Istituto Nazionale di Economia Agraria L’INTERRIMENTO DEGLI INVASI AD USO IRRIGUO NELLE REGIONI MERIDIONALI: RILIEVI DIRETTI, METODOLOGIE E MODELLISTICA Rapporto irrigazione L’INTERRIMENTO DEGLI INVASI AD USO IRRIGUO NELLE REGIONI MERIDIONALI: RILIEVI DIRETTI, METODOLOGIE E MODELLISTICA ISBN 978-88-8145-173-9 Volume non in vendita L'INEA partecipa alle iniziative della Giornata Mondiale dell'Alimentazione come membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni ufficiali italiane Gestione Commisariale ex Agensud a cura di Paolo Bazzoffi e Silvia Vanino Istituto Nazionale di Economia Agraria L’INTERRIMENTO DEGLI INVASI AD USO IRRIGUO NELLE REGIONI MERIDIONALI: RILIEVI DIRETTI, METODOLOGIE E MODELLISTICA a cura di Paolo Bazzoffi, Silvia Vanino Il presente lavoro è stato elaborato nell’ambito del progetto “Attività di assistenza tecnica e supporto agli Enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche", affidato all’INEA dal MIPAAF, Gestione Commissariale ex Agensud. Lo studio è stato redatto dal personale CRA e da alcuni consulenti esterni, con la supervisione ed il referaggio di un comitato tecnico-scientifico all’uopo costituito, formato da: - Ing. Antonino Casciolo – funzionario Gestione Commissariale ex Agensud, Responsabile unico del progetto; - Dr. Guido Bonati - responsabile INEA Servizio 4; - Dr. Pasquale Nino - coordinatore INEA del progetto; - Prof. Ing. Agostino Farroni – Professore aggregato del corso Idraulica e sistemazioni fluviali presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi dell’Aquila; - Ing. Giacomo Romano - ingegnere idraulico, consulente della Gestione Commissariale ex Agensud. Coordinamento editoriale: Federica Giralico Progettazione ed impaginazione grafica: Mannozzi Sofia AUTORI Dott. Paolo Bazzoffi – Dirigente di Ricerca c/o CRA-ABP Firenze (Responsabile dell’Azione “Efficienza e sicurezza delle dighe e piccoli invasi”del progetto) ha redatto i capitoli 1, 2, 3, 4, 5 e 6. Dr.ssa Silvia Vanino – INEA (Referente INEA dell’Azione “Efficienza e sicurezza delle dighe e piccoli invasi”) ha redatto l’Introduzione. COLLABORATORI Dr. Rosario Napoli - CRA RPS Roma - Rilievi in campo - Applicazioni GIS Dott. Giovanni Allegri - CRA ABP Firenze - Applicazioni GIS Dr.ssa Vanessa Palermo - CRA ABP Firenze - Coordinamento-contatti con enti gestori degli invasi. - Rilievi in campo - Applicazioni GIS Per. Agr. Andrea Rocchini – CRA ABP Firenze - Rilievi in campo - Lettura tracce ecoscandaglio - Analisi Fisiche Dr. Giorgio D’Egidio – CRA ABP Firenze - Rilievi in campo Prof. Carlo Gaggi - Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Siena - Analisi ed indagini chimiche sui sedimenti Dott. Adriano Bassignana. Collaboratore esterno al CRA - Sviluppo del codice di navigazione SHOWKEA Dott. Alessandro Fatighenti. Collaboratore esterno al CRA - Rilievi in campo e assistenza nei rilievi bato-sedimentometrici Foto di copertina: Paolo Bazzoffi PResenTAzIOne L'irrigazione rappresenta uno dei fattori fondamentali nello sviluppo dell’agricoltura negli ultimi decenni, non solo perché ha consentito di ottenere produzioni elevate e di qualità, ma soprattutto perché ha reso possibile una flessibilità nella scelta degli ordinamenti produttivi da parte degli imprenditori agricoli, svincolandoli dalla scarsità ed incertezza degli apporti idrici derivanti dalle precipitazioni. L’impiego dell’acqua in agricoltura, quale mezzo tecnico della produzione, pone delle problematiche peculiari rispetto agli altri fattori produttivi in quanto risorsa naturale e pertanto non producibile industrialmente e per la sua caratteristica di escludibilità nel consumo, che comporta una forte competizione con gli altri usi (civili, industriali, potabili, ricreativi, etc.). L’INEA, con il servizio “Ricerche su ambiente e risorse naturali in agricoltura” ed in coerenza con gli attuali indirizzi comunitari tesi a garantire un approccio sostenibile alle risorse naturali, realizza studi specifici volti a promuovere un’efficiente gestione delle risorse idriche in agricoltura sia dal punto di vista economico che ambientale. Le attività del servizio pertanto, sono mirate allo sviluppo di strumenti agronomico-territoriali di supporto alla pianificazione e programmazione dell’uso delle acque, in un’ottica di contenimento dei consumi, e ad approfondire gli aspetti di carattere tecnico-ingegneristico, per fornire agli Enti gestori della risorsa un supporto per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche adottate nei sistemi irrigui. Questo lavoro in particolare, nasce dalla collaborazione tra INEA e Gestione Commissariale ex Agensud, che hanno dato vita al progetto di “Assistenza tecnica e supporto agli Enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche”. Il progetto costituisce la prosecuzione e l’approfondimento di precedenti studi effettuati dall’INEA (“Studio sull’uso irriguo della risorsa idrica, sulle produzioni agricole irrigate e sulla loro redditività”, finanziato con le risorse del QCS 1994-1999 nell’ambito del Programma Operativo Multiregionale “Ampliamento e adeguamento della disponibilità e dei sistemi di adduzione e distribuzione delle risorse idriche nelle regioni dell’Obiettivo 1” – sottoprogramma III, misura 3; studio “Assistenza tecnica nel settore delle risorse idriche” linee C, D ed E del Progetto Operativo, facente parte del “Programma Operativo Nazionale Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema QCS Obiettivo 1 2000-2006” (PON ATAS) – misura 1.2: Azioni di assistenza tecnica e supporto operativo per l’organizzazione e la realizzazione delle attività di indirizzo, di coordinamento e orientamento delle Amministrazioni Centrali), volti a fornire supporto scientifico, tecnico e operativo alla Gestione Commissariale ex Agensud per ampliare e approfondire le conoscenze sull'agricoltura irrigua nelle regioni meridionali, allo scopo di ottimizzare l’uso delle risorse finanziarie disponibili con l’individuazione degli interventi strutturali a maggiore valenza economica. Dal punto di vista operativo il progetto è rivolto principalmente al sostegno dell’attività degli Enti operanti nel settore irriguo – Consorzi di Bonifica ed altri soggetti pubblici – ed è articolato nelle seguenti quattro linee direttrici: - Linea A: studi a carattere territoriale sulle aree irrigue; - Linea B: studi ed indagini sull’utilizzo della risorsa idrica; - Linea C: elementi e linee guida per la progettazione di impianti irrigui; - Linea D: supporto tecnico agli enti concessionari per l’accelerazione degli interventi e per le attività connesse alla gestione degli impianti. III Ciascuna Linea è articolata in diverse Azioni secondo lo schema seguente: Nell’ambito delle diverse Linee del progetto sono state sviluppate le seguenti Azioni: Azione 1 - Uso della risorsa idrica, strutture di distribuzione e tecniche irrigue nelle aree non servite da reti collettive dei Consorzi di Bonifica; Azione 2 – Monitoraggio qualitativo dei corpi idrici utilizzati a scopo irriguo; Azione 4 - Intrusione marina e possibilità di trattamento delle acque con elevato contenuto salino; Azione 5 – Utilizzo delle acque delle reti di bonifica; Azione 6 - Controllo delle perdite nelle reti in pressione; Azione 7 - Utilizzazione a fini naturalistici degli invasi a prevalente uso irriguo; Azione 8 - Linee guida sulla scelta e l’impiego delle apparecchiature idrauliche, sugli impianti di sollevamento, sugli impianti di filtraggio; Azione 11 - Efficienza e sicurezza delle dighe e piccoli invasi; Azione 12 - Supporto all’attività di rendicontazione; Azione 14 - Supporto all’attività di progettazione; Azione 15 - Analisi di rilevanti esperienze di progettazione a livello internazionale. L’azione 11 ha dato luogo a questa ricerca, il cui obiettivo principale è stato quello di fornire un modello collaudato di stima della sedimentazione negli invasi artificiali, che è un fattore di depauperamento quantitativo e qualitativo delle risorse idriche. I sedimenti che vanno ad interrire gli invasi sono generati dall’erosione idrometeorica del suolo o da masse terrose che si originano nei movimenti franosi. Pertanto è necessario conoscere il tasso di produzione di sedimento bacinale al fine di programmare gli interventi di gestione e conservazione di queste risorse. On Lino Carlo Rava Presidente INEA Ing. Roberto Iodice Commissario Ad Acta Ex Agensud InDICe InTRODUzIOne CAPITOLO 1 InqUADRAmenTO DeLL’ATTIvITà 1.1 Le dighe e le problematiche relative all’intervento 5 CAPITOLO 2 meTODOLOgIe DI RILIevO ADOTTATe e nUOvI sTRUmenTI PeR L’InDAgIne BATImeTRICA e seDImenTOmeTRICA 2.1 Operazioni preliminari al rilievo batimetrico e sedimentometrico. 9 2.1.1 Definizione Delle Condizioni Di Misura 9 2.1.2 Individuazione di punti stabili di riferimento per la georeferenziazione delle misure 9 2.1.3 Georeferenziazione dei punti stabili di riferimento mediante allacciamento alla rete GPS IGM 95 9 2.2 Rilievi batimetrici e sedimentometrici 10 2.2.1 Tracciato delle range lines 10 2.2.2 Strumentazione utilizzata 11 2.2.3 Limiti di applicazione della tecnologia sub-bottom profiler 16 2.3 Presentazione dei report standard dei rilievi batimetrici e sedimentometrici ai fini del progetto di gestione degli invasi 16 2.3.1 Contenuti del report 16 2.3.2 Illustrazione del report “tipo” 18 2.4 22 nuovi strumenti per l’indagine batimetrica e sedimentometrica sviluppati 2.4.1 Introduzione 22 2.4.2 Sviluppo del codice di navigazione ShowKea 26 2.4.3 Descrizione del software ShowKea e illustrazioni 27 CAPITOLO 3 ATTIvITà DI RILIevO sU InvAsI PILOTA PeR svILUPPO e TARATURA DeL mODeLLO FLORenCe PeR LA PRevIsIOne DeLL’InTeRRImenTO 3.1 gli invasi e i valori di interrimento 31 3.2 Ubicazione degli invasi pilota 31 3.3 Invasi del sud Italia : applicazione del modello FLORenCe 33 3.4 qualità dei sedimenti 34 3.4.1 Componenti inorganici 35 3.4.2 Componenti organici 38 3.4.3 Carbonio e Sostanza organica 41 V 3.5 Composizione granulometrica e densità dei sedimenti 42 3.6 stima della densità dei sedimenti. 43 CAPITOLO 4 mODeLLO FLORenCe: mOTIvAzIOnI, APPLICAzIOne e RIsULTATI ATTesI 4.1 Inquadramento nel contesto del progetto di gestione degli invasi 45 4.2 Descrizione del modello FLORenCe 46 4.3 natura del dataset e variabili del modello FLORenCe 47 4.4 sovra-apprendimento e generalizzazione 49 4.5 verifica di affidabilità del modello FLORenCe 51 4.5.1 Confronto fra valori osservati ed attesi 51 CAPITOLO 5 PRODUzIOne DeL mODeLLO CALIBRATO FLORenCe2 5.1 verifica di affidabilità del modello FLORenCe 2 60 5.1.1 Confronto fra valori osservati ed attesi 60 5.2 Applicazione del modello FLORenCe2 agli 86 invasi del sud Italia 62 5.3 metodologia applicativa del modello FLORenCe2 64 5.3.1 Preparazione Basi Dati 64 5.3.2 Struttura Base Dati Invasi 64 5.3.3 Struttura Base Dati Bacini 65 5.3.4 estrazione dei bacini idrografici 65 5.3.5 Derivazione dei parametri per il modello FLoReNCe 66 5.3.6 Fonti Dati impiegate 66 5.4 estrazione dei parametri per l’applicazione del modello FLORenCe2 66 5.5 Base dati bacini finale: struttura e stato dell’arte 67 CAPITOLO 6 mODeLLO FLORenCe sU weB 6.1 6.2 Procedura online per l’applicazione semplificata del modello ad uso degli enti gestori, per la preparazione del progetto di gestione degli invasi 69 Istruzioni per l’applicazione del software FLORenCe2 v. 1.0 69 BIBLIOgRAFIA 75 VI IntroduzIone In Italia l’agricoltura irrigua contribuisce per più del 50% alla produzione totale agricola e per più del 60% al valore totale dei prodotti agricoli (OECD, 2006). L’acqua destinata all’agricoltura è poco meno dei due terzi delle risorse idriche nazionali disponibili, circa il 60%, su una superficie che è solo il 21% della superficie totale agricola (EEA, 2009). Un uso così intensivo d’acqua per fini agricoli può indebolire le risorse, portando in alcune aree anche alla definitiva perdita delle risorse irrigue. Le fonti idriche disponibili sono costituite dalle precipitazioni meteoriche, dalle acque superficiali ( fiumi, laghi ed invasi artificiali) e dalle acque sotterranee. Gli invasi artificiali rappresentano una risorsa moderna e costosa (Di Silvio, 1996), ma consentono di accumulare acqua nei periodi di abbondanza, generalmente in autunno ed in inverno, e di rilasciarla in caso di necessità, per uso agricolo, uso potabile o per la produzione di energia-idroelettrica. Dagli inizi del secolo scorso si è assistito ad un rapido incremento nelle costruzioni delle grandi dighe. Attualmente in Europa si contano più di 7.000 grandi invasi artificiali, con una capacità totale che rappresenta il 20% delle risorse di acqua disponibile (EEA, 2009). La FAO stima che l’area totale di superficie irrigata in tutto il mondo sia di circa 389 milioni di ettari. Secondo la Commissione Mondiale sulle Dighe, tra il 30 ed il 40% di quell’area oggi è irrigata grazie alle grandi dighe, più di 45.000 in tutto il mondo, e produce il 10% di cibo e di fibra disponibile oggi nel mondo. Secondo un’indagine su 118 Consorzi condotta dall’Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazione (ANBI), la quasi totalità dell’acqua impegnata per le esigenze irrigue delle aziende viene deviata dai corsi d’acqua (54%) o accumulata all’interno di serbatoi artificiali (38%) dai quali viene successivamente prelevata e distribuita. Le regioni dove è maggiore l’uso di invasi sono l’Umbria ed il Molise (100%), la Sardegna (98%) e la Puglia (97%). Dai dati ANBI si evince che in Italia le opere di irrigazione sono in totale 1.224, 663 traverse e 564 invasi e vasche, per un totale di 2.475 milioni di m3 di acqua. Nel tempo, però, i serbatoi possono perdere parzialmente o totalmente la loro capacità di invaso a causa dell’interrimento. Ed è per questo motivo che bisogna controllare e limitare la sedimentazione nei bacini per permettere la salvaguardia di una risorsa ambientale ed economica. Le cause dell’interrimento vanno generalmente ricercate nelle attività antropiche condotte a monte dell’invaso. Il disboscamento, l’espansione dell’urbanizzazione e l’agricoltura nel tratto a monte, spesso incrementano l’erosione del suolo con il conseguente trasporto ed accumulo di sedimenti nell’invaso. L’entità e la velocità di accumulo dipendono dalle caratteristiche idrologiche del bacino, dal regime fluviale del corso d’acqua intercettato e dalle caratteristiche geomorfologiche del bacino stesso. Il fenomeno dell’interrimento degli invasi artificiali costituisce un grave problema anche a livello mondiale, infatti secondo i dati FAO (2002) circa l’1% del volume totale di acqua immagazzinata nei maggiori bacini idrici del mondo viene perso annualmente a causa della sedimentazione e ciò corrisponde a circa 60 km3 di acqua. L’apporto solido è estremamente variabile, per un notevole numero di serbatoi in Italia si è valutato un apporto compreso tra l’1% ed il 7% della capacità totale; questo significa che in assenza di interventi mirati a limitare gli effetti della sedimentazione la vita media di questi invasi è compresa tra 100 e 15 anni (Bianchini, ENEL). E’ quindi necessario, soprattutto nelle aree in cui la scarsità di acqua è il fattore limitante dello sviluppo, considerare con attenzione il problema della prevenzione dell’interrimento, della sua mitigazione e della riabilitazione degli invasi interriti. 1 Introduzione Gli effetti negativi della sedimentazione vanno distinti in tre gruppi, quelli che si riflettono direttamente sulla struttura, quelli che si riflettono sul corso d’acqua sbarrato e quelli ambientali. I danni potenziali che possono interessare le strutture sono: - riduzione del volume di invaso con conseguente minore capacità di regolazione dei deflussi e di laminazione delle piene; - possibile blocco delle opere di derivazione e degli scarichi di fondo; - abrasione delle opere civili (sfioratori, gallerie) e dispositivi elettromeccanici (turbine e paratoie); - aumento della sollecitazione sulla diga e possibili erosioni localizzate al piede della stessa. Gli effetti sul corso d’acqua sbarrato sono i seguenti: - sovralluvionamento del letto a monte del serbatoio, con possibili maggiori rischi di inondazioni; - abbassamento generalizzato dell’alveo a valle del serbatoio, con possibili erosioni localizzate, pericoli per la stabilità delle infrastrutture e riduzione di apporti solidi verso i litorali. Oltre a questi effetti negativi, spesso ci possono essere delle ripercussioni anche a livello ambientale: - effetti negativi sulla qualità delle acque dei corpi idrici; - danni agli ecosistemi acquatici quali le zone umide, che possono minacciare la produttività e la biodiversità (scomparsa di specie vegetali e riduzione del patrimonio faunistico); - riduzione della possibilità di usi ricreativi di laghi e corsi d’acqua. Le strategie, che si possono attuare per controllare e ridurre le sedimentazione, possono essere suddivise in due categorie: - Strategie finalizzate a ridurre l’ingresso dei materiali nel bacino; - Strategie finalizzate alla rimozione dei materiali accumulati nel bacino. Il primo gruppo di interventi tende a ridurre il volume di sedimenti che raggiungono l’invaso controllando i processi di erosione nel bacino imbrifero a monte del serbatoio. La costruzione di briglie per creare bacini di raccolta dei detriti, la creazione di barriere vegetazionali o di canali bypass costituiscono azioni efficaci per ridurre gli apporti di sedimento nell’invaso. Il secondo gruppo di interventi è finalizzato alla rimozione diretta del materiale che già si è depositato nell’invaso. Esistono diversi metodi per l’asportazione dei sedimenti. Lo svaso prevede lo svuotamento parziale o totale del serbatoio, ma l’abbassamento del livello del lago consente solo ad una limitata quantità di materiale sedimentato in prossimità dello scarico di fondo di andare a valle. Le operazioni di sfangamento hanno invece il fine di eliminare totalmente o parzialmente il materiale accumulato nel serbatoio e possono essere effettuate mediante spurgo (flushing), utilizzando l’acqua come fluido vettore per erodere i sedimenti. Le altre operazioni di sfangamento prevedono l’asportazione di materiale a serbatoio pieno (dragaggio meccanico o idraulico) o a serbatoio vuoto con mezzi meccanici. Le tecniche di dragaggio rappresentano una soluzione di sicura efficacia al problema dell’interrimento, ma comportano dei costi elevati