Febbraio 2011
INDIALOGO
n. 21
Supple m e n t o d i I n d i a l o g o . i t , a u t o r i z z . N . 2 d e l 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo
150
anni fa
i moti
per
l’unità
anche
a Pinerolo
Buone News
A cura di Gabriella Bruzzone
aumenta la coscienza verde
Il 2011 Anno internazionale delle foreste
In questi ultimi anni si è andata sempre più rafforzando una sorta di “coscienza
verde”, ovvero una consapevolezza maggiore verso l’ambiente e le sue risorse: molti Paesi hanno attuato politiche ambientali
di sensibilizzazione, sono stati organizzati
concerti per raccogliere fondi a favore del
rimboscamento, la raccolta differenziata ha
subito una forte spinta da parte delle amministrazioni comunali.
Così anche il 2010 ha lasciato in eredità
al suo successore alcune importanti campagne da realizzare, prima fra tutte la proclamazione del 2011 come anno internazionale delle foreste. L’obiettivo dell’ONU,
appoggiato fortemente anche dal governo
italiano, è quello di valorizzare le risorse
boschive fondamentali per l’equilibrio ambientale.
A questo proposito l’Italia ha visto l’iniziativa della regione Lombardia che ha annunciato la piantumazione di ben 300.000
piante su tutto il territorio entro marzo. Il
piano, che propone l’ampliamento della superficie forestale, si pone due scopi principali: il primo è il potenziamento delle zone
verdi nelle aree urbane, il secondo è di favorire le attività legate alla lavorazione del
legno.
Il progetto rientra nel
Programma di Sviluppo Rurale della
regione Lombardia
e sarà finanziato
dall’Unione Europea e da fondi regionali.
Altra novità
eco-sostenibile è il
divieto, a livello mondiale, della distribuzione dei sacchetti di plastica. Molti negozi e
supermercati si sono già muniti delle nuove
sportine biodegradabili realizzate in fibra di
mais e alcune grandi catene stanno addirittura provvedendo alla distribuzione di borse
in tela. Già qualche anno fa era scoppiata
una sorta di moda tra le star per una shopper di fibre naturali – il cui nome è “I’m
not a plastic bag” - realizzata da una stilista
inglese che proponeva con questa la sostituzione dei più nocivi sacchetti di plastica.
Inoltre, Lorenzo Frattini, presidente Legambiente dell’Emilia Romagna, sostiene
che la messa al bando dei sacchetti di plastica non danneggerà nessuno, anche perché i produttori di plastica erano avvisati
da tempo; anzi, il
Piemonte ha favorito un’azienda
del novarese che
si è buttata nella
produzione di mater-B - ovvero l’ingrediente derivato
dall’amido di mais
per la creazione
delle nuove sporte - riuscendo, nel
giro di due anni,
a triplicare la sua
produzione.
22
33
w
S
o
m
m
| Editoriale |
La celebrazione dei 150 anni dell’unità
d’Italia è un invito a ripensare il patto fondativo che 150 anni fa ci ha fatto nazione.
E se il caso anche a riaggiustarlo. Ma oltre
agli aggiustamenti è necessario anche liberarsi dall’incultura, specie della nostra storia
locale, e dalla faziosità e dall’odio distruttivo
che a livello politico sta mettendo a repentaglio l’unità del paese.
Ai più è praticamente sconosciuto, come
afferma Seglie del Cesmap, il ruolo primario
che ha avuto Pinerolo nella realizzazione del
processo unitario, sia finanziando la spedizione del mille sia capeggiando i movimenti
insurrezionali piemontesi.
Per molti “via martiri del 21” ha qualcosa
di enigmatico, di misterioso. Nel 1821 ebbero inizio i movimenti insurrezionali capeggiati a livello locale da Santorre di Santarosa e
Guglielmo Moffa di Lisio.
In quel periodo ebbe iniziò in Pinerolo,
sull’onda di questo slancio ideale, anche
un periodo di grande sviluppo economico
ed edilizio: ponti, strade, ferrovie (la linea
Torino-Pinerolo è inaugurata nel 1854) che
facilitano la comunicazione e i commerci. La
città acquisisce un nuovo assetto urbano.
È il caso di dire che grandi idealità e grandi
valori - come le grandi frontiere kennediane
- vanno di pari passo con lo sviluppo e il progresso. È un insegnamento è una memoria
di cui abbiamo un estremo bisogno oggi.
Antonio Denanni
PINEROLO INDIALOGO
DIRETTORE RESPONSABILE
Antonio Denanni
Hanno collaborato a questo numero:
Fiammetta Bertotto, Michele Barbero, Silvio Ferrero,
Emanuele Sacchetto, Beatrice Gouthier, Valentina
Voglino, Gabriella Bruzzone, Francesca Noardo, Maurizio
Allasia, Andrea Obiso, Mario Rivoiro, Massimiliano
Granero, Nadia Fenoglio, Giulia Antonucci
Con la partecipazione di Elvio Fassone
PHOTO
Giacomo Denanni, Irene Lo Bianco
Pinerolo Indialogo, supplemento di Indialogo.it
Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo
n. 2 del 16/06/2010
REDAZIONE
Tel. 0121397226 - Fax 1782285085
E-mail: [email protected]
a
2
4
6
8
9
10
11
12
14
15
16
17
18
19
20
21
23
24
r
i
o
Buone news
ANNO INTERNAZIONALE DELLE FORESTE
eventi
PINEROLO E I 150 ANNI DELL’UNITÀ
Primo piano
EDUCATORI PER PROFESSIONE E PASSIONE
visibili&invisibili
UNA TONNELLATA DI LINGOTTI D’ORO
nuvole sopra i 20
L’AGRICOLTURA BIOLOGICA
Politica in città
GIOVANILI RIFLESSIONI ELETTORALI/1
Pinerolo come la vorrei/3
UN SANO CLIMA INTELLETTUALE E SPIRITUALE
delibere comunali
GENNAIO 2011
tendenze
L’OMBRA DEGLI E-BOOK
Giovani@scuola
ORIENTAMENTO ALLE SUPERIORI
appunti di viaggio
LA FORTEZZA DI LUXOR
sociale &volontariato
AMNESTY INTERNATIONAL
Personaggi
CHIARA PERCIVATI
teatro
JULIE E SAM
arte&architettura
L’ARCHIVIO STORICO DI PINEROLO
sport
IL DOWNHILL GIAMPIERO GIOIA
musica
GLI INFRANTI MURI
lettere al giornale
RISPONDE ELVIO FASSONE
http://www.pineroloindialogo.it
http://www.facebook.com/indialogo.apinerolo
http://www.issuu.com/pineroloindialogo
4
EVENTI
Febbraio: giovani e memoria
A cura di Francesca Noardo
i 150 anni dell’unitÀ d’italia
Il ruolo di primo piano di Pinerolo
«È stato uno dei punti di partenza verso i moti del Risorgimento»
Sono in corso gli ultimi preparativi per
le celebrazioni della ricorrenza dei 150 anni
dell’Unità d’Italia. Al centro dell’evento, che
avrà il suo clou il 17 marzo (data simbolo
in cui 150 anni fa il re Vittorio Emanuele II
assunse il titolo di re d’Italia), c’è l’invito a
ripensare il patto fondativo che ci ha fatto
nazione. Le varie iniziative attivate in tutta
Italia hanno il fine di far rivivere alle generazioni odierne, specie quelle giovani, il clima,
gli eventi e lo spessore culturale di quegli
anni. Anche nel Pinerolese sono stati istituiti
diversi comitati.
A Pinerolo se ne occupa l’associazione
Cesmap, Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica, di cui abbiamo intervistato il direttore, prof. Dario Seglie, che è pure direttore
del Museo Civico di Archeologia e Antropologia.
«Sono stati ricostruiti gli eventi pinerolesi più importanti dell’epoca del Risorgimento - afferma Seglie -, riprendendo le fonti
storiche, iconografiche e monumentali, che
evidenziano come Pinerolo abbia avuto un
ruolo di primo piano negli avvenimenti scatenanti i moti unitari. La maggior parte dei
Pinerolesi è ignara della parte avuta dalla città nel processo unitario, ed è convinta che
la nostra zona sia rimasta ai margini: invece
è stata uno dei punti di partenza di un percorso che ha portato agli atti fondanti del
Risorgimento».
Le Premesse Per capire gli eventi, bisogna
afferrare il clima di quell’epoca. Siamo nel
periodo della Restaurazione, che cancella in
Italia e in Europa gran parte dell’ammodernamento sociale e delle innovazioni portate dall’epoca napoleonica, vero spartiacque
tra l’epoca antica e la modernità. In questo
periodo maturano gli ideali “giacobini” riassumibili in Liberté, Egalité, Fraternité!, che
infiammano gli animi delle classi borghesi e
di una parte dell’aristocrazia (in particolare
le nuove leve che avevano frequentato le accademie napoleoniche).
Il frutto di questo fermento sono i noti (o
troppo poco noti) MOTI del ’21. Più concretamente la richiesta al sovrano sabaudo di
una Costituzione e la successiva unificazione dell’Italia, in modo da ridurre notevolmente l’influenza austriaca nel Lombardo–Veneto, allora molto presente, e scomoda.
