sommario sommario 32 1 editoriale 5 focus Pantone 158C R-245 G-128 B-37 Controllo di gestione in sanità: le nuove frontiere dell’eccellenza a cura di Barbara Ferraris di Celle vetrina 6 Le novità del mercato protagonista del mese 8 I nuovi scenari del Mobile Health Maurizio Dècina Professore ordinario di reti e comunicazionei al Politecnico di Milano Contatta la redazione primo piano 12 Gestione del Rischio Clinico nuove opportunità offerte dalle recenti tendenze di sanità elettronica Gregorio Mercurio, Rita Verbicaro, Mario CiampI 22 DECIDE: un’infrastruttura europea di servizi per la diagnosi delle patologie neurodegenerative Maria Carla Gilardi e Isabella Castiglioni 26 Nuove tecnologie per il Telemonitoraggio Cardiaco evoluto Giuseppe De Pietro Responsabile Sede di Napoli – ICAR – CNR Giovanna Sannino ICAR – CNR Per accedere ali contenuti QRCode, devi utilizzare un lettore QR. Inquadra il codice QR tramite la fotocamera digitale del tuo telefono. Il tuo cellulare aprirà l’indirizzo corrispondente. Se non hai un lettore QR installalo sul tuo cellulare o smartphone, puoi trovarne molti gratuiti nei negozi/store di applicazioni per il tuo cellulare (iTunes, App store, Android market, Blackberry AppWorld, Ovi store, ecc...) lackberry,AppWorld, Ovi store, ecc...) e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 1 sommario 36 SPECIALE RFID e tecnologie wireless 36 La biobanca dell’Istituto Nazionale dei Tumori Elena Sini 40 Provette dei laboratori d’analisi più sicure grazie a RFID e sensoristica Paola Visentin 44 RFID e Security nel contesto sanitario Claudia Abbenda scenari 48 Da progetto a sistema: i risultati e le evoluzioni di HEALTH OPTIMUM 82 a cura della Redazione 52 La conservazione digitale della documentazione sanitaria in outsourcing Andrea Lisi Francesca Giannuzzi Il Sistema di telecardiologia degli Ospedali Riuniti di Ancona Vincenzo Gullà 58 Lo studio Sweet Age Raffaele Antonelli Incalzi Claudio Pedone 90 Educazione, formazione, certificazione - 1a Parte Antonio Vuolo, Marta Becco rubrica 68 Monitoraggio psicofisico Elisabetta Pisano, Claudio Lamberti DEIS, Giorgio Galanti, Ilaria Corsani, Giulio Ciullini, Vincenzo Manzi, Antonio Bovenzi, Vincenzo Gullà, Francesca Gullà. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 3 editoriale L’ Internet delle cose (o Internet degli oggetti o IoT, acronimo dell’inglese Internet of Things) è un neologismo riferito all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. Il concetto dell’internet delle cose è attribuito all’Auto-ID Center, fondato nel 1999 e da allora con sede al MIT. Grazie al collegamento alla Rete, tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo, rendersi riconoscibili e acquisire intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. L’obiettivo dell’internet delle cose è di far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico. Gli oggetti e i luoghi muniti di etichette RFID o QR comunicano informazioni in rete o a dispositivi mobili come i telefoni cellulari e grazie alla tecnologia NFC (Near Field Communication) due dispositivi possono scambiare dati fra loro. Una delle prime applicazioni dell’Internet delle cose si chiama mobile-health e si basa sull’uso di telefoni cellulari dotati di Nfc e sulla diffusione di strumenti medicali abilitati all’Nfc e di medicinali dotati di etichette Rfid. In questo numero abbiamo chiesto a Maurizio DÈCINA, Professore ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano, di illustrarci lo sviluppo e l’utilizzo di queste tecnologie in sanità. Il tema è centrale in quanto i costi della Sanità sono attualmente molto elevati soprattutto in Paesi come l’Italia e il Giappone in cui c’è un’elevata percentuale di anziani: dall’8% di spesa sanitaria rispetto al PIL (l’equivalente di 113 miliardi) di cui si parlava nel 2004, si è passati al 9% (quindi intorno ai 140/150 miliardi) di spesa sanitaria italiana annua, e il rischio di un’ulteriore crescita del dato è molto alto. Semplici applicazioni per il telemonitoraggio di pazienti ipertesi, malati di cuore, di asma e così via, permetterebbero enormi risparmi sia di degenza ma soprattutto di assistenza domiciliare. Si stima che per i Paesi emergenti e i Paesi industrializzati ci possa essere un risparmio fino a 200 miliardi di dollari all’anno. Secondo il nostro protagonista , il problema che sussiste per la diffusione della telemedicina, come per l’e-Payment, è un problema di ecosistema, di iniziativa, perché certamente le tecnologie non mancano. Di fondamentale importanza, il tema della privacy e della sicurezza per la telemedicina: la possibilità di intercettare una sessione di telemedicina su un paziente cronico, con tutti i dettagli relativi alla sua situazione di salute, i farmaci, il medico curante, l’ospedale che lo assiste, costituisce un argomento molto delicato. Per questo quasi tutte le operazioni di consulto a distanza vengono effettuate tramite VPN (Virtual Private Network. In materia di trattamento dei dati personali in ambito sanitario, il Codice prevede che gli organismi sanitari pubblici e privati adottino misure ed accorgimenti di carattere supplementare rispetto a quelle già previste per il trattamento dei dati sensibili e per il rispetto delle misure di sicurezza. Di tutto questo tratterà la seconda edizione del convegno ISH- Information Security Hospital (http://www.ehealthforum.it/ eventi/3159), in programma a Roma il prossimo 30 novembre. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 5 vetrina Galileo Mobile, la soluzione software per la sanità NoemaLife propone la soluzione tecnologica che segna il futuro delle professioni sanitarie di medici e infermieri, accompagnandole durante le visite al posto letto con una soluzione versatile, pratica e maneggevole: Galileo Mobile, la rivoluzionaria cartella clinica elettronica su device mobile Samsung Galaxy in ambiente Android NoemaLife, da sempre all’avanguardia nello sviluppo di nuovi software, nell’evoluzione delle proprie soluzioni tecnologiche e attenta al miglioramento costante degli strumenti offerti per l’operatività sanitaria, ha risposto alle esigenze di efficienza del personale medico ed infermieristico con uno strumento innovativo e dinamico per supportare gli specialisti durante momenti critici del processo di cura come il passaggio di consegne o l’accesso alla documentazione in mobilità. Perfettamente portatile, quindi di ridotte dimensioni, di peso leggero ma di ampia autonomia, Galileo Mobile organizza piani di lavoro, attività assistenziali, diagnostiche o terapeutiche e permette a ciascun utente di comporre la propria lista di compiti per tipologia di attività, per stanza, per paziente o secondo la propria abitudine o preferenza. Infrastruttura di rete sicura ed efficiente L’intero network della società attiva nell’ambito dell’assistenza sanitaria per disabili e anziani è monitorato, gestito e protetto da remoto con i servizi LION Lantech Solutions, azienda specializzata nella progettazione, realizzazione e integrazione di infrastrutture di rete e nella fornitura dei servizi connessi, è stata scelta dal Gruppo Segesta per monitorare e gestire da remoto l’intera infrastruttura di networking con i servizi LION (Lantech Intelligence on Networks) offerti dal network integrator. La rete costituisce un elemento fondamentale per tutte le attività aziendali ed è quindi molto importante garantirne la sicurezza, l’affidabilità e la robustezza, caratteristiche ancor più essenziali se riportate nel settore della sanità. Grazie ai servizi LION, Lantech Solutions consente ai propri clienti di liberarsi da qualsiasi preoccupazione, assicurando il funzionamento ottimale dell’infrastruttura di rete e la sicurezza delle informazioni, permettendo alle aziende di concentrarsi unicamente sul proprio core business. Watson è un progetto di IBM che consiste in un supercomputer in grado d’effettuare rapide ed efficaci ricerche tra enormi volumi di dati Watson è un progetto di IBM che consiste in un supercomputer in grado d’effettuare rapide ed efficaci ricerche tra enormi volumi di dati. Diventato piuttosto popolare per la partecipazione al quiz televisivo statunitense Jeopardy, verrà presto impiegato nella diagnosi medica: WellPoint una società operante nel settore sanitario, ha infatti stretto una partnership con IBM per trasformarlo in un’unità centrale per le aziende ospedaliere. Il supercomputer servirà ad assicurare la corretta diagnosi medica delle patologie (applicato all’oncologia). WellPoint intende ridurre i costi e migliorare l’assistenza. La tecnologia di Watson è in grado d’interrogare oltre duecentomila pagine di informazioni in meno di tre secondi: WellPoint inizierà a utilizzarlo dal 2012 per supplire gli infermieri nel rapporto coi pazienti. Dopodiché, sarà impiegato per il trattamento dei tumori. l sistema antivirus all’Università Campus Bio-Medico L’Ospedale, già da tempo filmless e paperless, è dotato di una rete per la distribuzione e lo scambio dei dati del Campus, secondo le varie modalità: dai client ai server, ai telefoni IP ai citofoni, alla videosorveglianza ai televisori posizionati nelle stanze dei pazienti. Il numero di utenti è di circa 1.000 unità, mentre i server, oggi attivi, sono 50. Inoltre, ampiamento diffuso è il ricorso a dispostivi di Mobile Health quali smartphone, tablet pc, rugged pc ecc. L’adozione di adeguate misure preventive contro rischi “non strutturati”, quali per esempio la diffusione di un virus all’interno della rete, e attacchi “deliberati” costituisce dunque per i bio-medici del Campus una necessità non rinviabile. Tre le variabili di cui Kapersky ha dovuto tenere conto per la formulazione della propria soluzione dedicata: la privacy dei dati dei pazienti; la sensibilità delle informazioni sulle ricerche condotte all’interno del Campus; la necessità di avere una rete sempre accessibile in grado di garantire la protezione e la sicurezza dei dati. 6 e-HealthCare - n° 14 Settembre/Ottobre 2011 vetrina Pegaso, la gestione dei ricoveri ospedalieri fornita da IG Consulting Pegaso è un applicativo che consente la registrazione, la gestione e la · stampa delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) e delle lettere di dimissione (LD). L’applicativo è dotato di un interfacciamento con i sottoinsiemi applicativi · di Gestione Anagrafe Assistiti e di Gestione Ricoveri per l’acquisizione automatica dei dati inerenti all’apertura dei ricoveri e per l’invio finale delle informazioni di chiusura del ricovero stesso. Pegaso supporta i reparti nelle seguenti attività: · · identificazione della pratica (con ricerche per numero nosologico, per periodo temporale, per nome, per reparto, per regime di ricovero, ecc.); · compilazione in modo strutturato della lettera di dimissione, conforme ai · requisiti minimi della carta dei servizi; · · codifica delle diagnosi e degli interventi agevolata da varie tipologie di ricerca sul manuale ICD9-CM (per codice, per testo o tramite un elenco · delle voci più utilizzate); compilazione dei dati di chiusura (data, modalità, medico, ecc.); possibilità di preparare e archiviare tipologie di lettere o documenti relative al ricovero (lettera di trasferimento, post-dimissione, prericovero, anamnesi, ecc.); simulazione e calcolo del DRG, tramite interfacciamento con il Grouper; stampa della lettera di dimissione; stampa della scheda di dimissione ospedaliera (SDO); visualizzazione dei precedenti. Programmazione dei turni efficiente ed efficace con Zucchetti L'ottimale programmazione dei turni di lavoro deve rispondere non solo ai criteri di efficienza ed efficacia, ma anche di equità di trattamento del personale: una soluzione informatizzata è, quindi, ideale, perché garantisce controllo sulle informazioni, organizzazione, risparmio di tempo. L'informatizzazione dei processi di gestione dei turni del personale porta a molteplici vantaggi, soprattutto se abbinata ad una tecnologia web based: HR Gestione Turni è la sintesi ideale di tale sviluppo e i vantaggi di tale soluzione sono evidenti soprattutto in termini di riduzione dei costi, di flessibilità, di praticità ed integrazione con altri sistemi. HR Gestione Turni consente una razionale e omogenea organizzazione dei turni, riducendo notevolmente il ricorso a straordinari e reperibilità e permettendo agli uffici del personale un considerevole risparmio di tempi e costi. Infatti, attribuendo in maniera funzionale i carichi di lavoro, l'applicazione riduce tempi ed errori nell'elaborazione dei turni, diminuisce e previene ritardi e disservizi e consente una drastica diminuzione dei tempi di confronto ed esportazione dati al sistema di rilevazione presenze. Per maggiori informazioni: http://www.zucchetti.it La gestione secondo EID EIDClinic è la soluzione gestionale proposta da EID per soddisfare in modo integrato le esigenze delle Case di Cura, dei Poliambulatori Specializzati e delle Aziende Sanitarie che operano in forma privata, convenzionata o mista. Con EIDclinic l'Azienda Sanitaria Privata può gestire in modo completo le funzionalità dell’area amministrativa e quelle dell’area clinica assicurando l’integrazione tra le due aree ed evitando duplicazione di dati. EIDclinic è stato realizzato da EID, il partner che opera da oltre 25 anni nel settore della Sanità Italiana e che è parte di NAV-lab, tra i primi in Italia per la rivendita di soluzioni per Microsoft Dynamics NAV e CRM. Le principali aree di copertura funzionale previste dall'add-on EIDclinic sono, fra le altre, la gestione amministrativa, la gestione clinico/sanitaria, le prestazioni ambulatoriali, la gestione dei ricoveri. Per maggiori informazioni consultare: http://www.eid.it Restech presenta RESMON PRO per patologie respiratorie Restech, spin off del Politecnico di Milano attiva nello sviluppo di sistemi e servizi nel settore della respirazione, lancia RESMON PRO, un innovativo device diagnostico professionale e ospedaliero per la valutazione completa della funzionalità respiratoria nei pazienti affetti da patologie respiratorie quali BPCO e Asma. Il nuovo prodotto sarà presentato in occasione del congresso ERS (European Respiratory Society) che si terrà ad Amsterdam dal 24 al 28 settembre 2011. Presso lo stand Medisize (E02D), società leader nel settore healthcare, il team Restech presenterà RESMON PRO e tutte le sue funzionalità. RESMON PRO è un dispositivo basato sulla tecnica delle oscillazioni forzate che consente di effettuare test respiratori in modo semplice e veloce con grandi vantaggi e senza alcuna difficoltà per il paziente e per il medico curante. RESMON PRO trova applicazione in diversi ambiti quali ospedali, ambulatori e studi medici. Grazie alla semplicità di utilizzo, all’affidabilità dei dati e alla connettività da remoto, la misurazione e la conseguente analisi può eventualmente essere effettuata anche da personale medico non specializzato. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.resmon.com e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 7 protagonista del mese Maurizio Dècina Professore ordinario di reti e comunicazionei al Politecnico di Milano I nuovi scenari del Mobile Health Abbiamo rivolto al Professor Maurizio Dècina del Politecnico di Milano alcune domande per capire meglio le nuove tecnologie alla base del Mobile Health L’intervista di questo mese ci offre una panoramica completa degli ultimi aggiornamenti in fatto di tecnologie NFC e RFID e riconosce in un maggior spirito d’iniziativa a livello nazionale la linea d’intervento lungo la quale è opportuno muoversi per facilitare l’impiego della Telemedicina nel nostro Paese 8 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Quali sono le tecnologie su cellulare in grado di aiutare la sanità, migliorandone i servizi e abbassandone i costi? Le tecnologie su cellulare che possono aiutare la telemedicina o il benessere sono le tecnologie NFC, che incorporate al cellulare permettono di leggere direttamente in elettronico i risultati delle misure; in questo caso sia il telefonino che gli strumenti di misura (misuratori di pressione, bilance, misuratori del tasso di glucosio nel sangue, etc. devono essere equipaggiati con la tecnologia NFC. Il telefonino raccoglie le misure mediche, dopodiché alcuni software (applet) di complemento all’NFC consentono di interrogare un server e fare il download dei dati del paziente, rendendo possibile anche un’interazione con quest’ultimo da parte degli operatori sanitari all’interno dell’ospedale. Questa è una prima idea della sanità applicata al telefonino; l’altro fattore abilitante la sanità tramite questi dispositivi è la lettura di etichette intelligenti ovvero l’RFID (Radio Frequency IDentification): il telefonino in questo caso può leggere le etichette delle medicine e distinguere di che tipo di medicina si tratti. Oltre a questo, il sistema RFID permette anche la lettura di pannelli e poster che gesti- protagonista del mese scono tutto il ciclo di controllo del paziente stesso a seconda del tipo di applicazione di cui si tratta. Il sistema di lettura RFID tramite cellulare dovrebbe partire quest’anno, stando a varie dichiarazioni, mentre la GSMA, l’associazione che rappresenta gli operatori di telefonia mobile nel mondo, sta cercando di lanciare in modo coordinato la tecnologia NFC all’interno dei cellulari, quindi non soltanto gli smartphone, ormai da molto tempo. Senza dubbio una delle prime applicazioni dell’NFC è quella relativa ai pagamenti in mobilità (l’e-Payment, etc), e probabilmente lo stimolo principale per l’introduzione dell’NFC nei telefonini è proprio l’e-Commerce. L’e-Payment in particolare, con l’avvento degli smartphone, sta diventando una realtà importante. Anche negli ospedali italiani sono in corso numerose sperimentazioni di telecontrollo e teleconsulto. A che punto siamo? E quali sono gli esempi nel mondo? Di NFC per la telemedicina se ne parla invece da tanti anni; sono stato recentemente in Giappone dove NTT DOCOMO ha lanciato l’NFC oramai da quasi cinque anni e ci sono circa 50 milioni di itelefonini abilitati con tecnologia NFC DOCOMO. Tutto ciò viene adoperato per ticketing di metropolitana o di altra natura, e per il piccolo commercio elettronico. A Tokio ci sono anche delle interessanti iniziative di controllo degli anziani basate su tecnologia NFC; credo che a oggi sia l’unico Paese per il quale la cosa stia davvero prendendo piede su larga scala, anche se, per quanto riguarda l’Asia, anche a Hong Kong c’è un grande progetto cittadino per sviluppare il Mobile Health, e Singapore rimane un centro importante in tal senso. Ad Atlanta, negli USA, c’è un ospedale che si occupa sia di telemonitoraggio clinico che di assistenza continua ai disabili. In Europa tra i primi a sviluppare queste tecnologie ci sono stati Nokia ed Ericsson, applicazioni simili si possono trovare in Austria da parecchio tempo; in Inghilterra stanno sviluppandosi, mentre in Paesi come Francia, Spagna e Italia siamo ancora molto indietro, anche se non per l’RFID: al San Raffaele ci sono le smart tag per le cartelle cliniche trasportabili dei malati tra le varie corsie, e per la lettura dei farmaci sono state implementate sperimentazioni importanti. Il tema è certamente di grande interesse perché oggi la medicina e la sanità incidono per il 9% sul PIL, e semplici applicazioni per il tele-monitoraggio di pazienti ipertesi, malati di cuore, di asma, etc, permetterebbero enormi risparmi sia di degenza ma soprattutto di assistenza domiciliare; si stima che per i Paesi emergenti (Bric) e i Paesi industrializzati (Oecd) ci possa essere un risparmio finanche di 200 miliardi di dollari all’anno. Il problema che sussiste per la diffusione della telemedicina, come per l’e-Payment, è un problema di ecosistema, di iniziativa, perché gli “ingredienti” allo stato attuale ci sono tutti: i telefonini, le tecnologie NFC e RFID sono “mature”; certamente è un problema anche di standard, ma questi ultimi, almeno al livello elementare, sono noti. Servirebbe forse un po’ di iniziativa anche a livello di sviluppo della Pubblica Amministrazione: il Ministero dell’Innovazione in Italia potrebbe incentivare la diffusione della tecnologia NFC tout court all’interno dei siti della Pubblica Amministrazione (tornelli d’ingresso, lettori di pagamento agli uffici postali, etc) fino a consigliare ai produttori di apparati medicali e di medicine di impiegare le tecnologie NFC e RFID almeno all’interno di specifici prodotti. Anche perché, dal punto di vista sociale, i malati cronici sono senz’altro il primo riferimento per ottenere l’efficienza dei sistemi di Mobile Health, ma ci sono anche anziani e disabili che trarrebbero enorme vantaggio da queste applicazioni; io lavoro per l’ASPHI e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 9 protagonista del mese che è la fondazione per l’Avviamento e lo Sviluppo di Progetti per ridurre l’Handicap mediante l’Informatica, e sicuramente ci sono delle grandi somiglianze tra i sistemi di Mobile Health e i sistemi per aiutare i disabili a inserirsi nel mondo. Possiamo quantificare i vantaggi derivanti dall’utilizzo di tecnologie NFC e RFID in termini economici? Non c’è dubbio che i costi della Sanità siano attualmente dei costi insostenibili, soprattutto in Paesi come l’Italia e il Giappone in cui c’è un’elevata percentuale di anziani: dall’8% di spesa sanitaria rispetto al PIL (l’equivalente di 113 miliardi) di cui si parlava nel 2004, si è passati a oltre il 9% (quindi intorno ai 150 miliardi) di spesa sanitaria italiana annua, e il rischio di un’ulteriore crescita del dato è molto alto. Certamente l’introduzione della Cartella Sanitaria Elettronica del paziente all’interno del sistema informatico sanitario è il primo passo importante da compiere, che può portare a degli enormi benefici in materia di costi. Volendo riassumere, le aree di innovazione per l’e-Health sono: l’informatizzazione del dato del processo sanitario, l’aggiornamento e il supporto continuo per i medici, la gestione a distanza delle patologie croniche, l’assistenza continua di anziani e disabili. Il primo punto porta a una decurtazione della spesa dell’ordine dell’1%; il secondo può portare a un 2%; il terzo addirittura a un 4%, e così via. Con l’Internet delle cose, con miliardi di oggetti collegati in rete, sembra impossibile conciliare Internet e privacy. È così? Con l’Internet delle cose aumentano certamente le sorgenti di informazio- ne, e il telefonino risulta immerso in un contesto ambientale, e allora tutti i dati relativi al cliente, al telefonino stesso e ai sensori dell’ambiente circostante “parlano” simultaneamente in rete e si accumulano; ragion per cui difendere la privacy dell’utente diventa sempre più difficile. Ancora più spinoso e di fondamentale importanza diventa il tema della privacy per la telemedicina: la possibilità di intercettare una sessione di telemedicina su un paziente cronico, con tutti i dettagli relativi alla sua situazione di salute, i farmaci, il medico curante, l’ospedale che lo assiste, costituisce un argomento molto delicato. Per questo quasi tutte le operazioni di consulto a distanza sono fatte tramite VPN (Virtual Private Network) per proteggere tutte le informazioni, sia testuali che sonore o video che passano attraverso Internet; ciononostante, più importante ancora della sicurezza garantita alla sessione tra il malato e il medico, è quella assicurata alle banche dati in cui queste stesse informazioni vengono fatte confluire, che devono perciò essere difficilmente attaccabili. Con 5 miliardi di telefoni in tutto il mondo, la crescita esponenziale dei dispositivi abilitati all’accesso Internet, com’è possibile supportare i crescenti volumi di dati? Senz’altro attraverso gli investimenti. Attualmente c’è questa gara per lo spettro del dividendo digitale della televisione, si tratta di una gara importante alla quale partecipano i quattro operatori nazionali, per cui ci si aspetta un ricavo notevole; e questo spettro è importante per consentire il lancio del sistema di quarta generazione, il 4G LTE (Long Term Evolution) che permetterà il download a 100 megabit al secondo (al posto dei 20/40 megabit attuali dell’HSPA e UMTS) all’interno di una cella più piccola di quella dei sistemi 3G): una capacità decisamente elevata. Dunque, per rispondere alla domanda, gli operatori si stanno attrezzando, stanno cercando di migliorare le reti di accesso a Internet mobili, lanciando sistemi di quarta generazione. In America già è così; in Germania, Francia e Inghilterra cominceranno a essere operativi dall’anno prossimo; in Italia la gara termina a settembre, per cui all’inizio del 2013 si cominceranno verosimilmente a vedere le prime applicazioni sul campo. Volendo tracciare un punto di situazione sul Mobile Health? In breve, grandi promesse e grandi difficoltà, e necessità, soprattutto nel nostro Paese, di un cruscotto di regia che possa avanzare delle iniziative a livello locale o nazionale in modo da facilitare l’impiego di questa tecnologia all’interno dell’Italia. 10 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 primo piano a cura di Gregorio Mercurio, CNR Istituto Tecnologie Biomediche USE, Roma Rita Verbicaro, CNR Istituto Tecnologie Biomediche USE, Roma Mario Ciampi, CNR Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni, Napoli Gestione del Rischio Clinico nuove opportunità offerte dalle recenti tendenze di sanità elettronica S i parla molto dei notevoli benefici e delle innumerevoli ricadute che l’introduzione e l’utilizzo pervasivo degli strumenti informatici e telematici (Information and Communication Technology, ICT) possono generare nelle strutture sanitarie in generale, e nell’iter di cura ed assistenza in particolare. Si parla un po’ meno, viceversa, del corretto impiego degli stessi e della loro qualità intrinseca, in maniera indipendente dalla mera tecnologia: il loro reale valore aggiunto, il loro reale apporto innovativo, quello che, in fin dei conti, costituisce il supporto essenziale per indirizzare e valutare in maniera efficace ed efficiente ogni decisione presa nell’ambito di un’organizzazione articolata, complessa ed estesa come una moderna struttura sanitaria. La problematica può apparire controversa. La medicina è entrata nell’era dell’informatica con grande entusiasmo, gli strumenti di sanità elettronica divengono sempre più importanti ed utilizzati, ma ad essi si trasferiscono sempre più cattive informazioni. L’insieme della documentazione cartacea chiamata abitualmente, ma impropriamente, “cartella clinica”, ad esempio, è molto eterogeneo e la trasposizione in una “cartella clinica elettronica” scardina i concetti ai quali siamo stati abituati finora: il fenomeno del passaggio della documentazione sanitaria e sociale dal formato cartaceo a quello elettronico è decisamente complesso, perché l’attenzione si sposta dai dati 12 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 al loro trattamento, e nasce l’occasione per numerose funzionalità innovative. Si dovrebbe quindi analizzare se tali strumenti elettronici possono essere il “valore aggiunto” nella gestione del rischio clinico, ed in caso positivo in che modo. Mentre la risposta alla prima domanda è certamente affermativa, resta ancora aperto il dibattito su quali sono le modalità più efficaci con cui tali strumenti possono gestire tale documentazione. Peraltro una modalità minimamente efficace può andar bene per contatti non complessi e con un quadro clinico non grave (contesti dove anche la gestione del rischio clinico riveste un ruolo meno rilevante, seppur imprescindibile), ma comincia a presentare difficoltà in ambiti specialistici, in pazienti con una molteplicità di problemi e nei casi in cui, con il rapido alternarsi dei medici di turno, risulta molto difficile costruire la storia dei pazienti stessi. Nei ricoveri lunghi, in alcuni casi, ad esempio, il susseguirsi degli eventi è affidato, nella migliore delle ipotesi, alla memoria del medico che segue il paziente: quale peggiore condizione per l’assistenza e l’aumento di rischio clinico? Gli strumenti elettronici devono, viceversa, rappresentare vie di comunicazione chiare per tutta l’équipe assistenziale, medici ed infermieri; deve essere possibile, per chiunque prenda visione della documentazione elettronica che accompagna il paziente, potersi orientare rapidamente ed effettuare delle scelte assistenziali come se il paziente fosse stato seguito da sempre. Scopo del presente articolo è contribuire a tale dibattito esaminando tre tra i tanti orientamenti dell’impiego dell’ICT in medicina, tre nuove opportunità offerte dalle recenti tendenze di sanità elettronica che potrebbero, secondo gli autori, concorrere al miglioramento della “qualità” della cura ospedaliera e, più in generale, dell’assistenza sanitaria, che, come è noto, prevedono investimenti in tecnologia informatica per ottenere benefici direttamente nella gestione del rischio clinico. Tre tendenze, in alcuni casi non nuovissime (ad esempio, l’orientamento per problemi è un ambito affrontato da tantissimo tempo), che sono state riconsiderate in diversi nuovi scenari di sanità elettronica, ma tutte e tre riprese nella convinzione che il complesso processo di miglioramento della qualità delle cure debba passare necessariamente attraverso l’organizzazione, l’implementazione e l’applicazione di nuovi strumenti di articolazione e raccolta dati: • orientamento informatizzato per problemi; • fascicoli con regole per le informazioni ivi contenute; • funzionalità software certificate. Orientamento informatizzato per problemi Il cosiddetto orientamento per problemi consente di raccogliere e gestire le informazioni secondo le complicazioni dell’assistito, in un modo più razionale e completo. L’orientamento per problemi si differenzia da quello tradizionale sostanzialmente perché “obbliga” il medico a rendere più “esplicito” il suo iter diagnostico e terapeutico, associando ogni sua azione ad uno o più problemi relativi al paziente. L’approccio tradizionale, viceversa, prevede una successione di operazioni per la prescrizione terapeutica (raccolta dei dati anamnestici, esame clinico, richiesta di esami di laboratorio e strumentali, formulazione di una diagnosi), la quale, essendo subordinata alla diagnosi, viene spesso eseguita nel semplice sospetto diagnostico e, a volte, non viene registrata in cartella dal medico, perché non ritenuta necessaria o perché trattasi di sospetto: conseguenza di tale comportamento è la difficoltà di capire, soprattutto a distanza di tempo, il perché di determinate scelte. L’aggiornamento del diario clinico con un approccio tradizionale avviene così il più delle volte soltanto da un punto di vista cronologico, e si descrive la situazione del paziente in termini spesso generici e poco utilizzabili per l’audit e la ricerca, ed inoltre i dati importanti spesso sono diluiti in una serie di informazioni poco utili. Già da tempo è parere comune che l’approccio per problemi, viceversa, risponde meglio alle esigenze assistenziali del paziente, facilita il lavoro del personale di assistenza e consente una più puntuale Verifica e Revisione di Qualità (VRQ). Cenni sulla cartella clinica orientata per problemi L’orientamento informatizzato per problemi nasce dalle esigenze espresse soprattutto dalle unità di cura ed assistenza ad alta intensità, caratterizzate dalla presenza di competenze medico– infermieristiche specialistiche e focalizzate ad assistere il paziente in funzione della patologia. Tale direzione rientra nei e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 13 principi dell’approccio per processi e dell’approccio sistemico alla gestione, e come tale, se opportunamente adottata, può rappresentare un valido supporto alla gestione generalizzata del rischio clinico. Il flusso di lavoro realizzato da un sistema informatico siffatto si basa su un modello di raccolta dati1 dove il problema è l’elemento centrale del processo assistenziale, attorno al quale si svolge il coordinamento e lo scambio informativo tra i diversi operatori che compongono l’équipe assistenziale (Figura 1). Tale approccio nasce da lontano. L’esigenza sentita da molti reparti di modificare il proprio sistema di raccolta dati ha indotto diversi studi sulla cartella clinica elettronica. Ispirandosi agli ormai classici criteri di utilità e funzionalità elencati da McIntyre (rif. [1]), è emersa da più parti la necessità di tralasciare la cartella tradizionale, poco strutturata, ed adottare un nuovo sistema di raccolta dati proposto da Weed (rif. [2]) nel 1964, la cosiddetta Cartella Clinica Orientata per Problemi (POMR) (rif. [3]), le cui caratteristiche principali sono riportate in Tabella 1. Tabella 1: POMR (Fonte Weed 1969) 1 Problem List containing active/inactive, medical and social problems 2 Background information containing both fixed (e.g. sex, date of birth, family history, immunisations) and changing information (marital status, job, address, screening tests) 3 Subjective the patient’s observations Objective the doctor’s observations and tests Analysis the doctor’s understanding of the problem Progress Notes (SOAP) Plans Figura 1: Il ciclo di cura ed assistenza basato sul problema. In base ai problemi del paziente, alla loro evoluzione nel tempo, alla conoscenza che si acquisisce su quel particolare tipo di problema, è possibile modificare il piano di cura e quindi programmare l’assistenza 1 Denominato Cartella Orientata per Problemi, ovvero Problem Oriented Record (POR). goals, action, advice etc. Base dell’orientamento per problemi è quindi la lista dei problemi (Problem List), che, in modo sintetico elenca i problemi del paziente. In tale approccio, il medico non può intervenire sul paziente se non ha esplicitato chiaramente la diagnosi o il problema per cui esegue una determinata indagine o terapia. Quindi, non possono essere considerati problemi “i sospetti diagnostici” per due motivi (rif. [3]): • perché non sono codificabili (a meno di valori troppo generici) secondo la classificazione ISTAT e quindi non possono essere riportati nella Scheda di Dimissione Ospedaliera (SDO); • perché sono comunque riduttivi e “biased” rispetto al problema principale che ha generato il sospetto e che comprende al suo interno altre possibilità diagnostiche. Quando non è possibile definire la diagnosi, la lista deve riportare comunque il problema; se poi dal problema generale si giunge ad una diagnosi certa, il problema generale si chiude 14 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 e si continua in quello “specifico” della diagnosi. Bisogna evitare di identificare problemi come sintomi, esami di laboratorio o altro quando è possibile formulare una diagnosi. Gestione del rischio clinico La gestione del rischio clinico da parte degli operatori sanitari, siano essi specialisti nelle varie discipline mediche o medici di medicina generale, è completamente correlata all’assunzione di responsabilità nella diagnosi e nella terapia. Le comunità scientifiche e le comunità di