DELLA
24
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
ANNO SACERDOTALE
L’ABBRACCIO
DEI LAICI
«
C
arissimi, noi vescovi,
riuniti in Assemblea
Generale, abbiamo
avvertito il forte desiderio di scrivervi
mentre l’Anno Sacerdotale si
avvia alla conclusione”. Così
inizia il “Messaggio dei vescovi
italiani ai sacerdoti che operano in Italia”.
“Carissimi, anche noi laici
sulle strade del mondo, abbiamo avvertito, con i nostri vescovi, il forte desiderio di scrivervi
mentre l’Anno Sacerdotale si
avvia alla conclusione”. Non è
l’inizio di un altro messaggio ai
preti ma l’inizio di un breve
pensiero mentre si conclude
l’Anno che Benedetto XVI ha
voluto offrire, non solo alla
Chiesa, come una sosta di riflessione. C’è “qualcosa” nel prete che pone domande dentro e
fuori i perimetri ecclesiali.
Anche chi ha un’altra fede,
anche chi non crede ma ama
guardare oltre le siepi dell’ideologia e del conformismo si pone
alcune domande avvertendo nel
prete “qualcosa di altro” a partire dallo stesso celibato che il
Papa nella veglia del 10 giugno,
in una straordinaria piazza San
Pietro, ha definito “un grande
scandalo” rispetto alla cultura
dominante perché, ha aggiunto, è come una “anticipazione
del futuro”.
Perché quella scelta? Perché
quel “sì”? Perché quella vita?
Perché quei gesti? Perché quelle parole? Perche? Il far nascere e l’ascoltare domande sono
un primo movimento del “qualcosa di altro” che è nel prete.
Comincia da qui il suo bussare
alla porta della coscienza. Non
entra, bussa. Sta alla porta e
attende che qualcuno apra.
Non smette di bussare, pur
con quella delicatezza e fermezza che Benedetto XVI indica
come stile della comunicazione
della Chiesa, una comunicazione diversa da quelle che si sperimentano altrove. Il prete sa
che bussa a nome di un Altro.
“Carissimi, noi laici sulle
strade del mondo…”. Anche i
preti, in verità, sono sulle strade del mondo. Il richiamo della
strada arriva loro attraverso i
laici, giunge forte nella Chiesa
dove la comunità, guidata dal
sacerdote, nasce e cresce accanto alla Presenza.
Con lo scorrere del tempo
prende vita in questo luogo il
dialogo tra le parole e la Parola
che dà significato e forza al
camminare sulle strade del
mondo in un confronto permanente tra la fede e la ragione.
È, questo, il frutto di una
prossimità matura tra preti e
laici che è tanto più feconda
quanto più le due identità si pongono al servizio della verità comunicandola non con arroganza ma con premurosa attenzione all’altro perché l’accolga in
libertà e con responsabilità.
“Carissimi, noi laici… abbiamo avvertito il forte desiderio
di scrivervi…”. Scrivervi non
solo alla conclusione dell’Anno
Sacerdotale, non solo in qual-
Chiuso l’anno
sacerdotale
A PAGINA 4
che occasione particolare, non
solo e non tanto con la penna o
con la tastiera di un computer.
Scrivervi con la fatica di ogni
giorno per condividere la misura alta delle scelte quotidiane
a partire da quella di chi mette
senza riserve la propria vita
nella mani di Dio dicendo, così,
che solo da questo gesto radicale nasce ogni altro autentico
gesto d’amore.
“Carissimi, noi laici… mentre
l’Anno Sacerdotale si avvia alla
conclusione”.
L’Anno si chiude, un soffio di
tempo si esaurisce e si incastona nell’eternità.
Ed è per il richiamo all’incontro tra finito e infinito che dai
laici viene il grazie ultimo al
prete. A questo richiamo che avviene, con parole e gesti, nei momenti più belli come in quelli
più dolorosi della vita, nessuno
rimane indifferente, neppure
chi non crede.
Soprattutto nei momenti del
perdono, quando la misericordia cancella la miseria con le
parole e il gesto del prete che
sono le parole e il gesto dell’Altro.
“Carissimi, noi laici…”.
PAOLO BUSTAFFA
Roma, giovedì
10 giugno 2010:
Papa Benedetto XVI accoglie i
sacerdoti in piazza San Pietro
per la veglia di preghiera a
conclusione dell'Anno
sacerdotale cristian (Foto
Siciliani - Gennari /SIR)
Foto William
Preti novelli
ALLE PAGINE 8 - 11
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ANNO XXXV
19 GIUGNO 2010
E 1,20
DIOCESI
COMO
ECOTURISTI
ANCHE A COMO
n sito che raccoglie
strutture e tour operator che desiderano offrire vacanze a chi cerca di appropriarsi di
uno stile di vita sostenibile. Numerose anche le strutture comasche.
U
A PAGINA 16
COMO
MOVIDA:
ECCO GLI ORARI
A PAGINA 17
COMO
LUCE NELLA NOTTE
A S. DONNINO
Si rinnova, il 19 giugno, il
tradizionale momento di
condivisione e pregjiera
promosso da “Nuovi Orizzonti”.
A PAGINA 19
COMO
ATTESA IN CITTÀ
UN’INVASIONE
ALPINA
A PAGINA 21
CITTIGLIO
FESTA CON
L’UNITALSI
A PAGINA 28
SONDRIO
SEMPRE ALTA
L’ATTENZIONE
PER LA SICUREZZA
Diminuiscono gli incidenti
sul lavoro in provincia di
Sondrio. Non per questo, però, si deve abbassare la guardia: sono molto importanti
l’esempio e il corretto rispetto delle normative vigenti.
A PAGINA 29
CHIAVENNA
RIFLESSIONI
SULLA CURA
DEGLI ANZIANI
A PAGINA 30
SONDRIO
CARCERE
E FAMIGLIA:
QUANDO
GLI AFFETTI
SONO FUORI...
A PAGINA 31
VALTELLINA
AUGURI PER
GLI ANNIVERSARI
SACERDOTALI
A PAGINA 32
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
ESTATE CON I RAGAZZI MATERIALE PER CAMPI SCUOLA
LIBRI E CD PER... ANIMARE
I
l filo conduttore di questo sussidio estivo è costituito da una spy story
affascinante e piena di suspence in cui il protagonista, Ramon,
ripercorre le tappe della storia biblica di Abramo alla conquista di un
suo grande sogno. L’itinerario formativo del sussidio (suddiviso in 4
tappe, ciascuna di 3 puntate) porterà Ramon, e quindi i ragazzi impegnati nelle attività, alla consapevolezza di cosa sia essere un vero discepolo: “uscire” in virtù di una chiamata e di un grande sogno; prepararsi alla
missione e accogliere tutti; realizzare il progetto anche a costo di sacrifici.
Il sussidio è costituito da una confezione comprendente: fascicolo con la
storia e l’itinerario formativo; fascicolo con i giochi e i laboratori; fascicolo
con le attività di gruppo, le preghiere e le celebrazioni; Cd con le canzoni
dell’estate; catalogo del merchandising (magliette, cappellini, bandane,
porta-badge...); codice di accesso all’area riservata del sito del sussidio
(www.sipuofare.net) da cui è possibile, fra l’altro, scaricare i video del sussidio. Si può fare, Elledici, cofanetto con tre libretti, CD, euro 27,50.
orte della sua esperienza con i giovani e reduce dal successo dei
precedenti sussidi fabrizio Righero propone un campo scuola su un
problema quanto mai spinoso e attuale: il bullismo tra adolescenti. Durante una gita in montagna, una scolaresca rimane bloccata
in una baita a causa di una copiosa nevicata. Isolati e senza la presenza degli adulti, i ragazzi si trovano inizialmente a riproporre le stesse
dinamiche che emergono quotidianamente a scuola, con i due bulli della
classe, Max e Barbara, che continuano a vessare le proprie vittime e a
prevalere con prepotenza sul gruppo. Ma la necessità di cavarsela da soli
provoca via via un avvicinamento reciproco. I ragazzi finiscono così per
mettersi in discussione, fino a scoprire e attuare nuove modalità di relazione, che non passino per la violenza e la prevaricazione. Argomento di
discussione ricorrente negli ambienti educativi, il tema del bullismo è
sviluppato da un punto di vista diverso dal solito socio-pedagogico e con
un approccio non esclusivamente psicologico: quello della fede cristiana.
Seguendo la classica struttura a giornate, dopo le indicazioni rivolte agli
educatori per la drammatizzazione che introduce l’episodio del giorno,
ogni incontro è occasione per riflettere su una beatitudine, attraverso la
presentazione di un brano evangelico, suggerimenti per le attività e spunti
di riflessione per la discussione in gruppo. PATRIZIO RIGHERO (a cura
di), Bull-over. Stop alla prepotenza, EDB, guida per gli animatori
- pagine 96, euro 6,90, sussidio per i ragazzi - pagine 56, euro 3,90.
F
I
giochi e le attività presentati da questo libro richiedono poca preparazione, ma garantiscono momenti divertenti, tempo che probabilmente i ragazzi trascorrerebbero davanti alla Tv. Vengono suggeriti giochi
da fare all’aperto e al chiuso, in relazione alle varie stagioni. Una gran
quantità di attività possono essere svolte in casa - in salotto o in cucina
- con preparativi molto ridotti e materiali sempre facilmente reperibili.
Ogni gioco e attività è dettagliatamente spiegato e facilmente realizzabile.
Un libro che è un vero “punto di riferimento” per le attività alternative
alla Tv. STEVE E RUTH BENNET, 365 giochi senza TV, Elledici,
pagine 492, euro 24,90.
N
ata dall’esperienza e dall’incontro col mondo giovanile, Ora tocca
a te è una proposta in grado di fornire idee e consigli per affrontare al meglio l’allestimento di un campo estivo e altri incontri
di gruppo: dai preparativi all’organizzazione delle giornate, dai
giochi ai momenti di riflessione e preghiera, il tutto accompagnato da tanta buona musica. Il manuale contiene, nella seconda parte,
otto canzoni composte e arrangiate da Renato Giorgi, corredate di riferimenti biblici e tracce per riflettere. È una guida rivolta agli animatori, ai
catechisti e agli educatori di adolescenti e giovani; uno strumento utile
sia per coloro che si avvicinano al mondo dell’animazione per la prima
volta, sia per gli operatori più esperti in campo educativo. VALERIO
ANTONIOLI - RENATO GIORGI, Ora tocca a te, libro + CD, euro
18,50.
NOVITÀ IN LIBRERIA
a cura di AGOSTINO CLERICI
PER LA FAMIGLIA
È sotto gli occhi di tutti come nell’Occidente
la famiglia sia in crisi. Lo dimostrano la diminuzione dei matrimoni, l’aumento dei divorzi, l’incremento delle convivenze, la ricerca di nuove forme di istituzionalizzazione dei
rapporti di coppia, ma soprattutto la crisi
demografica. La rinuncia intenzionale ai figli,
oggi sembra essere il segno di una diffusa perdita di speranza nel senso stesso dell’esistenza umana. Francesco D’Agostino ci mostra l’urgenza di salvaguardare la famiglia per credere
ancora che del nostro operare nulla vada mai
perduto, ma tutto possa, con l’aiuto di Dio, essere salvato. FRANCESCO D’AGOSTINO,
Credere nella famiglia, San Paolo, pagine
108, euro 10,00.
Può l’amore tra un uomo e una donna trasformare profondamente la vita di due persone fino
a renderla unica? Un quesito in apparenza semplice, ma di difficile soluzione, al quale è importante rispondere. Ogni giorno l’amore parla
dell’affetto tra due persone con molto realismo,
senza ipocrisie e falsi moralismi; prova a percorrere la “normalità” del rapporto a due alla
ricerca dei momenti che lo rendono unico; tenta
di leggere, dall’attimo in cui scocca la scintilla
fino agli ultimi istanti della vita insieme, il
senso di un incanto che sconvolge l’esistenza.
VITTORIA MODUGNO - PASQUALE
PELLEGRINI, Ogni giorno l’amore, San
Paolo, pagine 158, euro 12,00.
Sino ad ora sono apparsi quattro dei dieci libretti previsti della nuova agile collana di Città Nuova «Passaparola famiglia». Il primo affronta l’argomento sessualità e tenerezza, che
Maria e Raimondo Scotto considerano inseparabili. Il secondo libretto, scritto da Anna e
Alberto Friso, rivela cinque segreti per una
vita di coppia felice. Il successivo, sulla paternità, è scritto dalla penna inimitabile del giornalista Gianni Bianco, che non a caso ha ricevuto molti complimenti. Giovanna Pieroni
racconta invece la maternità, prima durante e
dopo, con le emozioni e le riflessioni di una
mamma. Sessualità tenerezza - In due (5
segreti) - Padre papà - Madre mamma, Città Nuova, pagine 64, euro 3,50 cadauno.
Infine due proposte con un taglio particolare.
La prima è la testimonianza di come sognano e vivono l’affettività molte donne e molti
uomini che hanno un handicap mentale. L’esperienza della comunità dell’Arca di Jean Vanier
testimonia come, anche nella particolare condizione dell’handicap, sia possibile e necessario - non diversamente da ciò che accade per
ogni essere umano - un cammino di maturazione
dell’affettività, di crescita sul piano umano e
spirituale. JEAN VANIER, Uomo e donna li
creò, EDB, pagine 252, euro 21,50.
La seconda proposta racconta la vita quotidiana di una casalinga con lo stile ironico e piacevole, mai superficiale, di Lilia Bonomi, alle prese con i lavori in casa. E fra un angolo e l’altro di
polvere da scovare, un’occhiata anche allo spirito e alla preghiera, magari quando gli occhi
sono all’insù per vedere un alone sul vetro che
proprio non si leva di torno! LILIA BONOMI,
Siamo tutte casalinghe, Ancora, pagine 128, euro 11,50.
DODICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Parola
FRA
noi
ZC 12, 10-11; 13, 1
SAL 62
GAL 3, 26-29
LC 9, 18-24
Gesù si dirige
risolutamente
verso Gerusalemme
di ANGELO SCEPPACERCA
QUARTA SETTIMANA
del Salterio
CHE VUOL DIRE «RINNEGA TE STESSO»?
D
omande e risposte sulla realtà che resta
quella che è: la vita finisce con la morte.
Gesù rompe questa
legge inesorabile inserendo il
seme della resurrezione. A due
condizioni: crederlo figlio di Dio
e fare la sua stessa strada, mettendo da parte noi stessi e accettando la croce. E’ la questione
seria, per questo Gesù ha un atteggiamento severo verso i discepoli, ai quali ordina di non
dirlo a nessuno. Prima devono
essere consapevoli che, prima,
viene il soffrire e il morire.
Per questa necessità della croce e del molto patire prima della resurrezione, l’evangelista
Luca quasi anticipa il momento in cui Gesù “prese la ferma
decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. La
croce fa parte del “chi è Gesù”,
della sua identità. Se non si accetta la passione, vuol dire che
non si conosce il Cristo di Dio,
nemmeno si comprende la nostra condizione di discepoli.
La preghiera del Signore è in
solitudine, eppure i discepoli
“erano con lui”; Gesù li mette a
parte della sua unione con Dio.
Ora viene la domanda sulla
fede: “Le folle, chi dicono che io
sia?”. Le tre risposte hanno tutte a che fare con la resurrezione; non ci si potrebbe riferire al
Battista se non fosse risorto ed
Elia è l’unico profeta “assunto in
cielo in un carro di fuoco”; infine Gesù sarebbe uno degli antichi profeti risorto. Anche le folle sono sulla pista dell’unica risposta soddisfacente alla domanda se tutto finisce con la
morte.
Che vuol dire rinnega te stesso?
“Non credere che, perché il
mondo t’entra in casa attraverso certe radio, la televisione, e i
giornali tu sia autorizzato ad
ascoltare ogni programma o a
vedere ogni trasmissione ed
ogni manifesto. Non credere
che, perché sei nel mondo, ogni
maniera di vivere del mondo
possa essere tua: le facili esperienze, l’immoralità, l’aborto, il
divorzio, l’odio, la violenza, il
furto. No, no. Tu sei nel mondo.
E chi non lo vede? Ma tu non sei
del mondo. La voce di Dio dentro di te ti fa entrare, se l’ascolti, in un regno dove si vivono
l’amore vero, la giustizia, la
purezza, la mansuetudine, la
povertà, dove vige il dominio di
sé. Il mondo t’investe come un
fiume in piena e tu devi camminare contro corrente. Dove
mettere i piedi? In quelle orme
che Cristo stesso ti ha segnato:
sono le sue parole. Rinnega te
stesso. La vita della tua anima
comincerà a crescere e fuori il
mondo ti parrà di cartone”
(Chiara Lubich).
“Gesù si dirige risolutamente
verso Gerusalemme per portare a compimento, con la morte
in croce e la risurrezione, la sua
missione salvifica. I discepoli
sono coinvolti in questa decisione: Gesù li invita a fare una scelta che li porterà a distinguersi
dalla folla per diventare la comunità dei credenti in Lui, la sua
famiglia, l’inizio della Chiesa. La
Croce è sempre dura da accettare. Tale è pure la fede di noi,
cristiani di oggi” (Benedetto
XVI).
A pensarci bene, il dolore accettato per amore non è solo un
accessorio obbligato della resurrezione, ne è anche il segno più
eloquente e maturo. Su tutte, le
parole del centurione – un pagano! – che si trovava di fronte
a lui e che, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di
Dio!» (Mc 15, 39).
CHIESA
PRIMOPIANO
P A G I N A
3
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
U
na proposta. Se i contenuti di questo editoriale vi convincono,
fatene una fotocopia
e porgetela a un vostro familiare, amico o conoscente che sapete appassionato di calcio e a digiuno di cose
africane. E, se vi va, seguite
l’evolversi della vicenda.
Si tratta di questo. In occasione dei Mondiali di calcio
sudafricani, ogni spettatore può
giocare una propria partita.
Può, cioè, tentare, tra l’11 giugno e l’11 luglio, di non farsi imbrigliare dall’ipnosi del solo pallone e provare a non farsi sommergere dalla retorica della
tivù che – siatene certi –
deborderà dai teleschermi: i
campioni conditi con i poveri e
i bambini, necessariamente sorridenti, delle township, il “miracolo” economico sudafricano,
la “santità” di Nelson
Mandela… e via banalizzando.
La partita che proponiamo va
in direzione opposta. Durante
il mese dei Mondiali, ponetevi
dei perché sul Sudafrica, e sull’Africa, e datevi da fare per ottenere una risposta un po’ articolata.
Attenzione! Non pensate che
vogliamo fare gli “alternativi” a
tutti i costi e indurvi a ignorare gli appuntamenti con lo stadio. Niente affatto. Però sappiamo che ogni partita ha dei momenti di stanca; qualcuna addirittura non decolla mai… E
poi ci sono le pause tra un
match e l’altro. In questi momenti, possiamo giocare la nostra partita.
Liberi naturalmente di farvi
qualsiasi tipo di domanda. Ci
permettiamo, tuttavia, di suggerirne qualcuna. Per quali ragioni il Sudafrica del postapartheid, che pure è uno dei
paesi più avanzati del continente in termini economici, non riesce a garantire un reddito decente al grosso dei suoi abitanti? Il cosiddetto processo di “verità e riconciliazione”, per cui è
stata creata anche una commissione nazionale ad hoc, con lo
scopo di fare del Sudafrica una
nazione pacificata e coesa, ha
portato qualche frutto? Quel
processo può dirsi ultimato?
Alzando lo sguardo al continente. In molte nazioni ci si trova di fronte a una classe diri-
MONDIALI IN SUDAFRICA UN’OCCASIONE DA NON PERDERE
PERCHE’ NON
SIA SOLO CALCIO
A una settimana dall’apertura della competizione rilanciamo a tutti voi
l’editoriale apparso sul numero di giugno della rivista dei comboniani
“Nigrizia”. Una proposta perché i Mondiali non finiscano al triplice
fischio e l’Africa non torni nell’ombra, fino alla prossima partita
gente non all’altezza del ruolo
e delle sfide che dovrebbe affrontare. Si assiste a una crescente attenzione della Cina nei
confronti dell’Africa, a un ritorno di fiamma degli Stati Uniti
e a una fase di raffreddamento
dei rapporti con l’Europa. Sono
movimenti attribuibili a singoli fattori economici (risorse petrolifere e minerarie) e politici
(lotta al terrorismo), oppure il
continente potrà avere un ruolo crescente negli equilibri
geopolitici mondiali?
Per articolare una risposta,
abbiamo pensato che non è fuori luogo ricorrere a un arnese
antico e per molti superato: il
libro. Ve ne proponiamo tre a
mo’ di esempio e vi chiediamo
un giuramento: nel mese dei
mondiali leggetene almeno uno.
La civiltà africana
(Einaudi, 1997) dello storico
britannico Basil Davidson.
Poi L’Africa – Gli stati, la
politica, i conflitti (il Mulino
2005) di Giovanni Carbone, docente alla facoltà di Scienze
politiche dell’Università di Milano. E infine, La questione
della terra in Sudafrica.
Ridistribuzione e democratizzazione (Carocci, 2009) di Francesco Rossolini.
Va da sé che scegliere alcune
parole-chiave e smanettare sui
motori di ricerca di Internet
possono consentire di mettere
a fuoco i diversi temi attraverso articoli, commenti e analisi,
che di sicuro non mancano sui
siti specializzati. Certo, orientarsi nella navigazione on line
non è semplice (vi consigliamo
tre siti www.misna.org;
www.missionline.org
e
www.nigrizia.it ndr).
Non siamo certi che questi
Mondiali saranno una benedizione per il Sudafrica.
Siamo invece convinti che se,
attraverso il pallone, un maggior numero di italiani incontrerà il Sudafrica e l’Africa, s’innescherà un reciproco vantaggio. Nel segno di una
globalizzazione multietnica,
multiculturale e meticcia.
TAVERNERIO UNA PARTITA SPECIALE
Italia - Africa e un terzo “tempo mondiale”
el nostro piccolo è
stata una finale o,
forse, è la prima partita di un Mondiale
che continueremo a
giocare nei mesi e anni avvenire. Ad affrontarsi, domenica 13
giugno, sul campo di calcio della Casa dei Saveriani di
Tavernerio due squadre: l’Italia, formata da giovani di alcuni gruppi missionari della diocesi, e la rappresentativa africana, formata dal gruppo internazionale che da alcuni mesi si
ritrova nella parrocchia di San
Rocco a Como. Un pomeriggio
d’estate concluso, dopo la messa celebrata nella cappella della congregazione, con un terzo
tempo ancora più gradito: tutti
insieme a condividere la cena e
un momento di festa a cui hanno partecipato anche alcuni
rappresentanti delle comunità
di sudamericani e asiatici, arrivati insieme a don Umberto
Gosparini, responsabile diocesano per la Pastorale dei Migranti; solo così la giornata poteva essere realemente “mondiale”.
Quella di domenica è stata così
N
un’occasione di incontro e confronto tra lingue, sapori e colori diversi. Un modo per ridare
al calcio quella spensieratezza
che troppo spesso, non solo nei
grandi appuntamenti ma anche
nei tornei amatoriali e nelle
competizioni di ragazzini, viene a mancare.
Non entriamo nel dettaglio della partita,anche perché chi scrive ha perso lucidità dopo pochi
minuti di gioco. Da sottolineare, in positivo e in negativo, solo
fotoservizio PIETRO MASPERO
due episodi: al decimo del primo tempo, la percussione in
serpentina lungo tutto il campo di P.Mario Fugazza, uno dei
gesti tecnici migliori della giornata, e al quindicesimo della
ripresa il brutto infortunio al
braccio di Basil risolto con una
fasciatura al Pronto Soccorso
dell’Osperale S.Anna. A lui,
uscito dal campo letteralmente
in ambulanza, tra gli applausi
di giocatori e pubblico, va il no-
stro “in bocca al lupo” e l’augurio di pronta guarigione.
Solo per la cronaca la partita,
diretta dall’arbitro internazionale Honoré, è finita 3 a 2 per
la rappresentativa italiana, ma
in molti pensano già alla prossimo incontro che speriamo possa coinvolgere sempre più persone e gruppi. Perché, una volta tanto, l’importante non è il
risultato.
MICHELE LUPPI
Un matatu – il tipico furgoncino
africano – un equipaggio formato da giovani italiani (tra loro
anche Francesco Riedo di Cantù)
e kenyani; piccole porte e palloni. Infine un lungo viaggio dal
Kenya a Cape Town in Sudafrica.
Sono questi gli ingredienti dell’iniziativa lanciata dall’associazione “Altrimondiali”. Il Matatu
è partito a metà maggio e concluderà la sua corsa in
concomitanza con la finale dei
Mondiali. In ogni tappa, ospiti di
altrettante ONG Lombarde, verranno organizzati tornei di calcio. Un modo per dare al pallone
il suo significato più autentico e
gioioso. Vi proponiamo di seguito il racconto di una tappa.
Il resto lo trovare su
www.altrimondiali.it
Dopo la prima notte al CEFA a
Dar Es Salaam alle 7 si parte con
per il quartiere di Mbagala, dove
già dal giorno prima è iniziato
un torneo di calcio che vede coinvolte 4 scuole, una squadra di
albini, una di disabili e il team
CEFA-Altrimondiali.
Raggiungiamo il campo da calcio, o meglio una spiaggia…tanta sabbia e un sole così
forte da far rintanare i keniani
del gruppo nel Matatu alla ricerca di un pò di refrigerio. Decidiamo di combattere il caldo torrido
con spedizioni regolari alla ricerca di bottiglie di acqua fresca.
Iniziano le finali del torneo delle
scuole ed ogni gol viene suggellato da esultanze contenute
(!)…balli, grida e invasioni di
campo in massa, e così 2 partite
da mezz’ora l’una durano circa 2
ore..that’s Africa!
Iniziano anche le partite del
triangolare tra le 3 squadre di
ragazzi. Prima sfida tra la squadra degli albini e la squadra dei
disabili, entrambi con divise complete, calzettoni, pantaloncini e
maglietta da squadre serie, e tali
si dimostreranno. Organizzati
per ruolo, con una folta panchina, con schemi e tutto il resto. La
partita è tesa fin dall’inizio, gli
Albino United segnano 2 gol, ma
gli avversari non mollano e guadagnano un calcio di rigore che
sarà calciato dallo stesso giocatore che ha subito il fallo (uno dei
migliori in campo a mio modesto
parere tecnico). La palla viene posizionata a circa 10 metri dalla
porta, il giocatore liscia il terreno intorno ad essa, fa qualche
passo indietro e si prepara al tiro.
Il pubblico in silenzio attende
l’esecuzione, parte la rincorsa, 1
passo, 2 passi 3…punta saldamente le stampelle ai lati della
palla e, con l’unica gamba che
ha, tira di piatto una staffilata
sotto la traversa! Gol!
Il risultato è ora sul 2 a 1…onestamente mi interessa poco. Quel
rigore è stato uno dei più importanti che abbia mai visto tirare!
Penso ancora alla forza con cui è
stato calciato, non del tiro in sè,
ma del giocatore stesso… La seconda partita è più equilibrata,
ma gli Albino United riescono a
battere anche noi per 2 a 1 e si
riconfermano come i più forti.
Seguono le premiazioni che si
traformano in una festa per tutti!
Dopo altre due ore di traffico arriviamo alla sede del CEFA, e
un’ottima cena ci aspetta.Poi, lentamente, affiora la stanchezza e
mi infilo sotto il lenzuolo. Mi copro con la zanzariera e mi addormento pensando ancora alla forza di quel rigore…disabilità non
è inabilità...
EMILIANO CORBETTA
P A G I N A
4
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
ITALIA GIORNALI IN DIFFICOLTÀ SENZA AGEVOLAZIONI POSTALI
La trattativa va ripresa
N
on si può far finta di
niente. Non si può
tacere. Da due mesi e
mezzo, ormai, è stato
emanato il decreto
che, da un giorno all’altro, senza preavviso, ha eliminato le
agevolazioni postali per i giornali, i periodici e i libri, comportando per Il settimanale della
diocesi di Como costi di spedizione più che raddoppiati.
Da quel 1° aprile in cui è entrato in vigore il decreto si sono
svolti alcuni incontri a Roma
tra Poste Italiane, Editori e
Governo. Incontri che però non
hanno prodotto il frutto sperato e nessun accordo è stato raggiunto.
Per la verità, il 27 aprile i rappresentanti delle Poste e di alcuni gruppi di periodici (tra cui
i settimanali diocesani) avevano delineato i tratti di una possibile intesa che, rispetto alla
situazione precedente, prevedeva un aumento delle tariffe di
circa il 60 per cento in tre anni,
a partire dal 2011. Accordo che
però non si è perfezionato perché le Poste hanno fatto presente di voler prima concludere la
trattativa con la Fieg (la Federazione italiana editori e giornali) che rappresenta le testate alle quali va l’80 per cento di
tutte le agevolazioni postali.
Inoltre è mancata anche la disponibilità del Governo a garantire almeno una parte dei
fondi che finora hanno consentito di attivare le agevolazioni
(rispetto ai quasi 300 milioni
garantiti nel 2009, l’ipotesi di
accordo prevedeva che lo Stato
mettesse sul piatto 50 milioni
per il 2011, 38 nel 2012 e 28 nel
2013). Ma il Governo ha fatto
sapere di non voler stanziare
neppure un euro e la trattativa
è saltata.
Da allora il tavolo non è più
stato convocato e, salvo il
recupero di 30 milioni per le
agevolazioni destinate a sostenere la spedizione di pubblicazioni degli enti non profit, nulla si è più mosso. Anzi, l’apertura del dibattito sulla manovra correttiva dei conti pubblici ha portato l’attenzione generale a concentrarsi su altre questioni.
Di qui la necessità di riproporre con forza e chiarezza il
problema, che certamente non
può essere lenito o “digerito” col
semplice trascorrere del tempo.
Anzi!
Le tariffe che sono ora in vigore stanno creando gravi difficoltà a molti giornali, mettendo anche a rischio il loro futuro. La lievitazione dei costi è di
grande rilievo e il suo peso si è
rivelato ancora più schiacciante perché giunto improvviso e
inaspettato, quando le campagne abbonamenti erano già concluse, quando i bilanci di previsione erano già approntati, senza che ci fosse modo per le
aziende editoriali di mettere in
atto alcuna strategia per assorbire il colpo. Un colpo che, se
non interverrà un accordo, farà
sentire la sua forza d’urto anche sulle tasche degli abbonati
che così vedranno penalizzato
il loro desiderio di essere informati e di accedere a un prezzo
contenuto a un mezzo di comunicazione di cui hanno fiducia.
E’ necessario che la trattativa riparta subito, prima che
l’aumento dei costi produca le
sue gravi conseguenze, non solo
sull’operatività dei giornali e
sulla loro possibilità di giungere a destinazione, ma anche su
tutto il mondo produttivo che a
loro fa riferimento, dai giornalisti alle tipografie. Bisogna fare
attenzione, infatti, che il risparmio sulle agevolazioni postali
non si traduca poi in un costo
sociale ed economico ben maggiore, oltre che nell’impoverimento di un servizio fondamentale come è quello dell’informazione.
Ciò non significa che non ci
si renda conto della necessità
di collaborare al risanamento
del bilancio pubblico anche tramite una razionalizzazione del
sostegno garantito al settore
dell’editoria. Ma razionalizzazione, non un colpo di spugna
indifferenziato, che grava su
tutti allo stesso modo, senza riconoscere la diversità esistente tra tante aziende editrici e
tra tanti giornali.
Non è lo stesso, infatti, che un
giornale sia principalmente un
veicolo pubblicitario o che invece sia voce di un territorio, specchio della sua realtà, occasione
di dialogo e confronto.
Non è lo stesso che un giornale venga spedito in modo anonimo e indifferenziato nelle
case, magari occasionalmente
per sostenere qualche campagna promozionale, o che invece
raggiunga fedelmente i suoi
abbonati, persone che lo apprezzano, che lo aspettano, che si
fanno anche sentire in redazione se non arriva puntuale.
Tagli indifferenziati che non
tengono conto delle diversità
delle varie realtà editoriali non
hanno senso. Tanto meno se
questi tagli sono totali, come è
ora.
La trattativa deve riprendere e se ci sarà qualcuno che
commenterà: “anche i settimanali diocesani, come tutti, non
cercano altro che difendere i
loro interessi”, non sarà difficile rispondere che i settimanali
diocesani non sono aziende a
fini di lucro e che la loro vera
natura, la ragione più autentica che li ha fatti nascere e continua ad animarli, è di sostenere il loro territorio e i suoi abitanti e, perciò, penalizzare i settimanali è penalizzare tutti i
loro lettori.
Anche per questo e soprattutto per questo la trattativa va
ripresa subito e va portata
avanti con la disponibilità di
tutte le parti a fare qualche
passo per raggiungere un punto d’equilibrio che possa essere
davvero sostenibile. E’ anche
una questione di rispetto della
libertà di informazione e del suo
pluralismo, valori irrinunciabili
e fondamentali per la società.
don AGOSTINO CLERICI
e i direttori dei periodici della
FISC (Federazione Italiana
Settimanali Cattolici)
BENEDETTO XVI E LA CHIUSURA DELL’ANNO SACERDOTALE
I primi operai: i preti e la civiltà dell’amore
’
L
uomo peccatore e Dio
ricco di misericordia.
Nell’undicesima domenica del tempo ordinario (13 giugno), il
tema del perdono, anzi il paradosso di un amore che nasce dal
perdono, è in primo piano nelle
letture; c’è la donna peccatrice
alla quale sono perdonati i peccati, perché ha il coraggio di riconoscersi nella estrema fragilità, di rivelare tutta la sua miseria e tutto il suo amore per
Gesù. Ma proprio in quelle parole “i tuoi peccati sono perdonati… va’ in pace”, troviamo
tutto l’amore del Signore, un
Dio che si prende cura personalmente di noi, dell’umanità; “non
sono lasciato solo, smarrito”,
ricordava papa Benedetto, venerdì 11 giugno; “non è un Dio
lontano”, “mi conosce e si preoccupa di me”. Bella l’immagine che il Papa utilizza per illustrare il “conoscere” di Dio:
“Non è mai soltanto un sapere
esteriore così come si conosce il
numero telefonico di una persona” ma significa “essere interiormente vicino all’altro”.
Nel primo Angelus dopo la
conclusione dell’Anno Sacerdotale, il tema dell’amore di Dio
per le sue creature e il paradosso di un amore che sgorga dal
perdono, tornano nella riflessione di Benedetto XVI. È attraverso il sacerdote che Dio si fa
presente “per gli uomini”; pur
conoscendo le nostre debolezze,
ricorda ancora il Papa, “ritiene
degli uomini capaci di agire e
di essere presenti in vece sua”.
E torna, nelle parole pronunciate dallo studio che si affaccia su
piazza San Pietro, l’immagine
di quella moltitudine di sacerdoti, oltre 15 mila, che hanno
preso parte alla veglia di preghiera, giovedì 10 giugno, e alla
celebrazione eucaristica, la
mattina del venerdì, nella festa
del Sacro Cuore di Gesù. Giornate indimenticabili, ha detto,
e i benefici che sono venuti alla
Chiesa “nessuno potrà misurarli, ma certamente se ne vedono
e ancor più se ne vedranno i
frutti”.
La più grande concelebrazione
in piazza San Pietro. Immagine
che diventa messaggio forte, in
un tempo in cui i segni sono troppi e confusi. Il sacerdote, afferma Benedetto XVI all’Angelus,
“è un dono del cuore di Cristo:
un dono per la Chiesa e per il
mondo. Dal cuore del figlio di
Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del
popolo cristiano”. I sacerdoti
sono “i primi operai della civiltà
dell’amore”, amore che spinse
Cristo a dare la vita e a perdonare i suoi nemici. Rimangono
in primo piano le ferite di alcuni, le notizie di abusi commessi
e che hanno fatto dire al Papa
tutta la sua vergogna, la condanna per questo orrendo crimine e
il perdono chiesto pubblicamente a Dio e alle vittime. L’immagine è quella dei vasi di creta,
fragili, all’interno dei quali si
cela il grande dono del sacerdozio; dono e non gloria umana, da
accogliere con umiltà e coraggio.
Non un ufficio che eroga prestazioni per il bisogno sociale di un
po’ di religione, né una professione come le altre, ma realtà
infinitamente più grande e per
questo aperta al mondo. E sono
proprio quei volti di sacerdoti,
volti giovani e meno giovani,
che quotidianamente incontriamo lungo le strade, nelle favelas
e nelle baraccopoli, ma anche
nei quartieri “bene” delle nostre
città, a ricordarci l’audacia di
Dio che prende uomini come gli
altri, li sceglie e li manda per
le strade del mondo.
Uomini il cui “ricordo rimane
indelebile nei fedeli, magari in
una piccola comunità parrocchiale”, come è accaduto ad Ars
per Giovanni Maria Vianney. O
in Polonia per don Jerzy Popieluszko, sacerdote e martire, proclamato beato domenica 6 giugno, a Varsavia. “Ha esercitato
il suo generoso e coraggioso
ministero accanto a quanti si
impegnavano per la libertà, per
la difesa della vita e la sua dignità”, dice di lui il Papa. Un’opera, la sua, “al servizio del
bene e della verità”, diventata
“segno di contraddizione per il
regime che governava allora in
Polonia”. Proprio per spegnere
la sua voce, che nelle omelie
denunciava i soprusi del regime, gli arresti di dissidenti, è
stato ucciso a 37 anni. La sua
testimonianza “è stata seme di
una nuova primavera nella
Chiesa e nella società”.
