Spedizione in abbonamento postale, art. 2, Comma 20/d, Legge 662/96, filiale di Treviso. Pubblicità inferiore al 70% Rivista quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale 1 2003 C O N I L C R E D I T O C O O P E R A T I V O T R E V I G I A N O SOMMARIO WWW.CREDITOTREVIGIANO.IT Non è un sito “di ultima generazione”, particolarmente sofisticato, arricchito di ammennicoli e di diavolerie tecniche accattivanti e sorprendenti. Ma si presenta bene, con una home-page gradevole, che orienta in modo chiaro su tutte le altre pagine, di facile consultazione. Il linguaggio comunicativo è essenziale, l’evidenziazione delle news e delle informazioni importanti senz’altro efficace. Stefano Ciriello, il tecnico del Credito Trevigiano cui è affidato il sito, sta facendo un buon lavoro, anche se non può dedicarvi il tempo che sarebbe necessario. Ancora in via di allestimento il catalogo prodotti, che attende una rivisitazione a livello di immagine. Ma risulta davvero interessante la consultazione della Guida ai servizi per i Soci 2003. Come pure le informazioni relative ai Concorsi ed agli incontri in programma. Sta diventando per molti una buona abitudine la consultazione almeno settimanale del sito. Si trova sempre qualcosa di interessante! 1 3-4 5 7 8-9 10-11 12 13 14-15 16-17 18-19 20 21 22 23 24-25 26-27 27 28-29 30-31 32 33 34-35 www.creditotrevigiano.it Una cooperativa di credito a responsabilità sociale Guardare oltre la stagnazione Il nostro vero bilancio è quello sociale Anche a Mussolente è Credito Trevigiano Accordi di Basilea I guru, Ciu En Lai e la nostra banca Da Vedelago a S. Giuliano Bosa Trade Maiali per caso, salami per scelta La porta dell’acqua Paolo, un protagonista dei nostri tempi Gli studenti di fronte ai problemi La grande forza dei piccoli gesti Tutti al Mercatutto Madri coraggio Dalla S. Pio X alle Latterie Trevigiane Idee giovani, idee vincenti Freestyle Caerano. Industrie di ieri e di oggi Montebelluna e il distretto della calzatura sportiva Tante strade partono da Vedelago I viaggi del Credito Trevigiano Una crociera memorabile Periodico quadrimestrale d’informazione bancaria e di cultura locale della Banca di Credito Cooperativo Trevigiano via Roma, 15 - 31050 Vedelago (TV) http://www.creditotrevigiano.it/ Reg. St. Trib. TV n. 676 dell’1/2/1988 Direttore Responsabile: Nicola Di Santo autorizzazione 28/6/2001 delibera n. 362/2001 Comitato di Redazione: Nicola Di Santo, Primo Franchetto, Lorenzo Morao, Giovanni Scomparin, Franco Zambon Hanno collaborato a questo numero: Gianni Lo Martire, Piero Faccin, Enzo Bergamin Progetto grafico: Luizio Capraro Realizzazione: Studio Grafico Enio Miotto Sas Stampa: Graficart Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana 2 UNA COOPERATIVA DI CREDITO A RESPONSABILITÀ SOCIALE È tempo di bilanci, Presidente Di Santo. Com’è andato questo 2002 per il Credito Trevigiano? In genere ci si aspetta una risposta scontata da parte di un istituto di credito. Se non va bene per le banche…! Basta guardare l’utile finale! Può andar male un settore economico, può entrare in crisi l’economia di un territorio, ma un grande gruppo bancario, specie se multinazionale, trova sempre modo di rifarsi altrove. Ed anche se ha sbagliato qualche grosso investimento, arriva sempre qualche salvataggio esterno. Almeno finora. Per una Banca di Credito Cooperativo, invece, i positivi risultati di bilancio sono soltanto il riflesso della buona tenuta economica del territorio in cui opera. Quindi dovremmo un po’ tutti essere confortati dal positivo andamento della BCC. Soci e non soci. Sicuramente. Non ci sono altre banche che dipendano così strettamente dall’economia di un territorio ben definito. Per noi quello della Castellana e della Pedemontana. Siamo i soli che qui raccogliamo e qui investiamo. Come vera banca locale. Com’è da considerare l’utile di quest’anno, di poco superiore a quello dell’anno precedente? Se si considera che per ottenere lo stesso risultato dello scorso anno abbiamo dovuto aumentare e di molto l’attività (+ 30 % di impieghi), aprire nuove filiali, assumere nuovi dipendenti, avremo la riprova che non è certo l’utile il nostro unico obiettivo. E questa nostra scelta è andata a beneficio degli operatori locali. Non c’è quindi motivo di pensare che la banca stia rallentando la corsa… Tutt’altro. La corsa si sta facendo sempre più frenetica, sui ritmi con cui si muovono del resto anche i nostri operatori. Abbiamo aperto nuove filiali a Montebelluna ed a Castelfranco, un’altra prima di Pasqua a Mussolente, sulla direttrice di Bassano, continuiamo ad assumere personale, che ormai ha superato le 200 unità, abbiamo deciso nuovi e massicci investimenti in attrezzature ed in tecnologie, stiamo passando ad un nuovo sistema informativo per offrire nuovi e più efficienti servizi, abbiamo promosso da poco una più razionale ed articolata riorganizzazione del personale… D’accordo, Presidente, ma in tutto questo fervore di attività resta sempre presente e viva l’attenzione per i soci? Noi cerchiamo di aver sempre presente il nostro essere prima di tutto banche di credito cooperativo. Cioè cooperative di Soci. Senza i quali non avremmo ragione di esistere. E non lo diciamo solo a parole. Continuiamo a fare nuovi Soci senza fare tanta pubblicità. Ed abbiamo ormai varcato la soglia dei 5.000. Mentre tante altre consorelle, anche più grandi di noi, sono ferme a quote molto più basse. Ci conforta anche la riforma del diritto societario che porterà tra poco alla distinzione tra vere cooperative di soci ed altre forme. Con diverse conseguenze normative e fiscali. A proposito di Soci, non avevate annunciato da tempo l’operazione ristorno? Sì e con tanto entusiasmo, perché avevamo individuato nel ristorno uno strumento valido per rendere concreto il vantaggio di essere socio. E l’avevamo fatto tra le prime BCC italiane in assoluto. Poi sono intervenuti la legge, il regolamento, il parere della Banca d’Italia e la controversa interpretazione del profilo fiscale. Alla fine quello che si può restituire al Socio, in proporzione di quanto ha fatto guadagnare alla banca, si riduce a ben poco. Perché rimanendo intatti l’accantonamento a riserva legale (70% dell’utile) e la destinazione ai fondi mutualistici (3%), si può destinare al ristorno solo il 50% IL PUNTO CON IL PRESIDENTE 3 del residuo e di questo si può liquidare solo il 50%, l’altro 50% essendo riservato all’incremento delle quote azionarie. In più il nostro attuale sistema informatico non ha ancora messo a punto i relativi programmi, anche perché, come ci è stato comunicato a metà aprile, siamo l’unica BCC veneta a richiedere il ristorno. Ed in attesa cosa fate per i Soci? Non vorrei enfatizzare troppo i nostri interventi di politica mutualistica e sociale. I più significativi sono raccolti nel Bilancio Sociale, che inviterei tutti a sfogliare in occasione dell’Assemblea annuale. Ogni Socio, poi, per essere informato sulle opportunità, bancarie e non bancarie, offerte dal Credito Trevigiano, può consultare la Guida ai servizi per i Soci, approntata a fine 2002. Sarebbe anche utile fare un confronto con i vantaggi offerti dagli altri istituti di credito, cooperativi e non cooperativi. Avete anche approntato un nuovo regolamento di ammissione a socio? Sì, il Consiglio nelle sue facoltà ha ritenuto opportuno provvedere ad una nuova formulazione dei criteri di ammissione. A termini di Statuto può diventare Socio soltanto chi opera da tempo ed in modo significativo con la BCC. Il Socio, quindi, deve lavorare con la banca e diventare anche suo promotore. E per quanto riguarda le quote azionarie, c’è qualche variazione? Nessuna. Non essendoci possibilità di speculare sui dividendi (ad interesse legale), la quantità di azioni proposte per la sottoscrizione si mantiene a livelli bassi ed uniformi (circa 10 azioni). Aumenta, invece, il sovrapprezzo, fermo dal 1996, ed ora in parte 4 adeguato per i nuovi Soci all’incremento del patrimonio e delle attività della banca. All’ordine del giorno della prossima assemblea c’è anche la proposta di un nuovo Regolamento assembleare per l‘elezione delle cariche sociali… Sì, avevamo un accordo con i Soci ed abbiamo cercato di rispettarlo. La nuova proposta non vuole cambiare tutto e subito, ma cerca di introdurre con gradualità alcune importanti riforme. Come, ad esempio, la scelta di un momento unico e comune per l’elezione delle cariche senza dover passare per le preassemblee. Saranno ugualmente assicurate adeguate rappresentanze sia degli Enti fondatori che dei territori in cui la BCC è più radicata. Altra novità, e di notevole portata, è l’impegno del Consiglio di non presentare candidati che siano rimasti in carica per tre mandati consecutivi e completi. Si provvederà ad un opportuno ricambio a fine di ogni mandato. Con quale spirito il Credito Trevigiano guarda al futuro? Con lo spirito di chi intende affrontare con coraggio e decisione le difficoltà di un mercato sempre più complesso ed in rapida evoluzione, forte di un solido radicamento nel territorio conquistato nel corso di una storia più che centenaria. Sono già in atto azioni di aggiornamento e riorganizzazione della struttura, politiche di espansione mirata ed iniziative forti di politica sociale sia nei riguardi dei Soci che delle comunità del territorio. Avendo chiara la coscienza del ruolo di responsabilità sociale che la nostra cooperativa di credito è chiamata a svolgere come autentica ed ormai unica banca locale della Castellana e della Pedemontana. ■ GUARDARE OLTRE LA STAGNAZIONE Il bilancio di Credito Trevigiano guarda già oltre il difficile momento economico per cogliere immediatamente i segnali di ripresa. L’economia italiana e mondiale nell’ultimo anno è sembrata un motore in panne tanto che molti esperti parlano ormai apertamente di stagnazione. Gli effetti si sono fatti sentire anche nel nostro territorio che, per l’alta concentrazione di piccole e medie imprese, molto spesso orientate all’ export, ha risentito di questo clima poco favorevole. Credito Trevigiano, proprio perché è una banca di credito cooperativo e tipicamente locale, gestendo migliaia di rapporti con clienti e famiglie, non poteva fare finta di niente. Spiega Franco Zambon, direttore generale di Credito Trevigiano: “La nostra strategia per raggiungere un bilancio positivo è stata quella di acquisire nuove fette di mercato togliendole ad altri istituti bancari, di procedere negli insediamenti in nuovi territori e di consolidare la nostra operatività nelle zone di presenza storica. Ma abbiamo fatto di più: non abbiamo aumentato i prezzi dei servizi bancari offerti alla clientela ed ai soci. Sembra una politica bancaria controcorrente, ma abbiamo ottenuto gli utili come negli anni precedenti. Il 15 aprile scorso, ad esempio, abbiamo aperto la filiale in comune di Mussolente, la prima fuori provincia, e qualche mese prima abbiamo aperto due filiali nelle zone storiche, una a Montebelluna in centro e l’altra Castelfranco Veneto sempre in centro.” Insomma una saggia ed oculata politica dei prezzi orientata alla crescita dei volumi a scapito dei margini di guadagno, come è scritto nella storia di questa banca cooperativa a valenza sociale. “Con questa scelta di politica bancaria abbiamo inteso, spiega il direttore Zambon, dare una mano agli operatori economici ed alle famiglie specie sul lato degli impieghi in un momento economico non facile. Infatti lo sviluppo dei volumi sugli impieghi è cresciuto del 30% e la raccolta diretta segna un +20%. Incrementando i volumi, infatti, abbiamo potuto attuare una contrazione della forbice delle condizioni a favore di soci e clienti e dall’altra abbiamo ottenuto la copertura dei costi derivanti sia da incremento di personale sia dagli investimenti