I Protagonisti pinerolesi
È da questo contesto che a Pinerolo
nascono i primi movimenti, dove emergono alcuni personaggi,
in primis le figure di:
Guglielmo Moffa Di Lisio, che parlamenterà a Torino con il Principe Carlo Alberto per
la concessione dello
Statuto; Santorre di
Santa Rosa, cadetto
di cavalleria a Pinerolo e Roberto Pavia Di
Scandaluzza, ufficiale
di cavalleria a Pinero-
4
5
lo, nonchè capo della Carboneria Pinerolese,
molto attiva, che appoggerà il movimento.
Reggeva allora il Regno di Sardegna, per
conto del sovrano Carlo Felice, il nipote Carlo Alberto di Savoia - Carignano, formato
alla scuola di guerra di Fontainbleu. Non era
perciò estraneo agli ideali napoleonici.
I Fatti Il 10 Marzo 1821 da Pinerolo partono 300 cavalleggeri verso Alessandria.
Fermatisi a Carmagnola emettono il primo
proclama di richiesta della Costituzione; si
dirigono poi verso Torino dove viene loro
concessa da Carlo Alberto, che proclama
inoltre ministro della guerra Santorre di Santa Rosa.
Quando il re Carlo Felice rientra da Modena
revoca la Costituzione, e reprime la ribellione (anche con l’aiuto austriaco). Ne conseguono espatri, esili e impiccagioni, per lo
meno in effigie.
Un’altro protagonista è il capo pinerolese della rivolta Demetrio Turinetti di Priero,
Marchese fondiario della val Chisone, sposato e morto a Pinerolo. I suoi beni furono sequestrati fino al 1831, quando Carlo
Alberto diventa re concedendo allo Stato
sabaudo lo Statuto Albertino, in vigore fino
al 1948 quando fu sostituito dalla nostra attuale, sudata, Costituzione.
Pinerolo si pregia così di festeggiare questo 190° anniversario, prendendo come
data di partenza quel 10 marzo 1821, da
cui sgorgheranno le vicende del Risorgimento, tra le cui file si contano anche due garibaldini pinerolesi, che proseguiranno fino
all’Unità d’Italia, il 17 marzo1861.
Per questo a Pinerolo le celebrazioni cominceranno una settimana prima che nel
resto d’Italia, il 10 marzo (12 per questioni
logistiche), e continueranno fino al 17 marzo, data ufficiale delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, giorno che sarà, inoltre, festa
nazionale.
Itinerari risorgimentali per i
150 anni dell’Unità d’Italia”
Rivolto a volontari fra i 15 e i 29 anni
La Provincia di Torino ha avviato, in preparazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il progetto denominato “2011 Itinerari”.
Uno studio condotto dall’università di Torino
sul territorio ha individuato 11 percorsi risorgimentali da valorizzare.
Per l’allestimento di questi itinerari, la Provincia di Torino ha deciso di dare via a un progetto, GiovaniTOCultura, per coinvolgere volontari fra i 15 e i 29 anni disposti a collaborare
alla costruzione dei progetti.
L’individuazione di un numero circoscritto
di siti, con finalità e valore anche simbolici ed
esemplari, ha reso necessaria una selezione;
sono stati scelti luoghi ritenuti rappresentativi
ed emblematici. Il comune di Pinerolo è inserita in 5 di questi itinerari.
Per partecipare al progetto come volontario
bisogna rivolgersi alla Provincia o al proprio
Comune.
6
NO
PRIMO PIA
6
A cura di Valentina Voglino
un “mestiere” in aumento nel territorio
Educatori per lavoro e per vocazione
«Si ha a che fare sia con l’agio che con il disagio»
Li vedi passare di tanto in tanto sotto
i portici, o seduti in un bar a prendere un
caffè. Con loro, spesso, un gruppo di adulti
un po’ eccentrici o dei bambini scalmanati; lavorano però anche in ospedale, nelle
scuole,nelle ASL, fianco a fianco con gli assistenti sociali, per progetti di vario genere
ed entità.
Hanno studiato, fanno il loro lavoro con
un’innata passione, tanta pazienza, e spesso, hanno tanti punti interrogativi sopra la
testa.
Spesso quando dicono il mestiere che fanno, vedono spuntare facce perplesse e stupite. La gente non sa chi sono e cosa fanno
e nella peggiore delle ipotesi, come risposta
ricevono: “Poverino!!!”.
Ma ci sono abituati, fanno spallucce e
continuano per la loro strada. Sono educatori!
Per fare questo mestiere servono una
preparazione e una formazione che non si
limitino solo allo studio accademico. È ne-
Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani
cessario fare un percorso di tirocinio e di
formazione “sul campo” perchè ciò consente alla persona di imparare a saper essere e
saper fare compensando quanto è ricavabile
dalle metodologie didattiche tradizionali.
Cercando sul vocabolario, salta agli occhi
questa definizione: ”Si definisce educatore
colui che realizza un’azione educativa ovvero che contribuisce alla crescita umana
della persona”.
Ma cos’è un’azione educativa? Educare
significa “tirare fuori”, mentre insegnare significa “mettere dentro”. Se volete fare arrabbiare un educatore, chiamatelo maestro
o peggio: animatore!
Conoscendo e chiacchierando con alcuni
educatori che operano sul territorio pinerolese abbiamo cercato di farci un’idea riguardo al mondo in cui lavorano.
Il mestiere dell’educatore passa dal lavoro
in asilo, al lavoro con minori in forti difficoltà familiari e sociali; dalla comunità di recupero per tossicodipendenti; alle strutture
manicomiali; dalla disabilità alla senilità.
È un lavoro che ha a che fare sia con
l’agio che con il disagio e in linea di
massima, in qualsiasi settore si operi, si
tratta di accompagnare l’utente nell’accettazione della sua difficoltà e trovare
insieme con lui il metodo per lui migliore per poter vivere in questa società in
modo positivo e costruttivo.
La distinzione fra agio e disagio è fondamentale per capire di cosa si tratti.
Secondo l’OMS l’agio è una condizione
di pieno benessere psicofisico e sociale. La parte difficile da ottenere è ovviamente quella sociale, poiché è difficile stare bene senza farsi carico dei
problemi sociali esistenti e, ovviamente,
7
bisogna tendere all’agio ampio, non solo individuale, poiché è chiaro che non si può
star bene da soli. Il benessere va condiviso,
poiché tutto è basato sulle relazioni.
Gli educatori che lavorano con l’agio
fanno un lavoro di prevenzione: spesso lavorano con i minori, in situazioni famigliari
estremamente complicate e dove la tutela
del bambino è la massima priorità. Lavorando sull’agio cercano in tutti i modi di prevenire la comparsa del suo opposto per mano
di droga, microcriminalità o tante altre variabili che non si immaginano nemmeno.
E che cos’è il disagio? È mancata accoglienza, sessualità inespressa o espressa
male, aspettative frustrate o diversità non
accettata. Si sente a disagio il migrante non
accolto, il disabile davanti ad una barriera
architettonica, il ragazzino vittima dei bulli.
Il lavoro dell’educatore è da fare senza
pregiudizi di sorta, attenti ai bisogni e alle
difficoltà di chi ti sta davanti, soprattutto
ascoltando, senza mai la pretesa di dover
insegnare.
Tale lavoro è fatto anche di progetti specifici per ogni singolo utente, di programmi
e di attività. Tutti aspetti importanti, ma importante è soprattutto stabilire una buona
relazione e una conoscenza della persona
che si ha davanti.
Spesso l’educatore si trova davanti ad
un alto tasso di frustrazione, poiché l’impegno, l’investimento, il tempo e la fatica
che si dedicano ad un particolare caso o
ad un progetto, non finiscono sempre bene:
talvolta il tossicodipendente ricomincia
a drogarsi, o il tanto agognato lavoro per
un utente psichiatrico non va a buon fine.
Spesso è così e la sensazione è sempre la
solita: rabbia, senso di impotenza, smarrimento.
Poi, però, molto poco poeticamente, e
molto più concretamente, ci si rimbocca le
maniche e si ricomincia una nuova esaltante avventura.
Sono gli educatori!
Intervento educativo di ippoterapia
ANI
DIRITTI UM
Visibili & Invisibili
Di Massimiliano Granero
tra dittatura e rivoluzione tunisina
Una tonnellata di lingotti d’oro
Tanto scalpore ha fatto la notizia della partenza precipitosa della moglie di Ben Alì, la
ex premier dame della Tunisia, dal suo paese.
Una rocambolesca fuga via aerea alla volta di
Gedda, in Arabia Saudita. Dove già si era rifugiato l’amato maritino Zine El-Abdine. Tuttavia la signora Ben Alì, nata Leila Trabelsi,
parrucchiera, prima di prendere il volo pensò
bene di passare un attimo in banca a prelevare
una tonnellata e mezzo di lingotti d’oro, per un
valore totale di 45 milioni di euro. E, come il
ladro gentiluomo nato dalla penna di Ponson
Du Terrail, tutto questo denaro lo ruba. Infatti
la banca era la Banca di Tunisia e i soldi erano
quelli che la famiglia del dittatore aveva messo
da parte dopo 23 anni di regime. Ma questo è
solo uno degli ultimi colpi di coda di un governo malato e morente. La nostra attenzione è
rivolta a come questo (stra)potere fu acquisito
da Ben Alì nel 1987. Il testimone gli fu passato
pacificamente dall’allora presidente Habib Bourghiba. Il leader della lotta per l’indipendenza
dalla Francia nel 1956 e colui che traghettò il
paese verso la modernità. Di cui però rimaneva
solo un corpo di vecchio, un demente accecato dalla lotta all’integralismo islamico. Risultò
inevitabile una instabilità politica che si rivelò
un male sociale ed economico. Per evitare una
guerra civile ormai alle porte un concerto di
potenze occidentali, in prima linea Francia e
Italia, decise di deporre l’anziano presidente.