che variano da 10 €/m3 ai 30 €/m3. (Molino, 2004) In alternativa si può procedere prima allo svuotamento totale dell’invaso e poi alla rimozione del sedimento utilizzando escavatori e pale meccaniche. Questa operazione risulta meno costosa per quanto riguarda le spese per i mezzi meccanici, ma nel complesso è più onerosa. In ogni caso, comunque, il materiale rimosso va analizzato, caratterizzato chimicamente, fisicamente e granulometricamente e vanno eseguiti i test ecotossicologici. Se il sedimento è alterato viene sistemato in luoghi opportuni di stoccaggio o portato in discarica; tale opzione comporta un costo considerevole. Il costo dello stoccaggio definitivo è ampiamente variabile. Nel caso di un utilizzo in agricoltura può essere negativo (ad esempio i sedimenti del Nutting Lake; Massachussets-USA, furono venduti a 2,5 €/m3 e i sedimenti del lago Trummen, Svezia, a 3,15 €/m3) 2 Introduzione mentre nel caso di presenza di sostanze tossiche e nocive, il costo di smaltimento può raggiungere circa 41,5 €/m3 (Autorità di Bacino del fiume Po, 2001). Nel caso in cui il sedimento non presenta contaminazioni, esso può essere considerato una risorsa; può risultare di notevole qualità ai fini di un utilizzo in svariati settori, da quello industriale a quello agricolo. In ambito industriale, il sedimento prelevato dal fondale di un invaso artificiale può trovare impiego nella fabbricazione del cemento (Bernardo et al, 2000) in sostituzione della frazione argillosa. Invasi non distanti dalla foce possono essere causa o concausa dei fenomeni di arretramento dei litorali. In questi casi, una volta verificata la compatibilità granulometrica, fisico-chimica, microbiologica e batteriologica dei sedimenti presenti nell’invaso, è possibile trasportare il materiale rimosso nelle zone costiere dove questo può consentire il ripristino delle superfici di sabbia. In ambito agricolo si può utilizzare il sedimento come ammendamento, contribuendo così anche a rallentare, se non arginare, il processo di desertificazione che caratterizza molte aree del mondo. Infatti in uno studio fatto sui sedimenti dell’invaso Camastra (Molino, 2006), si è visto che il suolo ammendato ha un aumento della capacità di immagazzinamento idrico e delle condizioni strutturali del suolo come porosità, infiltrazione, abitabilità dell’apparato radicale. Affinché si preservi un approvvigionamento idrico adeguato sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo è necessario che ci sia una buona gestione dei corpi idrici. La legge principale in materia di risorse idriche è la cosiddetta legge Galli del 1994: con questa legge viene sancito che l’acqua è un bene pubblico. Inoltre questa legge stabilisce che l’acqua deve essere governata ed utilizzata secondo i principi della solidarietà e del risparmio idrico, garantendo prioritariamente l’uso umano, quello agricolo e poi quello industriale. Sempre secondo la legge Galli, l’utilizzo dell’acqua deve avvenire secondo criteri di sostenibilità, garantendo cioè alla popolazione di oggi di fruire del bene senza pregiudicarla alle generazioni future. Per quanto riguarda la tutela delle risorse idriche, una delle norme più importanti è il decreto legislativo n. 152/99, con il quale sono state emanate importanti disposizioni in materia di protezione delle acque dall’inquinamento. Tale decreto si prefigge lo scopo di prevenire e ridurre l’inquinamento, attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati, proteggere in modo adeguato quelle destinate a particolari usi e perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche. Nel 2000 è stata emanata un’importante Direttiva Europea detta “Water Framework Directive”, mediante la quale il problema della crisi idrica è stato affrontato con un approccio nuovo ed opposto alle strategie produttivistiche. La direttiva europea si prefigge l’obiettivo di prevenire le crisi idriche promuovendo l’adozione di apposite strategie di risparmio idrico, tutelando gli ecosistemi idrici così importanti per la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Nel 2006 è stato varato il “Codice dell’Ambiente” (decreto legislativo 152/2006) che ha varato importanti innovazioni in materia di gestione e di tutela delle risorse idriche. Un primo contributo della Direttiva è quello di stabilire tempi, scadenze, modalità per una ricognizione della quantità e della qualità delle acque e degli usi che devono essere economicamente e socialmente giustificati; quindi il costo di recupero di un metro cubo d’invaso “annullato” dall’interrimento tende ad essere competitivo con il costo dello stesso metro cubo “creato” per mezzo di una nuova diga. Diventa fondamentale riconsiderare ex-novo la gestione dei sedimenti intercettati dai serbatoi, l’obiettivo sarà quello di trasformare gli invasi a vita limitata in infrastrutture durature, utilizzabili dalle generazioni future. I cambiamenti climatici stanno causando un graduale aumento della temperatura ed alterando la distribuzione della piovosità; questo processo comporta un certo impatto sul ciclo dell’acqua e sugli ecosistemi. Questo ci deve condurre a combattere contro le cause di questi fenomeni ed ad anticipare strate3 Introduzione gie di gestione dell’acqua per il futuro. L’aumento della richiesta di acqua per l’irrigazione potrebbe raggiungere il 20% in più rispetto alla situazione attuale con un aumento della competizione nell’uso dell’acqua tra utenze civili, industriali ed agricole. Per le emergenze idriche, ogni comprensorio irriguo dovrebbe avere un proprio piano di gestione per affrontare la siccità minimizzando i danni. In queste situazioni prima di richiedere nuovi ed ulteriori accumuli d’acqua, sarebbe necessario ed opportuno organizzare una gestione ragionata dell’emergenza, attuando una buona gestione dei bacini artificiali in modo da fornire i quantitativi d’acqua richiesti, preservare e migliorare la qualità delle acque irrigue. Per preservare le risorse idriche in modo da contrastare i periodi di siccità, è opportuno attuare una più attenta gestione delle esistenti risorse non rinnovabili, come sono appunto i bacini artificiali. La scarsa disponibilità di nuovi volumi di invaso rende sempre più conveniente la conservazione di quelli esistenti e ciò porta a cercare di allungare il periodo di vita utile dei serbatoi, cercando di prevenire la sedimentazione all’interno dei bacini. Con la presente attività di ricerca si è voluto definire una metodologia per rilevare l’interrimento degli invasi artificiali al fine di pianificare gli interventi necessari a ridurre i fenomeni di erosione e deposito all’interno dei bacini idrografici, e per programmare le attività di gestione e conservazione della risorsa idrica. Lo studio è organizzato come segue. Nel capitolo 1 si presenta una descrizione delle attività che sono state svolte all’interno del Progetto. Il capitolo 2 presenta le metodologie dei rilievi bato-sedimentometrici adottate nelle campagne di rilievo e descrive la strumentazione utilizzata in campo. Il capitolo 3 descrive l’attività di campagna che si è svolta nelle regioni obiettivo1: vengono descritte tutte le fasi, da quelle preliminari al rilievo in campo, alle analisi effettuate sui sedimenti prelevati dai fondali lacustri. I rilievi di campo sono stati effettuati per sviluppare e tarare il modello “Florence” che serve per una stima dell’interrimento nei bacini artificiali. Il capitolo 4 illustra il modello “Florence” e presenta i risultati della stima dei volumi sedimentometrici derivati dall’applicazione del modello su un database di bacini artificiali. Nel capitolo 5 si presenta il modello “Florence2” che è un miglioramento del precedente modello, perché introduce ulteriori variabili nei dati di input. Il capitolo 6 descrive la procedura di applicazione dei modelli “Florence”e “Florence2” su web. 4 CapItolo 1 Inquadramento dell’attIvItà 1.1 le dighe e le problematiche relative all’interrimento Le “grandi dighe”, definite dalla legge 21 ottobre 1994, n. 584 come opere di sbarramento di altezza maggiore di 15 metri o che determinano un volume di invaso superiore ad un milione di metri cubi, sono circa 555 di cui 494 in esercizio, con capacità potenziale di invaso di circa 10.854 Mm3. Il numero dei piccoli invasi, secondo differenti stime, è compreso fra 8.843 e 15.400, con capacità potenziale di invaso complessiva dell’ordine di 300 Mm3 (tabella 1). tabella 1. numero di invasi in Italia, suddivisi per regione Regioni Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale Numero invasi da telerilevamento Grandi invasi Piccoli invasi 631 146 111 150 1058 26 266 27 122 754 114 606 60 392 1664 1741 49 843 23 60 8843 15 16 26 16 26 11 21 15 75 17 8 58 8 56 51 58 36 13 11 18 555 616 130 85 134 1032 15 245 12 47 737 106 548 52 336 1613 1683 13 830 12 42 8288 La capacità totale di invaso è una risorsa scarsamente rinnovabile e le problematiche di impatto ambientale derivanti dalla realizzazione dei serbatoi riducono notevolmente il numero di aree idonee alla realizzazione di nuovi invasi (Penta, 1980). Ciò vale sia per i grandi invasi che per i laghi di medie e piccole dimensioni. Si stima che in Italia il tasso potenziale di interrimento nei grandi invasi sia compreso fra un valore minimo dello 0,1% ed un massimo dell’1%, rispettivamente in condizioni di bacino idrografico boscato o ad agricoltura intensiva. Negli invasi di medie e piccole dimensioni questi valori variano fra 0,3% e 2%. Considerando ambedue le tipologie di invasi, la perdita di capacità di invaso annua media risulterebbe di circa l’1,59%. (Gazzolo e Bassi 1961, Chisci 1986, Bazzoffi et al. 1989, Bazzoffi e Chisci 1995, Chisci e Bazzoffi 1995). 5 Capitolo 1 In una indagine condotta su 13 grandi serbatoi situati in Sicilia, è stata rilevata una notevole perdita di capacità di invaso a causa dei depositi sedimentari, che è passata da 489 Mm3 a 432 Mm3; pari a una perdita complessiva di circa il 12% del volume (Tamburino et al., 1989; Barbagallo e Tamburino, 1989). In uno studio condotto su 268 grandi dighe costruite in Italia negli ultimi 50 anni è stato dimostrato che l’1,5% risultavano interrite completamente; il 17,5% erano interrite del 20% ed il 4,5% avevano perso il 50% della capacità d’invaso (Tomasi 1996). Oltre alla considerazione dei costi elevati di sfangamento, è necessario tenere presente che i sedimenti appena rimossi dal fondo dei laghi sono, in larga misura, anaerobici, con alte concentrazioni di ferro e manganese solubili (forme ridotte), di S--, S- e H2S (Pearsall 1920; Barko et al. 1986; Nichols 1992). Essi, pertanto, risultano fortemente tossici per le piante e possono causare problemi di impatto ambientale (Tomasi 1996); cosicché spesso si ricorre ad un rimedio temporaneo, spostandoli dalla zona prossima alla diga, ove creano i maggiori problemi alle opere idrauliche, a zone più lontane all’interno del medesimo invaso. Come mostrato in tabella 1, in Italia i laghetti collinari sono più di 8000, con una capacità di invaso complessiva di appena il 3% di acqua rispetto ai grandi serbatoi. Nonostante ciò, queste riserve d'acqua sono importanti per la loro polifunzionalità e per la dislocazione strategica sul territorio; essendo presenti in quelle zone della collina seccagna, ove l’acqua non è facilmente reperibile e l’adduzione da grandi invasi sarebbe troppo costosa. Oltre alla funzione originaria di riserva idrica per il sostegno della produzione agricola in collina, attribuita originariamente ai laghi di medie e piccole dimensioni, oggi a queste risorse vengono riconosciute altre funzioni ambientali, fra le quali prevalgono: la difesa antincendio, gli aspetti ricreativi e paesaggistici, l’incremento della biodiversità e l’eventuale regimazione delle piene in ambito locale. Queste componenti assumono una rilevanza tale da giustificare la conservazione e l’incremento del numero dei laghi nelle aree collinari del Paese. La realizzazione di nuovi laghetti collinari e la manutenzione di quelli esistenti è oggi incoraggiata da contributi pubblici. Infatti molti programmi regionali attuativi della PAC prevedono la tutela del patrimonio forestale, anche attraverso la disponibilità di invasi per l’approvvigionamento di acqua contro gli incendi. In relazione all'enorme importanza delle risorse idriche nel contesto delle attività umane, la sedimentazione negli invasi artificiali, quale fattore di depauperamento quantitativo e qualitativo di tali risorse, desta notevoli preoccupazioni. I sedimenti che vanno ad interrire gli invasi sono generati dall’erosione idrometeorica del suolo o da masse terrose che si originano nei movimenti franosi. Pertanto è necessario conoscere il tasso di produzione di sedimento bacinale al fine di programmare gli interventi di gestione e conservazione di queste risorse. Sulla base di queste premesse, l’attività di ricerca dell’azione 11 del progetto è stata finalizzata sui seguenti obiettivi: 1) Fornire un modello collaudato di stima della sedimentazione negli invasi, attraverso la calibrazione e la riformulazione di un precedente modello previsionale denominato FLORENCE in modo da renderlo maggiormente adatto alla previsione della sedimentazione negli invasi di medie dimensioni (comprese fra 100.000 e 1.000.000 m3). 2) Rilevare la sedimentazione occorsa in un gruppo di invasi-pilota con la duplice finalità: a) della calibrazione del modello FLORENCE 2, b) di supportare l’attività degli enti gestori nella redazione del Progetto di Gestione (art. 114 D.Lgs 3 aprile 2006 n. 152 e Decreto MATTM 30 giugno 2004). L’attività della linea è stata realizzata attraverso le seguenti fasi: 6 Capitolo 1 1. Definizione ed individuazione degli invasi-pilota da rilevare per ampliare il dataset di misure necessarie alla calibrazione/validazione modello nelle Regioni Meridionali; 2. Recupero permessi di accesso, preparazione documentazione preliminare ed effettuazione delle campagne di rilevo degli invasi-pliota; 3. Elaborazione dati rilevati e interpretazione dei profili e delle tracce da rilievo ecoscandaglio con creazione del dataset di punti bato-sedimentometrici per ogni invaso-pilota. Spazializzazione dati e creazione reportistica per ogni invaso-pilota; 4. Creazione della base dati invasi del sud comprensiva di: a) invasi rilevati; b) invasi su cui applicare il modello FLORENCE; 5. Definizione geografica dei bacini imbriferi degli invasi su cui applicare il modello in tutte le Regioni Meridionali; recupero parametri di input per il modello FLORENCE sui bacini scontornati. 6. Applicazione del modello e restituzione dei risultati. 7 CapItolo 2 metodologIe dI rIlIevo adottate e nuovI strumentI per l’IndagIne batImetrICa e sedImentometrICa 2.1 operazioni preliminari al rilievo batimetrico e sedimentometrico Prima dell’effettuazione dei rilievi. Su ciascun invaso si sono condotte le seguenti operazioni preliminari: 1) Ricognizione delle sponde e dei punti di accesso; 2) Definizione delle condizioni di misura; 3) Individuazione dei punti stabili di riferimento per la georeferenziazione delle misure, 4) Allacciamento dei punti stabili di riferimento alla rete geodetica GPS IGM95. Le attrezzature fondamentali utilizzate sono le seguenti: 1) Barca in alluminio a fondo piatto o Battello gonfiabile trasportato da Jeep; 2) Ecoscandaglio Knudsen 320BP con funzione di profilatore eco di sottofondale (sub-bottom profiler); 3) Sistema di georeferenzazione GPS geodetico RTK Leica 1200; 4) Benna per il prelievo di sedimenti. 2.1.1 Definizione delle condizioni di misura Durante lo svolgimento delle campagne di misura, i valori batimetrici sono stati riferiti alla quota altimetrica dello specchio libero dell’invaso. Tali valori sono stati successivamente riportati alla quota di invaso indicata dall’ente gestore (quota di sfioro, coronamento ecc.). Inoltre, poiché le misure eseguite con l’ecoscandaglio sono riferite al pelo libero dell’acqua, si è registrato, nel corso dei rilievi batimetrico-pachimetrici, l’andamento delle oscillazioni del livello idrico per poter correggere, in fase di elaborazione dei dati, le profondità relative rilevate dall’ecoscandaglio riferirle all’altimetria indicata dall’ente gestore (m s.l.m.). 2.1.2 Individuazione di punti stabili di riferimento per la georeferenziazione delle misure Il sistema di posizionamento plano-altimetrico utilizzato per l’allacciamento dei rilievi è di tipo satellitare GPS (Global Position System). Tale sistema si basa su coordinate spaziali riferite all’ellissoide WGS84 che richiedono una rototraslazione per il passaggio ad una qualsiasi altra rappresentazione cartografica piana. Nel nostro studio è stata adottata la rappresentazione conforme di Gauss o proiezione UTM (Universal Trasversal Mercator) standard che consente di posizionare nel piano qualsiasi punto in coordinate metriche rettangolari o cartesiane. 2.1.3 Georeferenziazione dei punti stabili di riferimento mediante allacciamento alla rete GPS IGM 95 La georeferenziazione assoluta delle basi individuate a terra (materializzate con chiodi o altri segnali topografici) ha richiesto la conoscenza di elementi della rete GPS IGM 95 localizzati nell’area di indagine, possibilmente entro un raggio di 10 km. Le informazioni riportate sulle monografie relative ai vertici GPS IGM 95 hanno consentito di effettuare con precisione (grazie ai parametri sito specifici di 9 Capitolo 2 passaggio tra i diversi sistemi geografici di riferimento riportati sulla monografia) la rototraslazione dal sistema WGS84 al sistema UTM utilizzato per la georeferenziazione dei rilievi. Per allacciare i punti stabili di riferimento al sistema UTM, si è operato nel seguente modo: - come prima operazione si è provveduto all’acquisizione dei punti GPS IGM 95, scelti tra i più prossimi al bacino da rilevare, di cui almeno 2 collegati a capisaldi della rete altimetrica nazionale, in modo da approssimare al massimo le quote altimetriche ellissoidiche misurate con GPS a quelle geoidiche locali s.l.m. - Scelto un punto di stazione presidiato e sicuro, lo si è materializzato con apposito contrassegno. - Mediante centramento forzato si è messa in stazione l’antenna del ricevitore base GPS sul punto individuato e contrassegnato. Con il ricevitore rover si è provveduto a stazionare su uno o più capisaldi di riferimento presso la diga e sulle sponde dell’ invaso, ove ha stazionato la stazione base per l’esecuzione del rilievo batimetrico-pachimetrico di dettaglio, nell’ambito della stessa sessione di misure. - La sessione di misure di inquadramento è stata effettuata con il metodo statico: metodo in cui le misure acquisite dalla base e quelle acquisite dalla rover hanno la stessa valenza, per cui si può ottenere la massima precisione (1+2 ppm), con tempi di stazionamento di non oltre 30 minuti. Completata la sessione di misure in campo, si è proceduto al post processo delle baseline tramite il software Leica GeoOffice, ottenendo un sistema radiale rigido a compensazione lineare in coordinate ellissoidiche WGS84. 