CORSO DI DEMOGRAFIA – Storia e Scenari
Giuseppe A. Micheli
LEZIONE 7
Baby-boom e Seconda
Transizione Demografica
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
1
Argomenti di questa lezione
In questa lezione discuteremo dei seguenti argomenti:
1. Dalla chiusura della forbice alle fluttuazioni post-Transizione
2. Boom, bust e le spiegazioni incompiute
3. La Seconda Transizione Demografica
4. I limiti della modernizzazione
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
2
Transizione in Italia 1861-1991
40
30
10
tassi mortalità
0
861
tasso natalità
881
871
anno
901
891
921
911
941
961
931 3,5951
Tassi fecondità totale Italia
tassi annui
20
981
971
991
3,0
2,5
2,0
1,5
dati osservati
1,0
30
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7 34
esponenziale
38
46
42
54
50
62
58
70
66
78
74
86
82
94
90
3
Curva di fecondità nell’Italia
di oggi, ieri, e ancien régime
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
4
Tassi di fecondità totale in
Italia 1930-2000
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
5
Il meccanismo del baby-boom
34
La crescita delle misure di fecondità
osservate tra il 1950 e il 1964
dipendeva dalla sinergia tra due
processi distinti: l’abbassamento
dell’età media al matrimonio e alla
nascita dei figli, e la variazione
positiva della fecondità di primo
ordine (i primogeniti).
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
32
Età madre a nascita figlio
Il baby boom del 1964 non è dipeso
tanto da una reale propensione delle
generazioni
a
procreare
un
maggiore numero di figli, quanto da
un meccanismo traslativo connesso
con mutamenti nel calendario delle
nascite di diverso ordine.
30
28
terzogenito
26
primogenito
24
52 55 58 61 64 67 70 73 76 79 82 85 88 91
ogni ordine
Non era tanto la dimensione
familiare finale che si alzava: erano
le coppie che si sposavano prima e
in proporzione maggiore davano alla
luce uno e un solo figlio.
Esaurita la spinta dei due processi a
metà anni ‘60, emergeranno infatti i
bassi livelli di fecondità
6
Tassi netti di riproduzione 19402000 in Italia, Francia e Stati Uniti
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
7
Easterlin e i cicli demografici
Partendo dall'analisi dei cicli macroeconomici di crescita (Kuznets) Easterlin (1961)
constata una regolarità statistica: la relazione inversa tra la propensione a
procreare di donne appartenenti a una coorte di nate e la dimensione numerica
della coorte (quindi l'affollamento di nuovi ingressi sul mercato del lavoro).
La teoria di Easterlin presenta due
novità: a) per la prima volta si incentra sulle dinamiche delle singole coorti; b) il mutamento delle I.A.: turn-over: Pop.attiva15-25/Pop.attiva55-65
preferenze (quindi delle scelte deTFT: tasso fecondità totale
mografiche) è visto come endogeno ai modelli aggregati di crescita.
Mentre altri (Becker) spiegano la
fecondità in termini di teoria economica della domanda, la spiegazione
delle fluttuazioni di Easterlin è
‘supply side’, dal lato della
formazione dell'offerta. Peraltro, la
ipotesi si rivela subito incapace di
adattarsi alla intera gamma di
oscillazioni postbelliche.
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
TFT
I.A.
‘40
‘52
‘64
8
Limiti interpretativi di Easterlin/1
Easterlin non riesce a sostanziare la regolarità statistica con un'ipotesi interpretativa. Ne adotta tre, volta a volta abbandonate perché insoddisfacenti.
Dapprima Easterlin interpreta il TFT come proxy di una scelta ‘razionale’ della
coppia in base al dato oggettivo di affollamento del mercato del lavoro. Ma
l’indice di turn-over riguarda esclusivamente l’occupazione maschile (quello
femminile al tempo era sempre crescente..) e c’era quindi incongruenza tra
l’attore della scelta (la coppia, o la donna) e i parametri di sfondo.
Successivamente (1969) ipotizza che la fecondità dei genitori influenzi quella
dei figli, attraverso la categoria di "status economico relativo“. Le scelte dei
figli dipendono, razionalmente, dal confronto tra il livello di benessere vissuto
dai genitori (ma quando? Alla stessa età dei figli, o al momento in cui i figli sono
allevati?) e le proprie prospettive di benessere (ma in che modo attualizzare le
prospettive future?). Vi sono quindi diverse idee possibili di status economico
relativo. Easterlin (1976) cerca di conciliarle come espressioni di un conflitto
tra aspirazioni e risorse, richiamandosi alle teorie dell'anomia (Durkheim),
della deprivazione relativa (Stouffer), del relative income (Duesenberry). Ma
così facendo la sua ipotesi diventa sfocata e generica.