Di più, il Papa dice: “Se guardiamo alla storia, possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e
sociale sono state scritte con
l’apporto decisivo di sacerdoti
cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per
l’uomo, per la sua vera libertà,
religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale”.
Ai fedeli venuti in piazza San
Pietro Benedetto XVI propone
un’altra figura di beato, il cronista spagnolo Manuel Lozano
Garrido. E lo propone in modo
particolare ai giornalisti, i quali, afferma il Papa parlando in
spagnolo, “potranno trovare un
testimone eloquente del bene
che si può fare quando la penna riflette la grandezza dell’anima e si mette al servizio della
verità e delle cause nobili”.
Lozano Garrido, afferma ancora il Papa, “seppe irradiare con
il suo esempio e i suoi scritti
l’amore per Dio, anche nel dolore che lo vide costretto in una
sedia a rotelle per quasi 28
anni. Alla fine della sua vita
perse anche la vista ma continuò a guadagnare cuori a Cristo con la sua allegria serena e
la sua fede inalterabile”.
FABIO ZAVATTARO
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
EUROPA VERSO LA SEPARAZIONE TRA VALLONI E FIAMMINGHI?
L’inquieto Belgio ha votato
S
D
Come Cincinnato
o come Caligola?
ialogo e compromesso. Sono le due parole ricorrenti in questi
giorni in Belgio, dove
si cerca di formare un
governo che tenga conto dei risultati emersi dalle urne il 13
giugno: la netta affermazione dei
separatisti fiamminghi nel nord
del Paese, la solida vittoria dei
socialisti nella Vallonia. Da una
parte alza la voce Bart De Wever,
il leader separatista fiammingo
che vuole la “dissoluzione progressiva” del Belgio, dall’altra il
capo dei socialisti, italiano d’origine, Elio di Rupo (nella foto), che
si dichiara per l’unità solidale
dello Stato pur in una forma accentuata di federalismo.
Il piccolo Paese nordeuropeo
da decenni mostra segni di inquietudine: la casa reale ha
sempre fatto da collante istituzionale, ma la parte fiamminga (più popolosa e ricca), quella vallone (che arranca sul piano economico e persino demografico) e il distretto della capitale, fanno fatica a convivere.
Le richieste autonomistiche del
nord sono da tutti giudicate legittime, ma potrebbero mettere a rischio l’unità nazionale. I
valloni si ritengono peraltro
autosufficienti. Bruxelles-capitale marcia nella sua direzione,
protesa verso l’internazionalità
delle istituzioni europee che
ospita e delle persone che, soprattutto per ragioni di lavoro,
vi abitano, senza per questo
sentirsi cittadini.
Ma al di là delle questioni
interne, peraltro di assoluta
rilevanza, il Belgio deve fare i
conti con ciò che oggi rappresen-
ta sulla scena internazionale:
non certo (i belgi non ne avranno a male) uno Stato di prima
grandezza sul piano politico,
economico, militare o strategico, piuttosto un simbolo. Per
due ragioni almeno. Esso è stato, e per ora rimane, un angolo
di convivenza tra diversi in una
Europa che fa fatica ad accettare le diversità. In secondo luogo, il Belgio, e la sua capitale,
sono diventati il baricentro di
una Unione di 27 Stati che, pur
tra mille difficoltà, mostra una
certa solidità, vantaggi concreti, possibili tà di sviluppo. Una
Ue per la quale proprio in questo periodo si invoca un rafforzamento sul versante economico e politico. “Più Europa”, si
dice, per affrontare le sfide cui
nessun Paese comunitario potrebbe affrontare da solo: lo
hanno confermato a gran voce
il 14 giugno i leader dei due
Paesi più grandi ed economicamente solidi dell’Ue: Germania
e Francia. Può, dunque, coscientemente, il Belgio marciare nella direzione opposta?
La risposta, evidentemente, è
“no”. I separatismi sono una
scorciatoia inefficace per problemi che devono essere affrontati insieme. Il Belgio è già uno
Stato piccolo, con una voce misurata sulla scena internazionale: se si dividesse, quanto
conterebbero tre micro regioni
del calibro delle Fiandre, della
Vallonia e del distretto
brussellese? Si tratta di un ragionamento banale, ma proprio
attorno a questo punto il dialogo sembra decollare e il compromesso può apparire fattibile.
I belgi, siano essi fiamminghi
o valloni o immigrati (ce ne sono
tanti, italiani in testa), filoolandesi o filo-francesi, sembrano tenuti a convivere: lo possono fare cercando strade vantaggiose per tutti, evitando la dissoluzione di una bandiera che
ha contribuito a fare la storia
dell’Europa; oppure possono
imboccare la strada, rischiosissima, della separazione o della
convivenza “armata”. In tal
caso, i Balcani, l’Irlanda o la
regione basca dovrebbero insegnare qualcosa.
GIANNI BORSA
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
UN REBUS,
TRE SCOGLI,
UN SOSPETTO
Le intercettazioni sono un
bel rebus. Proviamo a ragionarci sopra. Come dice la
parola stessa, l’intercettazione è uno strumento di indagine che serve a conoscere le
comunicazioni tra due soggetti così da valutare se vi
siano informazioni su reati
da commettere o già commessi. Chi deve essere intercettato? Facile rispondere: i
delinquenti, i mafiosi, gli assassini, i ladri (anche e soprattutto quelli con i guanti
bianchi). Già, ma l’intercettazione è utile proprio perché mi fa scoprire che qualcuno - insospettabile - sta
commettendo un reato o lo
ha commesso. Quindi, devo
intercettare gli insospettabili... Cioè: quasi tutti.
Calma: l’intercettazione è
decisa in base ad indagini
già aperte e serve a procurarsi una prova di quanto
già si sospetta. C’è una
mente giudiziaria all’origine dell’intercettazione, e si
suppone che sia onesta e
saggia. E qui, scusate, casca
l’asino! Chi mi assicura che
l’intenzione inquisitoria sia
retta? È questo il primo scoglio contro cui sbatte fragorosamente la barca delle intercettazioni: esse possono, di
fatto, essere usate come strumenti persecutori ai danni di
qualcuno per motivazioni
ideologiche o politiche e
niente affatto giudiziarie.
Ma il rebus non è finito.
C’è un secondo versante. Il
tale intercettato parla con
persone che non avrebbero
dovuto essere intercettate,
e che, quindi, diventano a
loro volta intercettate. Sembra che in Italia nei tabulati delle intercettazioni negli
ultimi anni sia finito un cittadino ogni cinquecento.
Una media inaccettabile.
Se un “delinquente” mi telefona, anche se non so che
è un delinquente, la mia voce
finisce registrata insieme
alla sua. Certo - direte voi l’inquirente sa distinguere
senza dubbio tra chi ha commesso un delitto e chi invece
si è trovato semplicemente a
parlare con lui al telefono. E
qui l’asino casca nuovamente! Siete così sicuri che il discernimento giudiziario
funzioni con saggezza e onestà? Qualche esperienza del
recente passato dimostra
che non è sempre così.
Ma ecco il terzo scoglio,
quello più pericoloso. Le intercettazioni dovrebbero essere segretate e utilizzate
solo dagli inquirenti. Invece - chissà come, chissà perché - c’è qualcuno nel palazzo di giustizia che passa le
carte ai giornalisti. E questi - in forza del diritto e dovere di cronaca e con un briciolo di deontologia professionale - pubblicano quanto
sono venuti a conoscere, senza omissis e, spesso, senza
fare troppe verifiche. Intercettazione canta! E qui l’asino casca per la terza volta
e, spesso, non si rialza più.
Alla luce di questo rebus,
mi sembra ovvio che si cerchi di scrivere delle regole
per le intercettazioni. E le
regole sono fatte per porre
dei limiti, anche... all’invadenza e alla leggerezza della libertà di stampa.
Non capisco pertanto né
gli scioperi di categoria né
le pagine bianche di alcuni
quotidiani. Il mestiere del
giornalista è quello di sporcare d’inchiostro le pagine.
Se le lasci bianche, viene il
sospetto che, per riempirle,
tu abbia bisogno che qualcuno ti passi le carte...
ono tanti - in questi ultimi dieci anni - i libri
che hanno denunciato
i privilegi delle varie
Caste. Tutto scritto:
sprechi, inefficienze, privilegi.
La documentazione offre al
lettore una ricca e variegata
conoscenza di una enorme
quantità di privilegi. Pregio
indiscutibile, sia chiaro. Ma se
ci si limita a questo, il rischio
reale è di gridare allo scandalo, di pensare - ingenuamente
- che tutto ciò dipenda solo dal
fatto che a governare ci siano
le persone sbagliate (può capitare anche questo!). Gridare solo contro lo spreco, utilizzare le cifre-denuncia degli
sprechi delle Caste (non solo
quella dei politici) potrebbe
però fornire un alibi a chi vuole far credere che è sufficiente
sostituire alla testa dello Stato i disonesti con gli onesti affinché le cose cambino radicalmente.
* * *
E’ necessario, invece, fare un
passo avanti, cercare un eventuale “nesso causale”: il rapporto, cioè, fra causa (la natura dello Stato e la cultura della sua classe dirigente) ed effetto (gli sprechi, le inefficienze, i privilegi). Si ha la percezione, ad una attenta analisi,
che le varie Caste siano geneticamente connesse ad una certa concezione dello Stato ipertrofico e invasivo; di uno Stato
che attraverso quanti sono
eletti dal popolo a governarlo
- e non fa differenza il colore
di chi governa - utilizza l’eccesso di potere di cui dispone
per estorcere ai cittadini
quanta più ricchezza può. E la
distribuisce, sotto forma di benefici, alla classe politica di governo e degli enti locali, nonché agli alti dirigenti della
pubblica amministrazione; e,
sotto forma di assistenzialismo, alla fetta di popolazione
della quale chi governa vuole
garantirsi il consenso.
Si impone, allora, una bella
cura dimagrante per questo
tipo di Stato. Né uno “Stato
massimo” (solo Stato, unicamente Stato, ma meglio organizzato e con persone più competenti), né uno “Stato minimo” (a cui spetterebbero poche
competenze), ma una riduzione del suo ruolo e della sua
presenza, di una radicale ridefinizione delle sue funzioni che
ne riducano i poteri e ripristino il primato della società civile e del cittadino.
Per questo occorre ripensare la
politica se non vogliamo che
altri continuino a pensare e
agire per
noi; tradurre lo sdegno
e la protesta in pensiero politico che crei
consapevol e z z a ;
riscoprire il
primato
della persona quale
soggetto politico.
* * *
Tutto ciò a
partire dalla base perché le Caste hanno talmente
utilizzato del potere a proprio
vantaggio al punto tale da apparire intoccabili. E che la classe politica, su questo stato di
cose, ci campi, non prova - come
è stato scritto da tanti - che il
Paese sia migliore di chi lo governa; prova, anzi, che il Paese
ha la classe politica che si merita.
“Certi fatti - scriveva Luigi
Sturzo - sono sintomatici: corre voce che si vorrebbe stabilire un fondo per una cassa pensioni a favore dei deputati che
avranno raggiunto un certo limite di età e di anzianità parlamentare. A me sembra aberrante fare del mandato elettorale, sì e no rinnovabile ogni
cinque anni, qualche cosa che
confini con la carriera impiegatizia, ovvero con il mandarinato, e sbocchi, infine, in uno
stato di quiescenza a carico del
pubblico erario”. Una cassa
pensioni - a parte di quella che
uno va maturando con il proprio lavoro - non solo viene giudicata da Sturzo come superflua, ma “ha un effetto deplorevole sull’opinione pubblica,
dando l’impressione di voler
creare o consolidare una casta,
la parlamentare”.
Ancora: “La tendenza di dare
posti di consolazione a ministri, sottosegretari e deputati
fuori uso, si va insistentemente infiltrando: l’ideale di Cincinnato non è più quello dei
moderni uomini politici. Ma
consolidare la “categoria” dandovi il carattere del “funzionario”, con il suo diritto di riposo
pagato, questo eccede ogni
sana concezione dell’eletto dal
popolo”. Siamo nel 1950. Di
tempo ne è passato. Non Cincinnato ma Caligola sembra
essere diventato il punto di riferimento. Una pratica che
scandalizza molti, ma non produce nuova consapevolezza
politica. Perché?
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
RAPPORTO FAO/OCSE, QUASI UN MILIARDO
LE PERSONE SOTTONUTRITE NEL MONDO
Il settore agricolo si sta dimostrando “resistente alla crisi”, ma
il rischio di “un nuovo picco dei prezzi, legato alla volatilità dei
mercati, non può essere escluso”. Ad affermarlo è il rapporto
“Agricultural Outlook 2010-2019”, realizzato dalla Fao e
dall’Ocse e presentato martedì mattina a Roma dal direttore
generale Fao, Jacques Diouf, e dal direttore generale Ocse, Angel
Gurría. “Sebbene il pianeta produca cibo a sufficienza per nutrire la popolazione mondiale – si legge nel rapporto -, i recenti
picchi dei prezzi e la crisi economica hanno portato ad un aumento della fame e dell’insicurezza alimentare”. Quasi un miliardo “le persone sottonutrite nel mondo”. Rispetto alla media
del periodo 2005-2007, il rapporto sottolinea la necessità che la
produzione alimentare mondiale aumenti “di oltre il 40% entro
il 2030 e del 70% entro il 2050”, e informa che “circa 1560 milioni di ettari potrebbero essere aggiunti agli attuali 1,4 miliardi
di ettari di terre coltivate”, la metà dei quali in Africa e America Latina. Da Diouf l’auspicio che il G8 mantenga l’impegno
assunto nel luglio 2009 a L’Aquila di destinare “20 miliardi di
dollari ai piccoli produttori agricoli per migliorare la produzione nei Paesi in via di sviluppo”, finora “mai arrivati”.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
ECONOMIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
LA LINEA DEL GOVERNO E QUELLA DELL’OPPOSIZIONE
E SE LA CRISI
DOVESSE MINARE
IL
WELFARE?
a crisi economica sembra
intenzionata a proclamare la condanna a morte
degli estesi e costosi sistemi pubblici di welfare.
Ho usato il condizionale perché
credo che “ciascuno rimane,
qualunque siano le influenze
che si esercitano su di lui, l’artefice della sua rinascita o del
suo fallimento” (Populorum progressio, 15), ciò vale sia per le
singole persone che per le comunità nazionali e statuali. In concreto, ritengo significative le
parole della Spe Salvi, 34: “Diventiamo capaci della grande
speranza… la speranza in senso cristiano è sempre anche speranza per gli altri. Ed è speranza attiva, nella quale lottiamo
perché le cose non vadano verso la fine perversa”. Con questo non intendo dire che non vi
sarà il ridimensionamento del
welfare in Italia come in tutta
Europa e la sua razionalizzazione. V’è chi individua come colpevole di detto ridimensionamento se non della fine ingloriosa dello Stato sociale, il “socialismo della spesa e il “cattolicesimo populista”. I due richiamati
soggetti storici avrebbero condiviso l’idea che l’utilizzo della spesa pubblica potesse essere strumento di giustizia, ovvero favorisse l’equa ridistribuzione della ricchezza, permettendo così,
alle classi deboli, di affermare i
propri diritti. Ciò, si sarebbe
concretizzato, attraverso il godimento di definite prestazioni
erogate dallo Stato: scuola, asili, nidi, sanità, casa, pensione di
vecchiaia, invalidità, superstiti
e così via. Attraverso questa via
L
Sono favorevole allo Stato sociale, pertanto le
mie critiche sono rivolte all’irresponsabilità di
quanti hanno preteso diritti senza doveri,
spesa senza copertura adeguata
pagina a cura di GIANNI MUNARINI
pensavano di affermare, difendere e ampliare, sia i cosiddetti diritti delle classi proletarie, che
il principio di uguaglianza. In
questo momento di crisi dell’economia e di dissesto dei conti pubblici, al di là degli ideali e delle
buone intenzioni, ci si trova costretti a subire pesanti sacrifici,
e di conseguenza si è sollecitati
a prendere posizione, scegliendo
fra la linea del governo e quella
dell’opposizione.
Non mi sento di condividere
nessuna delle due posizioni. Ritengo la posizione dell’opposizione preconcetta e strumentale
alla lotta contro il governo ed in
particolare Silvio Berlusconi. La
posizione della sinistra può così
essere riassunta: il welfare non
si tocca, deve venire ampliato per
comprendere chi ora non ne
gode; i ricchi, nella maggior parte evasori fiscali, devono essere
assoggettati ad aliquote d’imposta più elevate; i posti di lavoro
vanno tutelati, anche quando le
aziende sono decotte, indebitate, fuori mercato, o prossime al
fallimento; la lotta all’evasione
deve essere intensificata e gli
evasori vanno perseguiti con
durezza. Non intendo cadere
nelle strumentalizzazioni e nella demagogia della sinistra, né
nel giustizialismo impotente e
illetterato alla Di Pietro. Preferisco riflettere con pacatezza.
La soluzione della situazione
italiana di crisi richiede competenza, senso dello Stato, della
legalità e capacità di progettare il futuro, non infantilismi
scomposti.
In sintesi, non condivido l’inasprimento fiscale, in quanto frenerebbe la ripresa economica e
in questo caso verrebbe mirato
a spesa pubblica irrazionale,
quindi contraria al comune senso di giustizia e di solidarietà.
Persegue inoltre un modello di
uguaglianza opinabile, in quanto rende meritevoli di eguali benefici sociali gli onesti, i meritevoli, i laboriosi, gli sfaticati ed
i disonesti. Il mondo imprenditoriale ama presentare, come
strumenti idonei all’uscita della crisi, la competizione del libero mercato, l’intraprendenza
imprenditoriale anche se poi
nella quotidianità si contraddice, praticando le politiche delle provvidenze, dei sussidi, delle rottamazioni, delle sanatorie,
dei condoni, degli scudi e a volte della truffa. Per documentare quest’ultimo malvezzo, ricordo tre avvenimenti: Cirio, Parmalat e Bhopal, che tanti danni hanno provocato ai risparmiatori, alla salute pubblica,
alla credibilità dello Stato democratico e alla libertà d’impresa e di mercato. Evito di addentrarmi nei disastri provocati
dagli operatori del mondo della
finanza, perché in detto caso
diverrebbe forte la tentazione di
invocare un’autentica jacquerie, con tanto di incendi di palazzi e istituti finanziari, nonché di disdicevoli cacce all’uomo. Molte giustificazioni sono
quindi dovute al fronte ostile,
alla libera concorrenza e all’economia liberale.
Ecco le ragioni per la quali è
tuttora forte la cultura del dirigismo, della presenza dello Stato nell’economia e del suo ruolo
di garante di un welfare diffuso e ricco di erogazioni e garanzie. Sono favorevole allo Stato
sociale, pertanto le mie critiche
sono rivolte all’irresponsabilità
di quanti - sindacalisti, politici
e rappresentanti del mondo cattolico populista - hanno preteso diritti senza doveri, spesa
senza copertura adeguata e
duri controlli sanzionatori. Le
pensioni sono a rischio e ciò per
aver rifiutato sacrifici e le Riforme che avrebbero garantito
pensioni dignitose, anche alle
future generazioni. Egregio lettore l’attività economica ha due
fini precisi e inderogabili: creare ricchezza nazionale, remunerare gli investimenti e gli sforzi dell’imprenditore, nonché di
conseguire i fini sociali previsti dalle leggi dello Stato e da
quella naturale. Il disincantato
sa che se non si raggiunge il
primo bersaglio, anche il secondo verrà mancato. Debbo comunque dire che non è sufficiente centrare i richiamati bersagli, perché se allo sviluppo
economico, alla crescita della
ricchezza nazionale, al progresso tecnico, all’arricchimento del
mondo imprenditoriale e del
benessere della comunità nazionale “non dovesse corrispondere un progresso alla formazione etica dell’uomo, nella crescita interiore” (Spe Salvi, 22)
allora lo sviluppo, la ricchezza
e il progresso tecnico, si tramuteranno in una minaccia grave
per l’uomo e per gli Stati.
SI PARLA DI RESTYLING DELL’ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE
MA NON È LA COSTITUZIONE CHE BLOCCA L’IMPRESA
D
ebbo a questo punto
richiamare tre eventi,
di loro natura preoccupanti, perché segnati da ipocrisia, demagogia, impotenza dell’intelligenza e megalomania ingenua. Detti fatti portano a sottovalutare la gravità della crisi che ha posto in ginocchio
l’italietta e, ciò che è più grave,
è che precludono la possibilità
di progettare modelli di ripresa economica compatibili con le
regole della globalizzazione e
degli equilibri ecologici.
La signora Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria sostiene che il Paese, pur
rimanendo in declino, presenta
una struttura industriale vitale. Insomma, pur avendo perso
qualche decimo di punto nella
classifica della produzione manifatturiera globale, passando
dal 4,5% del 2007 al 3,9% del
2009, resta pur sempre la quinta potenza del mondo. La signora Marcegaglia è persona pre-
parata, intelligente, di indiscussa professionalità ed esperienza, quindi sa che il rapporto
sugli scenari industriali, redatto dal suo Centro studi, si presta a letture diverse, presenta
verità parziali in costante mutazione, soprattutto è settoriale, quindi non esprime giudizi
globali sulla situazione reale
del Paese. Intendo dire che, al
di là delle belle parole e dell’apparenza, l’italietta ha ancora le
pezze sul fondo schiena.
Il Presidente del Consiglio e
il Ministro dell’Economia, sostengono che la Costituzione,
ovvero l’articolo 41, blocca la libertà d’impresa e frena con lacci e laccioli tutto il sistema/Italia. In sintesi prevede “programmi e controlli” tesi a indirizzare a fini sociali l’attività
economica pubblica e privata.
Dette indicazioni pur non essendo diaboliche, o in grado di
bloccare la vita economica del
Paese, sono oggettivamente
ambigue, in quanto lasciano
intendere auspicabile, o quanto meno accettabile, l’intervento dello Stato nell’economia.
Ecco perché è legittima la riscrittura dell’articolo, anche se
è doveroso far rilevare che la
Costituzione non ha intralciato lo sviluppo del Paese. Il restyling all’art. 41 della Costituzione ha poco da spartire con l’opera di liberalizzazione e semplificazione, richiesta da più parti, per dare ossigeno allo sviluppo. Alle corte, la ricostruzione,
il boom economico e i momenti
di successo internazionale della liretta sono stati realizzati
all’ombra della Costituzione.
Certo erano altri tempi e soprattutto gli uomini di governo
avevano taglia da statista, nonché grande cultura e competenze. La Costituzione può essere
aggiornata, modernizzata e
riformulata nelle sue parti storico/formali, ma non può subire ritocchi nelle disposizioni di
principio, sui diritti e sulle libertà.
Andando a concludere non
posso non sottolineare che
l’uscita dalla crisi economico e
politica, presuppone la capacità e la volontà della società civile di smascherare, contrastare e battere, il conservatorismo
culturale, di matrice laico reazionaria, delle sinistre, nonché
il nichilismo radicale. Deve
inoltre essere contrastato il tentativo di uomini del governo di
addossare alla Costituzione i
propri fallimenti, le proprie incapacità, la propria impotenza
e la mancata rimozione degli
intralci alla libertà d’impresa.
Nel corso dell’ articolo ho tentato di presentare tre scenari.
Il primo: l’impegno del governo
a contenere la spesa pubblica e
a ridisegnare, in riduzione, il
Welfare State, ricercando nel
contempo, di ovattare l’inevitabile aumento della pressione
fiscale. Al riguardo ho sostenuto che è un’azione monca, perché non indica le vie richieste
dalla ripresa economica.
Il secondo: le forze in campo
di governo e di opposizione,
hanno dimostrato di non essere in grado di indicare politiche
e strumenti, idonei alla ripresa
economica, ovvero si limitano a
lanciare accuse e a inondare il
Paese di chiacchiere modulate
sull’ottimismo o sulla demagogia.
Il terzo: le alternative politiche sono pressoché inesistenti,
tutto è grigio, incolore, soffocante, gli ideali e le tensioni tese a
modernizzare il Paese sono finite in archivio, sepolte dalla
polvere. Senza sogni, senza ideali non può esistere una politica viva, dinamica, capace di innovazione e di futuro, senza
idealità forti non può nascere
una cultura in grado di promuovere e innovare l’avvenire e abbattere paure e disorientamenti. I cattolici in questa lotta che
chiama la società civile alla
mobilitazione, debbono essere
in prima fila.
CHIESA
P A G I N A
7
CHIESA LOCALE
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
LE RELIGIOSE DI ORIGINE
STRANIERA CON IL VESCOVO
AGENDA
del
La multiculturalità
nella vita consacrata
VESCOVO
GIOVEDÌ 17
A Como, al mattino Consiglio episcopale.
Foto William
LUNEDÌ 21
A Roma, Commissione decennio sull’educare.
MARTEDÌ 22
A Grandate, presso il monastero delle benedettine,
elezione della madre superiora. A Como, in Vescovado, al pomeriggio, incontro
con i sacerdoti degli anni di
ordinazione 1959 e 1960.
MERCOLEDÌ 23
A Milano, al mattino, Commissione della Facoltà Teologica. Al pomeriggio, udienze e colloqui personali.
A Como, in Cattedrale, alle
ore 18.30, Santa Messa in
occasione della settimana
di aggiornamento del Centro di Orientamento Pastorale.
GIOVEDÌ 24
Al mattino, a Como, Consiglio episcopale. Al pomeriggio, a Como, allo Stadio
Sinigaglia, Festa diocesana
dei Grest.
VENERDÌ 25
A Como, in serata, in Vescovado, Commissione per
il diaconato permanente.
SABATO 26
DOMENICA 27
Visita pastorale alla Zona
Lario: Vassena, Lezzeno.
DAL 28 GIUGNO
AL 2 LUGLIO
A Tignale (Bs), esercizi
spirituali con i vescovi della Lombardia.
I
l giorno 12 giugno, a Como,
l’Usmi diocesana ha organizzato un incontro tra tutte le
suore provenienti da altri Paesi e che ora si trovano “in
missione” nella nostra Diocesi.
Erano presenti quarantasette
religiose. Abbiamo intervistato
una di loro ed ecco le sue risposte:
Come mai un incontro con le
Suore che provengono dalle
diverse parti del mondo?
«In questi giorni leggevo un piccolo libro che ho ricevuto in dono:
“Miniguida dei nuovi stili di vita”
di Adriano Sella e ho trovato
qualcosa che riflette un po’ ciò che
l’USMI ha cercato di promuovere
con un incontro internazionale: I
rapporti umani sono sempre più
trascurati nella vita contemporanea e lasciati come l’ultima cosa
da curare, perché la grande preoccupazione di oggi, diffusa dall’economia dei consumi, sono le cose e
non le relazioni umane. In questo
modo ci troviamo la casa piena di
tante cose, ma vuota di rapporti
familiari e umani. Dobbiamo ricordarci che siamo fatti di relazioni umane e non possiamo vivere senza rapportarci con gli altri;
che i rapporti umani sono una
grande ricchezza che nessuno potrà mai rubarci; che le relazioni
interpersonali danno gusto e senso alla vita perché realizzano l’esigenza vitale dell’essere umano, in
quanto è fatto per rapportarsi con
gli altri. E siccome anche noi religiose possiamo cadere in questo rischio, questa iniziativa ha
creato le condizioni di incontro,
di condivisione e riflessione sul
significato della nostra presenza qui in Italia e concretamente nella nostra diocesi di
Como. Incontro che ha avuto inizio in Duomo, in occasione dell’ordinazione sacerdotale di don
Lorenzo, don Fabio, don Francesco, don Samuele e don Nicolas».
Cosa ci racconta dell’incontro
col Vescovo?
«Ogni pianta, per piccola che sia,
fiorisce lì dove è seminata e ogni
carisma è un dono di Dio per
la Chiesa e per il mondo. Lì
dove si trova una Comunità di
Suore, da qualunque parte del
mondo provenga, è chiamata ad
essere dono, ad essere un piccolo
segno dell’Amore di Dio che s’incarna e si dona. Proprio questo ci
ha detto il nostro Vescovo Diego:
“Siete un dono prezioso, un segno della Cattolicità della Chiesa; la diversità non è estraneità
né concorrenza”. Ci ha chiesto di
essere Comunità accoglienti,
dove le singole persone o gruppi,
possano sentirsi a casa e pregare con noi. La maggior parte di
noi entrava per la prima volta
nella Casa Vescovile e si poteva
vedere nei volti il senso di stupore e meraviglia. Ringraziamo
il Vescovo perché, nonostante le
molteplice attività, ci ha donato
parte del suo prezioso tempo, ma
soprattutto siamo grate per l’accoglienza e la bontà che ha avuto
nei nostri confronti».
Cosa avete vissuto dopo?
«Continuando la lettura del piccolo libro, ho trovato: L’altro non è
una minaccia ma una ricchezza,
è una grande opportunità di crescita umana, perché incontriamo
il diverso da noi e quindi quello
che non ci fa da ombra, ma che ci
può arricchire umanamente con le
sue differenze sociali, sessuali, culturali, etniche, religiose. “Fare spazio all’altro significa mettere ali
alle nostre radici” (Enzo Bianchi).
Alterità significa mettere l’essere in
relazione, cioè benessere. Alterità
significa anche diversità. Tendere
verso l’altro vuol dire non assorbirlo nel mio essere ma entrare in
un modo diverso. Con altre paro-
le, non dobbiamo far diventare
l’altro come noi ma aprirci verso l’altro per riscoprire la bellezza della vita coi colori dell’arcobaleno. Questo sarà possibile se abbiamo come stile di vita
la capacità di relazionarci verso
l’altro che sarà sempre altro, cioè
diverso (www.cem.coop; Enzo
Bianchi, Ero straniero e mi avete
ospitato, Rizzoli, Milano, 2009).
Queste parole dicono un po’ il nostro vissuto. Dopo l’incontro col
Vescovo ci siamo avviate verso la
Comunità delle Suore Canossiane, che gentilmente ci hanno accolto, mettendo a disposizione la
loro casa… Si intuiva, appena arrivate, che ci aspettavano. Le
cose più belle di solito, sono il
frutto di qualcosa che non si
vede. Mentre camminavamo per
le strade, gli sguardi si posavano
su di noi, diverse per Carismi, per
l’abito religioso, per i tratti dei
volti, ma con qualcosa in comune: tutte provenienti da altri Paesi…, ma soprattutto unite per
la stessa chiamata: siamo del
Signore. Mentre camminavo insieme alle altre, pensavo tra me,
e dicevo: noi abbiamo la possibilità di essere una “finestra aperta al mondo” che, se aperta, con
la nostra presenza porta un po’
di aria fresca a tutti coloro che ci
incontrano».
Quale l’esperienza nel pomeriggio?
«Il pomeriggio è stato molto ricco
e per non allungarmi, scelgo tre
parole sintesi.
Coinvolgimento: con l’aiuto di
alcune sorelle della Segreteria
USMI, ognuna di noi, presentandosi, ha potuto condividere alcune delle fatiche vissute venendo
in Italia, in una cultura diversa
dalla propria. Fatiche che - se vissute nella fede e con la Sapienza
evangelica - certamente diventano occasione di crescita. Abbiamo poi condiviso la Parola di Dio
che fondamenta il Carisma della Congregazione a cui si appartiene, ricevendo un pezzo di
puzzle che, insieme a quello delle altre, andava a comporre il
Volto di Gesù. Attività che ci ha
ricordato come ogni Carisma
contribuisce a far brillare un
aspetto della vita di Gesù e che
non possiamo vivere ognuna per
conto proprio ciò che abbiamo ricevuto come dono.
Ho provato più di una volta la
gratitudine: la presenza di don
Roberto Bernasconi, responsabile della Caritas, con il suo intervento: “Modalità ed occasione
di relazione con gli immigrati”, ci ha permesso di allargare
lo sguardo e conoscere più da vicino la realtà degli immigrati;
persone che, come noi, vivono fuori
della propria terra, con la differenza che noi abbiamo una Comunità. Le domande fatte da don
Roberto richiederanno un ulteriore approfondimento, perché non
rimangano nella teoria.
Nell’intervento di don Attilio
Mazzola, la parola sintesi credo
sia impegno: don Attilio - a cui
diciamo un grazie particolare
perché ci ha accompagnato fin
dall’inizio - ha sottolineato il
valore grande dell’universalità,
i Carismi – diceva – sono un dono
per la Chiesa universale e la presenza di tante nazionalità è un
dire a tutti che il dono della salvezza è per tutti. Egli ci ha stimolato a non perdere la bellezza
delle nostre tradizioni popolari
ricordandoci che siamo segno di
missionarietà, nella gioia dell’annuncio che parte dal nostro incontrarci con Gesù.
Concludo dicendo che è stato un
incontro bello, ma che lascia ancora molto cammino da fare!!!
C’è bisogno di maturare una presenza più libera, più inserita nel
contesto del luogo in cui ci troviamo… Sono certa che, se San Paolo fosse intervistato oggi, direbbe: “Tutte voi siete figlie di Dio per
la fede in Cristo Gesù, poiché quante siete state battezzate in Cristo,
vi siete rivestite di Cristo. Non c’è
più latinoamericana né africana;
europea o indiana...; non c’è più
nera né bianca… poiché tutte voi
siete uno in Cristo Gesù”. (Gal
3, 26 – 28). Ho la speranza e la
fiducia che un ascolto vero e profondo della Parola di Dio e della
realtà in cui siamo inserite, ci
porterà senza dubbio a vivere
sempre di più la nostra sequela
di Gesù con più entusiasmo, gioia e libertà interiore. Infatti “La
sacra Scrittura si presenta agli
occhi della nostra anima come uno
specchio, in cui possiamo contemplare il nostro volto interiore. In
questo specchio noi possiamo conoscere la nostra bellezza e ciò che
ci deturpa; possiamo prendere coscienza del nostro progresso o di
quanto siamo lontani dalla
mèta…” (San Gregorio Magno)».
DALLA
Curia
DAL 12 GIUGNO
I NOVELLI
SACERDOTI
• Bongiolatti don Samuele: vicario nella Comunità Pastorale delle
parrocchie di Canonica di
Cuveglio, Cavona, Duno,
Rancio, Ferrera, Cassano Valcuvia (Valli Varesine);
• Franzini don Francesco: vicario a Cittiglio
(Va);
• Mottola don Lorenzo: vicario a Chiavenna
(So);
• Negrini don Nicolas:
vicario a San Fedele in
Como e riservato per gli
studi;
• Rossi don Fabio: vicario a Lipomo (Co).
NOMINE E
PROVVEDIMENTI
•
Bollini don Gianluigi: parroco di Duno (Va)
• Croci don Sergio: collaboratore presso la Comunità Pastorale delle
parrocchie di Canonica,
Cavona, Duno, Rancio,
Ferrera, Cassano (Valli
Varesine)
• Binda don Giambattista: vicario a Como-Albate
• Del Giorgio don Andrea: vicario a Mandello
del Lario (Lc) – parrocchia Sacro Cuore
• Bartesaghi don Roberto: parroco di Nesso,
Careno, Erno, Veleso,
Zelbio (Co), rimanendo
al tempo stesso delegato
del Vescovo per il clero
giovane
• Di Pascale don Alessandro: parroco di Tavernerio (Co) in vista della collaborazione pastorale con Solzago (Co)
• Gianola don Michele: direttore del Centro
Diocesano Vocazioni
• Castelli don Savio:
riservato alla preparazione per la missione Fidei
Donum in Perù
• Gosparini don Umberto: riservato alla preparazione per la missione Fidei Donum in
Perù.
P A G I N A
8
CHIESA
SPECIALENOVELLI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
SABATO 12 GIUGNO IN CATTEDRALE:
LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO DIEGO NELL’ORDINAZIONE PRESBITERALE
I TRE SGUARDI CHE SEMPRE DEVONO
CARATTERIZZARE IL SACERDOTE: SU GESÙ,
SULLA GENTE, SUI CONFRATELLI PRESBITERI
e ultime parole del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, vi esortavano, cari fratelli, a diventare annunciatori
della vicinanza del Regno di
Dio. Mandati ad annunciare
questo Regno come «vicino».
L
Cosa vuol dire annunciare il
Regno? Scrivendo ai Romani,
Paolo dice: il Regno non è questione di regole, di obblighi, di
divieti, ma è giustizia, pace e
gioia nello Spirito del Signore… Per cui bisogna servire
Cristo in queste cose e dedicarsi alla edificazione vicendevole. Parlando a diverse migliaia di sacerdoti il Santo Padre qualche ora fa diceva: essere preti non è un ufficio. Non
è una struttura. Non chiede
soltanto di esercitare delle
responsabilità, che pure ci sono, ma è un sacramento. È un
segno. Voi sarete il segno della carità pastorale di Cristo,
con la quale Egli segue, nutre,
guida, difende il suo gregge.
Quali le conseguenze? Ne
traggo solo alcune, sotto il
comune denominatore di “dove dovete fissare lo sguardo”.
