Lo splendore metafisico della Cattedrale di Noto Fra antiche tradizioni e nuove tecnologie un esempio di eccellente recupero monumentale Un intervento di grande spessore storico quello della cattedrale di Noto (SR). Un esempio splendido di accurato restauro che ha tenuto conto della tradizione, evitando di snaturare un monumento dal suo contesto originale (Noto, terra di olivi e mandorli, è un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, coperta di agrumi); un ripristino strutturale fra antiche tradizioni e nuove tecnologie. La nuova copertura della chiesa non è in cemento armato come quella crollata, bensì a falde come quella originaria. Il restauro è stato eseguito con gli stessi materiali e con l'ausilio delle medesime tecniche del ‘700. Sono state utilizzate pietre locali come la calcarenite bianca, l'arenaria e la pietra di Modica, assemblate però con moderni metodi antisismici. Proprio per migliorare la resistenza ai grandi terremoti si è fatto ricorso anche a materiali come la fibra di carbonio. A conclusione di questo lungo e Cattedrale di Noto restaurata 42 tetto & pareti - marzo 2009 complesso restauro, la chiesa è stata riaperta dopo 7 anni di lavori il 18 giugno 2007. Alla solenne cerimonia erano presenti, fra gli altri, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, Monsignor Angelo Bagnasco, l’ex presidente del consiglio Romano Prodi, l’onorevole Salvatore Cuffaro (allora presidente della Regione siciliana), il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il critico d'arte Vittorio Sgarbi, importanti cariche istituzionali e religiose provenienti da tutto il territorio siciliano e da altre regioni italiane. Ad entrare nel merito dell’intervento dal punto di vista storico, filosofico e tecnicoprogettuale è l’architetto Rosanna La Rosa, collaboratrice al progetto. NdR LA STORIA La città di Noto venne quasi totalmente distrutta dal terremoto dell’11 gennaio 1963 che sconvolse la Sicilia sud-orientale e riedificata a valle secondo i piani del vicario generale per la ricostruzione, duca Giuseppe Lanza di Camastra, coadiuvato dall’ingegnere militare fiammingo Carlos Grunemberg. La Chiesa Madre, dedicata a San Nicolò, fu iniziata nei primi anni del XVIII se- Stato di conservazione del monumento prima del crollo Condizioni della cattedrale dopo il crollo tetto & pareti - marzo 2009 43 Progetto dell’intervento strutturale alle navate della chiesa 44 colo, e riedificata nel 1776; nel 1844 divenne cattedrale e sede vescovile. Il 13 marzo 1996 la Cattedrale di Noto vedeva crollare, per un improvviso cedimento di uno dei suoi pilastri, tutta la navata centrale e quella di destra, uno dei quattro piloni che sorreggevano la cupola, gran parte del tamburo, della cupola stessa e della copertura dell’ala destra del transetto. Le cause del crollo possono ricondursi al collasso per schiacciamento di uno dei pilastri della navata destra, dovuto alla pessima fattura originaria, cui deve aggiungersi tetto & pareti - marzo 2009 tetto & pareti - marzo 2009 45 Nelle immagini: la realizzazione degli archi rovesci di fondazione (in evidenza il collegamento tra gli archi rovesci ed i plinti in muratura con tirantature in acciaio); panoramica della base fondale; plinti di fondazione pronti a ricevere i nuovi pilastri della navata destra 46 l’effetto di altri interventi eseguiti in passato nella chiesa, quali la sostituzione negli anni ‘50 sulla navata centrale del tetto in legno con un solaio piano in cemento armato. Subito dopo il crollo del 13 marzo 1996 l’intera comunità civile e religiosa si diede subito da fare per avviare la ricostruzione dell’edificio Sacro, secondo il principio del dove era e come era. L’incarico progettuale fu affidato, su indicazione del Vescovo Monsignor Salvatore Nicolosi, all’architetto Salvatore Tringali, al professor Antonino