SETTEMBRE/OTTOBRE 2014
C
ari amici e gentili soci,
dopo le meritate vacanze estive ci attende il prossimo appuntamento filatelico nazionale: Romafil che si
terrà tra il 24 ed il 26 Ottobre p.v. c/o il Palazzo dei Congressi zona Eur. E’ un appuntamento
importante, non mancate.
LA REDAZIONE
SOMMARIO
LETTERA AL PRESIDENTE
SCHERZI DA SUORA 3A PARTE
di Giuseppe Preziosi
di Aldo Baldi
pag. 2
LA COMUNICAZIONE A ½ STAMPA
di Sergio Mendikovic
pag. 8
pag. 2
SALERNO 1944: CAPITALE DELL’ITALIA
LIBERATA – PARTE 2A
di Sergio Mendikovic
pag. 10
UNO SCRIGNO DI ...PREZIOSI
di Giuseppe Preziosi pag.10
IL FRAZIONARIO: IL CASO SINGOLARE
DELLA PROVINCIA DI SALERNO - PARTE
di Sergio Mendikovic
2A
pag. 13
“PRESTITI … IN POSTA”
di Aniello Veneri pag.15
"..E IL PRESIDENTE RISPONDE"
di Aniello Veneri pag.16
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LETTERA AL PRESIDENTE
aro Aniello,
ho letto le tue considerazioni sul penultimo numero del nostro bollettino sulla storia postale e sui
francobolli, come oggetti di raccolta. Sono stato sempre d'accordo con te sulla importanza della storia
postale e sulle scarse soddisfazioni che dà la raccolta di francobolli, a meno che non si raccolgano i francobolli di
una ventina di Stati, il che è molto costoso. Però chi "non ha" può solo collezionare l'Italia e forse qualche altro
stato comprando i francobolli per tutto l'anno e quindi diluendo la spesa. La storia postale costa e non vi è
collezione che non abbia due, tre pezzi, a volte inaccessibili per il costo, a volte anche uno solo. Il 10 lire Amgot
su busta viaggiata e certificata parte da 4-5000 euro come base, per fare un esempio. Ma io voglio parlare della
storia postale con l'aiuto del libro di Franco Filanci "Storia postale o storia postale?". Filanci distingue due
storie postali e questo è già strano. Vi è una storia postale delle poste e dei suoi servizi, dei suoi strumenti (bolli,
francobolli, mezzi di trasporto, ecc.), dei suoi sistemi operativi, riesaminati con metodi storiografici e scientifici
sotto ogni aspetto. Poi vi è la storia postale come raccolta di documenti viaggiati e di francobolli usati. E questa è
già un'anomalia. Secondo Filanci vi è un grosso errore commesso dalla Federazione Internazionale di Filatelia
che ha stabilito che una collezione è di Filatelia quando dentro vi è il "dio" francobollo in tutte le salse: nuovo,
usato, falso, su lettera, mentre sarebbe di storia postale quando vi figurano "lettere e buste, interi postali usati,
francobolli usati e altri documenti postali". Il che è assurdo perché è come se un francobollo nuovo o un intero
postale recente non fossero espressione di documenti postali di quel periodo. Secondo il Filanci i sistemi
collezionistici solo soltanto tre: filatelia, storia postale e tematica.
Il filatelista guarda i francobolli come puri oggetti da collezione, li studia dal punto di vista tecnico, li cerca nelle
sue varianti grafiche, per lui il francobollo su busta, magari anche a strisce di duo o tre alla volta, è solo un modo
di avere quel francobollo.
Il tematico utilizza invece annulli, francobolli, buste, interi e qualsiasi altro oggetto postale, anche di età diverse,
purché riguardi il tema che egli ha scelto.
Lo storico postale ha come interesse primario la storia e l'evoluzione tecnologica, organizzativa e socio-politica
della posta e sceglie buste viaggiate, interi postali, moduli, bolli e quant’altro in funzione della significatività e
non della rarità.
E qui entriamo nel "mare magnum" delle raccolte che non hanno limiti e possono riguardare il secolo di storia
postale del paese di Roccacannuccia o la rivoluzione russa. Ma tutto ciò non è tematica?
La Posta ha creato vari strumenti per i suoi servizi che vanno dai bolli, ai francobolli, alle affrancature
meccaniche, alle macchine bollatrici fino alla modulistica postale. Ebbene questa è storia postale, ma è difficile,
per esempio, veder premiata una collezione di affrancature meccaniche, almeno che non siano pezzi veramente
rari, anche di altre nazioni. Nel campo della storia postale la fantasia non ha limite. Filanci immagina il titolo di
una collezione: "L'influsso del Liberty sulle carte valori, i bolli e la modulistica postale":
Ma una collezione del genere sarebbe accettata in una gara, considerando che nel campionato cadetti 2014 ha
vinto una sulla “michelangiolesca", che avrà avuto certamente pezzi rari, ma non denota molta fantasia, mentre
l’altra non andrebbe premiata per prima?
Concludo queste mie note disorganiche affermando che dovremmo rivedere tutti i criteri di premiazione nelle
gare valutando prima di tutto la difficoltà nel procurarsi i pezzi esposti, premiando soprattutto la originalità, lo
studio e la fantasia e poi tutto il resto. In questo modo potrebbero accedere alle gare e sperare di essere premiati
anche quelli che non hanno danaro, ma hanno cervello.
ALDO BALDI
C
SCHERZI DA SUORA 3
uesta volta parleremo di qualità. Eh no, dirà qualcuno, ora basta con la solita lagna dei dentelli
corti o piegati, degli angoli strappati o male incollati, dei francobolli posti ai margini delle buste
e gualciti, dei colori dei supporti che, stinti, si sono trasferiti sul retro dei francobolli e di quelli
autoadesivi che, nei tentativi di distacco dalle buste si spellano irrimediabilmente. È ormai
chiaro che un filatelico deve essere un chimico, tra acqua, alcool, acqua ragia e candeggina e un attento
osservatore, veloce nel giudizio e dotato di una vista a più ingrandimenti.