Prima di tutto dovete fissare lo sguardo su Gesù. Non
conosciuto alla maniera “umana” – come ci ha raccomandato la Seconda Lettura –, ma
conosciuto nella profondità di
un’esperienza intima di amicizia, che si trasforma in atteggiamento di fede per cui
dare la vita. Sarebbe bello che
si potesse dire sempre di voi,
almeno da parte di chi ha occhi per vedere e orecchie per
intendere: questi sono posseduti dall’amore di Cristo! La
sua Parola è affidata alle vostre labbra. Il suo Corpo e il
suo Sangue sono affidati, come
vedremo tra poco, alle vostre
mani nella celebrazione dell’Eucaristia. Il suo Annuncio
di misericordia è affidato al
vostro ministero di confessoFotoservizio William
ri. Non vivete più per voi stessi, ma vivete per Lui. Se il
vostro sguardo si smarrisse,
se perdesse la sua direzione
diretta al volto di Gesù –
ascoltato, adorato nell’Eucaristia, vissuto nella misericordia –, la vostra vita non avrebbe più senso. Mi viene in mente l’episodio di Pietro che vuole fidarsi di Gesù e dice: fa che
anch’io cammini sulle acque.
E Gesù gli dice: Vieni! Come
lo dice a voi cinque questa
mattina. Pietro esce dalla barca, cioè va fuori dalle sue sicurezze, dalle sue esperienze,
dalla sua alta professionalità
di pescatore, entra in un rapporto così profondo di fiducia
con il Signore che gli permette di camminare sulle acque…
ma… per il vento forte, distoglie lo sguardo da Gesù e guarda il vento. E comincia ad affondare… Ecco, allora, un altro invito a non distogliere lo
sguardo dal Signore.
Ma c’è una seconda condizione assolutamente necessaria
per diventare annunciatori del
Regno. Ed è quella di fissare
lo sguardo sulla gente. In parallelo al Vangelo che abbia-
mo ascoltato c’è quella bella
frase del Vangelo di Giovanni
al capitolo quarto: levate i vostri occhi e guardate i campi
che già biondeggiano per la
mietitura. Uno sguardo d’amore sulla gente. Uno sguardo
progettuale, sul raccolto sovrabbondante che deve diventare pane nutriente per la vita
del mondo. Uno sguardo pronto a servire. Uno sguardo che
annuncia la pace. Uno sguardo che non si ripiega su voi
stessi, sui vostri anche legittimi desideri, sulle vostre soddisfazioni, ma che vede nei
campi la messe che sta biondeggiando e che ha bisogno di
operai. Ci saranno anche i
lupi, ci ha detto Gesù. Non
sarà sempre facile. Non ci saranno solo applausi e soddisfazioni nella vita di chi annuncia il Regno di Dio. Ma il fatto
che ci siano in giro dei lupi,
non deve autorizzare mai nessun cristiano a trasformarsi in
lupo per fargli fronte. Perché
noi siamo mandati come
“agnelli in mezzo ai lupi”.
E dopo lo sguardo a Gesù e
lo sguardo alla gente – vista
come una messe abbondante
per la fame nel mondo –, io vi
suggerisco un terzo sguardo.
Che mi viene in mente pensando al fatto che Gesù i
settantadue discepoli li mandò a due a due. Fissate lo
sguardo sulla fraternità del
presbiterio. Non siete soli.
Non ricevete un diploma. Non
diventate “responsabili di una
filiale dell’azienda”. Siete inseriti in una fraternità di presbiteri, che intorno al Vescovo serve questa Chiesa, vive
e muore per questa Chiesa. E
allora bisogna che nella nostra
vita vengano coltivate relazioni fraterne. Tra poco i preti
passeranno uno a uno a imporvi le mani sul capo. Non è
un gesto senza senso. È un’accoglienza. È un sentirvi inseriti in un corpo sacerdotale
capace di accompagnare, sostenere, se è necessario correggere e condividere la vostra vita sacerdotale.
Ecco i tre sguardi che io vi
affido. E che devono diventare costanti nella vostra vita:
al Signore, con grande amicizia; alla gente, con grande
amore e voglia di servire e
dedizione; ai confratelli nel
presbiterio, con grande desiderio di comunione e di
condivisione. Non dite: siamo
giovani… Non abbiate paura… Il Signore è con voi. E
anche se doveste attraversare una valle oscura, Lui è con
voi e vi sostiene con il suo
vincastro, cioè con il segno
della sua carità pastorale.
Non dimentichiamo che
questa consacrazione presbiterale avviene all’indomani
del giorno del Sacro Cuore di
Gesù, conclusivo di un anno
intero in cui la Chiesa ha ricordato in modo particolare
nella preghiera, nella fraternità, nella stima e nella simpatia il dono del sacerdozio. E
avviene nel giorno in cui la
Chiesa contempla il Cuore Immacolato di Maria. Che questo Cuore entri in sintonia con
il vostro. Che lo sguardo di Maria guidi il vostro sguardo. Che
la sua profondissima, materna comunione con Gesù nutra i vostri sentimenti di fedeltà e di amore.
P A G I N A
CHIESA
9
SPECIALENOVELLI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
CINQUE NOVELLI
PER LA CHIESA DI COMO
foto William
BERBENNO DI VALTELLINA
DON SAMUELE
BONGIOLATTI
D
opo la suggestiva celebrazione che ha visto l’ordinazione dei
novelli sacerdoti, sul
piazzale della chiesa
di san Giacomo, tanta gente
aspetta impaziente. Ci sono giovani con gli striscioni, fedeli delle parrocchie a cui i giovani sacerdoti sono stati destinati e fedeli delle loro parrocchie d’origine, amici e parenti. C’è aria di
festa, e su quel piazzale ci siamo
anche noi, fedeli di Berbenno, venuti con emozione a festeggiare
Samuele che è da poco diventato
“don”. Chissà quante volte i genitori, i suoi fratelli e le persone
che l’hanno visto crescere si sono
sorpresi, prima ascoltando la
sua scelta di giovanissimo che
ascolta la voce del Signore e poi
lungo la strada che l’ha portato
al dono di sé nel sacerdozio. Nel
nostro mondo, dove spesso pensiamo di sapere, di capire tutto,
di archiviare le esperienze in una
valigia da non aprire più, il Signore riesce a sorprenderci, ogni
volta e, in questo sabato di giugno, le nostre lacrime si uniscono
a quelle di don Samuele, sfinito,
emozionato e felice. Diventa automatico andare con la memoria
al piazzale dell’oratorio, alle prime esperienze di campo estivo e
ricordare di averlo accompagnato alla settimana estiva del seminario che avrebbe poi fatto
sbocciare la sua vocazione. Pensarlo quando tornava d’estate e
cominciava ad imbastire le prime riflessioni per i bambini che
lo ascoltavano nella pausa tra i
giochi e la merenda, guardarlo
adesso, con la talare addosso, e
cercare tratti del ragazzino dal
carattere un po’ chiuso e nervoso,
diventato ora un giovane uomo
sereno, consapevole della cosa più
bella da offrire al mondo intero:
la presenza di Gesù Cristo. Ci
foto William
mettiamo in fila e lo accerchiamo, desiderosi di abbracciarlo e,
dopo il saluto, via di corsa, perché bisogna arrivare in parrocchia e finire di preparare la festa!!
In tutto il paese sono stati disposti tutti gli addobbi, e la sera
la prima sorpresa per Samuele è
il grande striscione di benvenuto
che viene sro-tolato dal campanile; e poi, nel crocevia del paese,
il brano del Corpo Bandistico e il
canto del Coro Alpino, il saluto
del vice sindaco (papà Pierluigi,
sindaco di Berbenno, per stasera fa solo il papà!). Sul viale della chiesa parrocchiale, Samue-le
riceve in omaggio una poesia recitata dal piccolo Pietro. In chiesa si svolge la Liturgia della Luce,
con i vespri, e, infine, la benedizione del calice e della patena,
che vengono portati all’altare dai
suoi genitori.
E’ tempo di riposo, o meglio, di
preparare testa, cuore e anima
alla Prima Messa.
La mattina seguente, i coscritti di Samuele lo vanno a prendere a casa, e lo accompagnano in
oratorio dove lo aspetta la gente
(una parte, tutti gli altri hanno
già stipato la chiesa!) e i bambini coi loro catechisti, che svento-
lano le bandierine e fanno dono
a don Samuele di qualche canto
preparato per lui, in particolare
del canto “Ma non avere paura”,
che gli ricorda la storia della sua
vocazione e dell’amore fedele di
Gesù che lo accompagnerà sempre. In processione, con tanti sacerdoti a concelebrare, tra i quali lo zio don Livio, il parroco di
Cuveglio don Gianluigi e i precedenti vicari di Berbenno raggiungiamo la chiesa dove ha inizio la
celebrazione eucaristica. La
Messa è intensa, sentita, accompagnata dai bei canti delle corali delle tre parrocchie berbennesi, riunite per l’importante occasione. Nell’omelia don Livio,
con affetto e non senza un po’ di
imbarazzo, traccia la sintesi della figura del sacerdote, imitatore di Cristo, uomo che non ha paura di copiare, perché copia tutto dal Vangelo. E ricorda a Sam
che la vocazione a servire Cristo
è nata nell’esperienza concreta
della sua vita familiare, che può
imitare bene Cristo buon pastore perché ha provato a fare il pastore con le mucche del nonno,
che l’esperienza nell’apparecchiare la tavola aiuterà a preparare la Mensa del sacrificio
eucaristico. Verso la fine della
celebrazione, quando deve prendere la parola, don Samuele è
molto emozionato; ci abbraccia
tutti con lo sguardo, poi pronuncia mille ringraziamenti. In oratorio è stato preparato il pranzo
e le ore scorrono veloci verso il
pomeriggio, ma la festa non è ancora finita. In oratorio, alle 21, è
la volta del coro di voci bianche
“Giuseppe Fu-masoni”, che canta in suo onore alcuni pezzi del
proprio repertorio e, successivamente, dei ragazzi e dei giovani,
da quelli che con Samuele hanno
condiviso gli anni dell’infanzia ai
più “piccoli” che l’hanno conosciuto in queste ultime estati. E’ un
momento divertente, nel quale i
giovani raccontano, con scenette
molto ben costruite e comiche,
alcuni episodi della vita del novello sacerdote. Tra uno sketch e
l’altro, canzoni suonate e cantate dal vivo, che regalano a tutti
spunti di riflessione oltre al piacere della musica. E’ poi la volta
di cugini e dei familiari, che attraverso foto e video ripercorrono,
tra risate e parole toccanti, la sua
storia.
Colpisce una frase nel video,
che ricorda come un sacerdote
sarà tanto più un grande prete
quanto più forte e vera sarà
l’umanità che c’è in lui.. perché è
attraverso gli uomini veri che si
arriva a Cristo. Il concetto viene
ripreso ancora dai giovani, con la
lettura della preghiera “Si cerca
per la Chiesa un uomo”: un uomo
appassionato di Cristo e della
Chiesa, che sappia donare Dio
agli uomini e gli uomini a Dio.
La festa si conclude, ma ora comincia l’avventura nella parrocchia di Cuveglio. Una vocazione
che ci insegna come non dobbiamo aver paura di volare: sarà il
nostro più grande amico, il Signore, a dotarci di ali più robuste,
basterà volare abbracciati a Lui.
Ci disseteremo di Lui che è acqua viva e vivremo le nostre giornate alla luce del Vangelo.
P A G I N A
10
G
rande festa a Teglio
per l’accoglienza del
novello sacerdote
don Francesco Franzini. La comunità innità intera, i familiari, gli
amici del paese e quelli venuti da lontano si sono stretti attorno a don Francesco in questi giorni di festa. La comunità tellina aveva iniziato durante il mese di maggio la preparazione a questi due giorni,
in modo particolare attraverso la preghiera del rosario la
domenica sera, nella suggestiva e venerata chiesetta di S.
Martino (sec. XII), dove i fedeli invocano la protezione di
Maria, qui venerata come
Madonna del Fonte di Caravaggio. Altro appuntamento
sentito sono state le Giornate
Eucaristiche, svolte nei giorni antecedenti il Corpus Domini, dove, attraverso l’adorazione e la preghiera, abbiamo
chiesto al Signore di accompagnare il cammino di don
Francesco.
Nei giorni che hanno preceduto l’ordinazione, la preghiera si è fatta sempre più intensa, grazie alle Giornate sacerdotali, vissute in parrocchia
nei giorni 10 e 11 giugno. Giovedì 11 giugno la riflessione e
la preghiera è iniziata al mattino, dove si sono ritrovati tutti
i ragazzi della scuola elementare per celebrare la Messa di
fine anno scolastico e per meditare sul tema del sacerdozio,
guidati da don Flavio. La sera
la S. Messa comunitaria, dove
don Walter ha evidenziato
l’importanza del rapporto tra
i fedeli e tra i sacerdoti e i fedeli, rapporto che deve portare a una vita di gente riconciliata. “La comunità intera è
chiamata ad essere corresponsabile della vita della chiesa,
ognuno nella sua quotidianità” ha detto don Walter
aggiungendo che si costituisce
una comunità viva se “ tutti
CHIESA
SPECIALENOVELLI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
TEGLIO
DON FRANCESCO FRANZINI
insieme arriviamo a una normalità: una continua ricerca
di riconciliazione. È questa la
più bella preghiera per don
Francesco”.
Venerdì sera, solennità del
Sacratissimo Cuore di Gesù,
ha guidato la preghiera don
Siro, ricordando l’importanza
della famiglia, da cui nasce e
cresce la vocazione cristiana
e quella al sacerdozio in modo
particolare.
Sabato mattina, in duomo a
Como, il momento più importante e significativo: il Vescovo Diego, unito a tutto il presbiterio diocesano, attraverso
il gesto dell’imposizione delle
mani, ha accolto don Francesco e i suoi compagni, all’interno dell’Ordine sacerdotale,
come nuovi sacerdoti della
Chiesa di Cristo. Presenti ad
accompagnare con l’affetto e
la vicinanza un gruppo di giovani e di fedeli, oltre che i
familiari.
La sera, nella piazza antistante la bellissima chiesa di
S. Pietro a Teglio (sec. XI),
l’accoglienza di don Francesco da parte delle autorità civili, rappresentate dal vicesindaco Elio Moretti, delle
varie associazioni telline e
dalla comunità religiosa, rappresentata da Dario Caelli. Al
suono festoso delle campane,
il corteo si è recato nella
chiesa di S. Eufemia, dove
don Francesco ha benedetto
il calice e la patena, che ha
poi usato il giorno seguente,
nella celebrazione della Prima Messa.
“Don Francesco, un giovane che può essere paragonato
ad un fiore, che con la tenerezza del suo stelo spacca il
duro manto d’asfalto per affacciarsi alla luce; fiore che ha
dove attingere forza e nutrimento: in un Dio che, in un
percorso inverso è disceso dalla sua divinità per farsi carne
e amare l’umanità fino alla
fine” è stata questa l’introduzione alla S. Messa di domenica mattina, presieduta dal Novello sacerdote che per la prima volta ha preso tra le mani
il pane e il vino, per farli diventare Corpo e Sangue. “Tutto è cominciato quella notte in
cui Gesù si è messo in ginocchio e ha versato acqua di compassione per dare slancio e dignità ai passi dei suoi discepoli. Li ha purificati dentro, per
renderli pronti ad affrontare
ogni situazione. Ha preso tra
le mani il pane per farlo diventare carne di esistenza; ha condiviso il vino dell’intimità che
si trasforma in amore per ogni
umanità. Don Francesco sei
chiamato a fare come Gesù:
curare i piedi che camminano
per le strade e consumare la
tua identità senza perderla”
l’augurio dell’Arciprete don
Flavio al termine della celebrazione, che ha visto la presenza di una chiesa gremita
di fedeli. Don Stefano Garavatti, ex-parrocco di Teglio,
durante l’omelia ha ricordato
così don Francesco: “Già da
quando facevi il chierichetto,
dal giorno del mio ingresso a
Teglio, ti vedevo vivace e forse
guardavi già a Lui! Oggi fai a
tutti noi un bel regalo! Sei diventato prete, ci fai capire la
gratuità dell’Amore di Dio, che
in te prende carne”.
La sera, partendo dalla
Chiesa parrocchiale di S.
Eufemia e snodandosi per le
vie del paese, si è svolta, dopo
la celebrazione solenne dei
Vespri, la processione eucaristica del Corpus Domini accompagnata dalle associazioni telline, Gent de Paes in costume e dai Confratelli e
Consorelle. Più familiari e fraterni sono stati il pranzo di domenica, organizzato al campo
sportivo per l’occasione, che
ha visto invitato amici e conoscenti di don Francesco e il
momento di festa che ha seguito la processione della sera,
dove i giovani di Teglio hanno
voluto ripercorrere con l’amico Tarty (così chiamato dagli
amici a Teglio!!!) il cammino
della sua vita con foto e canti,
scherzando con lui. La comunità interna ringrazia il Signore per questo evento di
grazia che ci ha visto impegnati nella preghiera e nella vicinanza, perché ancora oggi un
ragazzo di 24 anni ha avuto il
coraggio di seguire il Signore
in modo definitivo. Grazie
Gesù e… grazie don Francesco!
I GIOVANI DI TEGLIO
SAGNINO
DON
LORENZO
MOTTOLA
L
a festa per l’Ordinazione Sacerdotale di
don Lorenzo ha coinvolto la nostra comunità in una grande esperienza di grazia e di bellezza.
“Mi hai sedotto Signore e io
mi sono lasciato sedurre”, diceva la frase di Geremia riportata sull’immaginetta del nostro “don” e anche su uno
striscione fuori dalla chiesa.
Queste due giornate ci hanno
parlato proprio di questo amore e di questa bellezza che ha
sedotto don Lorenzo nel cammino della sua risposta alla
chiamata del Signore a seguirlo nella via del sacerdozio.
Anzitutto la bellezza della
liturgia (tanto dell’Ordinazione quanto della prima messa
a Sagnino): una grande occasione di lasciarsi guidare dalla Parola per decifrare e gustare ciò che stava avvenendo e la riscoperta dell’Eucaristia come centro della vita
non solo di don Lorenzo, ma
di tutta la nostra comunità.
Le parole delle omelie di
mons. Coletti in Cattedrale e
quelle di don Teresio Barbaro
alla prima messa a Sagnino
fotoservizio William
resteranno nel cuore non solo
di don Lorenzo, ma di tante
persone che hanno potuto intuire meglio che cosa ci sia nel
cuore di un giovane che viene
scelto dal Signore.
La festa “sagninese” si è
aperta con l’accoglienza di don
Lorenzo sabato sera alla
chiesetta romanica di Quarcino per la preghiera del vespro. Un momento suggestivo con l’incontro tra la freschezza di chi è appena diventato sacerdote e una chiesa
che esiste da quasi mille anni:
come a dire che l’amore di Dio
scorre ancora per queste strade, nella vita e nel cuore della gente di questo luogo.
Moltissime persone hanno
voluto condividere la gioia
della prima messa presieduta da don Lorenzo domenica
mattina: parenti e amici, ragazzi e adulti, sacerdoti e
seminaristi. Le parole della
Liturgia e quelle di don
Teresio, i canti della corale e
il servizio dei nostri ministranti ci hanno fatto gustare in profondità l’incontro
con il Signore Gesù. Un’esperienza di gioia non solo per il
novello sacerdote, ma anche
per tutta quanta la comunità
parrocchiale, che ancora una
volta si è sentita amata da Dio,
scelta per portare un frutto
bello e buono per la Chiesa.
Il grande impegno di molte
persone della comunità si è
potuto riconoscere anche nel
pranzo
comunitario:
l’auditorium si è riempito delle ricche pietanze che hanno
permesso a tutti di fermarsi a
condividere un momento di al-
legria e di fraternità.
Infine, un po’ come la ciliegina sulla torta, abbiamo tutti assistito a bocca aperta alla
bellezza del recital “Il sogno
di Giuseppe” preparato dai
giovani dell’oratorio.
Con la recitazione, il canto,
i balletti e le magnifiche
scenografie i ragazzi ci hanno
portato dentro una storia che
parlava dell’amore di Dio, della Sua predilezione per chi sa
sognare, delle fatiche della
vita ma anche della consolazione e della gioia per chi continua a fidarsi di Lui nel fare
il bene.
La storia di Giuseppe, figlio
di Giacobbe.
Ma anche la storia di Lorenzo, figlio di Umberto e Nicoletta e di questa nostra comunità.
A.Z.
CHIESA
SPECIALENOVELLI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
I
l volto sorridente e sereno di don Nicholas davanti al retablo, sulla
piazza della chiesa, durante l’accoglienza del sabato, subito dopo l’Ordinazione Sacerdotale a Como; il volto raccolto e sereno durante
la Prima Messa al mattino e
la Processione con il Santissimo nel pomeriggio di domenica; la faccia distesa e divertita durante il Musical proposto dalla compagnia teatrale
dell’Oratorio, la sera, sono
l’immagine del novello sacerdote che i parrocchiani di
Caspoggio non dimenticheranno facilmente.
La festa iniziata in Duomo
a Como, con i 160 partecipanti venuti da Caspoggio per
l’ordinazione, e in Seminario
per un buffet predisposto con
cura dal rettore e vicerettore,
è poi continuata nella serata
a Caspoggio con l’accoglienza
della Comunità, sul sagrato
addobbato dai giovani, e in
chiesa con il saluto dei
chierichetti e dei sacerdoti originari di Caspoggio. Alla fine
del vespro don Nicholas ha
benedetto il calice e la patena,
offerti dalla famiglia, e ha voluto rendere omaggio al battistero in cui è stato battezzato, sul quale ha poi lasciato la
stola come ricordo dell’ordinazione. Al termine, il prozio e
padrino P. Pietro Bracelli ha
CASPOGGIO
DON NICHOLAS NEGRINI
proposto una riflessione sul sacerdozio, particolarmente apprezzata, ricordando al nipote
neo sacerdote i punti salienti
della sua missione: “Profeta,
conoscitore e poi amante della Parola di Dio; missionariamente disponibile non solo
in diocesi ma anche con lo
sguardo al mondo; quanto al
servizio all’altare dà priorità
ai contenuti, allo stile di Gesù,
come pregava e insegnava a
pregare.” Ha concluso poi
con una esortazione: “Coltiva sensibilità e pazienza con
tutti, coraggio e fiducia nel
tuo agire”. Domenica 13 giugno don Nicholas è partita
dalla casa paterna, ha percorso la via don Gatti, decorata
con un arco preparato dai coetanei ed è stato accolto, sul
sagrato, da quattrordici sacerdoti. Accompagnato dal canto dalla corale, è entrato in
chiesa già straripante di fedeli, con accanto i Padrini, ha
celebrato la sua Prima S. Messa con serenità, raccoglimento e sicurezza. Il canto è stato
protagonista della celebrazione, anche perché don Nicholas,
particolarmente versato nel
campo musicale, ha cantato le
parti centrali della Preghiera
Eucaristica. Il discorso di occasione è stato tenuto dall’amico don Roberto, vicario di Ti-
P A G I N A
11
rano, che ha evocato con simpatia i momenti della loro
amicizia e ha proposto una riflessione sul vangelo della domenica. “Mi stupisce sempre,
- ha detto - la potenza dello
sguardo di Gesù verso la donna peccatrice e verso Zaccheo.
Ti auguro, caro Nicholas di
avere sempre la certezza di
questo sguardo, quello di
Gesù, puntato su di te. E’ uno
sguardo che ti accompagna e
che non ti abbandona mai”. I
commossi ringraziamenti di
don Nicholas hanno chiuso la
celebrazione. Sul sagrato, è
stato accolto da un’ovazione
prima di dar corso al rinfresco. Dopo il pranzo, organizzato dalla famiglia in albergo,
si è svolta la solenne processione con il Santissimo per le
vie del paese, ornate a festa.
La partecipazione numerosa,
nonostante i vari appuntamenti sportivi, è stata molto
raccolta e viva. Apprezzata
anche la partecipazione dei
quattro chierici intervenuti
in segno di amicizia con
Nicholas. A sera, nella palestra del centro sportivo, si è
conclusa la giornata con il Musical “La matita di Dio”, appassionatamente rappresentato
dalla compagnia teatrale “I
RICeATTORI”, dell’oratorio S.
G. Bosco di Caspoggio. E’ un
dono di tutta la Comunità per
il neo sacerdote! La sala era
gremita da quasi mille e cinquecento persone attente e
festanti. Don Nicholas, commosso, ha ringraziato prendendo spunto da una frase del
musical, augurandosi di essere lui il filo diretto con Dio,
per dare forza e coraggio a
tutti.
Lunedì la S. Messa celebrata per i sacerdoti caspoggini
defunti, ormai parecchi, e per
i suoi parenti scomparsi. Poi
il ritorno alla normalità.
LA COMUNITA’ DI CASPOGGIO
LOMAZZO
DON FABIO ROSSI
N
on si era ancora
sopita la gioia per
l’arrivo di don Giuseppe Romanò, che
un nuovo inno di giubilo si è propagato nella Chiesa di Lomazzo. L’occasione di
festa è stata l’Ordinazione
Presbiterale di don Fabio Rossi. Dopo una celebrazione toccante nella cattedrale di
Como, in serata don Fabio è
stato accolto da un nutrito
numero di fedeli all’oratorio di
San Siro e da qui accompagnato alla chiesa dei Ss. Vito e
Modesto. Nella parrocchia che
l’ha visto crescere è stato salutato dal consiglio pastorale
che gli ha augurato, prendendo in prestito una frase del S.
Curato d’Ars, di poter essere
sempre imitazione di Cristo
poiché proprio in questo consiste la grandezza del sacerdote.
Durante l’adorazione in chiesa, in un clima di grande raccoglimento, don Fabio ha
regalato una bella riflessione
sul buon pastore (Gv. 10, 1118) che ha subito chiarito le
qualità oratorie del novello
sacerdote.
Al sacro è seguito il profano
con un momento di intrattenimento in teatro dove
c’erano tutti. C’era chi l’ha
visto crescere, chi è cresciuto
con lui e chi ha cresciuto lui.
Ad ogni immagine cresceva
l’emozione, segno dell’affetto
reciproco dovuto ad anni trascorsi insieme nel rispetto e
nell’amicizia vera. Anche le
bambine dell’oratorio hanno
voluto contribuire con un balletto mentre i giovani (e meno
giovani) hanno regalato una
semplice coreografia.
Domenica don Fabio è giunto, con la camionetta dei vigili del fuoco, in Brolo dove lo
ha accolto il gradito saluto
della banda e il discorso del
sindaco Rusconi.
Nella sua parrocchia d’origine, don Fabio ha celebrato
la prima Messa solenne con
un grande concorso di popolo
e di amici, presbiteri e laici,
accorsi per rendere grazie con
lui al Signore. Il parroco don
Andrea Livio ha salutato don
Fabio all’inizio della celebrazione ricordandogli di celebrare ogni Messa come fosse “la
prima, l’unica, l’ultima” mentre don Gaetano Biagioni, durante la predica, ha commosso tutti con la sua simpatia e
spontaneità. La festa è proseguita all’area feste comunale
dove don Fabio ha salutato
parenti ed amici in un momento di gioiosa fraternità.
A conclusione di questa indimenticabile domenica, sono
stati celebrati i Vespri Solenni nella chiesa di san Siro e, a
seguire, don Fabio ha presieduto la processione Eucaristica concludendo con la Benedizione in Brolo.
Don Fabio arriva in chiesa
a bordo di un mezzo dei
Vigili del Fuoco
(fotoservizio William)
Lunedì sera, al cimitero,
don Fabio ha celebrato una
Messa di suffragio per tutti i
defunti della città ricordando
in particolar modo don Elio
Romanò che ha visto nascere e crescere la sua vocazione e lo ha accompagnato nei
primi passi incerti del suo
cammino verso il sacerdozio.
In questi giorni don Fabio
ha ripetuto più volte il suo
grazie a tutti i presenti che,
a loro volta, hanno ringraziato il Signore appendendo per
la città di Lomazzo innumerevoli cartelloni da cui troneggiava la scritta “Don Fabio, sacerdote in eterno.
Dono del Padre a tutti noi,
grazie Signore”
LA COMUNITA’ DI LOMAZZO
P A G I N A
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CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
21-24 GIUGNO
A CAPIAGO
LA SETTIMANA
DI AGGIORNAMENTO
DEL CENTRO
DI ORIENTAMENTO
PASTORALE
Dal 21 al 24 giugno la diocesi di
Como ospita la sessantesima
giornata nazionale di aggiornamento del Centro di Orientamento Pastorale (Cop). Attuale il
tema: Nuove forme di comunità
cristiana – Le relazioni pastorali
tra clero, religiosi, laici e territorio. Centinaia i convegnisti attesi da tutta Italia: l’appuntamento si terrà alla Casa incontri cristiani di Capiago (Co). «Parroci e
laici sono invitati a partecipare
numerosi – riflette don Piercarlo
Contini, referente comasco –.
Anche nella nostra diocesi stiamo vivendo una vivace attività di
ridisegno delle realtà pastorali.
Sarà utile confrontarsi per condividere idee e progetti, specie sul
fronte della formazione». Il tema
non va ridotto alla necessità di
creare nuove forme di comunità
cristiane per la diminuzione dei
sacerdoti. «È un processo di
maturazione ecclesiale – osserva il vescovo Diego Coletti –. Le
unità pastorali e la pastorale integrata sono occasioni preziose
per una maggiore partecipazione e corresponsabilità di tutti».
La settimana di aggiornamento
prevede intense giornate di confronto. Info e iscrizioni: 066390010; [email protected].
VERSO LISIEUX/8
«GESÙ, MIO SOLO AMORE»:
TERESA E LA CONTEMPLAZIONE
roseguiamo il nostro
viaggio all’interno degli scritti di Teresa di
Lisieux osservando,
senza troppo approfondire, il suo rapporto con il Signore Gesù, suo unico Amore. Vivere con Cristo, rimanere sotto il suo sguardo, contemplare il Volto Santo al quale rendere culto offrendo interamente la sua vita è ciò che
Teresa desidera fare, in una
relazione tutta particolare con
il suo Sposo.
P
«Madre mia, mi sembra di
doverle ancora dare qualche
spiegazione riguardo al passo
del Cantico dei Cantici: “Attirami, noi correremo”, perché
ciò che ho voluto dire mi pare
poco comprensibile. “Nessuno, ha detto Gesù, può seguirmi se il Padre mio che mi ha
mandato non l’attira” (Gv
6,44). Dopo, per mezzo di parabole sublimi e spesso anche
senza usare di questo mezzo
tanto famigliare al popolo, egli
ci insegna che basta bussare
perché ci venga aperto, cercare per trovare, e tendere la
mano umilmente per ricevere ciò che chiediamo. Egli dice
ancora che quanto chiediamo
al Padre in suo nome, egli ce
lo concede. Per questo senza
dubbio lo Spirito Santo, prima
della nascita di Gesù, dettò
questa preghiera profetica:
“Attirami, noi correremo”.
Cos’è dunque chiedere di essere attirati se non di unirsi
in modo intimo a ciò che capta il cuore? Se il fuoco e il ferro avessero intelligenza, e
quest’ultimo dicesse all’altro:
attirami, non proverebbe che
desidera identificarsi col fuoco, in modo che esso lo compenetri e lo intrida con la sua
essenza bruciante, e sembri
diventare un tutt’uno con lui?
Madre cara, ecco la mia preghiera: chiedo a Gesù di unirmi a lui così strettamente che
in me viva e agisca lui. Sento
che, quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio
cuore, quanto più dirò “attirami”, tanto più le anime che si
avvicineranno a me (povero
piccolo detrito di ferro inutile, se mi allontanassi dalla fornace divina) correranno anch’esse rapidamente all’effluvio di profumi del loro Amato, poiché un’anima infiammata d’amore non sa rimanere
inattiva; senza dubbio resta ai
piedi di Gesù, come santa
Maddalena, ascolta la sua parola dolce e infuocata» (OC,
338).
L’amore per il Signore Gesù
riempie il cuore di Teresa che
lo riconosce come il suo Sposo amato, così un anno prima
della sua morte: «Oh Amato!
Questa grazia era soltanto il
preludio di grazie più grandi,
delle quali mi volevi colmare:
lascia, mio unico Amore, che
te le ricordi oggi… oggi sesto
anniversario della nostra unione. Perdonami Gesù se sragiono volendo ridire i miei desideri, le mie speranze che
raggiungono l’infinito, perdonami e guarisci l’anima mia
dandole ciò che spera! Essere
tua Sposa, Gesù» (OC, 250).
Teresa si accorge ben presto che per divenire sposa di
Cristo è necessario seguirlo
sulla via del Calvario per poter stare con lui, nel talamo
della Croce. «Mia cara [Celina], la tua lettera ha lasciato
una grande tristezza nella mia
anima!... Povero Babbino!...
No, i pensieri di Gesù non sono i nostri pensieri… le sue
vie non sono le nostre vie…
Egli ci presenta un calice così
amaro che la nostra debole
natura si ritrae spaventata.
Non ritiriamo le nostre labbra
da questo calice preparato dalla mano di Gesù. Guardiamo
la vita alla luce della realtà…
È un attimo fra due eternità.
Soffriamo in pace. Confesso
che questa parola “pace” mi
sembra un po’ forte ma, l’altro giorno, riflettendoci a fondo, ho scoperto il segreto di
soffrire in pace. Chi dice pace
non dice gioia, o perlomeno
gioia sentita. Per soffrire in
pace, basta solo volere tutto
quello che Gesù vuole. Per
essere la sposa di Gesù bisogna somigliare a Gesù, e Gesù
è tutto sanguinante, coronato di spine!... » (Lettera, 4
aprile 1889).
Somigliare a Cristo è imparare sempre più ad avere i
suoi stessi sentimenti, compiere nel concreto delle proprie giornate il comandamento della carità a partire dalle
piccole occasioni quotidiane.
«Non sempre con trasporti
d’allegrezza ho praticato la
carità, ma al principio della
mia vita religiosa Gesù mi
volle far sentire quanto è dolce vederlo nell’anima delle
sue spose; così quando conducevo suor san Pietro, lo facevo con tanto amore che mi
sarebbe stato impossibile far
meglio se avessi dovuto condurre Gesù stesso» (OC, 328).
Ma qual è la strada che Teresa percorre per giungere
all’incontro con il Signore
Gesù, quale lo strumento privilegiato per gustare del suo
Amore? In un tempo in cui la
Bibbia era ancora lontana dall’essere facilmente fruibile da
tutti come ai nostri giorni, la
spiritualità della giovane
carmelitana è intrisa di
espressioni della Sacra Scrittura ed in particolare di Vangelo, sua lettura preferita.
«Mia cara Madre, adesso vorrei dirle che cosa intendo per
“effluvio dei profumi” dell’Amato. Poiché Gesù è salito
al Cielo, posso seguire solo le
tracce che egli ha lasciate, ma
sono tracce così luminose, così
profumate! Se appena do
un’occhiata al santo Vangelo,
respiro il profumo della vita
di Gesù, e so da quale parte
correre… Non mi slancio verso il primo posto, ma verso
l’ultimo; invece di farmi avanti insieme con il fariseo, ripeto, piena di fiducia, la preghiera umile del pubblicano, soprattutto seguo l’esempio della Maddalena. La sua audacia
stupefacente, o piuttosto amorosa, che incanta il cuore di
Gesù, seduce il mio» (OC,
339).
«Quante luci ho trovate nelle opere del Nostro Padre san
Giovanni della Croce! All’età
di diciassette e diciotto anni
non avevo altro nutrimento
spirituale ma più tardi tutti i
libri mi lasciarono nell’aridità, e sono ancora in quella
condizione. Se apro un libro
scritto da un autore spirituale (anche il più bello, il più
commovente) sento subito il
mio cuore serrarsi e leggo
quasi senza capire, o se capisco il mio spirito si ferma senza poter meditare. In questa
impotenza, la Sacra Scrittura
e l’Imitazione di Cristo mi
vengono in soccorso; in esse
trovo nutrimento solido e
puro. Ma soprattutto il Vangelo mi occupa durante la preghiera, in esso trovo tutto il
necessario per la mia povera
anima. Scopro sempre in esso
luci nuove, significati nascosti e misteriosi» (OC, 236).
don MICHELE GIANOLA
CHIESA
P A G I N A
13
CHIESAMONDO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
UFFICIO MISSINARIO IL BILANCIO 2009
LA SOLIDARIETA’
VA OLTRE LA CRISI
ANNO 2009
ENTRATE
Nonostante la crisi - complice anche il lascito
testamentario di mons. Alessandro Maggiolini sono cresciute del 40% nel 2009 le offerte per
la missione diocesana. Non bisogna però
dimenticare che “le missioni non chiedono solo
un aiuto, ma una condivisione con l’annunzio e
la carità verso i poveri”
T
ra i compiti dell’Ufficio
Missionario c’è anche
quello di coordinare la
raccolta e la distribuzione delle offerte con
finalità missionaria promosse
nell’ambito della diocesi, assicurarne l’effettiva destinazione
e darne puntuale resoconto alla
comunità e alla direzione nazionale di Missio. Ecco il doveroso
rendiconto delle offerte gestite
dall’Ufficio Missionario per
l’anno 2009.
Si registra, rispetto al 2008,
un incremento delle offerte per
le missioni diocesane (40% in
più rispetto al
2008) dovuto alla presenza in
Italia per periodi di vacanza dei
Fidei Donum , i quali ricevono
direttamente offerte per finanziare i progetti in Camerun e a
un lascito testamentario di
mons. Alessandro Maggiolini;
sono aumentate del 5% anche
le offerte raccolte in occasione
della Giornata Missionaria
Mondiale che vengono girate a
Missio Italia (Pom) per le necessità della chiesa universale;
si registra una flessione per
quanto riguarda le adozioni dei
seminaristi gestite dall’opera
San Pietro Apostolo.
Si evidenzia una minor distribuzione a favore dei progetti
presentati dai missionari originari della diocesi (- 35% rispetto al 2008): non avendo più un
residuo disponibile degli anni
precedenti i progetti sono stati
finanziati in base alla disponibilità annuale.
