quelli del 2014 o in calo per chi invece punta su altre nazioni in via di sviluppo o sulle economie emergenti. I Paesi del Far East si confermano come le destinazioni più onerose per le aziende che mandano in “missione” i loro dirigenti. Sono le evidenze più significative che emergono dalla classifica mondiale«Costofliving2015»realizzata da Mercer, società di consulenza internazionale. La graduatoria è calcolata in base ai costi che l’azienda - in questo caso una multinazionale tascabile - deve affrontare per offrire condizioni di vita e lavoro analoghe a quelle italiane. Viene considerato un paniere con oltre 200 tra beni e servizi, dal cibo al tempo libero, dall’abbigliamento ai mezzi di trasporto, dall’istruzione per i figli all’affitto di un appartamento (quasi sempre il capitolo di spesa più consistente). Quest’anno nella top ten sono ben cinque (Hong Kong, Singapore, Shanghai, Pechino e Seul) le piazze asiatiche con il più alto costo della vita per i dirigenti che emigrano. Metropoli dove il trend dei rincari è in costante ascesa. Il paniere delle voci di costo supera i 410mila euro (+12,6% sul 2014) di spese annuali per un country manager o un responsabile di un impianto di una Pmi che per lavoro va a vivere a Shanghai con la moglie e un figlio. Il budget scende a quasi 340mila euro (+7,5%) se la destinazione è Nanchino, mentre Hong Kong si rivela IL PRIMATO In cima alla classifica delle capitali con gli oneri più elevati per le aziende resta ancora Luanda, capitale dell’Angola la destinazione più costosa della regione a causa degli alti costi di prodotti e beni di consumo acquistati dagli “espatriati”. «È l’effetto del fenomeno inflattivo che porta a un aumento dei prezzi dei prodotti importati e, dopo le ultime svalutazioni dello yuan, è destinato ad accentuarsi» spiega Elena Oriani, Global mobility leader di Mercer Italia. Per il terzo anno consecutivo il primo posto in classifica è appannaggio di Luanda, la capitale dell’Angola, dove è molto difficile e impegnativo mantenere stan- TV A CURA DI LUIGI PAINI dard di vita in linea con quelli occidentali. Nella top ten delle città più costose figurano le svizzere Zurigo (al 3° posto), Ginevra (5°) e Berna (9°). È l’effetto del rafforzamento del franco ad aver reso la Confederazione elvetica una delle destinazioni più impegnative per le aziende. Nonostante le difficoltà, nell’Eurozona si sono registrati contenuti aumenti dei prezzi e capitali europee come Parigi e Vienna scivolano di qualche posizione insieme a diverse metropoli tedesche. Nell’Est Europa le cose non vanno meglio con Praga (142° posto), Bucarest(170°)eMinsk(200°),chearretrano. «La comparazione del costo della vita tra città europee non ha subìto particolari variazioni compresa la conferma del fatto che le città tedesche continuano a mantenere il livello dei prezzi inferiori rispetto a quelle italiane e francesi - continua Elena Oriani -. Nelle economie meno stabili, per vicissitudini non solo economiche, come quella russa, la svalutazione porta a un incremento dei prezzi locali a causa degli aumenti di prezzo dei prodotti importati». Nel Medio Oriente la palma della città più costosa va a Tel Aviv (18° posto), che precede Dubai (23°) e Abu Dhabi (33°), mentre Beirut (44°) nell’ultimo anno ha Un anno all’estero in busta paga Valori in migliaia di euro Retribuzione annua netta Indennità di trasferimento Indennità costo della vita Indennità qualità della vita Indennità scuola Tasse e contributi (dipendente) Indennità estero Tasse e contributi (azienda) Indennità abitazione Cina Shanghai Cina Nanchino Russia India Brasile Polonia Romania 0 50 100 150 200 250 300 350 400 guadagnato diverse posizioni. Laforzadeldollarohainnescato una serie di forti rincari per le sedi negli Usa. New York (16° posto, stabile rispetto al 2014) è la destinazione più costosa del Nordamerica, mentre metropoli della West Coast come Los Angeles e Seattle guadagnano 26 e 47 posti. Stesso trend per Chicago, Washington e Houston. Scala ben 67 posti Buenos Aires, a causa dell’impennata dei prezzi innescata dalla crisi argentina, e la situazione non è molto diversa nel caso di San Paolo (40°) e Rio de Janeiro (67°). Negli ultimi anni si è anche registrata una corsa ai rincari negli affitti. Mercer ha calcolato che la spesa mensile di un appartamento non arredato è cresciuta di circa il 50% nell’arco degli ultimi cinque anni in destinazioni chiave come Londra, Berlino e Pechino. Nella capitale inglese, anche per effetto della super-sterlina, si spende il doppio che a Berlino, mentre Pechino mette a segno un balzo di mille euro nel periodo. Altre capitali dell’Est Europa, come Bucarest e Varsavia, offrono canoni accettabili, resi ancora più interessanti da leggeri ribassi. Nuova Delhi, infine, vede un calo del 20 per cento. [email protected] Fonte: Mercer © RIPRODUZIONE RISERVATA RADIO 24 I l fatto che la Cina abbia recentemente svalutato la sua moneta ha messo in allarme molti, ma di fatto la mossa della People’s Bank of China era diretta, ed èdiretta,ariequilibrarevaloriche hanno visto negli ultimi anni un rafforzamento impressionante dello yuan. È nell’interesse, non solo della Cina ma di tutti i suoi partner commerciali, che il Paese del Dragone rispetti i suoi obiettivi di crescita, avviando allo stesso tempo un lento ma progressivo allineamento dei suoi standard e del sistema finanziario verso quello delle economie più avanzate. Ciò fa anche parte del cammino intrapreso dalla Cina sulle riforme attualmente in atto per integraremaggiormentelaCinaa livello globale. Gli Outbound Direct Investment(Odi)cinesihannoraggiunto i 120 miliardi di dollari nel 2014, un risultato peraltro proiettato verso un nuovo record nel 2015, nonostantegliultimiavvenimenti a livello interno. Questi “numeri” sono il frutto delle nuove politiche di liberalizzazione in Cina, volte a favorire l’allocazione di risorse che altrimenti rimarrebbero inutilizzate o disperse nella “Mainland China”. All’apertura di“flusso”cinesedeveperòcorrispondere la capacità dei Paesi cosiddetti “recipienti” a saper raccogliere gli investimenti. In questo quadro si inserisce il nuovo “Bilateral Investment treaty”, in fase di negoziazione tra Cina e Ue, che appena adottato sostituirà i 26 agreements in vigoretralaTerradelDragonee26dei 28 Stati membri della Ue. L’accordo bilaterale dovrebbe favorire unpiùampioaccessoalmercatoe una maggiore protezione degli investimenti di ambo le parti, contribuendo complessivamente all’armonizzazione del diritto vigente in materia. Uniformare la cornice legislativa e garantire la stessa protezione degli investimenti cinesi nella Ue non potrà che instillare maggiore fiducia negli investitori già interessati alle opportunità di business presenti nella vecchia Europa. Questa nuova iniziativa con la Ue sembra catalizzare l’attenzione maggiore degli sforzi cinesi nel processo di integrazione in cui la Cina è impegnata a livello internazionale, al fine di diventa- IL TEMPO L’anticonformista La giornata economico-finanziaria 21.10 | SKY ARTE Ritratto di Paco Rabanne (nella foto) 17.05 | FOCUS ECONOMIA Sebastiano Barisoni (foto) con le voci dei protagonisti e le chiusure di borsa Frequenze:800-080408 Per intervenire alle trasmissioni: 800-240024 SMS 349-2386666 I Gr possono essere ascoltati anche su: www.radio24.it 21.15 | RAITRE Festival del Circo di Montecarlo. È qui la festa : sotto il tendone di Montecarlo si riuniscono ogni anno i migliori artisti circensi provenienti da tutto il mondo. Presenta Cristina Chiabotto. 21.15 | RAI STORIA Italia: viaggio nella bellezza. Un Paese da amare: questa settimana visitiamo l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, nelle Marche, una delle più straordinarie testimonianze dell’architettura cistercense in Italia. 23.25 | RAIUNO Petrolio. La minaccia dell’Isis: Duilio Giammaria presente un documentario, in collaborazione con la televisione franco-tedesca Arte, sulla nascita e l’evoluzione del califfato terrorista. SPETTACOLO 21.00 | SKY CULT 12 anni schiavo, di Steve McQueen, con Chiwetel Ejiofor, Usa 2013 (134’). Una vergogna chiamata schiavitù. Ispirato a una drammatica storia vera, nell’America della prima metà dell’800. 21.15 | PREMIUM EMOTION Changeling, di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, John Malkovich, Usa 2008 (141’). Una donna che non si arrende mai: Angelina Jolie commovente nel ruolo di una madre alla ricerca del figlio scomparso nel nulla. 21.10 | SKY CINEMA 1 The equalizer – Il vendicatore, di Antoine Fuqua, con Denzel Washington, Usa 2014 (132’). L’ex agente della Cia proprio non ce la fa a restare con le mani in mano. Stavolta ha contro la mafia russa: auguri! 22.50 | IRIS Radio America, di Robert Altman, con Meryl Streep, Usa 2006 (105’). Canto del cigno del sommo Altman: ancora una volta, con il suo ultimo film, dipinge un fenomenale ritratto corale 21.15 | RAI 5 Miss Mabel. Prosegue l’omaggio a Sandro Bolchi (1924-2005), mitico regista della tv in bianco e nero: Lucilla Morlacchi e Tino Carraro sono fra gli interpreti dello sceneggiato, tratto nel 1959 dal testo teatrale di Robert Cedric Sherriff. ATTUALITÀ 20.55 | NAT GEO Megafabbriche. Visita alle grandi fabbriche del made in Italy: vediamo come si costruiscono due miti italiani, la Ferrari e la Agusta MV. 21.15 | PREMIUM CINEMA Perez., di Edoardo De Angelis, con Luca Zingaretti, Italia 2014 (94’). Napoli violenta: la ragnatela della camorra può arrivare ovunque, sconvolgendo la vita anche di chi se ne crede al riparo. 6.10 | Smart city 6.15 | Reportage 6.30 | Storiacce 7.15 | Spunti di vista di Irene Zerbini 7.20 | In primo piano 10.05 | Il treno va di Gianluca Nicoletti e Fabrizio Intonti 11.05 | Cuore e denari di Nicoletta Carbone e Debora Rosciani 12.05 | Il Gastronauta di Davide Paolini 15.05 Il falco e il gabbiano 13.15 | Reportage 13.30 | Voci d’impresa 13.45 | Voci in scena ILPRIMOPENTITODELLASTORIA Joseph “Joe Cargo” Valachi è stato un criminale statunitense, membro della Famiglia Genovese, agli ordini diretti del capomafia Vito Genovese. Fu il primo mafioso italoamericano a parlare pubblicamente della sua stessa organizzazionedifronteallaCommissione McClellan, facendo di «Cosa Nostra» un nome familiare. Di Enrico Ruggeri (foto) 14.00 | Europa 24 14.05 | Tutti convocati di Carlo Genta e Pierluigi Pardo Milano ALBA E TRAMONTO: 06:32 Aosta 11 34 © RIPRODUZIONE RISERVATA Roma 20:19 06:25 20:00 maltempo con piogge e temporali sparsi, anche intensi al Nord Ovest, blandi in Romagna. Attenuazione dei fenomeni la sera a Ovest. Temperature in calo, massime tra 20 e 25. Centro: spiccata instabilità su Tirreniche e dorsale con temporali ed acquazzoni sparsi; più asciutto sulle coste adriatiche. Temperature in diminuzione ad Ovest, massime tra 24 e 28. Sud e isole: 21.30 | Moebius alta pressione e bel tempo prevalente ovunque, salvo maggiori addensamenti sulle aree interne. Temperature in deciso aumento, massime tra 28 e 33. 22.05 | Il falco e il gabbiano 23.05 | Nessun luogo è lontano R 16.05 | Nessun luogo è lontano di Giampaolo Musumeci Foggia 20.30 | Il treno va 15.05 | Il falco e il gabbiano di Enrico Ruggeri svolta significativa e aprirebbe un nuovo capitolo nella cooperazione economica e commerciale sino-europea. Siglato l’accordo, sarà poi compito dei singoli Stati membri evidenziare le opportunità presenti nei rispettivi Paesi canalizzando possibili target verso i potenziali investitori favorendo gli investimenti con incentivi. Solo in questo modo si potrà garantire un flusso continuo di investimenti cinesi. Secondo un sondaggio della Camera di commercio europea in Cina (Euccc), il 78% delle imprese cinesi interpellate hanno incontrato difficoltà nelle loro operazioni di business in Europa e solo migliorando la trasparenza delle procedure burocratiche e armonizzando il sistema legislativo per gli investimenti e investendo su risorse umane in loco che possano facilitare la realizzazione o sviluppo di un investimento cinese, si potrà creare una soluzione win-win per entrambi i blocchi. Quindi le opportunità nonmancanosiapergliinvestitori cinesi, sia per chi, con lungimiranza, saprà coglierle. Nord: MINIMA 18.05 | Si può fare di Alessio Maurizi 22.45 | Voci in scena Il Bilateral investment treaty in discussione con Bruxelles potrà dare ulteriore slancio alle iniziative dirette nella Repubblica popolare Oggi 17.05 | Focus economia La giornata economico finanziaria 15.00 | Food Lab MAGGIORE APERTURA www.ilsole24ore.com/meteo MASSIMA DA NON PERDERE re un player di primaria importanza in questo mondo globalizzato. E per raggiungere l’obiettivo è auspicabile che la valuta locale venga annoverata presto tra quelle liberamente convertibili. Per quanto riguarda l’Europa, il potenziale accordo incrementerebbe il volume degli scambi commerciali tra i due blocchi, ma anche di capitali, e contribuirebbe certamente al miglioramento delle relazioni economiche. Nonostante, infatti, la Cina sia il secondo partner commerciale europeo,ilsuoruolonelcommercio con la Ue non corrisponde a quello ricoperto in materia di investimenti. Gli investimenti diretti esteri (Ide) europei in Cina ammontano solamente al 2% circa sul totale e quelli cinesi in Europa soloall’incircal’1,5percento.L’accordo rappresenterebbe una Domani Milano ALBA E TRAMONTO: 06:33 MINIMA GR 24: all’ora STRADE IN DIRETTA: ai 15’ e ai 45’ BORSE IN DIRETTA: alla mezz’ora Aosta 14 MASSIMA Taranto 33 Roma 20:17 06:26 19:58 Nord: torna il bel tempo sin dal mattino al Nordovest; ancora temporali al Nordest ma in esaurimento entro sera da Ovest con rasserenamenti. Temperature in rialzo, massime tra 23 e 28. Centro: nubi in diradamento su Tirreniche e dorsale con però ancora qualche fenomeno. Bel tempo sulle Adriatiche. Temperature in aumento, massime tra 25 e 30. Sud e isole: bel tempo prevalente, salvo nubi in arrivo su Tirreniche e Ioniche; locali piogge diurne tra Est Sicilia e dorsale calabra. Temperature stabili, massime tra 28 e 33. Temperature Italia Europa Parigi 16 22 11 23 Ancona 22 28 23 29 Atene 21 32 22 32 Stoccolma 12 24 15 24 Bari 22 32 25 33 Berlino 17 29 13 22 Tirana 21 29 23 31 Bologna 18 27 20 27 Bruxelles 13 19 12 21 Vienna 17 28 17 22 Cagliari 22 32 23 32 Bucarest 18 31 19 31 Zurigo 12 25 Firenze 19 27 21 28 Copenaghen 17 20 15 19 Mondo Genova 21 24 21 26 Dublino 8 19 9 18 Hong Kong 27 34 26 33 Milano 19 22 19 26 Francoforte 13 24 10 23 Los Angeles 20 35 22 35 Napoli 22 29 24 28 Istanbul 18 31 18 30 New Delhi 25 35 27 37 Roma 24 32 27 32 Lisbona 13 24 15 27 New York 19 34 19 33 Palermo 20 29 22 28 Londra 12 19 12 19 Rio de Janeiro 19 23 18 23 Torino 17 21 16 27 Madrid 16 27 16 30 Singapore 27 29 28 29 Venezia 20 24 20 24 Mosca 9 20 9 23 Tokyo 21 28 OGGI DOMANI OGGI DOMANI OGGI Debole Moderato Sole Poco nuvoloso Nuvoloso Coperto Var Pioggia Pioggia Temporali Neve Nebbia Calmo Mosso 7 22 DOMANI 18 22 Forte Agitato Impresa & territori 15 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 Le chiavi della manifattura/10. L’espansione all’estero delle «griffe» italiane più famose ha trainato le lavorazioni artigianali e industriali del distretto toscano Firenze vince con la pelletteria di lusso Raddoppiato l’export - La sfida ora si gioca sulla crescita delle dimensioni aziendali e sulla formazione Silvia Pieraccini FIRENZE pSi può uscire più forti e più competitivi dalla lunga fase di crisi economica internazionale? I teorici dell’argomento, che nel periodo 2008-2014 hanno avuto modo e tempo di affinare le proprie convinzioni, hanno ora un “caso concreto” da analizzare. Tanto più sorprendente, in quanto classificato nel capitolo “manifattura tradizionale” e organizzato nella forma “antica” del distretto industriale. Il caso di studio è la pelletteria di lusso dell’area fiorentina, che si allunga fino al Valdarno per produrre borse e portafogli dei più prestigiosi brand mondiali, tra cui spiccano nomi come Gucci, Prada, Ferragamo, Dolce & Gabbana, Tod’s, Bulgari, Fendi, Tiffany, Cartier, Dior, Celine, Montblanc, Givenchy e Chanel. Un distretto classico nell’organizzazione, che vanta al proprio interno tutte le lavorazioni artigianal-industriali e che durante gli anni della recessione non solo non è dimagrito, ma è addirittura riuscito a potenziare la produzione e, spinto dall’espansione internazionale delle griffe, ha praticamente raddoppiato l’export, arrivato a fine 2014 al livello record di 3,1 miliardi di euro (considerando pelletteria e calzature), con una crescita dell’11,8% sull’anno precedente guidata dagli Stati Uniti e dalle spedizioni verso i poli logistici della Svizzera. Ciliegina sulla torta, il distretto ha incrementato l’occupazione di almeno 3mila unità, raggiungendo quota 17mila (con circa 2.500 aziende). Le vendite all’estero della pelletteria fiorentina ormai valgono il doppio di quelle del “vicino” distretto tessile di Prato, da sempre considerato il locomotore della moda toscana, con il quale fino a vent’anni fa nessuno immaginava neppure lontanamente di poter confrontare i risultati. E invece la crisi ha sparigliato le carte: mentre Prato ha sofferto la concorrenza internazionale dei nuovi produttori di tessuti e filati, Firenze ha “approfittato” della crescita-monstre del peso di borse e scarpe nelle collezioni delle griffe per proporsi al mondo come manifattura di qualità, forte di un “saper fare” storico, radicato e diffuso. E forte anche di un territorio che, nell’arco di poco più di cento chilometri, condensa una delle più importanti filiere mondiali della pelle: dalla concia-cuoio di Santa Croce sull’Arno (provincia di Pisa), che esporta per un miliardo di euro, alle calzature di Lucca e di Lamporecchio-Monsummano (Pistoia), fino al distretto della pelletteria e delle calzature di Arezzo, anch’esso in forte crescita negli ultimi anni L’OCCUPAZIONE In questi anni di crisi gli addetti sono aumentati di almeno 3mila unità, raggiungendo quota 17mila con circa 2.500 aziende (+16,7% le esportazioni nel 2014 arrivate a quota 764,5 milioni di euro). E così è accaduto che, mentre la Toscana tra il 2008 e il 2014 perdeva il 21% della produzione manifatturiera, il settore della pelletteria riusciva ad accrescerla. E mentre le aziende artigiane della regione cadevano sotto i colpi della crisi (l’eredità è 10mila imprese in meno, oggi scese ai livelli del 2000), i pellettieri artigiani resistevano, trainati dal buon andamento del lusso e dei marchi legati a questo territorio. Un territorio che, in questi anni, non è stato certo a guardare: ha innovato nel credito, a partire dal primo contratto di filiera firmato nel gennaio 2013 dal gruppo LA PAROLA CHIAVE Filiera bancario Intesa Sanpaolo con il marchio Gucci per aiutare il finanziamento dei fornitori e subfornitori della griffe fiorentina; ha dato vita, grazie al contributo di Confindustria Firenze, a una serie di reti d’impresa tra terzisti della pelletteria, per consolidare la fornitura e subfornitura e trasferire innovazione e know how; ha avviato un progetto per il riciclo totale degli scarti di lavorazione della filiera; e, ultima mossa, nell’aprile scorso, ha creato la rete d’impresa Pelle+ per organizzare una fiera di prodotti, materiali, lavorazioni e tecnologie per la pelletteria da svolgersi a Firenze il prossimo autunno, un format nuovo per il mercato che condensi saper fare e saper produrre, ricerca e innovazione. Ora però - con le spalle più larghe dopo la crisi e rapporti più stretti con i brand internazionali - il sistema di piccole e medie imprese di pelletteria che produce per i marchi si trova obbligato a cambiare. E la sfida è quella delle dimensioni aziendali. Perché le micro e piccole aziende terziste che hanno tre-cinque addetti sono schiacciate da problemi finanziari, adempimenti burocratici e, in alcuni casi, dalla concorrenza sleale proveniente soprattutto dai laboratori cinesi (si veda l’articolo qui sotto). Mentre le medie aziende, che acquisiscono le commesse dalle griffe, hanno necessità di strutturarsi meglio per ridurre i costi e aumentare la competitività (si veda l’intervista in questa pagina). Tutto il distretto fiorentino ha bisogno di investire sulla formazione e di affrontare davvero - al di là dei proclami fatti finora - la questione “legalità ed etica” per eliminare tutte le ombre produttive. Il progetto messo a punto da Confindustria e Cna Firenze insieme ai sindacati, che prevede un sistema di tracciabilità per rendere trasparenti tutte le fasi di lavorazione, e che ha visto il coinvolgimento anche della Regione Toscana, attende di essere attuato. La questione, dunque, è strategica, di prospettiva. «Difficile cambiare quando le cose vanno bene», sussurrano gli addetti ai lavori. Ma è proprio adesso, con il vento in poppa, che il distretto si trova davanti alla sfida più difficile. La mappa delle esportazioni INTERVISTA Le principali destinazioni delle esportazioni del distretto della Pelletteria e calzature di Firenze nel 2014. In milioni di euro Franco Baccani Regno Unito Legenda 236.8 Paese +44,0 XX,X Germania Austria +11,7 +48,2 164.9 +xx,x 35.5 Russia Var.% sul 2013 44.3 -14,7 TOTALE EXPORT 2014: 3.105 Paesi Bassi Svizzera +44,7 +12,4 70.9 milioni di euro +11,8 Sud Corea 887.0 55.2 -6,6 Francia Giappone 384.6 120.7 +9,4 +0,5 Cina 95.9 +3,8 Stati Uniti 321.0 Spagna Hong Kong +9,5 +10,9 62.0 +10,9 167.3 Fonte: Intesa Sanpaolo; Istat 7È l’insieme articolato che comprende le principali attività, le tecnologie, le risorse e le organizzazioni che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione e commercializzazione di un prodotto finito. In senso più stretto, si intende anche l’insieme delle aziende che concorrono alla catena di fornitura di un © RIPRODUZIONE RISERVATA prodotto: la filiera produttiva, infatti, è la catena di passaggi produttivi esistenti dalla Decima puntata di una serie creazione della materia prima Precedenti pubblicazioni: 11, 12, 13, all’arrivo della merce in negozio. 17, 18, 19, 20, 21 e 22 agosto Il caso. Una Pmi sconfitta dal dumping sociale e dal sommerso Ma c’è chi deve chiudere per la concorrenza sleale T re anni fa è stato costretto a dire “basta” e ha chiuso i battenti dell’azienda artigiana da lui fondata. Un’azienda che produceva accessori in metallo per pelletteria, nella quale lavorava con la moglie e tre dipendenti. «Quello che è successo sul mercato l’ho vissuto sulla mia pelle», racconta questo imprenditore fiorentino con 34 anni di esperienza alle spalle nel settore della pelle, che preferisce non dire il proprio nome. «La verità – aggiunge - è che per i “piccoli” non ci sono più margini: o si mettono insieme e diventano più grandi, oppure affondano». Perché non ci sono più margini? «Perché chi è piccolo oggi è costretto a lavorare per le griffe, che impongono il loro prezzo. Vent’anni fa si poteva dire: questa fibbia la produco a questo prezzo. Oggi il rapporto è completamente rovesciato, e il prezzo lo decide la griffe. Io all’inizio mi sono un po’ salvato con la qualità, ma poi...». Poi cos’è successo? «È successo che nel frattempo POCHI MARGINI La qualità non sempre paga: i cinesi hanno macchinari con cui producono a costi bassissimi accessori di buona fattura i produttori cinesi hanno migliorato le proprie lavorazioni: nella pelletteria non fanno più solo bassa qualità, ma anche media. Insomma, i cinesi non sono stati fermi a guardare, anche perché hanno capitali da investire in macchinari e manodopera a basso costo sempre disponibile, pagata in nero. È sempre la stessa storia: fanno quello che gli italiani non possono fare, a costi fuori mercato. E così hanno preso quote di mercato, mettendo fuori gioco gli artigiani italiani che non hanno investito e non hanno avuto il coraggio di mettersi insieme». E perché i piccoli non sono stati capaci di unirsi, di collaborare? «Perché è difficile cambiare mentalità. Ed è difficile capire che se non si cambia, si muore. Se dieci aziende con cinque operai ciascuna si fossero messe insieme, magari costituendo un consorzio, e avessero acquistato macchinari, avessero effettuato investimenti, avessero aumentato le dimensioni, avrebbero potuto salvarsi. Invece non lo hanno fatto. E oggi sono agonizzanti». S.Pi. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Unirsi e far sistema le chiavi per resistere» IL. Le idee tornano di moda Storia di copertina Fogliettone Fuori Collana Lo scrittore più grande che c’è Nel Paese del Vizietto Confessioni di uno sneakerhead In anteprima su IL, un capitolo del nuovo romanzo di Jonathan Franzen: Purity, in uscita negli Usa a settembre, atteso in Italia nel febbraio 2016. Nozze gay in America, ma non da noi. Diamo il ministero delle Pari opportunità a Renato Pozzetto, sdoganatore di omosessualità nella commedia all’italiana. I siti specializzati, le Nike Huarache del ’91 del colore giusto, le scarpe di LeBron James. Storia di una magnifica ossessione. E di un culto sempre più planetario. Idee e Lifestyle del Sole 24 ORE IL è in edicola con Il Sole 24 ORE In prima linea. Franco Baccani, titolare della B&G di Lastra a Signa (Firenze) p«Se non aumentiamo le dimensioni delle nostre aziende, siamo destinati a essere acquisiti. E non sarà come all’Esselunga, ma come al Penny Market, al discount». Franco Baccani, titolare della pelletteria B&G di Lastra a Signa, in provincia di Firenze, che produce borse per grandi marchi con una decina di milioni di fatturato, appena passato dalla guida della sezione Pelletteria di Confindustria Firenze alla vicepresidenza della stessa associazione industriali, non ha peli sulla lingua. «Il mercato sta cambiando e noi, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo pensare a metterci insieme per gestire i cambiamenti. Dobbiamo avere una massa critica di fatturato che supera almeno i 20 milioni e organizzazioni che eliminano la ridondanza dei costi che minano la competitività: tre o quattro piccole aziende che hanno buste paga diverse, consulenti diversi e bollette diverse, significano inefficienza. Dobbiamo unirci, anche se nel distretto è difficile far passare questo messaggio. Ma non ci sono alternative. La dimensione delle aziende oggi è troppo piccola per rispettare tutte le normative e star dietro agli aggiornamenti necessari». Che cosa sta cambiando nel mercato? Oggi ci confrontiamo con griffe che fanno capo a multinazionali e queste multinazionali vogliono organizzazioni flessibili dai costi contenuti. Se quattro aziende da 10 milioni di fatturato ciascuna facessero una holding da 40 milioni, abbatterebbero subito tre-quattro punti percentuali di costi ridondanti e potrebbero organizzarsi a livello manageriale, con professionisti della finanza e della supply chain che potrebbero gestire 200 persone tra interni ed esterni. Se non avverrà, siamo destinati a essere acquisiti a prezzi da discount». Essere acquisiti potrebbe voler dire anche vedersi portare via personale specializzato da grandi marchi che si mettono a produrre direttamente. Se non ci mettiamo insieme e non facciamo massa critica, rischiamo di essere cannibalizzati. Già oggi ci sono griffe che stanno facendo picking e portando via macchinisti e modellisti dalle piccole aziende, impoverendo così l’indotto che non ha la forza necessaria per controbattere. Per questo dobbiamo stabilire regole d’ingaggio sul territorio. E dobbiamo diventare più grandi». S. Pi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Impresa & territori Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 STILI&TENDENZE Artigianato. Primi ordini per la start up A tutto export. A destra, lastre di ceramica Laminam in una stazione ferroviaria in Nuova Zelanda. Qui a sinistra, lo studio Morgan Lowell a Londra In breve SNEAKER Debutta la Chuck Taylor All Star II Scarpe «su misura»: Mario Bemer punta sull’estero Silvia Pieraccini Ceramica. L’azienda di Fiorano Modenese raddoppia in Italia e progetta di produrre in Russia Una rivisitazione di quella che, lanciata negli anni 70, si è affermata come una delle sneaker più iconiche al mondo. Converse ha presentato una nuova versione della Chuck Taylor All Star che integra alla ben nota silhouette la Nike Lunarlon technology. NEGOZI Robe di Kappa hi-tech a Torino Il marchio del gruppo BasicNet ha traslocato in Piazza Lagrange con uno spazio ipertecnologico tra schermi touchscreen e “BasicMannequin”, manichini con un iPad al posto del volto, che indica al cliente i prodotti indossati e i relativi prezzi. RETAIL Roy Roger’s debutta a Osaka Roy Roger’s, storico marchio di jeans fondato nel 1952 a Firenze dal gruppo Sevenbell, punta sul mercato giapponese e inaugura il primo shopin-shop nel department Store Hankyu di Osaka, che riunisce i più importanti designer internazionali specializzati in moda maschile. La crescita di Laminam spinta dall’arredo-design Lastre in formato extra-large usate per pareti e top di cucine Giovanna Mancini pSi considerano ancora una start up, nonostante i loro prodotti (lastre ceramiche di grandi dimensioni e minimo spessore) siano sul mercato ormai dal 2009. Ma delle start up Laminam – azienda di Fiorano Modenese fondata nel 2011 da Franco Stefani – ha i numeri (un fatturato in crescita in media del 30% anche negli anni di crisi) e lo spirito: «Stiamo creando una domanda nuova per un prodotto nuovo – spiega l’amministratore delegato Alberto Selmi – e per questo prodotto nuovo stiamo creando nuovi mercati». Dalla Russia al Nordamerica, dai Paesi del Golfo Persico all’Estremo Oriente, l’azienda esporta oltre l’80% della produzione. E la domanda non è mai mancata neppure in Italia dove, nonostante la crisi, le vendite hanno sempre registrato un trend in crescita. Per questo – forte di un fattu- rato di 40 milioni nel 2014, stimato in aumento a 50 milioni per fine anno – Laminam ha deciso di scommettere su un’ulteriore espansione, inaugurando una nuova linea produttiva (la quarta), che è stata avviata a metà luglio, con un investimento di circa 15 milioni, e che porterà anche 30 nuove assunzioni, per arrivare a circa 200 dipendenti, tutti nel Modenese. «Con la nuova linea introduciamo sul mercato una lastra innovativa di dimensioni extralarge, con formato 1.600x3.200 e spessore di 12 millimetri. È la più grande in commercio», aggiunge Selmi. Aumenta anche la capacità produttiva dell’azienda, con un potenziale giornaliero che passa da 66 a 158 tonnellate. Come già le precedenti lastre Laminam, anche i nuovi prodotti saranno destinati all’uso soprattutto nell’edilizia, per il rivestimento esterno di edifici, nell’architettura di interni, per pavimenti e pareti, o nell’arredo-design, per realizzare i top di cucine di alta gamma e mobili bagno. «Laminam è nata così, per portare sul mercato un prodotto che non esisteva – racconta l’ad dell’azienda modenese -. C’è una domanda straordinaria Pareti. Un palazzo in Sudafrica di queste lastre, che hanno grandi prestazioni e moltissimi utilizzi». Per esempio, nel mondo dell’arredo-design, in particolare nelle cucine a isola di grandi dimensioni e alta gamma, le lastre extra-large in ceramica hanno sostituito materiali come marmi o lapidi, che hanno un costo e un impatto ecologico decisamente superiori. Il sistema di produzione Laminam, infatti, sfrutta una tecnologia (il sistema a pressa Gea) che consente di produrre lastre regolari e senza difetti anche in dimensioni oversize, con una riduzio- Meet the leaders, share the experience ne dei consumi di energia del 50 per cento. Il processo produttivo, inoltre, prevede il recupero di tutti i materiali utilizzati nel ciclo. Al momento la produzione è tutta italiana. «Ma stiamo valutando la possibilità di aprire all’estero anche una sede produttiva – precisa l’ad –, per esempio in Russia, perché questo, nonostante tutte le turbolenze, è un ottimo mercato per chi produce direttamente lì, che ha il vantaggio di abbattere i costi delle materie prime, dell’energia e della manodopera, senza il rischio di incorrere in sanzioni». La distribuzione avviene soprattutto attraverso la «creazione di domanda», promuovendo i prodotti presso gli studi di architettura e progettazione, e attraverso una rete di distributori. In alcuni casi sfruttando alleanze strategiche come quella siglata lo scorso marzo con la giapponese Toto, leader mondiale nel settore sanitario, con cui Laminam ha avviato una collaborazione tecnica per una nuova tecnologia autopulente, ma che prevede anche un accordo di distribuzione del prodotto, che sarà commercializzato da Laminam in Europa e da Toto in Asia. © RIPRODUZIONE RISERVATA FIRENZE pAlle spalle ha trent’anni di at- tività nel mondo della calzatura, pronta e su misura, ma sempre rigorosamente fatta a mano con pellami di qualità. A queste competenze si aggiunge un cognome – Bemer – conosciuto a livello internazionale per il gusto e la ricercatezza nelle scarpe da uomo. È con queste due credenziali, e le radici ben piantate a Firenze, che Mario Bemer a 56 anni ha deciso di ricominciare la tradizione di famiglia, dopo la morte tre anni fa del fratello-socio Stefano, che aveva legato il proprio nome a un negozio-laboratorio nell’Oltrarno fiorentino, ora ceduto, frequentato da personaggi come Daniel Day Lewis, Martin Scorsese, Andy Garcia. La start up, partita nel maggio 2014,sichiamaBaironsrledèfrutto dell’alleanza tra lo stesso Mario Bemer e Luca Nardini, giovane consulente per il settore calzaturiero che è la “mente” dell’operazione e si occupa degli aspetti amministrativiefinanziari.Insieme i due soci hanno ricostruito la rete di fornitori, tutti concentrati in Toscana (i pellami vengono acquistati a Santa Croce sull’Arno, le suole a Montopoli Valdarno e Fucecchio, la componentistica arriva sempre dall’area), hanno messo in piedi un laboratorio che è anche negozio-show room in via Maggio, sempre in Oltrarno, e hanno riavviato un’attività che può vantare storia e know how. «L’ideachecihaguidato–spiega Bemer – è fare un prodotto di nicchia, fedele alla tradizione di artigianalità e di qualità. Facciamo scarpe classiche come ho sempre fatto, con la tecnica di lavorazione Goodyear e l’attenzioneall’arcoplantare,mapuntiamo a renderle più attuali: non più la calzatura super rigida, pesante, strutturata, ma una scarpa più flessibile, meno “inglese” come volumi e più colorata». La “vivacità” si esprime anche nei materiali, come il cammello e l’antilope kudu. E dopo due partecipazioni al Pitti Uomo, la più importante rassegna internazionale di moda maschile, sono già arrivati i primi ordini internazionali, da Corea, Ucraina, Norvegia, Usa, Emirati e Giappone. Alle linee di scarpe pronte – che partono da un prezzo di 780 euro e sfiorano i 1.700 - si affianca naturalmente il “su misura”, antico vanto di famiglia, che richiede una lavorazione di 40-45 ore e ha un prezzo di partenza di 2.400 euro. La produzione è interamente a marchio Mario Bemer, senza alcuna intenzione di fare numeri producendo per altri brand. «L’obiettivo – spiega Luca Nardini – è arrivare il prossimo anno a fare circa 2mila paia di scarpe, con un fatturato vicino al milione. Il mio sogno, poi, sarebbe di salire progressivamente fino a 10mila paia all’anno: a quel punto non saremmo più un laboratorio, ma un’azienda». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pellami pregiati. Nuovi modelli più vivaci in vendita nell’Oltrarno Sicilia Wine resort Baglio Sorìa con borgo e botteghe Federico De Cesare Viola pLa Sicilia si conferma sem- pre più regione a misura di enoturisti: alle numerose strutture di charme già presenti sull’isola si sono aggiunte da poco le tre novità firmate Firriato, storica cantina della famiglia Di Gaetano. Protagonista del progetto è il wine resort Baglio Sorìa, inaugurato nel cuore della tenuta trapanese di 110 ettari dove nascono alcuni dei vini più iconici dell’azienda, tra cui il taglio bordolese Camelot e il Santagostino Rosso (blend di Nero d’Avola e Syrah) e Bianco (Chardonnay e Catarratto). I lavori di ristrutturazione conservativa dell’antico baglio del Seicento, sulle colline a pochi chilometri da Trapani, sono durati più di cinque anni. L’architettura riflette la vecchia organizzazione sociale delle comunità rurali siciliane e oggi la casa padronale, le botteghe degli artigiani, le case dei contadini e la corte centrale ospitano i viaggiatori amanti del vino. All’interno del boutique hotel ci sono 11 stanze, tutte arredate in stile country-chic con un tocco di sicilianità, un wine bar, un wine shop e una sala dedicata alle degustazioni guidate dell’intera gamma di etichette Firriato. Con molti dei vini della maison, la barlady prepara ottimi cocktail d’autore, tra cui il White Jasmine con L’Ecrù (il Passito prodotto nella tenuta di Borgo Guarini), Vermut bianco, elisir di gelsomino, buccia di pompelmo e di limone. Alla guida del ristorante di Baglio Sorìa c’è Gaetano Basiricò, esperto cuoco locale che propone piatti della tradizione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Impresa & territori 17 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 MOTORI Honda. L’esuberante Civic Type R da 310 cv In breve Una vera supercar travestita da media NISSAN Con 190 cv la Pulsar ora sa emozionare Cesare Cappa BRATISLAVA pLa Honda Civic Type R torna Se Nissan ha inventato con Qashqai la “rivoluzione” dei crossover, di recente è tornata a puntare sul più tradizionale settore delle utilitarie medie con la Pulsar. Razionale e sobria, con poche concessioni alle stravaganze, la vettura ha comunque delle peculiarità interessanti. Su tutte, l’abitabilità, che grazie a un passo di 2.700 mm assicura molto spazio ai passeggeri. All’occorrenza il vano di carico può raggiungere i 1.395 litri. Tecnologie al servizio della sicurezza, dell’infotainment e del comfort di bordo riprendono gli elevati standard della Qashqai. L’offerta attuale di Pulsar, che comprende un diesel di 1500 cc da 110 cv e un brillante 1200 cc a benzina da 115 cv, si allarga con un’unità turbo a iniezione diretta da 190 cv: 7,7 secondi da 0 a 100 kmh, 217 kmh di velocità massima e 240 Nm di coppia, si abbinano, poi, a tutta la razionalità e la sobrietà delle versioni “normali”, oltre che a consumi di appena 5,7 litri/100 km. Poco appariscente, ma molto efficace su strada grazie a un assetto e a una taratura specifica del servosterzo elettrico, la nuova Pulsar offre fari con sfondo nero, cerchi specifici da 17” a 18”, terminale cromato e diffusore posteriore. Prezzi da 23.690 euro.(C.Ca.) MOBILITÀ Car2go ha aperto anche a Bologna Car2go ha aperto il desk a Bologna per permettere di ottenere la tessera di iscrizione, fondamentale per usare il servizio, che però non è ancora disponibile nel capoluogo emiliano. Infatti, come noto, chiunque sia in possesso di una regolare tessera può utilizzare le Smart del servizio di car sharing targato Daimler in tutte le 30 città in cui è già operativo. Data la vicinanza con la città di Firenze, dove Car2go è operativa da oltre un anno, e in considerazione della centralità di Bologna, crocevia che collega il nord e il sud del Paese, Car2go ha deciso di organizzare un punto di convalida dove anche per i bolognesi sarà possibile iscriversi al servizio. Lo si potrà fare online sul sito www.car2go.com/it/ nelle pagine dedicate alle città di Milano, Roma, Firenze e Torino e poi recarsi presso il Mercedes Spot di via Massimo D’Azeglio 22 per convalidare i dati della patente di guida e attivare così l’account Car2go. La normativa comunale non permette ancora la piena attivazione e per questo non c’è ancora una flotta di veicoli dedicata alla città. Per iscriversi bisogna avere 18 anni. Il pagamento del servizio avviene tramite carta di credito o prepagata e l’iscrizione è gratuita fino al 31 ottobre. Dopo, invece, avrà un costo di 19 euro “una tantum”. (C.Ca.) OGGI ON LINE Rigore e tradizione. La Volkswagen Touran seconda serie non si discosta dalla prima per impostazione e volumi, ma è molto più raffinata nel design, anche nei più minuti elementi, ed è diventata più lussuosa Volkswagen. La seconda generazione di Touran è una vettura da famiglia con dotazione tecnica da ammiraglia L’hi-tech sposa la razionalità a essere una sportiva vera. Appariscente, quasi arrogante, la media nipponica non lascia dubbi circa il potenziale in essere ed elabora una trazione anteriore unica nel suo genere. Fedele allo spirito “meccanico”, si presenta equipaggiata con un cambio manuale e un differenziale di tipo meccanico. Lo stile segue le esigenze dettate dall’aerodinamica. Scelte “tattiche”, scelte soprattutto tecniche. Rese necessarie per contenere l’esuberanza della media nipponica. Così, il segmento delle hot hatch di classe C è ancora una volta in fermento. Una sfida a colpi di sovralimentazione e potenze fuori dall’ordinario in considerazione del fatto che si stia parlando di una trazione anteriore. La nuova edizione di Honda Civic Type R abbandona l’aspirato e si adegua al turbo. Il nuovo due litri sovralimentato ha una cubatura di 1.996 cc; adotta il sistema Vtec che “collabora” con il dispositivo Dual Vtc. Alzata e fasatura sono sempre al centro dei pensieri dei tecnici nipponici. E il risultato si esaurisce con una potenza pari a 310 cavalli e una coppia massima di 400 Nm. Merito di una componentistica specifica per il modello Type R. Le bielle sono forgiate e i pistoni in alluminio fuso. Dettagli che concorrono a due dati importanti: la velocità massima dichiarata è pari a 270 km/h, mentre il passaggio da 0 a 100 km/h è coperto in 5,7 secondi. La prospettiva è quella di un consumo di carburante nel ciclo combinato di 7,3 l/100 km e di 170 g/km di emissioni di CO2. Una serie di informazioni, elaborate anche grazie alla sezione trasmissione. Così, per scaricare a terra una tale potenza, la Civic Type R si “raccomanda” a un cambio manuale a sei rapporti, dotato di un differenziale meccanico a slittamento limitato. La dinamica di guida si completa con un avantreno a doppio snodo e di un ponte torcente al retrotreno. Diretta, precisa e cattiva sono in sintesi le argomentazioni su strada. In fase di frenata carica molto davanti, lasciando “libero” il posteriore. Il tasto “+R”, posizionato a sinistra del quadro strumenti, esalta le prestazioni e limita l’intervento dell’elettronica. Il prezzo “all inclusive” della giapponese è di 37mila euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA A bordo tanto spazio, motori sobri e soluzioni da «connected car» Cesare Cappa AMSTERDAM pSpazio, consumi e versatilità sono qualità imprescindibili quando si tratta di famiglia. Requisiti che la nuova edizione di Volkswagen Touran non manca assolutamente. Però, al di là delle consuete discussioni circa volumi e dimensioni, la monovolume di Wolfsburg gioca la carta dell’infotainment. Dettaglio a cui il pubblico sembrerebbe essere sempre più attento. Particolare necessario per assicurarsi il successo tra i genitori 2.0. E allora da Volkswagen rilanciano le quotazioni della propria Touran con il sistema CarNet, che, in un’unica tecnologia, racchiude l’offerta MirrorLink, CarPlay e Android Auto. Ossia il meglio della connettività tra vettura e “telefonini”. Il CarNet è stato sviluppato sulla piattaforma modulare d’infotainment denominata Mib 2. Mentre l’auto è stata realizzata sul recente pianale Mqb, divenuto un tratto distintivo dell’attuale produzione tedesca. Diverse sono le possibilità offerte dalla multimedialità firmata Car-Net, che non solo consente di condividere le proprie applicazioni attraverso il display touch screen, ma grazie a un’app dedicata (App Media Control) permette di comandare il dispositivo da remoto attraverso un tablet. E quando Car-Net viene collegato a MirrorLink e a una telecamera GoPro, è possibile visualizzare sullo schermo ciò che accade a bordo. Oltre i 6 km/h il sistema trasmette immagini ogni 5 secondi. Un carico tecnologico da renderla un’ammiraglia per famiglie. E se la comunicazione genitori-figli si presenta spesso come un problema, la nuova Volkswagen Touran prova a offrire una soluzione almeno sul piano pratico. Guidatore e pas- seggeri sono messi in relazione attraverso l’impianto vivavoce e gli autoparlanti collegati al sistema di infotainment, che amplifica il suono delle voci. Touran non è però solo “chiacchiere e bottoni”. L’arrivo del pianale Mqb ha reso la vettura più grande e spaziosa. Merito sopratutto del passo maggiorato (2.791 mm): più di 113 mm rispetto all’edizione precedente. Un dato che ha alterato il complesso “geometrico” di Touran. La larghezza è pari a 1.814 mm (+41 mm), mentre l’altezza si è fermata a quota 1.628 mm (-6 mm; senza mancorrenti sul tetto). E il valore della lunghezza è di 4.527 mm (+130 mm). Per il mercato italiano i sette posti saranno di serie. Tra gli accessori a listino, pure il portellone con la funzione di apertura automatica tramite il piede. I comparti in cui è possibile stipare gli oggetti sono molteplici e alcuni adottano soluzioni ele- mentari quanto efficaci. Sotto il bracciolo centrale trova posto una sorta di cestino, utile per essere svuotato rapidamente. Il volume del vano bagagli può arrivare sino alla soglia dei 1.857 litri. Anche in questo caso gli espedienti alternativi non mancano. Un fermo, amovibile grazie al rivestimento in velcro, può essere impiegato per bloccare le valige quando si viaggia a mezzo carico. Le aspettative sulla gamma motori si avverano grazie a una motorizzazione turbo benzina e a due turbodiesel, per un totale di quattro livelli di potenza. Apre le danze il rinnovato 1.2 Tsi da 110 cavalli, abbinato a un cambio manuale a sei marce. Stessa cavalleria, ma alimentazioni differenti, per il 1.6 Tdi. E oltre al manuale si palesa pure l’automatico doppia frizione Dsg. Che, secondo quanto dichiarato dalla Casa, garantisce un consumo di appena 4,1 l/100 km. Più potenza significa cedere al richiamo del 2.0 Tdi da 150 cavalli che, da dicembre, sarà accompagnato anche da una versione da 190 cavalli (equipaggiata solo con il cambio Dsg). Semplice e consapevole l’approccio alla strada, in linea con un’auto per famiglie. Tant’è che sia la sicurezza sia i sistemi “allegati” sono una certezza sulla monovolume tedesca. In vendita a partire da settembre, la nuova Volkswagen Touran sarà disponibile in cinque allestimenti distinti: Trendline, Comfortline, Highline, Business ed Executive. La fascia di prezzi è compresa tra i 24.500 euro del modello 1.2 Tsi 110 cv Trendline e i 38.950 euro di quello 2.0 Tdi 190 cv Executive Dsg. © RIPRODUZIONE RISERVATA APPROFONDIMENTO ONLINE I dettagli tecnici e tutte le foto www.motori24.ilsole24ore.com La prova della settimana. Al volante della Audi TT Roadster 2.0 Tdi Ultra S Line Lusso e tecnologia a «cielo aperto» Mario Cianflone Qualità e hi-tech. La TT è realizzata con la consueta maniacale cura costruttiva della marca. A bordo spicca il Virtual Cockpit, che rivoluziona in chiave digitale il vecchio quadro strumenti pIl matrimonio tra un’auto scoperta e un turbodiesel fa storcere il naso agli estimatori più conservatori di questo genere di vetture. In realtà, oggi, l’accoppiata si fa apprezzare, perché