operatori evidenziano come il rischio sia da legare spesso alla mancanza di una conoscenza adeguata nel momento in cui è eseguita una diagnosi o una terapia. Figura 3: Linea guida, piano di cura Tale conoscenza può essere collegata a riferimenti esterni se, e solo se, per ogni intervento (diagnosi o (conoscenza tacita di gruppo). terapia che sia) si preveda l’indicazione esplicita del problema che lo ha determinato e la categorizzazione dello stesso, che Supporto dell’ICT per facilitarne può riguardare diversi raggruppamenti, tra cui Piani diagnostil’adozione ci (DX), Piani terapeutici (TX), Piani di monitoraggio (MX), Piani educazionali (EX) (Figura 2). Al di là degli indubbi vantaggi, è noto però che l’orientamento per problemi sia una impostazione “onerosa”, soprattutto nella sua prima fase, e la sua adozione, pur modificando parzialmente la sua visione “ortodossa”, non è facilmente adattabile a tutte le specifiche esigenze dei singoli contesti, sia dal punto di vista organizzativo che di processo. La peculiarità del supporto attraverso l’ICT va proprio nel senso di diminuirne Figura 2: Differenza di struttura nel diario clinico l’impatto iniziale e di migliorarne la sostenibilità, grazie anche all’associazione con È evidente che un diario clinico così strutturato facilita e mialtre sezioni informatiche, ma soprattutto gliora innanzitutto la comunicazione tra i vari operatori sanitari, all’estensione delle codifiche e all’inserima soprattutto facilita la discussione e la verifica di qualità, mento della cartella clinica in uno scenaquindi una migliore gestione del paziente. rio di Dossier/Fascicolo Sanitario. Proprio in tale logica di formalizzazione e fruizione della coNel tempo si sono succedute diverse noscenza medica deve essere letta la recente ri-attenzione trasposizioni della metodologia POMR in verso le linee guida e i protocolli medici (conoscenza esplicita soluzioni informatiche, sia in versioni per di gruppo, Linea Guida in Figura 3), per le cartelle elettroniche la medicina generale che per le speciadel paziente (conoscenza esplicita individuale, Piano di Cura e lità, sia negli Stati Uniti che in Europa (e in Italia). Piano di Lavoro in Figura 3), per i corsi di formazione e aggiorTale difficoltà è esaltata nella trasposizionamento professionale (conoscenza tacita individuale, Problene informatica (basti pensare alle versioni ma in Figura 3) e per le comunità virtuali o forum di discussione e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 15 più ortodosse che impediscono la registrazione degli interventi se non coerente con la metodologia), ed intorno alle varie realizzazioni, da tempo, esistono diverse posizioni (“…the limitations of POMR in the electronic record have been recognised in software application development, for example linking related problems and multiple problems at any one encounter, with ideas for practicable extensions put forward…”, Salmon et al., 1996), che prevedono sia implementazioni più flessibili che l’introduzione di concetti, comprendenti l’uso di timeline, incontri, episodi e sottoproblemi. Qualche anno fa, sono state proposte alcune caratteristiche della Problem List necessarie per la corretta, e soprattutto efficace, implementazione delle cartelle cliniche elettroniche (Campbell, 1998), che oggi sono tutte attuabili grazie alla disponibilità diffusa di Dossier Sanitari aziendali e/o Fascicolo Sanitari Elettronici regionali. In particolare, la possibilità già a livello di Fascicolo di organizzare i documenti elettronici ivi contenuti per problemi, o meglio per qualsiasi situazione clinica del paziente che necessita di un intervento assistenziale ad essa mirato. Fascicoli con regole per le informazioni ivi contenute I fascicoli con molteplici informazioni sono un tema di grandissima attualità. Concetti come Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) (di livello regionale o nazionale), Dossier Sanitario Elettronico (DSE) (di livello aziendale) e Libretto Sanitario Personale Elettronico (LiSPE) (con un taglio orientato più agli usi del cittadino) sono oramai oggetto di piani di sviluppo, e diverse progettazioni istituzionali stanno definendo il contesto di tali “contenitori” estesi ed eterogenei di dati (è recente la pubblicazione delle Linee Guida del Ministero della Salute, rif. [4]). Con il termine generico di fascicolo2 si intende genericamente ogni soluzione capace di mettere a disposizione degli utenti autorizzati, ovunque ed in qualsiasi momento, una raccolta sistematica, tempestiva ed accurata di informazioni cliniche sugli eventi sanitari di cui il “cittadino-paziente” è stato protagonista, indipendentemente dalla localizzazione e dalle caratteristiche dell’attore che ha scatenato l’evento stesso. Sono manifesti i motivi di efficacia di tali strumenti nella gestione del rischio clinico. Questi aspetti portano a due considerazioni: 1. I fascicoli forniscono un insieme di molteplici informazioni derivate da più fonti, ma soprattutto la possibilità di renderle disponibili a tutti gli attori impegnati nella cura ed assistenza del cittadino, e ciò evidentemente facilita di molto la gestione generale del rischio clinico (basti pensare al pericolo di prescrivere un principio attivo che un altro operatore ha già segnalato nel fascicolo come scatenante di allergie per il paziente, oppure la minaccia di un intervento invasivo per un sospetto diagnostico in precedenza analizzato). Pertanto, l’integrazione delle diverse fonti di dati e, di conseguenza, l’armonizzazione dei contenuti informativi attraverso meccanismi di interoperabilità, rappresenta un’esigenza quanto mai sentita ed è oggetto di progetti istituzionali e di tavoli di lavoro. Recentemente, il Tavolo per la Sanità Elettronica (TSE) ha approvato le linee guida sull’implementazione di un’infrastruttura software per l’interoperabilità delle soluzioni di Fascicolo Sanitario Elettronico, denominata InFSE (rif. [5]), progettata dal CNR nell’ambito di un progetto congiunto con il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e in fase di realizzazione nell’ambito del progetto OpenInFSE (rif. [6]). 2. Tale “marea” di informazioni potrebbe generare ulteriori minacce, legate ad una sovrabbondanza di dati e ad un’eventuale loro incongruenza (il cosiddetto “overloading” anglosassone). Per ovviare a tale problema, le progetta Figura 4: Definizioni di problema 2 Anche denominati FaSP - Fascicolo Sanitario Personale, così come riportato dal Progetto Mattone “Patient File” del Ministero della Salute. 16 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 zioni più recenti hanno spinto verso l’adozione di regole di congruità (workflow) e modalità di accesso che, in alcuni casi, hanno rappresentato una opportunità per la gestione del rischio clinico. L’analisi dei possibili scenari che possono determinare il ciclo di vita dei documenti elettronici del fascicolo, la descrizione delle condizioni (pre e post) che devono essere validate per il governo e l’applicabilità delle possibili transizioni di stato, possono infatti limitare la registrazione di informazioni non congruenti con il contesto (si pensi, ad esempio, allo scambio di terapie tra pazienti, e a quando ad un operatore può essere impedita la memorizzazione – e relativa somministrazione – di una erogazione di un farmaco perché non presente la relativa prescrizione elettronica). Regole di congruità per il workflow dei documenti Diverse implementazioni nazionali di FSE prevedono pattern espliciti per la gestione del ciclo di vita e degli stati dei documenti elettronici ivi memorizzati, che, come è noto, sono abilitanti alla gestione del workflow dei documenti attraverso un modello a stati finiti. Quest’ultimo governa le transizioni dei documenti nei diversi stati sulla base dalla logica legata al tipo di documento, ed impedisce, ad esempio, di “prenotare” una prescrizione già prenotata, oppure consente di ripristinare correttamente uno stato di un documento (e.g. documento di prescrizione da “prenotato” a “prescritto”) se uno ad esso relativo è stato annullato (e.g. annullamento di una prenotazione). La gestione del ciclo di vita dei documenti elettronici implementata nei sistemi di FSE attraverso la modellazione di opportuni metadati memorizzati in registri indice, e quindi la modellazione degli stati dell’unità documentale principale e di quelle ad essa collegate, ricalca il più delle volte gli attuali processi di business; pertanto, le transizioni degli stati seguono gli step degli attuali flussi del cartaceo. Di conseguenza, considerando ad esempio il flusso di prescrizione, si vanno ad instaurare una serie di relazioni tra i documenti elettronici di prescrizione, prenotazione, accettazione, erogazione e refertazione, e di stati possibili per ogni documento (prescritto, prenotato, annullato, accettato, erogato, refertato, obsoleto, etc.). Le relazioni tra i diversi documenti elettronici possono essere quindi: • relazioni tra versioni successive di documenti, con elementi che sostituiscono/integrano un documento precedentemente registrato; • relazioni nel flusso previsto per il tipo di documento, tra l’eventuale documento elettronico che ha promosso/richie- sto la produzione di un altro documento elettronico ed il documento generato. Alcune realizzazioni di sistemi di FSE stanno sperimentando il collegamento dei workflow a stati finiti con una indicazione esplicita del problema/episodio di cura che ha causato, direttamente o meno, il flusso. In questi casi, i metadati del registro del Fascicolo prevedono l’indicazione esplicita del problema, che viene identificato da un numero progressivo. La data di inizio è importante per identificare il momento in cui questo si manifesta. Nella colonna “Risoluzione” della Tabella 2 viene riportata la data di risoluzione del problema oppure il numero della diagnosi o del problema successivo qualora esso non si risolva completamente ma evolva in un altro (rif. [3]). Tabella 2: Esempio di lista dei problemi Regole per la corretta modalità di accesso ai documenti Alcune implementazioni di FSE prevedono regole di accesso ai documenti, in funzione dello stato precedente, al fine di evitare inconsistenze di carattere semantico nel legame fra documenti e i loro stati e al fine di definire le regole di accesso degli attori rispetto allo stato stesso dei documenti elettronici (ad esempio, da un lato la macchina a stati finiti deve permettere di evitare di refertare sulla base di prescrizioni già refertate, dall’altro altre regole devono negare l’accesso a prescrizioni che sono erogate da parte di attori che vi possano accedere solo se esse permangono nello stato di prescritto). In questo contesto, rientrano anche e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 17 i vincoli temporali. Le prescrizioni farmaceutiche, ad esempio, hanno una validità di tempo limitata per cui diverse implementazioni nazionali prevedono di rifiutare l’accesso agli operatori, oppure di rendere obsoleta, la prescrizione scaduta. Nelle sperimentazioni con una schematizzazione e articolazione per problemi, le modalità di accesso prevedono anche eterogenee condizioni per l’indicazione e la codifica dei problemi. Taluni operatori che per il loro ruolo, infatti, non riescono ad identificare il vero motivo assistenziale, possono usare codici più generici (ad es., possono aprire il problema “Paziente sofferente”), mentre altri sono obbligati ad usare valori più precisi in quanto sono in grado di eseguire indagini che portano alla diagnosi definitiva (ad es., possono chiudere il problema “Paziente sofferente” e aprire quello meno generico di “Sepsi”, rif. [3]). Anche per i fornitori, un sistema di assicurazione della qualità può fornire molti vantaggi in un mercato che deve ancora espandersi. Il sistema di gestione delle cartelle cliniche può così prevedere un insieme di funzionalità regolate e condivise in un panorama più vasto che mette insieme gli “utenti” finali (gli operatori socio-sanitari), le strutture sanitarie e i produttori, e ciò certamente influisce anche nella gestione del rischio clinico (basti pensare a modalità di lavoro che sono identiche per operatori di diversa estrazione). Certificazione del software La possibilità di “certificare” tali tipi di software rispetto a ben determinati criteri consente, ad esempio, di assicurarsi che il proprio sistema impedisca l’inserimento di dati incongruenti o errati. Ad esempio, i criteri sviluppati dall’istituto EUROREC, in collaborazione con i Centri Nazionali PROREC, per il rilascio del marchio di qualità europeo, sono stati strutturati su due livelli, uno di base ed uno più avanzato, suddivisi in gruppi omogenei: • criteri sull’identificazione degli utenti (con i loro profili) e dei pazienti; • criteri sulla gestione dei contenuti; Funzionalità software certificate Le funzionalità software certificate rientrano in un discorso più generale, riguardante l’adozione di criteri per certificare il software clinico in fase di acquisizione da parte delle amministrazioni sociosanitarie pubbliche, e rappresentano un’opportunità per il sistema Paese. I vantaggi di elaborazione e comunicazione offerte dalla tecnologia, ma anche i relativi risvolti negativi, richiedono infatti di ripensare ai bisogni veri degli operatori sanitari (nonché dei manager e dei cittadini) e quindi alle funzionalità che richiedono. Per tali motivi, la maggior parte dei policy makers nazionali e regionali in Europa hanno riconosciuto l’importanza di migliorare la qualità, le funzionalità, e il livello di interoperabilità dei sistemi esistenti sul mercato. Il compito degli acquirenti dei sistemi sarebbe molto facilitato se potessero affidarsi ad un marchio di qualità nella selezione delle offerte. 18 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 • criteri sulle tabelle di look-up e sulle codifiche; • criteri sulla gestione delle diverse versioni di un dato e sulla cancellazione logica; • criteri sulla sicurezza, privacy e tracciatura degli accessi. Tutti gli elementi sono classificati secondo determinati indici/ funzioni (Business Function, Care Settings, Component Types). I criteri possono essere usati in diversi modi: • il catalogo dei criteri può fornire un “vocabolario” per permettere ai fornitori di descrivere le caratteristiche dei propri prodotti in modo uniforme, sistematico e non ambiguo, nella documentazione commerciale o con autodichiarazioni nelle offerte; • i criteri possono contribuire a descrivere chiaramente e specifiche dettagliate dei sistemi clinici nei bandi di gara e nei successivi contratti di fornitura. Progetti di certificazione • Un recente rapporto tecnico dell’Università di Victoria (rif. [7]) riporta un confronto tra le principali iniziative internazionali di certificazione di software per l’ambito socio-sanitario: • Certification Commission for Health Information Technology (CCHIT), USA; • U.S. Health and Human Services (HHS); • ISO/IEC 15408 “The Common Criteria for Information Technology Security Evaluation” (internazionale); • EUROREC (Europa); • Health on the Net (HON) HONCode Certification (internazionale); • Canada Health Infoway (Canada); • NEHTA (Australia). Nella Figura 5 i risultati di tale comparazione (fonte rif. [7]). e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 19 Figura 5: Confronto tra le principali iniziative internazionali di certificazione di software per l’ambito socio-sanitario EUROREC gestisce un progetto europeo denominato “Thematic Network on Quality Labelling And Certification of EHR Systems” (EHR-Q-TN, www.eurorec.org/ RD/index.cfm), per preparare i sistemi sanitari dei vari Paesi europei alla certificazione di qualità dei sistemi di sanità elettronica (sistemi EHR e dei sistemi eHealth in generale), in modo sistemati- co e comparabile. In particolare, l’iniziativa EHR-Q-TN si svolge nell’ambito del Programma “ICT Policy Support”, Obiettivo 1.6 “Improving certification of eHealth products”. In precedenza, dal 2006 al 2008, il progetto Q-REC “European Quality Labelling and Certification of Electronic Health Record systems” aveva sviluppato un metodo strutturato per la definizione dei criteri di qualità delle CCE (cure primarie e ospedali) e dei FSE, e per creare un percorso verso la certificazione europea. L’iniziativa EHR-Q-TN sta procedendo con workshops in 27 20 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Paesi Europei e nello stesso tempo mira a validare il catalogo sistematico dei criteri potenziali, sviluppato da Q-REC, attraverso l’analisi ed il confronto tra le diverse fonti disponibili in ambito internazionale. L’attenzione del progetto è inizialmente focalizzata a promuovere la qualità degli applicativi di Cartella Clinica Elettronica e dell’interoperabilità con EHR/FSE, mediante la individuazione di un metodo strutturato per la definizione dei criteri di qualità ad essi applicabili. Allo scopo, l’istituto EUROREC, in collaborazione con i Centri Nazionali PROREC, ha predisposto con una accurata selezione le due liste di criteri, espressi come funzionalità “testabili”, per rilasciare rispettivamente un marchio di qualità di base ed uno avanzato (Eurorec Seals). In alcuni Paesi si stanno già svolgendo le attività di certificazione europea (http://www.eurorec. org/consortium_intern/seal/index.cfm). II valore aggiunto di EHR-QTN risiede nel fatto che i criteri di qualità presentano una validazione internazionale, in quanto basati su di un set di criteri (FGS) tradotti e validati in oltre 20 lingue europee. L’adozione di tali criteri, che vengono costantemente mantenuti ed aggiornati a cura dell’istituto EUROREC, con il contributo dei Centri Nazionali PROREC ad esso affiliati, predispone quindi alla validazione dei criteri funzionali tra i diversi sistemi di sanità elettronica, contribuendo così in modo determinante alla libera circolazione dei cittadini europei. Bibliografia [1] J.C. Petrie, N. McIntyre, “La cartella clinica orientata per problemi”. Verduci Ed, Roma, 1983. [2] L. Weed, “POMR” 1968, “SOAP” 1969. [3] “La cartella neonatale orientata per problemi”. Task force: Savino Mastropasqua, Dante Baronciani, Gabriella Caliumi Pellegrini, Marcello Orzalesi, Rosaria Ziccardi. [4] Ministero della Salute, “Il Fascicolo Sanitario Elettronico – Linea guida nazionali”, Roma, 11 Novembre 2010. [5] Infrastruttura tecnologica del Fascicolo Sanitario Elettronico (InFSE), http://www.innovazionepa.gov.it/i-dipartimenti/digitalizzazione-e-innovazione-tecnologica/ attivita/tse/il-tavolo-permanente-per-la-sanita-elettronica-delle-regioni-e-delle-province-autonome-tse-.aspx. [6] Progetto “Realizzazione di un’infrastruttura operativa a supporto dell’interoperabilità delle soluzioni territoriali di fascicolo sanitario elettronico nel contesto del sistema pubblico di connettività (OpenInFSE)”, http://www.ehealth.icar.cnr.it/. [7] J.H. Weber-Jahnke, J. Williams, A. Agah, “Consumer Health Informatics Services – Certification Programs – Strengths and Weaknesses”, UVic/IPIRG-2011-TR-06. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 21 primo piano a cura di Maria Carla Gilardi e Isabella Castiglioni, Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBFM-CNR) DECIDE: un’infrastruttura europea di servizi per la diagnosi delle patologie neurodegenerative Questo articolo descrive una piattaforma di servizi, implementata su di un’infrastruttura europea distribuita, a supporto della diagnosi delle patologie neurodegenerative. Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro, nasce nel 2010, dalla collaborazione di diversi organismi internazionali di ricerca e clinica di eccellenza per le patologie neurodegenerative L e patologie legate all’invecchiamento rappresentano oggi uno dei problemi socio-sanitari più difficili da gestire, a causa dell’aumento crescente della popolazione e della vita media. Si stima che ogni anno, in Europa, un milione e mezzo di persone sviluppino una patologia neurodegenerativa, che le persone affette oggi da una qualche forma di demenza siano circa 35 milioni e che questo numero sia destinato a duplicarsi nei prossimi vent’anni. Fortunatamente, relativamente alla diagnosi di queste sindromi, sono stati raggiunti importanti traguardi che hanno ridotto i tempi di identificazione e caratterizzazione delle diverse forme di neurodegenerazione. In particolare le tecnologie diagnostiche basate su neuroimmagini, cioè sullo studio in vivo della anatomia e funzionalità cerebrale, hanno raggiunto una qualità e accuratezza diagnostica tale da incrementare la capacità del medico nell’identificare precocemente segni pro-dromali e anche pre-clinici di demenza. Oggi la Risonanza Magnetica è in grado di consentire l’identificazione di strutture anatomiche cerebrali implicate in modo caratteristico nell’Alzheimer o in altre forme di demenza. La Tomografia ad Emissione di Positroni consente di misurare, con un elevato grado di specificità e sensibilità, la presenza di ipometabolismo cerebrale quale segno caratteristico di 22 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 neurodegenerazione. Le evidenze scientifiche raggiunte dalle tecniche di neuroimmagini sono state talmente condivise da motivare gli organismi internazionali di riferimento per l’Alzheimer a una revisione delle linee guida sulle pratiche diagnostiche e cliniche, portando alla pubblicazioni di nuove linee guida (2011) che danno un ruolo dominante agli studi in vivo mediante immagini sia come supporto alla diagnosi differenziale che alla decisione medica (Figure 1-5). Il RUOLO DELLE INFRASTRUTTURE INFORMATIVE DISTRIBUITE COME PROVIDER DI SERVIZI DIAGNOSTICI L’integrazione di applicazioni per uso medico e dati clinici all’interno di infrastrutture informative tecnologiche, basate su reti e repository di dati e immagini digitali, ha trovato ormai largo impiego e portato numerosi vantaggi agli utenti medici, con un impatto fortemente positivo nel modo di condurre e gestire la diagnosi e terapia. In modo particolare le tecnologie informative basate su infrastrutture a griglia hanno risposto in modo sempre più efficace ai bisogni della comunità medica, supportando l’implementazione di applicazioni efficienti e allo stesso tempo garanti di sicurezza, rispetto della privacy e proprietà legale dei dati. Tali infrastrutture, denominate “HealthGrids” (Figura 6) ad indicare la loro struttura in nodi di calcolo geograficamente distribuiti e il loro uso esclusivo da parte della comunità clinica, consentono l’estrazione e gestione di nuova informazione e conoscenza medica. Nonostante molti casi di successo possano essere annoverati tra gli esempi di HealthGrids, in genere essi si rivolgono alla comunità medica di ricerca, con applicazioni dedicate in particolare all’analisi di dati mediante processi sofisticati che richiedono risorse computazionali elevate. Tuttavia, grazie alla disponibilità di grandi quantità di dati che provengono da sistemi diagnostici di routine clinica quali sistemi di diagnostica per immagini, cominciano oggi ad essere disponibili infrastrutture di rete basate su repository a grandi capacità ed elevate prestazioni che supportano la comunità medica e più in particolare la comunità neurologica e di neuroscienze mediante l’estrazione di parametri clinici che aumentano la confidenza della diagnosi neurologica (Figure 2-5). DECIDE: LA PIATTAFORMA DI SERVIZI A SUPPORTO DELLA DIAGNOSI DECIDE (Diagnostic Enhancement of Confidence by an International Distributed Environment) è un progetto HealthGrids, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro, mirato alla diagnosi assistita delle patologie neurodegenerative. Scopo principale del progetto è fornire, attraverso un’infrastruttura europea a griglia con accesso web, una serie di servizi ai medici che sono coinvolti lungo tutto il percorso diagnostico del paziente neurologico (ad es. neurologo, medico nucleare, radiologo, neurofisiologo). I servizi clinici di DECIDE, in linea con le recenti linee guida sulle patologie neurodegenerative, riguardano l’estrazione di volumi cerebrali da immagini di Risonanza Magnetica (MRI), mediante tecniche di segmentazione dell’immagine, e la misura statistica di regioni cerebrali ipometaboliche da immagini di Tomografia ad emissione (PET/SPECT), mediante mappe parametriche statistiche (SPM) (7). Tali servizi sono mirati ad aumentare la confidenza diagnostica del medico e forniscono, a seguito di elaborate analisi dati, indici di probabilità rispetto alla presenza/assenza di patologia neurodegenerativa. I servizi si basano su algoritmi avanzati che elaborano gli studi diagnostici clinici ottenuti mediante sistemi di neuroimmagini (es. PET/SPECT, MRI) e mettono a confronto i dati dei pazienti con segni clinici di sospetta neurodegenerazione con dati corrispondenti ottenuti da popolazione sana. DECIDE, con i e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 23 al sito di DECIDE per effettuare analisi in modo quantitativo o semiquantitativo, caricando i propri dati in formati standard e in modo molto semplice all’interno della infrastruttura di servizi. Un ultimo tipo di utente è il medico ricercatore, che utilizza i servizi di DECIDE in modo più avanzato, con la possibilità di interagire con i servizi stessi (attraverso una semplice interfaccia grafica) e modificare alcuni parametri di interesse che giocano un ruolo importante nell’analisi dei dati, personalizzando così il tipo di analisi e il risultato che ne consegue. suoi repository nodes distribuiti in strutture cliniche di tutta Europa, mette infatti a disposizione grandi database di studi di neuroimmagini ottenuti da popolazione sana (più di 100 sets di dati per ciascun servizio), che vengono utilizzati come riferimento durante le analisi per fornire gli indici di confidenza diagnostica. DECIDE è stato disegnato per tre livelli di utente, che accedono ai servizi dell’infrastruttura per scopi diversi, attraverso accesso autorizzato, autenticato e registrato. Il primo tipo di utente è il neurologo, che interviene in tutte le fasi del processo diagnostico del paziente, fin dalla prima visita ambulatoriale, attraverso la quale raccoglie i dati clinici e amnesici del paziente. Il neurologo accede a DECIDE attraverso il web, aprendo il caso clinico e registrando all’interno del database i dati ottenuti da vari test neuropsicologici e neurocomportamentali, effettuati durante la visita ambulatoriale. Inoltre l’utente neurologo può accedere ai dati di tutti gli studi diagnostici relativi al paziente Un secondo tipo di utente è il medico specialista che effettua gli studi diagnostici richiesti dal neurologo, per esempio il radiologo, che effettua uno studio di Risonanza Magnetica per la valutazione di regioni cerebrali atrofiche, o il medico nucleare, che effettua per esempio una Tomografia ad Emissione di Positroni, per valutare segnali di ipometabolismo cerebrale. Questo tipo di utente accede Le caratteristiche piùinnovative di DECIDE sono: A)un nuovo approccio verticale all’e-Health, puntando alle necessità della comunità dei medici coinvolti nel processo diagnostico di un paziente neurologico, con la creazione di un’infrastruttura mirata a supportarli nell’esecuzione giornaliera delle indagini diagnostiche e mettendo loro a disposizione gli strumenti necessari per effettuare analisi onerose dal punto di vista computazionale. Questo approccio verticale garantisce che le richieste della comunità medica vengano tenute in considerazione fin dall’inizio nel disegno dell’infrastruttura e dell’interfaccia dei servizi. In questo modo i servizi diagnostici sono modellati per assicurare la piena usabilità e la massima disponibilità dei dati; B) l’inclusione di una varietà di immagini mediche, ampliando la prospettiva della diagnosi e permettendo studi integrati sulle malattie neurodegenerative, rendendo così possibili sinergie tra le diverse attività cliniche e supportando studi di correlazione tra i diversi approcci diagnostici; C)un notevole aumento nella disponibilità generale di casi di 24 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 gie neurodegenerative con consorzi e imprese di rilievo nel campo dei servizi e delle infrastrutture di rete a griglia (CNR, Provincia Lombardo Veneta Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Univeristà Vita e Salute-San Raffaele; Università di Genova, Università di Foggia, GARR, COMETA, Italia; MAAT, Clinic of International Medicine and Gerontology, Francia; Università di Varsavia, Polonia; Imperial College of Science, Technology and Medicine, Inghiliterra; Alzheimer Europe, Lussemburgo). BIBLIOGRAFIA normalità per le analisi statistiche delle immagini mediche, integrando su un’infrastruttura distribuita diverse banche dati, oggi nella maggior parte dei casi limitate a utenti interni di singole strutture ospedaliere proprietarie; D) la creazione di un’interfaccia utente personalizzata alle necessità dei clinici e mirata a servizi semplici, con interazioni minime dell’utente rispetto ai servizi proposti. L’interfaccia è user friendly per mostrare facilmente gli algoritmi e i corrispondenti data sets di immagini disponibili, consentendo ai medici di concentrarsi sull’atto diagnostico e fornendo loro una visione chiara delle risorse di dati sottostanti e di come impiegarli; E) la disponibilità sia di potenza di calcolo che di capacità di storage, al fine di consentire analisi di casi specifici, controllo delle attività di rete su grid associate, analisi e controllo dei risultati in uscita, garantendo allo stesso tempo una facilità d’uso della infrastruttura sottostante; F) una generale semplificazione delle procedure diagnostiche associate all’analisi dei singoli pazienti: i medici possono caricare i dati neurologici (immagini, segnali, ecc.) relativi a un paziente, inviare la richiesta di un dato servizio diagnostico e il sistema controlla che il servizio richiesto sia immediatamente innescato e portato a termine a seguito della richiesta, in modo friendly. RINGRAZIAMENTI Il progetto si basa sulla collaborazione di diversi organismi internazionali di ricerca e clinica di eccellenza per le patolo- [1] Corey-Bloom J, Thal LJ, Galasko D, Folstein M, Drachman D, Raskind M, Lanska DJ. Diagnosis and evaluation of dementia. Neurology 45:211-218 (1995) [2] Chui H, Zhang Q. Evaluation of dementia: a systematic study of the usefulness of the American Academy of Neurology’s practise parameters. Neurology 49:925 (1997). [3] Scheltens P. Early diagnosis of dementia: neuroimaging. Journal of Neurology 246:16 (1999). [4] Early detection of Alzheimer’s disease: new diagnostic criteria. Dubois B, Picard G and Sarazin M. Dialogues Clin Neurosci 11(2):135-9 (2009). [5] Signorini M, Paulesu E, Friston K, Perani D, Colleluori A, Lucignani G, et al. Rapid assessment of regional cerebral metabolic abnormalities in single subjects with quantitative and nonquantitative [18F]FDG PET: a clinical validation of statistical parametric mapping. Neuroimage 9(1):63–80 (1999). [6] http://hal.archives-ouvertes.fr/ docs/00/08/41/13/PDF/Healthgrid06. pdf [7] I. Castiglioni, B. Canesi, A. Schenone, D. Perani, M.C. Gilardi. A Grid-based SPM service (GriSPM) for SPECT and PET neurological studies. Eur. J. Nucl. Med. Mol. Imag., 36: 1193-1195 (2009). e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 25 primo piano a cura di Giuseppe De Pietro Responsabile Sede di Napoli – ICAR – CNR Giovanna Sannino ICAR – CNR Nuove tecnologie per il Telemonitoraggio Cardiaco evoluto I notevoli progressi compiuti nel trattamento delle malattie cardiovascolari hanno comportato una indiscutibile diminuzione degli eventi letali ed un miglioramento della qualità della vita nei pazienti colpiti da episodi cardiaci. Un fattore non trascurabile nell’ottenimento di tali risultati è senza dubbio l’innovazione tecnologica legata ai dispositivi biomedicali (pacemaker, defibrillatori, ECG indossabili, etc) ed alle applicazioni di telemedicina e telemonitoraggio. In particolare, il monitoraggio cardiaco può svolgere un ruolo molto importante nell’ausilio alla prevenzione di attacchi cardiaci, nel rilevare eventuali anomalie del cuore e nel monitorare l’evoluzione delle malattie cardiovascolari croniche. I sistemi di monitoraggio cardiaco possono essere suddivisi in tre gruppi sulla base della modalità di classificazione del segnale ECG [1]: 1) sistemi che registrano i segnali e ne effettuano la classificazione in modalità off-line; 2) sistemi che forniscono la classificazione dei segnali in tempo reale su postazioni remote; 3) sistemi che forniscono la classificazione dei segnali in tempo reale su dispositivi locali. I sistemi che appartengono al primo gruppo sono essenzialmente dispositivi di registrazione che provvedono ad analizzare i dati in modalità off-line su sistemi di calcolo remoto. Il secon- 26 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 do gruppo comprende sistemi di telemedicina in grado di eseguire a distanza in tempo reale [2] [3] la classificazione dei segnali ECG rilevati; in particolare, in molti sistemi di questo tipo, i dati ECG vengono raccolti mediante palmari o smart phone. Il terzo gruppo comprende i sistemi che utilizzano i dispositivi mobili con capacità di elaborazione (ad esempio palmari o smart phone) per eseguire l’analisi dei dati e/o segnali in locale per rilevare anomalie e/o produrre segnali di allarme [4]. Questi ultimi sistemi sono di solito definiti come sistemi Mobile Health (mHealth) e stanno riscuotendo molta attenzione in quanto forniscono servizi personalizzati per i singoli pazienti; sistemi del genere rappresentano di fatto un potente strumento anche per una pronta segnalazione di eventuali situazioni anomale. Nonostante i recenti sforzi effettuati per realizzare sistemi mHealth efficienti ed affidabili, a tutt’oggi permangono molti problemi aperti che richiedono nuove soluzioni più evolute ed affidabili. Gli attuali sistemi di mHealth per il monitoraggio cardiaco disponibili sul mercato si occupano solo di raccogliere i dati provenienti da un dispositivo indossabile ECG e di trasmettere questi dati al PDA o allo smart phone del paziente per la loro elaborazione. In generale, le funzionalità fornite da questi sistemi permettono di individuare la variabilità della frequenza cardiaca (HRV) sulla base di metodi statistici e geometrici [5], ma non sono in grado di ricavare ulteriori informazioni sul contesto in cui si trova il paziente in esame all’atto della raccolta delle informazioni. LA CONSAPEVOLEZZA LA GESTIONE DEL CONTESTO Il concetto di “context-aware computing” si riferisce a una classe di sistemi capaci di rilevare il “contesto” e di modificare il proprio comportamento in accordo ad esso. La popolarità di architetture context-aware è dovuta alla crescente ubiquità dei sensori e quindi alla diversità di ambienti in cui i segnali sono raccolti. Il contesto viene definito in letteratura da Schilit, il primo ad introdurlo, come “le circostanze in cui un evento si presenta” [7]. Altrettanto significativa è la definizione di contesto e