C A R M I N E
B A L D A R I
Breve nota biografica
Carmine Baldari, figlio di Pasquale e Luigia Pizzola, è
nato a Galatina, in provincia di Lecce, il 17 luglio
1927. Sposato con Rita Piccione, il 28 gennaio del
1956, dalla quale ha avuto quattro figli: Luciano,
Franco, Carlo e Rossano, ha trascorso la maggior parte
della sua via a Ginosa Marina.
Vivere a Ginosa è stata per lui una scelta obbligata. Fin
da ragazzo ha seguito i genitori che, al pari di tanti
braccianti salentini migrati in Terra Tarantina,
erano
dediti
alla
coltivazione
del
tabacco.
Stabilitosi definitivamente a Ginosa ha svolto
l’attività di barbiere sino al 1980, poi quella di
lavoratore stagionale
nelle squadre antincendio
della Forestale.
La sua formazione autodidatta ha avuto soprattutto
interessi nel campo sociale e politico.
Giovanissimo, nel gennaio 1944,
si iscrive al ricostruito Partito
Comunista Italiano e segue con
attenzione i lavori del Congresso
dei
Comitati
Nazionali
di
Liberazione che si tiene a Bari,
nel Teatro Piccinni, il 28 e 29
gennaio
1944,
in
cui
sono
presenti illustri personalità del
mondo
politico
e
culturale
dell’Italia unita nella lotta al
nazifascismo. Il 28 gennaio,
Carmine ha soltanto diciassette anni, aderisce alla Brigata “Antonio Gramsci”, che ha sede a
Gravina di Puglia, in provincia di Bari. Dopo circa due mesi di addestramento, la formazione
partigiana è trasferita in zona operativa militare. Imbarcati notte tempo su una motozattera inglese,
dal porto di Monopoli i partigiani sbarcano sulle coste della Dalmazia, nell’Isola di Lissa.
La formazione “Gramsci” dalle iniziali 150 unità si rafforzò, grazie all’adesione di numerosi
soldati italiani sfuggiti alle rappresaglie punitrici dei nazisti tedeschi, divenendo così il V°
Battaglione “A. Gramsci” aggregato alla Terza Brigata d’Oltremare. A Carmine Baldari, essendo il
più giovane dei compagni combattenti, venne assegnato il compito di portaordini. Dopo il 25
Aprile, la liberazione di Monfalcone il 3 maggio 1945, la sua azione di partigiano si spostò in altre
località, Mostar, Srebrenica, Bisac, Susak, Villa del Nevoso, San Pietro del Carso, ed altre ancora, a
contatto dei battaglioni “Monfalcone” e “Mazzini”, operanti nella zona di Trieste, sino al 1° giugno
del 1945.
Rientrato a Galatina, dal 1947 al 1949 svolse il servizio militare di leva, con destinazione al CAR di
Palermo; trasferito a Udine si congedò con la qualifica di assaltatore.
Dopo alcune esperienze di lavoro a Legnano e a Bustarsizio si stabilì definitivamente a Ginosa
Marina, dove, svolgendo l’attività di barbiere, ebbe inizio la sua lunga militanza politica e la
decennale esperienza di consigliere comunale e di amministratore della cosa pubblica.
Dal Congresso sezionale del PCI, svoltosi nel 1963 e presieduto da Camillo D’Ippolito, venne eletto
segretario cittadino, succedendo a Pompeo Bellosguardo e ricoprendo tale carica sino al 1981 e dal
1990 al 1992.
L’impegno nell’assise comunale inizia il 23 novembre del 1964 con l’elezione a consigliere nella
lista del PCI, riconfermato in tutte le successive tornate elettorali sino al 20 luglio del 1988.
Queste le tappe più significative della sua attività a favore della comunità ginosina:
- dal 1968 al 1975, per sette anni, su indicazione del Sindaco dott. Cosimo Inglese ricopre la carica
di “Delegato per la frazione di Marina di Ginosa”;
- nello stesso periodo è consigliere nel Consorzio intercomunale turistico denominato “Costa
Verde”, con sede a Castellaneta Marina, in rappresentanza del Comune di Ginosa, assieme al
sindaco dott. Inglese e al prof. Vincenzo Tamborrino;
- con la nascita delle Unità Sanitarie Locali, viene designato componente del Comitato di Gestione
della USL TA\1 di Castellaneta;
- per un anno, dal 1987 al 1988, nell’ambito dell’esperienza amministrativa di “Alleanza
Democratica” guidata dal sindaco dott. Mario D’Alconzo, ricopre la carica di assessore effettivo;
- nel 1988 è eletto nel Consiglio di Circoscrizione di Ginosa Marina, carica che ricopre sino alla sua
soppressione voluta dalla legge 142\90. Il figlio Luciano, nella stessa tornata elettorale, viene invece
eletto consigliere comunale.
