Lion Bor
MISTERO MEDIEVALE
Antefatto
Mostra di libri antichi miniati e di oggetti di varia natura del mondo medievale.
L’attenzione è attratta da un passo di uno di tali libri.
Mistero medievale
«Dalla congiunzione tra il Santo Michele Arcangelo e il Corpo Cattedratico della Curia
Arcivescovile, nascerà un giorno il punto della discoverta dell’arcano canovaccio che lega i
capisaldi del dominio delle mitre e delle spade e degli archibugi, passando per le tenebre che
conservano. Ma lo passo sarà ritardato da errata convinzione, essendo più confacente alla
discoverta il mondo archètipo delle acque».
-Ha tutta l’aria di essere una profezia...
-O una predizione...
-Ma è come un rebus... Sembra che voglia dare delle indicazioni...quasi un segreto che non riesce a
mantenere oltre la morte che prima o poi...l’aspetta.
-Però, in quel segreto deve esserci qualcosa di importante...per cui...
-Sì, quasi geloso di dover tramandare una eredità...senza che chi ne possa essere il destinatario ne
carpisca tutta la consistenza...senza soffrire per ottenerlo. Gratis, insomma.
-E allora, lui ha fatto una sciarada, una frase nascosta, una criptografia, un rebus...
-Ci mette pure un canovaccio...e pure arcano...
-Se è arcano, contiene un segreto, una soluzione nascosta...
-Già, poiché il canovaccio è un traliccio di fili...una trama che lascia spazi...caselle...
-Sì, come un cruciverba, le parole crociate, insomma.
-Già, arcano... Parole nascoste nel cruciverba...un segreto...
-Magari, inconfessabile...direttamente...per cui...
-...quella indicibile confessione viene destinata a chi, un giorno, con spirito da detective indaga e...
-...e se lo scopre prende pure il premio che da qualche parte è nascosto...
..-...nelle tenebre che conservano... Il tesoro nascosto sottoterra...
-Ma che diavolo sarà questa congiunzione tra il Santo Michele Arcangelo e il corpo cattedratico della curia
arcivescovile?
-La congiunzione...ah, ah, ah, non è che ci fosse qualcosa di carnale tra qualcuno...
-Qualche prete gay, ah, ah, ah...
-Congiunzione...congiunzione...ma che c’entra il Santo Michele Arcangelo?... Ha avuto qualche visione,
che diavolo c’entra un angelo?
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-C’entra, c’entra...
-Porca miseria, gli angeli stanno in cielo!
-Ma la congiunzione riguarda anche qualcosa di celeste, le costellazioni...
-Sì, e allora dovrebbe esserci una corrispondenza tra costellazioni, come il Santo Michè e il corpo
cattedratico.
-Quale costellazione si identifica nell’uno e quale nell’altro?
-Uhm, mi pare che, se andiamo a parare con le costellazioni, risulterà tutto campato per aria!
-Sì, infatti. E dopo che finiamo a guardare le stelle, come ci muoviamo in seguito?
-Con la slitta di Babbo Natale, ah, ah...
-Sì. Cielo, slitta, Via Lattea, latte versato, lacrime sul latte versato...
-Ma che fai, prendi per il culo?...
-No, devi dire: prendi per lo culo...
-Sì, perché dice che “lo passo sarà ritardato”...
-...perché sarà “più confacente alla discoverta, il mondo archetipo delle acque”...
-Come vedete, è inutile che ci imbarchiamo con il latte, quando si parla inequivocabilmente di acqua.
-Ma che cazzo c’entra l’archètipo?..
-Archètipo, composto da archè, principio, e typos, modello... Modello originale.
-Sì, come il peccato... Chissà che non c’entri il Santo Michè, per questo.
-Non credo che parlando di etimologie risolviamo niente di niente.
-Ma poi, il mondo archètipo delle acque, che è? il mondo primordiale dell’acqua o un luogo primordiale
fatto per l’acqua?
-Una brocca di argilla?
-Questo è davvero banale, stiamo finendo nel ludibrio.
-Ma ragazzi, non è che stiamo prendendo la cosa troppo sul serio? La sera è fredda, qui siamo al caldo,
un bel fuoco, cognac eccellente e bevute altrettanto eccellenti che ci lubrificano la gola e l’ugola, ma non
esageriamo, l’etilismo ci minaccia!
-Ma quella frase, chi l’ha scritta, e quando? O è una cosa aggiunta, un apocrifo, uno scherzo incluso nel
libro in una data successiva e, poi, di copista in copista...
-Se non riusciamo a decifrare la cosa, non possiamo nemmeno sapere se è un falso.
-Giusto! Allora, occorre decifrare la frase, sapere che cosa significa e che cosa sono le cose dette, come
sono correlate, dove si identificano, quali sono i luoghi e dove sono ubicati.
-Occorre analizzare. Le costellazioni, vedere le connessioni celesti, se ci sono, sennò passare ad altre
ipotesi.
-Sì, vedere se si tratta di connessioni filosofiche o reali, con luoghi, cose, posizioni.
-Si parla di capisaldi. Si tratta di cose o di spiriti?
-Spiriti? Nel senso di fantasmi?
-No, nel senso di cose non materiali, appartenenti al ragionamento o alla retorica del discorso.
-Mi sembra che l’acqua sia l’unica cosa di concreto che ci sia nella frase.
-Ma potrebbe avere il significato di qualcosa di fluido, che tende a disperdere...o a depistare.
-Ma è anche qualcosa che, in qualche modo, è l’opposto del cielo, dell’etere, dell’aereo, dell’impalpabile.
-Sì, può voler dire: non fidarti del cielo, delle costellazioni, ma stai con i piedi per terra... o meglio
nell’acqua.
-Sì, e il Santo Michele Arcangelo dove lo metti? In cielo, in terra, in acqua... È l’unica cosa di non concreto
che forse c’è.
-E l’arcano canovaccio, come e dove è ordito?
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-Deve essere la Sacra Sindone...
-Non dire stronzate, come al solito.
-Stronzata per stronzata, ve lo immaginate? Il Santo Michè, all’epoca, fa strage di preti corrotti e lo scriba è
costretto a far sparire le tracce, avvolgendoli nel canovaccio e buttandoli a mare, altrimenti accusano lui
della strage.
-Madonna, che palle! Non si riesce a ragionare seriamente.
-Ma tu, che cosa pensi, che sia serio che noi stiamo qui a discutere per ore su una cosa che, veramente
questo si può dire, non sta né in cielo né in terra? Che stiamo a ragionare su una stronzata di un libro del
quale non abbiamo guardato nemmeno l’esatta epoca?
-Sentite, il fatto che siamo qui delle ore a discutere, vuol dire che i nostri cervelli, in qualche modo, sono
stati solleticati da qualche cosa che noi abbiamo costruito essere eccitante. Altrimenti, cosa avremmo
fatto? Guardato la TV, per vedere, in quel solito schermo-oracolo, il vaticinante di turno che predice
catastrofi e fornisce ricette salvagente per cui, alla fine, ci credete pure.
-Siamo qui, comunque, a potere costruire un gioco campato in aria, per il quale facciamo finta di credere
vere certe cose inventate da noi, che siano la chiave che apre dei falsi segreti contenuti in quella frase. Ma
può darsi che, indagando su piste immaginarie, riusciamo a creare un percorso reale, duale e parallelo di
quello falso descritto, che produca la scoperta di fatti e cose comunque nascoste, grazie al nostro
immaginario creativo.
-Il nostro immaginario-collettivo creativo...
-L’ironia, come al solito...
-Bah, questa sera non concludiamo nulla.
-Ma non dobbiamo affatto concludere, perché non abbiamo nemmeno iniziato. Abbiamo solo sfrondato
qualcosa.
-L’unica cosa che sfronda, in questo momento, è il vento gelido che soffia fuori.
-Abbiamo solo sfrondato qualcosa. Bisogna fare un piano. Cominciare a esaminare tutto quello che
disordinatamente abbiamo cavato.
-Un piano su che cosa?
-Non lo so.
-Forse conviene iniziare da una cosa soltanto.
-Vedere se le costellazioni c’entrano.
-Inevitabilmente sconfineremo nell’astrologia.
-Certamente ci finiremo se la frase è soltanto simbolica e certamente ne usciremo se c’è sotto dell’altro.
-Certamente c’è un altro fatto. È passato tanto tempo dal momento in cui la frase è stata scritta. Colui che
scrisse forse si affidava a un giorno in cui qualcuno avrebbe iniziato a cercare, proprio sulla base del
messaggio.
-Allora, partiamo pure, partiamo quindi dagli astri.
-In astronomia si ha congiunzione quando due astri si trovano alla medesima longitudine.
-Ma quale astro o costellazione corrisponde all’Arcangelo e quale, e che cosa c’entra, al corpo
cattedratico?
-Forse non corrisponde proprio niente.
-Vuole dire qualcosa, ma depista.
-E poi, che ne sapeva di astri e se ne sapeva?
-Dovremmo saperne di più sul libro.
-Non esiste data sicura, e certamente, questo si sa, l’autore è ignoto.
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-Anche se la pagina non è stata aggiunta successivamente, come è probabile, poiché non vi era motivo di
introdurla in un posto qualsiasi, dobbiamo invece considerare che certamente fu introdotta
contestualmente alle trascrizioni, fatte in maniera che il messaggio esistesse e fosse in qualche modo
un’azione liberatoria per il frate, o chi realmente non sappiamo, ma che certamente fosse destinato a
essere letto il più tardi possibile e con la speranza che non avrebbe condotto alla rivelazione del mistero.
-Ragazzi, siamo stanchi e bevuti, anche se eccitati. Andiamo a dormire e, forse, riposando, domani ci
troveremo in una condizione più sobria e lucida per mandare a fare in culo tutte queste sciocchezze che
abbiamo congetturato.
-Congiunturato?
-Ma va fan...
-Tutti a nannaaaa! Santo Michè, archibugi e spade, tenebre delle acque archètipe, canovacci enigmistici,
discoverta di arcani cattedratici e mitre curiali!...
-Dopo questo, certamente, domani sarà un giorno normale.
L’indomani
-I discorsi e il cognac di ieri ci hanno fatto dimenticare di cenare.
-Vedo e sento un bell’apparato di stuzzicanti argomentazioni per il palato e l’olfatto che in questa tersa e
fredda giornata ben si dispongono nella cornice dei vetri appannati di questa immensa finestra. E, proprio,
non vedi nulla attraverso. Proprio come lo stato delle cose di ieri. Ci sono indicazioni, ma non traspare
niente.
-Stai, anche tu, ancora pensandoci? Ma guarda chi arriva...
-Sembra distrutto.
-Il troppo alcool.
-Sono prostrato.
-Ma va! Un buon caffè e una passeggiata ti rimette a posto.
-Debbo raccontarvi il sogno che ho fatto, anzi era piuttosto un incubo.
Un alato guerriero veniva giù dal cielo stellato e nero, brandendo una spada fiammeggiante da cui partì
come un fulmine folgorante che si infranse sulla cupola della cattedrale, trapassandola e, uscendo da
essa, proseguì la sua corsa velocissima fino ad abbattersi qui dove siamo noi, distruggendo la casa e
restandone solo polvere senza alcuna maceria e noi, spogliati di ogni cosa, ci trovammo a scavare
dappertutto, come cercando in più direzioni, sperando di trovare qualcosa.
- La cosa può avere un senso nell’ambito di quel minestrone di ieri notte, se continuiamo a persistere nelle
balle.
-Prepariamoci e usciamo.
-Ho paura di fare la doccia...
-Perché?
-Le acque mi perseguitano.
-Bah!
L’uscita
-Andiamo alla cattedrale!
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-Perché?
-Mah, partiamo dal tuo sogno; da qualche parte dobbiamo pure iniziare.
-Siccome la cosa è piuttosto fantasiosa, tanto vale che iniziamo da un sogno.
-Adesso dobbiamo pure salire per strade. Dopo ieri sarà una bella fatica.
-Eh, l’avventura comincia proprio in salita!
-Seguiremo la cinta muraria procedendo da sud verso nord lungo lo sviluppo longitudinale...
-Sappiamo che cosa è e dove andiamo!
-Certo, ma il nostro amico ospite è ancora digiuno di conoscenze della nostra città e, perciò, se
permettete, brevemente gli illustrerò dove andiamo a parare.
Stiamo costeggiando uno dei bordi fortificati di quel quartiere a forma di fuso detto Castello, che ha il suo
asse disposto secondo nord-sud, che è arroccato nel punto più alto della città da cui si domina tutto, sia da
un versante, da cui strapiomba la rocca e che stiamo percorrendo al di sotto, sia dall’altro, dal quale si
degrada meno a precipizio verso il basso, finendo al porto, agli stagni estesi e a tutto il resto. Ecco, in
questo fuso si controllava, al di fuori di esso, tutto ciò che ne era escluso e, al di dentro, tutto ciò che si
intramava dai capisaldi dei domini.
-Quindi, quei capisaldi sono lì?
-Sono tutti lì, gli uni contrapposti agli altri e disposti in punti cardinali e a distanze debite, come si dice, e
cioè né troppo separati né troppo vicini; quanto bastava per potersi osservare e controllare, mandare
messaggi rapidamente e riceverne la risposta altrettanto sollecitamente.
-Disposti come?
-A croce, come una croce cui manca un braccio. Archibugi a nord, mitre a sud, spade a ovest...
-E l’altro braccio?
-Forse fu tagliato o ne fu escluso perché non...allineato.
-Passiamo per la porta dei Leoni o per la torre di San Pancrazio?
-Facciamo Pancrazio.
- Ma non è che quel Michele sia, invece, Pancrazio?
-Ci vuoi depistare anche tu. Guardate là. Vedete quello? È il cosiddetto Bastione del Viceré.Vedete quello
stemma incastonato nella parete?
-Ma che, ti sei portato il binocolo?
-Può sempre servire. Vedete, c’è una specie di gallina in rilievo.
-Sì, è lo stemma del Viceré spagnolo Diego de Aragall...
-La gallina ha una zampa sollevata, dritta, a novanta gradi sull’altra.
-Il passo dell’oca...
-Precognitivo...
-Forse la zampa alzata indica un posto. O tutte e due, sotto e avanti.
-Il Bastione del Viceré sta proprio sotto il palazzo arcivescovile...
-Proseguiamo.
-La Torre potrebbe essere un ottimo punto di osservazione della città.
-No, mi pare che dobbiamo iniziare dal luogo del delitto più recente, il tuo sogno, che evidentemente è
connesso strettamente a quello originario.
-Sì, lo scenario è tutto fantastico e quindi mi pare giusto partire dal sogno.
-Andremo sul campanile della cattedrale.
-In questo giorno? Nessuno in giro, ora presta, la cattedrale sarà certo chiusa.
-Ci sarà pure un custode anziano e insonne il cui sonno sarà stato singhiozzoso...
-...aggravato dalla sbornia d’incenso del giorno prima...
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-Avrà preso l’alzata come una liberazione.
-Ma perché sul campanile?
-Beh, almeno lo scenario del sogno siamo in grado di riprodurlo fisicamente e osservarlo dal posto giusto.
-È il primo dato certo di partenza.
-Ma quello strale (che bella parola!) di fuoco, da dove proveniva?
-Dal cielo.
-Sì, ma tu osservavi, come esternamente alla scena. Che cosa vedevi sullo sfondo?
-Vedevo mare, profili di monti...Anzi, era un mare piatto, quasi una lamina, uno specchio, forse degli
stagni...
-La posizione sembra giusta.
-In che senso?
-Ora vedremo, siamo giunti.
-Guardate, la cattedrale è aperta.
-Si tratta di trovare il custode.
-Sarà lì.
-Avevi ragione, la sbornia d’incenso...
-Si sente ancora l’odore.
-È tutto buio.
-ll risparmio energetico...
-Eccolo.
-Si tratta di cominciare a corrompere. Sù con la colletta; sostanziosa, sennò non prende.
-Il gioco è fatto.
-Accidenti, ci ha aperto solo la porta.
-Non ci accompagna.
-Col freddo che fa...
-E poi, c’è la scala.
-Per fortuna.
-Sennò sarebbe un’impresa.
-Almeno questo sarà facile.
-È come una scalata, oggi.
-Che freddo.
-Vieni, ti stringo col mio ampio mantello di calore.
-Non fare esercizi di concupiscenza.
-Sono depistanti.
Sul campanile
-Ecco, dominiamo tutto.
-Il mare, gli stagni, i monti...Per ora torna tutto.
-Sennò saremmo in un’altra città.
-Sì, come dire, incominciamo con una cosa ovvia.
-Se non altro, non stiamo ancora sognando.
-Sì, non ho mai sentito tanto freddo in faccia, in sogno. Ergo, siamo svegli.
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-Osserviamo.
-Che bello!
-Bello cosa?
-Tutto.
-D’accordo, nessuno vede niente di rilevante. Ce ne possiamo andare.
-Un momento! Analizziamo almeno quello che vediamo.
-Mare, cielo, stagni, monti, case, chiese... Sant’Anna, la chiesa...
-E quella laggiù, in fondo alla via Azuni?
-È la chiesa di San Michele.
-Porca puttana! San Michele!
-”Dalla congiunzione fra il Santo Michele Arcangelo e il corpo cattedratico...”
-Ma sì, la congiunzione sta per: se tu congiungi Michele con cattidro, ottieni...
-Ottieni cosa?
-Ha ragione! Qui non ci facciamo più nulla. Andiamo a casa, nello studio.
-A far che?
-Ci occorre guardare la pianta della città.
-Calma, non facciamoci prendere dalla fregola. Che modo di scendere i gradini...
-Stiamo attenti, sennò continuiamo la puntata in ospedale.
-Ma sei impazzito, va bene andare in fretta, ma non vorrai farmi correre?
-No certo, ma sono ansioso di vedere.
-Non facciamo la stessa strada?
-No, tutta discesa, per la via del Fossario...
-In sintonia con le tenebre che conservano...
-Andiamo sul macabro...
-Non scendiamo dalle scale del Bastione di San Remy?
-È poco interessante. Seguiamo le mura, dalla Porta dei Leoni.
-Quel Bastione! Un mezzo scempio. Si è mangiato le antiche mura. Eppoi tutti quei gradini, non un
ascensore.
-Sì, adatto soprattutto per i disabili.
-Già, come fa un disabile?
-Beh, fa tutto il giro, dalla Torre Pancrazio, giù poi per via Fossario e ti fermi al bastione di Santa Catterina.
-Certo, corto e rapido.
-Quasi una maratona.
-Ma perché non un ascensore?.
-Perché sennò togli il piacere dell’ardimento dell’impresa e la fatica della scalata.
-In parete, bianca e alta.
-Ma poi, giunti in cima, la soddisfazione di ammirare il panorama alpino che si gode.
-Questo Bastione è la condanna per il torto subito dalle mura.
Rientro
- Ecco la mappa della città.
-Stendila sul tavolo. Dunque, San Michele, Cattedrale...
-Segna due bei punti rossi.
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-Una belle retta di “congiunzione”...
-E dopo?
-Boh?
-Prolunga la retta, a destra e a sinistra.
-Noi, dove siamo?
-Qui.
-Porca miseria!
-Minchia! Sì, la congiungente passa proprio su casa nostra....
-”Il punto della discoverta dell’arcano canovaccio”...
-Che strabiliante coincidenza.
-Porca oh!
-In tutte queste balle ci voleva ‘sta balla grossa come una bischera....
-Dobbiamo dire che il frate è stato sfortunato.
-Comincia grigia per lui.
-Se l’è voluto.
-Non trionfare ancora.
-Bella vittoria, ma non abbiamo ancora molto.
-Meglio di nulla.
-Se si tratta di fantasie, è proprio nulla.
-Ma nel mondo parallelo e duale può essere molto.
-E adesso?
-”...nascerà un giorno il punto della discoverta...” Questo è il punto, il punto siamo noi!
-E calmati, novello Archimede!
-Laddove il punto per sollevare l’universo si identifica con chi fa leva...
-Non rompere...
-Direi, comunque, che quasi mezza frase è fatta.
-Chi è a metà dell’opera è a un ben comincio!
-La nuova frase storica.
-Quasi duale!
-Ora, bisogna vedere che cazzo è ‘sto canovaccio che lega... Che cazzo lega?
-”I capisaldi del dominio delle mitre...”
-”...e delle spade...”
-”...e degli archibugi...”
-”...passando per le tenebre che conservano.”
-Pure!
-Come canovaccio lega, tenebra conserva!
-Mitra, spada e archibugio.
-Come oro, incenso e mirra!
-Da cui, con sapiente commistione, nasce la birra del mondo duale e parallelo!
-Mitra, spada e archibugio.
-L’oro è la spada, l’incenso è la mitra...
-...e l’archibugio è la mirra, usata come polvere da sparo.
-Chissà perché la mirra mi fa pensare alla marmellata.
-Sì, di mirto o di mirro.
-Ma se c’è l’oro, c’è anche il re mirra.
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-Certo è che, essendo la mirra una gommaresina africana, bel pasticcio ne esce usandola come polvere
da sparo!
-Appunto, una marmellata!
-Infatti, a causa della corta gittata, gli archibugi venivano usati nel medio evo, in pasticceria, per guarnire le
tartine. Una intera squadra e in poco tempo era tutto pronto.
-A quanto pare, è anche astringente.
-Sì, per evitare di cagare fuori troppo.
-Virgilio preferisce chiamarla murra.
-Non insistiamo oltre, sennò finisce per parlare di morra.
-Comunque, è chiaro, i capisaldi del dominio sono tre: San Michele, sede delle spade dei gesuiti, la
Cattedrale, sede delle mitre della Curia e poi...
-...l’esercito, gli archibugi.
-Sì, quindi l’Arsenale, sede degli archibugi.
-Che bel triangolo di potere!
-Gli uni contro gli altri armati.
-Bella connessione!
-Belle contrapposizioni!
-E un cruciverba-Sacra Sindone li lega!
-Stai dimenticando le tenebre che conservano.
-Questo fa paura!
-Il mondo dei morti?
-Tocchiamoci le palle.
-Ma tanto è tutto inutile, perché poi vi prende per il culo, che tutto sarà impedito da una errata convinzione.
-No, dice che “lo passo sarà ritardato... da errata convinzione”, non impedito!
-Che differenza fa? Se c’è una errata convinzione, tu credi che sia tutto vero e invece è tutto falso. E vai e
imbarcati...
-Imbarcarmi non so, ma certo è che c’è ancora il mondo delle acque.
- E, per giunta, archètipo.
-Questo archètipo mi sembra proprio l’acme della balla.
-L’acme della balla!! Suona perfettamente.
-Se sarà una balla, lo vedremo presto, e così il caso sarà chiuso e ce ne andremo al mare.
-Col freddo che fa...
-Certo, andremo nel mondo archètipoooo!
-Insomma, il canovaccio è una sorta di tessuto che collega quei cazzi di domini.
-Ovvio.
-Passando per le tenebre che conservano, per le tenebre, l’hai capitaaaa?
-Io ho paura...
-Vieni, ti proteggo...
-Sì, con il tuo mantello di concupiscenza...
-Vedendoti così indifesa e spoglia, cerco di risalire alle tue curve più vertiginose, partendo dai tuoi piedi per
giungere al tuo prezioso acme e proteggerlo...
-Ma guarda un po’, non perde occasione...
-Attento all’acme della punta del suo piede che per riflesso sussulto non vada a colpire il tuo acme più
basso.
-Balle per balle...
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-La legge del coglione!
-Non mi capite!
-Ma non è che “lo passo sarà ritardato” significhi, che so, uno ha un problema, una paralisi e quindi...
-Tocchiamoci...
-Insomma, questo è il dominio delle balle! Palle, mitre, spade e archibugi.
-Passando per le tenebre che le conservano.
-Il fondo dei pantaloni?
-Ma che palle!
-È un mistero.
-I misteri esistono quando non si fa niente per dissolverli o quando la propria limitazione conduce ad
arrendersi e a dire, appunto, che è un mistero. L’ammissione di una sconfitta, quindi: non resta che
arrendersi.
-Ma è indubbio che alcune cose costituiscono sistemi senza soluzione.
-Quale, per esempio?
-L’universo.
-Vedi, credo che su questo tema la si faccia troppo complicata. Come dire, lo si abborda non alla radice
ma nel bel mezzo di un marasma e non se ne cava buco perché la soluzione è inquinata da tutti gli effetti
collaterali che ormai gli stanno attorno. È come cercare un fiammifero, già acceso e ormai spento, nel buio
di una camera col pavimento nero.
Penso che l’universo possa essere regolato da una semplicissima legge, anzi da almeno due, tanto per
iniziare. Una legge, tipo quella di Boyle, sai, che conoscono tutti. Quella legge fondamentale dei gas
cosiddetti perfetti, secondo cui il prodotto della pressione per il volume è costante. Ma puoi pensarla anche
come che la pressione è proporzionale all’inverso del volume o alla sua contrazione. Come la legge di
Hooke, che regola l’elasticità dei materiali. Tanto lo tiri e tanto si allunga; oppure, tanto lo premi e tanto si
accorcia o si contrae.
-Ut tensio sic vis...
-Appunto.
-Ma che c’entra l’universo?
-C’entra. Se tu ammetti una tensione iniziale, uno sprigionamento di materia da un punto, questa si
diffonde nello spazio, o indefinitamente, fino a quando tutta la materia si disperderà in un volume infinito, e
allora hai una densità nulla e ciò significa di per se stesso l’annichilimento dell’universo; oppure puoi
pensare che, a un certo punto, la materia raggiunga una distanza limite e poi torni indietro. Come un
semplice elastico. Tu lo tendi fino a un certo punto e poi, se non lo vuoi rompere, lo lasci andare ed esso si
contrae verso il punto di partenza dove tu lo tieni fermo. Cioè, l’elastico tu lo carichi e poi lo scarichi e puoi
farlo quante volte vuoi.
-Questo sarebbe secondo la legge dell’elasticità. Ma, e la legge di Boyle che c’entra?
-C’entra, perché, se la materia si diffonde nello spazio, il volume cresce e puoi pensare che la pressione
diminuisca. Oppure che al crescere della distanza dal punto originario la pressione diminuisca. Allora puoi
pensare che la forza di allontanamento da tale punto per la distanza da esso sia costante. Perciò, devi
conoscere dove è quel punto e devi conoscere la costante universale. Cioè, insomma, devi lavorare per
ottenere quanto vale.
-Ma il problema è questo.
-Certo, però non puoi fermarti a queste mere e suggestive considerazioni. Devi andare a fare certe misure.
Tu ti trovi in un punto, nel nostro pianeta, cioè. Se ne consideri un altro a una certa distanza, devi sapere
se tu sei più lontano dal punto originario e l’altro, quindi, più vicino e se tu stai navigando, proiettato, più
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lento dell’altro. Se un segnale, sparato dal tuo punto verso il secondo, viaggi più veloce di un altro sparato
dal secondo verso di te. E devi cogliere le differenze. E questa è una misura che può portare a conoscere
la costante universale. Insomma, abbiamo due generi di cose: la pressione iniziale si riduce con la
distanza ma il loro prodotto rimane costante; la distanza aumenta e la materia rallenta e la forza di
richiamo al centro originario cresce. Quando la velocità di espulsione si annulla, il punto di materia si
ferma, il moto si inverte e la materia torna verso il punto iniziale.
-E poi?
-Eppoi, può collassare di nuovo tutta lì dentro e si concentra in un punto, che non ha dimensione, come
sai, però la sua densità diventa enorme, infinita, e si ha un altro modo possibile di annichilimento che,
però, come l’altro, è solo apparente perché può rimanifestarsi l’intero fenomeno di prima. Come quando
hai un mucchio di palle da biliardo riunite, in quel gioco americano molto noto, e tu gli spari una palla che
fa esplodere il mucchio con violenza e sparpaglia le bocce in tutte le direzioni con grande velocità.
-Ma allora, niente vieta che di questi punti possano essercene tanti... più universi, insomma.
-Certo, tutto è possibile.
-Ma allora, i fenomeni potrebbero compenetrarsi e ingarbugliare maledettamente le cose.
-Certo, ma potrebbe essere anche che le loro sfere di azione non interferiscano. Come delle bolle di
sapone, tante, un mucchio. Alcune possono urtarsi e, pensando che non scoppino, spostarsi
reciprocamente. Ma, poi, nessuna di esse dimentica di essere autonoma.
-Già...
-Sei perplesso, capisco. Ma non penserai proprio che con queste primissime cose che abbiamo ventilato,
noi abbiamo risolto il problema? Il problema vero è quello di soffermarsi a pensare, indugiare, discutere...e
non mollare mai.
-Bene! Muoviamoci da qualche parte, ora.
-Andiamo all’istituto di Architettura, ho sentito di alcune cose che vi stanno sotto.
-Andiamo.
Via Corte d’Appello
-Siamo nel cuore del Castello...
-Via Corte d’Appello. È un nome che incute una certa paura.
-Chissà quante pene comminate.
-Il Tribunale. E l’Inquisizione?
-Boh! Non ci fu, all’epoca, nessuna condanna al rogo o altra pena capitale, che si sappia. La condanna più
frequente era la confisca dei beni, spesso consistenti, con contorno di esilio perpetuo.
-Come dire, ti frego i soldi e poi ti tengo a debita distanza, a scanso di rivalse e di vendette.
-E con quali accuse erano perpetrati questi, chiamiamoli, giudizi e comminate tali condanne?
-L’accusa più frequente portata agli imputati era di avere un patto col diavolo e la confessione di tale
“crimine” era spesso estorta con la tortura.
-Le solite brave persone!
-Certo! Perché, non pensi che il metodo, ancorché crudele e devastante, non fosse, in ultima analisi, da
considerarsi un bene della Provvidenza voluto da Dio, nella sua infinita misericordia, al fine di riportare la
pecorella smarrita all’ovile sulle spalle del Buon Pastore?
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-Certo, mi immagino la pecorella insanguinata, stretta alle zampe in una morsa stritolante di un
energumeno con la divisa da Inquisitore!
-La cosa divertente, se così ci possiamo esprimere, intendo assurdamente comica, è che le confessioni
erano formalmente coincidenti, cioè erano strappate nella forma che l’Inquisitore voleva sentirsi dire, con le
stesse parole, insomma. L’unica variante era il nome che la vittima aveva attribuito al suo occasionale
diavolo. Sì, perché, buffo nel comico, a quanto pare era invalsa questa moda, un po' ironica, nel mondo
della stregoneria di allora.
-Ma quindi, da quello che capisco e posso arguire, la cosa poteva configurarsi come una caccia al soldo?!
-Certo, non è escluso, anzi è l’unica cosa seria che si può pensare, se non fosse tutto così tragicamente
improbo. Ma c’era un aspetto che aggiunge inquietudine a quegli eventi e produce sentimenti di condanna
per quei comportamenti. L’Inquisitore si serviva dei cosiddetti familiari, che non erano certo dei bravi figlioli
educati dal padre-inquisitore alla giustizia e al buon cuore. Questi stinchi di santo erano dei collaboratori di
giustizia inquisitoriale che erano, ma guarda un po’, bravi a fornire informazioni sui futuri capri espiatori e a
premurarsi nel prestarsi a favorirne la cattura.
-Ma quanta devozione!
-Oh, intendiamoci, gratuitamente! Completamente disinteressati e per il bene dell’umanità, affinché fosse
ricondotta a essere pia e rispettosa della religione. Un’unica cosa, come dire, un piccolo vantaggio, era
concesso a quelli, ma roba da poco: per eventuali reati da loro commessi, essi non ricadevano nella
giustizia civile ordinaria ma erano, invece, soggetti a quella dell’Inquisizione.
-Insomma, belle carogne! Ruffiani, delatori, sciacalli e tangentisti! Sì, perché non è difficile intuire delle
collusioni a fin di soldo.
-Già. Tra l’altro, in quell’epoca non vi era un grande benessere in giro e, quindi, gli obiettivi erano pochi e le
prede dovevano essere ghermite in modi sicuri e testimoniati. D’altra parte, forse, le presunte stregoneria e
magia erano lussi che potevano permettersi in pochi. C’è da aggiungere, a “vantaggio” dell’Inquisizione,
che, a un certo punto e in relazione alla prospettiva di scarsi guadagni, l’incarico di Inquisitore in Sardegna
non suscitava particolari entusiasmi, al punto da essere rifiutato, soprattutto perché gli indicati per tale
incarico avrebbero dovuto trasferirsi dalla “lontana” Spagna, se si comprende quanto più distante appaia
un paese quanto meno è, per certi aspetti, allettante.
-Che buio questo portico. Volte alte, a crociera. Dovevi sentirti piccolo.
-Chissà quali connessioni, anche qui.
-Ecco, entriamo nell’Aula grande.
-Si fa lezione.
-Sembra una conferenza.
-«...e così anche l’Anfiteatro romano, il Colosseo, è in uno stato totale di abbandono e predazione, è,
insomma, ridotto a un mezzo cesso...»
-O a un cesso intero.
-Se è un mezzo cesso, è come una sorta di mezzo servizio.
-Parliamo piano.
-«E allora? Occorre un piano di restauro. Ma il restauro non deve essere una mera operazione
conservativa e fatalmente oscurantista. Non dobbiamo creare un enorme, per quanto bello, soprammobile
da esibire agli ospiti. Per questo ci sono i facsimile che si vendono nelle bancarelle. Deve essere un
restauro che diventi un recupero totale e complessivo da restituire alla comunità, che diventi il tributo più
giusto e il compenso, seppure tardivo, per le fatiche e le morti patite dall’umanità per il soddisfacimento del
potere e della prepotenza. E questo discorso si estende, inevitabilmente, al vostro Anfiteatro, anch’esso
ridotto ai minimi termini nei secoli. Anche per questo, occorre un recupero e una ricostruzione integrale,
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che diventi un grande spazio fruibile continuamente. Insomma, signori, la ricostruzione fa recuperare un
credito all’umanità, l’uso continuo e sapiente produce un’amorevole conservazione del monumento e
induce testimonianze per chi ha sacrificato per la sua costruzione. L’uso parziale di una semi-cosa produce
semi-abbandono e mezza incuria. Ho concluso.»
-Quanti applausi.
-Senti, la musica...
-Deve essere un luminare per accompagnarlo con l’Ouverture Accademica di Brahms.
-Siamo qui per vedere quella galleria scoperta qualche anno fa. Dobbiamo controllare quanto è profonda,
che dimensioni ha e, poiché gli scavi si sono interrotti a un certo punto, formulare delle ipotesi di come
proseguirebbe, a che cosa può connettersi e il perché della sua esistenza.
-Andiamo, usciamo nel cortile. Ecco l’ingresso, scendiamo.
-Ragazzi, questa, finora, è la prima galleria che stiamo controllando. È interrotta. Non possiamo
proseguire.
-Individuiamone la direzione.
-Orienta la mappa in maniera esatta rispetto all’edificio.
-Ecco, siamo messi così. La galleria ha questa direzione.
-Dove sbuca?
-Sparata nella cattedrale.
-Ma dove sbucherà?
-In un posto segreto.
-Nascosto. Una cripta. La cripta!
-Mah, che io sappia la cripta non ha aperture.
-Solo sull’esterno, delle finestre. È uno dei pochi esempi di cripta che non è completamente sottoterra e
può guardare cielo e panorama.
-Ci deve essere un pezzo di parete che camuffa una porta, un passaggio.
-Là sono tutte tessere, formelle, come una tappezzeria di maiolica.
-Bisogna battere la parete, cercare il buco.
-Sì. Potrebbe essere, però, che sia stato chiuso e magari con un muro spesso.
-Un muro spesso ma pur sempre limitato.
-Basterà un ecografo o l’ultrasuono per scoprire la differenza tra il muro con il buco che sta dietro e le parti
adiacenti che saranno blocchi di terreno continui o di roccia.
-E poi?
-Poi, bisogna vedere quanto è lungo il buco, se si connette a questo troncone.
-E che cosa c’è dentro.
-Sì, e che fai, demolisci le tessere?
-E come, di nascosto? Come c’entri? Ti concedono il permesso? Scavi pure, prego!
-Potrebbe essere un muro mobile...
-Difficile.
-Potrebbe essere, soltanto, che non si abbia voluto più la connessione e, quindi, sia stato chiuso il buco e
così sia.
-E dentro non c’è assolutamente niente e così sia.
-L’unica cosa di coerente con il posto è questo così sia.
-Non possiamo contentarci di aver constatato questa connessione.
-È un po’ poco, controllare non guasta.
-Se guardi non guasta, se tocchi guasta.
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-E, tanto, non te lo lasciano guastare mica.
-Non ti lasciano toccare una mica.
-Anzi una minca.
-A proposito di minca, signori, non siamo nel medio evo.
-Cosa stai dicendo, che c’entra la minchia?
-Alla minchia si associa il pisciare.
-E allora?
-Il pisciare implica uno zampillo, un getto.
-Dove vuoi arrivare?
-Hai presente la sonda gastrica o quella che va al cuore?
-Ci stai prendendo per il culo?
-No, ha ragione, forse ho capito, continua.
-Io vi dico poco alla volta, voi spremetevi.
-Vuoi dire che facciamo un buco? Un buco piccolo, naturalmente.
-Un foro!
-Eppoi?
-Avanti!
-Ci infili la minca e pisci?
-Volgare!
-Ci infila un tubo e ci pompa acqua!
-Potrebbe essere così, ma non ti dice nulla.
-Aspetta, lui ha parlato di sonda...
-Le sonde, oggi, hanno le telecamere e sono così sofisticate che guardano anche nel buio del corpo
umano.
-Ci siamo. Facciamo un foro nella parete, infiliamo una sonda con telecamera e faro potente e guardiamo.
-Con molta luce e lo zoom, andiamo lontano.
-Sì, poi per misurare la lunghezza della galleria...
-Semplice, spariamo un segnale, quello va, trova alla fine l’ostacolo, rimbalza e torna.
-E dal tempo impiegato risaliamo alla lunghezza.
-Perfetto e semplice.
-E quasi indolore per la cripta.
-Ma quelli non ti fanno fare manco un foro!
-E allora bisogna farlo di straforo.
-No, extraforo.
-Vuol dire che il foro bisogna farlo fuori.
-All’esterno, nella parete rocciosa?
-Non resterebbe che...
-Questa è una stronzata. Soltanto se ci fossero dei lavori in corso sulla parete, si potrebbe andare sui
ponteggi.
-Ma poi, c’è il problema che la direzione del foro non coincida con quella della galleria.
-Vedresti, comunque , qualcosa.
-Un momento. Tu infili una sonda piegata e la direzione la cogli. È semplice.
-Il punto è che non ci sono lavori in corso e non ci sono ponteggi.
-Bah, il punto è un altro.
-Quale?
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-Cosa speri di trovare nella galleria?
-Se lo sapessi...
-Supponiamo niente, e allora?
-Allora, sappiamo solo che c’è il cunicolo che connette il potere dei giudici con quello della Curia.
-Per che cosa?
-Per esempio, per riunirsi in conciliaboli segreti. Perché, sennò, fare una galleria? Esci all’aperto in
carrozza e vai e tutti lo sanno, sia di notte che di giorno e più di giorno che di notte., Ma se non vuoi far
sapere, per evitare deduzioni connesse ad avvenimenti e situazioni successive a quell’incontro, esci dalla
porta di servizio e non ti fai vedere da nessuno. Oppure, fuggi da un posto attraverso un passaggio che
nessuno conosce e ti rifugi in un altro posto dove nessuno può toccarti.
-E che ce frega di tutto questo? Ma tu pensi che là dentro ci siano tracce o resti? Il passaggio, che prima
era tutto libero, è stato interrotto poi da detriti. È stato percorso in lungo e in largo per tanto tempo. Se
c’era qualcosa, di certo non c’è più.
-Sarebbe più facile rimuovere le macerie.
-Abbiamo visto che si possono fare tre cose, ma forse non possiamo attuarne alcuna.
-Le macerie non dovrebbero essere un problema. Si propone di ripulire l’ambiente, gratuitamente,
ventilando l’ipotesi di un’utilizzazione di uno spazio piuttosto consistente che, sistemato a dovere,
costituirebbe una dotazione molto interessante e importante per l’Università.
-Purché non finisca al di sotto di un’altra proprietà.
-Ma è piuttosto profondo.
-Il giorno che scavano per qualcosa, te li trovi in casa e... Oh! Buongiorno, come va? Che fate?
-Ma la prima parte dell’intervento non comporta niente che lo ostacoli.
-E dopo?
-Vedete, quando il percorso sarà libero, dovremo controllare se e in quale punto esistano altre
connessioni, gallerie, cunicoli, cisterne o altro.
-Che cosa ipotizzi?
-Che vi sia un sistema di connessioni sotterranee tra i punti strategici e di potere della città.
-Il famoso canovaccio...
-Sì.
-E le tenebre che conservano sono già la cripta, per esempio...
-Anche e, forse, non soltanto.
-E il mondo archetipo delle acque?
-Ci siamo di nuovo...
-Le cisterne che hai nominato poco fa.
-Ma guarda, in poco tempo vengono tante idee.
-Le cisterne potevano, quindi, raccogliere acque confluenti da un sistema di cunicoli e gallerie.
-Quelli servivano, quindi, anche per l’acqua o anche come passaggio.
-Le acque finiscono in cisterne o in pozzi.
-Se i cunicoli servivano anche per passare...
-Se l’acqua finisce alla cisterna, l’uomo che sostituisce l’acqua finisce anche lui alla cisterna.
-Che bella filastrocca!
-Ha ragione, la cisterna diventa la porta d’ingresso! Tu sei in un cortile, o in una cantina, appartato, scendi
in qualche modo nella cisterna o nel pozzo ed entri nei cunicoli. Semplice.
-E nessuno ti inseguirebbe perché, se si affaccia al pozzo, vede l’acqua.
-E come? E il passaggio non lo vede?
15
-È difficile, perché se uno si affaccia vede lo specchio dell’acqua e subito si ritrae. Poi, il passaggio dalla
parete del pozzo al cunicolo non si vede, in quanto il pozzo è stato costruito con le pareti strombate, a
cono che va allargandosi dall’alto verso il basso o viceversa e il passaggio è coperto da una cornice di
pietra, come quella della parete conica del pozzo, che aggetta sulla parete stessa e copre la vista
dell’accesso al cunicolo. Poi, lo scuro fa il resto.
-Ma guarda dove va a rastrellare fantasie costui!
-Attenzione. Ma allora, se troviamo una di tali cisterne o pozzi, dico, fatte in quel modo, possiamo trovare
una di quelle connessioni che ci conduca nel tronco di galleria interrotto dalle macerie e inaccessibile da
dove siamo?
-All right baby! Of course!
-Bah, ora attacca a scoglionare perso.
-Ma per accedere ad uno di questi pozzi dobbiamo finire, quasi sicuramente, in casa d’altri e,
probabilmente, ci troviamo con le mani legate come per la cripta.
-Però, potrebbe essere più facile.
-Si sa che nella Piazza dell’Indipendenza c’era un pozzo, il pozzo di Santa Lucia, che era collegato a un
cunicolo che sfocia sulla muraglia sullo strapiombo, tra il Palazzo Regio e quello Arcivescovile. E c’era o
c’è un pozzo nel convento di Santa Lucia.
-In quel tratto ci possono essere diramazioni per dove immaginiamo debbano esserci altre gallerie.
-La rete dovrebbe essere molto vasta.
-Sennò, che razza di canovaccio è? Con un paio di fili?
-Ci risiamo, noi andiamo e chiediamo alle suore di entrare nel pozzo e, se non c’è, di ripristinarlo
sfondando il cortile, o chissà che cosa, e loro ci dicono: ma certo, prego si accomodi!
-Devi abbindolarle, fargli credere che da studi e ricerche fatte negli archivi si sono tratte indicazioni di un
certo tipo che fanno supporre che lì dentro, sottoterra, potrebbe esserci la salma mummificata e
conservata, in un prezioso sarcofago, di Santa Lucia o di una ritenuta tale. Insomma, quasi una copia della
Santa.
-Sì, un falso dichiarato...
-Ma che fantasia, porca oh!
-Se sommi quella insieme a una gran faccia da culo, può darsi che riesci a fregarle.
-Potremmo tentarci, al massimo ci divertiamo.
-Oppure, ti chiamano i carabinieri e finisci alla neuro.
-Potremmo dichiararci archeologi, dilettanti, per non insospettirle.
-Sì, ma devi pensare che non avranno tempo da perdere e non vorranno subbugli sul posto.
-L’unica speranza è che la cisterna ci sia.
-Sì, ma, metti, la cisterna è tappata nel passaggio e siamo allo stesso punto che per le macerie.
-Dobbiamo tentare.
-Oppure, dobbiamo trovare un altro cortile, un’altra casa, un’altra cantina che abbia la cisterna e noi
possiamo, magari, affittarla e procedere indisturbati.
-Questa sarebbe la soluzione più facile.
-Dobbiamo perlustrare in questo senso. Andiamo, iniziamo da qualche punto.
La Quadratura
-Da quale punto?
16
-È un problema senza soluzione.
-Come la quadratura del cerchio.
-Come la quadratura del cerchio... La solita formula liquidatoria di un problema, quando non si riflette
abbastanza su di esso. Non vi è problema senza soluzione.
-Non mi dirai che conosci la soluzione, anche della quadratura?
-Posso provare a dartela.
-Scusate, ma io non conosco come è posto il problema.
-Devi costruire, con il solo ausilio della riga e del compasso, un quadrato che abbia la stessa area di un
circolo di diametro assegnato.
-Tutto qua?
-Sì, tutto qua, ma la soluzione non c’è, o non c’è una soluzione esatta.
-Anticamente, la lunghezza della circonferenza era ritenuta uguale a tre volte il diametro...Lo riporta la
Bibbia, nel libro dei Re.
-Se fosse così, il problema della quadratura sarebbe semplicissimo.
-Il solito concetto del numero tre, come simbolo di perfezione...
-Però, gli è andata male, non era tre, ma un po' di più: il famoso numero pi greco, π, che vale circa 3.14. Il
numero π è un numero cosiddetto trascendentale, o trascendente, ed è pari al numero tre, seguito, dopo la
virgola, da un numero infinito di cifre.
-Ma da dove proviene questo numero dispettoso cui hanno affibbiato l’attributo di trascendentale?
-Provo a spiegartelo.
-Sì, però in maniera semplice.
-Va bene. Prendete un cerchio. Tutti sapete costruire, internamente ad esso, un esagono regolare. Basta
prendere il raggio del cerchio e, con il compasso, lo riporti sei volte di seguito, uno appresso all’altro, sulla
circonferenza. È una delle costruzioni elementari che si imparano alla scuola media. Quindi, il perimetro di
questo esagono è sei volte il raggio del cerchio oppure tre volte il suo diametro. Si vede chiaramente, dalla
figura, che tale perimetro è inferiore alla lunghezza della circonferenza.
-Ma allora, ne viene fuori che la lunghezza della circonferenza non può essere tre volte il diametro...
-...come voleva la Bibbia!
-Certamente, e tutto questo, finora, è facile facile. Tornando all’esagono, si vede che è composto da sei
triangoli equilateri uguali, i cui lati convergenti nel centro del cerchio dividono l’angolo giro di 360 gradi in
sei parti uguali di 60 gradi ciascuna. Se, ora, costruisci l’esagono regolare circoscritto al cerchio e ne
misuri il perimetro, questo è lungo circa 3.46 volte il diametro.
-Quindi, la circonferenza è più lunga dell’esagono interno e più corta di quello esterno, parlando
approssimativamente.
-Esatto! Se, adesso, voi dividete ognuno di quei 6 angoli di 60 gradi in due parti uguali, ne ottenete 12 di
30 gradi ciascuno e potete costruire il dodecagono inscritto e quello circoscritto, che hanno lunghezze 3.1
e 3.2 volte il diametro, rispettivamente. Così facendo, il poligono interno ha aumentato la sua lunghezza e
quello esterno l’ha diminuita ed entrambi si sono adagiati meglio sulla circonferenza.
-Quindi, se si spinge la suddivisione degli angoli indefinitamente...
-...i lati si moltiplicano e i due poligoni tendono a identificarsi con la circonferenza ed entrambi ad averne la
stessa lunghezza. Ognuno di essi avrà una lunghezza π volte il diametro.
-E allora?
-Questo è un modo. Se andiamo un poco più nel complicato, verso la fine del 1600, il numero π fu
identificato da Leibniz essere 4 volte il valore della serie che porta il suo nome.
17
-Questa non la capisco.
-È molto semplice: tu fai la somma
1 1 1 1 1 1 1
1 − + − + − + − +.....
3 5 7 9 11 13 15
eccetera eccetera. Il risultato, di questa somma di un numero infinito di termini, lo moltiplichi per 4 e ottieni
il numero π. Come vedete, dal numero 1 togliete sempre e successivamente un numero che è maggiore di
quello che gli aggiungete e, quindi, il risultato sarà un numero inferiore a 1. Ma devi sommare e sottrarre
infiniti numeri, come devi costruire poligoni regolari di infiniti lati. Capito cosa è la trascendenza?
-Come dire: vai con Dio!
-Più o meno.
-Sì, tu, ora, ci hai distratto, ma io non ho dimenticato il problema della quadratura di cui tu dici di avere la
soluzione.
-Volete che vi annoi ancora?
-E annoiaci!
-Chi si occupò, per primo, di questo problema?