2.2 rilievi batimetrici e sedimentometrici 2.2.1 Tracciato delle range lines Per l’acquisizione delle batimetrie e delle pachimetrie sedimentarie si è seguito la metodologia universalmente nota del rilievo con ecoscandaglio su punti regolarmente distanziati lungo sezioni trasversali agli assi principali del lago individuate sulla base della cartografia esistente. Questa metodologia, (denominata Range method) consigliata dal Corpo degli Ingegneri Civili Americani (U.S.D.A., 1979) resta ancora valida, anche se i moderni sistemi satellitari GPS (Global Positioning System) per la definizione delle coordinate dei punti di rilievo (Figura 1), consentendo l’acquisizione di un elevatissimo numero di punti in tempi molto rapidi, permettono di svincolarsi da una maglia di rilievo eccessivamente rigida. Figura 1. (a) rilievo dei punti bato-pachimetrici per mezzo del profilatore echosounder di sotto-fondale e del sistema satellitare gps. (b) schema di rilievo di un lago. 10 Capitolo 2 2.2.2 Strumentazione utilizzata Nella figura 2 viene mostrato l’ecoscandaglio subbottom profiler 320BP (Knudsen Engineering) ed il trasduttore 200/28 kHz usati per i rilievi. Nella figure 3, 4, 5 e 6 sono illustrate le attrezzature utilizzate per la navigazione e per la georeferenziazione. Figura 2. ecoscandaglio sub-bottom profiler 320bp e trasduttore 200/28 kHz usati per i rilievi Figura 3. Il trasduttore montato sotto una tavola da surf consente il mantenimento della verticalità del beam. In linea di massima si è proceduto stabilendo uno o più allineamenti base ben individuabili attraverso capisaldi di riferimento. Spostandosi lungo la sezione con una barca attrezzata, il rilievo viene effettuato su punti aventi una distanza massima pari alla distanza che intercorre fra sezione e sezione. La determinazione della profondità dell'acqua e dello spessore dei sedimenti avviene per mezzo di profilatore Sonar di sotto-fondale abbinato al GPS. In pratica, stazionando su ciascun punto della maglia di rilievo per il tempo necessario all’acquisizione del dato GPS in modalità “stop and go”, si acquisiscono sia la posizione che gli spessori bato-pachimetrici di stazione attraverso un Ping echo in grado di penetrare nel pacco sedimentario e di rilevare la differenza di densità del sedimento rispetto al fondo originario. 11 Capitolo 2 Figura 4. barca attrezzata utilizzata per i rilievi Alle misure eco si sono aggiunte alcune misure di profondità dell'acqua mediante una rotella metrica munita all’estremità di un disco di ferro, di forma e dimensioni tali da consentire di percepire con notevole precisione il raggiungimento del livello del sedimento. Questa operazione deve essere effettuata per verificare la funzionalità del profilatore durante tutta la campagna di rilievo e per operare le opportune calibrazioni relative alla trasmissione del segnale in funzione della densità e della temperatura dell’acqua. Il rilievo della linea di sponda è stato effettuato da immagini satellitari di buona qualità e dettaglio attraverso la digitalizzazione a video in ambiente GIS. È comunque necessaria la conoscenza della data di acquisizione delle immagini, al fine di poter attribuire la quota esatta alla linea di sponda. Quota che viene dedotta direttamente dalle registrazioni effettuate dal personale di guardia della diga. Durante il rilievo si sono prelevati campioni di sedimento in vari punti dell’invaso, per la determinazione delle caratteristiche fisico chimiche. Nel presente studio si è utilizzata una benna campionatrice a strascico (Figura 7) ed una benna Ekman (Figura 8), interamente realizzata in acciaio inox al fine di non inquinare il campione sedimentario con residui di ruggine. Figura 5. zattera attrezzata di proprietà enas utilizzata per i rilievi sugli invasi sardi 12 Capitolo 2 Terminati i rilievi in campo si è proceduto all’interpretazione delle tracce Sonar. In questa operazione l'esperienza dell'operatore riveste una particolare importanza. La traccia eco, infatti, mette in evidenza una differente permeabilità sonora in relazione alla densità del mezzo attraversato ed il riconoscimento dell’interfaccia fra il fondo originario ed il sedimento non sempre é di facile interpretazione. L’acquisizione degli spessori di sedimento è stata effettuata in ambiente ArcView 3.2, creando uno shapefile dei punti all’interfaccia acqua-sedimento sui marker rilevati in campo (punti rossi di figura 9). Successivamente lo shapefile è stato duplicato ed i punti della replica sono stati editati con il comando drag, trascinandoli all’interfaccia sedimento-fondo originario (punti gialli della medesima figura 9). Nella figura 10 si riporta un esempio di interpretazione dello spessore sedimentario. Nelle seguenti figure sono mostrate alcune tracce eco di diversa struttura, al fine di esemplificare la complessità e la diversità dei fondali dei 21 invasi rilevati. Figura 6. georeferenziazione dei punti di rilievo tramite gps differenziale rtK leica 1200 Figura 7. benna campionatrice a strascico 13 Capitolo 2 Figura 8. benna campionatrice tipo ekman usata da enas negli invasi sardi Figura 9. esempio di interpretazione e digitalizzazione della traccia sub-bottom profiler. 14 Capitolo 2 Figura 10. esempio di interpretazione dello spessore sedimentario in un tributario sommerso dell’invaso santa rosalia (rg).* * Il tracciato corrisponde alla sezione evidenziata in giallo sulla planimetria sovrimposta all’ortofoto. Figura 11. tracciato eco di una sezione trasversale dell’invaso pertusillo.* * Si noti la valle sommersa del fiume Agri, riempita di sedimenti (spessore > 6 m). 15 Capitolo 2 2.2.3 Limiti di applicazione della tecnologia sub-bottom profiler La tecnologia sub-bottom profiler ha alcuni limiti: 1) I profilatori di sottofondale non penetrano la roccia, i massi, la ghiaia, le tasche gassose; 2) Le caratteristiche dei sedimenti variano da invaso ad invaso e da zona a zona all’interno del medesimo invaso, determinando risposte eco variabili (interpretazione esperta); 3) Se il sedimento è rimasto all’aria e si è consolidato potrebbe non essere distinguibile; 4) La precisione nella determinazione degli spessori è variabile (con 28 kHz è intorno a 10 cm); 5) Non si può distinguere ciò che non è distinguibile (es: sedimento di sponda lavorato con l’aratro). Generalmente i sedimenti che si depositano nei pressi della diga posseggono una natura limosoargillosa con rara presenza di sabbie fini; pertanto la metodologia risulta applicabile nella maggioranza dei casi. Una volta associati a ciascuna posizione GPS i valori batimetrici e pachimetrici, i punti di rilievo e i punti rilevati sulla linea di massimo invaso vengono combinati in un unico data-set di posizioni. Si ottengono così tre files di punti ASCII (X,Y,Zm): uno della profondità dell'acqua (batimetria) uno per lo spessore del sedimento (X,Y,Zp) ed uno della profondità originaria dell'acqua riferita all'entrata in esercizio (X,Y,Z0), derivato dalla somma dei valori di spessore di acqua e di sedimento (Z0=Zm+Zp). Dai files così ottenuti si ricavano, in ambiente ArcGis, i grid derivanti dall’interpolazione e la relativa rappresentazione grafica. Con l'applicazione di un programma di analisi geostatistica o attraverso la classica interpolazione topografica si possono ottenere: 1) la restituzione geografica delle curve iso-batimetriche attuali; 2) le curve iso-pachimetriche del sedimento e le curve iso-batimetriche originarie del serbatoio. I files GRD vengono infine utilizzati per la determinazione delle due curve di regolazione (Quotevolumi) dell’invaso; ovvero della curva originaria e di quella alla data del rilievo (entrambe riferite al massimo invaso o alla quota desiderata dal gestore dell’invaso). 2.3 presentazione dei report standard dei rilievi batimetrici e sedimentometrici ai fini del progetto di gestione degli invasi Fra i risultati metodologici acquisiti, di particolare importanza è la standardizzazione sia delle operazioni di rilievo della sedimentazione sia della preparazione dei report di presentazione dei risultati acquisiti. Si ritiene opportuno indicare brevemente un “modello tipo” di report che, se adottato su vasta scala negli studi necessari alla preparazione dei progetti di gestione degli invasi italiani, contribuirebbe alla creazione di una repository nazionale coerente con le esigenze dettate dal Decreto Legislativo 3 Aprile 2006 n. 152 e dal Decreto MATTM 30 giugno 2004. 2.3.1 Contenuti del report Il report dovrebbe contenere: 1) Una copertina (fig. 12) con un cartiglio che contenga: a) il nome dell’invaso; b) la data dei rilievi ; c) la proiezione geografica di riferimento; 16 Capitolo 2 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) d) il nome della ditta o dell’Ente che ha effettuato i rilievi; e) una fotografia che identifichi visualmente l’invaso. Un’immagine degli strumenti usati per i rilievi; L’indice del report; Le caratteristiche salienti dell’invaso utili alla comprensione dei risultati; La sintesi dei risultati fra cui il volume totale di sedimento alla data del rilievo, il volume totale dell’invaso all’origine ed il volume totale residuo alla data del rilievo. I suddetti totali volumi dovranno essere riferiti ad una quota di interesse dell’ente gestore (es: massima regolazione, massimo invaso ecc.); La quota dello specchio dell’invaso alla data dei rilievi in m s.l.m. Qualora le quote rilevate in campo differissero da quelle dichiarate in diga o da quelle dei documenti di riferimento se ne farà menzione nel report. Comunque le quote rilevate (es: coronamento, massima/minima regolazione ecc.) dovranno essere forzate su quelle dei suddetti documenti di riferimento, al fine di non creare pericolose confusioni che potrebbero indurre l’ente gestore ad errori nella erogazione dei volumi d’acqua agli utenti; Una figura georeferenziata che identifichi su foto aerea o satellitare la posizione dei punti di rilievo (figura 13); Una figura georeferenziata che identifichi su foto aerea o satellitare la batimetria originaria dell’invaso, riferita ad una quota significativa (es: alla massima regolazione o al massimo invaso) (figura 14); Una figura georeferenziata che identifichi su foto aerea o satellitare la batimetria dell’invaso alla data del rilievo, riferita ad una quota significativa (es: alla massima regolazione o al massimo invaso) (figura 15); Una figura georeferenziata che identifichi, su foto aerea o satellitare, gli spessori sedimentari all’interno dell’invaso alla data del rilievo (figura 16); Un grafico che riporti le curve di regolazione originaria e al momento del rilievo (curva delle quote vs. volumi) (figura 17); Il libretto delle quote e dei volumi invasati in forma numerica (figura 18); La tabella dei punti di rilievo contenente, per ciascun punto, le coordinate piane nel sistema WGS84 UTM, la batimetria riferita ad una quota significativa di interesse dell’ente gestore (es: alla massima regolazione o al massimo invaso), lo spessore del sedimento, la quota originaria e la quota al momento del rilievo del fondo dell’invaso (figura 19). 17 Capitolo 2 2.3.2 Illustrazione del Report “Tipo” Nelle figure che seguono sono esemplificati i contenuti del report. Figura 12a. Frontespizio del report con Cartiglio identificativo Figura 12b. strumenti utilizzati 18 Capitolo 2 Figura 13. Illustrazione dei punti di rilievo su foto (da google earth) Figura 14. batimetria originaria riferita ad una quota significativa (generalmente la massima regolazione) 19 Capitolo 2 Figura 15. batimetria riferita alla data del rilievo, riferita ad una quota significativa (generalmente la massima regolazione) Figura 16. Curve di regolazione: originaria e alla data del rilievo batimetrico. quote-volumi 20 Capitolo 2 Figura 17. spessori di sedimento alla data del rilievo Figura 18. libretto dei volumi e delle aree alle diverse quote al passo di 1 cm 21 Capitolo 2 Figura 19. libretto dei punti di rilievo bato-sedimentometrico, georeferenziati, con batimetria e spessore del sedimento. 2.4 nuovi strumenti per l’indagine batimentrica e sedimentometrica sviluppati 2.4.1 Introduzione Le metodologie classiche di rilievo dei sedimenti depositatisi negli invasi sono sostanzialmente tre: a) carotaggi su una griglia di punti ed interpolazione degli spessori; b) confronto di modelli digitali delle quote del fondo dell’invaso; c) rilievo diretto pachimetrico stratigrafico degli spessori, tramite ecoscandaglio (profilatore di sottofondale). Nonostante le tre metodologie differiscano molto fra loro, esse hanno in comune sia la necessità della corretta esecuzione del lavoro in campagna; ovvero l’acquisizione ottimale, riguardo al numero e alla posizione, dei punti di rilievo, sia la necessità di verificare se i valori di spessore acquisiti sono realistici o meno. Il primo dei tre metodi confronta il modello digitale delle quote del fondo dell’invaso dopo “n” anni dall’entrata in esercizio con il modello del fondo prima che iniziasse la deposizione dei sedimenti. Le quote del fondo attuale vengono generalmente acquisite con un sonar ad alta frequenza (almeno 200 kHz, per una buona definizione dell’interfaccia acqua-sedimento)(fig. 20); mentre le quote del fondo originario vengono acquisite dalla cartografia a curve di livello originaria (Figura 21). La sottrazione delle quote determina lo spessore dei sedimenti su ciascun nodo della griglia (Figura 22). Nello svolgimento del lavoro si è riscontrato che la planimetria originaria non è sempre disponibi22 Capitolo 2 Figura 20. esempio di rilievo del fondo attuale Figura 21. planimetria originaria 23 Capitolo 2 Figura 22. sottrazione dei modelli digitali delle quote e calcolo degli spessori le oppure è di scarsa qualità. I problemi più frequenti relativi all’utilizzo delle planimetrie originarie in possesso degli enti gestori degli invasi consistono nell’eccessiva equidistanza delle curve di livello; nella mancanza di informazione sui materiali e sui metodi di rilievo delle quote e sul metodo di interpolazione adottato. Spesso le planimetrie sono cartacee (soggette a deformazione) e mancano di georeferenziazione; per cui l’esatta sovrapposizione su foto aerea o su immagine satellitare risulta compromessa. In genere le planimetrie originarie derivate da aerofotogrammetria sono affette da un errore insito nella metodologia per la loro realizzazione; che dipende dalla quota di volo e dagli strumenti usati per la fotorestituzione. Nella figura 23 viene mostrata la relazione approssimativa fra la scala della cartografia e l’errore atteso sulle quote delle curve di livello. Tale relazione è stata ricavata utilizzando a) la formula che lega la scala dei fotogrammi alla scala della carta; b) la formula che lega l’altezza del volo alla scala dei fotogrammi e la formula che lega l’altezza di volo all’errore atteso: sf = k√sc Dove Sf = Scala media dei fotogrammi (es: 1:8000); k = Fattore variabile fra 200 e 300 in rapporto al restitutore utilizzato; Sc = Scala della carta (es: 1:10.000). H= s · F 24 Capitolo 2 Dove: H = quota di volo (in metri) per ottenere una determinata scala Sc (es: 1:10000); F = focale della camera di ripresa aerea, espressa in metri; S = scala dei fotogrammi (es: 1:8.000). p = 2,5 .10-4 H Dove: P = errore atteso (in metri) relativamente alle quote riportate sulla carta; H = quota di volo. Figura 23. relazione approssimativa fra la scala della cartografia e l’errore atteso sulle quote delle curve di livello. Una dimostrazione del calcolo degli errori teorici è riportato nella figura 24. Essa mostra la comparazione fra la linea di sponda dell’invaso Piano della Rocca (SA) a quota 113 m s.l.m. e l’isoipsa 113,00 estratta da DWG (linea rossa). Si nota chiaramente come la quota della curva di livello non coincide con la linea di sponda (che delinea una isoipsa naturale). L’isoipsa della cartografia numerica CTR in scala 1:5000 (in rosso) in alcune zone appare più arretrata nell’entroterra, mentre in altre zone si trova all’interno dello specchio del serbatoio. In conclusione: la comparazione di un DEM molto preciso da rilievo sonar con un DEM derivato da una planimetria originaria scadente determina errori molto grossolani nel calcolo degli spessori di sedimento. I problemi si acuiscono sui fondali scoscesi dove maggiore è la mancanza di precisione plano-altimetrica delle curve di livello. 25 Capitolo 2 Figura 24. evidenziazione dell’errore di determinazione e le quote da planimetria originaria.* Comparazione fra la linea di sponda dell’invaso Piano della Rocca (SA) a quota 113 m s.l.m. e l’isoipsa 113,00 estratta da DWG (linea rossa). Pertanto la comparazione dei modelli digitali del fondo dell’invaso sono sicuramente affetti dagli errori che derivano dai limiti di precisione delle quote della planimetria originaria. Disporre della planimetria originaria del fondo dell’invaso prima dell’entrata in esercizio è comunque indispensabile anche nella metodologia sub-bottom profiling con ecoscandaglio. 