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
9
Limiti interpretativi di Easterlin/2
In terza battuta Easterlin accoglie il suggerimento di Bourgeois-Pichat (1979):
“Allevare una famiglia di due figli non presenta grandi difficoltà. Questi avranno
l'impressione che i figli non impediscano a una famiglia di godere gli aspetti piacevoli della vita e inizieranno la loro vita da adulti con l'idea di procreare prima dei
genitori. (Ma) immaginiamo ora una famiglia con tre figli. E’ probabile che in
qualche momento il terzo figlio abbia perturbato la vita familiare o creato
difficoltà di alloggio, che certi progetti siano stati abbandonati perché occorreva in
priorità dare al terzo figlio gli elementi di una vita decente. Questi tre figli si
ricorderanno soprattutto gli inconvenienti di una grande famiglia e
cominceranno la loro vita da adulti con l'idea che è preferibile avere pochi figli”.
Easterlin spiega il mutamento di preferenze demografiche come processo
endogeno alla dinamica di popolazione, perfettamente in linea con una logica
‘razionale’ di valutazione dei parametri oggettivi di costo. Ma quest’ultimo
meccanismo è in flagrante contraddizione con le teorie della costruzione
sociale della maternità, secondo cui un individuo ripete in età adulta i modelli
assorbiti nella prima infanzia!
La parabola interpretativa si ferma qui. Anche perché nel frattempo la
ciclicità si era in parte persa in un trend discendente di lungo periodo..
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
10
La ripresa in nord Europa
A metà degli anni ’80 numerosi
paesi del Nord e Nord-Ovest
dell’Europa mostrano un rialzo
del tft. In 7 anni il tft svedese
risale del 33%, passando da 1,6
a 2,14 figli per donna, tornando
al livello di sostituzione tra
generazioni. Nello stesso periodo
la Norvegia incrementa il suo tft
del 14%, e la Finlandia risale in
soli tre anni in pari misura. Poco
più a sud negli stessi anni la
Danimarca recupera 21 punti
percentuali, Belgio e Olanda l’8%
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
In Francia e Gran Bretagna invece il
declino della fecondità non subisce
inversioni eclatanti, ma si assesta su
livelli contenuti, non problematici
11
Verso l’idea di Seconda
Transizione Demografica
Shorter per primo (1975) individua due distinte rivoluzioni sessuali e
contraccettive succedutesi nell’arco di mezzo secolo: la prima basata su metodi
inefficienti, la seconda succeduta all’introduzione di metodi efficienti, che
introduce a una società “perfettamente contraccettiva”.
Per Ariès (1980) la ‘doppia rivoluzione’ è dovuta a uno slittamento nelle motivazioni. Il calo ottocentesco nella fecondità era ispirato dall’investimento parentale sulla qualità del figlio, parte di un più ampio processo di diffusione del way of
life borghese. Il declino di fecondità degli anni Sessanta e Settanta poggia su
una filosofia di vita centrata sull’adulto e sulla qualità della relazione di coppia.
La tesi di Ariès è ripresa da van de Kaa (1987) e Lesthaeghe (1991), che indicano col termine “SECONDA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA” un processo di
cambiamento relativo sia ai comportamenti demografici in senso stretto che
ai modelli di ‘family formation’, che inizia in nord Europa nella seconda metà
degli anni Sessanta, per poi diffondersi verso il Sud Europa, e che nelle
regioni di origine è scomponibile in due periodi ben distinti, dagli anni
Sessanta agli anni Settanta e dagli anni Settanta in poi.
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
12
Periodizzazione della SDT
La scansione temporale della SDT riguarda tre distinte dinamiche: a) la
fecondità, b) la formazione/dissoluzione familiare, c) i modelli familiari.
Primo periodo, da anni ’60 alla crisi
petrolifera dei primi anni ’70:
 declino della fecondità a tutte le età
(rivoluzione contraccettiva)
 risalita dell’età al matrimonio, che
interrompe un trend iniziato tra il 1880
e il 1920 nella più parte dei paesi
occidentali

esplosione dei divorzi
Secondo periodo (dalla II metà ’70):
 recupero di fecondità oltre i 30
anni (miniboom delle nascite)
 stabilizzazione ad alti livelli dei
tassi di divorzio ma con diminuita
probabilità di risposarsi
 inizio della diffusione di nuovi
modelli familiari: coabitazione
preconiugale, unioni di fatto.
