Spedizione
in abbonamento
postale, art. 2,
Comma 20/d,
Legge 662/96,
filiale di Treviso.
Pubblicità inferiore
al 70%
Rivista quadrimestrale
di informazione bancaria
e di cultura locale
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2003
C O N
I L
C
R E D I T O
C
O O P E R A T I V O
T
R E V I G I A N O
SOMMARIO
WWW.CREDITOTREVIGIANO.IT
Non è un sito “di ultima generazione”, particolarmente sofisticato, arricchito di
ammennicoli e di diavolerie tecniche accattivanti e sorprendenti. Ma si presenta bene,
con una home-page gradevole, che orienta
in modo chiaro su tutte le altre pagine, di
facile consultazione.
Il linguaggio comunicativo è essenziale, l’evidenziazione delle news e delle informazioni importanti senz’altro efficace.
Stefano Ciriello, il tecnico del Credito Trevigiano cui è affidato il sito, sta facendo un
buon lavoro, anche se non può dedicarvi il
tempo che sarebbe necessario.
Ancora in via di allestimento il catalogo
prodotti, che attende una rivisitazione a
livello di immagine.
Ma risulta davvero interessante la consultazione della Guida ai servizi per i Soci 2003.
Come pure le informazioni relative ai Concorsi ed agli incontri in programma.
Sta diventando per molti una buona abitudine la consultazione almeno settimanale
del sito.
Si trova sempre qualcosa di interessante!
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www.creditotrevigiano.it
Una cooperativa di credito
a responsabilità sociale
Guardare oltre la stagnazione
Il nostro vero bilancio è quello sociale
Anche a Mussolente
è Credito Trevigiano
Accordi di Basilea
I guru, Ciu En Lai e la nostra banca
Da Vedelago a S. Giuliano
Bosa Trade
Maiali per caso, salami per scelta
La porta dell’acqua
Paolo, un protagonista dei nostri tempi
Gli studenti di fronte ai problemi
La grande forza dei piccoli gesti
Tutti al Mercatutto
Madri coraggio
Dalla S. Pio X alle Latterie Trevigiane
Idee giovani, idee vincenti
Freestyle
Caerano. Industrie di ieri e di oggi
Montebelluna e il distretto della
calzatura sportiva
Tante strade partono da Vedelago
I viaggi del Credito Trevigiano
Una crociera memorabile
Periodico quadrimestrale d’informazione bancaria e di cultura locale
della Banca di Credito Cooperativo Trevigiano
via Roma, 15 - 31050 Vedelago (TV)
http://www.creditotrevigiano.it/
Reg. St. Trib. TV n. 676 dell’1/2/1988
Direttore Responsabile: Nicola Di Santo
autorizzazione 28/6/2001 delibera n. 362/2001
Comitato di Redazione: Nicola Di Santo,
Primo Franchetto, Lorenzo Morao,
Giovanni Scomparin, Franco Zambon
Hanno collaborato a questo numero:
Gianni Lo Martire, Piero Faccin, Enzo Bergamin
Progetto grafico: Luizio Capraro
Realizzazione: Studio Grafico Enio Miotto Sas
Stampa: Graficart
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica
Italiana
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UNA COOPERATIVA DI CREDITO
A RESPONSABILITÀ SOCIALE
È tempo di bilanci,
Presidente Di Santo. Com’è
andato questo 2002 per il
Credito Trevigiano?
In genere ci si aspetta
una risposta scontata da
parte di un istituto di credito. Se non va bene per le
banche…! Basta guardare
l’utile finale! Può andar
male un settore economico, può entrare in
crisi l’economia di un territorio, ma un grande gruppo bancario, specie se multinazionale, trova sempre modo di rifarsi altrove. Ed
anche se ha sbagliato qualche grosso investimento, arriva sempre qualche salvataggio
esterno. Almeno finora.
Per una Banca di Credito Cooperativo,
invece, i positivi risultati di bilancio sono
soltanto il riflesso della buona tenuta economica del territorio in cui opera.
Quindi dovremmo un po’ tutti essere confortati dal positivo andamento della BCC.
Soci e non soci.
Sicuramente. Non ci sono altre banche
che dipendano così strettamente dall’economia di un territorio ben definito. Per noi
quello della Castellana e della Pedemontana.
Siamo i soli che qui raccogliamo e qui investiamo. Come vera banca locale.
Com’è da considerare l’utile di quest’anno, di poco superiore a quello dell’anno precedente?
Se si considera che per ottenere lo stesso
risultato dello scorso anno abbiamo dovuto
aumentare e di molto l’attività (+ 30 % di
impieghi), aprire nuove filiali, assumere
nuovi dipendenti, avremo la riprova che non
è certo l’utile il nostro unico obiettivo. E questa nostra scelta è andata a beneficio degli
operatori locali.
Non c’è quindi motivo di pensare che la
banca stia rallentando la corsa…
Tutt’altro. La corsa si sta facendo sempre
più frenetica, sui ritmi con cui si muovono
del resto anche i nostri operatori. Abbiamo
aperto nuove filiali a Montebelluna ed a
Castelfranco, un’altra
prima di Pasqua a Mussolente, sulla direttrice di
Bassano, continuiamo ad
assumere personale, che
ormai ha superato le 200
unità, abbiamo deciso
nuovi e massicci investimenti in attrezzature ed in
tecnologie, stiamo passando ad un nuovo sistema informativo per
offrire nuovi e più efficienti servizi, abbiamo
promosso da poco una più razionale ed articolata riorganizzazione del personale…
D’accordo, Presidente, ma in tutto questo
fervore di attività resta sempre presente e
viva l’attenzione per i soci?
Noi cerchiamo di aver sempre presente il
nostro essere prima di tutto banche di credito cooperativo. Cioè cooperative di Soci.
Senza i quali non avremmo ragione di esistere. E non lo diciamo solo a parole. Continuiamo a fare nuovi Soci senza fare tanta
pubblicità. Ed abbiamo ormai varcato la
soglia dei 5.000. Mentre tante altre consorelle, anche più grandi di noi, sono ferme a
quote molto più basse. Ci conforta anche la
riforma del diritto societario che porterà tra
poco alla distinzione tra vere cooperative di
soci ed altre forme. Con diverse conseguenze
normative e fiscali.
A proposito di Soci, non avevate annunciato da tempo l’operazione ristorno?
Sì e con tanto entusiasmo, perché avevamo individuato nel ristorno uno strumento
valido per rendere concreto il vantaggio di
essere socio. E l’avevamo fatto tra le prime
BCC italiane in assoluto. Poi sono intervenuti la legge, il regolamento, il parere della
Banca d’Italia e la controversa interpretazione del profilo fiscale. Alla fine quello che si
può restituire al Socio, in proporzione di
quanto ha fatto guadagnare alla banca, si
riduce a ben poco. Perché rimanendo intatti
l’accantonamento a riserva legale (70% dell’utile) e la destinazione ai fondi mutualistici
(3%), si può destinare al ristorno solo il 50%
IL PUNTO
CON IL
PRESIDENTE
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del residuo e di questo si può liquidare solo
il 50%, l’altro 50% essendo riservato all’incremento delle quote azionarie.
In più il nostro attuale sistema informatico non ha ancora messo a punto i relativi
programmi, anche perché, come ci è stato
comunicato a metà aprile, siamo l’unica BCC
veneta a richiedere il ristorno.
Ed in attesa cosa fate per i Soci?
Non vorrei enfatizzare troppo i nostri
interventi di politica mutualistica e sociale. I
più significativi sono raccolti nel Bilancio
Sociale, che inviterei tutti a sfogliare in occasione dell’Assemblea annuale. Ogni Socio,
poi, per essere informato sulle opportunità,
bancarie e non bancarie, offerte dal Credito
Trevigiano, può consultare la Guida ai servizi per i Soci, approntata a fine 2002. Sarebbe
anche utile fare un confronto con i vantaggi
offerti dagli altri istituti di credito, cooperativi e non cooperativi.
Avete anche approntato un nuovo regolamento di ammissione a socio?
Sì, il Consiglio nelle sue facoltà ha ritenuto opportuno provvedere ad una nuova
formulazione dei criteri di ammissione. A
termini di Statuto può diventare Socio soltanto chi opera da tempo ed in modo significativo con la BCC. Il Socio, quindi, deve
lavorare con la banca e diventare anche suo
promotore.
E per quanto riguarda le quote azionarie,
c’è qualche variazione?
Nessuna. Non essendoci possibilità di
speculare sui dividendi (ad interesse legale),
la quantità di azioni proposte per la sottoscrizione si mantiene a livelli bassi ed uniformi (circa 10 azioni). Aumenta, invece, il
sovrapprezzo, fermo dal 1996, ed ora in parte
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adeguato per i nuovi Soci all’incremento del
patrimonio e delle attività della banca.
All’ordine del giorno della prossima
assemblea c’è anche la proposta di un nuovo
Regolamento assembleare per l‘elezione delle
cariche sociali…
Sì, avevamo un accordo con i Soci ed
abbiamo cercato di rispettarlo. La nuova proposta non vuole cambiare tutto e subito, ma
cerca di introdurre con gradualità alcune
importanti riforme. Come, ad esempio, la
scelta di un momento unico e comune per
l’elezione delle cariche senza dover passare
per le preassemblee. Saranno ugualmente
assicurate adeguate rappresentanze sia degli
Enti fondatori che dei territori in cui la BCC
è più radicata. Altra novità, e di notevole portata, è l’impegno del Consiglio di non presentare candidati che siano rimasti in carica
per tre mandati consecutivi e completi. Si
provvederà ad un opportuno ricambio a fine
di ogni mandato.
Con quale spirito il Credito Trevigiano
guarda al futuro?
Con lo spirito di chi intende affrontare
con coraggio e decisione le difficoltà di un
mercato sempre più complesso ed in rapida
evoluzione, forte di un solido radicamento
nel territorio conquistato nel corso di una
storia più che centenaria. Sono già in atto
azioni di aggiornamento e riorganizzazione
della struttura, politiche di espansione mirata ed iniziative forti di politica sociale sia nei
riguardi dei Soci che delle comunità del territorio. Avendo chiara la coscienza del ruolo
di responsabilità sociale che la nostra cooperativa di credito è chiamata a svolgere come
autentica ed ormai unica banca locale della
Castellana e della Pedemontana. ■
GUARDARE
OLTRE LA STAGNAZIONE
Il bilancio di Credito Trevigiano guarda
già oltre il difficile momento economico per
cogliere immediatamente i segnali di ripresa.
L’economia italiana e mondiale nell’ultimo anno è sembrata un motore in panne
tanto che molti esperti parlano ormai apertamente di stagnazione. Gli effetti si sono fatti
sentire anche nel nostro territorio che, per
l’alta concentrazione di piccole e medie
imprese, molto spesso orientate all’ export,
ha risentito di questo clima poco favorevole.
Credito Trevigiano, proprio perché è una
banca di credito cooperativo e tipicamente
locale, gestendo migliaia di rapporti con
clienti e famiglie, non poteva fare finta di
niente.
Spiega Franco Zambon, direttore generale di Credito Trevigiano: “La nostra strategia
per raggiungere un bilancio positivo è stata
quella di acquisire nuove fette di mercato
togliendole ad altri istituti bancari, di procedere negli insediamenti in nuovi territori e di
consolidare la nostra operatività nelle zone di
presenza storica. Ma abbiamo fatto di più:
non abbiamo aumentato i prezzi dei servizi
bancari offerti alla clientela ed ai soci. Sembra una politica bancaria controcorrente, ma
abbiamo ottenuto gli utili come negli anni
precedenti. Il 15 aprile scorso, ad esempio,
abbiamo aperto la filiale in comune di Mussolente, la prima fuori provincia, e qualche
mese prima abbiamo aperto due filiali nelle
zone storiche, una a Montebelluna in centro
e l’altra Castelfranco Veneto sempre in centro.”
Insomma una saggia ed oculata politica
dei prezzi orientata alla crescita dei volumi a
scapito dei margini di guadagno, come è
scritto nella storia di questa banca cooperativa a valenza sociale.
“Con questa scelta di politica bancaria
abbiamo inteso, spiega il direttore Zambon,
dare una mano agli operatori economici ed
alle famiglie specie sul lato degli impieghi in
un momento economico non facile. Infatti lo
sviluppo dei volumi sugli impieghi è cresciuto del 30% e la raccolta diretta segna un
+20%. Incrementando i volumi, infatti,
abbiamo potuto attuare una contrazione
della forbice delle condizioni a favore di soci
e clienti e dall’altra abbiamo ottenuto la
copertura dei costi derivanti sia da incremento di personale sia dagli investimenti fatti per
l’espansione territoriale. Il personale ha
superato le 200 unità, senza contare gli
assunti con contratto di lavoro interinale.”