Giuffrè, e all’Ingegnere Roberto De Benedicts. Il professor Giuffrè, sotto i cui insegnamenti è nato il progetto, non potè però parteci- tetto & pareti - marzo 2009 parvi perché scomparve prematuramente. Nel progetto furono coinvolte parecchie Università italiane ed estere e numerosi tecnici locali, il cui contributo è risultato essere determinante nell’attività di progettazione prima e di esecuzione dopo. LA RICOSTRUZIONE La ricostruzione ha inteso restituire la Cattedrale al paesaggio urbano di Noto, riconsegnando al monumento il suo originario valore espressivo, inscindibilmente legato alla materia ed alla tecnica con cui questo era realizzato. Per questo motivo, oltre alla “riproposizione delle forme”, uno degli obiet- tetto & pareti - marzo 2009 47 tivi primari è stato quello di rileggere la cultura della costruzione muraria per declinarla nuovamente con moderna consapevolezza tecnica. L’intervento di ricostruzione parla dunque un linguaggio coerente non solo formalmente ma anche “meccanicamente” con le parti residue e con la natura originaria della fabbrica. Il progetto ha mosso i suoi passi da un’accurata e lunga fase di rilievo tecnologico, materico e strutturale della chiesa crollata. Ogni elemento, ogni pietra è stata individuata, studiata e disegnata, ogni parte interrogata. Un percorso a ritroso, verso la riappropriazione di conoscenze che erano parte integrante del sapere comune di ogni architetto, di ogni capomastro, e che oggi è stato possibile riacquisire solo indagando pazientemente quei monumenti. Si è cercato in definitiva di dare corpo e significato alla richiesta della committenza di ricostruire la chiesa com’era, non in quanto assunzione acritica, né alibi tecnicista, ma quale consapevole proposizione culturale. Strutturalmente, l’intento è stato quello di partire da ciò che esisteva già, individuando o riconoscendo nell’edificio originario quelle intrinseche “risorse” che potessero consentirgli non solo di essere ricostruito ma anche di resistere ad un terremoto di notevole intensità. Gli interventi di progetto hanno seguito così la logica di correggere i difetti della struttura, integrarne le qualità, aggiungervi ciò che mancava. Ma in modo puntuale, solo dove è stato necessario e facendo sì che correzioni e adattamenti non parlassero un linguaggio culturalmente e tecnicamente estraneo alla costruzione originaria, ma ne costituissero semmai una naturale e coerente evoluzione. La tecnica costruttiva che è stata impiegata è quindi integralmente quella muraria, ma con “aggiornamenti” ed accorgimenti che derivano dalle più attuali ricerche sulle strutture e sui materiali. La ricostruzione parziale della Cattedrale ha comportato decisioni molto difficili nella scelta dei nuovi materiali. I pilastri dovevano infatti essere ricostruiti con la stessa geometria e con materiali diversi dagli originali, ma pur sempre compatibili con quelli degli elementi sovrastanti. Era quindi necessario scegliere la composizione delle malte ed il tipo di pietra tra le diverse cave e soprattutto definire le caratteristiche meccaniche della pietra alle quali l’impresa costruttrice avrebbe dovuto riferirsi. Anche per quanto riguarda le miscele da utilizzare per i consolidamenti delle murature mediante iniezione è stato importante caratterizzare in laboratorio le miscele provate in situ. Sono stati così inviati al Laborato48 tetto & pareti - marzo 2009 rio Prove Materiali del Politecnico di Milano calcareniti provenienti da diverse cave, leganti e sabbie per le malte e miscele da iniezione per le opportune prove di laboratorio. Con la consulenza delle professoresse Binda e Baronio sono state eseguite tutte le prove in situ ed in laboratorio allo scopo di valutare: 1) lo stato di danno dei materiali e degli elementi strutturali e la possibilità di questi di essere conservati