fatti per l’espansione territoriale. Il personale ha superato le 200 unità, senza contare gli assunti con contratto di lavoro interinale.” IL PUNTO CON IL DIRETTORE E’ stato completato il programma delle assunzioni? Il piano strategico 2002/2004 prevede, per il 2003, una politica espansiva e di ulteriore consolidamento nel territorio. Quindi credo, in quest’ottica, che verranno operate altre assunzioni. La convention con i dipendenti del 2 aprile 2003 5 E gli utili della banca? L’utile dopo la postazione a fondi rischi e gli ammortamenti prudenti è in sintonia con quello dell’anno precedente. E questo risultato è stato raggiunto nonostante un aumento di imposta, in seguito alla nuova normativa fiscale nazionale, di più di 250 mila euro. Come si prevede possa svilupparsi il 2003 per quanto riguarda l’economia più in generale? Lo scorso anno, proprio di questi tempi, si prevedeva un primo semestre di stagnazione ed un secondo semestre di ripresa economica. Tutto questo non si è verificato e le previsioni di stagnazione sono ormai quotidiane. Gli esperti parlano apertamente di recessione in Germania e di perdita di competitività e maggiore inflazione in Europa rispetto agli Usa. La situazione dei tassi è penalizzante per il mondo economico, i consumi non riprendono e lo stesso discorso si può fare per le banche: riduzione degli affari e deterioramento della qualità dei crediti. Se questo è il panorama quali consigli dare ai soci e clienti? Alle aziende socie e clienti possiamo consigliare di ragionare positivamente, di fare attenzione al parco clienti ed ai mercati e di non demordere sulle possibilità d’investimento perché è proprio nei momenti di crisi che le aziende migliori emergono. Se l’azienda rinuncia all’innovazione rischia di essere estromessa dai mercati e di non cogliere appieno la ripresa quando si ripresenterà. E’ necessario, invece, vedere anche questo momento come un’occasione per esplorare nuove opportunità. Alle famiglie direi di attendere prima di procedere a nuovi investimenti finanziari evoluti. La maggior parte delle azioni rappresenta imprese che hanno un valore di patrimonio sopra le quotazioni di borsa. 6 Ma nonostante questo è opportuno attendere, mentre per qualcuno più esperto e specializzato, può essere il momento di acquistare. Non consiglio di operare in borsa con il trading, se non si è veramente esperti e consci dei rischi che si corrono, in attesa che la politica internazionale dia segnali più positivi. La guerra in corso può produrre riflessi negativi sul sistema produttivo mondiale. Un’eventuale chiusura del conflitto in tempi abbastanza brevi, però, aiuterà l’economia americana che farà da locomotiva per quella europea. Veniamo ad un appuntamento che preoccupa molte delle nostre imprese,Basilea 2. Cosa sta facendo la banca? Il percorso di Basilea 2, in poche parole la riforma dell’erogazione del credito alle imprese, richiede che i nostri operatori siano informati ed aiutati. Vorremmo fare un percorso assieme a loro per evitare che valide aziende vengano penalizzate a causa di un eccesso di prudenza nella valutazione dei rischi. Questo argomento potrà essere oggetto di un futuro articolo di approfondimento e consigli alle imprese. Giovanni Scomparin IL NOSTRO VERO BILANCIO È QUELLO SOCIALE Da qualche anno anche le banche hanno scoperto il “sociale”. È di moda. Da allora c’è tutto un affannarsi di esperti o pseudo-tali con convegni, corsi di formazione, campagne di stampa, per evidenziare il ruolo sociale che ogni attività economica assume. A volte, in realtà, per nascondere o mimetizzare il vero ed unico valore che molte banche perseguono, cioè quello economico. Al di là di ogni valore. Con il consenso più o meno convinto o rassegnato di una parte consistente dell’opinione pubblica. Non è che vogliamo far la predica agli altri istituti di credito, noi che pure banche siamo, anche se di credito cooperativo. Ma è appunto per questo nostro essere cooperative di credito che ci sentiamo differenti. Per natura, per scelta, per forza. Da quando siamo nati, oltre un secolo fa, per combattere l’usura e la miseria, fino allo sviluppo degli ultimi decenni, conseguito dando “poco a tanti, piuttosto che tanto a pochi” (vedi il limite massimo di fido), investendo nel territorio quanto raccogliamo, consentendo a tutti i soci di partecipare con gli stessi diritti, creando valore economico, sociale e culturale a beneficio dei Soci stessi e delle comunità in cui operiamo. Da vera banca locale. Perciò il nostro “Bilancio Sociale”, inteso come rendiconto di quanto la nostra BCC ha contribuito allo sviluppo del territorio, vorremmo che non si confondesse con quelli che vanno ora di moda, di altri istituti di credito o di altre aziende. Convinti che ormai il Bilancio ordinario, compilato così come esigono le norme civilistiche, è riservato agli addetti ai lavori. Non sarà difficile e, ci auguriamo, nemmeno noioso scorrerlo e ricavare alcune informazioni importanti sui vantaggi bancari e non bancari offerti nel corso del 2002 ai Soci (mutualità), sul sostegno dato allo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità locali (socialità), sul “valore aggiunto” riversato nel territorio, sulla nostra identità di Credito Trevigiano. Vorremmo in questa sede anticipare, raggruppati in grandi categorie, alcuni dati significativi del Bilancio Sociale 2003, che verrà presentato all’Assemblea del 25 maggio: Mutualità diretta € 684.326 (L. 1.324.855.100) + 15% Comprende: Vantaggi bancari (custodia titoli gratuita, polizza ricovero al 50 %, commissioni ridotte su negoziazione titoli e fondi comuni, dividendi) Vantaggi non bancari (Progetto Studenti, incontri ed assemblee, omaggi, agevolazioni per viaggi, gite, visite culturali, spettacoli teatrali, Filo Diretto) Socialità € 726.469 (L. 1.406.443.900) + 34.8% Comprende: Interventi a favore di associazioni, enti, parrocchie, missioni, cooperative sociali, onlus, gruppi di volontariato, fondo eticosolidale A grandi classificazioni si possono suddividere in interventi di natura: - assistenziale 35% - sportivo-ricreativa 30% - informativa-culturale 17% - bancaria 8% - altro 10% Un maggiore dettaglio è da ricercare nel fascicolo del Bilancio Sociale, che vuole dare ad ogni Socio la consapevolezza del ruolo svolto dalla “sua” cooperativa di credito in campo sociale. Una cooperativa che può crescere soltanto facendo crescere gli altri, cioè i Soci e gli appartenenti alle comunità locali. Anche il più scettico dei lettori provi a pensare a cosa cambierebbe per le nostre comunità se non potessero più contare sul Credito Trevigiano. La vita continuerebbe, sicuramente, ma non sarebbe più la stessa. Basti vedere cosa sta succedendo là dove qualche banca storica di riferimento ha spostato altrove interessi e centro direzionale. 7 ANCHE A MUSSOLENTE È CREDITO TREVIGIANO NUOVE FILIALI La nuova filiale di Mussolente aperta il 15 aprile 8 Consolidare e sviluppare la presenza del Credito Trevigiano nei centri abitati è stato l’obiettivo delle ultime aperture a Castelfranco (in dicembre) ed a Montebelluna (a gennaio). Ed avevamo visto giusto. Anche in piazze da oltre un secolo “affezionate” a qualche banca storica si aprono spazi interessanti ed imprevisti per le “piccole” cooperative di credito. Effetti delle grandi e progressive concentrazioni in atto. La nostra gente cerca ancora, e per fortuna, il contatto umano, il rapporto familiare, la conoscenza diretta non solo con il cassiere ma anche con il Direttore generale e soprattutto con i Consiglieri e con il Presidente. Possibilità sempre più preclusa nel rapporto con le “grandi banche”. Con questo spirito e con questo stile il Credito Trevigiano si propone anche sulle piazze nuove o meglio relativamente nuove. Perché le Banche di Credito Cooperativo possono espandersi, passo passo, soltanto nei territori limitrofi e perciò già in parte conosciuti. Così siamo giunti a Mussolente, come al solito senza tanti clamori, la settimana di Pasqua. È la prima espansione della nostra BCC fuori provincia, nel Vicentino, ma sempre ad un tiro di schioppo dal territorio Trevigiano e non molto lontano dalla nostra filiale di Asolo. Non ci sentiamo certo fuori casa. Il Direttore della nuova filiale, Antonio Civiero, è ben conosciuto nel territorio, anche per altre precedenti esperienze di lavoro sempre nel settore bancario, e dimostra una sicura conoscenza dell’ambiente. “La zona è interessante per lo spirito imprenditoriale che anima gli operatori locali, che hanno dato vita ad una gamma ben diversificata di attività artigianali ed industriali, fra le quali spiccano quelle orafe (con ditte di rilevanza internazionale), quelle della meccanica di precisione e del mobile antico”. Il comprensorio è quello di Bassano… “Sì e comprende nella parte sud-orientale che ci interessa zone ricche di attività come Rosà e Cassola”. Quale tipo di clientela dobbiamo aspettarci? “Beh, non molto diversa da Filiale di Montebelluna Filiale di Mussolente fiducia sulla sperimentata capacità imprenditoriale degli operatori locali. Ho già constatato come il nostro approccio di vera banca locale può risultare vincente. Ma anche le famiglie si accorgeranno presto del nostro modo diverso di fare banca. Una vera banca locale, che raccoglie ed investe solo nel territorio, a beneficio dei Soci, degli operatori e della comunità”. Filiale di Castelfranco Veneto quella propria di una banca di credito cooperativo, ma con una più precisa caratterizzazione aziendale. Anche per la conformazione di Mussolente e per l’ubicazione stessa della filiale”. Cioè? C’è una diversità tra Mussolente ed altri paesi limitrofi? “In parte sì. Basti pensare, ad esempio a Casoni, che ha un centro ben definito attorno al quale si è sviluppato il paese. Il vero centro di Mussolente, invece, non è tanto la chiesa, un po’ scostata a nord della statale, ma appunto la statale stessa, divenuta ormai il fulcro commerciale del paese. E proprio lungo di essa, in bella evidenza alle porte orientali del paese ed a ridosso dell’area artigianale, è ubicata la nostra filiale. Raggiungibile, quindi, facilmente da operatori del commercio, dell’artigianato e dell’industria”. Allora la concorrenza di altre banche sarà forte… “Sicuramente. Sono già insediate nel territorio comunale altre 4 banche, due qui a Mussolente e due a Casoni. Ed alcune hanno una presenza storica nel territorio”. Non sarà facile inserirsi in questo mercato. Ha già qualche strategia? “Dai contatti avuti nei mesi che hanno preceduto l’apertura, mi son reso conto che sono più facilmente avvicinabili gli operatori mediopiccoli e, in tempi un po’ più lunghi, le famiglie, mentre quelli più grandi sono fin troppo curati dalle altre banche”. Nello stile di una banca di credito cooperativo, dunque. “Proprio. Io che vengo da altre esperienze bancarie apprezzo ancor di più lo stile del Credito Trevigiano. Come direttore della filiale non mi sento pressato dalla necessità di far subito numeri,a tutti i costi, ma posso in questi primi mesi dedicarmi a costruire una rete di relazioni indispensabile al nostro radicamento nella comunità”. Il momento le sembra propizio? “Il momento è senz’altro buono. Le grandi banche, di fusione in fusione, portano sempre più lontano interessi e centri direzionali e diventano estranee al territorio. A livello operativo, poi, c’è uno scollamento evidente tra sede centrale e sede locale. Noi invece siamo qui, a portata di mano. Il Direttore ed il Presidente stesso mi vengono a far visita spesso. I problemi si risolvono in tempo reale”. Il suo è quindi un ottimismo ben motivato? “Direi di sì. Ho motivo di avere grande 9 ACCORDI DI BASILEA RIFLESSI IMPORTANTI PER GLI OPERATORI ECONOMICI ECONOMIA 10 Il Comitato di Basilea è costituito dai Governatori