I progetti presentati dai missionari originari della diocesi
(esclusi quelli della missione
diocesana) e finanziati nella
campagna quaresimale 2009
sono stati 15 per un ammontare di Euro 108.000,00.
L’accantonamento
di
60.236,83 Euro serve in parte
come copertura rischi dei 7
missionari Fidei Donum che
attualmente svolgono il loro
ministero nella diocesi di
Maroua-Mokolo in Camerun, in
parte (circa 40.000 Euro) resta
disponibile al Centro Missionario per le spese che annualmente vengono anticipate per coperture assicurative e materiali
riguardanti i progetti in corso.
Il residuo viene sempre distribuito negli anni successivi a
favore di progetti di evangelizzazione e promozione umana.
Al di là delle cifre possiamo
riscoprire ancora una volta nelle parole di Giovanni Paolo II
nell’enciclica Redemptoris
Missio sull’attività missionaria
della chiesa, il significato profondo di un gesto: quello di condividere le ricchezze economiche con chi è più povero.
“Sono molte le necessità materiali ed economiche delle missioni: non solo per fondare la
chiesa con strutture minime
(cappelle, scuole per catechisti
e seminaristi, case di abitazione), ma anche per sostenere le
opere di carità, di educazione e
di promozione umana, campo
vastissimo di azione specialmente nei paesi poveri. La chiesa missionaria dà quello che
riceve, distribuisce ai poveri
quello che i suoi figli più dotati
di beni materiali le mettono generosamente a disposizione...
Circa gli aiuti materiali è importante riguardare allo spirito col quale si dona. Per questo
occorre rivedere il proprio stile
di vita: le missioni non chiedono solo un aiuto, ma una
condivisione con l’annunzio e la
carità verso i poveri. Tutto quello che abbiamo ricevuto da Dio
la vita come i beni materiali non è nostro ma ci è dato in uso.
La generosità nel dare va sempre illuminata e ispirata dalla
fede: allora, davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere”
(Redemptoris Missio 81)
La gioia della condivisione a
sua volta ci porta oltre. Oltre i
numeri e gli euro c’è la missione fatta di annuncio, di preghiera, di relazioni, di arricchimento reciproco, di passione
per la giustizia, di dono della
vita perché l’esperienza dell’Amore del Padre sia per tutti,
di uno stile di vita più sobrio e
più povero. Nessun credente è
escluso da questa chiamata,
nessuno di noi è fuori da questa logica di solidarietà e di restituzione secondo le sue possibilità.
Un grazie a tutti per la generosità. Pur in tempo di crisi
continuiamo a fare nostri gli
appelli del Papa che invita alla
solidarietà reciproca e a non
distogliere mente e cuore dai
popoli che vivono situazioni di
violenza, di guerra e di povertà.
GABRIELLA RONCORONI
Incontro parenti
dei missionari
Domenica 20 giugno nella parrocchia di Domaso: incontro con le famiglie e i parenti dei missionari.
Programma: Ore 10.00 ritrovo in Parrocchia. S. Messa.
Pranzo comunitario. Pomeriggio: testimonianze e riflessione.
Ore 16.00 preghiera e conclusione
N.B.
L’esercizio intercorre dal 02/01/09 al 31/12/09. Valori espressi in EURO.
OPERA DON GUANELLA
UN NUOVO CENTRO A KINSHASA
’
E
stato inaugurato a
Kinshasa il “Centre
Sainte Famille Point d’eau”, nuovo
centro diurno dei
guanelliani per bambini e ragazzi di strada. “Mancano poche settimane al 30 giugno –
spiega fr. Mauro Cecchinato,
direttore delle attività in città
- giorno nel quale la Repubblica Democratica del Congo celebrerà il suo 50° anniversario
d’indipendenza.
Tutta
Kinshasa si sta preparando all’avvenimento”. Di qui l’inaugurazione del nuovo “Point d’eau”,
che accoglie quotidianamente
già 120 bambini spinti “a scegliere la strada come dimora
abituale” dall’accusa da parte
delle loro famiglie di essere dei
“sorciers” (piccoli stregoni), dalla guerra, dalla povertà, “un
fenomeno che - aggiunge fr.
Mauro, per molti anni al centro guanelliano di Como - rappresenta la situazione estrema
Fratel Mauro Cecchinato
in una foto d’archivio
che vive l’infanzia congolese,
specialmente nella capitale. Accogliere e ascoltare sono le prime azioni che offriamo ai nostri
piccoli ‘enfants de la rue’”.
Per l’occasione è stato presentato il “Progetto educativo locale” delle realtà guanelliane
in terra congolese. Fissato per
il 19 giugno l’ingresso ufficiale
dei bambini e dei ragazzi nel
nuovo Point d’eau, “che li accoglierà facendoli sentire protetti e sicuri” conclude il religioso”.
Durante la notte, infatti, il centro diurno si trasformerà in dormitorio per circa 80 di loro.
P A G I N A
14
Già si guarda
all’appuntamento
con la tradizionale
Giornata
in programma
il prossimo
1° settembre.
Lo spunto per aiutare
l’uomo a porsi in una
dimensione più intima
e profetica
nei confronti
dell’ambiente
che lo circonda
pagina a cura
del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale
e del Lavoro - Salvaguardia
del Creato e Stili di vita
P
er mercoledì 1° settembre la Chiesa italiana
invita tutti i suoi membri a celebrare la Giornata per la Salvaguardia del creato, giunta ormai al
suo quinto anno.
Perché la ricorrenza non sia
vissuta in sotto tono, le Commissioni Episcopali per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso e per i problemi sociali e
il lavoro e la giustizia e la pace
hanno pubblicato un interessante messaggio dal titolo: “Custodire il creato, per coltivare
la pace”. I Vescovi italiani hanno così fatta propria la sollecitazione di Papa Benedetto XVI
formulata in occasione della
giornata della pace del primo
gennaio: uno sfruttamento forsennato del creato, un accaparrarsi dei beni del creato appartenenti ad altri popoli, senza un
adeguato riconoscimento economico, mette in pericolo la pace.
Leggendo il messaggio dei
Vescovi Italiani traspare netta
la loro primaria preoccupazione. Con il messaggio essi non si
preoccupano tanto di rimarcare il valore vitale dei singoli
beni del creato, aria, acqua, ecc.
per ogni uomo, ma di aiutare il
cristiano a compiere una lettura spirituale del creato, il che
significa “contemplare la bellez-
CHIESA
Salvaguardia
Creato
SalvaguardiaCreato
del
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
IL 1° SETTEMBRE 2010
CUSTODIRE
IL CREATO
PER COLTIVARE
LA PACE
za della creazione, spazio in cui
possiamo cogliere Dio stesso
che si prende cura delle sue creature”.
Il messaggio predisposto per
la 5° giornata per la Salvaguardia del creato inizia con una riflessione rifacentesi alla Sacra
Scrittura: “essa ha uno dei punti focali nell’annuncio della
pace, evocata dal termine
shalom nella sua realtà articolata: essa interessa tanto l’esistenza personale quanto quella sociale e giunge a coinvolgere lo stesso rapporto con il creato.”
Sfruttamento, degrado, abitabilità della terra compromessa
non solo per il presente, ma specialmente per il prossimo futuro sono sostantivi che ben descrivono l’attuale critica situazione del pianeta terra. Ma questi non bastano per descrivere
la situazione di criticità, ad essi
si deve aggiungere un ulteriore elemento di analisi: il pesante sfruttamento del creato a
danno delle popolazioni. Esse
invece di trarre beneficio dalla
risorse che la natura offre loro
abbondantemente devono sperimentare un aggravio di pover-
tà: “bisogna anche rimarcare il
fatto che in anni recenti è cresciuto il flusso di risorse naturali ed energetiche che dai Paesi più poveri vanno a sostenere le economie delle nazioni
maggiormente industrializzate.”
Cosa fare? Se è un dovere gravissimo consegnare alle generazioni future una terra abitabile,
non è più procrastinabile “una
profonda revisione del modello
di sviluppo, una vera e propria
‘conversione ecologica’.
Ecco la sfida lanciata dai Vescovi per la giornata per la salvaguardia del creato. In quel
giorno non ci si può accontentare di elevare al cielo mugugni
per il degrado ambientale e per
lo sfruttamento indiscriminato
e inquinante delle risorse
energetiche. Il primo settembre
interpella ogni cristiano, ogni
uomo di buona volontà circa i
propri stili di vita. Lo provoca
ad una seria revisione, a scoprirsi peccatore, del peccato ecologico, ancora troppo lontano
dai nostri orizzonti morali.
Il messaggio dei Vescovi non
invita solo ad una pace generica tra i popoli, ricorda ai cristia-
LA RETE INTERDIOCESANA DEI NUOVI STILI DI VITA
Il 18 giugno avrà luogo a Verona l'incontro periodico della Rete
InterDiocesana dei Nuovi Stili di Vita. Ci troveremo con 30 rappresentanti della varie Diocesi del nord-centro Italia,con prevalenza
dal Triveneto e dall'Emilia Romagna.
In questo ambito continua lo studio ed il confronto sulle tematiche
degli Stili di Vita, come cioè vivere da cristiani nel lavoro, in famiglia ed in tutti gli ambiti sociali con proposte nuove, per certi versi,
ed antiche sin da tempi di san Benedetto e san Francesco per altri
versi.
Oggi potremmo definire i Nuovi Stili di Vita come la "Caritas del
benessere", i beneficiari saremmo noi tutti con un lavoro ed un
reddito,una famiglia,una casa e dei beni materiali acquistati o che
potenzialmente possiamo acquistare,con tempi dedicati alla ferie ed
al divertimento,un'assefuazione alla Messa domenicale in cui la religione e le tematiche dello Spirito ci interpellano sì e no quei 40
minuti di rito domenicali ed a cui magari stancamente ed anche un
pò annoiati assistiamo. La sobrietà, l'essenziale francescano, l'"ora
et labora" benedettino oggi sono da riproporre, da riscoprire non
perchè vogliamo ridurci in povertà materiale o per vaghe nostalgie
del passato ma per contrapporci al consumismo privo di senso e
significato,al superfluo,al vuoto materiale che ci rende poveri non
necessariamente materialmente ma soprattutto nel vivere attaccati ad oggetti ed a cose e non alla ricerca dei veri bisogni spirituali
dell'animo umano. Cosa proporre in Diocesi pertanto? Pensiamo ad
un ritorno alla sufficienza e sobrietà nei beni materiali: gli eccessi
negli acquisti,nel possedere l'inutile dovrebbero contrapporsi
all'indispensabile,alla ricerca nel tempo del lavoro e dello svago,a
ricchezze dell'anima più che del consumo,al risparmio energetico,alla
custodia del Creato,all'uso del'intelligenza per proseguire l'opera del
Creatore e non per distruggere chi ci circonda,l'essere umano e l'ambiente in cui viviamo. Abbiamo evidenziato necessarie la formazione culturale,la pedagogia e la Teologia del Creato e dei Nuovi Stili di
Vita,aventi per linea guida l'enciclica del Papa "Caritas in Veritate".
Una proposta emersa e condivisa è progettare una rete diocesana
interparrocchiale dei Nuovi Stili di Vita,con un allargamento e
condivisione a quanti, uomini e donne delle parrocchie della nostra
Diocesi vogliano partecipare ed impegnarsi in questo progetto culturale tramite il potente mezzo della rete internet.
Per contattarci l'indirizzo è Commissione Diocesiana Pastorale del
Lavoro,Custodia del Creato e dei Nuovi Stili di Vita,ci troverete nel
nuovo sito della Diocesi che sarà on line a partire da Settembre 2010.
SALVINO ZIRAFA
TUTTI A PISTOIA
Dal 25 al 27 giugno prossimi è in programma a Pistoia,
presso la Sala dei Vescovi,
l’appuntamento con il Settimo Forum dell’Informazione
Cattolica per la Salvaguardia
del Creato, dall’associazione
d’ispirazione
cristiana
Greenaccord. Il tema 2010,
rallacciandosi all’anno giubilare compostelliano è “L’umanità in cammino nel Creato”,
con l’idea di riflettere sulla
figura dell’homo viator,
viandante sulle strade del
mondo, che attraversa il Creato, vi lascia la sua orma, ma
deve impegnarsi per consegnarlo alle generazioni future salvaguardato e migliorato. Tre giorni intensi, ricchi di
ospiti di rilievo come il Vescovo di Pistoia mons. Mansueto Bianchi, la scrittrice Susanna Tamaro, lo storico
Franco Cardini, il Sottosegretario del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace Flaminia
Giovanelli, il Segretario Nazionale di Azione Cattolica
Gigi Borgiani, e Mons. Arrigo
Miglio, Presidente della Commissione Episcopale Problemi Sociali e Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana,
che introdurrà il documento
CEI per la prossima giornata della salvaguardia del Creato. Per informazioni: segre
[email protected]; sito
internet www.greenaccord.
org.
ni che la giornata per la salvaguardia del creato si pone come
una importante opportunità
per vivere una forte esperienza
ecumenica, per celebrare la
giornata “in spirito di fraternità
ecumenica, nel dialogo e nella
preghiera comune con i fratelli
delle altre confessioni cristiane,
uniti nella custodia della creazione di Dio”.
GIUSEPPE CORTI
I COMANDAMENTI: PAROLE DI VITA E DI VERITÀ
Con il decalogo Dio ci offre le 10 parole di vita che ci
insegnano come amarlo e che le vie per avvicinarci a Lui
hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana.
Siamo giunti nella nostra analisi dei comandamenti all’ottavo Non dire falsa testimonianza, che ci invita a ricercare e a vivere nella verità e Gesù, con i suoi insegnamenti
nel Vangelo, ci indica la strada della verità nella carità.
Ancora prima di rivelarsi all’uomo mediante Parole di verità, Dio si rivela all’uomo per mezzo del linguaggio universale della creazione, opera della sua Sapienza e del suo
Amore. L’uomo, nell’essere creatura del Dio “Verace”, è
chiamato a vivere nella verità, ma è anche naturalmente
proteso alla verità. Ogni uomo ha diritto e il dovere di
un’informazione fondata sulla verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà. Da una parte i mass-media hanno il
dovere, nella diffusione dell’informazione, di servire la verità e di non offendere la carità, ma dall’altra parte ognuno di noi non può rimanere passivo e poco vigile di fronte a
messaggi, contenuti, immagini che danneggiano il bene comune.
Il nono e il decimo comandamento Non desiderare la donna d’altri e Non desiderare la roba d’altri - a differenza
degli altri comandamenti che regolano i comportamenti
concreti dell’uomo - riguardano l’intenzione del cuore e
riassumono tutti i precetti della Legge. Questi due comandamenti ci insegnano ad orientare i nostri desideri verso
il bene.
I desideri sono una forza importantissima per la nostra
crescita spirituale, perché hanno la funzione di colmare la
distanza tra ciò che noi siamo e ciò che il Signore vuole da
noi, stimolandoci ad andare sempre oltre e soprattutto a
purificare il rapporto con Dio e con gli altri. Il desiderio di
Dio è iscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio, e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo
e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che
cerca senza posa. (Catechismo della Chiesa Cattolica n.27).
La preghiera del Padre Nostro ci viene in aiuto, interpretando i nostri desideri presso Dio e riassumendo il desiderio dell’umanità di entrare in comunione con Lui, facendo la sua volontà.
ANTONELLA NICASTRO
STILI DI VITA
TEMPO DI VITA
ALL’APERTO
Il cielo finalmente sereno
delle ultime settimane ci ha
restituito il gusto dell’aria
aperta. Approfittarne significa liberarsi la mente dallo
stress e godere delle ricchezze di ciò che ci circonda, concedendoci occasioni di svago naturali e pulite.
Pensiamo al fitness. In Italia circa 4 milioni e mezzo
di persone praticano l’hobby
della ginnastica. In palestra.
Ciò significa emissioni di
Co2 legate all’ illuminazione dello stabile, al consumo
di acqua, al riscaldamento.
Molto più sano, dunque, per
se stessi e per l’ambiente,
optare per un prato o un sentiero piuttosto che per un
freddo tapis-rouland.
E per fare del sano movimento all’aria aperta non
occorre essere dei maratoneti. Ben lo sanno i circa 2
milioni di italiani dediti al
fitalwalking, il semplice
camminare per tenersi in forma. Ovvio? Forse non proprio se è vero che oggi il 15%
degli spostamenti sotto il
chilometro e il 40% di quelli
tra 1 e 2 chilometri avviene
in auto, moto o bicicletta.
Camminare di più farebbe
bene a noi, ma anche alle città in cui viviamo. Ben lo sa
la Regione Lombardia che
da qualche mese ha proposto, con il supporto delle Asl,
la promozione di locali
“gruppi di cammino”. Un
modo semplice per stare insieme, godendosi l’aria aperta.
Certo che camminare, a
volte, stanca. Ottima, allora,
l’idea di una sosta per un pic
nic. Anche in questo caso l’attenzione è d’obbligo per
pranzetti a reale impatto
zero. La strada è quella di
attenersi al rispetto di qualche regola elementare. In
primo luogo sforzarsi di usare prodotti di stagione, quindi dotarsi di stoviglie biodegradabili e tovagliette in carta riciclata anzichè di stoffa
(la lavatrice brucia energia!). Attenzione alla scelta
degli alimenti, meglio sfusi
così da evitare la proliferazione di inutili imballaggi.
Non buttare gli avanzi ma
conservarli per farne concime. E i rifiuti: meglio portarseli a casa, più facile, in questo modo, differenziarli che
gettarli in qualche cestino
che raccoglie l’indifferenziato.
Il pic-nic alimenta, inevitabilmente, il desiderio di
vacanze! Attenzione, allora,
anche su questo fronte, a
compiere scelte che siano nel
rispetto dell’ambiente. Il sito
www.ecoturisti.eu costituisce
un buon ausilio per permetterci di scegliere e prenotare
alberghi, agriturismi, residence, bed & breackfast e
campeggi presenti sul tutto
il territorio nazionale. Le
strutture presenti sul portale hanno infatti intrapreso
un percorso mirato a creare
sinergie tra sostenibilità
ambientale e turismo. Per chi
ama i campeggi anche Legambiente (www.legambienteturismo.it) offre un
ventaglio di campeggi ecologici, garantiti dal bollino
blu.
Le premesse per un’estate
sostenibile ci sono tutte. Approfittiamone.
MARCO GATTI
P A G I N A
16
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
ECCO COME ORIENTARSI
Ecoturisti:
anche a Como
vacanze
sostenibili
U
na vacanza ad
impatto zero.
Per chi ama l’
ambiente ed è
ossessionato
dalle emissioni eccessive
di anidride carbonica (la
famigerata Co2) oggi c’è
una possibilità in più. Ad
offrirla è il sito www.
ecoturisti.eu, un portale
che raccoglie strutture e
tour operator che desiderano offrire vacanze adatte a chi cerca di appropriarsi di uno stile di vita
sostenibile.
Le strutture presenti
nel portale hanno intrapreso un percorso mirato
a creare sinergia tra la
sostenibilità ambientale
ed il turismo.
Bastano pochi passaggi
per addentrarsi in questo
mondo verde e andare
alla ricerca delle voci che
ci interessano: 146 agriturismi, 106 alberghi, 9 appartamenti, 40 bed &
breakfast, 47 campeggi.
Il sito ci guida, inoltre,
nel dettaglio delle camere e degli appartamenti
che hanno scelto l’impatto zero, impegnandosi a
compensare l’impatto ambientale di una camera
singola/doppia attraverso
la creazione di nuove foreste.
Gli enti che hanno aderito al portale si impegnano infatti ad aderire al
progetto che prevede la
nascita e la tutela di nuove foreste nel Parco del
Ticino, in Madagascar e
in Costa Rica. In che
modo? Una parte dell’importo versato per l’adesio-
Estate, tempo di divertimento. Si può
farlo con un occhio all’ambiente. Un
sito ci accompagna nelle scelte migliori
di MARCO GATTI
[email protected]
ne (un investimento minimo di 40 euro annuali)
verrà appunto devoluto
per la creazione a tutela
di nuove foreste.
Considerando ad esempio una camera della
grandezza media di 15
mq ed un’emissione annua di 330 Kg di CO2 la
compensazione avviene
con la creazione di 320
mq di nuove foreste in
Costa Rica. Lo stesso vale
per gli appartamenti.
Considerando un appartamento della grandezza
media di 30 mq ed un’
emissione annua di 507
Kg di CO2 la compensazione avviene con la creazione di 497 mq di nuove
foreste in Costa Rica.
Una serie di loghi posti
accanto alle strutture ricettive permette di conoscerne il differente livello di sostenibilità. C’è chi
aderisce al progetto di
riforestazione in maniera
più significativa, chi mette a disposizione dei suoi
clienti alimenti biologici,
utilizza lampadine a basso consumo energetico,
pannelli solari o risorse
rinnovabili. E chi, ancora, dichiara di rendere ad
impatto zero uno dei seguenti servizi o prodotti:
i materiali di comunicazione, le camere, le piazzole di sosta, gli spazi co-
ECCO LE STRUTTURE, PRESENTI IN PROVINCIA DI COMO,
ADERENTI AL PORTALE ECOTURISTI
Agriturismi
Agriturismo Da Santino, Carugo; agriturismo Al Marnich, Schignano; agriturismo Cassina Enco, Rezzago;
La cascina di Mattia, Cantù; Agriturismo La Ca’ Tenaia; Agriturismo La Cassinazza, Orsenigo; Agriturismo
L’Agrifoglio, Cavallasca; Agriturismo Il Vecchio Fienile, Montano Lucino; Agriturismo La Fattoria, Mariano
Comense; Agriturismo Grigio Giobbe, Senna Comasco; Agriturismo Lions Farm, Gironico; Agriturismo La
Pioppa, Villa Guardia; Agriturismo Biologico san Damiano, Cantù.
Alberghi
San Marino S.r.l., Laglio (3 stelle); Hotel Britannia Excelsior, Cadenabbia (3 stelle); Hotel Ristorante
Azalea, Tremezzo (2 stelle); albergo Lenno, Lenno (4 stelle); Bellagio Sporting Club, Bellagio; Hotel Bellagio,
Bellagio (2 stelle); Hotel Du Lac, Bellagio (3 stelle); Albergo Ristorante Silvio, Bellagio (3 stelle); Hotel
G.L.A.V.J.C., Torno (3 stelle); Hotel Vista Lago, Como (3 stelle); Albergo ristorante Il vapore, Menaggio (1
stella); Albergo Ristorante Tre Rose, Nesso; Albergo Ristorante Bar Micheletto, Valmorea; Albergo Fioroni,
Carate Urio; Albergo Centrale, Cernobbio; Albergo Campeggio, Alpe del Vicerè; Albergo Arcade, Grandate;
Hotel Erba, Erba; Hotel Duebi, Olgiate Comasco; Hotel Plinio Au Lac, Laglio; Hotel Asnigo, Cernobbio;
Hotel Ariston, Locate Varesino; Golf Hotel La Pinetina, Carbonate; Albergo La Posta, Moltrasio; Albergo
Mirabeau, Civenna; Hotel Locanda Milano 1983, Brunate; Hotel Il Corazziere, Merone; Hotel Cornelio,
Bizzarone; Albergo La Collina, Casnate con Bernate; Albergo Giardino, Cernobbio; Hotel Concordia,
Carlazzo; Albergo La Zuppiera, Canzo; Hotel Bellavista, Menaggio (3 stelle); Grand Hotel Victoria, Menaggio
(4 stelle); Grand Hotel Tremezzo, Tremezzo (5 stelle); Grand Hotel Menaggio, Menaggio (4 stelle); Albergo
Royal, Menaggio (3 stelle); Albergo Loveno, Menaggio (2 stelle); Albergo Garden, Menaggio (3 stelle);
Albergo Corona, Menaggio (2 stelle); Abergo Adler, Menaggio (3 stelle); La Genzianella, Bellagio (1 stella);
Hotel Villa Serbelloni, Bellagio (5 stelle); Hotel Suisse, Bellagio (2 stelle); Hotel Nuovo Miralago, Bellagio
(2 stelle); Hotel Fioroni, Bellagio (3 stelle); Hotel Excelsior Splendide, Bellagio (3 stelle); Hotel Centrale,
Bellagio; Hotel Aurora, Lezzeno (2 stelle); Albergo La Pergola, Bellagio (2 stelle); Albergo Europa, Bellagio
(2 stelle); Hotel Florence, Bellagio (3 stelle); Albergo Belvedere, Bellagio (3 stelle); Hotel Metropole Bellagio,
Bellagio (3 stelle).
Appartamenti
Residence Como Sole, Como; Residence I Gelsi, Domaso; Residence Letizia, Ossuccio.
Bed & Breackfast
B&B Breva & Tivan, Pianello del Lario; B&B Casa del Sole, Cardano – Grandola ed Uniti; B&B Villa
Albonico, Laglio; B&B Al Praa Volt, Bellagio; Il Perlo Panorama, Bellagio; Balcone Fiorito, Croce (Menaggio);
Albergo Milano, Blevio; B&B Marilla e Luciano, Como; B&B Leon d’Oro, Pusiano; L’Ora Sesta, Como;
B&B Da Rosy, Lanzo d’Intelvi; B&B Regina, Como; B&B Valcavargna, San Bartolomeo Valcavargna; B&B
Miramusi, S. Siro; B&B da Gio, Carlazzo; B&B Casapini, Griante
muni, la SPA, gli omaggi
agli ospiti con un certificato numerato che attesta
la creazione in mq di nuo-
ve foreste.
E non mancano anche
le strutture comasche in
questo panorama verde.
Siamo andati a cercarle una per una, come indicato nel box in questa
pagina.
Ecoturismo, un portale
come guida ad una estate che possa essere davvero sostenibile.
L’ASSEMBLEA DI LUNEDÌ SCORSO
Confindustria: tempi duri, ma si va avanti
ono tempi duri e
difficili per un
imprenditore, ma
guai a scoraggiarsi e desistere. E
in sintesi il messaggio inviato ai colleghi imprenditori dal presidente della Confindustria Como,
Ambrogio Taborelli nel
corso dell’assemblea annuale dell’associazione,
tenutasi lunedì 14 giugno
all’Auditorium Spazio
Como di Tavernola.
L’invito del presidente
Taborelli non è stato di
maniera, ma confortato
dai dati congiunturali
che, se pur ancora molto
negativi, indicano che la
caduta di produzione si è
S
ormai conclusa. I vari settori produttivi stanno
dando, seppur timidamente, segnali di ripresa.
La relazione del presidente Taborelli è stata
preceduta dall’intervento
del prof. Marco Fortis,
vice presidente della Fondazione Edison. Egli, dopo
aver illustrato le cause
della crisi, perché la crisi
non ebbe solo una causa,
ma più cause dovute agli
indebitamenti fatti sia da
soggetti pubblici che privati, ha invitato i presenti a prepararsi per un futuro economico che dovrà
trovare le risorse non tanto negli incentivi pubblici, in quanto gli stati stan-
no tirando le cinghia, ma
nelle energie di sviluppo
che ogni azienda sana e
ben gestita ha in se stessa.
Tornando alla relazione
del presidente Taborelli:
la ricetta per affrontare in
modo vincente la crisi deve avere innanzitutto
quale ingrediente base
uno scatto, una cambio di
marcia. Per far ciò occorre coraggio e cuore, usare
tutta la passione che i piccoli e medi imprenditori
comaschi hanno da sempre manifestato. Inoltre
bisogna che essi abbiano
la consapevolezza che per
risalire dalla crisi bisogna
fare un cammino duro,
passo dopo passo, con pazienza e caparbietà.
Ma non è sufficiente
l’impegno del singolo e di
filiera, occorre un lavoro
di squadra affiatata. E
facendo riferimento al filmato, che ha preceduto la
sua relazione in cui si illustrava come le oche organizzano il loro volto di
stormo, il presidente Taborelli ha ribadito con forza che solo uniti e operando in squadra solidale si
potrà uscire dalle secche
della crisi: “Proprio per
questo servono le reti d’
impresa che, insieme con
un filiera robusta e ben
funzionante, rappresentano un ingrediente or-
mai fondamentale per rafforzare il nostro sistema
produttivo”.
E da ultimo non va trascurato il metodo del dialogo.
Dialogo con le istituzioni e con le forze sociali. Se
si sta affrontando la crisi
senza drammi sociali per
la nostra realtà locale, lo
si deve anche al dialogo
con le forze sindacali che
hanno mostrato responsabilità nella individuazione di quei percorsi necessari per superare la
situazione di crisi.
L’assemblea di Confindustria Como è stata anche una occasione di festa
con la consegna degli at-
testati di benemerenza e
medaglie d’oro a dieci industriali che hanno raggiunto 50 anni di attività.
Dopo l’assegnazione
degli attestati è intervenuto, a conclusione dell’assemblea, il dott. Antonio Costato, vice presidente Confindustria per
il federalismo e le autonomie, il quale dopo aver
lanciato strali contro la
cultura delle rendite facili e fasulle, ha ricordato
che la vera rendita, quella su cui si deve fondare
un solido futuro passa
attraverso lo sviluppo del
sistema produttivo.
GIUSEPPE CORTI
CRONACA
P A G I N A
17
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
IN VIA DI DEFINIZIONE LA NUOVA ORDINANZA
Movida:
ecco
gli orari
Il documento,
redatto nei giorni
scorsi, è stato
inviato alle
associazioni
di categoria
per raccogliere
eventuali pareri.
Dopo di che
ci sarà la firma
definitiva
pagina a cura
di LUIGI CLERICI
L
a tanto famigerata “movida” comasca ha ora degli orari da rispettare: l’una di notte con la possibilità, a determinate condizioni, di
arrivare fino alle 2. Dopo
tante settimane di dibattiti, polemiche, interventi anche in Consiglio comunale ed a vari livelli, è
stato presentato, al momento ai soli organi di
stampa la scorsa settimana in attesa di diventare
ufficiale, il testo modificato dell’ordinanza sull’
“Orario delle attività di
somministrazione al pub-
blico di alimenti e bevande, dei locali di pubblico
intrattenimento e delle
sale pubbliche da gioco”
predisposto dal Settore
Attività Produttive del
Comune di Como. «Abbiamo raccolto tutte le osservazioni che sono state
presentate - ha commentato il sindaco, Stefano
Bruni - e questo provvedimento rappresenta un
punto intermedio che cerca di conciliare per quanto possibile le esigenze dei
residenti e degli esercenti. L’obiettivo è che funzioni con soddisfazione di
tutte le parti». Ma quali
sono le caratteristiche del
nuovo testo. Innanzitutto
è stabilito che, per gli
esercizi situati in particolari aree del territorio comunale (ovvero situati
nelle zone indicate con le
seguenti lettere dal Piano Regolatore Generale:
A, città murata; B1, B2 e
B3) insieme a quelli posti
a meno di 100 metri in linea d’aria, da ospedali,
case di cura, case di riposo gli orari di apertura il
venerdì, sabato e nelle altre giornate prefestive
devono essere compresi
tra le ore 7 del giorno
stesso e le ore 1 del giorno seguente; negli altri
giorni della settimana tra
le ore 7 e le ore 24 del medesimo giorno. La chiusura può essere posticipata
fino alle ore 2 del giorno
seguente a condizione che
il titolare, nel comunicare la scelta dell’orario,
s’impegni ad installare
limitatori acustici su impianti stereo, radio, tv,
juke-box, video-giochi o
simili così da rispettare i
limiti di immissione stabiliti dalla normativa vigente in materia di impatto acustico; di garantire che gli avventori, anche quelli che stazionano
sul suolo pubblico all’esterno dell’esercizio,
mantengano un contegno
e un tono di voce adatti al
luogo; di non somministrare alimenti e bevan-
CALCIO COMO: LA PREOCCUPAZIONE DEI TIFOSI
Incomincia a preoccupare, a Como, il silenzio che accompagna il tanto
acclamato arrivo di Raffele Ciuccariello (con tanto di presentazione ufficiale davanti ai tifosi lariani) quale nuovo presidente del Calcio Como.
In città serpeggia la perplessità da parte di molti, preoccupati per il
futuro dello storico club azzurro. E lo scetticismo sembra aver coinvolto
anche l’ex vice-presidente Amilcare Rivetti nonché il direttore sportivo
“in pectore” del nuovo Como, Mauro Traini, in attesa di istruzioni per
poter partire con la pianificazione e la preparazione della squadra. Il
fatto è che, anche a livello operativo (ovvero per ciò che concerne l’allestimento della squadra) nulla, ma proprio nulla, si muoverà prima che
la situazione a livello societario non si sia completamente definita. La
scorsa settimana sono emersi i nomi delle due società che avrebbero
acquistato il Como, di proprietà dei figli di Raffaele Ciuccariello, ma la
situazione resta particolare nonché caratterizzata da nessuna certezza.
Traini, la scorsa settimana, avrebbe dovuto avere un primo incontro con
i nuovi proprietari ma la tanto attesa riunione, al momento di andare in
stampa, non si è ancora svolta. «Non sono preoccupato - ha invece spiegato il tecnico dello scorso campionato Oscar Brevi -, ma sono anch’io in
attesa di sviluppi. E’ logico che finchè tutto non è definito in maniera
chiara sia impossibile cominciare a fare progetti concreti. Speriamo vada
tutto bene».
Intanto incomincia a rumoreggiare anche la tifoseria che, finora, aveva accolto con favore l’arrivo di Ciuccariello alla guida della società anche perché incominciano ad incombere le scadenze relative all’iscrizione per il prossimo campionato. Ovviamente non è imprescindibile che la
cessione da Di Bari a Ciuccariello venga sancita per forza prima di quella
data, ma è fondamentale che per quella data tutto sia chiaro. E che
siano pronti, senza equivoci i soldi per isciversi: 23.000 euro per la pura
e semplice iscrizione, 400.000 euro di fidejussione. Cifre più alte dell’anno scorso e che hanno mandato in crisi tante società. Solo per il girone
del Como si parla di ovvi problemi per l’iscrizione da parte del Pergocrema
nonché del Perugia, che è fallito e ripartirà dai dilettanti, ma anche per
tante altre squadre. Tornando ai tifosi, questi, si sono fatti sentire negli
ultimi giorni: «Stiamo attenti a quello che succede, perché per ora non
sono emersi fatti concreti che possano aiutarci ad avere fiducia nel signor Ciuccariello» hanno affermato in un cominicato invitando Di Bari
e Rivetti ad iscrivere immediatamente la squadra al prossimo campionato. Come è detto preoccupa il cambio di proprietà: «Abbiamo un direttore generale valido come Traini, pronto a lavorare, e invece non può far
nulla senza l’accordo tra le parti: una situazione ridicola e pericolosa».
de a coloro che rimarranno, dopo l’1 di notte, all’esterno del locale, con
esclusione di quelli che
fruiscono di tavoli e sedie
collocati nell’area assegnata in concessione all’impresa. Si tratta dei
principali “imputati” delle lamentele segnalate in
questi ultimi tempi dai
cittadini che abitano nelle vicinanze di bar e locali.
In caso di intrattenimenti all’aperto questi
devono concludersi entro
le ore 24, salvo casi di carattere
eccezionale,
debitamente motivati nel
provvedimento di autorizzazione. Gli agenti di Polizia Locale vigileranno
sul rispetto di tali disposizioni ed in caso di contravvenzioni scatteranno
sanzioni di importo compreso tra 25 e 500 euro
nonché sospensioni sulle
aperture serali per 15
giorni a seguito del primo
accertamento di infrazione e per un periodo non
inferiore a 15 né superio-
CORSE ESTIVE
Treni:
nuovi
orari e...
polemiche
Arriva l’orario estivo dei treni: nuove corse ma anche tante polemiche
Torna l’orario estivo dei treni e, come
ogni modifica di questo tipo, le disposizioni sono state accompagnate dalle
polemiche dei Comitati degli utenti e
dei pendolari. Trenitalia ha disposto
come, a livello regionale, siano state
previste quaranta corse in più con un
potenziamento del cosiddetto “quadrante nord” che interessa da vicino i
pendolari comaschi. Le novità, su questo punto, sono rappresentate dall’introduzione della corsa da Milano delle 20.10 per il Cisalpino ma, contrariamente alle aspettative, non sono
state ripristinate alcune corse particolarmente utilizzate come quelle delle 6.58 e delle 9.15 da Chiasso verso il
capoluogo lombardo, come neppure
quella in senso contrario delle 17.35
da Milano Centrale. Si tratta di tre
delle undici corse che furono eliminate l’anno scorso. Nell’orario estivo presentato in regione dall’Assessore alle
Infrastrutture e Mobilità Raffaele
Cattaneo e dall’Amministratore delegato di Trenitalia e di “Le Nord”, Raffaele Biesuz, vi sono delle mancanze
evidenti alle quali potrebbero aggiungersene altre, come ha evidenziato
Cattaneo, come effetto dei tagli previ-
re a 45 giorni per le violazioni successive. Per tutti gli altri esercizi ubicati
nelle altre zone gli orari
di rispettare dovranno
essere compresi tra le ore
5 di ciascun giorno e le ore
2 del giorno seguente, in
tutti i giorni della settimana.
Tutte le disposizioni si
applicano anche agli esercizi di commercio al dettaglio su area privata, ai
panifici e agli esercizi artigianali di preparazione
di alimenti e bevande,
qualora consentano ai
clienti il consumo immediato sul posto. I titolari
di tali esercizi dovranno
comunque comunicare al
Comune l’orario di apertura e chiusura prescelto.