-Il primo tentativo di quadratura del cerchio è contenuto nel Papiro di Rhind, del 2000 a.c., che è la più
antica opera matematica conosciuta. In essa, Ahmes, un prete egizio, fornisce la regola: togli un nono del
diametro, il quadrato della parte restante sarà uguale all’area del cerchio. Questa regola conduce a un
valore del numero π uguale a 3.16, che non è molto diverso dal 3.14 che oggi è considerato.
-Però, non male, per quella remota epoca!
-Ora, prendete un quadrato di lato a. Il suo perimetro vale 4a, quattro volte il lato. Il prodotto del perimetro
per il lato fa 4a2, cioè quattro volte la sua area. Prendete, adesso, un cerchio di diametro d. Il suo
2
perimetro vale πd, pi greco volte il diametro. Il prodotto del perimetro per il diametro ci dà πd , e anche
questo è quattro volte l’area del cerchio, e cioè l’area del cerchio vale πd2/4, un quarto di pi greco volte il
quadrato del diametro. Adesso, fate il rapporto tra l’area del quadrato e quella del cerchio e ottenete che
2
(a/d) =π/4, cioè il quadrato del rapporto tra il lato del quadrato e il diametro della cerchio vale un quarto del
numero pi greco, e cioè il valore della serie di Leibniz. Se prendiamo, per semplicità, il diametro del cerchio
2
da quadrare uguale a 1, per esempio 1 metro, allora avremo a =π/4, cioè l’area del quadrato avente la
stessa area del cerchio vale un quarto del famoso numero pi greco.
-Fin qui, diciamo che ci siamo. E allora?
-Ma allora, potete scrivere la proporzione,
π
4
: a = a:1
pi greco quarti sta ad a come a sta a 1. Vedete, a è medio proporzionale tra π/4 e 1. Semplice, no? Ma π/4
è la lunghezza di un arco di circonferenza che ha un raggio uguale a 1, cioè un raggio pari al diametro del
cerchio da quadrare, e che, precisamente, è l’arco relativo all’angolo di 45 gradi. Se sapessimo sviluppare
in linea retta, e in maniera esatta, un tale arco, il problema sarebbe risolto e nella maniera più elementare
e banale che possa esistere.
-Come?
-Beh, costruire un segmento che sia medio proporzionale di due segmenti assegnati è semplicissimo, è
un’altra di quelle semplici costruzioni imparate alla scuola media. Tu prendi due segmenti consecutivi in
linea retta, uno uguale allo sviluppo dell’arco π/4 e l’altro uguale 1. Ottieni un unico segmento che consideri
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come il diametro di un cerchio. Ne prendi il punto medio e questo sarà il suo centro e costruisci tale
cerchio. Poi, mandi la normale dal punto di separazione dei due segmenti di partenza, fino a incontrare la
circonferenza: il segmento compreso tra il punto di separazione detto e il punto ottenuto sulla
circonferenza è il lato di quadratura cercato.
-Ma tu non riesci a sviluppare esattamente l’arco di cerchio su una retta!
-No. Ma intendiamoci bene, prima. Tu non puoi sviluppare l’arco π/4 esattamente, come non puoi dividere,
numericamente ed esattamente, il numero π per quattro. Anzi, se vogliamo, la geometria ha un vantaggio
sull’aritmetica. Tu, una circonferenza di diametro 1, per esempio, e cioè lunga π, riesci a dividerla
esattamente in quattro, otto, dodici parti uguali, ma solo sotto forma di archi. Invece, il numero π non riesci,
aritmeticamente, a dividerlo esattamente nello stesso numero di parti uguali. È la distensione di un arco su
una linea retta che ha, geometricamente, gli stessi problemi della divisione numerica. Per questo, il
problema è impossibile o lo puoi risolvere soltanto approssimativamente, spingendo l’approssimazione
quanto più in avanti tu voglia.
-E come?
-Dividendo in innumerevoli parti uguali l’arco di cerchio e riportandole su una retta. Oppure, dividi,
successivamente e indefinitamente, per due l’arco di partenza π/4, e traccia, sempre successivamente e
indefinitamente e dallo stesso centro, un cerchio di raggio doppio del precedente. L’arco che, di volta in
volta, uno di tali cerchi individua sull’angolo dimezzato di turno, tende a diventare rettilineo e di lunghezza
pari a π/4. In pratica, dopo che ripeti l’operazione per tre volte, hai già ottenuto il risultato. Questo è,
ovviamente, approssimato, ma puoi spingere l’approssimazione quanto vuoi, spingendo quanto più oltre il
processo. Devi avere solo tempo, tanto tempo. Diventa esatto dopo infiniti processi. Ma questo, in pratica
non lo puoi fare indefinitamente e, allora, otterrai un segmento che non è esattamente coincidente con
quell’arco di cerchio, anche se lo è quasi.
-E allora, non c’è soluzione!
-Questa evidenza mostra, nella maniera più semplice, sorprendente e stupefacente, che il problema non
ha soluzione, cioè non ha una soluzione esatta immediata!
-E allora, perché dici che c’è la soluzione’
-Perché, appunto, non è perfettamente esatta, ma soltanto per una questione di tempo! È questo il punto,
dove, se ci si ferma la soluzione non c’è; ma non c’è, non perché non esiste, ma perché ci si ferma.
-Quindi, chi si ferma perde la soluzione.
-Esatto!
-Ma, in passato, sono stati fatti innumerevoli tentativi...
-Sì, tutti senza esito, per cui il problema è stato definito senza soluzione.
-Come dire, assiomaticamente...
-Sì, come dire, dato un problema, si assume la non risolvibilità... Anzi, ne è stata fornita una dimostrazione
piuttosto complessa...
-Ma come? Tu percorri una strada fino a un certo punto e devi giungere in un certo luogo che ritieni esista.
Percorri, da quel punto, innumerevoli sentieri e non giungi mai a quel luogo: allora, non esiste il luogo!
-Se tu sei in un’isola, ti muovi in lungo e in largo e poi finisci sempre al mare e non trovi mai quello che
cerchi: che fai?
-Non lo cerco più!
-E allora, invece, immagina di spiccare il volo, attraverso il mare e finisci in un’altra terra, la Penisola, per
esempio, e trovi il luogo che cerchi, che è un luogo che quasi non esiste o è quasi falso.
-Stai menando per il culo?
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-No. Immagina che possano esistere delle operazioni geometriche, delle corrispondenze, secondo cui a un
segmento rettilineo corrisponda un segmento curvo: per esempio, l’arco π/4.
-Siamo, di nuovo, nella dualità che ci ha condotto a imbarcarci nella nostra pseudo-storia?
-Non proprio.
-Vai avanti..
-Ma non ci sono dei particolari segmenti, ottenibili con semplici costruzioni geometriche, che siano proprio
lunghi π/4?
-In maniera esatta no, molto prossimi sì.
-E quali sono?
-Ne conosco due e conducono, entrambi, all’identico risultato. Uno è un po’ più complicato dell’altro, e non
ve lo dico, l’altro è semplicissimo e dovremmo conoscerlo tutti e, invece, non accade proprio così. È la
radice quadrata della parte aurea del diametro del cerchio da quadrare, la sectio aurea dei latini, che era
detta anche proporzione divina.
-Perché?
-Perché gli attribuirono, nell’antichità, implicazioni mistiche e artistiche. Keplero vide nella sezione aurea
un’idea utilizzata dal Creatore per generare il simile dal simile.
-Boh? E l’arte?...
-Sotto l’aspetto artistico, si riteneva, per esempio, che un elemento a forma di rettangolo, i cui lati stiano
nel rapporto della sezione aurea, abbia una particolare bellezza...
-Addirittura!
-Ma quindi, la quadratura del cerchio può servirsi della costruzione della sezione aurea del diametro del
cerchio, per ottenere, in fretta, il più preciso risultato possibile?
-Certo! Considerate: se avessimo potuto ottenere la perfetta quadratura, servendoci della sezione aurea,
avremmo, sì, potuto sancire, definitivamente e assolutamente, la denominazione di proporzione divina a
essa attribuita!
-E invece, è andata male!
-Per un pelo!
-E come si costruisce la sezione aurea?
-Questo è semplicissimo e ve lo andate a guardare, non ne ho più voglia...
-E come fai a costruire la radice quadrata di un segmento?
-È semplicissimo: la radice quadrata di un numero è media proporzionale tra il numero stesso e l’unità...
-Alla fine, il problema è ancora aperto o socchiuso...
-Vedi? Ti fermi e perdi la soluzione!
-Perché?
-Perché un procedimento esatto c’è!
-Che imbroglio vuoi...
-Se tu descrivi un cerchio di diametro un quarto di quello da quadrare, utilizzando un compasso che lasci,
come traccia, un sottile filo adesivo e, poi, lo stacchi e lo distendi su una linea retta, hai ottenuto un
segmento di lunghezza π/4. Il problema, così, è risolto, esattamente e in tempo reale!
-Stai barando!
-Ho usato riga e compasso e, alla fine, vi fornisco un segmento che è il lato di quadratura. O no?
-Ci hai fregato!
20
In una casa in affitto
-Meno male che prima di affittarla hai guardato se c’era il pozzo.
-Ma ci hai guardato dentro, prima?
-No.
-E perché?
-Perché non volevo mostrargli il mio interesse per i pozzi.
-E che gliene sarebbe fregato a lui?
-Chi è, a proposito?
-Un nobile, mezzo decaduto.
-Mica poi tanto...
-Gli hai preso tutta la palazzina?
-È molto malandata. Era contento di liberarsene in qualche modo. Non poteva imbarcarsi in spese di
restauro.
-Speriamo che non ci manchi il pavimento sotto i piedi.
-Beh, vediamo questo pozzo.
-È pieno d’acqua.
-Le piogge intense.
-Cominciamo. Non è strombato e non ha la cornice.
-E non c’è porta d’accesso a cunicoli.
-Sei un mezzo stronzo.
-Perché?
-Perché non hai guardato il pozzo, prima?
-Un pozzo così, che te serve?
-Si può essere più stronzi! Hai buttato i soldi. È un pozzo soldi a perdere. Andiamocene, il caso non mi
interessa più. È chiuso.
-Già.
-Accidenti.
-Ecco, state per andarvene...
-Perché, tu resti?
-State per andarvene e io vi dico: fermi. Attenti, il pozzo è in pietra e cilindrico, dapprincipio. Scende
cilindrico, poi c’è la cornice, poi si stromba e sotto la cornice c’è la porta, protetta alla vista dalla cornice
stessa. Il pozzo è pieno d’acqua, togli la quantità che non serve e tutto appare.
-Sì, adesso togliamo l’acqua a secchi e mestoli!
-No, con la pompa.
-E dove vai a prenderla?
-Eccola, c’è già.
-Ma allora, figlio di puttana, tu avevi già studiato tutto!
-Certo, il pozzo non l’ho guardato prima, quando c’era lui, ma poi sì.
-Ci hai fregato.
-Voi siete, a volte, un po’ rinunciatari. Sù, avanti, pompiamo l’acqua.
-È bello profondo, quanta acqua!
-Ecco...la cornice, è bella aggettante.
-Procediamo.
-Ecco, comincia a strombare...
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-Te possino...
-Stromba, stromba...
-Non si vede porta.
-Certo, ma ora viene il bello.
-Cioè?
-Ecco, ho preparato uno specchio legato a un cordino. Lo abbasso al punto giusto insieme con una
lampada. Accendi l’interruttore. Ecco, si vede qualcosa che sembra una porta.
-La miseria! Ma tu hai preparato la messinscena!
-Il problema, ora, è scendere.
-Vedete, penso che chi utilizzava quell’accesso dovesse essere calato in una tinozza nel pozzo. L’acqua
veniva prosciugata al livello giusto, in maniera che l’operazione fosse anche del tutto comoda. Ti calavano
e, poi, l’accesso era semplicissimo, come entrare in una stanza. Ora, noi abbiamo prosciugato già al livello
giusto. Si tratta di vedere come calarci. Guardate, sulle pareti esterne del pozzo vi sono quattro fori nella
pietra, ognuno a novanta gradi rispetto all’altro. Evidentemente, in origine vi era ancorato una specie di
trespolo che serviva per calare la tinozza. Come vedete, però, i fori sono stati già occupati dagli agganci
che ho fatto preparare per ancorarvi il trespolo in acciaio che è dentro quel magazzino.
-Ha già preparato tutto, ‘sto fio di...
-E la tinozza?
-Quella era già in dotazione...
-Come sarebbe?...
-Con la casa.
-Con la casa?
-Sì, in quello stesso magazzino, in un soppalco, coperta da un telo. Il padrone di casa mi ha pregato di non
usare, se possibile, il magazzino perché, con tutto lo spazio a disposizione, non era indispensabile,
essendo esso piuttosto malconcio e pieno di masserizie.
-E tu?
-E io? Per tutta risposta, è la prima cosa che sono andato a guardare.
-E il primo posto dove hai guardato è stato il soppalco.
-Proprio così, e vedendo la tinozza e la sua misura l’ho associata subito al pozzo, ho visto i fori e il resto ve
l’ho già detto.
-Dovevi fare il detective.
-Guarda, guarda, hai capito l’individuo?
-Sorpresi? Però, immaginate che noi ci caliamo e non troviamo niente.
-Non ci resta che calarci.
-Sì, montiamo il trespolo, poi argano e motore. Dapprima, due restano su a manovrare e due vengono
calati.
-E poi?
-Poi, uno dei due fa calare l’altro.
-Noi fissiamo la zattera agli anelli di ferro che certamente saranno giù, fissati nel muro, e poi il quarto
scende con una scala appoggiata al fondo della tinozza e alla parete del pozzo. Naturalmente, dopo che i
primi due avranno visto se c’è qualcosa di interessante.
Nel pozzo
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-Avanti, caliamoci noi due. Voi manovrate.
-Sembriamo due dell’Apollo. Allunaggio!
-Arrivati!
-Cosa vedete?, c’è la porta?
-No, non c’è porta ma c’è un accesso e ci sono quattro anelli di ferro alle pareti del pozzo.
-Fissiamo la zattera. Per fare prima, potete scendere entrambi con la scala. Mandala giù. Avanti, scendete.
-Le torce!
-Procediamo.
-Attenti, osservate.
-Cosa?
-In quel punto della parete.
-C’è come una parte staccata. Fai bene luce: La parete è conformata in maniera da creare una diversità.
-In che senso?
-Avviciniamoci. Guardate, c’è un passaggio sufficientemente largo.
-La sensazione era che non ci fosse niente di particolare.
-Penetriamo. Ho la sensazione...
-Cosa?
-Che razza di occhiali porti?
-Sono lenti sensibili all’infrarosso.
-E che te fai?
-Il solito eccentrico.
-Sì, ma mai a caso.
-Beh? E allora, qual’è la sensazione? Sentiamo sù, la nuova sparata.
-Mi sa che il dominio degli archibugi è lui.
-Noto come delle impercettibili variazioni di luce. Spegnete le torce. Ecco, si notano meglio, come degli
ondeggiamenti. Se mi volto indietro, si notano molto meno o niente quasi.
-Sono delle allucinazioni allo stato nascente.
-Eh già, vedremo.
-Con questo buio non vedremo un bel niente.
-Riaccendiamo e procediamo.
-Oh, una scala! Scavata nella pietra. Quasi circolare, una chiocciola piuttosto grande.
-Una cosa importante.
-Scendiamo, piano e zitti.
-Perché?
-La luce è aumentata appena un poco.
-Spegnete. Vedete? Un leggero chiarore.
-Lo vedi solo tu.
-Guardate anche voi.
-È vero. Come è possibile che, scendendo più sotto, aumenti la luce? Ci deve essere qualche apertura di
luce, un pozzo che comunica col cielo.
-Ma ti pare che chi ha fatto questa scala l’abbia fatta per andare poi a cercarsi una comunicazione col
cielo?
-Questa scala non finisce più.
-Il chiarore aumenta.
-Segno che la scala sta finendo.
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-Adesso, facciamo piano perché, fra poco, sentiremo anche delle voci.
-Questo sa già sempre tutto.
-Vedi, se uno ha costruito una scala così profonda è perché, se parla con qualcuno o grida o canta, non
vuole essere sentito in sommità.
-Passi parlare, passi gridare, ma che si vada giù anche per cantare, questo poi è pretendere troppo.
-Non ti sarai portato anche un microfono per rivelare le voci?!
-Ecco, sentite?
-No.
-Tacete, perfetto silenzio.
-Un leggero brusio.
-Sarà il rumore del traffico che penetra dal pozzo di luce.
-No, queste sono voci.
-Ha già stabilito così.
-Ho paura, stringimi.
-Sono senza manto di concupiscenza, questa volta.
-Non serve.
-Avete paura.
-Sono quasi cagato.
-Ho capito, volete tornarvene su.
-A me queste immersioni troppo profonde mi tolgono l’aria, come in apnea.
-Se volete, possiamo sederci un momento.
-Dove?
-Sui gradini, poltrone ancora non ne abbiamo portato.
-Beh, non possiamo alzare i tacchi proprio ora. Aspettatemi, continuo a scendere un po’. Venite, la scala
sta finendo, cè un lungo tratto dritto finale.
-La stretta si fa grande.
-È solo un po’ di fifa, di apprensione.
-Capite? Stiamo per scoprire una prima cosa importante.
-Lui l’ha detto.
-Mi sento come andando a rubare...
-E hai paura che ti prendano con le mani nel culo.
-Nel culo?
-Nel cul du sac.
-Il brusio si fa più intenso.
-Non è che ci sia un immenso covo di pipistrelli?
-Ma va! Alla luce?
-Guardate in fondo alla sala. C’è una parete, analoga a quella di sopra, che protegge un ingresso.
-E tu, guarda a destra, sulla parete c’è un accesso laterale.
-Prendiamo quello.
-Perché?
-Perché immagino che...
-Lui deve sempre supporre qualcosa.
-E credo che abbia ragione.
-Sì, se non altro evitiamo l’incontro frontale, non so se spiacevole per noi o per loro.
-Loro chi?
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-Quelli.
-Quelli chi? Non mi dirai che sai chi sono.
-Non so chi sono, o meglio, non lo so ancora oppure possono essere quelli di un certo tipo.
-Tipo che?
-Questa volta non mi sbilancio ancora, altrimenti scappate tutti.
-Sentite, sono tanti. Quelli ci fanno la festa.
-Sì, ci accolgono a braccia aperte e ci invitano al loro convivio, offrendoci vino, donne e canti.
-Quindi, si canta pure!
-Ci fanno cantare e poi ballare. Capito?
-E allora, poiché conosciamo, ormai, tutte le vicende successive e queste non sono a noi tutti giovevoli,
prendiamo i piedi e risaliamocene il più precipitosamente possibile.
-Ecco, lui dice così per indurci a dire: ma no, continuiamo...
-Tiriamo a sorte se andarcene o no.
-Ci fanno fuori, quelli!
-Beh, io incomincio a passare.
-Sì, ma la curiosità, a questo punto, è mortale.
-Ti seguiamo, seppure lasciando uno striscio di merda.
-Come le lumache...
-Questo passaggio non è molto comodo.
-Perché, se da giù ti scoprono, corrono per le scale e bloccarne l’uscita è un gioco.
-Un gioco per loro e la festa per noi.
-Guarda, guarda...
-Cosa?
-Il passaggio sfocia in una specie di coro, di balconata.
-C’è un parapetto.
-È anche traforato.
-Ma guarda, sono anche architetti, costoro.
-Stiamo bassi, carponi.
-Meno male che c’è il parapetto.
-Il traforo ci permetterà di guardare inosservati.
-Hai capito in corrispondenza di quale punto del Castello siamo?
-Non ne ho la minima idea e non è questo il momento o non ha molta importanza.
-Le voci si sentono benissimo, ora guardiamo.
-Quanta gente, sono tutti con saio e incappucciati.
-Siamo sempre in tempo per battercela.
-Incappucciati bianchi e incappucciati neri, che bella commistione.
-Ne faremo un caffellatte.
-Il cappuccino ce lo fanno loro.
-Io me lo sono già fatto addosso.
-Ci sono anche lampade elettriche e tanti ceri accesi.
-Dal profumo d’incenso al profumo di ceri.
-È da quelli che dipendeva l’ondeggiamento di luce rivelato dall’infrarosso.
-Lui non ne sbaglia mai una.
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-A me viene il sospetto che tutta questa storia l’abbia inscenata lui, pensandoci per tanto tempo e
architettandola a puntino perché poi, così mostrandocela, noi ci caschiamo come pere. Ma quanto tempo e
danaro ci hai dedicato?
-Beh, tutta questa storia è molto fantasiosa e ne valeva la pena.
-Ho capito, ora mi alzo e grido: basta così, finora è stato tutto molto perfetto e molto bene organizzato,
però l’abbiamo capito in tempo e siete rimasti fregati.
-Stai giù , fermo e zitto, stronzo! Ma che cazzo fai?
-Per un momento ci hai creduto, brutto stronzo sarai tu, cazzo di merda!
-Guardate, c’è un Cristo adagiato su quel bancone addobbato.
-Hum...
-Che cosa?
-Niente.
-Sentiamo cosa dicono.
-Fanno silenzio.
-Quello si accinge a parlare.
-«Cari fratelli...»
-Cominciamo male.
-«...siamo qui per commemorare quel giorno fatidico in cui, in epoca ormai remota, la rivalsa dei giusti
consacrati ha ristabilito le appartenenze dei retaggi conferiti alla dinastia degli eletti, predestinati dal volere
del Magnifico dell’Eterno.»
-Ci risiamo, una sparata di cazzate, una dietro l’altra.
-Quante più cazzate si mettono in fila, tanto più è dirompente e soggiogante l’effetto sull’uditorio.
-Una valanga di nulla stramazza tutti.
-«Il giorno che l’onta del sopruso delle prerogative, a noi conferite per suprema imposizione di Colui che
governa il Destino dell’Umano e sottratteci con blasfemo sterminio e persecuzione, fece nascere la nostra
resistenza dedicata e cripta, è ancora una volta richiamata alla memoria in maniera che sia una eterna
presenza che ci sproni a ristabilire la giustizia delle attribuzioni, per la gloria dell’Eterno Dispensatore di
Luce.»
-L’anima della balla!
-Mi scappa da ridere.
-Frenati.
-Se prima mi sono cagato, ora mi piscio dal ridere.
-Ma chi cazzo sono costoro?
-Deve essere una compagnia di teatranti buontemponi che si riunisce nel tempo libero. Sai, c’è chi si
traveste da donna e chi con saio e cappuccio.
-Ora cantano.
-Hai visto? Tutto torna, maledetto, l’ha azzeccata anche per il canto.
-A questo punto, il concetto dello scherzo torna imperioso.
-Lasciatemi ascoltare. Ma questo tipo di canto, toni alti, toni bassi, sincopi, arresti improvvisi, riprese
echeggianti e di nuovo stoppate brusche...Questa roba l’ho già sentita.
-Lui non si pronuncia ancora.
-La Confraternita deviata!
-Ha parlato.
-Ha sparato di nuovo, l’archibugio.
-Che cazzo vuoi dire?
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-Venite, appartiamoci in questa cavità.
-È come un vestibolo.
-Qui possiamo parlare liberamente, non uditi.
-Allora?
-Che cosa hai capito?
-Eh no, che cosa avete capito voi?
-Senti, sei tu che hai fatto la buttata...
-...o la battuta.
-Prima spari e poi nascondi l’archibugio.
-Mi avete rotto, con l’archibugio. Insomma, sì, io sparo ma voi avete le polveri bagnate.
-È stato il piscio per le risate mancate.
-Ma che cosa vuoi che diciamo? Quelli lì sono una serie di birilli in bianco e nero e uno di essi vomita un
sacco di stronzate e vuoi che facciamo l’analisi e l’interpretazione. Cosa vuoi che ti diciamo? Sono un
insieme di malati evasi dalla neurodeliri, che hanno deciso di mascherarsi e, poi, uno, a caso, fa l’apologia
della megazzata.
-E non strappa manco l’applauso.
-Eh, sì, la combriccola evade e viene qua, nel nero profondo, per fare la mascherata. Così, partono e
dicono: vediamo se c’è un buco sottoterra, ah, sì, eccolo, entrano, scendono...
È fatta. Tutto facile, come è stato per noi.
-Vuol dire che, nel mondo parallelo e duale, noi siamo l’omologo dei matti.
-Allora? Non ne esce proprio niente da voi. Ho, però, il sospetto che abbiate timore di esternare quello che
pensate e che penso anch’io, per cui proverò a farlo.
-Teniamoci stretti.
-Ho detto la Confraternita Deviata...
-Rieccolo.
-Avete notato la statua del Cristo?
-Anche quella mi sembra d’averla già vista.
-Avete presente l’Oratorio del Crocifisso, nella piazza San Giacomo?
-Aiuto.
-Quella è una copia del crocifisso autentico.
-E allora?
-Qui si rievoca un fattaccio, una sorta di guerra tra due fazioni: quella autorizzata e detentrice dei retaggi e
privilegi della confraternita e quella che ne ribaltò il possesso.
-Ma nella confraternita attuale i sai sono bianchi. Qui sono bianchi e neri. Perché?
-Perché qui si rievoca. Originariamente, probabilmente, la confraternita aveva il saio nero e gli oppositori
che li abbatterono poi, per contrapposizione, sostituirono il nero con il bianco.
-Roba da Guelfi e Ghibellini.
-E ora?
-E ora, questi sono gli eredi dei seguaci neri della contro-opposizione, che ancora sperano di sovvertire le
sorti delle cose, chissà da quanto tempo e per quanto tempo ancora.
-Finora, avranno impiegato il tempo per scavare tutta ‘sta roba.
-Una sorta di nostalgici, incalliti e guerriglieri.
-Se sono ancora qui, sono dei guerriglieri a vuoto.
-Ma, scusa, perché sarebbero in parte con saio bianco e in parte con saio nero?
-Beh...
27
-Domanda insidiosa.
-Questa volta è fregato.
-Non ha risposte.
-Beh...Sono parte bianchi e parte neri perché..., vediamo..., sì, ci sono! Per rievocare la battaglia che
avvenne allora. Vedrete, tra poco ci sarà una simulazione.
-E, probabilmente, questo posto dove siamo noi diventerà parte del teatro della battaglia.
-Dobbiamo andarcene presto, almeno per il momento.
-Sì, e quando li ripeschiamo, poi?
-Guarda, vedi quella scritta oleografica che campeggia su quella parete di roccia? Quasi non si vede, tanto
è orpellata di decori criptanti. C’è scritto: Iovis Dies.
-Il giorno di Giove.
-Sì, è chiaro, vuol dire il Giovedì.
-Significherebbe il possibile giorno per i raduni.
-Un qualsiasi Giovedì li ritroveremo.
-Andiamocene, stanno iniziando le rievocazioni.
-A questo punto, mi piacerebbe vedere se se le danno di santa ragione.
-Botte da orbi.
-Urbi et orbi.
-Andiamocene, presto.
-Ma ho un dubbio.
-Quale?
-Se noi siamo pervenuti qui dentro attraverso il pozzo della casa in affitto, come mai...
-Già, come mai costoro si trovano qui?
-Hanno fatto lo stesso...
-Sì, lo stesso nostro percorso?
-E come? Partendo da casa, come dire, nostra?
-L’hanno fatto prima dell’affitto?
-Non è possibile, evidentemente.
-È semplice, c’è un altro accesso.
-E dove?
-È camuffato anche quello. Nella sala. E non ci abbiamo badato.
-E il nostro accesso, a cosa serve?
-Forse, uno è per entrare e l’altro per uscire.
-Ma allora, ce li ritroviamo tra poco in casa.
-Non credo. Prima, magari, era così. Insomma, in un’altra epoca. Oggi non più. O, forse, quando la casa è
disabitata.
-No, perché, altrimenti, i fori esterni nella muratura del pozzo non sarebbero stati vuoti.
-O ci entrava il nobile decaduto?
-È facile.
-E allora, lui come fa a entrarci, adesso?
-Forse si è rotto le scatole di appartenere a quella congrega di matti.
-Ma guarda un po’, non fai che scoprire associazioni segrete.
-Sì. Poi, gli appartenenti si considerano, sempre, eletti, prediletti e privilegiati.
-Già, il mondo ne è ormai pieno.
-Eppoi, vi è quasi una corsa all’appartenenza.
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-E nel momento in cui riescono nell’intento, allora acqua in bocca, comportamento e sussiego da eletti.
-E gli altri non lo sono e quindi sono inferiori e forse da snobbare.
-Questo avviene, spesso, perché la consapevolezza di non poter conquistare posizioni di prestigio e
preminenza, viene surrogata da questi aggiramenti. E il segreto conferisce, secondo loro, maggior valore a
questo tipo di consorterie, spesso ricercate con preghiere, implorazioni (“ti sarò eternamente
riconoscente...”) e promesse di favori. In fondo, sono modi e sistemi di non rendersi liberi. Esistono dei
vincoli forti e dei comportamenti reciproci di fedeltà e di obbligazione. Quindi, più cresce il numero di
questi, minore è il numero di persone libere e, cioè, diminuisce la libertà, aumenta il controllo e, prima o
poi, anche il sospetto reciproco. Si controllano, insomma, e si indagano. Se ne deduce che, essendo ormai
pochi coloro che non appartengono a tali consorterie, il numero delle persone libere è sempre minore.
Quindi, se ne deduce ancora che il gruppo delle persone libere diventa l’unica associazione palese di
eletti, laddove la libertà di pensiero diventa, veramente, l’unico bene prezioso di cui si è detentori e cui, pur
essendo essa a disposizione di tutti, non vi si accede perché, nel momento in cui l’accesso stesso diventa
esteso a tutti, non costituisce più oggetto e obbiettivo di elezione. E, allora, se ne prende il contrario e si
crede di appartenere alla ristretta cerchia degli eletti perché la segretezza impedisce di conoscere quanto
esteso sia il fenomeno e, quindi, di riversarsi nel diretto opposto.
-Con tutte queste argomentazioni, stiamo dimenticando quelli che sono qui vicino e che stanno per
muoversi.
-Sento rumor di bastoni.
-Incominciano a simulare le botte.
-O se le danno davvero.
-Sarebbe meglio e più salutare ...
-Andiamo.
-Guardate, ancora, in fondo alla parete della balconata, c’è un’altra rientranza.
-Sì, guardate, una scala a chiocciola che sale...
-Sarà per il Paradiso...
-Voi andate, io passerò da questa.
-E se ti incastri o ti incastrano da qualche parte?
-Se non riappaio dal pozzo tra un’ora, vuol dire che ho trovato qualcosa. Se non ricompaio al nostro
quartier generale dopo un giorno, venite a cercarmi.
-Che bella trovata! Come facciamo a esser sicuri, tra un’ora, che tutto è filato liscio?
-È un rischio che corro. Andate.
Il Pantheon dell’Eterno
-Ma dove son capitato? Se non son desto, questo è un sogno. E tu chi sei?
-La padrona di casa.
-Che splendore! Padrona di casa? Ma questo enorme spazio circolare...È quasi come il Pantheon. Ma qui
tutto è molto più chiaro, abbagliante di luce, di specchi, di lucido, splendente, riflettente. Quasi tutto bianco.
E quell’enorme lucerna circolare sopra di noi, con un cristallo talmente puro e nitido che sembra assente.
E il pavimento, lucido, a quadri bianchi e neri. Perché il nero?
-Rappresenta la trascendenza e il bianco il reale.
-Ma come? Avrei detto il contrario. Io ho sempre immaginato la trascendenza come un enorme spazio
azzurro, chiarissimo e luminoso. Quasi bianco.
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-Come un cielo del Tiepolo?
-No, no, pulito, senza nubi, senza niente, un vuoto molto rasserenante. La trascendenza e il reale... E
l’immaginario?
-L’immaginario occupa la discontinuità di transizione tra il trascendente e il reale, passando per
l’irrazionale.
-Spiegati.
-Vedi, i quadrati neri e i quadrati bianchi sembrano essere separati da una linea. Tu osservi il pavimento e
vedi delle linee di separazione. Almeno credi di vederle. Ma se guardi da sola una pianella nera o una
bianca, cioè la osservi fuori dal contesto, essa non ha un contorno distinto dall’elemento. Dopo il nero o
dopo il bianco c’è un vuoto. Quando tu accosti gli elementi, il vuoto è colmato dagli elementi accostati e la
linea di separazione non esiste, appartiene solamente all’immaginario che colma la transizione da un
contesto a un altro.
-Ho capito. O credo di aver capito. Quello che non ho capito è se la scelta del pavimento è conseguente a
queste argomentazioni o se le argomentazioni sono a giustificazione della scelta o se, addirittura, sono
state fornite come una didascalia allegata al materiale. Una sorta di libretto d’opera o di istruzioni per l’uso.
Però, debbo ammettere che il discorso non è così menato per le nubi. Il nero è l’opposto del bianco. Il
bianco è il reale, la presenza della luce. Il nero è l’anti-bianco, assenza del reale, trascendentale. E si
passa dal reale al trascendentale o viceversa attraverso l’immaginario. Accidenti, è quasi matematico o
matematico intero. E riecco che interviene il pi greco di cui parlavamo prima, insomma qualche tempo fa,
diciamo.
-Non capisco.
-Ah, scusa, tu non c’eri, ma vediamo se posso farti questo discorso. È facile facile. Vedi, il numero di
Nepero, che è un numero trascendentale o trascendente, può essere assemblato con l’altro numero
trascendentale, il pi greco o la pi greca. Questa storia del pi greco maschio o della pi greca femmina mi fa
pensare agli alberi da frutto. Gli alberi sono maschi e i frutti sono femmine. Quindi, arancio e arancia,
pesco e pesca, albicocco e albicocca, pero e pera, melo e mela...Eppoi, quando arrivi al fico, dovresti dire
la fica! E invece no. Hai solo e soltanto il fico. C’è stata la censura.
-Sei proprio matto. Come divaghi. Ma sarà per questa ragione che si usava rappresentare, in pittura, la
cosiddetta foglia di fico?
-Forse. La foglia di fico per coprire, invece che la foglia di fica, cioè una comune foglia per coprire la fica
agli sguardi golosamente concupiscenti. Poi, è anche tutto invertito. Le piante, che sono femmine, hanno
nomi maschili e i frutti, che sono maschi, hanno nomi al femminile.
-Torna al discorso!
-Dicevo, che può essere assemblato al pi greco usando come collante l’immaginario e questa fusione ti
produce il reale. Cioè, puoi saltare dalla pianella nera a quella bianca senza capire molto il perché. E,
forse, non ha importanza. Se tu passi, camminando, dal nero al bianco, che cosa è cambiato in te? Sì, tu
te ne accorgi, ma non ha una grande importanza. Però, c’è un’operazione di mezzo che non è un calcolo
ma è un’operazione funzionale di passaggio, intendo di oltrepassaggio, di uscita da un posto e di
introduzione in un altro. Adesso, vedendo questo bianco e questo nero, penso agli scacchi. Vi sono mosse
e spostamenti che appaiono, per così dire, normali. Ti sposti in linea retta, dritto o diagonale, alcune volte
puoi andare in un senso o nell’altro, con altri pezzi solo in un senso. Poi, c’è la mossa estrosa, eccentrica,
atipica, anormale: il cavallo non solo salta, ma anche storto!. Tu hai mai visto un cavallo vero saltare a
piego? Ma nemmeno uno storto, sciancato, può saltare così. Ecco, quella mossa è la fusione del
trascendente con l’immaginario che produce il reale. Non so se... Mi stai guardando tra l’incredulo e
l’incuriosito. Anche qui, vedi, l’incredulo manifesta una confusione nel pensiero che è concretizzata da
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un’espressione che è il corrispondente della fusione e l’incuriosito è l’espressione del reale che è correlata
a quella di prima, intraducibile e sconcertante come il salto del cavallo. Tornando al pi greco e al Nepero,
la fusione dei due con il veicolo dell’immaginario fornisce il reale. Ci siamo?
-Boh?
-Poi, tu pigi la polpetta dell’immaginario e del trascendentale e trasformi quella polpetta in reale e ciò che
era reale e uguagliava la polpetta astrusa diventa immaginario e astruso. Cioè, prima hai una cosa reale;
poi pigi la cosa stramba e diventa reale e quella reale diventa stramba. Come un gioco di prestigio.
-Tutto ciò sembra molto fastidioso.
-Appunto, e fa pure incazzare. Perché arrivi a mostrare che il pi greco, o il numero di Nepero, è
un’espressione immaginaria.
-Dici?
-È come quando un interprete traduce quello che dici. Tu dici una parola, e quello: “sbragnewsky”; e tu non
capisci che cazzo ha tradotto, ma non perché “sbragnewsky” non significa nulla, ma perché non sai come
si traduce, sai solo che si traduce. La tua parola è reale e concreta, ma la traduzione è la cosa più astrusa
dell’altro mondo. Sai solo che c’è.
-Già.
-Ma lo spostamento del cavallo può essere anche considerato come la somma geometrica di due
spostamenti, uno in una direzione e l’altro nella direzione ortogonale alla prima e il risultato è come se si
sia trattato di uno spostamento inclinato, come quando componi due forze.
-Mi scoppia la testa!
-È come la somma di due numeri irrazionali. La somma di due numeri irrazionali è un altro numero
irrazionale. Nel mondo degli scacchi, la radice di due più la radice di tre è uguale alla radice di cinque,
perché vale Pitagora. Capito? Cioè, devi fare una somma geometrica di due termini che sono ortogonali
fra loro. Ecco perché il salto del cavallo è, in un certo senso, irrazionale!
-Già. Ma nonostante ciò, il pavimento è sempre lì, bianco e nero ed è molto bello e ti assicuro che non
sento alcun disagio a passare dal bianco al nero.
-Ne sono sicuro.
-Ma chi era Nepero?
-Era un matematico scozzese del cinquecento, John Napier o Neper.
-E perché Nepero, allora?
-Perché, in quel tempo, assumevano un nome di battaglia in latino e lui prese il nome di Neperus, da cui
Nepero. Come, del resto, quell’altro matematico tedesco, Euler, che si pronuncia Oiler, il quale prese il
nome di Eulerus e quindi, per noi, Eulero.
-E che cosa fece di bello?
-Nepero? È quello che inventò i logaritmi. Logaritmo significa numero della ragione. Li descrisse nell’opera
intitolata “Mirifici Logarithmorum Canonis Descriptio”, cioè, Descrizione del meraviglioso canone dei
logaritmi.
Ma ora basta, torniamo a noi. Io sbuco quasi da sottoterra e mi ritrovo quasi in Paradiso. Ma dimmi un po’,
non è che tu sia il Magnifico dell’Eterno, Dispensatore di Luce, o la moglie o un suo parente, sai, quello di
cui alla confraternita deviata... Ho colto un sussulto nel tuo sguardo.
-Come sai..., cosa stai dicendo?
-Vedi, molto di recente mi sono imbattuto in una accozzaglia di scalmanati e nostalgici in saio bianconero,
agitati da uno Sparacazzìle. Ah, riecco il bianco e il nero, quasi una fissazione. Ma.., non è che ora mi
piombino qui per farsi una partita a scacchi o per, come dire, farsi una dama? Loro sono i pezzi... E i
giocatori? Uno sei tu. Non so se l’altro sono io o lo sparacazzìle o, forse, c’è un terzo che non è ancora
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apparso in tutta questa faccenda e non so se, apparendo, risolva qualcosa o complichi maledettamente le
cose.
Ma, insomma, chi diavolo sei?
-Chi diavolo sei tu!
-Il Diavolo, appunto, Lucifero, o un rompiscatole. Uno sbuca da sottoterra in questa potenziale maxi-alcova
e l’altro gli chiede chi sei. Un topo o un rompiscatole! Ma non capisci che se lo scenario è questo, sono io
che debbo chiedere chi sei e cosa fai qui?
-Sei sfacciato, intrigante, irridente, impertinente, arrogante e insolente. Eppure, mi attrai. Vuoi farti una
dama?
-Che gragnola di complimenti. Grazie! La partita non mi trova sconsenziente. Vorrei sapere qual’è la posta
o che cosa ci si rimette.
-La posta sono io, cioè l’avversario coincide con il premio, gli avversari sono due, quindi i premi sono due.
Dunque, non ci rimette nessuno o ciò che si perde appartiene al mondo dell’imprevedibile.
-Vuoi dire che c’è un trucco? Bene, il rischio vale la candela!
-La candela è la tua!
-Non ho dubbi. Vieni...Ti tolgo questo velo-vestito bianco e scopro questo meraviglioso corpo bianco,
slanciato e un po’ giunonico, coronato da queste chiome nerissime. Ferma! Mi inginocchio e comincio ad
accarezzare le tue gambe fino alle cosce imponenti e lisce che subito m’addrizzano possente e duro.
Ferma, che fai? Me lo riduci a piedistallo, spingendolo, non so se come un freno o un acceleratore!
-Calmati tu! Una partita non si svolge senza affrontare le difficoltà che deve avere.
-Cioè?
-La partita non è a senso unico, non vi è solo uno che fa le mosse. Le mosse si fanno in due. La soluzione
è unica, la vittoria o la sconfitta, che in questo caso coincidono.
-Beh, in questo caso, ritengo che le mosse dobbiamo deciderle prima e, mi pare, inventarle.
-Certo, ma non occorre inventarle, sono già predisposte.
-Allora, è un gioco che si ripete?
-Non proprio, ma ha le mosse precostituite.
-Vediamole.
-Ecco, seguimi. Disponiti su questa spalliera orizzontale, in legno.
-E perché? È pure curva.
-Diciamo, anatomica. È bella, arcuata e lucida. Sdraiati!
-Ma non debbo anch’io spogliarmi, prima?
-Tu insisti. La partita ha delle difficoltà!
-E allora?
-Allora, sdraiati vestito, distendi le braccia sopra la testa.
-Perché?
-I polsi vanno fissati e stretti a questo cappio e l’anello dell’altro estremo del cordino va infilato in questo
bastone che si proietta al di fuori della spalliera.
-Vuoi fare una cosa molto eccitante.
-Questo dipende dai giocatori.
-Ma io come faccio a spogliarmi, così sistemato?
-Questa è la prima difficoltà della partita. Dovrai riuscirci senza usare le mani.
-Ma non è possibile!
-Come? Tu dici che non è possibile? Dovrai ingegnarti. A ogni tuo parziale successo, corrisponderà una
complementare mossa del tuo avversario.
32
-Accidenti, la spalliera è disposta anche in modo che il mio peso mi trascina verso i piedi e mi tende le
braccia.
-Ingegnati!
-Se mi agito troppo, perdo le forze.
-E perdi la partita.
-Ecco, devo riuscire a togliermi le scarpe. Basta premere i talloni sul legno e, con l’aiuto di una, sfilare
l’altra scarpa. Fatto una. E ora, è più facile la seconda.
-Bravo. A questa prima mossa corrisponde la mia. Salgo sulla spalliera e mi dispongo a quattro zampe
sopra di te, senza toccarti.
-Madonna! Comincio a crescere e ad andare in incandescenza. Posso cominciare a toccarti con i piedi?
-Certo.
-Allarga bene le cosce cosicché possa, col piede, sentire se ti stai bagnando di eccitazione nella ventresca
infernale.
-La ventresca infernale?!
-Sì, la figa, insomma, dove fa un caldo boia!
-Vai, vai! Stai attento, però, che il tuo gonfiore non ti impedisca di sfilarti i pantaloni.
-Porca miseria! Come faccio? Ho la cinta che mi stringe, non riuscirò a sfilarmeli. Però, aspetta. Ecco,
punto i calcagni sull’imbocco delle gambe dei pantaloni e tiro, tiro... Guadagno lunghezza! Ecco, si sta
sfilando, debbo stare attento a valicare il ponte del mio gonfiore senza danni. Accidenti, non credevo fosse
così difficile.
-Bravo, hai guadagnato posizioni e vantaggi.
-Sì, ora posso avere contatto gamba su gamba, coscia su coscia. Che drizza!
-Sì, hai una bella drizza. Lo slip sembra una tenda tesa. La successiva mossa è toglierlo.
-Ti frego io. Questo è facile. Ti sdrusci sul legno e lo arrotoli fino a quando si sfila.
-Sì, ma con la drizza non sarà facile.
-Mi aiuterai tu, alla fine, con i denti.
-Sì, posso farlo, ma sarà come introdurre una penalità, come perdere un pezzo importante al gioco... una
dama.
-Fammi uno sconto, facciamo una pedina solamente, altrimenti se perdo una dama, può essere che perda
la dama. As tu compris?
-Facciamo una pedina, per questa volta.
-Sù, afferra il torciglione con i denti e tira. Sù, tira di più. Stai flettendo la drizza paurosamente. Ecco,
uscito! Guarda come è ritornato, come una catapulta!
-Merita un bacio in-punta, lieve però.
-Cata-punta!... È quasi una tortura.
-Considerala come una parte della “penalità”, per l’aiuto ricevuto.
-Ma io ho finito lo spogliarello.
-Come? Resta la maglietta.
-Anche quella?
-Altrimenti, saremmo ad armi impari.
-Giusto. Procedo allo stesso modo che per lo slip. Ma dove me la mando la maglietta, in faccia?
-Oltre, oltre: Sulle braccia, fino ai polsi. Oltre non puoi.
-Ecco, ecco... Ce la faccio. Uffa!
-Bravissimo. Ecco, ora avanzo carponi sulla spalliera per pormi a tiro di drizza. Un bel rendez-vous, quasi
tra due navette.
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-Una spingarda drizza a dritta!
-In un mare di fuoco!
-Un bel naufragio! In mancanza di braccia, ti stringo forte con le gambe. Che carne delle tue labbra! Il mio
treno avanza tanto che potrei ritrovarmelo nella tua bocca.
-Il piacere monta e viene, viene...
-Viene, viene e sviene, sviene, sviene...
-Amen...
-Potremmo stare così in eterno...
-Come due amanti-di.
-Non è uno stato cui particolarmente ambisco.
-Andiamo a farci la doccia.
-Per te è facile, che hai le mani libere.
-Liberati anche tu.
-Come?
-Beh, uscire da quell’anello è facile.
-Mi devo tirare su, sollevarmi?
-A volte, sembra che ti piaccia che ti vengano suggerite le mosse, quando sai benissimo come fare. Non
hai che ruotarti e disporti a faccia in basso e tirarti su con l’aiuto dei piedi. Sù, così, aggrappati bene con le
gambe, sfila l’occhiello dal bastone e salta giù. Ora, è facile sfilarti il cappio dai polsi.
-Accidenti, che segno mi ha lasciato!
-Il segno che hai colto vale il segno che hai subìto.
-Lascia che ti tocchi, ora, con le mani, dappertutto. Sei bellissima, magnifica, eccitantissima. Tutto al
magnifico e al massimo.
-Andiamo.
-Non lasciarmi a mezz’asta... Cerco soddisfazione continua e prolungata.
-Sarebbe peggio. Devi dominarti, altrimenti ti avvilirai.
-Andiamo, entra!
-Ma questo è un ascensore, anche se bello, di cristallo, trasparente.
-È una doccia-ascensore. Sale e scende continuamente, finché i rubinetti non siano chiusi definitivamente.
-Sale? E dove ci porta?
-Più in alto. Faremo in modo che, finite le operazioni, ci fermiamo nel solarium, sui tetti.
-A prendere il sole?
-Ad asciugarci al sole.
-O ad amarci.
-O ad amarci, se così vogliamo.
-Entriamo?
-Entriamo e chiudiamo.
-Che getto di acqua, da tutte le direzioni... Ma come fa, mentre la cabina sale?
-Fai domande, sapendo le risposte. I tubi sono lunghi e flessibili e seguono l’ascensore, come
normalmente avviene per i suoi cavi elettrici.
-Quanta schiuma e vapore, non si vede quasi niente. Solo toccandoti, sento la tua presenza.
-Non riesci a dominare l’eccitazione. Penetrami, se vuoi. Accovacciamoci e incrociamoci. L’ascensore
arriva fin su e, come si blocca, ti asseconda nella spinta.
-Ora, ridiscende.
-E poi risale.
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-E ridiscende.
-E risale, e viene, viene...
-E viene, e viene, e sviene, sviene, sviene...
-Amen.
Nel solarium
-Dove andiamo, ora?
-Usciamo al sole, come previsto.
-Ah! Che bel solarium! Una terrazza coperta da vetrate sagomate a tetto e cristalline, come per il pantheon
di prima.
-Sì.
-Ma qui ci vedono tutti.
-No, siamo più in alto degli altri, eppoi i cristalli sono riflettenti, a specchio, all’esterno e trasparenti per chi
dall’interno guarda fuori.
-Che bello! C’è una luce leggermente cerugnola.
-Cerugnola?!
-Sì, è un modo carino di dire che il colore è leggermente ceruleo e allo stesso tempo riposante. Il calore
che ti investe sul corpo è, poi, carezzante e tonificante, come un massaggio. Insomma, è un massaggio
termico, ti va?
-Sì, è così. Rende.
-Dove ci sdraiamo?
-Ci sono le amache.
-Ah, sì! Belle. Sono dei teli trasparenti. Sì, senza maglie che ti lascino il segno. Mi bastano quelli ai polsi!
-Sì, teli trasparenti. Ti consentono di prendere il sole dappertutto. Il pavimento è bianco e la luce riflessa ti
abbronza tutto.