delle Banche Centrali del gruppo dei 10. Esso è l’organismo attraverso il quale le autorità di vigilanza bancaria hanno concordano principi comuni per l’esercizio della funzione di controllo del sistema bancario. Uno tra i più importanti documenti da esso redatto riguarda il tema dell’adeguatezza del patrimonio delle banche. Il punto di partenza è che tutte le banche debbono offrire stessi standard di garanzia. Si vuole così evitare che un istituto che raccolga denaro dal pubblico possa perderne una parte distruggendo. L’adeguatezza del patrimonio delle banche indica - allora - qual è il patrimonio di cui ciascuna dispone per coprire i rischi assunti. La normativa iniziale prevedeva, con una semplice formula, che le istituzioni creditizie non potessero assumersi rischi superiori a 12,5 volte il patrimonio. Con un esempio si chiarirà questo concetto. Consideriamo un prestito pari a 100, erogato da una banca ad una impresa. Poiché questa forma tecnica ha un coefficiente di rischio pari a 100% “l’attivo ponderato” che scaturirà da questa operazione sarà il 100% di 100 (quindi 100). Ora se dividiamo questo importo per 12,5 otteniamo 8 (100/12,5=8). Questo valore indica quanto patrimonio assorbe l’ operazione. Se la banca avesse avuto un patrimonio pari a 500, dopo l’erogazione solamente 492 unità sarebbero disponibili per alimentare la crescita del suo attivo. Tuttavia nel 1999 sono state introdotte altre novità. La prima indica che finanziare con la stessa somma e con la stessa forma tecnica 2 soggetti comporta, se i soggetti hanno merito di credito diverso, diverso assorbimento di patrimonio. Un altro esempio chiarirà quando detto. Se una banca in alternativa può prestare sempre la stessa somma di denaro (100) o ad un soggetto solidissimo (con possibilità di fallimento a breve scadenza prossima a zero) o ad un soggetto meno solido (con possibilità di fallimento a breve scadenza decisamente superiore) diverso è l’impatto in termini di assorbimento di patrimonio se il primo soggetto ha coefficiente 20% ed il secondo coefficiente 150%. Nel primo caso, infatti, il patrimonio assorbito a copertura del rischio sarà pari a 100 x 20% x 8% (cioè 1,6), mentre nel secondo sarà pari a 100 x 150% x 8% (cioè 12). Per rating, tuttavia, non si intende solamente quella pagella che grandi case attribuiscono (attraverso l’utilizzo di lettere da A a D) ad altrettante grandi società, ma anche un sistema interno in cui le banche, in base a dati statistici, analisi personali, studi acquistati, valutano i loro clienti effettivi o potenziali. E’ chiaro che la banca che non sarà in grado di porre in essere questo articolato sistema di rating interno (entro il 2006) che le consentirebbe di segmentare la clientela riducendo i rischi, si troverà a dover applicare il modello di misurazione generico che certamente comporterà un maggiore assorbimento di patrimonio e, quindi, un limite alla crescita dell’attivo. Le banche che maggiormente dovranno attrezzarsi in questa direzione sono soprattutto quelle di piccola dimensione che, spesso, concedono il credito più per conoscenza specifica del cliente che in base a criteri oggettivi. E’ allora evidente che costruire un sistema di rating interno basato su dati conta- bili sarebbe fortemente limitativo oltre che poco operativo. In questo caso, nell’impossibilità di evidenziare il “ vero rischio “ le banche sarebbero costrette a dover riconoscere al cliente una pagella peggiore che presumibilmente immobilizzerà quote crescenti di patrimonio e farà pagare ai clienti il conto di questa anomalia con condizioni di accesso al credito peggiori. Ciò potrebbe favorire la sopravvivenza dei soli operatori virtuosi perché chi non si adegua ai nuovi standard non può crescere ed è meglio che porti in dote il patrimonio a chi lo può far fruttare in modo ottimale. A seguito si riportano alcune conseguenza che derivano dalla norma. Le grandi banche dovrebbero essere meno penalizzate sia perché spesso hanno già in casa sofisticati impianti (ma funzionano viste le maggiori sofferenze?) per il monitoraggio specifico del rischio sia perché gestiscono i rapporti in modo più formale. I piccoli clienti (ci riferiamo a piccoli imprenditori, aziende familiari,…), stante questo scenario, non sono certamente in una situazione favorevole. L’oggettiva difficoltà a “ retarli “ e quindi il conseguente maggiore assorbimento di patrimonio per la banca che volesse intrattenere rapporti con essi, comporterà (in linea teorica) una penalizzazione delle condizioni di accesso al credito. Gli improvvisi cambiamenti di scenario potrebbero determinare rapidi peggioramenti contemporanei di rating di molti soggetti affidati. A questo punto le banche che dovessero tener conto di ciò e che non volessero modificare la dimensione del loro attivo dovrebbero o ripatrimonializzarsi in fretta (aumenti di capitale) o mantenere sempre una parte del patrimonio “ libero “ (con peggioramento delle condizioni estese a tutti i soggetti). Potrebbero modificarsi di molto gli attivi delle banche. Infatti una banca potrebbe in alternativa decidere se mettere nel suo attivo una obbligazione di un paese emergente che assorbe una fetta altissima di patrimonio (rischio alto) oppure in alternativa erogare ammontari multipli di mutui assistiti da garanzie ad assorbimento di patrimonio molto inferiore. Cosa sta facento il credito trevigiano Non è tuttavia detto che ciò che è (o potrebbe essere) valido a livello generale lo sia per un singolo operatore. Il Credito Trevigiano, ad esempio, pur essendo una banca locale, ormai da mesi si sta preparando a BASILEA-2 con la costituzione di uno stabile team di esperti interni ed esterni che partoriranno nei tempi dettati dalla normativa il sistema di rating interno. Gianni Lo Martire 11 I GURU, CIU EN LAI E LA NOSTRA BANCA I NOSTRI SOLDI 12 Il più importante settimanale italiano che si occupa di vicende di borsa alcune settimane fa ha aperto la prima pagina con il seguente titolo “Paura della guerra ma i signori della borsa comprano”. Poi, dopo alcune pagine pubblicitarie, ecco uno spazio acquistato da una società italiana operante nel risparmio gestito con un titolone a quattro colonne “Borsa, il calo non spaventa”. E ancora, dopo gli spazi dedicati al sommario settimanale, si riprende il tema con un nuovo titolo, questa volta a cinque colonne, “Guerra, c’è chi dice buy”. Ed Yardeni, seguitissimo guru di borsa e strategist di una delle maggiori case di investimento mondiali, in un box inserito nella stessa pagina indica in un più 25% il rialzo da lui previsto dell’indice Dow Jones entro la fine dell’anno. Insieme a lui altri gestori, rigorosamente ottimisti, indicano i motivi di questo loro sentiment. Senza dare più di tanto peso ai proclami più umilmente abbiamo preferito analizzare i mercati azionari partendo dai fatti. Ovvero da ciò che nelle ultime settimane le cronache hanno riportato e gli uffici di statistica divulgato. Guerra a parte, i segnali che emergono impongono prudenza perché gli scenari paiono tutt’altro che positivi. Negli Usa, l’ombelico del mondo finanziario, sono franate le vendite della grande distribuzione, sono scesi ancora gli ordini di beni durevoli, sono aumentati i licenziamenti, il tasso di disoccupazione è ancora elevato, il deficit pubblico è in piena accelerazione, il debito pubblico – anche a causa della guerra in atto - si ingigantisce. Né basta. La produttività del lavoro è calata e si è mosso in direzione opposta il costo del lavoro. In questo contesto di palese debolezza ci si dovrebbe aspettare che i prezzi scendano. Niente affatto. L’inflazione sale sospinta dai prezzi oil. Uniamo tutti questi tasselli e ne emergerà un quadro a tinte fosche in cui in controluce sta scritto che il rischio che all’inflazione si unisca la stagnazione è concreto. L’andamento del dollaro riassume tutti questi dati: solo pochi mesi fa era a 0,83 con- tro euro mentre oggi naviga a quota 1,08 - un bel meno 30%. Chi si occupa di mercati finanziari non ricorda un periodo in cui a fronte di un calo di Wall-Street le altre piazze siano salite. E’ questo l’indicatore che dovrebbe fare riflettere più di ogni altro (guru e non) obbligando tutti (guru e non) ad essere prudenti. Cambiamo ora tema, ma solo all’apparenza. Le cronache riportano che all’inizio degli anni ’70 un giornalista chiese a Ciu En Lai se pensava che la rivoluzione parigina del 1789 fosse stata positiva per la successiva storia del paese. Bene - rispose il primo ministro cinese - mi pare che sia ancora troppo presto per dare dei giudizi su questo tema. Duecento anni non gli bastavano per poter aprire la bocca e dare sentenze. Se a Ciu En Lai non bastavano due secoli per dare giudizi su di un tema i cui effetti parevano già essersi consolidati, a taluni bastano meno di duecento secondi per capire che la svolta è prossima. Ma chi è prudente e guru non è non può non convenire che il mercato è ancora tra le affilatissime unghie dell’orso. Chi, purtroppo, ha già nel proprio portafoglio azioni dovrà pazientare ancora per il recupero. Per chi vuole starsene tranquillo ed ha qualche risparmio da investire - invece una soluzione da proporre ce l’abbiamo: le nostre obbligazioni, che si sono rivelate un ottimo investimento nel passato e lo saranno ancora per gli anni a venire. Capitale garantito, rendimento superiore a quello di mercato dei bot, prezzo certo dichiarato in anticipo nel caso di vendita prima della scadenza. Sono 3 caratteristiche che riunite assieme pochi altri titoli riteniamo possano offrire. Gianni Lo Martire DA VEDELAGO A S. GIULIANO UN FILO DIRETTO DI SOLIDARIETÀ Lo scorso sabato 22 marzo la solidarietà di Vedelago è arrivata nelle zone terremotate del Molise, sotto forma di contributi a favore delle comunità del luogo impegnate nell’opera di ricostruzione, sia “edilizia”, sia economico-sociale. Ma andiamo con ordine. All’indomani del sisma, tutti si mobilitano per far fronte alle necessità di quanti avevano le proprie case inagibili, con l’inverno in arrivo. Anche a Vedelago qualcosa si muove: l’Avis, il Gruppo Atletica e il vasto mondo del volontariato, raccolgono fondi da inviare alle popolazioni colpite; a ciò si aggiunge il contributo del Credito Trevigiano, dei suoi dipendenti ed amministratori. Si cerca di stabilire un contatto diretto con qualche referente del luogo che possa segnalare le situazioni più bisognose di aiuto. La banca si muove attraverso le strutture del Movimento e il Presidente Di Santo riesce a comunicare col suo collega della BCC di Colletorto, comune dove si trova il tristemente famoso S.Giuliano; contemporaneamente Vittorio Innocente riesce a mettersi in contatto con Ginetta De Simone, persona fortemente impegnata nel volontariato locale. Entrambe le fonti sono concordi nel rinviare “a quando la TV si sarà dimenticata di noi” l’intervento di Vedelago. Una prima iniziativa fa capo al parroco di Larino, che sta costruendo un centro sociale per attività destinate ai portatori di handicap e agli anziani. Una seconda iniziativa, cui sono stati destinati i fondi raccolti dalla nostra banca, sarà gestita direttamente dalla locale BCC di Colletorto a favore delle situazioni maggiormente bisognose. E’ proprio sul piano economico che il terremoto ha fatto i maggiori danni in quanto ha colpito una zona già di per sé debole. L’attività principale della zona è l’agricoltura, che però non garantisce il completo assorbimento della forza lavoro in quanto non riesce ad organizzarsi, a mettere insieme le risorse per riuscire a trasformare i prodotti della terra, magari attraverso forme organizzative, come la cooperazione, in grado di garantire un soddisfacente grado di “democrazia economica”. Nel centro di Colletorto spicca una serie di containers che