Questo provvedimento
è stato inviato anche alle
organizzazioni maggiormente rappresentative a
livello provinciale delle
imprese del settore della
somministrazione, dei
consumatori e dei lavoratori, oltre che della locale
Camera di Commercio,
che sono state convocate
per un incontro in Comune. Acquisiti i pareri delle organizzazioni, obbligatori, ma non vincolanti, il
sindaco potrà firmare l’ordinanza che entrerà in
vigore il ventesimo giorno successivo a quello di
affissione all’albo pretorio
(questo per consentire
agli esercenti di potersi
adeguare alle nuove prescrizioni).
sti dalla Manovra Finanziaria. “L’impatto sul trasporto pubblico di questa
manovra, che mi pare non sia neppure caratterizzata da elementi di equità e proporzionalità condivisibili, è
devastante – dice Cattaneo –. Si parla di minori trasferimenti per 314 milioni di euro su un totale di poco più
di un miliardo che lo Stato destina a
Regione Lombardia, quindi si tratta
di un taglio netto del 30%. Evidentemente un taglio insostenibile. Dal punto di vista dell’impatto sui servizi ferroviari, significherebbe che verrebbero tagliati oltre 100 milioni al ferro e
200 alla gomma”. Miglioramenti sono
invece previsti per i collegamenti dalla Valtellina a Milano. Dal mese di
settembre diverranno operative nuove corse sulla tratta Sondrio-Tirano e
in un prossimo futuro dovrebbero essere anche messi in circolazione nuove carrozze rispetto agli attuali vetusti
convogli. Sul fronte lecchese il numero di corse rimane quello fissato ultimamente mentre, da Chiasso e da
Milano in orario serale partiranno due
convogli in più, alle 19.00 dalla Svizzera e alle 20.10 dal capoluogo lombardo. Nel frattempo, sempre in ambito ferroviario, è tornato d’attualità
il progetto relativo alla “Pedemontana
ferroviaria briantea”. L’obiettivo principale è ora quello di realizzare con il
contributo della Regione Lombardia,
uno studio di fattibilità «di un’opera
che non consumerà altro territorio,
permette tempi rapidi di consenso, non
richiede grandi interventi - ha commentato il consigliere regionale Luca
Gaffuri -. L’importante è essere operativi entro i tempi di Expo 2015». Tra
le altre priorità ci sono “la gestione dei
servizi di sicurezza della linea e dei
passaggi a livello e nuovi treni da inserire. Ma perché il progetto possa partire, serve un accordo tra Rfi e Fnm,
che porti a un’unica gestione della
Pedemontana ferroviaria briantea,
comprendente le linee Lecco-MoltenoComo, Molteno-Monza, Canzo-Milano,
Seregno-Bergamo.
P A G I N A
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
CRONACA
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
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19
SABATO 19 GIUGNO
Luce nella notte
a S. Donnino
Si rinnova
il tradizionale
momento
di condivisione
e preghiera
promosso
dall’associazione
“Nuovi
Orizzonti”.
L’evento
per la prima volta
si svolgerà non
in S. Giacomo,
ma nella chiesa
di via Diaz 125.
Attorno
alle 20 momento
di preghiera,
alle 21.30
apertura
del portone
L
a “Luce nella notte”. Cosè? Uno
splendido momento di condivisione,
preghiera, unità e
gioia nella cornice della
chiesa di San Donnino,
nel centro storico di Como.
L’iniziativa promossa
dall’associazione “Nuovi
Orizzonti” ha trovato riscontro in molte parrocchie e tantissime realtà
ecclesiali che si impegnano, nell’Unità che Gesù
chiede ai suoi (“Padre che
tutti siano uno”), ad
evangelizzare come missionari o nella preghiera,
annunciando Gesù Risorto.
L’equipe organizzativa
coordinata dai consacrati di Nuovi Orizzonti di
Como, conterà su numerose realtà del territorio
lariano: la Pastorale giovanile della Diocesi, diverse parrocchie, i gruppi
di Como e Lurago Marinone del movimento Rinnovamento nello Spirito
Santo che svolge sempre
in maniera superba il servizio dei canti e della
musica, oltre a molte persone che hanno dato la
propria disponibilità sia
Alcune immagini
delle passate edizioni
per la parte operativa, sia
per la parte, meno evidente, ma non meno importante, dell’appoggio nella
preghiera.
L’evento si svolge seguendo lo schema collaudato nei molti anni di
esperienza di evangelizzazione nelle missioni di
strada della comunità
Nuovi Orizzonti
La serata inizierà alle
20 con un momento di
preghiera e canti, subito
dopo verranno formate le
diverse equipe:
- l’equipe dei missionari
che vanno per le strade a
due a due per contattare
direttamente e invitare le
persone in chiesa
- l’equipe dei missionari
che accolgono le persone
all’ingresso della chiesa
- l’equipe musica e canti
- l’equipe delle persone
che, all’interno della chiesa, offrono le loro preghiere per le persone che entrano.
- L’equipe dei sacerdoti
per colloqui e confessioni
Dopo il mandato del
Vescovo o di un suo delegato, (andate in tutto il
modo e predicate il vangelo ad ogni creatura - Mc
16,15), i missionari esterni usciranno per le strade e i locali della città.
Nelle passate edizioni
gli incontri sono stati davvero tantissimi e le persone entrate in chiesa
spesso attorno dai 500 circa al migliaio.
LE ALPI DELLA LUNA
Sabato 19 giugno alle ore 17.00
presso la Biblioteca Comunale di
Como l’associazione culturale
Iubilantes invita alla presentazione
del nuovo libro della socia Ilaria
Bodero Maccabeo, dal titolo “Le Alpi
della luna”, edito dalla comasca Elpo
Edizioni.
Dialogheranno con l’autrice la professoressa Serena Scionti e il critico
Vincenzo Guarracino. Introdurrà
l’incontro la Presidente di
Iubilantes, Ambra Garancini; la presentazione sarà accompagnata con
immagini dei cammini dell’Associazione.
La partecipazione è libera e gratuita. Per informazioni: Iubilantes,
Via Vittorio Emanuele II° 45, Como;
tel. 031-279684; e-mail: iubilantes
@iubilantes.it; sito internet: www.
iubilantes.eu.
ALCUNE TESTIMONIANZE
DELLE EDIZIONI PASSATE
Dei missionari:
Dice Tania: “indubbiamente la cosa che più mi ha
colpita è stata la forte presenza della Spirito Santo
che ho sentito in un preciso momento della serata .
Con altri fratelli Gesù mi ha voluta per strada a portare il suo sorriso a coloro che non lo conoscono e
quando con questi nuovi amici siamo entrati nella
casa di Dio, aperta per quella notte, è stato fortissimo vedere chi era in adorazione, chi portava una luce
e scriveva un pensiero a Dio ricevendo dal Padre la
grazia del perdono e il desiderio di stare con lui. Mi
sono commossa nel vedere quanti giovani si sono voluti accostare alla confessione facendo “sgobbare” i
sacerdoti per tutta la serata”.
Dice Roberto: “a un certo punto sono stato chiamato all’ingresso perché avevano accompagnato un
giovane scuro di pelle e con la capigliatura tipo rasta,
che parlava solo inglese, l’ho accolto e gli ho fatto
fare tutto il percorso poi ho scoperto che era uno studente iraniano, musulmano, quindi non gli ho proposto la confessione e l’ho salutato. Un’ora dopo lo vedo
che ancora stava in chiesa, aveva pregato, era rimasto stupito dalla particolarità dell’iniziativa e non
smetteva di sorridere. Alla fine è uscito dopo un lungo colloquio con un’altra missionaria. Ho saputo poi
che sono arrivati anche protestanti ed ebrei, spero
che si siano fatti l’idea che i cattolici sono persone
che amano Dio con gioia”.
Di chi è entrato in chiesa:
Dice Fabio: all’inizio quando sono stato invitato in chiesa ero titubante, scettico e anche imbarazzato, ma
poi mi ha colpito l’atmosfera molto positiva, la musica, le luci e soprattutto l’accoglienza calda e fraterna e
la semplicità delle persone che all’ingresso mi hanno invitato all’altare e mi hanno fatto sentire a mio agio.
Alla fine sono uscito molto soddisfatto, ho avuto modo anche di confessarmi, cosa che non facevo da tanto
tempo. Non posso far altro che ringraziare.
Luca, un ragazzo pieno di “piercing”, dice meravigliato: “stavo andando a una festa e l’ultima cosa che
pensavo di fare era di entrare in una chiesa, anzi dopo la Cresima, non sono più andato a messa ed ero
imbarazzatissimo nel tragitto dal portone all’altare. Poi mi hanno fatto inginocchiare davanti a quello che
dicevano essere Gesù e lì mi sono messo a piangere senza sapere il perché. Ho sentito attorno a me tanto
affetto e calore e per la prima volta potevo chiedere qualcosa di veramente importante per la mia vita, mi
sono voltato a guardare Patrizia, la mia ragazza, e lei stava dicendo: “ho scritto questa preghiera a Dio, non
voglio neanche piegare il foglietto e lo voglio firmare con nome e cognome”. Poi non so come ci siamo trovati
entrambi davanti a un prete a confessarci. Incredibile!”
VISITA AL MUSEO SVIZZERO
ALL’APERTO
DEL BALLENBERG
A MOLTRASIO IL MUSICAL:
“MADRE TERESA”
L’Associazione Culturale Agorà Incontri Culturali Albatesi propone
per domenica 27 giugno una visita al
museo svizzero all’aperto del
Ballenberg, in cui si potranno vedere
le antiche case rurali, gli orti, i giardini e i campi coltivati secondo le tecniche tradizionali, le dimostrazioni di
antiche pratiche artigiane. La partenza è fissata dal Piazzale della Piscina di Muggiò alle ore 7.00; alle ore
16.30 è invece prevista la partenza
da Ballenberg per il rientro.
Per informazioni e prenotazioni
(obbligatorie): Eleonora, tel. 3396609251; Maria, tel. 349-6030140;
Giovanna, tel. 031-590926 (ore serali); e-mail [email protected].
La parrocchia di S. Martino di
Moltrasio propone per sabato 19
giugno, alle ore 21.00, sotto la tenda dell’Oratorio (o in caso di cattivo tempo presso il salone parrocchiale) il musical “Madre Teresa”,
presentato dal gruppo giovani
“Anania, Azaria Misaele” di
Vergnasco (Biella), accompagnati e
diretti da don Marco Peduzzi. La
serata è a scopo benefico a favore
delle missioni della Comunità
Cenacolo.
Il gruppo “Anania, Azaria
Misaele” animerà anche la Santa
Messa delle ore 11.00 di domenica
20 giugno nella Parrocchiale di
Moltrasio.
CRONACA
P A G I N A
20
Lo scorso 11
giugno, è stato
ospite della
comunità, Paolo
Pezzana, già
consulente
di Caritas Italiana
e Caritas Europa,
dal 2004
presidente
della federazione
italiana degli
organismi per
le persone senza
fissa dimora.
A lui il compito
di ripercorre
da un punto
di vista
sociologico
i cambiamenti
del concetto
di autonomia
nella società
di MICHELE LUPPI
L
avorare per
l’autonomia
delle persone:
questo potrebbe essere il
motto dell’attuale ideologia dominante nell’ambito del lavoro terapeutico e
medico-sociale. Cercare di
“aiutare le persone a diventare autonome”: nessuno vi trova niente da ridire, anzi. In una società in
“
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
UN PERCORSO DI RADICI E ALI
Quando
l’autonomia
nasce dalla
relazione
cui i legami sono vissuti
come costrizioni o come
contratti, l’essere autonomi è percepito come una
qualità sociale altamente
desiderabile”.
Possiamo partire da questa provocazione, tratta
da “l’epoca delle passioni
tristi” di Schimt e Benasayag, per introdurre il
cammino di formazione
dell’associazione “Radici e
Ali” di Fino Mornasco, realtà da anni impegnata
nell’accoglienza di persone in situazioni di fragilità.
“Questo percorso, ormai
giunto al suo terzo incontro (su quattro previsti
ndr) - ci spiega Andrea
Tettamanti - è nato dall’esigenza delle famiglie e
dei volontari impegnati
nella nostra comunità di
confrontarci sul senso di
quello che facciamo. Un
percorso all’interno di due
concetti, libertà e autonomia, spesso dibattuti. Abbiamo avuto e avremo
l’opportunità di affrontarli da diverse prospettive:
quella di un teologo, di un
neurispichiatra infantile,
di un sociologo e, a settembre, di una pedagogista”. Proprio all’interno
di questo cammino, venerdì 11 giugno, è stato
ospite della comunità,
Paolo Pezzana, già consulente di Caritas Italiana
e Caritas Europa, dal
2004 presidente della federazione italiana degli
organismi per le persone
senza fissa dimora. A lui
il compito di ripercorre da
un punto di vista sociologico i cambiamenti del
concetto di autonomia
nella società. “Il desiderio di autonomia - ha spiegato Pezzana - accompagna l’intera storia dell’uomo ma, attraverso i secoli, il suo significato ha finito per cambiare radicalmente”. Da un’autonomia
strettamente legata alla
sopravvivenza (l’uomo
primitivo) si passa alla
capacità di distacco dalle
cose (filosofi greci). E’ con
Cristo che la relazione irrompe nel concetto di autonomia che viene concepito come dono gratuito di
sé. Attraverso i secoli il
concetto muterà ancora
con l’introduzione nel
medioevo di un ordine
insito delle cose che era
necessario rispettare. Un
ordine che verrà sradicato dalla Riforma e poi successivamente dall’illuminismo che vedeva nell’autonomia da tutto (compresa l’idea stessa di Dio o di
una qualsiasi forma di divinità) un valore assoluto da tutelare. “Quest’illusione - ha spiegato Pezzana - è andata progressivamente crollando nel
corso del Novecento lasciando spazio ad una deriva che caratterizza la
società odierna. Oggi l’autonomia che va di pari
passo al concetto di benessere, si traduce nel ricercare la soddisfazione
di voglie transitorie, uno
scenario in cui si sta perdendo la dimensione stessa del desiderio”. “Nei
tanti anni in cui ho lavorato a contatto con le persone in gravi situazioni di
emarginazione - ha ricordato - la prima cosa che
facevamo con i nuovi ospiti era capire se queste
persone fossero ancora
portatrici di desideri.
Senza desideri si finisce,
infatti, per inseguire le
voglie e le pulsione del
momento: passioni tristi
che finiscono per essere
facilmente saturate, lasciando spazio al vuoto”.
E’ in questa società che
l’autonomia diventa isolamento, autosufficienza.
Ma, come ricorda il so-
ciologo, “ci può essere pienezza solo attraverso la
relazione con l’altro perché oggi l’autonomia deve
essere pensata come
interdipendenza”. “Dall’altra parte - ha continuato - chi vive a contatto con situazioni di grave
emarginazione, deve capire che alcune persone non
potranno mai essere completamente autonome ma
raggiungeranno solo certi livelli di autonomia. E’
a questo limite che devono essere accompagnati
non di più, perché non
possiamo pretendere che
si adeguino ai nostri canoni”. Per Paolo Pezzana
oggi l’autonomia deve giocarsi all’interno di reti
dove soggetti diversi (singoli, dai professionisti di
successo alle persone costrette ai margini della
società, ma anche associazioni e istituzioni) rappresentano nodi da mettere in connessione. “Uno
scambio - ha concluso non esente da rischi, ma
sono quei rischi che possono dare senso ad un’esistenza”. Una scelta non
facile in una società in cui
in nome della sicurezza si
è disposti a rinunciare
all’autonomia, ma è solo
all’interno di questa molteplicità di reti che un
uomo può raggiungere il
benessere. Perché autonomia non significa autosufficienza o, più semplicemente, capacità di potercela fare da solo.
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
P A G I N A
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IL 19 E 20 GIUGNO
In città attesa
un’invasione
alpina
Attese oltre
tremila penne
nere dalla
Lombardia
e dall’Emilia
Romagna
per il raduno
sezionale
in occasione
delle celebrazioni
per i 90 anni
di fondazione
U
n’onda di penne
nere è attesa in
città per il prossimo fine settimana.
Circa tremila sono gli alpini che dovrebbero confluire in convalle per
prendere parte, i prossimi 19 e 20 giugno, al raduno della sezione di
Como dell’Associazione
Nazionale Alpini nell’anno delle celebrazioni per
il 90° di fondazione.
L’Ana di Como raduna,
complessivamente, qualcosa come settemila iscritti e 122 gruppi sparsi
sul territorio della provincia, aventi sede in altrettanti comuni. Il gruppo
cittadino tocca quota seicento unità.
«L’appuntamento che
abbiamo organizzato - le
parole del presiedente
della sezione comasca
Achille Gregori - è per
consentire un’ulteriore
occasione di incontro tra
la nostra associazione e la
popolazione comasca. Gli
eventi di questo fine settimana rappresentano
solo una piccola parte delle tante iniziative fino ad
oggi organizzate, a cui se
ne aggiungeranno altre
entro fine anno, per celebrare degnamente questo
90°. Como ha dato i natali, nel lontano 1920, a una
delle prime sezioni alpine
Alcune immagini d’epoca di raduni alpini in città
Stefano Bruni e Achille Gregori
d’Italia. Noi siamo custodi di un prezioso bagaglio
di memoria e per questo
chiamati a mantenerlo
vivo e a divulgarlo».
Una memoria da tenere viva. Proprio a questo
scopo risponde la mostra
fotografica, inaugurata
lunedì scorso e aperta fino
a sabato 19 giugno in biblioteca comunale, dedicata agli alpini in Russia.
Vi sono esposti i dipinti
dell’artista-alpino Piero
Gauli e una raccolta fotografica di Pasquale Corti.
«Sarà una festa vera ha dichiarato il sindaco di
Como Stefano Bruni come vera e di sostanza è
la presenza di questi “giovanotti” sull’intero territorio cittadino e provinciale. Persone dalla comprovata passione per il
bene comune».
“Giovanotti” appassionati, attenti, a scapito di
un’età anagrafica che fa il
paio con un entusiasmo
contagioso.
Era il 5 luglio 1920
quando, a poco meno di
un anno dalla costituzione dell’Associazione Na-
zionale Alpini, nasceva
presso il “Gran Bar Lario”
di piazza Cavour la sezione di Como, come detto
una tra le prime d’Italia.
A dimostrazione della
solida passione per il
bene comune i numerosissimi interventi di soccorso sostenuti, negli
anni, dai volontari del
nucleo di Protezione Civile della sezione comasca.
Servizi di carattere strettamente locale, ma anche
mobilitazioni a seguito di
grandi calamità nazionali e all’estero. Da annoverare anche l’impegno profuso a favore delle località colpite dal terremoto in
Abruzzo.
I volontari si occupano
anche di prevenzione e di
recupero di ambienti naturali e manufatti in degrado (da segnalare il ripristino della “Linea
Cadorna” nel parco della
Spina Verde).
Della sezione fanno
parte anche due fanfare
alpine: quella di Asso e
quella di Olgiate Comasco, e due cori: quello di
Canzo e quello di Fino
Mornasco.
IL PROGRAMMA DEL FINE SETTIMANA
Il fine settimana alpino avrà inizio venerdì 18 giugno con l’allestimento dell’ospedale da campo Ana in piazza Cavour, uno dei fiori all’occhiello dell’associazione. Ospedale che sarà visitabile sabato dalle 9 alle 19 e domenica dalle 9
alle 13.
Sabato 19 giugno, a partire dalle 16.30 inizierà l’ “l’ammassamento” in piazza Cavour. Alle 17 prevista l’alzabandiera e la consegna simbolica all’ospedale
da campo di uno sterilizzatore chirurgico (del valore di circa 50 mila euro)
donato dagli alpini comaschi all’Ana. Alle ore 18.30 seguirà la S. Messa in
cattedrale celebrata da mons. Flavio Feroldi.
La sera quattro piazze di Como si trasformeranno in sale concerto, per ospitare altrettante bande alpine.
Domenica 20 giugno gran finale con la tradizionale sfilata, per la quale sono
attesi circa 3mila alpini, soprattutto lombardi ed emiliano-romagnoli. La sfilata partirà alle 10.30 da Porta Torre e raggiungerà il Monumento ai Caduti,
transitando per le vie della città murata e attraverso piazza Duomo. Alle 11.15
presso il monumento ai Caduti si svolgerà la cerimonia degli onori ai Caduti.
A VILLA D’ESTE MUSICA SOTTO LE STELLE
Tra le rassegne musicali estive di maggior richiamo, resiste a ogni crisi la proposta di Villa d’Este,
uno dei fiori all’occhiello del Lago di Como in quanto è classificato tra i migliori hotel del mondo. Gli
eventi non sono riservati agli ospiti ma aperti al
più vasto pubblico di appassionati, e anche quest’anno si svolgeranno in collaborazione con il Circolo
Vincenzo Bellini di Moltrasio; il programma messo
a punto dal direttore artistico di Villa d’Este, Emilio Vantadori, e dal direttore del festival
Arte&Musica sul Lario, M° Armando Calvia, si articola in due rassegne: Classic Music Festival, e Serate di Gala sotto le Stelle.
Il Classic Music Festival comprende quattro concerti di musica classica con interpreti giovani ma di
sicuro prestigio, che si terranno in Sala Impero preceduti da un brindisi di benvenuto; biglietti a 30
euro con prenotazione obbligatoria (è richiesto abbigliamento formale). La serata inaugurale è il 23
giugno col Galà della Lirica dove la soprano Silvia
Dalla Benetta e il tenore Gianluca Terranova saranno accompagnati al pianoforte da Mirko Godio.
Seguiranno il 29 giugno i Solisti del Teatro alla Scala
di Milano con Francesco Tamiati alla tromba e
James Vaughan al piano, il 6 luglio il recital violino-pianoforte di Davide Alogna e Roberto Plano, e
infine il 21 luglio recital della pianista Ingrid Fliter.
Le ormai collaudatissime Serate di Gala si aprono alle 19.30 con un aperitivo sulla terrazza a lago,
accompagnato dal pianobar di Giuliano Salerni, per
proseguire con cene da grand gourmet, spettacolo e
fuochi d’artificio sul lago; quest’anno i tre spettacoli
allestiti nei Giardini del Mosaico sono tutti dedicati
alla danza con solisti e primi ballerini della Compagnia Ariston ProBallet del Teatro Ariston di
Sanremo, con coreografie di Marcello Algeri e la
partecipazione di ospiti internazionali. Gli appuntamenti sono come di consueto la festa nazionale
statunitense, la festa nazionale francese e Ferragosto; dunque il 4 luglio durante la cena si terrà lo
spettacolo “Queen the Ballet” con musiche del celebre gruppo e la partecipazione del ballerino Kledi
Kadiu, mentre al termine i commensali potranno
lanciarsi nelle danze con la Doctor Beat Band; il 14
luglio lo spettacolo “Boîte de Nuit” vede la partecipazione di Anthony Heinl (già ballerino dei Momix
e della Parsons Company), e fino a mezzanotte si
balla con Nadia Vallesi e i DikDik; il 15 agosto la
serata si intitola “Ballando con il Cinema” con ballerini del Connecticut Ballet e musiche dalle colonne sonore di Ennio Moricone.
Il prezzo, 255 euro tutto compreso, non è certo
popolare ma pienamente giustificato dalla qualità
e dalla ricchezza delle serate. Per informazioni e prenotazioni tel. 031-348807 e-mail food.beverage
@villadeste.it.
GIGLIOLA FOGLIA
CRONACA
P A G I N A
22
e alborelle del lago
di Como sono a rischio estinzione,
per questo la Provincia sta pensando a nuove misure restrittive sulla pesca per il
prossimo anno. La notizia
è stata confermata da
Carlo Romanò, responsabile dell’ Ufficio Pesca dell’Amministrazione Provinciale di Como. “Nonostante quindici anni di restrizioni ed interventi - ha
spiegato il responsabile da un paio di anni la situazione è diventata più
critica. Per questo non
escludiamo l’introduzione
di misure ancor più restrittive”. Le cause del
nuovo calo, dopo alcuni
anni di ripresa, sono di
difficile comprensione per
gli stessi addetti ai lavo-
L
Como&natura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
LAGO E NATURA
Alborella
a rischio
ri. Da alcuni anni la pesca all’alborella è limitata a tre soli giorni alla settimana ed è completamente vietata nel periodo
della riproduzione: dal 1
maggio al 30 giugno. Dal
1998, inoltre, la Provincia
ha avviato un progetto
che prevede la realizzazione ogni anno di una
decina di letti di frega artificiali - costituiti di ghia-
ia di fiume - per favorire
la riproduzione delle
alborelle, mentre sono
stati effettuati interventi
anche sulla popolazione
dei cormorani. Una situazione che ricalca quelle di
altri laghi prealpini perché se nel Lario la popolazione sta diminuendo,
nel Ceresio sono praticamente estinte, mentre nel
lago di Garda e nel lago
E tra i nuovi
arrivati sul
Lario... il siluro
di MICHELE LUPPI
Maggiore la loro presenza è molto ridotta.
La possibile estinzione
delle alborelle è una brutta notizia non solo per i
pescatori comaschi ma
per quanti hanno a cuore
il lago e la sua salute che
- alborelle a parte - viene,
comunque, giudicata positivamente. “Dalle analisi che compiano regolarmente e dai riscontri sulla popolazione ittica - ha
spiegato Romanò - possiamo dire che il lago sta
bene. Le specie più abbondanti sono i lavarelli che
costituiscono circa il 60-
70% della popolazione.
Accanto a questi ci sono
però delle specie, come le
alborelle, che sono a rischio”. Per quanto riguarda le specie esotiche indesiderate, le più diffuse
sono l’abramide, il carassio, il lucioperca, il gardon
e il pesce gatto.
Tra i nuovi arrivati c’è
anche il siluro, la cui presenza sembra però ridotta a pochi esemplari. Una
specie già da anni presente nel Po e in altri grandi
fiumi italiani dove a causa della voracità e della
mole (può arrivare oltre i
cento chili) si è guadagnato l’appellativo di “coccodrillo del Po”. “Lo scorso
anno - continua il responsabile dell’Ufficio Pesca abbiamo registrato la cattura di alcuni esemplari,
UNA RISORSA PER IL NOSTRO TERRITORIO, ANCHE IN TERMINI CULINARI
Esche, lische e pesci di lago
L’opportunità
di un viaggio tra alcune
specie ittiche del nostro
territorio e i loro possibili
abbinamenti culinari
n lago ricco di pesci. Un
mondo da conoscere
per gli amanti della
fauna ittica ma anche… della buona cu
cina! È in ancora in distribuzione, a cura della Provincia di
Como e della Città di Cernobbio, un pieghevole, realizato
qualche tempo fa, che fotografa le tipologie ittiche più diffuse sul Lario, accompagnate anche da qualche utile suggerimento per una loro agevole e
gustosa cottura.
La pesca ha tradizioni antiche sul primo lago d’Italia,
per profondità, e il terzo in
quanto ad estensione. Agli inizi del secolo scorso la figura del pescatore di
mestiere aveva infatti una larghissima diffusione. Nel solo comune di Gera
Lario, su un totale di 646 abitanti, ben
53 persone risulta vivessero proprio
dell’attività della pesca, mentre erano diverse centinaia i pescatori diffusi sull’intero lago.
Oggi questi numeri si sono ridimensionati. I pescatori lariani di professione sono 75, gran parte di essi ormai prossimi all’età pensionabile, testimoni di un’attività in apparente
declino.
In realtà i segnali arrivati negli ultimi anni testimoniano il riaffermarsi
di una passione legata a questa specifica attività. Un piccolo ma determinato gruppo di trentenni ha deciso di
avventurarsi in questa non facile professione. Come negli ultimi anni sono
sorti laboratori specializzati nella trasformazione e nella vendita del pesce
di lago, nel rispetto delle rigide normative sanitarie attuali.
Un atto di fiducia nei confronti di
un lago che, da parte sua, continua a
fare la sua parte, non mancando di
offrire pesce in abbondanza e di buona qualità. Le catture, soprattutto per
quel che riguarda i lavarelli, gli agoni
e i pesci persici, nell’ultimo decennio
hanno sempre raggiunto e sfiorato le
150 tonnellate all’anno, a cui vanno
aggiunte altre 50 tonnellate di pesci
minori (bottatrici, cavedani, pighi, trote , lucci, etc.). E anche in consumatori, dal canto loro, sembrano mostrare
un interesse sempre maggiore verso
il pesce di lago, oggi più che mai, in
un’epoca che registra il ritorno alla cucina delle origini, riscoperto e ricercato come prodotto tipico, buono da mangiare, ma che fa anche bene alla salute.
U
ma non possiamo sapere
quanti siano effettivamente nel lago. Molto probabilmente sono esemplari arrivati risalendo
l’Adda dalle dighe di Lecco. Abbiamo ipotizzato la
realizzazione di maglie e
reti ma queste impedirebbero la risalita anche a
specie importanti come le
anguille. Le caratteristiche ambientali del lago
non sono comunque le
migliori per la diffusione
di questo pesce, che predilige fondali bassi e sabbiosi, quindi speriamo che
la sua presenza resti limitata”. Per quanto riguarda la pesca di queste specie, i regolamenti di Pesca, non prevedono alcun
limite di cattura e gli esemplari pescati devono
essere soppressi.
UNA BUONA
COMPAGNIA PER
LA TAVOLA
Veniamo alle specie ittiche più diffuse nel nostro lago e alle modalità di cottura proposte dagli esperti.
PESCE PERSICO
Il pesce persico è la specie più conosciuta del lago di Como. Molto noto risulta infatti
il riso con i filetti di pesce persico che rappresenta un vero vanto per la cucina lariana.
Il persico vive vicino alle rive, in branchi numerosi e si nutre di invertebrati di fondo,
di uova e, talvolta, di piccoli pesci.
Riso con filetti di pesce persico
Far dorare in abbondante burro dei filetti di persico passati in uovo e farina (4/5 per persona), aggiungerli al riso precedentemente lessato e condire
il tutto con burro e salvia.
COREGONE
Nel lago di Como sono presenti due specie di coregone: il lavarello, introdotto nel Lario nel 1885, e la bondella,
introdotta nel 1970.
Le due specie risultano difficilmente distinguibili ad occhio nudo. Il coregone si nutre quasi esclusivamente di
zooplancton, alimentazione che conferisce alle sue carni un gusto unico ed estremamente delicato. Si trova in
commercio come pesce intero, filettato ed essiccato. Una vera specialità è poi il lavarello affumicato.
Lavarello in salsa verde
Tritare finemente il prezzemolo e aggiungere aglio, capperi, cipolline ed un uovo sodo, anch’essi tritati. Aggiungere poi olio d’oliva, sale e pepe, aceto bianco o limone e mescolare bene. Abbinare questa salsa ai lavarelli grigliati
(meglio se alla brace) e servire con polenta.
Per informazioni: Provincia di Como Sezione Gestione Ittica, tel. 031-2755575.
IL CAVEDANO E IL PIGO
Il cavedano ed il pigo sono due pesci poco noti dal punto di vista commerciale, ma è sufficiente assaggiarli correttamente lavorati e cucinati per goderne della qualità.
Patè di lago con crostino
Tritare finemente due cipolle. Rosolarle in poco burro facendole imbiondire, aggiungere mezzo spicchio d’aglio ed il filetto
di cavedano tagliato a pezzetti, continuando a rosolare. Regolare di sale e pepe, bagnare con vino bianco e lasciar sfumare.
Togliere dal fuoco. Far raffreddare, passare il composto tritato aggiungendo il lardo, il burro tagliato a pezzetti e il cognac.
A piacere si può fare una gelatina.
ANGUILLA
Le catture di anguille nel lago di Como non sono molto abbondanti perché la specie sta attraversando un periodo di forte
crisi in tutta Europa. I numerosi sbarramenti che interrompono il corso dei fiumi impediscono, infatti, alle giovani anguille provenienti dal Mar dei Sargassi di raggiungere le acque interne. Le carne di questa specie sono piuttosto grasse, ma
particolarmente gustose.
Anguilla affumicata
Le fasi di lavorazione prevedono: eviscerazione, pulitura, salagione, asciugamento ed affumicamento in forno. Segue la
conservazione sottovuoto spinto, per preservare integralmente profumi e fragranze.
BOTTATRICE
La bottatrice è una madide come il merluzzo. La squisitezza delle sue carni è nota solo a pochi affezionati consumatori. Si
può trovare tutto l’anno, anche se le catture sono più abbondanti nei mesi di gennaio, febbraio e marzo.
Bottatrice in carpione
Pulire e lavare la bottatrice, infarinare i filetti, friggerli in olio ben caldo e disporli in una marmitta. A parte, in una
casseruola, far rosolare delle cipolle ed aggiungere timo fresco, carote e sedano tagliati a pezzettini; poi aggiungere in
parti uguali vino bianco e aceto rosso in quantità che sia sufficiente per ricoprire il pesce. Portare a ebollizione e cuocere
per almeno 10 minuti, quindi versare il condimento caldo sul pesce e lasciare riposare almeno 24 ore.
LUCCIO
Dal capo allungato e appiattito, è praticamente impossibile confonderlo con un altro pesce. Vive solitario ed è un predatore
di altri pesci, ma anche di rane e di piccoli mammiferi. Può raggiungere dimensioni considerevoli (oltre i 20 kg) e vive solo
dove c’è presenza di vegetazione acquatica, su cui depone le uova.
Bottarga di luccio con crostino di pane nero
La bottarga è un prodotto finito che si ottiene manipolando la sacca ovarica delle specie ittiche. In questo caso meglio
affidarsi a mani esperte.
Dall’agone al missoltino
La lavorazione degli agoni per ottenere missoltini è una pratica assai antica, nata nell’800 lungo le rive del Lario. In tempi
in cui la dieta alimentare era decisamente povera di proteine nobili, la trasformazione dell’agone fresco in un prodotto “a
lunga conservazione” permetteva alle popolazioni rivierasche di prolungare nel tempo in consumo di un prodotto molto
prezioso, che altrimenti sarebbe stato disponibile soltanto nei mesi estivi. Anche oggi la tradizione vuole che i missoltini
si preparino con gli agoni catturati nel mese di giugno, al termine del periodo riproduttivi.
La pratica di lavorazione prevede l’eviscerazione dell’agone, il suo lagavvio, la salatura (40/70 gr. Pr kg di pesce), ed
essiccazione.
La fase di essiccazione viene tradizionalmente effettuata al sole, per 2 o 3 giorni, infilzando i pesci su un filo di canapa
tenuto in tensione da una bacchetta di legno. Oggi, però, molti pescatori effettuano questa fase della lavorazione utilizzando un apposito essiccatoio, a temperature controllate di circa 20°, per 2 o 3 giorni.
All’essiccazione segue la pressatura con torchio o leva continua per 60/120 giorni, finchè la carne diventa “matura”, cioè
rossa.
CRONACA
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Como
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
UNA DI NOI
Il tratto rosso della
penna, il sorriso contagioso, un approccio discreto e una passione
viva per questo nostro,
piccolo, foglio diocesano.
Lisetta Caramel era
una di noi.
In punta di piedi,
qualche anno fa, era
entrata a far parte di
questa nostra piccola
grande famiglia. E subito se n’era innamorata. Regalandoci anni
del suo tempo e dell’esperienza maturata
grazie ad una vita spesa dentro il mondo della scuola.
Ci piace ricordarla
così: un fotogramma
fermo nella memoria,
con la penna in mano,
attenta a scorrere le
frasi, una dopo l’altra,
per scovarvi l’errore
fatale, il refuso, l’imprecisione.
Anche grazie a lei
questo giornale “artigiano”, frutto di tante
mani, deve il suo salto
di qualità.
E con lei siamo cresciuti tutti noi, implicitamente richiamati
ad una attenzione sempre maggiore, ad una
cura più puntuale nel
confezionare i “pezzi”,
nell’approntare i titoli,
nell’imbastire le pagine . Fedeli ad un impegno costante di chiarezza, precisione e responsabilità assunto
nei confronti dei lettori.
Alla rilettura attenta delle “bozze” di redazione Lisetta accompagnava, sempre - già lo
abbiamo detto - una serenità contagiosa. La
sua presenza non era
mai silenziosa ma raccontava una straordinaria passione per la
vita.
Passione che non l’ha
mai abbandonata, anche quando la malattia
l’ha costretta a riprogettarsi. È cambiato il
suo passo, è mutato il
suo aspetto in un fisico
provato, ma lo spirito
no.
E quel sorriso, un po’
stanco, ma sempre vivo,
ha saputo regalarcelo
fino alla fine.
Grazie Lisetta per
quanto ci hai lasciato.
Con te la nostra casa
ha perso una testata
d’angolo.
LA REDAZIONE
È SCOMPARSA DOMENICA SCORSA
L’ultimo saluto
a Lisetta Caramel
A destra
l’uscita
del feretro
dalla chiesa
di Camerlata
L’impegno
in Azione
cattolica, presso
il settimanale
diocesano
e la parroccchia
di Camerlata.
Una
testimonianza
viva al servizio
della Chiesa
e dei suoi figli
C
arissima Lisetta,
anche oggi ci ascolti e ci parli,
come ci ascoltavi
e ci parlavi ieri,
una settimana fa, il mese
scorso, nel 2009, e andiamo indietro fino a…
Ci ascolti, perché sai, da
brava insegnante, che, se
spieghi e interroghi, ma
non conosci ciò di cui veramente hanno bisogno
gli alunni e ciò che essi
fanno capire con le loro
domande e con i loro silenzi, la tua voce si perde
nel vuoto e i tuoi giudizi
restano miseri.