IL PUNTO
CON IL
DIRETTORE
E’ stato completato il programma delle
assunzioni?
Il piano strategico 2002/2004 prevede,
per il 2003, una politica espansiva e di ulteriore consolidamento nel territorio. Quindi
credo, in quest’ottica, che verranno operate
altre assunzioni.
La convention
con i dipendenti
del 2 aprile 2003
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E gli utili della banca?
L’utile dopo la postazione a fondi rischi e gli
ammortamenti prudenti è
in sintonia con quello dell’anno precedente. E questo risultato è stato raggiunto nonostante un
aumento di imposta, in
seguito alla nuova normativa fiscale nazionale, di più di 250 mila euro.
Come si prevede possa svilupparsi il
2003 per quanto riguarda l’economia più in
generale?
Lo scorso anno, proprio di questi tempi,
si prevedeva un primo semestre di stagnazione ed un secondo semestre di ripresa economica. Tutto questo non si è verificato e le previsioni di stagnazione sono ormai quotidiane. Gli esperti parlano apertamente di recessione in Germania e di perdita di competitività e maggiore inflazione in Europa rispetto
agli Usa. La situazione dei tassi è penalizzante per il mondo economico, i consumi non
riprendono e lo stesso discorso si può fare
per le banche: riduzione degli affari e deterioramento della qualità dei crediti.
Se questo è il panorama quali consigli
dare ai soci e clienti?
Alle aziende socie e clienti possiamo
consigliare di ragionare positivamente, di
fare attenzione al parco clienti ed ai mercati e
di non demordere sulle possibilità d’investimento perché è proprio nei momenti di crisi
che le aziende migliori emergono. Se l’azienda rinuncia all’innovazione rischia di essere
estromessa dai mercati e di non cogliere
appieno la ripresa quando si ripresenterà. E’
necessario, invece, vedere anche questo
momento come un’occasione per esplorare
nuove opportunità.
Alle famiglie direi di attendere prima di
procedere a nuovi investimenti finanziari
evoluti. La maggior parte delle azioni rappresenta imprese che hanno un valore di patrimonio sopra le quotazioni di borsa.
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Ma nonostante questo
è opportuno attendere,
mentre per qualcuno più
esperto e specializzato,
può essere il momento di
acquistare. Non consiglio
di operare in borsa con il
trading, se non si è veramente esperti e consci dei
rischi che si corrono, in attesa che la politica
internazionale dia segnali più positivi. La
guerra in corso può produrre riflessi negativi
sul sistema produttivo mondiale. Un’eventuale chiusura del conflitto in tempi abbastanza brevi, però, aiuterà l’economia americana che farà da locomotiva per quella europea.
Veniamo ad un appuntamento che preoccupa molte delle nostre imprese,Basilea 2.
Cosa sta facendo la banca?
Il percorso di Basilea 2, in poche parole
la riforma dell’erogazione del credito alle
imprese, richiede che i nostri operatori siano
informati ed aiutati. Vorremmo fare un percorso assieme a loro per evitare che valide
aziende vengano penalizzate a causa di un
eccesso di prudenza nella valutazione dei
rischi. Questo argomento potrà essere oggetto di un futuro articolo di approfondimento e
consigli alle imprese.
Giovanni Scomparin
IL NOSTRO VERO BILANCIO
È QUELLO SOCIALE
Da qualche anno anche le banche hanno
scoperto il “sociale”. È di moda. Da allora c’è
tutto un affannarsi di esperti o pseudo-tali
con convegni, corsi di formazione, campagne
di stampa, per evidenziare il ruolo sociale
che ogni attività economica assume.
A volte, in realtà, per nascondere o
mimetizzare il vero ed unico valore che
molte banche perseguono, cioè quello economico. Al di là di ogni valore. Con il consenso più o meno convinto o rassegnato di
una parte consistente dell’opinione pubblica.
Non è che vogliamo far la predica
agli altri istituti di credito, noi che pure banche siamo, anche se di credito cooperativo.
Ma è appunto per questo nostro essere
cooperative di credito che ci sentiamo differenti. Per natura, per scelta, per forza.
Da quando siamo nati, oltre un secolo fa,
per combattere l’usura e la miseria, fino allo
sviluppo degli ultimi decenni, conseguito
dando “poco a tanti, piuttosto che tanto a
pochi” (vedi il limite massimo di fido), investendo nel territorio quanto raccogliamo,
consentendo a tutti i soci di partecipare con
gli stessi diritti, creando valore economico,
sociale e culturale a beneficio dei Soci stessi
e delle comunità in cui operiamo. Da vera
banca locale.
Perciò il nostro “Bilancio Sociale”, inteso
come rendiconto di quanto la nostra BCC ha
contribuito allo sviluppo del territorio, vorremmo che non si confondesse con quelli
che vanno ora di moda, di altri istituti di credito o di altre aziende. Convinti che ormai il
Bilancio ordinario, compilato così come esigono le norme civilistiche, è riservato agli
addetti ai lavori.
Non sarà difficile e, ci auguriamo, nemmeno noioso scorrerlo e ricavare alcune
informazioni importanti sui vantaggi bancari
e non bancari offerti nel corso del 2002 ai
Soci (mutualità), sul sostegno dato allo sviluppo economico, sociale e culturale delle
comunità locali (socialità), sul “valore
aggiunto” riversato nel territorio, sulla
nostra identità di Credito Trevigiano.
Vorremmo in questa sede anticipare, raggruppati in grandi categorie, alcuni dati
significativi del Bilancio Sociale 2003, che
verrà presentato all’Assemblea del 25 maggio:
Mutualità diretta
€ 684.326
(L. 1.324.855.100) + 15%
Comprende:
Vantaggi bancari (custodia titoli gratuita, polizza ricovero al 50 %, commissioni
ridotte su negoziazione titoli e fondi comuni,
dividendi)
Vantaggi non bancari (Progetto Studenti,
incontri ed assemblee, omaggi, agevolazioni
per viaggi, gite, visite culturali, spettacoli
teatrali, Filo Diretto)
Socialità
€ 726.469
(L. 1.406.443.900) + 34.8%
Comprende:
Interventi a favore di associazioni, enti,
parrocchie, missioni, cooperative sociali,
onlus, gruppi di volontariato, fondo eticosolidale
A grandi classificazioni si possono suddividere in interventi di natura:
- assistenziale
35%
- sportivo-ricreativa
30%
- informativa-culturale
17%
- bancaria
8%
- altro
10%
Un maggiore dettaglio è da ricercare nel
fascicolo del Bilancio Sociale, che vuole dare
ad ogni Socio la consapevolezza del ruolo
svolto dalla “sua” cooperativa di credito in
campo sociale. Una cooperativa che può crescere soltanto facendo crescere gli altri, cioè
i Soci e gli appartenenti alle comunità locali.
Anche il più scettico dei lettori provi a
pensare a cosa cambierebbe per le nostre
comunità se non potessero più contare sul
Credito Trevigiano. La vita continuerebbe,
sicuramente, ma non sarebbe più la stessa.
Basti vedere cosa sta succedendo là dove
qualche banca storica di riferimento ha spostato altrove interessi e centro direzionale.
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ANCHE A MUSSOLENTE
È CREDITO TREVIGIANO
NUOVE
FILIALI
La nuova filiale
di Mussolente
aperta il 15 aprile
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Consolidare e sviluppare la presenza del
Credito Trevigiano nei centri abitati è stato
l’obiettivo delle ultime aperture a Castelfranco (in dicembre) ed a Montebelluna (a gennaio). Ed avevamo visto giusto. Anche in
piazze da oltre un secolo “affezionate” a
qualche banca storica si aprono spazi interessanti ed imprevisti per le “piccole” cooperative di credito. Effetti delle grandi e progressive concentrazioni in atto.
La nostra gente cerca ancora, e per fortuna, il contatto umano, il rapporto familiare, la conoscenza diretta non solo con il cassiere ma anche con il Direttore generale e
soprattutto con i Consiglieri e con il Presidente. Possibilità sempre più preclusa nel
rapporto con le “grandi banche”.
Con questo spirito e con questo stile il
Credito Trevigiano si propone anche sulle
piazze nuove o meglio relativamente nuove.
Perché le Banche di Credito Cooperativo
possono espandersi, passo passo, soltanto
nei territori limitrofi e perciò già in parte
conosciuti.
Così siamo giunti a Mussolente, come al
solito senza tanti clamori, la settimana di
Pasqua. È la prima espansione
della nostra BCC fuori
provincia, nel
Vicentino, ma sempre ad un tiro di schioppo
dal territorio Trevigiano e non molto lontano
dalla nostra filiale di Asolo.
Non ci sentiamo certo fuori casa. Il
Direttore della nuova filiale, Antonio Civiero,
è ben conosciuto nel territorio, anche per
altre precedenti esperienze di lavoro sempre
nel settore bancario, e dimostra una sicura
conoscenza dell’ambiente.
“La zona è interessante per lo spirito
imprenditoriale che anima gli operatori locali,
che hanno dato vita ad una gamma ben diversificata di attività artigianali ed industriali, fra
le quali spiccano quelle orafe (con ditte di rilevanza internazionale), quelle della meccanica
di precisione e del mobile antico”.
Il comprensorio è quello di Bassano…
“Sì e comprende nella parte sud-orientale
che ci interessa zone ricche di attività come
Rosà e Cassola”.
Quale tipo di clientela dobbiamo
aspettarci?
“Beh, non molto
diversa da
Filiale di Montebelluna
Filiale di Mussolente
fiducia sulla sperimentata capacità imprenditoriale degli operatori locali. Ho già constatato
come il nostro approccio di vera banca locale
può risultare vincente. Ma anche le famiglie si
accorgeranno presto del nostro modo diverso di
fare banca. Una vera banca locale, che raccoglie ed investe solo nel territorio, a beneficio dei
Soci, degli operatori e della comunità”.
Filiale di Castelfranco Veneto
quella propria di una banca di credito cooperativo, ma con una più precisa caratterizzazione
aziendale. Anche per la conformazione di Mussolente e per l’ubicazione stessa della filiale”.
Cioè? C’è una diversità tra Mussolente
ed altri paesi limitrofi?
“In parte sì. Basti pensare, ad esempio a
Casoni, che ha un centro ben definito attorno al
quale si è sviluppato il paese. Il vero centro di
Mussolente, invece, non è tanto la chiesa, un po’
scostata a nord della statale, ma appunto la statale stessa, divenuta ormai il fulcro commerciale del paese. E proprio lungo di essa, in bella
evidenza alle porte orientali del paese ed a
ridosso dell’area artigianale, è ubicata la nostra
filiale. Raggiungibile, quindi, facilmente da
operatori del commercio, dell’artigianato e dell’industria”.
Allora la concorrenza di altre banche
sarà forte…
“Sicuramente. Sono già insediate nel territorio comunale altre 4 banche, due qui a Mussolente e due a Casoni. Ed alcune hanno una
presenza storica nel territorio”.
Non sarà facile inserirsi in questo mercato. Ha già qualche strategia?
“Dai contatti avuti nei mesi che hanno preceduto l’apertura, mi son reso conto che sono
più facilmente avvicinabili gli operatori mediopiccoli e, in tempi un po’ più lunghi, le famiglie,
mentre quelli più grandi sono fin troppo curati
dalle altre banche”.
Nello stile di una banca di credito cooperativo, dunque.
“Proprio. Io che vengo da altre esperienze
bancarie apprezzo ancor di più lo stile del Credito Trevigiano. Come direttore della filiale non
mi sento pressato dalla necessità di far subito
numeri,a tutti i costi, ma posso in questi primi
mesi dedicarmi a costruire una rete di relazioni
indispensabile al nostro radicamento nella
comunità”.
Il momento le sembra propizio?
“Il momento è senz’altro buono. Le grandi
banche, di fusione in fusione, portano sempre
più lontano interessi e centri direzionali e
diventano estranee al territorio. A livello operativo, poi, c’è uno scollamento evidente tra
sede centrale e sede locale. Noi invece siamo
qui, a portata di mano. Il Direttore ed il Presidente stesso mi vengono a far visita spesso.
I problemi si risolvono in tempo reale”.
Il suo è quindi un ottimismo ben motivato?
“Direi di sì. Ho motivo di avere grande
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ACCORDI DI BASILEA
RIFLESSI IMPORTANTI PER GLI OPERATORI ECONOMICI
ECONOMIA
10
Il Comitato di Basilea è costituito dai
Governatori delle Banche Centrali del gruppo
dei 10. Esso è l’organismo attraverso il quale
le autorità di vigilanza bancaria hanno concordano principi comuni per l’esercizio della
funzione di controllo del sistema bancario.
