Comune di Monza I tempi della città Indagine qualitativa: risultati di 2 focus group con i cittadini publica.SWG è un dipartimento di Swg, interamente dedicato alle pubbliche amministrazioni, alla comunicazione pubblica, alle multiutility, agli enti locali, all’associazionismo (economico, ambientale e sociale) e ai diversi soggetti che operano nel territorio. Trieste, 30 marzo 2006 relazione Indice 2 SINTESI 3 Tra tempo perso e ritrovato 5 ANALISI DEI RISULTATI 6 La città vivibile e la gestione del tempo 6 L’organizzazione del tempo personale 10 Il tempo per il trasporto 13 Il tempo per i servizi di pubblica utilità 20 Proposte per il coordinamento dei tempi della città 22 METODOLOGIA 28 Caratteristiche dei partecipanti 28 Sintesi 3 La struttura sociale della città, nel passaggio dalla società fordista a quella post fordista, ha subito una drastica metamorfosi. Tale cambiamento ha portato a conseguenze con le quali oggi le pubbliche amministrazioni devono confrontarsi. Per descrivere la città dell’epoca fordista in 1 letteratura viene utilizzata la metafora della città-macchina (Paolucci, 1998 ): un luogo in cui il tempo lavorativo, ma anche quello sociale venivano scanditi e organizzati dai processi produttivi. La metafora evoca un meccanismo unitario, strutturato e orientato ad uno scopo, che funziona in modo armonico e integra tutte le sue componenti. Questa metafora non è più valida per descrivere le nostre città, poiché “Gli spazi urbani postmoderni non possono essere spiegati se non si considerano aspetti come la modularità delle parti e i sistemi di feedback e controllo” 2 (Amendola, 1997 ). Oggi dobbiamo trovare un’altra rappresentazione della città, che inglobi la frammentazione e le diverse sfaccettature dello spazio urbano, che è difficilmente rappresentabile da un’immagine unitaria. Il filo conduttore che ci permette di astrarre una caratteristica fondamentale della città postmoderna è la diversificazione dei tempi e degli orari, associata ad una velocizzazione senza precedenti di ogni aspetto della vita. La città diventa permanentemente attiva: il lavoro monopolizza i tempi e la mobilità diventa un aspetto cruciale della vita. Seguendo la Paolucci potremmo utilizzare la metafora della macchina del tempo. Il tempo in questa accezione diventa un bene prezioso da risparmiare (ad esempio quello utilizzato per il trasporto) e/o consumare in termini di tempo libero. All’interno della pubblica amministrazione è cresciuta la consapevolezza delle urgenze poste da un sistema di coordinamento dei tempi urbani sempre più complesso e difficile da gestire, considerando il tempo della vita quotidiana una variabile cruciale per impostare le politiche di miglioramento della qualità della vita. La presente indagine si colloca in questo contesto e ha l’obiettivo di analizzare l’aspetto di organizzazione temporale dei cittadini nell’ottica di ascolto dei bisogni e con lo scopo di favorire la partecipazione dei cittadini allo sviluppo delle politiche locali. Dall’indagine emerge un disagio nel vissuto dei tempi urbani. Monza viene considerata una città a misura d’uomo, ma che si è ingrandita in breve tempo e il suo sviluppo non è stato accompagnato da un’espansione dei servizi. In primo luogo appare evidente una carenza a livello di organizzazione della mobilità. Questo aspetto rappresenta il punto più critico per i rispondenti, che riconoscono nel traffico la maggiore difficoltà della loro vita quotidiana. Nonostante la città venga considerata ancora a misura d’uomo, il livello di caoticità e disorganizzazione percepito è molto elevato. Il ruolo dell’amministrazione pubblica diventa proprio quello di regolarizzare e mettere ordine. Nell’ambito dei trasporti pubblici Monza necessita di una riorganizzazione e di un ampliamento degli stessi per andare incontro alle necessità dei cittadini, che attualmente non dimostrano la disposizione a cambiare stile di mobilità. Dal loro punto di vista non ci sono per ora i requisiti necessari a sostituire l’automobile privata con il trasporto pubblico. D’altro canto la sensibilità verso l’ambiente e l’inquinamento atmosferico risulta elevata e le iniziative come le domeniche ecologiche vengono apprezzate molto. La creazione di percorsi sicuri per i bambini o il trasporto scolastico collettivo, che il Comune ha promosso, piacciono, ma non convincono i rispondenti. Tali iniziative sono poco conosciute (buona parte dei partecipanti ai gruppi non ne era al corrente) e chi le utilizza ha espresso delle rimostranze. L’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi, come la bicicletta, viene frenato dalla pericolosità e dall’inquinamento dovuti al traffico. In linea di massima i giovani si dimostrano molto più sensibili a questi temi e quelli maggiormente pronti a cambiare abitudini. In questo contesto si collocano le politiche che hanno l’obiettivo di rendere più accessibili i servizi urbani mediante una riorganizzazione degli orari al pubblico. Ovviamente ogni intervento dovrà essere adeguato alla tipologia dell’utenza. Sono due le proposte fatte ai partecipanti: la creazione di sportelli unici, che raggruppano più servizi, e la diversificazione degli orari. Il primo intervento non riscuote un particolare successo a causa del pregiudizio, ancora molto presente, che riguarda la scarsa capacità organizzativa e di cambiamento della pubblica amministrazione. Il timore è quello di dover fare file ancora più lunghe. Mentre la proposta di differenziare gli orari al 1 2 Paolucci G. La città macchina del tempo, Milano, Franco Angeli, 1998. Amendola G. La città postmoderna, Bari, Laterza, 1997. pubblico è molto apprezzata e sembra una delle migliori proposte. Senza arrivare agli estremi dell’apertura notturna, piace l’idea di avere l’opportunità di sbrigare le pratiche dopo l’orario di lavoro o durante la pausa pranzo. L’informatizzazione dei servizi, che è agli inizi, convince molto i giovani e viene considerata il futuro dell’amministrazione pubblica. Tra gli altri interventi che vanno incontro alle esigenze dei cittadini di diversificare i tempi c’è anche la pluralità degli orari scolastici e l’utilizzo degli edifici scolastici a fini diversi. La banca del tempo, che a Monza è già stata istituita, non ha riscosso un grande successo tra i rispondenti. Questa iniziativa è risultata poco conosciuta, ma anche chi ne aveva sentito parlare critica il concetto di scambio economico insito nel nome. I partecipanti considerano sufficientemente appagante il volontariato per il solo piacere di farlo, senza nessun tornaconto. L’indagine qualitativa ha avuto il merito di svelare la richiesta di pianificazione e organizzazione dei tempi da parte del Comune, che all’inizio della discussione risultava inconsapevole. A tal proposito, si è notato che all’inizio di ciascun focus group i partecipanti erano portati a vedere la qualità della vita come un fatto “personale”, come un obiettivo che ogni individuo dovrebbe perseguire con le proprie forze; parallelamente, anche l’organizzazione dei tempi pareva essere demandata unicamente alla razionalità individuale. L’istituzione comunale, quindi, sembrava restare ai margini della questione, priva di una reale funzione armonizzatrice. Col procedere della discussione, entrando nel merito di questioni pratiche, è emersa con chiarezza, nei confronti del Comune, una richiesta di razionalizzazione in alcuni ambiti che incidono sulla gestione del tempo, in primis il traffico e gli uffici pubblici. In conclusione, dai focus group realizzati si evince la disponibilità dei cittadini a collaborare a un percorso di miglioramento dell’organizzazione dei tempi e dello spazio urbano, modificando i propri stili di vita in cambio di alternative efficaci. Al Comune, allora, spetta il compito di avvalersi di questa collaborazione, e in base al feedback dei cittadini modificare le condizioni che compromettono la vivibilità. 4 Tra tempo perso e ritrovato Tempo perso (fattori che fanno perdere tempo) Trasporto/mobilità Spostamenti verso il luogo di lavoro Spostamenti nell’ora di punta Cercare parcheggio Impegni burocratici Code agli sportelli Tempo tiranno (difficoltà di far conciliare i tempi di tutti gli impegni) Esigenze lavorative Esigenze personali Esigenze familiari Orari lavorativi frammentati e dilatati Assenza di coordinamento tra i tempi dei cittadini e delle amministrazioni Tempo ritrovato Ritrovare il tempo (quanto del tempo si dedica a se stessi o agli altri) Volontariato Momenti in famiglia Palestra 5 (cosa si potrebbe fare) Senso civico/responsabilizzazzione dei cittadini Teatro Cinema Sicurezza Città a misura d’uomo Trovare un interesse comune a tutta la famiglia Eventi, momenti e spazi di aggregazione Lavoro part-time e orari flessibili Ripensare la mobilità urbana Aumentare il trasporto pubblico (numero di corse, frequenza, orari più estesi) Migliorare i mezzi pubblici (più puliti, più nuovi, più economici) Utilizzo di mezzi di trasporto alternativi (rendere più sicuro il percorso in bicicletta) Facilitare i collegamenti (allungamento metropolitana, ripristino tramviaria) Attenzione all’ambiente (domeniche ecologiche, aria più pulita) Forme di facilitazione per i più anziani (carta d’argento) Organizzare eventi per tutte le fasce d’età Analisi dei risultati La città vivibile e la gestione del tempo “…Noi possiamo adattarci alla qualità dell’ambiente