No, questa volta voglio trattare di qualità oggettiva, vale a dire di quella relativa alla produzione di
francobolli, quasi un processo all’estetica degli oggetti delle nostre attenzioni. E non intendo con
questo vagliare il contenuto, i soggetti dei francobolli, ma il modo di produrli, per così dire, il processo
di stampa e di dentellatura.
Q
2
E la cosa non sembri di poco conto, visto che i paesi che fanno parte dei “francobolli missione”
rappresentano più della metà della produzione mondiale. Non che i soggetti siano un aspetto
secondario del problema, lo sanno bene i tematici, eppure tra le migliaia di pezzi che mi sono passati
tra le mani non ho rilevato grossi problemi di congruità tra i paesi emittenti e le tematiche raffigurate.
Se proprio un appunto si vuole muovere agli artisti (o ai tecnici) che hanno composto le scritte a
corredo dei disegni è che esse, molte volte, sono illeggibili, troppo piccole, starei per dire
microscopiche, per francobolli pur grandi. Comunque, sarà che, forse, per l’affrancatura, non vengono
utilizzati di norma i “prodotti filatelici”, sarà che con gli anni le “pinacoteche” africane e asiatiche si
sono di molto assottigliate, visto che nessuno le comprava più, sarà che la “maturità” ha raggiunto
anche gli angoli più sperduti del pianeta, ma i soggetti utilizzati rappresentano quasi sempre il vissuto
dei paesi emittenti. Se si eccettuano i francobolli presentati, i cui soggetti proprio non c’entrano con le
realtà locali, tutti gli altri raffigurano paesaggi, animali, piante, personaggi o fatti strettamente legati
agli Stati.
L’oggetto delle mie note, invece, poiché strettamente legato alla produzione, interessa i paesi situati,
come è facile intuire, nel Sud del mondo e soprattutto in Africa e nel Sud est asiatico.
Nel mondo, la produzione dei francobolli si suddivide in due grandi filoni: il fai da te e il libero
mercato, entrambi, a loro volta ulteriormente ripartiti fra produzione di alta qualità e di qualità
normale, talvolta scadente. Ad esempio, malgrado tutte le critiche e tenendo conto del contenimento
dei costi, l’Italia si colloca tra i paesi che fanno da sé con una produzione di alta qualità fornita dal
Poligrafico. Nello stesso modo operano paesi come la Spagna, la Francia, l’Austria, La Germania, gli
Stati Uniti (almeno fino al 1978), ecc. Anche chi, come la Gran Bretagna e il Portogallo, non utilizzano
un fornitore esclusivo e quindi si rivolgono al libero mercato, chiedono un prodotto di alta qualità, in
linea con la tradizione del paese. È evidente che tra le grandi stamperie, famose in tutto il mondo, la
lotta sia accanita per acquisire delle fette di mercato sempre più ampie. Soprattutto in Africa si sono
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svolte delle vere guerre commerciali per accaparrarsi la produzione delle carte valori (comprese,
ovviamente, le banconote, gli assegni delle banche, la modulistica speciale, etc.) di uno Stato. La
politica internazionale è intervenuta pesantemente per estromettere fornitori abituali, magari dei paesi
ex colonizzatori. Il nostro Poligrafico, ad esempio, ha perso la fornitura (e quasi esclusivamente per
motivi politico – religiosi) di tutte le nostre ex colonie. Altrove non è sempre andata così e ancora oggi
è possibile seguire le tracce degli ex colonizzatori, anche se, spesso, i politici locali scelgono soluzioni
produttive diverse, con maldestri tentativi di “fai da te”. Ho qui tentato di tracciare una mappatura
del rifornimento recente degli stati africani sub sahariani, anche se, spessissimo, alcune ditte, anche
importanti, hanno preferito “non firmare” il prodotto.
Cartor, industria francese, fondata nel 1974, che ha assorbito la Courvoisier,
con sede a La Loupe, ad Ovest di Parigi. Joh. Enschedé, di Haarlem, tra le più
ANGOLA
antiche stamperie europee, fondata nel 1703. BDT Intenational Security
Printing Ltd., di Dublino, fondata nel 1981 e la Litografia nacional di
Oporto.
BENIN
Cartor.
Cartor, Joh. Enschedé, BDT, Southern Colour Print, fondata nel 1999 a
BOTSWANA
Dunedin in Nuova Zelanda.
BURKINA FASO
Cartor.
BURUNDI
Cartor.
CAMEROUN
Cartor.
W.S.P. Walsall security printers Ltd., fondata a Walsall, nei pressi di
Birmingham, nel 1966, I.N.C.M. Imprensa nacional – Casa da moeda, in
ISOLE DI CAPO
Portogallo, nata dalla fusione della stamperia e della zecca nel 1977 (ma la
VERDE
Casa da moeda è datata 1498, Imp. Lito Maia, di Oporto, che ha prodotto
francobolli anche per l’Honduras e la Guinea - Bissau.
CONGO
Cartor.
BRAZZAVILLE
CONGO ex ZAIRE
Cartor.
COSTA D’AVORIO Cartor.
China postage stamp printing bureau, di Pechino, del gruppo Americano
ERITREA
Kompass che, in Italia, possiede le “Pagine gialle”, Joh. Enschedé.
Cartor, Garsu Pasaulis, con stabilimento in Lituania alla periferia nord di
ETIOPIA
Vilnius, E.T.C., Ethiopian Telecommunications Corporation con sede in
Addis Ababa.
Cartor, BDT, Harrison & Sons Ltd, di High Wycombe, nel cuore
dell’Inghilterra Meridionale, a nord di Londra. Grande e famosa stamperia
GABON
che ha prodotto francobolli, banconote, passaporti e assegni per la corona e
per più di altri 100 paesi fino al 1997 quando è stata acquistata dalla De La
Rue.
GAMBIA
Cartor, BDT, W.S.P.
Joh. Enschedé, IKAM Security printing Ltd., di Accra, produttrice di
GHANA
francobolli dal 2000.
GIBUTI
Cartor.
GUINEA BISSAU
Imp. Lito Maia, Litografia nacional, Cartor.
Beijing postage stamp printing house, stamperia di stato di Pechino, fondata
nel 1959, W.S.P., Cartor, O.S.D., Österreichische staats druckerei GmbH,
KENIA
stamperia di stato austriaca a Vienna, Courvoisier, di La Chaux de Fonds in
Svizzera, ai confini con la Francia, ora rilevata dalla Cartor.