di sistema context-aware data da Dey e Abowd: “Il contesto è qualsiasi informazione che può essere usata per caratterizzare lo stato di un’entità, dove un’entità è una persona, un luogo o un oggetto fisico che è considerato rilevante all’interazione tra un utente e un’applicazione. [...] Un sistema è contextaware se usa il contesto per fornire informazioni e/o servizi pertinenti all’utente, dove la pertinenza dipende dai compiti dell’utente”[8]. L’informazione contestuale può essere ampiamente utilizzata per migliorare l’accuratezza delle analisi prodotte a partire dal segnale acquisito. Questo perché dati simili possono essere interpretati in maniera differente rispetto alle attività correnti del paziente e solo un accurato “context sensing” può permettere la distinzione tra informazioni “importanti” e “non importanti” nella grande quantità di dati acquisita. Il segnale ECG ha un contenuto informativo notevole. Come già accennato, tali informazioni necessitano di una corretta interpretazione che non può essere scissa dal contesto in cui è presente l’utente monitorato. Ad esempio, la causa di un rapido incremento del battito cardiaco osservato dall’ECG può essere dovuto ad una normale attività fisica svolta dal paziente piuttosto che ad un inaspettato episodio tachicardico. Le moderne tecnologie ICT possono fornire gli strumenti per un monitoraggio pervasivo del soggetto; in particolare, molte attività di ricerca sono state recentemente indirizzate sull’“activity recognition” (riconoscimento dell’attività) mediante l’uso di dati provenienti da sensori inerziali per il rilevamento di movimenti, dati che vengono successivamente elaborati da appositi software per aggregare i dati di movimento in categorie semanticamente più complesse che ne descrivono una particolare attività. In questo modo è possibile registrare le attività quotidiane della persona e utilizzare questa informazione come indicatore del suo stato di salute, oppure per contestualizzare i dati fisiologici acquisiti. L’uso di tecniche di intelligenza artificiale e dei sistemi di supporto alle decisioni (DSS) basati su conoscenza medica formalizzata mediante regole rappresentano uno degli approcci più efficaci per la gestione del contesto in applicazioni di telemonitoraggio. In particolare, i sistemi basati su regole forniscono un modello relativamente semplice di rappresentazione della conoscenza, e possono essere adattati ad una vastissima tipologia di problemi. Come qualunque prodotto dell’intelligenza artificiale, un sistema basato su regole ha i suoi punti di forza così come le sue limitazioni. In generale, tali sistemi sono utilizzabili con successo per tutti e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 27 e soli quei problemi per i quali tutta la conoscenza può essere formalizzata mediante regole IF-THEN, e nel contempo tale formalizzazione non comporti una eccessiva produzione di regole, cosa che introdurrebbe problemi di manutenibilità e di prestazioni del sistema implementato. UN PROTOTIPO DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO Il laboratorio di “Intelligent Healthcare” (http://ihealthlab.icar.cnr.it/) dell’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte prestazioni del CNR ha di recente realizzato un prototipo di sistema di monitoraggio cardiaco la cui gestione del contesto e valutazione dei dati monitorati è affidata interamente ad un sistema di supporto alle decisioni. Tale sistema, attraverso la formalizzazione della conoscenza esplicita dell’esperto mediante regole, è in grado di contestualizzare i dati provenienti da un dispositivo indossabile ECG con le attività fisiche del paziente in esame. L’attività fisica del paziente viene ricavata dall’analisi dei dati di un accelerometro triassiale contenuto nello stesso dispositivo ECG. Questa correlazione permette di stimare la variabilità della frequenza cardiaca in funzione dell’attività del paziente in tempo reale, minimizzando la generazione di falsi allarmi o la non generazione di allarmi in caso di effettiva emergenza. L’architettura del software realizzato è suddivisa in layer, o strati, come mostrato in figura. Architettura del Sistema Il Data Layer è il livello in cui sono acquisiti ed aggregati i dati personali dell’utente, i dati acquisiti dai dispositivi hardware utilizzati per il monitoraggio e i dati di contesto elementari generati dalle varie sorgenti informative disponibili. I dati grezzi vengono in questo livello elaborati dai moduli interni che calcolano alcuni parametri fondamentali come la frequenza cardiaca, la postura dell’utente e la tipologia di movimento che sta svolgendo nel momento in cui è sottoposto a monitoraggio. I moduli costituenti il Data Layer sono: • lo User Module, che mette a disposizione un’interfaccia utente per l’immissione di dati utili al sistema. I dati richiesti sono indispensabili per rendere il sistema personale e calcolare le soglie d’allarme in modo personalizzato; • l’HeartRate Module, che contiene i metodi per la detection del complesso QRS dell’elettrocardiogramma e per il calcolo del picco R utilizzato per la valutazione della frequenza cardiaca; • il Position Module, che si occupa di riconoscere la postura del paziente. In base ai valori misurati dall’accelerometro è in grado di rilevare se il paziente è in posizione supina o eretta; • il Walk-Run Module, che contiene i metodi per il riconoscimento dell’attività motoria del paziente. È in grado di individuare se il paziente sta effettuando una corsa o sta camminando; • il FallDetector Module, che si occupa di rilevare una caduta del paziente. Il suo funzionamento si basa su di un algoritmo a soglia [9], che identifica i movimenti potenzialmente pericolosi o indicativi di un pericolo immediato per il paziente; • il CameraIP Module, che mette a disposizione i meccanismi di comunicazione con telecamere di videosorveglianza. Il Decisional Layer rappresenta l’intelligenza del sistema che, basandosi sui dati elaborati dal Data Layer, determina se devono essere intraprese delle azioni e, in caso affermativo, che 28 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 tipo di azioni devono essere intraprese (ad esempio: invio di un allarme o un avviso al paziente). I moduli costituenti il Decisional Layer sono: • il Knowledge-base Module, che contiene una conoscenza clinica elementare circa la variabilità della frequenza cardiaca formalizzata in termini di concetti, relazioni e regole. All’interno delle regole compaiono i seguenti parametri: ·· la Frequenza Cardiaca HR (Heart Rate), cioè i battiti per minuto del muscolo cardiaco (bpm), che varia da un valore minimo quando siamo a riposo, ad un valore massimo in condizioni di attività intensa; ·· la Frequenza Cardiaca Basale RHR (Resting Heart Rate) che è un buon indicatore di forma fisica. Tanto più si è in buona forma, tanto minore è lo sforzo che il cuore deve compiere per pompare il sangue attraverso l’apparato cardiocircolatorio, e quindi tanto minore è il numero di battiti al minuto (frequenza) di cui il cuore necessita; ·· la Frequenza Cardiaca Massima HRmax (Maximum Heart Rate) è il massimo numero di battiti che il cuore può sostenere al minuto. È possibile calcolare la frequenza cardiaca massima mediante una semplice formula, la formula di Karvonen, dal nome dello studioso finlandese che per primo la elaborò. Secondo questa regola la frequenza cardiaca massima teorica si calcola sottraendo ad un numero fisso (220 per gli uomini e 226 per le donne) l’età espressa in anni; ·· la Deviazione Standard SDNN (Standard Deviation Normal beat to Normal beat) consiste nel calcolo delle variazioni standard della media di tutti gli RR consecutivi dei battiti sinusali. Viene calcolato ogni 5 minuti e una deviazione inferiore a 50 millesecondi esprime un rischio di morte quattro volte superiore a deviazioni superiori a 100 millisecondi. • il Rules-Engine Module, al quale è demandato il processing delle regole. Infine l’Action Layer offre i meccanismi per generare ed inviare messaggi di allarme o per generare avvisi di notifica al paziente. I moduli costituenti l’Action Layer sono: • l’Alarm Generator and Delivery Module, che sulla base dell’output del rules-engine module provvede alla generazione di un SMS che viene inviato al medico curante del paziente. Contestualmente tale modulo provvede alla visualizzazione di un messaggio di allarme sulla stazione di controllo sorvegliata da personale medico cui è demandato il compito di valutare il tracciato elettrocardiografico che viene visualizzato in real-time. Nel caso sia stata rilevata una caduta del paziente, il sistema provvede anche a collegarsi con la telecamera di video-sorveglianza del paziente per visualizzare lo streaming video e dare la possibilità al personale medico di osservare lo stato del paziente; Stazione di Controllo del Personale Medico. Per ogni paziente viene mostrato il tracciato elettrocardiografico in real-time e in caso di caduta del paziente viene visualizzato lo streaming dati della telecamera di videosorveglianza • il Warning Generator Module che, in corrispondenza dell’output del rules-engine module, provvede alla generazione di un avviso sul dispositivo mobile del paziente. L’avviso viene altresì inviato anche alla stazione di controllo del personale medico. Il sistema è stato testato su un gruppo di 15 persone sane in diverse condizioni motorie. A valle dei test, è stato effettuato un confronto con un classico sistema decisionale che fosse privo di consapevolezza del contesto. I dati raccolti hanno mostrato la superiorità dell’approccio proposto in termini di diminuzione nella generazione di allarmi relativi a situazioni catalogabili come falsi positivi ed in termini di ge- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 29 nerazione di avvisi relativi a situazioni di possibile rischio che con un classico sistema decisionale non venivano prese in considerazione. Inoltre, per testare a pieno il funzionamento del sistema, sono state simulate situazioni di anomalie cardiache attraverso l’uso di un simulatore hardware di paziente a cui sono stati applicati gli elettrodi del monitor ECG. Incrociando i dati motori del paziente e i tracciati elettrografici prodotti dal simulatore si è osservato il comportamento del sistema sviluppato. Come mostra la tabella dei risultati, il sistema non ha dato origine a nessuna situazione di falso negativo potenzialmente fatale per la vita del paziente monitorato. Tabella dei risultati ottenuti dai test CONCLUSIONI Negli ultimi anni, grazie anche all’innovazione tecnologica nei dispositivi biomedicali, si è lavorato molto per la realizzazione di applicazioni di telemedicina e telemonitoraggio. Attualmente, gli sforzi per la realizzazione di sistemi sempre più efficienti ed affidabili sono volti ad un utilizzo sistematico delle informazioni di contesto, interpretando i segnali fisici e biochimici acquisiti dai sensori contemporaneamente allo stato corrente dell’ambiente esterno e del paziente monitorato. In particolare, l’attività fisica svolta rappresenta un’informazione contestuale di primaria importanza per migliorare l’accuratezza delle analisi realizzate a partire dai tracciati elettrocardiografici acquisiti; questo perché tracciati simili possono essere interpretati in maniera differente a seconda delle attività correnti del paziente. Allo stato attuale, le metodologie e le tecnologie più promettenti per la gestione del contesto sono legate alle tecniche di intelligenza artificiale ed ai sistemi di supporto alle decisioni (DSS). In particolare, i DSS basati su regole sono un modello semplice di rappresentazione della conoscenza, applicabile ad una vasta tipologia di problemi e permettono di ottenere migliorie nelle diagnosi mediante delle semplici regole IF-THEN. Come mostrato anche dai test condotti sul sistema prototipale realizzato dal laboratorio di “Intelligent Healthcare” dell’Istituto di Calcolo e Reti ad Alte prestazioni del CNR, affidare la gestione del contesto e la valutazione dei dati monitorati ad un sistema di supporto alle decisioni bastato su regole può condurre ad un notevole miglioramento nell’interpretazione dei dati rispetto a sistemi classici di monitoraggio privi di consapevolezza del contesto. Siamo ancora agli inizi, ma il percorso intrapreso è molto promettente. BIBLIOGRAFIA Dispositivi utilizzati in fase di test: Alive ECG Monitor per il monitoraggio dei parametri vitali e motori; Datrend AMPS-1 per la simulazione di aritmie e/o situazioni anomale; Nokia 5800 su cui è stato installato il sistema basato su regole. 30 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 [1] Z. Jin, Y. Sun and A.C Cheng, “Predicting Cardiovascular Disease from Real-Time Electrocardiographic Monitoring: An Adaptive Machine Learning Approach on a Cell Phone” in Proceedings of the 31st EMBC; pp. 6889-6892, 2009. [2] W. Chung, C. Yau, K. Shin & R. Myllylä “A Cell Phone Based Health Monitoring System with Self Analysis Processor using Wireless Sensor Network Technology” in 29th EMBC, pp. 3705-3708, 2007. [3] M. Bolanos, H. Nazeran, I. Gonzalez, R. Parra, C. Martinez “A PDA-based ECG/Blood Pressure Telemonitor for Telemedicine” in 26th EMBC; pp. 2169-2172, 2004. [4] X. Chen, C. Ho, E. Lim, T. Kyaw “Cellular Phone Based Online ECG Processing for Ambulatory and Continuous Detection” in Computers in Cardiology; pp. 653-656, 2007. [5] Marek Malik “Heart Rate Variability Standards of Measurement, Physiological Interpretation, and Clinical Use” Circulation; pp. 1043-1065, 1996. [6] Y. Hu, W. Tompkins, J. Urrusti, V. Afonso “Application of Artificial Neural Networks for ECG Signal Detection and Classification” J. Electrocardiol, 26; pp. 66-73, 1994. [7] Schilit B, Adams N, and Want R. – Context-aware computing applications. In: Proceedings of the Workshop on Mobile Computing Systems and Applications; pp. 85-90, 1994. [8] Dey AK, and Abowd G. “Towards a better understanding of context and context-awareness” in proceedings of the CHI 2000 Workshop on The What, Who, Where, When, and How of Context-Awareness; pp. 304-307, 2000. [9] T. R. Burchfield and S. Venkatesan, “Accelerometer-based human abnormal movement detection in wireless sensor networks” in the 1st International Workshop on Systems and Networking Support for Healthcare and Assisted Living Environments, (San Juan, Puerto Rico, USA); pp. 67-69, 2007. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 31 12 focus Pantone 158C R-245 G-128 B-37 Controllo di gestione in sanità: le nuove frontiere dell’eccellenza a cura della Redazione L’ innovazione tecnologica ha introdotto attrezzature con filosofie di funzionamento di tipo aperto, in grado di comunicare e interagire tra di loro automaticamente per gestire i processi sempre più complessi che governano l’attività di un’unità operativa medica. I sistemi Information Technology (IT) dedicati all’Health Care sono chiamati oggi a garantire una qualità che permetta la continuità del servizio al cliente e non solamente la rapidità di intervento. Per le aziende operanti nel settore dell’assistenza tecnica IT, questo cambiamento ha imposto una revisione degli standard operativi, delle metodologie di approccio e delle tecniche di soluzione per le problematiche generate dai nuovi sistemi PACS e RIS. Consapevole di questa evoluzione in atto, Carestream ha deciso di adottare il framework ITIL®: “IT Infrastructure Library” per gestire al meglio le procedure di assistenza tecnica e di supporto al cliente con sistemi Health Care basati sull’Information Technology. ITIL® è uno standard aperto, creato nel 1980 da The Office of Government Commerce (OGC), un ufficio indipendente del Tesoro del Regno Unito, con l’obiettivo di sviluppare un modello di prestazioni che garantiscano un utilizzo efficiente e finanziariamente responsabile delle risorse IT del settore pubblico e privato. Da allora, è stato periodicamente rivisto ed aggiornato 32 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 focus Pantone 158C R-245 G-128 B-37 fino a diventare la raccolta di metodiche di servizio più accettata nel mondo e quindi il modello di riferimento. Diverse organizzazioni, come Dell, MultiCare Health System, Toyota Financial, hanno deciso di utilizzare ITIL® come modello operativo esclusivamente interno per la gestione del proprio sistema IT - ad esempio, nei processi per la creazione di software. Carestream, invece, ha voluto utilizzare tale framework come riferimento per la gestione dei servizi di supporto offerti ai propri clienti, riorganizzando la struttura di assistenza tecnica in team di lavoro specifici, che si integrano nella fornitura dei services post vendita, dalla ricezione di una richiesta di assistenza sino alla totale soluzione della stessa. In un’epoca in cui la sanità è sempre più attenta alla qualità, ai costi e all’erogazione efficiente dei servizi, l’osservazione di tutti gli elementi che contribuiscono al successo della propria clinica o dipartimento ospedaliero diventa fondamentale. Il flusso di lavoro nei servizi sanitari digitalizzati dipende dall’efficienza dell’IT. Tanto più questo è efficiente, tanto più il flusso di lavoro radiologico digitale, cioè il lavoro degli utenti, migliora. Una buona sinergia tra provider e utenti all’interno dei dipartimenti clinici può quindi portare immediati benefici in termini di costi ed erogazione dei servizi. Ecco perché Carestram, leader nelle soluzioni di Radiologia Digitale, per risolvere con successo le principali problematiche di comunicazione e collaborazione tra Radiologia e IT, ha adottato la “best practice” ITIL® all’interno della propria orga- nizzazione tecnica e di servizi in ambito Health Care Information Solutions. A tale scopo, l’organizzazione Service di Carestream si è strutturata secondo uno schema logico ed operativo che identifica alcuni specifici gruppi di lavoro, in relazione alle necessità del cliente e allo stato dell’arte della tecnologia: • Call Center - riceve e gestisce, dal punto di vista amministrativo, le richieste di assistenza. Il cliente può avvalersi anche di un sistema di tipo telematico laddove questo incontri le sue necessità. • Incident Management Team (Supporto Remoto) – prende in carico la gestione tecnica dei casi direttamente dal Call Center, inclusa la fase di Call Back, le operazioni di assistenza remota in tele diagnosi e la gestione delle escalation al team di Problem Management. • Incident Management Team (Supporto di campo) – garantisce l’esecuzione di tutte le attività program- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 33 focus 14 Pantone 158C R-245 G-128 B-37 servizi offerti, infatti, sono accessibili via web per poter dare un mate da svolgere presso i singoli siti, riscontro in tempo reale della condizione del proprio installato subentra al Supporto Remoto dove all’utente finale. l’intervento in tele diagnosi non è Il Technical & Innovation Center di Genova, sede del supporsufficiente a ristabilire la piena funzioto remoto Europeo, insieme a quello di Rochester (USA) e di nalità di un sistema. Shangai (Cina) sono in grado di offrire continuità di supporto • Problem Management Team – colladurante l’intero l’arco delle 24 ore, secondo il principio del bora con il team di Supporto Remoto “follow the sun”. e quello di Campo nella rapida soluzione di problemi tecnici. • Service Desk –aggiorna il cliente Tale impegno si concretizza attraverso un sistema di conriguardo situazioni specifiche, quali lo nessioni remote, criptate e sicure, detto SRSA (Secure stato dell’arte di un incident piuttosto Remote Service Access) e l’adozione di tecnologie all’ache il rilascio e l’istallazione di modifivanguardia per il monitoraggio remoto dei dispositivi. In che correttive. particolare, attraverso un sistema di rilevamento proattivo • Release Management Team – sup(Proactive Monitoring) che notifica potenziali problemi, si riporta la fase di installazione, rilascio esce a prevenire l’insorgere di guasti bloccanti, intervenendo ogni qualvolta sono superati valori di soglia, considerati di nuovi aggiornamenti o soluzioni rischiosi per la normale operatività dei sistemi. personalizzate al fine di garantire la L’SRSA, attraverso internet, realizza un tunnel sicuro per acpiena compatibilità con l’ambiente cedere ai dispositivi PACS e RIS nel rispetto degli standard di del cliente. sicurezza indicati del DLgs 196/03 e stabilisce un canale di • Change Management Team – svilupcomunicazione diretta tra il personale di assistenza Carepa ed rilascia particolari modifiche stream e la rete locale del cliente. correttive (minor o major release) o Il personale Carestream, autorizzato a eseguire attività nuove specifiche integrazioni. di assistenza remota, è certificato in maniera preventiva • Knowledge Services - garantisce e certifica il costante aggiornamento di tutto il personale tecnico coinvolto nella gestione del services post vendita. Ciò che contraddistingue Carestream rispetto alle offerte esistenti di consulenza di implementazione ITIL® è l’esperienza specifica nel settore della radiologia digitale. Avere a disposizione un consulente Carestream per l’implementazione ITIL®, infatti, garantisce competenze nell’area formativa e nello sviluppo di processi mirati per la gestione del supporto IT all’interno di un ospedale, di un dipartimento o di una clinica. Carestream ha inoltre investito nella creazione di nuove soluzioni di assiFigura 1 stenza dedicate prevalentemente alla gestione di sistemi di monitoragpoiché accede al sistema SRSA attraverso un token di augio continuo e di servizi di reportistica. tenticazione. In tale contesto i dispositivi Carestream, non Queste attività sono realizzate nei centri avendo bisogno di connessione ad internet, eliminano ogni di supporto remoto che operano attratipo di accesso non tracciabile ad alto rischio di sicurezza verso infrastrutture telematiche dedicate telematica. e direttamente interrogabili dal cliente. I Il sistema SRSA è stato implementato in base alle linee gui- 34 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 focus Pantone 158C R-245 G-128 B-37 Figura 2 da per il Supporto Remoto approvate dal comitato NEMA/ COCIR/JIRA. Carestream da sempre collabora con una divisione del NEMA, il Medical Imaging and Technology Alliance, per definire gli standard di comunicazione tra l’ambiente medicale e i provider di servizi remotizzati. Attraverso il Proactive Monitoring è possibile controllare lo stato operativo di ogni singolo dispositivo o processo, e ricevere aggiornamenti in maniera automatica in caso di anomalie. Pertanto, oltre che uno strumento di controllo remoto, può essere considerato a tutti gli effetti uno strumento di manutenzione preventiva continua, in grado di prevenire gli stati di malfunzionamento. Figura 3 Il sistema non effettua monitoraggio su dati paziente o altri dati sensibili ed opera in conformità agli standard nazionali ed internazionali, adattandosi alle specifiche politiche di sicurezza adottate dal cliente. Mediante i servizi Web, è in grado di comunicare al Centro di Supporto i dati relativi al funzionamento del sistema monitorato, i messaggi di allerta e di allarme, attivando specifiche procedure di intervento, in relazione alla tipologia e alla severità degli allarmi ricevuti. Questi avanzati strumenti di monitoraggio remoto e proattivo dell’installato sono accessibili via Web anche all’utente finale che, previa registrazione autorizzata, può verificare autonomamente il corretto funzionamento del suo parco macchine. “A completamento del servizio di attività di assistenza”, spiega Lorenzo Noli – WW Services Product Line Manager di Carestream, “viene prodotta una reportistica intesa a tracciare l’evoluzione del progetto e fornire evidenza dettagliata di tutte le attività erogate, in via di erogazione o non ancora erogate ma preventivamente pianificate quali: modifiche correttive, rilascio di nuovi aggiornamenti, configurazioni personalizzate, sviluppo di nuove integrazioni per far fronte alle mutate necessità del cliente, inclusi gli interventi di manutenzione preventiva remota svolta tramite il Proactive Monitoring”. Ad ogni singola attività, identificata attraverso un codice univoco, è associata una priorità, il nome del tecnico responsabile, una descrizione dello stato di avanzamento e le relative tempistiche di apertura, chiusura o pianificazione per garantire una completa tracciabilità e trasparenza di servizio. “Carestream ha inoltre recentemente avviato un programma all’interno dell’azienda denominato eXceed”, ha aggiunto Noli, “con lo scopo di potenziare lo sviluppo di una cultura incentrata sul cliente, dove le soluzioni di Services sempre più configurabili in base alle necessità dell’ utente finale, evolvano verso l’eccellenza”. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 35 SPECIALE di Elena Sini Direttore s.c. ICT e SIA, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano La biobanca dell’Istituto Nazionale dei Tumori Dalla tracciabilità nel percorso clinico alla gestione dei dati di ricerca F 36 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 ondata nel 1925, la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (di seguito Istituto Nazionale dei Tumori) è riconosciuta come centro di eccellenza nel campo della ricerca oncologica pre-clinica e clinica. Nel 2010 l’Istituto ha assistito 13.700 pazienti ricoverati, ha effettuato 9.600 ricoveri di day-hospital, 1,1 milioni di trattamenti ambulatoriali, 11.500 interventi chirurgici (38% in day hospital). Nello stesso periodo conta 217 progetti di ricerca (426 pubblicazioni con Impact Factor pari a 2.274,38) e tra i vari ruoli scientifici ricoperti è fondatore e coordinatore della Rete Oncologica Lombarda (ROL). L’Istituto Nazionale dei Tumori ha avviato diversi anni fa un processo aziendale di informatizzazione con l’obiettivo di consolidare un’infrastruttura ICT (Information and Communication Technology) allo stato dell’arte, secondo un modello architetturale aperto e flessibile, in grado di consolidare i diversi moduli del Sistema Informativo Ospedaliero (SIO) volti ad integrare il percorso del paziente. L’elemento cardine del sistema è rappresentato dal middleware di integrazione con i servizi aziendali, ad esempio la base dati clinica, e con i servizi regionali della rete CRS-SISS, che tra gli altri prevedono l’alimentazione del Fascicolo Sanitario Elettronico. All’interno di questa archi- tettura la piattaforma RFId aziendale svolge un importante ruolo di integrazione tra processi clinico-scientifici attraverso soluzioni Mobile&Wireless che mirano a gestire il rischio clinico e migliorare la cura al paziente. Le tecnologie di Identificazione in Radio Frequenza (RFId) sono, anche nel settore della Sanità, fonte sempre più importante di innovazione e stanno rapidamente affermando le proprie potenzialità nel miglioramento dei processi in molteplici ambiti di applicazione, tra cui la gestione clinica bordo letto. L’obiettivo dell’Istituto Nazionale dei Tumori, maturato con un progetto pilota per la gestione del processo trasfusionale, è appunto inserire pervasivamente queste tecnologie nel proprio ecosistema organizzativo come piattaforma abilitante integrata tale da colmare le criticità e le esigenze dei propri processi clinico-scientifici. Il concetto di piattaforma si basa su uno strato di servizi comuni per tutta l’azienda, ad esempio l’identificazione del paziente e degli operatori, oltre che sulla possibilità di agganciare via via nuove funzionalità per soddisfare esigenze specifiche. Esempi di ambiti approcciati in questi anni sono la gestione del rischio trasfusionale, il supporto in chemioterapia, la corretta associazione paziente-trattamento radioterapico, l’identificazione univoca delle immagini radiologiche in mobilità. Il medesimo approccio è stato quindi esteso anche all’ambito della ricerca, core business dell’Istituto Nazionale dei Tumori, con la realizzazione di strumenti di gestione e tracciabilità allo stato dell’arte per la Banca Istituzionale dei Tessuti Crioconservati. Le biobanche per la ricerca scientifica: le esigenze all’origine del progetto Le biobanche, tra cui le banche dei tessuti, rappresentano un patrimonio inestimabile per la ricerca scientifica oncologica in quanto permettono di accelerare i tempi ed abbassare i costi della ricerca clinica e pre-clinica nel campo della prevenzione e della scoperta di nuove terapie (ad esempio attraverso lo studio di biomarcatori, target molecolari, ecc.). I processi di biobanca sono trasversali a quelli clinici ed hanno per loro natura un elevato fabbisogno informativo (es. dati clinici del paziente donatore, dati ed osservazioni sul campione raccolto, informazioni sul processo di raccolta, ecc.). Esigenze essenziali sono, infatti, l’identificazione univoca del campione in tutte le fasi del processo e la tracciabilità dei passaggi e degli intertempi che determinano la raccolta presso la Banca dei Tessuti, dove per contro deve essere possibile una raccolta integrata di dati strutturati su caso, paziente e campioni a partire dai sistemi clinici del SIO. Inoltre, a partire dall’esigenza di significatività quali-quantitativa degli studi di ricerca, vi è una forte spinta alla messa in rete e alla condivisione delle colle- zioni biologiche raccolte. Tale scambio di materiale ed informazioni associate richiede un adeguato supporto tecnico ed informatico. Tutti questi aspetti comportano la necessità di introdurre un sistema informativo dedicato in grado di raccogliere e gestire i campioni biologici e le informazioni cliniche associate in modo efficiente ed esaustivo. Il progetto dell’Istituto Nazionale dei Tumori supporta l’attività della Banca Tessuti, attraverso lo sviluppo di uno strumento gestionale e dell’introduzione della tecnologia RFId per garantire: • tracciabilità dei processi di raccolta e lavorazione • controllo dei processi interni e delle condizioni di conservazione dei campioni; • riorganizzazione e storicizzazione del patrimonio scientifico della Banca. La “sfida” dell’Istituto era quindi colmare le lacune che caratterizzavano il processo attraverso la progettazione di una nuova organizzazione delle attività e l’introduzione di strumenti informatici mirati a gestire gli aspetti critici già in parte evidenziati. Inizialmente, infatti, le attività legate alla gestione dei campioni (raccolta, registrazione, movimentazione, ecc) risultavano piuttosto frammentate e con registrazioni manuali su carta e strumenti IT artigianali, affidate esclusivamente agli operatori; ciò comportava chiaramente una scarsa efficienza complessiva e, soprattutto a causa della e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 37 SPECIALE Approfondimento tecnico Realizzare una piattaforma di questo tipo ha implicato la realizzazione ed acquisizione di diversi strumenti quali: • sistema informativo web-based, con utilizzo di tecnologie RIA (Rich Internet Applications), integrato pienamente nel Sistema Informativo Ospedaliero attraverso l’utilizzo di meccanismi standard (HL7, Web Services, XML, …); • tag RFId passivi e semi-attivi basati su standard ISO 15693 operanti nello spettro di frequenze detto High Frequency (HF) pari a 13,56 MHz; • carrello RFId intelligente collegato via Wi-Fi; • dataMatrix per identificare provetta-aliquota (identificativo composto dalla gerarchia degli identificativi del caso); • lettori handheld di tag RFId con collegamento USB e Bluetooth a seconda degli scenari operativi; • lettori handheld di codici a barre DataMatrix con collegamento USB; • infrastruttura Wi-Fi aziendale. scarsa integrazione tra i vari attori della filiera, livelli di qualità variabili e scarsamente misurabili. per garantire l’identificazione e la tracciabilità dei tessuti, a partire dal paziente fino al congelatore, e per permettere alla Banca Tessuti di raccogliere automaticamente le informazioni necessarie per una corretta gestione della collezione di materiale biologico (ad esempio grazie all’integrazione con la Sala Operatoria e l’Anatomia Patologica). Descriviamo ora la soluzione complessiva, ripercorrendo il processo. Il giorno dell’atto operatorio, il personale di sala verifica preliminarmente, attraverso il braccialetto RFId identificativo, la corretta associazione tra paziente, intervento pianificato e sala operatoria assegnata. Durante l’intervento tessuti di natura sana o tumorale vengono prelevati per la diagnosi patologica e quindi inseriti in appositi contenitori sui quali viene apposta un’etichetta RFId. Le etichette, stampate direttamente dalla postazione di lavoro di sala, contengono le informazioni identificative essenziali relative all’intervento, al pezzo operatorio e al paziente di origine. A questo punto il personale di sala può immediatamente registrare le informazioni del prelievo (ad esempio l’istante di devascolarizzazione che determina l’inizio del processo di ischemia dei tessuti, ossia il suo degrado biologico) all’interno del verbale operatorio informatizzato verificando con l’RFId l’identità del campione in esame. Il materiale è quindi pronto per il trasporto in Anatomia Patologica: il personale di sala si autentica col badge RFId aziendale al carrello intelligente di trasporto e carica i campioni con una singola operazione massiva. L’operatore addetto al trasporto, autenticandosi a sua volta, provvede a recapitare i campioni in Anatomia Patologica dove il personale del laboratorio li prende in carico. Il carrello co-progettato col partner tecnologico traccia automaticamente operatori, tempi e temperature delle spedizioni grazie alla dotazione ICT composta da antenna RFId sotto il piano d’appoggio, tablet PC touch-screen ed un contenitore con tag RFId semi-attivo per la rilevazione della temperatura. Il materiale passa attraverso le procedure diagnostiche di Ana- Un sistema gestionale integrato e la tecnologia RFId per la gestione dei processi di Banca Tessuti La soluzione implementata per la gestione della Banca Tessuti si basa su due elementi principali: da un lato, l’introduzione di un sistema informativo gestionale che supporta la biobanca nell’intero processo; dall’altro, l’estensione e l’arricchimento della piattaforma RFId aziendale. Questi due elementi della soluzione sono di fondamentale importanza 38 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Figura 1 SPECIALE tomia Patologica per poi giungere in Banca Tessuti; quest’ultima riceve parte di questo materiale, tipicamente una parte residua detta anche left over. Il campione ricevuto dal tecnico della biobanca viene quindi analizzato, separato in aliquote, inserito in provette dotate di etichette con un barcode bidimensionale che ne permetterà la corretta identificazione anche dopo anni di crioconservazione. Il sistema gestionale di Banca Tessuti rappresenta il collettore di tutti i flussi informativi, acquisendo automaticamente dati strutturati provenienti dai vari moduli del Sistema Informativo Ospedaliero: dall’intervento eseguito, alle informazioni del campione registrate sul verbale operatorio e nel referto di Anatomia Patologica, sino a tempi e temperature tracciati dal carrello RFId. Questo consente in modo agevole di allegare le informazioni più significative alla collezione, consolidando un archivio informativo riservato il più esaustivo possibile per gli utilizzi successivi del materiale stesso. In tal senso la tracciabilità attuata su tutto il flusso consente di effettuare controlli automatici sulla conformità di processo e sulla qualità dei campioni. Risultati raggiunti e prospettive future A partire dal Novembre 2010 l’innovativa soluzione RFId di Banca Tessuti è in funzione; la tecnologia RFId si è dimostrata di semplice introduzione e trasparente all’utente finale. Le nuove procedure sono semplici ed hanno così permesso di tracciare nel periodo sperimentale circa 160 interventi operatori (Giugno 2011). La maggiore trasparenza e controllo sul processo complessivo spingono su una maggiore qualità e tempestività del processo, fattori che contribuiscono all’incremento del materiale idoneo alla raccolta per la biobanca. Nello stesso periodo sono stati importati nel nuovo sistema gli oltre 8.000 casi clinici, recuperati dalla collezione istituzionale che risale al 2002, per un totale di circa 17.000 campioni di bio- banca. Il recupero di questo patrimonio ha richiesto un ingente sforzo di strutturazione e standardizzazione dei dati provenienti da sistemi pregressi. L’impiego della tecnologia RFId ha richiesto un grande sforzo progettuale ed implementativo per comprendere appieno le potenzialità ed i vincoli dei prodotti offerti dal mercato, spesso non presenti, non pienamente compatibili e con costi non trascurabili; nel nostro caso la realizzazione del carrello ha richiesto notevoli sforzi in termini progettuali e di verifica di fattori come i campi elettromagnetici generati, l’ergonomia e l’affidabilità nelle letture massive. L’applicabilità dell’RFId, inoltre, non dev’essere data per scontata, a bassissime temperature (da -80°C nei congelatori meccanici, fino a -196°C per i materiali conservati in azoto liquido) occorre fare ricorso a soluzioni molto specifiche, costose e non ancora pienamente consolidate: per queste ragioni la scelta è ricaduta sul barcode bidimensionale quale metodo di identificazione della provetta criopreservata. Le prospettive sono ora rivolte alla valorizzazione sul territorio dell’infrastruttura realizzata nell’ambito dei network di biobanche, anche a livello internazionale. Il sistema dovrà quindi potenziare le sue attuali caratteristiche architetturali e applicative in ottica di interscambio tra centri differenti. In tal senso è già in corso un progetto, finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Regione Lombardia, di cui l’Istituto è capofila e nel quale svolge il ruolo di hub centrale di raccolta e criopreservazione del materiale biologico raccolto dagli enti partecipanti. Il progetto, nell’ambito della ricerca sulle neoplasie colon-rettali, si propone di investigare l’influenza delle condizioni ambientali dopo la devascolarizzazione sulla qualità dei campioni e sulla riutilizzabilità del gene per la ricerca. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 39 SPECIALE di Paola Visentin Marketing e Communication Manager, Softwork Provette dei laboratori d’analisi più sicure grazie a RFID e sensoristica I laboratori d’analisi dell’ULSS 10 “Veneto Orientale” gestiscono con la soluzione Secure Tube Track lo spostamento del materiale biologico tra le varie sedi: a San Donà e Portogruaro un significativo caso che fonde, grazie all’innovazione tecnologica, l’oculata gestione sanitaria con una riduzione dei costi alla maggior sicurezza e cura della salute del paziente, con dati puntuali ed affidabili delle analisi L’ 40 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Azienda Unità Locale Socio-sanitaria n. 10 “Veneto Orientale” (ULSS 10) è un ente strumentale della Regione Veneto, con sede a San Donà di Piave ed attivo dal 1994 in 20 Comuni della provincia di Venezia con una popolazione di quasi 270.000 (dati del 31.12.2010); nel periodo estivo, caratterizzato da una forte concentrazione turistica sulle spiagge dell’Alto Adriatico (Jesolo Lido, Eraclea Mare, Caorle e Bibione) con punte di presenze turistiche giornaliere di oltre 200.000 persone, l’ULSS 10 vive poi un elevato impegno aggiuntivo nell’offerta di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Per svolgere una simile mission di benessere fisico, psichico e sociale della popolazione, l’ULSS 10 è strutturata in più unità operative: gli ospedali di San Donà di Piave, Portogruaro e Jesolo, il Dipartimento di Prevenzione con una policroma attività, dalla sicurezza sul lavoro, igiene e sanità pubblica ai servizi veterinari, e cinque strutture private accreditate. Per snellire le attività di analisi preservando pienamente la sicurezza ed efficienza di una simile operazione, l’ULSS 10 ha centralizzato i relativi laboratori in un unico laboratorio diviso su due sedi negli ospedali di San Donà di Piave e Portogruaro. È SPECIALE proprio in questo comparto che opera l’innovazione tecnologica della soluzione Secure Tube Track, realizzata da Reggiani SpA avvalendosi anche delle prestazioni dell’RFID. Le aspettative dell’ULSS 10 “Veneto Orientale” Nel 2008 la direzione sanitaria ha avviato una riorganizzazione ospedaliera per ridurre i costi ed ottimizzare i servizi, concentrando nei presidi di San Donà e Portogruaro il laboratorio specializzato. Primo esito di una simile ristrutturazione è il notevole incremento delle provette che vengono movimentate tra le due sedi del laboratorio, con una media di circa 200 provette al giorno, suddivise equamente tra i due siti di analisi, con rischio di disfunzioni operative, quali: mancato recapito delle provette nella sede del laboratorio di destinazione; materiale non più idoneo all’analisi perché esposto a temperature troppo elevate; errata classificazione delle provette; problemi di pianificazione dello smistamento ed aumento dei costi causati dalla necessaria ripetizione degli esami. Proprio per risolvere simili problematiche e rispondere all’esigenza primaria dell’ULSS di movimentare in modo sicuro le provette con materiale biologico tra le due sedi di San Donà e di Portogruaro, interviene Secure Tube Track, la soluzione per l’identificazione e la tracciabilità delle provette in ambito ospedaliero e nei laboratori d’analisi. Soluzione tecnologica Secure Tube Track Implementato a maggio 2011 presso l’ULSS 10, Secure Tube Track permette il controllo dell’intero processo di trasporto delle provette tra le due sedi del laboratorio d’analisi, consentendo l’identificazione delle provette e la verifica delle condizioni ambientali durante il loro trasporto, al fine di garantire la congruità e l’integrità dei materiali biologici; ad oggi la soluzione è operante tra le due sedi di San Donà e Portogruaro, divise da poco più di 30 chilometri di distanza, ciascuna dotata di postazioni complete per la gestione dell’invio e della ricezione delle provette in uscita e in entrata. La soluzione mixa la tecnologia barcode con l’RFID (Radio Frequency Identification), assicurando l’identificazione sicura delle provette dal loro stato tramite i due moduli principali: Check-In e Check-Out. Il modulo di Check-In gestisce le provette nel punto di partenza del loro tragitto per altra locazione: la stampante produce le etichette RFID da applicare alle provette, trasportate tramite un apposito contenitore e rilevate da un “gate Rfid” (tunnel) che identifica in modo automatico, quindi senza alcun intervento dell’operatore, tutte le 40 provette alloggiate nel contenitore; il modulo attiva poi anche il tag RFID con sensore di temperatura apposto sul contenitore ai fini di registrazione ambientale, ossia per misurare e memorizzare le temperature dei materiali biologici durante il trasporto. Una volta giunto nella sede di destinazione, il contenitore con le provette è gestito dal modulo di Check-Out, che attiva il “gate Rfid”, ossia il varco, e traccia il ricevimento delle provette, registrando- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 41 SPECIALE ne l’arrivo e le temperature rilevate dal tag ambientale. I dati così rilevati sono pubblicati in rete (Intranet) e possono essere condivisi tra i vari punti di movimentazione; il sistema Secure Tube Track segnala le eventuali anomalie dovute al mancato arrivo del materiale e alle condizioni irregolari avvenute durante il trasporto. Infine, il sistema produce la reportistica riepilogativa, quale il foglio di lavoro suddiviso per tipologia di esame, elenco anomalie riscontrate durante il trasporto, elenco codici provette movimentate. Concepito in un’ottica di apertura, Secure Tube Track è integrabile con il sistema di gestione utilizzato dal laboratorio, consentendo lo scambio di dati per l’aggiornamento dei fogli lavoro giornalieri. Perché RFID? La soluzione tecnologica di Reggiani si avvale dell’RFID, sfruttandone le peculiarità prestazionali, tra cui: • la capacità di tracciare contemporaneamente le 40 provette che transitano nel tunnel (funzione anticollisione), eliminando così la loro rilevazione sequenziale, più lenta; • la capacità di identificare le provette in modo automatico, eliminando quindi l’intervento dell’operatore e, quindi, la possibilità di errori; • la sicurezza nell’identificazione; • la tracciabilità della storia termica dei materiali biologici. L’ecosistema RFID in Secure Tube Track Nel backstage del sistema Secure Tube Track opera l’RFID in banda HF – standard ISO 15693, composta da una precisa architettura, frutto del supporto del Dipartimento R&S di Softwork e della successiva attività di ingegnerizzazione e perfezionamento strutturale di Reggiani Spa: 42 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 • tag RFID di forma rettangolare (dimensioni 150x80x4) ed in plastica, apposto sul contenitore delle provette per il rilevamento ambientale di temperatura; • tag su carta termica 45x42mm apposto sulla provetta; • il tunnel RFID è una soluzione custom, appositamente progettata e realizzata per rispondere al meglio alle aspettative del laboratorio ed integra il modulo LRM2000 (Long Range OEM Module), collegato al multiplexer (ANT.MUX-4) e a 2 antenne custom dotate di tecnologia DAT per la taratura automatica delle antenne (auto-tunning), che si svolge in circa 10 secondi dall’accensione del sistema; • stampante RFID a stampa termica diretta. Il software di gestione sviluppato da Reggiani è invece di tipo open source e poggia su XAMP. Conclusioni: dalle aspettative iniziali agli obiettivi raggiunti e possibili evoluzioni future I primi test presso le sedi del laboratorio dell’ULSS 10 Veneto Orientale risalgono a giugno 2010, proseguiti ed alternati con verifiche presso i Laboratori di Reggiani Spa al fine di individuare la soluzione tecnologica migliore; considerando l’elevato grado di ingegnerizzazione e customizzazione dell’architettura tecnologica RFID, la fase di start-up si è protratta fino a giugno 2011, con l’avvio del sistema completo. In questa prima fase, infatti, sono stati affrontati alcuni ostacoli, relativi ad esempio alla configurazione dell’architettura RFID ideale, all’individuazione del tag RFID da apporre su superficie curva (provetta), performante nonostante le dimensioni molto ridotte, alle interferenze e disturbi elettromagnetici del contesto in cui la soluzione opera ed al tag ambientale per la rilevazione della storia termica. Un volta individuata la configurazione ideale dell’RFID, Secure Tube Track ha generato indiscussi vantaggi nella gestione della SPECIALE movimentazione provette: • identificazione sicura delle provette e dei contenitori portaprovette; • verifica delle condizioni ambientali delle provette durante il trasporto (umidità e temperatura); • localizzazione del contenitore porta-provette durante il trasporto, mediante associazione del fattorino addetto al trasporto al gruppo di contenitori di trasporto; • ottimizzazione delle risorse del personale e analizzatori di laboratorio grazie alla produzione di fogli di lavorazione preventivi all’arrivo delle provette nel laboratorio ricevente; • sistema semplice e veloce da attivare; • possibilità di estendere le funzionalità e l’integrazione con altri sistemi/processi; • possibilità di soluzioni “all-inclusive” in “Pay-per-Use”; • adeguamento a standard di qualità e sicurezza; • riduzione dei rischi. In merito alle motivazioni che hanno spinto ad adottare questa soluzione tecnologica e le aspettative riposte nel nuovo sistema, il Dr. Celio Lazzarini, primario dei laboratori, afferma che “la riorganizzazione del lavoro che ha coinvolto il nostro laboratorio, ha portato all’incremento del trasferimento del materiale biologico tra di essi. L’organizzazione ha necessariamente dovuto dotarsi di un sistema di tracciabilità delle provette che ne assicuri, oltre ad una corretta movimentazione in grado di assicurare l’integrità del campione, anche la sua rintracciabilità. Il sistema adottato che consente di identificare il campione con etichette bar code contenenti un tag RFid, coniuga la tecnologia del codice a barre e quindi della tracciabilità univoca e veloce del campione con la tecnologia RFID che consente di tenere traccia della movimentazione del campione. È evidente il salto di qualità rispetto alla situazione attuale dove i campioni sono affidati a pratiche manuali senza alcun riscontro oggettivo. Inoltre, sistemi di tracciabilità del campione sono richiesti dai requisiti dell’accreditamento regionale sulla qualità secondo la Lrg.n.22/2002. Le nostre aspettative sono molto alte e siamo sicuri che il numero di provette giunte a destinazione in modo anomalo, o addirittura mai inviate, si ridurrà drasticamente, consentendo un sensibile risparmio in termini di efficienza e quindi dei costi generali dovuti alla gestione dell’errore (ad esempio, il richiamo del paziente/utente per nuovi esami)”. Le prossime evoluzioni del sistema Reggiani S.p.A. ha pianificato una serie di implementazioni al sistema Secure Tube Track, con ulteriori funzionalità: estensione del processo di gestione della tracciabilità delle provette provenienti dai centri di raccolta/prelievo ai laboratori d’analisi; localizzazione puntuale delle provette/porta-provette mediante sistema GPS durante le fasi del trasporto; passaggio alla banda di frequenza UHF. Siti web di riferimento: http://www.ulss10.veneto.it http://www.reggiani.it http://www.rf-id.it/ e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 43 SPECIALE di Claudia Abbenda Ing. Biomedico, Divisione progettazione, Saet spa RFID e Security nel contesto sanitario L a Radio Frequency Identification (RFID) è una tecnologia d’identificazione automatica senza contatto, mediante trasmissione via radio di dati. Un sistema RFID è composto da diversi elementi. Sull’oggetto da identificare viene applicata un’etichetta, il tag. L’oggetto può essere un luogo, un prodotto, una “persona”. Il tag è composto da un chip in cui sono memorizzati i dati e da una piccola antenna in grado di trasmetterli. Un lettore riceve i dati e può elaborarli direttamente o inviarli ad un computer centrale [1]. Sebbene l’applicazione dell’RFId sia ancora limitata, il settore ospedaliero rappresenta sicuramente un ambito in cui l’impiego di questa tecnologia potrebbe avere una grande diffusione in un futuro molto vicino. Identificazione e localizzazione del paziente Il primo accorgimento per garantire la sicurezza del paziente è quello di identificarlo correttamente nel momento in cui viene preso in onere dal complesso ospedaliero e di verificare la corrispondenza con la sua cartella. Purtroppo recentemente il numero di casi di una non corretta identificazione o 44 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 SPECIALE RFID ad intervalli regolari. Nel caso in cui un malintenzionato, determinato a spostare il neonato dal reparto, cerchi di schermare o rimuovere il braccialetto, parte un allarme che segnala l’infrazione. La tecnologia RFID quindi può essere impiegata in generale per localizzare il paziente e monitorarne gli spostamenti all’interno della struttura in cui si trova: ciò consente di conoscere la posizione dei ricoverati e i loro movimenti fra i vari servizi e di evitare che i degenti (in particolare i pazienti psichiatrici o malati di Alzheimer oppure quelli potenzialmente pericolosi) si allontanino dall’area in cui sono accuditi e accedano a zone non autorizzate. Nel caso in cui il malato entri in una zona non consentita o esca da una determinata area, il sistema è in grado di lanciare allarmi automatici. addirittura di furto di identità di un paziente è cresciuto in modo considerevole. Ciò ha messo in rilievo come i metodi che vengono abitualmente utilizzati non siano più sufficienti a garantire quel livello di protezione dal rischio clinico e dal rischio di frode che il mondo della sanità oggigiorno richiede. L’adozione di tecnologie più avanzate, come i tag RFID, permette di aumentare il livello di sicurezza, riducendo i rischi che possono derivare da una inesatta identificazione (nomi “difficili” dovuti alle diverse nazionalità, omonimie o informazioni parziali o sbagliate in merito alla storia clinica del paziente ecc.). Soluzioni di questo tipo trovano applicazione in sala operatoria, all’interno di sistemi per la gestione della farmacoterapia e della terapia trasfusionale ed in maternità nel matching mamma-bambino, utilizzato per prevenire lo scambio in culla ed il rapimento di neonati. A tale proposito è stato stimato che negli Stati Uniti, ogni anno vengono sostituiti accidentalmente più di 20.000 neonati e che dal 1983 al 2004, oltre 200 bambini sono stati sottratti in modo illegale dalle strutture sanitarie [4]. Anche in Italia le cronache recenti hanno riportato episodi di questo tipo. Tali vicende possono rappresentare un grave turbamento della serenità dell’intero reparto e delle donne che vi sono ricoverate, oltre a costituire una grave responsabilità per l’amministrazione ospedaliera. Utilizzando tag attivi (inseriti ad esempio all’interno di braccialetti) non solo si riesce ad identificare i neonati uno per uno caricando il trasponder con dei dati univoci, eventualmente biometrici, evitando così un indesiderato scambio ma è possibile anche monitorare l’area in cui si trovano attraverso la trasmissione di un segnale ad un lettore Una gestione sicura del personale e dei visitatori La soluzione RFID può essere estesa all’identificazione e al monitoraggio dello staff medico e paramedico e dei visitatori in generale. Il vantaggio potrebbe essere quello di facilitare la reperibilità del personale sanitario all’interno di grandi complessi ospedalieri e contemporaneamente avere un sistema di controllo accessi selezionato, integrabile anche con allarmi e aperture porte. Gli ospedali sono aperti al pubblico 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. In passato era inconcepibile che qualcuno potesse violare la sacralità di questo luogo e commettere un reato. Purtroppo però gli ospedali non sono più immuni da aggressioni criminali. Il crimine continua a farsi strada nel contesto sanitario ad un ritmo allarmante. Come accennato prima, non sono rari i casi di furto di identità, di rapimento, di ruberie, violenze, omicidi fino ad arrivare ad infiltrazioni di tipo terroristico. Avere un quadro delle persone presenti e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 45 SPECIALE all’interno della struttura, tramite l’identificazione e il controllo degli accessi può risultare essenziale per impedire che dei malintenzionati causino danni, a volte anche estremamente gravi. Tramite il sistema RFID è possibile non solo gestire i movimenti delle persone imponendo limitazioni in termini di accessi ma anche in termini di fasce orarie. È possibile programmare il tag in modo che un dipendente possa accedere ad un determinato insediamento solo una volta al giorno per effettuare, ad esempio, il rifornimento di medicinali per le farmacie di reparto. Per motivi di sicurezza e di logistica infatti è opportuno che questa operazione venga effettuata solo una volta al giorno, salvo casi eccezionali che devono essere autorizzati. Una gestione biometrica della farmacia I depositi di prodotti farmaceutici sono sistematicamente vittima di rapine o furti su larga scala con danni dell’ordine di centinaia di migliaia di euro. La forte attrattiva nei confronti di questi prodotti è legata all’elevato rapporto valore-volume e all’immediata possibilità di riciclaggio sul mercato nero. Per questo motivo quando si parla di protezione anticrimine, in particolare di protezione contro il furto, è indubbio che un’area ospedaliera che richiama l’attenzione di tutti è la farmacia. L’adozione di un sistema RFID di tipo biometrico è in grado di verificare che chi chiede di accedere alla farmacia di reparto non sia solo una persona in possesso della chiave appropriata o un infermiere che ha preso la tessera di un altro infermiere ma è una persona che rientra appieno nell’elenco dei soggetti autorizzati [2]. Bibliografia: [1] Necessità d’intervento in relazione alla tecnologia RFId - Rapporto in risposta al postulato 05.3053 Allemann del 9 marzo 2005 (http:// www.bag.admin.ch/themen/ strahlung/00053/02644/04794/index. html?lang=it); [2] Security e sanità – Il rischio criminoso nel contesto sanitario, A. Biasotti-R. De Conti, EPC Editore 2011; [3] Hospital and Healthcare Security, R.L. Colling-T.W. York, Butterworth-Heinemann 2010. [4] Le etichette RFID rendono più sicuri gli ospedali (http:// ondamultimediale.blogosfere. it/2008/09/le-etichette-rfid-rendonopiu-sicuri-gli-ospedali.html) 46 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Prevenzione del terrorismo nucleare Nel 2002 precisi indizi hanno rivelato che un sospetto appartenente ad al-Qaeda intendesse costruire un ordigno in grado di disperdere, nella deflagrazione, materiale radioattivo negli Stati Uniti. Le sostanze utilizzate per costruire queste bombe, possono provenire da scorie di centrali nucleari o residui di sistemi d’arma, oppure da rifiuti radioattivi di origine ospedaliera. Nel quadro di un’accurata analisi del rischio in ambito sanitario quindi non deve essere assolutamente trascurata l’eventualità che i radio nuclidi utilizzati per uso terapeutico e diagnostico, possano entrare in possesso di elementi terroristici che potrebbero utilizzarli per costruire armi di inquinamento radiologico. Avere a disposizione una tecnologia che consenta di tenere traccia della movimentazione dei rifiuti e di monitorare il loro opportuno smaltimento potrebbe costituire un prezioso strumento di prevenzione del terrorismo nucleare [3]. scenari a cura della Redazione Da progetto a sistema: i risultati e le evoluzioni di HEALTH OPTIMUM S ono 2.300 i consulti annui grazie ad una rete composta dalle aziende socio-sanitarie e ospedaliere del Veneto nella quale agiscono 772 operatori con risultati che hanno portato ad evitare il 75 per cento dei trasferimenti da un ospedale all’altro solo nei casi di trauma cranico. Sono alcuni dei dati che emergono dal monitoraggio del progetto HEALTH OPTIMUM (Health OPTIMization throUgh teleMedicine), iniziativa europea avviata in Veneto nel 2004, che ha dimostrato in maniera tangibile come sia possibile trasformare una sperimentazione in un consolidato sistema di servizi di telemedicina. IL PROGETTO HEALTH OPTIMUM è un progetto di telemedicina cofinanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma eTEN (Trans European telecommunications Networks) e dalla Regione Veneto. L’iniziativa, coordinata dall’Azienda ULSS 9 Treviso ha coinvolto il Veneto in veste di capofila, Aragòn (Regione della Spagna), South Denmark (Regione della Danimarca), 48 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 senàl.IT e project coordinator del progetto. “Analizzando i passaggi che hanno portato l’esperienza di HEALTH OPTIMUM da progetto a sistema – sottolinea Dario – è evidente come tra i punti di forza dell’esperienza ci sia l’adozione di modelli clinico-organizzativi condivisi dagli operatori. Modelli che si sono dimostrati in grado di soddisfare le necessità degli utenti tanto da essere diventati modalità stabili di erogazione dei servizi. Sottolineo anche l’importanza dell’analisi HTA che ha permesso di supportare decisori, clinici e amministrativi nel mettere a regime i modelli organizzativi sperimentati”. I SERVIZI DI TELEMEDICINA SVILUPPATI IN HEALTH OPTIMUM County Emergency Clinical Hospital Timisoara (Romania) e Uppsala (Contea della Svezia). L’ULSS 9 nel 2007 ha affidato ad Arsenàl.IT, Centro Veneto Ricerca e Innovazione per la Sanità Digitale, la supervisione tecnica del progetto in qualità di subcontractor. La prima fase del progetto, definita Market Validation (20042006), ha dimostrato la sostenibilità di alcuni modelli clinicoorganizzativi di telemedicina sperimentati in diverse strutture europee, prevedendo l’implementazione di alcuni servizi in 6 aziende sociosanitarie e ospedaliere venete. La seconda fase (Initial Deployment 2007-2009) ha permesso di diffondere su un’ampia scala i modelli validati in precedenza, estendendo i servizi a tutte e 23 le aziende socio-sanitarie ed ospedaliere del Veneto. In questa seconda fase sono emersi anche nuovi bisogni che hanno dato vita alla sperimentazione di ulteriori servizi, definiti in base alle esigenze rilevate nel territorio. Risultato finale la realizzazione di una rete che, sulla base di un modello hub&spoke, offre servizi di teleconsulto neurochirurgico e telelaboratorio oltre a due nuovi servizi per la gestione decentrata dei pazienti in Terapia Anticoagulante Orale ed il teleconsulto neurologico per l’ictus ischemico. La Regione Veneto a partire dalla conclusione del progetto (1 giugno 2009) ha commissionato all’ULSS 9 di Treviso e al Consorzio Arsenàl.IT un monitoraggio mirato del progetto che è durato fino al 31 agosto 2010 e ha previsto un controllo sugli esiti dell’esperienza di rete messa a sistema. I risultati del monitoraggio, presentati di recente a Treviso, dimostrano come i servizi di telemedicina implementati grazie ad HEALTH OPTIMUM siano entrati a regime tanto da rientrare nella programmazione sanitaria della Regione Veneto. Ad illustrare l’esperienza il dott. Claudio Dario, presidente di Ar- • Teleconsulto neurochirurgico: si tratta di un servizio che collega in modo telematico le strutture di assistenza primaria degli ospedali periferici ai dipartimenti di neurochirurgia e neuroradiologia dei centri di eccellenza per fornire una consulenza neurochirurgica tempestiva. Il servizio è stato implementato in tutte le Aziende ULSS e Ospedaliere del Veneto; • telelaboratorio: grazie a questo servizio è possibile eseguire esami quali emogas, glicemia, INR, etc. in modo decentrato utilizzando strumenti di Point of Care Testing (POCT), secondo standard internazionali (HL7, profili IHE). 18 le Aziende ULSS e Ospedaliere del Veneto nel quale è stato sperimentato; • gestione decentrata dei pazienti in Terapia Anticoagulante Orale: il servizio riutilizza il telelaboratorio per eseguire l’INR in tempo tempestivo presso il domicilio dei pazienti in ADI ed è inserito in un contesto più ampio di prescrizione della terapia da remoto. In questo caso la sperimentazione è avvenuta nell’ULSS 16 Padova; • teleconsulto neurologico per l’ictus: il servizio si appoggia sulla stessa piattaforma del teleconsulto neuro- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 49 chirurgico ed è stato personalizzato per i casi di ictus, aggiungendo la possibilità di effettuare visite virtuali in una videoconferenza. Le province nelle quali è stato sperimentato e messo a sistema sono Treviso, Vicenza e Verona. RISULTATI Per meglio capire l’impatto della sperimentazione, che oggi possiamo dire essere diventata sistema, è necessario illustrare i dati emersi dal monitoraggio. Il servizio di teleconsulto neurochirurgico è stato implementato in tutte le 23 Aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto coinvolgendo 772 operatori e 81 unità richiedenti. Grazie ad esso si effettuano a regime circa 2.300 teleconsulti annui, valore superiore rispetto alla media di progetto del 17 per cento, grazie anche all’attivazione di 22 nuove postazioni di teleconsulto. Soltanto in 4 Aziende il servizio viene utilizzato in maniera limitata. Gli indicatori di performance rilevano che il servizio ha permesso di ridurre del 75 per cento i trasferimenti da un ospedale all’altro in particolare nel caso di trauma cranico. La realizzazione di questo servizio in modo capillare ha permesso inoltre la creazione di una piattaforma tecnologica ora riutilizzabile per altri progetti regionali (Veneto ESCAPE, DOGE, RENEWING HEALTH). Il servizio di telelaboratorio ha coinvolto 18 Aziende ULSS e Ospedaliere, integrando strumenti POCT (Point of Care Testing) di diverse tipologie con il sistema informatico del laboratorio secondo standard internazionali. Dagli 88 POCT collegati al sistema di laboratorio nel periodo di progetto, con volumi di attività pari a oltre 180.000 esami, possiamo attualmente contare in Veneto su 298 strumenti POCT in buona parte nati spontaneamente e gestiti dai laboratori di analisi con 900.000 esami annui, segno che il progetto ha dato una spinta decisiva alle integrazioni. I nuovi servizi sperimentati durante la seconda fase del progetto HEALTH OPTIMUM – il teleconsulto neurologico per l’ictus e la gestione decentrata dei pazienti in Terapia Anticoagulante Orale – sono stati implementati e sono attualmente funzionanti. Tutto questo è reso possibile grazie ad un modello di integrazione e comunicazione tra aziende che si sviluppa su una comune base semantica, tecnologica, tecnoorganizzativa e infrastrutturale. “Un dato rilevante che emerge dal monitoraggio – sottolinea ancora il project coordinator di HEALTH OPTIMUM – è il fatto che la maggior parte dei teleconsulti, stimata in circa l’80 per cento dei casi, avviene nel giro in 30 minuti o al massimo di un’ora. Oggi possiamo dire, inoltre, che nel caso di trauma cranico il teleconsulto in Veneto permette di risparmiare il 75 per cento dei trasporti da un ospedale all’altro, consentendo che il 25 per cento restante dei casi venga trattato con maggiore cura ed efficienza”. L’ESPERIENZA EUROPEA I risultati del progetto dimostrano come uno degli aspetti che hanno contraddistinto l’esperienza sia stato il confronto con le realtà europee. Va sottolineato che a due anni dalla chiusura del progetto risulta che tutti i servizi avviati sperimentalmente sono a regime anche nelle regioni interessate in maniera diversa da entrambe le fasi progettuali. Nella regione di Aragòn in Spagna sono stati sviluppati i servizi di teledermatologia, teleretinopaia per pazienti affetti da diabete e teleictus. In Danimarca nella regione del Syddanmark sono stati sviluppati teleconsulto, telecare (assistenza a distanza) e referta- 50 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 zione telematica in diverse specialità quali endocrinologia, cardiologia, arteriografia coronarica, trombolisi e chirurgia ortopedica. Istituito anche un sistema di videoconferenza in psichiatria e diagnostica. Nella Contea di Uppsala in Svezia grazie al progetto HEALTH OPTIMUM sono stati introdotti servizi di telemedicina con l’obiettivo di migliorare la qualità di cura in dermatologia, chirurgia plastica, neurofisiologia, radiologia, chirurgia orale e maxillofacciale. Infine nel County Emergency Clinical Hospital di Timisoara in Romania, tra gli altri servizi di telemedicina improntati dal progetto, è stato istituito un sistema di telemedicina in collaborazione con l’ULSS 9 Treviso che garantisce il teleconsulto per la neurochirurgia. La maggior parte dei partner europei coinvolti nell’esperienza di HEALTH OPTIMUM hanno deciso di continuare l’esperienza, consorziandosi. Molti si ritrovano oggi a cooperare all’interno della nuova iniziativa proposta nel progetto RENEWING HEALTH. “La rete ci ha permesso di far convergere diversi progetti regionali e nazionali – precisa il dottor Claudio Dario – consentendo una robustezza di soluzioni e un’ottica orientata verso standard condivisi. Abbiamo istituito un modello di riferimento a livello europeo con la creazione di un consorzio, consolidato e credibile, capace di attrarre finanziamenti. Una rete che con i partner europei stiamo valutando di consolidare ulteriormente con la creazione una partnership stabile nell’ambito delle iniziative di e-Health”. Da sottolineare che HEALTH OPTIMUM nel 2005 ottenne un riconoscimento di assoluto rilievo a livello comunitario con l’elezione a miglior progetto eTEN in Europa fra i 70 partecipanti all’iniziativa, a dimostrazione che già dalla prima fase i vertici europei avevano riconosciuto il valore dell’esperienza avviata. dal fatto che sulle sue fondamenta sono stati generati altri progetti che vedono coinvolta la Regione Veneto attraverso il Consorzio Arsenàl.IT. “Stiamo parlando di DOGE – precisa il dott. Claudio Dario – progetto regionale per lo sviluppo di una rete tra operatori di primary care, di Veneto ESCAPE, iniziativa regionale per la gestione digitale dei referti clinici e la distribuzione paperless, e di RENEWING HEALTH, progetto europeo per la validazione di servizi di telemedicina innovativi, grazie all’adozione di un approccio patient-centric”. Un’eredità di assoluto rilievo, quindi, quella lasciata dal progetto HEALTH OPTIMUM che ha avuto tra i maggiori risultati la costituzione di Arsenàl.IT, consorzio che raggruppa in forma volontaria tutte le aziende socio-sanitarie e ospedaliere del Veneto in quello che da laboratorio di telemedicina è diventato il Centro Veneto Ricerca e Innovazione per la Sanità Digitale. “Le esperienze di questi anni ci hanno insegnato che per fare innovazione in Sanità non si può seguire un approccio centralizzato – precisa infine il dott. Dario – come del resto, al contempo, non è possibile rinunciare all’integrazione e ad una visione unitaria che coinvolga tutti gli attori. È necessario quindi percorrere una terza via che in Veneto è rappresentata da Arsenàl. IT, ambiente di confronto internazionale, interdisciplinare e interprofessionale con una mission mirata che rappresenta il contenitore nel quale la Regione Veneto convoglia tutte le iniziative di e-Health”. EREDITà E PROSPETTIVE DEL PROGETTO HEALTH OPTIMUM La dimostrazione tangibile che HEALTH OPTIMUM è stato un progetto pioneristico nel campo della telemedicina è dato e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 51 scenari di Vincenzo Gullà Director ADiTech Il Sistema di telecardiologia degli Ospedali Riuniti di Ancona L’ esigenza di migliorare il servizio di cardiologia con l’obiettivo di soddisfare le richieste originate dai reparti dove vi è maggiore necessità di prestazioni cardiologiche, ottimizzando le risorse nelle strutture degli Ospedali Riuniti di Ancona, è stata l’ipotesi progettuale da cui è partito lo studio per lo sviluppo di una rete di telemedicina in grado di fornire un servizio di visite cardiologiche da remoto ai reparti interni dell’ospedale. Il progetto si è proposto di creare nei reparti più “critici” un piccolo spazio, equipaggiato con sistemi telematici in videocomunicazione, dove effettuare visite specialistiche di cardiologia con i medici del reparto cardiologico, dal loro ambulatorio. Il sistema scelto per il servizio di telemonitoraggio cardiologico è frutto della messa a fattore comune della lunga e collaudata esperienza acquisita negli anni e sui mercati internazionali nelle applicazioni di telemedicina. Il concetto base è ottenuto integrando le più recenti tecnologie digitali a larga banda con tecnologie avanzate e mature quali: • la videocomunicazione; • le connessioni wireless; • gli apparati elettromedicali di ultima generazione; • una rete telematica client-server composta da terminali di utente e postazioni mediche. 