Uno tra i più importanti documenti da esso
redatto riguarda il tema dell’adeguatezza del
patrimonio delle banche. Il punto di partenza è che tutte le banche debbono offrire stessi standard di garanzia. Si vuole così evitare
che un istituto che raccolga denaro dal pubblico possa perderne una parte distruggendo.
L’adeguatezza del patrimonio delle banche
indica - allora - qual
è il patrimonio di
cui ciascuna dispone per coprire i
rischi assunti. La
normativa iniziale
prevedeva, con una
semplice formula,
che le istituzioni
creditizie
non
potessero assumersi
rischi superiori a
12,5 volte il patrimonio. Con un
esempio si chiarirà
questo concetto.
Consideriamo un
prestito pari a 100,
erogato da una
banca
ad
una
impresa. Poiché questa forma tecnica ha un
coefficiente di rischio pari a 100% “l’attivo
ponderato” che scaturirà da questa operazione sarà il 100% di 100 (quindi 100). Ora se
dividiamo questo importo per 12,5 otteniamo 8 (100/12,5=8). Questo valore indica
quanto patrimonio assorbe l’ operazione. Se
la banca avesse avuto un patrimonio pari a
500, dopo l’erogazione solamente 492 unità
sarebbero disponibili per alimentare la crescita del suo attivo.
Tuttavia nel 1999 sono state introdotte
altre novità. La prima indica che finanziare
con la stessa somma e con la stessa forma
tecnica 2 soggetti comporta, se i soggetti
hanno merito di credito diverso, diverso
assorbimento di patrimonio. Un altro esempio chiarirà quando detto. Se una banca in
alternativa può prestare sempre la stessa
somma di denaro (100) o ad un soggetto
solidissimo (con possibilità di fallimento a
breve scadenza prossima a zero) o ad un soggetto meno solido (con possibilità di fallimento a breve scadenza decisamente superiore) diverso è l’impatto in termini di assorbimento di patrimonio se il primo soggetto
ha coefficiente 20% ed il secondo coefficiente 150%. Nel primo caso, infatti, il patrimonio assorbito a copertura del rischio sarà pari
a 100 x 20% x 8% (cioè
1,6), mentre nel secondo sarà pari a 100 x
150% x 8% (cioè 12).
Per rating, tuttavia,
non si intende solamente quella pagella
che grandi case attribuiscono (attraverso
l’utilizzo di lettere da A
a D) ad altrettante
grandi società, ma
anche un sistema interno in cui le banche, in
base a dati statistici,
analisi personali, studi
acquistati, valutano i
loro clienti effettivi o
potenziali.
E’ chiaro che la
banca che non sarà in grado di porre in essere questo articolato sistema di rating interno
(entro il 2006) che le consentirebbe di segmentare la clientela riducendo i rischi, si troverà a dover applicare il modello di misurazione generico che certamente comporterà
un maggiore assorbimento di patrimonio e,
quindi, un limite alla crescita dell’attivo.
Le banche che maggiormente dovranno
attrezzarsi in questa direzione sono soprattutto quelle di piccola dimensione che, spesso, concedono il credito più per conoscenza
specifica del cliente che in base a criteri
oggettivi. E’ allora evidente che costruire un
sistema di rating interno basato su dati conta-
bili sarebbe fortemente limitativo oltre che
poco operativo. In questo caso, nell’impossibilità di evidenziare il “ vero rischio “ le banche sarebbero costrette a dover riconoscere al
cliente una pagella peggiore che presumibilmente immobilizzerà quote crescenti di
patrimonio e farà pagare ai clienti il conto di
questa anomalia con condizioni di accesso al
credito peggiori. Ciò potrebbe favorire la
sopravvivenza dei soli operatori virtuosi perché chi non si adegua ai nuovi standard non
può crescere ed è meglio che porti in dote il
patrimonio a chi lo può far fruttare in modo
ottimale.
A seguito si riportano alcune conseguenza che derivano dalla norma.
Le grandi banche dovrebbero essere
meno penalizzate sia perché spesso hanno
già in casa sofisticati impianti (ma funzionano viste le maggiori sofferenze?) per il monitoraggio specifico del rischio sia perché gestiscono i rapporti in modo più formale.
I piccoli clienti (ci riferiamo a piccoli
imprenditori, aziende familiari,…), stante
questo scenario, non sono certamente in una
situazione favorevole. L’oggettiva difficoltà a
“ retarli “ e quindi il conseguente maggiore
assorbimento di patrimonio per la banca che
volesse intrattenere rapporti con essi, comporterà (in linea teorica) una penalizzazione
delle condizioni di accesso al credito.
Gli improvvisi cambiamenti di scenario
potrebbero determinare rapidi peggioramenti contemporanei di rating di molti soggetti
affidati. A questo punto le banche che dovessero tener conto di ciò e che non volessero
modificare la dimensione del loro attivo
dovrebbero o ripatrimonializzarsi in fretta
(aumenti di capitale) o mantenere sempre
una parte del patrimonio “ libero “ (con peggioramento delle condizioni estese a tutti i
soggetti).
Potrebbero modificarsi di molto gli attivi
delle banche. Infatti una banca potrebbe in
alternativa decidere se mettere nel suo attivo
una obbligazione di un paese emergente che
assorbe una fetta altissima di patrimonio
(rischio alto) oppure in alternativa erogare
ammontari multipli di mutui assistiti da
garanzie ad assorbimento di patrimonio
molto inferiore.
Cosa sta facento il credito trevigiano
Non è tuttavia detto che ciò che è (o
potrebbe essere) valido a livello generale lo
sia per un singolo operatore.
Il Credito Trevigiano, ad esempio, pur
essendo una banca locale, ormai da mesi
si sta preparando a BASILEA-2 con la costituzione di uno stabile team di esperti interni ed esterni che partoriranno nei tempi
dettati dalla normativa il sistema di rating
interno.
Gianni Lo Martire
11
I GURU, CIU EN LAI
E LA NOSTRA BANCA
I NOSTRI SOLDI
12
Il più importante settimanale italiano
che si occupa di vicende di borsa alcune settimane fa ha aperto la prima pagina con il
seguente titolo “Paura della guerra ma i
signori della borsa comprano”. Poi, dopo alcune pagine pubblicitarie, ecco uno spazio
acquistato da una società italiana operante
nel risparmio gestito con un titolone a quattro colonne “Borsa, il calo non spaventa”. E
ancora, dopo gli spazi dedicati al sommario
settimanale, si riprende il tema con un nuovo
titolo, questa volta a cinque colonne, “Guerra, c’è chi dice buy”.
Ed Yardeni, seguitissimo guru di borsa e
strategist di una delle maggiori case di investimento mondiali, in un box inserito nella
stessa pagina indica in un più 25% il rialzo da
lui previsto dell’indice Dow Jones entro la fine
dell’anno. Insieme a lui altri gestori, rigorosamente ottimisti, indicano i motivi di questo
loro sentiment.
Senza dare più di tanto peso ai proclami
più umilmente abbiamo preferito analizzare i
mercati azionari partendo dai fatti. Ovvero
da ciò che nelle ultime settimane le cronache
hanno riportato e gli uffici di statistica divulgato.
Guerra a parte, i segnali che emergono
impongono prudenza perché gli scenari paiono tutt’altro che positivi. Negli Usa, l’ombelico del mondo finanziario, sono franate le vendite della grande distribuzione, sono scesi
ancora gli ordini di beni durevoli, sono
aumentati i licenziamenti, il tasso di disoccupazione è ancora elevato, il deficit pubblico è
in piena accelerazione, il debito pubblico –
anche a causa della guerra in atto - si ingigantisce. Né basta. La produttività del lavoro
è calata e si è mosso in direzione opposta il
costo del lavoro. In questo contesto di palese
debolezza ci si dovrebbe aspettare che i prezzi scendano. Niente affatto. L’inflazione sale
sospinta dai prezzi oil.
Uniamo tutti questi tasselli e ne emergerà un quadro a tinte fosche in cui in controluce sta scritto che il rischio che all’inflazione si unisca la stagnazione è concreto.
L’andamento del dollaro riassume tutti
questi dati: solo pochi mesi fa era a 0,83 con-
tro euro mentre oggi naviga a quota 1,08 - un
bel meno 30%.
Chi si occupa di mercati finanziari non
ricorda un periodo in cui a fronte di un calo
di Wall-Street le altre piazze siano salite. E’
questo l’indicatore che dovrebbe fare riflettere più di ogni altro (guru e non) obbligando
tutti (guru e non) ad essere prudenti.
Cambiamo ora tema, ma solo all’apparenza. Le cronache riportano che all’inizio
degli anni ’70 un giornalista chiese a Ciu En
Lai se pensava che la rivoluzione parigina del
1789 fosse stata positiva per la successiva
storia del paese. Bene - rispose il primo ministro cinese - mi pare che sia ancora troppo presto per dare dei giudizi su questo tema. Duecento anni non gli bastavano per poter aprire la bocca e dare sentenze. Se a Ciu En Lai
non bastavano due secoli per dare giudizi su
di un tema i cui effetti parevano già essersi
consolidati, a taluni bastano meno di duecento secondi per capire che la svolta è prossima.
Ma chi è prudente e guru non è non può
non convenire che il mercato è ancora tra le
affilatissime unghie dell’orso.
Chi, purtroppo, ha già nel proprio portafoglio azioni dovrà pazientare ancora per il
recupero. Per chi vuole starsene tranquillo ed
ha qualche risparmio da investire - invece una soluzione da proporre ce l’abbiamo: le
nostre obbligazioni, che si sono rivelate un
ottimo investimento nel passato e lo saranno
ancora per gli anni a venire. Capitale garantito, rendimento superiore a quello di mercato dei bot, prezzo certo dichiarato in anticipo
nel caso di vendita prima della scadenza.
Sono 3 caratteristiche che riunite assieme
pochi altri titoli riteniamo possano offrire.
Gianni Lo Martire
DA VEDELAGO A S. GIULIANO
UN FILO DIRETTO DI SOLIDARIETÀ
Lo scorso sabato 22 marzo la solidarietà
di Vedelago è arrivata nelle zone terremotate
del Molise, sotto forma di contributi a favore
delle comunità del luogo impegnate nell’opera di ricostruzione, sia “edilizia”, sia economico-sociale. Ma andiamo con ordine.
All’indomani del sisma, tutti si mobilitano per far fronte alle necessità di quanti avevano le proprie case inagibili, con l’inverno
in arrivo. Anche a Vedelago qualcosa si
muove: l’Avis, il Gruppo Atletica e il vasto
mondo del volontariato, raccolgono fondi da
inviare alle popolazioni colpite; a ciò si
aggiunge il contributo del Credito Trevigiano, dei suoi dipendenti ed amministratori.
Si cerca di stabilire un contatto diretto
con qualche referente del luogo che possa
segnalare le situazioni più bisognose di aiuto.
La banca si muove attraverso le strutture del
Movimento e il Presidente Di Santo riesce a
comunicare col suo collega della BCC di Colletorto, comune dove si trova il tristemente
famoso S.Giuliano; contemporaneamente
Vittorio Innocente riesce a mettersi in contatto con Ginetta De Simone, persona fortemente impegnata nel volontariato locale.
Entrambe le fonti sono concordi nel rinviare
“a quando la TV si sarà dimenticata di noi”
l’intervento di Vedelago.
Una prima iniziativa fa capo al parroco
di Larino, che sta costruendo un centro
sociale per attività destinate ai portatori di
handicap e agli anziani.
Una seconda iniziativa, cui sono stati
destinati i fondi raccolti dalla nostra banca,
sarà gestita direttamente dalla locale BCC di
Colletorto a favore delle situazioni maggiormente bisognose.
E’ proprio sul piano economico che il terremoto ha fatto i maggiori danni in quanto ha
colpito una zona già di per sé debole. L’attività principale della zona è l’agricoltura, che
però non garantisce il completo assorbimento
della forza lavoro in quanto non riesce ad
organizzarsi, a mettere insieme le risorse per
riuscire a trasformare i prodotti della terra,
magari attraverso forme organizzative, come
la cooperazione, in grado di garantire un soddisfacente grado di “democrazia economica”.
Nel centro di Colletorto spicca una serie
di containers che la locale banca è riuscita,
grazie alla solidarietà del Credito Cooperativo nazionale, a mettere a disposizione delle
attività commerciali che altrimenti sarebbero
state costrette a chiudere. Parecchi edifici
sono puntellati ed inagibili, analogamente al
centro di Larino, mentre è inaccessibile il
centro di S.Giuliano.
Contemporaneamente il nuovo S.Giuliano, fatto di case prefabbricate di legno, è
sorto a poca distanza, segno della volontà di
restare a tutti i costi nella luogo natìo.