o fare che l’ambiente si adatti alla nostra scelta…” Il concetto di qualità della vita che viene espresso da parte degli intervistati è molto sfaccettato e complesso. Le sue caratteristiche principali comprendono il senso civico e la conseguente responsabilizzazione dei cittadini rispetto al buon vivere in città. Altri aspetti coinvolgono il senso di tranquillità, inteso come basso livello di caoticità, assieme alla presenza e al rispetto delle regole. Anche la disponibilità e qualità dei servizi incide sulla percezione di qualità della vita. Infine il tema della tutela ambientale arricchisce il quadro delle caratteristiche che definiscono la qualità della vita. “…Bisognerebbe che le persone avessero senso civico. Perché, se nel paese uno si sente parte di un piccolo nucleo, e si impegna, in città vige la regola di “piove, stato ladro”. Il senso civico è responsabilità dei cittadini. Sono cittadino, faccio parte di un qualcosa…” (gruppo giovani) “…Io penso [che la componente principale della qualità della vita sia] la tranquillità (…) Questa è la differenza sostanziale tra qui e Napoli. Qua è tutto molto più tranquillo, molto più rilassante. Lì è un caos…” (gruppo giovani) “…[Per me qualità della vita significa] tante cose: il traffico, il lavoro abbastanza vicino, i servizi, non so…ospedale, divertimenti, il verde, tante cose (…) l’aria, certo, l’aria che respiriamo…” (gruppo adulti) “…Poi tante altre cose. Vuol dire anche, che so, più attività di teatro, di cinema: sono cose che possono influire su una migliore qualità della vita…” (gruppo adulti) “…L’ambiente innanzitutto…” (gruppo adulti) Gli argomenti legati al traffico emergono già nelle prime battute in entrambi i gruppi, dimostrando la loro rilevanza per i rispondenti. Il problema del congestionamento della viabilità dovuta all’eccessivo utilizzo dei mezzi privati e l’insufficiente presenza di mezzi di trasporto pubblico rappresentano le prime rilevazioni dei partecipanti. 6 “…Qualità della vita vuol dire anche poter usufruire di servizi per togliere dalla strada più macchine perché i servizi funzionano. Poi tante altre cose. Vuol dire anche, che so, più attività di teatro, di cinema: sono cose che possono influire su una migliore qualità della vita…” (gruppo adulti) “…La qualità della vita è poi anche un mezzo che passa ogni 5 minuti. Questo significherebbe, magari, rinunciare all’auto per andare in centro, poter risolvere il problema del traffico…” (gruppo adulti) “…Per me qualità della vita è anche avere la possibilità di camminare in Monza sui marciapiedi, abbastanza larghi, senza macchine parcheggiate sopra, oppure poter girare in bicicletta senza rischiare la vita, perché ci sono delle buche mostruose, e potersi muovere al proprio ritmo…”(gruppo giovani) In entrambi i gruppi emerge una considerazione particolare del fattore individuale nel concetto di qualità della vita, che induce a considerare di fondamentale importanza l’impostazione di una dimensione personale meno frenetica. “…No, io penso in generale alla qualità della vita come una cosa personale. Cioè, oltre a quello che Monza mi offre, devo pensare da me. Per esempio, tra il non avere il cellulare ed averne due, per esempio, la qualità della vita cambia. Vuol dire che dovrò sempre rispondere, quindi sarò più ansioso…” (gruppo giovani) “…La qualità della vita è sempre un fatto personale, individuale. Noi possiamo adattarci alla qualità dell’ambiente o fare che l’ambiente si adatti alla nostra scelta. Ecco, per cui è molto individuale, al di là dei problemi oggettivi che ci sono, nell’ambiente. Per cui io partirei da quello, cioè che cosa noi desideriamo in base a ciò che ci viene offerto…” (gruppo adulti) Il termine qualità della vita comprende anche la capacità di adattamento della città alle esigenze di tutti. L’esempio che viene riportato è quello delle barriere architettoniche, che sono ancora troppo presenti all’interno della città. Un altro elemento che si associa al tema dei marciapiedi è la pulizia, requisito che incide sulla percezione della qualità della vita. “…[La qualità della vita dipende anche dall’]abbattimento delle barriere architettoniche: siamo a dei livelli…Io giro col passeggino e me ne accorgo…Io sono giovane e riesco a destreggiarmi abbastanza, però immagino persone che abbiano difficoltà di deambulazione: improponibile. Partendo dai semplici marciapiedi: siamo a livelli…A parte la pulizia, le strade insozzate di escrementi di animali, il livello di igiene non è il massimo. Comunque anche marciapiedi rotti…Adesso negli edifici nuovi, bene o male, le normative vengono rispettate, però anche gli edifici del centro: improponibile…” (gruppo giovani) La sicurezza, intesa come libertà di muoversi in città grazie ad un basso livello di microcriminalità, rappresenta un ulteriore parametro per misurare la qualità della vita. “…[Pensando alla qualità della vita] Adesso a me viene in mente la sicurezza, intesa come per esempio il rischio per chi si muove a Monza in bicicletta: te la rubano ogni due per tre, soprattutto in centro, in stazione, così è. E’ indubbiamente una limitazione: uno è costretto a non usare la bicicletta, perché se no gliela rubano, e a muoversi in altro modo…” (gruppo giovani) “…Per esempio Monza è una città dove proporzionalmente ad altre cittadine di questo genere non c’è tanta delinquenza per la strada, dove riesci anche mettendo una bicicletta e agganciandola a fare due ore dentro i negozi (…) Certamente, può capitare, anche a me l’hanno rubata due volte in 15 anni, però insomma, non c’è quella grossa delinquenza di gente che arriva, ti strappa… A Milano già m’angoscia un po’. A Monza magari giro con la macchina la sera… “(gruppo adulti) “…c’è una situazione fisiologica, diciamo così, accettabile… “(gruppo adulti) 7 Alcuni dei requisiti che secondo gli intervistati definiscono la qualità della vita a Monza vengono soddisfatti. In fin dei conti, i monzesi considerano la loro una città a misura d’uomo: di dimensioni accettabili, con una sufficiente presenza di zone verdi, non troppo cara e tutto sommato sicura. “…Penso che sia ancora una delle poche città vicine a un centro così grosso come Milano che sia vivibile, che abbia in ogni caso quel Parco meraviglioso che c’è, perché ho vissuto a Milano per 4 anni e a Parigi per 14 anni, poi ho vissuto a Roma, a Torino… vi posso assicurare che a livello di misura d’uomo, questa è l’unica a misura d’uomo, perché le altre o sono stracare, proprio care per andare a bere un caffè, a pigliare un gelato, o sono caotiche, o credono di essere delle città europee come Milano e poi chiudono i negozi tra mezzogiorno e le tre, e cose del genere. Questo sai che cosa compri, nella scatola c’è una cittadina non immensa. Per esempio Monza è una città dove proporzionalmente ad altre cittadine di questo genere non c’è tanta delinquenza per la strada…”(gruppo adulti) Emerge tuttavia un aspetto che riguarda lo sviluppo di Monza e che i partecipanti considerano critico. Monza viene considerata una città che non è riuscita a stare al passo con le trasformazioni che l’hanno coinvolta. Nata come città dormitorio, oggi si è a sua volta trasformata in zona sovrappopolata e subisce la stessa sorte che è toccata a Milano alcuni decenni fa. I giovani sono costretti a trasferirsi fuori città a causa del costo degli immobili, e al contempo la città diventa sempre più caotica. Il problema del traffico è attualmente quasi insostenibile a causa dell’insufficiente sviluppo di una rete di trasporto pubblico adatta alla sua nuova dimensione e alle sue nuove esigenze. “…il fatto è che la città è cresciuta molto meno di quanto è cresciuta la popolazione, per cui i bisogni non sono soddisfatti completamente. Non lo saranno mai, forse…” (gruppo adulti) “…Monza è molto caotica come città…” (gruppo adulti) “…Quindi città dormitorio (…) Per esempio due anni fa ho saputo che Milano si è svuotata di altre 400.000 persone. Cioè hanno lasciato la residenza a Milano per poi spostarsi in Brianza perché chiaramente gli appartamenti costano meno…” (gruppo adulti) “…E poi tanti giovani adesso guardano fuori, non guardano più Monza, anche per quanto riguarda il costo degli immobili. Vogliono uscire, magari a Milano…Non è che preferiscono, sono obbligati!… “(gruppo adulti) Lo stereotipo del “monzese”, che emerge dall’indagine, comprende l’immagine di persone benestanti, riservate, che hanno vissuto in un momento di grande trasformazione della città. La migrazione da Milano ha portato ad una crescita veloce della dimensione urbana, che forse l’ha fatta diventare un po’ meno vicina ai propri cittadini. Secondo alcuni intervistati è questo il motivo per cui i monzesi vivono poco la loro città. L’identità cittadina ampliandosi ha subito dei cambiamenti che hanno reso difficile il suo consolidamento. 