E come sostituto fu scelto, dietro consiglio e
sotto pressione dei servizi segreti delle due nazioni, nell’indifferenza internazionale, uno dei
signori della guerra del paese, l’allora ministro
dell’Interno Ben Alì. Un colpo di Stato pilotato,
a danno, come sempre succede, dei più deboli
e degli invisibili.
tra oNORE E DISONORE
Il sindaco di Pagani Marcello Torre
Ci sono luoghi in cui ancora oggi combattere la mafia è considerato un disonore.
Ed è un disonore persino non favorirla, non
schierarsi accanto ad essa. Un caso eclatante è quello di Pagani, una città grande
quanto la nostra Pinerolo, situata nell’Agro
Nocerino Sarnese. Qui nel 1980 un sindaco
coraggioso, non un buono ma un giusto, si
oppose ai progetti della camorra. Si tratta
di Marcello Torre. Membro di una delle famiglie più “potenti” di Pagani, mosca bianca all’interno
di un partito quale la DC in
cui la corruzione dilagava
da tempo, fu ucciso l’11 dicembre 1980 per non aver
concesso aiuti illeciti ai suoi
concittadini. Aiuti per la ricostruzione dopo il terribile
terremoto dell’Irpinia, aiuti
di cui la comunità paganese
non aveva veramente bisogno, fondi che servivano invece dove il terremoto era
stato devastante e assas-
sino. Ma soprattutto soldi su cui volevano
mettere le mani gli imprenditori mafiosi della
zona. Divenuto un personaggio scomodo
fu quindi assassinato a soli quattro mesi
dalla sua elezione, per ordine dello stesso
Raffaele Cutolo. E dopo il danno, anche
la beffa. A trent’anni di distanza infatti la
giunta comunale concede un busto e la intitolazione della principale piazza cittadina
all’ex sindaco. Una cerimonia in pompa magna per l’inaugurazione, a
cui partecipano politicanti
vari. E a cui partecipiamo
anche noi giovani di Libera, insieme a Don Ciotti.
Salvo poi tirarsi indietro e
rimangiarsi la parola data.
Fortunatamente un altro
paese caro a Torre, Praiano, decide di prendersi
tale onere e onore. Fortunatamente ci sono luoghi,
ancora oggi, in cui non è
un’onta esser giusti.
8
SOCIETÀ
Nuvole sopra i 20
A cura di Fiammetta Bertotto
aGricoltura BioloGica
Dal passato i mezzi per salvare il futuro
Intrecciando lo sguardo con vari giornali,
ho realizzato che fosse necessario riportare
alla mente un tema importante come quello
dell’ambiente. Del resto, il mondo, la natura, così come li conosciamo sono un’eredità
giunta dalle popolazioni e dai comportamenti
passati e così come li conosceremo o, almeno, così come si svilupperanno, sarà ovviamente conseguenza delle azioni di oggi.
Tra i vari argomenti, poi, che hanno a che
fare con un tema tanto generale, soffermarci
sullo sfruttamento delle risorse e del territorio agrario credo sia particolarmente congeniale al pinerolese, ricco di campi coltivati.
Innanzitutto, cosa s’intende per alimentazione sana e rispettosa dell’ambiente? Si
tratta della “famigerata” agricoltura biologica la cui novità consiste fondamentalmente
nel rifiuto sia dell’uso di sostanze chimiche
di sintesi, che degli OGM (organismi geneticamente modificati) e nello sfruttamento di
tecniche di coltivazione come, ad esempio,
la rotazione delle colture. In tale apparentemente rivoluzionario procedimento, si riflette
la sempre più pressante esigenza di “ristrutturare” il paesaggio agrario e l’ecosistema,
sviluppando una singolare attenzione a pratiche in realtà tipiche delle società arcaiche e
che, oggi, tornano rinnovate e vivificate per
mezzo della memoria e della ricerca di un’etica specifica nella produzione e nel consumo.
Un documentario del 2009, Paesaggi del
mondo Agricoltura, ecologia e futuro nel Pinerolese – Inverno, curato dai giovani Andrea Fenoglio e Dario Mometti (vincitori, tra
l’altro, di un premio all’ultimo Torino Film
Festival con l’opera Il popolo che manca) fa
intuire che il problema ecologico è sentito
anche e soprattutto dalle generazioni più recenti e, raccogliendo le esperienze di gestori
di aziende agricole di Bibiana, Torre Pellice,
Val Germanasca, Frossasco, Buriasco e Cumiana, fornisce un’idea chiara di come sul
territorio pinerolese ci si stia muovendo ormai da anni nella direzione di un miglioramento e di una maggior attenzione all’ambiente, preoccupandosi di risolvere i danni
ormai compiuti e di costruire comunità ca-
paci di gestire problematiche e soluzioni su
scala locale e globale.
Tuttavia, vi è un’altra faccia della medaglia, giacché, per quanto in tutto il Piemonte l’agricoltura biologica sia praticata su 40
mila ettari di coltivazioni e coinvolga oltre
2150 operatori, essa non è di fatto ancora
così economicamente accessibile; secondo
una recente indagine di Altroconsumo, infatti, i prodotti venduti in negozi bio arrivano a
costare anche il 200% in più. Quindi, anche
se la domanda di prodotti agroalimentari da
parte dei consumatori cresce a ritmo veloce
e costante, per ora il consumo effettivo di
biologico si mantiene basso (in Italia viaggia
intorno al solo 3% del mercato totale). Il motivo di questo sovrapprezzo è da ricercarsi
nella quantità di prodotti, generalmente inferiore rispetto all’agricoltura convenzionata, e
nel maggiore e più intensivo utilizzo di manodopera. Ci vorrà, quindi, probabilmente molto tempo prima che si riesca a rivoluzionare
davvero l’ottica di produzione in un senso intrinsecamente eco sostenibile; in ogni caso,
il sentiero è stato tracciato: non resta che
aspettarne le evoluzioni.
9
POLITICA
In Città
A cura di Emanuele Sacchetto
“cronacHe” Giovan ili di Politica
Il terremoto elettorale/1: l’ala sinistra
Elezioni in vista anche per Pinerolo, quella
piccola ma imponente roccaforte, assediata
negli ultimi mesi da continue scosse di terremoto, incendiata da focosi piromani, avvelenata da una politicante mela bella lucida e succosa, a cui tutti prima o dopo hanno dato un
morso. Un guerriero morente, la nostra città,
sfinito da una campagna d’odio palese, resa
ancor più tesa dallo strappo di chi avrebbe dovuto unire, per il “bene del paese”.
Ma tutto passa. La quiete torna, cala la nube
tossica che copriva le strade. E quel che ci
rimane sono macerie.
Ma non c’è tempo per piangere, “..non bastano le lacrime a impastare il calcestruzzo”.
Bisogna ricostruire. E in fretta. Le elezioni
sono alle porte e allora su, montiamo un bel
sorriso! Non conta la spina nel fianco, bisogna
ricompattare le fila, forti, uniti, amici (almeno
per la campagna elettorale) per contrastare
il nemico comune. E allora si buttano i pezzi
vecchi, ormai passati, candidando gente giovane e fresca!
Ed ecco infatti spuntare il Paladino Democratico Buttiero, a consolidare le fila dei suoi.
Dopo lo scisma con gli alleati Moderati causato dall’ Imperator Covato Magno c’è diffiden-
za alla Tavola dei Democratici su chi siano i
dissidenti da cacciare.
Sguardi sinistri si aggirano nell’ombra di palazzo, lettere di Segreteria di partito, comunicati stampa e piccioni viaggiatori sono il modo
più sicuro per comunicare nelle trattative di
alleanze.
Ma poi giunge la notizia tanto attesa, Covato Magno getta la corona del suo partito.
Abdica in favore del suo degno successore, il
quale, ancora con la spada sguainata dietro la
schiena, non tarda a fargli giungere i più cordiali ringraziamenti, sottolineando l’importanza di dar spazio alle nuove leve della politica!
Insomma i sorrisi tornano a spuntare sulle
facce lunghe dei nostri Paladini. L’ombra incombente delle primarie è scampata.
Certo rimane la minaccia dei Comunisti e
dei Vendoliani. Bisogna tentare di convincerli
ad un’alleanza strategica. I Vendoliani si sono
schierati con Covato Magno. Dunque una partita persa per i Paladini Democratici. Rimangono i Comunisti. Loro non sanno ancora. Devono capire le loro idee, sono un partito nato
da poco in fondo. Forse hanno dei dubbi, se
tentare il tutto per tutto per una poltrona insieme agli ‘amici’ Crociati Moderati o se prendere falce e martello ed affrontare, eroicamente soli, questa
crociata! Gli schieramenti si
stanno formando (e questa
è solo l’ala sinistra!!). Siamo
tutti qui, frementi nell’attesa
di conoscere le ultime alleanze per questa guerra santa.