nella ricostruzione; 2) la scelta dei materiali per la riparazione, il rinforzo e la ricostruzione delle parti crollate; 3) la compatibilità chimico – fisica e meccanica dei nuovi materiali con gli originari. Operate le scelte di progetto si è trattato, in fase operativa, di accertare la rispondenza dei materiali utilizzati in cantiere con quelli in precedenza scelti. A tale scopo per ciascun tipo di materiale, con cadenza programmata, sono stati sistematicamente prelevati dei campioni per testarne la rispondenza alle caratteristiche del campione scelto. Quasi tutte le parti residuate dal crollo sono state mantenute ed integrate alla nuova costruzione, ad eccezione dei pilastri della navata sinistra, che se pur non crollati, presentavano le stesse pessime caratteristiche costruttive che avevano causato il collasso di quelli di destra, ed erano diffusamente lesionati, per cui non era possibile ripararli senza imporre alla chiesa una pregiudizievole dissimmetria strutturale. Sono stati pertanto demoliti e ricostruiti con la stessa tecnica muraria con cui sono stati rifatti quelli della navata destra. LA SOSTITUZIONE DEI PILASTRI E DEL PUNTONE: OPERAZIONE DIFFICILE E MAI ESEGUITA PRIMA È stata questa l’operazione più delicata dell’intero intervento, mai eseguita prima: la sostituzione dei pilastri e del pilone della navata sinistra. Per tale intervento (come testimoniano le immagini nelle pagg. 48/49) è stato necessario trasferire il peso della muratura sovrastante i pilastri su una struttura metallica di sostegno, che ha consentito di eseguire in sicurezza tutte le operazioni di demolizione e ricostruzione per ogni pilastro. Solo alla fine è stato trasferito nuovamente il carico della muratura sui nuovi pilastri; tale operazione finale, di estrema delicatezza, è durata 24 ore ed è stata costantemente monitorata con strumentazioni di altissima definizione al fine di scongiurare che si potessero verificare localizzati sovraccarichi e/o crolli. tetto & pareti - marzo 2009 49 In senso antiorario: la costruzione dei nuovi pilastri della navata sinistra; dettaglio del nuovo pilastro che sale per l’innesto con la muratura esistente; i pilastri della navata sinistra ricostruiti; le nuove nicchie dei pilastri di sinistra; l’attacco tra il pilastro ricostruito e l’imposta esistente; operai addetti alla ricostruzione dei pilastri (si noti la difficoltà operativa); In pagina 51 senso orario: centina per la costruzione degli archi trasversali della navata destra; fase di costruzione degli archi longitudinali; i nuovi archi trasversali; la ricostruzione degli archi in prossimità della muratura perimetrale di destra; arco longitudinale completo; la realizzazione dei pennacchi tra gli archi trasversali e longitudinali; vista generale delle centine per la ricostruzione degli archi 50 tetto & pareti - marzo 2009 SISTEMI COSTRUTTIVI DEL ‘700 IN CONNUBIO CON AVANZATE TECNOLOGIE Subito dopo si è passati alla realizzazione dei nuovi arconi timpano di sostegno alla copertura della navata centrale. Si è trattato dell’inserimento di un nuovo elemento, non presente nella chiesa crollata, (bensì in quella precedente), in quanto mozzato per consentire la realizzazione del pesante solettone piano in cemento armato che negli anni ‘50 andò a sostituire l’originario tetto ligneo. Gli arconi realizzati in mattoni sono stati rinforzati e resi sismicamente idonei attraverso il ricorso a materiali tecnolo- tetto & pareti - marzo 2009 51 In senso antiorario: la costruzione degli archi timpano della copertura a tetto; l’imposta dei nuovi archi timpano in muratura; completamento del primo arco timpano adiacente al retroprospetto principale; costruzione della nuova volta della navata centrale in canne e gesso; fasi di costruzione della nuova copertura a tetto; le centine costituenti la struttura portante