8 “…Borghesi…” (gruppo giovani) “…che Monza sia ritenuta una città benestante, questo si vede, perché noi, rispetto agli altri paesi… paghiamo molto di più degli altri Comuni che ci sono, per esempio per le mense…” (gruppo adulti) “…Gente tutta molto chiusa!... hanno quella fama lì… Gente che va a rinchiudersi in casa...” (gruppo giovani) “…Io vengo da una città molto chiusa che è Torino. E’ una città molto chiusa, e quindi non è che non mi abbia spaventato il fatto che i monzesi, quando sono arrivata, fossero chiusi. Però devo dire che per almeno due o tre anni è stato quasi impossibile conoscere monzesi. Ho conosciuto gente di tutte le altre città d’Italia, che magari vivevano in Monza, però ho dovuto aspettare che nascesse mia figlia, che andasse all’asilo, per riuscire a beccare qualche monzese, e poi rendermi conto che in effetti, vabbè sono un po’ tirchi…” (gruppo adulti) “…Non ce n’è tanti, di veri monzesi doc. (…) [Monza] non ha un’identità specifica…” (gruppo adulti) “…Secondo me sono un po’ apatici. E’ vero, non vivono la città!..non partecipano, se non quella volta che gli capita l’evento sotto casa, praticamente, se no…” (gruppo giovani) I rispondenti si dimostrano proiettati nel futuro e sentono che Monza si sta trasformando da città provinciale a capoluogo di provincia. Questo cambiamento viene considerato positivamente e con fiducia, poiché a Monza vengono attribuite tutte le caratteristiche per sostenere a pieno questo ruolo. Il divario con Milano sembra essersi ridotto e la coscienza del proprio ruolo e della propria importanza ha reso meno provinciale la mentalità urbana. “…Devo dire, comunque, quanto a mentalità, che 40 anni fa, 20 anni fa la mentalità era più provinciale, forse. Ultimamente devo dire che questo divario con Milano è diminuito molto…” (gruppo adulti) “…Si può dire tutto di Monza, però non è una città provinciale. E’ data dal fatto che è vicina a Milano. Essendo vicino a Milano, non ha un’aria provinciale, cosa che hanno le città veramente di provincia. A parte il fatto che adesso Monza diventa provincia, per cui diventiamo provinciali anche noi! …” (gruppo adulti) “…Io che sono milanese, diciamo, doc, nel senso che per quattro anni sono andata a comprare il pane a Milano quando sono venuta a stare a Monza, perché mi sembrava fuori dal mondo, a suo tempo… Poi dopo, chiaramente, crescendo i figli, la cosa è cambiata. Il fatto che sia più o meno provinciale dipende molto dalle proprie abitudini, insomma. Io non sto molto a guardare queste cose, quindi do valore ad altre cose…” (gruppo adulti) 9 L’organizzazione del tempo personale “…E’ un rincorrere il tempo…” La dimensione individuale della qualità della vita viene interpretata nel senso della conciliazione tra lavoro ed esigenze familiari e personali. I ritmi di vita attuale, sempre più caotici e stressanti vengono condizionati dalle esigenze lavorative, ma anche dal tempo necessario agli spostamenti. Il lavoro, che non ha più orari e spazi stabiliti, ma ha dilatato e frammentato la sua presenza nella vita quotidiana, rende sempre più difficoltosa la conciliazione con gli impegni familiari e il tempo libero. Il tempo diventa in questa accezione una risorsa preziosa che deve essere gestita e investita in modo ragionato. “…Se gli impegni personali sono nel weekend allora sì [riesco a conciliare impegni lavorativi ed extralavorativi], durante una giornata lavorativa assolutamente no...” (gruppo adulti) “…E questo per me è la qualità della vita: il fatto che mio marito, ad esempio, non possa sempre venire a casa a mangiare a mezzogiorno perché, ovviamente, i tempi non lo permettono...” (gruppo adulti) “…Purtroppo la vita è frenetica, per cui uno deve partire per andare a prendere il bambino all’asilo mezz’ora prima, piuttosto che prendere la bicicletta, e rischiare la vita più volte…” (gruppo giovani) “…[Se il ritmo è tranquillo oppure no] dipende dal lavoro…” (gruppo giovani) Le sensazioni che gli intervistati riportano per descrivere i tempi personali sono la difficoltà di tenere le fila di tutti gli impegni e un ritmo di vita frenetico. Questa percezione emerge soprattutto tra gli intervistati che hanno una famiglia e lavorano. Si definiscono più tranquilli i giovani che hanno esclusivamente impegni lavorativi o di studio. “…E’ un rincorrere il tempo…” (gruppo adulti) “…Caotico…” (gruppo adulti) “…Stressante…” (gruppo adulti) “…tranquillo…” (gruppo giovani) “…tranquillo, a parte la frenesia di due figli…” (gruppo giovani) Il lavoro rappresenta un vincolo molto pressante per i partecipanti occupati. Spesso oltrepassa i limiti stabiliti e incide pesantemente sul tempo libero. In generale rappresenta l’impegno più gravoso in termini di tempo. 10 “...Il sabato mi porto il lavoro a casa, ma comunque lavoro, non cambia molto…” (gruppo giovani) “…Tutto il giorno lo passo all’università, ai laboratori, quindi di grandi attività non ne faccio. Poi lì comunque non è fissato un orario di lavoro, dipende dagli esperimenti che ognuno sta facendo. Quindi ci sono dei giorni in cui ho tanto tempo libero perché alle 4 me la cavo, altri che alle 8 sono ancora lì. Quindi è molto variabile. Non si timbra il cartellino. Uno fa quello che deve fare. Quindi gli altri impegni vengono gestiti in base al tempo che resta…” (gruppo giovani) “…Sono un turnista, cioè faccio 6 ore al giorno dal lunedì al venerdì. Però faccio una settimana il primo turno (dalle 8 alle 3, con la pausa in mezzo) e una volta faccio dall’1 e mezza alle sette e mezza. Quindi a settimane cambia completamente la mia giornata…” (gruppo giovani) Emerge soprattutto da parte delle donne con figli l’esigenza di una maggiore flessibilità in ambito lavorativo. Il part-time e la flessibilità degli orari vengono considerate le forme più utili per conciliare impegni familiari e realizzazione professionale. “…Io mi licenzio (sono tutt’ora assunta). Mi licenzio perché facevo un tempo pieno. I part-time non te li danno, e uno cosa deve fare? Io non ho i genitori qui, ho i suoceri che però, giustamente, non si accollano i bambini…adesso ne avrei una sola, però quando [nome del figlio], per esempio, si ammala…Negli asili non trovi posto, e quando lo trovi sono veramente cifre astronomiche perché ovviamente il Comune di Monza non riesce a sopperire a tutte le richieste; poi ci sono liste di attesa lunghissime. Per cui io ho fatto questa scelta; o meglio, sono stata obbligata a fare questa scelta, perché comunque fare la mamma a tempo pieno, la casalinga, non è la mia aspirazione, se no non avrei scelto di studiare. Se poi magari, in futuro, ne avrò l’opportunità, mi piacerebbe trovarmi un posto, però part-time, perché altrimenti uno non riesce a conciliare famiglia, con i figli che comunque ti impegnano, un marito, una casa, il lavoro. Per cui secondo me l’opportunità di un part-time per una donna che decide di avere una famiglia è necessaria…” (gruppo giovani) “…A me, personalmente, andrebbe un lavoro molto più flessibile…” (gruppo giovani) “…Un orario [di lavoro] elastico. Un orario flessibile sarebbe utile…” (gruppo adulti) Secondo buona parte degli intervistati del gruppo adulti il mercato del lavoro a Monza non è molto dinamico e offre poche possibilità. Di conseguenza diventa necessario spostarsi per raggiungere il posto di lavoro. Il problema della mobilità associata al luogo di lavoro diventa una delle questioni prioritare per chi lo vive, aggravato dalla scarsità dei collegamenti mediante i mezzi pubblici e la difficoltà di trovare parcheggio se si usa l’auto propria. “…Per il lavoro bisogna vedere, perché spesso tanta gente di Monza deve andare a lavorare fuori, a Milano…Chi non ha la fortuna di lavorare nei pochi uffici che ci sono qui a Monza, o nei negozi, deve andare a lavorare in macchina e deve sopportare delle ore e ore di traffico, perché il treno mica sempre è possibile prenderlo, ci sono poche corse; la stazione, almeno fino ad adesso, non si può parcheggiare… è una cosa drammatica…” (gruppo adulti) “…Io per esempio ci metto due ore per andare a Milano, ho fatto il conto, 40 ore al mese io spendo per andare a lavorare. Se per esempio lavorassi alla Roche, guadagnerei una settimana di lavoro e potrei forse occuparmi di più della mia persona…” (gruppo adulti) 11 I tempi dei partecipanti che frequentano la scuola o l’università hanno dei tempi scanditi da questi impegni. I vincoli che determinano l’utilizzo del tempo si dimostrano più irregolari (con picchi di maggior impegno in vista degli esami) rispetto a chi lavora. “…Io passo sostanzialmente tutta la giornata all’università. Ho degli orari un po’ particolari, per cui nelle ore di buco sto lì, chiacchiero, studio...” (gruppo giovani) “…I miei tempi sono condizionati dalle lezioni a cui devo andare, almeno per quanto riguarda il periodo delle lezioni. Mentre poi si cambia completamente, con la sessione di esami: si deve studiare, sì, però non si è obbligati a seguire le lezioni...” (gruppo giovani) “…I miei tempi sono legati all’università, dove sto tutta la settimana ad esclusione del martedì...” (gruppo giovani) Chi invece non è occupato soffre meno della costrizione dei tempi e riesce a gestire meglio i propri impegni. I ritmi di vita si allineano maggiormente ai tempi individuali e risultano meno standardizzati. Nonostante tutto anche chi non lavora ha una vita piena di impegni, che però non viene percepita come frenetica. “…Chi non lavora soffre meno della costrizione dei tempi e, anche se continua ad avere le giornate piene, gode di maggiore libertà...” (gruppo adulti) “…Dipende dai momenti, dalle giornate. In media, non è né tranquillo né frenetico. C’è la giornata che ti capita di dover correre dalla mattina alla sera, uscire di casa alle 7.30 e tornare a mezzanotte, e altri giorni in cui hai solo due lezioni all’università e basta...” (gruppo giovani) “…Se non devi correre, perché magari hai la fortuna di essere casalinga, ti gestisci il tempo in un modo diverso. (…) Non c’è un ritmo modulabile sulle persone…” (gruppo adulti) “…Il mio [ritmo] è modellato a mio modello, a mia misura. Dipende dagli impegni familiari, cerco di non renderlo così stressante. Ma se uno deve andare a lavorare, chiaramente, ha un altro ritmo…” (gruppo adulti) “…Abbastanza frenetico, nel senso che ho due nipotini da curare durante la settimana, ho una famiglia ancora abbastanza numerosa, siamo in quattro, per cui…” (gruppo adulti) Il tempo libero degli intervistati viene considerato insufficiente in entrambi i gruppi. In alcuni casi le limitazioni dei genitori pesano anche sulla qualità del tempo libero dei figli, che si trovano a dover rinunciare alle attività extrascolastiche. Il fine settimana rimane l’unico momento da dedicare a se stessi o a passatempi piacevoli. 