Lasciati gli amici ai quali era stato portato un po’ di conforto, la comitiva ha fatto
tappa nel cimitero dove sono sepolti i bambini morti nel crollo della scuola di S.Giuliano.
Una serie di tombe, riempite dei loro giocattoli, degli oggetti a loro cari, dei berretti, dei
caschi, delle tute dei primi soccorritori, che
si sono prodigati nel tentativo di strapparli al
loro infausto destino. Una preghiera corale
ha spezzato, per un attimo, il gelido silenzio
del luogo e il nostro sguardo non riusciva a
staccarsi dalle foto che li ritraevano in
momenti di felicità: quegli sguardi infantili,
quelle espressioni gioiose sembravano veramente di angeli, gli “angeli di S.Giuliano”.
Enzo Bergamin
SOLIDARIETÀ
Foto: da sin a dx-in piedi:
Ginetta De Simone, il
Commissario Straordinario
di Colletorto, il sindaco
Remigio Parisotto, Vittorio
Innocente, Nicola Di Santo,
due amministratori della
BCC locale, il parroci di
Larino e di Colletorto.
Accosciati: don Florido,
Renzo Biasini, Giovanni
Martini, Enzo Bergamin
13
BOSA TRADE
FIRMA LE CERAMICHE
D’ARTE FAMOSE NEL MONDO
La minuscola
azienda di
Pove del Grappa
è conosciuta
nei negozi
internazionali
più famosi e sofisticati.
Italo Bosa, artigiano che
opera ai piedi del Grappa,
in quel di Borso, è un’artista della ceramica e spiega
così la sua “vocazione
imprenditoriale”: A volte
nella vita si presentano
opportunita’ che colte al
volo ti indirizzano per una
strada piuttosto che in
un’altra…cosi è capitato a
me. Sfruttando la mia passione per il disegno e per il
modellato. Ho iniziato
molto giovane ad imparare
il mio mestiere in un piccolo laboratorio di ceramiche.
14
La creatività è un qualcosa che si ha dentro,
naturalmente il gusto si affina come si affina la
lavorazione di un materiale con l’esperienza,
ma la voglia di andare oltre, di ricercare il
nuovo, di stravolgere e di inventare quello che
non c’è, diventa una sfida che per mio carattere mi pongo sempre davanti. Il troppo facile
non mi entusiasma, mi piacciono le battaglie e
per questo a volte sono sempre in guerra
anche con i miei oggetti che si rompono, si
deformano, sono difficili da controllare perché
fatti di acqua, terra e fuoco.
D. State iniziando una nuova “battaglia”?
R. Con questo spirito stiamo iniziando una
nuova avventura con l’artista spagnolo Jame
Hayon. Lui giovanissimo, un vulcano di idee,
è stato braccio destro di Oliviero Toscani ed
ora direttore artistico di Fabrica. Ci ha proposto di realizzare delle vere e proprie opere d’arte che verranno presentate ad ottobre nella
nota galleria londinese di David Gill. Una
prima presentazione dell’albero Cactus è stata
fatta al Salone del Mobile di Milano. Si tratta di
un oggetto scultura alto circa 3 metri realizzato interamente in ceramica.
D. Qual è la parola chiave della sua attività?
R. La ricerca è la parola chiave nella nostra
azienda: ricerca di forme, ricerca di colori (gli
smalti infatti vengono miscelati da noi in laboratorio), ricerca di materiali. Non a caso abbiamo introdotto il marchio Bosa Trade inserendo
nelle nostre collezioni altri materiali come le
pelli con cui realizziamo coloratissimi tappeti,
le casse acustiche, le cere e quant’altro.
D. Quando è iniziato il contatto con il
design?
R. Negli anni ’80 abbiamo iniziato il nostro
primo approccio con il design con una collezione assieme a Marco Zanuso jr. Nel 1998
con Roberto e Ludovica Palomba abbiamo
proposto la collezione Basic seguita da Words
dove abbiamo coinvolto circa una vendita di
designers di varia nazionalità. Ognuno ha progettato un proprio oggetto reinterpretando la
ceramica attraverso il segno contemporaneo.
Numerose sono state le attenzioni da parte di
riviste nazionali ed internazionali sia per
la collezione DESIGN sia per la collezione
CONTEMPORARY CLASSIC, collezione che
progettiamo io e mia figlia. Si tratta di oggetti
di un design più morbido, meno minimale,
che comunque interpretano un gusto contemporaneo d’arredamento, utilizzando metalli
preziosi quali l’oro, il platino e l’argento.
Ricerchiamo per le nostre collezioni un lin-
guaggio unico, oggetti che possano piacere al
nostro cliente svizzero e a quello di NewYork.
La clientela Bosa è sparsa in tutto il mondo,
dall’Europa all’America, all’Asia e all’Australia,
dando la massima attenzione ai punti vendita.
D. Il prossimo obiettivo?
R. Stiamo raddoppiando la nostra unità produttiva e contiamo anche quest’anno di mantenere una crescita media del 20%. Ci stiamo
strutturando per crescere e poter mantenere
un costo produttivo italiano. Quindi niente
delocalizzazione ma utilizzo, sempre di più, di
manodopera specializzata locale.
D. Quali sono le vostre soddisfazioni?
R. La soddisfazione più importante è veder
crescere la propria azienda anche in tempi così
duri per il mercato, è il coinvolgimento della
propria famiglia, è il rapporto di squadra
instauratosi con i dipendenti che da anni collaborano con noi.Le idee certo non ci mancano e neanche la voglia di sperimentare nuove
rifiniture o materiali, cercando sempre di
cogliere e proporre quelle che saranno le
nuove tendenze di gusto. Amo l’arte e le cose
belle e, nonostante fare l’imprenditore non sia
affatto un gioco, la cosa che mi porto a casa la
sera è il divertimento che provo nel fare sempre cose nuove.
Questa è la mission che abbiamo scelto.
G.S.
LE
NOSTRE
AZIENDE
15
MAIALI PER CASO,
SALAMI PER SCELTA
LE
NOSTRE
AZIENDE
16
Dietro lo slogan
accattivante lavora il
Salumificio di Cornuda S.p.A., un’azienda
che punta tutto sulla
qualità delle tre linee
produttive: prosciutti
cotti, crudi salati stagionati e salami.
Prossimo obiettivo la Soppressa Trevigiana Dop.
Due famiglie trevigiane, De Nadai di
Cornuda e Pizzolon
di Ponzano Veneto,
unite da un’identica
missione: produrre i
migliori insaccati con la passione e l’arte del
vero “bechér”, ma con la qualità ed i procedimenti dell’industria moderna. Hanno iniziato i padri ed ora i figli, Stefano De Nadai
presidente e direttore commerciale e Guido
Pizzolon direttore finanziario, continuano
l’impresa con il marchio ”Bechèr salumi di
natura” con risultati lusinghieri. ”Negli ultimi 3 anni il nostro fatturato è passato da 45
miliardi di vecchie lire a 60 miliardi”, precisa
Guido Pizzolon, “e negli ultimi 4 mesi registriamo una crescita del 12%.A fine anno
contiamo di raggiungere i 33 milioni di Euro.
Abbiamo la volontà di crescere anche come
valore aggiunto per continuare ad effettuare i
necessari investimenti tecnici ed immateriali:
la ricerca e lo sviluppo in nuovi prodotti.
Intendiamo coprire nicchie di mercato in cui
solo l’ingegno garantisce una supremazia
rispetto ai quasi 2 mila altri salumifici che ci
sono in Italia.” Progetti ambiziosi, quindi,
per il Salumificio di Cornuda S.p.A., in cui le
due famiglie detengono il 99% delle quote
azionarie, ma basati su una precisa scelta: la
ricerca quasi spasmodica della qualità. Dalla
scelta e selezione delle materie prime, sempre le migliori, alla fidelizzazione e formazio-
ne continua del personale coinvolto in
questo obiettivo. ”Nel
contratto integrativo
aziendale”,
spiega
ancora
Pizzolon,
“abbiamo inserito la
voce che premia il
miglioramento della
qualità. Ogni mese
eseguiamo dei test
alla cieca confrontandoci con i prodotti
concorrenti dei leaders di mercato e
dove siamo intervenuti abbiamo avuto
un aumento delle
vendite anche del 50-60%. In questo modo,
in 2 anni ai nostri dipendenti (120 in tre sedi,
una a Cornuda e due a Ponzano Veneto)
abbiamo distribuito 180 mila euro. L’anno
scorso abbiamo aggiunto un altro obiettivo:
superare scaglioni di valore aggiunto per
addetto, quale conseguenza del maggior reddito creato, perseguendo una politica incentrata sulla qualità. In questo caso abbiamo
erogato altri 30 mila euro.”
Nella produzione dei crudi salati stagionati a ciclo lungo (speck), il Salumificio di
Cornuda detiene il 5% della quota del mercato italiano, e da circa 6 mesi è entrato nel segmento dei prosciutti crudi di alta qualità
marchiati San Daniele e Berico Euganeo DOP
(Denominazione Origine Protetta).
Tra i crudi salati a ciclo breve produce i
cubetti di pancetta per i quali “Bechèr” rappresenta la terza marca per quota (30%) di
mercato in Italia. Nel 2002, quest’ultima
linea di prodotto ha avuto un incremento del
25% con 3,5 milioni di Euro di fatturato ed è
stata l’unica marca industriale a crescere.
“Stiamo facendo un ulteriore investimento
per mettere una barriera all’entrata tecnologica fra noi ed i nostri principali competitors,
acquistando un impianto automatico di confezionamento per vaschette da 80-100 grammi a Ponzano Veneto”.
Tra i cotti, importanza strategica riveste
per l’azienda il prosciutto “CottoNatura
Bechèr”, 1,5 milioni di euro di fatturato nel
2002, certificato 100% da materie prime selezionate italiane, frutto della ricerca e dello
sviluppo aziendale prima dello scoppio dei
fenomeni quali B.S.E. (o “Mucca pazza”) ed
afta epizootica, per soddisfare le nuove esigenze dei consumatori sempre più attenti
alla qualità ed alla sicurezza dei prodotti.
Il prossimo grande obiettivo da raggiungere?
Innanzitutto realizzare il marchio “Soppressa Trevigiana DOP.” Un’impresa che da 2
anni ci vede impegnati, assieme alla Camera
di Commercio di Treviso, con una quindicina di aziende locali con le quali vogliamo
costituire una filiera agro-alimentare. E naturalmente crescere presso i clienti della grande distribuzione, che già ora costituisce il
75% delle nostre vendite.
Siamo posizionati nella fascia alta dei
segmenti di mercato in cui operiamo per fare
concorrenza ai leader del settore. Loro hanno
costi di produzione e prezzi di vendita molto
più elevati dei nostri. Noi siamo pronti a
sfruttare l’arma della più alta qualità e dei
costi inferiori del 10-15%.
Nel 2002 siamo entrati nel segmento
degli hamburger di prosciutto cotto con “Le
Prosciuttine Bechèr” con le quali abbiamo
raggiunto già il 10% della quota di mercato
ed anche per questo prodotto, come per i
cubetti di pancetta Bechèr, prevediamo elevati investimenti.
La qualità presuppone anche la specializzazione. E così lo stabilimento di Cornuda è
dedicato alla produzione dei salami e della
soppressa, in quello di Ponzano, dove fuori
troneggia l’accattivante slogan “Maiali per
caso, salami per scelta”, si producono i prosciutti e nell’altro, poco lontano, gli stagionati.
L’altra grande leva della qualità è la professionalità. “In azienda”, afferma Pizzolon,
“abbiamo inserito negli ultimi 2 anni persone di sempre più elevata professionalità ed
altamente motivati a lavorare per obiettivi:
dal responsabile della produzione, a quello
del controllo qualità, al responsabile dell’area
tecnologia, al responsabile del controllo di
gestione, al direttore vendite, ecc..”
La struttura commerciale, diretta con
sapienza da Stefano De Nadai, conta 5
dipendenti dedicati a presidiare la fascia dei
maggiori clienti e circa 50 agenzie che promuovono la vendita dei prodotti Bechèr in
tutta Italia.
“Siamo estremamente convinti”, conclude Pizzolon, “che nel medio termine il
miglioramento qualitativo dei prodotti, la
cura delle confezioni e l’affinamento del servizio offerto ai clienti aumenterà la credibilità del nostro marchio Bechèr e con esso il
valore aziendale.”
Giesse
17
LA PORTA DELL’ACQUA
Punto d’ingresso al Parco del Sile
IL
PARCO
DEL SILE
18
La tradizionale gita di Pasquetta alle sorgenti del Sile sarà sicuramente più interessante e
ricca di opportunità a partire dal 2004. Parola di Presidente. E quando il Presidente in questione è quello del Parco del Sile, Antonio Confortin, non c’è motivo per non credergli.