2.4.2 Sviluppo del codice di navigazione SHOWKEA Per eseguire il rilievo batimetrico e sedimentometrico con ecoscandaglio degli invasi artificiali occorre rispettare alcune condizioni fondamentali. Oltre all’inquadramento e alla georeferenziazione plano-altimetrica, di cui al precedente capitolo, occorre che venga effettuata una rapida “semina” di punti di rilievo in numero tale da rappresentare in modo sufficiente il fondo dell’invaso. È bene che il rilievo venga concluso in tempi rapidi, affinché non varino eccessivamente le condizioni di quota dell’invaso e di temperatura dell’acqua; inoltre è necessario che il numero di punti rilevati non sia ridondante, al fine di non rendere eccessivamente onerosa la fase di interpretazione delle tracce del sub-bottom profiler. Nel presente lavoro, inizialmente si è provato ad utilizzare il software Hypack Max. Si tratta di un prodotto molto conosciuto nel settore della navigazione marina e soprattutto dei dragaggi in acque costiere. Dopo alcuni tentativi deludenti si è preferito abbandonare l’uso del suddetto software e si è sviluppato un codice molto versatile ed adatto agli scopi del rilievo degli invasi italiani. Attualmente esistono molte applicazioni che integrano le informazioni provenienti di da un sistema di raccolta ed analisi dati con le informazioni di localizzazione provenienti da un GPS. Nella presente ricerca era necessario costruire un sistema che integrasse le informazioni provenienti da un ecoscandaglio doppia frequenza Knudsen 320BP con i dati posizionali di un GPS Leica 1200 26 Capitolo 2 RTK e nello stesso tempo permettesse la costruzione di sistema di visualizzazione e navigazione all'interno di un invaso. Per questa specifica integrazione esistono solo poche applicazioni le quali sono oltretutto specializzate per applicazioni di ricognizione in alto mare e quindi ben difficilmente si prestano all'uso specifico in aree limitate come quelle dei laghi. Non solo, ma tali software non prevedono veri sistemi di navigazione, in quanto questi sono demandati alla strumentazione presente nelle imbarcazioni d'altura. Per questo è nata l'esigenza di sviluppare un software denominato Showkea (mostra i files SCII con estensione Kea generati dall’ecoscandaglio Knudsen) con funzionalità idonee a risolvere tutte le problematiche che si sono presentate in campo. Tali funzionalità sono qui elencate: • Integrazione dei dati batimetrici prodotti dallo strumento Knudsen 320BP con i dati posizionali del GPS. • Capacità del codice Showkea di leggere i file prodotti dallo strumento Knudsen, sia durante la loro creazione che durante l'elaborazione successiva, senza interferire con le funzionalità dell’ecoscandaglio. • Convertire i file letti in altri formati utili ad ulteriori elaborazioni. • Visualizzare su una immagine satellitare o aerea, durante la navigazione, i punti battuti e i punti di rilievo bato-sedimentometrico (mark-point) che vengono inseriti dall'operatore. • Visualizzare, al termine del lavoro o in fasi intermedie, l’insieme dei punti battuti. • Permettere, durante la navigazione, la visualizzazione della localizzazione dell’imbarcazione, la direzione attuale, la profondità rilevata dall’ecoscandaglio, la velocità assoluta dell'imbarcazione e la pendenza reale del fondo. • Definire un sistema di navigazione semplice tale da permettere la costruzione di una griglia di punti a passo costante. • Possibilità di inserire una qualsiasi foto planimetrica non georeferenziata come base di visualizzazione del punto barca. • Possibilità di funzionare con un hardware leggero ed in assoluta indipendenza dal sistema operativo. • Utilizzo di un sistema di sviluppo assolutamente standard ed open source quale è Java 1.6 di SUN su piattaforma di sviluppo sempre open source Eclipse. • Possibilità di funzionare su dispositivi hardware semplici con qualsiasi sistema operativo quali Windows XP, Vista e Linux. Quest’ultimo sistema ha mostrato i migliori risultati sia in termini di prestazioni che di fruibilità. 2.4.3 Descrizione del software SHOWKEA e illustrazioni Il software ha una interfaccia semplicissima che rispecchia la necessità di non utilizzare il mouse durante la navigazione. Tutti i comandi necessari durante la navigazione utilizzano principalmente i tasti funzione e le frecce del cursore. Nella Figura 25 sono mostrate le informazioni fornite da SHOKHEA durante la navigazione. Nella Figura 26 è mostrata l’importante funzionalità di contrasto/solarizzazione dell’immagine di sfondo, che consente di superare le difficoltà visuali dovute al riflesso dello schermo quando è colpito dalla luce solare. 27 Capitolo 2 Figura 25. Informazioni fornite da sHoWKea durante la navigazione.* * A=nome progetto, B=identificativo ultimo markpoint, C=ora, D=direzione assoluta rispetto al Nord, E=direzione rispetto al markpoint precedente, F=distanza dal prossimo markpoint, G=profondità del fondo, H=velocità in km/ora, I=pendenza del fondo, L=comando di esportazione dei punti, M=Autocentramento, N=zoom, 0=diametro del cerchio di rilevamento, P=fattore di sovrapposizione Figura 26. Funzionalità di contrasto/solarizzazione dell’immagine di sfondo, che consente di superare le difficoltà visuali dovute al riflesso dello schermo quando è colpito dalla luce solare. 28 Capitolo 2 L'uso della applicazione permette di ottenere una ottima qualità nella copertura della griglia, sia nel verso della navigazione, come densità di punti, che nella costante distanza tra le passate. Tali risultati sono stati ottenuti con una navigazione manuale, senza nessun ausilio alla navigazione che non fosse lo strumento stesso. Nella Figura 27 si noti il particolare della navigazione: i cerchi rossi, il cui diametro è selezionabile dall’utente, consentono di effettuare sezioni di rilievo parallele fra loro. Anche se non si dispone di una foto georeferenziata, è sempre possibile utilizzare un’immagine qualsiasi (es: Google Earth) e georeferenziarla direttamente in campo. A tal fine, con il mouse si spostano i due cerchi gialli nelle posizioni di altrettanti punti rilevati direttamente in campo con il GPS. Quindi si attribuiscono, tramite una funzione di editing, i valori XY da GPS ai due punti di inquadramento. Nella medesima Figura 27, si noti la possibilità di utilizzare una immagine editata in ambiente ArcMap, ove all’immagine satellitare sono state aggiunte in trasparenza le curve di livello da planimetria CTR 1:5000. Si è così ottenuta una immagine “navigabile” che mostra la topografia originaria del fondo dell’invaso, consentendo all’operatore di effettuare le opportune scelte in relazione alla frequenza di acquisizione dei mark-points secondo la complessità morfologica del fondale. Figura 27. particolare della navigazione. I cerchi rossi, il cui diametro è selezionabile dall’utente, consentono di effettuare sezioni di rilievo parallele fra loro. 29 Capitolo 3 CapItolo 3 attIvItà dI rIlIevo su InvasI pIlota per svIluppo e taratura del modello FlorenCe per la prevIsIone dell’InterrImento 3.1 gli invasi e i valori di interrimento Sono stati rilevati 16 invasi in Abruzzo, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia con due campagne nel periodo aprile-maggio 2008, ed una campagna finale dal 20 al 31 luglio per il rilievo di 5 invasi in Sardegna, con il supporto del personale locale dell’Ente Acque Sardegna, per un totale di 21 invasi. Nella tabella 2 si Figura 28. ubicazione degli invasi-pilota rilevati con ecoscandaglio riporta la situazione riepilogativa per i rilievi effettuati ed il materiale documentale relativo a 17 invasi rilevati in precedenti studi (rilevati con altri progetti ed oggetto di consegna all’INEA). Si specifica che alcuni report non sono stati completati (indicati con “in corso”, nella tabella 2) per vari motivi; in alcuni casi non sono stati ancora acquisiti i documenti necessari alla conclusione delle elaborazioni (es.:planimetria originale del fondo dell’invaso), in altri casi ciò dipende dalla necessità di effettuazione di verifiche accurate sui dati acquisiti in campo, attraverso il confronto con documenti preesistenti e l’interpretazione particolarmente approfondita delle tracce ecografiche del subbottom profiler, che si presentano assai confuse a causa della composizione complessa dei fondali. Nella tabella 3 si riportano i valori di interrimento e di perdita annua di capacità di invaso (perdita percentuale annua e perdita percentuale complessiva dall’entrata in esercizio) dei 21 invasi rilevati nel progetto. 3.2 ubicazione degli invasi pilota Nella figura 28 è mostrata la localizzazione dei soli invasi rilevati attraverso il progetto “Attività di assistenza tecnica e supporto agli enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche”. 31 Capitolo 3 tabella 2. situazione delle consegne relativa agli invasi di taratura/calibrazione del modello FlorenCe Nome Invaso Regione Comune Prov. Volume Mm3 Stato del Report Attività Angitola (M.te Marello) Calabria Maierato VV 21.0 consegnato REL Basso Cixerri (Genna Is Abis) Sardegna Uta CA 25.3 in corso REL Bidighinzu Sardegna Bessude SS in corso REL Carmine Campania Cannalonga SA 3.0 in corso REL Cedrino Disueri Sardegna Sicilia Dorgali Gela NU CL 48.7 4.4 consegnato in corso REL REL Fabbrica Campania Ceraso SA 1.2 consegnato REL Farneto del Principe Calabria Roggiano Gravina CS 27.0 consegnato REL Lago S. Giovanni Abruzzo Ocre AQ 0.4 in corso REL Macchioni Campania Castel Baronia AV 0.5 consegnato REL Occhito Puglia e Molise Macchia Valforte FG 333.0 consegnato REL Paceco Pertusillo Sicilia Basilicata Trapani Montemurro TP PZ 0.9 152.2 consegnato consegnato REL REL Piano della Rocca Campania Prignano Cilento SA 28.5 consegnato REL Saetta San Giovanni San Giuliano Santa Rosalia Simbirizzi Basilicata Sicilia Basilicata Sicilia Sardegna Pescopagano Naro Matera Ragusa Cagliari PZ AG MT RG CA 3.5 16.0 94.7 20.0 15.0 consegnato in corso consegnato consegnato in corso REL REL REL REL REL Sos Canale Tavo (Penne) Sardegna Abruzzo Seui-Ulassai Penne NU PE 1.4 8.8 consegnato in corso REL REL CH CH CH CH SS 0.0 0.0 82.5 21.0 91.1 consegnato consegnato consegnato consegnato consegnato MONIDRI MONIDRI MONIDRI MONIDRI MONIDRI Invasi rilevati dal CRA-ABP precedentemente al progetto REL Azzurro Abruzzo Chieti Mezzanotte Abruzzo Chieti Bomba Abruzzo Chieti Casoli Abruzzo Chieti Alto Temo Sardegna Sassari Cuga Maristica Surrigheddu Camastra Majorana Sardegna Sardegna Sardegna Basilicata Calabria Sassari Sassari Sassari Potenza Crotone SS SS SS PZ KR 34.9 0.0 1.9 23.7 0.2 consegnato consegnato consegnato consegnato consegnato MONIDRI MONIDRI MONIDRI CRA-ABP CRA-ABP Locone Monte Melillo Serra di Corvo Flumendosa Mulargia San Cosimato Puglia Puglia Sardegna Sardegna Lazio Bari Gravina di Puglia Nuoro Cagliari Vicovaro BA BA Nu CA RM 118.5 33.5 299.3 332.0 0.1 consegnato consegnato consegnato consegnato consegnato CRA-ABP CRA-ABP CRA-ABP CRA-ABP CRA-ABP 32 Capitolo 3 tabella 3. valori di interrimento e di perdita annua di capacità di invaso (perdita potenziale percentuale annua e perdita potenziale percentuale complessiva dall’entrata in esercizio) dei 21 invasi rilevati nel progetto rel.* Nome Invaso Bacino km2 Anno entrata in esercizio Volume Sedimento m3 Perdita media annua capacità % Perdita totale % 154 94 1965 1992 2214600,7 1085700,0 0,25 0,27 10,55 4,27 Regione Comune Prov. Volume m3 106 Angitola Basso Cixerri Bidighinzu Calabria Sardegna Maierato Uta VV CA 21 25,41 Sardegna Bessude SS 12,55 52 1959 2498226,2 0,41 19,91 Carmine Campania Cannalonga SA 3,029 1982 205400,0 0,26 6,78 Cedrino Disueri Fabbrica Farneto del Principe Macchioni Sardegna Sicilia Campania Calabria NU CL SA CS 48,66 14 1,15 27 1989 1948 1983 1991 4372933,5 67000,0 121220,9 3311235,6 0,47 0,01 0,42 0,72 8,99 45,00 10,54 12,26 AV 0,52 2000 37858,7 0,91 7,28 Occhito Puglia e Mol. Sicilia Dorgali Gela Ceraso Roggiano Gravina Castel Baronia Macchia Valfortore Trapani 13,7 12 all. 631,23 239 2,121 165 82 all. 2,31 FG 290,83 1012 1966 14768681,0 0,12 5,08 TP 6,7 1977 1535917,4 0,74 22,92 PZ SA 152,2 28,5 40+ 37all. 530 102 1963 1994 7419879,7 1929178,2 0,11 0,48 4,88 6,77 Paceco Campania Pertusillo Piano della Rocca S. Giovanni Basilicata Campania Abruzzo Montemurro Prignano Cilento Ocre AQ 0,41 0,34 1960 23180,6 0,12 5,65 S. Giovanni Saetta San Giuliano Santa Rosalia Simbirizzi Sicilia Basilicata Basilicata Sicilia Naro Pescopagano Matera Ragusa AG PZ MT RG 17 4,5 94,7 20 79,5 10 1631 97,6 1983 1992 1966 1983 2190614,7 97185,8 23173848,0 2296226,1 0,52 0,13 0,58 0,46 12,89 2,16 24,47 11,48 Sardegna Cagliari CA 27,9 1985 840000,0 0,13 3,01 Sos Canale Tavo Sardegna Abruzzo Seui-Ulassai Penne NU PE 5,06 9,2 7,8+ 17,8 all. 17 213 1960 1970 293410,0 984000,0 0,12 0,28 5,80 10,70 * In rosso sono indicati valori di prima approssimazione la cui verifica è in corso. .I valori definitivi saranno messi a disposizione sulla piattaforma WebGis INEA. In totale, compresi i 17 invasi pregressi rilevati con altri progetti CRA-ABP e con il progetto MONIDRI CRA-ABP/INEA, sono stati consolidati in banca dati 35 invasi con misure bati-sedimentometriche. I reports attualmente disponibili sono 30 (13 reports di invasi in questo progetto + 17 reports di invasi pregressi). I reports saranno messi a disposizione sulla piattaforma WebGis INEA. 3.3 Invasi del sud Italia: applicazione del modello FlorenCe Ai 38 invasi rilevati si aggiungono gli 86 bacini ed invasi ad uso irriguo delle Regioni Meridionali identificati dall’intersezione tra strato acque Casi 3 INEA e dati del Registro Italiano Dighe, che vanno a costituire, con i precedentemente citati 21 invasi rilevati con misure in campo e con i 17 invasi rilevati pregressi, la bancadati “Invasi” finale con 124 invasi (figura 29). La reportistica verrà resa disponibile su piattaforma WEBGIS, sottoforma di report pdf: REPORT_NOME INVASO.PDF. In ogni report sono riportati: a. l’ubicazione dell’invaso-pilota; 33 Capitolo 3 b. c. d. e. la metodologia di rilievo tramite ecoscandaglio; i risultati geografici di calcolo batimetrico e sedimentometrico (spazializzazioni geografiche); la curva di regolazione; i dati fisico-chimici di base del campione di sedimento (tessitura, sostanza organica e densità apparente umida); f. il listato dei punti di calcolo della curva di regolazione e bato-sedimentometrici. Per quanto riguarda la metodologia adottata per il rilievo dei valori batimetrici e sedimentometrici si rimanda al capitolo dedicato alle metodologie ed ai nuovi strumenti per l’indagine batimetrica e sedimentometrica. Figura 29. ubicazione invasi misurati e di applicazione del modello Florence per la previsione di interrimento media pluriennale. 3.4 qualità dei sedimenti Per quanto riguarda le determinazioni analitiche qualitative degli invasi rilevati, si riportano nella tabella 4 le determinazioni riguardanti i componenti inorganici (metalli pesanti), relativi agli invasi rilevati nelle campagne 2007-2008. I parametri delle analisi sugli organici, sono riportati nelle tabelle 5, 6 e 7. I campioni analizzati, in media due per invaso, si riferiscono sia all’area immediatamente adiacente al corpo diga, sia alla parte più a monte dell’invaso. 34 Capitolo 3 Da comunicazione del Prof. Protano (Dip. Scienze Ambientali Università di Siena), si sono ottenuti i valori-soglia per i vari elementi misurati riferiti ai suoli/terreni; si è ritenuto di potere adottare tali soglie per i suoli in considerazione alla totale assenza di riferimenti su valori nei sedimenti di questo tipo. Tale scelta di valori di riferimento è motivata inoltre dalla considerazione di un possibile utilizzo come fanghi di spandimento sul suolo, come previsto nelle metodiche di ripulitura e sfangamento degli invasi contenute nel Decreto legislativo 152/2006 relativo ai piani di gestione degli invasi. Le analisi chimiche dei sedimenti sono mostrate nelle tabelle 4, 5, 6, 7. Di seguito si riporta il commento relativo alle evidenze analitiche riscontrate. 3.4.1 Componenti inorganici ARSENICO Il contenuto totale di arsenico nel suolo si colloca usualmente sotto 70 mg/kg (Bowen, 1979; Fergusson, 1990), con valori preferenzialmente compresi tra 4 e 10 mg/kg (Kabata-Pendias, 2001). Koljonen (1992) ha stimato per l’arsenico nel suolo un baseline level, a scala mondiale, pari a 5 mg/kg. Una ricerca condotta su 840 campioni di suolo prelevati in gran parte del territorio dell’Europa, ha indicato un livello mediano di arsenico di 7 mg/kg nel topsoil (primi 20 cm) e di 6 mg/kg nel subsoil, in genere rappresentato dall’orizzonte C (De Vos e Tarvainen, 2006). Su tale base, anche considerando il valore maggiore di riferimento per l’Europa (7 mg/kg), si riscontrano valori al di sopra della media nei sedimenti degli invasi Piano della Rocca, San Giuliano, Angitola, Disueri, Macchioni, S.Rosalia, S.Giovanni Naro, Bidighinzu e Cedrino. CADMIO Il cadmio è presente nel suolo in contenuti normalmente compresi tra 0,06 e 1,1 mg/kg. In linea con questo intervallo, si attesta il baseline level stimato a 0,3 mg/kg da Koljonen (1992), ed a 0,5 mg/kg da Kabata-Pendias (2001). Relativamente ai suoli raccolti in Europa è stato quantificato un contenuto mediano di cadmio di 0,15 mg/kg nel topsoil e di 0,09 mg/kg nel subsoil (De Vos e Tarvainen, 2006). Tenendo conto di questi ultimi riferimenti europei, si segnalano valori al di sopra della media in tutti gli invasi rilevati, tranne che per Disueri e Fabbrica (campioni a monte invaso), Farneto, S.Rosalia e Tavo (campioni vicini al corpo diga), nonché in tutti gli invasi campionati della Sardegna (Bidighinzu, Cedrino e Sos Canales).. CROMO A scala mondiale, il baseline del cromo nel suolo è stato stimato pari a 80 mg/kg, valore che diminuisce a 54 mg/kg nella porzione superficiale (Koljonen, 1992). Alla scala del territorio europeo, il livello mediano di cromo è risultato di 60 mg/kg nel topsoil, e di 62 mg/kg nel subsoil (De Vos e Tarvainen, 2006). Prendendo come riferimento il valore mediano europeo più elevato (62 mg/kg), si registrano valori al di sopra di tale livello negli invasi Saetta, Pertusillo (solo vicino alla diga), Piano della Rocca, Angitola, Carmine, Fabbrica, Occhito e Paceco. MERCURIO Nel suolo il contenuto di mercurio si attesta normalmente tra 0,02 e 0,15 mg/kg, con arricchimenti nel topsoil che in genere non superano 0.4 mg/kg (Kabata-Pendias, 2001). 