52 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Il servizio di cardiologia è stato quindi equipaggiato con apparati di videocomunicazione, appositamente sviluppati per applicazioni di telemonitoraggio medico, e cioè capaci di fornire una connessione audio-video e dati, tra paziente e operatore sanitario, pienamente interattiva, cui è stata integrata la funzione di rilevamento di parametri vitali, elemento essenziale per dare una corretta valutazione degli aspetti cardiologici di un paziente. Il dispositivo medico completo è dotato di un ECG a 12 derivazioni, un misuratore di pressione arteriosa, un misuratore di saturazione ed in particolare, l’elemento innovativo e diversificante ma che consente al medico di completare il quadro diagnostico del paziente è stata l’introduzione dell’auscultazione cardiopolmonare da remoto, effettuata con uno stetoscopio digitale. Figura 1: Terminale di videocomunicazione ambulatoriale Il progetto I reparti coinvolti nella rete hanno reso disponibile uno spazio dove sono state create le condizioni tipiche dell’ambulatorio del reparto di cardiologia, al fine di consentire al cardiologo remoto di eseguire una visita specialistica, con l’ausilio del personale infermieristico del reparto interessato, guidato puntualmente dal medico cardiologo remoto. Grazie all’uso della videocomunicazione è possibile realizzare una visita dove il medico può vedere il paziente come se fosse nell’ambulatorio di cardiologia. Gli strumenti medicali annessi completano il quadro del paziente con la raccolta di misurazioni in tempo reale e sotto il controllo del personale paramedico del reparto di appartenenza e del medico cardiologico, senza che quest’ultimo lasci il reparto di cardiologia per dare il consulto specialistico. Figura 2: Schema funzionale della Configurazione di rete: i dati rilevati dai device elettromedicali e trasmessi in modalità wireless, sono catturati dal Codec CS240 che, a sua volta riceve, bufferizza e converte i dati in pacchetti adatti per la trasmissione su protocollo IP Terminali ambulatoriali Ognuno degli ambulatori facenti parte della rete cardiologica è stato equipaggiato con una connessione Ethernet a larga banda (tipicamente da 100Mhz), una postazione di videocomunicazione sanitaria integrata in una valigetta e composta da: • Codec di videocomunicazione CS240 BETAVISTA della Zydacron; • misuratore di pressione Bluetooth OMRON 7051T; • pulsossimetro Bluetooth Nonin 4100; • ECG 12 derivazioni Bluetooth Corscience B12; • stetoscopio digitale ESCOPE; • webcam, monitor video 10” e sistema audio. Gli apparati sono stati integrati in un unico contenitore in modo da essere facilmente trasportabili. La soluzione è stata trovata in una valigetta “autosufficiente”, nel senso che include tutto quanto è necessario per effettuare una visita cardiologica da remoto anche per pazienti non trasportabili o direttamente sui letti dei reparti. Per questa soluzione è previsto l’utilizzo di una rete Wifi interna ai reparti, in modo da svincolare la postazione medica dalla necessità di una presa di rete per effettuare la connessione. Figura 3: la postazione ambulatoriale nella configurazione valigia “all in one” La soluzione “all in one” contiene un monitor TV di dimensioni ridotte ed una e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 53 webcam per consentire al paziente di vedere il medico e interagire in audio e video con una buona qualità di immagine. Questa soluzione è stata studiata per funzionare anche in situazioni critiche ovvero dove vi è poca banda disponibile, difatti dà ottimi risultati qualitativi già con 64-96Kb di banda, è quindi adatta per utilizzare connessioni wireless come l’UMTS o in mezzi mobili. La connessione UMTS si è mostrata utile anche come soluzione di back up in caso di guasti sulla rete ospedaliera, per garantire il servizio ai reparti più remoti fuori dalla struttura centrale, che a volte sono collegati anche attraverso la rete pubblica. La postazione medico dispone di tutte le funzioni necessarie per gestire un evento da remoto in videocomunicazione. Il computer del Posto Operatore cui è installato il software BETAVISTA, può gestire fino a 4 collegamenti in multi-videocomunicazione contemporanee, che permettono ove fosse necessario, di effettuare un multi-video-consulto specialistico in tempo reale. Il sistema creato originariamente per servire comunità di utenze di dimensioni significative, è dotato di tutte quelle funzioni tipiche necessarie per gestire le chiamate, realizzando un Video Call Center software che, per semplicità d’uso, adopera un’interfaccia utente conforme ai modelli di community internet più diffusi (MSN o Skype). La postazione medica Il medico dispone di una postazione operatore con le funzioni di videocomunicazione e di visualizzazione parametri vitali rilevati durante la visita. Nel progetto sono state utilizzate due postazioni mediche: una prima postazione è stata collocata nell’ambulatorio del reparto di cardiologia, una seconda postazione è stata installata su un notebook e resa mobile grazie al collegamento in UMTS con la rete di telecardiologia. Questa soluzione permette inoltre al cardiologo di accedere ai dati ed effettuare un consulto anche fuori dall’ambulatorio. Figura 4: la Postazione medico Figura 5: il display della postazione medica Le altre funzioni di gestione del Video Call Center includono: • gestione della chiamata: visualizzazione ad intervalli regolari del chiamante ed indicazione del chiamante,transfer call, hold call, multivideo; • “instant presence” visualizzazione di tutti i terminali ed operatori on line; • gestione rilevamento parametri: gestione e monitoraggio degli apparati medicali, remoti visualizzazione parametri vitali in tempo reale, registrazione, interpolazione e grafico dati vitali su scala temporale per ricostruire la storia del paziente; • gestione video remoto gestione telecamere remote con le funzioni di zoom e tilting; • invio messaggi con successivo display sul monitor video, documentazione dell’intervento con il campo note, registrazione delle prescrizioni, registrazione immagini fisse e video della visita, registrazione delle attività dell’operatore. È possibile stampare i dati così raccolti per creare una documentazione cartacea o per consultazioni successive o esigenze di cartelle cliniche. 54 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Figura 6: snapshot del display monitor postazione medica che mostrano la rilevazione dei parametri vitali Figura 7: videocomunicazione e multi videocomunicazione estesa a 4utenti Architettura di rete La rete così composta da terminali ambulatoriali e postazione medica è gestita e controllata da un server centrale, in una configurazione a stella. L’architettura del sistema prevede che i dati rilevati siano residenti unicamente nel server, non è quindi possibile accedere ai dati dal posto operatore o dalla postazione di utente, se non si è collegati in rete e se non si hanno le opportune autorizzazioni, gestite dall’amministratore di rete. Quando viene instaurata una chiamata tra la postazione del medico ed il terminale di utente il server gestisce le segnalazioni di chiamata (ringtone, risposta automatica, linea occupata ecc.). Appena la connessione viene creata il server avvia la sessione di video comunicazione che avviene unicamente tra i due punti coinvolti: chiamante e chiamato, in modalità Peerto-Peer. In pratica il flusso della videocall non passa attraverso il server, cui invece sono inviati i dati che le due postazioni si scambiano durante la sessione (dati medici, anagrafici ecc.). Ciò è necessario per ottimizzare i requisiti di banda di trasmissione, altrimenti dovendo gestire decine di chiamate video, al server si avrebbe la necessità di trasmettere enormi flussi dati e di banda. I requisisti di banda minima difatti si limitano a 512k per il server e 96-128k per i terminali ambulatoriali, adatti quindi a qualunque connessione ADSL. Inoltre la trasmissione in rete prevede due tipologie di protocolli: • TCP/IP riservata allo scambio dati tra terminali utilizzando le porte di ascolto predefinite; • UDP è invece utilizzata per consentire il corretto sincronismo per la trasmissione dei pacchetti di videocomunicazione. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 55 Per la rete di cardiologia del Lancisi è stata inoltre creata una VLAN all’interno della rete IT ospedaliera. Ciò si è reso necessario per garantire una buona qualità della videocomunicazione tra terminale ambulatoriale e postazione medica, anche durante le ore di punta, o di maggiore carico di traffico dati della rete informatica ospedaliera, utilizzata anche per la trasmissione di immagini. A maggiore garanzia per i dati sensibili il server è stato collocato all’interno della server Farm dell’ospedale, in una zona DMZ protetta da intrusioni o attacchi esterni. Figura 8: Architettura della rete client server. Sia i terminali che le postazioni mediche accedono al server e sono gestiti come client Il server di rete “Z-SERVER” Il server è, come si è detto, l’elemento centrale della rete di tele cardiologia. Al server sono affidate le funzioni fondamentali di gestione e controllo della comunicazione tra i terminali ambulatoriali e posto operatore. In particolare le caratteristiche funzionali possono essere raccolte in tre macro aree: A) gestione e protezione del data base che comprende: le autorizzazioni di accesso ai dati storici del paziente come ad esempio dati anagrafici, note, prescrizioni, misurazioni di parametri vitali rilevati dagli elettromedicali durante la visita, l’autorizzazione di accesso alla rete per i terminali di utente, gestione delle password e degli operatori; B) gestione dei terminali remoti: impostazione locali dei terminali (lingua, volumi, qualità video, modalità di risposta ecc.), assegnazione dei terminali ai pazienti, assegnazione degli apparati elettromedicali (ECG, Pressione, ecc.) e diagnostica; C)Gestione delle chiamate: istradamento, aggiornamento degli indirizzi IP, impostazione dei parametri di trasmissione (UMTS, Wi-Fi ecc.), creazione di gruppi di appartenenza/reparti, associazione dei pazienti agli operatori sanitari, ecc. Figura 9: architettura di rete di riferimento: il server è posizionato in una zona protetta, i protocolli utilizzati sono TCP per la trasmissione dei dati, UDP per garantire il passaggio dei pacchetti di videocomunicazione Il database del sistema è configurato in modo da comprendere tutti gli aspetti gestionali delle funzioni di monitoraggio, a partire dai dati anagrafici del paziente, i dati del medico o operatore sanitario ed i parametri medici rilevati durante una visita. È inoltre possibile creare gruppi di appartenenza cui assegnare i pazienti divisi ad esempio per reparti di appartenenza o per operatore sanitario, specialistiche o altre classificazioni. Sicurezza dei dati Il vantaggio del server, grazie alla sua maggiore capacità di calcolo, è di consentire l’uso di sistemi di crittografia in trasmissione e nel processo di storage dei dati anagrafici o rilevati durante una visita, garantendo così una efficiente protezione dei dati sensibili, una agevole gestione del database e della rete di utenti e, mediante opportune modifiche ed adattamenti, è possibile interfacciare reti informatiche pre-esistenti, come ad esempio nel caso di presidi ospedalieri o strutture sanitarie 56 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 USB) o wireless/Bluetooth e consente di effettuare misurazioni da remoto in tempo reale. In questo particolare progetto si è concentrata l’attenzione sui parametri vitali più significativi quali: ·· traccia cardiografiche ·· pressione arteriosa ·· saturimetria ·· auscultazione cardiaca e polmonare Gli strumenti utilizzati in questo caso sono quindi ·· ECG 12 tracce CORSCIENCE BT12 ·· Misuratore pressione OMRON 705IT BT Figura10: configurazione e architettura del database moderne. La sicurezza dei dati tra terminale mobile e Centrale Operativa è garantita grazie alle protezioni implementate a due diversi livelli. Un primo livello di protezione è dato dal sistema di crittografia dei dati che combina insieme due metodi: 1 - l’RSA che viene utilizzato al livello di distribuzione delle chiavi RC4 e di accesso al server; 2 - l’RC4 utilizzato di norma nella connessione SSL (Secure Socket Connections), che agisce direttamente sui dati e la messaggistica, utilizzando un algoritmo pseudo-random “bit shifting key“. ·· Pulsossimetro NONIN 4100 BT ·· Stetoscopio digitale ESCOPE Figura 11: Schema funzionale del doppio sistema di crittografia Gli Elettromedicali La postazione ambulatoriale è in grado di gestire un numero di apparati elettromedicali collegati via cavo (porte seriali o Figura 12: Immagini ripresa dalla postazione medica durante una visita cardiologica da remoto e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 57 scenari di Raffaele Antonelli Incalzi Claudio Pedone Università CAMPUS Biomedico di Roma Lo studio Sweet Age Il progetto Sweetage è iniziato nel 2009 quale progetto tra partner industriali e universitari finanziato dalla Filas, finanziaria della regione Lazio, e volto a realizzare un sistema innovativo di monitoraggio multiparametrico remoto del paziente affetto da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Il progetto si è concluso nel giugno del corrente anno, 2011, con il completo raggiungimento degli obiettivi prefissati. Nella presente relazione indicheremo le basi concettuali del monitoraggio multiparametrico, cioè le premesse allo studio Sweetage, ne vedremo alcune applicazioni pratiche, quindi tratteremo dello studio e dei suoi risultati. L a telemedicina presenta numerose applicazioni, ma stenta ad assumere una veste di strumento diagnostico e terapeutico ordinario per una serie di problemi procedurali e anche per una limiti delle applicazioni realizzate (vedi box). In particolare una recentissima revisione di circa 1000 articoli di telemedicina dedicati alla patologia respiratoria ha permesso di identificarne 4 su 1000 con caratteristiche tali da conseguire standard di elevata qualità. È quindi ben fondato il recente richiamo della stessa Comunità Europea alla necessità che gli studi di telemedicina siano rigorosamente conformi al metodo scientifico (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do? uri=COM: 2008: 0689: FIN: EN:PDF). Esistono comunque alcuni studi, strutturalmente semplici, di dimensioni tali da poter fornire alcuni risultati affidabili. È il caso di uno studio randomizzato di case-management telefonico condotto su 174.000 soggetti e basato su una strategia di assistenza personalizzata che prevedeva la promozione e il controllo di modificazioni comportamentali, ad esempio dietetiche, dello stile di vita, la promozione della capacità di interagire con la propria malattia e prendere decisioni e ancora la capacità d’interrogare il curante in determinate circostanze; questa strategia è risultata utile nel ridurre in particolare il ricorso alle cure ospedaliere (1). Un analogo protocollo condotto su pazienti affetti da scompenso cardiaco è risultato invece inefficace e anche un altro studio multicentrico randomizzato, lo SPAN-CHF, non è stato in grado di migliorare gli out come nei 58 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Limiti delle conoscenze attuali. • • • • • Modeste dimensioni dei campioni studiati; Frequente mancanza di un gruppo di controllo; Utilizzazione di strumenti poco maneggevoli; Scarsa motivazione degli utenti; Rapporto costo-beneficio inadeguato o non adeguatamente calcolato; • Scarsa attenzione alla realtà pratica; • Logica procedurale volta maggiormente alla sperimentazione pura piuttosto che a quella clinica. pazienti scompensati (2). Un terzo studio, il TIM-HF è attualmente in corso (3), ma non abbiamo dati preliminari. Un’altra condizione in cui esistono alcune interessanti applicazioni di telemedicina è l’insufficienza respiratoria, per cui l’esperienza veneta ha documentato che il telemonitoraggio dell’ossigeno terapia comporta un notevole miglioramento di outcome primari, in particolare della sopravvivenza, ma anche della qualità di vita, della sintomatologia e dell’autonomia personale (4). Altri studi sono stati condotti nell’insufficienza respiratoria da autori italiani con risultati pregevoli; in particolare, una strategia basata su pulsiossimetro e contatto telefonico è risultata in grado di ridurre la frequenza di riacutizzazione nei malati con insufficienza respiratoria secondaria a BPCO e in qualche misura anche di ridurre le ospedalizzazioni(5). Bisogna peraltro ricordare che l’insufficienza respiratoria, cioè una saturazione di ossigeno inferiore al 90% del teorico, affligge una minima quota dei malati affetti da BPCO, ad esempio in Italia su circa 4.000.000 di pazienti soltanto 60.000 circa sono in ossigeno terapia. La BPCO è una malattia cronica invalidante già prima che sia complicata dall’insufficienza respiratoria. La prevalenza e gravità risultano essere fortemente correlate con l’età, il fumo e l’inquinamento ambientale. La BPCO è anche un’importante concausa di morte in situazioni in cui non rappresenta la malattia principale, ed è una malattia eterogenea, complessa nella sua estrinsecazione, fortemente condizionata da fattori sociali tant’è che nei soggetti ultrasettantacinquenni il ricorso al ricovero ospedaliero è inversamente proporzionale al reddito (6). Proprio questa complessità e varietà di estrinsecazione e fattori condizionanti ha indotto la Comunità Europea a raccomandare la testatura di strategie di telemedicina per la cura dei malati con BPCO. In questo ambito possiamo distinguere tre tipologie di sensori (vedi tabella 1). Tabella 1 - Caratteristiche dei diversi tipi di sensore. Tipo di sensore Sensori indossati Caratteristiche Rilevano segnali biologici o possono anche rilevare l’interazione sociale (es. valutando quante volte un soggetto entra in un determinato ambiente o entra in relazione con altre persone). Possono essere sensori binari, ad esempio sensori di passaggio attraverso un determinato Sensori applicati percorso, oppure videocamere, che documentano lo spostamento, o sensori a radiofrequenza all’ambiente domestico o ancora sensori di benessere ambientale, che monitorizzano la qualità dell’area dell’umidità nell’ambiente. Raramente disponibili se non in costruzioni più recenti. Ne sono esempi i sensori di consumo Sensori inseriti nelle d’acqua sito specifici che identificano quindi indirettamente la fruizione di un determinato infrastrutture servizio, o sensori di rumore o di consumo elettrico per singolo elettrodomestico, da cui si risale all’impiego del medesimo, barosensori che percepiscono il movimento attraverso determinate zone della casa e che quindi monitorizzano e stimano cumulativamente i relativi spostamenti. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 59 Sensori indossati: ne esistono due grandi gruppi o perlomeno due concetti applicativi di base. I sensori d’urgenza colgono un evento acuto come una caduta o una variazione elettrocardiografica, o una risposta galvanica cutanea, indice di attivazione del sistema nervoso simpatico da stress. I sensori di profilo non sono primariamente devoluti a cogliere un evento acuto. Misurano parametri biologici come la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, il movimento, la saturazione d’ossigeno, la temperatura corporea, l’ECG, la glicemia, la pressione arteriosa. Si tratta di due gruppi di sensori con una logica profondamente diversa, in quanto i sensori di profilo tendono appunto a cogliere l’andamento, il trend di un determinato segnale biologico per identificarne variazioni sensibili, cioè capaci di antici- Tabella 2. Limitazioni della pulsiossimetria Condizioni Problemi Valori di SpO2 < 80% I pulsiossimetri possono sovrastimare la saturazione ossiemoglobinica, specialmente nelle persone con la pelle scura. Cattiva perfusione da ipotensione, shock, ambiente freddo, scompenso cardiaco L’apparecchiatura può non essere in grado di rilevare la saturimetria. Anemia L’approvvigionamento di ossigeno ai tessuti può essere inadeguato anche in presenza di saturazione normale. Alcuni farmaci antiretrovirali Alterano l’affinità dell’ossigeno per l’emoglobina. Movimento, brividi, aritmia cardiaca L’ossimetro può non rilevare un segnale adeguato. Unghie con smalto, sporche, o unghie artificiali Possono causare sottostima della saturazione oppure impossibilità di lettura. aritmia cardiaca Possono causare sottostima della saturazione oppure impossibilità di lettura. Luce artificiale troppo intensa (es. sala operatoria) Può causare sottostima della saturazione. Pazienti Anziani I livelli normali di saturazione ossiemoglobinica potrebbero essere inferiori rispetto al giovane. Anemia Falciforme Non altera la stima della saturazione nell’adulto, ma potrebbe alterarla nel bambino. 60 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 pare eventi clinicamente rilevanti, i sensori d’urgenza invece colgono l’evento. Peraltro, un allarme attivabile su sensore di profilo può farsì che un sensore che non è primariamente d’urgenza possa assolvere anche questa funzione. I sensori di profilo possono essere abbinati secondo una doppia logica: multidimensionale, ovvero studio dei pattern specifici di malattia, cioè come una determinata malattia condiziona l’andamento del profilo di più segnali biologici. Ciò consente l’identificazione di sequenze clinicamente rilevanti, cioè che preludono ad un evento clinico e, di conseguenza, la selezione dei segnali più significativi, cioè di quelli più predittivi nell’ambito del profilo multidimensionale. La logica monodimensionale si basa sulla registrazione di un solo segnale, dotato di elevata capacità predittiva. Presuppone lo svolgimento della ricerca in ambito multidimensionale e quindi l’identificazione dei segnali più significativi. Alcuni problemi possono limitare l’approccio monodimensionale: la variabilità a lungo termine del pattern dei segnali biologici può modificarne le rispettive capacità predittive nel tempo, facendo sì che quello registrato cessi di essere il più affidabile. Inoltre un singolo segnale può soffrire di limitazioni “tecniche” sopravvenute. In tabella 2, ad esempio, vengono riportati i limiti che possono inficiare il segnale del pulsiossimetro. Anche un parametro “banale” come la frequenza cardiaca può avere importanti limiti legati all’uso del pacemaker o di farmaci con effetto cronotropo o alla presenza di una neuropatia viscerale; queste condizioni fanno sì che la frequenza cardiaca cessi di essere un affidabile indice per il malato cardiologico o respiratorio. È quindi evidente come il singolo sensore abbia dei notevoli limiti. Non solo: la logica del monitoraggio multiparametrico è nella clinica ed è nella fisiopatologia. È nella clinica perché ad esempio una riacutizzazione grave di BPCO può esprimersi in una minoranza non trascurabile di soggetti non con la dispnea attesa, ma piuttosto con astenia, dolore agli arti inferiori, edemi, cioè con una sintomatologia apparentemente non respiratoria (7). È nella fisiopatologia: ad esempio, il metaboreflex si attiva in presenza di dispnea in quanto attraverso un complesso meccanismo la fatica del diaframma e dei muscoli respiratori attiva una sca- rica adrenergica che causa vasocostrizione periferica, limitando la perfusione degli arti inferiori al fine di salvaguardare indirettamente quella dei muscoli respiratori (8). Ecco quindi che limitazione nel movimento e dolore agli arti inferiori, ma non dispnea o più che dispnea, caratterizzano questo soggetto che può essere uno scompensato o un respiratorio cronico. È quindi evidente come il monitoraggio multiparametrico costituisca una ben motivata necessità. Infine esso può essere parte di una valutazione multidimensionale vera e propria con parametri clinici e funzionali, ma può di per sé costituirla purché ne sia documentata l’efficacia, o ancora può fungere da filtro per una valutazione multidimensionale e clinica, specie in presenza di una massa critica di utenti tali cioè che non a tutti possa essere somministrata una valutazione multidimensionale. Queste sono le premesse procedurali e concettuali dello studio Sweetage. Il progetto Sweet age Èrivolto a pazienti afferenti all’ambulatorio di pneumologia del Policlinico Campus Bio-Medico: sono stati campionati 100 pazienti, randomizzati al monitoraggio remoto oppure alla cura abituale, l’unico criterio di esclusione è stato il deterioramento cognitivo, tale da impedire l’uso del sistema Sweet-Age oppure una BPCO in stadio 4 Gold cioè di estrema gravità; in questo modo abbiamo selezionato una popolazione altamente rappresentativa di quella comunemente afferente in ambulatorio evitando l’applicazione di criteri di selezione che rendessero i risultati scarsamente applicabili real life. Gli eventi da noi monitorizzati sono stati le riacutizzazioni di BPCO, le infezioni polmonari e i ricoveri ospedalieri per problemi respiratori. La popolazione aveva un’età media di 74 anni per i monitorizzati, 75 per i controlli, il sesso 72% uomini, 63% nel caso dei controlli, il FEV1 in % del teorico era lievemente più basso e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 61 nei monitorizzati: 52% verso il 55% dei controlli. Il sistema di monitoraggio prevedeva un sensore multiparametrico caratterizzato da una serie di strumenti atti a fornire i seguenti parametri biologici, la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la percentuale di ossigeno del sangue, l’indice di movimento tramite un’accelerometro triassiale, la temperatura corporea, la galvanic skin response ovvero un indice di attivazione del sistema nervoso simpatico; il tutto è stato realizzato tramite un semplice braccialetto con microsensoristica e un pulsiossimetro IPOD Nonin con convertitore seriale bluetooth quindi con una strumentazione di minima agevolmente applicabile e attivabile soltanto con l’accensione del telefonino tramite cui il segnale veniva inviato alla centrale di registrazione. In tale centrale il segnale veniva automaticamente immagazzinato e poteva essere valutato dal medico del Campus Bio-Medico in qualunque momento, analizzandone l’evoluzione in un arco temporale anche di parecchi giorni. Inoltre i segnali potevano essere variamente e singolarmente analizzati secondo diverse modalità oltreché cumulativamente esaminati nel loro trend sia con metodica visiva, ispettiva, sia con sistemi di analisi statistica. I pazienti sono stati istruiti ad accendere quotidianamente per un periodo prefissato lo strumento e quindi tutti i giorni sono stati effettuate le rilevazioni per complessivi giorni effettivi di monitoraggio pari a 150, ovviamente nei monitorati, essendo i controlli privi dello strumento. Gli eventi respiratori sono stati 13 nei monitorati, 19 nei controlli, il numero dei ricoveri 6 nei monitorati, 9 nei controlli, in particolare l’incidenza di un evento respiratorio nei controlli è stato del 22% contro un 15% dei monitorati, l’incidenza di 2 eventi è stata dell’8% contro il 3%. In particolare poi l’incidenza cumulativa del 18% nei monitorati contro il 30% nei controlli, gli eventi multipli 4% verso 8%, in termini di densità d’incidenza 28 eventi per 100 persone annue nei monitorati e 42% persone annue nei controlli, con un incidence ratio di 0,67. Gli eventi che hanno richiesto ricovero hanno avuto un’incidenza del 46% nei monitorati e 47% nei controlli, ovvero una densità d’incidenza di 13 ricoveri per 100 persone annue nei monitorati e 20% persone annue nei controlli e anche qui un incidence rate ratio di 0,66. L’analisi del profilo multiparametrico ha evidenziato nell’andamento della saturazione di ossigeno il parametro più sensibile all’identificazione dell’evento incipiente con una peraltro variabile latenza che si estende da 6 fino a 36 ore è quindi evidente come questo parametro possa in alcuni soggetti cogliere con particolare precocità il verificarsi del peggioramento. Non vi è stata alcuna difficoltà all’uso del sistema Sweet-Age da parte dei pazienti eccezion fatta per alcuni soggetti in una fase di rotaggio iniziale che ha richiesto ripetute istruzioni, né vi sono state defaillance significative sia in termini di registrazione che di trasmissione e visualizzazione del segnale. In conclusione il sistema da noi sviluppato è risultato in grado 62 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 di fornire dati affidabili sui parametri vitali registrati direttamente dal paziente e questo si è tradotto in una minore probabilità di eventi respiratori e ricoveri ospedalieri nei soggetti sottoposti a monitoraggio. Tale risultato consegue verosimilmente alla più precoce identificazione di un peggioramento dello stato di salute, che ha conseguentemente attivato visite ambulatoriali o verifiche domiciliari della situazione clinica e parametrica consentendo la tempestiva adozione di misure volte a trattare incipienti riacutizzazioni. Peraltro i ricoveri ospedalieri nel gruppo monitorato sembrano essere causate da situazioni cliniche più gravi rispetto a quelle osservate nel gruppo di controllo; ciò è in linea con l’obiettivo di razionalizzazione dell’assistenza. Si desume infatti che soggetti con riacutizzazioni lievimoderate nel gruppo di studio sono stati trattati sostanzialmente ed efficacemente a domicilio mentre soltanto in caso di riacutizzazione gravi si è fatto ricorso a ricovero ospedaliero. In conclusione il sistema Sweet-Age si è dimostrato in grado di conseguire l’obiettivo principale proposto, vale a dire la riduzione della riacutizzazione dei ricoveri ospedalieri in soggetti affetti da BPCO con variabile gravità e comorbilità, quindi rappresentativi della popolazione reale senza determinare particolari aggravi di lavoro per i medici curanti, fatta ad eccezione per la periodica analisi delle curve di registrazione. Peraltro tale analisi poteva e può essere svolta in qualunque ora del giorno. Una tappa successiva del sistema SweetAge sarà rappresentata dallo sviluppo di algoritmi che permettano l’automatica identificazione di peggioramenti clinicamente rilevanti e altresì il settaggio del sistema volto a definire variazioni critiche di uno più parametri compatibili con una situazione d’urgenza così da mixare la funzione di multisensore di profilo con quella di multisensore d’urgenza. L’accurata applicazione del sistema appare in grado di conseguire risparmi importanti sul piano economico e quindi di avere un buon rapporto costo-beneficio, tuttavia le limitate dimensioni del campione studiato non permettono di seguire al momento un analisi formale di questo outcome. BIBLIOGRAFIA 1. Wennberg DE, Marr A, Lang L, O’Malley S, Bennett G. A randomized trial of a telephone care-management strategy. N. Engl. J. Med. 2010 Sep 23;363(13):1245– 55. 2. Konstam V, Gregory D, Chen J, Weintraub A, Patel A, Levine D, et al. Health-related quality of life in a multicenter randomized controlled comparison of telephonic disease management and automated home monitoring in patients recently hospitalized with heart failure: SPAN-CHF II trial. J. Card. Fail. 2011 Feb;17(2):151–7. 3. Koehler F, Winkler S, Schieber M, Sechtem U, Stangl K, Böhm M, et al. Telemedical Interventional Monitoring in Heart Failure (TIMHF), a randomized, controlled intervention trial investigating the impact of telemedicine on mortality in ambulatory patients with heart failure: study design. Eur. J. Heart Fail. 2010 Dec;12(12):1354– 62. 4. Dal Negro RW, Barian R, Cadinu R, Turco P. Perceived quality in patients with severe respiratory failure on home LTOT with telemonitoring. Multidisciplinary Respiratory Medicine. 4(3):182–6. 5. Vitacca M, Bianchi L, Guerra A, Fracchia C, Spanevello A, Balbi B, et al. Tele-assistance in chronic respiratory failure patients: a randomised clinical trial. Eur. Respir. J. 2009 Feb;33(2):411–8. 6. Antonelli-Incalzi R, Ancona C, Forastiere F, Belleudi V, Corsonello A, Perucci CA. Socioeconomic status and hospitalization in the very old: a retrospective study. BMC Public Health. 2007;7:227. 7. Incalzi RA, Fuso L, Serra M, Basso S, Carosella L, Tramaglino LM, et al. Exacerbated chronic obstructive pulmonary disease: a frequently unrecognized condition. J. Intern. Med. 2002 Jul;252(1):48– 55. 8. Sheel AW, Derchak PA, Morgan BJ, Pegelow DF, Jacques AJ, Dempsey JA. Fatiguing inspiratory muscle work causes reflex reduction in resting leg blood flow in humans. J Physiol. 