Anche perché è supportato dai “sì” del Comitato tecnico regionale, della Commissione Ambiente e del Consiglio Veneto, che hanno approvato in “toto” il progetto della
Porta dell’Acqua, porta d’ingresso del Parco.
Si sentiva da tempo, soprattutto da parte delle numerose scolaresche del
Trevigiano e del Veneziano che ogni anno fanno visita al Parco, la necessità di
poter disporre di un vero e proprio Centro Visite, opera indispensabile in
tutti i parchi che si rispettino, per organizzare e coordinare il flusso di visitatori e per offrire loro adeguate strutture culturali, scientifiche e ricettive
in grado di orientarli e guidarli nella visita.
L’impegno è davvero consistente (1.100.000 € ripartite tra Regione,
Amministrazione Comunale di Vedelago e sponsor privato) e si propone di attrezzare un’area di 16.000 mq. per accogliere (parcheggi, area
di ricevimento, punto di ristoro, alloggio del custode), per esporre e
documentare (Ecomuseo delle Risorgive, Orto botanico, zona ad
habitat umido, ambiente forestale tipico, formazione forestale
pioniera, recupero della polla d’acqua) e per consentire un’operatività didattica (Casetta digitale con una cinquantina di computer).
Un ponte sulla strada (via S. Brigida) consentirà il collegamento col bosco del fontanazzo della “Coa Longa” (già
attrezzato), con i percorsi sul Sile e con una pista pedonale
lunga 94 km. (ciclabile in parte). La Porta d’Acqua costituirà uno speciale “punto d’accesso” al Parco, il primo dei 29
previsti lungo l’intera asta del fiume. L’Ente Parco è già
riuscito a stabilire un opportuno coordinamento tra il
punto d’accesso di Casacorba e quelli di Istrana, Morgano e dell’Oasi Cervara.
L’intervento di tutela, recupero e valorizzazione dell’ambiente delle prime risorgive (particolare attenzione
sarà riservata alle lavorazioni ed ai materiali, tutti bioed eco-compatibili) è stato progettato dall’architetto
Gennaro Mammoli e dall’esperto forestale Francesco
G
Tocco.
Verrà realizzato in tre stralci. Del primo, comprendente l’area a parcheggio, l’abitazione del custode, il punto di ristoro ed una parte del percorso d’ingresso, la posa della prima pietra avverrà nei primi
giorni di settembre, in concomitanza con “La Fiera
dei Sapori”, prima grande rassegna dei prodotti di
qualità della Castellane, che si terrà anch’essa a
Vedelago.
H
A
I
B
C
F
D
E
A Accesso da nord, da una laterale di via S. Brigida, con parcheggio capace di 50 posti auto
ed area di sosta per 2 pulman
B Casa del custode e punto di ristoro con pergolato a portico e filare di metasequoie
C Polla d’acqua di risorgiva da recuperare
D Eco-museo delle Risorgive con zone per esposizione e per piccoli convegni e conferenze;
Casetta digitale con 50 computer
E Orto botanico con una quarantina di specie vegetali tipiche
F Habitat umido con specie erbacee acquatiche, semisommerse e di torbiera
G Habitat forestale con bosco di querce e carpini misti a tigli, aceri e frassini
ed ambiente tipico delle risorgive
H Habitat delle piante pioniere, di nuovo impianto, con specie forestali “pioniere” o “preparatorie”
(salici, ontani, ornelli, pioppi) e specie botaniche tipiche del sottobosco
I Habitat del bosco esistente con specie arboree ed arbustive autoctone da tutelare
19
PAOLO
Un protagonista dei nostri tempi
Paolo Berro
ed il ministro Stanca
alla Camera
dei Deputati
20
Apparire sulle pagine
dei giornali, essere invitato al
“Costanzo show”, intervenire a convegni assieme ad
esperti e parlamentari,
diventare a 26 anni addirittura consulente del Ministro
per l’Innovazione e le Tecnologie: sembrano avvenimenti
e situazioni che accompagnano di solito la
carriera di un giovane rampante dei nostri
tempi.
Ma è vero solo in parte per Paolo Berro,
giovane di Castelfranco assurto in poco
tempo alla notorietà nazionale. Dopo un
fatto di 5 anni fa che l’ha fatto rinascere a
nuova vita. Come dice lui.
Prima era un ragazzo felice, dinamico,
sportivo, impegnato negli studi di Ingegneria
meccanica a Padova. Poi, improvviso, il
dramma che avrebbe potuto stroncare chiunque: un incidente d’auto abbastanza banale,
come tanti altri. Ed il lungo e doloroso tunnel del coma e della lentissima rieducazione,
durata tutt’un anno, affrontata con straordinaria forza di volontà e sostenuta dalla dedizione totale dei genitori, Maria Teresa e Giorgio, e dalle cure amorevoli di medici, infermieri e conoscenti.
Grazie a tutti loro è rinato Paolo. Un
nuovo Paolo. Che, nonostante l’immobilizzazione che gli consente di muovere solo la
testa, è molto più mobile, attivo, propositivo
di prima. Circondato da tanti più amici e
conoscenti, contattato quotidianamente da
persone che vogliono conoscerlo ed entrare
in rapporto con lui. E lui stesso in grado di
aiutare tanti altri e di mettere a disposizione
di tutti le sue nuove abilità.
Perché grazie ad un programma informatico a comando vocale, il “Dragon Dictate”, è riuscito a riprendere gli studi al Politecnico di Torino, a sostenere esami in video
conferenza (primo esperimento in Italia), a
dialogare via internet con il mondo intero.
Ed è ricominciata la sua
nuova vita, che l’ha portato a
diventare collaboratore della
stessa Dragon System Italia,
web designer di una compagnia telefonica, progettista di
tecnologia applicata alla disabilità (suo è il brevetto di
una speciale carrozzina elettronica per disabili), consulente ricercato in
convegni, come quello nazionale sulle tecnologie per la disabilità tenutosi alla camera dei
Deputati lo scorso 5 marzo, dove, davanti ai
ministri Maroni, Sirchia, Buttiglione e Stanca, ha fatto presenti con fermezza e decisione
le esigenze dei disabili italiani in tema di
lavoro e di formazione professionale.
“Non cerchiamo assistenza, ma la possibilità di mettere a frutto le abilità che abbiamo o
che possiamo acquisire anche attraverso la tecnologia. Createci le condizioni perché possiamo
diventare anche noi delle risorse”.
È la lotta che Paolo conduce da anni, a
tutti i livelli ed in tutte le sedi, da quando ha
rinunciato alla pensione sociale per pretendere di diritto un posto nella società. E c’è
pienamente riuscito, a dispetto di tante barriere non solo architettoniche. Pensando
anche alle esigenze della nostra “normalità”.
Come ha fatto recentemente progettando e
curando la realizzazione del sito web del
Civico Museo Virtuale di Castelfranco, unico
e prezioso strumento di divulgazione del
patrimonio artistico della città.
Una delle iniziative sostenute anche dal
Credito Trevigiano, con cui Paolo ha in atto
ormai da anni un rapporto di amicizia e di
collaborazione, che l’ha portato anche a
Vedelago alla festa di premiazione degli studenti. A testimoniare la sua voglia di vivere,
di comunicare, di progettare, di guardare al
futuro. Da autentico “testimone in piedi”,
come l’ha definito Giorgio Lago.
Lorenzo Morao
GLI STUDENTI
DI FRONTE AI PROBLEMI
Hanno già consegnato i lavori. Centinaia
di messaggini e di lettere per il concorso
“Parole in viaggio”, decine
di ricerche,
di elaborati
grafici e di
CD Rom per
l’altro concorso “I piedi nel
locale, la testa
nel globale”. La
risposta degli
studenti è andata davvero oltre
le attese. Sia
come quantità che
come qualità.
A riprova che
le sfide e le sollecitazioni proposte agli
studenti dal Credito
Trevigiano
hanno
colto nel segno.
Più accattivante e
di
approccio
più
immediato il primo
concorso, che invitava a
misurarsi con il tema
“guerra e pace”, di stringente attualità, nella forma di
“scrittura rapida” dei messaggi
sms o nella forma più tradizionale della lettera.
Più complesso ed impegnativo il lavoro proposto
dall’altro concorso, su un
tema anche questo di grande attualità, “Crescita e
sviluppo sostenibile”, analizzati nella realtà economica e sociale dei
nostri giorni e del
nostro territorio, che si
trova ad impattare con le sfide
della globalizzazione cercando un difficile
equilibrio tra benessere, sviluppo e rispetto
dell’ambiente e della cultura locale.
L’invito del Credito Trevigiano a
tutti i giovani è di tenere gli occhi ben
aperti per conoscere, per capire, per
contribuire a progettare un futuro
“sostenibile”. Cominciando dal
nostro ambiente, dal nostro territorio.
Ed i giovani hanno risposto.
Con la freschezza del loro sentire,
con la loro diversa capacità di guardare alle cose, con la loro creatività interpretativa.
La giuria sta in questi giorni
vagliando i lavori, tutti meritevoli di attenzione e di considerazione. Merito dei ragazzi e dei
loro insegnanti, che hanno
accettato con impegno e
senso di responsabilità le proposte dei
temi
di
concorso.
Altro segno
della vitalità
e dell’attualità
della
nostra
scuola.
Attendiamo
tutti,
studenti,
docenti, dirigenti
scolastici, genitori
dei ragazzi, il 17
maggio (sabato mattina), alla sala Don
Ernesto Bordignon, per
la premiazione del concorso “I piedi nel locale, la
testa nel globale” ed il 18
maggio, domenica sera, al
Teatro Accademico, per la
premiazione di “Parole in
viaggio”.
PROGETTO
STUDENTI
21
LA GRANDE
FORZA
DEI PICCOLI
GESTI
È sempre bello vedere una lunga tavolata di
oltre 50 donne raccolte per un momento conviviale loro dovuto come atto di riconoscenza da
parte del Credito Trevigiano e delle nostre comunità. Donne di Barcon, di Fossalunga, di Vedelago, di Salvatronda, tutte unite dal comune impegno in iniziative di volontariato e di solidarietà.
L’ultima loro piccola “impresa” è stata la preparazione di circa 1.600 lavori di ricamo a punto
croce, di cui il Credito Trevigiano ha fatto omaggio a tutte le clienti in occasione della Festa della
Donna. Gesti gentili, opere di mani premurose,
abituate a confezionare rose ed altri fiori, ad offrire stelle natalizie e uova pasquali, sacrificando
tante serate e giornate, senza pretendere nulla in
cambio, nemmeno l’attenzione dei giornali.
A coordinarle è il Gruppo A.I.L. di Vedelago,
presieduto da Rosanna Rizzante, immagine della
gentilezza e della discrezione, donna che ha
imparato nella sofferenza come vivere per gli altri
sia vivere due volte.
Le iniziative proposte, appunto l’offerta delle
stelle di Natale, delle uova di Pasqua, dell’omaggio per l’otto marzo e di una serata a teatro, servono tutte, e da anni, a raccogliere fondi per il
nuovo servizio di emato-oncologia per la cura
delle malattie leucemiche, che, finalmente, verrà
inaugurato a maggio nel reparto ematologia dell’ospedale di Treviso.
A tutte loro il nostro grazie, a nome anche di
tutta la comunità, per la loro opera silenziosa,
concreta e solidale, che serve a mantenere alta e
viva tra di noi l’attenzione verso quanti stanno
soffrendo per questa grave malattia.
TUTTI AL MERCATUTTO
Merita davvero una visita il “Mercatutto di
Caerano, il prossimo 25 maggio. Per tanti motivi.
La formula è senz’altro originale: un mercato
gestito interamente da ragazzi che offrono oggetti vecchi, meglio se un po’ strani e pazzi, in cambio di offerte per iniziative di beneficenza. Il tutto
nella piazza centrale, per quel giorno affidata ai
ragazzi, organizzati proprio come una comunità
civile, con tanto di Sindaco, Giunta e vigili urbani, eletti e nominati in precedenza.
Tutti i ragazzi espositori avranno il loro spazio per la presentazione della merce e potranno
avere a disposizione uno sportello bancario, gestito da mini-bancari, per le operazioni di cambio,
di controllo delle banconote e di deposito delle
offerte. A ciascun depositante verrà rilasciato un
libretto di risparmio.
Alle mini-autorità civili spetteranno i compiti di far rispettare le regole del mercato, della con-
22
correnza e dell’ordine pubblico.