della nuova volta in canne e gesso; le operazioni di chiodatura alle centine delle canne naturali 52 gicamente avanzati quali le fibre di carbonio. L’uso di materiali e tecniche costruttive settecentesche unito all’utilizzo delle più avanzate tecnologie nel campo delle strutture in muratura, ha pervaso l’intera ricostruzione, diventando essa stessa modello per altri interventi simili, così come è stato sancito in una specifica Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile che ha stabilito che: “gli uffici del Genio Civile... provvedono a verificare la consistenza tecnologica ed a valutare la resistenza statica dei materiali che costituiscono le membra- tetto & pareti - marzo 2009 ture strutturali portanti degli edifici… A tale scopo utilizzano prioritariamente in via speditiva le stesse metodologie di indagine già positivamente sperimentate per il recupero della Basilica della città di Noto..”. Dopo le coperture delle navate e del transetto, la ricostruzione ha interessato il completamento del tamburo sul quale si è andata ad innestare la nuova cupola, realizzata come la precedente, in pietra arenaria di Caltanissetta, ed infine la lanterna. L’area di intervento è stata di circa 2000 m2, il volume ricostituito è di circa 25.000 m3. tetto & pareti - marzo 2009 In senso antiorario: il tamburo in costruzione (in evidenza la parte residuata al crollo); travi della copertura della navata centrale; il tavolato di copertura prima della posa dei pannelli termo acustici; il tamburo visto dalla copertura completata con tegole a coppi; l’impermeabilizzazione con guaina prefabbricata; la linea di gronda con in evidenza la griglia metallica anti volatili; la posa dell’ondulina sottocoppo in fibrocemento 53 In senso antiorario: la bonifica della muratura perimetrale con iniezioni di malta di calce; vista dell’interno di uno dei campanili durante le operazioni di bonifica; le operazioni di iniettaggio controllato; consolidamento delle murature ad angolo con la tecnica dello scuci-cuci; inserimento dei diatoni in pietra calcarea; realizzazione delle catenelle di mattoni per il consolidamento di lesioni passanti 54 CRONOLOGIA DELLA RICOSTRUZIONE 1996 - 13 marzo: crollano i 4 pilastri ed il pilone della navata destra, l’intera copertura della navata centrale e di quella destra, i 2/3 del tamburo con la sovrastante cupola e l’intera lanterna, nonché la copertura del braccio dx del transetto 1996 marzo: rilievo fotogrammetrico della superficie delle macerie crollate e delle strutture residue della Chiesa 1996 aprile-ottobre: messa in sicurezza del campanile sinistro, con installazione del relativo sistema di monitoraggio strutturale 1996 settembre-dicembre: messa in sicurezza della navata sinistra non crollata, con installazione del relativo sistema di monitoraggio strutturale 1996 maggio – settembre 1997: messa in sicurezza della porzione residua di cupola, con installazione del sistema di monitoraggio strutturale. Prima fase di lavoro: realizzazione di una struttura di protezione dalla caduta dei sassi lungo il bordo interno dell’area rimasta scoperta, mediante una struttura in elementi tubolari metallici e tavole di legno; rimozione degli elementi murari pericolanti, previa accurata documentazione fotografica; realizzazione degli incatenamenti metallici di sicurezza nelle murature del transetto, in corrispondenza degli arconi residui sotto la cupola; recinzione e preparazione dell’area di stoccaggio dei materiali estratti, realizzata in luogo prossimo al sito della chiesa 1997 gennaio - ottobre: sgombero delle macerie e connesse operazioni di numerazione e catalogazione dei blocchi crollati e relativo rilievo fotogrammetrico 1997 dicembre - giugno 1998: indagini e prove geognostiche e geotecniche 1998 aprile: ulteriori lavori urgenti per la eliminazione di parti pericolanti 