Per ora non si è ancora parlato
del nemico. L’ombra giunge
da destra, e bisogna difendere la Gerusalemme pinerolese
dalla minaccia araba. Saranno
sangue, sorrisi, odio, amicizia,
pugnalate alle spalle, strette
di mano. Sarà tutto. E come
al solito, sarà niente.
10
EL
EZ
IO
NI
11
CO
Pinerolo come la vorrei /3
MU
NA
di Bruno Manghi
LI
20
11
Un clima spirituale e intellettuale
che contrasti il provincialismo
I giovani sperimentino il mondo e stabiliscano legami più lunghi in Europa
Nella prospettiva delle elezioni comunali del 2011
abbiamo messo in campo questa rubrica per riportare
le aspettative dei cittadini dai futuri amministratori della
nostra città.
Questa volta interviene Bruno Manghi, sociologo
Muoviamo da un’evidenza: Pinerolo e le sue contrade limitrofe di valle o di pianura, rappresenta una
comunità di elevato benessere, non solo rispetto al
pianeta ma anche nel contesto europeo. Per noti
motivi non lo vediamo dalle denuncie dei redditi, ma
dal livello dei consumi privati e famigliari. A ciò si
aggiunge un sistema di servizi più che dignitoso.
Senza dimenticare il contesto naturale e paesaggistico che va preservato ma che ancora tiene.
Rispetto ad altri centri di provincia abbiamo qui
una certa vivacità, una popolazione molteplice e varia, un tono culturale e sociale apprezzabile.
Ciò si è costruito in una lunga storia che ha visto il confronto tra valdesi e cattolici, che grazie alla
tradizione militare ha attratto energie dal resto d’Italia, che ha fruito di un’industrializzazione di qualità
non di rado collegata al resto del mondo. La nuova
generazione sarà certamente un fattore di arricchimento.
Queste note positive ed innegabili ovviamente non debbono
nascondere sofferenze
personali e sociali, disuguaglianze inaccettabili,
disagi profondi.
Alla vigilia del domani il futuro di Pinerolo è
ovviamente sfidato da
grandi questioni.
Anzitutto sappiamo
ormai di avere un pianeta dove “ci sono anche
gli altri”, dove l’occidente non può più spadroneggiare, e dove è probabile che esso entri in
una fase di impoverimento, ovviamente relativo. Il
che metterà a dura prova progetti personali disegnati sulle cose di ieri e ci indurrà, dopo un inevitabile smarrimento, a sperimentare diversi stili di vita
e di lavoro.
La difficoltà di tali appuntamenti è piuttosto forte
poiché una società benestante e vecchiotta si immalinconisce tenendo gli occhi puntati sul passato.
Qui scatta il ruolo dei più giovani, di energie mentali
e spirituali alla ricerca di speranze fondate.
L’insidia è ovviamente un certo non spiacevole
provincialismo, mentre ciò che serve è che i nostri
giovani vivano e sperimentino il mondo, stabiliscano legami più lunghi in Europa ed oltre, esplorino
possibilità inedite.
Agli adulti e agli anziani il compito non tanto di
proteggere quanto di aiutare le energie che crescono.
Come si è visto non ho voluto parlare di politica o
amministrazione che pur sono cose assai importanti, ma di un possibile clima spirituale e intellettuale
che contrasti il provincialismo sedentario e che è
visibile in tante piccole cose presenti già ora nella
nostra comunità.
ZIONE
AMMINISTRA
Pinerolo
A cura di Silvio Ferrero
mese di dicemBre-Gennaio 2011
Delibere della Giunta comunale
Delibera 511 del 31.12.2010 Associazione turistica Pro Loco Pinerolo - allestimento
carro allegorico e gruppo figuranti citta` di
Pinerolo. Concessione utilizzo gratuito palestra
uso gratuito Teatro Sociale e Patrocinio
Delibera 512 del 31.12.2010 Interventi idrogeologici in via Grosso, via al Colletto e via
Davico - Approvazione progetto preliminare.
Delibera di giunta del 19.1.2011 Organizzazione seminario sull’orientamento alla formazione delle professioni di cura.
Delibera 513 del 31.12.2010 Campo Sportivo Comunale di Riva Via Bessone - Approvazione progetto preliminare “Opere di
riqualificazione e di adeguamento normativo impianto di riscaldamento e produzione
A.C.S.
Delibera di giunta del 19.1.2011 Deliberazione di approvazione rendiconto cantiere
lavoro L.R. 34/08 - esercizio 2009.
Delibera 514 del 31.12.2010 Lavori di bitumature strade comunali - anno 2011 - approvazione progetto preliminare
Delibera 515 del 31.12.2010 Gestione associata Sportello Unico attività Produttive rinnovo convenzioni con il comune di None e
con il comune di Cantalupa.
Delibera 516 del 31.12.2010 Approvazione
bozza atto di impegno unilaterale presentato
dalla soc. Edilcam per asservimento a pubblico uso area destinata a parcheggio in Viale
Castelfidardo
Delibera 527 del 31.12.2010 Deliberazione
di adesione al progetto P.O.W.E.R.
Delibera 1 del 12.1.2011 Autorizzazione al
CUEA a dare in uso alcuni locali siti nella
propria sede al S.I.O.I.
Delibera 2 del 12.1.2011 Concessione patrocinio all’Associazione Senza Confini per
utilizzo gratuito del centro sociale di San
Lazzaro.
Delibera 3 del 12.1.2011 Concessione patrocinio all’Associazione ACAT per utilizzo
gratuito del centro sociale di San Lazzaro.
Delibera 4 del 12.1.2011 Evento organizzato
dall’Associazione Ali d’Argento per la raccolta fondi per la costruzione del monumento in
memoria delle vittime della strada – richiesta
Delibera di giunta del 19.1.2011 3° programma di attuazione - PNSS progetto preliminare per la sicurezza stradale - approvazione in linea tecnica.
Delibera di giunta del 19.1.2011 Concessione patrocinio all’Associazione O.P.S. per
utilizzo gratuito del centro sociale di San
Lazzaro.
Delibera di giunta del 19.1.2011 Concessione patrocinio all’Associazione Alcolisti Anonimi per utilizzo gratuito del centro sociale di
Via Clemente Lequio.
Delibera di giunta del 19.1.2011 Autorizzazione al sindaco a stare in giudizio ed a
rappresentare l’ente nel procedimento contenzioso tributario proposto dal sig. Franco
Manassero avverso l’avviso di pagamento
TARSU 2008 n.11020100008671201700
emesso dal Comune di Pinerolo
Delibera di giunta del 19.1.2011 Serata di
presentazione del
tour
de
France utilizzo gratuito del
teatro sociale per il
26 gennaio 2011.
12
Pinerolo
NTI
APPUNTAME
A cura di Silvio Ferrero
mese di FeBBraio-marzo 2011
Eventi e manifestazioni
5-6 febbraio 2011
Stadio Olimpico del Ghiaccio – Coppa Italia
Short Track
6-13 febbraio 2011
Di Festa Teatrando – Nonsoloteatro
12-13 Stadio Olimpico del Ghiaccio – Trofeo
Interregionale Pattinaggio Figura
1-18 Stagione Teatrale 2010-2011: 1° Febbraio ) FILOSOFI ALLE PRIMARIE - Partite a
scacchi da Platone a Ratzinger
18 Febbraio RUSTEGHI I nemici della civiltà
da I Rusteghi di Carlo Goldoni
26 febbraio 2011 Carnevale al Palaghiaccio,
dalle ore 15 alle ore 18
27 febbraio 2011 Concorso Ippico Ludico
Pony- Cavallerizza Caprilli
Carnevale 2011 – Pinerolo
Sabato 19 Febbraio ore 16,00 “- Arrivo di
Gianduia e Giacometta alla Stazione Ferroviaria di Pinerolo assieme alle Maschere ospiti
- Sfilata sino al Comune e Saluto alla Città e consegna dal Sindaco delle Chiavi della Città
- Passeggiata in Città
Domenica 20 Febbraio ore 14,30 Sfilata dei
Carri Allegorici per le strade di Pinerolo
Domenica 27 Febbraio ore 15,00 ”Festa
d’Argento” al dancing Macumba
Giovedì 3 Marzo Giovedì grasso
ore 16,00 “Festa in compagnia - Centro
Sociale di Via Lequio
ore 15,30 “Carnevale dei Bambini” - Salone
dei Cavalieri (V.le Giolitti)
Sabato 5 Marzo ore 15,00 “Danze in
compagnia” presso il Centro Sociale di S.