-Vuoi dire, anche il culo? Meno male che non è quello a scacchi, altrimenti te lo farebbe a pezze. Forse,
qualcuno potrebbe farmelo a pezzi, se mi sorprendesse qui. A proposito di scacchi e cruciverba, hai mai
sentito parlare di “arcano canovaccio”?
-Di cosa?
-Niente, pensavo... all’enigmistica, ma mi sembra di capire che non ne sei pratica. Ma guarda come sei
cupidicamente atteggiata! Sembra che traduca in immagine il mio desiderio. Sei una bella “stampante”.
-Che razza di termini vai coniando! E che razza di immagini! Io, molto meno complicatamente, vedo un
pescatore in continua attesa, senza lenza ma con la canna sempre tesa e drizza.
-Sai com’è, in questo momento non so dove metterla. Insomma, avrei qualche difficoltà a tenerla ferma,
nascosta. Sai, è come cercare di tenere sott’acqua la testa a un energumeno, spingendolo per il collo.
-Ma che razza di paragoni!
-Sì, diresti: paragoni del cazzo! Potremmo dire, d’ora in avanti, quando vuoi nascondere qualcosa che
tende a emergere con vigore, che stai...paragonando.
-Attento, arriva!
-Arriva chi?
-L’intruso che temevi!
-Come fai a saperlo?
-Quelle luci rivelatrici, sulla consolle!
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-C’è anche una consolle seminascosta. E allora?
-Bisogna che tu vada!
-E come? Devo andare giù a rivestirmi. Accompagnami.
-No, lui è già nel Pantheon!
-Porcaccia la miseria!
-Senti, ho capito che tu stai facendo una ricerca. Sai delle cose che io non dovrei sapere e che non puoi
farmi sapere e che ti hanno condotto qui attraverso strani meandri e strani incontri. Tu devi procedere in
questo strano percorso e, probabilmente, ti converrà continuare da questa parte.
-E che cos’è? Un sottotetto, anche questo rifinitissimo e lucente.
-Sembra. Continua fino in fondo e scendi la scala circolare in pietra rosa che troverai. Alla fine, sbucherai
in un altro pantheon!
-Ah sì? Ma tu non vieni con me? Non lasciarmi!
-Ci rivedremo!
-Davvero?
-Penso proprio di sì. Tutto questo strano mondo finirà, prima o poi. Tieni, infilati questo slip rosa!
-Rosa?
-Più tardi capirai perché.
-Più tardi? Uhm... Penso che sarà subito. Ciao! Verrò a riprenderti.
-Stai attento che potresti cambiare idea. Bye!
-Bye!
Nell’Empireo Rosa-Nero
-Bella stronzata ho fatto a lasciare gli altri e imbarcarmi in questa traversata in solitario. Vediamo questa
scala. Bella, in pietra rosa e ruvida, illuminata da un bagliore che proviene da sotto. Un altro Pantheon!
Questo è in marmi lucenti ma scuri, neri, azzurri...
pavimento incurvato, a conca, rosa bellissimo, disegnato a cerchi concentrici, anzi ovali. E anche qui una
bellissima donna, coperta da un velo rosa carico... Ah, come lo slip! Ma guarda, tutto studiato... Devo
ricominciare? E tu chi sei? Mi son la padrona di casa, che splendore, ma che enorme spazio... Va bene il
copione? O ce n’è un altro? Anzi provo a farne un altro! Aspetta. Ecco, vediamo... Questo enorme spazio,
splendente, terso ma scuro, mitigato dalla possente luce del rosa emanata di riflesso, penetrante da quella
gemma enorme di cristallo bianco che ci sovrasta e che conferisce a questo tempio una colorazione...
-...cerugnola!
-Come sai questo termine? L’ho coniato io, sai, poco fa, e non c’eri tu a sentirlo. Da dove sei sbucata? Hai
visto e udito quanto fatto e detto in precedenza?
-Non costruire enigmatici inutili canovacci!
-Di’ un po’, fattucchiera delle mie brame, mi sfotti a rotoli?
-Distenditi, qui sei nell’Empireo Rosa-Nero.
-Rieccoci! Devi essere tu la compare del Magnifico dell’Eterno.
-Compare?! Che brutta espressione. Ti pare confacente a questo Empireo?
-Rosa-Nero? Ma guarda, io sono solo in rosa!
-Ma il nero è dentro. E anch’io sono in rosa e il nero è dentro.
-Diamine! Adesso dobbiamo ricominciare a inventarci. Proviamo. Questa volta , il pavimento è rosa e
concavo e ad anelli ellittici. Perché?
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-Perché il nero è dentro! L’ho già detto. E, quindi, non si vede.
-Queste risposte sono un po’ più assurde di quelle che ho avuto nell’altro pantheon. Non capisco. Il tuo
nero, dietro la trasparenza del tuo rosa, si vede eccome!
-E il tuo nero, così come è posto il tuo rosa, non si vede ma sai che c’è.
-Questo è vero. Quel che conta è sapere che c’è e non ho dubbi. Sembra che questa consapevolezza
appiani le incertezze. Ma quale certezza può esserci sul nero di un pavimento che è rosa, anche se bello,
e, certo, il nero me lo disferebbe nella sua bellezza?
-Il nero non disfa, se interpretato dalla trasparenza.
-Senti, non arrivare, anche tu, a parlarmi di trascendenza! Ma vedo che hai scelto, invece, la via più chiara
della trasparenza.
-Sì, trasparenza attraverso la luce. Guarda!
-Accidenti! Il pavimento si illumina di luce interna che lo rende trasparente... Ecco, la luce aumenta e si
intravede il nero. Ma la trasparenza implicherebbe, questa volta, un colore chiaro, il bianco o il celeste.
-Il celeste del Tiepolo?
-Ma che siete? Donne fatte in serie? Ma che cosa intendete per Tiepolo, voi?
-Il Pittore!
-Ma conoscete solo quello?
-E ti pare poco?
-Questa volta, sono incappato peggio! Facciamo così. Chiedo anche a te di illuminarmi come hai fatto per il
pavimento. A proposito, il nero non è a scacchi, perché?
-Perché siamo in un dominio concavo ed ellittico. Vedi, anche le pareti sono cilindriche ma fanno parte di
un ellissoide, anzi un ovoide e l’ogiva terminale di colmo è costituita dalla gemma di cristallo bianco da cui
penetra la luce.
-Devo aspettarmi un ascensore a guscio, alla coque?
-Attento alle sorprese!
-Mi aggrappo al mio slip! Quindi, il posto è come un enorme uovo di pasqua, scocciato in sommità e con
gemma e a fondo rosa-nero trasparente. Ma il significato recondito qui non c’è? E il nero? Ancora non so
cos’è.
-È la struttura che sorregge l’uovo!
-Magari in acciaio inossidabile!
-Come fai a saperlo?
-Beh, quanto di meglio! È tutto così costoso ed elegante... Si sente quasi il profumo di evasione fiscale.
-Non sarai mica un infiltrato?
-Beh, infiltrato mi sento, eccome, da sottoterra, dalle fogne o quasi, ma non nel senso che intendi. D’altra
parte, debbo dire che in questi posti mostruosi vedo persone che hanno tutta l’aria di essere prigioniere o
volontarie in prigionia e, quindi, parlare di evasione parrebbe improprio o appropriato, rispettivamente.
-La nostra è una scelta volontaria. Ma perché mostruoso?
-Nel senso etimologico. Per i latini, monstrum era qualcosa di prodigioso, di portentoso e, quindi, di
insolito, con tutte le specificazioni che puoi attribuire a qualcosa che è insolito. Quindi, anche bellissimo,
raffinatissimo... Ma quale scelta volontaria? Per che cosa e per chi? Sai, quando vedi certe cose, ti passa
per la mente che c’è qualcosa, come dire, di “deviato”. Adesso non bersagliarmi, anche tu, con uno
sciorinio di insulti, per poi dirmi che ti intrigo, ti affascino, ti attraggo... Eccomi, questa volta sono
praticamente pronto, manca la spalliera, non c’è scacchiera e che cavolo vuoi inventare tu, donna di rosa
svestita?
-Bello, stronzo e presuntuoso!
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-Almeno gli insulti sono diversi da quelli precedentemente speditimi. Ma non facciamo i difficili o gli
schizzinosi. Prendiamo ciò che passa il pantheon! Tuttavia, m’aspetto la sorpresa sostitutiva della
spalliera, scacchiera a parte. Sù, sorprendimi, Rosabella delle trasparenze, Ficarosa delle mie brame!
-Ficcanaso dei miei coglioni!
-No! Devi dire della fica en rose! Comunque, io sono pronto, anche se ho già scritto due episodi con la
possibile mujer del Magnifico dell’Eterno!
-Non essere irriguardoso!
-Quasi blasfemo?
-E non è la mujer!
-I beg your pardon! E che cosa è? La segretaria? Però, smettiamola! Io aspetto cose spontanee, intendo
rivelazioni o, in mancanza, delle avance...
-Hai ragione, non amo irritarmi.
-Certo, giusto! Quando tutto è “normale” e ti asseconda, non ti fanno mancare nulla, in cambio di una
totale fedeltà e dedizione. Apparentemente, vivi serenamente, senza pensieri, svagata insomma. Ma se ti
azzardi ad andare contro le idee e le azioni di chi ti comanda, devi aspettarti un gran calcio in culo: le
ritorsioni. E allora, tu, per non perdere anche soltanto l’idea di un possibile privilegio, ti allinei, assecondi
senza intralciare, mantenendo chi ti condiziona e ti manovra nella convinzione che le sue azioni anti-etiche
siano degne di approvazione, anziché ritenerle riprovevoli. E la strategia per sostentare questa idea è
quella del ricatto, del rinfaccio e della ritorsione. Sei tu, in tutta questa faccenda, in tali condizioni?
-Sono sull’orlo o quasi fuori o quasi dentro, come preferisci.
-Devo andarmene.
-No, non ancora. Devo sorprenderti, no?
-Non vedo spalliera.
-Non occorre spalliera, ciò che segue fa parte dell’immaginario...
-Non ricominciamo con il pi greco...
-Intendo con il fantasioso, con l’esercizio dell’immaginazione...
-Oh! Via il rosa! La trasparenza diviene immagine completamente nitida e tangibile! Che bel biondo
sfrenato, su bianco con un po' di nero in basso, sulla cuspide della biforcazione delle gambe! Perché le
tieni così divaricate? Sembri l’esposizione della possanza universale dell’ipotesi del coito!
-Ora capirai perché!
-Sempre sibilline! Porca miseria, che male ho fatto per essere condannato a sentire profezie e
fattucchierate? Aiuto! Il pavimento ruota, mi squilibra... Accidenti, cado! La rotazione aumenta e mi
trascina!
-Ora cado anch’io. Lasciati trascinare al bordo.
-Questo è facile, tanto è liscio il pavimento. Accidenti come gira! Mi sbatte verso la parete!
-Afferrati alle maniglie di ottone che sono al bordo!
-Un’altra minchiata! Non c’è spalliera, ma la cosa comincia a essere equivalente.
-Ora ti raggiungo! Vedi, siamo come due esseri in orbita di congiungimento.
-Ma guarda cosa vanno a pensare! Siamo daccapo. Come faccio a togliermi il mio brandello rosa?
-Stai attento! Ora te lo afferro.
-Ma la forza ti spinge verso di me, non ce la farai!
-Stai attento! Ora la rotazione rallenta bruscamente e poi riaccelera, rallenta e riaccelera.
-Ma guarda! Questi ficaioli le pensano tutte. Sì, il rallentamento ti spinge verso il basso e tu me lo strappi.
Mamma, che forza! Mi hai quasi sbucciato. Solita catapulta!
-Attento, ora riaggancio!
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-Madonna! Anche qui sono a mani bloccate.
-C’è una variante. Quando saremo “complementarizzati”, potrai lasciare le maniglie.
-Ciò sta av-venendo!
-Serrami bene con le tue possenti cosce, intrecciandomi indissolubilmente.
-Ecco, siamo un unico groviglio.
-Puoi lasciare le maniglie!
-Le lascio!
-Attento, ora ricomincia l’accelero e il decelero!
-Una pompatura automatica!
-Il coito centrifugato!
-Quando veniamo, concludi con il solito amen!
-Quale amen?
-Quello di prima!
-Come?
-Allora non sei proprio una fotocopia dell’altra!
-Io me ne fotto dell’altra!
-Vedo, vedo... Nello spazio vero, una cosa così non sarebbe possibile.
-Amen, amen, amen...
-Amen, amen, amen...
-Attento, ora ci sarà una frenata brusca e una riaccelerazione altrettanto brusca. Tu tieniti alle maniglie
perché io verrò proiettata al centro della sala.
-Eccola! Che sturata! Roba da champagne! E che stirata alle mie braccia! Un’altra storia così e mi faccio
secco!
-Pro-secco! Rilassati! Non rialzarti subito.
-Mi gira tutto intorno. Mi rotolo verso di te e mi rilasso con la bocca nella tua cuspide. Poi, esploro con le
labbra il tuo ventre, per giungere ai promontori dell’incanto e della beatitudine. Quindi, ti inchiodo al
pavimento, puntandoti sulle tue labbra, mentre il rovo di fuoco si fa largo nella oscurità della tua ventresca
infernale. Oh! Quando pronuncio queste parole, avete, tutte, un sussulto che, questa volta, accelera la
progressione. Mi sembra come se la fusione sia come per la torta il lievito. L’una non viene se manca
l’altro.
-Che godimento prolungato! Non dissolverti.
-È un equilibrio instabile, roba da amen.
-E amen sia.
-Amen è.
-E contro-amen è...
-Dimmi un po’, quel piglianculo di Supereternit, come si chiama? Cosa fa?
-Non posso dirlo e non lo so.
-Come dire: lo so ma non te lo dico! Cosa è venuto a fare e cosa pensi stia facendo nel primo pantheon?
-Non so, perché io non sono là e ora, e abitualmente, sto qua.
-Bella scoperta! Non hai la minima idea di cosa stia facendo? Ma allora, qui non può venirci?
-Non è automatico che, entrando nel primo pantheon, venga poi nel secondo.
-E quando ci viene, per cosa è?
-Non posso dirlo e non lo so.
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-Adesso continuiamo come prima. Come dire: lo so e non te lo dico! E via di seguito, come prima. Senti, mi
pare giunto il momento di chiudere con questa avventura dei pantheon. È inutile pensare che vi sia, qui,
una doccia-ascensore: non la si vede.
-Bisogna rifare, all’opposto, il percorso che ti ha condotto qui.
-Come dire: se la prima tappa è il secondo pantheon, poi la scala rosa, il sottotetto, la terrazza coperta,
l’ascensore e il primo pantheon. È così?
-Sì.
-Allora? Per Uscire?
-Per uscire, non puoi fare il percorso inverso perché incontreresti...come l’hai chiamato?...il Super-coso, e
allora...
-E allora, mi lascio a immaginare, in quanto non mi dispiacerebbe...
-Non fare stupidaggini. L’unico modo per filarsela è l’imbuto a chiocciola.
-L’imbuto a chiocciola? Un’altra menata del buco?
-No. È un percorso rapido e liscio. Si esce veloci ma l’atterraggio è morbido.
-Ma di che cosa si tratta?
-È come le montagne russe in tubo. Anzi, meglio: immagina una pista da bob al chiuso, in un tubo, però
liscio e tranquillo.
-E perché questo percorso?
-È come un’uscita di emergenza, sai, quando devi scappare o andare di fretta senza essere visto.
-Ma dimmi un po’, questo posto è stato visto o visitato da molti?
-No.
-E di emergenze?
-La tua è la prima.
-Ma allora, le emergenze sono solo tue.
-L’emergenza è una possibilità e questa è la prima, ma per te.
-Allora, andiamo?
-Vai tu!
-Come, al nudo?
-Posso ridarti lo slip!
-Sì e, per giunta, rosa. Te lo immagini uno che viene sturato a champagne dal tubo a chiocciola e chi lo
vede a slip rosa penserà che è un nuovo modo di sbattere fuori l’amante.
-Mi spiace, la scelta è unica.
-Sì, ma possiamo andarcene insieme.
-Già, uno esce a slip rosa, seguito da una rosa-trasparente al volo.
-Proprio non vieni?
-Sono già venuta due volte, con te.
-Non giocare! Rinunci a non venire?
-Sì, non posso.
-Non posso. Una risposta che non contiene nulla. Immagino quanto credibile possa riuscire il mio racconto,
senza alcun testimone.
-Mi vuoi soltanto per testimonio? E pensi che presentandoci insieme così o non così, il racconto sia più
credibile?
-Non mi interesserebbe oltre, a questo punto.
-E tu fermeresti la ricerca a questo punto?
-Che sai della mia ricerca?
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-Si vede, tu hai l’aspetto, parli, ti atteggi, ragioni come uno che cerca qualcosa sempre, non importa cosa.
Sei uno che non smette mai di pensare.
-Forse, quando non ti rimane altro. Ma voi, tu e lei, mi avete dolcemente distolto e volto altrove il mio
pensare. Mi avete portato nel vostro meraviglioso mondo prigioniero. Sarà questa la dualità? Non ti
aspetteresti mai che qualcuno si rivelasse, improvvisamente, e ti dicesse: sì, la dualità è questa.
-Sarebbe bello, ma ho l’impressione, se ho capito cosa significa dualità, che questo mondo sia più
realistico di quello che pensi. Bene, ora vai.
-Ci rivedremo?
-Penso proprio di sì.
-Uhm! È la seconda promessa del genere. Ora mi imbuco. Ma senti, questo lungo percorso a striscio mi
incendierà le palle.
-No, scenderai insieme con un getto d’acqua, servirà a lubrificare il tubo e a raffreddare la pelle.
-E le palle... Quasi una vaselina. Vado. Bye!
-Bye!
-Via, l’idronauta parte! Porca miseria, è come finire in un tubo di cesso con percorso tortuoso. Atterraggio!
Guarda, guarda...i miei vestiti. La Giunone bruna è stata abile a dissimulare. È dalla nostra parte. Ma
guarda che parentesi strana. Tutto sembra allontanarci e depistarci dall’indagine ma, forse, è il mondo
parallelo che sta in una similitudine con quello impossibile o, più semplicemente, soltanto immaginario. Ehi,
Fatarosa del tubo! Mi senti da questo condotto di posta idraulica?
-Sì, lontano, ma ti sento. Ciao! In bocca al lupo!
-In bocca al tubo... Salutami la Biancafata delle mie brame! Ciao, Fatarosa delle mie seconde brame!
In bocca al lupo... E questa sarebbe un’espressione bene augurante? In bocca al lupo... Un bel soggiorno
in un posto suggestivo e con le pareti a spigoli vivi... Insomma, come dire, vai a fan culo...
E l’altra espressione: In culo alla balena... Là, forse, l’ambiente è un po’ più tenero...almeno all’inizio. Poi, o
entri o ti sturano fuori, in compagnia dei signori escrementi.
Che cosa c’entra, poi, il lupo in tali faccende? E la balena? Figurati, con le dimensioni che ha, è anche
completamente fuori tema. Capirei se si dicesse: abbi un culo grande come una balena. Beh, allora, un
augurio come questo ti crea un’euforia particolare di partenza. L’idea di poter avere un culo di quella
enormità ti fa affrontare ogni ostacolo con grande determinazione. Oppure: ammazza il lupo! Ma che me
ne frega del lupo? Fosse una fiera (che termine!) di rango, ne varrebbe la pena. Anche in tale caso, ne
nascerebbe un orgoglio guerresco che ti fa vincere ogni avversità immaginabile per te.
E allora, in mancanza di tutto questo: auguri!
Sta già imbrunendo, sono quasi al limite di tempo perché scatti l’allarme al quartier generale. Bisogna che
rientri.
Rientro
-Oh! Rieccolo, riapparso!
-Ma guarda, stava per scattare l’allarme, qui.
-Sei piuttosto malconcio, bagnato, sporco e sdrucito.
-O sdrusciato?
-Che cosa ti è successo?
-Emani un odore che è quasi una commistione di puzzo e profumo. Anzi, più di un profumo. Almeno due,
direi.
41
-Che fiuto! La tua appartenenza al nostro gruppo deve essere stata sostitutiva di un segugio, di cui
abbiamo fatto a meno per ragioni pratiche.
-Non fare lo stronzo! Ma guardalo! Puzza, profumi, quell’aria semidistrutta... Devi aver avuto degli scontri
molto devastanti e...mungenti.
-Gli hanno impartito l’estre’munzione.
-Sembri un ostrica senza frutto. Sì, proprio munto, succhiato...slurpato, se così possiamo dire per rendere
il concetto! Hai avuto qualche incidente di percorso?
-Sì, diciamo..degli incontri inaspettati.
-Incontri e scontri?
-Mah, vedi, considerando le risultanze complessive, direi una cosa intermedia, semidevastante, se posso
essere sincero. In altre circostanze potrebbe considerarsi piacevole e fantastica, ma...sono un po’ confuso,
mi sembra di avere sognato...
-Ti hanno bastonato, quelli lì?
-Non so, non credo, non ne sono sicuro.
-Non menarti nel vago!
-Senti, dimmi un po’, ne è valsa la pena?
-Domanda imbarazzante...
-Posso considerarmi come un sostituto da rimandare in avanscoperta?
-È sconsigliabile, perché se incappi in colui in cui non incappai io, mica ti ritrovi munto e slurpato, come
dice lei, con profonde venature di gelosia e invidia.
-L’invidia mettitela in culo!
-Perché solo l’invidia?
-Tutt’e due!
-Calmati, finirai per saltarmi addosso!
-Addosso ti sono già saltati o saltate!
-E dalli! Queste semi-scenate di gelosia sono inconcepibili e immeritate. Devo avere sognato. Prima
devono avermi colpito o forse, è più probabile,...mandato in sonno... con qualche profumo strano e, poi,
devo avere sognato a lungo e in maniera tormentosa. Sai, quei sogni che durano a lungo e ti sfiniscono nel
sogno stesso e, quando ti svegli, lo sfinimento è concreto e tangibile. Devono avermi buttato in un cunicolo
della spazzatura, alla fine.
-L’unica cosa sensata che abbiano fatto!
-Ma dopo questi sogni, uno si sveglia anche profumato?
-Mi tratti come un colpevole senza possibilità di redenzione!
-Non mi commuovi! Le balle che inventa sono al pari delle dissertazioni varie che ci impartisce di
frequente!
-E voi, che cosa avete fatto...nel frattempo?
-Abbiamo pulito la casa e stirato la roba, attendendo il tuo rientro, sapendo che eri da lavare e da
cambiare, stronzo!
-Ah, vedo che siete tutti e tre coalizzati contro di me! Anzi, incazzati.
-Insomma, tu ti sei fatto la vacanza, come dire, di “sogno” e noi qui ad aspettare, in apprensione e
trepidazione, il ritorno dell’eroe! E allora, che fai, tu, nel frattempo? Inganni il tempo, senza occupazioni
impegnative che, invece, richiedono attenzione e concentrazione, e fai le faccende di casa, appunto! Roba
rilassante.
-Ironia e sarcasmo, e basta! Avete, per caso, preparato anche qualcosa da mangiare?
-Da mangiare?!
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-Afrodisia, ambrosia e theobroma. Tutta roba da dei!
-Non aggiungo più niente. Sentite, ora riposiamoci tutti. Domani saremo a menti fresche e ricominceremo
da dove ci siamo lasciati alcune ore fa.
-Hai visto? Un colpo di spugna e via!
-Sì, del resto è un sogno! Non vale la pena di discuterci.
-Vai, vai! Lavati e dormi, che la cosa, per quanto mi riguarda, è chiusa così.
-Se deve lavarsi, la spugna ci vuole, eccome!
-Non fatevi prendere da decisioni affrettate. Andate a dormire, siete stanchi e domani avrete la mente più
fresca e soprattutto sarete più sereni...
-Ma guarda che faccia da culo! E ripete le stesse cose. Sembra un disco disfatto. Lui, ora, dispensa
consigli e sollecitudini. La mente fresca dovrai averla tu, domani! Buonanotte e all’inferno!
-Minchia! Buonanotte. È meglio battere in ritirata.
In avanscoperta
-Buongiorno!
-Già in piedi? Che ore sono?
-Mezzogiorno.
-Così tardi?
-E che hai combinato?
-Sono andato in avanscoperta.
-In avanscopata? E che cosa hai scopato?
-Che cosa hai scoperto? Riferisci.
-Sembra che ci sia un passaggio, nella via del Fossario, che porta all’interno della cattedrale.
-Un passaggio sotterraneo?
-No, c’è un portoncino in legno verniciato, un po’ malandato per la verità, sulla via del Fossario, nel tratto di
vicolo cieco che sfocia nell’ingresso laterale del duomo. Infatti, all’interno di esso, sulla destra, entrando da
quell’ingresso, c’è una porta che non si nota immediatamente, in quanto risulta in parte quasi schermata
dalla bussola in legno e un po’ perché è a filo della parete e, inoltre, non appare essere di alcuna
importanza architettonica. Un volgare portoncino in legno, con soprastante lunotto semicircolare vetrato,
serratura Yale e due volgari maniglie.
-C’è, quindi, un passaggio o un ambiente al di là della muratura in pietra che fiancheggia il vicolo e che, in
qualche modo, appartiene anche all’architettura della cattedrale?
-Già. Poi, un altro dettaglio che pare importante.
-Quale?
-C’è uno scavo in atto, sul bordo che fiancheggia il lato frontale della cappella gotica che ti si para davanti
quando entri dall’ingresso laterale destro. C’è una scaletta che ti porta sotto il pavimento della chiesa, per
più di due metri con un primo tratto di rampa, che è quello che si scorge osservando da dietro la transenna
di protezione dello scavo, poi, la scala prosegue ancora virando, parrebbe, a novanta gradi e, quindi,
sembra che conduca sotto il transetto, ma piuttosto distante dalla zona corrispondente all’altare maggiore
e cioè della parte di cripta a esso sottostante.
-Nuove zone sotterranee che vengono messe in luce, quindi.
-Probabile.
-Zone in ombra messe in luce!
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-Il primo nodo che permette di allacciarci ai cunicoli e alle gallerie più consistenti che già conosciamo.
-Quel passaggio dentro il muro della via Fossario potrebbe essere quello «per le tenebre che conservano».
-Forse.
-Lo vedremo.
-Vedremo cosa? Non penserai d’introdurti?!
-Finora, abbiamo fatto di peggio.
-E come pensi di entrare?
-Dalla porta malandata sulla via Fossario. Dobbiamo rispettare la frase misteriosa, non vi pare? Eppoi, se
entrassimo dalla porta all’interno della cattedrale, sarebbe per poi uscirne al di fuori. Noi vogliamo entrarci,
per visitare con comodo il sottoterra. Non vi pare?
-E se ci fosse il custode che gironzola?
-Bisogna scegliere un giorno, anzi una notte, a lui sconsigliabile e a noi propizia.
-Che vuol dire? Il giorno del compleanno?
-Un giorno, anzi una notte, tale che lui ben si guardi dall’accedere alla chiesa.
-Ho capito, vuol dire una notte da spaghetto, grande temporale con lampi e tuoni.
-Per esempio. O certamente. Tanto, per noi, giorno o notte sottoterra, è lo stesso, dobbiamo farci luce
comunque. In ogni caso, però, meglio non avere gente tra i piedi e, quindi, meglio la notte e, se di
tregenda, meglio.
-Meglio un corno!
-Lo immaginavo, la fifa è già tanta che non occorre ingigantirla con scenari da brivido.
-Ma, dovremo scassinare il portoncino?
-Portiamoci un bel mazzo di chiavi e un passe-partout.
-Sentite, la casa corrispondente al portoncino verniciato potrebbe essere, in tutto o in parte, disabitata.
-Perché?
-Perché al primo piano, al di sopra di quello terreno, vi è una finestra che appare sempre aperta e piuttosto
sgangherata; il che fa presumere che, almeno in tale piano, sia disabitata.
-Devi pur sempre accedervi.
-Dalla finestra, appunto.
-Forse sarà più facile dalla porta.
-Credo anch’io, dobbiamo evitare operazioni da sbarco con il maltempo: è troppo scivoloso!
Appostàti
-Piove a dirotto.
-Schianto di folgori...
-...e strepito di tuoni.
-Il rumore è piuttosto uno strepito di tamburi seguito da rimbombi di timpani bassi. Una bella musica
orchestrata e diretta dal Magnifico dell’Eterno!
-Il Magnifico dell’Eterno sarà al caldo e in piacevoli bevute.
-Il vento spazza la pioggia e produce come veli d’onda sottili sul selciato di pietra.
-È bellissimo! E lo scenario è quasi a-temporale!
-La battuta, questa volta è pertinente.
-Dobbiamo scendere. Abbiamo tutti l’impermeabile nero?
-Sì. Andiamo, svelti e in fretta!
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-Piove a dirotto, di collo andiamo a rotto!
-Sempre stronzate! Una battuta passabile e...poi si rovina!
-Siamo arrivati. C’è nessuno, intorno e in alto?
-Sembra di no.
Dentro la cattedrale
-Vediamo la porta. Accidenti, è stata già aperta, è praticamente socchiusa.
-E ci sono le chiavi appese alla toppa, all’interno.
-Come mai? Entriamo.
-Stiamo attenti, vuol dire che il custode è in giro.
-C’è un corridoio buio. Il portoncino sulla chiesa è socchiuso anch’esso e traspare luce.
-Che trappola è questa?.
-Che ore sono?
-Che c’entra l’ora, adesso? Mezzanotte meno un quarto:
-L’ora è mezzanotte!
-Che diavolo vai dicendo, vuoi metterci spago?
-Diavolo di un sacrista, sto’ fio d’una puttana di custode!...Mi tocca sempre lavorare di fantasia e incappo
sempre nella vostra diffidenza.
-C’è poco da scherzare, stiamo entrando in casa d’altri.
-Stiamo andando in chiesa, diciamo, da una porta di servizio, perché quelle abituali erano state, ma guarda
un po', anticipatamente chiuse a causa del temporale che ha fatto allontanare i turisti, i quali, ancorchè
numerosi e attardantisi la sera, hanno preferito tornarsene in albergo.
-Sentite, o entriamo o ce ne andiamo!
-Entriamo.
-No, voglio sapere qual’è il lavoro di fantasia, questa volta.
-Semplice, forse. Il sacrista o il guardiano, che probabilmente sono la stessa cosa, aspetta l’amante o
un’amante, a mezzanotte. Per rendere le cose facili, lui apre il portoncino esterno sul vicolo, passando da
questo corridoio, dopo avere aperto il portoncino interno, lasciando quest’ultimo aperto o socchiuso per
non doverlo aprire un’altra volta, quando la donna sarà arrivata e si sarà accomodata, si fa per dire, nella
stamberga del piano superiore, dove ci sarà un letto che non sarà certo un esempio di ordine e pulizia.
-Dà, addirittura, i dettagli di scene e scenari non ancora verificatisi e accertati.
-Di più, avrà lasciato le chiavi appese anche alla serratura della porta interna.
-Per non faticare troppo...
-Prima e dopo...
-Certamente. Bene! Ora, rapidi dentro la chiesa e subito allo scavo della scaletta, senza rumore o
rovesciare transenne o cose!
-Eccoci. Ha lasciato sufficienti luci accese per illuminarsi i percorsi e per non suscitare sospetti
dall’esterno.
-Presto, spostiamo la transenna dalla scala!
-Si odono dei passi.
-È lui che va!
-Tu, perché rimani in cima?
-Voglio vedere.
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-Mi avvicino anch’io.
-Silenzio!. Parliamo piano, anzi, ora tacciamo.
-Puntualissimo, anzi, un po’ in anticipo.
-Non resiste. Dovrà anche prepararsi lo scenario.
-Sì, champagne alla donna!
-Sì: vuoi bere un drink, darling?
-Ma, è un prete!
-Oppure, il sagrestano travestito da prete.
-E perché?
-Sarà un mitomane, uno di quelli che amano travestirsi. Sai, un po’ come coloro che amano indossare
divise militari, non avendo mai coronato un tale sogno, e pavoneggiarsi allo specchio, magari brandendo
spade o sciabole, con la fascia azzurra che gli attraversa il petto, medaglie, mostrine e gradi sulla giubba,
berretto bianco con visiera e stemmi dorati con aquila, prove di saluto e cipiglio da generale, sbattimento di
tacchi, che però dovrebbero fare i soldati da lui comandati, prove sonore di inno nazionale e marce militari
per caricarsi di emozioni forti, il profilo del viso che si atteggia all’importanza della sua investitura...
-Devi continuare ancora? Ho chiesto, perché?
-Provavo a darti una motivazione. Oppure, più semplicemente, i suoi abiti puzzavano o erano bagnati o,
comunque, non all’altezza dell’evento e, allora, diciamo, li ha presi in prestito dalla sacristia.
-E ha lasciato i suo lì?
-Credo proprio di sì, con i documenti, ritengo, perché, come sai, in certe occasioni non sono richiesti e,
comunque, lui si trova in casa e l’ospite non è un poliziotto che lo vuole multare.
-Boh! Come divaghi, sempre!
-Può anche essere che lui si spacci per prete, per essere più credibile e attraente.
-Vuoi dire che l’avventura, per lei, acquista toni più eccitanti, in relazione al personaggio, per gli aspetti
dissacranti e trasgressivi insieme?
-Sì, e lui può esercitare, in contropartita, pressioni ricattatorie su di lei, sia materialmente che
moralmente:«Altrimenti, ti sputtano e ti condanno al fuoco eterno!...».
-E lei non potrebbe fare e dirgli altrettanto?
-Sì, ma è lei che è andata a casa sua, si fa per dire.
-Questo non cambia nulla.
-Certo, ma forse conta qualche cosa.
-Dov’è, ora?
-È andato! Aspettami un attimo.
-Ma che fai, lo segui?
-Vado a chiudergli le porte con le chiavi e poi gliele facciamo trovare appese a qualche statua atteggiata in
tono minaccioso, se esiste.
-Ma sei impazzito?
-No, voglio creare un po’ di bordello. Immagina, la mattina. Il primo prete che dovrà fare messa, non trova
aperto e, poiché non c’è campanello, torna a casa a cercare le sue chiavi. Poi, apre e non trova il custode.
-Ah, ah! Trova i suoi abiti, il suo involucro vuoto. E il prete dirà:«Ma che è, si è sgonfiato o è evaporato o
l’hanno rapito nudo?».
-Non sa come fare. Pensa di chiamare qualcuno in aiuto per cercarlo. Poi, sente bussare, quello, alle
porte. Ma lui non ha le chiavi. Va a prenderle. Torna. Apre il portoncino della chiesa e trova lui
incazzato:«Ma chi mi ha rubato le chiavi?». E si vede le chiavi proprio di fronte, sull’altare che fronteggia la
porta:«Ma chi le ha appese lì?». «Tu, e poi la porta l’ha chiusa il vento!». «Il vento? Dentro la chiesa?
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Eppoi, la porta chiusa a chiave?» «Si sarà data anche un giro!». «Un giro? Ma ne aveva due! Eppoi, le
chiavi sono balzate e si sono appese lì, da sole?» «Tutto è possibile. Le vie del Signore...».
-Sei proprio matto. Comunque, la cosa sarà molto divertente. In più, immagina, la donna deve andare
presto al lavoro e rimane bloccata!
-Oppure, salta dalla finestra sgangherata.
-Può darsi che vi siano ambienti accessibili al piano terra e, allora, si libereranno molto presto entrambi
uscendo dalle finestre.
-Sono sbarrate da inferriate.
-Comunque, non potrà preparare la messa in tempo!
-Ora, andiamo e raggiungiamo gli altri:
-Finalmente! Pensavamo foste stati bloccati.
-Volevo aggiungere: come si giustificherà il sacrista per i vestiti indossati?
-Semplice, dirà che si era bagnato...e, inoltre, dovrà stare attento a non fare accedere il prete al piano
superiore, per evitare scomuniche!
-Di che cosa state parlando?
-Del sacrista travestito da prete che andava all’appuntamento...
-E chi vi dice che non sia un prete, invece?
-Beh, noi abbiamo immaginato in quell’altro modo...
-...per non essere troppo irriguardosi.
-Io stavo per addormentarmi, qui sotto!
-Vedremo, dopo, chi è veramente!
-Non vorrai mica andare a cercarti grane?!
-Beh, voi, in qualche modo, vi siete divertiti congetturando, noi faremo altrettanto constatando.
-Ora, procediamo.
-Questo cunicolo è stretto e un po’ tortuoso.
-Per impedire che crolli tutto ciò che gli sta addosso.
-Termina in questa parete di tufo.
-Prova lo spessore con l’ultrasuono.
-Vediamo. Sembra un metro o poco più.
-Punta bene la luce!
-Sembrerebbe un muro fatto a secco e trattato in maniera che non si vedano troppo le connessioni tra i
blocchi, in modo che appaia come naturale.
-E come?
-Con un impasto di tufo sfarinato e mischiato con un po’ di colla, poi inumidito e spalmato sulla superficie
della chiusura.
-Sarà facile, quindi, demolirlo, almeno in parte.
-C’era, quindi, un passaggio che è stato chiuso.
-Si collega certamente alle gallerie già viste e percorse.
-Facciamo un foro!
-Sarebbe troppo lungo. Conviene rientrare.
-Eppoi, scoprirebbero i collegamenti,
-Faremo, in un altro momento, la prova di comunicazione tra i cunicoli. Alcuni staranno qui e gli altri
busseranno sul muro, dall’altra parte. Oppure, faremo un foro con un trapano a partire dall’altra parte.
-Andiamo a trovare l’amico Casanova?
-È un’idea, sennò rimaniamo a bocca asciutta, dopo tutto questo stress.
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-Siete impazziti?
-No. Hanno ragione. Abbiamo l’impermeabile nero, il cappuccio è grande, facciamoci i fori e
affondiamocelo bene in testa.
-Bravo. Agli ombrelli innestiamo dei pezzi di tubo in punta. Sembreranno fucili spianati, tenuti coperti dai
pastrani, con la sola bocca affiorante e il gesto minaccioso che li sorregge.
-Andiamo.
-Siete matti, io vi aspetto qua, anzi fuori, vado in macchina. A me le chiavi.
-Va bene, approssimati a noi e stai pronta ad accendere il motore per la fuga precipitosa.
-Bello, comincia a piacermi, la cosa!
-Pazzi! L’ho già detto, da legare!
-Suona la tromba, in caso di emergenza!
-Senti, piuttosto, come fai a lasciargli le chiavi all’interno della chiesa, dopo avere chiuso le porte a chiave?
Noi non possiamo uscire dai portoni.
-Questa è bella! A meno che uno di noi non resti dentro. Dovremmo contentarci di chiudere soltanto la
porta interna.
-E le chiavi?
-Allora, chiudiamo anche la porta esterna e le chiavi...
-Che ne fai?
-O le buttiamo o le lasciamo appese fuori.
-Sù, andiamocene!
-Ma, e il Casanova?
-Siamo persone serie, non avrai creduto che noi, veramente...
-Siamo gentiluomini!
-Senti?
-Cosa?
«Ah, ah, ah...»
-Stanno venendo!
-Andiamocene o faremo brutti incontri!
Di nuovo a casa
-Facciamo un po’ il punto. Abbiamo individuato una serie di percorsi sotterranei, alcuni dei quali sono noti
e, in alcuni punti, interrotti. Le interruzioni costituiscono, di fatto, degli sbarramenti, degli impedimenti a
vedere e controllare cosa ci sta oltre. Altri sono accessibili in maniera totalmente diversa e sconosciuta. Ci
sono, poi, dei convegni di persone che non si palesano, coperte o mascherate. Associazioni segrete,
insomma.
-Segrete? Magari sono iscritte come normali associazioni, secondo le leggi sulla trasparenza.
-Trasparenza? Non mi risulta niente di quel tipo. La trasparenza, poi, può essere a senso unico, come
attraverso quei vetri da cui tu vedi se sei posto da un lato e niente dall’altro, perché l’altra faccia è trattata a
specchio. Come dire: noi eravamo riuniti lì e lo sapevamo e, se volevate, potevate guardarci. Ma non
c’erano accessi palesi al luogo, perché potessero essere visti.
-C’è ancora da decifrare che cosa significhi «le tenebre che conservano».
-I cunicoli e le gallerie devono portarci in luoghi di sepoltura. Devono collegarsi, per esempio, alla cripta
della cattedrale oppure, o anche, passare sotto la via Fossario, condurci a valle, verso zone che furono
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cimiteriali. Potrebbe essere San Domenico, San Giacomo, San Lucifero, San Saturnino...o da qualche
altra parte. Può darsi che, allora, fossero dei passaggi obbligati che, ti piacesse o no, dovevi attraversare o
toccare tangenzialmente.
-Nella chiesa di San Cesello, si sa che esisteva una botola che portava a un sotterraneo che, si dice,
conducesse fino alla chiesa di San Saturnino.
-È un sotterraneo che si ritiene sia stato un acquedotto del periodo romano...
-Ma non ha collegamenti con il Castello!
-Non lo sappiamo. Difficilmente, penso ne abbia.
-Controlleremo quando, in possesso di ulteriori indicazioni, faremo un esteso giro di ricognizione, per
completare, almeno in parte, un quadro che, attualmente, è molto frammentario.
-Sentite, qui bisogna, a mio parere, suscitare qualche sussulto, un’azione provocatoria, insomma, capace
di produrre un qualche scossone o allarme in chi conduce certi giochi non del tutto chiari, per ora. Ad
esempio, individuiamo gli accessi esterni dei luoghi...delle vacche.
-Delle vacche?
-Sì, dove ti hanno munto! E, poi, suoniamo e diciamo che c’è un telegramma per...
-...Rosabianca e Biancafata delle Brame...
-...da parte del Magnifico dell’Eterno...
-...in data...Iovis dies...
-Che ne sapete di Biancafata delle brame?...E l’altra non è Rosabianca ma Fatarosa...Io non vi ho parlato
di questi nomi!
-Eri lì, nel sogno, che deliravi: Biancafata di qua, Rosabianca di là...
-Ficarosa...
-...delle brame di qui, delle brame di là...
-Mi spiate nel sonno, ora!
-Beh, dobbiamo divertirci pure noi, non ti pare?
-Al diavolo! Ma guardali...E accompagnano lo sfottimento con graziosi gesti ondeggianti delle braccia e
delle mani, accennando passi di danza...
-Allora, a seconda di chi risponda al citofono, la cosa può causargli un deglutimento da fargli sparire il
pomo d’Adamo, per sempre.
-E dove se lo ritrova, nel naso o nello stomaco?
-Poi, gli succederà una curiosità enorme. Penserà: qui, i casi sono due, o è un affiliato impazzito che
rompe segreti e coglioni, e rischia di mandare tutto a puttane, o è un trucco della polizia...
-...o un tradimento delle tue odalische! Rosabianca e Biancafica...Sì, delle brame e delle munzioni.
-Più munzioni infliggi, e meno munizioni ti rimangono!
-Il nostro esercito si scompone e va in disfatta...
-Ma quale esercito! Non siamo nemmeno un drappello!
-Occorre sapere chi sta dietro le odalische.
-Tu, di sicuro, ci sei già stato, di dietro e davanti!
-E tu, per controllare l’attendibilità delle mie fonti, cioè di ciò che vi ho riferito, vorresti andare a controllare
di persona e, magari, riprodurre fedelmente i “fenomeni”, per verificarne la validità.
-Dimmi un po’, quel ficaiolo che non hai incontrato o su cui non ti sei imbattuto, o sbattuto, non è che fosse
il Supercazzo di cui al Magnifico dell’Eterno?
-In effetti, lui è comparso, ma io non l’ho visto, un certo qual tempo dopo che io ho salito la scala nascosta
nella roccia. Le manifestazioni delle “rimembranze” devono essere durate a lungo.
-Certo, almeno quanto le tue avventure! Deve essere stato qualcosa di molto circostanziato...
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-Abbastanza, grazie! Circostanziato e specializzato e, se posso aggiungere, fatto da persone competenti.
-Non ho dubbi.
-Ti riferisci alle rimembranze o alle avventure?
-Sempre di “membranze” si tratta!
-Membranze e munzioni...
-Invidia e gelosia, lo ripeto! Siete tutti indispettiti e dispiaciuti, o delusi, che non siate stati voi a essere
coinvolti nella...”ressa”.
-Noi siamo stati depistati dalla...”rissa” incipiente!
-Però, debbo dire che se tutti noi fossimo saliti per quella scala, le cose sarebbero andate in altro modo.
-Per verificare, non resta che ripetere l’incursione.
-Può essere un’idea.
-Ma, quelli, non hanno telefono laggiù o lassù, cosicché li avvisiamo?
-Quelli comunicano col telefonino oppure...
-Potrebbe essere che usino i colombi.
-Dobbiamo controllare se comunicano attraverso Internet.
-Vediamo. Dobbiamo individuare il codice di entrata.
-Un bel rebus. Suggerite.
-Supercazzo.
-Biancarosa.
-Ficarosa.
-E dalli! Comunque, un’idea me la date. Sono tutti termini che vengono fuori da questa vicenda. Altri sono,
Magnifico dell’Eterno, Dispensatore di Luce e...Iovis dies. Ecco, proviamo Iovis dies...Non funziona.
-Seleziona! Entra con Iovis...
-Non funziona.
-Non devi entrare con Iovis ma con Iuppiter; Iovis è il genitivo...
-Risponde, ma vuole almeno due parole.
-Prova, Iovis populus oppure Iovis adepti o che altro...
-Il primo lo rifiuta, il secondo...dice di perfezionare l’ordine...
-Insisto, la parola è Iuppiter.
-Bisogna affiancargli un termine opportuno...
-Sì, un termine che eviti ai non adepti di inserirsi.
-Quindi, un termine che escluda i “falsari”.
-Giusto.
-Vero!
-Hai detto vero? Vero, nel senso di giusto?
-Vero, nel senso di verus, il contrario di falso, insomma...
-Quindi, Verus Iuppiter...
-Proviamo...Funziona!...
-Cosa dice?
-Apri la nuova porta!
-È gente che non si fida! C’è una serie di parole chiave, prima che si dischiudano le porte...
-Andiamo coerenti. Digita: Iovis ianua...
-Iovis ianua...Non funziona!
-Non può essere la Porta di Giove, Giove abita nell’Olimpo!
-Quindi, Olympi Ianua...
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-O.K., funziona!
-Funziona...Dice: digita la data...
-La data...Non funziona!
-Deve essere una data fissa, altrimenti non può funzionare ogni volta che cambia il giorno in cui accedi al
sito.
-Giusto!
-Allora, se la data è unica, ancora coerentemente, questa volta è: Iovis dies.
-Iovis dies, questa volta funziona. Chiede: che cosa mangi?
-Qui, ci sono a colpo sicuro: THEOBROMA! La vostra fantasia ha avuto un premio. Si apre un grande
uscio, un portone!
-Tutta roba sofisticata e ben studiata.
-Ti introduce veloce, a imbuto e precipizio...
-...Un profondo vortice...
-Un buco nero...
-Un mezzo video-game o una mezza realtà virtuale.
-Chiede: cosa vuoi?
-Provocalo: Sparacazzìle!
-Sparacazzìle. Risponde: non fare il blasfemo.
-Correggi.
-Digli: conoscenza e dominio.
-Risponde: con chi vuoi parlare?
-Provocalo: con Sparacazzìle!
-CON SPARACAZZILE. Uh! Che terremoto video-virtuale! Risponde: dovresti essere incenerito!
-Correggi: con il Magnifico dell’Eterno.
-Dice: impossibile, devi passare per i Mediatori del Celeste Ignoto!
-E chi cazzo sono?
-Sono i nomi dell’elenco che andiamo cercando.
-Detta: e dove li trovo?
-E DOVE LI TROVO? Risponde: devi cercarli nell’ARCANO CANOVACCIO!
-Porca..! Ma che cazzo ne sa, costui, dell’arcano canovaccio?
-La cosa si mette sporca.
-E strizzosa.
-Ci stiamo sintonizzando in maniera losca e da cagarsi sotto.
-Può essere una coincidenza.
-Chiedigli i nomi, insisti.
-Digli che sei...digli un nome.
-E se ci sono coincidenze, allora sparagli Biancarosa o Ficabianca.
-Proviamo: io sono Biancafata...
-Non risponde. Muto.
-Riprova: I am Biancafata.
-Appare una figura sorridente...
-«Benvenuto nell’Harem del Celeste Ignoto!»
-Bella faccia da ruffiano! Ridi, ridi, che te la mettiamo nel culo!
-Non si capisce se il Celeste Ignoto è un luogo o una persona
-VOGLIO COMUNICARE CON IL CELESTE IGNOTO!
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-«Il Celeste Ignoto si identifica nel luogo dove risiede».
-DOVE?
-«Nell’Arcano Canovaccio!»
-DOVE, ESATTAMENTE?
-«Sotto il Banco dalle Canne Lunghe!».
-CHE CAZZO È?
-«Domanda per cui non esiste risposta».
-Correggo: COME SI RAGGIUNGE?
-«Dalla Sala delle Celebrazioni».
-Deve essere là dove eravamo tutti, prima.
-Oppure, è un luogo che ha un nome convenzionale.
-Ci sono altri collegamenti che non conosciamo.
-Insisti!
-CHI DEBBO CERCARE?
-«Il Guardiano dell’Harem!».
-COME SI CHIAMA?
-«Non è dato sapere».
-PERCHÉ?