12 “…[il tempo libero è] pochissimo…” (gruppo giovani) “…Io di tempo libero ne avrei da vendere anche: nel senso che essendo praticamente casalinga, però avendo due bambini è difficile, nel senso che uno è fino alle 4 del pomeriggio a scuola materna, l’altra però ha un anno, è ancora molto piccola, per cui… Sì, potrei ritagliarmelo, quando mio marito è a casa sì…” (gruppo giovani) “...Io lavoro, ho tre figli e un marito che non c’è mai. Devo accompagnarli a catechismo, pallavolo, attività scolastiche e cose varie, quindi per ora niente tempo libero, sono a loro disposizione. Forse, un giorno… Ma me lo devo proprio prendere, il tempo…” (gruppo adulti) “…Io non so come fa lei, portare i ragazzi magari uno a pallavolo e l’altro a palla… Io questi tempi non glieli do. Cioè quando escono da scuola vengono a casa. Purtroppo noi lavoriamo, ci mettiamo più di mezz’ora da San Fruttuoso a Villa Santa, quindi prima delle tre non ci siamo. Purtroppo devo… poi quando cresceranno si prenderanno le loro libertà…” (gruppo adulti) “…Io il tempo libero me lo ritaglio comunque, coinvolgo mia moglie e mia figlia nell’interesse che ho, che non dico sia diventato interesse di tutti, comunque, insomma, c’è una certa condivisione. Ovviamente solo il sabato e la domenica…”(gruppo adulti) Il tempo per il trasporto “… girare in macchina è uno sfacelo: sai quando parti ma non sai quando arrivi...” Il tempo utilizzato per la mobilità, come abbiamo già detto pesa molto agli intervistati. Il trasporto con mezzi propri è quello prevalente e l’utilizzo dell’automobile viene considerata una scelta obbligata. Da una parte per l’inadeguatezza in termini di orari e frequenza dei mezzi pubblici, dall’altra incide anche la mentalità degli abitanti che non rinunciano alla comodità e a vivere la nuova dimensione della città. Allo sviluppo urbanistico e demografico di Monza non è seguita una modifica della mentalità dei cittadini, che rimangono ancorati alla visione di una città di provincia. Diventa necessario secondo alcuni intervistati ripensare la mobilità per adeguarla alle nuove esigenze cittadine. “…Siamo costretti a usare la macchina. Gli autobus a volte passano ogni mezz’ora, se perdi quello…”(gruppo adulti) “…No, vabbè, uno dice “Non uso la macchina” e abita vicino al centro. E’ ovvio! Dice: “Vabbè, invece di metterci 5 minuti ci metto 8”, ma uno che abita, che so, al Parco, a Villa Reale, o usi la macchina o usi il pullman. Non c’è scelta…”(gruppo adulti) “…Noi siamo fuori. Ora dove abitiamo noi si è riempito. All’inizio c’era solo questo palazzo, poi il resto era tutto campagna, e qualunque cosa che dovevamo fare prendevamo la macchina…”(gruppo adulti) “…Lo spostamento è abbastanza veloce, appunto usando la macchina, che è abbastanza una scelta obbligata, nel senso che altrimenti non ci arriverei. E quindi me la cavo in una mezz’oretta, tra andare e tornare...”(gruppo giovani) “…Ho spostamenti in macchina, che possono andare dalla mezz’ora al quarto d’ora in base all’orario: quando vado alla mattina, che devo essere là alle 8, ci metto di più. Quando invece è all’1 e mezza non c’è in giro nessuno e in un quarto d’ora arrivo...”(gruppo giovani) “…Mi sveglio alle 8, porto a scuola [nomi dei figli], in macchina per forza, perché con due è difficile…Per esempio, tutte le mamme del mio asilo, se si facesse questa cosa qui delle giornate ecologiche, ben venga. Però uno deve avere l’opportunità, perché sennò è ovvio che io devo prendere la macchina per forza…”(gruppo giovani) Emerge una sostanziale differenza di visione tra giovani e adulti in tema di mobilità. I primi infatti sono molto più consapevoli della necessità di utilizzare mezzi di trasporto alternativi all’automobile di proprietà. Una parte dei partecipanti utilizza i mezzi pubblici o la bicicletta per gli spostamenti, altri lo farebbero volentieri se ce ne fosse la possibilità. 13 “… girare in macchina è uno sfacelo: sai quando parti ma non sai quando arrivi...” (gruppo giovani) “…Vedo come fattore negativo il fatto che mi debba sempre spostare, nonostante io faccia un tragitto di 5 km ci impiego mezz’ora. Se potessi farlo in bicicletta lo farei volentieri, perché la distanza non è elevata, ma il traffico mi stressa. Un’autostrada o una strada libera mi snerverebbe meno. Però comunque per lavoro della macchina ho bisogno per cui non posso. E poi è legato sempre al fatto dei parcheggi. Il fatto della vivibilità è relativo se non hai parcheggi: ad esempio ad oggi la situazione nel centro di Monza è pessima. E’ una situazione proprio invivibile…”(gruppo giovani) “…Anche se non voglio prendere la macchina, so come muovermi, e questo per me ha una grande importanza...”(gruppo giovani) “…Io per gli spostamenti non ci metto granché, anche perché ho la scuola vicina, quindi 5 minuti e sono là. Poi (…) adesso ho la patente...”(gruppo giovani) “…Per quanto riguarda gli spostamenti, vado molto spesso in motorino, che secondo me è abbastanza buono come mezzo, poco la macchina e quasi mai a piedi o in bicicletta…”(gruppo giovani) Il traffico rappresenta uno dei problemi principali di Monza. La situazione viene considerata invivibile, paragonata da un’intervistata ad una battaglia giornaliera. Viene sottolineato da alcune verbalizzazioni l’aspetto di pericolosità di una viabilità così congestionata, in centro come in periferia. “…[Il principale problema di Monza è] Il traffico! …” (gruppo giovani) “…Io vado la mattina a lavorare. Per me è una guerra arrivare al posto di lavoro. Per attraversare viale Lombardia devo fare il giro del mondo. E poi i semafori: prima di arrivare al lavoro in via Boito…Per non parlare dei camion e tutto il resto…” (gruppo adulti) “…Ci sono troppe macchine…”(gruppo giovani) “…Io abito in pieno centro, ma non in zona pedonale…una via molto trafficata, poi subito dopo per fortuna diventa pedonale. Ma quel posto lì, questi pullman che sfrecciano come dei pazzi, e tutte le macchine parcheggiate così, a scelta… Il vigile passa sempre quando le macchine non sono parcheggiate, non si sa perché. Purtroppo è veramente così: si abbassa la qualità della vita…” (gruppo adulti) Monza è una città che si è triplicata nel giro di 20 anni come popolazione… il centro storico è sempre lo stesso. E questo ha veramente reso il traffico una cosa impossibile, perché non si è dotata poi di strutture che possono convogliare il traffico…120.000 persone, terza città della Lombardia, con un centro storico piccolissimo, si è allargata all’esterno, però se noi vogliamo pensare a misura d’uomo, non è a misura d’uomo…” (gruppo adulti) “…Odio talmente tanto stare in coda dietro dei deficienti che non avanzano mai, che sono lentissimi. A Milano vanno di una velocità incredibile. A Monza, scatta il verde, due ore. E intanto c’è la coda, e poi il pullman che si ferma, mette la freccia, scende la gente, e poi c’è quello in bicicletta che passa tra il pullman e il coso, che così investe qualcuno…” (gruppo adulti) Manca, secondo una parte dei rispondenti, un’alternativa all’attraversamento della città passando per il centro. Alcuni propongono la soluzione di una tangenziale esterna. 14 “…Poi la città è attraversata completamente dal traffico, invece di avere una parte esterna e la parte interna…” (gruppo adulti) “…non c’è una tangenziale esterna…” (gruppo adulti) “…Il problema è il traffico la mattina…” (gruppo adulti) Molte lamentele emergono sul tema della manutenzione delle strade e dei marciapiedi in entrambi i gruppi. Le principali riguardano la presenza di buche, il grado di usura del manto d’asfalto, ma anche l’eccessiva presenza di dossi per rallentare il traffico. “…A Monza si stanno spendendo un sacco di soldi per qualsiasi cosa, per fare le strade. Però non è possibile che tutte le strade di Monza abbiano almeno… tutte buchi hanno! (…) Vanno rattoppate. Visto che ci sono molte macchine, investimenti nella manutenzione!..” (gruppo giovani) “…Le infrastrutture ci sono, è la manutenzione che non va…”(gruppo giovani) “…E’ un problema enorme quello delle strade… cioè sono tutte piene di buchi. Anche bloccare una strada per riasfaltarla…”(gruppo giovani) “…E poi metterei un po’ di…non so come si chiamano in senso tecnico, per rallentare le strade [i dossi] (…) Ovunque li metterei…”(gruppo giovani) “…[I dossi sono esagerati] In via Boito, su 500 metri, ne hanno fatti tre! (…) Ci sono strade piene di buchi…”(gruppo adulti) “…Quella cosa dei marciapiedi…E’ una situazione allucinante!