Alla fine della giornata il responsabile dello
sportello bancario provvederà al conteggio globale delle offerte raccolte e, seduta stante, le consegnerà ai beneficiari già designati. Anche per quest’anno è stata scelta la Fondazione per la ricerca
sulla fibrosi cistica.
Solidarietà, educazione, senso civico, rispetto
delle regole di mercato, approccio all’operatività
bancaria, tutto questo viene esercitato nell’originalissima manifestazione di Caerano, gestita dall’Associazione “Dimensione Cultura” di Montebelluna con un impegno particolare da parte del prof.
Guido Raimondi, che ne è il “deus ex machina”.
Il successo è garantito, da ben 18 anni, e
testimoniato dal coinvolgimento di 8-900 ragazzi
e dall’affluenza di ca. 3500 persone. Ed in simili
iniziative non può mancare il Credito Trevigiano,
ancora e sempre la banca della comunità.
MADRI CORAGGIO
La “dolce attesa”. L’ansia e la trepidazione del
parto. Il dono di un figlio. Una gioia indescrivibile.
Le prime difficoltà. Mangia, non mangia. Di
nuovo l’ospedale. La gioia che lascia il posto all’ansia ed alla preoccupazione. La ricerca di un perché.
Medici che non sono in grado di dare risposte.
Medici che sanno curare tutto. Finalmente la diagnosi: una malattia
rara!
Ma il problema resta. E si
aggrava. Il senso di impotenza e di isolamento. La
disperazione che avanza.
Il buio attorno. La notte
più nera.
Forse là in fondo…
una luce. Un’informazione, un consiglio. Un barlume di speranza. Via!
Prendi quel “fagottino” e
parti nella notte…verso
quella luce. Ma è una cometa!
E porta verso Padova…da un
medico del Dipartimento di Pediatria, specialista di livello europeo (dott.
Alberto Burlina, oltre 400 pazienti da tutta Italia).
Finalmente alcune risposte…e l’assistenza
qualificata. Torna un po’ di vita. Si riaccende la speranza.
La cometa è sempre là alta nel cielo, ogni
notte. Segno di aiuto, di conforto, di solidarietà. È
il simbolo dell’Associazione Studio Malattie Metaboliche Ereditarie, “Cometa A.S.M.M.E.”, che riunisce tanti genitori con figli “metabolici”. Per uscire
dall’isolamento della malattia, per darsi un reciproco sostegno morale, per condividere esperienze, per
promuovere e sostenere iniziative a favore dei
pazienti e delle loro famiglie,
per sensibilizzare le autorità
sanitarie e l’opinione
pubblica sulle problematiche di queste malattie, per raccogliere i fondi
necessari a promuovere la ricerca ed acquistare
macchinari purtroppo costosissimi.
E le madri sono in prima linea. Sempre più sollecite ed amorevoli verso quei figli che vivono in
equilibrio precario, ma sempre più temprate al
sacrificio ed alla sofferenza e determinate nel loro
impegno vicendevole, solidale, aperte
alla speranza di poter creare condizioni di vita migliori per i figli,
pronte a sostenere nuovi progetti di ricerca che possano
alleviare i problemi e prevenire le conseguenze più
gravi di tali malattie.
Le troveremo anche
noi sempre più spesso a
vendere comete od uova
di cioccolato, ad organizzare concerti e spettacoli
teatrali od altre iniziative
per sensibilizzare e
raccogliere
fondi.
Guardiamole con simpatia, offriamo il nostro
contributo e, magari, accompagniamo il gesto con una stretta di
mano. Di là della bancarella ci sono
madri abituate alla sofferenza,
madri forti, autentiche madri coraggio.
Il Credito Trevigiano è
con loro.
L.M.
Cometa
SOLIDARIETÀ
A.S.M.M.E.
23
DALLA “S. PIO Xº” ALLE
“LATTERIE TREVIGIANE”
NUOVE
AZIENDE
24
Non è cambiato niente, apparentemente.
Stessa cordialità, stessa semplicità, stessa atmosfera di pressante attività. Incontrare i dirigenti
della società di via Bassanese, a Vedelago, è
sempre un piacere. La disponibilità del presidente Remo Beghin,
del direttore generale Gilberto Volpato,
del
condirettore
Paolo Cavasin è
sempre spontanea
ed immediata.
Anche l’ufficio
è sempre lo stesso,
un
arredamento
che non concede
nulla al lusso ed
alla ricercatezza, dominato com’è da un quadro raffigurante Papa Sarto, imponente nella
sua figura severa ed autorevole.
Sulla scrivania campeggia, però, una brochure con i nuovi colori ed il nuovo logo delle
“Latterie Trevigiane”, la nuova nata in casa “S.
Pio X°”, costituita come società consortile per
azioni il 25 ottobre 2002.
Invitati a parlarne, i dirigenti s’illuminano.
“Eravamo da tempo alla ricerca di partner
che ci consentissero di incrementare i volumi della
produzione, di arricchire la nostra offerta di prodotti, di estendere la rete di vendita”, attacca il
Presidente.
“E l’abbiamo trovato”, continua Gilberto
Volpato, “nella Latteria Pedemontana di Cavaso, una cooperativa storica, importante punto di
riferimento per il mondo agricolo della Pedemontana”.
“Come per tutti gli accordi non è stato semplice l’iter”, aggiunge Paolo Cavasin, che ha
seguito ogni fase del processo di integrazione.
“Per Cavaso c’era tutta una storia da rispettare,
c’erano dei rapporti (negli ultimi tempi non proprio facili) con i soci conferitori da salvaguardare, c’era un’economia agricola locale da tutelare.
Per noi di Vedelago non era facile abituarsi a percorrere assieme ad altri un cammino sia a livello
di trattativa che di progettualità che di gestione
organizzativa”.
Ma alla fine si è arrivati ad una conclusione positiva per tutti, mi sembra.
“Possiamo proprio affermarlo”, prosegue il
Presidente, “e con giusto orgoglio. Quello dello
scorso 25 ottobre è stato un accordo per il futuro.
Per aprire nuovi
orizzonti e prospettive alle due aziende,
per dare maggiore
sicurezza ai conferitori ed all’economia
del territorio”.
“Avremmo potuto trovare spazi di
mercato ancora per
qualche anno”, conferma il Direttore,
“ma sarebbero stati necessari nuovi investimenti e
nuovi prodotti. L’integrazione con la Latteria di
Cavaso ed il conseguente apporto di prodotti in
gran parte complementari ai nostri (caciotte,
stracchino, casatella) ci consente ora di presentarci sul mercato con una gamma di una quarantina di prodotti di qualità, a Denominazione di
Origine Protetta o tipici”.
“Abbiamo costituito un vero polo del latte”,
aggiunge il Condirettore,“il più grande caseificio
veneto di trasformazione del latte in formaggi freschi e D.O.P., che produce giornalmente 310 quintali di formaggio ed 85 di ricotta. Abbiamo conferitori da tutto il Veneto , escluse le province di Belluno e Rovigo, ed una rete di vendita più estesa ed
efficace, a livello nazionale, che punta soprattutto
sulla grande distribuzione (Coop, Conad, Crai).
Ma stiamo andando molto bene anche sui mercati
esteri, negli Usa, in Canada, in Australia”.
E per il territorio cosa ha significato tutto
questo?
“È stato di importanza fondamentale. Forse
non tutti se ne rendono conto”,osserva il Presidente. “Aver dato sicurezza ai conferitori, in particolare ai 350 di Cavaso, aver creato condizioni
di equilibrio finanziario alla Latteria Pedemontana, un po’ troppo sbilanciata negli investimenti
rispetto al fatturato, aver dato solide prospettive a
111 dipendenti ed alle loro famiglie, aver mantenuto la produzione nelle sedi storiche ed il centro
CAVASO 1887
SOCI:
468
ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE
PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
VEDELAGO 1951
SOCI:
300
ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE
MACCHINE AGRICOLE
PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE
PRODOTTI LATTIERO-CASEARI
decisionale a Vedelago, beh,sono state conquiste
importanti per tutti noi e per le nostre comunità”.
Non c’è dubbio, Presidente Beghin. E
com’è composto il nuovo gruppo dirigente
uscito dall’accordo?
“Il Consiglio di amministrazione delle Latterie Trevigiane, società consortile per azioni, è
composto da 7 consiglieri, di cui 5 appartenenti
all’ex-S. Pio X° (con il Presidente e 2 Sindaci) e 2
all’ex-Cavaso, con una certa corrispondenza alle
quote di partecipazione,detenute per i 98% dalla
S. Pio X° e per il 2% dalla Pedemontana. Le due
cooperative originarie, invece, continuano autonomamente la loro attività di raccolta-latte”.
Ed i rispettivi Soci, come hanno accolto
l’operazione?
“Bene. Hanno apprezzato lo spirito imprenditoriale e le maggiori sicurezze per il futuro”,
ribadisce Gilberto Volpato. “A Cavaso sono rientrate anche le dissidenze che nel passato recente si
erano registrate da parte di alcuni conferitori per
problemi relativi ai pagamenti.
Particolare, poi, è stato l’apprezzamento
della Comunità Montana del Grappa, che ha visto
nella nuova società integrata un importante punto
di riferimento per la valorizzazione dei prodotti
tipici del territorio”.
Ed il mercato?
“Anche il mercato ha dimostrato interesse e
ci ha consentito un incremento del 15% della produzione, interviene Paolo Cavasin. Possiamo
dire che abbiamo già fatto un buon tratto del per-
ATTIVITÀ: RACCOLTA LATTE
corso necessario per raggiungere l’equilibrio nella
nuova gestione”.
Le Latterie Trevigiane sono state ripetutamente ed a buona ragione sulle pagine dei giornali. Qualche tempo fa anche per un’ispezione
del N.A.S. dei Carabinieri…
“Sì e se ne è parlato anche a sproposito, come
capita sempre in questi casi”, tiene a precisare il
direttore generale Gilberto Volpato. “Non si è
trattato di nessuna irregolarità di gestione, ma
solo di un’interpretazione piuttosto restrittiva del
disciplinare di produzione da parte degli ispettori.
Cioè, mentre i nostri Consorzi da tempo seguivano un disciplinare che accettava una registrazione
informatica riepilogativa della produzione, il
Ministero riteneva valido solo un registro compilato a mano. La stessa contestazione l’hanno
avuta anche altre aziende lattiero-casearie. Ma il
giorno dopo era già tutto chiarito e sistemato”.
Altri progetti per il futuro?
“Adesso siamo impegnati a consolidare la
nuova situazione, a procedere ad una riorganizzazione interna, con nuovi profili di ruolo ed inserimento di nuove figure. Sui mercati stiamo sviluppando sempre più le nuove potenzialità, anche
all’estero.
Non sono inoltre escluse altre acquisizioni né
altri accordi di partnership con operatori del settore”, conclude il condirettore Paolo Cavasin.
Chi si ferma è perduto, evidentemente. Ma
non è certo il caso delle Latterie Trevigiane.
Lorenzo Morao
25
IDEE GIOVANI,
IDEE VINCENTI
NUOVA
IMPRENDITORIA
26
Giovani condannati a lunghe
trafile di concorsi e di selezioni, a
passare da un lavoro a tempo
determinato all’altro, a giungere
alla soglia dei trent’anni senza
avere nulla di concreto e di stabile in mano. Considerazioni quanto mai attuali ed esperienze condivise da molti.
Ma c’è anche chi non si rassegna a questo
tran-tran e cerca opportunità per costruirsi un
“suo” futuro, per inventarsi attività nuove.
Sacrificando e rischiando in proprio, senza
paura, ma a ragion veduta e soprattutto credendo in un’idea, in un progetto.
Come hanno fatto Oscar ed Eros Cavasin,
originari di Cavasagra, che, non adagiandosi
nella tranquillità di un lavoro dipendente (nel
settore idraulico l’uno) e del piccolo commercio, (negozio di articoli di caccia e pesca l’altro), hanno da poco dato vita ad una intrapresa
ambiziosa e di grande potenzialità.
“Sì, a molti sarà risultata strana,per non dire
avventata la nostra decisione di dar vita di punto
in bianco ad un Centro Benessere senza avere alcuna esperienza diretta nel settore”, premette Eros,
poco più che trentenne, dall’espressione vivace
e determinata, uomo di pubbliche relazioni.
“Ma, in realtà, avevamo maturato già da qualche anno una mentalità imprenditoriale, pronta a
manifestarsi non appena fossero
maturate alcune situazioni concrete. E determinante è stata l’esperienza fatta da mio fratello Oscar
nella costruzione di una piscina a Vittorio Veneto”.
Il progetto, quindi, parte dall’acquisizione
di precise competenze tecniche. Ma come siete
passati, poi, allo studio ed alla realizzazione del
progetto complessivo? Siete ricorsi ad indagini
di mercato, ad esperti di business-plan?