la locale banca è riuscita, grazie alla solidarietà del Credito Cooperativo nazionale, a mettere a disposizione delle attività commerciali che altrimenti sarebbero state costrette a chiudere. Parecchi edifici sono puntellati ed inagibili, analogamente al centro di Larino, mentre è inaccessibile il centro di S.Giuliano. Contemporaneamente il nuovo S.Giuliano, fatto di case prefabbricate di legno, è sorto a poca distanza, segno della volontà di restare a tutti i costi nella luogo natìo. Lasciati gli amici ai quali era stato portato un po’ di conforto, la comitiva ha fatto tappa nel cimitero dove sono sepolti i bambini morti nel crollo della scuola di S.Giuliano. Una serie di tombe, riempite dei loro giocattoli, degli oggetti a loro cari, dei berretti, dei caschi, delle tute dei primi soccorritori, che si sono prodigati nel tentativo di strapparli al loro infausto destino. Una preghiera corale ha spezzato, per un attimo, il gelido silenzio del luogo e il nostro sguardo non riusciva a staccarsi dalle foto che li ritraevano in momenti di felicità: quegli sguardi infantili, quelle espressioni gioiose sembravano veramente di angeli, gli “angeli di S.Giuliano”. Enzo Bergamin SOLIDARIETÀ Foto: da sin a dx-in piedi: Ginetta De Simone, il Commissario Straordinario di Colletorto, il sindaco Remigio Parisotto, Vittorio Innocente, Nicola Di Santo, due amministratori della BCC locale, il parroci di Larino e di Colletorto. Accosciati: don Florido, Renzo Biasini, Giovanni Martini, Enzo Bergamin 13 BOSA TRADE FIRMA LE CERAMICHE D’ARTE FAMOSE NEL MONDO La minuscola azienda di Pove del Grappa è conosciuta nei negozi internazionali più famosi e sofisticati. Italo Bosa, artigiano che opera ai piedi del Grappa, in quel di Borso, è un’artista della ceramica e spiega così la sua “vocazione imprenditoriale”: A volte nella vita si presentano opportunita’ che colte al volo ti indirizzano per una strada piuttosto che in un’altra…cosi è capitato a me. Sfruttando la mia passione per il disegno e per il modellato. Ho iniziato molto giovane ad imparare il mio mestiere in un piccolo laboratorio di ceramiche. 14 La creatività è un qualcosa che si ha dentro, naturalmente il gusto si affina come si affina la lavorazione di un materiale con l’esperienza, ma la voglia di andare oltre, di ricercare il nuovo, di stravolgere e di inventare quello che non c’è, diventa una sfida che per mio carattere mi pongo sempre davanti. Il troppo facile non mi entusiasma, mi piacciono le battaglie e per questo a volte sono sempre in guerra anche con i miei oggetti che si rompono, si deformano, sono difficili da controllare perché fatti di acqua, terra e fuoco. D. State iniziando una nuova “battaglia”? R. Con questo spirito stiamo iniziando una nuova avventura con l’artista spagnolo Jame Hayon. Lui giovanissimo, un vulcano di idee, è stato braccio destro di Oliviero Toscani ed ora direttore artistico di Fabrica. Ci ha proposto di realizzare delle vere e proprie opere d’arte che verranno presentate ad ottobre nella nota galleria londinese di David Gill. Una prima presentazione dell’albero Cactus è stata fatta al Salone del Mobile di Milano. Si tratta di un oggetto scultura alto circa 3 metri realizzato interamente in ceramica. D. Qual è la parola chiave della sua attività? R. La ricerca è la parola chiave nella nostra azienda: ricerca di forme, ricerca di colori (gli smalti infatti vengono miscelati da noi in laboratorio), ricerca di materiali. Non a caso abbiamo introdotto il marchio Bosa Trade inserendo nelle nostre collezioni altri materiali come le pelli con cui realizziamo coloratissimi tappeti, le casse acustiche, le cere e quant’altro. D. Quando è iniziato il contatto con il design? R. Negli anni ’80 abbiamo iniziato il nostro primo approccio con il design con una collezione assieme a Marco Zanuso jr. Nel 1998 con Roberto e Ludovica Palomba abbiamo proposto la collezione Basic seguita da Words dove abbiamo coinvolto circa una vendita di designers di varia nazionalità. Ognuno ha progettato un proprio oggetto reinterpretando la ceramica attraverso il segno contemporaneo. Numerose sono state le attenzioni da parte di riviste nazionali ed internazionali sia per la collezione DESIGN sia per la collezione CONTEMPORARY CLASSIC, collezione che progettiamo io e mia figlia. Si tratta di oggetti di un design più morbido, meno minimale, che comunque interpretano un gusto contemporaneo d’arredamento, utilizzando metalli preziosi quali l’oro, il platino e l’argento. Ricerchiamo per le nostre collezioni un lin- guaggio unico, oggetti che possano piacere al nostro cliente svizzero e a quello di NewYork. La clientela Bosa è sparsa in tutto il mondo, dall’Europa all’America, all’Asia e all’Australia, dando la massima attenzione ai punti vendita. D. Il prossimo obiettivo? R. Stiamo raddoppiando la nostra unità produttiva e contiamo anche quest’anno di mantenere una crescita media del 20%. Ci stiamo strutturando per crescere e poter mantenere un costo produttivo italiano. Quindi niente delocalizzazione ma utilizzo, sempre di più, di manodopera specializzata locale. D. Quali sono le vostre soddisfazioni? R. La soddisfazione più importante è veder crescere la propria azienda anche in tempi così duri per il mercato, è il coinvolgimento della propria famiglia, è il rapporto di squadra instauratosi con i dipendenti che da anni collaborano con noi.Le idee certo non ci mancano e neanche la voglia di sperimentare nuove rifiniture o materiali, cercando sempre di cogliere e proporre quelle che saranno le nuove tendenze di gusto. Amo l’arte e le cose belle e, nonostante fare l’imprenditore non sia affatto un gioco, la cosa che mi porto a casa la sera è il divertimento che provo nel fare sempre cose nuove. Questa è la mission che abbiamo scelto. G.S. LE NOSTRE AZIENDE 15 MAIALI PER CASO, SALAMI PER SCELTA LE NOSTRE AZIENDE 16 Dietro lo slogan accattivante lavora il Salumificio di Cornuda S.p.A., un’azienda che punta tutto sulla qualità delle tre linee produttive: prosciutti cotti, crudi salati stagionati e salami. Prossimo obiettivo la Soppressa Trevigiana Dop. Due famiglie trevigiane, De Nadai di Cornuda e Pizzolon di Ponzano Veneto, unite da un’identica missione: produrre i migliori insaccati con la passione e l’arte del vero “bechér”, ma con la qualità ed i procedimenti dell’industria moderna. Hanno iniziato i padri ed ora i figli, Stefano De Nadai presidente e direttore commerciale e Guido Pizzolon direttore finanziario, continuano l’impresa con il marchio ”Bechèr salumi di natura” con risultati lusinghieri. ”Negli ultimi 3 anni il nostro fatturato è passato da 45 miliardi di vecchie lire a 60 miliardi”, precisa Guido Pizzolon, “e negli ultimi 4 mesi registriamo una crescita del 12%.A fine anno contiamo di raggiungere i 33 milioni di Euro. Abbiamo la volontà di crescere anche come valore aggiunto per continuare ad effettuare i necessari investimenti tecnici ed immateriali: la ricerca e lo sviluppo in nuovi prodotti. Intendiamo coprire nicchie di mercato in cui solo l’ingegno garantisce una supremazia rispetto ai quasi 2 mila altri salumifici che ci sono in Italia.” Progetti ambiziosi, quindi, per il Salumificio di Cornuda S.p.A., in cui le due famiglie detengono il 99% delle quote azionarie, ma basati su una precisa scelta: la ricerca quasi spasmodica della qualità. Dalla scelta e selezione delle materie prime, sempre le migliori, alla fidelizzazione e formazio- ne continua del personale coinvolto in questo obiettivo. ”Nel contratto integrativo aziendale”, spiega ancora Pizzolon, “abbiamo inserito la voce che premia il miglioramento della qualità. Ogni mese eseguiamo dei test alla cieca confrontandoci con i prodotti concorrenti dei leaders di mercato e dove siamo intervenuti abbiamo avuto un aumento delle vendite anche del 50-60%. In questo modo, in 2 anni ai nostri dipendenti (120 in tre sedi, una a Cornuda e due a Ponzano Veneto) abbiamo distribuito 180 mila euro. L’anno scorso abbiamo aggiunto un altro obiettivo: superare scaglioni di valore aggiunto per addetto, quale conseguenza del maggior reddito creato, perseguendo una politica incentrata sulla qualità. In questo caso abbiamo erogato altri 30 mila euro.” Nella produzione dei crudi salati stagionati a ciclo lungo (speck), il Salumificio di Cornuda detiene il 5% della quota del mercato italiano, e da circa 6 mesi è entrato nel segmento dei prosciutti crudi di alta qualità marchiati San Daniele e Berico Euganeo DOP (Denominazione Origine Protetta). Tra i crudi salati a ciclo breve produce i cubetti di pancetta per i quali “Bechèr” rappresenta la terza marca per quota (30%) di mercato in Italia. Nel 2002, quest’ultima linea di prodotto ha avuto un incremento del 25% con 3,5 milioni di Euro di fatturato ed è stata l’unica marca industriale a crescere. “Stiamo facendo un ulteriore investimento per mettere una barriera all’entrata tecnologica fra noi ed i nostri principali competitors, acquistando un impianto automatico di confezionamento per vaschette da 80-100 grammi a Ponzano Veneto”. Tra i cotti, importanza strategica riveste per l’azienda il prosciutto “CottoNatura Bechèr”, 1,5 milioni di euro di fatturato nel 2002, certificato 100% da materie prime selezionate italiane, frutto della ricerca e dello sviluppo aziendale prima dello scoppio dei fenomeni quali B.S.E. (o “Mucca pazza”) ed afta epizootica, per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori sempre più attenti alla qualità ed alla sicurezza dei prodotti. Il prossimo grande obiettivo da raggiungere? Innanzitutto realizzare il marchio “Soppressa Trevigiana DOP.” Un’impresa che da 2 anni ci vede impegnati, assieme alla Camera di Commercio di Treviso, con una quindicina di aziende locali con le quali vogliamo costituire una filiera agro-alimentare. E naturalmente crescere presso i clienti della grande distribuzione, che già ora costituisce il 75% delle nostre vendite. Siamo posizionati nella fascia alta dei segmenti di mercato in cui operiamo per fare concorrenza ai leader del settore. Loro hanno costi di produzione e prezzi di vendita molto più elevati dei nostri. Noi siamo pronti a sfruttare l’arma della più alta qualità e dei costi inferiori del 10-15%. Nel 2002 siamo entrati nel segmento degli hamburger di prosciutto cotto con “Le Prosciuttine Bechèr” con le quali abbiamo raggiunto già il 10% della quota di mercato ed anche per questo prodotto, come per i cubetti di pancetta Bechèr, prevediamo elevati investimenti. La qualità presuppone anche la specializzazione. E così lo stabilimento di Cornuda è dedicato alla produzione dei salami e della soppressa, in quello di Ponzano, dove fuori troneggia l’accattivante slogan “Maiali per caso, salami per scelta”, si producono i prosciutti e nell’altro, poco lontano, gli stagionati. L’altra grande leva della qualità è la professionalità. “In azienda”, afferma Pizzolon, “abbiamo inserito negli ultimi 2 anni persone di sempre più elevata professionalità ed altamente motivati a lavorare per obiettivi: dal responsabile della produzione, a quello del controllo qualità, al responsabile dell’area tecnologia, al responsabile del controllo di gestione, al direttore vendite, ecc..” La struttura commerciale, diretta con sapienza da Stefano De Nadai, conta 5 dipendenti dedicati a presidiare la fascia dei maggiori clienti e circa 50 agenzie che promuovono la vendita dei prodotti Bechèr in tutta Italia. “Siamo estremamente convinti”, conclude Pizzolon, “che nel medio termine il miglioramento qualitativo dei prodotti, la cura delle confezioni e l’affinamento del servizio offerto ai clienti aumenterà la credibilità del nostro marchio Bechèr e con esso il valore aziendale.” Giesse 17 LA PORTA DELL’ACQUA Punto d’ingresso al Parco del Sile IL PARCO DEL SILE 18 La