…”(gruppo adulti) “…Insomma, però, le strade sono mostruose, come i marciapiedi…”(gruppo adulti) “…E i tombini che fuoriescono? Ogni volta che mettono i tombini, quelli dell’Agam, devono sporgere 5 cm. Ma dico, è possibile? …”(gruppo adulti) Un ulteriore problema è rappresentato dai parcheggi, che risultano praticamente introvabili. La situazione diventa ancora più difficile quando si tratta di raggiungere le sedi di alcuni servizi pubblici che non dispongono del parcheggio. Quelli a pagamento invece vengono considerati troppo cari. “…E c’è il problema dei parcheggi…”(gruppo adulti) “…Poi adesso che mia figlia va a scuola lontano, prendo la macchina e parcheggio all’autosilos. Con il costo di tre multe mi pago l’abbonamento annuale. (…) [L’autosilos] costa una cifra se non si fa l’abbonamento. Con l’abbonamento è accettabile. (…) Ma l’abbonamento è in virtù delle esigenze di ciascuno…”(gruppo adulti) “…Man mano che passa il tempo si trova sempre meno posteggio. Quattro anni fa ancora si trovava. Quindi da un paio d’anni vado a piedi e torno in autobus…”(gruppo adulti) “…E anche quando devi andare a fare i vaccini in macchina [fa col dito indice il gesto del girare] è una cosa allucinante, drammatica. Già hai il bambino piccolo, poi ovviamente ci vai in macchina e lì non puoi posteggiare, non c’è posto…”(gruppo adulti) 15 Secondo i partecipanti Monza ha un sistema di trasporto pubblico sottodimensionato: i mezzi sono insufficienti, i percorsi e gli orari poco flessibili. Ad esempio per raggiungere alcune zone della città è necessario cambiare tratta più volte, impiegando il doppio del tempo rispetto a quando si utilizza l’automobile. Le corse serali vengono considerate poco frequenti e limitate nel tempo. Gli orari dei mezzi sono difficilmente reperibili. Questi sono alcuni dei motivi che, a detta degli intervistati, scoraggiano l’uso dei trasporti pubblici. “…Sono un po’ pochi, per quanto è grande Monza…” (gruppo giovani) “…Anch’io tra l’altro vivo abbastanza fuori per cui il problema dei mezzi è elevato alla potenza… nel senso che nonostante ci sia l’ospedale a due passi, i mezzi sono due che arrivano lì, con gli stessi orari. Ad esempio per me, sono 4 km, ed è impossibile arrivarci con i mezzi…” (gruppo giovani) “…Però là dove abito io, io dovrei cambiare due pullman per arrivare davanti all’ospedale… E quindi cambiare due mezzi e metterci un’ora, piuttosto ci vado in macchina e ci metto un quarto d’ora…” (gruppo giovani) “…E poi gli orari serali…dovrebbero ampliarli…” (gruppo adulti) “…E poi gli orari non esistono. Cioè gli orari di giorno sono abbastanza regolari, dopo le 20 non c’è più un mezzo. Io, quando rientro la sera, alle 22 devo prendere il taxi dalla stazione, e spesso non c’è neanche il taxi. Cioè c’è veramente una scarsità di mezzi, e mi faccio due km a piedi con la valigia…” (gruppo giovani) “…Io cercavo su internet gli orari dei pullman, non c’è stato verso…” (gruppo adulti) “…Manca un coordinamento… io non so gli orari dei mezzi che vanno a Milano. Ne so solo uno, quello della linea principale. Ma bisognerebbe sapere quali sono gli autobus che vanno a Milano, in che zona di Milano, e quali, dove passano, e che orari hanno…” (gruppo adulti) I giovani sono meno critici nei confronti del sistema di trasporto pubblico. Lo utilizzano di più e lo considerano più efficiente rispetto al gruppo degli adulti. “…Io abito in zona stadio, non ho problemi: praticamente passano tutti i pullman di Monza…” (gruppo giovani) “…I mezzi pubblici bene o male passano, passano regolarmente, ti portano dove vuoi…” (gruppo giovani) Cambiare le abitudini rispetto alla mobilità non è facile e spesso rappresenta solo una dichiarazione di intenti più che la possibilità di un cambiamento effettivo. Sono soprattutto i giovani che dichiarano con maggiore convinzione di essere disposti ad abbandonare la macchina. Il gruppo degli adulti rispetto alla possibilità di cambiare stile di vita è più pragmatico e considera indispensabile vagliare prima le alternative. “…Io abbandonerei volentieri la macchina…”(gruppo giovani) “…Per quanto riguarda il mio nucleo familiare direi di sì [siamo auto-dipendenti]. Mio marito potrebbe andare a lavorare in bicicletta e non ci va. Mio suocero, pure. Però, giustamente, anche la strada non aiuta. Però, per quanto mi riguarda, io la lascerei a casa volentieri…”(gruppo giovani) “…Io penso che [la rinuncia all’uso dell’automobile] dovrebbe essere un intervento, cioè più che altro una cosa graduale, certo non da un momento all’altro. Per esempio muoversi con l’autobus…”(gruppo giovani) 16 L’utilizzo di mezzi alternativi alla macchina è circoscritto ad una minoranza di partecipanti. Chi usa la bicicletta lamenta non tanto la scomodità del mezzo in particolari situazioni atmosferiche quanto la sua pericolosità. Mancano inoltre le rastrelliere per le biciclette che potrebbero rappresentare un incentivo, se pur minimo. “…I miei tempi di spostamento sono dettati dalla bicicletta. Mi sposto solo con la bicicletta. Abito a San Fruttuoso e qualsiasi cosa è distante. [Prendo la bicicletta sempre], anche quando ha nevicato ultimamente, sono stato sommerso dalla neve”… (gruppo giovani) “…No, io pioggia, neve, grandine sono sempre in bici. Ma se devo trasportare qualcosa sono obbligata a prendere la macchina, perché se devo andare, non so, a portare una cosa a riparare, non ci posso andare in bici, per cui devo prenderla per forza, ma non perché io abiti lì. Perché io in realtà vado fino a una zona in bicicletta, perché odio talmente tanto stare in coda dietro dei deficienti che non avanzano mai…” (gruppo adulti) “…Se devo prendere i mezzi, vado a piedi o in bici…” (gruppo adulti) “…vado in bicicletta, uso il meno possibile la macchina, però rischio la vita tutte le volte che esco di casa…” (gruppo adulti) “…Mettessero anche qualche rastrelliera per le bici sarebbe carino, visto che c’è un sacco di gente che gira in bicicletta…” (gruppo adulti) Altre alternative che gli intervistati propongono per migliorare la mobilità in città sono l’allungamento della metropolitana o il ripristino della linea tramviaria. “…Secondo me la metropolitana sarebbe una bella idea, soprattutto per i collegamenti con Milano. Io quando andavo all’università dovevo alzarmi tutti i giorni, prendere il pullman, e considerando la non efficienza dei mezzi pubblici… e col traffico, io a Milano col pullman ci arrivavo in un’ora e mezza. Mentre col treno ci si sposta in modo velocissimo. La metropolitana sarebbe stata comodissima…” (gruppo giovani) “…Comunque quando c’era il tram, che da Monza andava a Sesto S. Giovanni… Cioè adesso li tolgono dappertutto, anche a Milano, perché effettivamente costano di più, però almeno tu sai che parti e che arrivi, mentre il pullman quando c’è traffico… nelle città trafficate…” (gruppo giovani) “…Anche il collegamento Monza-Milano… Adesso non so quanto sia il costo di un tram, però il tram non risente del traffico. E penso che sia anche meno costoso fare i binari del tram che scavare per fare la metropolitana…” (gruppo giovani) “…Il tram non è fattibile, secondo me, costruire tutte le linee…La metro sì: costruire un collegamento diretto con Milano sarebbe un’ottima cosa. Ma il tram non è fattibile…” (gruppo giovani) “…La metro è qui: a Cinisello l’hanno portata…” (gruppo giovani) “…Adesso la stanno costruendo [la metropolitana], all’inizio di Corso Milano, cioè un po’ fuori…” (gruppo giovani) “…Se ci fosse la metropolitana soprattutto… [i monzesi sarebbero meno autodipendenti] …” (gruppo giovani) 17 Il gruppo degli adulti, nei confronti della possibilità di cambiare stile di mobilità, è più pragmatico e considera indispensabile vagliare prima le alternative. Alcuni interventi che potrebbero incrementare l’utilizzo dei mezzi riguardano la diminuzione del prezzo dei mezzi pubblici, la maggior frequenza di passaggio, un miglioramento dell’igiene dei mezzi e un rinnovamento del parco macchine. Si propone inoltre di pensare ad una riorganizzazione complessiva del sistema del trasporto pubblico, che lo renda più aderente alle esigenze dei cittadini attraverso lo studio delle loro esigenze. “…[Sarei disposta a cambiare il mio stile di vita rinunciando all’automobile, ma] dipende cosa ci offrono per cambiarlo…”(gruppo adulti) “…[Per rinunciare all’automobile vorrei] che il biglietto [dell’autobus] costasse meno…”(gruppo adulti) “…A parte la cifra, [per rinunciare all’automobile vorrei] che [il biglietto dell’autobus] durasse di più. Per esempio il giovedì, di solito vado a piedi al mercato e torno in pullman. Con un biglietto, non faccio in tempo. Voglio dire: uno va per fare una passeggiata, vado a Milano e li spendo più volentieri, perché in metro ci metto un quarto del tempo. Col biglietto della metro prendo che il tram che voglio e dura di più…Eh, certo [che è una questione economica]! Altrimenti vado in macchina, spendo uguale ma vado e torno quando voglio. Poi vabbè, faccio 25 giri e torno a San Biagio a posteggiare…”(gruppo adulti) “…Tante volte non so se i monzesi prendono la macchina non perché vogliono prendere la macchina o perché sono costretti. Passano molto più frequentemente i mezzi, a Milano rispetto a Monza. Monza è vero che è una piccola città, però devo dire che se i mezzi fossero più frequenti probabilmente molti non userebbero la macchina…”(gruppo adulti) “…Siamo costretti a usare la macchina. Gli autobus a volte passano ogni mezz’ora, se perdi quello…”(gruppo adulti) “…E se invece di mettere