35 Capitolo 3 I dati analitici relativi a circa 800 campioni di suolo raccolti in Europa indicano che il livello mediano di mercurio è di 0,037 mg/kg nel topsoil, e di 0,022 mg/kg nel subsoil (De Vos e Tarvainen, 2006). Attestandosi sul valore proposto come soglia massima mondiale (0,15), si registrano valori lievemente al di sopra della media solo nel campione a monte dell’invaso Disueri. NICKEL La concentrazione di nickel nel suolo varia da 0,2 a 450 mg/kg in base alla natura della parent rock. A scala mondiale è stato stimato per il nickel nel suolo un valore di baseline pari a 20 mg/kg (Koljonen, 1992). Tenendo questo riferimento, la totalità degli invasi presenta valori al di sopra della media (tranne Farento – campione diga, Bidighinzu e Sos Canales); tali risultati, in considerazione del range molto ampio di valori sopracitato in relazione al parent material roccioso di alterazione del sedimento, vanno però valutati alla luce di approfondimenti locali legati alla natura degli affioramenti nei bacini a monte degli invasi selezionati. RAME Il rame è presente nel suolo in contenuti che generalmente si collocano sotto 50 mg/kg, con un baseline level di 25 mg/kg (Koljonen, 1992; Kabata-Pendias, 2001). Alla scala del territorio europeo, il livello mediano di rame è risultato di 13 mg/kg nel topsoil, e di 13,9 mg/kg nel subsoil (De Vos e Tarvainen, 2006). Considerando il baseline level mondiale (25 mg/kg), i valori sono al di sopra della media quasi sempre; in particolare superano il valore limite negli invasi Angitola e Fabbrica (campioni diga). PIOMBO Il baseline level del piombo nel suolo, determinato a scala mondiale, è stato stimato pari a 17 mg/kg da Koljonen (1992); Kabata-Pendias (2001) ha fissato un valore di 25 mg/kg. Uno studio condotto su gran parte del territorio europeo (De Vos e Tarvainen, 2006) ha indicato un livello mediano di piombo pari a 22,6 mg/kg nel topsoil, ed a 17,2 mg/kg nel subsoil. Prendendo il valore meno cautelativo di riferimento mondiale si hanno valori al di sopra del riferimento per gli invasi Angitola (verso corpo diga), Farneto (monte invaso), tutti i campioni del Cedrino e Sos Canales (verso corpo diga). ZINCO Il contenuto di zinco nel suolo varia usualmente da 10 a 300 mg/kg, con un baseline level stimato a 70 mg/kg da Koljonen (1992), ed a 64 mg/kg da Kabata-Pendias (2001). Nei suoli europei la concentrazione mediana dello zinco è risultata di 52 mg/kg nel topsoil e di 47 mg/kg nel subsoil (De Vos e Tarvainen, 2006). Anche prendendo il riferimento baseline più alto (70 mg/kg), i valori rilevati si presentano quasi tutti al di sopra della media, tranne che per gli invasi di Farneto, Tavo (verso corpo diga) e Bidighinzu. 36 Capitolo 3 tabella 4. valori analitici relativi ai componenti inorganici Ni Invaso Saetta Pertusillo Piano della Rocca San Giuliano Angitola Carmine Disueri Fabbrica Farneto Macchioni Occhito Paceco S Rosalia San Giovanni Abr Ubicazione campione (mg/kg) Cu Zn As Cd Hg Pb (mg/kg) (mg/kg) (mg/kg) (mg/kg) (mg/kg) (mg/kg) (mg/kg) diga 87,55 42,72 35,30 108,84 5,01 0,19 0,06 17,97 cima monte invaso 89,91 46,13 39,57 120,74 5,27 0,25 0,08 18,94 diga 80,64 42,49 42,05 113,57 8,72 0,20 0,06 18,83 cima monte invaso 49,08 38,13 38,98 126,28 5,88 0,25 0,08 19,72 diga 78,47 36,65 39,66 109,83 7,86 0,16 0,09 21,19 cima monte invaso 74,60 40,72 38,31 114,07 8,08 0,16 0,08 20,09 diga 40,78 52,18 25,49 89,93 6,98 0,17 0,10 12,82 cima monte invaso 57,19 44,26 28,08 106,80 8,41 0,17 0,06 15,23 diga 85,19 52,59 61,68 158,79 10,01 0,30 0,08 28,36 cima monte invaso 76,71 64,06 45,02 134,64 4,37 0,22 0,09 15,60 diga 76,89 31,21 34,07 121,40 7,12 0,18 0,07 20,39 diga 13,66 43,00 27,63 94,38 3,87 0,50 0,05 4,40 cima monte invaso 53,48 33,51 19,66 109,59 14,59 0,14 0,17 15,97 diga 105,57 49,65 50,13 126,46 5,84 0,17 0,09 16,90 monte invaso 96,71 48,63 48,73 111,71 4,81 0,15 0,10 19,55 diga 18,35 15,76 7,24 44,16 3,01 0,07 0,03 6,57 monte invaso 33,30 47,46 16,92 78,26 5,72 0,12 0,07 48,77 diga 54,23 34,96 38,07 106,06 10,14 0,21 0,05 20,84 diga 83,09 48,36 40,28 118,32 5,30 0,24 0,06 15,30 monte invaso 68,98 47,11 34,74 98,59 5,30 0,17 0,07 15,72 diga 63,49 31,23 19,56 86,70 7,73 0,19 0,06 17,15 monte invaso 67,36 39,75 21,17 154,65 7,81 0,22 0,06 16,25 diga 50,68 29,99 17,44 97,24 14,21 0,13 0,05 15,96 monte invaso 25,72 45,53 25,06 83,73 3,31 0,44 0,14 3,36 diga 32,49 30,51 14,33 76,96 4,06 0,22 0,04 14,71 diga 45,26 31,85 32,19 98,63 8,37 0,20 0,05 16,83 monte invaso 25,90 28,37 26,49 93,38 6,22 0,21 0,07 15,58 diga 55,41 36,04 19,21 68,61 5,53 0,13 0,05 12,50 monte invaso diga 59,85 16.11 47,51 14.70 25,02 49.49 100,85 105.59 6,53 9.65 0,16 0.25 0,05 0.13 13,95 16.19 16.22 10.14 30.34 54.54 5.59 0.19 0.07 12.10 51.44 38.53 38.15 137.56 15.42 0.76 0.12 34.07 46.60 31.95 31.69 106.11 11.94 0.76 0.10 28.67 39.45 23.53 39.13 122.61 9.01 0.70 0.12 31.57 Sos canales monte invaso Pos. Comunicaz. EAF Pos. Comunicaz. EAF Pos. Comunicaz. EAF diga 27.42 16.27 33.99 116.89 4.23 0.54 0.09 30.74 Sos canales monte invaso 23.94 12.39 21.82 74.79 2.24 0.48 0.08 17.80 San Giovanni Naro Tavo Bidighinzu BidighinzuCedrino 1 Cedrino 5 Cedrino 9 37 Capitolo 3 3.4.2 Componenti organici IPA-Naftalene, Acenaftilene, Acenaftene Fluorene, Fenantrene, Antracene, Fluorantene, Pirene tabella 5. Ipa (ng/g, p.s.) Campione Naftalene Acenaftilene Acenaftene Fluorene Fenantrene Antracene Fluorantene Pirene Angitola diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Bidighinzu diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Carmine diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Cedrino Punto 1 <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Cedrino Punto 5 <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Cedrino Punto 9 <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Disperi diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Fabbrica diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 0,476 <0,01 <0,02 <0,05 Farneto del Principe diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Macchioni diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Occhito diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Pacco diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Pertusillo diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Pertusillo diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Piano della Rocca diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Saetta diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 San Giovanni Naro <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 San Giovanni Ocre diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 San Giuliano diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Santa Rosalia diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 1,291 SOS Canales diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 SOS Canales Monte <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 Tavo diga <0,25 <0,50 <0,50 <0,05 <0,02 <0,01 <0,02 <0,05 38 Capitolo 3 IPA-Benzo(a)antracene, Crisene,Benzo(b)fluorantene,Benzo(k)fluorantene,Benzo(a)pirene Dibenzo(a,h)antracene,Benzo(ghi)perilene, Indeno(1,2,3,cd)pirene tabella. 6. Ipa (ng/g, p.s.) Campione Benzo(a) Benzo(b) Benzo(k) Benzo(a) Dibenzo(a,h) Benzo(ghi) Indeno(1,2,3,cd) Crisene antracene fluorantene fluorantene pirene antracene perilene pirene Angitola diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Bidighinzu diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Carmine diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Cedrino Punto 1 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Cedrino Punto 5 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Cedrino Punto 9 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Disperi diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Fabbrica diga Farneto del Principe diga Macchioni diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Occhito diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Pacco diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Pertusillo diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 Pertusillo diga Piano della Rocca diga Saetta diga San Giovanni Naro San Giovanni Ocre diga San Giuliano diga Santa Rosalia diga SOS Canales diga SOS Canales Monte Tavo diga <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 0,356 1,846 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 <0,03 <0,03 <0,01 <0,01 <0,03 <0,10 <0,04 <0,03 39 Capitolo 3 tabella 7. Ipa totali (ng/g, p.s.) Campione Angitola diga Bidighinzu diga Carmine diga Cedrino Punto 1 Cedrino Punto 5 Cedrino Punto 9 Disperi diga Fabbrica diga Farneto del Principe diga Macchioni diga Occhito diga Pacco diga Pertusillo diga Pertusillo diga Piano della Rocca diga Saetta diga San Giovanni Naro San Giovanni Ocre diga San Giuliano diga Santa Rosalia diga SOS Canales diga SOS Canales Monte Tavo diga IPA tot 0,476 3,493 - 40 Capitolo 3 3.4.3 Carbonio e Sostanza Organica tabella 8. Carbonio organico e sostanza organica nei sedimenti Angitola centro Angitola Diga Angitola Monte invaso Bidighinzu Diga Bidighinzu Monte invaso Carmine Diga Cedrino 1 Cedrino 5 Cedrino 9 Cixerri Disueri Diga Disueri Monte invaso Fabbrica Diga Fabbrica Monte invaso Farneto del Principe Diga Farneto del Principe Monte invaso Macchioni Diga Occhito centro Occhito Diga Occhito Monte invaso Paceco Diga Paceco Monte invaso Piano della Rocca Diga Piano della Rocca Monte invaso Percolato galleria S. Rosalia Pertusillo Diga Pertusillo Monte invaso S. Giovanni (Ocre) S. Giovanni (Naro) Diga S. Giovanni Naro Monte invaso S. Giuliano diga S. Giuliano Monte invaso S. Rosalia Diga S. Rosalia Monte invaso S. Rosalia Centro Saetta Diga Saetta Monte invaso Simbirizza Sos canale Sos Canale Diga Tavo Diga C% S.O. % 2,02 2,58 2,85 4,39 1,19 2,31 3,02 3,12 4,29 3,24 1,05 0,79 2,39 2,39 0,40 1,19 1,62 0,64 0,73 0,44 1,31 1,62 1,54 1,08 3,69 2,19 1,67 1,41 2,81 1,93 1,02 0,99 2,96 1,68 1,37 2,05 1,30 2,26 5,45 5,51 0,95 3,47 4,45 4,92 7,56 2,05 3,98 5,21 5,38 7,39 5,59 1,82 1,37 4,11 4,11 0,68 2,05 2,79 1,09 1,25 0,76 2,25 2,78 2,66 1,86 6,36 3,77 2,88 2,43 4,84 3,32 1,76 1,71 5,09 2,89 2,36 3,53 2,24 3,89 9,38 9,49 1,63 41 Capitolo 3 3.5 Composizione granulometrica e densità dei sedimenti La determinazione della composizione delle particelle elementari del sedimento è riportata nella tabella 9. In essa sono mostrati anche i valori della massa volumica apparente umida dei sedimenti sommersi all’interfaccia acqua-sedimento, misurata sui campioni prelevati durante le campagne di rilievo,. tabella 9. Composizione granulometrica dei sedimenti e misura della densità apparente dei materiali superficiali (interfaccia acqua/sedimento). Nome Invaso e zona di prelievo Centro= zona centrale invaso Diga=zona diga Monte=zona più lontana dalla diga Angitola centro Angitola Diga Angitola monte Bidighinzu Diga Bifighinzu Monte P1396 Carmine Diga Cedrino Diga Cedrino centro Cedrino monte Disueri Diga Disueri monte Fabbrica Diga Fabbrica monte Farneto Diga Farneto monte Macchioni Diga Occhito centro Occhito Diga Occhito monte Paceco Diga Paceco monte Pertusillo Diga Pertusillo Monte Piano della Rocca Diga Piano della Rocca monte Saetta Diga Saetta Monte San Giovanni (Abruzzo) San Giovanni Naro Diga San Giovanni Naro monte San Giuliano Diga San Giuliano Monte Santa Rosalia Centro Santa Rosalia Diga Santa Rosalia Monte Sos Canale Diga Sos Canales centro Tavo Diga Sabbia (%) Argilla (%) Limo fine (%) Limo grosso (%) 6 6 10 10 67 18 4 6 10 1 0 1 5 86 31 5 8 0 5 12 8 5 5 6 11 5 12 48 3 0 6 6 7 0 23 11 19 3 56 55 31 28 13 45 50 32 30 71 72 76 64 8 21 62 66 74 53 64 71 66 41 52 27 76 60 21 74 63 70 66 53 54 40 44 28 60 35 36 33 59 8 25 42 46 48 27 26 22 27 3 26 31 25 24 36 20 21 26 47 24 43 17 24 21 21 31 23 26 38 42 20 36 39 35 3 3 25 3 13 13 4 16 12 2 2 1 4 3 22 2 1 2 7 4 0 3 8 18 19 3 4 11 3 6 3 2 2 4 18 9 14 2 42 Densità apparente misurata (Interfaccia acqua sedimento) t/m3 0,49 0,50 0,72 0,68 0,92 0,45 0,37 0,44 0,39 0,77 0,81 0,40 0,42 1,35 1,13 0,52 0,78 0,71 1,06 0,64 0,59 0,50 0,60 0,65 1,01 0,53 0,54 0,87 0,37 0,48 0,74 0,66 0,50 0,45 1,06 0,36 0,34 0,53 Capitolo 3 3.6 stima della densità dei sedimenti. Nel caso si voglia esprimere la produzione dei sedimenti in termini ponderali (t km-2 anno-1, necessità che può sorgere per programmare le operazioni di sfangamento degli invasi) è necessaria la determinazione della massa volumica dei sedimenti (massa di sedimento secco su volume umido). Questa determinazione è possibile se si conosce la natura dei materiali. Fra i modelli disponibili sono da menzionare, per la loro validità, l’equazione di Lara e Pemberton (1963) e quella di Lane e Koelzer (1943) oppure la tabella approntata dal Soil Conservation Service (Ven te Chow, 1964). Negli studi condotti dall’Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo (oggi CRA ABP), l’equazione di Lara e Pemberton è quella che ha fornito le stime più realistiche della massa volumica dei sedimenti appena depositati (Bazzoffi et al. 1995). Essa si presenta come segue: Wi = 16,0185 / (ps/Ws + psl/Wsl + pcl/Wcl) (1) ove: Wi = g/cm3 Ws, Wsl e Wcl sono costanti, rispettivamente per la sabbia il limo e l’argilla e che dipendono dalla condizione del sedimento (tabella 10); Ps, Psl, Pcl = percentuali decimali, rispettivamente, di sabbia, limo e argilla. tabella 10. Costanti per la stima del peso specifico dei depositi sedimentari. Condizione del sedimento Costanti per la stima del peso specifico Sabbia Limo Argilla Ws Wsl Wcl Coefficiente di consolidamento C Sabbia Ks Limo Ksl Argilla Kcl Sempre sommerso 97 70 26 0 5.7 16 Talvolta esposto all’aria 97 71 35 0 1.8 8.4 Sempre esposto all’aria 97 72 40 0 0 0 Sedimento di letto di fiume 97 73 60 0 0 0 Per stimare il consolidamento dei depositi si possono ricercare due valori: 1) il peso specifico alla fine di un periodo di sedimentazione; 2) il peso specifico medio del materiale durante un periodo. L’equazione per il caso 1) è la seguente: W = Wi + C * log (t) (2) Dove: C = coefficiente di consolidamento di tabella 4; T = età del sedimento, in anni; Wi = peso specifico iniziale dei materiali depositati; W = peso specifico al tempo T. Per la ricerca del secondo valore, ossia del peso specifico medio del materiale durante un periodo di tempo T, la formula proposta da Miller è la seguente: W(t) = Wi + C * [/t7t-1) * log (t) - 0.4343] 43 (3) Capitolo 3 In genere, per convertire in peso (in modo grossolano) il volume di sedimenti sommersi di natura limoso/argillosa, si possono moltiplicare i m3 di sedimento per il valore medio di densità apparente umida 0,866 t/m3 (ricavato sperimentalmente dall’Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo in anni di ricerche). Tale valore corrisponde al peso secco diviso il volume umido. Nella figura 30 sono riportati i valori stimati di densità del sedimento degli invasi rilevati (zona diga) al termine di differenti periodi di sedimentazione. Figura 30. stima della densità media dei sedimenti in prossimità della diga degli invasi, dopo t anni di consolidamento. 44 CapItolo 4 modello FlorenCe: motIvazIonI, applICazIone e rIsultatI attesI 4.1 Inquadramento nel contesto del progetto di gestione degli invasi L’art. 114 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 richiede che le operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento degli invasi vengano effettuate sulla base di un progetto di gestione (parte IIInorme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche) riguardo alle misure per assicurare il mantenimento della capacità di invaso delle dighe e la salvaguardia sia della qualità dell'acqua invasata sia del corpo ricettore). Il Decreto 30 giugno 2004, art. 3: “Criteri per la redazione del progetto di gestione degli invasi” richiede, fra le altre cose, che il progetto di gestione debba contenere le seguenti informazioni: a) il volume di materiale solido sedimentato nel serbatoio al momento della redazione del progetto ed il volume medio di materiale solido che sedimenta in un anno nel serbatoio; b) le caratteristiche qualitative dei sedimenti sia fisiche, ricavate da analisi di classificazione granulometrica, che chimiche, anche in termini di inquinanti presenti, necessarie per ottenere, fra l'altro, informazioni sulla provenienza del materiale solido sedimentato nel serbatoio, sulla erodibilità dei suoli del bacino idrografico sotteso dallo sbarramento e sulla influenza delle attività antropiche che gravitano sul medesimo bacino idrografico, nonché, ove necessario, il saggio biologico per evidenziare eventuali effetti tossici. Le informazioni di cui alla lettera a) e b) non sono di facile acquisizione da parte degli Enti gestori dei grandi invasi. Per questo motivo è stato messo a punto un modello che fornisce la stima della produzione di sedimento a scala di bacino idrografico (ossia, la quantità di sedimento convogliata verso una sezione del reticolo idrografico che sottende un determinato bacino, definito dall’utente). L’applicazione del modello FLORENCE consente di fornire risposte adeguate, sia per quanto riguarda la quantificazione del volume medio specifico di materiale solido prodotto dal bacino (m3/km2/anno), sia per la definizione dei sottobacini che maggiormente contribuiscono all’apporto solido nel serbatoio. Per ottenere la produzione totale di sedimento è sufficiente moltiplicare il valore ottenuto per i km2 di bacino). È molto importante porre l’attenzione sul fatto che il modello FLORENCE è stato costruito mettendo in relazione il volume di sedimento depositatosi nei serbatoi artificiali con le variabili fisiografiche, climatiche e di uso del suolo dei bacini sottesi. Pertanto, il modello stima la produzione di sedimento al netto della rideposizione interna ai bacini idrografici. Inoltre, il modello tiene conto di tutte le componenti della produzione di sedimento: erosione superficiale del suolo, erosione per burronamento (gully erosion), movimenti di massa, erosione di sponda. Il valore stimato è quindi particolarmente mirato alla risposta da fornire alle domande poste dal Decreto MATTM del 30 giugno 2004. 