Lazzaro
ore 20,00 “Un ballo in maschera” - Grandi
Veglioni di Carnevale nei locali e discoteche
del Pinerolese
Domenica 6 Marzo ore 15,00 “Danze in
Compagnia” presso il Centro Sociale Via
Bignone
Da Lunedì 21 Febbraio a Martedì 8 Marzo
Visite di Gianduia e Giacometta alle scuole,
agli ospedali, alle case di cura per anziani
ed agli istituti assistenziali - Per informazioni
chiamare il nr. 0121.374477
Da Sabato 19 Febbraio a Martedì 8 Marzo
Serate, feste, balli mascherati, proiezioni,
spettacoli vari (coordinamento a cura di
Ascom e CNA Commercio)
Serate gastronomiche a tema nei ristoranti
aderenti
Aperitivi a tema nei bar e pub aderenti
Anche nel 2011, saranno Piero Bordunale ed
Anna Formento a vestire i panni di Gianduja e Giacometta, le tradizionali maschere
piemontesi che da sempre sono il simbolo del
Carnevale di Pinerolo.
Lunedì 7 Marzo ore 15,00 “Tutti in Maschera” - Festa in maschera per i ragazzi al
Dancing Macumba – Corso Torino
Martedì 8 Marzo ore 15 e 17 “Carnevale dei
Bimbi al Cinema ” (Film da definire)
Proiezione film nella Sala5Cento del Cinema
Italia
(Via Montegrappa 2 – a cura Città di Pinerolo)
ore 16,30-19 “Festa di Carnevale per le Tre
Età”
al Circolo Sociale organizzata da UniTre di
Pinerolo
ore 10 “Una Mimosa per le Signore”- Saletta del Börg (C.so Torino 27)
13
SOCIETÀ
Tendenze
A cura di Massimiliano Malvicini
cultura Giovanile e nuove tecnoloGie
L’ombra degli e-book
Il 2009 è stato l’anno del contatto: ebook, innovazione o minaccia?
2010, il dibattito è all’ordine del giorno e
sul tema, forse un po’ tardi, ma comunque
ancora in tempo, ormai si confrontano non
solo gli appassionati di nuove tecnologie,
ma anche intellettuali e scrittori come l’ita-
liano Umberto Eco.
Secondo un articolo del New York Times,
oggi gli e-book rappresentano circa il 10%
del mercato totale dei libri.
Sembra che questa percentuale sia destinata a crescere in maniera esponenziale
nei prossimi mesi: secondo alcuni editori la
fetta di mercato rappresentata dagli e-book
dovrebbe aumentare del 50% o addirittura
raddoppiare nel corso del 2011.
Quale sarà, allora, il futuro dei libri di cellulosa ed inchiostro?
Sul questa rilevante tematica l’autore de
“Il nome della Rosa” aveva scritto “Monologo interiore di un e-book” a cui affidava
le sue riflessioni, abbastanza scettiche sulla
diffusione dei nuovi apparecchi elettronici.
Oggi non ha del tutto cambiato idea e anche
se rifiuta recisamente l’ipotesi dell’avvento di un futuro esclusivamente controllato
all’e-book.
Nonostante questo giudizio comune, molti intellettuali ammettono la possibilità che
internet, per la sua facilità di diffusione,
possa rappresentare un fattore positivo dato
che potrebbe attrarre nuovi lettori.
Tuttavia la questione del rapporto fra l’editoria tradizionale e quella digitale resta per
molti versi ancora aperta e spinosa.
Se l’idea per il futuro è quella di archiviare
milioni di e-book in biblioteche virtuali, scaricabili ad un prezzo più accessibile dei libri
di carta, è recente la proposta di Google ad
autori ed editori di rinunciare al copyright in
cambio di una somma forfettaria.
D’altra parte l’industria culturale cartacea
in questi anni ha sempre guardato con forte
sospetto il mercato degli e-books per paura
di alimentare la fiorente e pervasiva pratica
della pirateria, la quale, ad onor del vero, ha
finora parzialmente risparmiato i libri rispetto
ad altri prodotti culturali (cinema e musica
in testa).
Alcuni dati sembrano, però, smentire ogni
probabile incompatibilità tra il formato cartaceo e quello elettronico, rinviando, forse
per sempre, l’idea di uno scontro frontale
fra concezioni diametralmente opposte nella
distribuzione e presentazione di un opera in
cui l’una è destinata a soccombere
all’altra.
E’ allora possibile
un’integrazione
fra le caratteristiche
dei
due
formati?
Forse sì.
Occorrerebbe,
da
un lato, integrare la maggiore capacità di interattività,
di
approfondimento e d’indicizzazione fornita
dagli e-books, con le peculiarità del libro che
si presenta come oggetto, non solo intellettuale, ma anche fisico a cui i lettori restano
sostanzialmente fedeli ed affezionati sia per
il suo valore, sia per il carattere particolarmente comodo ed ergonomico della sua fruizione, non legata alla presenza di un sistema
informatico o di alimentazione elettrica.
14
SOCIETÀ
Giovani@Scuola
A cura di Nadia Fenoglio
FeBBraio Per Gli studenti È temPo di scelta
Orientamento alle nuove superiori
Per i ragazzi della terza media è tempo di
scelte responsabili.
Si avvicina il termine del bando di iscrizione
alla scuola superiore, fissato al 12 febbraio,
e per i quattordicenni di terza media è questa
la prima occasione per pensare coscientemente al proprio futuro. Una scelta, questa,
talvolta avvertita come una pesante incombenza da cui districarsi quanto prima, talvolta come un’imprecisata fatalità che sceglierà
per noi. Fatto sta che la decisione di orientarsi tra licei e istituti professionali, richiesta
agli studenti in uscita dalla scuola media,
rappresenta la prima decisione autonoma sul
domani che verrà. Decisione complicata, peraltro, all’interno di una scuola duttile, che
cambia a seconda dello stampo voluto dal
fabbro.
Come di consueto, nei mesi di dicembre
e gennaio le singole scuole superiori del Pinerolese si sono impegnate negli incontri di
“Porte aperte”, strutturati in attività di visita
a classi e laboratori dei vari istituti e alla presentazione dell’offerta formativa a ragazzi e
genitori.
Iniziativa di confronto e sintesi è stato invece il “Salone dell’orientamento” che si è
tenuto il 15 gennaio presso la scuola media
statale “Filippo Brignone” di Pinerolo (via Einaudi, 38) e che ha dimostrato
una significativa presa sui ragazzi interessati dall’evento.
Nella medesima sede, presso
gli stands di scuole superiori e
agenzie formative si sono raccolti studenti, genitori e insegnanti per discutere insieme di
scuola, e di scuola che cambia.
Prima fra tutte le novità in
cantiere per il prossimo anno
scolastico c’è l’accorpamento
dell’istituto tecnico “Leon Battista Alberti” di Luserna San
Giovanni all’istituto “Ignazio
Porro” di Pinerolo, a seguito dell’approvazione di tale proposta da parte della giunta provinciale. Nell’ambito della centralizzazione
amministrativa del nuovo istituto, clausola
importante per l’Iis della Val Pellice è l’assicurato mantenimento della sede di Luserna
San Giovanni come garanzia formativa per la
popolazione della comunità montana, sebbene la succursale di Torre Pellice, oggi ospite
dell’indirizzo “Turismo”, confluirà nella sede
lusernese. Al via, per il rilancio dell’istituto,
anche due nuovi indirizzi di studio: il liceo
scientifico delle Scienze applicate e il corso
professionale per i Servizi socio-sanitari.
Una ridefinizione dell’offerta formativa si
è verificata, già dal corrente anno scolastico, anche in altre scuole pinerolesi: al Curie è stato avviato il liceo scientifico opzione Scienze applicate; al Porporato l’indirizzo
Scienze umane e Scienze Umane opzione
economico sociale che sostituiscono rispettivamente i licei “Sociopsicopedagogico” e
“Scienze sociali”; al Buniva gli indirizzi Amministrazione, finanza e marketing e Costruzioni, ambiente e territorio, il primo a sostituzione del “Corso ragionieri” e il secondo del
“Corso Geometri”.
Ad inaugurare un piano di studi atipico per
il Pinerolese è il Collegio Valdese di Torre Pellice, che il prossimo anno
scolastico aprirà i licei musicale e coreutico, improntati sullo studio teorico e
pratico della musica, l’uno,
e sullo studio e sull’applicazione coreografica della
danza, l’altro.
In ogni caso, dunque, quella dell’orientamento è una
scelta di responsabilità,
perché orientarsi nel traffico significa essere padrone
del proprio percorso, passo
dopo passo.
15
SOCIETÀ
Appunti di viaggio
di Angelica Pons
la “Fortezza” di luXor
Splendente di fascino e storia
In prossimità dell’imbarcadero di Luxor, sul
lato Est del Nilo, si trova una piazzola di scarabei di marmo rosa che è divenuta, ai tempi
nostri, il ritrovo di intraprendenti marinai.
Vi sono giunta una calda sera d’agosto. Un
gruppetto di ragazzi di dieci-dodici anni giocherellava in attesa di turisti da accompagnare in feluca: approfittavano di qualsiasi
scusa per fare conversazione, offrendo gite
su barche... inaffondabili: “chip price” e “no
banana”.
Arrampicati su uno scarabeo gigante, Mauro
ed io aspettavamo Abdul, ma fummo accalappiati: “Italiani?”. “Torino?”. “Juventus!
Del Piero!”. “Ueeeeee!!!!!”.