Ci ascolti oggi, mentre
parliamo di te, mentre ricordiamo tante cose di te,
mentre piangiamo su di
te. Ci ascolti, ci ascolti
attentamente, con pazienza, senza scuotere la
testa, senza dimostrare
noia, senza compatirci. Ci
ascolti, perché ci conosci
e ci vuoi bene.
*** *** ***
Ci ascolti, mentre rievochiamo le tue doti di intelligenza e di cuore, il tuo
carattere dolce e fermo, la
tua fede schietta e matura, le tue parole misurate
e concrete, i tuoi consigli
pronti e saggi, la tua generosità a tutta prova.
Ci ascolti, mentre espri-
Il Presidente diocesano con tutta la presidenza, ed il Consiglio dell’Azione Cattolica, mentre si associano al dolore dei familiari, accompagnano con la preghiera, con
un ricordo commosso, e con profonda gratitudine
Lisetta Caramel Belcastro
già vicepresidente, ed ora responsabile
della Terza Età,
una donna esemplare per la fede semplice
e schietta, per la disponibilità nel servizio
educativo ed organizzativo dell’A. C., e nell’aiuto a chiunque avesse bisogno, e per il
generoso spirito di condivisione e di amicizia verso tutti.
miamo le condoglianze e
riconosciamo i volti dei
tuoi famigliari, dal marito Nicola ai figli e alle figlie, ma anche ai fratelli
e sorella, ai generi e nuora, per non parlar di Luisa, che era come tua figlia,
e dei tanti nipoti (oh, la
cara Valentina), che hai
avuti festanti accanto a te
il 21 aprile a festeggiare
il tuo compleanno: c’era
anche Sara, nata pochi
giorni prima, non c’era
ancora invece Samuele,
venuto alla luce ai primi
di giugno, proprio in tempo perché i tuoi occhi, in
una delle ultimissime volte in cui si sono aperti nel
tuo letto di dolore, lo ammirassero come un raggio
di luce e di vita.
Ci ascolti, mentre ricordiamo la tua presenza attiva e discreta in tanti
ambiti, in tempi vicini e
lontani, e nella tua modestia sei contenta che non
possiamo ricordarci di
tutto. Chi potrà contare a
quanti alunni hai spezzato il pane della sapienza,
in italiano e in latino, al
Liceo “Giovio”, e non solo?
A quanti bambini e ragazzi dell’Oratorio di Camerlata, e altrove, hai spiegato con parole ed esempi
semplici le verità della
fede? A quanti amici hai
dato consigli ed aiuti,
comprese le istruzioni
sull’uso del computer? In
quante riunioni hai detto
la tua, con competenza e
precisione?
Ci ascolti, mentre cerchiamo di calcolare quante pagine in bozza del
“Settimanale” della diocesi hai letto minuziosamente, fino allo scorso
mese di aprile, apportando le dovute correzioni, e
quanti racconti hai letto
e valutato, del concorso
letterario promosso dalle
“Penne nere” di Mariano,
o di quello organizzato
dalla scuola di Capiago.
Ci ascolti, mentre parliamo dell’Azione Cattolica, a cui hai dedicato anima e cuore, tempo e passione, a Como e in Valtellina (quanti amici, in valle: Paolo, Angela, Piera,
Francesco, Carla…!), in
momenti ufficiali e importanti, ma anche con gesti
umili, apparentemente di
poco conto. Ci ascolti,
mentre ci diciamo che hai
fatto parte del Consiglio
Diocesano, e del Consiglio
di Presidenza (già vicepresidente, ora responsabile della “Terza Età”) con
la semplicità di chi occupa posti di responsabilità
con lo stile di una famiglia; hai steso tanti ver-
bali, hai tenuto tanti collegamenti, e durante i
Consigli diocesani a
Caspoggio, hai preparato
tante volte, la domenica,
di buon mattino, il caffelatte per tutti. Ci ascolti - e ti viene un po’ il magone -, mentre facciamo il
conto che proprio un anno
fa, il 9 giugno, quando il
Vescovo è venuto in visita pastorale all’Azione
Cattolica, tu sei invece
entrata in ospedale, ma
poi ne sei uscita e ci hai
rassicurati che tutto andava bene… Facciamo
anche il conto che le ultime tue presenze nel gruppo sono state il 21 febbraio, agli Esercizi spirituali
a Tavernerio (e nel pomeriggio sei andata a
Pianello a parlare agli
amici di A.C. della zona),
e il 24 febbraio a Como, a
spiegare a quelli della
Terza Età, anche con belle immagini e testi preziosi, che “è tempo di perdono”.
*** *** ***
Non ti accontenti però
di ascoltarci, ma ancora ci
parli, e ci parli innanzi
tutto, quasi, per rimproverarci di aver tessuto un
elogio che - dici tu - non
meriti. Dici di non essere
una star, ma una donna
semplice, normale, che ha
cercato di vivere, come le
hanno insegnato fin da
bambina.
Ci parli, perché vuoi
bene a tutti, e ti piace sentirti ancora a casa tua, sì,
in via Guido da Como 16,
e a casa tua, anche nella
sede dell’Azione Cattolica. A proposito di A. C., lì
dove tu sei, hai ritrovato
- così ci dici - anche tuo
papà, che è stato (non tutti lo sapevamo) Presidente della Giunta diocesana
dell’Azione cattolica, hai
ritrovato Federico, uno
degli ultimi presidenti
diocesani, hai ritrovato la
giovane Claudia, arrivata
in Paradiso, pochissimi
anni fa, il giorno del suo
compleanno.
Ci parli, assicurandoci
che al pellegrinaggio
ecumenico in Svizzera, di
questo fine settimana, a
cui tanto ci tenevi, e che
hai contribuito a progettare, ci sarai anche tu, a
modo tuo (e sarà un modo
particolarmente proficuo), perché hai sempre
creduto all’importanza
dell’unità dei cristiani.
Ci parli, dicendoci di
non piangere, perché non
ti senti lontana da noi,
perché la vita non si ferma su questa terra, perché i nostri interessi, le
nostre gioie e le nostre
sofferenze - dici di soffrire un po’anche tu, perché
qui da noi le cose non vanno sempre proprio bene ancora si incrociano.
Ci parli, dicendo che sei
pronta a fare ancora qualche compitino, come quello che, per il bene di una
persona cara, ti ha assegnato Marco domenica
sera, di fronte alla tua
bara, convinto che lì dove
sei, la tua parola conta
qualcosa.
Ci parli, raccomandandoci la preghiera, la preghiera liturgica che tante volte hai scandita nella cappella della Trinità
al Centro Cardinal Ferrari, ed anche la preghiera silenziosa…
Ci parli, e noi ti ascoltiamo.
ABELE DELL’ORTO
LISETTA, ADDIO !
Attilio Caramèl, padre di Luciano e Lisetta,è stato per molti anni presidente della giunta diocesana di Azione
Cattolica. Forse da prima della guerra ’40 – ’45. Nel dopoguerra la A.C. riprese le riunioni in via Mugiasca,dove una
cappella era sempre aperta per la preghiera ed un giardino per le varie feste. Ricordo i fratelli Lisetta e Luciano
attorno ad un “pozzo di S.Patrizio”,intenti,come me,a pescare cose meravigliose,in giornate di sole estivo. Il papà lo
ricordo con gli occhiali, il viso serio e sorridente,come fosse alla cattedra del Liceo “Giovio”, docente di Italiano e
Storia.
Poi è arrivato il nostro turno. Attilio Caramel era ancora presidente, quando mi affidarono l’incarico del “Segretariato
della moralità”. Più tardi la presidenza diocesana. Lisetta non la trovai propriamente come stretta collaboratrice.
La scuola ed i numerosi figli,da crescere ed educare, non le lasciavano,penso,il tempo per gravosi incarichi diocesani.
Però,dopo che ho terminato il mio turno, l’ho vista assumere gradualmente impegni sempre più importanti,fino ad
essere una colonna della associazione. Era raro non incontrarla nei corridoi del “Centro Pastorale Card.Ferrari”,quando
coincidevano le presenze o le attività in comune. Non mancava il saluto cordiale ed il sorriso di una sincera e
cristiana amicizia,come tutti la ricordano. Fino all’ultimo programmava attività per gli anziani,mi dicono,fino a che
l’angelo della chiamata finale non le ha chiuso gli occhi,perché li riaprisse alla luce del Volto del Signore. Più che”
pregare per lei”, credo che dovremmo “pregare lei”, accolta nella gioia della Grazia.
ATTILIO SANGIANI
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
TURISMO E NATURA
L’isola Comacina:
un parco
archeologico
D
al 10 giugno si
apre una nuova
stagione, in tutti i sensi, per
l’isola Comacina, unica isola del lago di
Como dalla storia ricchissima e travagliata: ultimo
baluardo dell’Impero Bizantino contro i Longobardi all’epoca del Vescovo scismatico Agrippino,
poi potente castello alleato dei milanesi nella tragica Guerra Decennale
che oppose Como e Milano all’inizio del XII secolo, in seguito distrutta dai
Comaschi (e non dal Barbarossa, come erroneamente si legge in molti
punti…) e consegnata alla pastorizia, teatro di
eventi mirabili che portarono nel ‘500 alla rifondazione della chiesa principale e all’istituzione della Festa di San Giovanni
Battista.
L’isola diventa da quest’anno una sorta di parco storico-archeologico a
cui si accede con pagamento di un biglietto d’ingresso, i cui proventi sono
Al sito si potrà accedere
con il pagamento di un biglietto
d’ingresso i cui proventi saranno
destinati alla manutenzione
dell’area con assunzione
di un custode e due giardinieri
di GIGLIOLA FOGLIA
destinati alla manutenzione dell’area con assunzione di un custode e due
giardinieri. Il biglietto
comprenderà anche la visita all’Antiquarium (di
prossima apertura), museo dell’isola ricavato sulla terraferma nell’antico
ospizio per pellegrini
adiacente alla chiesa di S.
Maria Maddalena e intitolato all’arch. Luigi Mario Belloni, a cui tanto
deve la ricerca storicoarcheologica della nostra
‘Gibilterra del Lario’. Due
le biglietterie: una presso l’Antiquarium stesso,
che funzionerà come punto di riferimento per informazioni, prenotazioni ecc.
relativo all’intero Sistema Turistico dell’isola
Comacina, e una sull’iso-
la stessa presso l’attracco
della navigazione pubblica. L’isola è raggiungibile
con i battelli di linea oppure con taxi-boat (con la
ditta Conazzi è stato concordato il prezzo di 5 euro
andata e ritorno da Ossuccio). E’ stata chiesta la
collaborazione delle guide
turistiche abilitate per
promuovere le visite guidate, che toccheranno i
resti delle chiese distrutte, le tre villette razionaliste appena restaurate
(che si vorrebbero riportare all’originaria funzione
di Case per Artisti), la
medievale casa-torre, e
l’unica chiesa in attività
e cioè San Giovanni (interno visitabile soltanto
con la guida!). Si ricorda
che la discesa nella crip-
ta della paleocristiana S.
Eufemia è sconsigliata
per motivi di sicurezza, e
che l’aula biabsidata-Battistero di San Giovanni è
tuttora in restauro dopo i
rilievi archeologici. Presso S. Faustino e Giovita
(nei resti dell’antico convento) sono stati ricavati
dei servizi igienici per i visitatori, come pure all’interno dell’Antiquarium a
Ossuccio, mentre vicino a
S. Giovanni è predisposta
area picnic scoperta.
Il Sistema turistico-culturale coinvolge un territorio ben più ampio dell’isola e dei Comuni prospicienti, allargandosi a
gran parte della costa e
dell’entroterra quale la
Valle Intelvi; pertanto se
l’Antiquarium sarà il
punto di riferimento per
la zona rivierasca, per la
Valle Intelvi lo diventerà
Palazzo Scotti a Laino.
Questo sistema turistico
ha già avviato in collaborazione con varie realtà
alcuni piccoli e grandi
progetti culturali, tra cui
il 20 giugno in occasione
del solstizio d’estate una
giornata di studio sulle
proprietà dell’”erba di
San Giovanni” (iberico)
tenuta da l’Erboristeria
di Milano, e a luglio nell’
Antiquarium una mostra
fotografica su Ossuccio
antica allestita dall’Associazione Culturale Isola
Comacina.
Concludiamo con i prezzi per l’ingresso all’isola
e all’Antiquarium: singoli adulti 5 euro, bambini
fino a cinque anni gratuito, bambini dai sei ai
quattordici anni 2,50
euro; anziani, studenti e
comitive 4 euro, gruppi
scolastici e universitari 2
euro a persona, con gratuità per insegnanti e
capigruppo.
Si ricorda che il percorso NON è adatto a persone con disabilità motorie,
e che per tutti sono consigliate calzature di tipo
escursionistico; i cani
sono ammessi con guinzaglio e… apposito sacchetto. Orari: l’isola è visitabile tutti i giorni dalle
10 alle 17 fino al 31 ottobre. L’Antiquarium nei
giorni di martedì, mercoledì, venerdi, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e
dalle 15 alle 17.
RICCO CALENDARIO DI EVENTI
Lago di Como: tempo di Festival
Una serie
di eventi
alla portata
di tutti per
un’estate a ritmo
di musica
Q
uarantotto serate, trentasei
comuni coinvolti (trentuno
della provincia
di Como e cinque della
provincia di Lecco) e tanta, tanta musica. Sono
questi gli ingredienti
principali del “Festival
lago di Como”, giunto quest’anno alla sua ottava
edizione, la tradizionale
kermesse che vede alternarsi, sui palchi allestiti
in diversi punti del territorio, stelle della musica
moderna, grandi cantautori italiani, orchestre
sinfoniche, bande rock e
artisti di cabaret.
Articolata in cinque differenti tipologie (Lario
Jazz & R’n B, Sinfo Lario,
il Festival Bandistico,
Lario Estival e Ridi Lario) la manifestazione avrà il suo inizio ufficiale
domenica 20 giugno a
Campione d’Italia (anche
se qualche evento legato
al Festival bandistico ne
ha già anticipato la lunga “strisciata” estiva) e
sempre a Campione, scelto come luogo simbolo di
un progetto che ormai
guarda ben oltre i confini
provinciali, il Festival si
concluderà il 24 settembre.
«Questa iniziativa - ha
spiegato l’assessore provinciale al Turismo Achille Mojoli - ha il merito di
raccogliere e coordinare,
evitando sovrapposizioni,
iniziative musicali proposte in diversi comuni della provincia. Comuni ai
quali va il nostro ringraziamento per aver, ancora una volta, deciso di restare parte di questo circuito. Tale manifestazio-
ne ha due principali destinatari. Da un lato si rivolge ai cittadini dei paesi dei territori interessati dal Festival, dall’altro
punta ad offrire adeguate occasioni di svago alle
centinaia di migliaia di
turisti (circa 900 mila all’anno) che, in particolar
modo (l’80% circa) durante i mesi estivi, affollano
il nostro territorio. 900
mila persone che, in media, si fermano per tre
notti e che contribuiscono,
in misura importante (si
stima nell’ordine del 18%)
all’indotto dell’economia
comasca».
«Quella lariana - le parole di Dario Bianchi, l’assessore provinciale uscen-
te ai Grandi Eventi in virtù del suo nuovo incarico
come consigliere regionale - è una terra ricca di
fascino, storia, tradizioni,
cultura, risorse naturali
che, da sempre regala ai
cittadini ed ai turisti che
scelgono il comasco per le
loro vacanze sensazioni
ed emozioni uniche. È nella precisa e sinergica ottica di valorizzazione di
un bellissimo territorio,
ad alta vocazione turistica, promuovendo ed ospitando nel contempo eventi ed artisti di caratura
internazionale che, negli
anni, si è sviluppato ed è
cresciuto il progetto “Festival Lago di Como».
Al via dunque, con
un’importante novità che
accompagnerà l’edizione
di quest’anno: una programmazione triennale
alla quale avrebbe già
aderito il 95% dei comuni
già coinvolti nel Festival,
«un passo che consente
da subito - hanno dichiarato gli organizzatori - di
essere già pronti con la
programmazione degli
eventi per il prossimo
anno, così da arrivare per
tempo con la necessaria
documentazione informativa».
Una parte degli spettacoli del “Festival 2010”
sarà a pagamento. Per
maggiori dettagli consultare il sito: www.festivallagodicomo.it.
CHIASSO
FESTATE
COMPIE 20
ANNI
Festate, il festival di
culture e musiche dal
mondo, che si terrà a
Chiasso il 18 e 19 giugno, in piazza Municipio, compie 20 anni.
Per festeggiare questo
felice anniversario
hanno pensato ad
un’edizione speciale,
caratterizzata da alcune proposte insolite e
uniche: come quella di
offrire a due straordinari musicisti come
Justin Adams e Roy
Paci, ‘carta bianca’, affidandosi al loro estro
per realizzare eventi
originali.
E così, mentre Justin
Adams proporrà per
venerdì 18 una notte
africana, accompagnato dal griot Juldeh
Camara, dagli Hoba
Hoba Spirit e dai Sierra Leone’s Refugee All
Stars, Roy Paci sabato
19 sarà invece affiancato dagli inseparabili
Aretuska e dagli Gnu
Quartet. A completare
il carnet della serata
sarà lo spagnolo El
Bicho.
CRONACA
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Lago&territorio
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
DIECI ANNI DI SACERDOZIO
Somana in festa
per don Massimo
ella ricorrenza della festività del Corpus Domini,
la comunità
parrocchia chiale di Somana si è stretta attorno
a don Massimo per ricordare il suo decimo anniversario di ordinazione
sacerdotale, ricevuta dalle mani del compianto
mons. Alessandro Maggiolini, e ringraziare il Signore per il dono di un sacerdote, parroco e pastore che si è preso a cura la
nostra Comunità, si è fatto carico delle nostre sofferenze, ha gioito con noi
ed ha condiviso, e continua a condividere, il difficile cammino di crescita sia umana che nella
fede.
E’ stata una giornata
particolare e intensa, una
festa di altri tempi, ricca
di momenti di vera commozione; i molti parrocchiani presenti, uniti ad
un folto gruppo di fedeli
delle parrocchie limitrofe,
hanno voluto fare sentire
a don Massimo la loro vicinanza e il loro sincero
N
Nella ricorrenza
della festività
del Corpus Domini
la comunità
ha festeggiato
il suo pastore
per l’importante
anniversario
affetto.
All’inizio della solenne
S.Messa, presenti le Autorità civili e militari, la
Comunità Parrocchiale
ha rivolto a don Massimo
i propri saluti e ringraziamenti per il tanto bene
compiuto ricordando che
“il tuo modo di essere parroco, il tuo sapere ascoltare, l’instancabile disponibilità verso tutti, credenti e non credenti, parrocchiani e non parrocchiani, ci ha coinvolto da
subito”.
E aggiunto: “Sappiamo
della tua riservatezza spirituale e, consentici, mo-
destia umana; schivo ad
ogni tipo di apparenza e
riconoscenza che ti riguardi. Ma non possiamo
non testimoniare qui, e
non dirti, il nostro grazie
per il bene che dai nell’assistenza spirituale, e non
solo, alle persone, l’amorevole cura per la casa del
Signore che ti è stata affidata e l’impegno profuso per renderla sempre
più bella e accogliente,
Ma soprattutto il tuo instancabile desiderio perchè la vera casa del Signore sia bella nei nostri cuori e nelle nostre famiglie”.
E nel saluto non poteva mancare il ricordo dell’adorata, e da tutti apprezzata, mamma Chicca
scomparsa improvvisamente meno di due anni
fa “che ci teneva molto che
questo anniversario avvenisse qui a Somana, nella sua Somana. E ci teneva che fossero i tuoi primi parrocchiani a festeggiare i tuoi dieci anni di
sacerdozio; a lei il nostro
indimenticabile ricordo”.
L’intera S.Messa si è
snodata in un clima rac-
Don Massimo
in una foto
d’archivio
colto e solenne,
quasi surreale.
Curata in ogni
dettaglio: dalla
preghiera dei fedeli, all’offerta
dei doni (e a don
Massimo si è fatto dono di casula
e stola) e all’armoniosità dei canti.
L’emozione e l’attenzione si sono sbloccate, come
d’incanto, solo al termine
della cerimonia con uno
scrosciante e prolungato
applauso e con il tradizionale, ma sempre attuale,
canto del Tu es Sacerdos.
Alla S.Messa ha fatto
seguito il rinfresco, du-
rante il quale tutti hanno avuto l’opportunità di
salutare e ringraziare
don Massimo in modo più
informale, e certamente a
lui più naturale e gradito, augurandogli di rimanere tra noi ancora per
molti anni.
Anche il canto dei Vespri e la successiva pro-
cessione eucaristica tra le
addobbate vie del paese,
hanno richiamato numerosi parrocchiani; è stata
questa una degna conclusione di una bellissima
giornata di festa a ricordo dei dieci anni di sacerdozio di don Massimo, ben
augurante per il futuro
della nostra parrocchia.
DALLA REGIONE LOMBARDIA
Alluvione 2008. Per il
Comasco Ottocentomila euro
uone notizie per
la provincia di
Como, almeno secondo quanto comunicato nei
giorni scorsi dall’agenzia
del Pirellone “Lombardia
Notizie.
Attraverso un decreto della Direzione generale
Agricoltura - ha fatto sapere l’Agenzia - saranno
infatti erogati i fondi destinati ai Comuni che
hanno subito danni a causa dell’alluvione che si è
abbattuta sulla zona tra
il 15 maggio e il 17 giugno 2008. Per questi Comuni sono ora disponibili 800.000 euro che potranno essere utilizzati
per il ripristino di infrastrutture e strade di utilizzo agricolo sulla base di
progetti esecutivi che dovranno essere presentati
in Regione Lombardia
entro il 10 settembre.
“Esprimo grande soddisfazione - il commento
dell’assessore all’Agricoltura, Giulio De Capitani
- per i fondi che, attraverso la Provincia di Como,
Regione Lombardia destina ai Comuni colpiti dai
gravi effetti delle alluvioni del 2008. Regione Lombardia ha svolto con efficacia il proprio ruolo di
intermediario con il Ministero nella richiesta dello
stato di calamità e delle
B
risorse necessarie alla ricostruzione. Il risultato
positivo di oggi premia
innanzitutto la capacità
di sinergia e il leale rispetto del principio di
sussidiarietà che lega con
profitto il territorio, Comuni, Province e Comunità montane, all’Ente
regionale”.
Ecco nel dettaglio i Comuni interessati dallo stanziamento di fondi e i relativi importi in euro.
- Cremia (52.241,40), ripristino gabbioni, murature e regimazione acque
loc. Briac, consolidamento loc. Prim-Lac vicino
Monte Marte;
- Dongo (50.000), ripristino strada San Gottardo-Tegano;
- Dosso del Liro
(20.000), rimozione materiale e sistemazione
spondale loc. Prato Naro;
- Garzeno (52.241,40), ripristino ponticelli loc.
Carcimed-Ponte SegnoAlpeggio Gino;
- Germasino (52.241,40),
ripristino strada loc.
Pugnano-La Motta, ripristino strada CagerinoGhidorino;
- Gravedona (50.000),
costruzione muratura loc.
San Carlo;
- Montemezzo (42.241,
40), sistemazione strada
loc Alpe Piazza-Alpe Gallina;
- Musso (52.241,40), sistemazione strada e consolidamento versanti loc.
Montagna;
- Pigra (52.241,40), ripri-
stino strada ai Monti;
- Comunità montana
Lario Intelvese (49.
827), sistemazione strada
Alpe di Sala-Alpe di Co
lonno in comune di Sala
Comacina; sistemazione
strada Alpe GrandeCristè in comune di San
Fedele d’Intelvi, regimazione idraulica e smaltimento acque superficiali
loc. Santa Marta-Erboggia in comune di Schignano;
- San Nazzaro Val
Carvagna (40.000), ripristino strada loc. Tecchipiazza Vacchera;
- Sorico (52.241,40), ripristino strada Antica Regina;
- Stazzona (50.000), ripristino attraversamenti
e scarpate loc. Corte Mottafoiada;
- Comunità montana
Valli del Lario e del
Ceresio (52.241,40), ripristino strada agro silvo pastorale Garzeno-Giovo in
comune di Consiglio di
Rumo;
- Trezzone(50.000), ripristino acquedotto rurale loc. Mattarello-Cannevella;
- Val Rezzo (52.241,80),
ripristino funzionalità
Vallone in loc. Buggiolo Seghebbia - Mon;
- Vercana (20.000), ripristino strada loc. Tabianello Pighè.
NASI ALL’INSÙ
SUL GALBIGA
Sabato 19 giugno, a partire dalle ore 21.30
circa, il Gruppo Astrofili Lariani propone la seconda apertura ufficiale per la stagione 2010
dell’Osservatorio del Monte Galbiga a Lenno,
dedicata all’osservazione della Luna al primo
quarto, di Saturno e, nella seconda parte della
serata, delle meraviglie del cielo estivo.
L’ingresso è libero. Per chi volesse cenere, si
segnala che è aperto, nei pressi dell’osservatorio, il Ristorante del Rifugio Venini (per informazioni, tel. 0344.56671, cell. 328.3896336; sito
internet www.rifugiovenini.com)
Ricordiamo che l’Osservatorio può essere raggiunto da S. Fedele Intelvi, seguendo la strada
per Pigra, proseguendo fino al Rifugio Boffalora
e quindi all’Alpe di Lenno, dove la strada
asfaltata finisce. Da qui, in una ventina di minuti ad andatura blanda, si arriva al rifugio
Venini-Cornelio e, prendendo la strada che passa sul retro del rifugio, dopo altri cento metri si
raggiunge l’Osservatorio.
La sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova
invece in via Risorgimento, 21 a Tavernerio,
presso il Centro Civico Rosario Livatino; tel.
328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle
21); e-mail: [email protected]; sito web:
http://www.astrofililariani.org.
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CRONACA
P A G I N A
26
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
VALLE INTELVI
A scuola
alla riscoperta
delle antiche
radici
D
urante questi
ultimi mesi dell’anno scolastico, incaricata
dall’assessora
to alla Cultura della
Comunità Montana Lario-Intelvese ho avuto
l’opportunità di una decina di “incontri con i ragazzi dell’Istituto comprensivo statale Magistri Intelvesi di S.Fedele Intelvi.
Passare qualche ora in
compagnia dei ragazzi
delle scuole medie è stata per me un’esperienza
molto preziosa e istruttiva. Ho dovuto inventarmi
argomenti che nessuno
sarebbe stato capace di
suggerirmi dato che si
trattava di spiegare il tenore di vita della valle
negli anni passati, le leggende, le storie. Soprattutto mi interessava
costatare quanto ancora
contasse nelle famiglie
l’uso del dialetto come lingua quotidiana. Con mia
sorpresa ho trovato, in
questo mio “viaggio” nella memoria un riscontro
immediato nei ragazzi e,
dopo i primi passi incerti,
ne è nata una sorta di
gara per scoprire quello
che “racconta la mia nonna... o il mio nonno “
Ho notato un interesse
vivo per come si scrivono
alcune parole e molti
dialettali quasi dimenticati, le leggende, le storie
inedite pervenuteci da
tradizioni orali e con mia
Un’esperienza
interessante
con i ragazzi delle
medie per ridare
voce a memorie
e leggende
del passato
di RINA CARMINATI FRANCHI
Le tre cime del Generoso
sorpresa più le storie erano antiche e fantasiose,
più questi ragazzi moderni del terzo millennio,
abituati alla televisione e
ai computer, erano interessati.
Li ho trascinati con la
fantasia, mentre fuori
nevicava. Li ho “accompagnati” su per i monti a
scoprire le leggende legate a luoghi quasi inaccessibili, sotto la vetta del
Generoso per conoscere la
leggenda delle tre cime
che vuole fossero tre sorelle bisbetiche che non
sopportavano la vicinanza di nessuno; quella della bolla del Tellero, addirittura dall’altra parte
della Valle sulla strada
del Galbiga, che racconta
della storia d’amore di
Francesca, una ragazza
di Ponna che, innamoratasi di un soldatino napoleonico e ricambiata, fuggì con lui. I due si nascosero tra i boschi e i pascoli sull’alpe di Ponna, ma
vennero scoperti. Lui fu
fucilato perché disertore,
lei nel trascinarlo nella
bolla per un’inutile tentativo di soccorso scivolò e
annegò con lui.
Poi giù nella Valle del
Telo per narrare la vita
delle piccole filandere, che
lavoravano nello “scannatoio” i bozzoli dei bachi da
seta, per incontrare un
personaggio tanto ammirato dalle ragazzine:
Agata che con l’aiuto della fede riuscì ad ingannare e vincere anche il diavolo.
Seguendo il filo conduttore di tante storie e leggende ci siamo sforzati di
vedere e comprendere
costumi e mentalità degli
abitanti di questa nostra
piccola grande valle. Abbiamo costatato quanto
dovevano essere caparbi e
testardi i nostri avi visto
che ci è giunto, attraverso ricerche antiche, come
anche i romani piuttosto
che inimicarseli “Lascia-
CERNOBBIO 25 GIUGNO
La corale S. Nicola
per l’Oratorio
Don Bruno Biotto, parroco pro tempore della nuova comunità pastorale Beata Vergine del Bisbino, che comprende le parrocchie di Cernobbio, Piazza S.
Stefano, Stimainico con Casnedo e Maslianico ha invitato la corale S. Nicola
di Cernobbio per un concerto di beneficienza.
«A questo invito - spiega il presidente della corale, il maestro Legramandi ha subito aderito all’invito, anche in considerazione degli scopi legati a questo concerto, un impegno concreto a favore dell’oratorio di Cernobbio. Don
Bruno ci ha infatti comunicato essere diverse le questioni a cui porre rimedio
e per le quali cercare soluzione, anche per offrire ai giovani la possibilità di
frequentare un luogo in cui imparare a vivere cristianamente»
Il concerto-elevazione spirituale si terrà nella chiesa del SS. Redentore di
Cernobbio, la sera di venerdì 25 giugno, alle ore 21.
Oltre alla corale S. Nicola ha dato la propria disponibilità a partecipare gratuitamente il soprano Ilaria Taroni. All’organo vi sarà il maestro Stefano
Venturini, mentre la corale sarà diretta dal maestro Marco Monti.
Splendido il programma previsto con una “chicca” di Racfhmaninov, un Ave
Maria nella tradizione russa della Chiesa ortodossa, che per la prima volta
sarà cantata in una chiesa italiana. Il programma prevede inoltre musiche
di Cimarosa, Mozart, Haendel, Bach, Faurè, Tosti, Franck, Fletcher, Gound,
Mathis oltre al citato Rachmaninov.
«Naturalmente - conclude Legramandi - si spera nella generosità dei
Cernobbiesi vista l’elevata finalità di questo evento».
vano passare tredici uova
per una dozzina”.
Lungo queste tracce,
passando per la storia e
aggiungendovi tante tessere di fantasia, i ragazzi
hanno provato un vero
divertimento nello scoprire cose, situazioni e detti
che prima sfuggivano alla
loro attenzione.
Molto gettonate sono
state le scoperte dei soprannomi dei paesi, alcuni che nascono da aneddoti, altri da leggende, e
la ricerca delle vecchie
mulattiere acciottolate
dove passavano solo carri e carrozze ,(la provinciale 36 della Valle Intelvi
è stata realizzata solo nei
primi anni del 1900). Così
con la fantasia, partendo
dalla piazza principale di
Argegno, su per le stradine ripide, i ragazzi si sono
sentiti coinvolti in prima
persona nel percorrere
quelle stradine, ormai
quasi dimenticate ma così
suggestive che attraver-
savano i loro paesi o frazioni.
La frana che negli ultimi anni del 1500 divise
ben tre paesi - S.Fedele,
Laino e Blessagno con liti
per i confini degli stessi
comuni che si trascinarono per secoli per poi accordarsi sui “termann” e
dividersi così i boschi - ci
ha portato alla scoperta
di Vestobbia il paese fantasma, ma realmente esistito, del quale è rimasta
solo la chiesa di S.Pancrazio ma che documenti antichi attestano fosse una
località abbastanza grande se è vero che l’erario
del 1310 obbligava il comune di Vestobbia di tenere i pesi e misure alla
stessa stregua degli altri
comuni della Valle ancora esistenti.
Visto il vivo interesse
dei ragazzi non è stato
necessario spingerli, ma
la loro spontanea volontà
ha permesso di far affiorare soggetti e modi di
dire, parole dialettali che
avevano colpito la loro
fantasia. E così è capitato anche che una “storia”
venisse raccontata da un
ragazzino di un paese della bassa Valle che però ne
conosceva il… capo, invece uno dell’alta Valle si
ricordava la coda...
Adesso però la campanella della fine dell’anno
scolastico è suonata .
Il più bel ricordo che mi
hanno lasciato i ragazzi è
un e-mail trovata sul mio
computer in questi giorni, che dice testualmente:
“Quando è suonata la
campanella della fine della lezione ho pensato: è
già passata un’ora?...
Grazie Rina”.
Arrivederci ragazzi....
se qualche storia o leggenda vi è piaciuta particolarmente, ripetetela ai
vostri amici, così tutti insieme riusciremo a salvare uno scampolo di patrimonio orale che ci hanno
lasciato i nostri avi .
VINCENZIANI
LOTTERIA
I BIGLIETTI
VINCENTI
I Gruppi di Volontariato Vincenziano
di Como, con sede in
via Primo Tatti 7, tel.
031-278115, hanno
reso noto l’elenco dei
biglietti vincenti
estratti dalla recente
lotteria:
1° premio: 0623;
2° premio: 1819;
3° premio 4286;
4° premio 2250;
5° premio 1347;
6° premio 1146;
7° premio 0516;
8° premio 2061;
9° premio 3816;
10° premio 1614.
SOLSTIZIO D’ESTATE
IN VILLA CARLOTTA
Il giardino botanico (e museo) di Villa Carlotta
propone per sabato 19 giugno un evento particolare per il Solstizio d’Estate 2010. Una giornata alla scoperta di un giardino ecosostenibile
dove trovare spunti e suggerimenti per fare del
nostro giardino un angolo rispettoso dell’ambiente, ma non solo: l’evento sarà anche punto
di incontro tra presente e passato, verranno
infatti riscoperte quelle ricette che utilizzavano le erbe spontanee tipiche del territorio
lariano. Coloro che si destreggeranno nella realizzazione del proprio “eco-vasetto” riceveranno specie selvatiche da prato fiorito o per vasi e
aiuole. L’attenzione è rivolta anche ai piccoli
visitatori (già protagonisti di varie attività didattiche per scuole e famiglie) che verranno
impegnati in una caccia al tesoro e invitati a
liberare insetti e organismi utili per la lotta
biologica ai parassiti. L’appuntamento è dalle
ore 10.00 alle 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore
18.00. La manifestazione è organizzata in collaborazione con la Rete degli Orti Botanici della Lombardia.
P A G I N A
28
CRONACA
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
DOMENICA 13 GIUGNO GIORNATA INSIEME
A Cittiglio, festa
per l’Unitalsi
N
el pomeriggio di
domenica 13
giugno il gruppo Unitalsi di
Cittiglio si è ritrovato nella chiesa parrocchiale di San Giulio per
la celebrazione di una S.
Messa per gli anziani ed
ammalati del paese. La
celebrazione, conclusasi
con la benedizione eucaristica, è stata presieduta
da don Gian Battista
Binda, che negli ultimi
anni è stato la guida spirituale del gruppo Unitalsi. Al termine della funzione, poi, tutti in Oratorio dove dame e barellieri hanno offerto una merenda ai convenuti, per un
momento di semplice e
fraterna amicizia e con
l’impegno per tutti a ritrovarsi a metà luglio, in occasione della festa della
Madonna del Carmine per
festeggiare i 40 anni di attività del gruppo Unitalsi
cittigliese. Nella foto un
momento della festa in
oratorio.
Finite le scuole, inizia l’oratorio estivo. Così, rassicurati i genitori ancora al lavoro e garantiti ai
ragazzi momenti ludici e formativi… tutti sono
contenti. I campetti degli oratori si vivacizzano e
rumoreggiano di molte voci: animatori indaffarati si distribuiscono ruoli e impegni. Parroci e suore vigilano, controllano e si gettano nella mischia.
Qualche genitore di buona volontà e disponibile
non si tira indietro per far meglio riuscire l’esperienza del Grest. Non mancheranno le solite uscite dal paese: quelle ormai tradizionali dei parchi
di divertimento più o meno distanti,oppure ai laghi. Diversi oratori hanno programmato esperienze ai monti o al mare per dare la possibilità ai
ragazzi di fare esperienze più forti e aggreganti.
L’esperienza del Grest varia da paese a paese. Vi
sono campi brevi, altri che si prolungano nel tempo, altri ancora che riprendono a tarda estate…
Ma questa bella iniziativa che punta a sensibilizzare e a socializzare seguendo il tema proposto
dalla Diocesi, “Sottosopra” vuole essere soprattutto
una ulteriore possibilità di crescita cristiana, dei
valori cristiani che in questi tempi di relativismo
anche religioso, sembrano appiattirsi in nome di
una universale identità spirituale. Viviamo questa esperienza estiva con la gioia di poter manifestare attraverso il gioco e i momenti formativi il
nostro sentire spirituale e morale. La nostra appartenenza a figli di Dio e, come dice in sintesi la
bella canzone che accompagna il Grest 2010: sentirci fratelli in una unica casa da rispettare splendida come il Paradiso.