questi motori assicurano lunghe percorrenze e perché i loro carichi di coppia permettono di marciare alle basse velocità (le ideali per scorrazzare con la capote abbassata) senza esitazioni. Ecco, allora che un’Audi TT Roadster 2.0 Tdi Ultra S Line da 47.090 euro è una proposta che può intrigare chi pensa a una scoperta di livello premium. Al pari della Coupé si basa sull’architettura modulare Mqb, è largamente realizzata con materiali leggeri (alluminio, magnesio e compositi) che propiziano la “caccia al grammo” rivolta a sostenere tanto il comportamento quanto l’efficienza generale e, infine, ha vesti che sono frutto dei più recenti canoni stilistici di casa Audi. Pur essendo nuova da cima a fondo, la TT Roadster edizione 2015 non abdica, però, a peculiarità che sono patrimonio della specie, come la capote in tela leggermente arcuata e l’abitacolo configurato a due posti. La prima è multistrato, Il giudizio in sintesi PRO •Movimentazione capote: si apre e si chiude agevolmente •Tecnologie: il Virtual cockpit si conferma spettacolare e comodo •Comportamento sicuro CONTRO •Visibilità posteriore precaria, soprattutto in manovra •Vortici d’aria sempre avvertibili •Pochi portaoggetti: non si sa dove mettere lo smartphone ad azionamento elettrico e copre o scopre l’abitacolo in 10” anche in movimento sino a velocità di 50 all’ora; il secondo ripropone l’atmosfera ravvisabile sulla Coupé non solo attraverso lo stile lineare ed elegante dell’arredamento, ma anche con la finitura curata e con soluzioni come le bocchette della ventilazione multifunzione e il cruscotto virtual cockpit costituito da un display Tft da 12”3 personalizzabile, piuttosto istintivamente, che può integrare anche il sistema di navigazione. Tuttavia l’ambiente presta il fianco anche a critiche, perché dal posto guida l’alta linea di cintura non agevola la visibilità in manovra, non ha portaoggetti degni di questa definizione e perché anche alle basse andature, pur con i cri- stalli laterali sollevati e con il frangivento ad azionamento elettrico in posizione d’uso, si avvertono vortici d’aria superiori a quelli che ci si attende. Le definizioni Ultra e S Line che completano la denominazione di questa TT Roadster indicano la presenza sia di tecnologie destinate a limitare i consumi, sia di soluzioni che sostengono il comportamento, come l’assetto ribassato di 10 mm integrato da cerchi da 18” e il sistema di configurazione vettura. Nella famiglia è l’unica versione proposta solo a trazione anteriore e con cambio meccanico a 6 marce (peccato, perché il doppia frizione Stronic disponibile per altre TT Roadster sarebbe perfetto per le andature open-air) e, infine, ha È un’estate decisamente calda dal punto di vista delle novità automobilistiche. Qualche esempio? Alfa Romeo Giulia, Audi A4, Renault Talisman, i suv Mercedes Gle e Clc, Fiat 500, Opel Astra e Bmw Serie 3. Su Motori24 servizi sui nuovi modelli e le anticipazioni di quelli che saranno in vetrina al Salone di Francoforte dal 19 al 27 settembre www.motori24.ilsole24ore.com Lettere alla redazione motori del Sole 24 Ore [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Volvo. La XC90 frena e sterza da sola È quasi autonoma ma non infallibile Adriano Tosi VERONA pSe ne parla da più di un anno, finalmente è arrivata nelle concessionarie: un’attesa lunghissima, giustificata dal fatto che la nuova XC90 è ben più che un nuovo modello. Si tratta di un’autofondamentaleperlaVolvo.Primo, perché è l’erede di una vettura che ha totalizzato circa 636mila ordini: un numero che deve crescere grazie a Cina e Usa. Secondo, perché è cruciale per raggiungere l’obiettivo 2020: l’azzeramentodellevittimeedeiferitiabordodiunaVolvoentroquella data. Ecco la prova su strada della 2.0 turbodiesel D5 - la più interessante per l’Italia - spinta da un 4 cilindri da 225 cavalli. Il primo dubbio è sull’adeguatezza di un “piccolo” 2.0 a gasolio per un’auto di 4,95 metri di lunghezza: il D5 è tutto tranne che piccolo.Riccodicoppiaaqualsiasi regime, è valorizzato dall’automatico a 8 rapporti. E pazienza se la concorrenza tedesca offre dei tre litri (e oltre) ben più potenti. A stupire, della nuova XC90, è laguidabilitàfralecurve:losterzo diretto e l’assetto rigido al punto giusto regalano un’agilità oltre le aspettative. Quanto al comfort, sonoinappuntabilil’assorbimen- to delle asperità e l’insonorizzazione aerodinamica; peccato per la leggerissima rombosità del quattro cilindri e per il rumore di rotolamento degli pneumatici. Il capitolo sicurezza è il piatto forte della svedese: ci si avvicina troppoall’autocheprecede?Sista per impegnare un incrocio mentre da uno dei due lati proviene un altroveicolo?Cipensal’elettronicaadavvisareilguidatoree,senecessario,afrenarelavetturainautonomia.Esec’ècoda,l’AutoPilot accelera, frena e sterza in automatico fino a 50 km/h. Attenzione però: in caso di rotatoria, l’Auto Pilot smarrisce i riferimenti e punta deciso verso l’aiuola. È bene per questo chiarire che l’Auto Pilot non è un sostituto dell’uomo. Infine, l’anti-tamponamento è attivo a qualsiasi velocità, fino a che la differenza di velocità fra l’XC90 e il veicolo che la precede rimane entro i 50 km/h. Per il resto, la qualità è ottima, lo spazio abbondante, mentre sesto e settimo posto sono accoglienti per persone fino a 170 cm di altezza. I prezzi? La D5 parte dai 56.350 euro della base, sale ai 57.900 della Kinetic, ai 62.700 della Momentum e ai 67.050 di Inscription e R-Design. © RIPRODUZIONE RISERVATA Modernismo svedese. Classiche le linee della Xc90 e motori a 4 cilindri L’INNOVAZIONE I MODELLI IN ARRIVO Le novità dell’estate e tutte le anteprime di Francoforte 2015 una personalità che non delude le attese. Infatti, si comporta sempre agilmente e in modo affidabile. Sono doti che ben si sposano con il rendimento del turbodiesel da 184 cv con una coppia di 380 Nm a 1.750 giri. Un motore che, grazie anche al supporto della corretta spaziatura del cambio a 6 marce, ben manovrabile e con innesti precisi, prospetta sempre un’erogazione fluida e pronta. Inoltre, specie quando la capote è abbassata, soddisfa l’emozione con un sound che spesso imita quello di unità a benzina e la razionalità. Infatti, imprime prestazioni brillanti (237 km/h, 0-100 in 7”3) a fronte di percorrenze medie reali superiori ai 17 chilomteri con un litro di carburante. Vistosa. La più sportiva delle Civic ha una livrea adeguata al suo ruolo I NUMERI DEL SETTORE Come cambia l’auto: Le immatricolazioni dalla guida autonoma nel mercato italiano alle «connected car» e in quello europeo NONSOLOTORRENT-TV www.bs.ilsole24ore.com www.bs.ilsole24ore.com 28 MASTER FULL TIME: LA CHIAVE DI INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO. 1° MASTER Servizio clienti: tel. 06 (02) 3022.6372/6379 [email protected] Master Full Time LUXURY, FASHION & RETAIL MANAGEMENT ROMA, dal 25 NOVEMBRE 2015 6 mesi di aula e 4 di stage Gruppo24ORE Gruppo24ORE Lunedì 24 Agosto 2015 www.ilsole24ore.com @ 24NormeTributi IL GIORNALE DEI PROFESSIONISTI LAVORO Bonus produttività: istanze per gli sgravi Rota Porta u pagina 22 t DIRITTO LA SETTIMANA DI NORME & TRIBUTI Così i giudici applicano la messa alla prova LUNEDÌ: Edilizia e ambiente, Il merito, Autonomie locali e Pa MARTEDÌ: Condominio MERCOLEDÌ: Diritto dell'economia GIOVEDÌ: Giurisprudenza / Il merito VENERDÌ: Incentivi e agevolazioni Fiorentin u pagina 23 Decreto internazionalizzazione. L’interpretazione autentica introdotta per dare certezza alle transazioni nazionali infragruppo Transfer price interno, tutela fragile La nuova norma rischia di non bloccare le contestazioni basate sul «valore normale» PAGINA A CURA DI Gianfranco Ferranti pLa normativa sul transfer pri- cing estero va interpretata nel senso che la sua disciplina non si applica alle transazioni tra società appartenenti allo stesso gruppo residenti in Italia. Il chiarimento è stato inserito nell’articolo 5, comma 2, del Dlgs internazionalizzazione, ma rischia di non centrare l’obiettivo che si era dato il legislatore, cioè quello di chiarire le modalità attraverso le quali è possibile contestare la deducibilità dei costi per operazioni intercompany nazionali. La norma di interpretazione autentica sembrerebbe, infatti, affermare un principio che risulta sostanzialmente pacifico nelle norme, nella prassi e nella giurisprudenza. Nella bozza originaria del Testo unico era stata prevista una norma che sanciva il principio del transfer pricing interno, che era stata, però, eliminata nel testo definitivo (come proposto dalla Commissione parlamentare dei Trenta). La necessità di un’esplicita previsione normativa è stata successivamente confermata dall’introduzione di una norma (contenuta nell’articolo 160, comma 2, del Tuir) che ha esteso – ma soltanto fini della tonnage tax - il transfer pricing estero ai rapporti tra società entrambe residenti che fanno parte dello stesso gruppo, onde evitare possibili arbitraggi fiscali. Nella risoluzione 9/198 del 1982 e nella circolare ministeriale 32 del 1980 era stata originariamente affermata la possibilità per gli uffici di contestare sulla base del valore normale la congruità dei corrispettivi stabiliti nell’ambito delle transazioni infragruppo domestiche. Tale orientamento era stato, però, superato dalla circolare delle Finanze 53 del 1999, in cui si è sancita l’impossibilità di applicare il transfer pricing estero e affermato che se il ricorso ad altre disposizioni (come l’articolo 39, comma 1, lettera d), del Dpr 600/1973 sull’accertamento analitico-induttivo) fosse risultato di difficile praticabilità, si sarebbe valutata la possibilità «di suggerire proposte normative». Anche la Cassazione ha affermato (nelle sentenze 10802/2002, 23551/2012 e 17955/2013) l’inapplicabilità alle operazioni effettuate tra società residenti in Italia della disposizione sul transfer pricing estero. Appare, a questo punto, logico ritenere che la finalità della nuova norma non sia solo quella di ribadire questi orientamenti, ma anche quella di contrastare un altro, opinabile indirizzo della Cassazione affermato nelle sentenze 17955/2013, 8849/2014, 12502/2014, 23124/2014 e 12844/2015). Secondo questo indirizzo, il principio del valore normale - richiamato anche dall’articolo 110, comma 7, del Tuir - costituirebbe una “clausola antielusiva” di portata generale che consentirebbe alle Entrate di rettificare i corrispettivi delle transazioni infragruppo non in linea con il valore di mercato dei beni o servizi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 1° giugno scorso). Nella relazione di accompagnamento è precisato che si è inteso accogliere l’osservazione contenuta nel parere della commissione Finanze della Camera (punto 7, secondo alinea), che aveva chiesto di «chiarire con norma espressa che il cosiddetto transfer pricing interno non è compatibile con l’attuale impianto del Tuir». Tale incompatibilità si sarebbe potuta sancire in modo più chiaro ed efficace stabilendo che il principio del valore normale di cui all’articolo 9 del Tuir è applicabile, nella disciplina delle imposte sui redditi, soltanto nei casi in cui lo stesso sia espressamente richiamato da altre disposizioni normative. È stata, invece, accolta la proposta, contenuta nello stesso parere, di affermare espressamente che «l’articolo 110, comma 7, del Tuir… non si applica alle operazioni infragruppo tra imprese residenti o localizzate in Italia». È auspicabile, quindi, che l’ambito applicativo della norma possa essere esteso nei termini illustrati e che ciò avvenga con un esplicito intervento legislativo, per evitare il persistere di controversie che inaspriscono inutilmente il rapporto tra il fisco e le imprese. © RIPRODUZIONE RISERVATA SU INTERNET Quotidiano del Diritto IN ESCLUSIVA PER GLI ABBONATI I primi segnali di ripresa si riflettono anche nelle attività degli studi legali I segnali di ripresa del primo semestre 2015 spingono le imprese a cercare professionisti competenti, con ricadute anche nel reclutamento dei legali. Sul numero oggi online focus sulle prospettive degli avvocati d’affari. La staffetta tra le disposizioni sul transfer price LA NORMA PRECEDENTE PRASSI E GIURISPRUDENZA LA NUOVA NORMA I PROBLEMI APERTI L’articolo 110, comma 7, del Tuir stabilisce che i componenti del reddito derivanti da operazioni con società non residenti nel territorio dello Stato che, direttamente o indirettamente, controllano l’impresa, ne sono controllate o sono controllate dalla stessa società che controlla l’impresa, sono valutati in base al valore normale dei beni ceduti, dei servizi prestati e dei beni e servizi ricevuti Le Entrate e la Cassazione hanno affermato che la norma sul transfer pricing estero si applica solo se una delle due imprese non risiede in Italia. La Corte ha, però, anche sostenuto che il principio del valore normale di cui all’articolo 9 del Tuir costituirebbe una clausola antielusiva che consentirebbe di rettificare anche i componenti di reddito delle transazioni “nazionali” L’articolo 5, comma 2, del Decreto internazionalizzazione introduce una disposizione di interpretazione autentica in base alla quale la disciplina normativa del transfer pricing estero non si applica alle transazioni tra società appartenenti allo stesso gruppo residenti in Italia. Si è inteso in tal modo accogliere la richiesta della Camera di escludere la legittimità del transfer pricing interno Il tenore letterale dell’intervento normativo non appare idoneo a risolvere in via definitiva la problematica dell’applicabilità del principio del transfer pricing interno elaborato dalla Cassazione alle operazioni che intercorrono tra società residenti. È auspicabile che l’ambito applicativo della norma possa essere chiarito ulteriormente, per evitare il persistere delle controversie www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com Quotidiano Edilizia e territorio L’APPROFONDIMENTO ONLINE Prevenzione incendi negli edifici, scattano le norme per la progettazione Con l’uscita in «Gazzetta» diventano operative le norme tecniche per prevenire gli incendi negli immobili produttivi. Estate calda per gli appalti: 470 gare di lavori ancora aperte. Cassazione: ecco quando il notaio deve pagare i danni. Il contenzioso. Tra le righe del decreto la bocciatura dell’orientamento della Cassazione Più spazio per l’«antieconomicità» pLa disposizione dell’artico- lo 9 del Tuir, che contiene la definizione del «valore normale», non è uno strumento generale di controllo dei corrispettivi, ma un criterio da usare in presenza di componenti reddituali “in natura” e negli altri casi in cui è espressamente richiamato da altre norme. È ragionevole ritenere che sia questo il principio che il legislatore ha inteso affermare, nonostante la scarsa chiarezza della norma contenuta nell’ultima stesura del decreto internazionalizzazione. Principio finalizzato a contrastare l’orientamento della Cassazione, secondo il quale il valore normale non avrebbe soltanto una funzione “contabile” ma costituirebbe una “clausola antielusiva” generale, che consentirebbe alle Entrate di rettificare i corrispettivi delle transazioni infragruppo non in linea con il valore di mercato dei beni o servizi, in applicazione del divieto di abuso del diritto. D’altra parte, questa ricostruzione interpretativa della Suprema corte non appare condi- visibile. Se fosse corretta, infatti, non si capirebbe perché il legislatore abbia espressamente sancito nell’articolo 110 del Tuir la regola del transfer pricing e l’abbia limitata ai corrispettivi delle operazioni infragruppo che vedono coinvolto un soggetto non residente, facendo rinvio al valore normale soltan- L’ALTRA VIA Le Entrate possono sempre sindacare la congruità dei corrispettivi contestando l’illogicità economica delle operazioni to ai fini della valutazione di tali corrispettivi. Al contrario, il valore normale può “sostituire” il corrispettivo soltanto in limitati casi, normativamente previsti, nei quali quest’ultimo manca o c’è l’esigenza di evitare arbitraggi fiscali. L’affermazione della Cassazione finirebbe, altrimenti, per contrastare con il principio di derivazione conta- bile del reddito d’impresa, stabilito anche a tutela della certezza del rapporto tributario. Del resto, senza invocare il valore normale, è comunque possibile la rettifica dei corrispettivi risultanti dai contratti e dalla contabilità in base al principio secondo il quale - in presenza di comportamenti “antieconomici” dei contribuenti - gli uffici possono contestare la congruità degli importi: principio che la Corte ha spesso applicato ai costi correlati ai servizi infragruppo (sentenze 9497/2008, 9469 e 11154/2010, 16642/2011, 12502 e 21184/2014, 6972 e 10319/2015). Devono, però, sussistere situazioni di arbitraggio fiscale, in cui si verifica un risparmio di imposta in conseguenza, ad esempio, di differenze di aliquote o delle differenti modalità di tassazione di chi sostiene il costo e di chi consegue il componente positivo. In particolare, è necessario che: eil comportamento del contribuente venga valutato tenendo conto della complessiva situazione contrattuale e aziendale, www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com perché una operazione che, isolatamente considerata, può apparire antieconomica potrebbe invece risultare pienamente conforme ai canoni dell’economia se inquadrata alla luce della complessiva strategia imprenditoriale; rsiano evitate duplicazioni impositive: l’Agenzia ha correttamente affermato, nella nota 55440/2008, che «se ad un costo dedotto si contrappone un ricavo integralmente ed effettivamente tassato in capo ad un altro soggetto, la plausibilità del rilievo perderà inevitabilmente di consistenza». Va, altresì, considerata l’eventuale partecipazione delle società interessate al regime del consolidato fiscale, in presenza del quale il transfer pricing interno non assume, di regola, rilevanza ai fini reddituali, nonostante l’abrogazione della disposizione che consentiva di applicare il regime di neutralità fiscale ai trasferimenti di beni tra le società che avevano optato per tale regime. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE INIZIATIVE Le Guide del Sole INCENTIVI E AGEVOLAZIONI Come sfruttare le novità fiscali varate in aiuto delle imprese Il nuovo fisco a sostegno delle imprese trova la sua “guida pratica”, dedicata alle aziende e ai professionisti della consulenza tributaria, ricca di esempi, quadri di sintesi e risposte a quesiti, per non perdere tutte le opportunità e le agevolazioni introdotte dal decreto delegato sulla crescita e l'internazionalizzazione. Gli esperti del Sole 24 Ore spiegano, nel dettaglio, tutte le novità, che vanno in più direzioni: interpello, interessi passivi, perdite su crediti, dividendi, regime di branch exemption, immobili, spese di rappresentanza, trasferimenti di sede, crediti d’imposta e al- tro ancora. Una guida da non perdere, in vendita con «Il Sole 24 Ore» a 9,90 euro più il prezzo del quotidiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.bs.ilsole24ore.com Dal Sole 24 ORE l’aggiornamento e la formazione continua per commercialisti e professionisti d’impresa. MASTER NORME E TRIBUTI 6 incontri da ottobre 2015 a maggio 2016 49 CREDITI FORMATIVI Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601 [email protected] Con il contributo di In collaborazione con ANCONA BARI BOLOGNA BRESCIA BUSTO ARSIZIO CANTÙ CATANIA FIRENZE FORLÌ/CESENA GENOVA LECCE MESSINA MILANO MODENA NAPOLI PADOVA PALERMO PESCARA ROMA TORINO TRENTO TREVISO UDINE VERONA VICENZA Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 / Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 20 Norme e tributi Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 FISCO E SENTENZE www.quotidianofisco.ilsole24ore.com Reddito d’impresa. Per la Ctr Lombardia l’accertamento non può essere fondato solo sull’automatismo tra costi e introiti aziendali Sponsor salvo senza ricavi extra Il mancato aumento del fatturato non basta a negare la deduzione delle spese Laura Ambrosi pÈ illegittimo l’accertamento dell’antieconomicità di una sponsorizzazione, se è fondato solo sull’assenza di maggiori ricavi conseguiti in quell’anno. Quella riguardante la pubblicità è una scelta dell’imprenditore cui non può automaticamente conseguire l’indeducibilità del costo. Ad affermarlo è la Ctr della Lombardia, sezione staccata di Brescia, con la sentenza 3421/67/2015 (presidente Montanari, relatore Sacchi). L’agenzia delle Entrate controllava i costi sostenuti da una società per spese di pubblicità sulla base dei contratti siglati con un’associazione sportiva dilettantistica locale per la promozione durante gli eventi e le gare. Al termine del controllo, l’ufficio riscontrava una notevole sproporzione tra la spesa so- stenuta per la sponsorizzazione e il possibile ritorno economico, stante la limitata visibilità di un campionato sportivo dilettantistico. Concludeva così per l’antieconomictà della prestazione e la conseguente non inerenza dei costi sostenuti, riprendendoli interamente a tassazione ai fini sia delle imposte dirette sia dell’Iva. Gli avvisi di accertamento venivano impugnati dalla società, che lamentava, tra i diversi motivi, l’assenza di prova circa l’asserita antieconomicità degli oneri sostenuti. GLI ALTRI ELEMENTI La pubblicità aveva avuto una risonanza superiore a quella di livello locale e tutti gli importi erano fatturati e registrati La Ctp accoglieva il ricorso e la decisione veniva appellata dall’Agenzia. La Ctr, confermando la sentenza di primo grado, ha osservato che è solo l’imprenditore a poter decidere se e come intervenire in qualità di sponsor, valutando i costi, i tempi e i luoghi cui effettuare la pubblicità, per conseguire la massimizzazione del profitto, pur non avendo alcuna certezza dei risultati che si realizzeranno. Il collegio ha poi rilevato che, in ogni caso, sebbene si trattasse di un’associazione dilettantistica, la sponsorizzazione non aveva raggiunto solo il pubblico locale, poiché attraverso la stampa e altri mezzi di trasmissione aveva certamente coinvolto un maggior numero di soggetti. Con rifermento all’asserita antieconomicità rilevata dall’ufficio, il giudice ha evidenziato che la contestazione era, so- stanzialmente, fondata solo sul presupposto che al costo sostenuto dovessero «obbligatoriamente» conseguire maggiori ricavi e ciò a prescindere dalla concreta realtà economica, che in generale non si presenta particolarmente florida. Secondo la Ctr, infatti, l’imprenditore, nella specie attraverso la pubblicità, ha fornito alla propria impresa un’utilità indiretta, promuovendo il proprio marchio di fabbrica attraverso il nome, l’attività e anche l’immagine durante tutti gli eventi cui l’associazione sportiva ha partecipato. In ogni caso, poi, i costi dedotti erano regolarmente documentati non solo dalle fatture emesse dall’associazione, ma anche dai relativi pagamenti registrati in contabilità. La sentenza appare particolarmente interessante poiché si fonda su elementi che spesso gli LA PAROLA CHIAVE Antieconomicità 7 L’espressione contraddistingue un’operazione priva di interesse economico-commerciale. Si concretizza quando il contribuente ha effettuato operazioni che non sembrano far conseguire all’imprenditore stesso un guadagno in termini economici: infatti, quando i costi sono eccessivi o i ricavi molto ridotti si determinano margini minimi o inesistenti. Questo atteggiamento può essere ritenuto un sintomo o un indizio di evasione e avviare l’accertamento del fisco. uffici dimenticano: il giudice, infatti, condivisibilmente, ha dato importanza alla circostanza che non si può avere alcuna certezza sui maggiori ricavi conseguibili, tanto più che il riscontro sui risultati raggiunti è possibile solo a posteriori, quando cioè l’esercizio è già concluso. Va da sé, quindi, che anche un’errata valutazione dell’imprenditore sulla forma pubblicitaria scelta, non si può certo sanzionare con l’indeducibilità fiscale. Oltretutto, in un contesto di crisi economica, non si può escludere che la pubblicità sia servita a evitare una perdita di ricavi, anche senza aumento del fatturato. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN ESCLUSIVA PER GLI ABBONATI Le sentenze commentate in pagina www.quotidianofisco.ilsole24ore.com Accertamento. Illegittimo l’allungamento dei termini se la notizia di reato relativa al 2007 è stata inviata alla Procura nel 2014 No al raddoppio con denuncia dopo il quarto anno Rosanna Acierno pÈ illegittimo l’utilizzo da par- te del fisco del raddoppio dei termini laddove la notizia di reato sia stata inoltrata all’autorità giudiziaria tardivamente, cioè oltre il 31 dicembre del quarto anno successivo in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Inoltre, non può ritenersi fondata la presunzione di inesistenza delle operazioni se gli accertatori si limitano solo a contestare la genericità della descrizione nelle fatture dei servizi resi. Infine, non è corretto il comportamento dell’ufficio che, a fronte di un pre- sunto utilizzo di fatture oggettivamente inesistenti, si limiti a contestare solo l’Iva, e non anche l’Ires e l’Irap. Sono queste le principali conclusioni cui è giunta la Ctp di Milano con la sentenza 5389/40/2015 (presidente Fugaggi, relatore Chiametti), allineandosi alla disciplina a regime prevista dal Dlgs 128/2015. La pronuncia trae origine da un avviso di accertamento e un atto di contestazione sanzioni relativi all’anno di imposta 2007, emessi nei confronti di una società a responsabilità limitata, con cui venivano rispettivamente contestate maggiore Iva e sanzioni per la registrazione di fatture afferenti operazioni oggettivamente inesistenti. In seguito al diniego da parte dell’ufficio dell’istanza di reclamo-mediazione con cui si chiedeva l’annullamento dell’atto impositivo, la società adiva la Ctp di Milano per chiedere il riconoscimento delle proprie ragioni. Secondo la tesi del contribuente, infatti, l’accertamento era stato emesso per un anno di imposta (2007) già decaduto, ma riaperto strumentalmente solo a seguito della denuncia della presunta notitia criminis all’autorità giudiziaria inoltrata nel 2014. L’ufficio, dal canto suo, resisteva, producendo la copia fotostatica della trasmissione di notizia di reato alla procura della Repubblica e affermando che il raddoppio dei termini opera automaticamente in tutti i casi di obbligo di denuncia penale all’autorità giudiziaria per i reati previsti dal Dlgs 74/2000. Accogliendo il ricorso della società, i giudici lombardi hanno innanzitutto precisato che non spetta il raddoppio dei termini nel caso in cui l’atto di accertamento sia stato emesso a termini già scaduti. È necessario, infatti, che la denuncia venga inoltrata alla Procura entro il 31 dicembre del quarto anno successivo in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Nel caso di specie, dunque, la decadenza del potere di accertamento è avvenuta il 31 dicembre 2012, perché i fatti contestati riguardavano il periodo di imposta 2007. Inoltre, secondo la Ctp, a fronte di un’imprecisata contestazione dell’ufficio circa la ge- nericità della descrizione delle operazioni, la società ricorrente ha prodotto idonea documentazione da cui si evince inequivocabilmente che l’operazione è realmente avvenuta, trattandosi di normali forniture di servizi di consulenza tecnico-commerciale e di posa di un impianto di areazione forzata regolarmente fatturati, pagati e registrati in contabilità. Infine, il collegio giudicante ha precisato che l’operato dell’ufficio non può, in ogni caso, essere considerato corretto poiché, a fronte di presunte fatture oggettivamente inesistenti, la contestazione ha riguardato soltanto l’Iva e non anche le imposte dirette. © RIPRODUZIONE RISERVATA Imposte indirette. La maturazione resta sospesa Richiesta incompleta: interessi in stand-by sui rimborsi Iva Ferruccio Bogetti Gianni Rota pNon maturano per l’impren- ditore gli interessi sul rimborso Iva per i giorni compresi tra la data di richiesta di ulteriori documenti da parte dell’ufficio per il completamento dell’istruttoria e la data della loro consegna, se avvenuta dopo più di 15 giorni. Così la Ctr Lombardia 2440/1/2015 (presidente Pizzo, relatore Missaglia) in sede di rinvio dalla Cassazione. Una società di leasing presenta congiuntamente alla polizza fideiussoria due istanze per rimborsi Iva di importo consistente nel 2000 e nel 2001 per gli anni 1999 e 2000. Per il 1999, l’amministrazione il 28 aprile 2003 richiede un’integrazione della documentazione, consegnata poi dalla società il successivo 12 giugno. Per il 2000 segue analoga richiesta il 19 settembre 2003 assolta dal contribuente il 16 ottobre. L’amministrazione rimborsa quindi l’Iva e gli interessi, ma per la società non tutti i giorni tra la data di presentazione dell’istanza e quella del rimborso sono inclusi nel conteggio. Da qui il ricorso sul silenzio-rifiuto. Per l’ufficio, infatti, la contribuente ha consegnato in ambedue i casi la documentazione integrativa oltre i 15 giorni e quindi non le spettano gli interessi per i giorni tra la data della richiesta dell’integrazione e quella della relativa consegna. Il ricorso viene accolto in Ctp e alla società sono riconosciuti gli interessi. L’amministrazione, però, va in appello e vince: per la Ctr non spettano gli interessi sui rimborsi Iva dal 28 aprile al 12 giugno 2003 (per il rimborso del 1999) e dal 19 settembre al 16 ottobre 2003 (per il rim- borso del 2000). Da qui partono due ricorsi in Cassazione. La società perché non si è vista riconoscere gli interessi per quei due periodi. L’amministrazione perché sostiene di doverli pagare dalla data iniziale di decorrenza degli interessi sui rimborsi - novantesimo giorno successivo a quello di presentazione delle dichiarazioni - al giorno precedente la ricezione da parte della contri- PER EVITARE IL BLOCCO Il contribuente deve consegnare entro 15 giorni i documenti integrativi richiesti dall’ufficio buente delle richieste integrative della documentazione. Ma la Cassazione dà ragione all’amministrazione e cassa con rinvio la sentenza. La causa viene riassunta dalla contribuente, con la Ctr che conferma il principio espresso dalla Cassazione: 1 la mancata maturazione degli interessi, una volta superato il termine massimo di 15 giorni imposto dalla legge per la consegna dei documenti richiesti (compresi quelli integrativi) riguarda l’intero intervallo tra la data della richiesta di documenti suppelementari e la data di consegna da parte del contribuente; 1 non è ipotizzabile la stasi dell’attività amministrativa per fatto imputabile al contribuente e l’ufficio non ha pertanto alcun obbligo di corrispondere interessi su somme che è impossibilitata a liquidare per fatto altrui. © RIPRODUZIONE RISERVATA Società estinte. Per i giudici di merito il Dlgs 175/2014 non vale per il passato www.bs.ilsole24ore.com I FONDAMENTALI D’IMPRESA Michele D’Alessandro Giorgio Gavelli pÈ privo di effetti giuridici L’economia e la finanza spiegata dagli esperti e dai giornalisti del Sole 24 ORE PERCORSO FULL TIME MILANO e ROMA DAL 28 SETTEMBRE AL 9 OTTOBRE 2015 - 1a EDIZIONE DAL 2 AL 13 NOVEMBRE 2015 - 2a EDIZIONE Impresa cessata, senza effetti la notifica all’ex rappresentante 2 settimane 10 giornate consecutive dal lunedì al venerdì Un laboratorio operativo finalizzato ad acquisire, con il supporto dei giornalisti e attraverso le “parole” del Sole 24 ORE, gli strumenti per acquisire gli economics di base indispensabili per la gestione del business e il raggiungimento degli obiettivi aziendali. un avviso di rettifica e liquidazione emesso nei confronti di una società cessata e del suo (ex) rappresentate legale. Ribaltando l’esito del giudizio di primo grado, la Ctr Lombardia 1890/15/2015 (presidente Giordano, relatore Staunovo Polacco) applica i principi emergenti dalle sentenze di Cassazione. Nel caso specifico, l’avviso riguardava la rettifica (ai fini dell’imposta di registro) del valore di cessione si una azienda alberghiera, trasferita da una società di persone pochi mesi prima dello scioglimento con conseguente cancellazione dal registro delle imprese. I Società di comodo, più difficile dribblare il reddito minimo Andrea Barison Servizio Clienti tel. 02 (06) 3022.3147/3811/6372/6379 fax 02 (06) 3022.4462/2059/6280 [email protected] Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008 l’avviso emesso nei confronti di società estinta: sarebbe inaccettabile che l’ufficio potesse notificare a un soggetto impossibilitato a far valere in giudizio il vizio insanabile di tale notifica, subendone passivamente le conseguenze. Bocciata anche la tesi che vorrebbe applicare al caso specifico l’articolo 28 del Dlgs 175/2014, che dispone la riviviscenza quinquennale dalla cancellazione del registro delle imprese per le società estinte «ai soli fini della validità e dell’efficacia degli atti di liquidazione, accertamento, contenzioso e riscossione dei tributi, contributi, sanzioni e interessi»: e in primo luogo perché, contrariamente al parere delle En- © RIPRODUZIONE RISERVATA Non operative. L’impresa deve dimostrare che è impossibile arrivare al fatturato richiesto pUna società di comodo non Per consultare il programma dettagliato e modalità di iscrizione www.bs.ilsole24ore.com/lab24_impresa giudici, dopo aver ripercorso l’interpretazione dell’articolo 2495 del Codice civile ad opera della Cassazione (sentenza 6071/2013), affermano che nessun atto può essere validamente notificato a una società non più esistente, né al suo legale rappresentante. Rigettata anche la richiesta dell’ufficio di considerare inammissibile l’appello in quanto proposto da un soggetto (l’ultimo legale rappresentante) privo di legittimità giuridica. La Cassazione (ordinanza 28187/2013), infatti, ha stabilito che non può essere negato il diritto di difendersi da un atto notificato, rilevando il ricorso solamente sotto il profilo dell’illegittimità del- trate (circolare 6/E/2015), la norma non può trovare applicazione agli accertamenti emessi prima della sua entrata in vigore (Cassazione 6743/2015); r e poi perché l’atto di specie non era stato indirizzato al socio o al liquidatore, ma alla società, nella persona del legale rappresentante. Anche il nuovo testo dell’articolo 36 del Dpr 602/1973 non cambia il principio che i tributi richiesti al liquidatore devono già essere stati iscritti a ruolo a carico della società in presenza di attivo distribuito a creditori di grado inferiore (Cassazione 10508/2008 e 8685/2002). Inoltre l’ufficio deve accertare (pur invertendo l’onere della prova) la responsabilità del liquidatore e l’avvenuta percezione di somme da parte dei soci in sede di liquidazione, che costituiscono i limiti alle rispettive responsabilità (Cassazione 13259/2015). può evitare l’attribuzione del reddito minimo, quando il contribuente non è in grado di dimostrare che sul mercato è impossibile realizzare dei canoni di affitto il cui importo sia almeno pari a quello necessario per raggiungere il livello minimo di ricavi previsto dalla normativa sulle società non operative. Ad affermarlo è la sentenza 51/2/2015 della Commissione tributaria di secondo grado di Trento (presidente e relatore Pascucci). La vicenda scaturisce dall’avviso di accertamento emesso nei confronti di una società di locazione immobiliare relativamente al periodo di imposta 2006. L’amministrazione finanziaria, in applicazione dell’articolo 30, comma 1, della legge 724/1994 sulle società di comodo, ridetermina il reddito dichiarato dalla contribuente elevandolo da una perdita di circa 46mila euro a un reddito di circa 90mila euro. Prima che il fisco provvedesse all’emissione dell’avviso la società aveva presentato, con esito negativo, istanza di disapplicazione della normativa sulle società di comodo. Anche la procedura di accertamento con adesione, intentata dalla società, si era chiusa negativamente. La contribuente ricorre allora in primo grado sostenendo l’impossibilità di conseguire i ricavi minimi normativamente previsti in quanto il contratto di locazione con il quale aveva dato in affitto il ristorante-bar scontava la stagionalità dell’attività esercitata e la posizione periferica del locale, che aveva costretto i precedenti locatari a cessare anticipatamente l’attività. La Ctp di primo grado accoglie il ricorso ritenendo che le specifiche condizioni oggettive e soggettive giustifichino l’impossibi- lità di conseguire i ricavi minimi previsti per le società di comodo. L’amministrazione finanziaria presenta appello. I giudici di secondo grado accolgono l’appello e confermano l’accertamento. La commissione, innanzitutto, rileva che ai fini della disapplicazione della disciplina sulle società non operative è necessaria la sussistenza di situazioni oggettive che rendano impossibile il conseguimento dei ricavi e dei redditi minimi previsti dalla legge. Nel caso specifico si tratta di una società che ha stipulato un contratto di locazione che prevede canoni assolutamente inadeguati rispetto a quelli di mercato frutto, quindi, di una scelta meramente soggettiva dell’imprenditore e che, come tale, non può essere utilizzata per la disapplicazione della normativa sulle società di comodo. Quand’anche, proseguono i giudici, si volessero analizzare le ragioni che avrebbero indotto la società alla stipula di un tale contratto di affitto si dovrebbe pur sempre evidenziare che l’eccepita stagionalità è una caratteristica di moltissimi esercizi operanti nel settore turistico del comprensorio delle Dolomiti, senza che per questo possa essere posta a fondamento della disapplicazione della normativa. L’imprenditore della zona turistica sa in partenza che la sua attività è puramente stagionale. Quanto all’asserita perifericità, infine, l’immobile si colloca in un comprensorio dedito naturalmente al turismo. Nel momento, quindi, in cui non sono intervenute situazioni oggettive tali da rendere impossibile il conseguimento dei ricavi minimi, non possono essere contestati i valori determinati presuntivamente dall’ufficio applicando specifici parametri previsti dalla normativa. Del resto la contribuente non ha dato prova dell’impossibilità di conseguire nel mercato canoni di affitto pari almeno a quelli necessari per raggiungere il livello minimo di redditività previsto dalla normativa sulle società non operative. © RIPRODUZIONE RISERVATA Norme e tributi 21 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 FISCO www.quotidianofisco.ilsole24ore.com Operazioni straordinarie. Dopo le sentenze delle Cassazione L’incognita dei debiti su conferimenti, fusioni e scissioni L’acquirente di ramo d’azienda non paga gli oneri di gestione generale PAGINA A CURA DI Paolo Meneghetti pLe operazioni straordinarie richiedono un’attenta verifica preliminare sui debiti verso il fisco (e non solo). La società risultante da fusioni, scissioni, trasformazioni o cessioni e conferimenti d’azienda non deve limitarsi a conoscere gli eventuali debiti per passività fiscali della società dante causa, ma deve interessarsi a tutta la situazione debitoria che potrebbe esserle trasferita. In questo senso, le operazioni straordinarie non sono tutte uguali e ve ne sono alcune che tutelano maggiormente la società risultante: 1 in prima battuta, si può dire che la scissione comporta il trasferimento della responsabilità - seppur a certe condizioni - su tutte le società beneficiarie; 1 nella cessione e nel conferimento di azienda, invece, la società avente causa potrebbe essere estranea alle posizioni debitorie della dante causa, o perlomeno verso alcune di esse; 1 nella cessione di ramo di azienda, infine, le passività che compaiono nei libri contabili obbligatori possono diventare passività dell’acquirente poiché l’articolo 2560 del Codice civile prevede la responsabilità solidale di quest’ultimo con il cedente, con riferimento, appunto, a quelle passività. Più precisamente l’articolo 2560, nel comma 2, afferma che l’acquirente risponde in solido dei debiti (presenti nei libri contabili) riferendosi a quelli che riguardano l’azienda ( o il ramo) trasferito. I debiti del «ramo» d’azienda Nella dizione letterale della norma, non si prevede una responsabilità generale e solidale per tutti i debiti di chi cede un ramo d’azienda, alla mera condizione che compaiano nei libri contabili, bensì una responsabilità limitata ai debiti afferenti il ramo d’azienda trasferito. Ora può risultare non agevole separare con precisione i debiti di un ramo d’azienda rispetto a quelli di un altro ramo, ma per talune posizioni debitorie questa separazione è evidente ed indiscutibile. Va inoltre ricordato che per pacifica interpretazione dottrinale l’articolo 2560 del Codice civile si applica anche nel conferimento di ramo d’azienda, che, a questi fini, risulta essere assimilato a una cessione non monetizzata nella quale al posto del denaro il conferente riceve una partecipazione. Su questo tema si è espressa la Cassazione (sentenza 13319 del 30 giugno 2015) confermando questa tesi e aggiungendo che l’acquirente conferitario di ramo di azienda non solo non risponde dei debiti afferenti ad altri rami d’azienda non trasferiti, ma nemmeno risponde pro quota dei debiti relativi alla gestione complessiva dell’azienda. Si tratta di una tesi giurisprudenziale molto importante, che marca una centrale differenza tra conferimento di ramo di azienda e scissione dello stesso ramo, con riferimento alla responsabilità della società avente causa. In particolare: enella scissione societaria i debiti relativi ad altri rami d’azienda non trasferiti alla beneficiaria possono gravare su di essa a norma dell’articolo 2506-quater, ultimo comma, fermo restando il limite del patrimonio netto effettivo ricevuto dalla stessa beneficiaria; r nel conferimento di ramo d’azienda, la conferitaria non può essere aggredita per debiti che non si riferiscono al ramo di azienda ricevuto, e per i quali risponde solo la società conferitaria alla quale quel ramo di azienda è stato attribuito. Solidarietà sulle imposte La sentenza della Cassazione, pur importante, non tocca tuttavia l’aspetto tributario, cioè le passività di carattere fiscale. Per queste ultime vige l’articolo 14 del Dlgs 472/1997, secondo il quale l’acquirente/conferitario è responsabile in solido con il cedente/ conferente per il pagamento dell’imposta e delle sanzioni riferibili alle violazioni commesse nell’anno in cui è avvenuta la cessione e nei due precedenti, nonché per quelle già irrogate e contestate nel medesimo periodo anche se riferite a violazioni commesse in epoca anteriore. © RIPRODUZIONE RISERVATA I casi risolti LA SCISSIONE LA FUSIONE LE IMPOSTE DIRETTE IL CONFERIMENTO/1 IL CONFERIMENTO/2 La società Alfa Srl ha eseguito nel 2014 una scissione trasferendo alla beneficiaria Beta Spa un ramo d’azienda con valore effettivo di 100mila euro. Ad Alfa è rimasto un debito verso un fornitore di 250mila euro per il quale quest’ultimo esegue atti di riscossione a danno di Beta Spa. È una procedura corretta? La società Beta Spa ha incorporato le società Gamma Srl e Delta Srl. Queste società presentano debiti per canoni di locazione non pagati per 100mila euro. Il valore dei patrimoni netti ricevuti a seguito dell’incorporazione è di 80mila euro complessivi. Il debito viene trasferito all’incorporante Beta? La società Rossi Srl non ha versato imposte dirette per 50mila euro. In un secondo tempo la società esegue una scissione con cui trasferisce a Bianchi Srl un ramo d’azienda per un valore effettivo di 30mila euro. L’Erario potrà riscuotere dalla beneficiaria il proprio credito per intero o con limiti e, in caso affermativo, quali? La società Bianchi Srldetiene due rami d’azienda: uno commerciale e uno artigianale. Con un conferimento d’azienda il ramo artigianale viene conferito alla societa Neri Spa. Per i debiti non fiscali del ramo commerciale restato in capo a Bianchi Srl, vi sono possibili rischi di responsabilità in capo a Neri Spa? Delta Sel esegue il conferimento di un ramo di azienda a favore di Gamma Sel. Delta non ha versato Ires per l’importo di 100mila euro, somma emersa da un accertamento eseguito nell’anno precedente il conferimento. Per tale somma l’Erario può aggredire anche la conferitaria ? La beneficiaria di una scissione risponde non solo delle passività che le sono state attribuite nel progetto, ma anche di quelle che non le sono state attribuite, pur nel limite del patrimonio netto effettivo ricevuto. Quindi il massimo importo richiedibile a Beta è 100mila euro, mentre per il resto l’unico soggetto aggredibile rimane la scissa La fusione è un atto di successione universale quindi il soggetto risultante a operazione compiuta risponde di tutti i debiti che erano presenti nei soggetti incorporati, senza alcun limite, se non quelli derivanti dalla tipologia societaria dell’incorporante: in questo caso Beta risponde quindi per 100mila euro I limiti nella responsabilità sulle passività della scissa che la norma civile riconosce alla beneficiaria non valgono in ambito tributario, settore nel quale la responsabilità solidale della beneficiaria è totale e priva di alcun tetto massimo sia per quanto riguarda l’imposta, sia per quel che concerne le sanzioni: Bianchi risponde per 50mila euro La risposta è negativa. Il soggetto conferitario risponde dei debiti iscritti nei libri contabili del conferente, ma solo per quelli relativi al ramo di azienda trasferito, mentre per debiti afferenti il ramo non conferito risponde solo il soggetto che li ha originariamente contratti, cioè Bianchi Srl Sì. La conferitaria di ramo di azienda risponde dei debiti tributari per imposte e sanzioni derivanti da accertamenti notificati alla conferente nel biennio antecedente il conferimento. Inoltre risponde dei debiti fiscali derivanti da violazioni commesse nello stesso periodo non ancora accertate al momento del conferimento I profili fiscali. Doppio binario per le passività civilistiche e quelle riguardanti imposte e sanzioni Il fisco bussa anche dopo la divisione pUno degli aspetti centrali nell’esecuzione delle operazioni straordinarie è verificare quali sono le responsabilità che gravano sulle società aventi causa per le obbligazioni sia tributarie che civili contratte dalla dante causa. In questa direzione si sono recentemente pronunciate due sentenze della Cassazione: analizziamo le diverse situazioni. 1 Subentro nei debiti fiscali nelle operazioni di trasformazione e fusione. In entrambi i casi vi è un subentro totale nelle obbligazioni contratte dalla società prima dell’operazione. Nella trasformazione non si può nemmeno parlare di subentro dato che l’operazione è assimilata a un semplice mutamento di ragione sociale. Nella fusione vi è sì un subentro ma il carattere di successione universale (artico- lo 172, comma 4, del Tuir) porta alla stessa conclusione: la società risultante risponde in toto delle imposte accertate o semplicemente non versate dalla società dante causa dell’operazione. Sul fronte delle sanzioni tributarie vige la regola dell’articolo 15, comma 1, del Dlgs 472/1997: la società risultante risponde delle somme dovute a titolo di sanzione dalla società che ha avviato la trasformazione o la fusione. 