tradizionale gita di Pasquetta alle sorgenti del Sile sarà sicuramente più interessante e ricca di opportunità a partire dal 2004. Parola di Presidente. E quando il Presidente in questione è quello del Parco del Sile, Antonio Confortin, non c’è motivo per non credergli. Anche perché è supportato dai “sì” del Comitato tecnico regionale, della Commissione Ambiente e del Consiglio Veneto, che hanno approvato in “toto” il progetto della Porta dell’Acqua, porta d’ingresso del Parco. Si sentiva da tempo, soprattutto da parte delle numerose scolaresche del Trevigiano e del Veneziano che ogni anno fanno visita al Parco, la necessità di poter disporre di un vero e proprio Centro Visite, opera indispensabile in tutti i parchi che si rispettino, per organizzare e coordinare il flusso di visitatori e per offrire loro adeguate strutture culturali, scientifiche e ricettive in grado di orientarli e guidarli nella visita. L’impegno è davvero consistente (1.100.000 € ripartite tra Regione, Amministrazione Comunale di Vedelago e sponsor privato) e si propone di attrezzare un’area di 16.000 mq. per accogliere (parcheggi, area di ricevimento, punto di ristoro, alloggio del custode), per esporre e documentare (Ecomuseo delle Risorgive, Orto botanico, zona ad habitat umido, ambiente forestale tipico, formazione forestale pioniera, recupero della polla d’acqua) e per consentire un’operatività didattica (Casetta digitale con una cinquantina di computer). Un ponte sulla strada (via S. Brigida) consentirà il collegamento col bosco del fontanazzo della “Coa Longa” (già attrezzato), con i percorsi sul Sile e con una pista pedonale lunga 94 km. (ciclabile in parte). La Porta d’Acqua costituirà uno speciale “punto d’accesso” al Parco, il primo dei 29 previsti lungo l’intera asta del fiume. L’Ente Parco è già riuscito a stabilire un opportuno coordinamento tra il punto d’accesso di Casacorba e quelli di Istrana, Morgano e dell’Oasi Cervara. L’intervento di tutela, recupero e valorizzazione dell’ambiente delle prime risorgive (particolare attenzione sarà riservata alle lavorazioni ed ai materiali, tutti bioed eco-compatibili) è stato progettato dall’architetto Gennaro Mammoli e dall’esperto forestale Francesco G Tocco. Verrà realizzato in tre stralci. Del primo, comprendente l’area a parcheggio, l’abitazione del custode, il punto di ristoro ed una parte del percorso d’ingresso, la posa della prima pietra avverrà nei primi giorni di settembre, in concomitanza con “La Fiera dei Sapori”, prima grande rassegna dei prodotti di qualità della Castellane, che si terrà anch’essa a Vedelago. H A I B C F D E A Accesso da nord, da una laterale di via S. Brigida, con parcheggio capace di 50 posti auto ed area di sosta per 2 pulman B Casa del custode e punto di ristoro con pergolato a portico e filare di metasequoie C Polla d’acqua di risorgiva da recuperare D Eco-museo delle Risorgive con zone per esposizione e per piccoli convegni e conferenze; Casetta digitale con 50 computer E Orto botanico con una quarantina di specie vegetali tipiche F Habitat umido con specie erbacee acquatiche, semisommerse e di torbiera G Habitat forestale con bosco di querce e carpini misti a tigli, aceri e frassini ed ambiente tipico delle risorgive H Habitat delle piante pioniere, di nuovo impianto, con specie forestali “pioniere” o “preparatorie” (salici, ontani, ornelli, pioppi) e specie botaniche tipiche del sottobosco I Habitat del bosco esistente con specie arboree ed arbustive autoctone da tutelare 19 PAOLO Un protagonista dei nostri tempi Paolo Berro ed il ministro Stanca alla Camera dei Deputati 20 Apparire sulle pagine dei giornali, essere invitato al “Costanzo show”, intervenire a convegni assieme ad esperti e parlamentari, diventare a 26 anni addirittura consulente del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie: sembrano avvenimenti e situazioni che accompagnano di solito la carriera di un giovane rampante dei nostri tempi. Ma è vero solo in parte per Paolo Berro, giovane di Castelfranco assurto in poco tempo alla notorietà nazionale. Dopo un fatto di 5 anni fa che l’ha fatto rinascere a nuova vita. Come dice lui. Prima era un ragazzo felice, dinamico, sportivo, impegnato negli studi di Ingegneria meccanica a Padova. Poi, improvviso, il dramma che avrebbe potuto stroncare chiunque: un incidente d’auto abbastanza banale, come tanti altri. Ed il lungo e doloroso tunnel del coma e della lentissima rieducazione, durata tutt’un anno, affrontata con straordinaria forza di volontà e sostenuta dalla dedizione totale dei genitori, Maria Teresa e Giorgio, e dalle cure amorevoli di medici, infermieri e conoscenti. Grazie a tutti loro è rinato Paolo. Un nuovo Paolo. Che, nonostante l’immobilizzazione che gli consente di muovere solo la testa, è molto più mobile, attivo, propositivo di prima. Circondato da tanti più amici e conoscenti, contattato quotidianamente da persone che vogliono conoscerlo ed entrare in rapporto con lui. E lui stesso in grado di aiutare tanti altri e di mettere a disposizione di tutti le sue nuove abilità. Perché grazie ad un programma informatico a comando vocale, il “Dragon Dictate”, è riuscito a riprendere gli studi al Politecnico di Torino, a sostenere esami in video conferenza (primo esperimento in Italia), a dialogare via internet con il mondo intero. Ed è ricominciata la sua nuova vita, che l’ha portato a diventare collaboratore della stessa Dragon System Italia, web designer di una compagnia telefonica, progettista di tecnologia applicata alla disabilità (suo è il brevetto di una speciale carrozzina elettronica per disabili), consulente ricercato in convegni, come quello nazionale sulle tecnologie per la disabilità tenutosi alla camera dei Deputati lo scorso 5 marzo, dove, davanti ai ministri Maroni, Sirchia, Buttiglione e Stanca, ha fatto presenti con fermezza e decisione le esigenze dei disabili italiani in tema di lavoro e di formazione professionale. “Non cerchiamo assistenza, ma la possibilità di mettere a frutto le abilità che abbiamo o che possiamo acquisire anche attraverso la tecnologia. Createci le condizioni perché possiamo diventare anche noi delle risorse”. È la lotta che Paolo conduce da anni, a tutti i livelli ed in tutte le sedi, da quando ha rinunciato alla pensione sociale per pretendere di diritto un posto nella società. E c’è pienamente riuscito, a dispetto di tante barriere non solo architettoniche. Pensando anche alle esigenze della nostra “normalità”. Come ha fatto recentemente progettando e curando la realizzazione del sito web del Civico Museo Virtuale di Castelfranco, unico e prezioso strumento di divulgazione del patrimonio artistico della città. Una delle iniziative sostenute anche dal Credito Trevigiano, con cui Paolo ha in atto ormai da anni un rapporto di amicizia e di collaborazione, che l’ha portato anche a Vedelago alla festa di premiazione degli studenti. A testimoniare la sua voglia di vivere, di comunicare, di progettare, di guardare al futuro. Da autentico “testimone in piedi”, come l’ha definito Giorgio Lago. Lorenzo Morao GLI STUDENTI DI FRONTE AI PROBLEMI Hanno già consegnato i lavori. Centinaia di messaggini e di lettere per il concorso “Parole in viaggio”, decine di ricerche, di elaborati grafici e di CD Rom per l’altro concorso “I piedi nel locale, la testa nel globale”. La risposta degli studenti è andata davvero oltre le attese. Sia come quantità che come qualità. A riprova che le sfide e le sollecitazioni proposte agli studenti dal Credito Trevigiano hanno colto nel segno. Più accattivante e di approccio più immediato il primo concorso, che invitava a misurarsi con il tema “guerra e pace”, di stringente attualità, nella forma di “scrittura rapida” dei messaggi sms o nella forma più tradizionale della lettera. Più complesso ed impegnativo il lavoro proposto dall’altro concorso, su un tema anche questo di grande attualità, “Crescita e sviluppo sostenibile”, analizzati nella realtà economica e sociale dei nostri giorni e del nostro territorio, che si trova ad impattare con le sfide della globalizzazione cercando un difficile equilibrio tra benessere, sviluppo e rispetto dell’ambiente e della cultura locale. L’invito del Credito Trevigiano a tutti i giovani è di tenere gli occhi ben aperti per conoscere, per capire, per contribuire a progettare un futuro “sostenibile”. Cominciando dal nostro ambiente, dal nostro territorio. Ed i giovani hanno risposto. Con la freschezza del loro sentire, con la loro diversa capacità di guardare alle cose, con la loro creatività interpretativa. La giuria sta in questi giorni vagliando i lavori, tutti meritevoli di attenzione e di considerazione. Merito dei ragazzi e dei loro insegnanti, che hanno accettato con impegno e senso di responsabilità le proposte dei temi di concorso. Altro segno della vitalità e dell’attualità della nostra scuola. Attendiamo tutti, studenti, docenti, dirigenti scolastici, genitori dei ragazzi, il 17 maggio (sabato mattina), alla sala Don Ernesto Bordignon, per la premiazione del concorso “I piedi nel locale, la testa nel globale” ed il 18 maggio, domenica sera, al Teatro Accademico, per la premiazione di “Parole in viaggio”. PROGETTO STUDENTI 21 LA GRANDE FORZA DEI PICCOLI GESTI È sempre bello vedere una lunga tavolata di oltre 50 donne raccolte per un momento conviviale loro dovuto come atto di riconoscenza da parte del Credito Trevigiano e delle nostre comunità. Donne di Barcon, di Fossalunga, di Vedelago, di Salvatronda, tutte unite dal comune impegno in iniziative di volontariato e di solidarietà. L’ultima loro piccola “impresa” è stata la preparazione di circa 1.600 lavori di ricamo a punto croce, di cui il Credito Trevigiano ha fatto omaggio a tutte le clienti in occasione della Festa della Donna. Gesti gentili, opere di mani premurose, abituate a confezionare rose ed altri fiori, ad offrire stelle natalizie e uova pasquali, sacrificando tante serate e giornate, senza pretendere nulla in cambio, nemmeno l’attenzione dei giornali. A coordinarle è il Gruppo A.I.L. di Vedelago, presieduto da Rosanna Rizzante, immagine della gentilezza e della discrezione, donna che ha imparato nella sofferenza come vivere per gli altri sia vivere due volte. Le iniziative proposte, appunto l’offerta delle stelle di Natale, delle uova di Pasqua, dell’omaggio per l’otto marzo e di una serata a teatro, servono tutte, e da anni, a raccogliere fondi per il nuovo servizio di emato-oncologia per la cura delle malattie leucemiche, che, finalmente, verrà inaugurato a maggio nel reparto ematologia dell’ospedale di Treviso. A tutte loro il nostro grazie, a nome anche di tutta la comunità, per la loro opera silenziosa, concreta e solidale, che serve a mantenere alta e viva tra di noi l’attenzione verso quanti stanno soffrendo per questa grave malattia. TUTTI AL MERCATUTTO Merita davvero una visita il “Mercatutto di Caerano, il prossimo 25 maggio. Per tanti motivi. La formula è senz’altro originale: un mercato gestito interamente da ragazzi che offrono oggetti vecchi, meglio se un po’ strani e pazzi, in cambio di offerte per iniziative di beneficenza. Il tutto nella piazza centrale, per quel giorno affidata ai ragazzi, organizzati proprio come una comunità civile, con tanto di Sindaco, Giunta e vigili urbani, eletti e nominati in precedenza. Tutti i ragazzi espositori avranno il loro spazio per la presentazione della merce e potranno avere a disposizione uno sportello bancario, gestito da mini-bancari, per le operazioni di cambio, di controllo delle banconote e di deposito delle offerte. A ciascun depositante verrà rilasciato un libretto di risparmio. Alle mini-autorità civili spetteranno i compiti di far rispettare le regole del mercato, della con- 22 correnza e dell’ordine pubblico. Alla