LESOTHO
Cartor, BDT, W.S.P.
LIBERIA
Cartor.
Impressor S.A., sorta nel 1970 a Syens nella Svizzera francofona, I.T.V.F.,
MADAGASCAR
Imprimerie des timbres-poste et des valeurs fiduciaires, stamperia di stato
francese che sorge a Boulazac di Périgueux, nel Sud ovest della Francia,
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rinominata nel 2006 Boulazac Phil@poste.
Oriental press, divisione dell’Oriental security printing solution, fondata in
MALAWI
Bahrain nel 1952, Madras security printing, fondata nel 1990 a Chennai
(Madras) nel sud dell’India orientale, sull’Oceano indiano.
MALI
Imprimérie poste Tunis, dal 1997 fornitore delle poste tunisine.
F.V.P., Fabrica de volores postals, stamperia di stato a Maputo dal 1995,
MOZAMBICO
Cartor.
Cartor, Joh. Enchedé, O.S.D., L.M.G., Lowe Martin Group, di Ottawa,
NAMIBIA
Hermes (molto probabilmente si tratta della S G Screen Print Cc, che ha sede
sulla Tehuti Hermes Rd a Walvis Bay, al centro della costa atlantica).
NIGER
Imprimérie poste Tunis, Cartor.
N.S.P.M., Nigerian security printing & coins p.l.c., stamperia di stato
nigeriana con sede ad Abuja e a Lagos, nata nel 1963, che ha per partner
tecnico la De La Rue, SIL, società nigeriana che produce dal 2011 francobolli
NIGERIA
in litografia per la Nipost. Notata anche una non meglio identificata 1st
Diamond.
RUANDA
Joh. Enschedé. Notata anche una non meglio precisata I.P.M. s.a.
Impressor S.A., Cartor. È’ stata segnalata anche l’esistenza di una Post &
SENEGAL
Co., impresa locale che sembra abbia stampato francobolli a Dakar nel 1996.
SIERRA LEONE
Cartor, BDT, W.S.P.
Cartor, Joh. Enchedé. È’ previsto il trasferimento delle attività di stampa dei
SUD AFRICA
francobolli al Government printing works di Pretoria.
S.C.P.P., Sudan currency printing press company limited, che opera a
SUDAN
Khartoum dal 1995.
SWAZILAND
Joh. Enschedé.
Joh. Enschedé, De La Rue, antica industria tipografica che opera a
TANZANIA
Basingstoke nell’Inghilterra meridionale.
TOGO
Imprimérie poste Tunis.
Beijing postage stamp printing house, Cardon enterprise co. Ltd. con
UGANDA
stabilimento a Kaohsiung sulla costa sud occidentale di Taiwan, Cartor,
BDT, Joh. Enschedé, Oriental press.
ZAMBIA
Cartor, Joh. Enchedé, Courvoisier.
Natprint, di Harare (ex Salisbury) con questo nome dal 1999, già National
ZIMBAWE
printing & packaging company Ltd. (NP&PC) che, nel 1987, aveva
incorporato la Mardon printers limited.
Non è stato possibile reperire, per vari motivi (mancanza di riferimenti diretti, non indicazione in
ditta, ecc.) notizie sui produttori dei francobolli dei seguenti paesi: BENIN, REPUBBLICA
CENTROAFRICANA, CIAD, GUINEA, GUINEA EQUATORIALE, SOMALIA, SUDAN DEL SUD.
D’altra parte, tra coloro che si affidano al libero mercato di qualità, vi è persino il Vaticano che
annovera tra i fornitori, la Sweden Post Stamps di Stoccolma, la Courvoisier, l’I.T.V.F., una non
meglio precisata Printex, la Cartor, la Joh. Enchedé, l’irlandese B.D.T. e il nostro Poligrafico. Fuori
dell’Africa, emblematico è il caso dell’India che, oltre all’I.S.P., India security printing, stamperia di
Stato, fondata nel 1925 a Nashik, nell’India centro occidentale, oggi rinominata Security printing &
minting corporation of India Ltd., si serve di almeno altre quattro stamperie private: la già ricordata
M.P.S., Madras security printing, la H.I.P., Hyderabad India press, fondata nel 2009 nel
capoluogo dell’Andhra Pradesh nel cuore dell’India, la C.S.P., Calcutta security printers
Ltd., sorta nel 1998 sul Gange, a Kampur, nell’India centro settentrionale e l’Eagle press
private Ltd, anch’essa con sede a Chennai. I francobolli indiani non indicano il
produttore in ditta il che rende molto difficile, senza una specifica conoscenza della
filatelia del paese, identificarlo. I francobolli ordinari però, tutti su carta filigranata coi
quattro leoni di Ashoka, ma se ne vedono tre, disposti a tappeto, sono prodotti dalla
stamperia di stato, i commemorativi dalle altre ditte. Purtroppo, nonostante la
“modernità” della ragione sociale, il risultato lascia molto a desiderare sia per quanto riguarda la
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dentellatura degli ordinari, sia per quanto riguarda la resa grafica di tutti gli altri francobolli. È anche
vero che stiamo parlando di numeri a 9 zeri e più, considerato che occorre servire oltre un miliardo di
persone, ma una maggior cura, starei per dire un miglior approccio tecnico, potrebbe rendere i
francobolli indiani degni di tanti altri prodotti del paese. Ricordo ancora la disquisizione di alto
profilo sui diversi retini utilizzati a Roma e a Novara nel 1945. Vengono qua presentati alcuni
frammenti della produzione “fai da te”. Per i patiti degli aspetti tecnici, preciso che la scansione è stata
fatta a 1200 dpi, che non vi è stato alcun rimpicciolimento e che come elemento di confronto vi è
nell’ultima striscia un francobollo italiano del 2013.
Ad ulteriore precisazione si riportano, nell’ordine, i paesi produttori di ciascuno dei francobolli
rappresentati: 1, 2, 3 e 4 India, 5 e 6 Ghana, 7 Tanzania, 8 Myanmar (prodotto quest’ultimo da S.P.W.,
Government security printing works di Rangoon), 9 Italia.