questi pullman immensi mettessero tanti pullman un po’ più piccoli…Puoi rallentare le corse nelle ore meno piene. Veramente, a parte l’ora di punta, sono vuoti i pullman, sempre…”(gruppo adulti) “…Io per andare al lavoro dovrei prendere due linee. L’ho dovuto fare quando c’era la neve, non è stato bello. Il problema è che sono poco frequenti…”(gruppo adulti) “…I mezzi sono molto vecchi, puzzano in modo orripilante, i guidatori degli autobus, non so che criterio usino per reclutarli, ma sinceramente telefonano mentre guidano (…) Però a noi è vietato. I mezzi sono lerci…”(gruppo adulti) “…Secondo me ci sono delle linee di autobus, e anche frequenze modulabili rispetto alla grandezza; siccome è molto inquinata Monza, come tutto il resto dell’Italia, sarebbe adeguato e forse non sarebbe così difficile riuscire semplicemente a stabilire quante persone vanno in quella determinata… Perché ci sono delle linee che non possono essere soppresse, ma che non hanno un’utenza così grande…”(gruppo adulti) “…Bisognerebbe vedere gli orari, e fare un referendum…”(gruppo adulti) “…E poi oltretutto il costo non è che sia così basso, voglio dire… A Milano uno con un Euro si prende la metropolitana e ci mette meno…”(gruppo adulti) Per incoraggiare l’utilizzo dei mezzi pubblici gli intervistati chiedono al Comune di avere una parte più attiva, in termini di investimento, ma anche di incentivo. Introdurre agevolazioni per determinate fasce sociali, iniziative di chiusura del traffico con l’offerta del trasporto pubblico gratuito, aumentare il numero delle rastrelliere per le biciclette. 18 “…Il Comune dovrebbe investire nei mezzi pubblici. Mi piacerebbe capire se compro perché poi la gente ci va, e quindi ho fatto un investimento, oppure poi la gente va comunque con la macchina…”(gruppo adulti) “…La differenza che c’è tra Milano e Monza… Quando c’è stata l’ultima domenica dell’austerity, Milano ha offerto un biglietto [dell’autobus] per tutta la famiglia, qua ognuno doveva pagare, quindi…”(gruppo adulti) “…Così come non danno la Carta d’argento, come fanno altre città all’estero…”(gruppo adulti) “…Il fatto di dare alle famiglie la possibilità di usare il bus a basso prezzo. Altrimenti prendiamo la macchina, e facciamo anche prima, a parte i posteggi. O a piedi…”(gruppo adulti) Il tema della qualità ambientale, ed in particolare quella della qualità dell’aria, viene immediatamente associato a quello del traffico. Il problema dell’inquinamento è molto sentito dai partecipanti. Monza viene considerata una città che potrebbe fare di più per tutelare la salute dei cittadini, anche se è vicina ad un polmone verde come il Parco di Monza. “…Anche lo smog, col passeggino, come in bicicletta… Uno deve fare tutte le strade possibili immaginabili per evitare di portarli [i bambini]… Io sto qui vicino. Per esempio a Mantova hanno fatto una marea di zone pedonali, io faccio un confronto, visto che vivo queste due realtà. Cioè hanno fatto piste ciclabili…” (gruppo giovani) “…Io posso sempre portare i figli al Parco, perché lì sono tranquilla dell’aria che respirano...” (gruppo giovani) “…Di Monza mi piace la qualità della vita buona, è positivo il Parco di Monza: io abito a Muggiò e quindi non ho un’area verde così grande…” (gruppo giovani) Le domeniche ecologiche sono iniziative che piacciono ai rispondenti, perché avvicinano il vissuto della città alla percezione della città ideale. “…Più giornate ecologiche, vogliamo tutte le domeniche a piedi! ...” (gruppo giovani) “…[Nella città ideale c’è] l’atmosfera di una domenica senza auto...” (scheda gruppo adulti) 19 Il tempo per i servizi di pubblica utilità “…le persone che lavorano devono sempre galoppare, correre…” Gli impegni burocratici rappresentano un peso per la maggior parte degli intervistati. Emerge lo stereotipo del servizio pubblico lento e poco efficiente: l’azienda sanitaria, gli uffici del Comune, ma anche la posta, le banche e gli orari dei negozi vengono considerati un problema dal punto di vista dei rispondenti. “…Il servizio pubblico non funziona…”(gruppo giovani) “…Ho una disputa, io, con la posta… Le raccomandate le mandano alla posta centrale. Quando ci sono i vari distaccamenti delle poste…”(gruppo giovani) “…Io spesso sono in banca, in posta. Sugli uffici comunali il problema è l’orario. Cioè ci sono tanti uffici, l’orario non è uniforme. Per me tutti gli uffici dovrebbero avere lo stesso orario per semplificare…” (gruppo adulti) “…Poi la posta: è vero che ci sono sempre code, però bisogna anche…; io per esempio, che ho la macchina e la bici di riserva, a prenotare le visite ci vado la mattina alle 8 per primo, e non c’è nessuno…” (gruppo adulti) “…all’ASL è una cosa improponibile…” (gruppo adulti) “…La posta mi pesa tantissimo. A ogni posta ci sono code di almeno mezz’ora, o che c’è gente, o che non c’è gente. O non c’è l’impiegata, oppure quando ci sono 30 persone c’è un’impiegata sola…”(gruppo giovani) “…I tempi sono sempre quelli: quando vai all’ospedale, quando vai a pagare il CUP è veramente un incubo…”(gruppo giovani) Fondamentalmente il problema non è la disponibilità di servizi, ma il mancato coordinamento dei loro tempi con quelli individuali. “…Sì, tutti i servizi sono nelle strette vicinanze…”(gruppo giovani) “…Non devo andare a Milano per comprare qualcosa…”(gruppo giovani) “…Nella Brianza anch’io ho tanti amici che quando possono vengono a Monza quando possono perché trovano tanti negozi, tanti servizi…”(gruppo giovani) “…le persone che lavorano devono sempre galoppare, correre, perché i negozi non sono aperti: c’è questo malefico lunedì, che non si capisce perché il lunedì mattina è aperto ma lunedì pomeriggio no. Quindi bisogna precipitarsi a prendere la macchina e andare in un supermercato grosso quando magari in realtà ti serve poco e al supermercato spendi un sacco di soldi…”(gruppo adulti) 20 Per quanto riguarda gli uffici comunali il problema principale è rappresentato dagli orari. Gli intervistati lamentano una scarsa informazione sugli stessi, assieme ad una carenza di organicità e omogeneità tra i diversi servizi. “…Per gli uffici comunali il problema è l’orario. Cioè ci sono tanti uffici, l’orario non è uniforme. Per me tutti gli uffici dovrebbero avere lo stesso orario per semplificare. Io per esempio adesso lavoro in un Comune, adesso si sta attivando il problema multe che tu devi pagare, viene stampato in automatico l’orario di apertura dell’ufficio, e questo facilita…”(gruppo giovani) “…E sennò telefoni, e non te lo dicono [l’orario di apertura degli uffici]!…”(gruppo giovani) “…Già è brutto perché gli uffici sono uno da una parte e uno dall’altra (gli uffici comunali). Poi per esempio l’ufficio delle imposte dirette, dove si fa il codice fiscale eccetera, ha un orario stupidissimo che non ricordo neanche, l’anagrafe ne ha un altro, gli orari andrebbero riformati…”(gruppo giovani) “…[Io ho a che fare con l’ufficio tecnico, in qualsiasi Comune, in qualsiasi ufficio tecnico… e capita che un ufficio tecnico, come quello di Monza, riceve solo tre volte alla settimana e solamente la mattina; ci sono code interminabili…”(gruppo giovani) “…solamente nel nostro paese esiste il prefestivo. Che poi uno va in una città e trova tutto chiuso, e gli dicono: “Domani è il patrono”. E dice: “Ma come faccio a sapere che domani è il patrono e quindi oggi è prefestivo?”. E gli orari sono difficilissimi da trovare, da capire quando è aperto, quando è chiuso…”(gruppo adulti) “…Per esempio mio figlio ha ricevuto una lettera, doveva presentarsi in Comune per ritirare un certificato per le votazioni. Dalle 8 a mezzogiorno, da lunedì a venerdì. Ma in quegli orari è sempre a scuola. E mettere un giorno al pomeriggio? (…) Se sanno che è studente, dagli la possibilità di andare in altro orario…” (gruppo adulti) L’introduzione dei servizi telefonici, che fanno da filtro oppure offrono un servizio di informazione, e avrebbero lo scopo di snellire le pratiche burocratiche, non sembra essere molto apprezzata dagli intervistati. In generale emerge la sensazione di inefficienza e si riscontrano problemi di attesa. Inoltre, emerge la percezione di non riuscire a risolvere problemi. 