E non ci fu più pace, finché riuscimmo a
spiegare che aspettavamo un amico egiziano che ci aveva invitati a conoscere la sua
signora: era l’affìtta-bici. Di fronte a questo
fatto, iniziarono a considerarci due di loro,
con semplicità e simpatia.
Nella mitologia ed iconografìa egiziana, lo
scarabeo, sin dai tempi dell’Antico Regno,
significava sole nascente, che a sua volta
è simbolo di vita che rinasce. E’ questa la
ragione per cui venivano intagliati oggetti di
questa forma in turchese o nell’alabastro,
oppure ottenuti con fusioni in oro, infilati
sotto le bende delle mummie, appiccicose
di resine e olii.
Il nostro soggiorno a Luxor stava terminando, purtroppo, e la cittadina, accogliente e curata, ci aveva conquistato con tut-
to il suo fascino antico e la cordialità dei
suoi abitanti. Splendente di luce e di storia,
Luxor, era “la fortezza” per i primi invasori
arabi, Tebe per gli storici greci, Waset per
gli egiziani; noi l’avevamo percorsa tutta e
con ogni mezzo, persino su un carretto di
legname trainato da un ciuchino nero guidato da un bambino, molto fiero dei suoi ospiti
stranieri.
Eravamo rimasti affascinati dalle piramidi naturali nel deserto che nascondevano le
tombe reali, e i templi e dai mausolei scolpiti
dai maestri artigiani nella notte dei tempi ed
ora sferzati dal vento e cotti dal sole abbagliante. Ma più di tutti ci aveva lasciati a
bocca aperta l’immenso anfiteatro naturale
di Deir el Bahri. Vi sorge il tempio dedicato
ad Hator, dea della gioia e dell’amore, che
racconta la storia di una donna, l’unica regina donna, Hatchepsut, che emerge imperiosa dall’anonimato e dalla tradizione che
l’avrebbe voluta silenziosa e sottomessa. Il
nome si ricorda facilmente: c’è un’assonanza con la pastasciutta! Ma lei, vedova e reggente, si impegnò, con la collaborazione del
suo architetto-amante, in una serie di opere
architettoniche incantevoli e di ampio respiro, tra cui questo grande tempio fuori dagli
schemi. Fu assassinata dal figliastro Tutmosi IV, che geloso ed egocentrico, come tutti
i re, deturpò a colpi di scalpello i ritratti della
regina incisi sulle pareti, per farli sostituire
dai suoi.
16
SOCIETÀ
Sociale&Volontariato
A cura di Valentina Voglino
amnestY international
Un impegno per la libertà e la giustizia
Dopo qualche puntatina locale, torniamo a
parlare di una pagina di volontariato di grande respiro internazionale: AMNESTY INTERNATIONAL, Organizzazione Mondiale per i Diritti
dell’Umanità.
Nel 1961, l’avvocato inglese Peter Benenson lancia dalle colonne del quotidiano di
Londra The Observer un “Appello per l’amnistia”: il suo articolo, intitolato I prigionieri dimenticati, racconta la vicenda di due
studenti portoghesi arrestati per aver
brindato alla libertà. Due anni dopo,
nel 1963, a Londra, viene creato il
Segretariato Internazionale di Amnesty International.
L’anno dopo, Amnesty conta l’adozione della causa di 1367 prigionieri,
329 dei quali vengono successi- v a mente rilasciati.
Da lì al Premio Nobel per la pace,
il passo è breve: nel 1977, l’as- sociazione, infatti, lo riceve
per aver “contribuito a rafforzare la libertà, la giustizia
e conseguentemente anche la
pace nel mondo”.
Negli anni 80 la svolta: Amnesty decide di
estendere il proprio mandato anche ai rifugiati politici; mentre negli anni 90 allargherà
il proprio impegno, mirandolo a promuovere
tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, a combattere gli
abusi commessi dai gruppi armati di opposizione e a includere tra i prigionieri di coscienza le persone imprigionate a causa del
proprio orientamento sessuale. Sempre nello
stesso periodo, decide di sviluppare il proprio lavoro sull’impatto delle relazioni economiche sui diritti umani e di intensificare le
sue attività in favore dei difensori dei diritti
umani e contro l’impunità.
Di fatto, ad oggi, l’associazione agisce per
“prevenire e porre fine a gravi abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di
coscienza e di espressione e alla libertà dalla discriminazione, nell’ambito della propria
opera di promozione di tutti i diritti umani”.
Le campagne in atto sono molte, a partire
da quella forse più famosa, contro la pena
di morte, considerata una punizione crudele,
inumana e degradante, abolita da ormai più
della metà dei paesi del mondo. È certificato
che non abbia effetto deterrente e, in più,
viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può
essere inflitta ad innocenti. Quanto basta
per indignarsi e chiedere ad alta voce che
tutto ciò finisca.
Grande merito riguardo all’abolizione
della pena di morte, va ad Amnesty International, poiché, nel 1977, anno in cui
partecipò alla Conferenza internazionale sulla pena di morte a Stoccolma, i paesi abolizionisti erano appena 16. Oggi, il numero
d e i paesi abolizionisti ha superato quello dei mantenitori, che sono 58.
Molte altre sono le iniziative
intraprese da Amnesty: dalla
campagna contro la violenza sulle donne, a quella sulle strategie fallimentari della “guerra al terrore” e il rispetto dei
d i r i t t i umani.
Dal 1975 nasce ufficialmente la Sezione Italiana di Amnesty International.
Nello specifico, a Pinerolo è attivo il Gruppo Giovani, contattabile all’indirizzo mail
[email protected].
Si può contribuire alla causa in svariati
modi: firmando gli appelli on line, acquistando le bomboniere o altri manufatti del mercato equo e solidale, o diventando soci.
Per ulteriori approfondimenti: www.amnesty.it.
17
E
PINEROLES
Personaggi
A cura di Michele Barbero
cHiara Percivati
Una giovane pinerolese alla Scala
Chiara Percivati, pinerolese, diplomata in clarinetto è allieva da un anno e mezzo all’Accademia della Scala.
Chiara, descrivici il corso che segui all’Accademia.
Si tratta di un perfezionamento diviso in
due ambiti, orchestra e musica da camera.
Io sono iscritta al secondo, che prevede un
repertorio incentrato principalmente sul XX
secolo. Le lezioni sono tenute da membri
dell’orchestra della Scala,
e c’è la possibilità di tenere diversi concerti al Teatro. L’organizzazione è a
volte un po’ lacunosa, ma
a parte questo è un’esperienza bellissima e stimolante.
Più in generale, come è
strutturata in Italia la formazione nel campo della
musica classica?
Innanzitutto bisogna
conseguire il Diploma, per
l’ottenimento del quale
sono necessari dai sette ai
dieci anni, a seconda dello
strumento. La riforma approvata qualche anno fa
ha però introdotto notevoli cambiamenti. Il Diploma
è stato equiparato a una
laurea di primo livello, cui
seguono due diversi tipi di biennio: uno propedeutico all’insegnamento, un altro a indirizzo esecutivo (volto cioè più esplicitamente
a quanti vogliono suonare in orchestra). Il
problema però è che in Italia questo percorso
tende ad essere un po’ fine a se stesso, poco
orientato dal mondo lavorativo. Così, anche
se sulla carta la riforma ha aumentato il valore dei titoli conseguiti, in realtà essi rischiano
di essere ben poco spendibili. Per entrare in
un’orchestra, infatti, ciò che conta è sì disporre di un Diploma (il voto è tutt’altro che
fondamentale), ma soprattutto suonare bene
al momento dell’audizione. Una volta usciti
da un biennio, però, in genere si è ancora del
tutto impreparati per affrontare con successo questo tipo di selezione.
All’estero le cose vanno in modo diverso?
Direi di sì. Non a caso, purtroppo, molti
scappano dall’Italia appena possono, diretti
soprattutto nel Nord Europa. In Germania, ad
esempio, le orchestre riservano alcuni posti
per i tirocinanti delle Accademie, una pratica del tutto assente nel nostro Paese. Più
in generale, direi che da noi è carente l’alta
formazione: vi sono molte
scuole, troppe, che forniscono titoli spesso inflazionati. In tutta la Francia,
per rendere l’idea di quanto sia differente la situazione all’estero, le scuole
di specializzazione postconservatorio sono soltanto due. Questo non significa, beninteso, che in Italia
vada tutto male: anche qui
ci sono realtà qualificanti
e di qualità, come le Accademie di Santa Cecilia e
della Scala, o la Scuola di
Fiesole.
Alla luce di quanto dici,
sembrerebbe che anche
nel tuo campo sia piuttosto difficile, almeno in Italia, l’inserimento nel mondo del lavoro...
Di certo non è semplice, specialmente a
seguito dei tagli che hanno colpito il settore con l’ultima finanziaria. I teatri, inclusa la
Scala, sono costretti a ridurre le serate, e
molte orchestre stanno chiudendo per mancanza di fondi. Tutto ciò in un contesto già
di per sé meno fiorente che altrove: per ritornare alla Germania, lì la musica classica
è molto più radicata e diffusa, ogni cittadina
ha la sua orchestra professionista, la gente
affolla i concerti. Qui le cose sono ben diverse. Tuttavia, bisogna cercare di non lasciarsi
prendere dal pessimismo: altrimenti, tanto
vale scegliersi un’altra vita!