Ma, per rimanere nel campo della stampa, non
risalta solo l’uso di retini inappropriati. I due
francobolli uguali del Ghana, applicati sulla
stessa busta presentano un’evidente diversità di
colori (due diverse tirature?), mentre in altri casi
sono i fuori registri a provocare evidenti
alterazioni nel cromatismo. Se poi capita, come
succede spessissimo, che a retini grossolani si
unisca anche un lievissimo fuori registro, ci si
spiega il perché della poca attrattiva e di quasi fastidio alla vista generato dai francobolli di alcuni
paesi adusi a far da sé.
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Un ulteriore problema è creato poi dalla dentellatura quando i perforatori sono usurati o procedono
ad una velocità troppo sostenuta o tra le varie battute vi è anche un micrometrico slittamento della
frizione delle macchine.
Ad esempio, i francobolli ordinari indiani, pur stampati su carta
filigranata, sono dentellati quasi sempre in modo approssimativo,
tanto che l’uso delle forbici diviene quasi una necessità. Gli
impiegati negli uffici postali indiani le tengono sempre a portata di
mano per risolvere i problemi di dentellatura sgranata o semicieca,
con risultati non sempre ottimali, oltretutto servendosene anche per
francobolli con dentellatura normale ma di formato strano con un risultato
veramente disastroso (peggio dei francobolli degli antichi stati italiani).
Problemi di slittamento delle piastre
perforanti non sono però un’esclusiva della
stamperia di Stato indiana ma anche di
quella tedesca (di cui si mostra un
esempio su un francobollo ordinario), francese e inglese,
tanto per non far torto a nessuno. Posso quindi
tranquillamente lodare ancora una volta il nostro Poligrafico.
Dal 1929 non ricordo di aver osservato mai tali risultati se
non sulle riviste specializzate tra le varietà. Oggi però il
problema tende a ridimensionarsi, almeno tra le nazioni con produzione di alta
qualità, considerato il ricorso sempre più frequente agli autoadesivi che sono
“fustellati”, non dentellati, ma di questo ci occuperemo in seguito.
Per completare il discorso sulle dentellature disastrate bisogna considerare anche la
presenza delle macchinette automatiche con taglierine tarate in modo
approssimativo. In Italia esse non hanno mai attecchito e meno male, visti i risultati.
Noi siamo stati in grado di saltare questa fase, passando direttamente alle
macchinette che stampano degli orribili cosi neri e li tagliano pure male.
Trattando di dentellatura o di fustellatura non si può fare a meno di considerare
entrambe come parte del discorso sulla sicurezza antifalsificazione. Sappiamo
benissimo, noi italiani, che i falsari nostrani non si sono certo arrestati dinanzi alla
fustellatura, anzi, se possibile, hanno incrementato la produzione truffaldina tanto
che ormai si accettano scommesse sul tempo che
intercorrerà tra l’emissione di un nuovo ordinario e la
sua falsificazione. Il vero problema è semmai la necessità di un controllo,
anche superficiale, per riconoscere e bloccare i falsi, cosa che non succede
con le macchine che bollano tutto… o spesso niente.
Altrove è evidente che il problema è egualmente sentito ed ecco che la SIL,
stamperia che fa capo alle poste nigeriane, ha adottato un ologramma su
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ciascun francobollo. Esso, ad esempio, rende non proprio facile l’impiego nella falsificazione delle
fotocopiatrici o degli scanner, Gli indiani preferiscono ancora la tradizionale filigrana, mentre la
Cartor offre ai suoi clienti la goffratura, ovvero la rilievografia a stampa, usata già nell’Ottocento, che,
se per il nostro Poligrafico può essere un vezzo e per il Vaticano un elemento d’arte, per il Cameroun
si trasforma in un deterrente.
In Madagascar però qualcosa è andata storta se in un ufficio sono riusciti a bollare alcune vignette
(una da 30.000 ariary,
circa 10,50 €) la cui
origine appare molto
dubbia
(se
non
palesemente…
artigianale).
E
ciò,
peraltro, solo pochi mesi
fa. Uno dei pezzi appare
anche illeggibile. È stato solo sottoposto ad un energico lavaggio in acqua ragia (presupponevo che
fosse un ultimo “modello” di autoadesivo).
Ancora un aggiornamento ai miei due elenchi dei francobolli autoadesivi:
LITUANIA
Acqua
SLOVENIA
?
Alla prossima puntata.
GIUSEPPE PREZIOSI
LA COMUNICAZIONE A ½ STAMPA
a comunicazione è da sempre un’esigenza essenziale tra gli individui
sociali. Fin dalla nascita dei primi corrieri postali nel XVI secolo la
veicolazione delle notizie divenne sempre più necessaria anche in
concomitanza all’affermarsi dei nuovi assetti sociali.
Fondamentale e primario fu perciò il servizio postale fornito
dall’amministrazione dello Stato, che, grazie alla capillarità degli uffici presenti
sul territorio, ha reso possibile la fruizione delle notizie.
Elemento principe per la diffusione delle stesse è stato il giornale nelle sue
varie forme redazionali, periodiche o quotidiane, essendo l’unico oggetto che riusciva a diffondere
notizie di vario genere ed approfondimento in forma scritta.
L’amministrazione postale fu perciò veicolo principale nella distribuzione dei giornali e dei periodici
anche perché la parola stampata andava sempre di più ad aumentare il volume e l’importanza del
traffico postale.
L’inoltro dei giornali tramite il servizio postale fu subito presente nei tariffari fin dagli Antichi Stati
Italiani. All’epoca le tariffe riguardavano di fatto due soli voci: lettere e “stampe” e, nella seconda, la
componente principe era rappresentata dai giornali.
Se il sistema postale si configurava come velocità e capillarità nella distribuzione, anche le testate dei
giornali, allora come oggi, portano un nome strettamente legato al servizio postale. Ad esempio “Il
Corriera della Sera”, cioè l’ultimo corriere postale della giornata, oppure “Il Messaggero” e “L’Espresso”
ovvero un metodo d’invio più celere.