2001;537(Pt 1):277-89. Approfondimento L’apporto del CATTID al progetto Sweet Age 1 Prof. Carlo Maria Medaglia Coordinatore Scientifico dei laboratori del CATTID “Sapienza” Università di Roma L a medicina e l’ICT sono due branche della scienza che da sempre si sono contaminate ed evolute camminando di pari passo. Questo perchè lo studio di malattie e di particolari metodologie di intervento hanno in qualche modo richiesto l’utilizzo di tecnologie estremamente sofisticate, sensibili ed in grado di agire in specifici contesti come quello medico-sanitario. “SweetAge1” in tal senso è un progetto di ricerca e sviluppo sperimentale nato dalla collaborazione tra università (Università Campus BioMedico di Roma e CATTID “Sapienza” Università di Roma) e imprese (Intersistemi Italia – Evolvo, GO Management Consulting e Fondazione Alberto Sordi), per monitorare a distanza i parametri vitali di malati cronici, riducendo i costi per il Servizio Sanitario Nazionale e, allo stesso e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 63 tempo, accrescendo la sicurezza e il confort per l’Assistito. Altro importante aspetto è che il progetto è stato finanziato interamente con fondi pubblici dalla Finanziaria Laziale di Sviluppo (FILAS) in ambito del “Distretto Tecnologico delle Bioscienze”. Nello specifico il progetto si propone di sviluppare un sistema di telemonitoraggio domiciliare multiparametrico per pazienti anziani con BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e di testarlo su un campione di pazienti nell’arco temporale di 12 mesi. Durante tutta la prima fase di ricerca industriale la Intersistemi Italia – Evolvo e l’Area di Geriatria dell’Università Campus BioMedico di Roma hanno svolto una serie di ricerche e sperimentazioni al fine di determinare e testare la strumentazione, la sensoristica e le componenti innovative in grado di supportare la realizzazione ed il funzionamento del prototipo ipotizzato in fase di ideazione. Il kit realizzato e denominato “SweetAge1” è un sistema integrato di sensori e relativo software (Monitor System), in grado sia di controllare a distanza determinati parametri biomedici sia di gestire le informazioni registrate che possono essere personalizzate e riaggregate dall’operatore sanitario sulla base dell’evolversi della patologia e delle relative terapie che vengono somministrate al paziente. Poiché i soggetti destinatari del progetto non sono sempre avvezzi all’utilizzo della tecnologia, sono state individuate delle soluzioni in grado di limitare il gap tecnologico e di rendere “trasparente” e facilmente gestibile la strumentazione tecnica. All’interno del kit sono stati utilizzati a tal fine, alcuni sensori che i pazienti devono indossare ad orari prestabiliti. I dati biometrici raccolti da queste tecnologie indossabili sono: • la saturazione dell’ossigeno nel sangue; • la frequenza cardiaca; • la frequenza respiratoria; • il livello di attività fisica del paziente; • la temperatura ambientale; • la Galvanic skin response (indice di attivazione del sistema nervoso simpatico). L’innovativa sensoristica del kit SweetAge1 ha permesso di percepire i dati “preclinici”, altrimenti difficilmente acquisibili, rilevando le prime e più elementari espressioni del peggioramento dello stato di salute. Il progetto di ricerca è stato dunque sviluppato con lo scopo di: 1) realizzare un sistema di telemonitoraggio domiciliare dello stato di salute (follow up) del paziente che permetta di gestire ed integrare sia i parametri tradizionali sia quelli di nuova introduzione; 2) diagnosticare tempestivamente l’incipiente riacutizzazione della BPCO e, più in generale, la variazione dello stato di salute, consentendo quindi un intervento appropriato; 3) ridurre conseguentemente il fabbisogno di cure ospedaliere rispetto ad un gruppo di controllo trattato in modo tradizionale. Il progetto nel suo genere è particolarmente innovativo poiché introduce la sperimentazione di una nuova sensoristica sanitaria indossabile, l’utilizzo di Wireless Sensor Networks per minimizzare l’invasività della soluzione ed ottenere una massima ergonomia ed usabilità, la proposta di una nuova interfaccia di comunicazione per ridurre il digital divide, lo studio e modellizzazione di un Sistema Informativo Homecare (Monitor System) che recepisce gli standard per il record paziente e per la cartella clinica (ricerca informatica sanitaria). 64 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Ma come funziona esattamente il sistema in questione? I sensori del braccialetto misurano i suddetti parametri e, ad orari prefissati, il telefono cellulare in dotazione avvisa il paziente di inserire il dito nel particolare “ditale” (Pulsiossimetro) per effettuare la rilevazione; il kit trasferisce i dati via Bluetooth al cellulare. Il telefono cellulare, processa ed aggrega i dati ricevuti e li invia con una cadenza prefissata al Centro Servizi dedicato del “Presidio di controllo sanitario”. Il Centro Servizi è costituito da un gruppo di assistenti sanitari (medici dell’Area di Geriatria, infermieri e assistenti sociali) dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Il team medicale può gestire tutti i dati su un qualsiasi device portatile tramite il “Monitor System”: una componente software studiata appositamente e utilizzabile online come pagine di un normale sito web. Il sistema nella sua ideazione e durante tutta la fase di sviluppo, è stato realizzato tenendo conto delle emergenti situazioni sociali ed economiche del settore sanitario e delle possibilità offerte dal progresso tecnologico e dal consolidamento delle innovazioni proposte dall’informatica e dalle telecomunicazioni. I vantaggi riscontrati dalla realizzazione del progetto sono stati: un sensibile miglioramento della qualità dei servizi offerti al cittadino (identificazione tempestiva della riacutizzazione della BPCO, costante controllo sull’efficacia della terapia, appropriato ricorso al Pronto Soccorso), un’ottimizzazione della gestione del personale sanitario che opera sul paziente ed un significativo contenimento della spesa sanitaria (riduzione del numero e dei giorni di ricovero, liste e tempi d’attesa più brevi, migliore ottimizzazione delle risorse). Nell’ambito della progettazione, il CATTID “Sapienza” Universi- tà di Roma ha partecipato lungo due direttrici: una riguardante direttamente la parte di sviluppo della piattaforma con relativo prototipo e l’altra mirata all’analisi del sistema dal punto di vista dell’usabilità. Entrambe le attività sono state di particolare rilevanza per la buona resa del progetto, permettendo di fornire una soluzione affidabile ed allo stesso tempo adatta alle specifiche esigenze di un campione d’utenza anziano. Nel quadro della prima attività, il CATTID ha avuto il compito di progettare e sviluppare il componente denominato “gateway” per la gestione della comunicazione tra i sensori (parte periferica del sistema) e Monitor System (la parte centrale del sistema, v. sotto). Questo componente, basato sulla piattaforma di un telefono cellulare fornisce: • la gestione della connessione con i nodi della WSN (Wireless Sensor Network); • l’acquisizione ed il trattamento remoto dei dati grezzi; • la gestione delle impostazioni del gateway regolabili dalla componente centrale; • la gestione della connessione tra WSN e componente centrale del e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 65 sistema; • l’interfacciamento con l’utente semplice ed intutitiva per un target utenti generalmente anziani; • Per ciò che concerne gli aspetti di usabilità del sistema, le attività del centro di ricerca si sono concentrate su: • supporto alla fase di progettazione del sistema, in particolare del Monitor System e del Gateway; • prove di usabilità ed accessibilità del software lato client rivolto all’utente “personale medico”; • prove di usabilità del dispositivo remoto rivolto all’utente “paziente”. Il componente Monitor System di SweetAge1 è stato progettato e sviluppato tenendo in particolare considerazione i criteri di usabilità e accessibilità. In questo contesto, quelli maggiormente enfatizzati sono stati la necessità di presentare l’informazione all’utente in modo chiaro e conciso, evitando termini tecnici o specialistici, semplificare la struttura del compito, offrire all’utente la scelta corretta, in una maniera che risulti ovvia, fare in modo che l’utente abbia un rapido feedback (informazione di ritorno) ad ogni azione compiuta, ridurre gli sforzi cognitivi dell’utente. L’applicazione è stata progettata anche con particolare riguardo all’accessibilità, sebbene ancora una volta il fatto sia pensato per uno specifico target riduce le reali necessità di un’interfaccia accessibile secondo i canoni in uso. L’attenzione sull’accessibilità, quindi, si è concentrata soprattutto su una scelta dei colori opportuna, orientata a rendere evidenti i vari elementi senza appesantire troppo l’interfaccia. Inoltre grande attenzione è stata posta sulla massimizzazione dei livelli del contrasto tra testo e sfondo. La scelta è caduta tipicamente su testi scuri con sfondi in tonalità pastello. In alcuni casi, tuttavia, è stato necessario utilizzare sfondi scuri: in questi casi il contrasto è stato mantenuto alto sfruttando testi in bianco. Le analisi e le sperimentazioni condotte sul sistema hanno permesso di valutare il grado di usabilità di SweetAge1, la stabilità delle architetture ed i modelli organizzativi, evidenziandone le grandi potenzialità anche in relazione a delle possibili interazioni con altri progetti di teleassistenza. Sono al vaglio inoltre dei ricercatori delle integrazioni con altre applicazioni di telemedicina e domotica. Questo significa che disponendo di uno specifico software scaricabile sul proprio cellulare, sarà possibile far dialogare il proprio dispositivo mobile con altri medical devices e organizzare i propri dati clinici sulla base delle necessità e richieste del proprio medico. È evidente la potenziale espansione modulare del progetto con l’utilizzo di altri dispositivi biomedicali già ingegnerizzati o di nuova sensoristica sanitaria basata sulla tecnologia Bluetooth per lo scambio di informazioni tra diversi dispositivi. L’obiettivo ultimo è quello di attivare un percorso di studio e progettazione, finalizzato a definire un modello architetturale che, attraverso l’utilizzo di strumenti e tecnologie aperte, standard di mercato e di grande impatto sul mondo dell’ITC, sia in grado di polarizzare il patrimonio informativo dell’assistito. Le ipotesi di integrazione formulate evidenziano una continua propensione alla ricerca di soluzioni progettuali che siano in grado di rispondere ad una esigenza molto sentita nella società dell’informazione ovvero la realizzazione di una rete integrata ed interconnessa che permetta nello specifico settore socio-sanitario, di favorire l’aggregazione delle informazioni cliniche e di organizzarle in maniera strutturata, rendendo l’azione del medico più semplice ed immediata in fase di reperimento e trattazione. Questo ci ricorda anche che la qualità, l’appropriatezza e l’economicità del sistema sanitario trae origine dalla interazione medico-paziente resa difficile nella società moderna da una burocrazia lenta ed obsoleta e dalla reticenza di quanti operano nel settore a favorire il pratico utilizzo di tecnologie innovative volte a migliorare la qualità della vita e snellire i farraginosi processi. 66 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 rubrica di Elisabetta Pisano, Claudio Lamberti DEIS, Università degli Studi di Bologna, Giorgio Galanti, Ilaria Corsani, Giulio Ciullini, Vincenzo Manzi, Antonio Bovenzi, Dipartimento di Medicina dello Sport della Università degli Studi di Firenze, Vincenzo Gullà, Francesca Gullà, Aditech S.r.l Il monitoraggio psicofisico L a rubrica, che vede con questo numero la sua prima uscita, ha lo scopo di dare al lettore una panoramica sulle tecnologie innovative di telemedicina e telemetria che trovano applicazione nella realtà quotidiana. L’idea è di focalizzarsi su quelle soluzioni che danno il via a servizi di utilità per la prevenzione ed il benessere collettivo, rispettando i criteri di replicabilità e sostenibilità. Il nostro compito sarà quindi di portare all’attenzione del pubblico le innovazioni tecnologiche che hanno, per così dire, trovato spazio e applicazioni, indipendenti da sponsorizzazioni e progetti fini a se stessi, ma solo perché realmente innovativi e attuabili. In altre parole la rubrica vuole essere di ausilio a coloro che si avvicinano al mondo tecnologico della telemedicina che si trovano a vagare tra le decine di progetti e soluzioni sviluppatesi a macchia di leopardo sul nostro territorio, ma che spesso mancano di replicabilità e di espandibilità. La prima puntata sarà dedicata ad uno strumento veramente flessibile ed originale che trae le sue origini dal mondo militare per poi approdare nei settori dello sport, remote assisted living e riabilitazione. 68 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Nasce qualche anno fa in Nuova Zelanda dalla mente di Brian Russell, ideatore e fondatore della Zephyr Technology, che ha avuto l’intuito di creare un sensore per monitorare contemporaneamente 5 parametri vitali determinanti nell’individuazione del comportamento psicofisico della persona che lo indossa. I parametri di cui parliamo sono: Frequenza cardiaca, Frequenza respiratoria, Attività corporea, Temperatura della pelle e Postura. L’opportuna combinazione di questi parametri difatti è in grado di svelare lo stato emotivo di una persona davanti ad un evento improvviso (evidenziato dal batticuore o l’affanno), oppure la sua attività, lo sforzo cardiaco, uno stato di malessere o di stress, tutti elementi che possono influenzare le condizioni di benessere dell’individuo. Applicato inizialmente per “misurare” la reazione psicofisica di soggetti in situazioni critiche, ha mostrato presto la sua validità in molti altri campi applicativi. La misura dei parametri biomedici Il sensore denominato BioHarness è composto da un accelerometro 3D, un rivelatore di temperatura ad infrarossi, un lettore cardiografico a 3 elettrodi ed un misuratore di frequenza respiratoria. L’apparto viene inserito in una cintura di fibra conduttrice in cui sono integrati gli elettrodi cardiografici e di respirazione. La rilevazione offre la possibilità di avere a disposizione diversi parametri biomedici principali, più molti altri che permettono di graficare svariate forme d’onda e tutto semplicemente con l’utilizzo di un unico dispositivo indossabile, non invasivo e leggerissimo. Il BioHarness device costituisce “la parte intelligente” dello strumento, è un sensore multi parametrico con il compito di rilevare, memorizzare e trasmettere i parametri misurati in tempo reale. Il suo peso è di circa 35 grammi, ed è pensato appositamente per essere ‘’indossatò’in modo non invasivo dal paziente/utente nella esplicazione delle sue attività quotidiane. Le sue dimensioni sono ridotte per facilitare i movimenti dello stesso e sono all’incirca 80 x 40 x 15 mm. Lo strumento ha una capacità di memorizzare circa 480 ore di attività. La batteria ha un’autonomia di circa 16 ore. Il dati raccolti dal device possono essere trasmessi alla postazione di controllo in radiofrequenza o Bluetooth. Per quanto riguarda le frequenze del device sono regolabili in base al Paese in cui vengono usate in accordo con le normative di regolamentazione ISM (1) (868 - 929MHz). Il primo parametro misurato è la frequenza cardiaca e l’elettrocardiogramma (ECG) che registra l’attività del cuore. Il sensore registra il valore di ECG a riposo o sotto sforzo. Nel primo caso, per mezzo dell’analisi dei valori, si posso evidenziare patologie delle coronarie, alterazioni del ritmo cardiaco (ipertrofia) e della conduzione dell’impulso elettrico. Con i valori dell’ECG sotto sforzo è invece possibile ottenere un tracciato dinamico in grado di evidenziare cardiopatie latenti, nonché di stabilire i limiti dell’attività fisica per i pazienti affetti da scompensi coronarici. Figura 1: Il dispositivo utilizza una cintura in fibra (SMART FIBER) conduttrice, all’interno della quale sono integrati i sensori di respirazione e gli elettrodi cardiografici realizzati in materiale spugnoso, anch’esso conduttore. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 69 Figura 2 Tracciato ECG La Frequenza Respiratoria dà un’informazione precisa sul numero degli atti respiratori nell’arco di un minuto. In sostanza la cinta indossabile integra due sensori piezoelettrici che convertono la forza impressagli in un segnale elettrico. Il sensore appunto è incapsulato e fissato nella fascia toracica che si trova in corrispondenza dell’estremità inferiore dello sterno. Il segnale registrato non è altro che un’onda sinusoidale il cui fronte di salita corrisponde all’atto inspiratorio mentre il fronte di discesa rappresenta quello espiratorio. La proprietà degli algoritmi di rilevamento di respirazione della Zephyr è in grado di misurare ogni singolo respiro. La rilevazione della frequenza di respirazione avviene dopo un intervallo di circa 30/45 secondi necessario per l’inizializzazione ed attivazione del device. fetto capacitivo. Anche in assenza di movimento l’accelerometro misura la componente dell’accelerazione di 24 gravità lungo l’asse di misura. Per questo motivo un accelerometro, in condizioni statiche, è in grado di dare informazioni precise sulla postura (inclinazione del corpo rispetto all’asse di riferimento). La misura della Temperatura costituisce un altro parametro Figura 4: Grafico accelerazione e Postura Fig 3 Tracciato frequenza respiratoria L’accelerometro, parte integrante del sensore BioHarness è un trasduttore che converte un’accelerazione lineare in una grandezza elettrica secondo un legame noto. La massa contenuta nell’accelerometro si muove rispetto al contenitore per effetto della forza inerziale. L’entità dello spostamento, supposto linearmente legato alla forza e quindi all’accelerazione, viene rilevato o attraverso estensimetri o sfruttando l’ef- 70 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Figura 5: Orientazione Postura importante; il sensore a infrarossi del dispositivo BioHarness ha una risposta veloce, accurata e molto precisa. Figura 6: Schema componenti e funzionali La combinazione dei parametri biomedici I parametri rilevati possono essere combinati tra loro per dare una valutazione complessiva ed immediata dello stato psicofisico del soggetto che indossa l’apparato. In figura è mostrato il monitoraggio live in formato “cruscotto” visibile durante una esercitazione dalla postazione di controllo. Da quanto finora esposto si intuisce la flessibilità e utilità di un simile strumento e i benefici che potrebbe portare ad un’ampia gamma di settori. Figura 8: Consolle di monitoraggio parametri combinati Figura 7: Frist reponders I parametri mostrati nell’immagine sono la combinazione della frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, postura e attività con la segnalazione delle soglie fisiologiche oltre cui il soggetto potrebbe entrare in situazioni critiche. Figura 9: Monitoraggio contemporaneo multi utente e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 71 Applicazioni In Italia questa soluzione è stata inizialmente adottata da alcuni centri di ricerca ed università per applicazioni domotiche e di monitoraggio di parametri vitali, successivamente si è rilevata la sua validità nello sport per la determinazione dei parametri fisiologici di atleti, piloti di F1, nel calcio ed in altre attività professionali. Il monitoraggio da remoto Home-care: utilizzo di Zephyr BioHarness per valutare il grado di attività fisica dell’anziano. Il progetto realizzato presso ARCES (Universitàdegli Studi di Bologna) dai prof. Claudio Lamberti e prof. Tullio Salmon Cinotti con la collaborazione di Elisabetta Pisano, Fabio Vergari, Alfredo D’Elia e Francesco Morandi affronta uno degli aspetti applicativi della Telemedicina, l’Home-Care: forma di assistenza alla persona, che viene prestata a domicilio, senza che i pazienti debbano recarsi in ospedale o in ambulatori specialistici. Uno degli aspetti significativi per monitorare il decorso della malattia, tipicamente nel primo periodo dopo un ricovero ospedaliero, è valutare in maniera oggettiva se, e con quale rapidità, il paziente riprende a svolgere le attività abituali. Partendo dalla condizione di non poter e non volere conoscere le azioni che il soggetto svolge nella propria abitazione in un determinato momento (es. cammina, riposa, lavora etc.), si è ritenuto interessante sviluppare un metodo che fornisca non tanto il riconoscimento dell’azione specifica eseguita, quanto piuttosto un indice dell’intensità di attività fisica svolta dal paziente. Lo studio mirava a individuare una tecnica che consentisse, in base al segnale di Attività (VMU) fornito dallo Zephyr BioHarness, di estrarre un valore di soglia che permettesse di discriminare quando l’attività fisica del paziente rientrasse in una fascia medio-alta di intensità (sforzo) e quando invece il paziente svolgeva attività fisica di bassa intensità (riposo) così da poter stimare, nel corso di una breve o lunga osservazione, un indicatore oggettivo di attività fisica svolta. È stato preso un campione di 10 anziani, 5 donne e 5 uomini, di età compresa tra i 70 e i 79 anni, con caratteristiche fisiche comuni e discreto stato di salute, ovvero senza gravi patologie cardiache o motorie. Lo studio è stato svolto preso l’ambulatorio di un medico di medicina generale. I dati trasmessi dal BioHarness device in modalità Bluetooth hanno permesso di osservare in tempo reale le variazioni dei parametri fisiologici del paziente durante l’esecuzione dell’esercizio, verificando che rientrasse correttamente nel campione di osservazione che si erano prefissati, quindi condizioni cardiache buone e assenza di problemi motori. Il parametro di attività fornito dallo Zephyr ed espresso con unità di misura VMU(g/sec) è stato raccolto per ogni singolo individuo ed opportunamente elaborato. Obiettivo dell’elaborazione era trovare una soglia di valore di attività comune a tutti i soggetti, che permettesse di individuare in maniera automatica ed oggettiva quando il paziente stava svolgendo attività fisica o quando si trovava in condizioni di normale risposo. Partendo dal segnale di attività, fornito in uscita dallo Zephyr, si è osservato che il segnale originale presentava un andamento corretto e fedele all’attività svolta, ma non proprio facile da gestire ai fini dell’analisi, per la presenza di numerosi glitch. Sono state testate alcune tecniche di filtraggio numerico, in particolare un filtraggio passa-basso a media mobile e un filtraggio mediano. Nella figura 11 è mostrato un esempio di soglia comune per tutti i pazienti. A colori diversi corrispondo pazienti diversi. La soglia trovata corrisponde ad un valore di 0,064 g, che per il momento soddisfa lo scopo dello studio e può essere applicato con sufficiente attendibilità. In definitiva con l’utilizzo di una semplice cintura si è in grado di monitorare da remoto il miglioramento fisiologico di un paziente deospedalizzato ed il Figura 10: monitoraggio attività 72 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 suo decorso verso la ripresa della normale attività quotidiana. Ambient Assisted Living L’obiettivo del progetto studiato alla università Politecnica delle Marche si basa principalmente sulla determinazione e sulla individuazione di scenari fondamentali nell’applicazione di telemedicina in un contesto domestico, quale l’ambient assisted living. Il metodo proposto consiste nella definizione dei diversi stadi della vita quotidiana di una persona debole e/o anziana basata sulla combinazione dei parametri fisiologici e Figura 11: Indicatore di attivitàper 5 soggetti anziani e individuazione della soglia per discriminare il livello di attività (sforzo/riposo). comportamentali rilevati attraverso sensori. Con conseguente emissione di allarmi in caso di condizioni critiche. Obiettivo e metodo proposti sono fondamentali per definire in ultimo il tipo di beneficio che otteniamo dagli stessi, dove: • la comunicazione bidirezionale con il care giver/tutor permette al paziente di essere aggiornato sugli eventi di interesse immediato e ricevere eventuali allarmi suggerimenti e consigli; • Il monitoraggio continuo dà una visione completa dei dati fisiologici e consente di valutare lo stato complessivo del paziente migliorare la comprensione da parte dei medici delle condizioni e stile di vita dello stesso. La parte funzionale della struttura generale è stata costruita pensando alle seguenti unità fondamentali: numerosi tipi di informazioni riguardanti parametri vitali e biomedici dell’anziano. 2. Sensori Ambientali: particolari sensori posizionati all’interno dell’ambiente domestico in grado di stabilire il contesto in cui il soggetto si muove. 3. Sistema Interpretativo (Decision Maker): si avvale di una serie di algoritmi di Intelligenza Artificiale per riconoscere gli scenari in base alla combinazione dei dati ambientali, vitali e statistici. È in grado di analizzare ed interpretare i valori prelevati in un preciso istante e mappare questi ultimi all’interno di uno scenario definito in precedenza; genera diverse tipologie di allarme a rilevazione temporale; associa ad ogni allarme azioni diverse da compiere o suggerimenti utili o necessari da comunicare alla persone vicine e lontane. La valutazione dei parametri fisiologici degli atleti I primi ad utilizzare il BioHarness nello sport sono state alcune società sportive USA che hanno potuto così “misurare” la capacità e resistenza fisica degli atleti in condizioni di stress e sforzo fisiologico. I dati raccolti dallo strumento (in particolare frequenza cardiaca e respiratoria) consentono la determinazione della soglia anaerobica (AT), corrispondente al passaggio dal metabolismo aerobico Figura 12: Una ipotesi di applicazione sviluppata all’Università Politecnica delle Marche 1. Sensore “BioHarness - Zephyr” (Bluetooth): strumento multiparametrico, in grado di rilevare e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 73 a quello anaerobico, cioè dal consumo di grassi a quello di energia muscolare, con relativo accumulo di acido lattico e insorgenza da fatica muscolare. La determinazione della soglia anaerobica negli atleti è essenziale per la valutazione dello stato funzionale di base e per impostare e monitorare l’allenamento dello sportivo: un programma basato sulla valutazione continua di AT aumenta le prestazioni, come forza e resistenza, riducendo il rischio muscolare di lesioni congiunte; conoscere l’AT permette una formazione più sicura in atleti professionisti o più anziani, più a rischio di malattie cardiache e in generale di infortuni. Lo strumento finora utilizzato con questo scopo è il test cardiopolmonare (CPT), che rileva i parametri respiratori mediante analizzatori di gas, inevitabilmente connessi ad una mascherina in lattice Figura 13: Sovrapposizione tra AT misurata con metodo CPT (Metabolimeter,Mtb) e curve HR Figura 14: Sovrapposizione di AT misurata con CPT (Metabolimeter, Mtb) e curva respiratoria BR In definitiva con l’utilizzo di una semplice cintura si è in grado di monitorare da remoto il miglioramento fisiologico di un paziente deospedalizzato ed il suo decorso verso la ripresa della normale attività quotidiana. da applicare sul volto: attualmente il test cardiopolmonare rappresenta il gold standard per la valutazione della soglia anaerobica. Su questo argomento si è impegnata la Scuola di Specializzazione di Medicina dello Sport dell’Università degli Studi di Firenze guidata dal prof Giorgio Galanti e dal suo gruppo composto dai dottori Ilaria Corsani, Giulio Ciullini, Vincenzo Manzi ed Antonio Bovenzi. Per lo studio è stato usata una fascia toracica (Zephyr BioHarness) in grado di fornire tutte le informazioni possibili dell’atleta con una ampia copertura telemetrica; sono stati confrontati i valori relativi alla soglia anaerobica (AT) ottenuti con test cardiopolmonari (CPT), con quelli ottenuti con la benda toracica Figura15: Grafico a dispersione relativo alla sovrapponibilità della soglia anaerobica ottenuta dai punti di deflessione delle curve della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria. telemetrica Zephyr. Il campione studiato era composto da 40 atleti (professionisti e non) di età compresa tra 16 e 64 anni (di cui 75% < 46 anni), tra i quali 4 donne e 36 uomini. Tutti i soggetti studiati erano sani e senza patologie cardio-polmonari attive. Ogni atleta è stato sottoposto a un test da sforzo con protocollo incrementale con tapis roulant o cyclette. Durante i test, ai pazienti sono stati applicati sia una maschera collegata al metabolimetro per calcolare i volumi delle vie respiratorie, sia il sistema di telemetria Zephyr. Risultati: i valori di soglia anaerobica ottenuti mediante metabolimetro sono risultati sostanzialmente sovrapponibili a quelli corrispondenti al punto di deflessione della curva della frequenza cardiaca (149.71±15.61 bpm vs 150.10±16.52 bpm; R=0,902; p=NS) (Fig.13), così come a quelli corrispondenti al 74 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Figura 16: Trend frequenza cardiaca alla AT Figura 17; Trend respiratorio alla AT forma muscolare è importante l’aspetpunto di deflessione della curva della frequenza respiratoria to psicofisico. È il caso della Formula 1, (149.28±22.01 bpm vs 149.71±15.61 bpm; 0,791; p=NS) (Fig.14); dove recentemente è stato introdotta si è registrata inoltre corrispondenza tra la frequenza cardiaca la fascia BioHarness per correlare attività corrispondente al punto di deflessione della frequenza cardiafisica con frequenza cardiaca e respiraca e quello della frequenza respiratoria (149.28 ±22.01 bpm vs toria e osservare più in dettaglio lo stato 150.10±16.52 bpm; R=0,837; p=NS) (Fig15). di stress cui sono soggetti i piloti durante I dati ottenuti nei test ripetuti dopo 24 ore sono risultale gare di F1. I risultati sono ancora in via ti comparabili a quelli ottenuti nel corso del primo test di elaborazione ma si annunciano molto (HR at rest=74,83±10.68 bpm vs 74.33±10.76 bpm; p=NS; interessanti. AT=152.50±7.53 bpm vs 152.67 ±6.86 bpm; p=NS; HR max=170.00±3.95 bpm vs 170.33±3.83 bpm; p=NS). Il sistema telemetrico BioHarness si è presentato come uno strumento affidabile e utilizzabile per la valutazione funzionale dell’atleta in telemetria e per il monitoraggio nel tempo della sua soglia anaerobica. Supera le difficoltà che il CPT presenta in soggetti claustrofobici, o in pazienti con allergia al lattice o con reazioni avverse ai disinfettanti o materiale in uso. Inoltre mostra un significativo miglioramento in costi e tempi rispetto al CPT (la sua gestione richiede un uso esclusivo in un laboratorio, con i medici dedicati). Ciononostante il test cardiopolmonare rimane il gold standard per la valutazione funzionale dell’atleta, ma dopo un prima valutazione annuale con il metabolimetro, l’atleta può essere monitorato frequentemente e senza creare ulteriori disagi attraverso il BioHarness. La precisione dei dati e la semplicità di utilizzo permettono a questo strumento di essere impiegato in molti ambienti sportivi. In conclusione il BioHarness Zephyr si è mostrato valido per la valutazione funzionale dell’atleta nell’acquisizione di dati affidabili, con una versatilità e facilità d’uso che consentono una più ampia diffusione in medicina dello sport per il beneficio di Figura 18: Gli atleti durante la fase di test CPT. Indossano contemporaneamente fasce BioHarness, maschere per la professionisti e non. Altre esperienze si stanno misura dei gas ed ECG. sviluppando in campi sportivi dove più che la e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 75 Figura 19: Software Bioharness. La combinazione dei dati di frequenza cardiaca, frequenza respiratoria ed attività consente la rilevazione immediata di HR, BR, HRR, VO2MAX ed AT Figura 20: Banco di test durante le prove in F1. I dati fisiologici sono raccolti e trasmessi in tempo reale alla centrale di controllo Monitoraggio psicofisico durante la guida di un mezzo Tra le applicazioni innovative che riteniamo di rilevante importanza riportiamo i risultati di un’esercitazione fatta in collaborazione con una nota organizzazione italiana. Si tratta della valutazione del comportamento psicofisico di autisti in prossimità di un pericolo o ostacolo che si presenta improvvisamente. I test sono stati svolti durante una prova di Guida Sicura. È noto che spesso gli incidenti si risolvono in modo rovinoso per diverse motivazioni tra cui l’inesperienza dell’autista nell’affrontare un evento improvviso, che causa il più delle volte la perdita di controllo del mezzo. È anche noto che la probabilità di un tale evento è inversamente proporzionale al livello di autocontrollo del guidatore. La nostra esperienza si è focalizzata proprio su quest’ultimo fattore: misurare il grado di emotività presente nei candidati alla guida sicura nei momenti più critici, per dimostrare che l’acquisizione della tecnica di guida necessita anche di una buona dose di autocontrollo. I tracciati mostrano l’andamento cardiopolmonare di tre soggetti nell’affrontare lo stesso ostacolo: • un istruttore di comprovata esperienza (curva blu); • un allievo alla terza o quarta prova (curva marrone); • un allievo alla prima prova (curva rossa). Dai risultati si può vedere, come previsto, che il grado di emotività è inversamente proporzionale all’esperienza, infatti l’istruttore non mostra assolutamente alcuna emotività mentre l’auto a 120Km/h gira vorticosamente in un turbine di 76 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Figura 22: Andamento cardio-polmonare durante le prove di guida sicura testacoda, il secondo allievo mostra già una prima determinazione di autocontrollo ed il terzo è decisamente spaventato. Conclusioni La prevenzione ed il benessere individuale è soggetto alla combinazione di diversi parametri biofisici di base che possono essere influenzati da fattori diversi. Il monitoraggio combinato di queste parametri deve essere parte integrante del concetto di telemedicina, affinché questa sia efficiente e funzionale. Come dimostrano le diverse applicazioni illustrate, la conoscenza di un solo parametro come la frequenza cardiaca o respiratoria, la pressione, ecc. sono essenziali per evidenziare singole patologie o sofferenze ma non sono in grado di “misurare” l’effetto psicofisico che come abbiamo visto contribuisce a delineare il profilo dettagliato del soggetto,, il suo stato di benessere, la sua capacità di ripresa fisica, il suo potenziale sportivo e di autocontrollo. Tutto quanto ovviamente contenuto in un contesto di semplicità ed economicità della soluzione. Infatti simili soluzioni i cui benefici sono evidenti, hanno costi paragonabili a cellulari di ultima generazione e, come mostrato, con un pòdi fantasia e creatività si possono realizzare servizi di telemedicina e telemetria dai risultati impressionanti repli- Figura 21: Dati ricevuti in tempo reale dai piloti mentre sfrecciano a 300Km/h sulla pista di prova. cabili su vasta scala. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 77 scenari di Andrea Lisi Avvocato esperto in ICT Law, Presidente ANORC – www.anorc.it - titolare del Digital&Law Department Studio Legale Lisi – www.studiolegalelisi.it Francesca Giannuzzi Avvocato specializzato in diritto amministrativo elettronico, Digital&Law Department Studio Legale Lisi – www.studiolegalelisi.it La conservazione digitale della documentazione sanitaria in outsourcing La figura del responsabile della conservazione: profili generali Il concreto sviluppo di un sistema di conservazione sostitutiva (o meglio digitale) dei documenti presuppone necessariamente la nomina di un responsabile della conservazione. È importante valutare tale nomina alla luce dei compiti e delle responsabilità che la normativa prevede in maniera specifica per questa delicata figura. Il “responsabile del procedimento di conservazione sostitutiva” ha in carico il processo di conservazione e di esibizione della documentazione che si è deciso di conservare a norma. Egli, dunque, ha il compito principale di attestare il corretto svolgimento del processo di conservazione apponendo, come se fosse un definitivo e autorevole sigillo, la propria firma digitale e un riferimento temporale sul documento conservato o, meglio, sul “lotto” di documenti (o impronte di documenti) da conservare. Inoltre, nell’ambito della gestione dell’intero iter di conservazione digitale, il responsabile si rende garante della corretta tenuta dell’archivio secondo principi documentati di sicurezza, attraverso l’adozione di procedure di tracciabilità 78 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 tali da garantire la corretta conservazione, l’accessibilità e l’esibizione dei documenti. Si può, quindi, affermare che il vero obiettivo del responsabile del sistema di conservazione digitale dei documenti sia quello di definire e realizzare, attraverso un’opportuna organizzazione delle attività e mediante idonee procedure informatiche, il processo per il trattamento della documentazione soggetta a conservazione sostitutiva. La Deliberazione CNIPA n. 11/2004, normativa tecnica attualmente in vigore, dedica al responsabile della conservazione l’intero art. 5, attribuendogli precisi compiti e specifiche responsabilità1. Sulla base di quanto disposto dalla normativa, i compiti del responsabile della conservazione possono essere sintetizzati in: • compiti organizzativi, ossia definire le caratteristiche e i requisiti del sistema di conservazione, definire il manuale operativo della conservazione2, partecipare a incontri e seminari formativi dedicati alle procedure di conservazione digitale, definire le procedure informatiche, organizzative e di sicurezza inerenti al processo di conservazione, etc.; • compiti di registrazione, cioè garantire la corretta archiviazione delle informazioni caratterizzanti ciascun supporto di memorizzazione, assicurandone la disponibilità in caso di richiesta, descrivere in dettaglio le attività del processo di conservazione (gestione ordinaria, gestione delle anomalie, ispezioni e verifiche), i documenti conservati, le figure 1 Più in dettaglio, l’art. 5 comma 1 della Deliberazione afferma che “il responsabile del procedimento di conservazione sostitutiva: a) definisce le caratteristiche e i requisiti del sistema di conservazione in funzione della tipologia dei documenti (analogici o informatici) da conservare, della quale tiene evidenza. Organizza conseguentemente il contenuto dei supporti ottici e gestisce le procedure di sicurezza e di tracciabilità che ne garantiscono la corretta conservazione, anche per consentire l’esibizione di ciascun documento conservato; b) archivia e rende disponibili, con l’impiego di procedure elaborative, relativamente ad ogni supporto di memorizzazione utilizzato, le seguenti informazioni: ·· descrizione del contenuto dell’insieme dei documenti; ·· estremi identificativi del responsabile della conservazione; ·· estremi identificativi delle persone eventualmente delegate dal responsabile della Conservazione, con l’indicazione dei compiti alle stesse assegnati; ·· indicazione delle copie di sicurezza. c) mantiene e rende accessibile un archivio del software dei programmi in gestione nelle eventuali diverse versioni; d) verifica la corretta funzionalità del sistema e dei programmi in gestione; e) adotta le misure necessarie per la sicurezza fisica e logica del sistema preposto al processo di conservazione sostitutiva e delle copie di sicurezza dei supporti di memorizzazione; f) richiede la presenza di un pubblico ufficiale nei casi in cui sia previsto il suo intervento, assicurando allo stesso l’assistenza e le risorse necessarie per l’espletamento delle attività al medesimo attribuite; g) definisce e documenta le procedure di sicurezza da rispettare per l’apposizione del riferimento temporale; h) verifica periodicamente, con cadenza non superiore a cinque anni, l’effettiva leggibilità dei documenti conservati provvedendo, se necessario, al riversamento diretto o sostitutivo del contenuto dei supporti”. 2 Il manuale della conservazione sostitutiva è un documento in cui sono descritti tutti i dettagli dell’organizzazione e delle procedure operative, informatiche, di sicurezza, etc. del processo di conservazione. coinvolte (ruoli, deleghe, responsabilità, formazione) e gli strumenti utilizzati, etc.; • compiti di manutenzione e controllo, ovvero effettuare specifici controlli sui sistemi software e sui supporti hardware utilizzati per la conservazione, conservare in archivio le differenti versioni e release dei programmi adottati per la conservazione a norma, aggiornare i certificati di firma, verificare la validità delle marche temporali, verificare periodicamente la leggibilità dei documenti, provvedendone, se necessario, al riversamento, etc.; • compiti operativi, cioè supervisionare l’intero processo di archiviazione e conservazione sostitutiva, verificare la effettiva leggibilità dei documenti prima dell’apposizione della firma digitale e della (eventuale) marca temporale e la leggibilità dei supporti contenenti i documenti alla fine del e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 79 processo di conservazione, ossia prima della loro archiviazione in luogo sicuro, tenere aggiornato il manuale operativo della conservazione, etc.; • compiti per la protezione dei dati e delle procedure informatiche, ovvero garantire tutte le misure necessarie per la sicurezza fisica, logica e ambientale dei dati e del sistema preposto alla loro conservazione (comprensivo della copie di sicurezza dei supporti di memorizzazione), garantire la tutela della privacy attraverso un trattamento a norma di dati e informazioni personali, etc.; • compiti di assistenza/ispezione, ossia garantire l’adeguato supporto ai vari delegati che svolgono le attività di conservazione, ispezionare i luoghi in cui vengono eseguite le attività di registrazione delle informazioni digitali e di conservazione a garanzia della validità giuridica e fiscale del processo, per non incorrere nelle sanzioni previste per mancata osservanza, etc.; • compiti di natura fiscale (o relativi alla specifica tipologia di documenti da conservare), ovvero fornire l’assistenza in tutti i casi in cui sia necessario il suo intervento, sia per la verifica – a campione – della validità dei supporti, sia per eventuali aggiornamenti riguardanti la regolamentazione fiscale (e/o giuridica) rilevante, sia nel caso di controlli da parte delle autorità di vigilanza3. 3 Altri compiti sono individuati dal DMEF 23 gennaio 2004 relativamente alla conservazione dei documenti fiscalmente rilevanti in capo al responsabile della conservazione: a) nella fase di apposizione di firma digitale e marca temporale, dovrà scegliere se operare sull’insieme dei documenti, sull’unica impronta di essi oppure su più impronte che rappresentano i singoli documenti o insiemi di essi (art. 3, comma 2); b) se appositamente designato, invia l’impronta dell’archivio oggetto di conservazione alle competenti agenzie fiscali, (art. 5 comma 1 DM 23 gennaio 2004). Il responsabile della conservazione digitale di documentazione sanitaria Se le competenze generalmente richieste al responsabile della conservazione sono altamente specialistiche non solo sotto il profilo normativo, ma anche tecnico-organizzativo proprio per la delicata e importante tipologia di mansioni che normalmente è chiamato a svolgere, il livello di tali competenze aumenta e le stesse si diversificano e settorializzano nel caso in cui ad essere conservate digitalmente siano le cartelle cliniche o, comunque, la documentazione contenente dati sanitari. Pertanto, le cautele e le accortezze prescritte in via generale dall’art. 51 comma 2 del CAD4 assumono, in questo ambito, un significato ancora più denso e pregnante. Invero, la natura stessa di tale tipo di documentazione impone maggiori cautele e accortezze nella sua conservazione: la valenza giuridica, ad esempio, delle cartelle cliniche, costituenti veri propri atti pubblici certificativi muniti di fede privilegiata, necessita di procedimenti di conservazione che garantiscano l’immodificabilità e l’irretrattabilità5 del loro contenuto. Ma vi è di più: i dati contenuti nella documentazione sanitaria e clinica sono a tutti gli effetti dei dati c.d. “supersensibili”, 4 L’art. 51, comma 2, prescrive che “I documenti informatici delle pubbliche amministrazioni devono essere custoditi e controllati con modalità tali da ridurre al minimo i rischi di distruzione, perdita, accesso non autorizzato o non consentito o non conforme alle finalità della raccolta”. 5 Cfr. Telesio Perfetti, “La dematerializzazione dei documenti sanitari”, pubblicato su www.filodiritto.com 80 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 in quanto idonei a rivelare lo stato di salute, gli orientamenti sessuali nonché i dati genetici dei pazienti. Da ciò, l’inevitabile interessamento della normativa sulla privacy con particolare riferimento al trattamento dei dati personali relativi alla salute contenuti nelle cartelle cliniche6. Il Codice dell’Amministrazione Digitale, infatti, all’art. 51 comma 1, prevede delle specifiche regole tecniche da adottarsi ai sensi del successivo art. 71, a tutela dell’esattezza, disponibilità, accessibilità ma, soprattutto, per quel che qui rileva, l’integrità e riservatezza dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture. Per gli stessi motivi anche il CAD, nella sua nuova formulazione, così come modificato dal D. Lgs. n. 235/2010, prevede espressamente la necessità di un lavoro congiunto tra il responsabile della conservazione sostitutiva e il responsabile del trattamento dei dati personali nella gestione del relativo sistema di conservazione7. Nel caso della conservazione della documentazione sanitaria, poi, il binomio “conservazioneprivacy” appare assolutamente indissolubile. Infatti, il Garante Privacy si è occupato più volte della regolamentazione del- Il binomio “conservazione-privacy“ appare indissolubile la dematerializzazione della documentazione sanitaria attraverso una serie di provvedimenti8. Più precisamente, sono state previste delle misure di sicurezza da adottare per la gestione della documentazione clinica testuale e iconografica ottenuta direttamente in formato digitale, e sono state impartite delle istruzioni tecniche specifiche per tutti i responsabili della conservazione che si trovino a dover gestire documenti contenenti dati sanitari. Ecco, pertanto, che la scelta del responsabile della conservazione sostitutiva della documentazione sanitaria risulta di fondamentale importanza, atteso sia il compito 6 Non solo quindi assume rilevanza il Codice Privacy (D. Lgs. 196/2003), ma anche i successivi provvedimenti del Garante Privacy nonché la normativa comunitaria 7 L’art. 44, comma 1-bis, del CAD prevede, inoltre, che il lavoro congiunto debba sussistere anche con il responsabile del servizio per la tenuta del protocollo informatico, della gestione dei flussi documentali e degli archivi. 8 I provvedimenti del Garante per la protezione dei dati personali relativi alla conservazione digitale della documentazione sanitaria sono: Provvedimento del 26 novembre 2009, “Dematerializzazione della documentazione clinica”; Provvedimento del 19 novembre 2009 contenente le Linee guida in tema di referti online; le Linee Guida 16 luglio 2009 disciplinanti il Fascicolo Sanitario Elettronico e il dossier sanitario. delicato che viene allo stesso affidato, sia le implicazioni e le responsabilità che da tale nomina derivano. Il sistema di conservazione potrà essere affidato a una figura interna dell’ente (dirigente, legale rappresentante, dipendente), oppure a una persona fisica o giuridica esterna all’organizzazione come, ad esempio, una società informatica altamente specializzata9. Anche nel caso in cui sia nominata una figura interna come responsabile del processo di conservazione, è sua possibile facoltà direttamente delegare parte dei propri compiti/responsabilità ad altri soggetti esterni, così come espressamente previsto dalla Deliberazione del CNIPA 11/200410. 9 Rimane, a nostro avviso, sempre necessario prevedere un responsabile interno all’azienda o PA che abbia lo specifico compito di supervisionare l’attività sviluppata dal responsabile esterno a cui è stato affidato l’intero processo di conservazione digitale. 10 Art. 5, commi 2 e 3 della citata Delibera CNIPA 11/2004:“il responsabile del procedimento di conservazione sostitutiva può delegare, in tutto o in parte, lo svolgimento delle proprie attività ad una o più persone che, per competenza ed esperienza, garantiscano la corretta esecuzione delle operazioni ad essa delegate. Il procedimento di conservazione sostitutiva può essere affidato, in tutto o in parte, ad altri soggetti, pubblici o privati, i quali sono tenuti ad osservare quanto previsto dalla presente deliberazione”. e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 81 Una particolare oculatezza dovrà sempre contraddistinguere la fase di scelta del responsabile della conservazione11, indipendentemente dal fatto che questo soggetto venga scelto all’interno dell’azienda, o all’esterno della stessa, originariamente o in virtù di delega. Occorre delegare processi e responsabilità nell’ambito di specifici accordi contrattuali Le modalità di conferimento dell’incarico La delega Considerato il numero e la complessità dei compiti previsti dalla normativa, è frequente che il responsabile della conservazione deleghi ad altri soggetti parte di tali compiti, lasciando per sé una funzione di controllo e coordinamento generale. È auspicabile che la delega sia conferita a persone che, per competenza ed esperienza, siano in grado di garantire la corretta esecuzione del lavoro. In ogni caso, si ritiene comunque assolutamente necessario il conferimento dell’incarico a mezzo di atto formale di nomina con relativa accettazione. È buona norma, infatti, delegare processi e responsabilità nell’ambito di specifici accordi contrattuali, aggiungendo sempre le opportune lettere di delega. La lettera di delega rappresenta un atto formale e giuridico con il quale si trasferiscono, in maniera più specifica di quanto può avvenire in un contratto (al quale deve essere comunque e sempre correlata), i doveri e le responsabilità in capo al delegato. Tipi di delega e tipi di rapporti delegante/delegato La lettera di delega può avere diverse forme di stesura e tale modalità di redazione dipende strettamente dal rapporto tra delegante e delegato. Il rapporto può, infatti, essere: • diretto, quando il delegante incarica direttamente il delegato; • oppure indiretto, ossia nel caso in cui il delegante incarica un delegato che, a sua volta, delega ad un terzo il processo (cosiddetta “delega a tre”)12. La normativa permette tale delega e, naturalmente, le deleghe relative assumeranno una tipologia differente dalla delega diretta. L’importante è che il delegante venga sempre messo a conoscenza del fatto che il delegato ha, a sua volta, delegato il processo stesso o parte di esso e a chi lo ha delegato, e che si citino tutti i termini della normativa su cui la delega si basa, nonché tutti i diversi passaggi contrattuali. 11 Numerosi sono infatti i profili di responsabilità non solo per colui che viene nominato Responsabile, ma anche per colui che lo sceglie, in quanto, nel caso di selezione sbagliata, si possono profilare due tipi di responsabilità: per “culpa in eligendo”, se il responsabile è palesemente inaffidabile, e per “culpa in vigilando”, se il titolare non ha vigilato sul corretto trattamento che il responsabile designato ha fatto dei dati personali forniti, nell’ipotesi in cui si tratti di conservazione digitale di documentazione sanitaria, come nel caso che ora ci interessa. L’outsourcing L’art. 5 della delibera CNIPA, al comma 3, prevede anche che “il procedimento di conservazione sostitutiva può essere affidato, in tutto o in parte, ad altri soggetti, pubblici o privati, i quali sono tenuti ad osservare quanto previsto dalla presente deliberazione”. Tale articolo va oltre la possibilità, già esami12 Quest’ultimo caso è più frequente del previsto. Capita, infatti, molto spesso che terzi intermediari (normalmente studi professionali o società non specializzate nella conservazione) vengano incaricati dalle aziende a svolgere il ruolo di responsabile della conservazione ma, mancando a questi la possibilità di realizzare integralmente il processo, essi lo deleghino, a loro volta, parzialmente o totalmente, ad outsourcer specializzati. 82 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 nata, di delegare all’esterno alcuni o tutti gli oneri gravanti sul responsabile, in quanto ammette che l’ente, in tal caso, demandi l’intero processo di conservazione a soggetti diversi, con tutto ciò che ne deriva in termini di attribuzione diretta degli eventuali danni derivanti dalla non corretta gestione del processo di conservazione13. La scelta di esternalizzare tale processo consente di scongiurare il fatto che compiti prettamente tecnici quali quelli propri del responsabile della conservazione vengano eseguiti dal Direttore Sanitario o dal Responsabile dell’UO, responsabili fino al momento dell’archiviazione dei documenti, i quali difficilmente avranno le competenze specialistiche necessarie per far fronte a tali incombenze. Il contratto La delega verso l’esterno avviene, in genere, mediante la sottoscrizione di un contratto di outsourcing, quindi, attraverso un rapporto contrattuale strutturato, di medio-lungo termine, rivolto alla acquisizione di servizi (in tal caso la conservazione sostitutiva) presso un terzo “fornitore”. Con la stipulazione di questa tipologia di contratto, il terzo fornitore non assume il ruolo di un mero professionista, chiamato ad adempiere esclusivamente alle mansioni assegnategli: tra il terzo e l’ente cliente si viene a creare, infatti, uno stretto rapporto di collaborazione, una vera e propria partnership. E, infatti, l’outsourcer non si limita ad effettuare la sola conservazione dei documenti informatici: il suo intervento comprende, in genere, anche lo studio dei flussi documentali digitalizzati, la riparazione di eventuali guasti al sistema, la ricerca di modifiche da apportare al servizio a seguito di evoluzioni tecnologiche o normative, la fornitura di potenziali applicazioni connesse al servizio di conservazione (per es. il backup remoto dei dati) o anche la somministrazione 13 Qualora non rispetti le regole previste nell’articolo 7.4. del decreto ministeriale 23 gennaio 2004 applicabile ai documenti fiscali e nell’articolo 5 della deliberazione 19 febbraio 2004, sarà, infatti, tenuto a risarcire tutti i danni che sono derivati dalle sue inadempienze. 84 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 di sistemi di messaggistica istantanea, etc.14. L’outsourcer, pertanto, sarà sempre più spesso chiamato a seguire anche il cammino dell’ente/ cliente, le sue evoluzioni e i suoi cambiamenti organizzativi e dovrà garantire che il passaggio eventuale del compito di responsabile della conservazione ad altro soggetto avvenga celermente e senza traumi per il cliente. A tal proposito, sarà sempre utile richiedere al proprio outsourcer l’utilizzo di tecnologie e sistemi compatibili e interoperabili. In ordine a tale profilo, è utile segnalare l’esistenza di uno standard a cui fare riferimento per i file di chiusura dei lotti appartenenti all’archivio di conservazione: si tratta di uno standard UNI/ SInCRO, ovvero la Norma UNI 11386:2010 – Supporto all’Interoperabilità nella Conservazione e nel recupero degli Oggetti digitali (SInCRO), che è stata pubblicata lo scorso anno. Criteri di selezione La scelta del partner costituisce, dunque, un adempimento di pregnante importanza per l’Ente Pubblico o la clinica privata che, pertanto, dovrà tenere presenti alcune variabili e seguire precisi criteri di selezione. È indispensabile che la PA o la clinica privata seguano determinati criteri di selezione per individuare con maggiore oculatezza possibile il partner. Gli elementi imprescindibilmente da valutare sono: 1) la capacità di fornire una prestazione altamente qualificata; 2) l’esperienza del fornitore nella conservazione sostitutiva in generale e, in 14 Si parla dell’evoluzione dell’outsourcing in SaS (Software as a Service), un contratto con cui l’azienda sceglie di esternalizzare tutto ciò che non riguarda specificamente il suo core business, ma che comunque resta di supporto all’organizzazione aziendale e può essere curato mediante software applicativi gestiti e forniti da terzi (per es. business intelligence, gestione delle relazioni con i clienti, webmail, data integration, ecc.). particolare, per la specifica tipologia di documenti da conservare, in tal caso di documenti sanitari; 3) la conoscenza ed il rispetto della normativa privacy, anche in considerazione di quanto esposto sub 2 e della nuova formulazione dell’art. 44 del Codice dell’Amministrazione Digitale15. In particolare, è indispensabile che il responsabile conosca e applichi perfettamente le misure di sicurezza per il trattamento dei dati sanitari, quali: • l’adozione di idonei sistemi di autenticazione e di autorizzazione per gli incaricati in funzione dei ruoli e delle esigenze di accesso e del trattamento (ad es., in relazione alla possibilità di consultazione, modifica e integrazione dei dati, sottoscrizione del documento informatico, ect.); • il permettere il trattamento dei dati personali, anche di natura sensibile, solo a responsabili o incaricati dotati di credenziali di autenticazione che abbiano superato una procedura di autenticazione (strong authentication) relativa a uno specifico trattamento o a un insieme di trattamenti (ciò consente di fornire le garanzie rispetto all’accesso da parte dei vari operatori specificatamente autorizzati); • l’adozione di una procedura per la gestione delle credenziali di autenticazione, che consistono in un codice per l’identificazione del responsabile o dell’incaricato associato a una parola chiave riservata (di almeno 8 caratteri alfanumerici) conosciuta solamente dal medesimo. Le cre15 Il nuovo art. 44 del CAD prescrive che il responsabile che gestisce il sistema di conservazione deve necessariamente operare d’intesa “con il responsabile del trattamento dei dati personali di cui all’articolo 29 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e, ove previsto, con il responsabile del servizio per la tenuta del protocollo informatico, della gestione dei flussi documentali e degli archivi di cui all’articolo 61 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, nella definizione e gestione delle attività di rispettiva competenza”. denziali di autenticazione non utilizzate da almeno sei mesi devono essere automaticamente disattivate dal sistema, anche nel caso di perdita della qualità che consentiva al responsabile o all’incaricato l’accesso ai dati personali; • l’assegnazione o associazione individuale ad ogni responsabile o incaricato di una o più credenziali per l’autenticazione (che non può e, quindi, non deve essere assegnato ad altri incaricati, neppure in tempi diversi) per l’accesso al programma informatico (con creazione di profili differenziati per l’accesso agli archivi e procedure di autenticazione distinte per i vari profili individuati); • l’adozione di un idoneo sistema di back up e restore dei dati che garantisca il ripristino dell’accesso ai dati in caso di danneggiamento degli stessi o degli strumenti elettronici, in tempi certi compatibili con i diritti degli interessati e non superiori a sette giorni; • l’effettuazione di un trattamento disgiunto dei dati idonei a rivelare lo stato di salute contenuti nelle banche dati dagli altri dati personali che permettono di identificare direttamente gli interessati (separazione logica dei dati idonei a rivelare lo stato di salute dagli altri dati personali trattati per scopi amministrativo-contabili); La scelta del partner segue precisi criteri di selezione • l’utilizzazione di software composti da una struttura modulare delle varie cartelle elettroniche in modo da garantire la separazione fra le diverse categorie di dati rispetto alle finalità del trattamento e ai soggetti che vi accedono16; • l’individuazione di procedure tecnico-organizzative idonee a ridurre al minimo, nel processo di dematerializzazione dei referti, l’incidenza di operazioni manuali, in quanto caratterizzate da un elevato tasso di errore17. 4) l’ampiezza dei servizi offerti, tra cui la possibilità di sviluppare strumenti di audit ex post degli accessi agli archivi contenenti i referti, sia nella fase di memorizzazione PACS, sia in 16 Tali prescrizioni sono delle Misure di sicurezza per il trattamento dei dati sanitari in conformità e rispondenza al D. Lgs. n. 196 del 30/6/2006, contenute nel Codice Privacy e nel relativo Allegato B (Disciplinare tecnico in materia di misure di sicurezza), oltre che negli specifici provvedimenti del Garante in materia. 17 Così come prescrivono le Linee guida in tema di referti online, contenute nel Provvedimento del Garante Privacy del 19 novembre 2009 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 85 quella di archiviazione storica, definendo un processo di management dei log che sia in grado di rappresentare con completezza - per una determinata profondità temporale opportunamente commisurata alle esigenze di controllo sul corretto utilizzo della base di dati e degli accessi da parte del titolare del trattamento - l’insieme delle operazioni effettuate sui referti, nonché di garantire l’inalterabilità dei log memorizzati18; 5) le garanzie tecnologiche e di sistema offerte dal fornitore in relazione agli standard di sicurezza informatica, per esempio, in riferimento alla protezione dei dati personali e delle informazioni scambiate. Per quanto concerne la sicurezza informatica della globalità del sistema di conservazione, le norme ISO/IEC 27001 e 27002 e la specifica ETSI TS 102 573 (“Policy requirements for trust service providers signing and/or storing data for digital accounting”) dettano le condizioni per la gestione e valutazione di sistemi sicuri ed affidabili per la conservazione elettronica delle informazioni; 6) il possesso di eventuali certificazioni sui servizi proposti; 7) il prezzo del servizio; 8) le referenze; 9) il livello di professionalità del personale; 10) le dimensioni ed il grado di umidità dei locali in cui saranno conservati gli eventuali documenti analogici non distrutti in seguito al processo di conservazione, verificando preventivamente che siano stati rispettati gli standard richiesti dalla normativa europea; 11) l’eventuale accreditamento del fornitore ex art. 44-bis del CAD, così come 18 Così come prescritto dal Provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali del 26 novembre 2009 modificato dal D.lgs. 235/201019; 12) l’adozione di moduli organizzativi adeguati ai sensi del D. Lgs. n. 231 dell’8.6.2001 rubricato “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300. (RESPONSABILITÀAMMINISTRATIVA PERSONE GIURIDICHE)”. Come redigere un buon contratto di outsourcing Il contratto di outsourcing è un contratto atipico che la maggior parte della dottrina ha inteso inquadrare nell’ambito dell’appalto di servizi e della somministrazione. In genere, al pari di quest’ultima, il servizio fornito mediante la stipulazione di un contratto di outsourcing ha un decorso pluriennale; da ciò la necessità di prevedere, sin dalle fasi di preparazione, particolari meccanismi di composizione delle controversie che permettano di salvare il contratto mediante forme di rinegoziazione o transazione. Trattandosi di accordi particolarmente complessi, soprattutto per quanto concerne gli standard applicativi, a queste tipologie contrattuali vengono, in genere, aggiunti degli allegati che prendono il nome di Service Level Agreements (SLA) - Contratti di qualità e servizio. Negli SLA vengono ripresi più in dettaglio, e trattati dal punto di vista tecnico, il servizio fornito e le obbligazioni reciproche delle parti, già contenute nell’accordo principale. Vengono, inoltre, definiti puntualmente i livelli qualitativi che l’outsourcer dovrà mantenere, i criteri di misurazione degli stessi, le procedure di monitoraggio ed eventuali obblighi aggiuntivi che si rendano indispensabili in relazione alla riservatezza dei dati e 19 Secondo quanto stabilito dalla norma citata, i soggetti pubblici e privati che svolgono attività di conservazione dei documenti e di certificazione dei relativi processi, possono accreditarsi presso il DigitPa per conseguire il riconoscimento del possesso dei requisiti di livello più elevato in termini di qualità e sicurezza. 86 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 alla sicurezza delle informazioni scambiate. Proprio in relazione alla conservazione della documentazione sanitaria, ad esempio, sarà utile obbligare il proprio outsourcer, all’utilizzo di standard documentali che permettano di garantire nel tempo l’interoperabilità20. Nella fase che precede la stipulazione, è necessario chiarire correttamente l’oggetto del contratto, specificando quali incarichi restano nell’area di competenza di ciascuna parte ed evidenziando i rispettivi obblighi e diritti. Sarà opportuno prevedere e progettare eventuali piani di disaster recovery, ovvero procedure di emergenza e soccorso, imprescindibili qualora eventi anomali e inaspettati producano la temporanea interruzione del servizio. È in questa fase, inoltre, che sarà necessario definire i cd. accordi di segretezza. Data la delicatezza delle informazioni e dei dati oggetto del servizio di conservazione sostitutiva, soprattutto nel caso di conservazione di dati sanitari, è infatti opportuno inserire questa tipologia di obbligazioni tra le parti, affinché si mantenga un rigoroso riserbo sul contenuto dei documenti scambiati. Passando al contratto vero e proprio, esso dovrà delineare: • le modalità di implementazione del servizio; • la durata prevista per la fase di start up, la cui descrizione tecnica sarà accuratamente delineata nello SLA; • l’iter da seguire nel processo di conservazione sostitutiva; • lo sviluppo di una reportistica on line che faciliti il monitoraggio del servizio offerto; • le modalità di conservazione dei documenti e le misure di sicurezza adottate ai sensi del Codice dell’Amministrazione Digitale; • le regole di ingresso nell’archivio, prevedendo un accesso riservato ai soli utenti che si identificano (ad esempio, mediante specifici ID e Password), e diversi profili di autorizzazione per l’accesso agli archivi e procedure di autenticazione distinte per i vari profili individuali; • l’utilizzazione di una conservazione crittografata o, in alternativa, l’impiego di forme di anonimizzazione dei dati identificativi; • la tracciabilità degli accessi e delle operazioni effettuate (accountability); • protocolli di comunicazione sicuri con standard crittografici per la comunicazione elettronica tra diversi titolari in un FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico); • per quanto attiene, più in particolare, ai referti on line, è necessario che il contratto preveda: 1 - protocolli di comunicazione sicuri, basati sull’utilizzo di standard crittografici per la comunicazione elettronica dei dati, con la certificazione digitale dell’identità dei sistemi che erogano il servizio in rete (protocolli https ssl – Secure Socket Layer); 2 - tecniche idonee ad evitare la possibile acquisizione delle informazioni contenute nel file elettronico nel caso di sua memorizzazione intermedia in sistemi di caching, locali o centralizzati, a seguito della sua consultazione online; 3 - utilizzo di idonei sistemi di autenticazione dell’interessato attraverso ordinarie credenziali o, preferibilmente, tramite procedure di strong authentication; 4 - disponibilità limitata nel tempo del referto online (massimo 45 gg.); 5 - possibilità, da parte dell’utente, di sottrarre alla visibilità in modalità online o di cancellare dal sistema di consultazione, in modo complessivo o selettivo, i referti che lo riguardano; 6 - idonei sistemi di autenticazione e di autorizzazione per gli incaricati in funzione dei ruoli e delle esigenze di accesso e trattamento (ad esempio, in relazione alla possibilità di consultazione, modifica e integrazione dei dati), prevedendo il ricorso alla strong authentication, con utilizzo di caratteristiche biometriche nel caso del trattamento di dati idonei a rivelare l’identità genetica di un individuo; 7 - separazione fisica o logica dei dati 20 In tema di conservazione di lungo periodo, come quella prevista per la documentazione sanitaria, è di particolare importanza il rispetto delle regole individuate dalla norma UNI (UNI 11386:2010 SInCRO) relative alla creazione dell’indice di conservazione, così da garantire nel tempo l’interoperabilità fra i sistemi di conservazione e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 87 idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale dagli altri dati personali trattati per scopi amministrativo-contabili; 8 - procedure che rendano immediatamente non disponibili per la consultazione online o interrompano la procedura di spedizione per posta elettronica dei referti relativi a un interessato che abbia comunicato il furto o lo smarrimento delle proprie credenziali di autenticazione all’accesso al sistema di consultazione online o altre condizioni di possibile rischio per la riservatezza dei suoi dati21; • le responsabilità dell’outsourcer e le speciali polizze assicurative per particolari tipologie di danni e/o eventi e delle penali; • clausole specifiche sulla tutela della proprietà intellettuale. Poiché durante l’esecuzione del contratto, l’outsourcer potrebbe imbattersi in documenti che riguardino il know how del suo cliente, si rende opportuno specificare l’assoluta riservatezza delle informazioni, di esclusiva proprietà dell’impresa cliente. Di conseguenza, l’outsourcer, per tutta la durata del contratto, dovrà impegnarsi a non utilizzare tali informazioni, se non per i fini previsti, obbligandosi a cessarne l’uso al termine del rapporto contrattuale. Ovviamente, questo varrà anche per l’impresa cliente nei confronti del know how del suo fornitore; • clausole utili a chiarire i tempi di fornitura del servizio, scandendo le varie fasi del procedimento di conservazione; • la programmazione per le manutenzioni che si renderanno opportune, prevedendo la necessità di averne notizia con congruo anticipo; • i controlli che potranno essere legittimamente effettuati dall’impresa/ente cliente per verificare il rispetto degli standard di qualità nella fornitura del servizio, specificando le modalità mediante le quali potrebbe avvenire tale accertamento e prevedendo, ad esempio, l’accesso pacifico nei luoghi fisici di conservazione dei documenti; • le modalità di calcolo del corrispettivo per l’erogazione del servizio (in genere calcolato su base mensile o, più spesso, conteggiato sul numero di documenti portati in conservazione) ed eventuali rinegoziazioni delle tariffe che si rendessero opportune al verificarsi di eventi ben delineati; • l’obbligo per le parti, qualora si verificasse lo scioglimento del contratto, di restituire o distruggere qualsiasi dato, documento o informazione ed un impegno dell’outsourcer a che il passaggio del servizio di conservazione sostitutiva ad eventuale altro fornitore avvenga nella maniera più semplice. 