1998 gennaio - sett: ricerca storico-archivistica 1998 febbraio - sett: indagini sui materiali, sulle strutture e prove di consolidamento 1998 - 13 marzo: presentaz. prog. di massima 1998 - 31 dicembre: presentazione del progetto esecutivo 1999 - 19 gennaio: approvazione del progetto esecutivo 1999 - 9 ottobre: consegna dei lavori all’impresa aggiudicatrice 1999 - 3 novembre: apertura del cantiere 2000 - 17 aprile: operazioni di ricostruzione delle fondazioni e dei pilastri della navata dx 2002 - 18 gennaio: operazioni di ricostruzione degli archi trasversali e longitudinali della navata dx 2002 - 24 maggio: operazioni di taglio e demolizione dei pilastri della navata sx 2002 - 31 luglio: inizio delle operazioni di ricostruzione dei cupolini della navata destra 2003 - 7 febbraio: operazioni di ricostruzione degli archi timpano della navata centrale e del sistema di copertura 2004 - 9 luglio: inizio delle operazioni di ricostruzione dei piloni e del tamburo della cupola 2005 - 6 settembre: inizio delle operazioni di ricostruzione della cupola 2006 - 7 settembre: inizio delle operazioni di ricostruzione del lanternino della cupola 2006 - 14 novembre: posa dell’ultima pietra tetto & pareti - marzo 2009 Sono stati impiegati complessivamente circa 150.000 blocchi tra pietra di Noto, pietra di Palazzolo, pietra di Modica e pietra di Caltanissetta, sono infatti questi i materiali che nella sostanza costituiscono l’ossatura della Cattedrale, dalle fondazioni ai pilastri costruiti in pietra di Noto, agli archi e al tamburo in pietra di Palazzolo, alla cupola e ai cupolini costruiti in pietra di Caltanissetta. Ogni elemento costruttivo è stato oggetto di studi approfonditi per ritrovare le originali tetto & pareti - marzo 2009 In senso antiorario: realizzazione dei nuovi cupolini (nel particolare la posa del primo filare dei conci); i nuovi cupolini della navata destra in costruzione; la doppia muratura costituente la struttura del cupolino; vista aerea dei cupolini della navata destra ricostruiti; i conci di base dei lanternini dei cupolini; la posa in opera dei conci dei vari filari della muratura esterna 55 In senso antiorario: la costruzione del nuovo tamburo; i primi filari del tamburo con in evidenza il basamento delle nuove lesene; la centina per la costruzione della nuova Cupola; vista aerea della centina della Cupola 56 forme e l’originale sistema di costruzione che è stato fedelmente riproposto e attuato in ogni singolo particolare. La stessa logica di migliorare ciò che c’era è stata seguita dall’arch. Salvatore Tringali anche nella progettazione e nella realizzazione delle opere di finitura e restauro e negli arredi, operando scelte in giustapposizione con l’ambiente architettonico ricostruito, oltre che nel pieno rispetto dello stile tardo barocco dell’edificio sacro. tetto & pareti - marzo 2009 In senso antiiorario: tamburo (il filare di imposta della nuova Cupola); fasi di costruzione della Cupola; la nuova Lanterna ricostruita; posa in opera dell’ultima pietra; l’attacco fra la muratura residuata al crollo ed i nuovi conci; le cornici modanate delle finestre del Tamburo; la posa in opera della doppia muratura del Tamburo tetto & pareti - marzo 2009 57 Incrocio fra il transetto di sinistra ed il nuovo presbiterio Le cappelle laterali con relativo restauro degli stucchi e delle opere in pietra. Il vasto e luminoso interno è a tre navate fiancheggiate da cappelle laterali barocche e stupisce per la sua grandiosa semplicità: dopo i lavori di restauro si presenta infatti completamente bianco, così com'era prima della realizzazione degli affreschi negli anni cinquanta. In fondo alla navata destra si apre la cappella di san Corrado, nella quale le reliquie del patrono vengono esposte in occasione dei festeggiamenti in suo onore 58 tetto & pareti - marzo 2009 Le