Ad aumentare i volumi di vendita dei giornali ci fu da parte delle poste anche l’introduzione e la
diffusione degli inoltri in abbonamento postale. Il giornale, sempre di più, per esser recapitato
massivamente e capillarmente doveva essere strettamente legato al servizio postale. Nel XIX secolo i
periodici e i giornali che venivano inoltrati con il servizio postale ebbero persino timbri e francobolli
specifici.
Solo oggi l’utente finale della comunicazione non solo è partecipe della stessa ma è dentro la notizia
grazie al web. All’epoca, il sistema postale, ad oltre un secolo dalla televisione, si poneva come l’unico
MASS MEDIA atto a collegare in rete la società e renderla partecipe degli eventi nazionali e/o
internazionali. Un sistema di veicolazione della comunicazione in rete “ante litteram” che rendeva il
sistema postale l’unico a socialità diffusa ed interagente.
SERGIO MENDIKOVIC
L
8
SALERNO 1944: CAPITALE DELL’ITALIA LIBERATA – PARTE 2A
ualcuno ricorderà sul notiziario n. 54 che, nella lettera presentata del 28 maggio 1944, al verso si
legge: “Comando R. G. di Finanza dell’Italia Liberata – Salerno”. Per un caso fortuito siamo in
grado
di
presentare una missiva,
completa di testo e
proveniente dallo stesso
archivio, del 26 maggio
1944,
indirizzata
al
Gent.mo Sig. Serafino
Alfano S. (sotto o vice)
Brigadiere R.G. Finanza
Comando
R.G.F.
dell’Italia
Liberata,
Salerno. Essa è in risposta
ad uno scritto del 10 dello
stesso mese ed è stata
spedita, come si rileva
dall’annullo, chiarissimo,
da Adelfia – Canneto
(BA) il 25 maggio 1944, quando il governo si era stabilito nel capoluogo campano da oltre tre mesi (e si
sarebbe rimasto circa un altro paio di mesi prima di trasferirsi a Roma). Affrancata con un 50
centesimi “Lupa”, il bollo prima ricordato è stato impresso in blu nerastro e quindi in modo difforme
ai regolamenti postali, ma che
denota
la
necessità
di
“arrangiarsi” con quello che si
trovava sotto mano. Il bollo, a
lunette
rigate,
deve
la
particolarità del nome al fatto
che il Comune, poco distante
da Valenzano a sud di Bari,
nacque
(nome
compreso)
dall’artificiale fusione, nel 1927,
di due comuni, Canneto e
Montrone, divisi dalla ferrovia
Bari – Taranto via Turi –
Putignano – Noci. Entrambi
avevano, e ancora oggi hanno,
un ufficio postale il cui bollo,
appunto, tramanda la primitiva
denominazione dei due centri. Il recto della lettera è impreziosito dalla fascetta “Verificato per
censura” e da due bolli in gomma impressi in violetto bluastro: uno tondo, a ponte, “Verificato per
censura” e numero illeggibile e l’altro, egualmente tondo, con stemma centrale (una macchia
indecifrabile) e la scritta “Commissione Provinciale…”. Il verso, oltre il mittente e l’altra metà della
fascetta di censura, con il bollo passante già presente al recto “Commissione Provinciale di censura…”
ovviamente di Bari, reca un grosso bollo rettangolare in gomma con la doppia dizione “Prelevato per
censura il giorno 27 maggio 1944” e “Restituito alle poste per l’inoltro il giorno 27 maggio 1944”,
nonché il bollo a ditale con la scritta A.C.S. (Allied Censorship Station), un di più tipico del centro
pugliese vista la presenza del bollo a ponte. Ancora più interessante, la notazione a matita blu “ore 18
Ricevuta 31 – 5 – 944”, che ci dà una certezza dei tempi.
È evidente che, per il nostro discorso, è l’indirizzo al recto a rivestire un’importanza fondamentale. Da
esso emerge che Salerno era sede del Comando Generale della Guardia di Finanza dell’Italia Liberata
e quindi svolgeva le funzioni di capitale, cosa che non era ad esempio per Bari, che nella circostanza
Q
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era una semplice provincia. Il contenuto della missiva è strettamente personale ed esprime sentimenti
contrastanti che vanno dalla speranza di rivedersi alla gelosia, non tanto latente, di Caterina, la
fidanzata del nostro Sottobrigadiere, che scrive: ... Ho appreso inoltre che spesso ti rechi a casa dei tuoi zii, e
che ti diverti molto con le care cugine nell’andare qualche volta al cinema. Si caro io non sono gelosa … ma ...
Tra le considerazioni che si possono fare ve ne è sia una postale, che in solo quattro giorni, censura e
impedimenti di guerra vari, la posta raggiunse Salerno da un paesino del barese e che i sentimenti,
compresa la gelosia e la voglia di vivere, erano ritornati nell’Italia liberata a meno di nove mesi dallo
scoppio delle bombe.
SERGIO MENDIKOVIC
UNO SCRIGNO DI …PREZIOSI
ERRATA CORRIGE
el n. 55 del nostro notiziario abbiamo pubblicato una “segnalazione benefica” nella quale
erano presenti almeno due errori: il nostro amico di Rasina (AR) si chiama Pellegrino RASO e
non RASI ed è un dottore in giurisprudenza e non un ingegnere. Ci è dispiaciuto moltissimo
degli errori in cui siamo involontariamente occorsi e, per consentire a qualche amico di “identificare il
“nostro”, tanto nostalgico della sua città, (ma anche per farci perdonare), segnaliamo ai lettori che egli
ha frequentato il liceo “Tasso” nel corso “C” (presumibilmente alla fine degli anni ’50) quando il corpo
docente era composto dal Prof. Michelangelo Petruziello (Italiano), Manlio Scolpini (Latino e Greco),
Antonio Speranza (Storia e Filosofia) e Vito Fimiani (Matematica e Fisica). Tra i compagni della 3ª
(che, chissà perché, non si dimenticano mai), il nostro amico ha segnalato il giornalista Onorato
Volzone (prematuramente scomparso nel 2004 a 64 anni), il dr. Giovanni Addesso (che, se è lui, è
morto egualmente da qualche anno), Peppino Amatruda, Fortunato Cacciatore, Lucido Capozzoli, etc.