45 Capitolo 4 4.2 descrizione del modello Florence Dal 1979 il CRA-ABP ha svolto una serie di ricerche che hanno prodotto una serie di modelli denominati P.I.S.A. (Previsione Interrimento Serbatoi Artificiali) che sono andati affinandosi nel tempo, in relazione all’aumento del numero di osservazioni. Recentemente, a conclusione dell’attività del progetto MONIDRI ("Definizione di metodologie e modelli integrati per la determinazione dinamica del bilancio idrico e di ottimizzazione degli usi idrici su base agroambientale ed economica con sistemi di supporto alle decisioni multi-utente su bacini - pilota rappresentativi della variabilità fisico - climatica e socio - economica italiana "), è stato messo a punto il modello FLORENCE per la stima della produzione potenziale media annua bacinale di sedimento sul lungo periodo (FLOw of wateRshed sedimENts Calculator based on geographic fEatures – Calcolatore del flusso di sedimenti dai bacini basato su caratteristiche geografiche ). Il modello FLORENCE, si colloca fra i modelli previsionali non distribuiti, finalizzati alla determinazione della produzione media annua pluriennale di sedimento a scala di bacino. La variabile stimata dal modello FLORENCE è il volume di sedimento umido medio annuo espresso in m3 per km2 di bacino imbrifero (m3 km-2 anno-1). Per stimare la quantità totale di sedimento deposto nel lago dopo un certo numero di anni, si dovrà moltiplicare il valore ottenuto per i km2 di superficie del bacino e per gli anni dall’entrata in esercizio. La natura della variabile dipendente (volume di sedimento in condizione umida) consente la stima della capacità di invaso effettivamente sottratta al lago. Il modello FLORENCE è utilizzabile sia in fase di progetto per la previsione della progressiva perdita di capacità d'invaso dovuta ai sedimenti sia per la pianificazione della corretta gestione degli invasi già esistenti, in quanto consente la stima dei volumi depositati dall’entrata in esercizio e la delimitazione dei sotto-bacini, all’interno dell’intero bacino imbrifero tributario del lago, che maggiormente sono responsabili della produzione di sedimento. Ciò al fine di concentrare in tali zone gli interventi tecnici (e con essi gli stanziamenti economici) atti a ridurre la produzione di sedimenti, quali sistemazioni agrarie e idraulico forestali, consolidamento dei versanti, misure agro-ambientali PAC ecc. Il modello FLORENCE è stato formulato per rispondere alle seguenti finalità: 1) Disporre di uno strumento previsionale collaudato; 2) Fornire un dato previsionale sulla sedimentazione, in termini volumetrici, particolarmente utile nella fase pianificatoria e di gestione; 3) Essere facilmente e velocemente applicabile in ambiente GIS; 4) Poter utilizzare, per la determinazione delle caratteristiche fisiografiche e climatiche necessarie alla sua applicazione i layers informatici già disponibili e facilmente reperibili presso P.A.; 5) Massimo grado di oggettività nell'attribuzione del valore alle variabili, attraverso una metodologia ben definita di determinazione dei valori che escluda il bias di misurazione; 6) Possibilità di identificare le aree, a monte della diga, ove concentrare gli interventi sistematori per ridurre l'erosione; 7) Fornire valori validi, sul lungo periodo, ad altri specialisti per calcoli di trasporto e rilascio di sostanze inquinanti di varia natura. 46 Capitolo 4 4.3 natura del dataset e variabili del modello FlorenCe Per la formulazione del modello sono stati utilizzati i dati morfo-fisiografici di 59 sistemi bacinoserbatoio distribuiti sul territorio nazionale a partire da 72 sistemi considerati inizialmente (Figura 31). I valori di sedimentazione in parte sono stati rilevati direttamente e in parte derivano da fonti bibliografiche. Dal dataset di 72 casi sono stati esclusi i sistemi per i quali la sedimentazione non è risultata correlata ad alcun parametro fisiografico, segno evidente che la bontà del dato sedimentario era dubbia o che i sedimenti presenti nell’invaso erano dovuti a fattori non controllati. Il modello in rete neurale è stato sviluppato utilizzando il modulo “Reti neurali” in ambiente STATISTICA v.7.0 (Statsoft). Per la messa a punto della rete neurale ottimale da adattare all’insieme di dati si è utilizzata una procedura IPS (Intelligent Problem Solver), che utilizza algoritmi di ricerca che si basano su tecniche idonee alla selezione delle variabili input e alla definizione del numero di unità nascoste. L’algoritmo consente inoltre di evitare il rischio di overfitting (generalizzazione). Il “pruning” delle variabili di ingresso è stato effettuato a partire da un insieme di 23 variabili di bacino riportate nella tabella 10 e descritte nella tabella 11. Figura 31. localizzazione dei sistemi bacino-serbatoio di origine del modello FlorenCe (versione attuale) Le banche dati utilizzate per ricavare le variabili di modello sono le seguenti: • DEM a 75 m; • CORINE Land Cover 2000; • Temperature; • Piogge MARS-UCEA ISSDS; • Fiumi; • Frane. Il modello di rete neurale migliore è risultato un percettrone multistrato con 10 variabili di ingresso (segnalate in tabella nella colonna “tipo di variabile”) alle quali corrisponde lo strato neuronale di input costituito da un pari numero di neuroni. Lo strato nascosto è composto da 5 neuroni, ciascuno dei quali è connesso a tutte le unità dello strato precedente ed al neurone di output (Figura 32). Per l’addestramento della rete si è utilizzato il noto algoritmo di retropropagazione dell’errore (Back propagation) durante i cicli di apprendimento. Questo algoritmo è stato inventato indipendentemente da Rumelhart et al. (1986), Werbos (1974) e Parker (1985). Durante i cicli di addestramento, come pure in fase di utilizzo, le variabili di bacino (tabelle 11 e 12) vengono presentate alla rete a livello dello strato neurale di input e la variabile “produzione bacinale di sedimento”(m3 km-2 anno-1) ,viene calcolata a livello del neurone di output. 47 Capitolo 4 tabella 11. variabili utilizzate in prima fase per addestramento della rete neurale Variabile Tipo di Variabile Unità di misura Sigla Produzione di sedimento dipendente Sedimento m3km-2anno-1 Superficie del bacino idrografico indipendente Ar.Bac. km! Superficie erodibile indipendente Sup.Erod. km! indipendente Pend. Med. % indipendente Pend. Max % Densità di drenaggio indipendente Dens. Dren. km-1 Piovosità Temperatura indipendente indipendente Pioggia Temp. mm °C N.Frane n. Pendenza media del bacino imbrifero Pendenza massima del bacino imbrifero Numero di frane Coordinata X Coordinata Y Superficie del bacino idrografico (escluso lago) indipendente indipendente X Y m m scartata Ar.Bac. km! Pluviofattore di Lang scartata Pf mm/T Indice di aridità di De Martonne scartata IA P/T Quoziente pluviometrico di Emberger scartata Q P/°C MFI (MJ mm)(ha h a)-1 Erosività scartata Descrizione e sorgente dei dati Descrizione:Produzione specifica di sedimento. Volume di sedimento umido (in condizione di deposito lacustre sommerso) prodotto per unità di area di bacino imbrifero tributario, per anno. Descrizione:Area del bacino imbrifero, compresa area lago. Descrizione:Area di tutta la superficie arativa, più 1/16 della superficie agraria e forestale non arativa, esclusa la roccia affiorante e le aree impermeabilizzate dall’uomo. Descrizione:Pendenza media del bacino imbrifero da DEM 75m Descrizione:Pendenza massima del bacino imbrifero da DEM 75m Descrizione:Lunghezza complessiva del reticolo idrografico, in km, diviso la superficie bacinale in km! (Horton,1932) Pioggia media annua Temperatura media annuale pluriennale n. di frane censite presenti nei bacini da l censimento CNR-GNDCI delle aree del paese colpite da frane per il periodo 1918-1990. Descrizione:WGS84-UTM32 Descrizione:WGS84-UTM32 Descrizione:Area del bacino imbrifero, esclusa area lago. Descrizione:relazione fra la piovosità media annua P (in mm) con la temperatura media annua T (in °C), Pf = P/T. Descrizione: PIA = P/(T+10) dove IA è L'indice di aridità, P le precipitazioni medie annue in mm e T le temperature medie annue in °C. Descrizione: (Q), che esprime la siccità generale in clima Q = (100P/(M-m) in cui P = piovosità media annua (in mm), M = temperatura media massima del mese più caldo (in °C), m = temperatura media minima del mese più freddo (in °C). Descrizione:Erosività della pioggia tramite l’indice Fournier modificato da Arnoldus (1980), definito come segue: 12 MFI = !1 PJ2 P dove MFI= (MJ mm)(ha h a)-1 , pioggia media annua (mm), e Quota minima bacinale scartata Quotamin m s.l.m. Quota massima bacinale scartata Quotamax m s.l.m. Quota media bacinale scartata Quotamed m s.l.m. Quota mediana bacinale scartata Quota_mediana m s.l.m. Rilievo scartata Ril. m Ruggedness Circolarità scartata scartata Rudg. Circ. m*km-1 km2/km2 48 Pj P è la è la pioggia media in ciascuno dei mesi dell’anno. Descrizione:Valore della quota più bassa all’interno del bacino idrografico Descrizione:Valore della quota più alta all’interno del bacino idrografico Descrizione:Valore medio delle quote del bacino idrografico Descrizione:Valore mediano delle quote del bacino idrografico Descrizione:Differenza fra la quota massima e minima Descrizione:Rilievo per densità di drenaggio Descrizione: Area del bacino/area del cerchio Capitolo 4 tabella 12. statistiche descrittive delle variabili di modello relative ai 59 sistemi bacino-serbatoio. Variabili Media Mediana Minimo Massimo Dev.Std. Asimmetria Curtosi m3km-2anno-1 Volume di invaso m3 106 anni_esercizio Ar.Bac. Temp. Dens. Dren. Pioggia Sup.Erod. N_Frane Pend. Med. Pend. Max 844.31 26.329 24.9 122.77 12.14 2.93 993.60 36.44 3.68 24.24 92.46 582.68 5.000 24.0 48.17 13.00 2.48 879.9 7.96 1.00 18.51 80.98 0.01 0.02 2.0 0.34 4.00 0.54 487.5 0.04 0.00 3.81 8.75 4403.21 325.0 59.0 801.48 17.00 9.42 2493.9 321.99 76.00 59.08 274.75 878.24 55.02 16.12 181.48 3.67 1.93 366.8 60.02 10.56 15.70 65.65 1.72 3.70 0.29 2.29 -0.80 1.56 1.74 2.80 5.88 0.72 1.18 3.72 16.05 -0.97 4.80 -0.30 2.35 3.91 9.44 39.17 -0.76 1.10 Figura 32. struttura del modello FlorenCe neurale 4.4 sovra-apprendimento e generalizzazione Uno dei maggiori problemi che si incontrano con le reti neurali è il sovra-apprendimento, che si verifica quando la rete non minimizza l'errore al quale si è effettivamente interessati, che è l'errore atteso e che la rete compie quando ad essa vengono sottoposti nuovi casi. In realtà le reti neurali minimizzano l'errore sull'insieme di casi di addestramento. In altre parole, la proprietà maggiormente desiderabile di una rete è la sua abilità a generalizzare nuovi casi; cosa che avverrebbe se l’insieme di addestramento fosse perfetto ed infinitamente grande. In generale, all’aumentare del numero di neuroni nascosti la rete sarà capace di modellare una funzione sottostante sempre più complessa, ma sarà più soggetta al sovra-apprendimento poiché tenderà a modellare il rumore piuttosto che la funzione sottostante. Diminuendo il numero di neuroni nascosti si avrà l'effetto opposto. 49 Capitolo 4 Se i dati descrivono una funzione piuttosto semplice, o sono molto rumorosi, oppure si dispone di troppo pochi casi, sarà preferibile una rete con relativamente poche unità nascoste. Effettuando esperimenti con diversi numeri di unità nascoste, si noterà come le reti più grandi presentino una migliore prestazione di addestramento, ma una prestazione di selezione peggiore. In questo caso si starà probabilmente subendo un sovra-adattamento e si dovranno considerare reti più piccole. Il dataset del modello FLORENCE, composto di sole 59 osservazioni, è sicuramente piuttosto limitato per lo sviluppo di una rete neurale che consenta, durante l’apprendimento, di riservare al campione di selezione un numero cospicuo di osservazioni. Quindi, per evitare il rischio di overfitting si sono imposti solo 5 neuroni nello strato nascosto, e non si è voluto superare il numero di 10 variabili di input, che corrispondendo al 16,9% delle osservazioni risulta equilibrato. Al fine della validazione si è utilizzata una procedura di cross-validation del tipo “one-at-a-time” producendo 59 sub-modelli di collaudo, derivanti ciascuno dall’analisi di 58 osservazioni (Figura 33). Si è cioè escluso dal dataset un sistema bacino-serbatoio, a turno, ed il valore di interrimento osservato per ciascun serbatoio escluso è stato comparato con la stima effettuata dal sub-modello di collaudo formulato per mezzo delle 58 osservazioni residue (Haan 1977). Evidentemente, per l’ottenimento di una cross-validation coerente, ciascun sub-modello di collaudo è stato formulato forzando la rete neurale a utilizzare le medesime variabili di input del modello definitivo, e non il gruppo di variabili che di volta in volta risultava migliore per ciascun dataset di crossvalidation. La regressione fra i valori osservati e predetti è risultata altamente significativa, con un coefficiente di determinazione R2=0,78. Pertanto il modello definitivo, formulato con tutte le 59 osservazioni può ritenersi validato (Figura 34). Figura 33. procedura di cross-validation 50 Capitolo 4 Figura 34. effettiva efficacia predittiva del modello FlorenCe su cross-validation 4.5 verifica di affidabilità del modello FlorenCe 4.5.1 Confronto fra valori osservati ed attesi Per i 21 invasi-test si riporta in tabella 13 il confronto fra i valori di sedimentazione osservati e quelli attesi attraverso l’applicazione del modello FLORENCE. Il giudizio sintetico di qualità delle previsioni è stato fissato nel seguente modo: -previsione buona: se la quantità di sedimento prevista è compresa fra 0% e ± 50% di quella osservata; -previsione grossolana: se è compresa fra > ±50% e ±100 %; -previsione cattiva: se > ±100%. Dal giudizio sintetico, riportato nella medesima tabella 13, si può notare che la previsione è stata “buona” per 6 invasi è risultata “grossolana” per 3 invasi e “cattiva” per 12 invasi. La discussione sulle motivazioni relative alla scarsa performance è rimandata al capitolo che tratta della Verifica di affidabilità del modello FLORENCE2. 51 Capitolo 4 tabella 13. Confronto fra valori di sedimentazione osservata e predetta* Nome Invaso Provi ncia Angitola Basso Cixerri Bidighinzu Carmine Cedrino Disueri Fabbrica Farneto del Prin. Macchioni Occhito Paceco Pertusillo Piano della Rocca Saetta San Giovanni San Giovanni San Giuliano VV CA NU SA NU CL SA CS AV FG TP PZ SA PZ AG AQ MT Santa Rosalia Simbirizzi Sos Canale Tavo (Penne) RG CA NU PE Perdita Perdita annua annua Sedimentazi Sedimenta N. di di one stimata Volume zione capacità capacità variab FLORENC invaso Osservata ili di di E m3 x 106 m3 /km2/ fuori invaso invaso m3 /km2/ anno osservat FLORE range anno a NC % %E Bacino imbrifero km2 330,12 158,35 978,60 380,05 272,49 865,54 209,30 703,39 1549,05 345,77 648,39 296,57 1068,06 3673,73 263,72 318,91 3761,80 1352,09 864,33 2270,60 1437,87 3976,43 972,38 4170,19 0,25 0,27 0,41 0,26 0,35 1,19 0,42 0,72 0,91 0,12 0,74 0,11 0,79 6,20 0,11 0,22 4,89 2,37 1,74 2,33 0,84 1,39 1,11 1,52 1 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 1 156,01 428,53 52,10 1,92 632,86 245,82 2,17 194,92 3,06 1016,96 39,41 555,98 102,19 4,5 17,0 0,4 94,7 1348,43 617,73 1113,51 1768,97 467,92 1359,82 1623,46 992,24 213,87 2449,46 0,48 0,13 0,52 0,12 0,58 0,49 0,35 0,46 0,01 3,05 0 0 0 2 1 9,83 78,69 0,27 1179,16 20,0 27,9 5,1 9,2 983,58 1447,67 592,18 137,45 782,52 959,08 328,17 3660,04 0,46 0,13 0,19 0,28 0,37 0,09 0,10 7,49 0 3 0 2 93,38 7,43 16,07 188,39 21,0 25,4 12,6 3,0 48,7 14,0 1,2 27,0 0,5 290,8 6,7 152,2 28,5 Bacino imbrifer o allacciat o km2 18,87 21,0 37,0 Giudizio sulla Qualità predittiva del modello FLORENCE cattiva cattiva cattiva buona cattiva grossolana cattiva cattiva buona cattiva buona cattiva buona cattiva buona cattiva cattiva 17,8 buona grossolana grossolana cattiva * Il giudizio sintetico di qualità delle previsioni effettuate con il modello FLORENCE è il seguente: previsione buona = se la quantità di sedimento prevista è compresa fra 0% e ± 50% % di quella osservata; grossolana = se è compresa fra > ±50% e ±100 %; cattiva se > ±100%. 52 CapItolo 5 produzIone del modello CalIbrato FlorenCe2 In relazione agli obiettivi del progetto si è quindi sviluppato un nuovo modello utilizzando i medesimi 59 casi originari. Il modello è stato successivamente testato sui 21 casi rilevati. Alle variabili descritte in tabella 10 si è aggiunto il nuovo parametro “Rapporto di Rilascio dei Sedimenti” (Sediment Delivery Ratio) secondo la formula di Vanoni, ricavata da 300 bacini idrografici situati in varie parti nel mondo. sdr = 0,4724 * a -0,125 (4) Dove: SDR = Rapporto di Rilascio dei Sedimenti; A= Area del bacino idrografico in km2. Il pruning delle variabili disponibili (effettuato attraverso numerose prove preliminari sia per mezzo di NNMODEL sia di Statistica 7.0 – StatSoft) ha selezionato le variabili di input (indipendenti) illustrate nella tabella 14: tabella 14. variabili di input del modello FlorenCe2 Variabile Sigla Unità di misura Descrizione e sorgente dei dati SDR numero SDR = 0,4724 A -0,125 Ar.Bac. km! Superficie erodibile Sup.Erod. km! Pendenza media del bacino imbrifero Pend. Med. % Densità di drenaggio Dens. Dren. Km-1 Piovosità Temperatura Pioggia Temp. mm °C Numero di frane N.Frane numero Rapporto di rilascio di sedimento Superficie del bacino idrografico Descrizione:Area del bacino imbrifero, compresa area lago. Descrizione:Area di tutta la superficie arativa, più 1/16 della superficie agraria e forestale non arativa, esclusa la roccia affiorante e le aree impermeabilizzate dall’uomo. Descrizione:Pendenza media del bacino imbrifero da DEM 75m Descrizione:Lunghezza complessiva del reticolo idrografico, in km, diviso la superficie bacinale in km! (Horton,1932) Pioggia media annua Temperatura media annuale pluriennale n. di frane censite presenti nei bacini da l censimento CNR-GNDCI delle aree del paese colpite da frane per il periodo 1918-1990. Nello sviluppo del FLORENCE2 si è preferito utilizzare un ensemble di output delle migliori 5 reti neurali, selezionate fra 7.000 reti neurali utilizzando la procedura IPS (Intelligent Problem Solver) di STATISTICA 7.1 (StatSoft). Attraverso l’ensemble si è ricercato una migliore prestazione rispetto a quella delle singole reti. Gli ensemble, infatti, forniscono un metodo importante per combattere il sovra-apprendimento e per migliorare la generalizzazione. L’averaging delle previsioni dei modelli con differenti strutture, e/o addestrati su differenti sottoinsiemi di dati, può ridurre la varianza del modello senza che la distorsione aumenti. Gli ensemble sono quindi particolarmente efficaci se combinati con il ricampionamento. 