21 “…Ci sono tutti i numeri verdi, “chiamate il numero per prenotare”, il CUP per spostare… Cioè, io mi attacco al telefono, ci passo delle giornate intere perché non riesci a prenotare se non vai là. E là perdi minimo un’ora…” (gruppo giovani) “…Non mi parlare dei numeri verdi! E’ una lotta continua! (…) Guarda, non rispondono proprio! Io quelli che ho provato io… Risponde giusto quello dell’assistenza alle auto… (…) Trovarmi il CUP libero dalle 14 alle 16… io sfido chiunque (…) Fidati: è staccato! Ho dichiarato guerra ma non l’ho vinta. Sono sempre perennemente staccati…” (gruppo giovani) “…Francamente [il servizio di numero verde] è inutile…” (gruppo giovani) “…Però, se [i servizi di numero verde] migliorassero sarebbe bene…” (gruppo giovani) “…Io dico, di solito, per la mia esperienza, i numeri verdi dei servizi pubblici rispondono. Invece i call center aziendali non rispondono mai. Può essere un controsenso ma è così…” (gruppo giovani) “…Il fatto del telefono, chiami, c’è il centralino e la chiamata non arriva mai…” (gruppo adulti) “…Telefoni al centralino del Comune, dici: “Posso parlare con Lei?” e dice: “No, per quello…” (gruppo adulti) “…Un numero dove rispondano e mi diano tutte le informazioni che chiedo, così se mi muovo sono sicura di arrivarci. (…) Telefonando prima di uscire di casa. Se devo, non so, andare al medico, alla piscina comunale piuttosto che… e voglio sapere a che ora apre e a che ora chiude, vorrei il numero… non prendere la bici e andare fino al medico… (…) E poi dopo telefoni, al mattino non ci sono, eccetera…” (gruppo adulti) Nonostante le critiche alcuni intervistati evidenziano la percezione di un cambiamento avvenuto negli ultimi anni, sia a livello di organizzazione sia dopo l’introduzione dell’informatizzazione di alcuni servizi pubblici. “… adesso sì, per internet si riesce, bene o male, a fare certificati… Alcune cose si riescono a fare. Adesso, comunque, noi abbiamo internet, siamo bene o male giovani e riusciamo a sbrigarcela un attimino, anche per la banca e per qualsiasi cosa, però una persona anziana… Io vedo mia mamma, internet e computer non sa neanche cosa sono, per cui si fa tutte le code…”(gruppo giovani) “…Ad esempio il Comune di Monza (adesso lo dico perché è una cosa che mi ha toccato)…Una volta ho iscritto il primo figlio quando è nato, avevo appena partorito…e devi girare, di qua e di là, perché il marito non può. Adesso, ad esempio, con la seconda figlia, il codice fiscale te lo mandano a casa, la Carta servizi te la mandano a casa…Hanno un attimino modificato…Una cosa più comoda. Per cui, nel giro di 3 anni ho visto sicuramente un miglioramento…”(gruppo giovani) “…Per esempio le bollette puoi pagarle non più in posta ma in banca. L’unica cosa, se devi fare degli esami all’ospedale, devi prima prenotare. A parte il tempo che poi ci vuole per farsi dare degli appuntamenti…”(gruppo adulti) Proposte per il coordinamento dei tempi della città “…Se il Comune aprisse magari anche una volta la sera, come fanno i negozi… magari con turni…” La dimensione collettiva dell’organizzazione dei tempi della città non viene compresa appieno dagli intervistati. Essi percepiscono la gestione del tempo come un fatto prevalentemente individuale: a chiunque voglia massimizzare l’utilità che ricava dall’uso del tempo, spetta il compito di programmare nel dettaglio la propria giornata, se non della propria settimana. “…Si fa tutto autonomamente. Ci si organizza” (gruppo adulti) Tuttavia, anche se inconsapevolmente al Comune si richiede un’attività di adeguamento generale ai tempi cittadini. Gli orari, per molti degli intervistati, andrebbero senza dubbio ampliati, e distribuiti in più fasce orarie, includendo anche il sabato, in modo da dare l’opportunità ad ogni cittadino, indipendentemente dal suo ritmo di vita, di accedere al servizio. 22 “…Tutta la gente che lavora potrebbe magari il sabato… che io fortunatamente ho libero… andare a fare delle cose.” (gruppo adulti) “…vorrei un ampliamento, perché a unificarli si rischia ancora di più di sovraffollare…” (gruppo giovani) “…Magari anche ampliarli. Alcuni uffici sono aperti solo la mattina, oppure un giorno fanno il pomeriggio, però diventa complesso” (gruppo giovani) “…L’apertura degli sportelli (…) deve essere più flessibile e comunque non legata solamente a quei particolari orari che hanno loro…” (gruppo giovani) “…Già è brutto perché gli uffici sono uno da una parte e uno dall’altra (gli uffici comunali). Poi per esempio l’ufficio delle imposte dirette, dove si fa il codice fiscale eccetera, ha un orario stupidissimo che non ricordo neanche, l’anagrafe ne ha un altro, gli orari andrebbero riformati. Poi la posta: è vero che ci sono sempre code, però bisogna anche…; io per esempio, che ho la macchina e la bici di riserva, a prenotare le visite ci vado la mattina alle 8 per primo, e non c’è nessuno (…).per esempio in posta vado sempre in posta centrale perché è aperta fino alle 19, e se uno va alle 18.30-19 trova quasi… meno gente. Sì, è un rischio, perché magari non trovi parcheggio, però…” (gruppo giovani) “…Se il Comune aprisse magari anche una volta la sera, come fanno i negozi… magari con turni…” (gruppo adulti) “…Un altro modo per eliminare le code agli sportelli, viste molto spesso come una delle inefficienze meno sopportabili, sarebbe una migliore comunicazione tra le istituzioni e il cittadino, in particolar modo, come sottolineano soprattutto i meno giovani, attraverso lo strumento telefonico…” (gruppo adulti) “…Un numero dove rispondano e mi diano tutte le informazioni che chiedo, così se mi muovo sono sicura di arrivarci. (…) Telefonando prima di uscire di casa. Se devo, non so, andare al medico, alla piscina comunale piuttosto che… e voglio sapere a che ora apre e a che ora chiude, vorrei il numero… non prendere la bici e andare fino al medico…E poi dopo telefoni, al mattino non ci sono, eccetera…” (gruppo adulti) Non doversi spostare per ottenere un’informazione o anche solamente per sapere l’orario di apertura, quindi, semplificherebbe di molto il disbrigo delle pratiche burocratiche. Tanto più che quanti sono più avanti con l’età non hanno ancora dimestichezza con gli strumenti informatici; per i giovani, al contrario, pare che negli ultimi anni le novità tecnologiche abbiano cambiato la situazione in meglio. “…Peccato che non ci siamo ancora attrezzati per internet, cose così, perché se volessimo potremmo richiedere anche certificati anche al Comune, tramite computer.” (gruppo adulti) “…No, internet non mi piace” (gruppo adulti) Gli intervistati non hanno invece espresso un giudizio molto articolato sull’utilizzo di sportelli Bancomat, distribuiti in varie zone della città, per l’acquisizione di certificati e in generale per un’accelerazione del flusso di informazioni tra Comune e cittadino. Sembra quindi che non conoscano appieno lo strumento, o che lo giudichino tutto sommato irrilevante. 23 “…[Gli sportelli Bancomat per servizi civici, certificati, ecc.] fino a poco tempo fa c’erano, e sono miseramente falliti. (…) Non so se non ci andasse nessuno oppure no: sono scomparsi.” (gruppo giovani) “…A Mantova lo facevano [il servizio degli sportelli Bancomat per certificati ecc.]. Adesso non so perché sono anni che non vivo più… Molto comodo” (gruppo giovani) La fusione dei vari sportelli in uno sportello unico non riscuote molto favore: lungi dall’essere una semplificazione, per molti intervistati questa innovazione creerebbe ancora più confusione, moltiplicando il problema delle code. “…Secondo me si creerebbe una fila immensa…” (gruppo giovani) Gli intervistati sembrano invece più possibilisti sulla fusione limitata a determinati uffici, al fine di creare un numero ridotto di sportelli, uno per ciascun settore. “…Unico in un determinato settore va bene, ma in più settori no…” (gruppo giovani) “…Però ad esempio il CUP, tutto sommato ha agevolato, perché uno va là, paga, prenota…” (gruppo giovani) Controverso è anche il tema delle banche del tempo, che per qualcuno sono utili per la gestione del tempo, mentre per qualche altro non spostano assolutamente il problema della carenza di tempo libero. 24 “…E’ un’associazione che ha degli iscritti… tu offri un servizio che puoi dare e in cambio, in base al numero di ore che fai, accumuli queste ore e queste ore ti vengono restituite in base alle tue esigenze. Ad esempio, ho bisogno di imbiancare: uno si offre di imbiancare, per tot ore che ho lavorato, lui lavora per me. (…) Io l’ho imparato a scuola, e poi… io non l’ho visto realizzato, però so che esiste.” (gruppo giovani) “…Come idea è interessante, però non si può comparare una prestazione a qualunque altra...” (gruppo giovani) “…Sarebbe utile se ci fossero molti iscritti.” (gruppo giovani) “…Il problema è quello della fiducia, comunque. Se è una persona conosciuta, probabilmente sei più tranquillo” (gruppo adulti). “… [Non partecipo perché] bisogna avere la necessità di qualcosa e dare in cambio qualcos’altro, però dev’essere anche una necessità continuativa, non può essere una cosa “Domani mi serve quello”. No. Io come abitudine, diciamo, ho bisogno di quel certo servizio.” (gruppo adulti) “…Io il tempo ce l’avrei. Però non lo faccio, perché stimo e trovo più utile delle persone che lavorano come volontariato per qualcuno che non può ridare qualcos’altro. (…) Per esempio, se io gli dico: “Ho due ore, tre ore al giorno”, e lui o lei per ipotesi dice: “Ma che me ne devo fare?”