La SDT è per Lesthaeghe lo sviluppo naturale della prima Transizione demografica
(DT). La TD è letta come processo di graduale emancipazione dell’autonomia
individuale dal controllo istituzionale instauratosi sulle società occidentali dal ‘500,
tramite la diffusione del modo di vita borghese. Ma la TD si realizza nella vita
privata degli individui. La STD sarebbe un’ulteriore manifestazione di autonomia
individuale, che prende ora forme pubbliche e si dirige contro ogni espressione di
autorità istituzionale.
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
13
Breve storia del divorzio in UK
“La metamorfosi di una società in larga parte matrimoniale, senza
separazioni e senza divorzi (qual era l’Inghilterra dal medioevo a metà
‘800) in una società basata su coabitazione, separazione e divorzio a fine
‘900 è il cambiamento sociale più profondo e ricco di conseguenze che sia
occorso negli ultimi cinque secoli” (Stone, 1994).
LA NASCITA. Il divorzio per adulterio compare nel 1690. “Il duca di Norfolk,
dopo che sua moglie si era presa un amante, cercò per tre volte di divorziare con
atto del Parlamento. Ci riuscì nel 1699”. Fino al 1720 si registra un divorzio ogni 10
anni (di aristocratici), nei 30 anni successivi uno ogni 3 anni. Nella seconda metà
del ‘700 aumentarono a 3-4 all’anno, ma non supera il 5% dei matrimoni.
LENTA ESPANSIONE. Ancora alle soglie dell’800 il divorzio per decreto privato
del Parlamento era ‘limitato a coloro che avevano in gioco grandi proprietà da
trasmettere a eredi maschi’. Tra i poveri le alternative erano fuga (scioglimento
morale del matri-monio), bigamia, vendita della sposa ‘per mutuo consenso’. Un
sistema legalizzato di divorzio compare col Divorce Act, (1857) con effetti limitati.
L’ESPLOSIONE. Il tasso di divorzialità è basso fino alla I guerra mondiale. Dal
1913 al 1921 si moltiplica per 6. Nel 1923 una legge equipara le donne nell’accesso
al divorzio per adulterio. La svolta è data dall’estensione negli anni ‘50 dei fattori
dirimenti
divorzio
dalla
sola7 colpa di un coniuge alla incompatibilità tra i partner.
Demosdi- Storia
e Scenari
- Lezione
14
Nuovi modelli familiari
La “rivoluzione del divorzio” (Stone) produce almeno tre cambiamenti
profondi e ormai stabili nel modello familiare nordeuropeo:
FAMIGLIE MONOPARENTALI. L’intreccio in USA tra status di single mother
e status di povertà spinge Ken Auletta nel 1981 a includere nella underclass
(persone con deficit comportamentali e di reddito e che operano “outside the
mainstream of commonly accepted values”) le welfare mothers. In Italia le
famiglie monoparentali iniziano dagli anni ‘80 a crescere ma il tasso di
diffusione è ancora lontano dai parametri americani e nordeuropei.
STEPFAMILIES. Le famiglie ricostituite o “stepfamilies” in Italia
raddoppiano ormai in 10 anni, addensandosi nelle grandi città del Nord
(Barbagli, 1990). Ma si tratta ancora di un fenomeno geograficamente limitato
rispetto alla diffusione che esso ha assunto nel modello nordeuropeo.
QUASISTEPFAMILIES. Se il posto del rimatrimonio è preso dalla
coabitazione non formalizzata si parla di quasistepfamilies. In Usa fino agli
anni ’60 il tasso di rimatrimonio era direttamente correlato al tasso di
divorzio; dagli anni ‘70, pur continuando la crescita dei divorzi, i rimatrimoni
declinano, non nascondendo più la crescita in controtendenza del fenomeno
complessivo delle ricoabitazioni postmatrimoniali.
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
15
Modernizzazione e divorzialità
Una analoga correlazione ecologica si ritrova, 30 anni dopo, tra gli indicatori di comportamenti instabili familiari – o di dissoluzione familiare - e il
comportamento di voto recente e passato su tematiche proprie della
società civile. Non sono dunque le variabili strutturali le più incisive a
produrre differenze nei modelli di comportamento familiare: processi più
complessi e profondi sembrano distinguere i modelli locali.
% coppie
ricombinate
su famiglie
Demos - Storia e Scenari - Lezione 7
% Separati/
divorziati su
residenti
16
Scarica

Demos10.07.Fertility900 - Dipartimento di Sociologia