53 Capitolo 5 Una parte importante della teoria dimostra come la prestazione attesa di un ensemble è maggiore o uguale alla prestazione media dei membri. Nell’esecuzione si è quindi richiesto che alle previsioni delle reti IPS applicasse la media (averaging) pesata usando i pesi di appartenenza delle reti all’ensemble. Ciascuna delle 7000 reti testate ha utilizzato un sottoinsieme di 45 casi per l’addestramento, un sottoinsieme di 7 casi per la selezione e un sottoinsieme di 7 casi per il test. I sottoinsiemi sono stati ricampionati casualmente ogni volta che una rete è stata creata e testata. Selezionando la funzione Bilanciamento errore/diversità si è confrontata la prestazione di reti aventi differenti variabili di input, specificando che l’IPS effettuasse un bilanciamento dell’errore rispetto alla diversità, producendo un insieme di reti caratterizzate da diverse combinazioni prestazione/complessità. Riguardo ai “Tipi di rete da testare” si sono scelte le “Funzioni a Base Radiale” e i “Percettroni Multistrato”. Si è imposta la “Decodifica Lineare” dell’output nella regressione, attraverso una funzione di attivazione d’identità. Questa opzione permette una grande quantità di estrapolazioni. Nella tabella 15 è riportato il riepilogo dei cinque migliori modelli e l’output (ensemble delle 5 reti) che costituisce il modello FLORENCE2. tabella 15. report riepilogo modelli ed ensemble delle 5 reti (indicato con output 8) FlorenCe2 Profilo Prest. Addestr. MLP 8:8-11-1:1 0,69 MLP 8:8-11-1:1 0,62 RBF 8:8-1-1:1 0,98 RBF 8:8-2-1:1 0,84 RBF 8:8-4-1:1 0,844 Output 8:[5]:1 0,795 MLP = Percettrone Multistrato RBF = Funzione a Base Radiale Prest. Selezione Prest. Test Errore Addestr. Errore Selezione Errore Test Addestr./ Membri Input Nascoste (1) Nascoste (2) 0,33 0,28 1,10 0,67 0,51 0,58 0,84 0,920 1,0 0,92 1,05 0,95 0,21 0,17 0,001 0,001 0,001 0,076 0,06 0,05 0,001 0,0007 0,0005 0,02 0,34 0,22 0,003 0,0007 0,0014 0,112 BP17b BP100,CG18b KM,KN,PI KM,KN,PI KM,KN,PI 13-17 8 8 8 8 8 8 11 11 1 2 4 5 0 0 0 0 0 0 Nella tabella 16 si riporta l’analisi di sensibilità per le variabili di input del FLORENCE2. tabella 16. analisi di sensibilità per le variabili di input del FlorenCe2 Rapporto Rango SDR Ar.Bac. Temp. Dens.Dren Pioggia Sup.Erod. N_Frane Pend.Med 1.05 8.00 1.11 6.00 1.13 4.00 1.15 3.00 1.18 2.00 1.22 1.00 1.12 5.00 1.05 7.00 Nella figura 35 è mostrato il confronto fra valori osservati di produzione specifica di sedimento e i valori predetto con FLORENCE2. Nelle figure 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42 e 43 sono mostrati i grafici di risposta delle diverse variabili di input rispetto alla produzione specifica di sedimento (m3/km2/anno) ed il commento esplicativo delle tendenze. 54 Capitolo 5 Figura 35. Confronto fra valori predetti e osservati di produzione specifica di sedimento. Figura 36. grafico di risposta m3/km2/anno vs. rapporto di rilascio dei sedimenti. si noti la relazione positiva fra sdr e produzione specifica di sedimento. 55 Capitolo 5 Figura 37. grafico di risposta m3/km2/anno vs. area bacino. si noti la diminuzione di produzione specifica di sedimento all’aumentare delle dimensioni del bacino idrografico Figura 38. grafico di risposta m3/km2/anno vs. temperatura media* * Il grafico mostra come all’aumento della temperatura media corrisponde un incremento di produzione specifica di sedimento. Ciò è confermato dal fatto che l’erosività della pioggia aumenta in ambienti caratterizzati da intensi episodi temporaleschi. 56 Capitolo 5 Figura 39. grafico di risposta m3/km2/anno vs. densità di drenaggio* * L’aumento della produzione specifica di sedimento all’aumentare della densità di drenaggio è in linea con quanto riportato nella letteratura. Figura 40. grafico di risposta m3/km2/anno vs. pioggia media annua* * La diminuzione della produzione specifica di sedimento è correlata negativamente all’aumentare della piovosità media annua. Una spiegazione a questo fenomeno si può trovare considerando il modo in cui si verificano gli eventi piovosi. Nelle regioni del sud, anche se la piovosità è più bassa che al nord, il verificarsi di eventi temporaleschi estivi si associa generalmente ad una temperatura dell’atmosfera più elevata-rispetto al nord. Ciò determina la formazione di idrometeore di grosse dimensioni ad energia cinetica (e quindi erosività) più elevata rispetto a quelli caratterizzati da una quantità maggiore di pioggia ma con idrometeore a dimensione inferiore (quindi meno aggressive), in relazione ad una temperatura dell’aria inferiore. 57 Capitolo 5 Figura 41. grafico di risposta m3/km2/anno vs. superficie erodibile Figura 42. grafico di risposta m3/km2/anno vs. numero di Frane Censite 58 Capitolo 5 Figura 43. grafico di risposta m3/km2/anno vs. pendenza media bacinale.* * All’aumentare della pendenza media bacinale corrisponde una diminuzione della produzione specifica di sedimento. Ciò è in relazione al fatto che l’aumentare della pendenza denota anche un aumento delle superfici boscate (o non arative –pascoli) con riduzione dell’erosione. Sopra il 35-40% di pendenza media l’accentuarsi dei fenomeni franosi fa aumentare nuovamente la produzione di sedimento. Figure 44, 45, 46 e 47. sono illustrate le singole reti che costituiscono l’ensemble FlorenCe2 Figura 44 Figura 45 Figura 46 Figura 47 59 Capitolo 5 5.1 verifica di affidabilità del modello FlorenCe 2 5.1.1 Confronto fra valori osservati ed attesi Nella tabella 17 si riporta il confronto fra valori di sedimentazione osservata nei 21 invasi misurati ed i valori predetti con il modello FLORENCE originario ed il modello FLORENCE2. Dal confronto fra le medie degli scostamenti assoluti fra i valori osservati ed i valori stimati dai due modelli si nota un miglioramento della previsione di circa 3,6 volte mediante l’utilizzo di FLORENCE2; ossia la media degli scarti fra i valori osservati e quelli predetti dal modello FLORENCE2 è più bassa di 3,6 volte rispetto alla media degli scarti fra i valori osservati e quelli predetti dal modello FLORENCE originario. tabella 17. Confronto fra valori di sedimentazione osservata e predetta con il modello FlorenCe originario ed il modello FlorenCe2 Nome Invaso Angitola Basso Cixerri Bidighinzu Carmine Cedrino Disueri Fabbrica Farneto del Prin. Macchioni Occhito Paceco Pertusillo Piano della Rocca Saetta San Giovanni San Giovanni San Giuliano Santa Rosalia Simbirizzi Sos Canale Tavo (Penne) Provincia VV CA NU SA NU CL SA CS AV FG TP PZ SA PZ AG AQ MT RG CA NU PE Sedimentazione Osservata m3 /km2/ anno 330,1 158,4 978,6 380,1 272,5 865,5 209,3 703,4 1549,1 345,8 648,4 296,6 1348,4 617,7 1113,5 1769,0 467,9 983,6 1447,7 592,2 137,5 Sedimentazione Sedimentazione stimata stimata FLORENCE 1 FLORENCE 2 3 2 m /km / anno m3 /km2/ anno 1068,1 3673,7 263,7 318,9 3761,8 1352,1 864,3 2270,6 1437,9 3976,4 972,4 4170,2 1359,8 1623,5 992,2 213,9 2449,5 782,5 959,1 328,2 3660,0 806,5 896,1 894,7 691,8 673,0 1,025,0 755,3 726,4 863,5 1,079,3 1,060,8 707,9 835,5 739,8 1,059,9 1,120,7 630,6 1,006,0 992,3 836,6 754,0 medie 60 Differenze assolute fra valori osservati e predetti modello FLORENCE Differenze assolute fra valori osservati e predetti modello FLORENCE 2 737,9 3515,4 714,9 61,1 3489,3 486,6 655,0 1567,2 111,2 3630,7 324,0 3873,6 11,4 1005,7 121,3 1555,1 1981,5 201,1 488,6 264,0 3522,6 1348,5 476,4 737,7 83,9 311,7 400,5 159,5 546,0 23,0 685,5 733,5 412,4 411,4 512,9 122,1 53,6 648,3 162,6 22,4 455,4 244,4 616,5 372,4 Capitolo 5 tabella 18. Confronto fra le percentuali assolute in più o in meno di sedimento stimato rispetto a quello osservato* Nome Invaso Angitola Basso Cixerri Bidighinzu Carmine Cedrino Disueri Fabbrica Farneto del Prin. Macchioni Occhito Paceco Pertusillo Piano della Rocca Saetta San Giovanni San Giovanni San Giuliano Santa Rosalia Simbirizzi Sos Canale Tavo (Penne) Sedimento Sedimento Qualità della in più o in Qualità della Sedimentazione Sedimentazione Sedimentazione in più o in previsione meno da meno da Provincia Osservata stimata stimata previsione del modello 3 2 modello modello m /km / anno FLORENCE 1 FLORENCE 2 del modello FLORENCE m3 /km2/ anno m3 /km2/ anno FLORENCE FLORENCE FLORENCE 2 % % VV CA NU SA NU CL SA CS 330,1 158,4 978,6 380,1 272,5 865,5 209,3 703,4 1068,1 3673,7 263,7 318,9 3761,8 1352,1 864,3 2270,6 806,5 896,1 894,7 691,8 673,0 1,025,0 755,3 726,4 223,5 2220,0 271,1 19,2 1280,5 56,2 313,0 222,8 144,3 465,9 9,4 82,0 147,0 18,4 260,8 3,3 cattiva cattiva cattiva buona cattiva grossolana cattiva cattiva cattiva cattiva buona grossolana cattiva buona cattiva buona AV FG TP PZ SA 1549,1 345,8 648,4 296,6 1348,4 1437,9 3976,4 972,4 4170,2 1359,8 863,5 1,079,3 1,060,8 707,9 835,5 7,7 1050,0 50,0 1306,1 0,8 79,4 212,1 63,6 138,7 61,4 buona cattiva buona cattiva buona grossolana cattiva grossolana cattiva grossolana PZ AG AQ MT RG CA NU PE 617,7 1113,5 1769,0 467,9 983,6 1447,7 592,2 137,5 1623,5 992,2 213,9 2449,5 782,5 959,1 328,2 3660,0 739,8 1,059,9 1,120,7 630,6 1,006,0 992,3 836,6 754,0 162,8 12,2 727,1 423,5 25,7 50,9 80,4 2562,8 19,8 5,1 57,8 34,8 2,3 45,9 41,3 448,5 cattiva buona cattiva cattiva buona grossolana grossolana cattiva buona buona grossolana buona buona buona buona cattiva * Il giudizio sintetico di qualità delle previsioni effettuate con i due modelli FLORENCE e FLORENCE2 è il seguente: previsione buona = se la quantità di sedimento prevista è compresa fra 0% e ± 50% % di quella osservata; grossolana = se è compresa fra > ±50% e ±100 %; cattiva se > ±100%. Nella tabella 18 viene mostrato il confronto fra le percentuali assolute (in più o in meno) di sedimento stimato dai modelli FLORENCE e FLORENCE2 rispetto a quello osservato. Giova ripetere che il giudizio sintetico di qualità delle previsioni è stato fissato nel seguente modo: - previsione buona: se la quantità di sedimento prevista è compresa fra 0% e ± 50% % di quella osservata; - previsione grossolana: se è compresa fra > ±50% e ±100 %; - previsione cattiva:se > ±100%. Da questa tabella si evince che sul totale dei 21 bacini test (non utilizzati per costruire i modelli) il modello FLORENCE2 rispetto al modello FLORENCE originario ha predetto rispettivamente: valori di “buona” qualità in 9 casi rispetto a 6 casi, valori “grossolani” in 5 casi rispetto a 3; valori di “cattiva” qualità in 7 casi rispetto a 12 casi. Il modello FLORENCE2, sebbene produca risultati migliori del FLORENCE originario, non appare ancora pienamente soddisfacente e necessita di essere implementato attraverso un successivo sviluppo, includendo un numero maggiore di osservazioni. 61 Capitolo 5 Le motivazioni che possono aver determinato una qualità complessiva non ancora completamente soddisfacente possono essere molteplici, come segue: a) Alcune variabili di input dei 21 sistemi bacino-lago hanno valori fuori del range di valori del dataset degli invasi che sono serviti a costruire i due modelli FLORENCE. Pertanto, trattandosi di modelli parametrici le previsioni possono risultare non attendibili. b) Nel gruppo di osservazioni (sistemi bacino-serbatoio) che ha dato origine ai due modelli FLORENCE e FLORENCE2 sono presenti anche invasi del centro e del nord Italia. Pertanto i modelli, quando applicati ai soli invasi delle regioni Obiettivo1 hanno una performance complessivamente peggiore. c) Per alcuni invasi è presente un bacino idrografico allacciato, che può determinare una alterazione notevole delle variabili di modello. d) Quando le sponde degli invasi sono soggette a frana, la quantità di sedimenti può essere assai cospicua ed i modelli non riescono a tener conto in modo adeguato di questa componente. e) Anche il moto ondoso che impatta sulla linea di battigia può avere un ruolo notevole nel produrre sedimenti. Ciò si verifica soprattutto quando gli invasi si sviluppano soprattutto in lunghezza e presentano una forte lunghezza complessiva della linea di sponda (basso Rapporto di allungamento, ovvero basso rapporto tra il diametro del cerchio di eguale area della superficie dell’invaso e la lunghezza dell’invaso). f) Può essersi verificato che le operazioni di flushing dei sedimenti non siano state segnalate (come ad esempio nel caso dell’invaso Cedrino, che durante l’esondazione del 2004 fu svuotato e ripulito completamente dai sedimenti), pertanto il sedimento osservato risulta inferiore al dovuto, in quanto parte di esso è stato rimosso, oppure il periodo di osservazione (anni di accumulo di sedimento) è troppo breve (nel caso dell’invaso Cedrino il periodo si è ridotto a 4 anni, dal 2004 al 2008). Per l’invaso Cedrino è stato possibile apportare la suddetta correzione al numero di anni di esercizio. 5.2 applicazione del modello FlorenCe2 agli 86 invasi del sud Italia Nella tabella 19 sono riportati gli 86 invasi per i quali è stato applicato il modello FLORENCE2. Per quanto riguarda la bontà dei valori stimati valgono le considerazioni fatte al precedente paragrafo relativamente alla verifica di affidabilità del modello. 62 Capitolo 5 tabella 19. valori di interrimento e di perdita annua di capacità di invaso (perdita potenziale percentuale annua) degli identificati dall’intersezione tra strato acque Casi 3 Inea e dati del registro Italiano * Coord. X diga WGS84 UTM 32 N Coord. Y diga WGS84 UTM 32 N Volume m3 106 (da inventario Limno) Area Bacino imbrifero km2 Perdita Area Stima di Bacino interrimento capacità Allacciato FLORENCE annua km2 2 % Nome Invaso Prov. Abate Alonia PZ 1066712,36 4563919,34 22,8 414 0 1318,3 2,39 Acerenza PZ 1083561,68 4536901,98 37,4 140,44 0 884,0 0,33 Altamura BA 1133424,20 4541013,49 1,5 14,09 0 744,3 0,70 Alto temo SS 462156,24 4480983,30 59,16 157,5 0 788,0 0,21 Ancipa EN 989687,41 4202123,66 13 50,66 52,13 574,5 0,22 Arancio AG 858180,75 4173343,29 25 134,09 73 1079,0 0,58 Arcichiaro CB 961761,28 4599734,53 11,1 21,43 0 515,9 0,10 Biviere SR 975430,93 4110561,76 N.C. 70,82 0 1001,6 N.A. Blufi PA 945526,25 4190042,35 24 74,68 0 1123,4 0,35 Cameli CS 1103562,33 4408768,60 102 51,88 0 523,2 0,03 Campolattaro BN 980292,34 4588895,10 125 252,7 0 1073,0 0,22 Cantoniera OR 488344,10 4431195,06 430 2068,57 0 1123,9 0,54 Capo d'acqua MC 895110,98 4692085,53 N.C. 284,58 0 908,3 N.A. Castagnara RC 1130965,99 4281461,75 8,3 16,5 0 323,1 0,06 Casteldoria SS 492007,86 4526635,02 8,03 491,5 1900 1199,5 7,34 Castello AG 890067,30 4168720,21 21 82,27 0 994,2 0,39 Cimia CL 975165,02 4129885,01 10 69,54 40 791,4 0,55 Coghinas SS 503645,65 4510103,71 249,28 1729,21 0 1114,9 0,77 Comunelli CL 957852,04 4125090,81 4,25 73,66 55 1015,3 1,76 Don Sturzo EN 992677,72 4158338,94 100 173,95 0 1197,7 0,21 Flumineddu NU 533091,26 4396724,84 1,94 246,28 0 585,3 7,43 Gannano MT 1134027,19 4487528,30 107 1158,4 0 956,0 1,04 Garcia PA 862427,72 4191295,73 62 364,86 16 1426,6 0,84 Genzano PZ 1095022,46 4545849,81 52,4 35,6 0 933,9 0,06 Gorgo AG 882797,00 4148992,51 1,5 1,74 0 773,1 0,09 Lentini SR 1027393,07 4147301,08 115 26,81 155 692,3 0,02 Liscia SS 521416,22 4538748,49 64 283 0 878,0 0,39 Maccheronis NU 550253,41 4498305,50 27,8 610,87 0 908,5 2,00 Marana Capac. FG 1070334,18 4579213,54 49,32 57,65 0 910,6 0,11 Marsico nuovo PZ 1072037,35 4497334,31 6,36 24,94 0 648,7 0,25 Mazzarronello RG 996941,33 4115327,77 0,6 72,63 0 1098,8 13,30 Medau zirimilis CA 485020,94 4342723,45 6,7 29,83 12 1046,6 0,47 Melito CZ 1153695,71 4343136,09 98 32,74 0 522,2 0,02 Monte Cotugno PZ 1125555,56 4472859,63 482 801,92 0 1089,3 0,18 Monte Pranu CA 465549,65 4327412,94 50 426,15 0 1176,4 1,00 Monteponi CA 456134,51 4354082,15 1 6,35 0 977,4 0,62 Muro Lucano PZ 1046405,79 4532663,35 5,64 34,88 0 598,6 0,37 Nicoletti EN 971719,10 4176342,59 14,8 50,71 51,89 824,7 0,28 Nocellito SA 1036588,07 4475837,16 0,06 5,6 0 625,8 5,84 Nuraghe arrubiu NU 523583,31 4396344,28 299,27 754,24 0 801,2 0,20 Nuraghe Pranu A. OR 487077,96 4427680,14 9 851,03 0 1118,4 10,58 0,79 Olivo EN 968056,92 4153513,18 7 61,54 0 894,3 Pappadai TA 1216405,80 4513624,40 13 4,58 0 656,0 0,02 Persano SA 1018700,01 4512683,93 1,5 2280,57 0 741,0 112,66 Poma PA 859850,59 4212564,60 47,5 164,34 142 1441,2 0,50 Ponte Annibale CE 944121,09 4567308,06 7,4 4077,67 0 627,6 34,58 Ponte barca CT 1018502,18 4170860,38 0,82 277,34 0 1015,9 34,36 * Evidenziati in grigio sono indicati valori scarsamente attendibili a causa 1) o della presenza di un bacino imbrifero allacciato 2) o di condizioni assai diverse da quelle riscontrate nel dataset di invasi utilizzati per la produzione del modello FLORENCE2. In taluni casi il modello è risultato non applicabile (N.A.) 63 Capitolo 5 Ponte liscione CB 984114,49 4645329,13 148 1025,09 0 1030,3 0,71 Pozzillo EN 993406,70 4183055,19 96 580,04 0 1253,1 0,76 Punta Gennarta CA 460579,69 4353821,75 12,85 33,22 0 712,0 0,18 Ragoleto CT 1006237,18 4124225,14 24 117,06 0 1137,4 0,55 Redisole CS 1159166,95 4381837,32 1,53 9,55 0 620,8 0,39 Rio Coxinas CA 473576,06 4370335,41 0,19 7,49 0 805,4 3,18 Rio Leni CA 475224,04 4362804,32 20 73,33 0 851,9 0,31 Rio Mannu Pattada SS 513943,74 4492231,15 76 160,08 0 600,5 0,13 Rosamarina PA 907946,58 4210301,35 96 500,26 0 1367,5 0,71 Rubino TP 826963,73 4200305,91 13,77 42,07 34,4 827,1 0,25 Sa Forada CA 497586,55 4376556,70 1,41 1,24 0 1077,2 0,09 Sa Forada (aus.) CA 498932,34 4375599,66 1,41 0,75 0 689,1 0,04 San Giovanni Corr. SA 1030907,77 4467697,14 0,22 1,65 0 707,0 0,53 San Pietro AV 1046602,14 4560421,92 12 69,01 0 1312,1 0,75 San Raniero AQ 866310,08 4693418,58 0,2 0,12 0 349,5 0,02 Santa Lucia NU 551063,57 4424071,57 3,7 49,73 62 866,4 1,16 Santa Vittoria OR 477705,22 4424687,65 1,48 204,02 0 783,6 10,80 Sciaguana EN 993751,85 4176904,83 8,5 65,24 26,3 996,5 0,76 Tarsia CS 1125918,59 4409745,12 6,3 1339,53 0 939,0 19,97 Timpa di Pantaleo RC 1136580,37 4263665,66 8,8 10,81 0 689,6 0,08 Toppo di Francia PZ 1077471,21 4567732,87 4,6 35,04 0 909,6 0,69 Torre bianca FG 1036862,19 4606450,62 22,4 149,68 0 1319,0 0,88 Traversa Ailano BN 1012646,33 4182376,59 N.C. 1238,72 0 853,1 N.A. Traversa Sagittario AQ 890794,48 4728394,31 N.C. 183,7 0 898,1 N.A. Traversa Sauro PZ 881677,50 4159343,57 N.C. 353 0 1228,9 N.A. Traversa Serranella CH 933593,29 4592254,68 N.C. 1596,02 0 744,0 N.A. Trav.sul Magazzolo AG 899265,21 4661784,10 N.C. 98,38 0 1019,8 N.A. Trav. Sul Simeto CT 1114816,43 4489901,30 N.C. 907,26 0 1105,8 N.A. Traversa Trivigno PZ 944433,15 4677751,66 N.C. 402,46 0 1266,8 N.A. Trav. Villa Vomano TE 1091193,54 4518306,05 N.C. 563,44 0 953,0 N.A. Trinità TP 830956,35 4179530,27 13 193,21 0 1441,1 2,14 Votturino CS 1165026,89 4375004,27 3,25 81,76 0 501,5 1,26 Zaffarana TP 819132,66 4195532,22 0,6 7,25 0 917,1 1,11 5.3 metodologia applicativa del modello FlorenCe2 5.3.1 Preparazione Basi Dati Di seguito sono descritte le procedure relative alle basi dati dei sistemi invaso-bacino idrografico alimentante, che sono da utilizzare sia per il recupero dati di input nell’applicazione del modello FLORENCE2 di stima dell’interrimento medio pluriennale, sia per la visualizzazione dei risultati. 