18
ARTE& COLO
SPETTA
Teatro
A cura di Maurizio Allasia
Fotografie M.A.
sul Palcoscenico Pinerolese
“La signorina Julie” e “Un finale per Sam”
Dopo la prima produzione Teatro Sociale di
fine 2010, il 2011 del palcoscenico pinerolese
è iniziato con l’anteprima nazionale de “La signorina Julie” di August Strindberg, nella versione di Valter Malosti e con l’acclamato ritorno
al teatro della torinese Valeria Solarino.
Il testo del drammaturgo svedese, nella messa in scena del regista Premio Ubu, viaggia in
una direzione torbida e tesa, in un conflitto di
pulsioni etiche e sociali tra il servo Jean e la sua
nobile padrona, entrambi contrastati dalla figura didascalica e inquietante della cuoca Kristin,
la brava Viola Pornaro. Le scene di Margherita Palli, con la geniale intuizione di creare una
parete frontale della casa
interamente
calpestabile
dagli attori in
scena e utilizzata come una
sorta di sipario
orizzontale, e
la parte tecnica affidata al sempre ottimo G.U.P. Alcaro
conducono lo spettacolo ad un finale crepuscolare, tragicamente classico nel sacrificio
ultimo della sua protagonista. Se occorre dare
atto che la forza scandalosa che Strindberg intendeva trasmettere con il suo testo si perde
fisiologicamente nella realtà di oggi, è pur vero
che un’eccessiva aderenza filologica ha penalizzato la regia di Malosti, in particolare nel suo
personaggio, lontano dall’ispirazione linguistica
ed elettrica dell’Arnolfo de “La scuola delle mogli”, ma probabilmente affinato nelle repliche
successive. Buona la prova di Valeria Solarino,
sebbene a tratti troppo di maniera, in una Julie
tremante e intensa nella sua lucida pazzia e volontà di sovversione culturale.
Una ribellione, costretta sulla sedia a rotelle,
è quella di Roberto Herlitzka, signore solitario
del teatro italiano e memorabile Aldo Moro di
Bellocchio: “Elisabetta II”, opera dell’austriaco
Thomas Bernard inedita in Italia, è la fluviale
confessione dell’anziano e incattivito industriale Herrenstein, annoiato dal (solito) salotto
borghese tanto affollato quanto inutile, tra ripetizioni ossessive, ironie intellettuali e una caustica caduta finale. Una prova impressionante
di Herlitzka, da manuale dell’attore alle voci “interpretazione del testo” e “uso della voce e del
corpo”, che sopperisce parzialmente alla regia
decisamente convenzionale e statica di Teresa
Pedroni, quasi più attenta alla forma che a scelte teatrali davvero innovative.
La vera novità teatrale del mese è andata in
scena al Mulino di Piossasco, dove l’associazione culturale Crab convince pienamente con
la sua seconda
produzione, “Un
finale per Sam”,
un aggiornamento
postumo e futuro
del “Finale di partita” di Beckett:
Al e Clay, interpretati dagli autori
e registi Pierpaolo
Congiu e Antonio Villella, sono la trasposizione
diretta di Hamm e Clov del testo originale e il riferimento indiretto e clownesco a Vladimiro ed
Estragone di “Aspettando Godot”. Una scrittura perfetta, equilibrata, comica e annichilente,
un tentativo continuo e fallimentare di suicidio
reciproco in uno scenario post-televisivo e mediaticamente ingordo. Uno schermo alle spalle
dei due attori trasmette sul video le figure reali dei due teatranti, creando una prospettiva
metateatrale mai banale, dove il “fare teatro”
emerge e trascina, tra l’ottimismo della creatività e il pessimismo della crisi culturale.
Un finale, non per Sam ma per il pubblico,
che non si può dimenticare, dove la rappresentazione vive e riceve gli applausi, mentre gli
attori giacciono cadaveri sul grigio suolo di un
palcoscenico, trascinati fuori scena come pezzi
di scenografia, ennesimi, insensati protagonisti
alla ricerca del Teatro.
19
ARTE
Arte&Architettura
A cura di Francesca Noardo
Gentilezza e documenti di raro PreGio
l’archivio storico di Pinerolo
Chi ha avuto a che fare con un progetto o una ricerca di architettura o altro non
può fare a meno di consultare un archivio.
E credo che chiunque l’abbia fatto può confermare la buonissima opinione che lascia
l’Archivio Storico di Pinerolo.
Oggi l’archivio raccoglie una gran quantità
di documenti, di notevole importanza, fino al
XIV secolo, anche frutto dell’aggregazione
di importanti archivi privati.
In primis, risalente al 1868, primo nucleo
dell’attuale biblioteca, vi è la donazione di
Alliaudi: circa 4000 libri, documenti d’archivio sulla storia di Pinerolo, tutti i suoi manoscritti. Succedono le donazioni Bernardi,
Caffaro, etc.
Si aggiungono poi i libri rari derivanti dalla soppressione degli ordini religiosi, a suo
tempo incorporati.
Importante la donazione “de Geneys”, per
il fondo Manoscritti e Libri rari e preziosi e
numerosi sigilli. I De Geneys erano imparentati con altolocate famiglie inglesi, da cui le
lettere ai sovrani del ‘600 e ‘700; furono poi
Ministri del Regno di Sardegna, si può dunque immaginare l’importanza dei documenti
nelle loro mani.
Il principale problema, come racconta il
Direttore Gian Piero Casagrande (in foto),
è la mancanza di spazio: i documenti con
più di settant’anni dovrebbero confluire tutti
nell’archivio, ma la saturazione degli attuali
spazi non lo permette e oggi si fermano a
fine ‘800 – inizio ‘900.
Altra questione è la conservazione dei locali,
che al momento presentano puntuali degradi
che se peggiorassero potrebbero mettere in
pericolo parte della documentazione.
Il vasto materiale è gestito e messo a disposizione in modo esemplare.
Quando preparati al peggio si entra in un
archivio, ci si aspetta di dover combattere
strenuamente per carpire, quasi rubare, il
maggior numero di informazioni, prima di
pagare per il gran favore ed essere cacciati,
sempre che non ci si scontri con autorizzazioni e altre richieste al limite dell’assurdo.
Prima occasione di stupore si ha quindi
quando si viene accolti dal personale molto
disponibile e molto preparato, che fornisce
tutte le informazioni e documenti richiesti,
aggiungendo sua sponte suggerimenti e
approfondimenti. Secondo attimo di incredulità, quando chiedendo di consultare la
cartografia, viene fornito un catalogo di fotografie ad alta risoluzione delle mappe in
archivio, con relativa descrizione e viene offerto di caricarle direttamente su una chiavetta usb. Una parte delle mappe e dei catasti settecenteschi, con le valbe acquerellate,
è stata fotografata una decina d’anni fa ed è
ora a disposizione. Come spiega il Direttore,
la cosa agevola molto le ricerche quando si
cercano notizie riguardo alla propria casa.
Dulcis in fundo (non per essere veniali, ma
in onore al diritto del cittadino di accessibilità e fruizione dei Beni Culturali Pubblici),
tutto il materiale documentario è riproducibile gratuitamente, col solo vincolo di fornire successivamente all’archivio elaborati e
pubblicazioni per cui viene utilizzato.
20
MUSICA
Calcio giovanile
A cura di Mario Rivoiro
Blind Luck Records
GruPPi emerGenti oltre il Pinerolese
Gli Infranti Muri
Questa volta vi parlo di una realtà musicale
astigiana, zona di buon cibo, buon vino e anche di buona musica.
Loro si chiamano Infranti Muri e quando li
sento per intervistarli sono in studio di registrazione per terminare il loro nuovo lavoro,
ma soprattutto per prepararsi alla finale di
domenica con altri otto artisti in gara per San
Remo giovani.
Quando nasce il vostro gruppo e chi sono i
componenti?
Gli Infranti Muri nascono nell’agosto del
2009 e sono formati da Claudio Luisi (voce
e chitarra), Francesco Damonte (batteria),
Giacomo Langella (chitarra) e Lee Boyes
(Basso). Iniziano a comporre brani di stampo
post-grunge. Molto presto decidono, pero’, di
dare una svolta alla propria musica fondendo
rock con innesti elettronici trance e techno.
Come si chiama il vostro disco e dove lo possiamo trovare?
Il nostro album è nella fase di lavorazione finale; crediamo che l’uscita sarà a breve.
Purtroppo non possiamo ancora anticiparvi
nulla sul titolo
A proposito di San Remo la tensione è alta?
No, noi siamo sereni e tranquilli... Qualsiasi
sia il risultato continueremo il nostro lavoro.
Cosa significa per
voi essere arrivati
sino alle finali per
San Remo giovani?
Ci sono in voi momenti di incredulità
e di scazzi dovuti al
raggiungimento di
questa meta?
Sanremo è per
noi un incoraggiamento, segno che
la nostra musica
è apprezzata... Ci
sono momenti in
cui ci rendiamo
conto che siamo
all’interno
della
selezione per il fe-
stival più importante d’Italia, ma questo non
può darci altro che una carica in più ad andare avanti.
Qual è la vostra etichetta discografica e come
è nata la collaborazione?