N
SEGNALAZIONE DI DIFFORMITÀ
l 20 agosto scorso è stato emesso un valore da € 0,70 per commemorare il
centenario della morte di San Pio X (Cod. 1613). La tiratura prevista è di
2.700.000 pezzi, in fogli da 45, per un totale di 60.000 fogli. Osservando
attentamente uno di essi, l’amico Mendikovic ha notato che la prima e l’ultima
fila avevano un aspetto difforme dagli altri come in presenza di un eccesso del
colore giallo e, genericamente, di un incarnato meno “naturale”. Il foglio
incriminato è l’LA170940896 ma anche l’LA171038983 (differenza 98.087 fogli,
ossia 4.413.915 francobolli, abbondantemente oltre la tiratura fissata, il che fa
presumere una stampa intervallata da altri francobolli) presenta delle
sfumature diverse tra la prima e l’ultima fila. Non si conosce la causa esatta di
tale differenza che comunque deve rientrare nella tolleranza prevista
(altrimenti la Goebel avrebbe scartato i fogli come difettosi). Si potrebbe
ipotizzare una impercettibile difformità nell’incisone del cilindro di stampa (è
ovvio che la prima e l’ultima fila di francobolli di ogni foglio sono tra loro
molto vicine) progressivamente attenuatasi, ovvero una millesimale
ovalizzazione dello stesso cilindro. Bisogna ricordare che il “corpo” dei cilindri
viene riutilizzato dopo il completamento della tiratura con una nuova
“camicia” di rame. Sono gradite altre ipotesi tecniche per spiegare la
difformità.
I
RETTIFICA
nostri
affezionati
lettori
certamente
ricorderanno il gran rumore che fece la notizia
del taglio delle tirature di alcune serie del 2012
puntualmente riportata nell’ultimo numero dello
scorso anno del nostro notiziario. Controllando
qualche giorno fa la Gazzetta Ufficiale n. 260 del 6
novembre 2013, abbiamo ritrovato il decreto
I
10
interministeriale dell’11 ottobre sulle Variazioni delle tiratura di alcune carte valori postali celebrative,
relative all’anno 2012. In esso, dopo i vari “Visto” che occupano un paio di colonne, i responsabili del
settore poste del Ministero dello sviluppo economico e del Tesoro decretano i tagli già noti Ma, al
comma i), i 2.500.000 esemplari per ciascun valore della serie dedicata all’Arte della Ceramica erano
tagliati a 1.295.000 che moltiplicati per 5 pezzi dà 6.475.000 e non 6.295.000 come erroneamente
indicato. Di conseguenza, la percentuale in meno è del 48,2% e non del 49,64% e i fogli stampati sono
295.000 e non 251.800. Ci auguriamo che i nostri amici soci e coloro che ricevono abitualmente il nostro
notiziario vogliano prendere nota di tale rettifica.
A completamente si riporta l’immagine dello stralcio della Gazzetta Ufficiale citata, il cui reperimento
si deve all’amico Sergio Mendikovic.
UN BOLLO IMPOSSIBILE.
lcuni giorni fa decisi di procedere alla scelta per il
lavaggio in uno dei soliti pacchi di frammenti usati
che i miei corrispondenti mi inviano dal Nord. Nella
divisione, però, uno strano bollo attirò la mia attenzione. In
un primo momento pensai all’effetto della stanchezza che mi
faceva vedere un bollo invertito. E invece no, si trattava
proprio dell’annullo di “TRENTO REC. (dove Rec. sta per
recapito) DOGANA”, di per sé un bollo poco frequente, impresso in maniera speculare il 28 dicembre
2001 alle 8 e ciò… era impossibile. La piastrina, sia dei bolli manuali “Biancone”, sia di quelli
meccanici, presenta l’incisione su un solo verso, non può, perciò, esistere un rovescio speculare. Poi mi
resi conto che, in realtà, il francobollo era stato annullato meccanicamente a “TRENTO C.P.”.
Evidentemente la busta era finita sotto un’altra che recava il bollo della “Dogana” molto, troppo
inchiostrato tanto da lasciare un’impronta nitida come se fosse stata apposta direttamente da un
timbro. Veramente effetto… stanchezza.
A
RIVOLTA AGLI AMICI CHE SONO ANCHE SOCI DELL’ANCAI
ella stessa partita di frammenti mi sono imbattuto in questo
strano, recente e poco usato annullo che, peraltro, non avevo
mai visto: “ROMA CMP AEROPORTO 4”. Mi è noto da
sempre il “ROMA CMP FIUMICINO” ma questo ritrovamento resta
senza spiegazione. Si tratta forse di una linea meccanizzata (la
piastrina è certamente una di quelle con le onde che si montano sui
gruppi bollanti in uso nei CMP) che viene messa in funzione solo in
occasioni di superlavoro o riservata per usi particolari che è stata
utilizzata in modo inappropriato? Se qualcuno ne sa di più, batta un
colpo.
N
UN FINALE NOSTALGICO
ra i ritrovamenti vi sono anche questi due annulli certamente poco usati ma in servizio ai tempi
in cui i bolli cercavano di documentare ogni passaggio della posta ed erano visti addirittura
come veicolo propagandistico. Il primo è un “meccanico” a doppio
cerchio senza lunette, a 7 “onde” e con un diametro di 29 mm, di un tipo
non molto diffuso in Italia e soprattutto per un
tempo breve. Nella parte inferiore della corona è
ben visibile un corno di posta di forma poco
arcuata o, come nell’altro bollo di “TRENTO
FERROVIA” proposto come esempio di
raffronto, il codice postale senza suddivisione per
strade (nel nostro caso 38100). La località incisa
sulla corona del nostro bollo non è però quella di una città ma,
genericamente, della “RIVIERA ROMAGNOLA”. Evidentemente si trattava
T
11
di una macchina, dislocata forse a Ravenna, che veniva messa in funzione nel periodo estivo per far
fronte alla valanga di cartoline (il nostro frammento appartiene appunto a una cartolina) che all’epoca
venivano inviate agli amici rimasti in città. L’amico Sergio ha ventilato la possibilità, che non esclude
l’altra, che possa trattarsi di uno dei pulmini usati dalle poste proprio per queste occasioni. Infatti
l’unità mobile attrezzata avrebbe ospitato, fino al 30 agosto, l’ufficio postale che garantiva il servizio
dalle 8,30 alle 13,15, in particolare al Lido di Savio. È evidente che la località precisa di partenza aveva
ben poca importanza (bastava l’indicazione sull’altra faccia della cartolina) mentre con la scritta
“Riviera romagnola” si ottenevano tre risultati: si faceva propaganda turistica, si poteva concentrare in
un solo ufficio quanto raccolto lungo parecchi chilometri, non si dava un’indicazione falsa e
fuorviante sulla località di partenza.