scelte progettuali operate per ogni elemento, sia costruttivo che decorativo, sono state tutte improntate sulla coerenza con quanto già presente nella fabbrica o comunque riscontrabile nelle architetture dell’area, stilisticamente coeve alla Cattedrale. Per ogni nuovo elemento è stata prioritariamente effettuata una analisi su quanto esisteva nella precedente Chiesa, espresso un giudizio sulla affinità stilistica e in alcuni casi compiuta una ricerca su analoghi elementi, presenti in altre chiese barocche. La scelta più significativa, dal punto di vista del restauro, è stata quella di riportare la Chiesa non tanto all’ultima definizione figurativa risalente agli anni ’50, quanto a quella precedente che vedeva la Chiesa totalmente bianca, un bianco quasi metafisico nel quale i volumi e le decorazioni barocche, sotto l’effetto della luce, vengono esaltati in un gioco di chiaro-scuro. Seguendo questa linea sono stati mantenuti e riproposti, laddove erano andati perduti, gli elementi architettonici e le decorazioni originarie. Non bisogna infatti dimenticare che il crollo, che aveva interessato in massima parte, oltre la navata centrale, tutta la navata laterale destra ed il braccio destro del transetto, aveva risparmiato tutti gli altari delle cappelle di sinistra. Questi, assieme alle cappelle del S.S. Sacramento, di S. Corrado e della Madonna col Bambino, sono stati restaurati e riportati al loro splendore originario, mentre gli altari delle cappelle di destra, andati interamente distrutti, in attesa di quelli scultorei definitivi, sono stati sostituiti, in via provvisoria, con altri in gesso dipinto che ne ripropongono il volume in modo semplificato sulla base degli stilemi degli altari superstiti. ELEMENTO DI INNOVAZIONE Elemento di innovazione, non presente nella precedente Chiesa, è l’area ottagonale dell’altare, avanzata fin sotto la Cupola, per rispondere alle esigenze poste dall’ adeguamento liturgico, secondo gli ultimi indirizzi ecclesiastici. Con la competente collaborazione della Commissione consultiva del Commissario per la ricostruzione, sono stati infine individuati nel panorama internazionale alcuni artisti in grado di riproporre, nelle pitture e nelle sculture, la stessa sensibilità del Settecento attraverso immagini e forme coerenti con il volume barocco riedificato. Oggi, a cantiere finito, quando tutte le difficoltà sono state superate e le soluzioni adottate sembrano scontate, ripensare a questo complesso cantiere che ha visto coniugare soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate con la riscoperta dell’uso tetto & pareti - marzo 2009 Cupola ultimata dove svetta la “Lanterna” 59 delle tecniche e dei materiali della tradizione, ci riempie di orgoglio. Infatti le opere eseguite in quello che è il monumento simbolo del barocco siciliano sono diventate punto di riferimento per altri interventi di restauro, creando un vero e proprio laboratorio culturale, basato sullo scambio reciproco delle esperienze, a cui hanno partecipato a vario titolo, come in un antico cantiere, tecnici, studiosi e maestranze. arch. Rosanna La Rosa [ www.lct-architettura.it ] Info: www.cattedraledinoto.it Rosanna La Rosa, architetto, si laurea all’Università di Palermo nel 1984 con il massimo dei voti e la lode. Collabora al corso di Restauro urbano presso la facoltà di Architettura di Palermo con il professore Salvatore Boscarino (1987-1988). E’ relatrice nel 1999 al Convegno nazionale dell’ARCO svoltosi a Roma ed ai convegni "Earthquake Resistant Enginering Structures II" di Catania e "Stremah 99 - Structural Studies, Repairs and Maintenance of Historical Buildings" di Dresda. Relaziona nel 2000 a Noto al convegno “Ricostruendo la Cattedrale di Noto e la Frauenkirche di Dresda: due casi studio di ricostruzione in muratura”. Presenta relazioni al “5 th International