-«Perché non sei adepto».
-CHI È IL CAPO DEGLI ADEPTI?
-«Il Celeste Ignoto».
-Siamo daccapo!
-Bisogna intrappolarlo, imbrigliarlo, affinché risponda.
-METTIMI IN CONTATTO CON LUI!
-«Perché?».
-DEBBO LASCIARGLI UN MESSAGGIO:
-«Di che tipo?».
-DA PARTE DEL MAGNIFICO DELL’ETERNO.
-«Il Magnifico si scomoda? Apriamogli tutte le porte. Collegamento diretto con il Celeste Ignoto: Parla!».
-CONVOCAZIONE DELLA PIRAMIDE DELL’ETERNO PER LO IOVIS DIES VENTURO AL PANTHEON
DELL’ETERNO, SOPRA IL CANOVACCIO ARCANO.
-Ma che, stai inventando tutto?
-Sì, tanto quelli devono essere abituati a linguaggi ermetici ed esoterici e, più ermetici ed esoterici sono,
più si sentono esaltati ed eletti, nel senso che chi capisce vince e gli altri si perdono perché non giungono
al convegno e vengono scartati o declassati.
-Ma guarda quante palle!
-Qui bisogna sballare. O si sballa o non si rosica.
-La balla delle balle!
-Che è, ‘sto Pantheon dell’Eterno?
-Lo vedrai, forse.
-«Messaggio trasmesso»
-DAMMI L’ELENCO DEGLI ADEPTI CUI HAI TRASMESSO IL MESSAGGIO!
-«Non è consentito!»
-PERCHÉ?
-«Perché non sei adepto».
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-Continua con la solita trafila! Non riusciamo a sbottonarlo più di tanto.
-QUI IL CELESTE IGNOTO, PASSAMI IL MAGNIFICO DELL’ETERNO CHE DEVO RESTITUIRGLI
RISPOSTA!
-«Da parte di chi?»
-DA PARTE DEGLI ADEPTI.
-«Magnifico dell’Eterno in linea»
-DICHIARATI: NOME, COGNOME ETC.
-«Tu sei matto, chi ti ha infiltrato?».
-QUI LA BANCA DATI DI SAIO-NERO!
-«Istituzione a noi ignota!».
-NON ESSERNE COSÌ SICURO!
-«Non ci rimane che chiudere!».
-VAI A FAN CULO!.
-«Espressione non contemplata»
-Mandiamolo in corto circuito!
-Come?
-Così: VOGLIO PARLARE CON IL CELESTE IGNOTO!
-«Che cosa?»
-CON IL CELESTE IGNOTO.
-«Chi lo vuole?».
-IL CELESTE IGNOTO
-«Lasciati pure un messaggio»
-QUI IL MAGNIFICO DELL’ETERNO: RIDEFINIZIONE DELLE GENERALITÀ PER OGNI ADEPTO.
TRASMETTERE I DATI PRIMA DEL PROSSIMO IOVIS DIES. CHIAVE DI ACCESSO: HENRY
PURCELL, “THE FUNERAL OF QUEEN MARY”-FOSSARIO STREET”.
-Ma che razza di cazzate vai facendo?
-«Messaggio trasmesso al Celeste Ignoto dal Celeste Ignoto al suo indirizzo».
-DIMMI IL MIO INDIRIZZO, PLEASE...
-«Pantheon dell’Eterno, come tu sai, essendo il tuo proprio indirizzo.»
-O.K., HO VOLUTO METTERTI ALLA PROVA, FEDELE GUARDIANO DELL’HAREM, CHE COINCIDE,
QUEST’ULTIMO, CON IL PANTHEON DELL’ETERNO.
-«No! Con il Rosa Pantheon, come tu sai. Grazie della fiducia.»
-Chiudiamo, per ora.
-Hai capito? Rosa Pantheon, deve essere la casa, si fa per dire, di Ficarosa.
-E, quindi, quella di Biancafica sarà il Bianco Pantheon, immagino.
-Non raccolgo.
-Sentite, mi è balenata un’idea. L’arcano canovaccio non è soltanto il tessuto di gallerie e cunicoli che
stiamo esplorando, ma anche l’Internet. Anch’esso è una rete in cui puoi nascondere o inserire tutto quello
che vuoi.
-Sì, esso può essere usato per far contenere un sacco di segreti.
-Ma allora, l’arcano canovaccio non è uno solo.
-Che ne sapeva, lo scriba, di Internet?
-Vale sempre la dualità o giù di lì.
-Stiamo andando in parallelo sui due percorsi, questa volta.
-Entrambi reali, però.
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-Bisogna, ora, aprire subito un nostro sito in Internet, per ricevere i primi nomi dell’elenco, prima che si
accorgano del bidone.
-Se ne accorgeranno, se quelli spediti per posta ritorneranno al mittente per l’inesistenza del destinatario.
Capito? Destinatario inesistente o ignoto.
-Dobbiamo provvedervi.
-Come? Affitti un’altra casa nella via Fossario?
-No! Bisogna disporre un falso recapito.
-Che vuoi dire?
-Basta un vecchio portoncino e una cassetta per lettere.
-Non capisco.
-Prendiamo un vecchio portoncino, leggero, possibilmente. Lo inchiavardiamo a una parete nel tratto
iniziale, al coperto, della via Fossario. Nessuno ci baderà troppo. Simuleremo, così, l’ingresso a
un’inesistente casa. Il portone sarà completo di serratura e sarà chiuso a chiave. Poi, appenderemo, ben
salda, una cassetta metallica per lettere con scritto: Mister Henry Purcell. Se volessimo, potremmo anche
incollare il numero civico al muro.
-E un campanello finto!
-Ma che bella roba!
-Bisogna azzardare. Dobbiamo giocare sulla sorpresa. Dopo un certo periodo, breve immagino, di
credulità, cominceranno a porsi qualche domanda e scopriranno tutto. Andranno all’indirizzo segnalato,
cercheranno di sfondare o forzare la porta...
-...e sbatteranno, come si dice, la faccia al muro.
-Lo smacco sarà ancora più cocente.
-E dentro la cassetta lasceremo, precedentemente, si fa per dire, un bel messaggio che reciti, più o meno,
così: Benvenuti al Muro dell’Impenetrabile. Suonare tre volte. Se non si apre, accedere dal retro. Henry
Purcell.
-Pensi che vadano a cercarlo, il retro?
-Potremmo aggiungere, nel messaggio: P.S.: Per accedere dal retro occorre procedere dallo strapiombo,
mediante scalata. Rivolgersi, per guide alpine, al Club delle Aquile, presso Henry Purcell, via del Fossario.
-Come dire, alla beffa aggiungi lo sberleffo.
Alcuni giorni dopo
-Ecco le prime lettere con le generalità e i pseudonimi degli adepti, nonché la qualifica e, in particolare, se
appartiene alla Piramide. Gli arrivi giornalieri sono tanti che occorre prelevarli continuamente dalla
cassetta, altrimenti si riempie a tal punto da non poterne contenere oltre.
-Ma guarda, quanta gente. C’è mezza città.
-E che nomi!
-Nessuna sorpresa. Intendo, non c’è di che essere sorpresi. È una corsa all’elezione.
-E tale corsa è direttamente proporzionale alla mancanza di qualità.
-E tuttavia, è un ottimo sistema per incassare ricchezze, per accrescere la potenza della casta.
-E chi meno vale, più è costretto a pagare per non esserne defenestrato o travolto.
-Ecco, sentite. Ora divideremo queste persone in due blocchi. Al primo gruppo invieremo una lettera di
convocazione per lo Iovis dies e richiederemo di cambiare foggia e colore del saio, in quanto esistono degli
infiltrati che si intende smascherare, i quali, essendo venuti a conoscenza del tipo di abbigliamento che
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normalmente viene usato, interverranno essi stessi alla cerimonia vestiti in quel modo. Il secondo gruppo
riceverà la convocazione, segnalandogli che ci saranno degli infiltrati, i quali, non conoscendo il tipo di
indumento indossato dagli adepti, interverranno con costumi atipici che saranno facilmente riconoscibili e
che non sono altro che quelli da noi prescritti al primo gruppo. Ognuno di quelli, di entrambi i gruppi,
crederà, quindi, di avere un infiltrato davanti o vicino a sé.
-Non conosciamo, però, con che tipo di lettera vengono, normalmente, inviati i messaggi, la qualità della
carta, l’intestazione dei fogli e altro.
-Ne manderemo uno nostro, con una intestazione inventata ad hoc, segnalando che le modalità
complessive della convocazione sono state adattate alla eccezionalità della circostanza, essendo gli
infiltrati venuti, probabilmente, in possesso della carta intestata originale. Le modalità, insomma, saranno
di emergenza, volutamente falsate e non rispondenti alla consuetudine. A ciascuno verrà consigliato di
stare calmo e controllato, fino a quando non saranno impartiti ordini dagli altoparlanti che sono installati
nella sala. La parola d’ordine sarà: azione! Inoltre, tutti i componenti della Piramide saranno dello stesso
colore, in maniera da poterli convocare prima di mettere gli uni contro gli altri. Insomma, il grosso si
sterminerà da sé stesso e, gli altri, i piramidali, li strapazzeremo altrove e con altri modi. La convocazione
sarà fatta per una particolare ricorrenza e cioè per il trecentesimo dalla morte di Henry Purcell e la dedica
scritta sarà: HENRY PURCELL’S DAY, Leitmotiv: “Music for the funeral of Queen Mary”.
-In tema con le solite tenebre...
-Dovremo fare un lungo lavoro.
-Non sarà il caso di spedire l’avviso a tutti.
-Non sapremmo poi, dove metterli.
-E sarebbe anche troppo casino.
-Sentite, dovremmo procurarci ogni indizio e tutte le testimonianze possibili che concernono i luoghi che
stiamo perlustrando. Mi riferisco anche all’ esistenza di persone che siano in possesso di conoscenze
molto profonde, in tutti i sensi, dei luoghi, per avervi abitato a lungo e per aver avuto l’opportunità e la
combinazione di essersi imbattuti in circostanze singolari.
-Da dove incominciamo?
-Ancora dalle tenebre che conservano.
-I posti individuabili in esse possono essere tanti.
-Sarà la chiesa del Santo Sepolcro?
-Che aveva un cimitero, proprio sulla attuale piazzetta a essa antistante.
-Nei pressi vi è anche una cisterna, all’interno di un locale che era adibito a negozio fino a non molto
tempo fa.
-Dove, esattamente?
-Nel portico di Sant’Antonio.
-Ah, ecco, quello piuttosto buio...
-Sì, scalcinato sulle pareti...
-...e odorante, spesso, di latrina.
-Sì, un mezzo cesso, tutto sommato, se pensiamo alla centralità del posto, per dirla in maniera enfatica, e
a chi è dedicato.
-Il patrono delle bestie! Mi pare consono.
-Andiamo a vedere, sbrighiamoci.
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In luoghi delle tenebre
-Ecco, questo è il portico.
-Bell’odore! Pardon, grand’olezzo!
-Gran puzzo!
-Basta, mi state influenzando!
-Questo era il negozio.
-È chiuso da un pezzo.
-E qui, più avanti...Osservate questa targa!
-Qui risiede la confraternita della Vergine d’Itria.
-Che faceva?
-Dipendeva dai Frati Agostiniani, con i quali ebbe una disputa per l’uso di campana.
-Campana?!
-Sì, gli Agostiniani si opponevano a che fosse concessa alla confraternita la campana nel loro oratorio, che
era, per giunta, contiguo alla chiesa di Sant’Agostino.
-Altro motivo di insopportazione.
-All’anima, che contesa! E che successe?
-Successe che, alla fine, nottetempo, i confratelli costruirono l’arco campanario e, poi, non ci fu verso di
farlo abbattere.
-Ci fu una sorta di condono edilizio...
-Quando si dice che, anche negli ordini monastici, avvenivano lotte per il mantenimento di privilegi, ritenuti
esclusivi , che arrivavano perfino al “diritto di campana”!
-Scendiamo questa rampa di scale che conduce dal portico alla chiesa del Santo Sepolcro.
-Sembra che ci sia una sequenza, una catena continua di collegamento: la cisterna, la confraternita, il
Sepolcro...
-Il mondo archètipo delle acque, le tenebre che conservano...
-Questa chiesa apparteneva, un tempo, ai Templari.
-Anche qui, loro? Ecco il perché del nome!
-Accidenti, bell’altra genia!
-Se ci imbattiamo in loro, è finita, non si capirà più nulla!
-Già, ma, per fortuna, non si intersecano con i nostri percorsi. Poi, la chiesa venne presa in consegna dalla
confraternita del SS. Crocifisso e dell’Orazione della Morte.
-Sempre in tema...
-Quindi, abbiamo due confraternite quasi contigue.
-Quell’ultimo titolo è molto allegro.
-Entriamo.
-Guardate quell’iscrizione.
-...fundada esta Santa Compañia lo premier d’Abril 1564.
-Procediamo.
-Non si nota, per ora, alcun particolare che faccia intravedere la possibilità di esistenza di passaggi
camuffati che connettano i luoghi visti poco fa.
-Occorrerà tornare, con più calma, per esplorarli meglio.
-Dobbiamo procurare di entrare nel negozio, per controllare la cisterna.
-Un altro affitto?
-Per ora, torniamo al quartier generale.
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-Prendiamo di nuovo il portico?
-No, saliamo a destra.
-Che profumo di pasticceria!
-Meno male che prevale su quello del piscio, di cui a quell’angolo, sulla sinistra, che spesso diventa, a
quanto si vede, posto di “sollievo”.
-O posta per equini...
-Non sapevo vi fosse un pasticciere, in questo vicolo.
-No, sono i sotterranei del Cafè Royal, che, però, ha l’ingresso sulla strada di sopra.
-Andiamo a goderci un po' di ristoro.
-Entriamo.
-Il salotto è in fondo.
-Che bella vetrata!
-E che bella vista!
-Anche se un po’, come dire, frastagliata e tormentata...
-Sì, ancora molto sfascio e molta incuria nelle case e sui tetti.
-E quell’archetto con la campana?
-Anche qui controversie per diritto di campana?
-Dove c’è campana c’è confraternita...
-È la torretta campanaria della chiesa del Sepolcro, anzi, è una doppia torretta.
-Doppia campana!
-Che fu assunta dalla Confraternita della Morte, però.
-Sì, ma non penserai, davvero, che dove c’è campana c’è confraternita? Non ne caveresti piedi...
-Da che?
-Da ciò che cerchiamo, che non sappiamo esattamente cosa sia.
-Molto confortante!
-Che posto tranquillo.., rilassante...
-Siamo in un cuore della città antica della quale non conosciamo tutto quello che sta al di sotto e tutto ciò
che vi succede.
-Ma che vuoi che possa succedere? Tra l’altro, se non stai attento a trattenertici troppo, rischi di essere
imbottigliato durante qualche lavoro stradale.
-Vi sono delle interruzioni, in parte dovute ad accessi preclusi o avulsi e in parte a vere e proprie occlusioni
introdotte nel tempo, sia per incuria che per ignoranza.
-Dobbiamo recuperare cultura e conoscenza.
-Già, c’è un inestimabile patrimonio nascosto insieme ai suoi segreti, forse mai completamente svelabili.
-Come potrebbe proseguire il collegamento di cui parlavamo?
-Forse al di sotto del Reale Monastero delle Monache Cappuccine...
-...fondato nel lontano 1703...
-Lo stesso anno che, in Inghilterra, segnò la fine dei grandi concerti in onore di Santa Cecilia...
-Ancora?! Credo che non abbia alcuna rilevanza.
-Oppure, potrebbe finire sotto la Porta dei Leoni...
-Sono emersi, durante dei lavori stradali, degli archi di pietra al di sotto della Porta...
-Potrebbe essere un antico percorso che prosegua sotto la Porta dell’Aquila congiungendosi con le gallerie
situate più in alto.
-È là sotto che deve esserci la confluenza per accogliere gli arrivi importanti al Palazzo.
-Dobbiamo riuscire a saperne di più.
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-Possiamo incominciare dalla testa o dalla coda.
-Incominciamo dalla testa, e cioè dal Castello. Potremmo andare a reperire notizie sui luoghi, ricercando
anziani personaggi, testimoni di accadimenti, che siano a conoscenza di fatti particolari che si ricolleghino,
in parte, a queste faccende.
Da un personaggio dei luoghi
-Sapete, per diverse ragioni, io passo molto del mio tempo a casa e, parte di esso, osservando dalle
finestre: o da quelle che ricevono generosamente i continui e ripetitivi atti di ogni giorno, in quel monotono
scenario che vedete, ma che allo stesso tempo può diventare teatro di eccitanti momenti per i
fuoriprogramma che vi accadono, che hanno a volte aspetti di segretezza o di malcelata clandestinità;
oppure, da quelle che ti spalancano a una sterminata visione di cielo, mare, case e strapiombi che
terminano sulle strade, dove le macchine disegnano silenziosi percorsi di semovenze, arrampicandosi fino
a questa piazza dove io attendo il loro eventuale comparire, spostandomi da un versante all’altro della
casa e aspettando, con una certa apprensione, il loro apparire, che è quasi un incedere, e con una certa
delusione, quando non compaiono. Come quando un investigatore, convinto di una certa pista, non vede
verificarsi quanto si aspetterebbe.
-Capisco. E che cosa, e in quali circostanze, avete notato scene per le quali siete stato colto da una
speciale curiosità ed eccitazione, al punto che, per non avere il sospetto di essere scorto, essendo in voi
sorto il convincimento che ciò che vedevate non doveva essere visto o doveva evitarsi di essere visto, od
osservarsi con discrezione, spegneste le luci della casa, se era, come penso, di pomeriggio avanzato o
quasi sera o addirittura notte, per avere la certezza di una sicura o comunque tranquilla, senza eccessiva
eccitazione, osservazione di scene e scenari? Sì, un discreto ma interessato curiosare, intendo.
-Debbo dire che le emozioni che suscitano in me certi accadimenti, ripagano in buona parte questa quasi
volontaria prigionia che io mi infliggo, alla quale, le umane esibizioni che da qui si colgono, mi vincolano in
misura maggiore del desiderio di andare a riconquistare la libertà, se così posso dire.
Ma tutto ciò non produce in me rammarico, per come mi conduco o induce tristezza. Anzi, mi sento, in
qualche modo, il prezioso testimone di eventi importanti, uno scrigno di informazioni, se posso, per un
momento, avere una orgogliosa presunzione.
-Ma certo. E dite, fateci partecipi di uno, tra i tanti, di questi curiosi o inquietanti episodi, singolare o
frequente che esso possa essere.
-Singolare non so, frequente, in un certo senso, sì. Intendo, non ogni giorno e nemmeno ogni settimana.
Ogni tanto, forse, ma regolarmente. Sì, c’è quasi una regola, una periodicità del succedere di tale fatto.
-Quale?
-Niente di allarmante o sconcertante, comunque. A una cert’ora, abbastanza tarda ma non
eccessivamente, incominciano ad arrivare macchine di un certo prestigio che si fermano all’altezza di quel
palazzo, vedete, e da cui scendono persone in abito scuro, da cerimonia sembra, con scarpe in vernice e
cappello, alcuni in bombetta, altri in cilindro corto.
-Ma, da questa distanza, cogliete tutti questi dettagli?
-Certi a occhio, sì, per altri mi servo di questo ottimo binocolo, guardate...
-Accidenti...
-Strepitoso.
-Sembra di osservare da una lente di ingrandimento o al microscopio.
-Si può controllare la qualità dei bottoni...
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-...o se ne manca qualcuno.
-E annotate tutto, anche le targhe?
-Sì, ho qui quasi dei volumi in cui annoto tutto: cose, impressioni...Alcune macchine fermano in
corrispondenza di un portone, altre sostano a un ingresso più oltre. Poi, alla fine degli incontri, sembra che
se ne vadano da altre uscite, disposte sull’altro fronte del palazzo che da qui non si scorge.
-Da che cosa lo arguite?
-Dal fatto che le macchine arrivano e passano sull’altro fronte.
-Quindi, due ingressi, almeno, e due uscite.
-Avete mai notato che quelli vi entrassero e, poi, non vi uscissero più o, meglio, voi non ce la faceste ad
aspettarne l’uscita per il lungo attendere?
-Sì, ogni tanto, anche questo con regolarità, succede. Ma che volete, di interessante, oltre questi arrivi e
partenze continui, che valga la pena di attendere oltre un certo tempo, non succede, almeno al di fuori,
intendo.
-Siete a conoscenza che, in quell’edificio, vi siano pozzi, cisterne, cavità, cunicoli, gallerie o cose simili?
-In questo quartiere esistono molte delle cose che avete elencato. Io ho avuto, tante volte, l’occasione di
imbattermi in esse, effettuando riparazioni e interventi connessi al lavoro che facevo e che ancora,
saltuariamente, faccio.
-E, particolarmente in quel palazzo, avete mai avuto l’opportunità di accedervi e di introdurvi nelle parti più
segrete e impenetrabili?
-Proprio in quello e, per la verità, in alcuni altri, ho notato che non ti lasciavano andare o penetrare oltre
certi limiti e mai in certi ambienti e, in particolare, in alcuni molto profondi, nei sotterranei che esistono in
questi edifici. Sembra, insomma, che certe parti vengano precluse e protette con molta vigilanza e
prudenza. Intendiamoci, non solo sotterranei. Una volta, intravidi da una porta molto imponente e pesante
che era socchiusa, forse per lo stesso fatto di essere pesante, insomma non ce la fecero a chiuderla
totalmente quando mi avvicinai ad essa, intravidi un ambiente che ritenni dovesse essere molto ampio e
suggestivo, qualcosa, si intuiva per quel po’ che riuscii a vedere, di mai visto, uno spazio alto e imponente
e finemente decorato e arredato. La porta fu finita di essere chiusa, accompagnata da un rumore di un
timbro pari alla maestosità della porta stessa e alla finezza della sua lavorazione e dell’intaglio del legno.
Ma il suo colore era chiarissimo, bianco lucido e splendente, laccato insomma, anche se l’ampia
anticamera in cui mi trovavo era alquanto in ombra. Ma anche la sala che intravidi sprigionava una
luminosità prorompente, tale che ebbi la sensazione che uscisse dal pertugio un flusso di luce al tempo
stesso rinfrescante e inebriante.
-Vedeste qualcuno all’interno della sala?
-No.
-Quale luogo particolare vi ricordò la intravisione di quello spazio?
-Mah, non saprei. Forse il Pantheon, ma questo qui era tutta un’altra luminosità. Sembrava come quando
si apre lo spioncino di un altoforno dal quale trabocca quasi un fiotto di luce accecante.
-E non coglieste nient’altro?
-Un profumo, intenso e raffinato.
-Come quello di una donna, intende?
-Esattamente. E, anche se non vedi chi è, ti aspetti che debba essere di una donna avvenente, destinata a
travolgerti.
-Appunto!
-Appunto cosa?
-Aih, aih! Le rimembranze!
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-Ma andate...Costoro si lasciano subito suggestionare da descrizioni di questo tipo, si immaginano subito
di essere quei protagonisti che debbano recitare un primario ruolo “complementare”.
-My name is Biancarosa...
-Chi sarebbe, Biancarosa?
-Loro confondono con Biancaneve...E, naturalmente, voi avete annotato nei vostri volumi anche tutte
queste, come dire, profondità e visioni.
-Sì. Vedete, ecco uno dei volumi che ho compilato nel tempo.
-Perdinci, grande e spesso!
-Questi sono una fonte inesauribile di informazioni e curiosità.
-Tipo di macchina, colore, targhe, numero degli occupanti, modo di vestire, con bastone o senza, con
autista, naturalmente...
-Addirittura questa aveva le gomme lisce...
-Potenza del binocolo!
-Un po’, come dire, trasandato, il possessore di quell’auto!
-Ecco, basterebbe sapere quali sono i palazzi in cui gli fu vietato l’accesso ai posti segreti, per cercare di
tracciare un tessuto secondario che da quei luoghi si collegano a quelli principali, da noi finora conosciuti e
visitati.
-Ci vorrà del tempo, a voi, per scorrere questi libri e dovrete annoiarvi alquanto.
-Nessuna noia. La curiosità nostra per certe cose è al pari della vostra, per ciò che osservate da qua.
-Potremmo, se lei lo volesse, organizzare una specie di meeting culinario, per inframmezzare la
consultazione con il piacere di cucinare qualcosa di stuzzicante e per conversare anche di queste arcane
curiosità e, perché no, contemplare la magnifica vista che da qui si gode.
-Mi sembra un’ottima idea. Accetto molto volentieri e sono lieto di avervi come ospiti ulteriormente e a
partire da questo stesso momento.
Inoltre, avrò modo di aggiungere ai miei volumi un consistente numero di pagine scritte, ricette culinarie
che sperimenteremo, comprese. Venite, spostiamoci.
-Ah, che bella cucina! Ampia, lunga...
-Un bel tavolo lungo, in legno duro.
-Begli spessori, un bell’aspetto di solidità.
-Deve essere così, bello e robusto, per sopportare pazientemente la molestia di coloro che si azzardano a
preparare pietanze, tormentandolo con il tagliuzzare dei coltelli, che lo bacchettano e torturano
continuamente, come farebbe un picchio, battitura di pestelli più o meno pesanti, spargimento di olio o
altro...Un continuo infierire.
-Vedo che trattate il vostro tavolo quasi come una persona umana, che, per essere con voi estremamente
paziente, deve essere trattato e conservato con amorevole cura.
-Sì, il tavolo è, forse, l’elemento fondamentale della cucina, poi vengono i fornelli, il forno, il camino e tutto
ciò che serve per conservare utensili, spezie, provviste e...naturalmente il frigorifero e l’acqua. Eppoi, una
bella cantina e dispensa per conservare bene certe cose e certo vino.
-Deve essere fresca, ombrosa e molto pulita.
-Ah, avete anche il camino e il forno rustico.
-Siete in uno dei punti più alti della città e, in questo ambiente, sembra di essere in campagna con tutti i
profumi e i sapori che si possono avere lì.
-Sì, e ci sono, appunto, anche i sapori. In questa piccola serra coltivo le varie erbe, che non possono
mancare in una cucina che si rispetti, come si dice. Crescono molto bene, forse per l’aria che respirano e
...le cose che vedono.
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-Anche loro, trattate come fedeli...animali domestici.
-Sì, qualche volta penso che gli faccia bene parlargli quando le curo. In realtà, è un pretesto per
immaginare di conversare con qualcuno.
-Vedete, noi siamo venuti a conoscenza di questo signore e di questo posto e abbiamo scoperto che
possiede un concentrato di cose importanti, utili, amene, attraenti e quant’altro possiamo dire. E abbiamo
conosciuto una persona affascinante e intrigante di cui dobbiamo scoprire ancora tanto o lui vorrà
manifestarci tante altre cose. Ma costui l’abbiamo scoperto perché l’abbiamo cercato, non perché lui è
andato sui tetti a sbandierarsi e a gridare: badate che sono bello! Nessuno ci crederebbe, così. Ma ci
credono altri, quando debbono reciprocamente proclamarsi importanti, perché loro si servono, intendo si
mostrano reciprocamente servi, e sono utili scambievolmente,
-Sono come le nuove conoscenze: se non le cerchi, non le trovi.
-O se non cerchi, come stiamo facendo noi, non scovi.
-Scovare è bello!
-Attenzione, fermiamolo in tempo, sennò comincia a sporcare!
Il segreto del camino
-Questo camino è enorme.
-C’è un motivo.
-Preparate dei banchetti?
-No. Venite, voglio mostrarvi un segreto. Penso che a voi possa rivelarlo, sembrate persone affidabili e
discrete.
-Che cosa, mai?
-Da dove arriva la Befana?!...
-Che fa, toglie le pianelle dal basamento del camino?
-I mattoni refrattari sono semplicemente adagiati sul fondo, nel centro del camino, e sono costretti a star
fermi da tutti gli altri che, invece, sono fissati con la malta.
-E allora?
-Allora, guardate, io li tolgo...
-Cosa c’è, un coperchio?
-Il portello di una botola.
-Piuttosto grande...
-Sì, vedete, nasconde una scala a chiocciola in pietra, stretta ma sufficientemente comoda per scendere
senza fatica o evitare acrobazie di vario genere. Seguitemi.
-Ma, dove conduce?
-Questo è un grosso camino in muratura di mattoni che è camuffato nel resto dell’edificio, in maniera che
non se ne intuisce l’esistenza da nessuna parte e nemmeno battendo sul muro, perché questo è piuttosto
spesso cosicché cela la presenza della cavità. La scala stessa, poi, contrastando sulle murature, riduce la
sonorità del camino. Ogni tanto, c’è una fessura molto sottile nella parete che si affaccia sullo strapiombo,
cosicché entra un po’ d’aria e un po’ di luce ed è quasi come uno spioncino, per quello che può essere
utile.
-Dove andiamo a finire?
-Sottoterra, abbastanza in profondità, e finiamo in un camminamento autonomo che non ha collegamenti
visibili con altri esistenti, se non che ha, ogni tanto, dei tronchi stretti trasversali che permettono di vedere
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gli altri dall’alto, da ristrette aperture nella roccia, che sono in posizioni occultate, da non scorgersi
immediatamente, anche per le condizioni di luce in cui si trovano.
-Insomma, dei posti nascosti, per spiare dei posti occulti.
-Praticamente.
-Oppure, mentre si depista il nemico, mandando alcuni come esca in gallerie più facilmente accessibili, altri
se la svignano, passando per più segreti passaggi.
-Cominciano a essere troppi, questi passaggi?
-Non direi, perché quando uno di essi è interrotto, un altro permette di proseguire l’inoltrarsi da altra parte.
-Ma che cosa andate cercando?
-Bella domanda e nessuna risposta che possa dirsi seria. Andiamo cercando niente o quello che ti si
manifesta. Tu cerchi o immagini di cercare cose che non esistono e ne trovi altre che non sapevi, o non
aspettavi, che esistessero, ma che sono, come dire, complementari o analogiche di quelle che non
esistono, ma puoi pensare, immaginarti, che esistano.
-Insomma, vorreste trovare certe cose che è difficile pensare che possano esistere e vi accontentate di
quelle in cui vi imbattete, ma che non avreste pensato che potessero esistere: avreste preferito non trovare
niente.
-Da un certo punto di vista, sì, per altri aspetti invece, ti tiene sveglio e attivo. Ti innesca adrenalina.
-Bene, procediamo nel senso opposto a quello percorso nel precedente tragitto.
-Fai bene luce.
-Sembra che siamo sbucati in un vecchio e ampio pozzo.
-Deve essere il pozzo di San Pancrazio.
-Attenti, passiamogli a bada, perché è profondissimo, come si sa.
-Da qui vi sono, ora, due diramazioni principali.
-Stando all’orientamento, una va verso la Torre e l’Arsenale.
-E l’altra?
-Forse verso Corte d’Appello.
-C’è anche un altro pozzo da quella parte, più all’indietro, quello di Santa Lucia.
-Prendiamo la prima via, Pancrazio-Arsenale.
-E Pancrazio sia.
-Stiamo scendendo in profondità.
-Una diramazione che portasse acqua, in passato...
-Alle cisterne dell’Arsenale?
-Sì, ve ne sono alcune...
-Ricordate le antiche mura che furono portate alla luce durante la costruzione della Cittadella?
-E la rampa che portava sotto, al ricovero dei cannoni?
-C’è da rilevare che l’ingresso alla Cittadella, e cioè all’antico Arsenale, è posto in un punto
eccessivamente alto rispetto alla Porta della Torre.
-Il rilevato era naturale o artefatto?
-Quelle vecchie mura fanno pensare che, nel passato, vi fosse qualche cosa a un livello più basso di quello
attuale.
-Ci deve essere anche qualche galleria o cunicolo che dall’Arsenale porta verso valle.
-Spostamenti segreti di truppe...
-Traduzione di prigionieri dalle antiche carceri...
-Fughe precipitose...
-Vediamo quali sorprese ci sono riservate.
62
-Si odono voci lontane, più avanti.
-Si sentono passi, da dietro.
-Siamo fregati da ogni parte.
-Rifugiamoci in questi passaggi laterali!
-Dove condurranno?
-Devono essere condotti per le celle dei carcerati.
-Da quella parte si sale. Ci sono dei pertugi, delle finestrelle tonde che guardano nella galleria.
-Chi arriva?
-Molta gente. Sembrano vestiti in pompa magna.
-Lasciami guardare. Sembrano vestiti da preti. Vedo porpore, tonache nere, gialle, strane mitre e pastorali.
Sembra la sfilata di un clero atipico.
-Una riunione generale.
-Discendiamo nuovamente in basso.
-No aspetta. Potrebbero arrivare altri.
-Ne arriveranno, ne arriveranno!
-Perché?
-Perché non saranno solo preti.
-Nonsolopreti.
-Ci saranno militari, ma saranno, naturalmente, dei paramilitari, allo stesso modo che quelli sembrano
para-preti. Ci saranno para-giudici, forse, e così via.
-Paratoga...
-Eppoi, di nuovo gli incappucciati bianchi e neri.
-Forse.
-Ma, allora, ci sarà anche il Magnifico dell’Eterno.
-Può darsi, incappucciato anche lui o mascherato.
-Con tonaca e cappuccio speciale, regale.
-Può darsi che il tutto sia concepito per camuffare, come una festa in maschera.
-Ci deve essere un ambiente molto vasto per contenerli.
-Dovremmo finire molto sotto, allora, altrimenti non è concepibile un tale spazio senza che crolli ciò che lo
sovrasta.
-Deve esserci una spessa cupola di roccia.
-Se sono presenti tutti i ceti e tutte le categorie, finirà che costituiranno una seconda società, chiamiamola
civile, sotterranea e segreta, con tutte le implicazioni e i problemi di quella, cosiddetta, alla luce del sole.
-Sì, fino a quando non ci saranno le fughe di coloro che andranno a costituire una ulteriore società che
finirà ancora più sottoterra o riaffiorerà alla luce e così via. Si formerà, cioè, un tessuto indefinito di società
sopra e sotto, dentro e fuori, al buio e alla luce.
-Intendi fino a quando le infinite società verranno a essere costituite soltanto da singole persone che poi
sentiranno il bisogno di riunirsi per formare, di nuovo, delle società?
-Andiamo.
-Ma, che cosa ti sei portato appresso? Una valigia? Devi partire?
-Dobbiamo preparargli una sorpresa!
-Intendi un brutto scherzo?
-Cosa contiene?
-Ve lo dico adesso?
-Sì.
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-Amplificatore, altoparlanti, batterie e delle registrazioni. Un sistemino che ha una bella potenza.
-Vuoi scuoterli?
-Sì, scosse e tremiti.
-Scosse? Intendi terremoti?
-Potremmo simularli!
-E i tremiti?
-Beh, quelli dovrebbero venire a loro, ma possiamo indurli con delle forti vibrazioni.
-Guardate queste tubazioni. Ce ne sono di grosse e di meno grosse.
-Impianti d’acqua, anche per spegnere incendi.
-Dobbiamo vedere dove va a finire.
-Lasciamo completare l’arrivo dei convenuti.
-Guarda che mascherata militare.
-In costumi d’epoca.
-Dal medioevo ai sardo-piemontesi.
-E moschetti, archibugi...
-Perfino colubrine.
-Che razza di minchiate!
-Direi di tornare in sommità. È molto tardi per avventurarsi oltre, in questo momento.
Nel posto di trasmissione
-Venite, vi conduco ancora più in alto di quanto io stia, abitualmente.
-E dove?
-Nel sottotetto. Ho degli ambienti attrezzati. C’è una piccola specola e una radio trasmittente-ricevente e
altre cose.
-Siete anche radioamatore?
-Già. Anche con questo mezzo si esplorano scenari vasti e pieni di curiosità.
-E di enigmi?
-Anche qui, c’è, talvolta, qualcosa del genere.
-Avete mai captato qualche dialogo misterioso che poteste connettere a quelle cose di cui abbiamo parlato
prima e che ci avete descritto? Intendo che, quasi inevitabilmente, abbiate associato a quelle scene e
quelle situazioni?
-Sì, qualche volta. E parlavano riferendosi, ritengo, a una persona o più di una, denominandola con un
termine tra il misterioso e l’enigmatico. Sembrava un nome in codice, quasi.
-E ricordate quali erano le parole strane?
-Sì, ho annotato anche quelle, ovviamente. Era...vediamo il volume che tengo qui delle, come dire,
“intercettazioni”. Ecco...vediamo..., sì: MALEFICO GENEDILTRON.
-Uhm! Mi suona strano e, allo stesso tempo, non mi suona nuovo.
-Roba da fantacosmica o da fantacomica!
-Per me è semplice!
-Per lui, certe volte, è tutto molto semplice.
-Ma è semplice! È un anagramma!
-Un anagramma? Già...
-Ha ragione! Dunque...dunque...
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-Non ci arrivate subito, anche se dovreste, invece, arrivarvi fulmineamente. E, allora, ve lo dico io:
Magni...Magni...
-Magnifico dell’Eterno!
-Scusate, io non capisco o, meglio, non so delle cose che voi sapete.
-È un “signore” cui piace clandestinità, misteriosità e cose affini a quelle.
-Possiamo fare una trasmissione?
-Certo, accomodatevi.
-Qui SPUTTANÌK, chiama MALEFICO GENEDILTRON dalla costellazione MINO del TAURO!
-«Qui MALEFICO GENEDILTRON, cosa volete? Passo.»
-Qui SPUTTANÌK che comunica quanto segue: trasmetti al MALEFICO GENEDILTRON che tutti sanno,
ormai, che è il MAGNIFICO dell’ETERNO. Passo.
-«Chi cazzo sei, maledetto? Passo.»
-Uno dello SPUTTANÌK che trasmette sputtanamenti dal profondo spazio, costellazione MINO del TAURO.
Passo e chiudo.
-E ora, bisognerebbe mandare ulteriore bordata con Internet o con Cosmonet.
-Venite, abbiamo anche quella possibilità.
-Chiamata a GENEDILTRON!
-«Codice incompleto!»
-Chiamo MALEFICO GENEDILTRON!
-«Chi lo chiama?»
-Cosmical Network o COSMONET!
-«Da dove?»
-Da costellazione MINO del TAURO!
-«Nella persona di chi?»
-È lo SPUTTANÌK che è in linea!
-«Cosa volete?»
-Si comanda al summenzionato GENEDILTRON di trasformare il suo nome in quello più attendibile di
MAGNIFICO dell’ETERNO!
-«Ma chi cazzo sei, maledetto?»
-Maledetto? Espressione già sentita via etere. Espressione obsoleta in costellazione MINO del TAURO.
Attenzione! Il predigitato comunicato-comando è stato diffuso su tutte le linee più importanti della nazione.
Salvatevi, se potete! Laudetur Magnificus Aeternitatis!
-«Maledetti figli di puttana!»
-Che maniere! Bye, bye, my GENED!
-Cosa pensi che faccia, ora?
-Se la svignerà o avviserà gli altri?
-Non gli crederanno perché sono già stati messi sull’avviso con i comunicati inviati da noi in precedenza.
-Saranno tutti molto sospettosi.
-Bene, ora dobbiamo capire che cosa significhi il convenire di tutti quei personaggi in abito da cerimonia.
-Intanto, tutti e soltanto uomini?
-Aspettate! Giusto sospetto. Perché solo uomini?
-Certo, perché Non è detto che cilindri e bombette significhino inequivocabilmente maschi.
-Le riunioni di soli maschi sono, preferibilmente, di tipo esclusivo e per certi scopi, dai quali le donne sono
tenute in disparte.
-Non sempre roba limpida.
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-Lei, che ha documentato anche con fotografie...Vogliamo analizzarle più dettagliatamente e
approfonditamente?
-Sì, dobbiamo effettuare degli ingrandimenti per cogliere differenze.
-Andiamo nella camera oscura.
In camera oscura
-Ecco, osserviamo questa foto ingrandita. Questa sagoma di persona è, come dire “sospetta”. Osservate
la forma del culo e la zona del petto. Vi sono delle prominenze inusuali per un uomo.
-Bah, certi culi d’uomo hanno certe prominenze!
-E guardate anche quell’altra figura, ha sembianze analoghe.
-Insomma, le donne sono vestite come gli uomini.
-Ma hanno lo smoking nero, anche loro?
-Ci sono dei mantelli o delle mantelle che coprono.
-Può darsi che...
-Si vedono mantelli più corti e più lunghi, quasi fino ai piedi. Questa differenza è importante e rivelante.
-Qui si intravede un gambale di pantaloni che sembra bianco.
-Il bianco e il nero persistono...
-Se c’è nero di smoking per le donne, questo non è sicuro, ma il bianco lo sembra proprio.
-Con il bianco si può andare!
-Dove?
-Costoro, tutti là dentro, ve lo immaginate? Direi che starebbero un po’ stretti.
-Perché?
-Quante macchine arrivano in una sola sera?
-Decine. Da due a quattro persone per macchina.
-Numero pari. Un uomo e una donna, due dame e due fanti. Ci siamo!
-Ci siamo cosa?
-Sembra la prova che vi siano anche dame.
-Perché pensi che stiano stretti?
-Così, a occhio e croce. Ma il discorso è un altro.
-E cioè?
-Se c’è qualcosa di strano nelle loro attività, quell’edificio è soltanto una porta d’ingresso.
-A che cosa?
-Ha ragione. Da lì si accede ai sotterranei e poi si va da qualche altra parte, dove se si accedesse
direttamente e in quelle fogge vistose, verrebbero notati e, alla lunga, uscirebbero soffiate dall’interno o
spiate dall’esterno.
-Bravo! Sennò, che servono ‘sti cunicoli e ‘ste gallerie?
-Certo, con tutta quella gente da ospitare e servire, ci devono essere dei traffici intensi, inevitabilmente,
che non possono passare inosservati.
-Le macchine si fermano in corrispondenza di due ingressi. Quindi, può voler dire che, per agevolare
l’ingresso ai sotterranei, ci siano due accessi ad essi, almeno.
-Due pozzi?
-Due pozzi, due cisterne o delle comode scale circolari, ricavate in essi, che abbiano dimensioni adeguate,
per essere stato possibile introdurle e costruirle.
66
-Ecco perché, spesso, lui non vedeva uscire alcuno o si stancava di attenderne l’uscita.
-Sì, entravano per passare altrove!
-E, al ritorno, fanno il percorso inverso ed escono all’aperto da altre porte, forse per questioni di semplici
sensi di circolazione del traffico o perché la strada del rientro è opposta a quella dell’andata.
-Ma c’è un altro aspetto importante. I palazzi in cui avvengono queste manovre possono essere più di uno.
-E quindi, esistono delle gallerie di raccordo a un’unica che costituisce il percorso principale.
-E che cosa andranno a fare?
-Immagino, come sempre, l’utile e il dilettevole. A incontrarsi, a discutere, trattare affari, forse brigare
contro alcuni, divertirsi, mangiare, giocare, suonare, ballare; tutte le solite cose che ritrovi in ogni luogo
-E niente di diverso?
-Lestofanterie? Forse, quelle sono cose pure normali.
-E cose mai viste?
-Quelle, forse, non ci saranno, oppure saranno le modalità delle cose solite a essere inusitate e ingigantite.
-O forse, le cose mai viste gliele faremo vedere noi?
-Noi?! Perché? Intendete ficcarvi in altre beghe ad alto rischio?
-Dovremmo avere in pugno la situazione, essere in grado di condurre il gioco, dopo aver posto dei granelli
nei loro ingranaggi di comando. Bene, ora voi procederete verso valle, passando dalla scala del camino,
fino a quando ci incontreremo in qualche punto.
-In qualche punto?! E quale?
-Ci sarà pure una confluenza!
-E tu, dove vai?
-Io vado a pescare quelle due Fate.
-Non basteranno. Saremo, con il signore, quattro uomini e tre donne.
-Ma io, non è necessario che venga...
-Lei è importantissimo. Dovrà guidarli nei meandri e, poi, è un’ottima occasione per uscire a svagarsi: cose
nuove ed eccezionali, sorprendenti e inaspettate,
-Ma, e la quarta dama?
-Verrà fuori. Se manca, dovrà venire fuori, anche perché sento che ne manca almeno una. Il conto non
torna.
-Quale conto?
-È come una sensazione...
-Una cosa! Secondo le statistiche emerse dai suoi rilevamenti, quando sarà il prossimo incontro-raduno?
-Ritengo, tra qualche giorno.
-Teniamoci tutti pronti, allora.
-Andate a procurarvi gli abbigliamenti necessari e più appropriati. Direi che debbano avere qualcosa di
singolare, estroso e incuriosente.
-E cioè?
-Boh, non so, fate voi. Ci terremo in contatto.
-E tu?
-Io vado a sistemare accoglienze e a preparare un intervento-irruzione molto inusitato e sconcertante.
-Soltanto?...
-Attento alle nuove munzioni...
-Sempre sospettosi e invidiosi...
-Ma va...
-Bye!
67
-Bye...Bye...Vai, vai..
Ritorno al Rosa Pantheon
-Rieccomi, my darling! Che fai? Sei molto acrobatica! Salto, afferrare la sbarra e presa strozzante al mio
collo con le gambe e le cosce. Le mie labbra e il mio naso sono a tu per tu con l’ingresso del tuo paradiso.
Che profumo sconvolgente! Che contatto umido fra labbra di diversi pianeti! Il profumo penetra nel mio
labirinto e mette tutto il mio corpo in emergenza. È il caso di dire: “caution”!
-Ti mantengo così per il tempo necessario alla propagazione del tuo stato di “all’erta”. Ti piace, così e per
sempre?
-Così, in eterno. La mia erta è pronta, sono in piedi ed eretto!
-Ora, tienimi bene ai fianchi che io lascio la sbarra e lentamente divincolo il tuo collo e scendo ad altra
sbarra.
-Scivola lenta, tieniti stretta con le gambe alla mia schiena e infilati come vuoi e quanto vuoi.
-Sono a metà. Tienimi ferma in questa posizione, ché voglio sentire i fremiti sulla tua pelle e nei tuoi
muscoli.
-Ora , ti ballo come un sacco che si agita quando qualcosa non vuole entrarci perché troppo giusto.
-Metafora un po’ rozza e indelicata, anche se suggerita dalla circostanza. Stai diventando scivoloso di
sudore. Laudetur Magnificus Aeternitatis!
-Amen. Ma come sei venuta a sapere di questa espressione?
-Io son venuta e basta. Internet!
-Oh, ma brava, fai da ricevente o da assistente ai messaggi!
-Interaeternet!
-Spiritosa! Cosa è, la video-informatica del Paradiso?
-Ora mi sguscio...Dovrai tornare molto spesso, qui da me.
-Con le dovute accortezze, ci puoi contare, per l’eterno!
-Ora, devi trasferirti. Mi piacerebbe che restassi a lungo con me.
-Non immagini quanto io lo vorrei. Ma se rimango, tutto il processo potrebbe interrompersi e forse svanire
per sempre e, quindi, anche tu.
-Perché?
-Perché, essendo tutto questo pseudo cripto-dramma fondato su fantasie e sogni e su cose che sanno di
irreale e paradossale, potremmo correre il rischio che tutto si interrompa. E sarebbe un vero peccato.
Immagino che in questo siamo d’accordo entrambi.
-Per l’eternità!
-Ora devo andare dalla tua “consorte”.
-Io non divido sorte con nessuno.
-Ma non avete ragione di essere rivali e separate, perché la condivisione di una condizione, per molti versi
coincidente, può essere a entrambe utile e, in futuro, come penso, determinante per la vostra, come dire,
liberazione.
-Noi siamo libere.
-In questi serragli non si può essere o credere di essere libere.
-Poi, in fondo, non siamo nemiche, non abbiamo motivi per esserlo, in quanto siamo, per così dire,
separate in casa. Abbiamo due contee distinte e separate.
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-Certo, non avete alcun motivo di inimicizia. Siete due regine bellissime. Da sole costituite un mazzo di
carte preziosissimo. Siete due carte di una pregevolissima fattura, elaborate da un artigiano abilissimo e
fantasioso, di grosso spessore che da sole fate il mazzo e da sole bastate per giocare. Ne lanci una e fai
scopa con l’altra. Lanci l’altra e fai scopa con la prima. Vinci sempre e sei solo tu che vinci.
-E i giocatori, sono uno solo?
-Sì, il giocatore è uno solo. L’altro è come se fosse le due carte.
-Ho capito, non è, come si potrebbe pensare, che vi è un giocatore scemo che gioca da solo e con solo
due carte. Sono lieta di essere una delle due carte!
-E io sono lieto di praticare frequentemente questo gioco che può apparire strano ma, invece, è
eccitantissimo e per il quale ogni nuova volta è piena di fantasiose escogitazioni.
Senti, debbo trasferirmi di sotto...
-Al Pantheon dell’Eterno?
-Già, sai tutto.
-Sì.
-Ma vorrei che venissi anche tu e, poi, torneremo qui per sistemare alcune cose.
-Alcune cose?! Per che cosa?
-Diciamo, per preparare una specie di festa, quasi una festa d’addio, come per quando uno va o viene
mandato in pensione. Una bella accoglienza, come si dice.
-Andiamo, voglio avere questo incontro.
-Siete due dame uguali...
-Per essere carte, siamo senza cavallo.
-Ma lì c’è una grande scacchiera, roba per gente o cose in grandezza naturale. Immagino che debbano
esserci anche i pezzi degli scacchi. Che fai, cosa indossi?