Un altro bollo, ancora più vecchio, è un “manuale” in uso negli anni ’60 a doppio
cerchio e di 30 mm di diametro. Nella corona vi è la scritta “VERONA … FERMO
IN POSTA” L’abbreviazione mancante è, molto probabilmente, “UFF” o “C.P.”. Il
servizio, oggi ormai ridotto, all’epoca era utilizzato da molte tipologie di utenti
che preferivano evitare che famigliari o estranei vedessero della posta troppo
“personale” o che viaggiavano spesso e non volevano ricorrere alla casella postale.
Proprio per contenere il diffondersi di un uso improprio e generalizzato del
servizio le poste avevano da sempre preteso un corrispettivo che oggi ha il folle
costo di 3 euro a invio, oltre i 70 cent dell’affrancatura ordinaria. Ancora oggi la
tariffa di € 3,70 può essere pagata interamente dal mittente o parzialmente dal
destinatario come probabilmente accadde per il frammento contenente il bollo.
Nel 1966 30 lire valevano molto meno dei 3 € pretesi oggi e, pur essendo un
servizio molto utilizzato, il bollo aveva una spiccata formulazione retrò con quel “Fermo in posta”
usato alla fine dell’800 invece del più moderno “Fermo posta”. Detto per inciso, non erano molti gli
uffici ad avere un bollo dedicato al servizio e ancor meno quelli che, avendolo, lo usavano
costantemente e in modo appropriato apponendolo solo sui francobolli che rappresentavano il
corrispettivo pagato dal destinatario.
GIUSEPPE PREZIOSI
IL FRAZIONARIO: IL CASO SINGOLARE DELLA PROVINCIA DI SALERNO - PARTE 2A
el precedente articolo “Il frazionario: il caso singolare della provincia di Salerno” apparso
sull’Occhio di Arechi n°32 nel 2012, ci siamo confrontati con la singolarità del caso esposto.
Presentiamo l’immagine del frazionario dedicato al servizio “Posta Impresa” a cui è stato
attribuito il numero 57406.
N
Sembrava, poiché il servizio è di recente istituzione, che fosse l’ultimo frazionario ad apparire
erroneamente su un bollo. Ma la realtà supera ogni più fervida fantasia. Molto recentemente ho
ritrovato su un telegramma, e quindi posso mostrare, la nitida impronta “57361 CDM SALERNO”.
I Centri di Distribuzione Master in sigla “CDM” sono dei Centri Primari di Distribuzione(1) che
effettuano anche le attività di transit - point nell’ambito della propria sezione territoriale di
riferimento, di notifica territoriale (UNEP) e di accettazione grandi clienti.
Area
SUD
Città
SALERNO CDM
Orario
8,30 – 15,00
Sede
VIA SAN NICOLA di PASTENA, 5- 84133 (SA)
(1) Centri Primari di Distribuzione, in sigla “CPD”, esplicano i seguenti servizi: assicurano le attività di ripartizione, le
attività di recapito e di supporto logistico. Inoltre assicurano le consegne di tipo specialistico, i servizi a valore aggiunto e, se
presenti, le attività di messo notificatore, di consegna degli invii inesitati e di accettazione grandi clienti. Infine effettuano
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anche il coordinamento dei CSD (Centri Secondari di Distribuzione) e dei PDD (Presidi Decentrati di Distribuzione)
dipendenti.
Sono gradite ulteriori segnalazioni.
SERGIO MENDIKOVIC
“PRESTITI … IN POSTA”
a alcuni mesi si svolgono manifestazioni ed
eventi che, a vario titolo, ricordano il
centenario della prima guerra mondiale, la
Grande Guerra. L’Italia prese parte al conflitto solo
dal 24 maggio 1915 ed esso si concluse con la vittoria
nella battaglia di Vittorio Veneto il 30 ottobre 1918 a
seguito della quale l’Impero Austro-Ungarico chiese
l’armistizio, entrato in vigore il 4 novembre. Come in
altre occasioni, questa, per l’Italia, si rivelò una guerra
particolarmente costosa, per cui si ricorse ad una serie
di prestiti nazionali ai quali il popolo italiano fu
invitato a partecipare per contribuire alle spese. Il
primo prestito fu deciso nel dicembre del 1914.
L’Italia non era ancora in guerra, e di essa non si
parlava esplicitamente. L’importo dei titoli da
emettere fu predeterminato e fissato in 1 miliardo di
lire. Fu l’unico prestito nel quale sia stato posto un
limite all’importo in emissione Esso fu ancora
pubblicizzato come investimento "finanziario",
ponendo in evidenza i vantaggi per i sottoscrittori.
Mancano, inoltre, i toni patriottici che troveremo più
avanti. Con il III prestito, infatti, la proposta di
sottoscrizione non fu solo di natura commerciale ed
economica, ma anche di tipo solidaristico-patriottico.