1 Subentro nei debiti fiscali (e civili) in caso di scissione. Con LETTURA ALLARGATA Secondo la Ctr Lazio le società risultanti dalla separazione pagano senza limiti anche Irap e Iva una responsabilità sussidiaria, ma che opera nel limite del valore effettivo del patrimonio attribuito alla stessa beneficiaria. Così, se alla beneficiaria è stato attribuito un patrimonio effettivo di 100 (attività meno passività al valore corrente senza tener conto dei beni non autonomamente trasferibili), il debito di 200 restato in capo alla scissa potrà essere chiesto alla beneficiaria ma solo entro 100. A questo punto, però, va analizzata la norma tributaria degli articoli 173, comma 13, del Tuir (con riguardo alle imposte e sanzioni) e articolo 15, comma 2 del Dlgs 472/1997 (con riguardo alle sole sanzioni) in cui emerge una responsabilità solidale per le passività tributarie della società scissa che grava su tutte le beneficiarie senza alcun limite. L’ap- questa operazione il patrimonio dell’ente si separa ed è intuitivo pensare che anche la responsabilità per tributi e sanzioni vada separata con qualche criterio ragionevole. In questo senso va analizzato il disposto civilistico della responsabilità che troviamo nell’articolo 2506-quater del Codice civile, ultimo comma. Combinando il disposto di questa ultima norma con quello dell’articolo 2506-bis del Codice civile risulta che ciascuna società risultante dalla scissione è responsabile dei debiti attribuiti tramite il progetto di scissione, senza alcun limite se non quelli derivanti dalla tipologia civilistica della beneficiaria. Invece per le passività non attribuite alla beneficiaria (e quindi rimaste in capo alla scissa o attribuite ad altre beneficiarie), si genera sì parente contraddizione tra la norma civilistica e quella fiscale è stata risolta dalla sentenza della Cassazione 13059 del 24 giugno 2015, nonostante l’iter discordante davanti a Ctp e Ctr che lasciava intendere un certo spazio di opinabilità sulla questione. La tesi della Suprema corte è che per le obbligazioni tributarie non ci sono limiti alla responsabilità delle società risultanti dalla scissione, sia in termini di imposta sia in termini di sanzioni, e tale assunto è un’eccezione rispetto alla regola civilistica dove sussiste una responsabilità per le passività non attribuite, limitata al patrimonio netto effettivo ricevuto. La responsabilità sulle obbligazioni fiscali che grava sulle beneficiarie (e ovviamente sulla scissa nella scissione parziale) si estende anche a Iva e Irap, almeno secondo la Ctr Lazio, 549/1/2014 . © RIPRODUZIONE RISERVATA www.bs.ilsole24ore.com 21° MASTER TRIBUTARIO Executive MBA Master Full Time MILANO, dal 12 OTTOBRE 2015 8 mesi di aula e 4 di stage IL PERCORSO D’ECCELLENZA NEL SETTORE FISCALE In un mercato sempre più competitivo i Master Full Time della Business School del Sole 24 ORE rappresentano il miglior investimento per entrare nel mondo del lavoro oggi sempre più selettivo. MASTER IN BUSINESS ADMINISTRATION 6.200 i diplomati, oggi manager e professionisti di successo. Il Master Tributario è un percorso di specializzazione di 8 mesi di aula e 4 di stage nato dal Gruppo editoriale leader nell’informazione normativa. Un percorso di eccellenza nel settore fiscale alla luce delle ultime novità legislative. ESPLORA IL MONDO, ORIENTA IL TUO FUTURO MANAGERIALITÀ E IMPRENDITORIALITÀ Capacità di intuizione dei business, sviluppo di nuove idee e opportunità, capacità organizzative e decisionali, propensione al rischio e cambiamento INTERNAZIONALIZZAZIONE Strategie per accedere ai mercati esteri, confronto con manager internazionali, focus su nuovi trend e business nei mercati emergenti Partner 3A EDIZIONE Milano dal 19 novembre 2015 Formula Part time Blended Aula, distance learning & tutoring on line 18 mesi / 3 gg. al mese ALCUNE STRUTTURE CHE HANNO OSPITATO IN STAGE E INSERITO AL PROPRIO INTERNO I PARTECIPANTI DEL MASTER: INNOVAZIONE E SVILUPPO DIGITALE Organizzare e presidiare l’innovazione in azienda, digitalizzare i processi e sviluppare nuovi modelli di business SERVIZI AD ALTO VALORE AGGIUNTO PERSONAL & CAREER DEVELOPMENT Motivazione al successo e alla crescita professionale, leadership e gestione delle relazioni, sviluppo del networking nazionale e internazionale e degli obiettivi di carriera Project work personalizzati sulla propria realtà aziendale Visiting professor e manager internazionali Networking e Business Community Career Counselling > Gruppo Max Mara > Gruppo Prada > Gruppo 24 ORE > Jones Day > Hager & Partners > KStudio Associato > Hogan Lovells > Leo e Associati Studio legale e tributario > Macchi di Cellere Gangemi Studio Legale > Marccus Partners Member of MAZARS > Marino e Associati Studio Legale tributario > Morri Cornelli e Associati – Studio Legale e Tributario > Malguzzi e Associati > Pedersoli e Associati – Studio Legale > PWC > Raimondi & Partners Consulting > Reggi Studio Tributario > Roche > Russo De Rosa Associati Studio Legale e Tributario > Salvini Escalar e Associati Studio Legale Tributario fondato da F. Gallo > Sciumè e Associati Studio Legale e Tributario > Studio Associato Piazza > Studio Associato Servizi Professionali Integrati Member Crowe Horwath International > Studio Associato Tosoni > Studio Bernoni Professionisti Associati > Studio Borgini Peverelli & Associati > Studio Carnelutti > Studio Di Tanno e Associati > Studio Ferrajoli Legale Tributario > Studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners > Studio Gnudi Guatri Consulenti Associati > Studio Professionale Associato a Baker & Mckenzie > Studio Legale Associato in associazione con CLIFFORD CHANCE > Studio Legale Tributario in Association with Ernst & Young > Studio Legale Tributario Fantozzi e Associati > Studio Legale Ughi e Nunziante > Studio Ceppellini Lugano & Associati > Studio Maisto e Associati > Studio Mayr Fort Frei > Studio Masotti Berger & Associati > Studio Cavalluzzo Rizzi Caldart > Studio Picolli, Difino & Associati > Studio Pirola Pennuto Zei & Associati > Studio Santacroce, Procida, Fruscione > Studio Tributario e Societario – Deloitte > Shell Italia Spa > TCFCT – Studio Associato Consulenza Tributaria e Societaria > Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati – Studio Legale e Fiscale Possibilità di accedere a borse di studio a copertura totale e parziale e a finanziamenti agevolati. • SONO APERTE LE SELEZIONI • PROGRAMMA E MODALITÀ DI AMMISSIONE WWW.BS.ILSOLE24ORE.COM/MBA Servizio Clienti tel. 02 (06) 3022.3906 fax 02 (06) 3022.4462/3034 [email protected] > Allen & Overy > BNL – Gruppo BNP Paribas > Bolla, Quaglia e Associati CTS - Consulenza Tributaria e Societaria > Bonelli Erede Pappalardo Studio Legale > Cassa Lombarda > CBA Studio Legale e Tributario > Chiomenti Studio Legale > Cinelli & Associati Dottori Commercialisti > Credito Valtellinese Gruppo Bancario > C Partners Law and Tax Firm > Gruppo ENEL Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell'Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 Servizio Clienti tel. 02 (06) 3022.3147/3811 fax 02 (06) 3022.4462/2059 [email protected] Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008 22 Norme e tributi Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 LAVORO www.quotidianolavoro.ilsole24ore.com Agevolazioni. Le istruzioni per le domande relative alle retribuzioni pagate nel 2014 Istanze al via per gli sgravi sui premi di produttività I PREMI AMMESSI AL BONUS Invio da mercoledì sul sito Inps - Disponibili 391 milioni PAGINA A CURA DI Alessandro Rota Porta pDa mercoledì prossimo, 26 agosto, è possibile inviare le domande per accedere ai 391 milioni di euro stanziati per finanziare - quest’anno - gli sgravi contributivi sulle retribuzioni incentivanti derivanti dalla contrattazione di secondo livello e corrisposte nel 2014. La circolare Inps 128 dello scorso 26 giugno ha chiarito le regole applicabili per le richieste da presentare nel 2015 e il messaggio 4974/2015 ha rilasciato la procedura sperimentale per la trasmissione delle stesse, che si è chiusa il 31 luglio. Infine, il messaggio 5302/2015 del 12 agosto scorso dà il via libera all’inoltro effettivo delle istanze, possibile dal 26 agosto al 24 settembre attraverso l’applicativo «Sgravi contrattazione II livello 2014» presente sul sito Inps. L’accesso al bonus Lo sblocco del bonus per quest’anno è avvenuto grazie al decreto interministeriale LavoroEconomia dell’8 aprile 2015, che ha fissato all’1,60% della retribuzione contrattuale annua (corrisposta al lavoratore e imponibile ai fini contributivi, comprensiva della retribuzione variabile interessata allo sgravio) il limite degli emolumenti di secondo livello assoggettabili alla riduzione contributiva. Per il 2013 il tetto era stato stabilito nella misura del 2,25 per cento. Lo sgravio consiste nel 25% dell’aliquota dovuta dai datori di lavoro mentre riguarda l’in- tera contribuzione a carico del lavoratore, senza perdita di copertura pensionistica. Bisogna comunque precisare che il limite contributivo agevolabile in capo al datore deve essere considerato al netto di eventuali riduzioni contributive per assunzioni agevolate o di altre misure compensative spettanti. Per trovarsi pronti all’invio delle domande, è opportuno verificare il rispetto delle condizioni individuate dal Dm autorizzativo e indicate dall’Inps con la circolare 128/2015: in primo luogo, le somme interessate al beneficio e previste dagli accordi collettivi di secondo livello dovevano essere collegate a parametri di produttività e di competitività. e Le erogazioni sono suscettibili dello sgravio se hanno come obiettivo il raggiungimento di risultati rilevanti per il miglioramento della competitività aziendale: ad esempio, i premi che scattano al conseguimento di determinate soglie di fattura- to, quelli agganciati a una diminuzione degli scarti di produzione, e così via. rUn altro requisito necessario per poter produrre l’istanza consiste nel deposito presso la Direzione territoriale del lavoro degli accordi aziendali o territoriali istitutivi dei salari di secondo livello: il deposito deve essere avvenuto entro il 29 giugno 2015, altrimenti la domanda non è presentabile. Con riferimento alle intese territoriali, se non risulta possibile la rilevazione di indicatori a livello aziendale, i criteri di corresponsione da adottare saranno legati agli andamenti delle imprese del settore sul territorio. Le imprese di somministrazione, per accedere allo sgravio, devono invece fare riferimento alla contrattazione di secondo livello sottoscritta dall’impresa utilizzatrice o dalle organizzazioni a cui essa aderisce. t Per accedere all’agevolazione, oltre alle condizioni descritte, è altresì necessario che l’im- L’esempio Il calcolo dello sgravio contributivo per un’azienda industriale con oltre 50 dipendenti. Si considera un premio di risultato di 1.500 euro erogato, nel 2014, a un impiegato. La retribuzione annua lavoratore è di 26mila euro (comprensiva del premio) • Nel limite dell’1,60% della retribuzione imponibile Misura dello sgravio •26.000 euro x 1,60%= 416,00 euro (tetto sgravabile) •25 punti della % a proprio carico Sgravio per l’azienda •416 euro x 25%= 104,00 euro •Intera aliquota a proprio carico Sgravio per il lavoratore •416 euro x 9,49%= 39,77 euro LE PROPOSTE DEL SOLE Le regole per gli sconti presa rispetti i requisiti previsti dalla legge 296/2006 (sulla regolarità contributiva) e abbia corrisposto ai dipendenti trattamenti economici non inferiori a quanto stabilito dalla contrattazione collettiva. La ripartizione dei fondi Tutte le domande trasmesse, secondo le condizioni previste, saranno ammesse al beneficio (che andrà recuperato attraverso le denunce Uniemens) e l’Inps ne darà comunicazione entro 60 giorni dal termine ultimo per la presentazione. Se le risorse disponibili non fossero sufficienti a coprire la concessione dello sgravio nella misura richiesta dalle aziende, l’istituto provvederà a riproporzionare gli importi. I fondi destinati allo sgravio, come anticipato sopra e come ricorda anche la circolare Inps 128/2015, sono stati notevolmente ridotti negli anni. La legge 92/2012 aveva collegato la concessione dei benefici contributivi riferiti alle erogazioni di produttività ai criteri regolatori della legge 247/2007, rendendo strutturale la dotazione di risorse nell’ammontare di 650 milioni di euro annui. In realtà, diversi “prelievi” operati a vario titolo per rimpinguare altre dotazioni (da ultimo è intervenuta la legge 190/2014, articolo 1, comma 313, che ha previsto una riduzione delle risorse di 208 milioni per il 2015) hanno via via eroso la quota assegnata portandola, appunto, per quest’anno a 391 milioni di euro. I contratti e la finalità degli incentivi Sono ammesse allo sgravio le erogazioni previste dai contratti collettivi aziendali e territoriali o di secondo livello (del settore privato). Le somme devono essere legate a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione ed efficienza organizzativa, oltre che collegate ai risultati riferiti all’andamento economico o agli utili dell’impresa o a ogni altro elemento rilevante per il miglioramento della competitività aziendale (basta uno solo dei parametri) Il deposito È obbligatorio il deposito dell’accordo presso la Dtl (quest’anno doveva avvenire entro il 29 giugno) La ripartizione I 391 milioni a disposizione saranno assegnati per il 62,5% alla contrattazione aziendale e per il 37,5% a quella territoriale. In caso di mancato utilizzo dell’intera percentuale destinata a ciascuna delle due tipologie, la quota residua è assegnata all’altra fattispecie EDITORIA Come funziona il Durc online LA MISURA I limiti Lo sgravio è entro l’1,60% della retribuzione contrattuale annua di ogni lavoratore (comprese le somme incentivanti interessate allo sgravio). C’è lo sgravio massimo di 25 punti dell’aliquota per il datore di lavoro, al netto di eventuali agevolazioni contributive sulle assunzioni, delle misure compensative previste dall’attuale legislazione e, per l’agricoltura, degli sconti per i territori montani e svantaggiati. Lo sgravio è totale per la quota a carico del lavoratore In caso di risorse insufficienti Gli incentivi sono riproporzionati tra i datori ammessi GLI STEP PER L’INCENTIVO La domanda Invio telematico dell’istanza all’Inps, anche se riferita a lavoratori iscritti ad altri enti previdenziali La risposta Entro 60 giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle domande, l’Inps comunica alle aziende l’ammissione al beneficio e l’eventuale rideterminazione dello stesso. L’importo dello sgravio in capo all’azienda e al lavoratore sarà poi recuperato, con le codifiche necessarie, attraverso il flusso Uniemens. L’importo del beneficio spettante al lavoratore (pari alla contribuzione trattenuta, nel 2014, nel cedolino del mese in cui è stato corrisposto l'emolumento incentivante) sarà restituito attraverso il Lul I CASI PARTICOLARI Gli altri requisiti La fruizione dell’incentivo è subordinata al rispetto delle condizioni di regolarità contributiva e della parte economica dei contratti collettivi, previste dall’articolo 1, comma 1175, della legge 296/2006. Il datore di lavoro – se non ha già provveduto per accedere ad altri benefici – deve presentare alla Dtl la dichiarazione di responsabilità sull’inesistenza di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali definitivi, in ordine alla commissione di determinate violazioni Cessazioni e operazioni straordinarie 8 Il beneficio spetta anche alle aziende che – nei rispetto dei requisiti sopra descritti – abbiano successivamente sospeso o cessato l’attività 8 In caso di operazioni societarie che abbiano comportato l’estinzione del soggetto preesistente (ad esempio fusione), l’istanza dovrà essere presentata dal soggetto subentrante 8 Nell’ipotesi di indebita fruizione del beneficio, i datori di lavoro saranno tenuti al versamento dei contributi dovuti oltre al pagamento delle sanzioni civili © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal 1° luglio scorso, la verifica della regolarità contributiva avviene solo online e in tempo reale. La guida operativa del Sole 24 Ore analizza dettagliatamente tutti gli adempimenti richiesti a imprese, professionisti e pubbliche amministrazioni e definisce i requisiti di regolarità, i contenuti e le modalità della verifica. In edicola con il Sole 24 Ore a 9,90 euro in più I nuovi contratti di lavoro Con il decreto di riordino dei contratti di lavoro (Dlgs 81/2015) cambiano le modalità di ingresso nel mondo del lavoro . Una disciplina organica il cui impatto sulla modernizzazione di questo mercato e sul rilancio della produttività è ora tutto da analizzare e valutare. Un primo significativo contributo è rappresentato da «Contratti e mansioni» la pubblicazione che il Sole 24 Ore, attraverso i propri autori più prestigiosi, offre agli operatori In edicola a 9,90 euro + il prezzo del quotidiano APPROFONDIMENTO ONLINE Pubblicazioni, corsi e convegni www.shopping24.ilsole24ore.com www.bs.ilsole24ore.com GLI ESPERTI DEL SOLE 24 ORE NELLA TUA CITTÀ: BARI MILANO TRENTO IL JOBS ACT: TUTTE LE NOVITÀ SULLA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO. CATANIA ROMA VERONA FIRENZE PADOVA DA SETTEMBRE A NOVEMBRE 2015 MESSINA POTENZA 3 GIORNATE IN AULA CON GLI ESPERTI DEL SOLE 24 ORE 21 CREDITI FORMATIVI In collaborazione con: IL PERCORSO FORMATIVO: STRUTTURA E PROGRAMMA SETTEMBRE OTTOBRE IL RIORDINO DELLE TIPOLOGIE CONTRATTUALI ANALISI DI TUTTI I CONTRATTI FLESSIBILI NOVEMBRE LA CORRETTA REDAZIONE DEL BUDGET DEL PERSONALE E LE NOVITÀ IN MATERIA DI SEMPLIFICAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI: REGOLE E CASISTICA PER I LICENZIAMENTI INDIVIDUALI LA RIFORMA DEI CONGEDI DEI GENITORI DOPO IL JOBS ACT I CONGUAGLI CONTRIBUTIVI E FISCALI DI FINE ANNO PROGRAMMI AGGIORNATI SULLA BASE DELLE NOVITÀ DEL D.L. 34/2014 Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601 [email protected] Gabriele Bonati Consulente aziendale MG Consulting srl Elvira D’Alessandro Consulente del lavoro Studio D’Alessandro Alberto Bosco Consulente aziendale Officine del lavoro Potito di Nunzio Consulente del lavoro Studio di Nunzio Vittorio Moresco Partner Hogan Lovells Studio Legale Bruno Bravi Consulente del lavoro Studio Bravi Ernesto Palomba Consulente del lavoro Studio Palomba Massimo Braghin Consulente del lavoro Studio Braghin Giuseppe Ponzio Consulente del lavoro Temistocle Bussino Funzionario ispettivo Docente presso Università Cattolica e Bocconi Paola Sanna Consulente del lavoro Studio Sanna Aldo Calza Managing Partner help - the Employment Law Plant Alberto Testi Partner Grimaldi Studio Legale Roberta Caragnano Avvocato Studio Legale Caragnano Angelo Zambelli Co-Managing Partner Grimaldi Studio Legale Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 / Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 Norme e tributi 23 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 GIUSTIZIA E SENTENZE www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com Diritto penale. Le possibilità di utilizzo dell’istituto dopo lo stop arrivato dalla Corte di cassazione sull’applicazione parziale Messa alla prova a maglie strette Spetta al giudice valutare i «meriti» dell’imputato e le chance di reinserimento sociale A CURA DI Fabio Fiorentin pTra i più discussi profili applicativi della messa alla prova (articolo 464-bis del Codice di procedura penale e 168-bis del Codice penale) c’è la possibilità di una sua applicazione “parziale”, limitata cioè ad alcune imputazioni. La fattispecie, non espressamente disciplinata dalla legge, può ricorrere nella pratica in due ipotesi: 1 quella del soggetto nei cui confronti sono mosse plurime contestazioni, delle quali solo alcune relative a fatti-reato compresi nell’ambito operativo dell’articolo 168-bis del Codice penale; 1 quella dell’imputato di reati tutti rientranti nella previsione dell’istituto di probation che, tuttavia, formuli istanza di messa alla prova soltanto per alcuni di essi. de la separazione dei processi qualora la riunione dei medesimi sia valutata dal giudice assolutamente necessaria per l’accertamento dei fatti. Nel caso di specie, l’accertamento del reato associativo contestato si fondava, infatti, su una serie di fatti autonomamente integranti reato, che non consentivano una valutazione separata. Lo stop della Cassazione La Corte di vertice ha confermato, anzitutto, l’esigenza della valutazione preliminare di compatibilità dell’istanza di messa alla prova parziale con le esigenze di cui all’articolo 18 del Codice, ma ha anche negato in radice l’am- REATI PLURIMI La Suprema corte ha escluso dal beneficio i casi di più Reati non previsti dal 168-bis imputazioni quando non tutti Una prima giurisprudenza di i delitti rientrano nell’elenco merito si era indirizzata in senso contenuto nel 168-bis favorevole all’ammissibilità della messa alla prova parziale (si veda il box a lato). Tale orientamento è stato, tuttavia, recentemente sconfessato da un arresto di legittimità, che si è invece espresso in senso negativo (sentenza 14112/2015). La pronuncia della Suprema corte concerne il caso di due imputati ammessi dal Gup al rito abbreviato ma non alla messa alla prova, che pure avevano ritualmente chiesto al giudice ma che da quest’ultimo non aveva applicato (pur ritenendo ammissibile – in conformità al prevalente indirizzo della giurisprudenza di merito – l’istanza di messa alla prova parziale) ravvisando, nel caso concreto un contrasto con l’articolo 18, comma 1, prima parte del Codice di procedura penale, che preclu- missibilità di un’applicazione parziale del beneficio alternativo al processo. Le argomentazioni utilizzate dalla Cassazione hanno una particolare pregnanza, richiamandosi direttamente al principio della finalizzazione rieducativa della pena sancito dall’articolo 27, comma 3 della Costituzione. Precisamente, la Corte rileva che l’ipotesi in cui a un soggetto siano contestate plurime imputazioni, appare «appare stridente con la struttura del sistema e (...) con gli stessi presupposti dell’istituto che possa avvenire una “parziale” risocializzazione del soggetto interessato», data la «visione unitaria e complessiva della prospettiva di risocializzazione del soggetto che potrà realizzarsi at- traverso la messa alla prova previa sospensione dell’intero “procedimento” ma solo quando ciò sia possibile in relazione a tutti i reati in contestazione». Corollario della pronuncia è la conferma del potere-dovere del giudice di valutazione discrezionale dell’istanza formulata dall’interessato sotto il duplice profilo delle esigenze processuali e della “meritevolezza” dell’imputato con riferimento alle possibilità effettive di recupero sociale del medesimo, il quale non è – pertanto - titolare di un diritto assoluto di accesso alla misura. Reati compresi nel 168-bis La Cassazione sembra implicitamente chiudere la porta alla possibilità di concessione parziale della messa alla prova anche nel caso di reati tutti non ostativi, mentre pare lasciare spazio alla possibilità di messa alla prova “cumulativa” del beneficio quando si tratti di fattireato tutti ricompresi nell’elencazione dell’articolo 168-bis del Codice penale. La decisione suscita, peraltro, dubbi di compatibilità costituzionale, nella parte in cui - in assenza di specifici divieti di legge – introduce un’ipotesi di preclusione assoluta all’accesso al beneficio, laddove appare invece coerente con la ratio dell’istituto e con la Costituzione riservare al giudice di merito la possibilità di valutare in concreto, anche nelle ipotesi di accesso parziale al beneficio, le chance di risocializzazione del soggetto, in base ai parametri dell’articolo 133 del Codice penale. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN ESCLUSIVA PER GLI ABBONATI Le sentenze commentate in pagina www.quotidianodiritto.ilsole24ore.com L’ALT DELLA CASSAZIONE Non è applicabile la sospensione del processo con messa alla prova dell’imputato, qualora quest’ultimo sia chiamato a rispondere - allo stesso tempo e nello stesso procedimento - di reati per i quali non sia possibile l’accesso al beneficio unitamente ad altri per i quali ciò sia invece possibile, poiché non appare coerente con la finalizzazione rieducativa dell’istituto ipotizzare una “parziale” risocializzazione del soggetto interessato. La stessa formulazione dell’articolo 168-bis del Codice penale, infatti, non ha fatto direttamente riferimento ai reati quanto piuttosto ai «procedimenti per reati ...» così lasciando intendere una visione unitaria e complessiva della prospettiva di risocializzazione del soggetto che potrà realizzarsi attraverso la messa alla prova previa sospensione dell’intero “procedimento” ma solo quando ciò sia possibile in relazione a tutti i reati in contestazione Cassazione penale, sezione II, sentenza dell’8 aprile 2015, n. 14112 IL PATTEGGIAMENTO È ammissibile la separazione dei procedimenti ai fini della sospensione con messa alla prova dell’imputato per alcuni soltanto dei reati oggetto di contestazione nell’ambito di uno stesso procedimento che riguardi reati puniti con pena edittale fino a quattro anni di reclusione e reati che superano il detto limite, esclusi dalla operatività della messa alla prova. A tal fine, non può essere opposto il diverso orientamento assunto dalla giurisprudenza in tema di patteggiamento parziale, attesa la prevalente finalità di recupero sociale dell’istituto di cui all’articolo 168-bis del Codice di procedura penale e le conseguenze paradossali che si avrebbero nel caso in cui, negata la messa alla prova per i reati non ostativi solo perché oggetto di contestazione cumulativa con imputazioni ostative, il soggetto fosse poi assolto da queste ultime e condannato per i primi, anche se per tali ipotesi delittuose avrebbe avuto diritto a richiedere la sospensione del processo Tribunale di Torino, ordinanza del 21 maggio 2014 PLURALITÀ DI CONTESTAZIONI È ammissibile la messa alla prova dell’imputato anche nel caso in cui gli siano mosse più contestazioni per reati tutti non ostativi alla concessione del beneficio, non potendosi interpretare in malam partem la locuzione «per più di una volta» come se significasse «per più reati»; poiché tale lettura si porrebbe in contrasto con la finalità deflativa dell’istituto e la finalità di risocializzazione dell’imputato. Tale possibilità di messa alla prova “cumulativa” sarebbe ammissibile anche in caso di riconoscimento della continuazione tra i reati contestati. Peraltro, la pluralità di contestazioni a carico dell’imputato è un dato che il giudice deve valutare ai fini della prognosi in ordine al futuro comportamento della persona e all’astensione di quest’ultima dal commettere ulteriori reati. Tribunale di Milano, ordinanza 28 aprile 2015 I bonus del piano casa anche per casali e stalle Aumenti di cubatura applicabili alle aree agricole pAnche gli edifici localizzati in campagna possono avvalersi dei piani casa regionali e dei premi di volumetria aggiuntivi, rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici, molti dei quali in scadenza a dicembre di quest’anno. In molte regioni, infatti, le leggi sui piani casa si applicano non solo alle abitazioni e ai capannoni ma anche a casolari, fienili, masserie, casali, ricoveri per attrezzi e altri tipi di fabbricati rurali, nonché agli altri immobili con le altre destinazioni d’uso urbanistico ricadenti nelle zone E del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 che, tra l’altro, definisce le caratteristiche delle aree omogenee del territorio. Le zone E racchiudono le parti del territorio destinate all’agricoltura, con l’esclusione di quelle parti per le quali il frazionamento delle proprietà implica che le si possa ritenere destinate a nuovi insediamenti che non coprano più di un ottavo della superficie. Le modifiche ammesse Sono 14 le leggi regionali che stabiliscono in che modo e con quali limiti e condizioni l’ampliamento può riguardare anche le aree agricole. Le disposizioni che possono essere applicate alle zone agricole formano un mosaico molto variegato, con una certa ampiezza del livello di permissività. Naturalmente, chi ha intenzione di usufruire dei diritti edificatori extra per il casolare di campagna deve farlo entro il termine di manda di sospensione del processo e messa alla prova è un passaggio particolarmente delicato per l’interessato, la cui istanza rischia di incorrere in preclusioni e inammissibilità suscettibili di compromettere il buon esito della procedura, ponendo il soggetto di fronte all’alea del processo e all’eventuale condanna da scontare nelle forme ordinarie. In un contesto giuridico-normativo tuttora gravido di incertezze applicative, particolarmente preziose si rivelano le indicazioni elaborate da alcuni importanti uffici giudiziari – in particolare Milano e Napoli - che offrono alcuni utili chiarimenti relativi alle formalità di presentazione dell’istanza. La domanda deve, anzitutto, rispettare i requisiti di legge, sia sotto il profilo formale (articolo 464-bis del Codice di procedura penale) che sostanziale (articolo 168-bis del Codice penale). Vanno inoltre rispettati i termini di decadenza, ai quali va fatta particolare attenzione poiché variano a secondo che la richiesta sia formulata al Gip, al Gup, al giudice del dibattimento o del giudizio direttissimo. Per le domande proposte nel corso delle indagini preliminari, vanno anche osservati i termini e le modalità indicate nell’articolo 464-ter del Codice di procedura penale. È invece sempre obbligatorio allegare un programma di trattamento elaborato di concerto con gli assistenti sociali (Uepe) o la richiesta di tale programma. In quest’ultimo caso, l’interessato dovrà presentare alla cancelleria del giudice – a pena di inammissibilità - insieme con la domanda di messa alla prova, copia della richiesta all’Uepe con la prova del deposito. La prassi è orientata a che il giudice, valutata l’ammissibilità dell’istanza, conceda un breve rinvio per la messa a punto del programma di trattamento. In questo spazio di tempo è da ritenere che la prescrizione resti sospesa (articolo 159 comma 1, n. 3 del Codice penale). Da questa prassi sono esclusi i casi in cui si procede con rito direttissimo i cui tempi stretti non permettono la produzione del programma o dell’attestazione della presentazione della domanda. In tal caso, le indicazioni operative contenute nelle guidelines della magistratura sono per la concessione di un breve rinvio che consenta all’imputato di presentare la domanda all’Uepe e di un rinvio successivo che permetta agli assistenti di elaborare il programma di trattamento. Il giudice valuterà altresì i profili relativi alla misura cautelare (ovviamente non compatibile con la messa alla prova). Tra le ipotesi di inammissibilità, si segnalano i casi di assoluta carenza dei requisiti di legge (ad esempio per superamento dei limiti di pena, per la sussistenza di una declaratoria di delinquenza qualificata, etc.) o il mancato rispetto dei termini di decadenza previsti dall’articolo 464-bis del Codice di procedura penale (cui va assimilata l’ipotesi di reiterazione di istanza già respinta, che supera quindi il limite di cui all’articolo 464-quater comma 9 del Codice procedura penale). Se la domanda è affetta da vizi formali (ad esempio poiché proposta da difensore non munito di procura speciale; o formulata dall’imputato la cui sottoscrizione non sia autenticata), la parte può riproporre l’istanza prima della dichiarazione di apertura del dibattimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com Urbanistica. Per gli edifici rurali in Liguria e nel Lazio obbligatori materiali tipici Raffaele Lungarella Istanza respinta senza il programma di recupero pLa formulazione della do- La giurisprudenza EDILIZIA E AMBIENTE A CURA DI La domanda. Le linee guida della magistratura scadenza del piano della regione di appartenenza (per le scadenze, regione per regione si veda il Sole 24 Ore del 13 luglio). Devono essere rispettate anche le eventuali altre condizioni generali previste dai piani (la data entro cui l’immobile doveva essere già esistente, per esempio). Alcune regioni non hanno adottato norme specificamente rivolte alle area agricole, ma la possibilità di beneficiare degli incentivi volumetrici dei piani casa anche per queste zone deriva dalla individuazione degli ambiti nei quali è possibile realizzare gli interventi di amplia- FOCUS Norme scadute in due Regioni L’ampliamento delle abitazioni o degli edifici rurali non è più possibile in Lombardia ed Emilia Romagna. In queste due Regioni le leggi speciali che riconoscevano i premi di volumetria sono infatti scadute senza proroghe. In tutte le altre regioni o province autonome la possibilità resta aperta, ma con scadenze variabili. Ravvicinate (entro il 31 dicembre ) per Abruzzo, Basilicata Liguria, Molise , Trento, Piemonte, Sicilia e Toscana. Più “generose” altrove. In particolare in Umbria, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano non c’è un termine agli ampliamenti in deroga. mento e di quelli di demolizione e ricostruzione. È il caso, ad esempio, della Calabria, dove gli immobili ubicati in campagna con destinazione sia residenziale che non residenziale possono essere ampliati con premio del 20% della superficie (fino a 70 mq) e demoliti e ricostruiti con un aumento della superficie del 35% di quella esistente, anche con cambiamento della destinazione d’uso. Nel Lazio sugli edifici residenziali costruiti dopo il 1950 possono essere realizzati interventi di sostituzione edilizia con un aumento del 20% della superficie, purché il nuovo immobile sia coerente con i caratteri e l’architettura dell’edificazione agricola. In Umbria gli ampliamenti degli edifici residenziali in zone agricole sono ammessi solo su quelli realizzati dopo il 13 novembre 1997. Sempre nel Lazio nei casi in cui può essere utile per il recupero di edifici esistenti, evitando quindi il consumo di nuovo suolo, è consentito trasformare in residenza fino al 50% dei volumi accessori e delle pertinenze di edifici già destinati in prevalenza a residenza, ovviamente sempre di quelli ubicati in zone destinate urbanisticamente all’agricoltura. Anche la Campania permette i cambiamenti delle destinazioni d’uso nelle zone agricole. Stalle e capannoni possono trasformarsi in case solo, però, se destinate alle famiglie dei proprietari dei fondi; gli immobili possono mutare destinazione sia per soddisfare le esigenze di spazio che per lo favorire lo sviluppo dell’azienda agricola. Il piano casa campano per incentivare lo svolgimento delle attività agricole consente anche di forzare il Prg per realizzare 0,3 metri cubi di nuove costruzioni ad uso produttivo ogni metro quadrato di superficie aziendale, in pratica 300 metri cubi di immobili ogni ettaro di terreno agricolo. Una disciplina dettagliata degli interventi di ampliamento nelle zone agricole è proposta dal piano della Sardegna. Il fattore determinante per stabilire cosa si può e cosa non si può fare è la distanza dell’immobile dalla linea di battigia. Nella fascia costiera tra i 300 e i 2mila metri da quella linea il volume degli edifici residenziali e quelli destinati a funzioni agricole, silvestri e pastorali può aumentare del 10% (elevabile al 20% se viene riqualificato l’intero immobile); nelle isole minori le distanze sono ridotte della metà. I divieti Per alcuni interventi o programmi previsti dai piani casa, le zone agricole sono, però, off limits. Così in Liguria nelle zone urbanistiche E gli edifici con destinazione non residenziale non possono essere demoliti e ricostruiti come abitazioni con un incremento del 35%. La legge della Calabria non permette nelle aree agricole la realizzazione degli interventi relativi ai programmi di riqualificazione delle aree degradate. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN ESCLUSIVA PER GLI ABBONATI La mappa dei piani casa regionali www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com Gli ampliamenti sul territorio 01 BASILICATA Nelle aree omogenee agricole sono consentiti interventi straordinari di riuso del patrimonio esistente destinando a residenza l’intera superficie di immobili già in parte classificati come residenziali. Permesse anche modifiche di destinazione d’uso degli edifici esistenti per destinarli a piccole attività di rivendita e degustazione di prodotti agricoli o anche per servizi alle popolazioni rurali, purché la superficie per queste funzioni non superi i 200 metri quadri 02 CALABRIA Piena applicazione delle previsioni del piano casa anche agli edifici ubicati in zona agricola: ampliamento del 20% della superficie lorda esistente e del 35% della volumetria in caso di demolizione e ricostruzione, sia per le residenze che per i capannoni. Nelle zone agricole non sono possibili interventi di sostituzione edilizia, con ampliamento della volumetria esistente, per realizzare programmi di riqualificazione delle aree urbane degradate 03 CAMPANIA Permessi i cambiamenti di destinazione d’uso di immobili (o parti di essi) non residenziali, per farne abitazioni per il nucleo familiare del proprietario del fondo agricolo o per realizzare locali per lo svolgimento di attività utili allo sviluppo integrato dell’azienda agricola. Nelle aree agricole si può beneficiare anche degli incrementi volumetrici previsti dal piano casa per gli interventi di ampliamento e di demolizione e ricostruzione a condizione che almeno il 20% della volumetria esistente sia destinato ad uso agricolo 04 LAZIO Ammesso l’ampliamento del 20% della cubatura esistente per la demolizione degli edifici residenziali, realizzati dopo il 1950, ubicati nelle zone territoriali agricole, purché ricostruiti secondo i caratteri dell’edificazione agricola. Le pertinenze degli edifici a prevalente destinazione residenziale, ubicati in zone destinate urbanisticamente all’agricoltura, possono essere recuperati e trasformati in residenza fino ad aumentare del 50% la superficie già destinata ad abitazione 05 LIGURIA La percentuale di incremento della superficie normalmente prevista per gli interventi di ampliamento (commisurata alla dimensione dell’immobile) è aumentata del 5% nel caso degli edifici rurali di valore testimoniale destinati a residenza. Ma acondizione che il proprietario rispetti la tipologia edilizia tipica dell’edilizia rurale e impieghi materiali locali tradizionali, quali ad esempio le lastre di ardesia, le tegole in laterizio tipo “coppo”, le lastre in pietra 06 MARCHE Anche nelle zone agricole è consentito l’ampliamento degli edifici residenziali nei limiti del 20% della volumetria fino a un massimo di 200 metri cubi. Per quelli costruiti prima del 1950, l’ampliamento è permesso purché non vengano alterate la tipologia edilizia e le caratteristiche architettoniche proprie del paesaggio rurale marchigiano. Con un piano di recupero si possono trasformare in residenza fino a 100 mq di superfici destinate a pertinenza, anche accorpando gli spazi recuperati all’edificio principale 07 MOLISE Nelle aree agricole, in alternativa all’ampliamento di edifici esistenti o in costruzione che abbiano completato la struttura, è possibile trasformare la destinazione d’uso dei locali prima non destinati all’abitazione in residenziale. La trasformazione deve avvenire a parità di volume edificato, devono essere salvaguardati gli aspetti paesaggistici ed ambientali del territorio e migliorate le prestazioni energetiche dell’edificio 08 PIEMONTE La legge sul piano casa si applica anche agli edifici residenziali classificati in passato come rurali, ma ora iscritti al catasto edilizio urbano. Dei premi volumetrici possono beneficiare anche gli edifici rurali ad uso abitativo necessari alle esigenze dei proprietari dei fondi e degli imprenditori agricoli professionali che li usano come abitazioni per salariati fissi, per gli addetti alla conduzione del fondo e per i pensionati dell’agricoltura. 09 PUGLIA Consentito realizzare sugli edifici rurali a uso abitativo gli stessi interventi permessi sugli edifici residenziali. Con l’ampliamento la superficie dell’edificio rurale può aumentare del 20 per cento. La superficie aggiuntiva non può superare i 300 metri quadri . In caso di demolizione del fabbricato, la sua ricostruzione può avvenire con un aumento del 35% della superficie di partenza 10 SARDEGNA Nelle zone omogenee agricole la volumetria degli immobili destinati ad usi agro-silvopastorali e di quelli residenziali, compresi nella fascia costiera tra i 300 e i 2mila metri dalla linea di battigia può aumentare del 10 per cento.Oltre i 2mila metri il premio raddoppia. Entro i 300 metri dalla fascia costiera aumento del volume senza cambio di destinazione d’uso per gli immobili utilizzati per la pastorizia di proprietà di imprenditori agricoli. 11 TOSCANA L’applicazione del piano casa è consentita per gli edifici rurali ad uso abitativo necessari alle esigenze dell’imprenditore agricolo, a quelle dei familiari occupati nel fondo e degli addetti a tempo indeterminato impegnati nell’attività agricola. La legge sul piano casa include gli edifici rurali nella definizione di edifici abitativi. Le superfici possono perciò essere ampliate del 20% per gli interventi di ampliamento (fino a un massimo di 350 mq) e del 35% in caso di demolizione e ricostruzione. 12 UMBRIA Escluso qualsiasi tipo di intervento con premio di superficie per gli edifici localizzati in zoen agricole realizzati prima del 13 novembre 1997. Più attenuati i divieti per gli immobili realizzati dopo. In campagna sono possibili solo interventi di ampliamento degli edifici già classificati come residenziali, con un premio del 20% della superficie esistente. La nuova superficie non deve superare il limite di 80 metri quadri e quella dell’edificio esistente i 500 metri quadri 13 VALLE D’AOSTA Nelle zone agricole gli interventi del piano casa possono riguardare le sole unità immobiliari destinate ad attività di carattere agro-silvo-pastorale. Gli edifici in precedenza classificati rurali e ora non più destinati agli usi originari, possono essere destinati a residenza per gli addetti alle attività agro-silvo-pastorali 14 VENETO Nelle zone agricole gli interventi del piano casa sono consentiti solo sugli edifici a destinazione residenziale e su quelli in cui si svolgono attività funzionali alla conduzione del fondo agricolo. Per gli edifici residenziali composti da due unità immobiliari destinati a prima casa di abitazione, il calcolo dell’ampliamento massimo di 150 metri cubi può essere fatto con riferimento a ogni unità immobiliare. L’ampliamento può essere realizzato anche recuperando a fini residenziali le strutture agricolo-produttive non più funzionali alla conduzione del fondo 24 Norme e tributi Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 LA GUIDA PRATICA PER LA FAMIGLIA Riforma della Pa Il pubblico impiego ILLUSTRAZIONE DI PIERLUIGI LONGO Domande & Risposte www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com Arrivano nuovi concorsi per valorizzare i migliori e sanzioni certe ai fannulloni PAGINA A CURA DI Davide Colombo pCon la riforma della Pa si riapriranno le occasioni di impiego nel settore pubblico e che cosa cambierà per i fannulloni? Se con la prossima legge di Stabilità non si faranno scelte diverse, anche nel 2016 dovrebbe permanere il blocco del turn over deciso per facilitare la mobilità dei dipendenti delle province. Mentre dal 2017 si dovrebbe tornare alla possibilità, per ogni amministrazione, di reclutare otto nuovi dipendenti ogni dieci cessazioni. Nel frattempo la riforma dovrebbe cominciare a dare i suoi frutti che, sul fronte di chi cerca un impiego pubblico, riguardano soprattutto i concorsi. Nelle selezioni future verranno valorizzate le esperienze professionali acquisite nella Pa con un contratto precario, la conoscenza della lingua inglese diventerà un titolo di merito valutabile dalle commissioni giudicatrici e verrà cancellato il requisito del voto minimo di laurea. Verrà inoltre valorizza- to il titolo di dottore di ricerca. Il nuovo testo unico del pubblico impiego che sarà varato in virtù della legge delega sarà accompagnato anche da norme transitorie per favorire il reclutamento di chi ha vinto vecchi concorsi nelle amministrazioni con graduatorie aperte. Il testo unico annunciato, che semplificherà le norme sedimentate dal dlgs 165 del 2001 in poi, conterrà anche una nuova disciplina del lavoro flessibile nel pubblico (che teoricamente dovrebbe essere limitato a situazioni molto particolari per evitare nuovo precariato) e con il superamento delle vecchie dotazioni organiche dovrebbe entrare in funzione una vera programmazione delle assunzioni sulla base degli effettivi fabbisogni di ogni amministrazione; un meccanismo che dovrebbe essere facilitato da un sistema informativo nazionale attivato al Dipartimento Funzione pubblica. Novità in arrivo anche per i fannulloni o gli “esperti di malat- LA PAROLA CHIAVE Staffetta 7Con la delega Pa verrà promosso un tentativo di “ricambio generazionale” tramite la riduzione, su base volontaria, dell’orario di lavoro e della retribuzione dei dipendenti più vicini al pensionamento. A chi lo vorrà sarà permesso di effettuare una contribuzione volontaria Inps garantendosi così, anche in caso di part time, una copertura piena dei versamenti. L’operazione è immaginata per favorire assunzioni anticipate di nuovo personale giovane nel rispetto dei vincoli normativi che ancora restano in campo. MOBILITÀ Gli uffici pubblici si riorganizzano per far posto allo smart-working I dipendenti della Repubblica trasferiti in base ai fabbisogni pIl datore di lavoro pubblico dei prossimi anni, se la sfida lanciata da questa nuova riforma della Pa andrà in porto, potrebbe contare su almeno un dieci per cento di dipendenti operativi da postazioni remote. La delega prevede che le amministrazioni si riorganizzino, nell’arco del prossimo triennio, per garantire a chi lo vorrà forme di telelavoro e di effettiva conciliazione dei tempi di vita e di impiego. Non si tratta del primo tentativo in questa direzione ma la novità della delega Madia è che vengono ora fissati degli obiettivi quantitativi. Inoltre l’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento degli obiettivi indicati (10% dei dipendenti e non più 20% come era previsto in una prima versione del testo) costituiranno oggetto di valutazione «nell’ambito dei percorsi di misurazione della © RIPRODUZIONE RISERVATA SMART WORKING Fenomenoincrescita LoSmartworking–l’approccio innovativoall’organizzazionedel lavorochesicaratterizzaper flessibilitàeautonomianellascelta deglispazi,deglioraridilavoroe deglistrumentidautilizzareafronte diunamaggiore responsabilizzazionesuirisultati– sistaaffermandoancheinItalia comeunconcettoriconosciutoe compreso,sdoganandosidal semplicetelelavoro.Molteaziende hannoattivatoqualcheiniziativain questosenso,masonoancora pochequellechehannoadottato realmenteunmodellodiSmart working,cioèhannosviluppatoun pianosistemicointroducendo strumentitecnologicidigitali, adeguatepolicyorganizzative, nuovicomportamentiorganizzativi elayoutfisicideglispazi.Alle iniziativedelleaziende,poi,si devonoaccompagnareinterventi sulleinfrastrutture(bandalargae Wi-Fineiluoghipubblici),insiemea misuredisemplificazionedelle formecontrattualichepromuovono questeformediflessibilità. 