21 Linee Guida in tema di referti on line, adottate con Provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali del 19 novembre 2009. 88 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 Nella fase che precede la stipulazione è necessario chiarire correttamente l’oggetto del contratto scenari scenari a cura di Antonio Vuolo, Marta Becco Autori del libro (in corso di pubblicazione) Pianeta ECDL-H alla scoperta di SISabile, per la certificazione ECDL Health Educazione, formazione, certificazione 1a Parte Competenza professionale e apprendimento operativo L’apprendimento è un cambiamento relativamente permanente che risulta prodotto dall’esperienza (Wikipedia, L’enciclopedia libera) Sempre più diffusa è la convinzione che si impari più agevolmente a conoscere ed utilizzare nuove tecniche e nuove metodologie nella misura in cui le si utilizza per affrontare e risolvere problemi concreti ed eseguire procedure specifiche del proprio ambito di studio o lavoro. In risposta a questa esigenza tende ad affermarsi un approccio orientato all’acquisizione di competenze operative, metodologiche, procedurali: se applico una strategia, ottenendo esiti positivi, sia in termini di efficienza che di efficacia, questo potrà farmi sentire più capace, rendermi più consapevole della mia formazione e più responsabile dei miei risultati. Requisito indispensabile per permetterci di essere soggetti consapevoli e non oggetti passivi del nostro apprendimento. Una certa padronanza delle procedure e dei metodi è infatti garanzia di flessibilità, di adattabilità all’imprevisto e di capaci- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 89 scenari tà di fronteggiare i cambiamenti, nonché di operare scelte consapevoli e di assumere decisioni autonome e responsabili. L’esercitazione, la simulazione e la sperimentazione possono permettere, a questo proposito, il superamento di un ruolo passivo, dipendente e meramente ricettivo. Un buon esercizio, condotto attraverso la contestualizzazione delle situazioni di apprendimento in ambienti reali o paradigmatici analoghi a quelli che ciascuno ha esperito nel passato, che vive attualmente o che vivrà in futuro, stimola infatti la partecipazione sentita e consapevole di chi sta imparando. Molti di noi sarebbero pronti a riconoscere che si impara essenzialmente facendo. L’esperienza in sé, tuttavia, non è sufficiente se non è accompagnata da un ragionamento esplicito e trasparente su quanto si è fatto in concreto. Non è così difficile fare una buona esperienza, ma è molto più difficile trarre dall’esperienza un significato che la trascenda, che si generalizzi e si trasferisca ad altre esperienze future: questo è appunto il ruolo della riflessione. è dunque necessario un momento di analisi e confronto trasparente sulle esperienze svolte, sugli errori commessi e sulle difficoltà incontrate, così da poter trarre dall’esperienza un significato che si generalizzi e che possa essere trasferito ad esperienze future. Uno dei criteri per scegliere un obiettivo dell’apprendere piuttosto che un altro, cioè per stabilire delle priorità, è proprio il grado di generalizzabilità dell’obiettivo o, detto in altri termini, la misura in cui una strategia, una convinzione, un atteggiamento, possono trasferirsi ad altri contesti rispetto a quello in cui sono stati inizialmente considerati. Tanto più che l’utilizzo delle conoscenze e delle competenze – – regole, copioni, schemi – è necessariamente associato ad un ruolo attivo della mente e quindi alla convinzione che le risposte ai problemi, in un certo senso, sono già in parte dentro di noi: ne consegue un atteggiamento di disponibilità ad agire responsabilmente, ad essere protagonisti del proprio apprendimento. La capacità di analizzare, affrontare e risolvere positivamente situazioni problematiche gioca insomma un ruolo portante nell’apprendimento di qualsivoglia disciplina e in alcuni casi può perfino essere trasversale a più contesti. Oggigiorno, oltre alle conoscenze tecniche specifiche del settore in cui si opera, il mercato del lavoro richiede competenze sociali – responsabilità, cooperazione, disponibilità al confronto – metodiche e riflessive – metodo di lavoro, capacità decisionali, flessibilità – e personali – motivazione, consapevolezza, padronanza di sé. Essere competenti oggi significa dunque essere in grado di far fronte a situazioni problematiche complesse, combinando attivamente e creativamente una grande quantità di risorse personali e sociali, oltre a quelle tecnico-specialistiche, in maniera funzionale al contesto in cui si opera. Le competenze non si risolvono in una semplice sommatoria di conoscenze, capacità o atteggiamenti, ma piuttosto nell’integrazione attiva e costruttiva di queste componenti, che permette di svolgere compiti, affrontare situazioni problematiche, prendere decisioni e valutare auto-criticamente il proprio agire. L’antidoto da proporre contro derive nozionistiche e meccaniciste potrebbe essere quello di ridare centralità all’azione umana, all’esperienza di chi sceglie, risponde, interviene, sbaglia, costruisce e dà un senso agli strumenti di cui dispone. Piattaforme applicative e problemi come ambienti di sperimentazione educativa: SISabile nella formazione informatica delle professioni sanitarie Imparare è un’esperienza; tutto il resto è solo informazione. Albert Einstein Gli scenari formativi legati ai nuovi saperi tecnologici e l’esigenza di indirizzare l’attività educativa verso forme di apprendimento operativo prefigurano l’opportunità di disporre di ambienti virtuali di simulazione e sperimentazione di situazioni concrete, prese a modello della realtà e dei problemi con i quali si è chiamati a confrontarsi nel mondo del lavoro. Due sono i possibili approcci al reperimento di informazioni nel percorso di costruzione della conoscenza: da un lato la simulazione e l’acquisizione di abilità operative nella gestione dei processi di lavoro attraverso piattaforme software appositamente predisposte, dall’altro l’utilizzo di strumenti (tools) di produttività individuale per la soluzione di differenti tipologie di problemi. Queste forme di sperimentazione didattica consentono oltretutto di integrare due diverse modalità di erogazione di contenuti: da una parte abbiamo la didattica in presenza 90 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 (apprendimento formale), che si sviluppa attraverso metodi e strumenti che necessitano di un confronto diretto, di persona, in luoghi definiti; dall’altra si possono invece fornire strumenti che presentano un certo margine di libertà e autonomia di apprendimento, orientati dunque alla dimensione dell’autoformazione (apprendimento informale) e soprattutto alla formazione operativa e all’acquisizione di quelle abilità che sempre più caratterizzano le nuove figure professionali. La possibilità di utilizzare un ambiente programmato che descriva e rappresenti il percorso operativo specifico di diversi ambiti specialistici ed il complesso delle attività ad esso correlate può risultare un valido sostegno all’acquisizione di strategie di soluzione di problemi – nella diversificazione dei ruoli coinvolti – e offre la possibilità di costruire percorsi di studio autonomi, garantendo una forma di apprendimento responsabile e personalizzato, traducendo il know-how individuale in uno strumento formativo. Principi e norme, prerogative e responsabilità specifiche dei singoli ruoli professionali potranno essere più efficacemente metabolizzate nella verifica del loro riscontro applicativo. Al tempo stesso strategie, metodi e principi potranno essere opportunamente desunti, secondo un metodo squisitamente deduttivo, dalla sperimentazione e dalla simulazione di compiti tipici, permettendone una più efficace interiorizzazione. Ciò permetterà di focalizzarsi non solo sul “sapere” e sul “saper fare”, bensì anche sul “saper essere”: essere cioè in grado di verificare la propria adesione culturale ad un modello di gestione elettronica di dati personali e soprattutto sensibili, adottando i comportamenti opportuni e, se necessario, intervenendo sulle proprie convinzioni e atteggiamenti radicati. Trasformarsi insomma da spettatori passivi del cambiamento ad attori consapevoli del proprio ruolo. In questa ottica lo “studente”, in senso lato, non sarà un semplice fruitore dei contenuti erogati dalla piattaforma, ma avrà a sua disposizione un ambiente in cui il suo contesto operativo, le sue capacità e la sua personale esperienza verranno elaborate e valorizzate proprio in virtù del suo contributo. La formazione tecnologica e informatica nel settore delle professioni sanitarie è da questo punto di vista emblematica per l’esigenza di modelli e strumenti che consentano di mettere a confronto situazioni virtuali di apprendimento e contesti reali di lavoro. Se da una parte l’utilizzo di programmi di produttività individuale – strumenti e tecniche di produzione di documenti, fogli elettronici per la simulazione di modelli, archivi e database per l’organizzazione ed il reperimento rapido di dati clinici e scientifici – mette in grado di sperimentare percorsi di apprendimento basati sul “problem solving” (si impara a usare ciò che serve a risolvere i problemi), dall’altra l’interazione con una piattaforma software “virtuale” può consentire di sperimentare i principali percorsi operativi, le procedure e le funzioni proprie degli ambienti applicativi cui si fa riferimento, superando la frammentazione e la varietà con cui spesso questi si presentano. E ciò è particolarmente vero nel settore dei sistemi informativi sanitari, in cui l’acquisizione di abilità operative – di navigazione, esecuzione di compiti e soluzione di problemi, registrazione di dati, interrogazione e produzione di output – rappresenta un traguardo irrinunciabile. Un obiettivo che diventa raggiungibile solo se si punta non tanto a imparare ad eseguire ogni singola operazione (addestramento), quanto piuttosto a focalizzarsi, attraverso esperienze di operatività, sul modello a cui ci si sta avvicinando, comprendendo il processo organizzativo e tecnico in cui si inseriscono le attività richieste (formazione). È in quest’ottica che è stato pensato e programmato l’applicativo didattico SISabile, una piattaforma software per la sperimentazione e l’acquisizione di abilità operative nella gestione dei processi diagnostico-terapeutici e assistenziali propri del SIS e della Cartella Clinica Informatizzata. Il nuovo ambiente si configura come uno strumento fondamentale a sostegno del processo di apprendimento e professionalizzazione, con la finalità di presentare e descrivere situazioni concrete di operatività, correlate all’apprendimento dei principali concetti, principi e proce- e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 91 dure che caratterizzano l’utilizzo di applicativi in ambito sanitario, e di simulare e sperimentare, in diversi contesti operativi, la soluzione di problemi nell’esecuzione dei compiti caratteristici dei diversi ruoli professionali (personale medico, infermieristico e amministrativo di segreteria). SISabile rappresenta in quest’ottica un efficace strumento di esplorazione delle diverse funzionalità dei SIS, di applicazione concreta di principi e norme che caratterizzano l’elaborazione dei dati sanitari, di acquisizione di abilità nell’uso di strumenti di gestione informatizzata. Il sistema presenta e descrive il percorso del paziente in diversi ambiti specialistici – medico, chirurgico, oncologico – ed implementa una piattaforma di gestione clinica disegnata sui processi di diagnosi e cura finalizzati a garantire uniformità, continuità e documentazione a tutte le attività svolte oltre che a mettere a disposizione delle diverse figure professionali che interagiscono nella risoluzione di un problema di salute gli strumenti di raccolta, elaborazione e comunicazione necessari a migliorare l’efficienza gestionale e la qualità clinica. Può dunque risultare un valido sostegno all’acquisizione di strategie di soluzione di problemi tipici dei vari contesti e dei diversi ruoli coinvolti, nell’ottica della sperimentazione educativa e dell’apprendimento operativo indispensabili allo sviluppo delle diverse professionalità ed al superamento delle problematiche derivanti dall’ignoranza informatica. Percorsi di formazione e professionalizzazione in sanità: ECM e Certificazione Non ho mai insegnato nulla ai miei studenti; ho solo cercato di metterli nelle condizioni migliori per imparare Albert Einstein L’informatica, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno penetrando in modo sempre più signifi- cativo il mondo della salute: ciò induce trasformazioni importanti nella pratica clinica e cambiamenti rilevanti nel funzionamento e nell’organizzazione dei servizi sanitari. Ad un’ampia diffusione dell’informatica in sanità non corrisponde però un adeguato livello di formazione degli utenti: netta è la discrepanza tra l’evoluzione degli strumenti informatici e la padronanza delle metodologie e delle procedure di utilizzo di tali strumenti. Ne derivano ricadute negative in termini di costi, produttività ed efficienza del servizio erogato, nonché una reale difficoltà di adeguamento ai cambiamenti in corso. L’inadeguata preparazione delle risorse umane determina, in particolare, un notevole incremento del tempo perso in maniera improduttiva, nel tentativo di risolvere problemi ed imprevisti legati all’uso dell’ICT. Spesso sono gli stessi operatori del settore a lamentare di dover sottrarre tempo, energie e concentrazione allo svolgimento dei loro compiti, per superare difficoltà nell’uso delle tecniche informatiche. A ciò si aggiunge un controproducente senso di incertezza legato alla mancanza di autonomia e di padronanza degli strumenti tecnologici su cui ci si trova ad operare ormai quotidianamente. Nelle Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere si stima che attualmente quasi 340.000 persone usino l’informatica per necessità di lavoro, di cui circa 200.000 dichiarano di non avere una solida preparazione al riguardo e di necessitare di interventi formativi. Una ricerca condotta da AICA e SDA Bocconi ha peraltro verificato che l’utenza informatica attuale è costituita in gran parte da personale amministrativo. Per quanto riguarda i medici di base, circa l’80% ha dichiarato di non essere stato “alfabetizzato” all’uso di strumenti informatici, ma di essersi formato come autodidatta senza tuttavia avere 92 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 acquisito quelle competenze di base richieste ad un utente non specialista. È questo scenario ad aver suggerito la necessità di strutturare efficaci interventi di formazione del personale, volti a garantire l’acquisizione di quelle competenze e di quelle abilità necessarie ad un utilizzo autonomo e consapevole della tecnologia ICT per la gestione dei dati dei pazienti. Interventi che devono essere considerati non come un onere improduttivo, da sostenere per necessità, ma come un fruttuoso investimento sulle risorse umane, da cui potersi attendere sostanziali ritorni in termini di costi (con una significativa riduzione del tempo perso), di qualità del servizio erogato (maggior efficienza ed efficacia delle prestazioni) e di atteggiamento da parte del personale (maggior fiducia nelle proprie capacità e incremento nella motivazione). La professionalità di un operatore della Sanità, come definita dal Ministero della Salute, può essere definita da tre caratteristiche fondamentali: il possesso di conoscenze teoriche aggiornate (il sapere), il possesso di abilità tecniche e pratiche (il fare) e il possesso di capacità comunicative e relazionali (l’essere). Il rapido e continuo sviluppo della medicina ed in generale delle conoscenze biomediche, nonché l’espansione continua delle innovazioni sia tecnologiche che organizzative, rendono sempre più difficile, per il singolo operatore, mantenere queste tre caratteristiche al massimo livello: in altre parole mantenersi “aggiornato e competente”. È a questo scopo che sono nati i programmi di Educazione Continua in Medicina (ECM), che comprendono l’insieme organizzato e controllato di tutte quelle attività formative, sia teoriche che pratiche, promosse da chiunque lo desideri – si tratti di una Società Scientifica o di una Società professionale, di una Azienda Ospedaliera, o di una Struttura specificamente dedicata alla Formazione in campo sanitario, ecc. –, con lo scopo di mantenere elevata ed al passo con i tempi la professionalità degli operatori della Sanità. L’insegnamento dell’informatica, considerato il sempre più elevato tasso di informatizzazione del settore sanitario e i conseguenti cambiamenti organizzativi, rientra a pieno titolo tra i necessari ambiti di aggiornamento della professionalità degli operatori del settore. E tuttavia un efficace programma di formazione informatica non potrebbe limitarsi ad un intervento di aggiornamento diversificato e frammentario delle competenze del personale che già opera in sanità: le competenze informatiche, necessarie ad un utilizzo consapevole della tecnologia ICT in Sanità, dovrebbero essere definite preliminarmente ed in modo uniforme, omogeneo ed indipendente dallo specifico contesto in cui l’operatore è inserito, con l’obiettivo di rappresentare, in forma astratta e organica, le caratteristiche professionali dei diversi operatori, gli “skills” che descrivono le diverse figure che operano nel settore, i traguardi standardizzati che possono essere raggiunti per interpretare il ruolo che si è chiamati a ricoprire nel cambiamento in atto. È da questa riflessione che nasce l’esigenza di elaborare, a livello europeo, un sistema omogeneo di certificazione delle competenze informatiche di base, specializzato sulla sanità. L’estensione sanitaria della Patente Europea di Guida del Computer, l’ECDL-Health, rappresenta una risposta sistematica al bisogno diffuso di formazione informatica strutturata: un sistema uniforme di classificazione e certificazione delle competenze informatiche, basato su standard omogenei, definiti a livello nazionale ed europeo. L’ECDL-Health si rivolge a tutti gli utenti dei sistemi informativi sanitari, comprendendo non solo il ruolo sanitario, com’è nel caso dei corsi ECM, ma anche quello professionale, gli studenti della facoltà di Scienze mediche e il personale amministrativo, che al pari di medici ed infermieri si trova a dover fronteggiare problematiche di gestione elettronica di dati clinici, sanitari e amministrativi. Occorre inoltre puntualizzare che la certificazione non si limita ad un aggiornamento delle competenze degli operatori del settore, ma si propone di fornire gli strumenti teorici, metodologici e operativi di base, necessari ad affrontare le problematiche caratteristiche di qualsiasi Sistema Informativo Sanitario. Un requisito fondamentale, dunque, un pilastro portante della professionalità, propedeutico a qualsiasi successivo aggiornamento o perfezionamento. Un percorso di formazione e professionalizzazione, insomma, che si basa su concetti, metodi, procedure, norme e abilità. È sempre più sentito dagli operatori del settore il bisogno di acquisire un tipo di conoscenza operativa, procedurale, di sviluppare un ragionamento strategico a partire dalle proprie esperienze pratiche. Per questo motivo le competenze certificate non possono limitarsi ad aspetti e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 93 concettuali e teorici, ma devono altresì comprendere il “saper fare” e il “saper essere”: saper gestire i problemi che necessariamente si presentano nell’applicazione di qualsivoglia principio o norma, adottando le strategie più idonee al caso di specie, e saper comprendere le specificità del proprio ruolo e del contesto in cui si opera, adottando i comportamenti adeguati. Si potrebbe obiettare che le esperienze a cui è possibile fare riferimento sono varie, differentemente rappresentate nelle diverse realtà e dunque frammentarie. Sul mercato e nelle diverse Aziende Sanitarie sono infatti presenti differenti applicativi e programmi, cosa che non facilita certo un’identificazione uniforme delle conoscenze necessarie al personale sanitario. È però possibile e forse addirittura indispensabile guardare all’indipendenza dell’apprendimento dallo specifico contesto in cui l’operatore è inserito: i sistemi informativi utilizzati nelle diverse realtà sono caratterizzati da un marcato aspetto soggettivo, mentre la formazione di un operatore sanitario deve necessariamente adattarsi a standard oggettivi ed uniformi. D’altra parte la certificazione non ha né il compito né lo scopo di definire le caratteristiche degli ambienti e dei sistemi che sono o potranno essere programmati a sostegno delle innovazioni dei processi clinici ed amministrativi in ambito sanitario. L’obiettivo è piuttosto quello di consentire ai candidati di cogliere, in un contesto astratto, modellato su funzioni generali e disegnato su percorsi ideali, le tecniche e i metodi che caratterizzano l’operatività dei SIS, la soluzione di problemi di gestione dei dati, i principi e le regole attraverso cui garantirne la sicurezza e la riservatezza. Quale che sia lo strumento disponibile su cui si troveranno ad operare. La certificazione garantisce il possesso di quelle conoscenze, abilità pratiche e attitudini necessarie per poter poi compiere in ambito aziendale un training consapevole all’utilizzo di uno specifico sistema informatico per il trattamento dei dati sanitari. Ma c’è un’altra differenza che caratterizza la certificazione rispetto ai programmi di educazione continua in medicina. L’esame finale dell’ECDL-Health avviene presso una struttura accreditata, sotto il controllo di un esaminatore, sulla base di test diversificati da candidato a candidato: questo garantisce un elevato livello di imparzialità e serietà nella valutazione. Diverso è il caso dei corsi ECM, dove la valutazione finale è spesso effettuata in modo collettivo quando non in privato, senza alcun particolare controllo, come nel caso dei corsi svolti in modalità FAD. L’ECDL-Health si candida dunque a diventare un attestato necessario per chiunque debba operare sui sistemi informativi sanitari, non solo per le ASL e le case di cura ma anche per le società scientifiche, le associazioni di categoria, le strutture convenzionate. Potrebbe perfino diventare un criterio di accreditamento alla sanità regionale, nella misura in cui il possesso della certificazione informatica in ambito sanitario potesse essere considerato un requisito imprescindibile in ogni contratto o convenzione tra Regioni e categorie di operatori sanitari, nonché strutture pubbliche e private. L’insegnamento dell’INFORMATICA alla Facoltà di Medicina “Insegnare è imparare due volte Joseph Joubert (filosofo francese) L’elevato livello di informatizzazione del settore sanitario e i significativi cambiamenti strutturali ed organizzativi che esso comporta suggeriscono la necessità di adottare adeguate contromisure anche in termini di formazione universitaria. Oggi la maggior parte degli studenti che si immatricola è dotata di uno know-how personale forte: mostra grande familiarità con i computer, utilizza con disinvoltura i programmi più diffusi e sa muoversi agilmente in rete. Ciò di cui si avverte la necessità, a livello di formazione universitaria, non è dunque un insegnamento nozionistico, vago e tecnicistico, ma piuttosto un percorso volto all’acquisizione di un maggiore controllo dei metodi informatici e delle strategie di soluzione dei problemi che la realtà contemporanea, in costante evoluzione e cambiamento, pone necessariamente sul cammino di ciascuno. È necessario poi poter integrare le conoscenze metodologiche e concettuali con le abilità operative indispensabili all’uso efficace delle nuove tecnologie, per mettere ciascuno in grado di progredire in modo autonomo e seguire l’evoluzione delle tecniche e dei metodi oggi come in futuro. Il nuovo ordinamento universitario ha ormai portato – e porterà 94 e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 ancor più nei prossimi anni – lo studio dell’informatica al di fuori dei soli corsi di laurea specialistici e coinvolgerà tutti i curricula universitari, programmando l’acquisizione di concetti e abilità informatiche all’interno di tutti i percorsi formativi. Sulla base di queste premesse, i contenuti ed il programma di un corso di informatica a livello universitario potrebbero essere organizzati e strutturati su diversi livelli di approfondimento: un primo livello incentrato sulle tecniche, cioè sulle competenze specifiche, legate a strumenti e programmi diffusi, che possono permettere di acquisire familiarità con le tecnologie informatiche ed accumulare esperienze (alfabetizzazione informatica); un secondo livello che dovrebbe vertere sui metodi (e concetti di base dell’informatica), cioè sulla conoscenza, di natura più astratta, di principi e modelli fondamentali su cui si basa la rappresentazione dell’informazione, le sue diverse forme di organizzazione ed i metodi di elaborazione tramite computer, la comunicazione e trasmissione dei dati in rete (Cultura informatica); un terzo livello che dovrebbe infine focalizzarsi sulle abilità (il saper fare). Queste rappresentano un processo di pensiero ad un livello più alto, basato sul ragionamento logico, l’analisi e la soluzione dei problemi mediante algoritmi e strategie (deterministiche ed euristiche), la gestione della complessità, degli imprevisti, lo sfruttamento pieno, corretto, efficace ed efficiente dei nuovi strumenti e metodi di lavoro (problem solving). La proposta di progetti di studio e simulazione diventa in questo senso il terreno su cui sviluppare ed integrare le tecniche (da acquisire in laboratorio o autonomamente attraverso percorsi di studio e certificazione), i metodi (da acquisire attraverso letture, lezioni frontali e simulazioni di algoritmi e strategie di problem solving) e le abilità (da acquisire mediante la costruzione di soluzioni a diverse tipologie di problemi ed il raggiungimento di specifici obiettivi e risultati). Tramite “buoni esercizi guidati” lo studente può infatti far proprie le metodologie necessarie ad analizzare e risolvere i problemi seguendo due differenti percorsi: da una parte attraverso la presentazione del problema e l’analisi delle tecniche e delle metodologie di soluzione, dall’altra tramite la scomposizione della soluzione di un problema, grazie alla quale lo studente può provare a ripercorrere lo sforzo creativo messo in atto nell’ideazione del procedimento risolutivo, tentare di riprodurre gli stessi output ovvero modificarli in relazione al variare delle condizioni del problema o del contesto considerato. L’obiettivo principale di un intervento formativo in ambito universitario dovrebbe quindi essere quello di proporre un approccio orientato ai problemi e alla loro soluzione automatizzata. Un approccio in cui l’apprendimento dello strumento informatico (il computer) e delle tecniche applicative (i programmi) non è il fine, ma il mezzo per elaborare soluzioni efficienti e per acquisire il metodo informatico necessario ad ideare modelli di automatizzazione delle soluzioni. Una metodologia didattica efficace parte proprio dai problemi che interessano lo specifico ambito di studio e lavoro e ricerca i metodi più idonei alla loro soluzione tramite l’uso delle tecniche informatiche, piuttosto che focalizzarsi sull’insegnamento delle specifiche funzioni con la prospettiva di utilizzarle per risolvere i problemi. Il processo di apprendimento del metodo e delle tecniche informatiche viene così guidato e motivato dai problemi di contesto vicini allo studente e più in generale, in questo caso, significativi dell’ambito sanitario. Svariati sono i problemi e i contesti che possono essere utilizzati a questo scopo: la produzione di documenti, la progettazione e produzione di questionari, la simulazione di modelli di calcolo ed elaborazione di dati, l’analisi di differenti ambienti applicativi o ancora l’esercizio di abilità nella soluzione di problemi e nell’esecuzione di compiti su una piattaforma simulata (com’è appunto SISabile). Una varietà di situazioni paradigmatiche che prefigurano un laboratorio di sperimentazione delle tecniche, ma soprattutto dei metodi che indirizzano alla soluzione dei problemi ed all’esecuzione dei compiti specifici dell’ambito lavorativo di ciascuno. Continua sul numero 15 novembre/ dicembre e-HealthCare - no 14 Settembre/Ottobre 2011 95 www.ehealthforum.it comitato consultivo Alessandro Adamo, Industry marketing manager Sanità, università e Ricerca di Microsoft Italia Michelangelo Bartolo, Responsabile Telemedicina Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata Gianni Bestente, e-health Team Manager ISMB (Istituto Superiore Mario Boella Luca Buccoliero, Professore di Marketing dei servizi Pubblici Dipartimento di Marketing dell’università Bocconi, Ricercatore CERMES Bocconi, Docente Senior SDA Bocconi Vincenzo Coluccia, Coordinatore Holding DS Medigroup – Aziende integrate per il settore della Sanità; Direttore testate mediche digitali Elsevier Domenico Condello, Consigliere Ordine degli Avvocati di Roma Fabrizio Consorti, Professore aggregato Chirurgia Generale - Facoltà di Medicina dell’università Sapienza di Roma, e dirigente Dipartimento di Chirurgia del Policlinico umberto I Isabella Corradini, Professore di Psicologia sociale della Facoltà di Psicologia dell’università degli Studi dell’Aquila e Presidente del Centro Ricerche Themis Daniela D`Aloisi, Staff DdR, Responsabile di Progetto, Fondazione ugo Bordoni Giuseppe De Pietro, Senior Researcher. Responsabile Sede di napoli Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni CnR Angelo Del Favero, Direttore Generale Azienda u.l.s.s. n. 7 del Veneto, Consulente esperto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi e Presidente nazionale di Federsanità Anci Fabio Di Resta, Specialista legale privacy e diritto delle nuove tecnologie – LLM – ISO 27001 ICT Security auditor – Studio legale Di Resta Francesco Di Stanislao, Docente di di Igiene e Sanità Pubblica dell’università Politecnica delle Marche Paolo Donzelli, Direttore Ufficio Studi e progetti per l’innovazione digitale, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie Gianfranco Finzi, Presidente nazionale dell’Associazione nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere – AnMDO Riccardo Fragomeni, Responsabile ICT per la Medicina Telematica -Ospedale San Giovanni Calibita - FATEBEnEFRATELLI Mario Fregonara Medici, Direttore u.O. Tecnologie Sanitarie Azienda Ospedaliero-universitaria “Careggi” Enrico Frumento, Ricercatore CEFRIEL - Docente Politecnico di Milano Pierfrancesco Ghedini, Direttore Dipartimento Tecnologie dell’Informazione e Biomediche - Azienda uSL di Modena Gianpiero Guerrieri, Dirigente Analista, Direttore uOC Sistema Informativo e Sistema di Reporting Aziendale ed ICT, Azienda Ospedaliera Complesso Ospedaliero San Giovanni-Addolorata Andrea Lisi, Presidente dell’Associazione nazionale Responsabili Conservazione digitale dei documenti A.n.O.R.C. - www.anorc.it - Docente Informatica Giuridica S.S.P.L. università del Salento Paolo Lotti, Management Consultant di Clinical Governance, Risk Management e Formazione in Sanità Giovanni Manca, Esperto di digitalizzazione documentale nella PA e sicurezza ICT Massimo Mangia, Responsabile e-Health di Federsanità AnCI Carlo Maria Medaglia, Docente e coordinatore RFID Lab - CATTID università La Sapienza di Roma Fabio Miraglia, Professore Economia Sanitaria università Mediterranea Reggio Calabria, Presidente AIOP Giovani Lazio Giuseppe Mobilia, Presidente del Consorzio Edith Massimo Penco, Presidente Associazione Cittadini di Internet, Membro del Antiphishing Working Group, Vice presidente Gruppo Comodo Sergio Pillon , Direttore uO di Telemedicina AO San Camillo Forlanini di Roma Nicola Pinelli, Direttore Ricerca FIASO, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere Angelo Rossi Mori, Ricercatore presso l’unità Sanità Elettronica dell’Istituto Tecnologie Biomediche del CnR Giuseppe Russo, Chief Technology Officer - Oracle Hardware group Alberto Sanna, Responsabile Unità eServices for Life and Health Scientific Institute, San Raffaele Milano Roberto Setola, Docente e Direttore del Laboratorio Sistemi Complessi e Sicurezza università CAMPuS Bio-Medico di Roma Francesco Sicurello, university of Milano – Bicocca and Insubria – Como; President of @AITIM (Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica); Coordinator of PTuD (Polo Tecnologico universitario di Desio) Marco Strano, Presidente ICAA (International Crime Analysis) Paola Tarquini, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, Ufficio II Studi e progetti per l’innovazione digitale Rossana Ugenti, Direttore Generale del Sistema Informativo, Ministero della Salute Claudio Vella, Direttore Osservatori ICT & Management School of Management - Politecnico di Milano Domenico Vulpiani, Dirigente Generale Polizia di Stato - Consigliere Ministeriale indice inserzionisti per collaborare EnGInEERInG II COP. GE III COP. ACCEnTuRE IV COP. GESI PAG. 2 HDS PAG. 4 ISH PAG. 11 CARESTREAM PAG. 47 ABBOnAMEnTI PAG. 67 E-HEALTH FORuM PAG. 83 La collaborazione è sempre gradita ma deve rispettare alcune caratteristiche tecniche. Articoli – I testi devono essere originali, liberi da diritti d’autore verso terzi e non sottoposti ad altre pubblicazioni. La decisione sull’eventuale pubblicazione è ad esclusiva discrezione della Redazione. I testi devono pervenire in formato elettronico in qualsiasi forma di Word Processing e non devono superare le 15.000 battute (spazi inclusi). Grafici, loghi e immagini a corredo devono pervenire in redazione in f.to jpg, tigg o eps con risoluzione minima di 300 dpi. Testi e immagini devono essere inviati a: [email protected] oppure visti in originale a: EDISEF - Via G.B. Falda, 3 - 00152 ROMA e-HealthCare - Anno III - Periodico N. 14 - Settembre-Ottobre - 2011 Direttore Responsabile Barbara Ferraris di Celle Collaboratori Alberto Blasi, Luca Giupa, Marco De Lorenzi, Francesca Pizzoli, Erjka Priori, Impaginazione e grafica Letizia M. Galli Redazione Valeria Barracco Gian Maria Le Rose Gestione e Servizi Ruggero Genna ROC – Registro Operatori di Comunicazione n. 17883 – Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 18/12/2008 n. 439 Edisef Roma Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 – DCB Roma – Euro 10,00 Abbonamento annuale Euro 48,00 BONIFICO BANCARIO Banca Popolare del Lazio Ag. 45 Piazzale della Radio 41 00146 ROMA IBAn: IT80 u051 0403 205C C036 0001 434 Siti internet: www.edisef.it www.ehealthforum.it www.informationsecuritynews.it Redazione e Abbonamenti Via G.B. Falda, 3 00152 Roma Tel. 06.58.95.104 Fax 06.58.179.316 e-mail: [email protected] Finito di stampare nel mese di Ottobre 2011 presso: C.S.R. SRL TIPOGRAFIA Via di Pietralata, 155 00158 Roma