fine della giornata il responsabile dello sportello bancario provvederà al conteggio globale delle offerte raccolte e, seduta stante, le consegnerà ai beneficiari già designati. Anche per quest’anno è stata scelta la Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Solidarietà, educazione, senso civico, rispetto delle regole di mercato, approccio all’operatività bancaria, tutto questo viene esercitato nell’originalissima manifestazione di Caerano, gestita dall’Associazione “Dimensione Cultura” di Montebelluna con un impegno particolare da parte del prof. Guido Raimondi, che ne è il “deus ex machina”. Il successo è garantito, da ben 18 anni, e testimoniato dal coinvolgimento di 8-900 ragazzi e dall’affluenza di ca. 3500 persone. Ed in simili iniziative non può mancare il Credito Trevigiano, ancora e sempre la banca della comunità. MADRI CORAGGIO La “dolce attesa”. L’ansia e la trepidazione del parto. Il dono di un figlio. Una gioia indescrivibile. Le prime difficoltà. Mangia, non mangia. Di nuovo l’ospedale. La gioia che lascia il posto all’ansia ed alla preoccupazione. La ricerca di un perché. Medici che non sono in grado di dare risposte. Medici che sanno curare tutto. Finalmente la diagnosi: una malattia rara! Ma il problema resta. E si aggrava. Il senso di impotenza e di isolamento. La disperazione che avanza. Il buio attorno. La notte più nera. Forse là in fondo… una luce. Un’informazione, un consiglio. Un barlume di speranza. Via! Prendi quel “fagottino” e parti nella notte…verso quella luce. Ma è una cometa! E porta verso Padova…da un medico del Dipartimento di Pediatria, specialista di livello europeo (dott. Alberto Burlina, oltre 400 pazienti da tutta Italia). Finalmente alcune risposte…e l’assistenza qualificata. Torna un po’ di vita. Si riaccende la speranza. La cometa è sempre là alta nel cielo, ogni notte. Segno di aiuto, di conforto, di solidarietà. È il simbolo dell’Associazione Studio Malattie Metaboliche Ereditarie, “Cometa A.S.M.M.E.”, che riunisce tanti genitori con figli “metabolici”. Per uscire dall’isolamento della malattia, per darsi un reciproco sostegno morale, per condividere esperienze, per promuovere e sostenere iniziative a favore dei pazienti e delle loro famiglie, per sensibilizzare le autorità sanitarie e l’opinione pubblica sulle problematiche di queste malattie, per raccogliere i fondi necessari a promuovere la ricerca ed acquistare macchinari purtroppo costosissimi. E le madri sono in prima linea. Sempre più sollecite ed amorevoli verso quei figli che vivono in equilibrio precario, ma sempre più temprate al sacrificio ed alla sofferenza e determinate nel loro impegno vicendevole, solidale, aperte alla speranza di poter creare condizioni di vita migliori per i figli, pronte a sostenere nuovi progetti di ricerca che possano alleviare i problemi e prevenire le conseguenze più gravi di tali malattie. Le troveremo anche noi sempre più spesso a vendere comete od uova di cioccolato, ad organizzare concerti e spettacoli teatrali od altre iniziative per sensibilizzare e raccogliere fondi. Guardiamole con simpatia, offriamo il nostro contributo e, magari, accompagniamo il gesto con una stretta di mano. Di là della bancarella ci sono madri abituate alla sofferenza, madri forti, autentiche madri coraggio. Il Credito Trevigiano è con loro. L.M. Cometa SOLIDARIETÀ A.S.M.M.E. 23 DALLA “S. PIO Xº” ALLE “LATTERIE TREVIGIANE” NUOVE AZIENDE 24 Non è cambiato niente, apparentemente. Stessa cordialità, stessa semplicità, stessa atmosfera di pressante attività. Incontrare i dirigenti della società di via Bassanese, a Vedelago, è sempre un piacere. La disponibilità del presidente Remo Beghin, del direttore generale Gilberto Volpato, del condirettore Paolo Cavasin è sempre spontanea ed immediata. Anche l’ufficio è sempre lo stesso, un arredamento che non concede nulla al lusso ed alla ricercatezza, dominato com’è da un quadro raffigurante Papa Sarto, imponente nella sua figura severa ed autorevole. Sulla scrivania campeggia, però, una brochure con i nuovi colori ed il nuovo logo delle “Latterie Trevigiane”, la nuova nata in casa “S. Pio X°”, costituita come società consortile per azioni il 25 ottobre 2002. Invitati a parlarne, i dirigenti s’illuminano. “Eravamo da tempo alla ricerca di partner che ci consentissero di incrementare i volumi della produzione, di arricchire la nostra offerta di prodotti, di estendere la rete di vendita”, attacca il Presidente. “E l’abbiamo trovato”, continua Gilberto Volpato, “nella Latteria Pedemontana di Cavaso, una cooperativa storica, importante punto di riferimento per il mondo agricolo della Pedemontana”. “Come per tutti gli accordi non è stato semplice l’iter”, aggiunge Paolo Cavasin, che ha seguito ogni fase del processo di integrazione. “Per Cavaso c’era tutta una storia da rispettare, c’erano dei rapporti (negli ultimi tempi non proprio facili) con i soci conferitori da salvaguardare, c’era un’economia agricola locale da tutelare. Per noi di Vedelago non era facile abituarsi a percorrere assieme ad altri un cammino sia a livello di trattativa che di progettualità che di gestione organizzativa”. Ma alla fine si è arrivati ad una conclusione positiva per tutti, mi sembra. “Possiamo proprio affermarlo”, prosegue il Presidente, “e con giusto orgoglio. Quello dello scorso 25 ottobre è stato un accordo per il futuro. Per aprire nuovi orizzonti e prospettive alle due aziende, per dare maggiore sicurezza ai conferitori ed all’economia del territorio”. “Avremmo potuto trovare spazi di mercato ancora per qualche anno”, conferma il Direttore, “ma sarebbero stati necessari nuovi investimenti e nuovi prodotti. L’integrazione con la Latteria di Cavaso ed il conseguente apporto di prodotti in gran parte complementari ai nostri (caciotte, stracchino, casatella) ci consente ora di presentarci sul mercato con una gamma di una quarantina di prodotti di qualità, a Denominazione di Origine Protetta o tipici”. “Abbiamo costituito un vero polo del latte”, aggiunge il Condirettore,“il più grande caseificio veneto di trasformazione del latte in formaggi freschi e D.O.P., che produce giornalmente 310 quintali di formaggio ed 85 di ricotta. Abbiamo conferitori da tutto il Veneto , escluse le province di Belluno e Rovigo, ed una rete di vendita più estesa ed efficace, a livello nazionale, che punta soprattutto sulla grande distribuzione (Coop, Conad, Crai). Ma stiamo andando molto bene anche sui mercati esteri, negli Usa, in Canada, in Australia”. E per il territorio cosa ha significato tutto questo? “È stato di importanza fondamentale. Forse non tutti se ne rendono conto”,osserva il Presidente. “Aver dato sicurezza ai conferitori, in particolare ai 350 di Cavaso, aver creato condizioni di equilibrio finanziario alla Latteria Pedemontana, un po’ troppo sbilanciata negli investimenti rispetto al fatturato, aver dato solide prospettive a 111 dipendenti ed alle loro famiglie, aver mantenuto la produzione nelle sedi storiche ed il centro CAVASO 1887 SOCI: 468 ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE PRODOTTI LATTIERO-CASEARI VEDELAGO 1951 SOCI: 300 ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE MACCHINE AGRICOLE PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE PRODOTTI LATTIERO-CASEARI decisionale a Vedelago, beh,sono state conquiste importanti per tutti noi e per le nostre comunità”. Non c’è dubbio, Presidente Beghin. E com’è composto il nuovo gruppo dirigente uscito dall’accordo? “Il Consiglio di amministrazione delle Latterie Trevigiane, società consortile per azioni, è composto da 7 consiglieri, di cui 5 appartenenti all’ex-S. Pio X° (con il Presidente e 2 Sindaci) e 2 all’ex-Cavaso, con una certa corrispondenza alle quote di partecipazione,detenute per i 98% dalla S. Pio X° e per il 2% dalla Pedemontana. Le due cooperative originarie, invece, continuano autonomamente la loro attività di raccolta-latte”. Ed i rispettivi Soci, come hanno accolto l’operazione? “Bene. Hanno apprezzato lo spirito imprenditoriale e le maggiori sicurezze per il futuro”, ribadisce Gilberto Volpato. “A Cavaso sono rientrate anche le dissidenze che nel passato recente si erano registrate da parte di alcuni conferitori per problemi relativi ai pagamenti. Particolare, poi, è stato l’apprezzamento della Comunità Montana del Grappa, che ha visto nella nuova società integrata un importante punto di riferimento per la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio”. Ed il mercato? “Anche il mercato ha dimostrato interesse e ci ha consentito un incremento del 15% della produzione, interviene Paolo Cavasin. Possiamo dire che abbiamo già fatto un buon tratto del per- ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE corso necessario per raggiungere l’equilibrio nella nuova gestione”. Le Latterie Trevigiane sono state ripetutamente ed a buona ragione sulle pagine dei giornali. Qualche tempo fa anche per un’ispezione del N.A.S. dei Carabinieri… “Sì e se ne è parlato anche a sproposito, come capita sempre in questi casi”, tiene a precisare il direttore generale Gilberto Volpato. “Non si è trattato di nessuna irregolarità di gestione, ma solo di un’interpretazione piuttosto restrittiva del disciplinare di produzione da parte degli ispettori. Cioè, mentre i nostri Consorzi da tempo seguivano un disciplinare che accettava una registrazione informatica riepilogativa della produzione, il Ministero riteneva valido solo un registro compilato a mano. La stessa contestazione l’hanno avuta anche altre aziende lattiero-casearie. Ma il giorno dopo era già tutto chiarito e sistemato”. Altri progetti per il futuro? “Adesso siamo impegnati a consolidare la nuova situazione, a procedere ad una riorganizzazione interna, con nuovi profili di ruolo ed inserimento di nuove figure. Sui mercati stiamo sviluppando sempre più le nuove potenzialità, anche all’estero. Non sono inoltre escluse altre acquisizioni né altri accordi di partnership con operatori del settore”, conclude il condirettore Paolo Cavasin. Chi si ferma è perduto, evidentemente. Ma non è certo il caso delle Latterie Trevigiane. Lorenzo Morao 25 IDEE GIOVANI, IDEE VINCENTI NUOVA IMPRENDITORIA 26 Giovani condannati a lunghe trafile di concorsi e di selezioni, a passare da un lavoro a tempo determinato all’altro, a giungere alla soglia dei trent’anni senza avere nulla di concreto e di stabile in mano. Considerazioni quanto mai attuali ed esperienze condivise da molti. Ma c’è anche chi non si rassegna a questo tran-tran e cerca opportunità per costruirsi un “suo” futuro, per inventarsi attività nuove. Sacrificando e rischiando in proprio, senza paura, ma a ragion veduta e soprattutto credendo in un’idea, in un progetto. Come hanno fatto Oscar ed Eros Cavasin, originari di Cavasagra, che, non adagiandosi nella tranquillità di un lavoro dipendente (nel settore idraulico l’uno) e del piccolo commercio, (negozio di articoli di caccia e pesca l’altro), hanno da poco dato vita ad una intrapresa ambiziosa e di grande potenzialità. “Sì, a molti sarà risultata strana,per non dire avventata la nostra decisione di dar vita di punto in bianco ad un Centro Benessere senza avere alcuna esperienza diretta nel settore”, premette Eros, poco più che trentenne, dall’espressione vivace e determinata, uomo di pubbliche relazioni. “Ma, in realtà, avevamo maturato già da qualche anno una mentalità imprenditoriale, pronta a manifestarsi non appena fossero maturate alcune situazioni concrete. E determinante è stata l’esperienza fatta da mio fratello Oscar nella costruzione di una piscina a Vittorio Veneto”. Il progetto, quindi, parte dall’acquisizione di precise competenze tecniche. Ma come siete passati, poi, allo studio ed alla realizzazione del progetto complessivo? Siete ricorsi ad