-L’acconciatura adatta a questo incontro.
-Bellissimo mantello rosa trasparente, leggero e setoso, quasi una nebbia...Con tre fiori sui tre punti
cardinali...est, ovest e sud...
-Il nord è la bocca...
-Quello è il punto cardinale che è esso stesso un fiore, è il fiore per definizione, che non cessa di muoversi,
schiudersi, emanare profumo e che...non appassisce in fretta. Sento una forza che mi inchioda qui e
desidero andare sotto questa tenda e mordere quel...melafiore...
-Andiamo, non puoi trattenerti troppo.
-Perché?
-Sento che c’è qualcosa nell’aria...Ho notato nervosismo, in giro.
-Da parte di chi? Del Magni-Fico?
-Sì.
-Senti un po’, ma costui, quando si fa vivo, lo vedi in faccia?
-Ha sempre almeno una maschera sottile sugli occhi, color oro.
-Ma guarda un po’! Deve essere gente un po’ malata.
-È gente che vive nella doppiezza. Fuori è una cosa e qui vive un sogno impossibile di grandezza e di
dominio, andando a cercare non si capisce che cosa.
-Dominio su altri, possesso di ricchezza, presunzione di eccellenza...
-Sì, tante cose insieme.
-E voi siete tanti begli oggetti mobili che si addicono a tanto contesto.
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-Già. Ma non sanno quali giudici spietati e osservatori delle loro debolezze e cialtronerie hanno intorno.
Loro credono che siamo innocue e devote e non sanno che, a lungo andare, siamo la loro autodistruzione,
la distruzione che essi, da soli, si procurano, intendo.
-Credo che sia proprio così e, oggi, questo convincimento, che in precedenza non avevo considerato di
costruirmi, appare non solo possibile ma prossimamente certo. Ma dimmi un po’, costui ha anche delle
manie, ama i travestimenti eleganti, certe uniformi o paramenti, messinscena, pavoneggiamenti e cose
simili?
-Sì, ha un guardaroba fornitissimo di costumi e acconciature che prova, indossa ed esibisce,
contemplandosi e atteggiandosi nella grande Sala degli Specchi, dove lui si ammira e, le numerose
immagini che gli restituiscono i molti specchi, gli appaiono come un corteo o un esercito a lui fedele e
sottomesso, cui impartire ordini, sapendo di essere obbedito. Lui grida un’esortazione o un incitamento,
solleva imperioso un braccio, brandendo un pugnale o una spada, o solleva entrambe le braccia come
evocando qualche prodigio, che puntualmente non avviene, e tutti gli astanti, e cioè le immagini, lo imitano
e lo assecondano, e ciò, per lui, è, nell’illusione, di somma soddisfazione. E la cosa lo eccita, esalta ed
entusiasma al punto che niente altro lo interessa, nemmeno noi e per fortuna, e il tempo che qui trascorre
gli scivola veloce, producendogli, alla fine, una grande spossatezza.
-Ma non farà soltanto queste cose?!
-No, consulta messaggi, impartisce ordini e disposizioni, per telefono e per video...
-E riceve persone?
-Sì, ma questo in grande segreto. Nessuna di noi deve riceverle o assistere ai colloqui. Non possiamo
vederle in faccia.
-Ma voi, certamente, avrete trasgredito la rigorosa consegna...
-Quando mai non sarebbe possibile, per due come noi, per giunta!
-Mi pare inevitabile. E che cosa avete carpito?
-Tutte persone mascherate. Maschera sottile al volto. Presenze eleganti e profumo di denari.
-Re o fanti di denari?
-Ritengo che, rispetto a lui, non potessero essere ammessi che dei fanti. Dei re, avrebbero innescato
guerre, inevitabilmente. Lui non tollera confronti inter pares, vuole solo sudditi e servi.
-Ma se non ricevete voi gli ospiti, chi li riceve? Lui in persona?
-Il Custode dell’Harem.
-E chi è?
-Una specie di factotum e di guardapalle.
-Sì, chi guarda le palle è un mago-fattuchiero. Magari d’oro, le palle. E che cosa custodisce?
-Tutto. E dovrebbe custodire anche noi. Ma non ce la fa.
-In che senso?
-Nel senso che non ce la fa. È occupato a prendere continuamente calci nelle palle.
-E perché?
-Perché è anche l’ultimo dei sudditi, oltre che il custode di tutto e la guardia delle palle. Quindi, è il più
servo di tutti e, come tale, è anche il più disprezzato, ma a lui conviene così.
-È anche tonto? È anche eunuco?
-Proporzionale al peso, e, chi prende calci nelle palle, alla fine...
-...lo diventa anche se non lo è. Posso vedere il suo, come dire, guardaroba?
-Vieni, guarda che roba!
-Uh! Veste solo oro e bianco, bianco e oro. Mantelli, tonache, acconciature di capelli e copricapo con fogge
strepitose. Devono incutere grande rispetto e deferenza...
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-Sì, questi requisiti sono considerati da lui indispensabili e irrinunciabili.
-Accidenti, anche paramenti sacri! Ecchè, si veste anche da archimandrita o da archiepiscopo? Guarda,
guarda...Questa è la fedele riproduzione della pianeta custodita dall’Arciconfraternita dei Santi Giorgio e
Caterina dei Genovesi! Si potrebbe definire la Pianeta Aurea, per colore, bellezza e preziosità. Vi sono
raffigurati i santi Giorgio e Caterina, lei con una specie di mandola, ma che non ne ha la forma, essendo
piatta e con tre ponticelli sulle corde, e lui che domina, e quasi lo cavalca, il drago, con tanto di scudo,
corazza e lancia.
-Un po’ buffo, però.
-Eppoi, lo stemma della Repubblica di Genova...Bene, bene! Scarpe in oro, spade, lance, pugnali...Un
sacco di roba da brandire. Roba da mitomani, appunto. Immagino che registri, anche, queste sceneggiate.
-Sì, in video e in voce. Ma la cosa più noiosa e insostenibile, è quando riproduce queste cose, per
riammirarsi e risentirsi. Alla fine, quasi si sente uno degli astanti...
-...E nel momento in cui si scopre nei panni del suddito, si sveglia dal torpore indottosi e, ridiventato
consapevole, si incazza per essersi, per un momento, creduto un servo.
-Sì, è proprio così. Scendiamo, ora.
-Con l’ascensore delle bolle di sapone?
-Con le bolle di sapone.
Nel Bianco Pantheon
-Ecco il Bianco Pantheon!
-Il Pantheon dell’Eterno! L’Empireo dell’Eterno.
-Oh, attacca una musica imponente e maestosa.
-La conosci?
-Sì. Che strane ricorrenze e coincidenze. È Henry Purcell. A questo punto, dovrei dire, è il solito Henry
Purcell. È l’Ode on St. Cecilia’s Day, Sinfonia. Deve apparire qualcosa di prodigioso?
-Sì, eccola, in tutta la sua possanza e splendore, Biancafata!
-Che meraviglia stupefacente! Che apparato strepitoso! Che cosa indossa? Non si può parlare di un
costume, perché la sua bianca nudità prorompente è, come dire, soltanto incoronata dagli indumenti che
porta che, più che indumenti, sono decorazioni esaltanti la sua fascinosa bellezza, al punto che mi sento
attratto da una forza di una entità cosmica, come da un buco nero, da cui la sua stessa luce, intendo di lei,
non possa più uscirne.
-Calmati! Guardala bene, osservala. È tutto bianco su di lei. Quella sorta di criniere sul dorso delle gambe,
che partono dalle caviglie e sono tenute alle gambe e alle cosce da giarrettiere bianche, Si uniscono al
culo, da cui si sprigiona come un velo conico di sottili fili bianchi, quasi una coda stravagante, a creare
come uno spruzzo d’acqua sottile e bianco, che fa da sfondo a lei stessa. Le criniere proseguono sulle
spalle e si uniscono alla testa per sprigionare una stella di raggi bianchi e splendenti che sono come una
ruota di pavone adagiantesi sul nero delle suo chiome.
-Il culo! Il quinto punto cardinale! Ora sono come paralizzato.
-Sciogliti!
-E le scarpe, bianche e lucide...
-Sono di pelle di coccodrillo, verniciate di bianco, appunto.
-Coccodrillo? Bell’animale! Tenero e garbato, Quando ti prende, ti inghiotte senza masticare.
-I naturalisti e gli ecologisti, se le vedessero, rimarrebbero, invece inorriditi.
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-Per il coccodrillo? Proprio no, non dovrebbero. È un animale assassino, non proprio incline a dispiacersi,
lacrime a parte. Infido, ti aspetta acquattato e, poi, la povera gazzella si trova nella sua bocca che non è
proprio il regno delle delizie. Commette tanti crimini che, per questi stessi, è un ricercato. Vogliono,
insomma fargli la pelle. I poliziotti avrebbero voluto catturarlo ma lui, all’arresto, si è opposto, avendo
preferito una morte onorevole in una sparatoria.
-Non potrebbero tenerli in uno zoo?
-Peggio che mai, quello è un ergastolo per animali, meglio morire in duello. Duello, si fa per dire. Uno si
offre alle canne e l’altro gli spara e il risultato lo vedi ai piedi di Biancafata.
-Avvicinatevi!
-Ci chiama! Che fai, mi sospingi?
-Ti chiudiamo come perle in una valva.
-Una specie di sandwich? Mi serrate con le vostre braccia per salutarvi e baciarvi e io mi sento sprovvisto
a dover cogliere due perle con una fava, al contatto delle vostre estasianti epidermidi.
-Finalmente sei giunto!
-Io vengo, per cercare e scoprire delle cose e trovo subito quanto di più distogliente possa accadermi.
-Allora, prima voglio assecondarti. Cosa cerchi o cosa vorresti vedere?
-Cerco di capire. Esistono, qui, per questa grande scacchiera, anche i pezzi? Il cavallo, il re?...
-Esistono, in formato naturale. Ecco, li chiamo!
-Li chiami? Col telecomando?! Questa è bella! Accidenti, un cavallo nero! Su scacco bianco, quindi! E
quello bianco...
-Sù, montiamo!
-Montiamo?
-Non temere, non hanno il dorso soltanto in duro legno, ma sono confezionati e rivestiti con spessori di
materie elastiche e comode al contatto col corpo e poi hanno tutte le parti molleggiate.
-Un vero capolavoro tecnologico. Vedo che è atteggiato già per il salto sbieco. Immagino che possa anche
saltare, se calchi un altro bottone del telecomando.
-Certo, ecco!
-Accidenti, che slancio!
-Tieniti stretto a me!
-Non me lo faccio ripetere. Che atterraggio morbido! Forza Fatarosa, salta anche tu sull’altro cavallo! Ora,
ci incontriamo e ci fronteggiamo. Le due regine di coppa e spada con il re del re-tro!
-Retro, retrò, come posso ti aiuterò!
-Che bella filastrocca! A proposito, e il re?
-Ora lo chiamo, eccolo!
-Lo immaginavo, effigiato e foggiato come quel cretino di guarda-specchi! Tutto oro e merletti, quel saiodoro!
-Lo sterminiamo?
-Forza, saltiamogli sopra e sfasciamolo!
-E uno!
-E due!
-Ridotto in mille pezzi!
-Poltiglia dorata!
-Ora, chiamiamo i pedoni a far pulizia!
-Arrivate a questo?
-Purtroppo no. Ma mettendo in funzione i potenti aspiratori, sì. Guarda!
72
-Uh, che vento terribile! E ora? Fatarosa, sali anche tu sul nostro cavallo, è così spazioso e imponente che
ci ospita tutti e tre. Roba da Bartolomeo Colleoni!
-Eccomi! E ora, che facciamo?
-Penso che abbraccerò la fede musulmana, per avervi entrambe come mogli.
-Giriamo un po’ in tondo, in questa bella architettura.
-Sì, proprio bella, riposante. Ti fa dimenticare la realtà e il resto del mondo.
-Sentite, attacchiamo telecamere e musica, quella di prima, e improvvisiamo un gioco, una parodia molto
esasperata degli scacchi. Ecco, la musica maestosa mentre percorriamo in tondo la sala. Io indosso un
abito essenziale del Magni-Fico e attendo lo sterminio da parte dei due cavalli da voi montati. Semplice
maschera d’oro, per non farmi riconoscere troppo in fretta...che, insieme a un reggipalle d’oro, forma una
parure alla grande, altrimenti mi sento troppo nudo.
-A noi, invece, due lance lunghe e d’oro.
-Ci avviciniamo a te, costringendoti ad arretrare prima di essere picato.
-O con-ficato!
-Mah, allora facciamo una specie di corrida de oro e voi siete due pica-d’or, o fica-d’or? Aspettate, prendo
una muleta d’oro!
-No, tu non sei il mata-d’or, ma il t-oro!
-Cambiamo tutto! Il matador coincide con il toro, sono un tutt’uno, insomma!
-Un tut-toro, ma non è tut-toro quello che luce! E le corna?
-E la coda che dovremo mozzarti alla fine?
- Montèra con corna d’oro e muleta con spada. Tutto d’oro!
-E la coda?
-Una ruota di pavone dorata nel quinto punto cardinale!
-Sembri un satiro. Che passi di danza, regali!
-Sù, prendilo, bloccalo!
-Costringilo in fondo!
-Come corre!
-Alla fine, ti stancherai!
-Accidenti, scappa al centro!
-Hai movimenti rapidissimi, avresti dovuto fare il ballerino!
-Ti bloccheremo chiamando tutti i pezzi!
-Mamma, che esercito! Manca il re, però! Accidenti, gli alfieri mi hanno bloccato. Che braccia ferree, mi
stritolano!
-Eccoti in trappola! Spostalo al centro e, tutti gli altri, fuori!
-Trafiggiamolo!
-Uh! Come pungono queste lance!
-Togligli cappello, coda e tutto!
-Che faccia farà il Papa-Fico, vedendo tutto ciò?
-Andrà a gonfie vele! Un Eolo infuriato!
-Facciamo la scena finale. Sud contro sud con Biancafata...
-...e nord o sud contro quinto cardinale per Fatarosa!
-Una nuova rosa dei venti...
-Laudetur...
-...Magnificus Aeternitatis!
-Nunc et semper...Amen...
73
-Usque ad aeternum...
-Cosa ne pensate?
-Un incazzo talmente folle che esploderà in mille pezzi, anche lui.
-Sì, ma direi di completare la scena nella Sala degli Specchi.
-Certo. Peccato, però, che non possiamo portare i cavalli su per le scale.
-Ma nell’ascensore sì, uno alla volta.
-Bella idea, forza!
Nella Sala degli Specchi
-Eccoci!
-Sù con la musica, vai col Purcell:”The Fife and all the Harmony of War”...
-”In vain attempt the Passions to alarm, Which thy commanding Sounds compose and charm”.
-”Il piffero e tutte le armonie di guerra invano tentano di allarmare le passioni, che i tuoi suoni imperiosi
placano e incantano”.
-Guarda, sembriamo migliaia!
-Una intera cavalleria!
-Spade e lance in alto!
-E grida di guerra!
-Alla faccia del Fico!
-Magni-Fico, a fan culo!
-A fan culooo!
-Bene, la cosa è fatta!
-Aspettiamoci una catastrofe d’ira.
-Non penso che guarderà subito la videocassetta.
-Meglio! Che cosa è la prima cosa che fa quando arriva?
-Sente la segreteria telefonica.
-Deprimente...Allora, gli facciamo trovare un messaggio.
-Sì. «Magni-Fico, ti ho mandato una videocassetta che vorrai osservare con comodo...meglio quando sei
iperteso, per calmarti..., quasi una tisana.»
-Ma dove si imbuca una cassetta, qui?
-In un’apposita fessura. Quella viene aspirata pneumaticamente.
-Oh, ma guarda! La Bocca di leone, uguale a quella che vi è nel Palazzo Ducale, a Venezia. Ed è,
naturalmente, d’oro.
-Che cos’è?
-Serviva a imbucare le denuncie contro gli evasori fiscali.
-Ah! Non si ponevano molti scrupoli, allora...
-...ai tempi della Serenissima...
-...per beccare i furbi del momento!
-Già.
-Guarda l’iscrizione, sotto la bocca. «DENONTIE SECRETE CONTRO CHI OCCULTERÀ GRATIE ET
OFFICII O COLLUDERÀ PER NASCONDER LA VERA RENDITA DI ESSI.»
74
-Le tasse, allora, erano considerate indispensabili per mantenere in vita il proprio prestigio e la
considerazione delle altre potenze vicine e lontane. Molto bene organizzato, l’individuo. Però, così vedrà
subito tutto e, forse, non avremo tempo sufficiente.
-Non tornerà così presto.
-E ora?
-Mi sento come stregato e bloccato, al punto che questi posti li sento profondamente miei e non me ne
andrei più via. Ecco come rendono prigionieri! Ho, poi, come una sensazione...
-Cosa?
-Sento come se il “planetarium” manchi di un corpo celeste, di importanza uguale a questi due e che, a
ogni pianeta dovendo corrispondere una cosa celeste, una dama come voi, intendo, in questi luoghi segreti
esista ancora qualcosa di nascosto con molta attenzione e scaltrezza che anche voi mai abbiate visto.
-Qui è una catena di segreti e di cose nascoste.
-Basta frugare a fondo e qualcosa si scova o si dischiude.
-Non avete alcun sospetto, in proposito?
-Un sospetto mi è balenato più volte.
-Anche a me.
-E quando?
-Quando fa le sue sparate audio-video-specchio...
-...e quando le riascolta...
-E qual’è l’elemento del sospetto?
-Declama l’Empireo degli Azzurri!
-E che è?
-Non so, ma quando, prima, parlavi di celeste, ho pensato all’azzurro.
-Anch’io, e in quel momento ho pensato...
-Anch’io...
-Abbiamo pensato...
-Siete in perfetta sintonia.
-Abbiamo pensato che esista un altro Pantheon.
-La Sala degli Azzurri. Questa espressione ho anche sentito gridare da lui.
-Anch’io, molte volte, ora che rammento.
-Deve essere la perla azzurra di questo firmamento. E dovrà pure esserci, per deduzione, una dama
azzurra.
-Ficablu.
-Blufica.
-Fatablu o Fataceleste o Fatazzurra.
-Forse, Fatazzurra.
-È più coerente.
-Il problema è dove andiamo a scovare questo mondo azzurro.
-Sarà il mare, forse è un panfilo.
-Non sarebbe esclusa una cosa del genere. Ma deve essere qui e molto vicino.
-Con la mania della tecnologia e dei computer, ci sarà pure qualche congegno celato per aprirci qualche
porta nascosta.
-Come avremmo fatto, noi, per renderlo introvabile?
-Una combinazione di cassaforte!
-Non si vedono in giro manopole per cose del genere.
75
-Un sistema a orologeria!
-Una bomba?...Finta?
-No, una specie di timer cui dettare, al momento desiderato, una particolare ora-chiave che apra il posto
segreto.
-Non c’è niente di simile, in giro.
-Strano, guardate il salottino del telefono. Tutto azzurro e oro, pavimento in moquette color oro, pareti
azzurre e decori in oro, poltroncina in oro e azzurro e...guardate questa bellissima pendola in oro e bianco.
-Tutti i colori del Magno. Bianco, oro, cui si aggiunge l’azzurro.
-L’azzurro è il colore del segreto.
-Al punto che non lo associa all’oro e al bianco.
-Eppure, sento che questa saletta è come il vestibolo di un nuovo paradiso.
-L’oro e l’ora...
-Della pendola.
-Proviamo ad aprirla.
-Impossibile. È completamente sigillata.
-Non esiste nulla di visibile che possa pensarsi essere il sistema per aprirla.
-Non è possibile! Una pendola non è come un uovo che, se vuoi aprirlo, devi romperlo per forza.
-Scocciarlo!
-Guarda che non ci sia una fessura dove possa infilarsi una tessera magnetica per...
-Niente, assolutamente.
-Sfasciamola!
-No, rischiamo di non trovare più nulla.
-Il telefono!
-Il telefono cosa?
-Sollevalo!
-È solo un telefono.
-Andiamocene, abbiamo solo fantasticato l’esistenza della Sala degli Azzurri.
-Ma il nome è così bello che varrebbe la pena insistere per trovarla.
-Sarebbe come dire che, in quanto capaci di pensarla, essa esiste?
-Riepiloghiamo ciò che abbiamo pensato finora.
-Sì, dunque: cassaforte, combinazione, bomba, orologeria, timer, ora-chiave, pendola, telefono.
-Per la combinazione ci vogliono dei numeri...
-I numeri sono nella pendola...
-...e sul telefono.
-Sul telefono, sul telefono...nella pendola...ora-chiave...combinazione...
-Sto pensando...
-Anch’io sto pensando che...
-Tutti stiamo pensando la stessa cosa?
-Sì, tutti!
-Sì, la combinazione si digita al telefono!
-E quali, i numeri?
-Quelli dell’ora-chiave!
-E a chi serve l’ora-chiave?
-Al Ficodoro, per aprirsi l’Azzurro Pantheon.
-Il Ficodoro è l’uomo in oro.
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-Sì, in ORO.
-ORO e ORA!
-ORO è la parola-chiave!
-Collegata con l’ORA, cioè con la pendola!
-E il numero-chiave sarà...
-Tredici, sedici, tredici...
-I numeri corrispondenti alle posizioni alfabetiche delle lettere O-R-O.
-Digita!
-Guarda le lancette della pendola, si muovono: XIII-XVI-XIII.
-Sono connesse al meccanismo della combinazione.
-Comandano un meccanismo elettromagnetico.
-Aiuto, la saletta ruota e apre un ingresso.
-La parete mancante della saletta viene chiusa nella rotazione e ne scopre un’altra che è l’ingresso
segreto.
-C’è un breve corridoio che precede ciò che cerchiamo.
-Viene illuminato automaticamente.
La Sala degli Azzurri
-L’accesso alla sala non esiste...
-Calca quel bottone su quella tastiera.
-Scorre una parete cilindrica...
-Si apre una meraviglia!
-La Sala degli azzurri!
-Pareti in cristallo...con infiniti toni di azzurro, dal più chiaro celeste, quasi bianco, al più profondo blu, tra il
viola intenso e scuro e il nero.
-Guardate la volta, è un insieme di prismi di cristallo appesi, diversamente sporgenti, che si spingono verso
il basso, anch’essi di mille toni di azzurro.
-E la volta è una grande cuspide che sostiene questi quasi-cristalli giganti.
-E il pavimento è a forma poligonale, anch’esso bianco-celeste, celeste più o meno sfumato.
-È un paradiso.
-Un paradiso senza anime...
-O senza angeli...
-Aspettate, dovrà pure sbucare la terza Fata.
-Attenzione...
-Attenzione cosa?
-Scenderà dal cielo o sbucherà da sotto?
-Guardate sul pavimento, ci sono delle piccole zone circolari contornate da un anello blu.
Sono tre circoli disposti a triangolo e un altro centrale.
-Aspettavano noi, allora.
-Disponiamoci su di essi.
-Tu, in quello centrale.
-Il terzo, del triangolo, sarà occupato dopo.
-Embé?
77
-Aiuto, mi hanno ingabbiato!
-Cosa è successo?
-Sono stato imprigionato da un tubo di cristallo sbucato da sotto il pavimento! Non posso più uscirne.
Cos’è, ora, questo soffio possente sotto il mio culo?
-Si forma come una grossa bolla che ti avviluppa e contiene!
-Attento! Sparisce il cristallo, così come era emerso.
-Sei rimasto intrappolato nella bolla!
-È resistente e trasparente.
-Ci sentiamo di meno, tra noi.
-Uh! Si può rotolare senza pericolo che scoppi.
-Per stare in equilibrio, occorre che ti disponga come l’uomo di Leonardo!
-Aiuto! Che fate, vi divertite a rotolarmi?
-Come rotoli!
-Vogliamo vedere se rimbalzi come una palla!
-Uh, urto sulla parete!
-Uh, come rimbalza!
-Che razza di gioco di balle! Volete stancarmi?
-Guardate, aumenta la luce! Diventa fortissima.
-Che messinscena! Come risplendono i cristalli!
-Si prepara l’evento.
-L’evento?
-Guardate in alto! Dai prismi blu scende una bolla celeste e trasparente, sostenuta da una rete bianca.
-Una sorta di sacco per bocce.
-C’è dentro la terza Dama.
-Fatazzurra! Le bolle, la teoria della pluralità degli universi!
-Si sgancia sopra di noi.
-La rete è stata mollata. Libera la bolla e intrappola l’altra.
-Urto morbido ed elastico.
-Guarda come rimbalza e rotola su sé stessa.
-Roba da rimescolare il cervello.
-Guarda, con un pugnale lacera la sfera e ne esce!
-Ma che fa? Mi spinge e mi fa rotolareee!...Ma che fai, giochi a bocce sulle mie spalle o sulle mie sbolle?
-Lo intrappola nella rete.
-Riunisce i capi della rete e poi lo aggancia.
-Viene tirata su.
-Sembra una mongolfiera rovesciata.
-Aiuto, mi porta in alto tra i prismi blu!
-Guarda, i prismi sparano come dei laser blu che rompono la sfera.
-Resta appeso alla rete.
-Ridiscende.
-Che razza di scherzo è, questo?
-Guarda, rispunta il tubo di cristallo.
-Si forma una bolla blu...
-...con dentro la dama blu.
-Sparisce il tubo.
78
-Spingiamola.
-Non sembra a disagio.
-È abituata al gioco.
-Vieni dentro anche tu!
-Ha aperto bocca...
-E come faccio?
-Entra dal punto di chiusura della bolla! È di una sostanza che si può penetrare senza che la bolla si
sgonfi. Man mano che entri, si richiude il foro.
-Provo! È vero! Bello! Sono dentro. Ma allora, è possibile la compenetrazione degli universi!
-In due, possiamo migliorare la nostra stabilità all’interno della bolla, intrecciandoci in maniera da realizzare
come una raggiera con gambe e braccia.
-Lasciami riprendere un po'. Ma guarda un po’ che bella Ficazzurra!
-Mi chiamo Fatazzurra!
-Questo l’avevamo intuito.
-E come?
-Perché tutto quello che pensiamo, abbiamo visto che, puntualmente, accade.
Dialogo sull’Universo
-Che cosa è questa storia degli universi?
-Capita a proposito, la domanda, visto che sono, o siamo, qui dentro. L’universo può essere pensato come
una bolla di sapone...
-Ma, nelle bolle di sapone, l’acqua saponata, la materia, è tutta concentrata in quella pellicola
estremamente sottile che è il suo guscio sferico e, dentro, vi è aria, più o meno calda, che la fa galleggiare.
-Molto perspicace, brava! Ora, quando la materia si sprigiona, quella che è uscita per prima si trova più
distante dal centro originario che non quella fuoruscita successivamente. Ne consegue che l’universo
potrebbe essere soltanto una corona sferica, per quanto di spessore molto elevato, ma molto piccolo, se
paragonato al raggio della sfera, come questa in cui siamo noi, ora, dentro, e che tu non possa osservare
se non dentro quell’ambito periferico. Cioè, non puoi travalicare quel guscio, perché la forza gravitazionale
ha una direzione preferenziale di azione che è sulla superficie sferica, ciò che impedisce anche alla luce,
ad esempio, di fuoriuscire da quella corona sferica, niente potendo uscire all’esterno o penetrare all’interno
del “vuoto” della sfera. Tu puoi avvicinarti al centro della bolla soltanto se questa si contrae quando la
pressione al suo interno si riduca.
-Ma come?! Ma allora, è come quando io sto dentro queste bolle e tu hai voglia di voler entrare...Bussi, ma
nessuno ti apre e io non ti posso dare la mano da dentro.
-Bussi all’uscio e non si apre il guscio!...Sì, tutte le interazioni avverrebbero nell’ambito di quel guscio
sottile e periferico e, allora, tu potresti percorrere l’intero universo, partendo dal punto in cui stai e ritornare
al punto stesso, circumnavigando il globo dell’universo. Tu non puoi fuoriuscire dal guscio o perforarlo
verso l’interno. Insomma, è come una sfera di cristallo alla quale sei costretto a rimanere attaccato.
-O sfera, sfera,
sento un impulso dentro,
ma son costretta al centro
a far la prigioniera
E sarebbe sempre cosi?
79
-No. Potrebbe succedere che la materia, situata in quella periferia, si addensi, in quanto la bolla si
contragga, fino a quando tutto si riduca a poche isole ad alto contenuto di materia e, infine, per esempio, a
due sole o a quatto o più che si attrarrebbero fortemente, andando a collassarsi reciprocamente e, in quel
momento, si riduce tutto a un punto, oppure, queste biglie, urtandosi, ripeteranno lo sfascio iniziale.
-Come nel biliardo!
-Come nel biliardo. E l’immagine del biliardo è suggestiva perché, quando una palla ne colpisce un gruppo,
esse schizzano via e, molte o tutte, possono avere subìto un colpo a “effetto”, per cui ruoteranno anche
attorno al proprio asse.
-Come le galassie?
-Sì, più o meno. Sai, quell’effetto che chiamano spin e che conferisce rotazione. Come quando calci un
pallone dandogli l’effetto...
-Lo spin? E che cazzo è?
-Dall’inglese. È l’abbreviazione di “spinning moment”, che vuol dire momento ruotante, cioè che genera
rotazione.
-Mi spieghi una cosa e ne viene fuori un’altra...E momento, che significa, attimo?
-No! Questo è dal latino, deriva da movimentum, che vuol dire movimento. Capisci, col tempo si sono
mangiati la vi ed è diventato momentum.
-Ho capito. Forse, a furia di parlare in fretta in latino, di certe parole troppo lunghe, uno se ne mangiava
qualcosa. Immagina, sermoni e preghiere troppo lunghe e da ripetere frequentemente. Il recitante, per noia
o perché gli scappava la pipì, era portato a ripeterle in fretta, per abbreviare i tempi dell’esasperazione
connessa a quella noia, al punto che tante parole sono giunte a noi storpiate e mutilate. Hai visto, però, lo
spin! E lo spinello...e lo spinnaker?
-Lo spinello non c’entra niente con lo spin. Era una sigaretta confezionata, nelle carceri, con poco tabacco
e, quindi, sottile come uno spillo o come una spina. E anche lo spinnaker non c’entra niente con lo spin
perché è una vela e si chiama così non si sa bene perché.
Ma le bolle di sapone, quando le espello dalla cannuccia, rimangono librate per aria e, se esplodono, si
forma una goccia. In realtà, esse implodono, cercano di ritornare alla situazione originaria. Raffreddandosi
l’aria interna alla bolla, la bolla si contrae, cioè la materia tenta di addensarsi superficialmente e la
superficie risulta compressa ed essendo molo sottile si instabilizza e collassa. Se tu gonfi un palloncino di
gomma e poi lo buchi, esso si affloscia, si riduce, implode.
-Vai avanti.
-Se tu, invece, ipotizzi che il volume dell’universo, supposto sferico, aumenti proporzionalmente al tempo,
cioè che in ogni secondo aumenti sempre della stessa quantità, avrai che il raggio di questa sfera non
aumenta, invece, nello stesso modo proporzionale. Cioè, se il volume raddoppia, il raggio della sfera
dell’universo non raddoppia ma diventa soltanto il 26 percento in più. La velocità di allontanamento, la
velocità di fuga dal punto originario, si riduce col tempo, cioè il raggio della sfera aumenta con una velocità
che diventa sempre più bassa. Con una tale ipotesi, se, per esempio, potesse essere pensabile che nel
primo secondo dell’universo la velocità di espansione sia stata pari a quella della luce...
-Fiat lux et lux fuit...
-Forse! Dicevo, pari a quella della luce, e cioè che nel primo secondo il raggio della sfera dell’universo sia
stato di 300000 chilometri, allora tu otterresti che la prima costante universale che figura nella legge di
proporzionalità, tra volume dell’universo e tempo, varrebbe circa cento milioni di miliardi di miliardi di metri
cubi al secondo. Troveresti, poi, che il prodotto del quadrato del raggio della sfera dell’universo per la
velocità di fuga è costante e che vale nove milioni di miliardi di miliardi di metri cubi al secondo, che non è
altro che il valore della velocità di espansione del volume divisa per quattro volte il numero pi greco?
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-Ma, a parte i numeri, l’universo, quindi, si espanderebbe indefinitamente, pur riducendosi la velocità di
fuga dal centro originario?
-Purtroppo, o non purtroppo, perché per noi, intendo per me e per voi e per tutti, il fatto sarebbe del tutto
irrilevante. Quando l’espansione rallentasse al punto di fermarsi quasi, il raggio dell’universo sarebbe
immenso.
-Ma allora, le bolle di sapone? Tu soffi e gonfi e puoi farle esplodere, ma se cessi di soffiare, la bolla
rientra tutta nella cannuccia e questo gioco lo puoi ripetere quanto vuoi. Se le fai esplodere, che fine fa
l’universo quando si espande senza fine?
-O quando spari con un fucile da caccia. I pallini si diffondono dal centro della bocca della canna,
irradiandosi e formando una rosa, una nuvola, che man mano si riduce di densità al crescere della
distanza e i pallini risiedono in uno strato sferico il cui spessore va riducendosi col tempo e con la distanza
dal punto originario. Così l’acqua saponata esce dal cannello...
- Che fai, mi baci...e mi penetri?
-Ci stiamo stancando con queste dissertazioni estenuanti e piene di imperfezioni. Cerco di essere più
convincente e penetrante...Rilassiamoci...
-E poi?...
-Forma la bolla e questa cresce di raggio al crescere della pressione prodotta dal soffiare. Tutta la materia
è contenuta nello strato sottilissimo della superficie della sfera e più il raggio cresce e più si riduce la
densità di tale velo e il suo spessore.
-E l’universo?
-Tutta la materia è nell’involucro esterno di una sfera e tutto avviene in quello spessore che è molto piccolo
se paragonato al raggio della sfera, ma è grandissimo in assoluto. Pensa, una bolla di sapone che abbia
un diametro di 10 centimetri e uno spessore di un decimo di millimetro: lo spessore sarebbe un millesimo
del diametro. Se pensi a un diametro dell’universo che abbia, per esempio, un miliardo di anni luce, ne
verrebbe fuori uno spessore del guscio della sfera di circa dieci miliardi di chilometri. E sarebbe un
universo, una sfera, con una curvatura ridottissima: quasi piatto. E niente può uscire all’esterno della sfera,
di quello che è contenuto in quella pellicola e niente può entrare all’interno della sfera, che provenga da
quello straterello. E ogni forza e fenomeno che interessa la materia si esplica in quell’ambito, in quello
spessore. E allora, ogni punto di quella superficie sferica può pensarsi essere al centro dell’universo. La
superficie sferica gode di questa proprietà che sancisce la par condicio nell’universo. Ognuno può pensare
di esserne al centro! E non è, quindi, vero che, quando tu osservi quanto sta attorno a te, devi domandarti
se tu sia più vicino al centro dell’universo o più distante da esso di altri punti. I percorsi e le distanze puoi
valutarle soltanto percorrendo linee curve che giacciono sulla sfera universale. E quando riesci a cogliere
l’immagine che tu ritieni essere proveniente da una nuova stella scoperta, o di una nebulosa, essa
proviene da una zona lontana che non misuri radialmente, ma la sua luce ha percorso e percorre la
superficie sferica, nel cui ambito è costretta a stare dalle forze universali.
-E quindi, in teoria, tu potresti coglierne la luce dopo che questa si sia fatte alcune circumnavigazioni del
globo universale?
-Ritengo di sì.
-E allora, certe distanze, ritenute determinate, potrebbero ricevere la sorpresa di essere modificate?
-Perché no?
-Cioè, sarebbe come quando tu avvolgi il filo di un gomitolo di lana? Devi aspettare che il filo passi proprio
in un determinato punto?
-Forse sì.
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-E quindi, tu potresti dire, soltanto, quanto tempo è distante da noi una stella, non quanto effettivamente
dista?
-Certo! Dopo quanto tempo ne hai visto la luce e, quindi, può essere più vicina di quanto creda. A cosa
pensi?
-Che avevano, allora, ragione gli antichi a considerare la Terra al centro dell’universo...
-In un certo senso sì, nel senso che ho detto prima, anche se la consideravano piatta, come un disco.
-Vuoi farmi capire meglio la questione della curvatura, dell’universo molto piatto?
-Certo. La Terra, per esempio, è un granellino, una pallina infinitesima rispetto alla sfera del cosmo, che ha
un diametro di miliardi di anni luce. Quindi, la Terra ha la sua superficie molto più incurvata di quella
dell’universo. Eppure, se tu ti trovi all’interno di un lago salato o in mezzo al mare, vedi una enorme distesa
piatta che termina all’orizzonte che riesci a cogliere con lo sguardo. E purtuttavia, non è piatta, è curva.
Trasporta il concetto nella sfera del cosmo e vedrai intorno a te una enorme tavola piatta che si estende in
tutte le direzioni senza fine, e l’orizzonte è a distanza infinita.
-Ho quasi compreso. Una lastra infinita e, a paragone, sottilissima e dove ogni suo punto è al centro. Una
lastra policentrica...Quindi, geometricamente, è un insieme di centri.
-Una lastra di ghiaccio dove noi siamo dei pesci che non possono affiorare perché non c’è alcun buco che
lo permette. La gravitazione non è diretta verso il centro della sfera universale ma esclusivamente
all’interno della lastra e poiché il suo spessore è molto piccolo rispetto al raggio dell’universo è come se
fosse diretta tangenzialmente alla sfera e cioè secondo la giacitura della lastra.
-Ma se l’universo è sostanzialmente una lastra, se vi fossero più universi, essi non potrebbero attraversarsi
e perciò...
-...potrebbero non essere infiniti o non poterlo diventare e, quindi, possono essere molto estesi ma non
infiniti. Oppure...non è possibile la pluralità degli universi.
-E se si toccano due bolle-lastre? Si rompono?
-Già...Comincerebbe l’implosine, la riduzione, il rientro, la contrazione, il...back bang...?
-Ma...che fai? Stai facendo prove di avvolgimento sul mio culo?
-Sì, magari dopo quelle di gonfiaggio...per bocca. In verità, mi ponevo il problema se l’universo potesse
avere una forma non esattamente sferica. Quindi, polisferica o un insieme di sfere e semisfere
compenetrate...insomma, conformate come una donna formosa...
-Che pezzo di merda!
...Ma, la bolla dell’universo, come viene gonfiata? dal centro della sfera o da un punto, come se fosse il
cannello o la bocca che soffia sul cewing-gum?
-Dovrebbe essere dal centro. Ma tu, hai mai visto gonfiare un pallone da calcio o un palloncino di gomma,
che non fosse dall’esterno?
-No. Ma tu puoi prendere una compressa sferica di aspirina effervescente, sospenderla in mezzo a un
ampio bacile di vetro pieno di acqua o al centro di un’enorme stanza con le pareti trasparenti, anch’essa
piena d’acqua, e, allora, osserverai una proiezione cosmica di materia che dal centro si irradia verso
l’esterno.
-Brava, molto bella idea! Certo, e avrai una simulazione della nascita di un universo particolare. Ora,
considerato che hai acceso le micce, prova a pensare a un’altra simulazione, ancora più azzardata. Fai
esplodere una carica potentissima, in una zona dello spazio molto libera da materia e osserva la
deflagrazione, istante per istante, filmandola a velocità vertiginosa e, così, potrai analizzare i primi
brevissimi istanti e la velocità di irradiazione, vedere dove si dispone la maggior parte della materia, quanto
sarà spessa la calotta più densa di materia e osserva tutte quelle cose che sono necessarie per ipotizzare
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un modello dell’universo e per vedere che cosa esso lascia di immutato durante tutto il processo di
deflagrazione, qual’è il marchio, l’etichetta, che rimane sempre uguale nel tempo.
-Il marchio DOC, il codice genetico dell’universo, o quello fiscale, e quali i cromosomi che lo trasportano. I
cosmosomi...
-Sì, molte cose insieme, le costanti o la costante universale.
-Ma con queste esplosioni si inquina lo spazio e, forse, anche le prove.
-Fare questa affermazione significherebbe non avere idea di quanto immenso sia l’universo e quanto
inquinato sia da tante altre cose molto più micidiali di quelle esplosioni.
-E le galassie? Cosa sono, che fanno?
-Sono come piccoli grumi di schiuma che galleggiano sulla superficie delle bolle, è normale. Poi, esse si
allontanano progressivamente tra loro perché quando si gonfia la bolla essa si espande e la pellicola
esterna si dilata producendo il distanziamento dei punti e delle isole giacenti su di essa.
-Ma, alla fine, che succederà’?
-Alla fine, o verso la fine, lo spessore di questa superficie risulterà molto sottile e tutto galleggerà su un
velo molto sottile.
-E allora, il velo si romperà?
-Il velo, o si rompe, e non so che cosa possa succedere, oppure si contrae e, come si contrae, il raggio
della sfera si riduce e tutto torna indietro verso il centro originario, come se stessi rivedendo un film al
contrario, e tutto ritorna in un punto. Oppure, si addensano isole di materia in alcune zone della superficie
e, infine, si ridurranno a due sole che, attraendosi follemente, andranno a compenetrarsi e, probabilmente,
si sfascerà di nuovo tutto.
-Come nel biliardo! Ecco, avviene il finimondo, la fine del mondo! La fine del mondo non è, quindi, la fine
del tutto, l’annullamento, ma è il riinizio di tutto quel casino in cui noi, attualmente, ci troviamo immersi. È
l’inizio del mondo, avviene un principimondo!
-Può essere. Brava Fatazzurra! Ora basta, ci siamo riempiti la testa di bolle e biglie che abbiamo il cervello
gasato al punto che rischia di scoppiare. Guarda quelle due! Ci guardano stupite e attonite.
-Avranno pensato quanto matti debbano essere quei due, dentro una palla, che discutono di cose quasi
serie.
-Già, in una palla, il contenuto coincide con una palla!
-E ora, ditemi chi siete e cosa volete! Come avete fatto ad accedere in questo tempio e senza consenso?
-Cara ragazza, il posto è molto bello ed elegante, molto raffinato, ma da qui a farlo passare per un tempio
ne corre, anche se, debbo dire, forse è una cosa molto più affascinante e disorientante. Certo non è un
piccolo appartamento in un grande condominio...
-Non chiamarmi ragazza!
-E come dovrei chiamarti?
-Sono la Regina degli Azzurri!
-Uh! E quanto tempo ha impiegato, Colui, per fartelo imparare a memoria, per essere in grado di ripeterlo
e, soprattutto, per convincerti di esserlo? Poi, immagino che non siamo tutti estranei, qui. Non conosci le
tue consorti?
-Non le conosco!
-Non le conosci ma le hai già viste!
-Non credo!
-Io penso di sì. Comunque, sono stato accompagnato da loro. Sono qui per smontare completamente la
sala. Dobbiamo fare un trasloco. Occorrerà un certo tempo, perché qui ci sono impianti, meccanismi
speciali e tante cose, e perciò dovrò servirmi di un esercito di specialisti.
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-Ma che dici, cosa volete fare?! Fatemi vedere l’autorizzazione del...
-Del Magni-Fico?
-Non osare chiamarlo così!
-Beh, sai, vedi, lui è stato..., come dire, diciamo impedito, anche se temporaneamente, immagino.
-Cosa gli è accaduto?
-Nulla, nulla! Calmati, stavo scherzando, non dobbiamo smontare nulla.
-E quei cavalli?
-Non hai mai visto questi cavalli?
-Sì, li ho già visti!
-Non preoccuparti, abbiamo sperimentato che sono molto comodi e divertenti. Vedremo come impiegarli
qui. Ci sono, ho capito!. Questo deve essere il luogo di riunione della Piramide. Il tetto a cuspide, che si
prolunga, con le stesse inclinazioni, a diventare pareti della sala, i cristalli terminanti a punta, gli ottaedri
che sono due piramidi contrapposte...Loro che vestono con cappucci a punta...Saranno pure puntuali,
immagino...Ma io giro con le parole intorno a non so che cosa e, in realtà, aspetto di risvegliarmi dallo
stupore e dall’emozione che ho avuto vedendoti. E tu, immagino, avresti voluto che io manifestassi
meraviglia per te, più di quel che ho fatto, invece che, parlando d’altro, indurti la convinzione che fossi
rimasto indifferente al tuo fascino, che è pari a quello delle tue, disconosciute, consorti.
-Non si direbbe, visti i precedenti, al punto che fai finta di ignorare d’avermi scopata, quasi
inavvertitamente. Sono imbarazzata e senza risposta. L’agitazione e lo spavento per la vostra irruzione sta
svanendo, ma rimane sorprendente e inspiegabile come siate riusciti a penetrare qui dentro. Nessuno
conosce la combinazione.
-Ma, sai, in questa specie di universo, tutto appare, spesso, consequenziale e come guidato. A ogni pezzo
se ne accosta un altro che deve combaciargli perfettamente e, allora, è come una caccia al tesoro, devi
risolvere qualche rebus e qualche indovinello.
-Siete degli investigatori?
-Così conciati?! Potrebbe essere una nuova idea! Mah, in un certo senso, lo siamo o lo sono, in quanto ti
ingegni a scoprire. Se, poi, ciò che scopri induce dubbi e sospetti, allora indaghi. Se ciò che indaghi
produce certe scoperte, allora perquisisci o vai a frugare. E così via, fino a che tu giungi qui, di fronte a
questa silhouette azzurra, quasi una mannequin, da cui emerge, bianco, soltanto il viso e le mani, da
questa tuta quasi trasparente. Il nuovo look della Moda! Sai ballare?
Ballando col Purcell
-E la musica?
-Henry Purcell, of course.
-E che cosa puoi suonare che sia passabile di ballo?
-”Wondrous Machine”, Macchina meravigliosa, meraviglioso strumento: È chiara l’allusione? Per te,
naturalmente! È quasi una danza russa, con molta fantasia estrapolatoria. Non possiamo suonare altro,
perché non possiamo uscire fuori tema, sennò si sfasciano anche i cavalli.
-Perché, i cavalli?
-Si sfascia tutto, insomma, e quindi anche i cavalli, anzi, loro per primi. Si sfasciano come il re.
-Il re è morto?
-Quale re? Intendiamo il re degli scacchi. Sù, balliamo tutti. Iniziamo molto disinvolti, con movimenti corti e
con smosse del corpo rapide e con molta ironia degli atteggiamenti. Movimenti uguali per tutti.
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Acceleriamo! E ora, via con i passi rapidi delle danze russe, quasi seduti sulle gambe. Ora giriamo in tondo
più distesi e rilassandoci. Di nuovo come all’inizio, ora, e così via! Sù, sfrenatezza e gioia! Stop!
-La musica si è fermata e voi due vi ritrovate con i volti uno sull’altro.
-Le luci si abbassano...Uno spot vi illumina soltanto i volti:
-Brilla il tuo oro...
-E il tuo blu lo smorza un po’...
-Che brave scenografe, le tue amiche!
-Interrompo la scena, spegnendola con il contatto delle nostre labbra, premendo leggermente il tuo
velluto...
-Stop, fine della prova!
-Breve intervallo, prima della prossima ripresa!
-State registrando tutto?
-Certo, queste sono cose molto piacevoli da rivedersi, che non quelle che si svolgono di consueto qui e di
cui, sono certo, ci parlerai fra poco, se tu lo desideri. E ora, di nuovo “Fife and Harmony of War”, a tutto
volume! Incedere solenne, tutti a cavallo, con lance in alto! Ogni tanto qualche mossetta ironica, quasi
smorfiante.
-Senso di conquista e di dominio!
-Le lance, infine, conficcate a terra, come segno di possesso.
-Tutti segnali schianta-Fico!
-Non ho visto tanti matti tutti in una volta e da tempo immemorabile!
-È una questione di contagio.
-Da una condizione di semiprigionia vigilata, al sapore della libertà e alla dissacrazione di pseudo-valori.
-Senti, ma che cosa c’entra ‘sto Henry Purcell in tutto questo contesto o casino che dir si voglia?
-Vedi, tutta questa storia è iniziata nel trecentesimo anno dalla morte di Purcell, che avenne un giorno
prima del giorno di Santa Cecilia, e cioè il 21 Novembre 1695, essendo il giorno di Santa Cecilia il 22
Novembre..
-E che c’entra, Santa Cecilia?
-Vedi, in Inghilterra, per venti anni, a partire dal 1683, ella veniva festeggiata, nel giorno dell’anniversario,
con un grandioso concerto, dai “gentlemen lovers of music” e dai “professors and masters of arts”. Purcell,
che era celebrato come l’Orfeo Britannico, scrisse un’Ode sul giorno di Santa Cecilia, di cui hai sentito
alcuni brani. Tutto questo casino, come dici tu, risente di coincidenze, richiami e ricorrenze di tanti aspetti
che concorrono e convergono tutti, a comporsi in un’unica entità che è la storia stessa di cui siamo
protagonisti e della quale Purcell e Santa Cecilia sono due aspetti.
-È come l’universo, tutto è esploso prima e poi riconverge nell’ovetto originario.
-E brava, suggestiva cosa ancora ci proponi!
Purcell! Ha scritto anche un’opera intitolata “The Fairy Queen”, la Regina delle Fate. E io sono qui, in
presenza di tre fate che sono tutte e tre regine. Quale delle tre è la regina delle fate, se sono tutte e tre
regine e fate insieme? Ho capito, siete una trinità, forse. Quanto alle regine e alle carte, ora il problema è
un po’ più complesso, nel gioco. Ora, lanci una carta e con quale delle rimanenti due fai scopa? Oppure,
fai scopa con una, e l’altra?