“Non proprio. Certo abbiamo studiato le
poche esperienze analoghe già in atto. Abbiamo
frequentato palestre e piscine. E ci siamo fatti
un’idea abbastanza precisa del business che si
muove in questo settore”.
E per il fabbisogno finanziario?
“Mio fratello ha calcolato i costi dell’impianto, io quelli dell’avviamento e della gestione. Per i
finanziamenti, siamo ricorsi al Credito Trevigiano, di cui sono socio. Siamo riusciti a far capire il
nostro entusiasmo, la nostra determinazione, la
nostra disponibilità a mettere in gioco noi stessi, il
nostro futuro. Ed alla fine hanno creduto anche
loro nel nostro progetto.
FREESTYLE
Inaugurazione della nuova
ASSOCIAZIONE
MOTOCICLISTICA
di Vedelago
In più ci abbiamo dedicato mesi di lavoro e
siamo riusciti a contenere i costi”.
Un lavoro, una fiducia, un entusiasmo ben
ripagati, a quanto si può capire fin dai primi
mesi di avvio dell’attività…
“Sì, davvero e, possiamo dire al di là delle
nostre aspettative. Siamo partiti il 3 febbraio con
circa 150 iscritti ed ora ai primi di aprile ne
abbiamo già 700 ”.
Quali, secondo voi, le ragioni del successo?
“Probabilmente sono più di una. Vincente
sicuramente è stata la decisione di puntare su
un’utenza di donne e di bambini. Le donne sia giovani che anziane hanno maggiore cura di sé stesse e si sentono più a loro agio, se non sono condizionate da presenze maschili.
Con i bambini trasformiamo le piscine in
spazi di gioco e di divertimento. Anche perché
possiamo contare su istruttori professionalmente
qualificati, che però riescono a stabilire con tutti
rapporti di amicizia e di cordialità”.
Riuscite anche a differenziare i corsi sulla
base di esigenze particolari?
“Lo stiamo già facendo. Oltre ai corsi più
orientati alla ginnastica, alla danza od al relax,
ne abbiamo alcuni dedicati al pre-post parto ed ai
bimbi dai 6 ai 24 mesi. Sono ben 21 i corsi nell’arco della settimana ”.
Continuando a questo ritmo avrete probabilmente bisogno di altri spazi…
“Ci stiamo già pensando, anche perché a
giorni partirà in una sala appositamente attrezzata il centro fitness, accanto alle piscine, e più
avanti il centro estetica, per offrire alle nostre
ospiti trattamenti rigeneranti e rilassanti”.
Le prospettive son davvero incoraggianti:
oltre il 90 % degli abbonati rinnova l’abbonamento di mese in mese e nell’arco di 18 mesi
potrebbe essere coperta l’esposizione finanziaria, se continuasse il trend attuale.
Idee nuove, analisi del mercato, spirito
imprenditoriale, organizzazione: di tutto questo hanno dato prova i fratelli Cavasin nel realizzare il nuovo Centro di “Benessere al femminile” IN AQUA di Castelfranco Veneto. E dove
nascono nuove iniziative là, di solito, c’è sempre il Credito Trevigiano.
Con l’inaugurazione della nuova Associazione Motociclistica FREESTYLE
domenica 30 Marzo a Vedelago sono
state aperte le attività sociali. Il Credito
Cooperativo di Vedelago ha concesso
l’uso dello spazio antistante l’edificio
bancario dove si è svolta una esposizione di motocicli, mentre all’interno dei
locali del Bar Manfrè, sede ufficiale dell’associazione, si teneva un affollato rinfresco e si potevano ammirare alcuni
pezzi significativi della storia del motociclo esposti insieme alle ultime novità
del mercato messe a disposizione dagli
associati e dall’esercizio commerciale
Lunardi Motors. L’inaugurazione ha
ospitato il campione di superbike Alex
Antonello, che ha distribuito magliette
omaggio a tutti i soci presenti.
27
CAERANO.
INDUSTRIE DI IERI ... E DI OGGI
LE NOSTRA
STORIA
28
Se analizziamo lo sviluppo economico
del comune, riscontriamo tre fattori determinanti:
1 - la notevole influenza esercitata dal
canale Brentella che favorì l’insediamento di
molini, segherie, magli e officine per “follare” i tessuti;
2 - la proprietà dei fondi agricoli intestata all’Ire (Istituti riuniti di educazione) di
Venezia e ancor prima a nobili famiglie possidenti, i Benzi e i Girardi;
3 - l’industrializzazione avviata nel secolo scorso e promossa fin dal primo decennio
dal parroco don Giovanni Tambosso e dall’imprenditore lombardo Paolo Viganò.
elettrica e Sade. In seguito, sfruttando la
legislazione favorevole alla produzione di
energia idroelettrica, sorsero le due centrali
Stocco, (la famiglia proprietaria del rinomato
omonimo pastificio) in via Cornarotta e via
Moresca, e la centrale di Francesco e Piero
Rossi in via Corone, che alimentava tra l’altro
il comune di Cornuda e la Saper, industria di
prodotti chimici, di produzione del ghiaccio
e detersivi (conterà oltre 60 dipendenti negli
anni ’50). L’ing. Francesco Rossi, che abitava
a Posmon di Montebelluna e di cui fu anche
sindaco, era un valente costruttore di centrali idroelettriche: “sua” è la centrale sul Sile a
Treviso, quella del Ponte della Gobba, ancora in funzione.
Primo fattore - Di antica tradizione è
l’industria molitoria: la prima concessione
per l’installazione di un mulino lungo il
Brentella ad un certo Martino da Cornuda,
notaio in Treviso, risale al 1452; di due anni
dopo, quella rilasciata alla nobile famiglia
degli Onigo. I nobili Barbaro, insediatisi a
Maser, ne possederanno uno in località
Lavaggio nel 1485.
Sono ancora in molti a ricordare il molino dei f.lli Zaffaiana, originari di Caldogno e
a Caerano dal 1930, quello degli eredi di
Michele Dalla Zanna, ex Velo, provenienti da
Mussolente e a Caerano dal 1898, quello dei
f.lli Stecca in località Campagna, oggi tutti
dimessi, e quello ancora attivo degli eredi di
Vincenzo e Luigi Tiberio, in via Lavaggio,
diventato mangimificio San Marco. Luigi sarà
commissario e poi sindaco del comune dal
1945 al 1964.
Dopo la seconda guerra erano ancora
attive le segherie di Giovanni Gardin e di
Oreste Velo, mentre il toponimo Maglio d’Inferno potrebbe risalire ad un’antica officina
fabbrile, installata lungo il Brentella ancora
nel XV°, fino a diventare l’attività della famiglia e degli eredi di Luigi Fortunato Velo.
Seguendo il suo straordinario intuito
imprenditoriale, Paolo Viganò diede vita
all’Impresa elettrica trevisana, poi Anonima
Secondo fattore - La mancata proprietà
dei fondi agricoli da parte dei contadini caeranesi è stata indubbia causa di arretratezza e
di scarsissimi investimenti nel settore.
Terzo fattore - L’industrializzazione
moderna nacque con Paolo Viganò, del quale
ha scritto Lorenzo Morao in passato su Filo
Diretto, e con la famiglia milanese dei Lampugnani che insediò la Filatura del Piave a
Caerano e quella del Montello a Montebelluna: a metà degli anni ’50 gli addetti raggiungevano il numero di oltre 1200 lavorando in
tre turni. Altri stabilimenti furono in seguito
aperti a Lendinara e a Longarone, ma la ditta
cessò l’attività qualche anno dopo il disastro
del Vajont del 1963. Contava a Caerano 498
dipendenti. In molti ricordano ancora il
“vecchio” direttore Edilio Colombo.
I primi industriali del settore calzaturiero furono Sebastiano e Bruno Rizzotto e il
cugino Adelchi che col figlio Silvio darà vita
a La Mondiale; gli scarponi del prestigioso
marchio Sanmarco usciranno dalla fabbrica
di Silvio Tessaro, mentre Marcello Danieli,
dopo l’apprendistato alla Munari, fonderà nel
1948 la Diadora - nome da collegarsi alla
città croata di Zara.
Nel settore del tessile-abbigliamento,
attivi per decenni e fonte di occupazione per
tanti, furono il calzificio di Piero Gardin, trasferitosi poi a Treviso, ed il maglificio Zoja
Bolzonello. La sanRemo dei fratelli Brino
Renzo e Sergio Comunello, che agli inizi vendevano berretti e producevano camicie,
decollerà in modo vertiginoso a cavallo degli
anni ’60 raggiungendo oltre 5.000 dipendenti con i suoi stabilimenti a Caerano Vedelago
Ponzano e Belluno. Verrà ceduta all’americana Genesco e quindi alla Gepi, 1974, finanziaria delle Partecipazioni statali, e poi al
Gruppo Inghirami.
Tre annotazioni: il censimento del 1971,
secondo stime ufficiose, attribuiva a Caerano
5116 occupati, poco più della popolazione
residente. Sempre notevolmente alta poi è
stata “l’occupazione femminile”, con riflessi
socio-culturali e di costume facilmente intuibili, come pure notevolmente elevato è stato
il “turn-over” del flusso migratorio . Nel ventennio fra il 1962-1982 si sono registrati
3746 immigrati e 2928 emigrati. I dati parlano da soli, come le problematiche sottese.
In questa sommaria ricostruzione, basata sui ricordi di alcuni caeranesi, non potevano mancare per il ruolo assunto nei mercati
per l’occupazione e lo sviluppo di Caerano,
la fabbrica di lime “Iridium” di Pilade, Undecimo e Pubblio Corradi, trasferitasi poi a
Maser, la Sferital del fratello Elso stabilitasi
poi a Cison di Valmarino, l’enomeccanica di
Simone e Antonio Velo, la Elettromeccanica
di Giacinto-Primo Brollo e figli, le industrie
di prefabbricati di Piero Pozzobon e di Silvio
Lucchese, senza dimenticare quelle cessate
del comparto edilizio di Alvise Venturini, di
Orfeo ed Antonio Piccoli, quelle della meccanica di Dario e Luciano Rossi, dell’Utic, della
Farireca e della Fiorentina. La distilleria di
Gino Gallina e figli, celebre per la sua grappa
le bibite e gli sciroppi, gestiva anche la raccolta dei bozzoli da seta. Gino, l’avv. Amedeo
Gallina, futuro presidente della Camera di
Commercio di Treviso dopo il sen. Giuseppe
Caron, e l’ing. Francesco Rossi avevano
costituito la Società anonima dei Colli che
essiccava frutta e verdura, attività assai fiorente a cavallo degli anni ‘40 e che con i suoi
stabilimenti a Caerano Montebelluna e Cornuda dava lavoro ad un numero elevato di
dipendenti.
Personaggio indimenticato è ancora Ado
Stocco, conosciuto da tutti “per Barbe-Stocco”: oltre alle due centrali ed al pastificio
gestiva, anni trenta e quaranta, un liquorificio ed una fabbrica di motorizzazioni da
applicare alle biciclette.
Notevole dopo gli anni ‘60 divenne l’attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso
di fertilizzanti e concimi chimici di Toni Giacometti, la cui famiglia proveniente da Pozzoleone giunse a Caerano nel 1937.
Di recente una pagina de Il sole|24 ore
ha dato ampio risalto alle industrie caeranesi, dalla Invicta al Maglificio Montegrappa,
dall’EdilsanMarco alla Brollo motori elettrici.
Non ci è sembrato per nulla fuori luogo pertanto ricordare i pionieri e gli artefici dello
“sviluppo” industriale di Caerano.
Piero Facin
P.S.: Conseguenti alla L. n°283 del 17
marzo 1927, due R.D. del marzo e giugno 1928
avevano sancito l’aggregazione del Comune di
Caerano a Montebelluna.
Con decreto del prefetto di Treviso, Ramanzini, del 23 agosto 1945, Caerano riacquistava
la propria autonomia.
29
MONTEBELLUNA E IL DISTRETTO
DELLA CALZATURA SPORTIVA
Intervista ad Aldo Durante, direttore del Museo dello scarpone
I DISTRETTI
INDUSTRIALI
30
Montebelluna, centro mondiale della
calzatura sportiva, nel 2003 ha la presidenza e la segreteria del Club dei Distretti
Industriali Italiani. Che cosa sono?
I Distretti industriali vengono definiti
come “contesti produttivi omogenei, caratterizzati da una elevata concentrazione di
imprese, prevalentemente di piccole e medie
dimensioni e da una peculiare organizzazione interna”. Si tratta quindi di porzioni di
territorio con un tasso di industrializzazione
più elevato
rispetto alla
media nazionale, dove
gran parte
delle aziende
sono specializzate in un
particolare
prodotto
(nel caso di
Montebelluna si tratta ovviamente della calzatura sportiva).