indagini di mercato, ad esperti di business-plan? “Non proprio. Certo abbiamo studiato le poche esperienze analoghe già in atto. Abbiamo frequentato palestre e piscine. E ci siamo fatti un’idea abbastanza precisa del business che si muove in questo settore”. E per il fabbisogno finanziario? “Mio fratello ha calcolato i costi dell’impianto, io quelli dell’avviamento e della gestione. Per i finanziamenti, siamo ricorsi al Credito Trevigiano, di cui sono socio. Siamo riusciti a far capire il nostro entusiasmo, la nostra determinazione, la nostra disponibilità a mettere in gioco noi stessi, il nostro futuro. Ed alla fine hanno creduto anche loro nel nostro progetto. FREESTYLE Inaugurazione della nuova ASSOCIAZIONE MOTOCICLISTICA di Vedelago In più ci abbiamo dedicato mesi di lavoro e siamo riusciti a contenere i costi”. Un lavoro, una fiducia, un entusiasmo ben ripagati, a quanto si può capire fin dai primi mesi di avvio dell’attività… “Sì, davvero e, possiamo dire al di là delle nostre aspettative. Siamo partiti il 3 febbraio con circa 150 iscritti ed ora ai primi di aprile ne abbiamo già 700 ”. Quali, secondo voi, le ragioni del successo? “Probabilmente sono più di una. Vincente sicuramente è stata la decisione di puntare su un’utenza di donne e di bambini. Le donne sia giovani che anziane hanno maggiore cura di sé stesse e si sentono più a loro agio, se non sono condizionate da presenze maschili. Con i bambini trasformiamo le piscine in spazi di gioco e di divertimento. Anche perché possiamo contare su istruttori professionalmente qualificati, che però riescono a stabilire con tutti rapporti di amicizia e di cordialità”. Riuscite anche a differenziare i corsi sulla base di esigenze particolari? “Lo stiamo già facendo. Oltre ai corsi più orientati alla ginnastica, alla danza od al relax, ne abbiamo alcuni dedicati al pre-post parto ed ai bimbi dai 6 ai 24 mesi. Sono ben 21 i corsi nell’arco della settimana ”. Continuando a questo ritmo avrete probabilmente bisogno di altri spazi… “Ci stiamo già pensando, anche perché a giorni partirà in una sala appositamente attrezzata il centro fitness, accanto alle piscine, e più avanti il centro estetica, per offrire alle nostre ospiti trattamenti rigeneranti e rilassanti”. Le prospettive son davvero incoraggianti: oltre il 90 % degli abbonati rinnova l’abbonamento di mese in mese e nell’arco di 18 mesi potrebbe essere coperta l’esposizione finanziaria, se continuasse il trend attuale. Idee nuove, analisi del mercato, spirito imprenditoriale, organizzazione: di tutto questo hanno dato prova i fratelli Cavasin nel realizzare il nuovo Centro di “Benessere al femminile” IN AQUA di Castelfranco Veneto. E dove nascono nuove iniziative là, di solito, c’è sempre il Credito Trevigiano. Con l’inaugurazione della nuova Associazione Motociclistica FREESTYLE domenica 30 Marzo a Vedelago sono state aperte le attività sociali. Il Credito Cooperativo di Vedelago ha concesso l’uso dello spazio antistante l’edificio bancario dove si è svolta una esposizione di motocicli, mentre all’interno dei locali del Bar Manfrè, sede ufficiale dell’associazione, si teneva un affollato rinfresco e si potevano ammirare alcuni pezzi significativi della storia del motociclo esposti insieme alle ultime novità del mercato messe a disposizione dagli associati e dall’esercizio commerciale Lunardi Motors. L’inaugurazione ha ospitato il campione di superbike Alex Antonello, che ha distribuito magliette omaggio a tutti i soci presenti. 27 CAERANO. INDUSTRIE DI IERI ... E DI OGGI LE NOSTRA STORIA 28 Se analizziamo lo sviluppo economico del comune, riscontriamo tre fattori determinanti: 1 - la notevole influenza esercitata dal canale Brentella che favorì l’insediamento di molini, segherie, magli e officine per “follare” i tessuti; 2 - la proprietà dei fondi agricoli intestata all’Ire (Istituti riuniti di educazione) di Venezia e ancor prima a nobili famiglie possidenti, i Benzi e i Girardi; 3 - l’industrializzazione avviata nel secolo scorso e promossa fin dal primo decennio dal parroco don Giovanni Tambosso e dall’imprenditore lombardo Paolo Viganò. elettrica e Sade. In seguito, sfruttando la legislazione favorevole alla produzione di energia idroelettrica, sorsero le due centrali Stocco, (la famiglia proprietaria del rinomato omonimo pastificio) in via Cornarotta e via Moresca, e la centrale di Francesco e Piero Rossi in via Corone, che alimentava tra l’altro il comune di Cornuda e la Saper, industria di prodotti chimici, di produzione del ghiaccio e detersivi (conterà oltre 60 dipendenti negli anni ’50). L’ing. Francesco Rossi, che abitava a Posmon di Montebelluna e di cui fu anche sindaco, era un valente costruttore di centrali idroelettriche: “sua” è la centrale sul Sile a Treviso, quella del Ponte della Gobba, ancora in funzione. Primo fattore - Di antica tradizione è l’industria molitoria: la prima concessione per l’installazione di un mulino lungo il Brentella ad un certo Martino da Cornuda, notaio in Treviso, risale al 1452; di due anni dopo, quella rilasciata alla nobile famiglia degli Onigo. I nobili Barbaro, insediatisi a Maser, ne possederanno uno in località Lavaggio nel 1485. Sono ancora in molti a ricordare il molino dei f.lli Zaffaiana, originari di Caldogno e a Caerano dal 1930, quello degli eredi di Michele Dalla Zanna, ex Velo, provenienti da Mussolente e a Caerano dal 1898, quello dei f.lli Stecca in località Campagna, oggi tutti dimessi, e quello ancora attivo degli eredi di Vincenzo e Luigi Tiberio, in via Lavaggio, diventato mangimificio San Marco. Luigi sarà commissario e poi sindaco del comune dal 1945 al 1964. Dopo la seconda guerra erano ancora attive le segherie di Giovanni Gardin e di Oreste Velo, mentre il toponimo Maglio d’Inferno potrebbe risalire ad un’antica officina fabbrile, installata lungo il Brentella ancora nel XV°, fino a diventare l’attività della famiglia e degli eredi di Luigi Fortunato Velo. Seguendo il suo straordinario intuito imprenditoriale, Paolo Viganò diede vita all’Impresa elettrica trevisana, poi Anonima Secondo fattore - La mancata proprietà dei fondi agricoli da parte dei contadini caeranesi è stata indubbia causa di arretratezza e di scarsissimi investimenti nel settore. Terzo fattore - L’industrializzazione moderna nacque con Paolo Viganò, del quale ha scritto Lorenzo Morao in passato su Filo Diretto, e con la famiglia milanese dei Lampugnani che insediò la Filatura del Piave a Caerano e quella del Montello a Montebelluna: a metà degli anni ’50 gli addetti raggiungevano il numero di oltre 1200 lavorando in tre turni. Altri stabilimenti furono in seguito aperti a Lendinara e a Longarone, ma la ditta cessò l’attività qualche anno dopo il disastro del Vajont del 1963. Contava a Caerano 498 dipendenti. In molti ricordano ancora il “vecchio” direttore Edilio Colombo. I primi industriali del settore calzaturiero furono Sebastiano e Bruno Rizzotto e il cugino Adelchi che col figlio Silvio darà vita a La Mondiale; gli scarponi del prestigioso marchio Sanmarco usciranno dalla fabbrica di Silvio Tessaro, mentre Marcello Danieli, dopo l’apprendistato alla Munari, fonderà nel 1948 la Diadora - nome da collegarsi alla città croata di Zara. Nel settore del tessile-abbigliamento, attivi per decenni e fonte di occupazione per tanti, furono il calzificio di Piero Gardin, trasferitosi poi a Treviso, ed il maglificio Zoja Bolzonello. La sanRemo dei fratelli Brino Renzo e Sergio Comunello, che agli inizi vendevano berretti e producevano camicie, decollerà in modo vertiginoso a cavallo degli anni ’60 raggiungendo oltre 5.000 dipendenti con i suoi stabilimenti a Caerano Vedelago Ponzano e Belluno. Verrà ceduta all’americana Genesco e quindi alla Gepi, 1974, finanziaria delle Partecipazioni statali, e poi al Gruppo Inghirami. Tre annotazioni: il censimento del 1971, secondo stime ufficiose, attribuiva a Caerano 5116 occupati, poco più della popolazione residente. Sempre notevolmente alta poi è stata “l’occupazione femminile”, con riflessi socio-culturali e di costume facilmente intuibili, come pure notevolmente elevato è stato il “turn-over” del flusso migratorio . Nel ventennio fra il 1962-1982 si sono registrati 3746 immigrati e 2928 emigrati. I dati parlano da soli, come le problematiche sottese. In questa sommaria ricostruzione, basata sui ricordi di alcuni caeranesi, non potevano mancare per il ruolo assunto nei mercati per l’occupazione e lo sviluppo di Caerano, la fabbrica di lime “Iridium” di Pilade, Undecimo e Pubblio Corradi, trasferitasi poi a Maser, la Sferital del fratello Elso stabilitasi poi a Cison di Valmarino, l’enomeccanica di Simone e Antonio Velo, la Elettromeccanica di Giacinto-Primo Brollo e figli, le industrie di prefabbricati di Piero Pozzobon e di Silvio Lucchese, senza dimenticare quelle cessate del comparto edilizio di Alvise Venturini, di Orfeo ed Antonio Piccoli, quelle della meccanica di Dario e Luciano Rossi, dell’Utic, della Farireca e della Fiorentina. La distilleria di Gino Gallina e figli, celebre per la sua grappa le bibite e gli sciroppi, gestiva anche la raccolta dei bozzoli da seta. Gino, l’avv. Amedeo Gallina, futuro presidente della Camera di Commercio di Treviso dopo il sen. Giuseppe Caron, e l’ing. Francesco Rossi avevano costituito la Società anonima dei Colli che essiccava frutta e verdura, attività assai fiorente a cavallo degli anni ‘40 e che con i suoi stabilimenti a Caerano Montebelluna e Cornuda dava lavoro ad un numero elevato di dipendenti. Personaggio indimenticato è ancora Ado Stocco, conosciuto da tutti “per Barbe-Stocco”: oltre alle due centrali ed al pastificio gestiva, anni trenta e quaranta, un liquorificio ed una fabbrica di motorizzazioni da applicare alle biciclette. Notevole dopo gli anni ‘60 divenne l’attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso di fertilizzanti e concimi chimici di Toni Giacometti, la cui famiglia proveniente da Pozzoleone giunse a Caerano nel 1937. Di recente una pagina de Il sole|24 ore ha dato ampio risalto alle industrie caeranesi, dalla Invicta al Maglificio Montegrappa, dall’EdilsanMarco alla Brollo motori elettrici. Non ci è sembrato per nulla fuori luogo pertanto ricordare i pionieri e gli artefici dello “sviluppo” industriale di Caerano. Piero Facin P.S.: Conseguenti alla L. n°283 del 17 marzo 1927, due R.D. del marzo e giugno 1928 avevano sancito l’aggregazione del Comune di Caerano a Montebelluna. Con decreto del prefetto di Treviso, Ramanzini, del 23 agosto 1945, Caerano riacquistava la propria autonomia. 