È la Bliss Corporation di Torino. La collaborazione è nata dopo l’ascolto di un demo.
Massimo Gabutti ha ritenuto i brani interessanti e così, affiancati dal nostro produttore
artistico Gianfranco Randone, cantante degli
Eiffel 65, abbiamo iniziato la registrazione di
un album vero e proprio.
Avete in previsione un tour primaverile o estivo?
Sicuramente all’uscita dell’album programmeremo una serie di date, ma al momento
non c’è ancora nulla di definito.
Quali sono i progetti futuri, San Remo a parte?
Ammazzarsi di concerti! Dopo un lungo periodo di registrazione in studio non vediamo
l’ora di salire su un palco e scoprire anche in
live il potenziale dei pezzi.
Bene, ringrazio gli Infranti Muri per questa breve intervista da Roma visto che sono
a prepararsi per Domenica in e speriamo
di vederli scendere dall’emozionante scala
dell’Ariston di San Remo.
21
SPORT
Calcio giovanile
A cura di Andrea Obiso
a Pinerolo
non solo curlinG, ma ancHe doWnHill
Il downhill Giampiero Gioia
Una delle tante discipline poco conosciute
nel pinerolese è senz’altro il downhill.
Per conoscerla meglio abbiamo incontrato
il Campione Regionale ed Italiano in carica
nella categoria “Elite Master” Giampiero
Goia.
Giampiero, da quanto tempo pratichi questo sport ed in quale occasione ne sei venuto a conoscenza?
Faccio downhill da circa tre anni; la prima
occasione che ho avuto di provare questa
disciplina è stato alle Des Alpes prima e a
Prali poi, dove vi è la possibilità di affittare biciclette appositamente predisposte per
questo sport. Da allora, non mi sono più
fermato.
Puoi spiegarci di preciso in cosa consiste il
downhill?
Il downhill è uno sport che si pratica nei
boschi, bisogna completare un particolare
percorso di circa 3-4 chilometri in bicletta,
attraversando una moltitudine di ostacoli,
sia naturali, ad esempio rocce, radici; che
artificiali, come bancali di legno, salti creati
appositamente in terra e quant’altro.
Immagino che sia l’abbigliamento che la bicicletta non siano comuni.
Assolutamente no, tutte le biciclette sono
munite di biammortizzazione e di un sistema
di sospensioni particolarmente avanzato.
La maggior parte di esse, inoltre, sono realizzate in alluminio, compresa la mia, anche
se da quest’anno cominciano a vedersi le
prime bici in carbonio.
Per quanto riguarda l’abbigliamento è molto simile a quello utilizzato nel motocross:
casco integrale, protezioni alle ginocchia, ai
gomiti ecc...
La tua categoria, la “Elite Master”, come si
colloca nel quadro italiano del downhill? Per
quale squadra corri?
La “Elite Master” è la massima categoria
amatoriale, quella da cui si può fare il salto
22
23
di qualità per passare ai semiprofessionisti
o ai professionisti.
Attualmente corro per la Bikecafè.
Parlaci un pò dei tuoi risultati...
L’anno scorso ho vinto il Campionato Regionale, disputatosi a Prali, e la Coppa Italia, a Sestriere.
Negli anni passati mi sono sempre classificato nei primi dieci mentre attualmente mi
trovo fra i primi tre.
A livello locale il downhill è più diffuso rispetto al resto d’Italia?
Direi di sì. Al di fuori del Piemonte ci
sono poche gare di downhill, infatti anche
quest’anno la Coppa Italia si disputerà interamente a Sestriere.
Anche se il livello è dilettantistico, vi sono
sponsor per le attrezzature?
Certo, la bicicletta mi viene fornita dalla
Scott, mentre l’abbigliamento dalla O’Neal
Esiste una federazione italiana del downhill?
L’Italia è ben rappresentata a livello internazionale?
La Federazione a cui facciamo riferimento
è quella di tutte le discipline ciclistiche, la
Federazione Ciclistica Italiana.
Attualmente non ci sono italiani fra i primi
ciclisti downhill al mondo, fra i più veloci
nell’intero panorama vi sono l’australiano
Sam Hill, e il britannico Steve Peat.
Quali sono le prossime gare in cui possiamo
vederti in azione?
A metà marzo cominciano i Campionati
Regionali in Liguria, mentre a fine giugno
ci saranno le gare a Prali e a fine luglio a
Sestriere.
A metà luglio inoltre parteciperò al Campionato Assoluto italiano che si terrà a Scopello.
Il Campionato Assoluto consiste in una gara
unica per l’assegnazione del titolo di Campione Italiano Assoluto. Fino ad ora il mio
miglior risultato in questa competizione è il
sesto posto.
In bocca al lupo Giampiero!
SOCIETÀ
Lettere al giornale
Risponde Elvio Fassone
i 150 anni dall’unitÀ d’italia
Recuperare l’ethos che la ispirò
Stanno avviandosi le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Quale senso dare a questo
evento?
E’ vero, stiamo commemorando il 150° anniversario dell’unità dell’Italia. Ma, sotto la buccia della retorica, è doveroso chiedersi: siamo
davvero uniti? intorno a quale realtà? Spetta
agli storici dire che cosa ha caratterizzato il Risorgimento, nel bene e nel male. Ma tocca a
noi chiederci se, celebrando un’unità, c’è davvero qualche cosa che ci unisce.
La risposta non è confortante. Non siamo
uniti intorno ai modi secondo i quali questa unità si è compiuta: per gli uni fu un errore, per
altri una prepotenza, per
tanti un motivo di rancore reciproco. Non siamo
uniti intorno alla religione:
i credenti veri sono una
minoranza; altre religioni si
affacciano con dinamiche
di forte espansione; l’unità cristiana della società
civile è un ricordo.
Non ci lega una “koiné”
culturale, quella per cui tutti o quasi tutti hanno
un patrimonio di riferimenti condiviso, possono
parlare di nomi e di fatti sapendo che l’interlocutore ha le stesse conoscenze, e gli stessi
orientamenti di senso.
Non siamo uniti intorno alla lingua, sconciata nei dialetti televisivi e nell’anglofonia alla
moda.
Non intorno alla nostra storia, raramente condivisa, raramente apprezzata. Non
intorno alle istituzioni, usate e non servite da
chi se ne vuol fare veicolo di successo personale. Non intorno ad un ethos condiviso, poiché
quello imperante ha i caratteri del “grande fratello”, del successo, dell’invidia per l’harem, o
del “che male c’é?”
Allora quale unità? E’ sorprendente quanto
questo 2011 sia diverso dall’altra celebrazione,
quella del centenario nel 1961. Allora l’Italia
stava affacciandosi al boom dopo essersi risollevata dalle macerie e dalla desolazione della
guerra; stava adoperandosi per realizzare le
grandi direttive della Costituzione, prima congelata, ed ora operante; stava offrendo al mondo un’immagine di sé vitale e generosa, quella
di un popolo - come disse J.F.Kennedy - che
rappresentava l’esperienza più incoraggiante
del dopoguerra, e poteva fungere da riferimento per un nuovo Risorgimento internazionale.
Questo era allora. Che cosa è cambiato per
trasformarci in un Paese diviso e rancoroso,
apatico e cinico, impaurito e rassegnato? Che
cosa può sollevarci da questa abulia, che ci ha
trasformati da cittadini-soci in monadi egoiste?
Due indicazioni ci aiutano. Mentre tutte
le istituzioni raccolgono un pauroso discredito da parte dei cittadini, una si salva: quella
del presidente della Repubblica, garante della Costituzione e dell’unità nazionale. In lui i
più credono. E mentre tutto
gronda apatia e scetticismo,
una data si sottrae al disinteresse: quella domenica del
giugno del 2006, nella quale
una marea di cittadini si recò
alle urne, nonostante l’invito
ad andare al mare, per difendere, appunto, la nostra Costituzione dallo stravolgimento cui la voleva sottoporre la riforma dei c.d.
quattro saggi della baita di Lorenzago.
Io non riesco a pensare, per risollevarci e
per ritrovarci, a cosa più concreta di quel documento che catalizzò le energie del dopoguerra,
le volontà di uomini vinti, e le trasformò nel
progetto di vincitori: la Costituzione. Non per
farne un feticcio, ma per recuperare un poco di
quell’ethos che la ispirò, e che per almeno 30
anni riuscì a mobilitare energie morali collettive.
Se questo 2011 può ricostruire un embrione di unità, deve essere quella di un patriottismo costituzionale. Riscoprire il senso della
solidarietà, e saper accettare qualche sacrificio per essa. Riportare al centro la tutela della persona, anche quelle così destrutturate da
essere ansiose di vendersi senza percepirne il
disvalore. Riaffermare l’inviolabilità dei diritti:
anche dei nuovi cittadini, gli immigrati; anche
dei lavoratori, spossessati delle loro conquiste;
anche degli “invisibili”, privi di peso e di voce.
Costruire una nuova immagine del potere, che
non sia abuso e vergogna, ma guardi ai cittadini, e agisca per elevarli. Avere un’idea di futuro, che non sia solo l’oggi spostato di 24 ore.
24
Scarica

150 anni fa i moti per l`unità anche a Pinerolo