Congress on Restoration of Architectural Firenze Heritage 2000” di Firenze e all’International Congress organizzato a Parigi dall’Unesco e dall’Icomos. Nel 2002 vince il concorso per la realizzazione di “ Strutture ricettive all’aperto per il turismo itinerante” a S. Maria del Focallo – Ispica, bandito dalla Provincia Regionale di Ragusa. Nel 2003 partecipa con Ettore Sottsass al concorso per il “ Restauro e riqualificazione della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo” a Siracusa, bandito dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa. (terzo classificato). Cura il libro “La ricostruzione della Cattedrale di Noto” e numerose altre pubblicazioni su interventi di restauro di monumenti. Salvatore Tringali, architetto, si laurea all’’università di Palermo nel 1984 con il massimo dei voti e la lode. E’ titolare di alcune borse di studio in Svizzera presso l’Ecole di Architecture di Ginevra ed in America presso l’Università del Sud della California di Los Angeles (1986). Partecipa, quale consulente per i beni culturali, alla redazione dei Piani Regionali di Sviluppo della Sicilia sud-orientale ed al Progetto integrato di sviluppo del territorio del Comune di Ispica. Dal 1996 si occupa del progetto e dei lavori di ricostruzione e restauro della Cattedrale di Noto, presentandone i contenuti in numerosi convegni nazionali ed internazionali. Progetta le sovrastrutture del porto turistico e le attrezzature della Tonnara di Capo Granitola a Campobello di Mazara (TP) (1990). Vince il concorso per la realizzazione del Museo etno-antropologico della Collezione Zarino nel Palazzo Carfì a Vittoria (2002). Partecipa con Tobia Scarpa al concorso per il “ Restauro e riqualificazione della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo” a Siracusa (2002) (secondo classificato). Cura la stampa anastatica del “Libretto di memoria per uso dell’Ingegnere D. Bernardo Maria Labisi dell’Ing.sa Città di Noto”, pubblica il libro “La ricostruzione della Cattedrale di Noto”. E’ stato membro della Commissione per il riconoscimento tra il patrimonio dell’Unesco della città Noto (2000) ed attualmente è membro della Commissione provinciale per la Tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa. 60 ELENCO PARTNER COINVOLTI DONATI spa (Lavori di ricostruzione) ESTI’A srl (Realizzazione Altari in gesso, Lapideo extra, rimontaggio mausoleo – Restauro Bassorilievo Madonna del Latte – Restauro Altare Maggiore – Restauro Lapidi) S.A.C.A.I.M. spa (Restauro Vetrate Artistiche e Restauro Ligneo) CBM di Casagrande G. & C. snc (Nuove Panche e Sedi) TARGETTI (Fornitura corpi illuminanti) R.C.F. (Fornitura impianti audio) MAPEI (Fornitura Massetto per Pavimento Radiante – Stuccatura Pavimento) MAC (Fornitura Malte) M.C.N. (Fornitura Strato di Finitura Esterno) SPADARO (Volta in Canne e Gesso, Centinature in Castagno, Intonaco a calce Interno e Cocciopesto) RUREDIL (Fornitura Fibre di Carbonio) CAPANNI SICILIA srl (Campane) BRUNO (Impianti Elettrici) ECOCLIMA (Impianto Riscaldamento) CALVAGNA GIOVANNI (Restauro Argenti) SCALISI MARIA (Restauro Tele) tetto & pareti - marzo 2009 Portone principale in bronzo dopo il restauro Vista dal basso del cupolino della cappella di S. Carrado dopo il restauro La grandiosa facciata in pietra arenaria è un meraviglioso esempio di stile tardo barocco. Si erge sulla sommità di una magniloquente scalinata composta da tre rampe risalenti al Settecento ma ristrutturate agli inizi dell'Ottocento. La facciata è chiusa da due imponenti campanili ed è coronata da statue tardo settecentesche. Nel primo ordine, fiancheggiati da slanciate colonne corinzie, si aprono tre maestosi portali: quello centrale è in bronzo e rappresenta episodi di vita di san Corrado Confalonieri da Piacenza, opera di Giuseppe Pirrone (1982). tetto & pareti - marzo 2009 61