29 MONTEBELLUNA E IL DISTRETTO DELLA CALZATURA SPORTIVA Intervista ad Aldo Durante, direttore del Museo dello scarpone I DISTRETTI INDUSTRIALI 30 Montebelluna, centro mondiale della calzatura sportiva, nel 2003 ha la presidenza e la segreteria del Club dei Distretti Industriali Italiani. Che cosa sono? I Distretti industriali vengono definiti come “contesti produttivi omogenei, caratterizzati da una elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e da una peculiare organizzazione interna”. Si tratta quindi di porzioni di territorio con un tasso di industrializzazione più elevato rispetto alla media nazionale, dove gran parte delle aziende sono specializzate in un particolare prodotto (nel caso di Montebelluna si tratta ovviamente della calzatura sportiva). Il Club dei Distretti Industriali Italiani nasce nel 1994, per dare voce e rappresentanza ai sistemi locali di imprese, raccoglie per ora una trentina di soci ma si confronta con numerose realtà distrettuali sparse su tutto il territorio italiano. E il numero di adesioni continua a crescere. Montebelluna : Distretto solo della calzatura sportiva o anche del sistema moda? Direi che è poco corretto parlare di Distretto del sistema moda. Di certo, comunque, dagli anni ’80 in poi l’abbigliamento sportivo (che poi si diffonde e confonde con il vestiario di tutti i giorni), è una porzione significativa all’interno della nostra realtà, così come si è andata sviluppando la produzione di scarpe da città. E di sicuro, c’è un’attenzione costante verso tutti i fenomeni legati alla moda, che influenzano e vengono a loro volta influenzati dagli studi e dalle innovazioni del calzaturiero montebellunese. Ci puoi fornire alcuni dati significativi che riguardano il Distretto montebellunese? Dal rapporto O.S.E.M. 2001 (l’O.S.E.M. è la ricerca che fotografa ogni anno la situazione del distretto) emergono questi dati. I calzaturifici sono 151, le aziende dell’indotto 268, per un totale di 419. Gli addetti totali erano l’anno scorso 8.782 (di cui 5.522 nei calzaturifici e 3.260 nelle imprese dell’indotto). Sono stati prodotti circa 32 milioni di paia di calzature, per un fatturato di quasi un miliardo e 230 milioni di euro (circa 2.388 miliardi delle vecchie lire) ai quali si aggiungono i 223 milioni di euro (circa 447 miliardi di lire) del comparto dell’ abbigliamento sportivo. Delocalizzazione? Fenomeno positivo? Dimensioni? Fenomeno necessario, risponderebbero le aziende, se si confronta il costo del lavoro in Italia con quello di altre nazioni. Un 20% delle ditte ormai decentra la produzione e il fenomeno è destinato a diffondersi ulteriormente. A farne le spese sono i piccoli laboratori e quella schiera di lavoratori a domicilio, che vanno via via sparendo, a meno che non si specializzino in produzioni particolari di alta qualità. Verso quali paesi si muovono le aziende? Il 43% opera in Romania. Ci sono poi tutti i paesi dell’Europa dell’Est. Un interesse crescente stanno acquisendo per gli imprenditori la Cina, l’India ed i paesi del Sud Est Asiatico. Si è costituita l’Assosport: che cos’è? Perché? Si tratta dell’Associazione degli imprenditori italiani operanti nel settore degli articoli sportivi. E’ nata per studiare e patrocinare, anche in collaborazione con altri enti, iniziative di qualsiasi genere a favore dei produttori di articoli sportivi e degli operatori del settore, tutelandone gli interessi, fornendo loro assistenza legale e tecnica, promuovendo la formazione e lavorando per valorizzare sempre di più i prodotti sportivi italiani nel mondo. Inoltre, rappresenta gli interessi della categoria presso l’Unione Europea a Bruxelles. Le blasonate industrie del settore hanno sempre affrontato il mercato da sole. Non sarebbe vantaggiosa una competizione più “cooperativa” nei confronti dei colossi mondiali? Già alla fine degli anni ’60 si parlava dell’esigenza di questo tipo; si era pensato addirittura di un possibile consorzio. Certamente alcune iniziative in tal senso porterebbero dei vantaggi a livello generale. Possiamo dire che la Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva in parte può assolvere questo ruolo. Penso ad alcuni progetti di cui questa Istituzione si è fatta promotrice e che porterebbero vantaggi a tutto il Distretto. Penso al ruolo di rappresentanza e valorizzazione che il Museo svolge, partecipando anche ad avvenimenti internazionali (come l’ISPO di Monaco). La Fondazione, alla quale già aderiscono una sessantina di imprese del distretto, potrebbe costituire una base di avvio per creare questa “cooperazione” (le virgolette sono d’obbligo) tra le aziende. Hai accennato al Museo di cui sei Direttore. Che finalità ha? Da chi è costituito? Il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva viene aperto nel 1984. E’ ospitato nella cinquecentesca Villa Zuccareda Binetti, proprietà del Comune di Montebelluna che ne ha affidata la gestione ad una Fondazione, della quale fanno parte oltre sessanta imprese, alcuni Enti, alcune Associazioni di categoria. Il Museo raccoglie oltre 2.000 pezzi che tracciano la storia completa della calzatura nel nostro distretto. Nei suoi locali trovano spazio un archivio catalogo, una biblioteca, un archivio con le tesi di laurea sul distretto, un archivio brevetti. Cura ogni anno il rapporto O.S.E.M., di cui si è già fatto cenno. Organizza corsi di formazione per disoccupati e per quadri dirigenziali. Gestisce l’Osservatorio Internazionale della Moda e dei Consumi promosso dalla Camera di Commercio di Treviso. Nei suoi locali si svolgono meeting e conferenze. Inoltre, come dicevo prima, coordina diversi progetti legati al Distretto. A cura di Piero Facin ORFEO PICCOLI Ci ha definitivamente lasciati, dopo lunga e dolorosa malattia, il cav. ORFEO PICCOLI. Aveva 82 anni. Scampato nel 1944 ai “rastrellamenti” sul monte Grappa, si era in seguito dedicato alla famiglia, all’impegno civile ed alla sua impresa edile. Assessore ai Lavori pubblici per due legislature, 1964-70 e 1975-80, fu anche consigliere della ex Cassa Rurale di Caerano. Ai Famigliari, le vive condoglianze di Filo Diretto e del Credito Trevigiano. 31 TANTE STRADE PARTONO DA VEDELAGO MANIFESTAZIONE SPORTIVA 32 Non possiamo sapere se Antonio di Padova, concludendo all’inizio del 1230 la sua campagna di predicazione nella Marca Trevigiana, abbia percorso quella via che in suo nome verrà chiamata “la strada del Santo”, magari soffermandosi proprio in quell’occasione per un po’ di tempo nell’eremo di Camposampiero. Di sicuro sappiamo che quella strada fu battuta fino alla metà del secolo scorso da tanti pellegrini diretti al “Santo” a Padova, alcuni dei quali per penitenza e per voto affrontavano il percorso a piedi. Da qualche anno hanno ripreso a batterla, di solito a fine aprile, migliaia di sportivi, con altre motivazioni. E di corsa. Resta sempre la meta, Padova, come pure la figura del Santo, cui è intitolata la manifestazione, la “Maratona di S. Antonio – Maratona di Vedelago”, una vera classica di primavera, giunta ormai alla quarta edizione. Anche lo scorso 27 aprile si è ripetuto l’evento, partecipato da ben 2.250 atleti, alcuni professionisti, ma la maggior parte “amatori” e con una sempre più numerosa rappresentanza di disabili, che evidentemente trovano la loro giusta collocazione nell’ambito della manifestazione. Merito indubbio e riconosciuto del Gruppo Atletica Vedelago, coordinato dal “presidentissimo” Mario Righetto, che da 16 anni si assume l’onere di organizzare la Maratona, prima “di Vedelago” ed ora “di S. Antonio”. Sono loro che riescono a mobilitare più di 500 persone per gestire tutte le operazioni connesse alla partenza ed i 15 apprezzati punti di ristoro disseminati lungo il percorso. Sono naturalmente coinvolte anche le Associazioni di volontariato locali, alcune aziende sostenitrici, per le quali è riservato un simpatico spazio espositivo e naturalmente il Credito Trevigiano, da sempre “vicino” all’iniziativa. Ma Vedelago non risulta protagonista della giornata soltanto per il momento della partenza della Maratona. Contemporaneamente alla gara viene organizzata anche una “Passeggiata Parco del Sile”, in ambiente prettamente naturalistico, che offre di anno in anno nuovi motivi di interesse e di partecipazione. Il tutto si svolge in un clima di festa e di amicizia, ben sintetizzato dallo slogan scelto dal Gruppo Atletica di Vedelago, “correre con gioia verso il futuro” . PARIGI era doppia Giovedi/Domenica - cam Volo charter da Venezia mento e colazione otta pern di nto ame tratt hotel 3 stelle 4 giorni / 3 notti € 382 + q.i. € 35 SICILIA Tour in partenza da Catania ogni sabato - sistemazione in camera doppia con trattamento di pensione completa pullman G.T. riservato con accompagnatore MAIORCA Volo charter da Venezia il lunedì - camera doppia in hotel 3 stelle - trattamento in mezza pensione 8 giorni / 7 notti € 549 (da aggiungere tariffa volo Venezia/Catania sulla base delle date scelte) + q.i. € 21 8 giorni / 7 notti € 753 (da metà a fine luglio) € 960 (dal 1º al 22 agosto) + q.i. € 45 N.B. I prezzi riportati non comprendono la quota di iscrizione, assicurazioni varie e gli importi dei visti ove richiesti. Per maggiori informazioni i cataloghi dei viaggi Hirondelle sono presso gli uffici della BCC. 33 UNA CROCIERA La grande crociera del Credito Cooperativo. Un evento. Sotto tanti punti di vista. Quattro Banche di Credito Cooperativo che progettano e realizzano assieme un viaggio per i propri Soci e clienti: il Credito Trevigiano, la BCC di Monastier e del Sile, la BCC della Marca, tutte trevigiane, e la Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola, vicentina. Non era mai capitato. Presidenti, Direttori, dipendenti dei quattro istituti di credito hanno collaborato, chi nelle trattative, chi nell’organizzazione, chi nella commercializzazione perché l’iniziativa andasse in porto. Esempio importante per altre sinergie e collaborazioni. Rapporti nuovi e positivi tra le persone. E poi un’immagine nuova, inedita del Movimento: una grande nave, la Costa Classica, pavesata con i colori ed il marchio del Credito Cooperativo. Perché è proprio questa la novità di quest’anno: abbiamo affittato la nave intera. E l’abbiamo riservata per i nostri Soci e clienti. Per dar loro la riprova concreta che noi non siamo solo banche, ma cooperative che si preoccupano anche di organizzare momenti di aggregazione e di socialità. A condizioni privilegiate. Anche in questo vogliamo essere diverse dalle altre banche. 34 Ma è anche un modo per farci conoscere meglio. Il mondo bancario è sì dominato dai grandi gruppi bancari, però c’è anche spazio, e sempre più ampio, per le banche di credito cooperativo, rimaste le uniche vere banche locali. Questo è il messaggio che vogliamo dare con la nostra crociera. E sarà amplificato e pubblicizzato dalle riprese di una troupe messa a disposizione da Costa Crociere. Ed ancor di più dal passa-parola dei partecipanti, i nostri più efficaci promotori. Il passaggio del Credito Cooperativo in Costa Crociere ha scosso un po’ tutta l’organizzazione, che, una volta ben capita l’opportunità offerta dalle La grande crociera del Credito Cooperativo MEMORABILE BCC, si è messa a disposizione con i suoi manager genovesi, la sua struttura amministrativa, i responsabili della Costa Classica. Anche perché erano stati messi in concorrenza con la Festival. Ed era interesse comune la buona riuscita dell’iniziativa. Così è stato preparato tutto con impegno e scrupolosità. Dalle operazioni di pubblicizzazione a quelle di vendita a quelle d’imbarco fino all’organizzazione della vita di bordo. Indispensabile è stato l’apporto di Beppe Tenti, il mitico capocomitiva di Overland, con il suo carisma, il suo prestigio e la sua esperienza di “esploratore”, la sua presenza rassicurante e coinvolgente nei passaggi sulle TV locali assieme ai Presidenti e nell’incontro con i Soci di Brendola. Forse mai una crociera è stata tanto “personalizzata”. Non solo “convention” o tornei o giochi a premi o giornali di bordo, ma anche “bingo” collettivi, cacce al tesoro, spettacoli originali, intrattenimenti autoprodotti. Con la partecipazione diretta di Presidenti e Direttori, come sempre, per le BCC, a portata di mano di Soci e clienti. Per non parlare, infine, del circuito video interno, gestito in una certa fascia oraria dall’équipe delle BCC. Sono stati curati, insomma, tutti i presupposti perché la crociera diventi davvero un evento memorabile. Al relax fisico e mentale provvederanno l’ospitalità di Costa Crociere ed il lento rollìo della nave. Al clima di serenità, di aggregazione e di allegria ci penseranno l’organizzazione e lo stile delle Banche di Credito Cooperativo. A tutti noi partecipanti l’impegno doveroso di riportare questo nostro stato felice in famiglia, nelle occupazioni di ogni giorno, nelle nostre comunità. Sarebbe un bel risultato per quest’iniziativa promossa dalle BCC. E Dio solo sa se ne abbiamo bisogno. Ne riparleremo al ritorno. 35