SERGIO TODESCHINI
CAVONA
Sabato 19 giugno, nono appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino,
alle ore 7.00, presso la cappelletta di santa Teresa
per la recita del santo Rosario. Alle 7.30 Messa in
Santa Casa a Cavona. Animerà l’incontro la parrocchia di Cittiglio.
SANTA CATERINA UN NUOVO SERVIZIO PER L’ESTATE
Treno e battello per l’Eremo...
I
l collegamento via lago Laveno-Santa Caterina del Sasso è stato inaugurato lo scorso lunedì 14 giugno
dal presidente della Provincia di Varese Dario Galli, dagli assessori provinciali Francesca Brianza
(Turismo e Cultura) Giuseppe De Bernardi Martignoni (Sport) e Bruno
Specchiarelli (Agricoltura). All’inaugurazione erano anche presenti il sindaco di Laveno Graziella
Giacon, il vicesindaco di
Leggiuno Riccardo Valena, alcuni consiglieri provinciali e amministratori
del territorio.
Il collegamento Laveno
– Santa Caterina sarà attivo tutti i lunedì e venerdì fino a metà settembre.
«Aggiungiamo un altro
tassello importante – ha
dichiarato il presidente
della Provincia di Varese
Dario Galli – dopo la riqualificazione dell’eremo,
l’acquisizione delle Ville
Bassetti e del parco che
diventerà un’area verde
aperta al pubblico, l’inaugurazione dell’ascensore a
pozze di qualche giorno fa,
oggi ai cittadini e turisti
offriamo anche l’opportunità di raggiungere Santa Caterina via lago e utilizzando i mezzi pubblici.
L’obiettivo è agevolare
l’arrivo di turisti e visitatori e dare a tutti l’opportunità di poter vivere le
emozioni uniche che sa
dare questo luogo incantevole. L’augurio è che i
primi turisti dell’eremo e
di tutti i nostri luoghi siano proprio i cittadini della nostra provincia».
FINITE LE SCUOLE,
ORA È TEMPO DI GREST!
na: «Grazie alla Provincia
di Varese e agli investimenti fatti oggi raggiungere l’eremo è più semplice anche per chi ha qualche difficoltà. Siamo contenti di questa valorizzazione che coinvolge i nostri comuni».
Infine il direttore dell’Agenzia per il Turismo
Paola Della Chiesa ha
spiegato che «sono stati
studiati pacchetti turistici mirati ai giovani e agli
over 60 che offrono l’opportunità di trascorrere
un’intera giornata sulle
rive del Verbano oppure
mezza giornata e che contemplano anche la visita
al museo della ceramica
e un’ascesa con la funivia
di Laveno, oltre alla visita all’Eremo di Santa
Caterina».
Francesca Brianza, assessore Turismo e Cultura: «È una giornata emozionante, poiché da tempo avvertivamo l’esigenza di avere questo collegamento diretto da Laveno. L’augurio è che questo servizio possa cattu-
rare l’attenzione anche
dei giovani, oltre che di coloro che amano spostarsi
con i mezzi pubblici senza l’assillo della vettura».
Soddisfatti anche il Sindaco di Laveno Graziella
Giacon e il vicesindaco di
Leggiuno Riccardo Vale-
SERATA PER SALVINI
Venerdì 18 giugno alle ore 18.00 presso la sala
Luigi Ambrosoli di Villa Recalcati a Varese
(sede della Provincia - piazza Libertà, 1), verrà presentata l’ultima fatica della dr.ssa Serena Contini:
“Il colore per me è come un delirio - Carteggi di Innocente Salvini con Siro Penagini e con Emilio
Zanzi”. Il testo che si avvale della prefazione di
Enrico Crispolti è stato pubblicato da Alberti Libraio Editore. A conclusione lettura di alcune lettere dei carteggi a cura di Angelo Zilio e presentazione di una biografia per immagini di Innocente
Salvini opera di Stefania Peregalli e Gianni Pozzi.
A.C.
CON ALESSANDRO NEL CUORE
Un ‘anno fa, il 13 giugno 2009, ci lasciava per sempre Alessandro Garbin, un giovane e promettente
artista di Cittiglio, che si stava affermando nel
mondo del cinema e dello spettacolo. nel corso del
2009 Alessandro assieme ai suoi due soci Christian
Marazziti e Nicola Canonico stavano preparando
insieme lo spettacolo teatrale Un minuto di silenzio, spettacolo che Alessandro non ha mai messo in
scena, ma che, invece, Marazziti e Canonico - con
l’apporto di Angelo Orlando, chiamato a rimpiazzare Alessandro, hanno completato e messo in sena
in diversi teatri italiani (Regia di Gianni Corsi). In
occasione del primo anniversario della scomparsa
di Alessandro Garbin il trio Marazziti, Canonico,
Orlando proporranno lo spettacolo Un minuto di
silenzio a Varese, presso il Teatro Santuccio di via
Sacco (davanti al Comune), alle ore 21.00 di sabato 19 giugno. Questa rappresentazione vuole
essere proprio un omaggio ed un ricordo di Alessandro da parte dei suoi compagni ed amici: “Rimarrai per sempre nei nostri pensieri più belli scrivono infatti - perché tu sapevi farci sorridere ...
ed ora che sei lassù farai ridere anche gli angeli! Il
biglietto d’ingresso è di 12 euro e il ricavato sarà
devoluto all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla: AISM - sezione di Varese.
ANTONIO CELLINA
ANTICHI ORGANI
Viene riproposto anche per il 2010 da giugno sino ad ottobre il “Ciclo di concerti
su antichi organi della provincia di Varese”, giunto alla sua 30° edizione. Nella
rassegna sono coinvolti strumenti distribuiti su tutto il territorio provinciale e
anche la Valcuvia e la Valmarchirolo sono ben rappresentate in questo ciclo musicale, come evidenzia il calendario dei concerti che iniziano tutti alle ore 21.00:
• sabato 19 giugno: Rancio Valcuvia – chiesa parrocchiale, Organo Mascioni
1880, organista Riccardo Stella. Musiche di Muffat, Haendel, Mozart, Morandi,
Foschini, Thomas e Petrali;
• sabato 10 luglio: Laveno Mombello - chiesa di Laveno, Organo Biroldi 1825,
organista Nicola Bisotti. Musiche di Erbach, Froberger, Buxtehude, Bach, Zipoli
e Stanley;
• lunedì 16 agosto: Marchirolo – chiesa parrocchiale, Organo rifatto a fine 800 da
Giuseppe Vedani, con ulteriore intervento di Elia Gandini, organista Pietro
Ferrario. Musiche di Storace, Bach, Pasquini, Stanley, Marcello, Lefébure e
Ferrario;
• domenica 12 settembre: Cuveglio – chiesa di S. Lorenzo, Organo Mascioni 1929,
organista Sergio Paolini. Musiche di Mendelssohn, Frank, Bossi, Guilmant e
Boellmann;
• venerdì 17 settembre: Gemonio – chiesa parrocchiale di San Rocco, Organo
Mascioni 1905, organista Emanuele C. Vianelli. Musiche di Pescetti, Scarlatti,
Bach e Bossi.
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
P A G I N A
29
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
SONDRIO IL CONVEGNO ALL’UNIONE ARTIGIANI SU INIZIATIVA DELL’ASL PROVINCIALE
Più attenzione per la sicurezza
L
e chiamano morti
bianche. Sono quelle che piombano
improvvisamente
in un cantiere e si
portano via giovani vite,
gettando nella disperazione le famiglie e i compagni di lavoro. Al nostro
sentimento comune appare come una cosa profondamente ingiusta che degli operai perdano la vita
proprio nell’esercizio della loro professione e per
questo, quando avvengono simili disgrazie, le
massime autorità civili e
religiose intervengono
con forti richiami, che
mettono un po’ in crisi le
nostre coscienze. Che cosa
facciamo, in concreto, per
impedire gli incidenti sul
lavoro e il diffondersi delle malattie professionali?
Alcune importanti risposte sono venute da un convegno che si è svolto giovedì 10 giugno, presso la
sede dell’Unione Artigiani della provincia di Sondrio, su iniziativa dell’Asl,
con la collaborazione di
numerosi enti ed istituzioni. È già il terzo appuntamento che si tiene su
questo tema, da quando è
stato elaborato il Piano
Regionale 2008-2010 per
la promozione della sicurezza e salute negli ambienti di lavoro. Un primo
dato importante è stato
evidenziato proprio nel
saluto che l’assessore regionale Bresciani ha inviato al convegno e che è
stato letto dal direttore
Generale dell’Asl Luigi
Gianola: gli incidenti sui
luoghi di lavoro sono in
calo e ciò dimostra che il
percorso che si sta compiendo, in collaborazione
con le parti sociali, sta
dando buoni risultati. « È
necessario acquistare
una cultura della sicurezza e una cultura del lavoro – ha affermato il Consigliere Regionale Angelo Costanzo – tanto più
necessarie in un momento di crisi come questo,
quando si tende ad abbassare il livello di attenzione. Spesso le norme sono
viste dagli imprenditori
solamente come degli
ostacoli; viceversa esse
costituiscono un patrimonio di civiltà». Sulla stessa lunghezza d’onda il
presidente della Provin-
A POGGIRIDENTI
UNA SERATA PREZIOSA
PER PARLARE DI GIOVANI
CONTROCORRENTE
cia Massimo Sertori: sono spesso le scadenze ravvicinate e i ritmi pressanti oppure i lavori continuativi e abitudinari
che inducono gli operai ad
allentare l’attenzione. Viceversa le norme per la
sicurezza devono essere
osservate da tutti, sempre, con continuità. Nella
nostra realtà lavorativa,
come ha ricordato il presidente di Confartigianato Fabio Bresesti, ci sono numerose piccole aziende, nelle quali il titolare non è altro che un caposquadra che lavora con i
suoi operai e spesso non
dà il buon esempio in
materia di rispetto delle
norme di sicurezza.
Il convegno vero e proprio è stato poi coordinato da Giuseppina Ardemagni e ha visto ben dodici relazioni (in una sola
mattinata!), alcune delle
quali sono risultate piuttosto tecniche e non prive
di qualche ripetizione. Al
folto pubblico presente
non sono tuttavia mancati gli spunti di riflessione
e di approfondimento, che
sono stati numerosi e importanti. Quando avviene
un incidente sul lavoro,
ha affermato il Procuratore della Repubblica Fabio Napoleone, bisogna
evitare di voler correre
subito all’individuazione
di un responsabile, ma
occorre prima di tutto analizzare il contesto, poi,
in un secondo momento,
UN SUGGERIMENTO PER
MANIFESTAZIONI PIÙ ECOLOGICHE
In questi anni la coscienza e la consapevolezza
ambientale sono diventati patrimonio di un numero sempre più ampio di cittadini. È chiaro per
molti, ormai, che insieme alle grandi decisioni
nazionali, addirittura internazionali, serva una
partecipazione quotidiana e personale di
tutti noi per mantenere in salute il nostro
pianeta. In quest’ottica, in prossimità di feste,
manifestazioni estive e incontri di vario genere,
WWF Valtellina e Valchiavenna propone di sostituire alle normali stoviglie in plastica, delle stoviglie in materiale completamente riciclabile
da conferire fra gli scarti alimentari. Il WWF ha
preparato un foglio informativo da richiedere via
mail all’indirizzo [email protected],
presso la sede di Morbegno in via Morelli, 16.
Negli ultimi tre anni gli incidenti sul
lavoro, specie nel settore edile, sono
diminuiti: mai abbassare la guardia
e occorre lavorare sulla prevenzione
di CIRILLO RUFFONI
si possono approfondire le
responsabilità individuali. Se si allarga lo spettro
degli accertamenti, si
nota quasi sempre che la
causa dell’infortunio non
è venuta dalla macchina
o da un evento casuale,
ma dalla «mancata organizzazione interna della
sicurezza, da una carenza nella pianificazione del
lavoro». Per chiarire meglio il concetto, il relatore
ha ricordato il grave incidente avvenuto qualche
anno fa all’aeroporto di Linate. Non è stata la «mancanza di qualcosa» a determinare la sciagura, ma
«la cattiva organizzazione
di tutto quello che c’era
nell’aeroporto». Per effettuare una corretta organizzazione della sicurezza, poi, è fondamentale la
valutazione dei rischi, che
non deve essere copiata
da un fac-simile, ma deve
essere frutto di uno studio serio fatto all’interno
dell’azienda. «Spesso le
norme sono viste dall’imprenditore come paralizzanti - ha concluso il Procuratore -. In realtà se un
datore di lavoro si attiva
e cerca di promuovere la
sicurezza, se fa prevenzione seria e la organizza bene, nulla gli potrà essere
rimproverato». Altre relazioni hanno avuto come
scopo quello di illustrare
la normativa vigente, in
particolare il piano regionale triennale per la promozione della sicurezza e
le forme di controllo e di
accertamento che vengono attuate sul territorio.
I dati più confortanti sono
venuti dai rappresentanti dell’Inail Parrotta e
Scarpa: nel triennio
2006-2008 gli incidenti
sul lavoro sono passati da
3.803 a 3.335, con una significativa diminuzione
soprattutto nel settore
edile, che risulta quello
più a rischio. In particolare, tra il 2007 e il 2008
si è avuta una diminuzione del 37% degli incidenti mortali. Questi risultati
collocano Sondrio al primo posto tra le province
lombarde nella tutela della sicurezza. Per quanto
riguarda le malattie professionali, invece, grazie
al progredire delle conoscenze mediche, si registra una diminuzione della silicosi e delle patologie
legate alla lavorazione
dell’amianto, ma un leggero aumento delle altre.
Vi è inoltre un problema,
segnalato da Carlo Piccinato. I dati riguardano
le imprese regolarmente
registrate: non tengono
conto del mondo del sommerso e del lavoro in nero,
Una testimonianza intensa e preziosa quella
resa da due giovani novizie ai numerosi ragazzi
accorsi, unitamente a diverse famiglie, in un incontro promosso a fine maggio, presso l’Oratorio
di Poggiridenti di don Livio De Petri.
Sara Rampa, valtellinese di Piateda, e Patrizia
Ameli, marchigiana di San Benedetto del Tronto :
due vite controcorrente in questa società sempre
più lontana dalla sfera religiosa e dove la Chiesa
stessa non sembra in grado di richiamare i giovani a una scelta di vita diversa. Due ragazze intelligenti, laureate, piene di vitalità, che tra parole e
immagini hanno spiegato la loro scelta di vita; scelta che le ha portate casualmente a incrociare il
proprio destino presso la Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Due percorsi diversi quelli delle due novizie, ma entrambi
segnati da un incontro: Sara, una vita più lineare,
da sempre in mezzo ai giovani dell’Oratorio, che
incontra Don Livio e scopre dentro di sé il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa; Patrizia, una
vita più movimentata, che dapprima ricerca nello
svago, nel divertimento, nelle esperienze all’estero un qualcosa che non trova, fino a quando incontra anche lei un sacerdote che le illumina la mente ed il cuore e trova finalmente ciò che cercava.
E qui nasce la prima missione in comunità,in
una casa nata da poco, ma già viva e fortemente
impegnata. E nel convento studiano, lavorano e
soprattutto pregano, con quella preghiera che è formidabile strumento di incontro con Cristo e, attraverso Lui, con gli altri; e quindi la missione fuori
dal convento, presso gli anziani, i malati, i ragazzi
del catechismo.
Due giovani brillanti, col sorriso sulle labbra,
capaci di gioire nella vita normale di tutti i giorni,
e di scherzare, come davanti a un bel piatto di
pizzoccheri gustato durante la cena. Certo, hanno
sottolineato, non mancano momenti difficili, impegnativi, di stanchezza, laddove anche qualche
dubbio sembra riaffiorare; ma qui soccorrono gli
intensi momenti di preghiera che riportano loro
la tranquillità, la pace e la forza di andare avanti.
Una serata di incontro, dunque, particolare, stimolante, di testimonianza di un Amore più grande, che non ha mancato di suscitare una profonda
riflessione, soprattutto nei ragazzi presenti, sul
vero senso della vita.
NORBERTO GUALTERONI
dove purtroppo si verificano spesso degli incidenti, che per di più vengono
nascosti o dichiarati come
avvenuti in altri luoghi. È
un problema grave, come
ha rimarcato il Segretario Provinciale della Cgil
Giocondo Cerri. Nel
mondo del sommerso ci si
fa male più frequentemente, tanto che gli infortuni che sfuggono ad ogni
statistica arrivano addirittura al 40%. In questo
ambito è necessario effettuare più serrati controlli. Per i lavoratori che operano nei settori a rischio,
come quello edile, in particolare per i neoassunti,
è fondamentale anche la
formazione. Appositi corsi vengono tenuti dall’Esfe (Ente Paritetico per la
Formazione e la Sicurezza dell’Edilizia), come ha
illustrato bene Luca Patriarca. Agli operai viene insegnato a lavorare in
sicurezza, ad esempio nel
montaggio e smontaggio
dei ponteggi, nell’utilizzo
di gru e di montacarichi e
così via.
L’intero convegno è stato dedicato alla preven-
zione degli incidenti sui
luoghi di lavoro, ma viene spontaneo osservare
che la cultura della sicurezza ha poi una ricaduta importante sulla vita
privata di ciascuno di noi.
L’abitudine a fare un’attenta valutazione dei rischi, a rispettare le norme di sicurezza, a utilizzare gli strumenti di protezione, infatti, una volta
acquisita e interiorizzata,
può aiutarci a prevenire
anche un gran numero di
incidenti che avvengono
tra le mura domestiche
oppure nella pratica nei
nostri hobby. Per questo,
in varie relazioni, è stata
sottolineata la necessità
che l’educazione alla sicurezza venga impartita già
nelle scuole. «La sicurezza non risiede nelle norme, ma nella testa e nel
cuore», come ha dichiarato Giancarlo Viganò.
Sicurezza individuale non
significa soltanto benessere per noi, ma si traduce anche in un risparmio
enorme per la collettività.
È un tema interessante,
senz’altro da proporre per
un successivo convegno.
P A G I N A
30
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
CHIAVENNA IL CONVEGNO PROPOSTO DALL’ASSOCIAZIONE ARCA
Riflettere sulla cura degli anziani
U
per altri anziani che accedono quotidianamente
mediante servizio di trasporto) e molti altri servizi sul territorio. Basti pensare al Centro di animazione sociale di Santa Croce, ai servizi di supporto
alle famiglie che curano
malati a casa propria, servizi sanitari socio-assistenziali e tanti altri interventi. Ebbene la cooperativa l’Arca, che vanta
un numero crescente di
soci, ha celebrato la ricorrenza del suo venticinquesimo ripercorrendo le tappe del proprio impegno e
delle proprie realizzazioni. Momenti molto importanti, anche con cambi di
rotta nelle strategie di intervento per adeguare l’offerta ai bisogni suggeriti
dal territorio. Un elegante volumetto evoca le diverse tappe di un impegno
che ha saputo creare servizi alle persone e alla comunità, leggendo le esigenze. Una giornata di intensi lavori con validissimi relatori che hanno esplorato l’interazione tra
le diverse forme di cura e
le politiche sociali di sostegno, la rete dei servizi
sociali tra modelli tradizionali e le nuove forme
di intervento. Sono state
approfondite le risorse e
le risposte della rete dei
servizi socio-sanitari in
Valchiavenna. Non a caso
uno dei temi ricorrenti è
stata la sostenibilità e le
risorse che il pubblico offre e offrirà in maniera
sempre più ridotta. Ecco
allora le iniziative private, anche quelle del tutto
particolari di una cooperativa sociale che è anche
una onlus, che tuttavia ha
dei costi di struttura e di
personale interno che
vanno oculatamente soppesati e resi compatibili
con gli utenti. Proprio nella relazione conclusiva
del sociologo Aldo Bonomi, che ha messo in evidenza come di fronte ad
uno Stato e Enti pubblici
che realizzano un welfare
sempre più “tirato” nei finanziamenti e la dissolvenza del legami familiari per cui molti anziani sono soli, ci stiano gli interventi delle badanti oppu-
SOMAGGIA DEDICATA ALLA MADONNA DI LOURDES
re il mutualismo, ovvero
dei servizi che sorgono dal
territorio in risposta ai
bisogni. La conclusione è
che iniziative come quelle messe in campo dalla
cooperativa l’Arca sono
attualissime e, nonostante la storia di un quarto
di secolo alle spalle, assolutamente in linea con le
tendenze future. La giornata si è conclusa con un
momento di festa con i soci che hanno avuto un riconoscimento per il lavoro svolto in oltre 20 anni.
Un grandissimo applauso
è sorto nel momento in cui
Anna Fior, una coordinatrice dell’Arca, e il presidente attuale, Alfredo Ravasio, hanno consegnato
una pergamena e una targa ad Elena Del Re. Elena è infatti unanimemente riconosciuta come tenace, attiva e lungimirante
presidente prima e direttore dei servizi della cooperativa, un vero e proprio perno propulsivo nel
realizzare quelli che ai
primi soci apparivano dei
sogni ambiziosi.
G.Z.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
n convegno,
quello proposto
dalla cooperativa l’Arca il 10
giugno scorso,
estremamente importante e partecipato. La “cura”
degli anziani è certamente un tema che ha connessioni con le famiglie, i servizi sociali, le iniziative
pubbliche e quelle private, con le politiche del welfare, ovvero dello stato sociale. A interrogarsi su
questi argomenti la cooperativa, nata a Chiavenna, che si è distinta
negli anni con l’offerta di
servizi sul territorio.
Strutture e interventi realizzati e nel tempo modificati, di cui oggi in Valchiavenna non si potrebbe più fare a meno. L’occasione del convegno, non
a caso, erano le celebrazioni del venticinquesimo
di costituzione della cooperativa che gestisce oggi
in Valchiavenna la struttura di Bette (Comunità
alloggio con accoglienza
temporanea fino a 22 anziani più il Centro diurno dal lunedì al venerdì
ASSOCIAZIONE VALTELLINESI A MILANO
Benedetta la cappella Assegnati i Lavegin d’or
l 28 maggio alle ore
20.30 si è tenuta a Somaggia, presso la casa
Cavatorta, la benedizione della Statua della Madonna di Lourdes e
della cappelletta in sasso,
costruita per ospitarla. La
benedizione è stata impartita dal Priore di Gallivaggio, don Pietro Beretta,
assieme al parroco del paese, don Olinto Scaramella
e al parroco di Fraciscio,
don Eugenio Bulanti.
I
Dopo alcune raccomandazioni di don Olinto è iniziata la recita del santo Rosario. Un fatto rilevante e
piacevole, è stato il gran
numero dei presenti, costituiti sia dai parrocchiani,
sia da un buon numero di
Unitalsiani. Per capire i
motivi della loro presenza
così numerosa, bisogna ricostruire la storia della
statua della Madonna appena benedetta. La statua,
infatti, è stata acquistata
a Lourdes, da Nicola, il 24
settembre proprio l’ultimo
giorno di uno dei tanti pellegrinaggi che l’Unitalsi organizza durante l’anno a
Lourdes. Si tratta di una
copia esatta della Madonna
che si trova nella grotta di
Lourdes, tutta bianca con
solo un velo di azzurro, alta
circa 50 cm, e realizzata in
vetro resina, in modo da poter rimanere senza rovinarsi anche all’esterno. Il suo
trasporto in Italia non è
stato facile viste le sue dimensioni e considerando
che ha viaggiato sul treno
dei pellegrini per una notte e un giorno! Arrivata in
Italia, a Somaggia, ha poi
dovuto attendere diversi
mesi prima che fosse pronta la sua “dimora”.
La cappelletta, appunto, è
stata realizzata tutta in
sasso (granito di San Fedelino, offerto dalla ditta Pelanconi Graniti), grazie alla
paziente opera di Giacomi-
no, muratore in pensione,
sempre disponibile, e l’aiuto di altri volontari. Il tetto è costituito da un monoblocco massiccio, anch’esso
in granito. Infine uno scalpellino del luogo ha inciso
la scritta “Ave Maria” sul
sasso che poi è stata ripassata con un colore dorato
da Gino.
Al termine della benedizione e del Rosario è stato offerto a tutti un rinfresco,
per allietare e ringraziare
i presenti, alcuni dei quali
venuti anche da molto lontano (Livigno, Sondrio,
Madesimo…). Si coglie l’occasione per ringraziare chi
contribuito alla realizzazione dell’opera e a coloro
che hanno partecipato alla
sua Benedizione, sicuri che
affidando alla Madonna
tutti i nostri bisogni e le nostre sofferenze, Lei ci porterà tante gioie e consolazioni.
P.C.
associazione Culturale Valtellinesi a Milano, fondata nel 1988 e
presieduta da
Franco Visintin è particolarmente attiva. Si tratta
di un sodalizio che riunisce
molti che abitando a Milano, hanno tuttavia conservato un legame molto forte con la nostra provincia
da cui provengono molte
delle loro famiglie. Dal
1997 l’Associazione ha istituito un premio denominato significativamente “Lavegìn d’Or” che vuole essere riconoscimento a coloro
(persone, associazioni, enti) che per capacità, intelligenza e serietà, si siano imposti all’attenzione dell’opinione pubblica lombarda,
nazionale e internazionale,
così contribuendo a far conoscere gli aspetti ed i valori di cultura e di civiltà
della loro terra natia. Ebbene il premio, giunto alla
tredicesima edizione, è stato quest’anno consegnato a
Chiavenna nella sala di
palazzo Salis il 5 giugno,
alla presenza di un buon
numero di partecipanti
provenienti da Milano e
convenuti da Chiavenna e
L
’
dintorni. La scelta è ricaduta su due musei della
Valle che per il loro accurato allestimento, capacità
di accoglienza della gente
e qualità dei pezzi in mostra, sono pregevoli: si tratta del Museo del Tesoro
di Chiavenna e del Museo Muvis di Campodolcino. A ritirare i premi erano presenti monsignor
Ambrogio Balatti, arciprete di Chiavenna e Paolo
Raineri che del Muvis è l’ideatore oltre che il promotore delle tante attività
culturali ospitate. Annunciata anche la prossima
attività di studio, da parte
della Università cattolica,
della Pace di Chiavenna,
preziosa testimonianza di
arte orafa medioevale.
TEATRO: UN CLASSICO PER GIOVANI
Il testo è ormai un classico del teatro ma ha avuto anche diverse versioni cinematografiche: si tratta della commedia Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde.
Silvia Montemurro, giovane chiavennasca studentessa universitaria che ha seguito corsi di interpretazione teatrale, ne ha tratto una versione originale che ha
messo in scena con una compagnia di giovani studenti. Il nuovo gruppo teatrale,
denominato MeraMente, ha saputo offrire simpatiche interpretazioni dei personaggi della vicenda, in cui un disincantato americano e la sua originale famiglia
sono alle prese con la sistemazione in un castello abitato da uno strano fantasma.
Particolarmente efficaci alcuni ragazzi del gruppo che, non a caso, hanno saputo
strappare applausi al pubblico del Victoria con caratterizzazioni molto originali. È
“agganciare” i ragazzi ad una forma espressiva così coinvolgente come il teatro
che è capace di mettere in evidenza capacità e doti anche del tutto inattese perfino
dagli stessi protagonisti. Andrea Triaca, Filippo Maraffio, Giulia Buzzella, Pietro
Balatti, Davide Benedetti, Enrico Caprio, Davide Bergna, Paola Via, Natalia
Lorenzini, Maria Belmonte, Cinzia Zarucchi e Paola Via, i nomi degli attori che
hanno seguito l’attenta ed efficace regia della stessa Silvia Montemurro che si è
avvalsa delle scene, della musica e delle luci sapientemente governate da Voicu
Gadola.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
SONDRIO UN’INTERESSANTE CONFERENZA PER RIFLETTERE
Carcere e famiglia:
gli affetti fuori...
«
C
ento passi o
poco più a ogni giro del
cortile…». Comincia così,
con quest’immagine evocativa dell’“ora d’aria”,
una delle poesie lette durante la serata-evento
dedicata al carcere che
si è svolta lo scorso 25
maggio a Sondrio. Una
immagine sferzante nella sua nuda semplicità,
da cui netto emerge il
senso di alienazione del
detenuto, tutti i giorni
costretto a compiere
azioni ripetitive volte
alla pura e semplice sopravvivenza. La conferenza “Affetti negati.
Carcere e famiglia:
quando gli affetti restano “fuori”, organizzata
dalle associazioni “Quarto di Luna”, “Il richiamo
di Jóbel” e cooperativa
“Ippogrifo” ha visto protagonisti, nella sua prima parte, i carcerati, fisicamente assenti ma
presenza viva attraverso le loro poesie e testi
in prosa letti a più voci.
È emersa così, dalle loro
stesse parole, la sofferenza di persone – non
mostri – che hanno sbagliato e, tuttavia, nutrono la speranza di una
nuova vita. Non vi è buonismo, non vi è pietismo
nel dire questo. Vi è solo
la constatazione della
verità dei loro scritti
struggenti, parole d’amore, di dolore, di speranza, di solitudine. Parole di rabbia per la prigionia e di rimorso per
la colpa commessa, quella colpa che riconoscono
e che ha distrutto la loro
esistenza. Lo dice il padre che scrive: “Figlia
P A G I N A
31
MONTESPLUGA, TURISTI PIÙ
INFORMATI CON L’INFOPOINT
Ha riaperto i battenti l’infopoint di Montespluga e a
gestirlo sarà ancora l’amministrazione di Madesimo
e con un impegno maggiore rispetto a quello della scorsa estate. Comunicazione ufficiale quella giunta dalla proloco, che ha stretto un rapporto di collaborazione continuativa con l’amministrazione comunale, rispetto alla decisione di mettere nuovamente a disposizione dei turisti provenienti dal passo dello Spluga
informazioni turistiche sulla Valchiavenna e, in particolare come ovvio, su Madesimo. L’infopoint rimarrà
aperto fino alla fine di agosto, con chiusura prevista
per il giorno 30. Per giugno, l’orario di apertura sarà
limitato a sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle
14,30 alle 18. Con il prosieguo della stagione turistica è prevista l’apertura quotidiana dalle 10 alle 13 e
dalle 14,30 alle 17,30 per quanto riguarda i giorni
feriali, nei giorni festivi l’apertura pomeridiana proseguirà fino alle 18. L’infopoint è aperto all’interno
del prefabbricato in legno presente all’ingresso della
frazione di Montespluga. Per maggiori informazioni è
possibile mettersi in contatto con l’ufficio della proloco
Madesimo al numero 0343-53445 oppure tramite l’indirizzo e-mail [email protected].
La proloco ha attivato anche un sito all’indirizzo
www.prolocomadesimo.it. Rimangono ovviamente
sempre contattabili per informazioni gli uffici del
Consorzio di Promozione Turistica di Chiavenna o
Madesimo.
D.PRA.
A BERBENNO, SABATO 19 GIUGNO,
A TEATRO CON I
«GIOVANI TALENTI CREATIVI»
dove sei? Ti porto come
un dolore nel cuore...
Apri un varco nel tuo
cuore pieno di odio per
me. Io l’ho reso arido
d’amore”. E un altro: “Figlia, qui lavoro su di me.
Ho smesso di bere e di
fumare. Studio. Voglio
darti un padre colto che
ti aiuti”.
«Moltissimi di loro
vanno a farsi pesare tutti i giorni, ha raccontato
Francesco Racchetti de
“Il richiamo di Jóbel”. Il
loro gesto ripetuto appare come una metafora:
è la paura di scomparire, è come dirsi: “Sono
una realtà fisica, dunque
vivo ancora”. Non basta.
“Ma che vita è?” scrive
uno di loro. La risposta
a questa domanda dovrebbe essere: una vita
di rieducazione e riabilitazione, come dispongono ufficialmente l’articolo 27 della nostra Costituzione e il Regolamento carcerario del 2000. Il
carcere dovrebbe insegnare il valore delle dignità della persona e accompagnarla verso un
uso consapevole e responsabile della propria
libertà, delle proprie capacità. Invece, quell’esistenza, segregata dal
mondo, mina i due pilastri fondamentali su cui
si regge la persona: l’autonomia e la relazione,
senza i quali l’identità si
perde nel vuoto dello
straniamento.
«Si piange molto in
carcere», ha detto ancora Racchetti. «È vero ed
è difficile vedere delle
VISITE GUIDATE ALLA SCOPERTA DI MORBEGNO
Anche quest’anno l’assessorato alla cultura del Comune di Morbegno in collaborazione con Le Nevi di un Tempo, gruppo di amici della cultura locale che fa capo alla
Biblioteca Civica Ezio Vanoni, coordinatrice dell’iniziativa, propone “Morbegno: La
sera è viva 2010. Visite guidate alla scoperta di Morbegno e non solo …”, giunta ormai
alla diciassettesima edizione. Dopo il successo della serata dedicata al Gianolo
presso la Collegiata di San Giovanni, il prossimo appuntamento è per domenica
20 alle ore 19 con ritrovo all’ingresso del cimitero. Da lì, Renzo Fallati guiderà la
visita a Il cimitero di Morbegno, giardino della memoria, luogo del dolore e della
speranza. Mercoledì 23, con ritrovo alle ore 20.30 davanti al municipio, Floriana
Paniga guiderà la visita a Gli affreschi del centro storico di Morbegno: un itinerario tra arte, storia e leggende. Il terzo appuntamento della settimana è per
venerdì 25, quando Davide del Nero nella frazione Piagno di Cosio Valtellino
guiderà la visita a L’abbazia di San Pietro in Vallate. Ritrovo è alle ore 20.30
a Vallate davanti ai ruderi dell’antica chiesa, ma l’organizzazione cercherà anche
di mettere a disposizione qualche posto auto, con partenza in gruppo dalla Biblioteca. Chi fosse interessato, telefoni in Biblioteca per informarsi (telefono
0342.610323, [email protected]; durante la chiusura della Biblioteca, contattare Paola Passerini Bonazzo presso Sinferie, 0342.615209). Le visite
sono gratuite, durano circa un’ora e si effettuano anche in caso di cattivo tempo.
TIRANO: MOSTRA DI PIRONDINI E LETTURE DI AUTORI
Col patrocinio del Comune di Tirano e di una decina di altri enti, in concomitanza
con la mostra Contrappunti, volti e colori in viaggio del pittore Gianfranco
Pirondini, presso il Museo Etnografico di Madonna di Tirano si terrà l’iniziativa
Parole in viaggio - Tre pomeriggi al Museo, con l’ascolto di brani di opere di alcuni
autori locali, che hanno scritto pagine significative sul tema. La manifestazione
inizia venerdì 18 giugno alle ore 16.30: dopo la visita libera al Museo, alle ore
17.00 si potrà incontrare il pittore Pirondini e, quindi, alle ore 17.30, ascoltare il
giovane, ma già affermato poeta valtellinese Francesco Osti leggere Poesie in sala
d’attesa. Sabato 10 luglio, oltre a poter visitare liberamente il Museo ed incontrare Pirondini negli stessi orari, alle 17.30, l’autore tiranese Enrico Beretta, da
tempo noto al pubblico valtellinese, presenterà Esilio (e… ritorno), letture da racconti pubblicati e inediti. Il terzo e ultimo appuntamento sarà per sabato 24 luglio, quando sempre con le stesse opportunità e gli stessi orari, lo scrittore poschiavino Massimo Lardi, che ha pubblicato il romanzo Il Barone De Bassus,
proporrà Letture sparse. La mostra di Gianfranco Pirondini rimarrà aperta con
ingresso libero nei mesi di giugno e luglio tutti i giorni (escluso lunedì), al mattino
dalle ore 10.00 alle ore 12.00, al pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 18.30.
persone adulte piangere, ma a me piace sdrammatizzare», ha esordito
Michele Augurio, il relatore della serata. Sociologo, giudice onorario
del Tribunale dei Minori di Milano ha così introdotto la seconda parte della conferenza.
Sdrammatizzare è necessario, dunque, per
porsi le due domande
fondamentali: cosa determina la carcerazione
sui detenuti e sulle loro
famiglie? E com’è possibile ricostruire dei rapporti affettivi lacerati da
un evento doloroso e
traumatico come quello
della carcerazione? Perché sono due le valenze
del carcere: il dentro e
il fuori. La sofferenza è
dentro, ma è anche e terribilmente, fuori. Come
risolvere questo duplice
dramma e come mettere in contatto queste
due realtà, uguali e contrarie? C’è un primo passo necessario. Il detenuto deve, innanzitutto, riconoscere il trauma che
ha provocato nelle sue
vittime. «Quando parlo
con loro lo dico chiaramente: non potete lamentarvi del vostro malessere se prima non riconoscete i danni che
avete procurato», ha detto Augurio. E ha precisato: «Il ragazzo che
ruba perde la sua identità rinchiuso tra le mura della prigione, ma deve capire che con il suo
gesto ha derubato l’identità della sua vittima, ha
deprivato e ferito un’altra persona».
Il secondo passo è forse ancora più difficile:
comprendere il male fatto alla propria famiglia.