5.3.2 Struttura Base Dati Invasi La bancadati è stata realizzata, come detto precedentemente, attraverso l’unione di varie informazioni, provenienti da: 1. Estensione geometrica invasi rilevati dal CRA; 2. Estensione geometrica invasi provenienti da una prima estrazione dei poligoni con codice “acque superficiali” dallo strato CASI3 INEA 2002, con una ulteriore scrematura secondo quanto indicato dal Registro Dighe circa l’utilizzo a fini irrigui dell’invaso artificiale; 3. Aggiunta dei dati dall’archivio del Registro Dighe sopracitato. 4. Aggiunta delle informazioni dalla banca dati Limno (volume dei serbatoi e informazioni sulla dimensione dell’eventuale bacino imbrifero allacciato) La struttura informativa dei 121 invasi così come è prevista dalla banca dati geografica in formato 64 Capitolo 5 shapefile, realizzata nel sistema di proiezione UTM32 WGS1984, di tipo poligonale, è riportata in tabella 20. tabella 20. struttura della tabella informativa della bancadati. struttura base dati bacini Tipo campo Campo Descrizione Legenda numerico numerico numero con decimali area (m2) perimetro area_ha mq m ha numerico id area in m2 da topologia gis perimetro da topologia gis ha da divisione su area /10000 identificativo numerico univoco dell'invaso numerico codice codice tipo dell'invaso per modello stringa stringa stringa nome regione prov nome invaso nome regione sigla provincia stringa Condizione Condizione dell’invaso stringa Fiume stringa Uso stringa Classifica numero con decimali numero con decimali numero con decimali numero con decimali numero con decimali numero ALTEZZA_L58 VOLUME_L58 QUOTA_MAX QUOTA_AUTO VOLUME_AUT ALLACCIATO numero con decimali Sedimento Fiume immissario destinazioni di uso dell'acqua invasata Classificazione della tipologia di costruzione Altezza L.584/94 (m) Volume L.584/94 (mil. mc) Quota max regolazione (m s.m.) Quota Autorizz. (m s.m.) Volume Autorizz. (mil. mc) Area bacino allacciato m2 produzione specifica di sedimento: volume di sedimento umido prodotto per unità di area di bacino imbrifero tributario, per anno (m3*Km-2*anno-1) es.235 1 = con dati rilevati; 2 = di applicazione modello es.Monte Marello es. calabria es. TE (teramo) Invaso limitato, Esercizio Normale, Invaso sperimentale, in Costruzione es.Angitola es. Irriguo, Industriale Tipologia di costruzione es. 134,34000 es. 34,450000 es. 155,340000 es.195,0000 es.290,83000 mqall es. 1324,38 5.3.3 Struttura Base Dati Bacini Per quanto riguarda la preparazione dei dati necessari per l’applicazione del modello FLORENCE2 negli 86 bacini ed invasi ad uso irriguo delle Regioni Meridionali identificati dall’intersezione tra strato acque Casi 3 INEA e dati del Registro Italiano Dighe, si è preparata la base dati poligonale dei bacini sottesi, necessari al recupero dei 10 parametri morfometrici e tematici necessari all’applicazione del modello FLORENCE2. 5.3.4 Estrazione dei bacini idrografici I bacini d'interesse sono stati definiti a partire dal DEM a 50 m, dal quale è stato derivato il reticolo di drenaggio tramite procedura automatizzata fornita dal software GIS GRASS. In particolare è stato impiegato il comando r.watershed.fast, versione ottimizzata di r.watershed, che permette l'analisi dei principali parametri idrologici a scala di bacino. Dal reticolo di drenaggio si sono quindi estratti i bacini a monte dei punti di chiusura degli invasi (posizionati generalmente sulle dighe degli stessi) utilizzando il comando r.water.outlet. A valle della procedura automatica si sono operati gli opportuni aggiustamenti, dove ad esempio il reticolo di drenaggio non fosse risolto sufficiente bene da permettere l'estrazione completa di alcune porzioni di bacino. Sono state necessarie altre elaborazioni di post-processing per la suddivisione di un singolo bacino in più sottobacini quando sullo stesso insistono più invasi, l'uno a monte dell'altro. 65 Capitolo 5 5.3.5 Derivazione dei parametri per il modello FLORENCE Tutta l'elaborazione è stata realizzata impiegando esclusivamente le funzionalità e i comandi forniti dal software opensource GRASS. A partire dai bacini sopra definiti, sono stati derivati i parametri per il modello FLORENCE2 secondo la seguente metodologia: 5.3.6 Fonti Dati impiegate -Modello numerico del Terreno DEM con risoluzione a 50m; -Reticolo fluviale Tele Atlas in formato vettoriale lineare; -Censimento frane; -Corine Land Cover 2000 (Comunità Europea); -Dati pluviotermometrici medi preelaborati (da risultati aree omogenee linea A1). 5.4 estrazione dei parametri per l’applicazione del modello FlorenCe2 Area del bacino idrografico Calcolo dedicato automaticamente dai poligoni dei bacini, prodotti a valle della precedente operazione di estrazione dei bacini (che in origine produce un dato raster). SDR (Sediment Delivery ratio) Si è applicata la formula formula (4) di Vanoni SDR = 0,4724 A • 0,125. Dove SDR = Rapporto di Rilascio dei Sedimenti; A = Area del bacino idrografico in km2 Superficie erodibile A partire dai coefficienti indicati nel manuale di FLORENCE, sono state calcolate le aree erodibili a partire dai vettoriali del Corine Land Cover 2000, dai quali sono state derivate le aree delle diverse parcelle di uso del suolo per poi applicarvi i coefficienti di correzione secondo il loro codice CLC. Il totale dell'area erodibile per ogni singolo bacino è stata derivata dalla somma delle singole parcelle CLC ricadenti all'interno dello stesso. Pendenza media e massima del bacino A partire dal DEM 50m si è derivata la carta delle pendenze tramite analisi morfometrica impiegando il comando r.slope.aspect. I valori dei singoli pixel sono stati mediati tra loro e ne sono stati estratti i massimi sulla base delle geometrie dei singoli bacini (usando il comando v.rast.stats). Densità di drenaggio Per questo parametro si è impiegato il vettoriale del reticolo idrografico fornito da Tele Atlas. Il reticolo è stato ritagliato sulla base dei poligoni dei bacini (operazione di clipping tramite v.overlay) e sul vettoriale risultante sono state calcolate le lunghezze delle singole polilinee (sempre tramite procedura v.to.db) che poi sono state sommate tra di loro. Il risultato è stato diviso per l'area del bacino precedentemente calcolata. 66 Capitolo 5 Piovosità e Temperatura, medie pluriennali Dai dati termopluviometrici disponibili in formato raster si sono calcolate medie e valori massimi per i singoli bacini sulla base della loro geometria, sempre tramite v.rast.stats. Numero di frane Si è impiegato un censimento preesistente puntuale delle frane presenti sul territorio italiano. Per ogni bacino è stato sommato il numero di frane ricadenti al suo interno. Ogni parametro è stato quindi inserito nella tabella degli attributi dei bacini, sempre tramite semplici procedure automatiche realizzate appositamente per questa procedura, impiegando il linguaggio di shell Bash, su sistema Linux. Infine, tramite una routine, scritta in linguaggio Java, si sono estratti i parametri dalla tabella degli attributi del layer vettoriale dei bacini per alimentare il modello ensemble neurale FLORENCE2. 5.5 base dati bacini finale: struttura e stato dell’arte La struttura informativa degli 86 invasi così come è prevista dalla banca dati geografica in formato shapefile realizzata nel sistema di proiezione UTM32 WGS1984, di tipo poligonale, è riportata in tabella 21. Sono state definite le basi dati oggetto di consegna, la struttura dei dati associata e le procedure di consultazione per l’utente, in modo da procedere al porting sulla piattaforma WebGIS dedicata. tabella 21. struttura della tabella informativa della base dati baCInI Tipo_campo Campo Descrizione produzione specifica di sedimento: volume di sedimento umido prodotto per unità di area di bacino imbrifero tributario, per anno (m3*Km-2*anno-1) Rapporto di rilascio di sedimenti dal bacino idrografico Superficie del Bacino imbrifero, compresa la superficie dell'invaso (Km2) Area della superficie erodibile (Km2) Pendenza media del bacino imbrifero (%) densità di drenaggio: rapporto tra la lunghezza complessiva del reicolo idrografico e la superficie del bacino (Km-1) Output numerico Sedimento numerico con decimali numerico con decimali numerico con decimali numero SDR Ar_bacino Sup_erodibile Pend_med numero Dens_dren numero numero Pioggia Temp Media della Pioggia cumulata annua su base serie storica (mm) Temperatura media annua su base serie storica (°C) numero N_frane Numero di frane censite presenti nel bacino 67 CapItolo 6 modello FlorenCe su Web 6.1 procedura online per l’applicazione semplificata del modello ad uso degli enti gestori, per la preparazione del progetto di gestione degli invasi Come precedentemente detto, il Decreto 30 giugno 2004 richiede che il Progetto di gestione degli invasi fornisca indicazioni sul volume medio di materiale solido che sedimenta in un anno nel serbatoio e sulla provenienza del materiale solido sedimentato nel serbatoio. Il modello FLORENCE è in grado di fornire le risposte alle suddette domande ma. per renderlo fruibile agli Enti Gestori degli invasi, è stato necessario mettere a punto un’applicazione on-line utilizzabile tramite il sito web http://florence.homelinux.com/login.php . Per valutare il contributo di sedimento fornito dai diversi sottobacini sottesi dall’invaso, sarà necessario applicare il modello FLORENCE a ciascuno di essi. Si riporta qui di seguito la procedura di applicazione del FLORENCE su Web, ricordando agli utenti che presto verrà resa disponibile una nuova versione WebGis con l’applicazione del nuovo modello FLORENCE2. 6.2 Istruzioni per l’applicazione del software FlorenCe v. 1.0 Il software FLORENCE v.1. è di facile applicazione. Esso permette la stima della produzione netta di sedimenti espressa come volume di sedimento umido medio annuo in m3 per km2 di bacino imbrifero (m3 km-2 anno-1). L’utente può immettere manualmente il valore di ciascuna delle 10 variabili di modello digitandone il valore nelle corrispondenti caselle di input. Comunque, per evitare che dati tratti da banche dati di diversa origine possano determinare errori predittivi, si consiglia di far calcolare al software la maggior parte delle variabili, attraverso la selezione dei comuni entro i quali è compreso il bacino idrografico e per il quale si intende stimare la produzione di sedimento. L’utente potrà eventualmente modificare i valori calcolati in automatico, immettendo i propri valori. Comunque, nel calcolo delle variabili, l’utente dovrà attenersi alle istruzioni di questo manuale, al fine di evitare errori predittivi. Alcune variabili quali: l’area del bacino idrografico, la superficie erodibile e la densità di drenaggio devono essere obbligatoriamente calcolate dell’utente, in quanto risulta impossibile la loro derivazione tramite la selezione dei comuni. Per quanto riguarda il calcolo della pendenza percentuale media e massima del bacino idrografico, vengono fornite istruzioni dettagliate più avanti nel testo. Nell’esempio seguente si descrivono i passi che l’utente dovrà seguire per l’applicazione del modello: 1) Il primo passo consiste nella delimitazione del bacino idrografico (Fig. 48). Di esso si dovrà calcolare l’area in km2. L’utente avrà cura di eliminare dal computo le parti di bacino sottese da invasi artificiali o le cui acque defluiscono fuori dal bacino a causa di canalizzazioni e che quindi sottraggono sedimenti alla sezione di chiusura del bacino idrografico considerato. 69 Capitolo 6 Figura 48. area del bacino 2) Il secondo passo consiste nell’individuazione della province e dei comuni il cui territorio, in tutto o in parte, ricade nel bacino idrografico (figura 49). Una volta individuate la/le province e il/i comuni, si selezionerà la prima provincia nell’apposito menù a tendina. Automaticamente apparirà una finestra tabellare che consentirà all’utente di selezionare i comuni della provincia che ricadono nel bacino idrografico. In fondo a questa finestra è data possibilità all’utente, tramite un tasto di comando, di aggiungere altre province e di proseguire nell’aggiunta di altri comuni reiterando a piacimento la procedura di selezione. Al termine della selezione/aggiunta di tutti i comuni l’utente potrà procedere al calcolo automatico dei parametri, cliccando sull’apposito tasto di comando che si trova in fondo alla finestra tabellare. Figura 49. Identificazione dei comuni nei quali ricade il bacino idrografico dell’invaso 70 Capitolo 6 3) Il calcolo della densità di drenaggio (lunghezza totale del reticolo idrografico in km diviso l’area del bacino km2) dovrà essere effettuato, per la parte relativa al calcolo della lunghezza totale del reticolo idrografico, utilizzando le tavolette al 25.000 dell’IGM (Figura 50). Si avverte l’utente che l’utilizzo di documenti cartografici redatti ad un dettaglio maggiore di quello a scala 1:25.000 (ad es: carte tecniche a scala 1:10.000 o a scala maggiore) o ad un dettaglio inferiore (es: documenti in scala 1: 50.000 o a scala inferiore) produrranno risultati inattendibili. Anche la derivazione del reticolo idrografico in automatico (ad es: in ambiente GIS) produrrà risultati inattendibili. Figura 50. estrazione del reticolo idrografico bacino idrografico del bacino Il reticolo idrografico considerato dovrà essere quello relativo ai corsi d’acqua naturali (eliminando quindi dal calcolo le canalizzazioni artificiali dell’acqua). Le zone ove il corso d’acqua si anastomizza (ad esempio nei fondo valle, figura 51) dovranno essere valutate come tratto fluviale singolo, come nel seguente esempio. Figura 51. esemplificazione della corretta interpretazione del reticolo idrografico 71 Capitolo 6 4) Calcolo della pendenza media e della pendenza massima bacinale. La procedura di calcolo automatica fornisce il valore di pendenza percentuale (%) media e massima dell’insieme dei comuni selezionati da DEM 75x75 m (la pendenza media è ottenuta tramite l’applicazione della media ponderata sulle aree, mentre la pendenza massima è quella massima riscontrata fra tutti i comuni). Se il bacino idrografico coincide geograficamente con i territori comunali selezionati, si potrà utilizzare i valori di pendenza media e massima calcolati in automatico. Se invece il bacino è compreso all’interno del territorio di un comune (ma non coincide con esso) oppure comprende pezzi di più comuni, l’utente dovrà ricavare da solo i valori di pendenza minima e massima. A tal fine, è obbligatorio applicare procedure di calcolo automatico (ad es. in ambiente GIS) che derivino le pendenze da un modello digitale del terreno (DEM) con cella 75x75 m. Qualora si disponesse di un DEM a dettaglio maggiore si dovrà effettuare un ricampionamento a 75 m prima di procedere al calcolo delle pendenze, in quanto l’utilizzo di modelli digitali del terreno a dettaglio diverso determinerà un risultato erroneo. 5) Calcolo della superficie erodibile. Questa variabile consiste nell’area di tutta la superficie arativa, più 1/16 della superficie agraria e forestale non arativa, esclusa la roccia affiorante e le aree impermeabilizzate dall’uomo (soil sealing). Per la definizione di questa variabile l’utente si dovrà munire di un uso del suolo che, nella delineazione dei poligoni all’interno del bacino idrografico, distingua le superfici agricole fra quelle ove viene impiegato l’aratro e altri strumenti di lavorazione del suolo da quelle aree ove ciò non avviene. Nell’esempio sottostante (figura 52) si notino i colori: -verde = boschi, pascoli; -giallo = arativi, vigneti ecc; -rosso = roccia affiorante; -rosa = zone urbane. Figura 52. definizione della variabile superficie erodibile 72 Capitolo 6 Qualora l’utente utilizzasse la legenda CorineLandCover, potrà moltiplicare i km2 di ciascun uso del suolo per il fattore “Superficie erodibile” elencato in tabella 21. Pertanto, l’area erodibile totale, in km2, si otterrà sommando i prodotti dei km2 di superficie di ciascun uso del suolo per il corrispondente fattore di superficie erodibile della tabella 22. Si raccomanda, ove possibile, l’utilizzo di una legenda idonea a ben discriminare gli usi del suolo che prevedono la lavorazione del suolo rispetto a quelli ove il suolo non viene lavorato. tabella 22. legenda ClC e fattore moltiplicativo per il calcolo della superficie erodibile Legenda Corine Land Cover LIVELLO 1 LIVELLO 2 1.1 Tessuto urbano 1.2 Unità industriali commerciali e di trasporto 1 Superfici artificiali LIVELLO 3 111 - Tessuto urbano continuo 0 112 - Tessuto urbano discontinuo 0 121 - Unità industriali o commerciali 0 122 - Reti di strade e binari e territori associati 0 123 - Aree portuali 0 124 - Aeroporti 0 131 - Luoghi di estrazioni di minerali 1.3 Miniere, discariche e luoghi 132 - Discariche di costruzione 133 - Luoghi di costruzione 1.4 aree con vegetazione artificiale 2.1 Seminativi 2.2 Colture permanenti 2 Aree agricole 2.3 Pascoli 2.4 Aree agricole eterogenee 3.1 Foreste 4 Terre umide 4.2 Terre umide costiere 5.1 Acque interne 5 Corpi d'acqua 5.2 Acque marine 0 0 0 142 - Strutture di sport e tempo libero 0 211 - Seminativi non irrigati 1 212 - Suolo permanentemente irrigato 1 213 - Risaie 0 221 - Vigneti 1 (*) 222 - Frutteti e frutti minori 1 (*) 223 - Oliveti 1 (*) 231 - Pascoli 0,0625 241 - Colture annuali associate a colture permanenti 0,53125 242 - Coltivazione complessa 0,53125 243 - Suoli principalmente occupati dall'agricoltura 1 244 - Aree di agro-selvicoltura 0,53125 311 - Foreste a latifoglie 0,0625 312 - Foreste a conifere 0,0625 313 - Foreste miste 0,0625 321 - Prateria naturale 0,0625 331 - Spiagge, dune e piani di sabbia 4.1 Terre umide interne 0 141 - Aree di verde urbano 322 - Lande e brugheria 3.2 Associazione di 3 Foreste e aree vegetazione erbacea e/o arbusti 323 - Vegetazione sclerofila semi naturali 324 - Transizione suolo boscoso/arbusti 3.3 Spazi aperti con poca o nessuna vegetazione Fattore Superficie erodibile 0,0625 0,0625 0,0625 0 0 332 - Roccia nuda 333 - Aree scarsamente vegetate 0,0625 334 - Aree bruciate 0,0625 335 - Ghiacciai e nevi perenni 0 411 - Paludi interne 0 412 - Torbiere 0 421 - Paludi di sale 0 422 - Saline 0 423 - Piani intertidali 0 511 - Corsi d'acqua 0 512 - Corpi d'acqua 0 521 - Lagune costiere 0 522 - Estuari 0 523 - Mare 0 73 bIblIograFIa Autorità di Bacino del fiume Po, 2001. 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