- con altri, promotore della cooperativa denominata “Cassa Rurale e Artigiana” e suo consigliere
dalla costituzione, il 23 maggio 1966, e sino al 27 aprile del 1975;
- nel triennio 1981- 1983, in rappresentanza dei genitori, è stato presidente del Consiglio d’Istituto
della Scuola Media “R. Leone”.
Dopo lo scioglimento del PCI, con il congresso del 1990, aderisce al Partito Democratico della
Sinistra, divenendo componente del Comitato Provinciale di Taranto.
Negli ultimi anni della sua vita Carmine si è costruito un ruolo pedagogico ricco di insegnamenti. I
suoi racconti hanno arricchito le discussioni nel corso di iniziative storico-politiche, narrando le
vicende più importanti della sua vita, trasferendo ai giovani i suoi sentimenti di solidarietà per le
persone più deboli e bisognose, fulgido esempio di caparbio lottatore per la libertà, la democrazia e
la giustizia.
Carmine Baldari si è spento, a Ginosa l’11 luglio del 2011, a 84 anni. Nel primo anniversario della
sua morte, il 20 luglio 2012, l’Amministrazione comunale di Ginosa, sindaco il dott. Vito De
Palma, ha voluto ricordarlo dedicando alla sua memoria una strada di Ginosa Marina. Alla
cerimonia di scopertura della targa, oltre alle delegazioni locali, hanno partecipato i familiari, la
Sezione provinciale dell’ANPI (l’associazione dei partigiani) e una rappresentanza degli
amministratori di Galatina, guidata dal delegato del sindaco Pasquale Romano.
NINI’ DE PREZZO RICORDA BALDARI
Voglio subito esprimere gioia e orgoglio per essere questa sera qui, a Ginosa Marina.
Per due nobili motivi.
- il primo, per testimoniare quanto questa terra nel passato ha significato per centinaia di lavoratori
della provincia di Lecce:
- il secondo, perché ieri (19 luglio), con grandissima soddisfazione, ho appreso dai giornali la
notizia della decisione dell’Amministrazione comunale di Ginosa di dedicare una strada di Ginosa
Marina a Carmine Baldari, scomparso l’11 luglio del 2011; un uomo a cui mi legano i ricordi dei
primi momenti della mia militanza politica, ma soprattutto perché figlio della mia città, Galatina.
A nome dello SPI CGIL di Lecce, ringrazio l’ARCI di Ginosa e lo SPI di Taranto per aver ideato e
programmato l’iniziativa “Le vie del Tabacco”, scegliendo il Salento quale terra privilegiata di
ricordi: siamo partiti il 30 Giugno dal Castello di Andrano e arrivati oggi nell’ex Tabacchificio di
Ginosa Marina.
Il Tabacco è sempre il protagonista di questi ricordi. Un filo “verde”, il colore delle piante, unisce
questo percorso. Anche Carmine Baldari è legato alle migrazioni in terra tarantina, che iniziate nella
seconda metà degli anni 30, in pieno regime fascista, ebbero forte incremento nel secondo
dopoguerra. Anche la famiglia Baldari da Galatina, dopo le prime esperienze di attività stagionale,
si trasferì definitivamente a Ginosa. Anche Carmine, dopo il contributo a soli 17 anni alla guerra di
Liberazione e alla lotta partigiana nella Brigata “Antonio Gramsci”, e alcune esperienze di lavoro
come garzone nella sala da barba del fratello prima,
a Legnano e Bustarsizio poi, si stabilì
definitivamente a Ginosa Marina, dove, assieme alla sua attività di barbiere, mosse i primi passi
della sua lunga militanza politica, divenendo di questa Cittadina stimato amministratore, sostenitore
dei diritti dei lavoratori, difensore degli strati più deboli della popolazione.
La sua vita non poteva avere altra missione, essendo Carmine figlio di una generazione di uomini
amanti della libertà e caparbiamente antifascisti.
Voglio ricordare un solo episodio. La violenza delle squadracce fasciste, contro quanti si
opponevano alla presa di potere di Mussolini, aveva come bersaglio i simboli di questa resistenza.
Anche la Camera del Lavoro di Galatina fu assaltata, distrutta e incendiata. Una Camera del lavoro,
che per gli insegnamenti e la guida delle lotte nei primi anni del Novecento dell’avv. Carlo Mauro,
aveva una forte militanza di raccoglitrici di olive e di braccianti. Loro la bandiera, ricamata con
fregi in oro, frutto di una sottoscrizione popolare. La bandiera, anche questa bersaglio dichiarato dei
fascisti, fu salvata dal Capo Lega, Pasquale, papà di Carmine, e nascosta per anni, manco a dirlo, in
campagna in una cassa di tabacco. Della bandiera è rimasta una minima parte, per fortuna quella
con i fregi, custodita presso il Museo Civico di Galatina, nella sezione lavoro e lotte operaie.
Il Tabacco è sempre il protagonista di queste vicende, e le vie del Tabacco i percorsi lungo i quali
si sono sviluppate.