-L’altra rimane sul tavolo e, poiché è l’ultima carta del mazzo, prendi anche quella!
-Già, semplice, fin troppo semplice. Ma le regine, nel mazzo, sono quattro!
-Sì, ma nel mazzo completo! Il mazzo, qui, ha solo tre carte.
-Ma prima ne aveva due e ora sono tre. Non potrebbero essere, allora, quattro?
-No! Oppure, semplicemente, non so, o forse manca la quarta, già... la Regina delle Fate!
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-E ora, abbiamo bisogno di qualche notizia particolare, di qualche dettaglio.
-E cioè?
-Mi riferisco a quegli, incontri frequenti e rituali, che vengono tenuti in quel bellissimo palazzo che, visto
dall’esterno, apparentemente non suggerisce alcunchè, se non di abbandono e rovina progressiva, ma
dentro, come tu sai, essendo tu stessa frequentatrice immancabile e inescludibile, vi è un alto valore
aggiunto, direbbero gli economisti, tutto è molto prezioso e di valore.
-Come fai a sapere queste cose?
-Per la teoria delle arguizioni.
-Non hai presente tube e bombette?
-Mantelli e mantelle?
-Frac e smoking?
-Bianchi e neri?
-Oro e azzurri?
-Maschere e mascherine?
-Rolls Roice e Limousine?
-Ma guarda che bastardi...anzi, più bastarde che bastardi!
-Per essere bastarde, siamo in tre, in questo maniero!
-Bastardi e testardi!
Rovistando alla ricerca di indizi
-E allora, che cosa volete vedere?
-Come si svolgono, diciamo, le feste.
-Feste, fasti e fate!
-Olé, ti piace la sequenza?
-Sì, è molto convincente. Mi convince al punto da mostrarvi tutto quello che vorreste. Seguitemi in
quest’altra sala.
-Più piccola e raccolta.
-Guardate! La riproduzione dello stemma del viceré Diego de Aragall. In oro, bianco e celeste. Perché?
-È molto semplice. Vedi la zampetta sollevata della gallina? La abbassi e si apre un segreto.
-Come dire: i colori non c’entrano, ma il movimento sì!
-Hai visto? Allora, non indicava una direzione, ma era soltanto una volgare levetta, quasi una lancetta
d’orologio!
-E infatti, non sai che è il gallo a dare la sveglia?
-Non è che suona pure un carillon, con musica di Purcell?
-E brava! Contiene un sacco di cosucce, vediamo!
-Album di fotografie. Ecco il luogo delle feste e i festaioli.
-Smoking neri e bianchi e uno celeste.
-Questo è della Regina degli Azzurri.
-Tutti a volto coperto.
-Benissimo.
-Sono maschere di tipo veneziano, bautte, o quelle della Sartiglia, quella che porta il cavaliere che
chiamano su Componidori.
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-Entrambe suscitano diverse sensazioni, di spietatezza mortale l’una e di ingenuo stupore l’altra ed
entrambe di mistero e di indeterminatezza...
-...una suspence protratta nel tempo che ti blocca in un’attesa di prodigi.
-Maschere, siamo al livello di un ridotto!
-Ridotto? Che vuol dire?
-Deriva dal latino “reducere”, condurre indietro, e il ridotto è un luogo dove ci si riduce, ci si reca.
-Quindi, quando si dice, “a qual punto ti sei ridotto”...
-...vuol dire, a quale basso ti sei recato, in quale fogna ti sei cacciato. Ma il mio richiamo si riferiva alle
case da gioco che introdussero i veneziani nel 1700, che fungevano da luoghi di appuntamento di gente di
ogni età. Aristocratici e patrizie solevano confondersi tra cortigiane gli uni e tra avventurieri le altre e tutti
tenevano a celare la loro identità dietro una maschera.
-Ha un senso, quindi, anche se fortuito, la presenza della bautta che, altrimenti, sarebbe, almeno in un tale
contesto, fuori luogo.
-È un’allusione che, oggettivamente, si coglie.
-Dunque...bautte bianche , nere, celesti e...indovinate un po’...
-Oro!
-Roba da eterni!
-Oh, una sala da gioco!
-Ed è molto grande, pare.
-Là se sbracano sghei!
-Che vuol dire?
-È un modo colorito per dire che girano tanti soldi, al punto che, intascandone tanti si finisce per...rompersi
le brache.
-Che razza di roba contorta!
-È commisurata ai complicati sistemi di segretezza che stiamo scoprendo.
-Non c’è altro?
-Sì, c’è altro, vi sono altre sale meravigliose che non possono essere fotografate.
-E perché? Manco dal Magno?
-No, è uno dei suoi divieti:
-Questa, poi...
-Guarda, guarda...
-Sembrano antichi documenti.
-Forse sono delle copie.
-Copie molto ben fatte.
-Devono aver avuto in prestito gli originali per un certo tempo, per riprodurli così perfettamente ad arte.
-Che roba è?
-Sono documenti che riguardano la costituzione di diverse confraternite e altre cose.
-Leggi!
-”Sumario de las indulgencias, y gracias apostolicas, concedidas, y comunicadas a la cofradia del Santo
Monte de la Piedad de Caller”.
-E poi?
-Un altro. “Libro delas constituciones della venerable Cofadria dela Santissima Virgen de la Consolacion
fundada y eregida enella villa de Musey...año 1696”.
-Trecento anni fa.
-Un anno dopo la morte di Purcell.
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-Non penso che vi sia connessione.
-Non possiamo esserne certi.
-Vai avanti!
-Questo non si legge bene. È l’atto dell’arciconfraternita del SS. Crocifisso. Eppoi, quella del SS. Crocifisso
dell’Orazione o della Morte.
-C’è anche un elenco di confraternite: confadria de Nuestra Señora de los Angeles, de las llagas de Iesu
Christo, de San Ephis ..., de Nuestra Señora de Itria, de la muerte e de san Sepulcro...e altre. In parte
esistenti e in parte abolite.
-Quante sono?
-Tante!
-E chi sa quanti adepti!
-Tanti!
-Che se ne fa di questi documenti?
-Una mania collezionista?
-Anche, forse, non so. Ma ho l’impressione che abbia un disegno, farneticante e irraggiungibile, oltreché
velleitario.
-Quale?
-Forse, l’unione di tutte le confraternite.
-E perché?
-Molti adepti in molte confraternite fanno moltissimi adepti in un’unica confraternita.
-Per che cosa?
-Molti adepti, grande sostegno, anche molto danaro. Origine di potenza. Sparpagliati e sguinzagliati
dappertutto e utili per ogni cosa e causa. Poter dire: ormai, abbiamo tutto sotto controllo!
-È un’impresa ardua e velleitaria.
-Ci sta provando con tutti i mezzi.
-E i risultati sono evidenti, per tutto ciò che abbiamo visto.
-Ma allora, lui istiga e fomenta, in quelle radunate dello Iovis dies!
-Iovis dies?
-Voi non avete mai assistito ai suoi proclami dal vivo?
-No, mai.
-E in sceneggiata?
-Non accenna esplicitamente all’unione delle confraternite.
-No, ma allude a qualcosa di identificabile nell’oggetto.
-Ora, dobbiamo prepararci tutti per la festa.
-Non è possibile. Io non posso intervenire senza l’Eterno.
-Come lo chiami scherzosamente?
-Fichetto.
-Fichetto o Ficchetto?
-Senti, il Magnifico non interverrà, io sostituirò lui.
-Non ti sarà possibile accedere, se ti riconosceranno i giannizzeri.
-Noi arriveremo mascherati e in pompa magna eppoi saremo a cavallo,
-A cavallo?!
-Sì, porteremo con noi quattro cavalli.
-Roba di grande cilindrata, quasi una limousine!
-Perchè quattro? Non bastano due?
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-No, i passeggeri sono più di quattro, anzi, per la precisione, non possono essere che otto. Quattro dame e
quattro cavalieri.
-E gli altri tre cavalieri?
-Ci aspettano al varco!
-Al varco?
-Sì, ci aspettano a qualche varco là sotto.
-Ma perché quattro cavalieri, non sono tre le dame?
- I tre cavalieri che ci aspettano hanno una “prigioniera”.
-Una prigioniera? Ma che stai architettando?
-Non è una Fata, come voi. È, come possiamo dire? È un’inviata speciale.
-Una giornalista? Qui finisce tutto a puttane!
-No, no! È una dama molto speciale, interessante, intendo, che è stata inviata per completare le quattro
coppie. Sai, il numero di mogli ammesse dalla religione mussulmana è quattro.
-Ma che cavolo vai dicendo?
-Capisco che tu voglia essere la moglie esclusiva, ma così facendo commetterei una ingiustizia enorme.
Nei miei confronti, intendo.
-Vai a farti fottere!
-No, no! La cosa è più seria di quanto tu possa credere. La teoria delle quattro mogli non è mica così
campata per aria, come si potrebbe pensare a prima vista. Una non esclude le altre, anzi sono
intercambiabili e la loro successione, ancorché frenetica, per dare la sensazione di una costante presenza
di ognuna e sostanzialmente per una persistenza che sia prova di un insieme di quattro unicità...Sì,
insomma, siete come le quattro stagioni che non sono disunibili, in quanto insieme formano l’entità
indivisibile, e consistente di parti inseparabili, che è l’anno. Capito? Le stagioni sono come consustanziali
all’anno. Ne togli una, e l’anno non è più tale. È quasi un concetto come quello di trinità. Chissà come
sarebbe contento Vivaldi!
-Vivaldi?
-Sì, the Deep Purple Man, quello delle “Quattro Stagioni”, roba da Venezia! Venezia, bautte, qualcosa in
tema con qualcosa del tema dominante:
-Sei proprio matto! Se sei capace di ripetere esattamente tutto quello che hai snocciolato, sono disposta a
crederti pure!
-Sì, ecco! La teoria delle quattro mogli non è mica così campata...
-No, basta, ci credo!
-Certo. Si potrebbe andare avanti con le metafore. Per esempio: non tanto i quattro dell’Orsa Maggiore, in
quanto l’orsa è una femmina e anche bestia, per giunta, poiché sarebbero quattro maschi a essere i mariti
di una sola moglie e allora bisognerebbe fondare una nuova religione; ma quanto, invece, quattro con
timoniere, senza nessuna allusione a timoni ma a una guida illuminata, non tanto da stelle, altrimenti
torniamo all’Orsa, che però... Senti, tutto sommato, il timone c’entra eccome!
-Vai a farti fottere! Roba da fucilazione...
-Questo linguaggio e turpiloquio, modello maschile, in bocca a voi donne, lo trovo improprio. Voi che volete
distinguervi dal maschio al quale, spesso, siete in contrapposizione, vi smentite quando adottate le loro
stesse espressioni, cioè quelle da loro coniate, ad hoc per ogni circostanza. Sarà il caso di mettere, una
buona volta, un po’ d’ordine in questo settore così importante della nostra esistenza e della società che
viene così spesso trafficato nell’intera giornata e vita di ogni individuo.
-Ma perché non c’è stato ancora un serio esame della faccenda? Per pigrizia o perché, in definitiva, è quel
linguaggio più forte e confacente e convincente?
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-Oppure, c’è un desiderio di identificazione nel maschio per poterlo, almeno per una volta, sopraffare o
trasferirgli la presunta debolezza associata alla femminilità, affinché la cosa sia più facile?
-Allora, mettiamoci un po’ di impegno e cerchiamo di confezionare le prime espressioni chiave che siano
quelle più autentiche, oppositive e alternative di quelle più frequentemente usate dal maschio e che
abbiano la stessa efficacia, aggressività persuasiva e offensività penetrante.
Sì, perché, per esempio, l’asprezza di certi vocaboli, come cazzo, cioè quelli contenenti la zeta, oppure la
parola coglione, pronunciata con forte incidenza prolungata sulla sillaba co, come quella di coccio, hanno
un forte effetto su chi la riceve.
E allora, belle ficuzze, che cosa si potrebbe dire in contrapposizione a cazzo, incazzo, incazzato pazzo e
così via?
-Boh? Per esempio: figazza, sfigazzo, sfigatata pazza...
-Banali, ma avrebbero, almeno, il conforto della zeta.
-E al posto di: ne ho i coglioni pieni?
-Ne ho la figa ributtante, anche se è un’espressione troppo aulica e, magari, pure sguaiata.
-Oppure: mi scoppiano le ovaie, che potrebbe esprimere molto bene un’ossessione.
-Oppure: mi straripa la figa o ne ho i tuorli pieni, breve elegante e anche efficace o, ancora, non rompermi i
tuorli oppure mi scoppiano i tuorli.
-Sì, la questione dei tuorli, ancorché impropria, perché i loro contenitori sono le ovaie, è accettabile,
tuttavia la brevità della parola e la presenza di quelle due vocali e della erre dà efficacia quanto la parola
cazzo, per altri versi pronunciata, anche se c’è un minore impatto: è meno granitico l’urto. In fondo, tuorlo è
quasi musicale, anche se poi la parola scoppiano ne rende più rude l’impatto.
Vedete, le espressioni finora coniate non sono mica male; abbastanza interessanti ed efficaci, direi.
Invece, direi che l’espressione vai a farti fottere è a carattere di universalità, adattabile a ogni caso, come,
del resto, figlio di puttana, che però meriterebbe di essere sostituito con figlio di magnaccia, che, pur
essendo un nome “al femminile”, ben si addice al caso.
-E l’espressione, che cazzo vuoi?, come potrebbe essere surrogata?
-Ad esempio, con, che sfiga cerchi?, che ha il vantaggio dell’allusione alla iella che è un elemento che
genera scoraggiamento e induce il destinatario dell’insulto a desistere dal portare certi attacchi.
-Sì, è un deterrente efficace, verrebbe interpretato come un potenziale lancio di malocchio.
-E, va a fan culo?
-Ah, no! Anche quello è universale, coniato con criteri di equanimità e giustizia, roba salomonica...
-O sodomonica...
-...quel che si dice una formulazione illuminata, senza propensioni e cedimenti, a tutela della pluralità delle
tendenze. Capito? Fatto per evitare i cortei di protesta.
La parola stronzo ha, poi, un carattere così universale ed espressivo che si è, invece, stranamente sentito
il bisogno di farne addirittura la riduzione al femminile.
E cosi via...Contentiamoci di queste primizie.
C’è un problema, ora!
-Quale?
-I cavalli potrebbero non passare attraverso le gallerie, perché troppo alti.
-Nessuna preoccupazione, sono pieghevoli, si accovacciano e si distendono al punto che il loro ingombro
in altezza si riduce di molto.
-E per trascinarli, così sistemati?
-Dovremo usare dei carrelli.
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-Sentite, care odalische dalle belle spaccuzze, andiamo a farci una passeggiata per il Castello, anzi,
daremo un’occhiata nel duomo.
-Vestiti così?
-Ne varrebbe la pena, per vedere lo stupore della gente e di quanto gli occhi uscirebbero dalle orbite.
- Come tanti orologi a cucù. Poi, tutte quelle palline salterebbero fuori e comincerebbero a rotolare veloci
verso di noi. Un mare di pupille che vogliono la vostra pelle!
-E noi, correndo per non esserne investiti e per non schiacciarle, altrimenti chissà quale vendemmia!
-Saremo vestiti molto semplicemente. Non dobbiamo dare nell’occhio, per stare nella metafora, per
quanto, con voi a spasso, sia una cosa piuttosto difficile da evitare. Poi, tre tutte insieme, non saranno
evitabili le distrazioni.
-Fingeremo di essere modelle di un sarto famoso.
-Vestiamoci di conseguenza.
-Prepariamoci.
-Tre tailleur leggeri, setosi e leggermente diafani. Albicocca, rosa profondo e turchino:
-Sì, a tutta trasparenza!
-Albicocca? Non dovrebbe essere bianco?
-Potrebbero scambiarla per una sposa e noi non vogliamo attirare troppi curiosi.
-Accessori nella stessa tinta, con contrasti di tono di colore e trucco analogo.
-Tu, in completo grigio fumo, con venature azzurre e bianche, panciotto azzurro brillante, con disegni in
diversi toni di grigio e venature in oro.
-Da dove si esce da questo, come dire,...bordello?
-Dalla scala principale.
-E dalla porta principale?
-No. C’è una variante di valico.
-Dobbiamo sormontare qualcosa?
-No, sbucheremo in un cortile, che poi è un chiostro e, quindi, da un’uscita laterale poco appariscente.
-Il chiostro di Santa Croce? O il cortile dell’Istituto di Architettura?
-È lo stesso. Silenzio, non devono scorgerci.
-Quante erbacce.
-E quale abbandono.
-Santa Croce a ovest e abbiamo le spade, Cattidro a sud e son le mitre, archibugi a nord, nella Cittadella
Militare e abbiamo il triangolo dei poteri. E a est chi ci sbattiamo?
-Forse il chiostro o la chiesa di San Domenico o quella di San Cesello o tutte e due insieme, tra loro
collegate.
-Perchè, poi, San Domenico? È fuori dal triangolo ed è a valle, completamente fuori dalla rocca, molto fuori
e forse anche poco coerente.
-Ma è per questo! È l’elemento non allineato, può essere l’antagonista velleitario e stravagante che rompe i
coglioni al triangolo. Extra-vagante, come una cometa che viaggia nel cosmo, passa e poi chissà quando
ripassa. Vedi, se tu cerchi di combattere il sopruso, quello cioè che, sovvertendo le leggi, tende a far
passare l’illegalità per costume consolidato, allora tu sei un ribelle o un eccentrico, E allora, si spendono i
commenti mordaci in cricche di prepotenti, improvvisate sui piazzali o nei corridoi, per avallare il
malcostume con la maldicenza sarcastica. Poi, però, se tutto a un tratto ti trovi inquisito, allora cerchi
consenso, chiamando gli scampati, invocando una sanatoria per quel che vuole essere spacciato per
legalità o, comunque, si cerca di accomunare tutti a quel malcostume, dicendo che era un fenomeno
diffuso e generalizzato.
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-Ma questa gente non capisce che il ribelle o l’eccentrico è una persona geniale, e cioè che è uno che fa
cose fuori del comune, fuori della consuetudine?
-Vedo che cominci a penetrare certe cose e a condividere certi sentimenti.
-E allora?
-E allora, non resta che fare come Mozart. Esercitare l’ingegno per batterli.
-Mozart?! E perché?
-Vedi, lui era un ribelle, non tollerava i soprusi dell’arcivescovo Colloredo, da cui dipendeva, il quale, a un
certo punto, lo fece buttare fuori a calci da un servo, e, allora, scriveva musica bellissima, spesso con
quell’altro geniale personaggio di Lorenzo da Ponte...
-Niente di meglio per far imbestialire coloro che vogliono annientarti isolandoti o confinandoti.
-Capisci? Egli portava gli attacchi in musica, sia perché era musica meravigliosa, sia perché in essa erano
appena velati gli attacchi stessi.
-E come?
-Pensa alle “Nozze di Figaro”, quando musica “Se vuol ballare, signor contino, il chitarrino le suonerò”,
oppure “se vuol venire alla mia scuola, la capriola le insegnerò”.
-Un modo come un altro di dire: ti faccio un culo così...
-Sì, quel concetto che, con un segno molto efficace, viene espresso conformando a cerchio il pollice e
l’indice delle due mani, rafforzandolo con una mossa oscillatoria corta e rapida, a mo’ di frenata brusca.
-Insomma, quindi, per battere la gente che fa solo porcherie e, in sostanza non fa niente, o facendo
porcherie cerca di procacciarsi lustro e considerazione, che altrimenti non riuscirebbe a ottenere,
menandosene addirittura vanto, basta fare cose originali che durano.
-Certo, loro passano e queste restano. La merda viene lavata dalla pioggia, il granito dura di più.
-Ma, in che modo si possono rompere i coglioni a un triangolo?
-In tanti modi. Lui rappresenta una stabilità perfetta o almeno si crede che possa averla. Ma ha delle
debolezze, è come un tavolo a tre gambe: è stabile ma non come uno a quattro.
-Che cosa gli rompe le balle?
-Se lui rimane intoccato e intoccabile, appare come un ente assoluto e inavvicinabile, con i suoi presunti
attributi di perfezione, e tanto più o peggio se equilatero: tre lati, tre angoli, tre vertici, tre mediane,
tre...tre...tre...Il triangolo della divinità, la trinità e tutte le palle di questo mondo. Ecco, non devi rompere
queste palle, questo equilibrio, questa perfezione, in verità poca e misera, se proprio dovesse essere tutto
lì.
-E allora?
-E allora, le palle gliele rompi cavandogli tutto quello che gli si può cavare, con i teoremi, per esempio. E
gliele rompi con Pitagora, Euclide e compagni. Interviene la potenza della ragione, l’elemento filosofico, a
disfare quella staticità perversa, voluta dai detentori del potere immobilizzante delle trinità geometriche fine
a sé stesse, come le frasi vacue, quelle sparate e quei luoghi comuni che non significano niente e che
vengono formulati per suscitare perplessità, sconcerto ed esitazione negli astanti e, in definitiva,
sottomissione e assenso.
-E allora?
-E allora, San Domenico, ciò che stava lì, intendo, poteva rappresentare quell’elemento di disturbo,
predicante l’onestà e richiamante a un governo illuminato.
-Ma allora, non c’è la possibilità che il triangolo si estendesse a un quadrilatero?
-Non certo con Domenico.
-E in che considerazione sarebbe tenuto un tale eccentrico?
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-In nessun modo. Come un punto eccentrico, appunto, e cioè fuori del triangolo e, in pratica, gli chiudevi le
porte in faccia.
-Le porte?
-Sì, proprio le porte, intendo le porte delle mura, non potendo accedere, quindi, al Castello e a qualsiasi
cosa vi fosse di interessante per lui.
-Però, da un punto esterno, tu puoi mandargli dei “dardi”, delle rette, lo puoi imbrigliare...
-In pratica, puoi assediarlo, ma non era quello il caso e l’attaccante più confacente e appropriato.
-Ma allora, non esisteva e non esiste l’interlocutore?
-Ma c’è anche l’altro punto esterno, completamente esterno: è San Michele! Quello sì che è un punto da
dove potevano partire gli strali e le rette verso il triangolo. Sono partiti anche in quel sogno e hanno
combinato un fracasso!
-Quale sogno?
-Tu non c’eri. Il legame può essere con Santa Croce da cui, probabilmente, è stato emanato.
-E il quinto punto cardinale, il culo della faccenda, qual’è?
-La Torre del Leone, o dell’Aquila, forse, e lo vedremo.
-Andiamo verso il sole della piazza.
-Che cielo sereno!
-Roba da Tiepolo?
-No, sereno-trascendenza, senza nubi.
-Quasi una previsione meteorologica.
-Cominciano ad avvicinarsi i curiosi!
Nel Duomo
-Siamo dentro.
-Procediamo verso l’altare maggiore.
-Saliamo i gradini
-Oh! Sentite, attacca l’organo! Johan Sebastian Bach, Concerto BWV 594, primo tempo, allegro.
-Sfilata di moda nel nome di Bach!
-Incedere solenne sulla scala!
-Varianti con giri di ballo!
-Forse, l’organista ci ha scorto!
-Da qui osserviamo quasi tutto.
-E siamo pure osservati.
-Si illuminano fortemente tutte le volte e ogni angolo della chiesa!
-L’organista sta dirigendo la messinscena.
-Guardate, in fondo, sopra il portone centrale di ingresso, sta scritto: In Honorem Beatae Caeciliae Virginis
et Martiris. Le connessioni e le ricorrenze si moltiplicano.
-Ma tutto il duomo parla di questa santa cui è dedicato. Guarda, l’altare in argento dove ella è raffigurata,
nel paliotto.
-E sulla volta del coro, la Gloria!
93
Antonio Caboni. “La Gloria di Santa Cecilia”, (1841), Volta della Cattedrale, Cagliari.
-Ricordate? L’Ode di Santa Cecilia, quella musica che ha annunciato la magnificenza di Biancafata?
Perché proprio quella musica? Henry Purcell a parte, c’è un qualche collegamento tra ciò che si manifesta
in certi luoghi e ciò che risiede e permane qui dentro ed è tale che gli accordi d’intreccio esigono e
implicano simbologie di richiamo, musica-pittura, evocazione-dedicazione.
-Cioè?
-I rapporti sono tali che hanno bisogno di essere suggellati e coltivati con simbolismi e manifestazioni che
richiamino la solidità di accordi sussistenti: io suonerò quella musica perché richiami la Cattedra; tu
suonerai Purcell, “Il Funerale della Regina Mary”, perché richiami la cripta della Cattedra o il Fossario
delle vie traverse.
-E Bach, che c’entra?
-Quell’organista è intelligente, ha capito la nostra provocazione e, forse, è andato oltre.
-Oltre dove?
-Lui sa molto di più di quel che noi non sappiamo egli sappia.
-Questa è bella! Come dire, non so chi sia lui, ma penso che egli sappia molte cose su di noi.
-Quasi. Scendiamo!
-Guarda, ancora una cappella a lei dedicata, con un dipinto che la raffigura con il suo sposo Valeriano e
con l’angelo che li incorona con due serti.
-Ma, se aveva uno sposo, come faceva a essere vergine?
-Boh?
-A meno che non fosse promesso sposo o appena sposato e, poi, l’abbiano fatto fuori...
-...o fatta fuori lei.
-Se è martire...
-Sciocco ignorante, ma ci sei andato vicino!
-Tu conosci la storia, Biancafata?
-Cecilia, con l’aiuto di Sant’Urbano, convertì il marito Valeriano al cristianesimo e visse insieme con lui in
castità.
-All’anima! E poi?
-La leggenda racconta che, durante la persecuzione iniziata da Marco Aurelio, fu rinchiusa dai soldati nel
calidarium del bagno della sua casa in Trastevere per soffocarla con i vapori caldi...
-Ma...
-Resistette per tre giorni cantando gli inni per i quali divenne, poi, la patrona della musica.
94
-E come andò a finire la faccenda?
-Tentarono,quindi, di decapitarla ma per tre volte resistette ai colpi.
-E allora?
-In una tale circostanza, la legge romana impediva di proseguire ulteriormente l’esecuzione. La
abbandonarono così ed ella sopravvisse ancora tre giorni e poi morì, il 22 novembre dell’anno 230.
-C’è ancora qualcosaltro da aggiungere?
-Una curiosità: il Marchese de Sade, durante il suo soggiorno a Roma nel 1775, affidò al suo diario di
viaggio le sue impressioni sulla storia di Cecilia.
-Chi l’avrebbe mai detto...
-Potrebbe essere interessante sapere che cosa scrisse.
-Andiamo.
-E questo, che cos’è? Guarda, guarda...Il Santo Michele che stermina gli angeli ribelli!
-Ha un fulmine che brandisce con la destra.
-Ma guarda un po’, quasi come in quel sogno! E ritornano le coincidenze!
-Quale sogno?
-Il sogno non era il mio...Il Santo Miché era anche qui dentro! Con quegli angeli, oramai cornuti, che
precipitano a fondo in su. Tutto sommato, è una scena buffa, con il Miché in posa poco attendibile e
piuttosto retorica. Un bel pastiche de marbre! Ma allora, anche qui abbiamo una imposizione tangibile di
simboli e figure che richiamano la statuizione di patti e accordi tra i poteri che sono in causa in questa
faccenda.
-E nei vari pantheon, sono presenti circostanze iconografiche e rituali che alludano al Michele?
-Da qualche parte le troveremo!
Sotto il Palazzo
-Attenti, stiamo per imbatterci nei giannizzeri!
-Ma guardali, energumeni in costume!
-In costume e con armatura! Guarda, guarda...Archibugi, spade, alabarde e ogni accessorio d’epoca...
-«Alt, stop!»
-Che razza di linguaggio tieni? Chi ti ha istruito, per esprimerti come un volgare vigile del traffico? Il posto
in cui ti trovi e la statura delle persone che apostrofi sono tali che queste espressioni profferite dalla tua
bocca mal si addicono alle nostre auguste orecchie!
-«Chi siete?»
-Che insolente! Non hai occhi per vedere e mente per riconoscere chi precediamo?
-Lasciate! Linguaggio a parte, costoro fanno il loro dovere. Voi avete tralasciato di annunciarmi, in quanto
distolti dalle espressioni poco appropriate di costoro.
-Annunciamo l’arrivo del Magnifico dell’Eterno!
-Lode a lui e onore al suo venerabile seguito di Dame e Cavalieri!
-Evviva!
-«Lode al Magnifico!»
-Ecco, finalmente, delle espressioni confacenti e adeguate!
-«Onore alle dame del Magnifico e ai loro Cavalieri!»
-Onore alle Dame et cetera... Così va bene.
-Non farti sentire con tali espressioni, potrebbero insospettirsi e rischiamo di farci scoprire.
95
-«Magnifico, in quale sala volete ritirarvi?»
-In quella più grande...per aver modo di esercitare i cavalli del mio seguito. Oggi, dovrà svolgersi il Palio
della Pianeta Aurea!
-«Allora..., la Sala di San Marco!»
-Sì, in effetti è la più grande, mentre la seconda...
-«La seconda, in grandezza, è la Sala delle Gondole, mentre la terza è quella dei Vetri.»
-Bravo, è importante conoscere queste cose. Ecco, vedete, siamo riusciti a farcele dire da loro, senza
problemi.
-«Seguiteci!»
-Andiamo, con tutto il nostro convoglio.
-«Ecco, entrate. Riveriamo il Magnifico e il suo seguito!»
-Riposo, riposo...
-Non fare il fesso, rischiamo lo sputtanamento.
Nella Sala di San Marco
-Eccoci.
-Che magnificenza stupefacente!
-Le volte sono la riproduzione, in scala ridotta, di quelle della Basilica di San Marco a Venezia. Che c’entra
Venezia?
-Sarà per il casinò?
-Ci deve essere qualcosa di più profondo.
-Sarà per il Tiepolo? Il Ritratto di donna con domino e tricorno.
-Tricorno?
-Domino?
-Sì, il tricorno è un cappello a tre punte e il domino è una cappa con cappuccio, specialmente in seta, di
colore nero, che si indossava a carnevale. È il francese domino, che indicava una veste ecclesiastica con
cappuccio. Si riteneva che il termine derivasse dall’espressione Benedicamus domino, che significa
Benediciamo il Signore.
-E il gioco del domino che c’entra con tutto ciò?
-C’entra, c’entra...Il rovescio dei pezzi del domino ha lo stesso colore nero della veste che porta lo stesso
nome.
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Gianbattista Tiepolo: Ritratto di giovane donna con domino e tricorno. The
National Gallery, Washington.
Anche lì, vedete, bianco e nero, reale e trascendente...I segni bianchi dei numeri disposti in diagonale
come nella scacchiera...Accosti i pezzi di dritto e di sbieco...Però manca il salto e mancano i cavalli...
-Stai parlando come in trance?
-Sarà che vogliono prendere come modello simbolico e ideologico la potenza della Serenissima, sui mari e
sulla terra?
-Un’idea di dominio, di riunione sotto un unico comando?
-Domino e dominio...
-L’unificazione di tutte le confraternite?
-Per certo o forse, non sappiamo. Ma, ora, osserviamo questo splendore!
-Prevalente presenza di oro...Le cinque cupole e tutto questo ritmo di bagliori...
-...scandito dalla purezza di queste forme sferiche...interconnesse.
-Il rischio di una certa oppressione del colore dell’oro sull’intera sala, viene come mitigato dalla particolarità
che questo universo-firmamento è librato, quasi sospeso, su questo colonnato perimetrale quadrato...
-...fatto di esilissime colonne, distanziate dalle pareti e poggianti su un pavimento bianchissimo, come le
pareti e le colonne stesse...
-...che le riflette, come farebbe una laguna o uno stagno...
-...tingendosi d’oro e degli altri colori delle cupole.
-Sarà perché nella Basilica di San Marco vi è una cappella in cui, un tempo, trovava ospitalità la
confraternita, per soli uomini, detta dei Mascoli?
-Non corriamo troppo di fantasia!
-Il dominio dei masculi sulle femmule!
-Fermatemi ‘sto rompiscatole!
-Perché, allora, questi richiami veneziani in queste sale?
-Perché sono belli...
-Oppure, hanno intessuto una corrispondenza tra il quartiere del Castello e il sestiere omonimo di Venezia.
-Aih, aih! Stiamo andando al maniacale!
-Anche lì c’è l’Arsenale, come da noi, e...
97
-...e poi c’è il Campo della Confraternita...
-...e il Leone di San Marco e la nostra Porta dei Leoni, da cui si accede al Castello...
-...e il bastione e la torre della Leona! Il leone e la leona...un matrimonio!
-E c’è qualcos’altro di apprezzabile sul piano della stravaganza e delle disinvolte connessioni e
congetture?
-Che io sappia...c’è il Campo San Lio...
-Lio?! Questo nome non mi è nuovo...
-Tagliamo corto!
-E Purcell? Che ruolo fondamentale gioca, alla fine, in tutto questo universo di corrispondenze?
-Purcell sta a Vivaldi, come Santa Cecilia sta a San Marco?
-E San Marco sta a Cattedrale?
-Su questo, non c’è quasi dubbio!
-Ma perché Vivaldi e San Marco e non altri?
-Perché nell’opera di Purcell “The Fairy Queen”, ci sono le quattro Stagioni, così come esse vi sono nel
“Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” di Vivaldi.
-Tutto qua?
-Forse non basta?
-Mi aspetto di più.
-E oltre le quattro Stagioni, ci sono, nel resto dell’opera, quattro figure allegoriche: la Notte, il Mistero, il
Segreto e il Sonno.
-Sono le corrispondenti delle quattro Stagioni?
-Boh! Vediamo. Sul Mistero non ci sono dubbi: stiamo navigando in un Mistero Medievale.
-Il Segreto, pure, non ci piove, ce n’è tutta una serie.
-La Notte, il Sonno?
-Non possiamo dire altro, per ora, se non che c’è stato un sonno e un sogno, in una notte.
-La Notte, il Sonno e il Sogno...
-”La Regina delle Fate” è una libera adattazione, fatta da un anonimo soggettista, del testo di Shakespeare
“A Midsummer Night’s Dream”, Sogno di una notte di mezza estate.
-Dove vogliamo arrivare?
-E San Michele? In che rapporto sta con Santa Cecilia e con San Marco?
-San Michele Arcangelo! La nostra iconografia è abbastanza frequentata da questo personaggio e debbo
dire che è rappresentato, molto spesso, in maniere e atteggiamenti piuttosto buffi. Per stare nel nostro
ambito, in un dipinto conservato nella nostra Pinacoteca Nazionale, il Michele ha tutta l’aria di eseguire
un colpo eccentrico al biliardo, su quel bistrattato demonio rachitichello che egli sovrasta con la sua lancia,
con cui spesso è raffigurato, così come, altrettanto frequentemente, con la spada. In un altro caso, ma
questo è in un retablo che non sta nella nostra città, sembra che...Hai mai visto quando si stura la colonna
montante di un cesso? Ecco sembra che faccia quello, con la sua solita lancia e sul solito povero diavolo,
sempre striminzito e rachitico. Eppoi, il massimo dell’abilità, tiene anche una bilancia con l’altra mano.
-Perché sempre quel rachitichello? In fondo era Lucifero, con tutta la dignità che, allora, gli competeva.
-Eh, già! Dobbiamo andare a Lorenzo Lotto per vederlo descritto con le sue fattezze da angelo. Ma anche
lì, non ne vediamo il suo splendore. È piuttosto un giovincello impaurito che precipita sospinto da Michele
che con la sua spada sembra volerlo prendere a bastonate.
-Non facciamoci impazzire, se c’è connessione verrà fuori!
-Titania, la Regina delle Fate! Manca Titania all’appello, la Serenissima!
-Non farti illusioni.
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-Ti manca un elemento importante da inserire nel puzzle, non è vero?
-Purcell and puzzle!
-Devi controllare la sua biografia e i titoli di tutte le sue opere. Forse questo ti potrà suggerire una pista da
seguire.
-Venite, controlliamo nell’enciclopedia della musica.
-Guarda, guarda! Ha composto “The Golden Sonata”, la Sonata Aurea!
-L’oro è un elemento dominante da queste parti e in questa storia.
-Geld und Gold, danaro e oro!
-Già. La sezione aurea, la sonata aurea...Quest’ultima non la conosco.
-Che cosa può svelare? Con che cosa si collega?
-E l’ora, c’entra anch’essa?
-L’ora della pendola? La sinfonia di Franz Joseph Haydn, detta dell’Orologio?
-Mi sembrano due cose molto distanti. Se c’è una connessione, deve esserci con le solite cose già viste.
-Come le cifre-chiave ci hanno aperto la Sala degli Azzurri, così, può darsi che questa sonata sia la
musica-chiave per accedere a qualcosa di molto importante.
-Alla Serenissima?
-E allora?
-Noi abbiamo digitato al telefono le cifre-chiave!
-E allora?
-E allora, per esempio e forse, se digitassimo al telefono il numero dell’ora esatta, potremmo ottenere che
suoni la sinfonia dell’Orologio.
-Supposto che esista questa corrispondenza, che numero dovresti digitare per sentire la Golden Sonata?
-Scusate, se digiti il 161, senti l’ora esatta al telefono e basta.
-E allora?
-E allora, è molto più semplice: digiti le cifre di O-R-A, e cioè, 13-16-1.
-E vedi che le ultime tre cifre fanno 161? E sono precedute dal numero 13, il numero della fortuna,
composto da 1 e 3. Il numero 1 rappresenta l’assoluto, la potenza, il dominatore, il Magnifico; il numero 3 è
il numero della perfezione. Sommando 1 e 3, ottieni il 4, numero tetragono, che rappresenta la fortezza, il
presidio, l’equidistanza, e quindi la mediazione, il quadrato, quattro vertici e quattro angoli, quattro lati e
quattro semi-diagonali uguali...
-Quattro stagioni, quattro allegorie...
-Dovresti fare il mago.
-E per la Golden? Dovresti digitare tante cifre?
-È un problema!
-Sapete?
-Aiuto, una sparata?
-Lascialo parlare.
-No, ha ragione, sto per fare una sparata, forse una grossa sparata. Ma ne ho fatte tante finora, che se,
ogni volta, mi fossi frenato, dopo averle pensate, non sarei giunto a questo punto!
-E spara, allora, archibugio!
-Che ne sai tu dell’archibugio?
-Noi siamo fate e tu lo sai!
-E, a proposito, c’è ancora un conto in sospeso tra Purcell e noi: non dimentichiamo “The Fairy Queen”, la
Regina delle Fate.
-E allora?
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-Dobbiamo ancora trovarla!
-Ci sono da controllare ancora tante cose.
-Certo, dobbiamo analizzare il testo di questa opera, perché ci possa dare qualche nuovo suggerimento.
-Ma torniamo alla tua sparata. Che cosa ci spara di buono il signore?
-Bah, mi rendo conto che è una mezza stronzata, ma non posso tenermela nella strozza.
-Stronza e strozza, sarà una mezza strozzata!
-Strozza, bel termine, molto efficace!
-E sputa il nocciolo dalla strozza!
-Ecco, Golden mi suggerisce, per assonanza, le gondole.
-Meno male che non sono le vongole!
-La Golden...e le gondole...Ma guarda un po’!
-Eh, ce n’è voluto!
-Tutto qui?
-Ci aspettavamo qualcosa di più sconvolgente!
-Beh, la cosa non è così menata per aria. Elementare! La Sala delle Gondole, di cui sappiamo già il nome
ma che non abbiamo visto.
-E quindi, la Sala di San Marco è il Golden, la sala dell’oro, e la Sala delle Gondole è quella dove dovremo
armeggiare per poi andare ad ascoltare la Golden Sonata di nuovo nella Sala di San Marco.
-Allucinante...
-Dovremo armeggiare od ormeggiare?
-Stiamo ancora giocando con le assonanze?
-Tutto è lecito, ormai, e in questo caso mi sembra perfettamente pertinente.
-Quindi, ormeggia la gondola e sentirai la Golden sotto le volte auree di San Marco?
-Boh?
-Ormeggio la Golden e sbarco a San Marco!
-Lo scioglilingua suo è d’obbligo, quando con la fantasia si rischia di uscir fuori per la tangente!
-No, no! Andiamo spediti per questa direzione e, poi, ricordiamoci della “Regina delle fate”!
-Beh, non resta altro, poi, che la Sala dei Vetri e, forse, sarà solo lì che si troverà la connessione.
-Tuttavia...
-Tuttavia cosa?
-Non mi quadra ancora la storia di Venezia.
-Tu ci hai già fatto una dissertazione sulla quadratura...
-Spero che non voglia insinuare che c’è una corrispondenza con Venezia, così come il cerchio con il
quadrato.
-Ma se non quadra, vuol dire che Venezia non ha che un ruolo occasionale.
-Saremo, prima o poi, costretti a trasferirci là?
-Per ora, contentiamoci di rimanere indenni qui.
-Senti un po’, quella storia del Palio, di cui hai accennato ai giannizzeri, dove tira a parare?
-Ho fatto solo una buttade. Loro non hanno fatto una piega, non un cenno di stupore o di perplessità.
Segno che ci deve essere stato qualche precedente del genere oppure è un avvenimento ricorrente.
-Spiegami un po', però: faresti un Palio, con questi cavalli?
-Beh, intanto non mi sentirei obbligato a mantenere la promessa, anche perché nessuno è informato di ciò.
Poi, spazio per correre molti cavalli non ne esiste. I cavalli che abbiamo sono soltanto quattro, due bianchi
e due neri. Volevi trovarne di più nella scacchiera?
-Che ne so! Io non ho partecipato ai giochi!
100
-Non avrai pensato che si trattasse di cavalli di una speciale scuderia molto fornita?
-Avrei preferito delle Ferrari!
-Troveremo qualcosa di simile nella Sala delle Gondole!
-Sì, roba da sprint!
-Comunque, qualora facessimo il Palio, sarebbe a più riprese: una specie di torneo eliminatorio.
-E i nomi delle contrade?
-Quelli debbono essere proposti, obbligatoriamente, al momento! Una potrebbe essere quella
dell’Ochetta...
-Una dell’Orologio o dell’Ora...
-E dell’Oro...
-Eppoi, Santa Cecilia, San Michele, Golden Fairy...
-E quelle con i nomi delle confraternite...
-Già, allora, con quelle, botte da orbi!
-Sì, così andrebbe a fan culo l’unione auspicata di tutte le confraternite!
-Certo! Paradossalmente, lo sfascio e la rissa riporterebbero tutto allo stato primitivo e cioè alla normalità,
ognuno al posto suo e a fan culo l’Asso Pigliatutto.
-Diventerebbe l’Asso Pigliainculo!
-Quindi, forse ci siamo. Riusciamo a saperne di più e, poi, con l’azione combinata, qui e nella sala dello
Iovis Dies, produrremo quello scompiglio riproduttore della normalità.
-Dal caos, l’ordine.
-Insomma, quel Fico-Matto cerca di creare un nuovo universo da una molteplicità di mondi, cioè cerca di
aggregare immaginando di realizzare un ordine perfetto e ubbidiente...
-...e tu, con azioni scompiglianti, cerchi di ripristinare un disordine che diventa sinonimo di armonia.
-Anche l’universo, nel momento in cui si disaggrega, produce l’inizio di altre aggregazioni.
-Sì, quando tutto è aggregato, non vedi nulla!
-Tutto è sotto un unico potere immobilizzante e, poi...
-...e poi, quando esplode tutta l’energia liberatoria, si forma la presunta armonia dell’universo...
-...la democrazia della materia...
-...che trionfa sul dispotismo del buco nero!
-Meno male che vi siete diviso il concetto, un po’ a ciascuno,...democraticamente. Certo è che, se
dovessimo risentirci, dicendo tutte queste cose, ci sarebbe da arrossire per un mese!
-Sì, sembra come se fosse a chi la sballa più grossa...Ma tu avresti mai pensato che ci saremmo trovati
qui, con questi cavalli tecnologici bianchi e neri, col problema del salto sbieco e della trascendenza
attraverso l’immaginario?
-Come? Che farneticanze!
-Uh! Diamoci una calmata e non dimentichiamo che, appunto, siamo qui. Occorre procedere. Prossima
mossa!
-Ecco, vi state arrendendo...
-Non direi.
-Mi riferisco alla Regina delle Fate.
-Hai qualche nuova idea?
-Era troppo tempo zitto!
-Sì, Titania è il Golden, la Regina d’Oro...
-Già, la quarta regina del mazzo, la Regina di Denari!
-Suona la Golden e sbuca Dorafata!
101
-O Fatadoro!
-Goldenfairy!
-Lei coincide con la principale delle quattro allegorie?
-E quale?
-Beh, la principale è il Mistero!
-Con lei scoviamo il mistero?
-Quale mistero?
-Se è un mistero, non puoi chiedere quale.
-Scova il Segreto e arrivi al Mistero.
-Devi passare per la Notte e il Sonno.
-La Notte coincide con le tenebre che conservano?
-Già, forse.
-E il Sonno?
- Beh, è facile questo! Il Sonno eterno...
-Il Funerale della Regina Mary!
-La Regina?
-Il Mistero è la Regina d’Oro!
-Certo che stiamo diventando i campioni delle minchiate!
-Ma è tutto così seducente...
-La Regina d’Oro è il Mistero. Ma allora, Fatazzurra è il Segreto. L’azzurro è il colore del Segreto, come
dicemmo.
-Diceste chi, quando?
-Tu non c’eri!
-E quindi, Biancafata e Fatarosa sono le altre due!
-Già e siccome erano molto vicine tra loro, lo erano e lo sono come il Sonno e il Sogno che, se non
bastasse, si addicono alla Notte.
-Ma che dite, noi non abbiamo affatto il colore della notte...
-...e nemmeno del Sonno...
-E che colore ha il Sonno?
-Noi possiamo essere soltanto la Primavera...
-...e l’Estate.
-Su questa scelta, sono d’accordo in pieno! Avete i colori della primavera e dell’estate! Ecco, Sogno di una
Notte d’Estate! Siete il mio sogno di mezz’estate!
-O dell’intera estate...
-Sempre velenoso. L’invidia consuma!
-Sì, noi saremmo invidiosi perché dobbiamo sostenere e aspettare uno che si fa li cazzi propri,
fottendosene degli altri!
-Caro mio, l’eletto, in questo momento, sono io, aspetta pazientemente il tuo turno della fortuna.
-Eletto, a letto!
-Ecco, l’Arciere di Fuoco con le sue scoccate!
-E tu, esperto di faretre...
-Ma che aspettiamo? Invece di fantasticare, entriamo nella Sala delle Gondole.
-Da dove?
-Chiediamolo ai giannizzeri.
102
-No, ci deve essere un passaggio particolare e riservato che essi sanno che noi dobbiamo conoscere. Se
glielo domandassimo, si insospettirebbero.
-Beh, siamo qui, guardiamoci intorno.
-Eccolo, è una semplice porta, anche se dorata. Questa volta non ci sono state difficoltà.
-Strano!
-È chiusa a chiave.
-C’è una tastiera.
-Digita!
-Che cosa?
-Prova: 13-16-1.
-Si apre!
-C’è una grande piscina...
-Che magica illuminazione subacquea...
-Con tutti quei toni di azzurro, oro, rosa e bianco... i colori delle Fate!
-Guardate, la riproduzione del gruppo delle campane di San Marco!...
-Sopra un ponte d’oro...
-...alla veneziana...
-Sono completamente d’oro!
-Facciamole suonare.
-No, non tocchiamole!
-Perché?
-Abbiamo già digitato il numero-chiave. Aspettiamo un po’.
-Vuoi dire che è un gran carillon?
-No, bisogna salire sul ponte e fare un rintocco...
-E come lo sai?
-...e, poi, vanno da sole.
-Che deliziosi suoni.
-La sonata delle campane d’oro!
-Doppiamente, suoni la campana d’oro ed emette suoni d’oro.
-Suoni le golden e suona la golden.
-E, come la campana suona...
-...appare la gondola sull’acqua.
-E chi c’è dentro?
-Non può esserci che Goldenfairy, Fatadoro.
-Nel trionfo delle note d’oro.
-Ecco ora, la musica di Fairy Queen, atto quarto...
-Siamo, quindi, al penultimo atto...
-Eccola, si distende in piedi, in tutta la sua magnitudine e possanza.
-Roba da Tiepolo...
-...o da Veronese.
-Sì, con tutta l’alta definizione delle forme di cui era maestro!
-”Giunone che versa i suoi doni a Venezia”!
-Vesti di veli di trame d’oro...
-...e cimiero d’oro con chioma d’oro, quasi una corona.
-Altro che Giunone! Questa è Venere!
103
-E senti, che musica seducente e che melodia cantata da soavissima voce.
-Ti rapisce e ti trasporta in alto...
-Tra le nubi del Tiepolo...
-Nella trascendenza...
-Ma questa è l’aria cantata, proprio da Venere, nel “King Arthur”!
-Di Purcell?
-Sì, del solito Henry.
-Un personaggio invadente chiamato Henry...
-Aria, è il termine giusto per questo effetto sublimante che essa produce.
-Ti trasporta sulle nubi. Roba da Tiepolo!