7 Un’amministrazione può conferire un incarico a un pensionato? Sulla questione è intervenuta una novità nell’iter di approvazione del Ddl Pa. Il nuovo comma 3 dell’articolo 17 , introdotto nel corso dell’esame alla Camera, modifica la disposizione (art. 5, comma 9, del dl n. 95 del 2912) e prevede che gli incarichi possono essere attribuiti a titolo gratuito e per la durata massima di un anno. Inoltre gli incarichi di carattere dirigenziale o direttivo sono soggetti (ferma restando la gratuità) al limite di durata di un anno, non prorogabile né rinnovabile. tie del fine settimana”. La delega prevede l’introduzione di norme più stringenti in materia di responsabilità disciplinare con l’obiettivo di rendere certe ed eseguite le sanzioni. Si tratta di misure di semplificazione delle regole attuali che, come dimostrato i dati Aran, non riescono a garantire un’esecutività in tempi certi . Il tema delle sanzioni contro imboscati e fannulloni è ritornato di forte attualità dopo lo scandalo delle assenze di massa per malattia dei vigili di Roma in occasione del Capodanno scorso. La ministra Marianna Madia aveva promesso che in futuro il sistema delle sanzioni sarebbero diventato più efficace e ora lo strumento normativo per farlo è arrivato. Nell’ambito della riorganizzazione degli accertamenti medico-legali in caso di assenza per malattia è stata fatto poi la scelta di attribuire tutte le competenze all’Inps. Un altra mossa che dovrebbe garantire più certezza nei controlli. Vittima di violenza cambia sede 7 In caso di violenza si può chiedere un trasferimento? Sì, lo prevede il comma 6 dell’articolo 14. La dipendente vittima di violenza di genere inserita in specifici percorsi di protezione può presentare domanda di trasferimento ad altra amministrazione pubblica ubicata in un Comune diverso da quello di residenza. Entro 15 giorni dalla comunicazione fatta dall’interessata l’amministrazione di appartenenza dispone il trasferimento presso l’amministrazione indicata dalla dipendente ove vi siano posti vacanti corrispondenti alla sua qualifica professionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA CONCILIAZIONE performance organizzativa e individuale all’interno delle amministrazioni pubbliche». Insomma, l’iniziativa non dovrebbe essere presa sottogamba dai dirigenti che dovranno definire gli obiettivi sulla gestione del personale nel triennio di sperimentazione. Mentre ai dipendenti e ai funzionari che chiederanno di lavorare anche da casa in smart-working o coworking verrà garantito che non subiranno alcun tipo di penalizzazione «ai fini del riconoscimento delle professionalità e delle progressioni di carriera». La disposizione è prevista per tutte le amministrazioni, mentre gli organi costituzionali, nell’ambito della loro autonomia, potranno definire propri criteri per garantire forme di conciliazione e telelavoro. A questa novità della delega si coniuga quella che prevede istituzione di una Consulta nazionale per garantire l’effettiva integrazione delle persone con disabilità. L’obiettivo è quello di rafforzare il monitoraggio sul diritto al lavoro dei disabili nel settore pubblico (legge 12 marzo 1999, n. 68) e prevedere nuovi piani di espansione e riorganizzazione. Incarichi pubblici ai pensionati pÈ uno degli obiettivi più ambiziosi della riforma Madia: consentire alle amministrazioni pubbliche di programmare le assunzioni sulla base degli effettivi fabbisogni (e non più delle vecchie dotazioni organiche) e dare ai dipendenti e ai funzionari la possibilità concreta di passare in mobilità volontaria da un’amministrazione all’altra. Insomma arrivare davvero al “dipendente della Repubblica” come è stato detto in qualche slogan. Il nodo da sciogliere (vedremo come nel decreto legislativo) è proprio quello della definizione, sulla base di criteri oggettivi, dei nuovi fabbisogni di personale di un’amministrazione. Passaggio ineludibile per poi arrivare a quello che consente la mobilità volontaria da un posto a un altro (dove c’è un fabbisogno scoperto) senza che scatti il veto dell’amministrazione di provenienza. Il meccanismo, per ora molto futuribie, dovrebbe funzionare tramite la pubblicazione di bandi di mobilità da parte delle varie amministrazioni che vengono raccolti sul portale istituito dal Dipartimento Funzione pubblica (www.mobilità.gov.it). È qui che si dovrebbe determinare il meccanismo di domanda/offerta capace di far funzionare davvero la mobilità volontaria. In attesa di vedere questo risultato il cantiere della riforma Madia dovrà però smaltire ban altre procedure di mobilità (in questo caso obbligatorie) che non saranno semplicissime. Intanto c’è quella ancora apertissima TESTO UNICO legata alla riduzione degli organici delle province e delle città metropolitane, con circa 20mila dipendenti in soprannumero dai quali si può solo sottrare i circa 6mila dei centri per l’impiego che passeranno alle Regioni. A questo nodo se ne aggiungerà un altro legato alle mobilità che si determineranno con la chiusura di una serie di uffici periferici dello Stato (le riorganizzazioni spaziano dalle Prefetture alle Autorità portuali) e con gli accorpamenti della Camere di Commercio da 105 a 60 (sono 10mila circa i dipendenti di questi enti e delle società controllate). Si tratta di operazioni complesse e straordinarie che verranno gestite con ampie riorganizzazioni di apparati che potranno determiare mobilità non volontarie anche oltre il limite di 50 chilometri previsto dal dl 90/2014. L’altro nodo che si dovrà affrontare ma qui siamo fuori dalla Pa rigrada la gestione del personale delle società partecipate che dovranno essere ridotte da 8mila circa a mille. In ballo ci sono oltre 260mila dipendenti: gli esuberi dovranno essere gestiti con ammortizzatori sociali in deroga. Si vedrà. © RIPRODUZIONE RISERVATA DA SAPERE La mobilità d’ufficio I dipendenti pubblici possono esser trasferiti all’interno della stessa amministrazione o, con accordo tra enti interessati in altra amministrazione, qualora la sede iniziale e quella finale si trovino nel territorio dello stesso comune. Lo prevede l’articolo 4 del dl 90 del 2014. Il trasferimento può essere attuato anche quando, pur non essendo nello stesso comune, le due sedi si trovino a distanza non superiore a 50 chilometri Licenziamenti e contratti: sintesi da fare tra privato e Pa Sandro Mainardi pIl capitolo della delega Madia dedicato ai rapporti di lavoro non sembra assumere la portata rivoluzionaria che invece caratterizza il Jobs Act del settore privato ed i suoi decreti attuativi: ad uno sguardo di insieme, l’orizzonte degli interventi per la Pa appare contenuto, di portata correttiva rispetto all’esistente, piuttosto che realmente modificativa. Il Testo Unico sul lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni si dovrà infatti limitare alle modifiche «strettamente necessarie per il coordinamento» formale e sostanziale del materiale normativo esistente, «apportando le modifiche strettamente necessarie per garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica», con «risoluzione delle antinomie» ed «indicazione esplicita delle norme abrogate». Se gli avverbi contano, non occorre dunque aspettarsi dall’esercizio della delega uno stravolgimento degli assetti regolativi esistenti, così come consolidatisi nelle riforme del pubblico impiego, a partire dalla storica “privatizzazione” del 1993. Tuttavia il progetto, che appunto ha come base questa complessa quanto utile operazione di drafting normativo (si pensi che, in alcuni ambiti, le norme di riferimento hanno subìto in pochi anni decine di interventi, alimentando il contenzioso e rendendo di fatto impossibile la gestione), può svolgere un contributo fondamentale verso uno degli obiettivi propri anche del Jobs Act. Si tratta di dare certezza normativa e basi stabili ad un mercato del lavoro pubblico investito da una lunga stagione di leggi e leggine, che hanno aumentato e reso forse definitivo il distacco dal modello proprio e caratterizzante della privatizzazione, che da sempre impone un diritto del lavoro pubblico il più possibile coincidente con quello privato. Pur nel mandato circoscritto dal legislatore delegante, se si guarda insieme alle operazioni di riforma in itinere per i mercati del lavoro (privato e pubblico), si deve allora porre con forza, e risolvere, il problema del coordinamento reciproco. In che modo le norme della legge n. 183/2014 e dei decreti attuativi si rapporteranno con la disciplina vigente e futura del lavoro nelle Pa? Si tratta di norme scritte per il solo settore privato o investono l’intero universo del lavoro subordinato? È scontata la loro “non” applicazione o è scontato il contrario? Quale sarà poi la linea sindacale, visto che qui esistono ancora spazi per rendere impermeabile il pubblico impiego dalle riforme RenziPoletti, ma risulterà poi difficile spiegare ai lavoratori dell’impresa perché i colleghi DUE NODI Itemipiùsensibili Suilicenziamentiillegittimisi dovràstabilireselatutelaèquella comunedellavoroprivato, nell’opzionefraleggeForneroe tutelecrescenti,oquella reintegratoriapienaperogni ipotesidiinvaliditàdelrecesso. Suicontrattiladelegaimponeil contenimentodelricorsoalle tipologieflessibili,ancheper prevenireilprecariato:bisogna peròdarecorpoalla giurisprudenzaUesull’utilizzo abusivodeicontrattiflessibili del settore pubblico mantengono assetti differenziati. Poiché il Jobs Act non si è preoccupato di sciogliere questi nodi, salvo ambigui frammenti normativi del codice dei contratti flessibili di cui al decreto 81/2015, tocca ora alla legge Madia portare chiarezza applicativa, non foss’altro che per cavare dall’impasse la magistratura del lavoro. I temi più sensibili appaiono quelli delle tutele contro i licenziamenti illegittimi e del corretto utilizzo dei contratti flessibili. Sul primo la delega Madia offre spazi di intervento per rendere più semplice e spedito il procedimento disciplinare: si dovrà però stabilire, appunto in ragione del “coordinamento normativo”, se la tutela per il licenziamento illegittimo è quella comune del lavoro privato, nell’opzione fra legge Fornero e tutele crescenti, oppure quella reintegratoria piena per ogni ipotesi di invalidità del recesso, con un aggiornamento di legge del vecchio art. 18 dello Statuto. Sui contratti la linea di delega impone il contenimento del ricorso alle tipologie flessibili, anche per prevenire il precariato. La misura può essere favorita dal fondamentale passaggio dell’eliminazione delle dotazioni organiche, sostituite da una programmazione delle assunzioni che guardi ai fabbisogni sfruttando realmente i processi di mobilità. Si tratta però di dare corpo e sostanza alla giurisprudenza comunitaria sull’utilizzo abusivo dei contratti flessibili: ferma la possibilità di escludere la conversione/stabilizzazione del rapporto, il tema è quello della misura certa dell’indennizzo e della sua idoneità a compensare il danno subito dall’interessato in mancanza di conversione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Contributi e parttime volontario 7 A due anni dalla pensione posso chiedere un part-time volontario alla mia amministrazione? Molto probabilmente sì. Bisognerà attendere il testo del decreto legislativo ma il principio è chiaro: si potrà chiedere una riduzione dell’orario di lavoro. È garantita la possibilità, con la contribuzione volontaria ad integrazione, di conseguire l’invarianza della contribuzione previdenziale. DOMANI Riforma della Pa Il nuovo contratto Che cosa succede dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco degli stipendi? I dipendenti pubblici ora hanno diritto agli arretrati relativi al blocco? Come cambierà la valutazione del personale ora che è affidata all’Aran? Norme e tributi 25 Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 LA GUIDA PRATICA PER LA FAMIGLIA Scuola Alternanza ILLUSTRAZIONE DI PIERLUIGI LONGO Domande & Risposte www.scuola24.ilsole24ore.com Stage in azienda, ecco la carta con i diritti e doveri degli studenti Gianni Bocchieri Claudio Tucci pA settembre debutta la nuova alternanza scuola-lavoro: cosa faranno gli studenti in azienda? Il ministero dell’Istruzione sta definendo, per la prima volta, i diritti e doveri degli alunni impegnati in questi percorsi formativi che in base alla riforma Renzi-Giannini entrano a tutti gli effetti nel curriculo scolastico (e l’esperienza “on the job” verrà valutata all’esame di Stato). Finora l’alternanza con il lavoro (e quindi la prima esperienza concreta con il mondo delle imprese) è stata praticata essenzialmente dagli studenti degli istituti tecnici e professionali più all’avanguardia (per durate piuttosto brevi, circa 90 ore e solo nelle classi quarte). Le nuove regole, in vigore da luglio, potenziano l’istituto (si veda servizio qui sotto) e aprono anche ai licei (sempre rivolgendosi ai ragazzi degli ultimi tre anni di corso) e, soprattutto, impongono al dicastero di Viale Tra- stevere di regolare compiutamente tutta la materia, comprese le attività “pratiche” di didattica nei laboratori. Tra un paio di settimane, al suono della prima campanella, il Miur presenterà «La Carta dei diritti e doveri»: «Si partirà dal lato studente - spiega il dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione, Carmela Palumbo -. Verrà affermato il principio che tutti i ragazzi e i loro genitori dovranno essere informati dall’istituto del percorso che l’alunno farà nell’impresa». Ogni ragazzo avrà a disposizione un “piano personalizzato” e sarà affiancato da un tutor aziendale, che potrà essere anche lo stesso imprenditore (per venire incontro alle esigenze delle pmi) e da un tutor scolastico (di regola, un insegnante della classe). «L’alternanza non è un rapporto di lavoro, e non è neppure un gita scolastica - aggiunge Palumbo -. È scuola a tutti gli effetti, e quindi è da affrontare con serietà, e l’istituto assieme all’im- LA PAROLA CHIAVE Alternanza 7L’alternanza scuola-lavoro consiste nella realizzazione di percorsi progettati, attuati, verificati e valutati, sotto la responsabilità dell’istituzione scolastica o formativa, sulla base di apposite convenzioni con le imprese, anche del terzo settore, e pure con ordini professionali, enti pubblici e privati. L’alternanza, dopo le modifiche operate dalla legge Renzi-Giannini, diventa a tutti gli effetti un percorso formativo che potenzia l’autonomia scolastica e qualifica l’offerta formativa (rendendola più flessibile) a vantaggio degli studenti Il percorso di studio e lavoro 7 La riforma della scuola rafforza il legame istruzione-imprese. Cosa cambia per i ragazzi da settembre? L’alternanza scuola-lavoro diventa parte integrante del percorso di studio dei ragazzi delle scuole superiori. Finora l’esperienza di formazione on the job è stata praticata essenzialmente negli istituti tecnici e professionali (perché hanno contatti con le aziende). Ma per pochissimo tempo (circa 90 ore) e solo per gli alunni delle classi quarte. Con la riforma Renzi-Giannini le ore di alternanza salgono ad almeno 400 nei tecnici e professionali, e ad almeno 200 nei licei. A settembre si inizierà con i ragazzi delle classi terze per arrivare gradualmente fino a quelli di quinta, per i quali l’alternanza conterà agli esami di Stato. presa o all’ente pubblico e privato dovranno parlarsi per mettere in piedi un valido percorso formativo da far svolgere al ragazzo». Una delle novità della «Carta dei diritti e dei doveri» sarà la possibilità per lo studente di poter esprimere una valutazione sull’efficacia e sulla coerenza dell’esperienza di alternanza intrapresa con il proprio indirizzo di studio. Ciò sarà anche da stimolo per programmazioni sempre più condivise tra istruzione e realtà imprenditoriali. L’impresa dovrà garantire al giovane un ambiente di “formazione-lavoro” congruo e sicuro. Il ragazzo, a sua volta, dovrà aver cura dell’attrezzatura messa a disposizione. Sarà invece compito della scuola di appartenenza (e non più, come ora, dell’impresa) organizzare appositi corsi per illustrare agli alunni in alternanza le norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L’informazione delle scuole © RIPRODUZIONE RISERVATA IMPARARE LAVORANDO LA FORMAZIONE DUALE IL PROGRAMMA SPERIMENTALE “Tirocinio” all’interno delle imprese fino a 400 ore L’esperienza “on the job” fa conquistare il diploma Claudio Tucci pLa riforma della scuola scommette sull’alternanza, puntando su un robusto potenziamento. Le ore di formazione “on the job”, dalle attuali 90, salgono ad almeno 400 negli istituti tecnici e professionali (per i ragazzi degli ultimi tre anni), e arrivano «ad almeno 200» nel triennio conclusivo dei licei. L’obiettivo del governo, spiega il sottosegretario, Gabriele Toccafondi, è quello di incrementate le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti: «Avviciniamo i due mondi, formazione e imprese. Non c’è da aver paura. In azienda si fa scuola, si migliora la didattica con più esperienze pratiche». Le novità debutteranno a settembre: si comincerà con i ragazzi delle classi terze, e i percorsi di alternanza saranno inseriti nei piani triennali dell’offerta formativa di ciascun istituto superiore. Gli “stage” sul campo si potranno fare in azienda. Ma, è un’altra novità, anche in musei, istituti pubblici e privati operanti nei settori del patrimonio, nelle attività artistiche, culturali, musicali, ambientali, e pure in enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni. Il periodo di tirocinio si potrà svolgere anche all’estero, o durante la sospensione delle attività didattiche secondo un programma formativo e delle modalità di verifica precise. Toccherà al dirigente scolastico individuare imprese o enti disponibili ad accogliere gli alunni; e annualmente dovrà redigere una scheda di valutazione sulle strutture e sulle attività svolte (evidenziando punti di forza ed eventuali criticità, da correggere). Presso le Camere di commercio dovrà sorgere poi un registro nazionale per l’alternanza. Per supportare il cambio di passo l’esecutivo mette sul piatto 100 milioni di euro l’anno, che in buona parte andranno a incentivare le aziende. A raccogliere la sfida sarà subito Federmeccanica che ha avviato il programma «Traineeship» per stringere rapporti stretti con gli istituti tecnici e professionali e da lì partire per programmare le esperienze di alternanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA STRUTTURE OSPITANTI: LE IMPRESE Dati in sintesi 2013/2014. In percentuale Attività manifatturiera 41,9 Attività di servizi di alloggio e ristorazione 20,9 Altre attività di servizi 6,7 pCon la costruzione del sistema duale, tutti i titoli dell’istruzione e della formazione anche terziari universitari e post-universitari, validi su tutto il territorio nazionale, possono essere conseguiti alternativamente nei percorsi di istruzione e formazione delle scuole e delle istituzioni formative, oppure in apprendistato, presso le aziende, con il relativo contratto di lavoro. In altre parole, dopo la “vecchia” terza media, anche per assolvere l’obbligo di istruzione fino a 16 anni, i giovani potranno proseguire il loro percorso di studi frequentando i licei, gli istituti tecnici e professionali o gli enti dell’istruzione e formazione professionale regionali (IeFP) fino al conseguimento del relativo titolo oppure stipulando un contratto di apprendistato a partire dal secondo anno del liceo o dell’istituto tecnico ed a partire dal compimento dei 15 anni nei percorsi dell’IeFP regionale, a prescindere dall’anno di frequenza. Per quanto riguarda specificatamente i percorsi della IeFP, dopo il conseguimento del diploma professionale quadriennale, il contratto di apprendistato può essere prorogato di un anno, per conseguire il certificato di specializzazione tecnica superiore (Ifts) con cui accedere ai percorsi degli Istituti Tecnici Superiori (Its) oppure per conseguire il diploma dell’istruzione professionale statale con cui accedere sia agli ITs, sia all’università. La costruzione del sistema duale anche per il conseguimento dei titoli della formazione terziaria dei diplomi superiori degli ITS e di tutti i titoli universitari e dell'alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, è garantita dalla modifica all'apprendistato di alta formazione e di ricerca, a cui potranno accedere sia i giovani che hanno conseguito il diploma di IeFP integrato da un certificato di IFTS, sia i ragazzi che hanno conseguito il diploma di studio dell'istruzione secondaria superiore, anche in apprendistato. Il prossimo atto per la costruzione del sistema duale italiano sarà l’emanazione di un decreto interministeriale, previa intesa con le regioni, con cui saranno determinati gli standard formativi dell’apprendistato, il monte ore massimo del percorso scolastico che può essere svolto in azienda e le caratteristiche che dovranno avere le imprese che assumeranno in apprendistato per la qualifica ed il diploma. Con questo stesso decreto, si definirà lo schema di protocollo che dovrà essere sottoscritto tra il datore di lavoro e la scuola o l’istituzione formativa a cui è iscritto il giovane per l’attivazione del contratto di apprendistato e che individuerà anche il contenuto e la durata degli obblighi formativi a carico del datore di lavoro. L’obiettivo è proseguire sulla strada intrapresa già da un anno da Enel che ha assunto 142 studentiapprendisti provenienti da istituti tecnici siti in sette Regioni. G. Boc. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PROGETTO ENEL 142alunni Sonoglistudenti-apprendisti assuntiloscorsoannonel programmasperimentalescuolalavorodiEnel 7Regioni Iragazziprovengonodaistituti tecnicipresentiinsetteRegioni (Piemonte,Veneto,Emilia Romagna,Toscana,Lazio CampaniaePuglia) 342ore Ilperiododitrainingonthejob avviatoalterminedell’a.s.20142015 A settembre apprendistato incentivato per inserire “junior” Gianni Bocchieri pPer dare immediata attuazione alle novità contenute nel Jobs act e nella «Buona Scuola», ministero del Lavoro e Regioni stanno definendo un programma per la costruzione del sistema duale nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale regionali (IeFP), facilitando anche le transizioni dal sistema di formazione professionale al mondo del lavoro. Il programma sarà finalizzato all’attivazione del nuovo apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore e potrà anche prevedere percorsi di alternanza scuola lavoro (ex D.lgs. 77/2005), da realizzare anche tramite la forma dell’impresa formativa simulata. Il progetto ha una durata biennale, relativa ai percorsi formativi degli anni 2015/2016 e 2016/2017 e si compone sostanzialmente di due linee di intervento. La prima prevede il coinvolgimento di Italia lavoro che si occuperà di fornire servizi di supporto o di rafforzamento alla costituzione di uffici di orientamento e placement presso gli enti formativi selezionati sulla base di un suo apposito bando. Italia lavoro si occuperà anche della formazione degli operatori dei centri di formazione professionale sulle principali attività svolte dall’ufficio di orientamento e placement e sui servizi da erogare, oltre che sugli aspetti normativi e operativi del nuovo apprendistato. Inoltre, si prevede un’azione di assistenza tecnica e affiancamento dei centri di formazione professionale per il coinvolgimento e l’orientamento dei giovani da avviare a corsi IeFP. La seconda linea riguarderà l’attivazione di percorsi di IeFP, aggiuntivi rispetto a quelli esistenti, caratterizzati dall’attivazione di contratti di apprendistato o di percorsi di alternanza di almeno 400 ore annue. Nello specifico, considerate le 990 ore minime che devono costituire il percorso formativo della IeFP fissate dall’art. 17 del D.lgs. 226/05, almeno il 50% dell’orario dovrà essere svolto o in apprendistato o in alternanza anche attraverso tirocini curriculari. Nel caso dell’apprendistato, la formazione in azienda dovrà essere almeno pari al 40 per cento dell'orario ordinamentale per il secondo Le novità per le imprese IEFP Per i datori di lavoro che occupano almeno 50 dipendenti scompare obbligo di stabilizzazione per apprendisti assunti con contratto di primo e terzo livello. Rimane invece per gli apprendisti assunti con contratto professionalizzante Giovani Non vi è vincolo di retribuzione per il periodo di formazione svolto fuori dell'impresa, mentre è fissata nel 10 % la retribuzione del periodo di formazione dentro l'impresa. Imprese E' possibile stipulare contratti di apprendistato anche per attività stagionali anno e non meno del 50 per cento per il terzo e quarto anno e per l'anno successivo finalizzato al conseguimento del certificato di specializzazione tecnica. Inoltre, è prevista anche la possibilità di affiancare ai percorsi duali di IeFP percorsi modulari per la qualificazione e riqualificazione dei giovani Neet iscritti al programma Garanzia Giovani. Questa previsione riguarda soprattutto quelle regioni che hanno adottato specifici programmi di contrasto alla dispersione scolastica finalizzati a reintrodurre i giovani c.d. “drop out” in un percorso di istruzione e formazione professionale. I suoi contenuti saranno meglio definiti in sede di confronto bilaterale tra il ministero del Lavoro e ciascuna Regione. Per la realizzazione di questi percorsi, è previsto lo stanziamento di 87 milioni annui, assegnati alle Regioni con i criteri usati per il riparto delle risorse statali relative alla IeFP (DM 8 settembre 2014). Complessivamente, con questo progetto, si prevede l’attivazione di circa 20mila contratti di apprendistato e di circa 40mila percorsi di alternanza scuola-lavoro. Tutte le regioni hanno aderito al progetto con la firma di una lettera di intenti da parte degli assessori regionali. Conclusa la fase di raccolta delle adesioni, si dovrà condividere un accordo in Conferenza Stato-Regioni, con cui dovranno essere definiti gli aspetti operativi della sperimentazione. Successivamente, le Regioni potranno sottoscrivere appositi accordi bilaterali con il ministero del Lavoro attraverso cui definire la realizzazione dell’intervento a livello territoriale sulla base delle peculiarità organizzative di ciascun modello regionale di erogazione della IeFP. © RIPRODUZIONE RISERVATA 7 Sono un genitore. Come sarò avvisato della possibilità per mio figlio di svolgere “stage” in azienda? Da settembre le scuole avranno l’obbligo di informare famiglie e ragazzi a partire dalle classi terze delle opportunità di fare alternanza scuola-lavoro, che diventa obbligatoria. Il preside dovrà inserire questa esperienza didattica nel Pof (il piano dell’offerta formativa). L’alternanza potrà essere svolta anche durante la sospensione delle attività didattiche secondo un preciso programma formativo e con modalità di verifica concordate tra istituzione e impresa. I corsi sulla sicurezza 7 Ci sono delle regole che gli alunni devono rispettare entrando in azienda? Sì. Il Miur dovrà emanare una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. Toccherà alle scuole svolgere attività di formazione in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, organizzando appositi corsi. DOMANI Scuola Il curriculum flessibile Come faranno le scuole a indicare gli insegnamenti opzionali a scelta degli studenti? Dalle primarie alle superiori, quali materie vengono potenziate a settembre? Quali sono le nuove agevolazioni per i titolari della carta IoStudio? 26 Norme e tributi Il Sole 24 Ore Lunedì 24 Agosto 2015 - N. 232 AUTONOMIE LOCALI Personale. Le possibilità di intervento per le dotazioni degli enti dopo la conversione in legge del Dl 78 I percorsi per le assunzioni Vincoli severi per il riassorbimento dalle Province, deroghe per la scuola PAGINA A CURA DI Gianluca Bertagna pCon la conversione in legge del decreto legge 78/2015 si è conclusa la mappa delle possibilità di assunzione per gli enti locali. Le varie questioni rimaste in sospeso dopo l’entrata in vigore dell’articolo 1, comma 424, della legge di stabilità per l’anno 2015, trovano finalmente un po’ di chiarezza anche grazie all’intervento della sezione Autonomie della Corte dei conti sulle principali criticità interpretative. È quindi il momento di tirare le somme. La premessa obbligatoria a qualsiasi assunzione è la verifica del rispetto del Patto di stabilità, dei tempi medi dei pagamenti e del contenimento della spesa di personale ai sensi dell’articolo 1, comma 557 e seguenti della legge 296/2006. Il Dl 78/2015 ha previsto, però, che il riassorbimento dei dipendenti in soprannumero degli enti di area vasta è possibile anche per gli enti che non hanno rispettato il Patto di stabilità o i tempi medi dei pagamenti. A questo punto, per gli enti locali, si aprono due strade alternative: 1 da una parte, è possibile procedere con autonome assunzioni a tempo indeterminato, utilizzando le possibilità residue egli anni precedenti. Questa azione è stata recentemente convalidata dalla Corte dei conti, sezione Autonomie con la Deliberazione numero 26/2015; 1 dall’altra parte, per quanto riguarda le uscite di lavoratori degli anni 2014 e 2015, che generano opportunità di assunzioni negli anni 2015 e 2016, gli enti sono obbligati a destinare le risorse all’impiego dei vincitori delle proprie graduatorie e alla ricollocazione dei dipendenti di area vasta dichiarati in soprannumero. Per questi anni, quindi, il turn over non può essere toccato in nessun modo, neppure con procedure di mobilità volontaria, così come indicato dapprima dalla Funzione pubblica nella circolare n. 1/2015 e confermato, successivamente, dai magistrati contabili con la Deliberazione numero 19/2015 della sezione Autonomie. Per quanto riguarda le possibili assunzioni relative al 2015 e 2016 è quindi vietato, per esempio, assumere i soggetti idonei delle graduatorie, trasformare il rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno, procedere alla stabilizzazione del personale, attivare progressioni di carriera e avviare procedure di mobilità volontaria da altri enti (ex articolo 30 del decreto legislativo 165/2001). Va ricordato che, in caso di assunzione di dipendenti di province e città metropolitane, il turn over può arrivare al cento per cento della spesa dei rapporti di lavoro cessati negli anni 2014 e 2015 e che la spesa dei dipendenti trasferiti non grava sul calcolo delle spese di personale da contenere nella media del triennio 2011-2013. QUOTIDIANO ENTI LOCALI Possibili deroghe Documenti e analisi per amministratori, dirigenti e funzionari La legge di conversione del Dl 78/2015, ha inoltre introdotto, all’articolo 1, comma 424, della legge 190/2014, una deroga. È infatti, fatta salva la possibilità di indire concorsi per assumere a tempo indeterminato personale in possesso dei necessari titoli di studio, per svolgere funzioni fondamentali relative all’organizzazione e gestione dei servizi educativi e scolastici, con esclusione del personale amministrativo. Questa deroga Sul Quotidiano degli enti locali e della Pubblica amministrazionea prosegue tutti i giorni l’offerta informativa del Gruppo Sole 24 Ore e gli approfondimenti originali per amministratori, dirigenti, funzionari e revisori dei conti. è ammessa in caso di esaurimento delle graduatorie vigenti e di dimostrata assenza, negli enti di area vasta, di figure professionali in grado di assolvere a queste funzioni. La norma sembrerebbe anche contemplare, in ogni caso, una verifica su base nazionale dell’assenza di queste figure professionali: ma su questo aspetto, l’Anci ha già avuto una conferma dal ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, per una lettura riferita esclusivamente al territorio provinciale di appartenenza di ciascun Comune. Un’ulteriore possibilità di assunzione è concessa per i dipendenti che, alla data di entrata in vigore del Dl 78/2015, si trovavano in posizione di comando o distacco da un ente di area vasta a un ente locale. Una soluzione, però, ammessa solo se l’ente di destinazione ha capienza nella dotazione organica, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, e comunque quando risulti garantita la sostenibilità finanziaria, a regime, della relativa spesa. www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Sicurezza stradale. Per i nuovi agenti sono possibili soltanto impieghi di tipo stagionale Blocco del turn over per la polizia locale pGli enti locali non possono assumere, a qualsiasi titolo e con qualunque tipologia contrattuale, nelle funzioni di polizia locale, fino a quando non vi sarà la totale ricollocazione dei dipendenti della polizia provinciale dichiarati in soprannumero. Sono fatte salve le assunzioni di agenti stagionali disposte dalle amministrazioni, dall’entrata in vigore del Dl 78/2015, ma per una durata massima di cinque mesi nell’anno solare. Le modifiche introdotte dalla legge di conversione offrono la possibilità di tirare le fila su quali azioni sono concesse agli enti locali in materia di personale. Al di là delle assunzioni a tempo indeterminato (si vedano anche gli altri servizi in pagina), di quali altre regole devono tenere conto gli operatori e gli amministratori locali? Il comma 424, della legge 190/2014, si riferisce esclusivamente alla capacità di assunzione e, quindi, solamente alle prestazioni di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La norma non intacca la possibilità di fare ricorso alle prestazioni di lavoro flessibile, anche se, va sottolineato, alle rigide condizioni previste dall’articolo 36, Dlgs 165/2001, ovvero in presenza di esigenze temporanee o eccezionali. Inoltre queste prestazioni possono essere attivate solo nel rispetto del Patto di stabilità, della riduzione delle spese di personale e della spesa sostenuta nell’anno 2009 per le medesime finalità di lavoro flessibile, ai sensi dell’articolo 9, comma 28, del Dl 78/2010. Ci si è chiesti se anche gli incarichi dirigenziali (o di responsabili di servizi) di cui al- l’articolo 110, del Dlgs 267/2000, rientrino nel blocco delle assunzioni. La risposta è giunta dalla Corte dei conti, sezione Autonomie, che nella Deliberazione numero 19/2015, ha stabilito l’estraneità di questo istituto dalle limitazioni del comma 424. Agli enti locali rimangono altre strade purché, ovviamente, non eludano l’obbligo di ricollocazione dei dipendenti degli enti di area vasta. Sono, infatti, sempre valide le possibilità di utilizzare dipendenti di altre amministrazioni attraverso l’istituto previsto dall’articolo 14 del Contratto nazionale di lavoro del 22 gennaio 2004, oppure di procedere con comandi e distacchi, ma sempre in un’ottica di temporaneità in modo da non occupare posti di dotazione organica destinati, invece, ai dipendenti di province e città IL VARCO Agentistagionali Sonofattesalveleassunzionidi agentistagionalidispostedalle amministrazionidall’entratain vigoredelDl78/2015peruna duratamassimadicinquemesi nell’annosolare Lavoroflessibile Ilcomma424dellalegge 190/2014nonescludela possibilitàdiprestazionidilavoro flessibile,maallecondizioni previstedall’articolo36,Dlgs 165/2001(esigenzetemporanee oeccezionali).Questeprestazioni possonoessereattivatesolonel rispettodelPattodistabilità,della riduzionedellespesedipersonale edellaspesasostenutanell’anno 2009perlemedesimefinalitàdi lavoroflessibile(art.9,c.28,Dl 78/2010) metropolitane. Sembra un’ottima strada anche quella di anticipare le manovre di ricollocazione con accordi/convenzioni per l’utilizzo temporaneo dei dipendenti delle amministrazioni provinciali; ma in questo caso è da verificare se poi il portale informatico che incrocia domanda e offerta, sarà in grado di gestire simili situazioni. Nel campo della polizia locale, è altamente suggerita la procedura dell’avvalimento, di cui al comma 427, della legge di stabilità 2015. Infine, la legge di conversione del Dl 78/2015 ha modificato l’articolo 98 del Dlgs 267/2000, prevedendo la possibilità di stipulare convenzioni per l’ufficio di segretario anche tra Comuni e Provincia e tra Province. © RIPRODUZIONE RISERVATA Riforma Delrio. Dagli enti di area vasta Ricollocazione privilegiata ma poco praticabile pDopo che il decreto leg- ge 78/2015 ha dato la possibilità, agli enti locali, di utilizzare anche i resti della «capacità assunzionale» provenienti dal triennio 2011-2013, ha tenuto banco la questione se queste risorse potessero essere utilizzate liberamente oppure se anch’esse fossero vincolate alla ricollocazione obbligatoria dei dipendenti in soprannumero provenienti dalle Province e dalle Città metropolitane. La parola fine sembra essere arrivata con la Deliberazione n. 26/2015 della Sezione Autonomie della Corte dei Conti, nella quale si prevede la possibilità di assumere a tempo indeterminato utilizzando «la capacità assunzionale del 2014 derivante dalle cessazioni di personale nel triennio 2011-2013» (si veda l’altro articolo in questa stessa pagina). A questo punto, per gli enti locali, si apre un doppio binario. Da una parte, le quote assunzionali calcolate sulle cessazioni 2014 e 2015 (ovvero la capacità assunzionale degli anni 2015 e 2016), sono vincolate alla ricollocazione dei dipendenti degli enti di area vasta, mentre il turn-over residuo è libero da vincoli. Per procedere in quest’ultima direzione, è innanzitutto necessario verificare l’ammontare dei resti, ricordando che le percentuali in vigore, per i Comuni soggetti al Patto di stabilità, erano le seguenti: 7 20% della spesa dei «cessati» nell’anno 2010; 7 40% della spesa dei «cessati» nell’anno 2011 e nell’anno 2012. Dopo aver calcolato questo budget, vanno detratte tutte le assunzioni effettuate che hanno già eroso la capacità assunzionale. La quota rimanente è quella che la Corte dei conti definisce «libera» e che non è vincolata al riassorbimento dei dipendenti delle Province. Problemi operativi L’interpretazione dei giudici contabili lascia co- munque qualche perplessità. Innanzitutto, questa conclusione sembra essere contraria con quanto indicato dalla Corte dei Conti Sezione Autonomie nella Deliberazione n. 19/2015, con la quale veniva sancito il principio che, in questo particolare contesto, è necessario agire prevedendo la massima capacità assunzionale verso i dipendenti degli enti di area vasta. Se così fosse, anche il turnover degli anni precedenti avrebbe dovuto essere indirizzato a questa finalità. In secondo luogo, vi è un problema operativo. Infatti, ammettendo che davvero i Comuni possano procedere ad assunzioni sulla base dei resti degli anni ISTRUZIONI CONTRASTANTI La precedenza da accordare al riassorbimento non si concilia con le procedure previste da altre norme precedenti, prima di espletare un concorso è comunque necessario procedere, ai sensi dell’articolo 34-bis, del decreto legislativo 165/2001, alla verifica dei dipendenti in disponibilità della pubblica amministrazione. Già questo è strano, se pensiamo che agli enti locali, viene invece richiesto un “obbligo di solidarietà” prima di tutto con i dipendenti delle Province. Ma non basta. Infatti, prima del concorso, è pure necessario svolgere le procedure di mobilità volontaria di cui all’articolo 30 del decreto legislativo 165/2001, procedure che la stessa Corte dei Conti e la Funzione Pubblica hanno affermato essere inconciliabili con il comma 424 della legge 190/2014, in quanto comunque limitano il trasferimento dei dipendenti degli enti di area vasta. Sembra proprio un cane che si morde la coda e probabilmente si apre un ulteriore varco interpretativo per i prossimi mesi. AVVISO CONDIZIONI VALIDE DA: 07/08/2015 A: 28/08/2015 COMUNI E PROVINCE 15 20 25 29 1,240 1,380 1,485 1,549 2,275 2,623 2,858 2,989 1,251 1,388 1,490 1,554 2,299 2,639 2,869 2,997 1,262 1,396 1,497 N/D 2,324 2,656 2,880 N/D Inizio ammortamento 01/01/17 01/01/18 01/01/19 01/01/20 01/01/21 Spread unico (%) 10 15 20 24 1,093 1,316 1,450 1,536 1,178 1,359 1,482 1,561 1,250 1,400 1,514 1,586 Presto a Erogazione Unica a Quota Capitale Costante Presto a Erogazione Mulpla Spread unico per Tasso variabile e fisso Prima data di pagamento Prima data di pagamento 31/12/15 30/06/16 Numero Scadenza Spread Scadenza Spread rate contrao unico (%) contrao unico (%) 20 30/06/25 0,750 31/12/25 0,986 30 30/06/30 1,225 31/12/30 1,245 40 30/06/35 1,370 31/12/35 1,384 50 30/06/40 1,479 31/12/40 1,489 60 30/06/45 1,558 31/12/45 N/D Scadenza Periodo di ulizzo 2016 2017 2018 2019 Spread unico (%) per Tasso variabile e fisso 20 30 40 50 60 1,071 1,350 1,495 1,604 1,683 1,196 1,400 1,550 1,729 1,808 Numero rate 10 20 30 40 50 60 Prima data di pagamento 31/12/15 Scadenza Spread Scadenza contrao Tasso variabile contrao (%) 30/06/20 30/06/25 30/06/30 30/06/35 30/06/40 30/06/45 0,490 0,750 1,250 1,400 1,512 1,590 30/06/20 30/06/25 30/06/30 30/06/35 30/06/40 30/06/45 1,250 1,400 1,550 1,854 1,933 1,250 1,400 1,550 1,979 2,000 Cassa deposi e pres società per azioni Via Goito, 4 00185 Roma 1,400 1,550 1,995 2,000 2,000 Inizio ammortamento Inizio ammortamento Capitale sociale € 3.500.000.000,00 i.v. • Iscria presso CCIAA di Roma al n. REA 1053767 • C.F. e iscrizione al registro delle imprese di Roma 80199230584 • Parta IVA 07756511007 01/01/16 01/07/16 01/01/17 01/01/18 01/01/16 01/07/16 01/01/17 01/01/18 N/D N/D N/D N/D La sentenza ha precisato che tale clausola non impone alla società aggiudicatrice di assumere tutti i precedenti lavoratori e l’obbligo è circoscritto a un assorbimento prioritario nei limiti delle esigenze aziendali della nuova concessionaria. EDILIZIA Attività artigianale, oneri limitati È illegittima la richiesta, da parte del Comune, del pagamento degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione, anche per la parte dell’edificio destinato ad attività artigianali. (Tar Veneto, Sezione II, 26 maggio 2015, numero 589) La sentenza ha precisato che gli edifici destinati ad attività artigianali sono soggetti solo al pagamento degli oneri di urbanizzazione e non del costo di costruzione. A CURA DI Vittorio Italia www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com La rubrica integrale e i testi delle sentenze 0,750 1,250 1,400 1,550 DIRITTO DEL LAVORO, CONTENZIOSO E RELAZIONI SINDACALI PROGRAMMA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ DEL JOBS ACT 2020 Tasso fisso Spread (%) 0,750 N/D 1,250 1,250 1,400 N/D 1,550 N/D È legittima la clausola sociale inserita nel capitolato di un appalto che prevede l’impegno a utilizzare “con priorità” i precedenti lavoratori, compatibilmente con le esigenze dell’impresa subentrante. (Consiglio di Stato, Sezione V, 26 maggio 2015, numero 2637) In collaborazione con Tasso variabile Amm.to (anni) 5 0,750 10 1,250 15 1,400 20 1,550 Assorbimento dell’ex lavoratore • 2° Modulo LA GESTIONE DELLE RELAZIONI SINDACALI IN AZIENDA (quadro cauzionale senza fideiussione dell’ente territoriale di riferimento) 0,491 0,750 1,250 1,400 1,529 1,614 APPALTI • 1° Modulo LA GESTIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO: DALLA SCELTA DEL CONTRATTO ALLA RISOLUZIONE DEL RAPPORTO Pres Chirografari con Piano di Erogazione non Predefinito Spread Tasso fisso (%) che le concessioni demaniali marittime appartengono alla categoria dei “contratti attivi” e sono disciplinate dal Codice e dal Regolamento della navigazione, nonché dalle altre leggi sulle concessioni. Il Master è strutturato in 2 moduli acquistabili separatamente: 1,372 1,481 1,573 1,632 AZIENDE SANITARIE, ENTI PER L’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA, UNIVERSITA’ E ISTITUTI ASSIMILATI, ENTI REGIONALI PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO, AGENZIE REGIONALI PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE Mutui Fondiari senza Preammortamento a Erogazione Unica La sentenza ha affermato PROGRAMMA 1,250 1,400 1,545 1,609 REGIONI E PROVINCE AUTONOME Numero max rate È illegittimo il diniego al subingresso in due concessioni demaniali marittime, con l’argomento che l’articolo 48 del Dlgs 163/2006 vieta la cessione delle concessioni. (TarToscana, Sezione III, 27 maggio 2015, numero 822) MILANO, DAL 16 OTTOBRE 2015 - 18a EDIZIONE ROMA, DAL 27 NOVEMBRE 2015 - 19a EDIZIONE ACCREDITATO AI FINI DELLA FORMAZIONE MASTER DI SPECIALIZZAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA PRESSO IL CPO 8 WEEKEND NON CONSECUTIVI CONSULENTI DEL LAVORO DI MILANO E DI ROMA Presto Flessibile Amm.to (anni) Codice del mare sulle concessioni www.bs.ilsole24ore.com FINANZIAMENTI PUBBLICI Inizio ammortamento 01/01/16 01/07/16 01/01/17 Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Tasso Amm.to variabile fisso variabile fisso variabile fisso (anni) Spread su (%) Spread su (%) Spread su (%) Euribor (%) Euribor (%) Euribor (%) ATTIVITA DELLA P.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cassa depositi e prestiti spa Presto Ordinario Le massime Spread (%) 0,750 N/D 1,250 1,250 1,400 N/D 1,550 N/D N/D N/D N/D N/D www.cdp.it Programma e Scheda d’iscrizione WWW.BS.ILSOLE24ORE.COM Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601 [email protected] Seguici su Il Sole 24 ORE Business School ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 AZIENDA TRASPORTI MESSINA Bando di Gara per Estratto Si dà avviso della gara a procedura aperta per i “lavori di manutenzione preventiva e correttiva agli impianti di armamento ed elettrici della linea tranviaria, della sede e del deposito tranviario di A.T.M. Messina, nonché il pronto intervento e soccorso in linea e le forniture necessarie alla continuità e sicurezza del servizio tranviario”- CPV è: 50220000-3. Importo complessivo posto a base di gara: € 1.000.174,28 + I.V.A. Ente appaltante: Azienda Trasporti di Messina. Procedura prescelta: Pubblico incanto n.° 6138272 ai sensi del D.Lgs 163/06, come recepito dalla L.R.12/2011; CIG: 6363554AE0. Richiesta di documenti: presso L’ATM Via La Farina n° 336-98124 Messina e sono anche in visione sul sito Internet aziendale www.atmmessina.it. Termine per il ricevimento delle offerte: entro le ore 10,00 del 16.09.2015. Celebrazione della gara: seduta pubblica il 16.09.2015 alle ore 10,30. Modalità di presentazione delle offerte: come da bando e disciplinare di gara. Finanziamenti e pagamenti: con fondi dell’ATM. Criterio di aggiudicazione: ai sensi dell’art. 82 del D. Lgs 163/06 IL RUP (Ing. Antonino Torre) IL DIRETTORE GENERALE F.F. (Dott. Daniele De Almagro)