Il tema ha un fascino particolare di grande spessore culturale; è uno scrigno di ricordi, suscita
profonde emozioni, riporta alla memoria sentimenti di amicizie nate e consolidate nel vissuto
collettivo.
Lungo quelle strade polverose, centinaia di famiglie, migliaia di uomini, affrontando spesso lunghe
giornate di viaggi, anche sulle “trainelle” descritte da Costantino Nuzzo nel suo volumetto, dal
Salento emigravano verso la “terra promessa” del lavoro e del riscatto sociale, di Ginosa e del
Tarantino. Nell’affrontare questi enormi sacrifici, la speranza era per un futuro migliore, per una
vita più dignitosa, di benessere e di emancipazione sociale.
Ancora adesso chi affronta questi pericoli per raggiungere l’agognata meta lo fa perché è convinto
che la sua vita futura sarà certamente diversa, anche se volte non è così. Le vicende di questi giorni
dei migranti stranieri, i “cosiddetti invisibili delle campagne di raccolta”, della masseria Boncuri di
Nardò, lo confermano.
Ora come allora gli sfruttatori delle braccia sono sempre in agguato. Anche chi si dedicava alla
coltivazione del tabacco era spesso vittima del caporalato, del lavoro nero e dello sfruttamento. La
lotta contro queste forme di sottomissione è partita proprio da qui, da queste zone, per divenire
impegno quotidiano delle organizzazioni sindacali dei lavoratori delle campagne. E’ questo un
ulteriore nodo che tiene uniti il Salento e la terra di Taranto.
Il lavoro a Ginosa non era dunque tutto rose e fiori. Le famiglie salentine si spostavano a Ginosa
perché erano sicure che il lavoro avrebbe migliorato le loro condizioni di vita, disegnato un futuro
migliore per loro e per i propri figli.
Il Salento del secondo dopoguerra, era una terra povera, privo di risorse naturali, assente qualsiasi
attività industriale. La coltivazione dell’ulivo e della vite, per chi poteva permettersi “una giornata”,
erano le uniche attività concesse dai proprietari terrieri. Migliaia di ettari di territorio erano incolti o
mal coltivati. Così come migliaia erano i braccianti senza terra che lottavano per avere “pane e
lavoro”. I decreti Gullo del 1946 e la Riforma agraria del 1950 del Governo De Gasperi non
avevano comportato importanti cambiamenti. La lotta per “il pane e per il lavoro” si indirizzò
soprattutto per la messa a coltura delle terre abbandonate, promuovendo numerose iniziative di
mobilitazione generale nelle campagne e nei comuni; memorabile la lotta cosiddetta delle
“biciclette”, il mezzo di locomozione più comune per il bracciante, nell’occupazione delle terre
dell’Arneo, feudo di Nardò.
In questa triste realtà, la “terra promessa” di Ginosa, dove cimentarsi in una nuova e più moderna
coltivazione, il tabacco, divenne una valvola di sfogo per sconfiggere miseria e privazioni. Qui, la
vita meschina di tanti salentini ebbe una profonda trasformazione. Le tappe di questi cambiamenti
ce le racconta Costantino Nuzzo, anche nel brano che fra poco ci leggerà, contenute nel prezioso
libretto “Trainella”.
Il lavoro nei campi di tabacco, le fasi di messa a coltura, la raccolta delle foglie mature e
formazione delle filze, la distesa al sole per l’essiccamento, la sorveglianza per mettere i ”taraletti”
a riparo per un improvviso acquazzone estivo, sono impegni quotidiani, vissuti collegialmente con
gioia e con solidarietà. Anche i momenti di amarezze e di illusioni sono condivisi dalle famiglie che
vivono fianco a fianco nelle masserie. Ragazze e ragazzi, che a chiusura dell’anno scolastico,
raggiungono i loro genitori sono un valido supporto nel lavoro della terra. A loro e per loro madri e
padri affrontano quei viaggi faticosi e il duro lavoro nelle campagne. Sacrifici che sono serviti a
migliorare le loro condizioni di vita: molti operai e professionisti, del settore privato, di quello
pubblico o autonomo, sono figli di quei braccianti poveri; numerosi hanno scelto Ginosa come
comune adottivo, hanno creato la loro famiglia e messo al mondo i figli, contribuendo a rendere
migliori queste terre.
Anche per questo rinnovo il mio sentito ringraziamento, quello della Segreteria e degli associati
allo SPI, della CGIL di Lecce per questa bella iniziativa, che è servita a rinverdire la memoria e
farci conoscere meglio, per una profonda riflessione su come eravamo e quello che siano diventati.
“Le vie del tabacco”, un esempio di solidarietà e di accoglienza per coloro che da terre lontane
ancora oggi emigrano nelle nostre contrade in cerca di libertà, di dignità e di progresso.
Un grazie all’ARCI di Ginosa e allo SPI di Taranto, e a tutti voi!
Ginosa 20 luglio 2012
Ninì De Prezzo
Segretario Generale SPI CGIL Lecce
Scarica

Carmine Baldari - brevi notizie storiche