. Cosa potrei fare? Forse andare a casa di qualcuno a fargli la pulizia, se avesse bisogno, o fargli la spesa, o andare in banca, in posta, non so… delle cose che io faccio già normalmente nella mia vita. Ma non vedo perché questo mi debba restituire” (gruppo adulti) “…Ma io se ho due ore, personalmente, preferisco fare volontariato. Ma la vita è una scelta! Uno preferisce una cosa, un altro un’altra. (…) Io faccio volontariato e lo faccio in un certo settore, e a questo punto non vado alla banca del tempo. Avrei magari bisogno di avere, non so, lezioni di informatica, perché non sono molto brava, però poi non sono disponibile perché faccio altre cose.” (gruppo adulti) “…Eh, bisogna avere il tempo, perché se non ha il tempo… Si chiama Banca del tempo proprio perché c’è del tempo da dare o da avere.” (gruppo adulti) Spesso i genitori di bambini in età scolare si trovano ad affrontare anche i problemi di gestione del tempo legati all’accompagnamento dei bambini da casa a scuola e viceversa. L’ipotesi della creazione di “percorsi sicuri” casa-scuola, in cui il tragitto dei bambini è sorvegliato da persone terze (vigili, ma anche privati cittadini) è vista con molto favore dagli intervenuti al focus. “…La nostra scuola materna ha aderito [alla sperimentazione dei percorsi sicuri casa-scuola], e abbiamo fatto una giornata i cui il vigile ci ha accompagnato a scuola, ovviamente per un breve tratto: molto carino. (…) I negozianti addirittura [oltre ai nonni- potrebbero contribuire stando attenti ai bambini]” (guppo giovani) “…Ma non ho capito: è per una volta [il progetto di percorsi sicuri casa-scuola]?” (gruppo giovani) “…Bisogna portarla avanti nel tempo [l’idea dei percorsi sicuri casa-scuola].” (gruppo giovani) “… [Il progetto di percorsi sicuri casa-scuola è] fondamentale, perché noi siamo in un bel vialone dove devono attraversare i bambini. Dove abitiamo noi, poi, c’è una fabbrica. Qui passano in continuazione i TIR, che vanno avanti e indietro. La strada a un certo punto diventa una strettoia, non c’è marciapiede. Ci sono i dossi. L’autobus è carissimo, lo pago sempre senza sconti, perché lavorando in due si supera il reddito. I camion passano veloce, anche se ti appiccichi al muro sono pericolosissimi, per non parlare quando piove. Lì non so come andrà a finire, vogliono fare il sottopassaggio, vedremo.” (gruppo adulti) “…E’ veramente molto interessante questa cosa [dei percorsi sicuri casa-scuola]. Anche dove abito io c’è un unico portone, il mio, che essendo molto vecchio è a filo strada e non riesco neanche a uscire. Abbiamo chiesto lo specchio, non ce l’hanno messo.” (gruppo adulti) “…Secondo me è fattibile [l’idea dei percorsi sicuri casa-scuola]. Sarebbe anche carino che mettessero gli scivoli all’uscita delle scuole elementari. Ad esempio la De Amicis, che è in pieno centro, non ha lo scivolo. E come si arriva con i passeggini? Ci sono le auto parcheggiate lì, e c’è un bel marciapiede alto alto. E’ sicura, credo bene, è in zona pedonale, al bambino non può succedere niente. Ma devono scavalcare le auto e poi non ci sono gli scivoli. E’ veramente una cosa orripilante.” (gruppo adulti) Anche il progetto di aprire gli edifici scolastici il pomeriggio, per favorire l’aggregazione di ragazzi e adulti, è apprezzata dagli intervistati, anche se c’è chi è di opinione fermamente contraria. 25 “…Nella mia scuola [l’uso pomeridiano degli edifici scolastici, per aggregazione, incontri, attività] si fa praticamente ogni giorno (…) Sì [è utile]. Noi abbiamo “Progetto Monza”, e la maggior parte delle attività avviene nella nostra scuola, e adesso sono aperti i dibattiti…” (gruppo giovani) “…Io ti dico sì [cioè l’uso pomeridiano degli edifici scolastici è utile], però per me non è l’importante essere qua, nella scuola, cioè come spazio. (…) Il problema è l’attività che si propone.” (gruppo giovani) “… [L’uso pomeridiano degli edifici scolastici è utile] per sopperire al problema, per esempio, degli spazi per studiare.” (gruppo giovani) “…Più attività di teatro, di cinema: sono cose che possono influire su una migliore qualità della vita” (gruppo adulti) “…[L’uso pomeridiano degli edifici scolastici, per aggregazione, incontri, attività] sarebbe MOLTO BELLO” (gruppo adulti) “…Lo fanno [l’uso pomeridiano degli edifici scolastici], la ginnastica…(…) Già lo fanno, va molto bene. (…) [Le palestre delle scuole pubbliche] costano anche meno delle palestre private, una cosa che funziona” (gruppo adulti) “…No! (…) Lo fanno [l’uso pomeridiano degli edifici scolastici] e io mi sono sempre opposta. E sono stata cinque anni nel consiglio di classe. Perché dipende da CHI ci va dentro, e da CHE COSA ci fanno dentro, e dallo stato della scuola. Perché per esempio alla De Amicis, che ha una torretta sopra, davano il permesso alla Corale monzese di andare a cantare, andava tutto bene, il problema è che poi si sono accorti che la soletta era pericolante. Oppure hanno chiesto quelli del karate di usare la palestra. Sono scuole che hanno dei luoghi grandi… intanto a me non vca giù che ci vadano degli adulti nel pomeriggio, dove poi si siedono i bambini e i ragazzini. (…) Le palestre, che già sono poche e scarse, sono fragili (…) Ci sono tanti posti, anche scuole, dove si può fare senza toccare le scuole più vecchie. Ma non vedo il motivo di utilizzare le palestre delle scuole (…) Alla Ruberti c’è una bella palestra grande e si può fare, ma alla Ruberti! (…) Ma non si può dire adesso che si può farlo dappertutto.” (gruppo adulti) Il ruolo delle informazioni al cittadino-utente rappresenta un elemento fondamentale per migliorare l’interazione con i servizi. “…[Sulla possibilità di una rete informativa tra i vari servizi] Certo. Tantissime code si formano perché la gente va a chiedere informazioni. Quindi c’è l’esigenza di essere informati prima sulle modalità del servizio…” (gruppo giovani) L’house organ del Comune viene citato spontaneamente dai rispondenti del gruppo adulti come una delle principali fonti dell’informazione di servizio, anche se non a tutti piace il modo in cui viene realizzato. La sua distribuzione non è uniforme, e sembra concentrata maggiormente nel centro città. “…A me che abito un po’ fuori [la rivista Comune Informa] è da poco che arriva, perché da noi anche annunci pubblicitari, giornalini, ne arriva un quarto rispetto al resto della città. Adesso ultimamente sta cominciando ad arrivare di più…” (gruppo adulti) “…L’ultima pagina [di Comune Informa]. La prima o l’ultima pagina. (…) Io strappo la pagina e ce l’ho appiccicata in corridoio, dove ho tutti i cartellini, le cose…” (gruppo adulti) “…Comunque [nel]la rivista del Comune [Comune Informa] ci sono tutti gli elenchi…” (gruppo adulti) “…Io non riesco più neanche a leggerla [la rivista Comune Informa]. A parte che è impaginata malissimo, e che non si riesce mai a trovare quello che interessa…(…) perché non è pratica. (…) Non è pratico il formato: è troppo grosso e non ci sta da nessuna parte. Poi alla fine ho messo in un cassetto. Non è più come una volta, che era un bel libretto e lo mettevi sotto il telefono…” (gruppo adulti) In tema di informazione emerge da parte degli intervistati una critica sulle informazioni di servizio che il Comune dovrebbe trasmettere. Spesso le iniziative che vengono realizzate non vengono pubblicizzate e introdotte da un’adeguata informazione e i cittadini si affidano al passaparola. 26 “…Per esempio anche le attività belle che fa il Comune, è un passaparola, sembriamo dei carbonari. E noi non si deve sapere dove c’è musica… Dove? Non c’è scritto da nessuna parte, e allora ti muovi perché te l’hanno detto. (…) Non c’è comunicazione nell’immediato. Magari nel libretto c’è tutto il mese, poi però tu non ti puoi ricordare quando lo ricevi il 3 che il 24 cantano al Duomo…” (gruppo adulti) “…Le informazioni le mettono solo in centro, è difficile trovarle nella periferia. Oppure devi andare alle circoscrizioni. C’è poca pubblicità. Poca pubblicità per le manifestazioni che in Comune fanno. Pubblicità che dovrebbe essere su tutta Monza…” (gruppo adulti) “…Invece se si attaccassero manifesti al semaforo… Io le novità purtroppo le vedo quando sono ferma al semaforo, che vedo tutti i cartelloni…” (gruppo adulti) 27 Metodologia L’indagine di tipo qualitativo è stata realizzata utilizzando la tecnica del focus group. Questa metodologia consiste in una discussione di gruppo, composto da 7/10 persone, che sono invitate da un moderatore a parlare tra loro di su un argomento specifico. L’obiettivo è rilevare le opinioni e gli atteggiamenti dei partecipanti, nonché approfondire e spiegare le motivazioni che sottendono ai medesimi. A differenza del colloquio individuale o dalla semplice intervista strutturata, il focus group permette di innescare le dinamiche di gruppo, quindi le interazioni, che consentono una maggior spontaneità, una caduta delle resistenze dei partecipanti, un maggior confronto e di conseguenza una migliore comprensione delle problematiche, delle aspettative e delle reali opinioni relativamente all’argomento oggetto di studio. Sono stati realizzati due focus group con cittadini di Monza, il 9 e il 10 marzo presso la sede dell’Urban center del Comune. Le discussioni di gruppo hanno avuto una durata di due ore circa. I commenti alle verbalizzazioni raccolte sono stati effettuati sulle trascrizioni dei due gruppi, in precedenza audioregistrati. Tutti gli elementi così raccolti hanno dato luogo ad un’analisi di taglio qualitativo e verranno utilizzati nell’ambito della fase quantitativa della ricerca. Caratteristiche dei partecipanti All’indagine hanno partecipato 16 soggetti con le seguenti caratteristiche: Sesso: maschio femmina 6 10 18-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni più di 64 anni 5 4 2 2 2 1 Età: 28 Professione: libero professionista ricercatore universitario impiegato operaio studente casalinga pensionato 1 1 2 2 6 2 2 Lei ha figli? sì no 29 9 7 per publica.swg Silvia Sbisà [email protected] 30 SWG trieste trieste 34133, via s. francesco 24 telefono +39.040.362525 fax +39.040.635050 SWG milano milano 20144, via solari 8 telefono +39.02.43911320 fax +39.02.4986773 SWG bologna bologna 40126, via altabella 7 telefono +39.051.2960733 fax +39.051.2960725 SWG S.r.l. - sede legale: via S.Francesco, 24 - 34133 Trieste - partita iva 00532540325 - member of HarrisInteractive Iscrizione CCIAA ts 00532540325 - capitale sociale euro 58.076,20 i.v. – SEDI DI TRIESTE E MILANO CON SISTEMA QUALITÀ CERTIFICATO