La rinascita, dunque,
passa attraverso il recupero dell’affettività e delle emozioni. Il lavoro va
fatto sia sul detenuto
che sulla famiglia, sull’affettività di chi, mogli
e figli, è stato tradito e
nei fatti abbandonato,
spesso in condizioni di dif-
Sabato 19 giugno alle ore 21.00 presso il Teatro dell’Oratorio “San Giovanni Bosco” di Berbenno di
Valtellina l’associazione Musicheatro dei giovani dell’oratorio San Rocco di Sondrio presenta il musical
“Cose di cuore”, attualizzazione musicale sulla vita
di San Giovanni Bosco Per saperne di più si può visitare il blog musicheatro.blogspot.com. L’evento rientra nel bando “Giovani Talenti Creativi” promosso
dall’Ufficio di Piano dell’ambito territoriale di Sondrio,
in collaborazione con il CSV L.A.Vo.P.S., e in questo
caso con l’oratorio San Rocco di Sondrio, all’interno
della sperimentazione nazionale Piano Locale Giovani-PLG. Il PLG dell’ambito territoriale di Sondrio vede
la partecipazione di tutti i Comuni del mandamento,
con il Comune di Sondrio come ente capofila, ed è promosso e sostenuto dal Dipartimento della GioventùPresidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’Anci-Associazione Nazionale Comuni Italiani e la Rete Iter.
ficoltà anche di natura
economica. Solo così,
con una forma appropriata di accudimento, la
famiglia può diventare
una risorsa. È un lavoro
molto difficile per la
conflittualità in cui si
dibattono i familiari, lacerati tra sentimenti di
odio e di amore e anche
di paura nei confronti di
chi ha sbagliato. Quali le
strade da percorrere? La
parola, innanzitutto. La
parola per comprendere
e analizzare il passato,
ciò che è stato, ciò che è
accaduto. Il silenzio e la
negazione non servono,
anzi. Uccidono. Ed esigenza primaria è abbattere il muro della vergogna, lo stigma sociale
che emargina anche i figli e le mogli dei detenuti nella comunità. «Il
recupero dell’affettività
diventa così un processo di crescita che evolve
attraverso la relazione»,
ha concluso il giudice
Augurio.
Illuminante, a questo
proposito, la testimonianza di una madre, Angela T. È la storia di suo
figlio, tossicodipendente,
detenuto in carcere. È la
storia di lei, traumatizzata dal dolore e dalla
vergogna, a sua volta
murata dentro il rifiuto
di questo figlio perduto.
Poi, l’incontro di Angela
con l’associazione Acat di
Sondrio, dove ha cominciato a lavorare su se
stessa per cercare anzitutto di capire. Finché,
un giorno, ella ha coinvolto in questo lavoro di
consapevolezza anche il
figlio. Così lo ha ritrova-
to e, insieme, hanno iniziato un nuovo percorso.
Il ragazzo ha scelto quindi di entrare in una comunità ed oggi vive libero e autonomo. La serata si è conclusa con la testimonianza di rappresentanti delle numerose
associazioni che a Sondrio concorrono nell’aiuto ai carcerati e alle loro
famiglie. Dalle già citate “Quarto di Luna”, “Il
richiamo del Jóbel”, la
cooperativa “Ippogrifo”
agli operatori del Comune, “Arci-Contatto”, “San
Vincenzo”, “Centro Aiuto alla vita”, “Acaaf”: ciascuna con le proprie
competenze e mansioni.
E come possiamo non
ricordare che Gesù stesso si riconosce nel carcerato: «Ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere; ero
forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete
vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e
siete venuti a trovarmi (Mt 25,35-36)». Gesù,
che non giudica e non
condanna senza scampo
come fanno i tribunali
delle nostre società civili. Egli muore tra due
ladri, non tra due innocenti condannati ingiustamente, e a uno dei
due dice: «Oggi sarai con
me nel paradiso» (Lc
23,43). Non nel giudizio,
non nella condanna è il
senso della vita, ma nel
riscatto che restituisce
l’essere umano all’esistenza per la quale è stato creato.
a cura di
MILLY GUALTERONI
P A G I N A
CRONACA
Sondrio&provincia
32
«Auguri» a don Rossatti
S
Festa per
don Mario
ul chiudersi dell’anno sacerdotale
la comunità di
Ardenno si è stretta attorno a monsignor Mario Giana per festeggiare i suoi sessant’anni di sacerdozio: ordinato
nel 1950 e vicerettore del
Seminario Diocesano fino
al 1972, parroco di Ardenno dal 1972 al 2005. I festeggiamenti hanno avuto
luogo il 6 giugno, proprio
nel giorno del Corpus Domini e, per questo, nei tre
giorni precedenti la parrocchia si è riunita in tre momenti di preghiera particolare: tre serate di riflessione sul ministero sacerdotale con una celebrazione eucaristica, la recita del
santo rosario meditato e
una serata dedicata all’adorazione. E, domenica
mattina, durante la Santa Messa celebrata da don
Mario, la comunità ha potuto ringraziare del prezioso dono del sacerdozio ed
in particolare di quello di
don Mario. Ha introdotto
la celebrazione il parroco
don Ilario esprimendo per
primo la riconoscenza a
don Mario per il bene operato nella nostra comunità. A manifestare la gioia
della comunità riunita
sono stati… i colori: in chiesa, nei primi banchi, il candore delle divise estive del
corpo Musicale e il luccichio dei loro strumenti; a
fianco il rosso acceso delle
magliette del gruppo Alpini e quelle azzurre dei Giovani del Masino che, insieme, hanno voluto, ancora
una volta rendere il loro
prezioso servizio per i festeggiamenti ed essere co-
ARDENNO PRETE DA 60 ANNI
sì vicini a don Mario che in
trentatre anni di ministero sacerdotale ad Ardenno
molto ha condiviso con loro;
numerosi i chierichetti che,
con le loro vesti bianche e
rosse della festa, hanno
riempito il presbiterio attorno a don Mario. A suggello di questa comunità
“colorata” la corale che con
i canti ha reso ancor più solenne la celebrazione. Don
Mario, non senza commozione, ha voluto ringraziare tutti nella sua omelia ricordando il tanto bene ricevuto nella nostra comunità, senza scordare i primi
ventidue anni di sacerdozio
nel Seminario diocesano e
mettendo una parola di
bene anche per questi ultimi anni in cui, non più parroco, ha detto di aver riscoperto il dono prezioso dell’essere prete. Ha così strappato un lungo applauso
alla comunità riunita e, in
seguito, non sono mancati
i ringraziamenti al Consiglio Pastorale Parrocchiale che ha coordinato la giornata e alla commissione liturgica che ha curato le celebrazioni. All’uscita tutti
erano attesi da un ricco ed
abbondante rinfresco. Lì il
sindaco ha voluto esprimere la propria stima e riconoscenza e a don Mario
sono stati offerti doni dai
diversi gruppi e dalla comunità tutta.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
CEPINA RICORDANDO IL CAMMINO DI QUESTI 11 ANNI
elebrare il venticinquesimo di ordinazione nell’anno
sacerdotale sembra voler illuminare di luce ancor più radiosa
la memoria viva di un evento così grande e trasformante. Poiché ciò accade
per don Claudio Rossatti,
che è stato nostro parroco
per quasi 11 anni, noi comunità di Cepina desideriamo sentitamente ed affettuosamente rinnovargli
ogni più cordiale ringraziamento per quanto ha fatto
per noi. Nel suo ministero,
don Claudio ci ha sempre
testimoniato l’importanza
e il valore immenso di aver
affidato la sua vita alla fe-
C
deltà del Signore e di averla tradotta in dono per tutti, vivendo la quotidianità
delle persone accanto ai
bambini, ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie, a chiunque avesse avuto bisogno
di aiuto, nella semplicità
di un servizio feriale ma intenso imperniato anzitutto sull’amore all’Eucaristia e volto a portare tutti
ad incontrarsi con la paterna bontà di Dio. Auguri
don Claudio e la nostra riconoscente preghiera!
A SONDRIO LA FESTA
DEI SANTI GERVASIO E PROTASIO
Sabato 19 giugno, a Sondrio, in occasione della
festa dei patroni santi Gervasio e Protasio, durante
la solenne celebrazione eucaristica delle ore 10.00,
in Collegiata, la comunità parrocchiale e la città intera esprimeranno il loro ringraziamento a monsignor
Valerio Modenesi, don Silverio Raschetti, don Fabio
Fornera e don Mariano Margnelli.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
MISSIONARI INCONTRO CON MONSIGNOR LUCIANO CAPELLI
Servire il Vangelo
nelle Isole Solomon
G
li Alpini amano molto proporre uno dei
loro slogan
preferiti: «Dio
ha creato gli Alpini e li ha
scaraventati sulle montagne dicendo loro: arrangiatevi!». La frase si adatta molto bene anche al
mondo missionario, se appena sostituiamo gli Alpini con i Missionari e le
montagne con tutte le varie regioni del mondo.
Una delle difficoltà più
grandi che un missionario incontra quando inizia
la sua attività, infatti, è
proprio quella di essere
solo e di non sentirsi seguito. Lo ha dichiarato
monsignor Luciano Capelli, vescovo missionario
salesiano nelle isole Solomon, nell’incontro che ha
tenuto con le persone che
si occupano di attività
missionarie, a fine maggio, presso l’oratorio di
San Rocco a Sondrio. La
serata, promossa dalla
Commissione Zonale della media Valtellina, coordinata da don Tullio Schivalocchi, ha avuto uno
spiccato carattere di «incontro di preghiera e di
meditazione». Si è infatti
aperta con un canto, seguito poi dalla lettura di
alcuni brani della costituzione conciliare «ad
gentes», che meglio evidenziano come «l’opera
evangelizzatrice (sia) un
dovere fondamentale del
popolo di Dio». Anche l’intervento di monsignor
Capelli, a differenza di
quanto avviene solitamente in queste occasioni, non ha avuto come scopo quello di illustrare ambienti, attività e problemi
della sua diocesi, ma di
sviluppare alcune riflessioni sulla Chiesa e la sua
missione evangelizzatrice. «Nei primi tempi del
mio apostolato, è stato
molto positivo l’interessamento di molti volontari
– ha affermato il vescovo
–; mi ha fatto sentire missionario nel senso etimologico della parola, cioè
mandato. Oggi è necessario un profondo rinnovamento». Per spiegare me-
UN SUCCESSO IL CORSO DI ITALIANO PROMOSSO
DALL’AUSER DI MORBEGNO
Auser, l’associazione di volontariato maturata all’interno dell’esperienza sindacale e nata soprattutto per coinvolgere le persone anziane, presenta i risultati
raggiunti col corso di alfabetizzazione e di approfondimento della lingua italiana dedicato alle donne straniere, tenutosi a Morbegno e appena giunto al
termine. Le partecipanti sono state ventiquattro, di tante nazionalità diverse.
Le nove insegnanti, volontarie Auser, sono soddisfatte degli obiettivi raggiunti
individualmente dalle loro studenti. Le lezioni sono state utili anche per
creare momenti di socializzazione per alcune donne che vivono isolate
nelle loro case. «Oltre a dotare queste donne dello strumento primario per il
loro inserimento sociale del nostro paese - spiegano - l’altro obiettivo a cui abbiamo teso è stato quello di evidenziare il carattere associativo e collettivo dell’iniziativa che ottiene maggiori risultati rispetto a quello individuale della
pratica quotidiana che ha comportato un apprendimento della lingua insufficiente. L’Auser di Morbegno intende riproporre l’iniziativa il prossimo settembre». Ecco il racconto dei volontari.
«Il corso di alfabetizzazione e di approfondimento della lingua italiana è
nato quasi per caso. Ho conosciuto una donna che non sapeva leggere o scrivere né in italiano, nè nella sua lingua madre. Insegnante, da poco pensionata,
mi offrii di aiutarla ad affrontare questo svantaggio, da qui l’idea di estendere
questa attività, non retribuita e di volontariato, ad altre conoscenti sensibili
ai problemi delle donne straniere che abitano a Morbegno e che non hanno la
possibilità di frequentare, per difficoltà legate al trasporto e all’orario, i corsi
promossi dai Centri territoriali di formazione permanente. Mi era noto anche
il fatto che molte di loro, per tradizione religiosa e sociale sono restie a frequentare corsi di lingua italiana di genere misto o con insegnanti maschi.
L’amministrazione comunale di Morbegno, contattata, ha mostrato disponibilità ed interesse al progetto, concedendoci gli ambienti necessari (aula studenti del complesso Sant’Antonio). Il progetto è stato studiato con percorsi differenziati rispetto ai livelli di competenza linguistica delle singole persone iscritte
al corso. Questo ha comportato il coinvolgimento di nove docenti, volontarie, per sedici iscritte, che sono poi arrivate al numero totale di ventiquattro. Il rapporto insegnante alunno è stato generalmente di uno a due, nei
casi di alfabetizzazione e di uno a quattro per le situazioni di approfondimento. L’informazione dell’esistenza del corso è avvenuta per un “passaparola” tra
le interessate e su segnalazione del servizio sociale del comune di Morbegno.
La frequenza alla lezioni è stata assidua. La nazionalità delle frequentanti è stata molto variegata: due cinesi, una brasiliana, una equadoregna,
una bosniaca, un’ ucraina, una sudafricana, una keniota, una tunisina , una
romena, le rimanenti sono marocchine. Per il gruppo di utenti di lingua araba
c’è stato un considerevole sostegno da parte di quelle più progredite nella conoscenza della lingua verso le altre, in sostanza le prime hanno fatto il ruolo
di interprete e mediatrice fra le insegnanti e le seconde».
glio il concetto, mons. Capelli ha ricordato la sua
esperienza vissuta in un
istituto per i giovani nelle Filippine. Ad un certo
punto era emersa una certa insoddisfazione per le
pratiche religiose, le cerimonie liturgiche e i canti
che apparivano un po’
troppo ripetitivi ed allora
era stato chiamato un
monaco benedettino,
esperto in questo campo,
per avere dei consigli. La
sua diagnosi era stata lapidaria: «Vi sbagliate.
Non dovete preoccuparvi
di introdurre elementi
nuovi, ma di cantare i
canti vecchi con un cuore
nuovo». Questo principio
è valido in tutti gli ambiti della vita religiosa, ha
continuato il vescovo:
«dobbiamo fare le cose
ordinarie in modo straordinario, come suggeriva
don Bosco; dobbiamo anzitutto vivere pienamente la nostra vita cristiana, perché questa è la prima attività missionaria».
Con il battesimo noi entriamo a far parte del Corpo Mistico di Cristo che è
la Chiesa: il vero «soggetto missionario». Chi segue
la vocazione non lo fa a
titolo personale, ma in
nome della Chiesa. «Non
sono io missionario, ma
Dio missionario in me;
sono Cristo che va in missione». Se viene meno
questo senso di apparte-
nenza alla Chiesa, «c’è il
rischio dell’isolamento. Il
missionario in breve tempo si svuota, non riesce a
ricaricarsi e rischia di fallire, perché quello che fa
non è fatto con il cuore di
Cristo, non è frutto della
comunione della Chiesa».
Questi fondamentali
principi, applicati a tutto
il mondo dei fedeli e, in
particolare, alle nostre
comunità, hanno portato
monsignor Capelli e don
Tullio, ad insistere molto,
in piena sintonia, su un
fenomeno particolare che
è abbastanza facile osservare. Nelle nostre parrocchie, infatti, ci sono molti
gruppi missionari e si
prendono molte iniziative
per raccogliere fondi e
mandare aiuti, ma si ha
l’impressione di una
grande frammentazione,
perché ognuno va per conto suo, si occupa del suo
ambito e molto spesso non
ci si conosce nemmeno. Se
vogliamo approfondire
l’analisi, possiamo aggiungere che ci sono delle
associazioni molto forti,
che si occupano di particolari aree geografiche, ve
ne sono altre più piccole,
che si interessano magari di una sola missione e
c’è infine chi ha fatto una
specie di «adozione a distanza» di un solo missionario. È doveroso precisare, però, che tutte queste
iniziative sono nate per
esigenze molto concrete,
all’insegna del motto: «poche parole e molti fatti».
In genere c’è una motivazione forte, perché non si
agisce per un vago «aiuto
alle missioni», ma le persone aiutate sono conosciute direttamente (si
tratta di compaesani o
addirittura di parenti).
Gli interventi sono direttissimi e portano gli aiuti
P A G I N A
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finanziari e i volontari
immediatamente a destinazione. Sarebbe sbagliato vedere tutto ciò solo in
chiave negativa. Negativi
possono essere alcuni atteggiamenti di rivalità, di
concorrenza o di gelosia
che a volte si manifestano fra i gruppi. Monsignor
Capelli ha sottolineato
con forza la necessità di
incontrarsi di più, di conoscersi e di lavorare insieme. «È l’unione dei
gruppi il vero messaggio
missionario». Per chiarire il concetto, egli ha utilizzato la metafora molto
efficace della pianta.
Affinchè questa cresca,
diventi alta, emetta molti rami (i gruppi) e produca i frutti, è necessario
che abbia salde e profonde radici. Bisogna quindi
curare prima di tutto la
crescita in profondità, che
significa svolgere anche
attività di formazione.
Nel successivo dibattito,
alcuni dei partecipanti
alla serata hanno sottolineato le difficoltà di incontrare gli altri gruppi,
perché non ci si conosce e
c’è scarsa comunicazione.
Un po’ spiritosamente
monsignor Capelli ha
suggerito di «incominciare con una bella polenta»
e, più seriamente, di promuovere anzitutto delle
riunioni nelle quali ogni
gruppo si faccia conoscere e illustri le sue attività. Un secondo passo può
essere quello di studiare
progetti da realizzare insieme, un anno da una
parte, un anno dall’altra.
«Se c’è la passione per
Cristo e per la Chiesa –
ha concluso il vescovo –
allora le iniziative saranno numerose e si potranno scegliere le migliori».
CIRILLO RUFFONI
OPERAZIONE ANTITRUFFA DELLA GDF DI SONDRIO
Mentre andiamo in stampa (martedì 15 giugno) arriva in redazione una nota ufficiale emessa dalla Guardia di Finanza di Sondrio, nella quale si comunica che
nella notte (fra lunedì e martedì) sono state eseguite varie ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Sondrio. Sette gli arrestati: fra loro un professionista e persone che ricoprono o hanno ricoperto incarichi pubblici. Una cinquantina i militari all’opera, impegnati anche in attività di perquisizione. «Il provvedimento cautelare emesso dalla Magistratura valtellinese - si legge nella nota
diffusa dalle Fiamme Gialle - costituisce un momento di una più vasta inchiesta concernente i reati di peculato, truffa aggravata ai danni della Regione Lombardia e concussione di decine di proprietari terrieri di Cercino» costretti a
cedere ampi appezzamenti di terreno a prezzi stracciati rispetto al loro valore
reale, sotto minaccia di un esproprio pubblico che avrebbe comportato l’erogazione
di somme ancora più basse. L’insieme dei terreni, assommanti a circa 7 ettari, è
stato poi acquisito da un importante gruppo imprenditoriale di Lecco che vi ha
realizzato un grosso stabilimento di circa 18 mila metri quadrati. Il tutto ha
preso le mosse da una vecchia indagine dell’ufficio giudiziario valtellinese e quindi da situazioni inerenti turbative d’aste relative ad appalti pubblici, di cui il Nucleo di Polizia Tributaria di Sondrio si era già occupato. Il relativo stralcio d’indagine ha comportato l’esecuzione di un’approfondita indagine di Polizia Economico
Finanziaria, che ha vagliato il contenuto di numerosi atti e provvedimenti adottati dalla Comunità Montana di Morbegno e dalla contabilità di una società da
quest’ultima controllata, la Eventi Valtellinesi srl che è da considerare “società
pubblica” a tutti gli effetti. Per mezzo di carte di credito e bancomat della Eventi prosegue la nota della Guardia di Finanza - sono state pagate cene, vacanze
e acquisti personali. Eventi Valtellinesi è stata utilizzata come soggetto che ha
permesso di far emettere fatture per operazioni inesistenti da presentare alla
Regione Lombardia per ottenere rimborsi e contributi pubblici per centinaia di
migliaia di euro. Nella contabilità della società sono state rinvenute tracce di flussi finanziari riconducibili ad una società creata ad hoc per produrre studi in
vista di un progetto finalizzato all’installazione d’impianti eolici su Passo San
Marco. Detta società è stata costituita con l’utilizzo di prestanome, ma con soldi
personalmente erogati dal presidente della Comunità Montana Morbegnese. Le
fatturazioni degli studi, in realtà inesistenti, hanno permesso l’incasso di circa
50mila euro cui ha fatto seguito un veloce prelievo in contanti e la chiusura della
impresa. Contestualmente, era individuata una congerie d’illeciti commessi dallo
stesso presidente della Comunità Montana, insieme all’attuale direttore generale
della medesima Comunità, all’ex sindaco di Cercino, al segretario del medesimo
Comune e a consiglieri della passata maggioranza. In sostanza, erano commessi
una serie di falsi che permetteva da un lato di modificare il P.I.P (Piano Insediamenti Produttivi) comunale e dall’altro d’eseguire gravi pressioni nei confronti di
proprietari di appezzamenti di terra che erano avvicinati sia dal predetto presidente sia dal direttore generale della Comunità Montana sia dall’oggi ex sindaco
di Cercino sia da altri. Sotto la minaccia di esproprio, detti proprietari sono stati
costretti a vendere la loro terra a un prezzo di 11 euro al metro quadro. Questa,
poi, era invece valutata dalla “Commissione per gli espropri” a un prezzo di 50
euro al metro quadrato. Ventuno, i proprietari costretti alla vendita.
P A G I N A
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MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
ETICA E IMMAGINI DI ARRESTI
CINEMA MON AMOUR
Le manette e il codice
“
I
media si astengano dal
diffondere riprese e fotografie di persone in
manette”. Il richiamo
dell’Autorità garante
per la privacy ai mezzi d’informazione giunge a proposito,
dopo la pubblicazione delle immagini in cui viene mostrato in
manette Fabio De Santis, ex
provveditore alle opere pubbliche della Toscana, coinvolto nelle inchieste sugli appalti per il
G8. Il Garante non fa altro che
ribadire una regola già in essere
da tempo, sancita anche dalla
Carta dei doveri del giornalista,
il Codice deontologico che i professionisti dell’informazione sono tenuti a rispettare.
A tutela dell’immagine e della
dignità personale, il documento
proibisce di mostrare le immagini video o le foto di persone con
ferri o manette ai polsi, secondo
il principio della presunzione
d’innocenza per cui un imputato non è colpevole fino al terzo
grado di giudizio, né va presentato come tale dai media prima
che l’iter giudiziario abbia completato il suo corso.
Gli agenti di polizia e coloro
che accompagnano le persone
nelle questure o nelle aule processuali dovrebbero avere per
primi la sensibilità di non far
sfilare gli imputati davanti a telecamere e macchine fotografiche, ma talvolta l’assedio degli
operatori dell’informazione è
talmente stringente che è impossibile evitarli. La responsabilità, allora, ricade proprio sugli operatori e sulle redazioni
delle testate giornalistiche, che
non dovrebbero pubblicare né
mandare in onda le immagini,
oppure che potrebbero renderle pubbliche mascherando le
mani e le manette. Se una fotografia si può ritoccare mascherandone alcune parti con opportuni accorgimenti tecnici, non è
altrettanto facile compiere
l’oscuramento quando si tratta
di riprese filmate. Infatti, è rarissimo assistere alla messa in
onda di immagini parzialmente scher-mate da parte dei telegiornali nostrani, nonostante
gli obblighi deontologici citati.
Oltre che dalle regole codifica
te e dalla responsabilità dei
giornalisti, molto dipende dalla
sensibilità popolare. Se il personaggio arrestato è ritenuto un
pericolo pubblico o un pericolosissimo criminale, ci si fa meno
problemi nel mostrarlo ammanettato. È quanto accaduto, per
esempio, quando sono stati arrestati i mafiosi Giovanni Brusca e Totò Riina. Anche allora
erano già in vigore le norme
deontologiche, eppure i carabinieri non ebbero alcuna esitazione nel mostrare i catturati
con soddisfazione e (legittimo)
orgoglio, quasi come trofei di
una caccia che in effetti c’era
Poliziesco. Prendimi l’anima
Iris, 21,0. Film di Faenza sul giovane Jung.
Martedì 22. L’erba di
Grace, La7, 21,10. Commedia
irlandese divertente e un po’ paradossale. Circo Massimo,
Rai3, 21.10. Spettacolo. Miss
FBI infiltrata speciale, C5,
21,10. Commedia poliziesca.
Anni 50, R4, 21,10. Sceneggiato.
Tomb Raider, Rai4, 21,10.
Film d’avventura con A. Jolie nei
panni di Lara Croft. Jacob il
bugiardo, R4, 2,15. Un bravo R.
Williams nei panni di un ebreo
che in un ghetto polacco tiene su
il morale con falsi bollettini di
guerra.
Mercoledì 23. Colazione
da Tiffany Rai3, 21,10. Commedia con A.Hepburn. Flickauno spirito libero, C5, 21,10.
Film tv per famiglie. Top
Secret: Fatima, R4,21,10. Documenti sui segreti di Fatima.
Nora Roberts due vite in gioco, Rai2, 21,05. Film Tv. The
others, Rai4, 21,10. Ottimo
thriller con N. Kidman.
Giovedì 24. Per amore
dei soldi, Iris, 17,45. Film con P.
Newman. SOS Tata, La7, 21,10.
Reality. Il labirinto del fauno,
Rai4, 21,10. Film drammatico
per adulti. Visionario. Superquark, rai1, 21,20. Alice
Nevers, professione giudice,
il settimanale
il settimanale
In programmazione al cinema
Astra di Como il 18, 19 e 20 giugno.
stata ed era durata molto a lungo. I giornali ripresero le fotografie scattate e le pubblicarono
senza censura alcuna, nemmeno
parziale.
Giocò la sua parte, certamente, il sentimento d’indignazione
popolare, insieme alla necessità
di mandare un messaggio rassicurante rispetto alla capacità
dello Stato di combattere la mafia decapitandone i vertici con
arresti eccellenti. Quando si
tratta di personaggi meno pubblicamente noti, sembra valere
un’altra misura, dettata da regole più restrittive. In realtà, il
dettato della Carta dei doveri
non cambia e non fa distinzione
fra (presunti) criminali incalliti
e malfattori non professionisti.
La persona è persona sempre.
Manette ai polsi o no, il caso
offre il destro a una considerazione collaterale, ma di estrema
attualità. Se in questo momento fosse già in vigore il disegno di
legge sulle intercettazioni in discussione in questi giorni in Parlamento, che tante polemiche ha
già provocato, probabilmente su
De Santis e sugli altri protagonisti delle irregolarità (eufemismo) nell’assegnazione degli
appalti per il G8 non si sarebbero concentrate le attenzioni degli organi inquirenti. Soprattutto, le testate giornalistiche non
avrebbero potuto riferirne in alcun modo, privando così i
destinatari di informazioni comunque utili a sapere come in
certi ambienti funzion ano certi
affarucci e quanto il malaffare
sia diffuso tra le istituzioni. Altro che indignazione popolare…
MARCO DERIU
Tele
IL
comando
Domenica 20. A sua
immagine, Rai1, 10,30.
Correva l’anno, Rai3,
13,00. Ambrosoli e Sindona i
soldi del diavolo. Doc. I figli
del deserto, R4, 14,30. Film
comico con Stallio e Ollio. Indiscreto, Rai3, 16,40. Commedia di S.Donen con C.
Grant e I Bergman. Il mio
primo bacio, C5, 18,00.
Commedia sentimentale.
Numbers, Rai2, 21,05.
Telefilm polizieschi. Dr.
House, It1, 21,10. Telefilm.
Ritorno a Cold Mountain,
Rai3, 20,30. Film di
A.Minghella ambientato durante la guerra di secessione
con N.Kidman. Missione
Natura, La7, 21,35. Documentari. Glob l’osceno del
villaggio, Rai3, 23,25.
Lunedì 21.
Don
Matteo 4, Rai1, 14,10.
Fiction con T. Hill. (Da lunedì
a venerdì) Raccontami II,
Rai1, 15,05. fiction sugli anni
’60.(Da lun a ven.) Fiori
d’acciaio, R4, 16,15. Bel film
di H. Ross con S. MacLaine.
Saga al femminile struggente e credibile. Chi l’ha visto?
Rai3, 21,10. Attualità. Ice
princess-Un sogno sul
ghiaccio, Rai2, 21,05. Commedia Disney. Il comandante Navarro, R4, 21,10.
”Copia conforme”
MARCO DERIU
Rai3, 21,10. Telefilm polizieschi. Premio Ilaria Alpi,
Rai3, 23,00. .
Venerdì 25. Orgoglio e
pregiudizio, R4, 16,15. Da J.
Austen un classico del romanticismo con L.Olivier. Gli archivi della storia, Rai3,
21,10. Madre Teresa la piccola di Dio. Documentario.
NCIS, Rai2, 21,05. Telefilm.
L’ultima notte a Worlock,
La7, 21,10. Film western. Vizi
di famiglia, C5, 21,10. Film
commedia di R. Reiner con K.
Costner. CSI, It1, 21,10. Poliziesco.
Sabato 26. Sulla via di
Damasco, Rai2, 10,00. Rubrica religiosa. Cocoonl’energia dell’universo, C5,
10,05. Commedia fantascientifica. A sua immagine, Rai,
17,10.Attualità
religiosa.
L’emigrante, Rai3, 21,30.
Film di Pasquale Festa Campanile. School of rock, Rai4,
21,10. Picevole commedia per
famiglie. L’inspettore Barnaby, La7, 21,35. Poliziesco.
Wallander- Legami di sangue, R4,21,30. Thriller svedese. Tg2 Dossier, Rai2, 23,40.
Nuvole bianche,Rai3, 23,15.
Prosa di successo.
a cura di
TIZIANO RAFFAINI
Genere: Metafora
Regia: Abbas Kiarostami
Interpreti: Juliette Binoche (lei),
William Shimmel (James Miller),
Nazionalità: Francia/Belgio/Italia
Anno di uscita: 2010. Dur.: 106'
Soggetto: In un piccolo centro della
Toscana, uno scrittore inglese tiene
una conferenza per presentare il suo
ultimo libro sul rapporto tra copia e
originale. Finito l’incontro, l’uomo avvicina una donna, un’antiquaria francese. Insieme fanno una gita in macchina. Dai loro discorsi viene fuori che sono marito e moglie e che,
dopo quindici anni, il loro matrimonio è in crisi. Così cercano di
recuperarlo, tornando nei luoghi dove tempo prima si sono sposati. Ma ad un certo punto il gioco finisce.
Valutazione Pastorale: Per il primo lungometraggio girato fuori dall’Iran, Kiarostami sceglie una storia impalpabile ed enigmatica, tutta giocata su rinvii e sottrazioni, secondo il suo stile, ma
stavolta, con una decisa inversione: alla staticità narrativa oppone un dinamico stile che innerva le situazioni e arricchisce i sentimenti. Lo sguardo del regista si fa a poco a poco più ricco, incalzante,
generoso, fino a sfiorare i protagonisti e a disegnare con delicatezza il coro che li circonda. Kiarostami gioca con il cinema, e l’incontro tra originale e copia diventa metafora, forse in certi momenti
facile in altri commovente dell’incapacità di afferrare il vero della
quotidianità. Film di forte sapore autoriale, quasi mai gratuito, più
compatto dei precedenti e da valutare, dal punto di vista pastorale, come consigliabile, problematico e certo adatto per dibattiti.
Elgar
Concerto in mi minore, op. 85
per violoncello e orchestra
G
entleman inglese
dell’età vittoriana e
quindi edoardiana,
Edward Elgar (1857-1934) era figlio
di un commerciante di articoli
musicali, ma era anche organista, violinista e organizzatore
di attività musicali.
Come compositore, Elgar rimase sempre saldamente ancorato alla tradizione, accogliendo
con molta moderazione idee
innovative. Considerò la musica come un semplice mezzo per
esprimere la sua emotività, che
espletò in modo immediato
nell’afflato melodico che domina molte sue composizioni. Con
un candore sorprendente ebbe
a dire: “La musica è scritta sulle nuvole del cielo, è nell’aria
tutt’attorno a noi, basta stendere la mano e prenderne quanta
se ne vuole”.
Questo suo animo semplice e
nobile fu travolto dalla brutalità della Grande Guerra e dai
cambiamenti che ne seguirono.
Nel 1917, in preda allo sconforto, si pose questa domanda:
“Tutto ciò che è buono, piacevole, pulito, fresco e dolce è lontano e non ritornerà mai più?”.
Il dolore insito in questo quesito si ritrova nel suo ultimo
grande lavoro, il Concerto in mi
minore, op. 85 per violoncello e
orchestra, composto fra il 1918
e il 1919, e portato a termine nel
cottage di Brinkwells, nel
Sassex. In seguito Elgar non
compose praticamente più nulla. Alla crisi del momento storico se ne aggiunse una personale e gravissima: la perdita
della moglie, nel 1920. Il Concerto per violoncello può essere
pertanto considerato il suo testamento artistico e spirituale.
La prima esecuzione avvenne
il 27 ottobre 1919 alla Queen’s
Hall di Londra, con la London
Symphony Orchestra diretta
dallo stesso compositore e
F e l i x ALL'OPERA
Salomon
al violoncello. Probabilmente a
causa del- GRAMMA
l’interpretazione fu
un insuccesso.
In compenso il Concerto in
mi minore op. 85 per violoncello e orchestra è diventato presto un caposaldo del repertorio
violoncellistico e gode oggi di
una certa popolarità dovuta all’interpretazione esemplare,
benché con visioni contrapposte, di due grandi soliste: l’indimenticata Jacqueline Du
Pré e Sol Gabetta.
Costituito da quattro movimenti, il Concerto si apre con
un recitativo del solista, che
porta l’indicazione, cara a
Elgar, “nobilmente”. Il secondo
movimento
(Lento-Allegro
molto) è concepito secondo i
dettami della classica “FormaSonata”, introdotto tuttavia da
un’intensa cadenza del solista,
che costituisce anche un ponte
con il movimento precedente,
al quale è collegato senza soluzione di continuità.
Il centro tragico della composizione, intensamente emotivo,
è l’Adagio (terzo tempo), che
sembra quasi presagire drammaticamente la morte della
moglie del compositore, a distanza di un anno.
La chiusura è affidata a un
Allegro-Moderato-Allegro ma
non troppo-Poco più lento, in
forma di Rondò, in cui il piglio
popolare è stemperato dal tipico stile composto di Elgar.
GUIDA
PEN
TA
a cura di
ALBERTO CIMA
P A G I N A
35
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 19 GIUGNO 2010
PAROLE, PAROLE, PAROLE (62)
Pace, pacare,
pagare, placare
G
Dal latino pax, pacis, con la stessa radice del verbo paciscor,
faccio un accordo, un “patto” ed anche di “pacare”, mettere pace.
E’ curioso il fatto che da “pacare” viene anche “pagare”, che
sembra l’unico modo per tranquillizzare il creditore insistente
o persino inferocito.
Nel diritto romano arcaico il debitore che non placava il
creditore pagando il debito poteva essere ridotto in schiavitù, finchè un parente non l’avesse riscattato, pagando.
Nei codici penali fino alla fine dell”800 era prevista la prigionia per debiti. Unico residuo nel codice penale vigente è il
reato di “insolvenza fraudolenta”, parente stretta della “truffa”. Si ha quando qualcuno contrae un debito avendo già l’intenzione di non pagare. Tuttavia a Napoli si diceva che “tre
sono i potenti: il Papa, il Re e chi non tene nenti (è nullatenente)”.
Ad un livello incomparabilmente più alto, PACE è il massimo dono di Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, con il
significato di “Vi faccio miei fratelli, nella famiglia Trinitaria”.
L’immagine teologica di un Padre tanto adirato con gli uomini da pretendere il massimo sacrificio del Figlio, per essere “placato”, non mi ha mai convinto. Piuttosto seguo la migliore teologia che vede nel Crocifisso la manifestazione della
terribile gravità del peccato e dell’immenso amore di Dio per
l’uomo. Per convincerlo che è in gioco la salvezza eterna occorreva l’estremo sacrificio di un Uomo che è anche Dio.
Solo questa sublime “pedagogia” è all’altezza della posta in
gioco.
ATTILIO SANGIANI
LETTERE
AL DIRETTORE
FAX:
031.3109325
POSTA:
V.le Cesare Battisti 8
22100 COMO
✉
E-MAIL:
[email protected]
QUELL
’ASSAL
TO
QUELL’ASSAL
’ASSALTO
AL LARGO DI GAZA:
MA PERCHÉ NON DIRE
TUTT
A LA VERITÀ?
TUTTA
entile direttore, ho
visto che ha dedicato
la foto di prima pagina alla vicenda di
Gaza, ed anche un
lungo articolo che giustamente
stigmatizzava l’assalto degli israeliani alle navi delle Ong (numero 22 del 5 giugno 2010). Volevo
però segnalarle delle immagini
che naturalmente i nostri telegiornali hanno censurato e che
si trovano al seguente link
www.lavocedidoncamillo.com:
esse mostrano in modo inequivocabile che i soldati appena
scesi dagli elicotteri sono stati
attaccati dai cosiddetti pacifisti
(o “pacifinti” che dir si voglia). Si
evince che oltre a quello di provocare, l’intento dei pacifisti era
quello di ammazzare i soldati
israeliani... Si nota, infatti, la
foga con cui vengono colpiti (con
spranghe di ferro) i soldati e
come vengano gettati in acqua.
LETTERA FIRMATA
Ho visto il filmato e
devo riconoscere che le
immagini non lasciano
ombra di dubbio. Del resto, io
personalmente non avevo
dubbi nemmeno prima di
vedere le immagini circa il
fatto che le cose stavano
diversamente da come erano
state raccontate dai pacifisti o
pacifinti (che non corrispondono agli «operatori di pace» di
cui parla Gesù!). Di fatto, però,
ci sono stati dei morti, e il
problema del blocco di Gaza è
un problema reale che merita
una soluzione... pacifica.
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