Il Club dei Distretti Industriali Italiani
nasce nel 1994, per dare voce e rappresentanza ai sistemi locali di imprese, raccoglie
per ora una trentina di soci ma si confronta
con numerose realtà distrettuali sparse su
tutto il territorio italiano. E il numero di adesioni continua a crescere.
Montebelluna : Distretto solo della calzatura sportiva o anche del sistema moda?
Direi che è poco corretto parlare di
Distretto del sistema moda. Di certo, comunque, dagli anni ’80 in poi l’abbigliamento
sportivo (che poi si diffonde e confonde con
il vestiario di tutti i giorni), è una porzione
significativa all’interno della nostra realtà,
così come si è andata sviluppando la produzione di scarpe da città. E di sicuro, c’è un’attenzione costante verso tutti i fenomeni legati alla moda, che influenzano e vengono a
loro volta influenzati dagli studi e dalle innovazioni del calzaturiero montebellunese.
Ci puoi fornire alcuni dati significativi
che riguardano il Distretto montebellunese?
Dal rapporto O.S.E.M. 2001 (l’O.S.E.M.
è la ricerca che fotografa ogni anno la situazione del distretto) emergono questi dati. I
calzaturifici
sono 151, le
aziende dell’indotto
268, per un
totale di 419.
Gli addetti
totali erano
l’anno scorso
8.782 (di cui
5.522
nei
calzaturifici
e 3.260 nelle imprese dell’indotto). Sono stati
prodotti circa 32 milioni di paia di calzature,
per un fatturato di quasi un miliardo e 230
milioni di euro (circa 2.388 miliardi delle
vecchie lire) ai quali si aggiungono i 223
milioni di euro (circa 447 miliardi di lire) del
comparto dell’ abbigliamento sportivo.
Delocalizzazione? Fenomeno positivo?
Dimensioni?
Fenomeno necessario, risponderebbero
le aziende, se si confronta il costo del lavoro
in Italia con quello di altre nazioni. Un 20%
delle ditte ormai decentra la produzione e il
fenomeno è destinato a diffondersi ulteriormente. A farne le spese sono i piccoli laboratori e quella schiera di lavoratori a domicilio,
che vanno via via sparendo, a meno che non
si specializzino in produzioni particolari di
alta qualità.
Verso quali paesi si muovono le aziende?
Il 43% opera in Romania. Ci sono poi
tutti i paesi dell’Europa dell’Est. Un interesse
crescente stanno acquisendo per gli imprenditori la Cina, l’India ed i paesi del Sud Est
Asiatico.
Si è costituita l’Assosport: che cos’è?
Perché?
Si tratta dell’Associazione degli imprenditori italiani operanti nel settore degli articoli sportivi.
E’ nata per studiare e patrocinare, anche
in collaborazione con altri enti, iniziative di
qualsiasi genere a favore dei produttori di
articoli sportivi e degli operatori del settore,
tutelandone gli interessi, fornendo loro assistenza legale e tecnica, promuovendo la formazione e lavorando per valorizzare sempre
di più i prodotti sportivi italiani nel mondo.
Inoltre, rappresenta gli interessi della categoria presso l’Unione Europea a Bruxelles.
Le blasonate industrie del settore
hanno sempre affrontato il mercato da sole.
Non sarebbe vantaggiosa una competizione
più “cooperativa” nei confronti dei colossi
mondiali?
Già alla fine degli anni ’60 si parlava dell’esigenza di questo tipo; si era pensato addirittura di un possibile consorzio. Certamente
alcune iniziative in tal senso porterebbero dei
vantaggi a livello generale. Possiamo dire che
la Fondazione Museo dello Scarpone e della
Calzatura Sportiva in parte può assolvere
questo ruolo. Penso ad alcuni progetti di cui
questa Istituzione si è fatta promotrice e che
porterebbero vantaggi a tutto il Distretto.
Penso al ruolo di rappresentanza e valorizzazione che il Museo svolge, partecipando
anche ad avvenimenti internazionali (come
l’ISPO di Monaco). La Fondazione, alla quale
già aderiscono una sessantina di imprese del
distretto, potrebbe costituire una base di
avvio per creare questa “cooperazione” (le
virgolette sono d’obbligo) tra le aziende.
Hai accennato al Museo di cui sei Direttore. Che finalità ha? Da chi è costituito?
Il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva viene aperto nel 1984. E’ ospitato
nella cinquecentesca Villa Zuccareda Binetti,
proprietà del Comune di Montebelluna che
ne ha affidata la gestione ad una Fondazione,
della quale fanno parte oltre sessanta imprese, alcuni Enti, alcune Associazioni di categoria. Il Museo raccoglie oltre 2.000 pezzi
che tracciano la storia completa della calzatura nel nostro distretto. Nei suoi locali trovano spazio un archivio catalogo, una biblioteca, un archivio con le tesi di laurea sul
distretto, un archivio brevetti. Cura ogni
anno il rapporto O.S.E.M., di cui si è già fatto
cenno. Organizza corsi di formazione per
disoccupati e per quadri dirigenziali. Gestisce l’Osservatorio Internazionale della Moda
e dei Consumi promosso dalla Camera di
Commercio di Treviso. Nei suoi locali si svolgono meeting e conferenze. Inoltre, come
dicevo prima, coordina diversi progetti legati al Distretto.
A cura di Piero Facin
ORFEO PICCOLI
Ci ha definitivamente lasciati, dopo lunga e
dolorosa malattia, il cav. ORFEO PICCOLI.
Aveva 82 anni.
Scampato nel 1944 ai “rastrellamenti” sul
monte Grappa, si era in seguito dedicato alla
famiglia, all’impegno civile ed alla sua
impresa edile.
Assessore ai Lavori pubblici per due legislature, 1964-70 e 1975-80, fu anche consigliere della ex Cassa Rurale di Caerano.
Ai Famigliari, le vive condoglianze di Filo
Diretto e del Credito Trevigiano.
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TANTE STRADE PARTONO
DA VEDELAGO
MANIFESTAZIONE
SPORTIVA
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Non possiamo sapere se Antonio di
Padova, concludendo all’inizio del 1230 la
sua campagna di predicazione nella Marca
Trevigiana, abbia percorso quella via che in
suo nome verrà chiamata “la strada del
Santo”, magari soffermandosi proprio in
quell’occasione per un po’ di tempo nell’eremo di Camposampiero.
Di sicuro sappiamo che quella strada fu
battuta fino alla metà del secolo scorso da
tanti pellegrini diretti al “Santo” a Padova,
alcuni dei quali per penitenza e per voto
affrontavano il percorso a piedi.
Da qualche anno hanno ripreso a batterla, di solito a fine aprile, migliaia di sportivi,
con altre motivazioni. E di corsa. Resta sempre la meta, Padova, come pure la figura del
Santo, cui è intitolata la manifestazione, la
“Maratona di S. Antonio – Maratona di
Vedelago”, una vera classica di primavera,
giunta ormai alla quarta edizione.
Anche lo scorso 27 aprile si è ripetuto
l’evento, partecipato da ben 2.250 atleti,
alcuni professionisti, ma la maggior parte
“amatori” e con una sempre più numerosa
rappresentanza di disabili, che evidentemente trovano la loro giusta collocazione nell’ambito della manifestazione. Merito indubbio e riconosciuto del Gruppo Atletica Vedelago, coordinato dal “presidentissimo” Mario
Righetto, che da 16 anni si assume l’onere di
organizzare la Maratona, prima “di Vedelago”
ed ora “di S. Antonio”. Sono loro che riescono a mobilitare più di 500 persone per gestire tutte le operazioni connesse alla partenza
ed i 15 apprezzati punti di ristoro disseminati lungo il percorso.
Sono naturalmente coinvolte anche le
Associazioni di volontariato locali, alcune
aziende sostenitrici, per le quali è riservato
un simpatico spazio espositivo e naturalmente il Credito Trevigiano, da sempre “vicino”
all’iniziativa.
Ma Vedelago non risulta protagonista
della giornata soltanto per il momento della
partenza della Maratona. Contemporaneamente alla gara viene organizzata anche una
“Passeggiata Parco del Sile”, in ambiente
prettamente naturalistico, che offre di anno
in anno nuovi motivi di interesse e di partecipazione.
Il tutto si svolge in un clima di festa e di
amicizia, ben sintetizzato dallo slogan scelto
dal Gruppo Atletica di Vedelago, “correre con
gioia verso il futuro” .
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N.B. I prezzi riportati non
comprendono la quota di iscrizione,
assicurazioni varie e gli importi dei
visti ove richiesti.
Per maggiori informazioni i
cataloghi dei viaggi Hirondelle sono
presso gli uffici della BCC.
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UNA CROCIERA
La grande crociera del Credito Cooperativo. Un evento. Sotto tanti punti di vista.
Quattro Banche di Credito Cooperativo
che progettano e realizzano assieme un viaggio per i propri Soci e clienti: il Credito Trevigiano, la BCC di Monastier e del Sile, la
BCC della Marca, tutte trevigiane, e la Cassa
Rurale ed Artigiana di Brendola, vicentina.
Non era mai capitato. Presidenti, Direttori,
dipendenti dei quattro istituti di credito
hanno collaborato, chi nelle trattative, chi nell’organizzazione, chi nella commercializzazione perché l’iniziativa andasse in porto.
Esempio importante per
altre sinergie e collaborazioni. Rapporti nuovi e
positivi tra le persone.
E poi un’immagine
nuova, inedita del Movimento: una grande nave, la Costa
Classica, pavesata con i colori
ed il marchio del Credito
Cooperativo. Perché è proprio
questa la novità di quest’anno:
abbiamo affittato la nave intera.
E l’abbiamo riservata per i nostri Soci e clienti. Per dar loro la riprova concreta che noi
non siamo solo banche, ma cooperative che
si preoccupano anche di organizzare
momenti di aggregazione e di socialità. A
condizioni privilegiate. Anche in questo
vogliamo
essere
diverse
dalle
altre
banche.
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Ma è anche un modo per farci conoscere
meglio. Il mondo bancario è sì dominato dai
grandi gruppi bancari, però c’è anche spazio,
e sempre più ampio, per le banche di credito
cooperativo, rimaste le uniche vere banche
locali. Questo è il messaggio che vogliamo
dare con la nostra crociera. E sarà amplificato e pubblicizzato dalle riprese di
una troupe messa
a disposizione da
Costa Crociere. Ed ancor di più dal
passa-parola dei partecipanti, i nostri più efficaci promotori.
Il passaggio del Credito Cooperativo in
Costa Crociere ha scosso un po’ tutta l’organizzazione, che, una volta ben capita l’opportunità offerta dalle
La grande crociera del Credito Cooperativo
MEMORABILE
BCC, si è messa a disposizione con i suoi
manager genovesi, la sua struttura amministrativa, i responsabili della Costa Classica.
Anche perché erano stati messi in concorrenza con la Festival. Ed era interesse comune la
buona riuscita dell’iniziativa.
Così è stato preparato tutto con impegno
e scrupolosità. Dalle operazioni di pubblicizzazione a quelle di vendita a quelle d’imbarco fino all’organizzazione della vita di bordo.
Indispensabile è stato l’apporto di Beppe
Tenti, il mitico capocomitiva di Overland,
con il suo carisma, il suo prestigio e la sua
esperienza di “esploratore”, la sua presenza
rassicurante e coinvolgente nei passaggi sulle
TV locali assieme ai Presidenti e nell’incontro con i Soci di Brendola.
Forse mai una crociera è stata tanto
“personalizzata”. Non solo “convention” o
tornei o giochi a premi o giornali di bordo,
ma anche “bingo” collettivi, cacce al tesoro,
spettacoli originali, intrattenimenti autoprodotti. Con la partecipazione diretta di Presidenti e Direttori, come sempre, per le BCC, a
portata di mano di Soci e clienti. Per non parlare, infine, del circuito video interno, gestito in una certa fascia oraria dall’équipe delle
BCC.
Sono stati curati, insomma, tutti i presupposti perché la crociera diventi davvero
un evento memorabile. Al relax fisico e
mentale provvederanno l’ospitalità di Costa Crociere
ed il lento rollìo della nave. Al clima di serenità, di aggregazione e di allegria ci penseranno l’organizzazione e lo stile delle Banche
di Credito Cooperativo.
A tutti noi partecipanti l’impegno doveroso di riportare questo nostro stato felice in
famiglia, nelle occupazioni di ogni giorno,
nelle nostre comunità. Sarebbe un bel risultato per quest’iniziativa promossa dalle BCC.
E Dio solo sa se ne abbiamo bisogno.
Ne riparleremo al ritorno.
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