-È una musica che invade, una delle più belle melodie da lui scritte e mai scritte.
- E che c’entra Artù?
-Non ci metteranno in mezzo il Sacro Graal?
-Non credo. È solo una musica per creare una intensa atmosfera.
-Non bastasse la pianeta aurea, non si metteranno anche i calici a complicare le cose?
Paolo Veronese. ”Giunone versa i suoi doni a Venezia”
-Ci manca la Tavola Rotonda, poi!
-Che era il Graal?
-Secondo la tradizione medievale seguita da Chrétien de Troyes nel Perceval, Giuseppe di Arimatea, dopo
la crocifissione, avrebbe raccolto il sangue di Cristo in una teca, il Santo Graal appunto, e lo avrebbe
trasportato, in seguito, in Francia.
-Addirittura!
104
-Chi siete?
-Oh! Si è manifestata, finalmente! Non lo vedi?
-Sei il nuovo Magnifico?
-Sì, sono il nuovo Magnifico! Magnifico di zecca! Hai proprio az-zecca-to! Il mio predecessore è stato
destituito, per volere di Purcell e sotto gli auspici dei Santi Michele, Marco e Cecilia e di tutto il resto, fate o
regine comprese, che, ti assicuro, non è cosa da poco! Il mio nome è, ora, Golden Magnificent o,
abbreviato, Magnodoro.
-Che buffo, sembra la marca di un panettone! Come mai?
-Perché, così come uno si arroga il diritto di acquisire poteri passando sopra ogni cosa, allo stesso modo a
un altro è concesso, con gli stessi metodi, di toglierglieli.
-La legge del “chi la fa l’aspetti”?
-Qualcosa del genere.
-Stai scherzando?
-Nella stessa misura che tutta questa storia è paragonabile a uno scherzo. E tu, sei scherzosa?
-Io sono ridente come il sole!
-E anche splendente...
-E sfolgorante...
-...seducente...
-...soggiogante!
-Hai sentito? Queste sono le tre tue fate. E tu, sei la loro regina?
-Ognuna di noi può essere considerata regina.
-Infatti, siete le quattro regine del mazzo di carte più prezioso del mondo. Ora, esso è, finalmente,
completo.
-E quale gioco proponi di fare?
-C’è l’imbarazzo della scelta. Ci sono scenari, personaggi, allusioni, allegorie, metafore, costumi...c’è un
grande apparato per condurre una regia su un tema appropriato. Potrebbe essere il gioco del Palio,
potreste essere in palio...
-Venite, mie care regine, fate e consorti. E vieni anche tu.
-E noi?
-Voi attendete qui, potete fare il bagno in piscina, se volete.
-Il bagno? Noi dovremmo fare il bagno? Che bel modo di escluderci.
-Di liquidarci...
-Dove vuoi portarmi?
-Seguimi, faremo un gioco.
-Un gioco? Di nuovo? E dove?
Nel labirinto di cristallo
-Vi è qui una sala, occupata da una specie di magma di cristallo colorato, molto particolarmente modellato
per formare un complicato labirinto.
-La Sala dei Vetri?
-Così la chiamano. Noi regine ci disperdiamo lì dentro e tu dovrai ritrovarci, una per una, e riunirci insieme
nel guscio d’oro.
-Nel guscio d’oro?! Chi ha fatto l’uovo? Della gallina d’oro? Il solito galletto d’Aragall?
105
-Non allarmarti, non vi è niente di cui insospettirsi.
-Un labirinto! Masse semitrasparenti, ombre che intravedi guizzanti e sfuggenti! Che diavolo c’entra il
labirinto? Il Diavolo?
Non è che si prepara lo scontro simulato tra Michele e Lucifero? E io dovrei fare la parte del secondo?
Lucifero... Fa pensare a qualcosa di maestosamente prodigioso, con il suo nome folgorante di luce. Eppoi,
lo hanno distrutto. Egli si ribella, invenzione fin troppo facile e scontata, e quello gli manda Michele, per
spedirlo all’inferno! Ma solo roba imperfetta crea costui? Sembra un vizio costitutivo. Crea quello, e finisce
all’inferno, crea quell’altro e finisce male pure lui. C’è un vizio di fondo. Poi, il primo paga subito e il conto
pare chiuso e al caldo; l’altro, invece, la dura a lungo e non finisce mai.
-C’era negli antichi una strana vocazione all’invenzione di storie di proibizioni e di trasgressioni, per farne
seguire ritorsioni devastanti, al punto da generare sensi di colpa e condizionamenti tali da poter essere
gestiti a fini di dominio.
-Sì, sono storie strumentali.
Per caso, sono andato a curiosare in una enciclopedia. E sapete che cosa ho constatato? Al Michele era
dedicato un modesto tassello all’interno di una pagina e a Lucifero più di una intera.
-E allora?
-Beh, per uno che fu liquidato in malo modo, è una bella rivincita, a meno che...
-A meno che?
-A meno che non ci fosse stata un’informazione sbagliata, strumentale...falsa, insomma.
-E cioè?
-E cioè, nel duello Michele-Lucifero vinse Lucifero e poi, per nascondere la brutta figura del superagnolo,
fu fornito un comunicato stampa completamente opposto alla verità e...
-E Lucifero?
-E Lucifero fu ugualmente spedito...all’Inferno dalle alte sfere.
-Smettila con le solite fantasie mischiate alle frottole esistenti e di per sé bastevoli.
-Lucifero, è anche il nome del pianeta Venere, quando si vede prima del sorgere del sole.
-Il più bello degli angeli viene associato alla più bella delle donne: Venere, Titania, Goldenfairy e Lucifero...
Lucifero sono io? Che si associa a Fatadoro?
-Nell’Apocalisse si riferisce della lotta di Michele contro il Dragone, Lucifero.
-L’iconografia...San Giorgio e il Drago. ‘Sto drago è fisso!
-E io dovrei imbattermi in qualche Michele?
-I Cavalieri dell’Apocalisse...
-Chi erano?
-Una società segreta, fondata a Roma nel 1693, per combattere l’Anticristo.
-La mania di fondare cose segrete per combattere fantasmi o conquistare cose inesistenti...
-Tutte date intorno a quella della morte di Purcell!
-È una fissa!
-E ‘sto Anticristo chi era?
-Un personaggio, non meglio definito, che dovrebbe venire alla fine dei tempi.
-Ah! Un modo molto preciso di fornire predizioni.
-Sì, con un’approssimazione di qualche ora, soltanto.
-Ora vieni, non preoccuparti! Sarà soltanto un dolce e ansioso cercare.
-Dolce?
-Le pareti sono dolcemente incurvate e tortuose, con anse e cavità molto anatomiche.
-Ah, ecco perché ansioso. Non è molto confortante.
106
-Che cosa vorresti, altrimenti?
-Perché non entriamo tenuti per mano?
-Hai paura?
-No, ma non è più semplice che doverti sconvolgere inseguendovi?
-Sei a questo punto, da sconvolgerti?
-Un inseguimento è sempre affannante! Ma poi, perché cercare per ritrovarsi, quando siamo già insieme?
-Tu dovresti già sapere che certe cose hanno le loro difficoltà per ottenerle.
-E tu che ne sai?
-Noi siamo quattro, ma siamo una cosa sola.
-L’anno?
-L’anno?!
-Ah, questa non la sai!
-La so, cosa?
-Tu dici che sai, perché sei una cosa sola con loro e non sai delle Quattro Stagioni e dell’anno?
-Alludi alla Primavera del Botticelli?
-Non è del tutto fuori tema ma, anche se molto seducente, non hai azzeccato.
-Tu credi che non lo sappia? Bene, allora, se vorrai che te lo riveli, dovrai penare nel labirinto!
-Accidenti, bella vendetta! Permalosa e scorbutica! Ma da dove entrate? Quella non è una porta ma è
quasi una botola da camera iperbarica disposta su una parete verticale.
-È un uscio!
-Ma guarda, qui ci si insinua. Ehi! Dove siete? Siete talmente guizzanti che sembra che qualcosa vi
risucchi e inghiotta.
-Siamo inoltrate nelle anse!
-Già, anse. È un groviglio di cristallo in cui scorgi tanti passaggi più o meno angusti, incurvati; fori, condotti
orizzontali che hanno la forma di un’ansa di un fiume, che formano vortici o che si rialzano come flutti che
ti vengono incontro. Una risacca trasparente e minacciosa. È pieno di incavi, cucce e alcove, quasi di
menta.
Se mi sdraio... non è così duro come sembrava...Se è tutto così, non sarà facile...I passaggi sono angusti
e scomodamente difficili ma sono lisci. Non ti feriscono...anzi, quasi ti carezzano...mi sto
rilassando...anche troppo.
-Attento a non addormentarti!
-Il bello nel bosco di vetro!
-Altrimenti?
-Altrimenti, non ci peschi e non ne esci!
-Il pesce mi sento io, in questo torrente da risalire.
-Sei un salmone!
-Ma non risalgo per deporre le uova! Vado alla ricerca dell’uovo d’oro!
-La gallina dalle uova d’oro?
-No, il Gallo d’oro, semmai. Ma che c’entra Rimsky?
-Chi è Rimsky?
-Korsakoff!
-La Russia non c’entra!
-Una volta c’è entrata!
-Quando?
-Lo sanno le tue tre Fate!
107
-Non sono mie, siamo nostre! Dunque, sei il Gallo d’oro, the Golden Cockerel! Hai scelto tu, il gioco!
-Quale gioco?
-The Golden Cock, The Fairy Cock! Il Gallo delle Fate!
-Quale gioco?
-La ricerca dell’al-cova d’oro!
-Il posto dove si cova l’amore? Non vorrete chiudermi in un uovo, questa volta? Quello non rotola così
facilmente, come una palla. L’universo non è una bolla ovoidale!
-Secondo come soffi, sì!
-Entri nel guscio ed esci dall’uscio!
-Non fate le sibille! Semmai, entro dall’uscio e vado nel guscio!
-Ma, al ritorno, i termini si invertono!
-I percorsi si fanno più larghi e facili, finalmente. Ma dove siete? Rispondete!
-Entra dal g’uscio!
-Un altro, quale?
-Siamo qui!
-Sembra una bocca!
-Infatti, uscio deriva dal latino os, che vuol dire bocca!
-Ma guarda un po’, che colte! Dove andiamo a finire?
-Stai attento!
-Siete su una gondola di cristallo?!
-Attento, sali con cautela e spostati lentamente verso il posto vuoto di prua. Come vi arrivi, acquattati sul
fondo perché la gondola, sbilanciandosi in avanti, scivolerà velocemente su questa pista e si spingerà nel
profondo della terra.
-Accidenti, ancora il bob, in gondola, almeno, questa volta! Ma io non voglio allontanarmi troppo da questo
posto. E poi, dov’è l’uovo?
-L’uscio e l’uovo.Vi giungeremo presto e vedrai come.
-Debbo avere paura? Sembra quasi una minaccia.
-No, no, sarà molto entusiasmante e divertente.
-Ma passeremo sotto il ”banco dalle canne lunghe”?
-Non so di che cosa parli, ma da lì possiamo dominare tutto il mondo cripto.
-E come sai che appartiene al mondo cripto? Aiuto, precipitiamo! Giriamo a chiocciola, le spire si
restringono e si inclinano a precipizio, è come un vortice da cui vieni risucchiato sempre più velocemente!
-Stiamo arrivando!
-Evviva!
-Ci mettiamo in dirittura di arresto, si sale in rettilineo, per frenarci! Non c’è da essere tanto entusiasti.
Dove si ferma?
-Nell’uovo d’oro!
-Mi sento un tuorlo frullato.
-E noi, come lumache senza chiocciola.
-Quattro lumache e un guscio!
-E tu, che cosa sei?
-Io sono un che le lumache le mangia...
-Non eravamo le regine di quel singolare e prezioso mazzo, formato da quattro deliziose carte? Vuoi
relegarci al rango di lumache?
108
-Il mazzo d’oro! Certo che no. Poi, lumache, dopo questa discesa folle?! Sarebbe improprio. Semmai,
lucifere...
-Non proprio del tutto, ma, in parte, sì. Poi, la parte di Lucifero non è tua?
-E questo sarebbe un alc-uovo? Io sarei il tuorlo e voi l’albume?
-L’alcova alla coque.
-Come dire, l’alcova al guscio? Le quattro regine del mazzo in un guscio fanno un Coquer di Queen e
quattro regine, agitate in un guscio, fanno un Queen coquetail.
-Dobbiamo farci un mix regale? Un Queendrink?
-Certo, e anche qui, se manca un componente, il drink non è più quello, come, se manca una stagione,
non hai più l’anno...Hai visto, che lo sapevo?
-Non ci voleva molto!
Scontro con il Guardiano dell’Harem
-E ora?
-Che ti aspetti?
-Un consolante riposo...aureo e fiammeggiante.
-Certamente, non resta, ormai, che Goldenfairy...
-C’è un grande ostacolo da superare...
-Ancora?!
-Abbiamo fatto un percorso tortuoso e, in un certo senso, a ritroso.
-Ritroso? In che senso?
-Siamo tornati in posti che hai già visto e visitato.
-Almeno sono consueti e, ormai, familiari.
-C’è un problema però.
-Quale?
-Questa volta c’è il Guardiano dell’Harem.
-Quello che prende i calci nelle palle? Il servo dei servi?
-Sì.
-Stiamo per entrare, di nuovo, nel Bianco Pantheon?
-Sì.
-Non riconosco, però, i luoghi.
-Tu ci sei pervenuto da un’altra parte; noi stiamo per entrare dal Portone dell’Eccelso!
-Un’altra menata! Che diavolo inventi?
-Sì, è proprio il caso di dire diavolo...
-Ohé! Non sarà il Portone delle Trappole?
-Chi entra da qui deve scontrarsi o vedersela con il Guardiano.
-Egli ti appare vestito da Michele...
-Ho capito! È una simbologia tangibile, dunque! I richiami reciproci...E io dovrei fare il Lucifero?!
-Dovrai vestirti, prima.
-Se egli vedesse qualcuno nei panni di Lucifero, si scatenerebbe in lui un furore ancestrale, con tutte le
conseguenze che puoi immaginarti.
-Dannazione! Mi avete preso sul serio, con il discorso su Lucifero?
Costui, quindi, è stato proprio indottrinato e allenato a far da mastino, in modo che a certe apparizioni
corrispondano delle reazioni automatiche e inevitabili.
109
Ma guarda un po’. Lucifero..., la luce dell’intelligenza contro la forza bruta del sopruso che tenta di
confinare la scienza..., vista come minaccia al potere assoluto e interpretata come superbia
ribelle...L’invidia della bellezza della mente, che conduce alla calunnia e alla delazione per sconfiggere il
primato della ragione precipitandola nell’inferno dell’ignoranza! È una questione di potere, quindi...E allora,
nasce e ne consegue una logica precostituita e assiomatica...e quando senti nominare, con tutta l’enfasi di
sostegno che l’accompagna, il Santo Michele Arcangelo, si resta quasi soggiogati e pieni di meraviglia...
Arcangelo! Immagini due ali, immense e protettive, e quella spada pronta a ferire e infierire. Ma quando,
poi, pensi all’obbiettivo della sua devastante incursione, e cioè Lucifero, ti chiedi che diavolo, pardon mi è
scappato, abbia potuto fare costui.
-E lui, come lo immagini?
-Bello, folgorante di oro e bianco, sterminatore, soltanto, di tenebre e ignoranza, portatore di luce e di
conoscenza, di scienza e di bellezza, antesignano di Venere e di Minerva...
-Cazzo! Sei bravo a sparar di balla! Eppoi, considera: nel passaggio di rango, lo trasformano in Satana e
da sinonimo di luce a...Principe delle Tenebre.
-Già, un declassamento senza tanti complimenti e passaggi intermedi. Si era fatto troppo luminoso e,
forse, si sono accorti di essersi messa un’insidia al primato da sé stessi, d’averlo portato a contendere con
il fattore della luce...
-Il fiat lux?
-Eh sì!
-Però, gli hanno affibbiato il titolo di principe...
-...dimenticando che uno dei cori degli angeli è proprio quello dei Principati...
-Cioè, senza accorgersene, l’hanno promosso di grado...
-Ora, affrontiamo questo individuo, armato del suo probabile sturacessi.
Dovrò vestirmi in maniera confacente...Da quanto ho capito è un energumeno.
-Vieni nel vestibolo, ti prepariamo noi.
-Non esploratemi troppo, con le carezze...
-La vestizione del guerriero...
-Sì, tutto oro e fiamme!
-Come un guerriero Acheo...
-Tutto d’oro!
-Sembri un Achille!
-Sono Lucifero, con tutta l’ira di Achille verso quel Michele dell’Harem da rispedire al mittente! Datemi una
spada lunga e a punta per poterlo sgonfiare, mantenendolo a distanza!
-Apriamo il portone!
-Ecco, comincia a vedersi la luce accecante che esce dall’altoforno...
Ecco, di nuovo, il pavimento del reale e del trascendente...Il trionfo del Tiepolo...
-Il Tiepolo?
-Goldenfairy, solo tu non sai del Tiepolo? Dove termina Purcell inizia Tiepolo. È una staffetta.
-Stai farneticando?
-Alla fine del 1695 muore Purcell e nasce Tiepolo ai primi del 1696, per mantenere nella pittura quella
grandezza trionfante espressa nella musica.
-Smettila con le balle...
-...e preparati a ballare!
-Entriamo. Non vedo nessuno...
-Certo, lui deve...
110
-...discendere dal cielo.
-Siete proprio sicure?
-Sì, sì...
-...discende dall’alto!
-Già, il Portone dell’Eccelso...
-Ha le ali e parte del travestimento gonfiati con gas leggeri per renderlo più agile nei movimenti e per
sopportare meglio tutto quell’armamentario che si trascina addosso.
-E che cosa?
-Corazza al petto, calzari metallici, scudo, lancia...
-È proprio matto...
-Sì, è un tassello di un pazzol...
-Non appare...Come mai?
-Starà dormendo. L’ora è un po’ fuori dalle sue abitudini.
-Suonagli il campanello tremendo!
-Tremendo?
-Sì, ha un suono forte ed elettrizzante...
-Gli dà la scarica...
-O, forse, sta armeggiando agli altoparlanti?
-Perché?
-Si fa accompagnare dalla musica, quando discende.
-E cosa?
-”Una notte sul monte Calvo”.
-Di Modest Mussorgsky.
-In tema con le solite tenebre e con gli inferni.
-È matto!
-Tu dovrai dare scacco al matto!
-Ecco, si scatena la sarabanda!
-La baraonda...
-Eccolo, il supervolatile!
-Guarda, non riesce a mantenersi in posizione e ruota attorno alla sospensione.
-Inizia un volteggio continuo, percorre un ampio circolo...
-Poi, vedrai, rallenterà progressivamente, percorrendo un cerchio sempre minore e poi...
-...piomberà giù come un falco...
-...proteggendosi con il suo scudo e la lunga lancia.
-Entra un cavallo telematico...
-L’ha chiamato lui...
-Ma non erano soltanto quattro i cavalli degli scacchi?
-Ci sono i pezzi di riserva.
-Tanti pezzi.
-Pezzi di merda!
-Avete il telecomando, anche voi?
-Certo. Ora chiamiamone un altro.
-Il cavallo bianco e oro!
-Il Destriero della Vendetta!
-Ancora menate...
111
Lo monto e attendo l’atterraggio dell’Aliante di Fuoco!
-Attento, come piomba sul cavallo, lui spicca subito un balzo sull’avversario.
-Troverà la mia punta.
-Tu balza contemporaneamente e cozzagli contro!
-Buona idea! Eccolo, vado! Maledetto giannizzero, sei un bell’energumeno, alto, robusto ma con l’aria un
po’ tonta che cerchi di dissimulare con tutte quelle piume!
-«Ti disferò in mille pezzi!».
-Per ora, contentati di vedere sgonfiati i tuoi salvagente...
-«Maledetto! Ho perso il gas...».
-Pallone sgonfiato, controlla le tue scoregge! Hai aumentato di peso, dovrai metterti a dieta!
-«Posso distruggerti ugualmente!».
-Attento, il tuo cavallo perde potenza, non può decollare come prima! E allora, decollo io più in alto e
stramazzo su di te! Forza, Pegaso senz’ali!
-Gli ha distrutto il cavallo!
-Come il re...
-«Chi diavolo sei?».
-Sono Lucifero, capace di mandarti al diavolo!
-«Il Magnifico dell’Eterno ti distruggerà!»
-Quanti sproloqui per impressionare! Il Magnifico sono io, servo infedele e ...ribelle; sono Lucifero il
Magnifico!
-Prostrati...
-...prima di essere...
-...spedito al tuo...
-...inferno!
-«Le quattro regine dell’Empireo! Tutte e quattro insieme! Non potevano stare unite, dovevano vivere
separate! Sacrilegio!».
-Addirittura! E, magari, in clausura...Costui è fuori...
Questo è l’Anno Aureo dell’Era degli Sconvolgimenti e del Caos che ripristina l’Ordine di cui è sinonimo!
-Si sta sbilanciando ancora in ardite cazzate...
-E l’unitarietà e la solidità di questo Anno è stabilita dalla ri-unione di queste quattro Regine dell’Immenso
che sono state mantenute esiliate con la tua complicità lecchina!
Sono le Quattro Stagioni dell’Anno Aureo, solidarizzate da Lucifero il Magnifico, sotto gli auspici di Venere
e Amore!
-La Primavera del Botticelli!
-L’allegoria della Primavera!
-Sì, ma non è la Primavera! Rappresenta la ricomposizione dell’Anno Aureo, con il ricongiungimento di tre
Regine alla quarta, che viene trattenuta da entità esterne; di tre Grazie alla quarta, con Venere e Cupido
testimoni che hanno guidato le vicende e i percorsi seguiti dal Gold Lucifero!
-Brave, state imparando a ragionare a fondo!
-Che ne facciamo di questo uccello sgonfiato?
-Restituiamolo al secolo...
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Sandro Botticelli (1445-1510, Firenze). “La Primavera”, Tempera su pannello, 203x314 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
I Trulli dell’Insano
-Sei bellissima e affascinante.
-Uhm...
-Questa piccola smorfia di incredulità e disappunto è disarmante per me. Infrange l’entusiasmo e
scoraggia il corteggiamento. È come quando un vetro si incrina...Beh, facciamo un cristallo. Perde quella
bellezza e trasparenza che gli provengono dallo spessore, dal colore e dalla levigatezza degli spigoli.
Improvvisamente subentra la delusione. Diventa opaco e rugoso, pungente e fastidioso.
-Stavi esagerando...
-Goldenfairy, colgo sul tuo volto un leggero pallore di sconvolgimento...
-Sono in uno stato di debolezza cedevole...Sto per andare alla tua mercé...
-Posso poggiare le labbra sul tuo volto ed esplorarlo..., percorrerlo senza opposizione o rifiuto...Vado a
posarmi sull’umore della prima beatitudine...
-È quasi un comandamento...Trattieniti a lungo che voglio disfarmi nella tenerezza di queste
morbide...premiture...
-Mi accarezzi, cercando di penetrare con le mani sotto...Mi sfilo la maglietta lentamente e si interpone alle
nostre bocche per brevi attimi...
-Tieni le braccia sollevate e appoggiate alla parete...Voglio passeggiare le mie mani sulla tua pelle e
sentire dossi e anfratti del tuo corpo...
-Vuoi andare oltre, in basso...e la cintura è un vincolo che imprigiona l’altra metà nobile del corpo. La
libero...e tu, sfilami il resto lentamente, per non turbare la dolcezza di questo sapore...
-Le mie mani corrono su queste nuove dune, desiderose di eccitazione...Liberami anche dalle mie
prigioni...
-Ti sfilo prima il corpetto d’oro. Tieni le braccia dietro la schiena e lascialo scivolare a terra...Apro
lentamente il gonnellino d’oro...Sembra lunghissimo, il percorso della slitta...
113
-È scivolato giù...
-Scivola giù anche il triangolo...Mani in alto...Ti sottraggo il resto al busto...
-Mi arrendo al tuo contatto...
-C’est magnifique...Il liscio delle tue gambe, dell’interno delle tue cosce, fino all’inguine dove s’intana il tuo
vulcano...Il culo, il ventre, i trulli dell’insano...Divarica, che ti sigillo la seconda bocca...
-Zittiscimi dal tuo minareto...
-Sentirai la mia eco.
-Vieni...
-Vengo...
-Non ci lascerai, per altre?
-Io possiedo l’Universo; vuoi che desideri la Terra?
-Questa è una dichiarazione d’amore di profondità infinita...
Chiamiamo le altre...
-Ora debbo andare a incontrare una falange di menacazzi...Voi raggiungete gli altri che abbiamo lasciato e
dimenticato e incominciate ad allestire i preparativi del palio al Palazzo del Casinò. Bye!
-Torna presto. Bye!
Nella sala dello Iovis Dies
-Vi ho convocati per considerare insieme con voi tutti alcune decisioni importanti da prendere. Ognuno di
voi ha ricevuto una comunicazione personalizzata e sapete che cosa intendo. Vedo che vi siete, per così
dire, schierati con uno schema ordinato e omogeneo, quanto ad abbigliamento, e voi sapete quanto
l’ordine sia importante nei nostri comportamenti per, come dire, confrontarvi, per uno scambio di idee,
spero proficuo e risolvente...definitivo. Sì, credo che questa distinzione per colori, indumenti e quant’altro,
faciliti anche la comprensione di quanto sto per annunciarvi, e che aspettate con ansia, mentre invito i
membri della Cuspide, distinti da voi anche per la divisa, a ritirarsi con me.
-«Cuspide?!»
-Sì, Cuspide. Il nuovo nome del vertice sarà questo.
-«Ma non era la Piramide?»
-Era e non è più. La Piramide è una cosa troppo grande, troppo estesa. Dobbiamo contrarla, ridurla a una
punta piccola ma penetrante! Mi seguite nel ragionamento?
-«Certo, tutto ciò va bene, molto bene...»
-«...e tanto più se ci siamo anche noi...»
-E ora, confratelli, AZIONE!
Andiamo, voi venite con me!
-«Ma che cosa succede? Si stanno affrontando e prendendosi a botte! Non era previsto che oggi ci fosse
lo Iovis Dies con le rimembranze!»
-Rimembranze no, ma rimostranze sì. Non preoccupatevi, oggi è stata indetta una giornata di allenamento
per un numero limitato di adepti, avendo ritenuto opportuno fare queste prove a tappe e turni per questioni
di funzionalità. Forse, la simulazione è troppo realistica: si danno delle botte molto concrete e le urla sono
eccessivamente eccitate. Spero che non si guastino gli abiti da cerimonia che servono per le prossime
manifestazioni che dovrebbero tenersi con un costume unico.
-«E quale sarà dei due che abbiamo visto?»
-La scelta è lasciata a loro, dovranno mettersi d’accordo e, certamente, lo faranno.
114
Ritengo che useranno quello dei due che rimarrà meno...consunto nella esercitazione che si sta tenendo.
Spero che la troppa foga non produca, come dire, dei danneggiamenti nel fisico e, in particolare, al volto.
-«Al volto?!»
-Intendo, ai più testardi, capite? Ci sono sempre quelli che vi portano troppa convinzione e, spesso e
inevitabilmente, si fanno del male. Ma non preoccupatevi, sono anche molto bene equipaggiati, quanto a
mezzi di soccorso.
Ora, direi di spostarci al Rosa Pantheon.
-«Al Rosa Pantheon? Come mai? Non è il Bianco Pantheon, il Pantheon dell’Eterno, la sede istituzionale e
consueta ?»
-Sì, ma oggi è un giorno che sento come particolare. Sento come un desiderio di raccoglimento, cosa forse
a me non abituale, piuttosto che quel frenetico muoversi e cercare, non si sa che cosa, che a lungo andare
stanca. E, allora, vorrei che tutti noi facessimo un percorso meditativo per procurarci rilassamento,
raccoglimento e autocontrollo...
-«Andiamo con il goldenbob?»
-Certo, con il bobboro!
-«Il bobboro?!»
-Sì, il bob d’oro.
-«Saliamo!»
-Ah! Ogniqualvolta rivedo questo arnese, foggiato come una limousine, mi sembra di salire su una
carrozza d’oro che le grandi corti d’Europa si sarebbero sognate.
Che percorso silenzioso e dolce...Eccoci arrivati. Prendiamo l’ascensiaureo...
-«Cosa?!»
-L’ascensore aureo...
-«Ah, ecco...Magnifico, vi state ripetendo frequentemente con espressioni e termini a voi inconsueti che ci
procurano un momentaneo spiazzamento.»
-Ecco, qui siamo giunti, ovviamente, al Bianco Pantheon, come fece giorni fa...
-«Fece chi?»
-Lui, il Magnifico e cioè io...of course...
-«Certo!»
-Eppoi, salì sopra, intendo io, dove c’è il Rosa Pan.
-«Il Rosa Pan?!»
-Lasciatemi abbreviare, ho una certa stanchezza che si manifesta in fastidio quando c’è da pronunciare
parole troppo lunghe che si ripetono di frequente.
-«Magnifico, lei è stanco...dovrebbe riguardarsi!»
-Riguardarmi?! Lo faccio di frequente nella Sala degli Specchi e, vi assicuro, non è una cosa molto
rilassante.
-«Noi intendevamo riposarsi...»
-Volete riposarvi? Forse, ne avrete un’occasione tra poco. Vediamo, ora, dove si è cacciato quel menafave
del giannizzero alato.
-«Menafave?!»
-Sì, quel menacazzi che va a caccia di Luciferi, con le sue esibizioni scenografiche, paraleonardesche e
michelarcangiolesche, con contorno di penne, scoregge e sturacessi.
-«Ma, Magnifico, quello è il nostro Custode, anzi il vostro, delle segrete cose, insomma.»
-Sì, il Custode Guardiano dell’Harem del Celeste Ignoto e del Rosa Pantheon o dell’Empireo Rosa-Nero. E
io, il Magnifico, Lucifero, e cioè un arcangelo, un superangiolo, il più brillante, estroso e (come al solito)
115
eccentrico e stravagante, dovrei avere un custode?! Un angelo custode?! Custodire le mie cose segrete da
un angelo custode?! Gli angeli custodi sono per le segrete!
-«Siete molto contrariato, oggi...»
-Michele Giannizzero, alato e sgonfiato, vieni fuori!
-«Chi sei, maledetto spreca-fiato?»
-Il fiato l’hai rumoreggiato tu di recente dal ventre dei tuoi gonfiori inutili!
Sentite, voi, rimanete qui a fronteggiare il furore di quell’imbranato. Anzi, sbracato.
-«E voi, dove andate?»
-Ci rivedremo, forse, al Golden Circus per il Palio della Pianeta Aurea.
-«Golden Circus?!»
-«Pianeta Aurea?!»
-Sì, sì, sono tutti sinonimi di cose che conoscete.
-«Palio?!»
-Non avete mai corso il Palio, voi? Con i cavalli tecnologici e dal salto sbieco?
-«Salto sbieco?!»
-A volte penso che mi sono contornato da fantocci che, in quanto tali, non possiedono cervello se non di
segatura, che non conoscono le più elementari teorie sulla trascendenza e sull’immaginario come
elemento di passaggio tra il reale e il trascendente.
-«Siamo disorientati e costernati.»
-«Forse, siamo stati tenuti in disparte da certi seminari di aggiornamento culturale.»
-Di fatto! Uhm...Questo termine non mi è nuovo...Beh, certo, immagino di sì e, quindi e a maggior ragione,
penso che non sappiate del Tiepolo e, figuriamoci, di Purcell!
-«Purcell?!»
-«Chi è Purcell?»
-Un inventore...
-«Di che cosa?»
-Della luce...Insieme con il Tiepolo, però...
-«Ne capiamo sempre di meno.»
-Bene! Occupatevi del Giannizzero, io me ne vado.
-«Riveriamo il Magnifico!»
-Laudetur...
Al Palazzo del Casinò
-Rientra Achille...
-L’Acheo d’oro...
-Quello del tallone...
-Quello che va alzando i tacchi?
-Come mai tutte queste maschere nella sala del casinò?
-Perché, ricordiamolo, abbiamo convocato soltanto una parte di essi nella Sala dello Iovis Dies, e quelli si
sono sistemati tra di loro, e i restanti sono venuti qui, come sono soliti fare per ingannare il tempo o
divertirsi.
- E che cosa pensi che stiano facendo gli altri, ora?
-Staranno leccandosi le ferite. Penso che andranno a curarsi e a dormire, fino almeno a domani.
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-Oltre, oltre...
-E qui come proseguiamo...le cerimonie?
-Lui sarà stanco...
-Ogni volta che scompare, lasciandoci come baccalà appesi, alla ricomparsa appare come...distratto.
-Doppia razione di mungitura...
-Sono e rimango imperturbabile...
-Ma che fiordo di ghiaccio!
-Hai visto come lo dice? “Ma che fiordo di ghiaccio”, con una vocetta accompagnata da smorfie e
mossette.
-Lascialo perdere, non vedi che sta pensando?
-Sì, ha gli occhi che guardano un orizzonte lontano e invisibile, quasi trascendentale...
-Un tale orizzonte, ha una linea immaginaria?
-Sì, nel senso che la pensi e la proietti nel reale, tra le cose e le persone, ma nessuno la vede.
-Ma, allora, sono come quelle righe orizzontali che si vedono alla televisione, quando la trasmissione è
difettosa?
-In parte, perché, a seconda del luogo dove osservi, le linee di disturbo le ricevi o no.
Nella torre
-Siamo nella torre.
-È un osservatorio. C’è di tutto: radio, computer, televisione, cannocchiali, binocoli, telescopio. Non manca
nulla.
-Tutti gli strumenti di osservazione, controllo e comunicazione.
-Che cosa si vede dalle finestre?
-Tutto, o quasi!
-Quel cannocchiale è puntato verso il mare.
-Il mare..., l’Azzurro, quindi!
-E quindi, il panfilo, secondo quanto ipotizzato in precedenza e...
-...per la teoria delle arguizioni e delle coincidenze, deve esserci almeno un panfilo che entri nel pseudo
cripto-dramma che è tutta questa storia o tutte queste storie.
-Guardate! È puntato su quel panfilo lungo, bianco, gigantesco e slanciato insieme!
-Quante luci! Lo rendono più bianco, splendente e leggero.
-Roba da Lucifero.
-Devono essere Arabi!
-Così, proprio di sicuro?
-Soldi, affari, traffici, passione per il gioco...Li vedremo qui, presto.
-Per la teoria del ciò che pensi avviene...
-Perché, se no, che cosa ci fa questo coso puntato là e che cosa stiamo a fare noi qui?
-E che cosa stanno a fare loro là?
-Cose che non stanno a fare niente LÀ, QUI, LÀ, debbono incontrarsi per formare...
-L’AQUILA?
-C’è, qui o nel palazzo, qualcosa che rappresenta un’aquila? Un’effigie, una scultura, un dipinto, uno
stemma?
-Qui c’era la Torre dell’Aquila, un tempo!
117
-Sopra il portico detto delle Grazie, che ora sostiene il palazzo.
-Le Grazie siete voi e l’Aquila sono io, che vi sovrasta e domina!
-Ma va a farti...
-Non c’è dubbio, siamo la combinazione antitetica a quella vincente. Le grazie sono tre, guardate il
Botticelli!
-Sì, ma c’è anche una quarta Dama, almeno.
-Certo! Alludeva alle quattro mogli musulmane!
-Bah! Dove ha detto di andare a farti?
-Silenzio! Qualcosa scende da bordo...
-Perché? Se non fai silenzio, la gente non riesce a scendere o non riesci a guardare, vedere?
-Sarà una limousine o una mercedes...
-Perché?
-Per le solite teorie e, poi, perché, per gli Arabi, sono tipi di macchina frequentemente utilizzati per gli affari
correnti.
-È una limousine...
-Bianca?
-Sì, bianca.
-Che ore sono?
-Mezzanotte.
-Arrivano qui, allora.
-Che ne sai?
-E dove vuoi che vadano? Esiste qualcosa di meglio, in questo momento, dove possano recarsi?
-Quanto tempo manca?
-A che cosa?
-Quanto tempo pensate che impieghino ad arrivare qui?
-Dunque, dalla Darsena..., i viali..., poi sotto Pancrazio...e, quindi, giù per la Cattedra, Fossario, fino a qui.
Tra una cosa e l’altra, non più di dieci minuti.
-Ma dovranno passare, anche loro, per i sotterranei!
-Già, giusto, certo! Occorrerà, allora, almeno mezz’ora.
-E ora? Che facciamo?
-Dobbiamo andare ad accoglierli?
-E che lingua usiamo?
-Quelli parlano...arabo...
-Non siamone troppo sicuri.
-Dovremo arrangiarci con l’inglese...
-Avranno interpreti?
-Penso di sì, vuoi che il Magno conosca lingue?
-Osservate, c’è ancora del movimento a bordo!
-Cioè?
-Stanno sbarcando un’altra macchina!
-Questa deve essere più importante della prima.
-Perché?
-Perché la prima va ad aprire la strada e a portar messaggi e mercanzie!
-Mercanzie?!
118
-Pensate che si possa sbarcare da un panfilo, a mezzanotte, venire qui senza qualcosa di importante o
interessante da portare e mostrare?
-Perché due macchine?
-Per non esporsi.
-E per quale ragione?
-Se ti controllano e trovano qualcosa di strano, l’altro viene avvisato rapidamente per telefono e ha il tempo
di cambiare strada o di tornarsene a bordo.
-Traffici illeciti?
-Forse, o qualcosa di più importante ed esclusivo.
-Ho capito. Nessuna ipotesi?
-Non facciamone, questa volta. Lo vedremo presto.
-Però, lui un’idea se l’è fatta, altrimenti non avrebbe parlato.
-Penso che ritenga che sia qualcosa attinente il disegno velleitario e farneticante...
-Della confraternita deviata?
-Eh, sì, chiediglielo e ti dirà di sì!
-Mi dirai di sì?
-Per farti contenta, sì, sempre!
-Per farmi contenta o perché sì?
-Perché...sei contenta!
-Come dire, per farmi...sì?
-Esatto, per dirti contenta.
-Di che macchina si tratta?
-Di una limousine...
-Colore?
-Oro pallido...fuori.
-E dentro?
-Sto cercando...Oro, celeste e bianco.
-Aria condizionata?
-Il cannocchiale non è nella condizione...
-Ci sono anche arabesse?
-Sì, almeno due, molto belle...
-Arabelle...
-Cucite o scucite?
-Cioè?
-Velo o non velo?
-Veleno...
-Veleno?!
-Vele...no.
-E allora, possono non essere arabelle...
-Arabelle false, roba da commedia.
-Weib, gold und geld!
-Porteranno casse d’oro?
-O di danari?
-O di dame?
-O di guai?
119
-Insomma, la prima macchina è un apripista e la seconda...
-...è lo sciatore vero.
-Se trasportano qualcosa di impegnativo, impiegheranno del tempo.
-Comincio a sospettare che costoro, con la mania del tecnologico e del sofisticato, abbiano dei sistemi di
trasmissione e spostamento adeguati.
-E cioè?
-Ascensore per andare sotto, pista veloce per gli spostamenti da un punto all’altro in sotterraneo o
ascensori su percorso inclinato.
-Sarà di nuovo il bob?
-E quindi?
-E quindi, probabilmente, l’Arabo e le sue mogli potrebbero arrivare in trono d’oro su slitta...o sul bob.
-Che cosa vengono a fare?
-Affari, progetti...
-Un altro assalto alle nostre risorse potenziali?
-Risorse potenziali?
-Il termine potenziale ha un doppio significato. Quando una cosa la vuoi fare tu, allora è una cosa che in
teoria sarebbe possibile ma, in fondo, è la solita utopia. Non ci sono i mezzi e, poi, la gente non capirebbe.
Quando la vogliono fare loro, allora è una buona idea. Ma dobbiamo aspettare sempre uno che venga da
fuori, per farci scoprire le cose?
Capito? Uno che ha idee e cioè il danaro. E allora, trovi l’opportunista che sale su quel treno in corsa e gli
fa credere che gli sta dando tutto l’appoggio possibile, disinteressatamente però, perché quel che conta è
appagarlo in questo piccolo desiderio che aveva, per renderlo felice...
È come un gioco: lui si diverte un mondo...Ma che uomo straordinario! Il mondo non finisce mai di stupirti.
-Ma smettila, stai sempre fantasticando vicende immaginarie e incredibili!
-Staremo a vedere. Ora trasferiamoci nei sotterranei, dovremo dirottare i passeggeri del primo convoglio.
-Per quello che hai detto prima, noi non abbiamo ancora frugato abbastanza per sapere dove si trova la
stazione di arrivo delle slitte-ascensore.
-Ci saranno anche gli accompagnatori di questi luoghi che ancora non conoscono i cambiamenti in corso.
-Sì, sono questi che dobbiamo dirottare, ma, poi, ci saranno gli altri, più importanti, che scorteranno il
convoglio.
-Hai capito? Lui intende esclusivo, una cosa esclusiva. Esclusiva nonché unica. Unica e probabilmente
indispensabile. Una cosa che, se la fai mancare, succede uno scompiglio, uno sconquasso, mette tutti in
panico, non sanno come fare, dove girarsi, si disperano, non gli resta che pregare. Ma che cosa hanno
combinato...Che cosa sono andati a pensare...Ma sarà proprio quello? Non resta che aspettare. L’hanno
fatta grossa...Succederà un gran caos o non succederà niente, rimarranno esterrefatti e bloccati,
impotenti. Avranno voglia di piangere...
La Teca delle Teche
-Ecco, arriva il primo convoglio.
-Una slitta d’oro che sembra quasi una limousine.
-Con giannizzeri adeguati alla situazione.
-«Lode al Magnifico!».
-Yes, laudetur Magnificus Aeternitatis!
120
-«Come?».
-Aeternitatis!
-«Ah!».
-Avete il cargo DOC? La Teca delle Teche?
-«Sì, Magnifico. Dove la depositiamo?».
-Di che cosa si tratta? Tu lo sai già?
-Lo so ma non ne sono sicuro. L’ho immaginato, come sempre. Vediamo che diavolo è.
-Una teca di oro e cristallo.
-Ma che diavolo è?
-Sono matti...Questa, poi...
-Che cosa è?
-Non è possibile!
-Il simulacro del Santo Patrono, Efisio...
-Quello autentico.
-Mancano pochi giorni alla Festa...
-Bello scompiglio provocheranno...
-Hanno, però, la statua di riserva.
-Che, poi, è quella che sfila in processione.
-Ma se manca quella vera, l’altra, che è come l’ombra per una persona, perde significato e importanza, è
come un liquore senza bottiglia...da solo...librato per aria...
-Vuoi dire che se manca quella vera, non potendone sussistere l’ombra, la copia perde le credenziali che il
modello originale le conferisce?
-Lo stato d’animo che si genera è tale che l’altra diventa inefficace in quanto ridotta a non-ombra.
-State menando...
-No, no, è proprio così! E lo è a tal punto che colui che riuscisse a riconsegnarla ai legittimi detentori
acquisterebbe un credito smisurato che gli conferirebbe il privilegio di assurgere a Capo della confraternita.
-E lui, poi, ne procurerebbe la riunione con tutte le altre che già domina.
-Senti, il Magnifico...
-Io?
-No, quello vero, cioè l’ex Magnifico e, quindi, quello falso, ormai possiamo dirlo, quando apparirà qui, che
cosa faremo?
-L’ex-Magno non apparirà qui, penso.
-Perché?
-Andrà, prima di venire qui, al Bianco e al Rosa Pantheon e cadrà nella trappola del Giannizzero.
-Cosa stai dicendo?
-Voi non conoscete tutti i dettagli.
-Certo, bisogna percorrere le Regine, prima.
-Riemerge il fiele...
Il travestito da Michele avrà messo in difficoltà la Cuspide e li avrà messi in rotta oppure si è accordato con
quelli per eliminare il Mag, in quanto presunto traditore e golpista, al fine di impadronirsi del potere.
Il Palio della Pianeta Aurea
-E ora, preoccupiamoci di organizzare il Palio.
121
Signori, è indetto il Palio della Pianeta Aurea!
Alcuni o molti di voi si chiederanno che cosa esso sia.
Tutti sanno che cosa è un Palio. E i cavalli, vi chiedereste, da dove li prendiamo? I cavalli sono robotici.
-«Robotici?!»
-Sì, e occorre, forse, una perizia maggiore nel cavalcarli che non per i cavalli normali.
-«E la pianeta, che c’entra?»
-Il Palio è fatto in omaggio alla Pianeta Aurea. Che cosa è la pianeta? Sapete che cosa è un pianeta? È un
corpo che gira intorno a un altro. Un ronzatore! Un curioso che ti sorveglia costantemente, sempre in
mezzo ai piedi, quasi un investigatore. La pianeta, per come è confezionata, anch’essa ha la capacità di
potere essere girata attorno al collo; è una cosa che ti prende in giro...ti circuisce...ti adula...
-«Una burla?»
-Beh, non proprio, ma può esserlo.
Ora, trasferiamoci all’Empireo Rosa-Nero!
-«E dove risiede?»
-Non è dato sapere dettagli!
-Ma dimmi un po’, dobbiamo traslare di nuovo tutta la baraccata dei cavalli oltre quella di questa folla di
matti?
-Sì, perché laggiù possiamo metterli in difficoltà con il Palio. Voi restate qui, frugate dappertutto e custodite
la teca del Santo. Poi, studieremo il modo di riconsegnarla senza suscitare grandi clamori. Io e le Fate
andremo su con la Linea Limousine trasferendo anche i cavalli. Lì ritroveremo il Pegaso d’oro.
-Il Pegaso?!
-Sì, il Pegaso senz’ali, bianco e oro, il Golden Horse, il destriero di Lucifero.
-Non sarai tu, il matto?
-Presto! si sono già avviati tutti.
-Come si spostano, loro?
-A piedi.
-Allora possiamo precederli.
-Giannizzeri, scortateci alla Linea Limousine e montatevi i cavalli!
-«Giannizzeri, a noi?»
-«Non contraddirlo, altrimenti...»
-«Sentite, Magnifico! Vi è il Saturno di cristallo che è più capiente, per il caso vostro.»
-Bene! Carichiamo tutto!
-Andiamo!
-«E noi?»
-Ritiratevi alle vostre mansioni e tenetevi a disposizione di coloro che rimangono qui e aspettano il mio
rientro.
-«Laudetur...»
-Che cosa?!
-«Riveriamo il Magnifico...»
-Laudetur, laudetur...
-De profundis...
-Via, propulsione!
-De propulsis...
-Bellissimo, veloce, silenzioso...
-Un vettore in cristallo, molto panoramico...a parte i luoghi.
122
-Luminoso, comodo, pieno di agiatezze e di preziosità. Poltrone in pelle bianca, aria condizionata...
-Roba da alta Ferrovia...
-Stiamo incrociando delle traverse...
-Una sembra che porti al Duomo...
-L’altra al Chiostro...
-Ne terremo conto quando vorremo creare scompigli e provocare interruzioni nei collegamenti.
Sentite, dolci Fate. Non essendo il Mag mai stato vostro compagno, non ritenete che esista una donna di
rango cui fosse riservato il privilegio di essere la sua sovrana?
-Questo fa parte della sfera dei misteri.
-La mistèsfera...
-L’emisfero e la mist-sfera, la mistìfera...
-Mystifier...
-Vuoi dire che dovremmo andare alla ricerca di un planetario?
-E lo sferistèrio?
-Che è?
-Un posto dove si gioca al pallone...
-Ah! Elementare, però...
-Nel planetario le sfere o le palle sono infisse nella volta celeste...
-Sarebbe allora un planetario dove si gioca a prendere a calci i pianeti...
-...e vince chi riesce a collocarli al posto giusto nel planetario.
-Un planetarium foggiato a puzzle?
-Che bei giochi di fantasia...
-Il Chiostro...
-Il chiostro cosa?
-”Dalla congiunzione tra il Santo Michele...”
Dobbiamo dare un’occhiata al Chiostro...
-In-chiostro?
-In-chiostrare...Una stamperia?
-Vuoi dire negli edifici delimitanti il chiostro?
-Nelle segretezze dell’interno. Nel corpo stampato di qualche stampa o manoscritto?
-Che cosa speri di trovare in quell’abbandono fatiscente?
-Nulla in particolare...È curiosità maniacale...Tu pensi una cosa e vai a vedere per il solo fatto che l’hai
pensata.
-E che cosa hai pensato?
-Boh, niente...proprio niente.
-Tu pensi di trovarti in mezzo a tanto abbandono e disordine e in questo...
-...trovare qualcosa...
-...una cosa importante.
-Quella...
-Quella che?
-Quella uguale a quella falsa!
-”Quella uguale a quella falsa...”
E cioè un’altra falsità, quindi, come dire, andare a cercare cose che depistano, come sempre.
-Può essere, però, che trovi la cosa uguale a quell’altra corretta e...
-...resa falsa.
123
-Già: Una correzione può rendere una cosa vera, più giusta intendo, o falsa, e cioè puoi trovare quella
cosa senza quella correzione che invece di mantenerla giusta e veritiera la rende falsa e deviante.
-E allora?
-E allora, la cosa vera può servire per andare a capire le ragioni della falsità in cui siamo capitati. Il testo
vero di quello falso...
-Inchiostro in chiostro...
-Pergamene e chine!