Iniziano cioè, seppur tiepidamente, le attività di propaganda popolare in favore della sottoscrizione. Il
IV prestito, che è del 1917, segna il definitivo passaggio da
una operazione meramente finanziaria, o di raccolta, a una
di mobilitazione culturale e popolare. Fu decisa anche la
detassazione delle iniziative di propaganda per tale
prestito, consentendo l’inizio di una vera corsa alla
pubblicità. In occasione del lancio del prestito vengono
varati diversi decreti che stravolgono il mondo del credito
conosciuto fino ad allora. Per la prima volta le donne
sposate potevano sottoscriverlo senza la firma del marito
(il cosiddetto "assenso maritale"). I tutori delle persone
incapaci poterono, anch’essi per la prima volta,
sottoscrivere il prestito per conto dei loro tutelati con
l’unico vincolo della nominatività delle cartelle che
dovevano essere intestate all’incapace. Persino i carcerati
poterono investire il proprio "fondo disponibile di lavoro"
in titoli del prestito! E fu in occasione di questo IV prestito
che le poste iniziarono a svolgere un ruolo importante, sia
in termini di propaganda, utilizzando annulli meccanici e
apposite cartoline postali, sia, soprattutto, con la
realizzazione di apposite soprastampe sul valore da 50
cent Michetti. Infatti, furono creati degli speciali certificati
di sottoscrizione rateale che, una volta completati con tali
francobolli, erano commutati in una cartella dando diritto,
D
13
inoltre, ad un biglietto della lotteria. Due furono le diverse soprastampe realizzate con le diciture
"PRESTITO NAZIONALE 1917" su due o tre righe con caratteri di diversa grandezza.
Fronte del libretto di sottoscrizione popolare patriottica al 5 %
Interno del libretto con applicati i francobolli speciali (da notare le due diverse soprastampe)
Il V prestito fu lanciato nel 1918, dopo la disfatta di Caporetto e la sostituzione del Generale Cadorna
con Diaz, quando forte era la frustrazione degli italiani attestati in difesa lungo il Piave. In occasione
del V Prestito Nazionale non vi fu più la libera concorrenza degli istituti bancari nel sollecitare la
14
sottoscrizione, ma uno strettissimo controllo sul collocamento dello stesso da parte del Consorzio
bancario che ne aveva curato l’emissione. Da un punto di vista filatelico le cose invece non
cambiarono, con la possibilità di avere un “certificato di sottoscrizione rateale” “fruttante l’annuo
interesse di L. 5”. In questo caso, però, non si potette contribuire con 50 cent per volta ma con 5 lire e
furono gli appositi francobolli della serie Floreale ad essere soprastampati PRESTITO NAZIONALE
1918. In questo caso più che di “libretto” si può parlare di “cartella” tenuto conto del volume ridotto
di pagine.
Inutile sottolineare la rarità di tali oggetti postali che si distinguono per le diverse raffigurazioni in
copertina, riccamente illustrata a uno o più colori. E’ molto difficile trovarli integri, in buono stato e
completi di francobolli. Si tratta senza dubbio di un oggetto che può rientrare in diverse tipologie di
collezione: di filatelia tradizionale, di storia postale, o anche di filatelia tematica relativa agli aspetti
finanziari delle poste. Non vi resta che cercarli e inserirli in collezione!
Tutti i francobolli soprastampati in occasione dei Prestiti
Nella pagina seguente una tabella riassuntiva con le condizioni principali dei vari Prestiti
Tasso
Prezzo
Tasso
Prestito Denominazione Collocamento
Durata
Importo
nominale emissione effettivo
I
Prestito
dal 01/01 al
25 anni
1 miliardo
4,5%
97
4,63%
Nazionale al
10/01/1915
4,50% netto
II
dal 01/07 al
25 anni dal
1,14
4,5%
95
4,73%
11/07/1915
1/1/1915
miliardi
prorogato al
18/07
III
Prestito
dal 10/01 al
25 anni dal
3,01
5%
97,50
5,12%
Nazionale al
10/02/1916
1/1/1916
miliardi
5% netto
pror. al 01/03
IV
Prestito
dal 05/02 al
Rendita
6,14
5%
90
5,55%
Nazionale
25/02/1917
consolidata
miliardi
Consolidato 5% pror. al 18/03
netto
V
Nuovo Prestito
dal 15/01 al
Rendita
3,40
5%
86,50
5,78%
Nazionale
03/02/1918
consolidata miliardi al
Consolidato 5% pror. al 10/03
netto delle
netto
conversioni
VI
Nuova Rendita
dal 05/01 al
Rendita
sconosciuta
5%
87,50
5,71%
Consolidata 5%
07/02/1920
consolidata
netto
pror. al 15/03
15
Interno della cartella con applicati i francobolli speciali
ANIELLO VENERI
"...E IL PRESIDENTE RISPONDE"
Carissimo Dr. Baldi,
leggo con molto piacere la sua nota a quanto da me scritto nel notiziario n°55, segno che se non altro lo
legge con interesse e spunto critico. Devo però fare alcune precisazioni. Innanzitutto il mio era uno
sfogo per quanto accaduto in occasione dell'emissione del francobollo dedicato al Giardino della
Minerva, ovvero alla scarsa attenzione prestata dalle poste locali, e, in generale, una critica al sistema
nazionale di ideazione prima, progettazione poi e infine distribuzione dei francobolli.
Nessuna azienda che si rispetti lancia sul mercato un prodotto con tanta incertezza e tardiva
informazione.
Considerando Poste Italiane come una qualsiasi azienda incapace di proporsi al pubblico con appeal e
curiosità, sconsigliavo di acquistare i suoi prodotti più recenti, ovvero le ultime emissioni.
Se penso a cosa sta accadendo oggi, con riferimento sia all'organizzazione di Romaphil che di Italia
2015, o alla mancata riduzione del numero delle emissioni, devo ammettere che le mie parole erano e
sono ancor più calzanti.
Il mio non era un invito velato alla storia postale, anzi, chiudevo le mie note con un invito a "comprare
due volte i francobolli della prima repubblica" se non altro più belli per grafica, pregnanti di
significato, meno numerosi e affascinanti.
Avete mai provato a classificare i francobolli per bozzettista o tecnica di stampa o carta utilizzata?
Vedrete sotto una nuova luce francobolli che conoscete da anni.
Ecco anche questo è collezionare francobolli e non buste, semplicemente … con fantasia, inventiva e ...
cervello!
ANIELLO VENERI
Cont@tti Red@zione
Staff Redazione: Sergio Mendikovic - Aniello Veneri e Giuseppe Preziosi
Per suggerimenti, segnalazioni, correzioni, critiche, apprezzamenti, chiarimenti, offerte di collaborazione e
quant’altro, potete contattare:
[email protected] - [email protected]. - [email protected]
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n. 57 Anno 2014