-E dove trovare questa correzione?
-Voi direste, in un libro...Troppo semplice!
-Trattandosi di un testo...
-...dove vuoi trovare quello corretto?
-In cucina, per esempio...o in cantina...
-Sei matto?
-Un cibo, una bevanda corretta...un caffè...
-Allora, potrebbe essere nel libro delle ricette...
-...o tra le prescrizioni dei cocktail...
-Cocktail... Ne abbiamo già parlato...
-...a proposito di uova.
-Quindi, lo zabaione...
-La Sovrana...Che sta sopra...
-Sopra cosa?
-Le uova...
-La Sovrana cova l’ovo...
-La Sovrana custodisce lo zabaione che contiene la correzione del testo o, meglio, il testo originale poi
corretto per renderlo falso.
-Sei matto...
-Sarebbe come poter pensare che il testo corretto sia descritto...nell’etichetta di una bottiglia di zabaione!
-Attente, però! Perché la Sovrana era anche un’antica moneta d’oro inglese...del valore di venti scellini.
-L’oro di Purcell!
-Goldenmoney! La Sovrana cova monete d’oro, uova a disco...
-No! La Sovrana è la Maga del Magno che cova le uova d’oro per custodire lo zabaione del testo corretto!
-L’iscrizione è sopra una moneta, sul rovescio...
-Oppure su una serie di monete...
-...che debbono rispettare un certo ordine
-..e forse si trovano in posti differenti...
-...e, trovatane una, questa fornisce le indicazioni per scovare le altre.
-Attenti, poi: sc-ovare! Ovo docet!
-Dobiamob scovare il Gallo che fa le monete d’oro?!
-O le uova che contengono le monete d’oro?
-Dobloni, galeoni, galli, gondole...
-...e coglioni!
-Il doblone vale doppio...
-I coglioni, appunto...
-Dobbiamo cercare uno scrigno, un cestino o una bottiglia?
-Un cesto d’uova...
124
-In-cesto...
-Speriamo di no.
-E perché, poi, nel chiostro?
-Trattandosi di predizioni, come per Cagliostro...
-Cagliostro in Chiostro!
-Perfetto! Come un orologio!
-Cock and clock!
-Quasi un ritmo nuovo...
-Cock around the clock!
-Il gallo intorno all’orologio!
-Oppure, cock around the cloister, il gallo attorno al chiostro...
-Ancora il galletto d’Aragall!
-Le monete...false, con l’effigie di Aragall!
-Aragall! Allora è lui il responsabile del falso!
-La solita pendola e i soliti trucchi...
-E trabochetti, ce ne saranno?
-Che bella tessitura di cose pazzesche!
-Il famoso pazzol!
-Vedremo.
-Stiamo rallentando.
-Siamo arrivati.
-E ora?
-E ora, dobbiamo inventarci ‘sto Palio per ‘sta masnada di imbecilli da sputtanare.
Eccoci radunati...Molti ma non tutti. I migliori, gli eletti...i predestinati...
In che cosa consiste questo Palio?
Ecco, introduciamo i cavalli robotici che abbiamo nella rimessa.
Ognuno, usando i comandi incorporati nel dorso del destriero, gli impartirà gli ordini che riterrà opportuni
per cercare di mantenersi in sella.
I cavalieri si dispongano circolarmente sui diversi ordini di circonferenze descritte sul pavimento.
-«E voi?»
-Io starò al centro, con il mio Pegaso d’oro.
Sole e pianeti, pianeti e satelliti...Ecco, sembrate e siete i Cavalieri del Giro Tondo!
-«Ci prendete in giro?»
-No, in giro ci andrete tra poco. L’essenza del Palio è: si salvi chi può!
-«Che volete dire?»
-Intendo che sarà un esercizio di alta abilità, quello di mantenersi in sella e in piedi, e lo vedrete da voi
stessi.
Fatarosa, via con il primo giro di balzo! Aziona la rotazione.
-«Aiuto, la pista gira!»
-Sì, vi prendete il giro...
-«La velocità aumenta!»
-«Ci sbilancia!»
-«Ci rovescia!»
-Sì, vi rovescia e vi scaraventa contro la parete dove ci sono anche le maniglie di ottone che
contribuiscono alla vostra distruzione e stordimento.
125
-Guarda come si fracassano i cavalli!
-E lui, essendo al centro non risente quasi del movimento.
-Guarda, si accovaccia, divaricando, trasversalmente al corpo, le gambe di Pegaso!
-Per rimanere più stabile e non venire proiettato via.
-Che botte di testa contro le pareti e le maniglie!
-Sono tutti tramortiti.
-Presto, ora dobbiamo eliminare tutta questa spazzatura prima che si risveglino dallo stordimento.
-E come fare? Trasportarli uno per uno è piuttosto faticoso.
-Lo faremo fare a tutti gli altri pezzi degli scacchi.
-Chiamiamoli di sopra col telecomando.
-E dove mettiamo...la spazzatura?
-Nella cloaca-bob.
-E poi?
-E poi, ritengo che dal punto di arrivo se la dovranno dare a gambe.
-Ve la immaginate tutta questa gente in costumi e cappucci, malconcia e con contorno di detriti cibernetici,
che si trattenga lì?
-Non possono nemmeno risalire la chiocciola ...
-Andiamocene, dobbiamo trovare l’inizio dell’itinerario del Segreto. Dove e quale credete voi possa
essere?
-Probabilmente là dove sbucava l’Eterno, ogniqualvolta arrivasse all’Empireo.
-Allora, non sarà difficile trovarlo.
-In fondo, ci occorre un percorso alternativo per andare al Chiostro.
-Quella traversa di prima.
-Ci deve essere qualcosa di più suggestivamente misterioso.
-Che cosa pensi?
-Andiamo, scendiamo al Bianco Pantheon.
Ecco, di nuovo, il pavimento dell’oblio e dell’insano...
-No, no, non perdiamo altro tempo...
-Ecco, due portoni: uno bianco e uno nero.
-Naturalmente...
-L’emblema del dilemma.
-Bianco o nero?
-Non prendiamo il facile: nero!
-Scala a chiocciola in pietra nera...
-...e pareti bianche.
-Scendiamo.
-Scenderà all’inferno...
-Da Lucifero?
-Lucifero sta scendendo...
-Allora, vuoi vedere che troveremo Michele e allora...
-...sarà svelato finalmente il Mistero...
-...dell’affaire Dragon.
-Siamo arrivati all’imbocco di un grande pozzo.
-È il pozzo di San Pancrazio, a una certa profondità rispetto alla sommità.
-C’è una grande scala a chiocciola che lo segue nel suo sprofondare.
126
-Sembrano gironi d’Inferno...
-Scendiamo.
-Guardate, ci sono delle uscite laterali a profondità diverse.
-Gli ingressi ai gironi...
-Prendiamone una.
-C’è una galleria.
-La direzione sembra quella verso il Chiostro.
Al Chiostro
-Sì, sembra quella giusta.
-Si scende ancora...
-Siamo finiti in un sotterraneo dell’edificio.
-Dobbiamo risalire.
-Sembra tutto chiuso ed escluso.
-C’è un portone soltanto, ma è chiuso.
-Sì, ma per fortuna non pare a chiave.
-Non si muove.
-È soltanto bloccato perché, avendo ceduto a causa della sua pesantezza, è a contatto con il pavimento.
-Aggiungi, poi, l’effetto di polvere e detriti...
-Prendiamo quella sbarra che termina con l’estremo piatto.
-Fate luce. Osservate, l’estremità non è arrugginita come il resto della sbarra, segno che è stata utilizzata
di recente.
-Guardate, l’intaccatura sul portone. È stata infilata in questo punto per fare leva per aprirlo.
-Proviamo anche noi.
-Che sforzo...
-Si apre...
-Che rumoraccio.
-Possono sentirci.
-Siamo nelle cantine più profonde.
-Procediamo.
-Risaliamo al cielo...
-De profundis...
-Già, dal profondo...
-Tutto tace.
-Non vive nessuno in questo posto o dormono tutti?
-Entriamo in questa stanza.
-Sembra lo studio del priore.
-Le pareti sono foderate da biblioteche.
-Guardiamo nella sezione dei libri antichi, pergamene e manoscritti.
L’Eresia
127
-Quanta polvere.
-C’è, però, questo settore..., un blocco di libri che appare con i dorsi più lucidi, come se vengano consultati
più frequentemente.
-Consultiamoli, un po' a ciascuno.
-Hai trovato niente di interessante?
-Guarda, guarda...
-Cosa?
-L’Eresia...
-Quale?
-L’eresia di costui che si firma Ilaròs.
-Che cosa dice di bello?
-Cerco di tradurre. Costui spiega la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre in seguito alla
trasgressione di Adamo.
-Di Adamo?! Ah sì? Ribalta i ruoli, allora!
-Un femminista ante litteram.
-E per che cosa?
-Dio creò Eva e, cosa inimmaginabile anche per quei tempi, si innamorò di lei, al punto da vietare ad
Adamo, per il quale ella era stata, invece, creata, di prenderla quale compagna. Ma Adamo l’aveva già
posseduta e Lui, accortosene, si incendiò d’ira e lo cacciò via insieme con Eva.
-Certo, se non se ne accorgeva lui...
-Ma non se ne poteva fare un’altra, anche molto più bella?
-Sai, con i precedenti che aveva avuto con Lucifero e soci, forse gli era un po’ venuto il complesso
dell’errore e quindi...
-...sbaglia di qua, sbaglia di là...
-...la reputazione che egli aveva presso di sé, l’autoreputazione intendo, poteva andare a farsi benedire.
-Sempre questioni di donne...
-Ma è, in fondo, quell’essenziale ingrediente, quel malessere stimolatore che fa muovere il mondo.
-Che lo rende movimentato, vuoi dire?
-Sì, perché, mutatis mutandis, le cose sono state sempre le stesse. Vedi Paride, rapisce Elena al potente
di turno, Menelao, il quale, si incazzi pure, fa un gran casino di guerra, trascinando alla morte Achei e
Controachei, per colpa del solito coglione del momento che, vedi perché si è innamorato, gli frega la
donna, scatenando nel contempo il tifo di tutti, Dei compresi, con favorevoli e contrari, fifty fifty.
-Come una partita di calcio importante...
-L’incontro clou...
-Praticamente, un derby...
-Forse, meglio, una partita di football americano, con schieramenti, falangi, tattiche, battaglie, duelli,
sfondamenti...
-...stratagemmi...
-E poi, è rimasto anche fregato!
-Sì, il solito pugno di mosche.
-Gran casino e sfacelo per nulla...
-...una volta che entra in azione lo stratega...
-Non c’è scampo...
-Chissà chi è matto qui, se sono io, voi o Ilaròs.
-Ma chi era costui?
128
-Boh, mai sentito!
-Sarà un falso nei falsi?
-È un mezzo greco o tutto greco.
-Un greco ortodosso?
-Un infiltrato da queste parti?! Mi pare eccessivo.
-Un viandante di passaggio...
-...che fu ospitato qui, chissà quando...
-...ed ebbe l’avventatezza di sbilanciarsi in ardite argomentazioni.
-Sì, certo, ecco, e allora gli fu suggerito, subdolamente, di mettere per iscritto tali intuizioni teologiche e...
-...di firmarle affinché fosse certo che l’autore di tali teorie fosse proprio lui, onde evitare un indebito
appropriamento di tali idee da parte di altri studiosi della materia che, come lui avrebbe dovuto certamente
sapere, erano sempre pronti in agguato per carpirne, drizzando le orecchie da postazioni nascoste, il
pensiero.
-Vuoi dire che intesero incastrarlo?
-Firmando pure, da sé stesso, la sua condanna?
-Può darsi.
-E lui, se ne accorse?
-Sempre stando nel campo delle supposizioni, lui se ne accorse e cercò scampo.
-Ma gli altri, per così dire, lo braccarono...
-...e lui cercò di sfuggirli, il più a lungo possibile...
-...nascondendosi nei dedali sotterranei e negli edifici che li collegavano, ritardandone la cattura...
-...e concedendosi, nelle pause, di scrivere dei messaggi che servissero, in futuro, da denuncia dei suoi
persecutori, e poi carnefici, lasciando quei comunicati nei diversi posti che, suo malgrado, aveva
frequentato nella sua affannosa fuga.
-Stiamo inventando come è andata?
-Non abbiamo molta scelta...
-Così come descrivi la cosa, sembra una caccia alla volpe, ma al contrario.
-Al contrario?!
-Sì, perché, normalmente, l’animale furbo è la volpe. In questo caso, invece, i furbi erano i cacciatori che
volevano sistemare quel personaggio scomodo.
-Ma perché farlo fuori?
-Non bastavano dei sonori richiami di rimprovero e, alla peggio, qualche calcio nel culo ben dato?
-Eh beh, qui entra in gioco la sindrome del passaggio alla Storia! Quegli scalzacani sentivano il prurito
dell’eccitazione che provocava in loro la suggestiva idea di rimanere famosi nella Storia delle Religioni, e
forse della Civiltà, per avere consegnato alla giustizia del clero e del secolo, quella laica, un pericoloso
propalatore di eresie, salvando alle fondamenta la millenaria e munita fortezza della credulità umana.
-Addirittura. Munita fortezza della credulità...Costruita con un culto alienatorio della propria razionalità,
intendo quella di colui che esegue la propria autodistruzione?
-Con un costante addestramento a conseguire lo sconvolgimento della propria ragione...
-Ostacolare la razionalità, impedendosene la sua invasione con argomenti imbriglianti e avviluppanti che
fronteggino l’assalimento della mente da parte della ragione...
-Come continue e perseveranti prove di finzione...
-Prove irrinunciabili di autoconvincimento...
-E che cosa avrebbe potuto scrivere in quei messaggi lasciati lungo il percorso di fuga?
129
-L’evolversi degli eventi e la rivelazione dei malvagi propositi di quella masnada di segugi, pervasi da
pretestuose idee integraliste.
-Ma lui, queste perfide intenzioni, come faceva a conoscerle, intendo le precise intenzioni?
-Perché lui aveva recepito bene il concetto di spia, che osserva inosservata da posti nascosti per carpire le
idee. E allora, nei momenti in cui egli riteneva che i suoi inseguitori potessero concedersi una pausa, ecco
che lui si precipitava a spiarli e, in tali frangenti, assumeva notizie delle loro intenzioni sul suo destino.
-E allora?
-Falla breve!
-E allora, seminò il suo reportage un po’ dappertutto, a puntate.
-Finché lo presero...
-Ma se lo processarono e condannarono, dovranno pure risultare da qualche parte i verbali!
-È qua il punto!
-Quale punto?
-Vuoi dire che non esiste niente da nessuna parte?
-Certamente, non esiste riferito un tale fatto e un tale processo da nessuna parte.
-E allora, che cosa vai a elucubrare?
-Si fecero giustizia da soli!
-Vuoi dire che non resistettero alla tentazione di sfogare la loro esasperazione, acuita anche dalle
prolungate e affannose ricerche, e il loro fanatismo, sottraendolo alla giustizia canonica e facendosela da
soli e portandosi, a giustificazione, il pensiero di aver fatto cosa giusta e sacrosanta per la loro Chiesa?
-E il cadavere, come e dove l’avranno fatto scomparire?
-Nel pozzo.
-Nel pozzo dei gironi?
-Nel girone degli eretici!
-E cioè, quale?
-Il buco più profondo del pozzo.
-Proprio lì? Oltre cento metri di profondità!
-È chiara, adesso, l’importanza strategica di tutti questi canali sotterranei? Se vuoi fare una cosa
indisturbato e senza essere osservato...
-Vai col pozzo...
-...e amen.
-E allora, però, dovettero eliminare ogni traccia del delitto, io credo!
-Certo! Il problema sarà stato quello di andare a rintracciare ogni indizio della sua testimonianza e insieme
della loro colpevolezza.
-E quindi, mettendosi nei suoi panni, avranno ricostruito come lui aveva pensato di muoversi e di agire e,
perciò, avranno recuperato ogni indizio che fosse a loro incolpazione.
-Ma allora, è inutile che noi siamo qui e che cerchiamo qualcosa.
-Sì, non troveremo esattamente niente.
-Forse avete ragione, ma c’è un legittimo sospetto.
-Quale?
-Quando si è in tanti a fare una malefatta, talvolta o spesso non si è completamente tutti d’accordo o,
perlomeno, qualcuno, anche nel segreto del suo intimo, si sarà dissociato da quegli atteggiamenti e da
quelle carognate e si sarà macerato dal rimorso e roso dal tormento nell’oscurità della sua cella e, dopo un
lungo pianto di pentimento, sarà nata in lui l’idea di un ravvedimento che possa averlo indotto a scrivere la
frase apocrifa e che però costringesse chi ne fosse venuto a conoscenza a ripercorrere il tragitto della
130
fuga, lungo il quale avrebbe lasciato indicazioni e documenti che, in maniera potremmo dire duale,
permettessero di ricostruire l’atto accusatorio verso i suoi carnefici, i quali ne avevano abolito l’esistenza.
-Insomma, non tennero conto della possibilità di pentiti.
-Già, fu il loro errore.
-Si fidarono troppo del loro integralismo mutuamente conclamatosi.
-Avrà cercato di non riprendere il discorso...
-...per non rischiare di fare la stessa brutta fine.
-Quindi, il pentito ha scritto la sua denuncia sulle sovrane che dobbiamo rintracciare.
-È un’ipotesi.
-Già, era un miniatore...
-Sarà stato capace di incidere in molto piccolo su una moneta...
-Era, anche, un modo molto abile di nascondere un testo.
-Ma le monete saranno andate certamente disperse.
-Lasciate in qualsiasi posto, avranno attratto l’attenzione e la cupidigia di qualcuno che...
-...se ne sarà appropriato e...
-...chissà dove saranno andate a finire...
-...di bottega in bottega...
-...di mano in mano...
-Magari sono riaffiorate addirittura in Grecia...
-...e, chissà, forse, sono conservate in qualche museo.
-Chissà, poi, scritte in quale lingua...
-Magari in greco...
-Oppure...
-Oppure?
-Oppure, ed è la cosa più ovvia, lui le avrà nascoste in posti inimmaginabili ma pur sempre intelligenti.
-Che vuoi dire?
-I nascondigli devono essere correlati all’origine della sua caduta in disgrazia.
-Vuoi dire al suo Eva-pensiero?
-Certo, se no dove vai a cercare? Ti muovi a tentoni, a caso, e devi fare infiniti tentativi per rinvenire
qualcosa.
-E dove avrà riposto le sue monete?
-In luoghi opportuni dell’itinerario di fuga del perseguitato.
-Opportuni?!
-Coerenti, cioè, con il percorso seguito nell’Eresia.
-E che cosa dovremmo seguire?
-L’iconografia?
-Non ci sono riferimenti pittorici sufficienti sul caso Eden.
-E allora?
-Potremmo vedere se si fosse contentato di Michele e di Lucifero, trattandosi di argomento analogo,
intendo di cacciate...
-Lì possiamo guazzarci meglio.
-Del resto, Lui non subì miglior trattamento.
-Dobbiamo considerare retabli e dipinti su quell’argomento che si trovino nel recinto del Castello e nelle
immediate vicinanze.
-Sì, ma raggiungibili attraverso cunicoli!
131
-Giusto!
-E poi, non dimentichiamo la Pianeta Aurea.
-Sì, essendovi rappresentato San Giorgio contro il Drago, il richiamo a Michele e Lucifero è evidente.
-Una delle monete potrebbe essere finita incastonata in quel girocollo.
-In quello vero o nella copia?
-Guarderemo prima nella copia.
-E come sarebbe finita lì?
-Pensi che il Mag abbia fatto gli stessi nostri ragionamenti?
-E, poi, abbia chiamato Sovrana la sua compagna?
-Ipotesi ardita...
-È più semplice...
-E cioè?
-Chi ha riprodotto la Pianeta Aurea, avuta in prestito, ha scoperto la moneta intramata nell’originale e,
ritenendo che nessuno ne fosse a conoscenza, l’ha disinserita dal prototipo e l’ha occultata nella copia.
-E poi?
-E poi, quello, finito il suo lavoro, se ne sarà tornato per i fatti suoi e, forse, ne avrà dimenticato anche
l’esistenza.
-Oppure, avrà copiato anche quella, perfettamente!
-Ah, certo, tutto così facile...
-Sic et simpliciter...
-Amen.
-Ma allora, può essere che lo scopo della Confraternita deviata sia quello di conservare il segreto
dell’assassinio di Ilaròs.
-E perché?
-È semplice. Per la salvaguardia della dottrina corrente. Non si vuole ripescare quell’eresia, praticamente
ignota o totalmente dimenticata, al punto che non figura da nessuna parte.
-Non si fa un servizio alla Storia...
-Non si vogliono introdurre turbamenti o riaprire un dibattito imbarazzante, se mai ci fu in passato, a parte
quello che ci sarà stato tra Ilaròs e la cricca di dannati. Non si vuole correre alcun rischio.
-E allora, i detentori e conservatori del segreto hanno costruito tutto questo patrimonio...
-In autonomia o in concessione?
-Ma allora, le connessioni...Vivranno tutti nell’incertezza e nella diffidenza.
-Inevitabilmente, saranno fiorite minacce, ricatti...
-Qualcuno chiuderà un occhio, purché...
-Sì, però i testi segreti sono custoditi qui. Ne esiste copia?
-Intanto ce la portiamo via...
-Possibile che sia stata così liberamente disponibile?
-D’altra parte, stilarne più copie aumenta il pericolo di fuga di notizie!
-Allora, questo è un segreto che si tramanda solamente qui dentro.
-E allora la Confraternita non ne sarebbe a conoscenza.
-Ci saranno state delle confidenze...
-E quindi?
-E quindi, la proposta avanzata di custodire il segreto, istituendo la Confraternita deviata che aveva anche
il secondo fine, ma quello di maggiore interesse, di riunire sotto un’unica guida tutte le confraternite a fine
di potere.
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-Con favori ed elargizioni come contropartita...
-...e legami di obbligazione indissolubili.
-Si sono incatenati a vicenda.
-Sentite: potrebbe essere accaduto tutto in maniera differente.
-E cioè?
-Ilaròs, accortosi delle intenzioni cortesi dei suoi colleghi, si nasconde e piomba su di loro come un falco
nei momenti in cui ognuno di essi è solo e li stermina uno per uno gettandoli nel profondo pozzo.
-E quindi, semmai, dopo, avviene il pentimento e si ravvede.
-E scrive tutti i possibili messaggi di cui andiamo in cerca, compreso quello principale che tu hai letto in
quel libro antico, nel quale ha introdotto la pagina fasulla con la famosa frase.
-Allora, tutto potrebbe essere più facile.
-E i cadaveri?
-In fondo al pozzo, comunque.
-Venite qui, in questa grande sala. Guardate: un enorme quadro circolare.
-Ah, eccolo; ne parlavano in passato.
-Che cosa rappresenta?
-Era il probabile logo, stemma, dell’Università che non fu adottato per l’opposizione della fazione avversa e
sostenitrice di un altro che poi, in seguito, divenne quello che è ora l’attuale stemma.
-La Madonna al centro e in alto...
-...con corona di stelle d’argento...
-Dodici stelle...
-Sostituisce Minerva, la dea della Sapienza.
-Ha capelli castano-rossicci...
-...e la veste bianco-turchina in diversi toni...
-...e, al di sotto, una falce di luna argentea.
-Al posto del serpente...
-Non affiorano i piedi da sotto la veste che è conclusa dalla luna.
-Il serpente sarà sotto, nascosto anche lui...
-Mani giunte, forma e atteggiamento non simmetrici, sguardo al cielo.
-Alla sua destra, uno stemma con croce rossa centrale, i Quattro Mori e una corona d’oro, tempestata di
pietre azzurre e di diamanti, che lo sovrasta.
-Goldencrown...
-A sinistra, un altro stemma con due torri emergenti su un mare blu e fondo rosso con strisce in oro.
-Altra corona che lo sovrasta.
-Al di sotto della Madonna, tiàra centrale, simbolo del potere del Papa, in oro, tempestata di pietre preziose
e ai suoi lati due mitre bianche attraversate una da un pastorale e l’altra da un bastone con l’estremità
foggiata a croce, entrambi in oro.
-E poi, tre grandi lettere: L, H, E.
-Che significano?
-Sono le stesse lettere che figurano sull’attuale simbolo dell’Università.
-Le iniziali delle parole di una frase?
-Luciferus habitat ecclesiam...
-Se ti sentono ti sterminano.
-Allora, lux habitat ecclesiam.
-E cioè un lume, una lampada?
133
-Va meglio, ma non ci serve.
-Forse, Ilaròs, trovandosi di fronte a questo documento, può aver tratto ispirazione da queste tre lettere per
indicare dei luoghi molto precisi.
-Oppure, inserendo altre lettere all’interno di quelle o combinandole, di volta in volta ha individuato dei
termini corrispondenti ad altrettanti siti.
-Non è facile, con la H in mezzo.
-Elle come...
-Lucifero, lucerna, lobby...
-La lucerna di qualche chiesa...
-...o quella della cattedrale.
-Un po' acrobatica la cosa, per uno che scappa.
-Lavacro...
-E quindi, connesso a un fonte battesimale? Il battistero?
-È già molto più facile e accessibile.
-Labaro, che per estensione potrebbe essere, ancora una volta, la pianeta.
-O uno stemma...
-Labirinto...
-No! Il labirinto di cristallo non può essere. E nemmeno laguna.
-Ne sei stato sconvolto?
-Ci rinuncio volentieri.
-Lapide...
-Da tenere presente.
-Latèbra: profondità segreta.
-Siamo già in fondo...
-Forse, nel pozzo.
-Sì, incisioni sulle pareti.
-Del resto, era anche un buon nascondiglio e le pareti la cosa più accessibile per scrivere.
-Come per i carcerati.
-Laurea...
-All’Università: laurea, lapide, lavacro, latebra...
Potrebbe essere il posto nascosto nel profondo del pozzo in pietra nel cortile dell’Università che richiama il
lavacro in un fonte battesimale.
-Ma che razza di maratone e acrobazie avrebbe fatto costui? È più facile il pozzo di San Pancrazio.
-Liquore!
-La famosa etichetta! E, come etichetta.
-Liquore habet etichetta.
-Sì, sì, molto autentico...
-È così semplice che pare impossibile.
-Sì, attacca il messaggio su vecchie bottiglie vuote di una cucina o di una cantina...
-...che non destano alcun sospetto né attraggono l’attenzione.
-Logaritmo...
-Neperus?
-Scritto in un libro di matematica...
-Come una formula, per non insospettire.
-Se complichiamo, poi per decifrare...
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-Siamo ancora alla L. E la H?
-Potrebbe essere, il tutto, L’ACCAdEmia?
-Arditamente stravagante.
-Harem...
-E chi lo sa?
-I quattro Mori potrebbero essere le quattro More, le quattro mogli musulmane.
-Ma smettila!
-Henry, Henry Purcell!
-Anche lui col Purcell? Andiamo...
-Hidalgo...
-España. olé!
-E la E?
-Ti perdi in un mare di parole!
-Non ci resta che puntare secco: Eresia!
-Eresia Habitat Lavacrum.
-Ma eresia, in latino é scritto con la H: haeresim.
-E perché avrebbe dovuto pensare in latino?
-Potrebbe essere: Lucifero Habitat in Eresia. Oppure, Lucifero, Harem, Eresia.
-E che cosa risolve o indica?
-Lui dell’Harem non ne sapeva niente. L’eresia era la sua, e Lucifero non c’entra nulla con Adamo.
-Ma fu cacciato come lui.
-Ma se quello è il logo dell’Università...
-...può darsi che abbia pensato di mettere qualcosa là...
-...nel pozzo di pietra del cortile.
-È possibile, perché il collegamento sotterraneo può essere molto diretto e facile.
-E il pozzo un ottimo nascondiglio provvisorio.
-Quindi ha scritto qualcosa su qualche lapide!
-Quindi, L’ACCAdEmia non è così campato per aria.
-E non trascuriamo, però, l’etichetta sulle bottiglie, perché è più facile scrivere sulla carta che scolpire una
lapide o grattare su una parete.
-E nemmeno Henry Purcell. Che ne so? Un vecchio spartito conservato da qualche parte. Non
dimentichiamo che l’Università fu fondata nel 1626, per ricadere poi in pieno Purcell.
-La Golden Sonata!
-Credo, però, che tutto ciò che abbiamo analizzato converga su un unico punto.
-Ci sono qui dei grandi cassetti pieni di pergamene, manoscritti e antichi documenti.
-È qui che troveremo ciò che cerchiamo.
-Ecco, uno spartito!
-Ode on St. Cecilia’s Day.
-È una copia riprodotta manualmente.
-E c’è la firma, anch’essa copiata, di Henry Purcell.
-Svolazzante e inclinata.
-Guardate! Vi sono inserite delle parole...
-...che vogliono apparire essere il testo di un canto...
-...ma sono delle indicazioni.
-Cerco di tradurre...
135
«Passando per il cammino sotterraneo che unisce la Cattedrale al palazzo dei seguaci di
Gesù che hanno il Santo Michele per patrono, troverai le rivelazioni che cerchi all’interno
di pozzi e cisterne.»
-Ecco, i domini, il canovaccio, il mondo archètipo delle acque.
-Questo è il testo esplicito di quello criptico scritto nella pagina miniata di quel testo antico, non si sa
quanto autentico.
-O aut-àntico, si potrebbe dire.
-Allora avevo ragione, L come leggi e HE come Henry! Leggi Henry!
C’è ancora scritto:
« In quei luoghi troverai i nomi dei miei potenziali assassini, essi stessi diventati
assassinati per mia mano per fermare, io stesso, le loro mani alzate armate di pugnale.»
Quindi, l’idea balzana della strage non era poi così campata per aria...
-La strage?!
-Sì. Tempo fa, formulammo, scherzosamente, un’ipotesi paradossale e azzardata, e però questo scritto,
per altri versi, la conferma.
-E poi?
-Poi, lui avrà inserito in un testo antico la famosa pagina con la frase misteriosa, imitandone la scrittura e
rilegandola al volume che poi è finito in esposizione.
-E tu ti sei trovato in tutto questo guazzabuglio per aver letto accidentalmente quella frase in quel libro.
-Avete visto? Il peccato originale può essere, per caso, qualsiasi, ma gli effetti indotti sono molto
complicati. Tu leggi un libro, ti freghi ‘na mela o ti prendi la tua Eva e poi son cazzi.
E tu costruisci dei stranissimi, banali, incredibili castelli e questi sono veri perché esistono da sempre,
perché gli insegnamenti degli assiomi sono stati tramandati, perché così ci hanno sempre insegnato da
piccoli e così via.
-O così sia.
-Così sia?! Già. Avete mai riflettuto su ciò che racchiudono queste due parole? Una imposizione data alla
propria mente, senza ammettere discussione. Così sia, e non farti occorrere alla mente ragionamenti.
Scacciali al primo insorgere...
-Come il demonio...
-Come Lucifero...
-Come Lucifero che sgombra le nebbie e le ottenebrazioni...
-Ottenebrazioni, che parola!
-E ora, che facciamo?
-Andiamo in fondo al pozzo?
-Vuoi dire in fondo alla faccenda?
-Le scale non arrivano fino in fondo al pozzo.
-Quindi, se ti precipitano non ti trovano più.
-Le scale non arrivano al fondo del pozzo...Quindi non potremo arrivare alla fine della faccenda?
-E quindi alla soluzione completa del mistero?
-Forse...
136
-E la Sovrana?
-Forse non esiste.
-E se esiste, dove può nascondersi?
-Sarà prigioniera?
-Nella torre?
-Pancrazio?
-Una moneta incastonata nella pietra?
-O nei legni?
-Non poniamoci inutili tormenti. Noi non dobbiamo cercare nessuno né cercare nascondigli.
-Tutto a un tratto ti fermi.
-Ti sei arreso?
-Ne ho le scatole piene. È arrivato il momento dell’inversione.
-E cioè?
-Prima supponevi, fantasticavi, cercavi e, per prodigio o per caso, trovavi. Ora dovrà venirti tutto incontro...
-Come quando facendo un solitario che va risolvendosi, le ultime carte accelerano la vittoria?
-Non so, ma quando cerchi con fatica, le opposizioni e gli intralci sono tanti. Se tralasci e mostri
indifferenza e disinteresse, intervengono le stesse forze avverse elargendoti facilitazioni e soluzioni, certe
che abbiano lo stesso effetto di un intralcio. Una specie di dualità inversa...
-Cioè, tu mostri di non volere una cosa e lui te la dà credendo di darti un fastidio?
-Sì, allo stesso modo di quando tu vuoi una cosa e lui non te la dà.
-Questa è un’altra delle tue fantasie che speri che si avveri!
-E, quindi, ricadi nello stesso errore.
-Andiamo.
-Dove?
-Al Planetarium.
-Quale planetarium?
-Ci sarà pure una grande sala attrezzata a questo scopo!
-Per far piacere a te?
-E che cosa vuoi trovarci?
-Quali...facilitazioni ti offriranno?
-Non ci resta che attenderci lo stupore per le sorprese.
-Ti verranno incontro tutte le odalische di questo regno occulto, per manifestarti la loro obbediente
devozione.
-Al Magnifico dell’Eterno...
-...che regna nell’Iperuranio degli Abissi e dei Gironi...
-...Narciso dei Millespecchi...
-Stai cercando di trasferire su di me gli attributi del Malefico Genediltron?
-Sì, per...riflessione. E chi sarebbe costui?
-A voi, non vi ha mai portato a spasso per l’Etere?
-No, ma adesso ci porterai tu nelle profondità del cosmo...
-Dove pensi che sia l’ingresso che cerchiamo?
-Negli abissi dei gironi, non vi pare?
-Risposta appropriata e pertinente.
-Forse, più semplicemente, ci sarà un ascensore da qualche parte.
-E dovremo andare, più semplicemente, in alto.
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-Se tutto, ora, si riduce a queste semplificazioni, non vale più la pena. Manca l’eccitazione.
-Ma sarà certamente una cosa molto gradevole. Non essere pessimista.
-Prendiamo questo ascensore, allora.
-Ma con tutta questa merda stantia che ci sta attorno, pensi di trovare un gradevole e confortevole
ascensore da queste parti?
-Cerchiamo, cerchiamo...
-Bisogna salire, elevarci...
-Sì, leviamoci da queste muffe.
-Ecco, vedete, belle scale...
-Faremo a meno dell’ascensore.
-Andiamo in alto, fino alla fine delle scale.
-Ecco, una porta cerulea...
-Codice segreto?
-ARAGALL!
-Al primo colpo?
-Dritto al bersaglio!
-Si apre.
Nel Planetarium
-Una grande volta sferica.
-Ma non ci sono stelle.
-Il cielo non è azzurro...
-...ma è di un bianco intensissimo e luminosissimo...
-Il colore della luce...
-Mancano le stelle...
-...ma c’è una serie innumerevole di stemmi, scudi.
-Sono incastonati tra loro come in un puzzle.
-Tutte le famiglie di tutte le dominazioni...
-...e tutti i poteri.
-Due delfini e un gabbiano e un castello con un leone.
-Un braccio armato di spada, due leoni, due cannoni e una corona...
-Due iscrizioni:
Domat Omnia Virtus...
A dirlo è facile.
-Loquebar de Testimoniis tuis in conspectu Regum.
-Retorica ne trovi dovunque.
-La croce dell’Ordine Mauriziano...
-E lassù, al culmine della volta, il solito galletto d’Aragall.
-Prendi il telecomando.
-Puntalo e spara.
-Che cosa succederà?
-Usciranno monete d’oro...
-... come da una slot-machine.
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-Usciranno, quindi, le famose sovrane?
-Uscirà la Sovrana.
-Spara e vediamo!
-Accidenti, sparisce l’illuminazione...
-Si attenua...
-...e diventa azzurro.
-Si apre una porta che è celata nella parete.
-Esce qualcuno.
-Maledizione, di nuovo il Michelazzero!
-Il Michelazzero?!
-Il Michele Giannizzero!
-Ma tu, maledetto sgonfio e stronfio, sei custode da tutte le parti?
-Non ne hai abbastanza di prendere botte?
-«Maledetto Lucifero e maledette troie!»
-Stai attento che finirai tra i porci!
-Invece di restituirsi al secolo è finito al clero.
-Perché è stato così incauto?
-Deve esserci qualcosa di molto allettante per lui o di cui soffre di morbosa gelosia per spingerlo a rischiare
ulteriori deflazioni.
-Che cosa nascondi? Perché non ti fai un volo ricognitorio nel pozzo dei gironi?
-«Quello è il posto a te adatto, Lucifero!»
-Hai la solita lancia sturacessi. Si infrangerà sul diamante del mio corpo!
-A tanto non credevamo arrivassi!
-Il diamante del suo corpo...
-Immagine di vigoria e di cristallina trasparenza e splendore...
-Roba da Luciferi!
-Non so se il Michelazzero si spaventi più per quello che vede che per quello che sente.
-Parla! Che cosa nascondi in quei segreti posti da cui sei sbucato?
-«Non uscirà nulla dalla mia bocca che possa servirti!»
-Dalla tua bocca non possono che uscire scoregge e quelle servono a te stesso per enunciare le tue
capacità esclusive. E dovresti metterti una mutanda in testa per essere più convincente! Beh? Sei rimasto
interdetto per la rabbia che ti monta o stai pensando di chiedere pietà strisciando, come ti si addice e sei
avvezzo, ai nostri piedi?
-Attenti, scappa!
-Si è dileguato da dove è comparso.
-È stato prudente, questa volta.
-Mi ha dato l’impressione che non si aspettasse la nostra presenza qui dentro.
-Allora, aveva in programma qualcosa.
-Chissà che cosa armeggiava.
-Sentite... La musica dell’Ingresso di Apollo dell’atto quarto della Regina delle Fate.
-Guardate, un carro bianco e oro tirato da quattro cavalli.
-I soliti cavalli robotici degli scacchi!
-Anche quelli, bianchi e oro!
-Apollo, il corrispondente di Lucifero, della Primavera del Botticelli!
-No, quello è, o sarebbe, Mercurio!
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-Ma che c’entra Mercurio? È Apollo, non può essere che Apollo!
-Sì, un Apollo un po’ svagato.
-Ha sulla testa un serto che sembra di alloro, la pianta a lui sacra. Non può essere che Apollo.
-E la Sovrana sarebbe quella che Zefiro non si sa bene se trattenga o sospinga?
-Quella è la ninfa Clori.
-Debbo dire che ha un aspetto un po’ malconcio e l’aria non certo allegra. Sembra quasi che stia per
cadere in avanti.
-Beh, se è per questo, debbo aggiungere che nella composizione c’è qualcosa che, a un primo sguardo,
sembrerebbe non convincere. Non so, Venere sembra un po’ Madonna senza Bambino che fa una mezza
riverenza ed è un po’ per i fatti suoi, anche se pare che guardi Flora di sottecchi e un po’ ironica.
-Facciamo il punto. Apollo è il Sole, il dio della luce e quindi Lucifero, le tre Grazie sono Biancarosa,
Fatarosa e Fatazzurra. Flora, a mio avviso, è piuttosto Venere e quindi Titania, ovverosia Goldenfairy.
Zefiro, al di là del nome aereo e leggiadro, lo individuerei nel Michelazzero che tratteneva segregata la
Sovrana, un po’ malconcia per l’appunto, e che tra poco sarà costretto a liberare.
-Attenzione! Sovrana o Regina è la stessa cosa...
-Quindi sarebbe Fairy Queen, o meno pretenziosamente Queenfairy, Fataregina.
-E quella che sarebbe Venere nel quadro?
-Come ho detto, sembra una Madonna senza Bambino...
-A meno che il bambino non le sia volato via trasformandosi in Cupido che, subito discoletto, si è
appropriato di arco e frecce. Apollo è anche il dio protettore degli arcieri...
-L’ipotesi è molto azzardata e dissacrante ma non abbiamo niente di meglio, per il momento.
-No! Le hanno sfilato l’arco del violoncello. Osservate, è come se le avessero tolto lo strumento...
-Come fai ad affermare ciò?
-Se ricordate il dipinto del Domenichino...
-Quale?
-Quello che sta al Louvre, a Parigi.
-Brava! Ha ragione. Là la Santa suona lo strumento e un putto le tiene aperto il libro degli spartiti sopra la
propria testa.
-Potrebbe essere Santa Cecilia, per come appare con il braccio atteggiato che sembra che le abbiano
sfilato la bacchetta di direttore dalla mano...
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Domenichino (1581, Bologna, 1641 Napoli). Santa Cecilia, Olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.
-E il dipinto del veneziano Saraceni, quello che sta alla Galleria d’Arte Antica in Roma? Lì Santa Cecilia,
che imbraccia una grossa mandola, è assistita da un angelo dalle ali enormi che le sta indicando con una
mano lo strumento mentre lei lo asseconda controllandone l’accordatura e, con l’altra mano impugna un
contrabbasso che ha l’arco infilato dietro le corde.
-Quindi, il vizio di sottrarre strumenti ed archi...
-Ma, quindi, Cupido non è altro che un angelo che trasforma il suo archetto in arco.
-E l’angelo può essere Lucifero...
-Eh sì, dopo la cacciata apocrifa ha pensato di dedicarsi alle belle arti in incognito, identificandosi con
Apollo musagete.
-L’Apollangelo...E tu, Luciapollo, hai presente qualche superbo quadro in cui sei raffigurato?
-Questo lo so io! C’è un dipinto di Andrea Sacchi, pittore cinquecentesco, conservato al
Carlo Saraceni (1579-1620, Venezia). Santa Cecilia e l’Angelo, Olio su tela 172x139 cm, Galleria Nazionale d’Arte
Antica, Roma.
141
Andrea Sacchi. “Marcantonio Pasquilini incoronato da Apollo”, Metropolitan Museum, New York.
Metropolitan Museum di New York, intitolato Marcantonio Pasquilini incoronato da Apollo, in cui il bel
Marcantonio è davvero superbo e, guardando il dipinto, si rimane incerti a decidere se Apollo è colui che
incorona o quello che viene incoronato.
-Incoronato come?
-Con un serto di alloro.
-Come dire che vi è un passaggio di consegne tra detentori della beltà?
-Sembra proprio così o perlomeno il Marcantonio si riteneva al pari di Apollo, e il dipinto lo dichiara
palesemente, e lui stesso pensò di suggerire l’argomento al Maestro o il Maestro pensò bene di proporre
un tale adeguato accostamento.
-E il quadro com’è?
-Eccellente e maestoso, anche se forse c’è una figura di troppo sul lato destro del dipinto.
-Non divaghiamo troppo.
-Ecco, quindi, il putto le ruba l’arco e si trasforma in arciere, volando al di sopra della sua testa e verso
Apollo.
-Non fa una piega.
-E il Violon?
-Qualcosa viene fatta pur sempre scomparire in tutte le circostanze...
-Vuoi che anche lì non si rubi?
-No, altrimenti si tratterebbe di Mercurio che, invece, è il protettore del ladronaggio.
-Cupido sembra intento a mirare la sua freccia al centro del cerchio che formano le braccia inanellate delle
tre Grazie.
-E Mercurio?...Pardon, Apollo.
-Non si capisce. Sembra intento ad altro, alle piante...È un po’ per i cazzi suoi.
-Non c’è una centralità nella composizione, una convergenza di tensioni verso nessuno...
-Anche Flora sembra che se ne vada a spasso, incurante di tutto, anche di Clori, che quasi le frana
addosso, e pare uscire dal quadro verso gli spettatori. Dà l’impressione quasi di essere una
indossatrice...che incede imperturbabile, ieratica e quasi indifferente, per fuoriuscire poi dallo schermo.
142
-Roba da fashion.
-Fashion Flower...Fior di Moda...
-Eppure, è tutto così meravigliosamente bello e armonioso...
-Certo, il Caos, sinonimo d’Ordine!
-L’apparente disordine che crea un equilibrio armonico!
-Da dove cavano costoro tutte queste ricchezze che appaiono in questi sotterranei del Mistero?
-Sembra esserci una fonte di prodigi, nascosti e portentosi.
-Da queste tenebre che conservano...
-Quale bellezza conservano!
-Andiamo a vedere questo cocchio.
-Che cosa voleva farne?
-Voleva correre e basta.
-La corsa delle bighe!
-Una sola biga.
-Bìgamono!
-Voleva sentirsi Apollo, e cioè Lucifero, per riappropriarsi di quel dominio che il ribaltamento dei ruoli
prodotto dal ridimensionamento storico della favola della cacciata gli aveva sottratto.
-Addirittura!
-E quindi riteneva di identificarsi in lui guidando il cocchio d’oro?
-Si accingeva a far le prove?
-Già, e non trascuriamo il fatto che volesse riconquistare la custodia delle Muse, in quanto Apollo che,
aspetto non trascurabile, è anche dio della musica e della poesia.
-Perché non ci svaghiamo un poco con la biga?
-Bigalloniamo?
-Facciamoci una promenade.
-Montiamo tutti.
-Speriamo che non si sfondi.
-È molto robusta.
-Calca il comando sulla tastiera nel cruscotto.
-Go! A tutta velocità con lo spider dell’Olimpo!
-Attenzione, andiamo a sbattere sulla parete.
-No, come si avvicina si apre una porta scorrevole, come quella di un grande emporio.
Al Palazzo Reale
-Imbocchiamo un lungo e largo corridoio buio.
-Si accendono le lampade, come passiamo.
-È pieno di sensori.
-Conduce ai condotti sotterranei.
-Ci conduce dalla Sovrana?
-La Sovrana sta sul trono.
-E il trono dove sarebbe?
-Il trono ce l’ha il re.
-Trono e Dominazione...
143
-Allora, finiremo nei sotterranei del palazzo del Re.
-Il Palazzo Reale.
-La direzione sembra verso quello.
-Eccoci arrivati.
-Un enorme portone laccato di bianco...
-...con le maniglie e i picchiotti d’oro.
-Il portone della Sovrana.
-Vai e aprilo, ora...
-Ci vuole la solita parola chiave...
-...o musica.
-La musica di prima...
-...imponente e trionfale...
-...che annuncia l’Ingresso di Lucifero-Apollo...
-...e delle sue Grazie e di Venere.
-La musica del trionfo e della liberazione.
-Batti semplicemente...
-...come se stessi annunciando un grande evento.
-Si apre senza un cigolio e con maestoso silenzio...
-È tutto un bianco abbagliante.
-La musica di Mussorgsky nuovamente, questa volta...
-La grande porta di Kiev...
-Quadri di un’esposizione...
-Un enorme sala...
-...con un immenso mucchio di enormi uova d’oro.
-La Gallina dalle uova d’oro...
-C’è adagiata sopra di esse una...Che cosa c’è più di Venere?
-Una donna bellissima, credo. Venere, chi l’ha mai vista?
-Sono stati sprecati parole e dipinti per descriverne l’immaginario.
-Questa si vede, eccome!
-Dorme o pensa?
-Silenzio, suona l’apertura del quarto atto...
-Speravamo fosse l’ultimo...
-Vogliono mantenerci in ballo ancora.
-Musica solenne e fastosa...
-Colpi di timpano...
-...e suoni di trombe.
-Si risveglia...
-Sta per dischiuder bocca...
-Dischiuder bocca...Che poeta!
-Aiutami a sollevarmi, Apollo!
-Sai che sono Apollo?! Sono molto compiaciuto. Ben risvegliata all’alba del tuo Sole! Sono Lucifero,
protettore delle regine del Mazzo d’oro, che altri chiamano Muse! Non è stato necessario il canto del gallo
per risvegliare la Gallina, nemmeno il Galletto d’Aragall!
-Alba del tuo sole...Il Mazzo d’Oro?!
-Sì, tu sei la quinta regina, un fatto molto strano per un mazzo di carte, vattelo a spiegare.
144
-Potrei essere un’altra figura...Diana, per esempio.
-Un’ulteriore figura di donna? Diana? Mi va a quel biondo, sono anche protettore di arcieri e cacciatori. Sì,
Diana cacciatrice, non di galline, quel mestiere lo lasciamo alle volpi.
-Potrei essere la Matta...o un Jolly.
-Forse sei un po’ matta...
-...o stai barando.
-Chi ti trattiene qui dentro?
-Un travestito, un Apollo con le ali.
-Una cosa intermedia tra Apollo e Michelarcangiolo?
-E che cosa sei obbligata a fare?
-Praticamente, la Vestale.
-Ma tu, sei la sovrana del Michelazzero?
-Che cosa hai detto?
-La sovrana dell’Apollangelo, intendo.
-Lo comando e lo domino, ma lui mi tiene qui dentro. Diciamo...mi custodisce.
-Nel senso che ti tiene prigioniera?
-Una prigionia dorata...
-Ma lui, che cosa fa?
-Si ingegna disperatamente a recitare l’Apocalisse ma, regolarmente, ogni volta, quando parla del duello
con il Dragone, sbaglia e confonde Lucifero con Michele e ciò lo esaspera, sconforta e sfinisce.
-Eh sì, è la confusione indotta in lui dai racconti apocrifi tramandati, magari, dai successori dei conoscitori
dell’eresia di Ilaròs. E le uova, che c’entrano?
-È una cosa che ti stupisce, vero?
-Fino a un certo punto. Ne ho visto e sentito delle belle...e delle balle.
-Perché le uova, allora?
-Rappresentano uno spazio al quale non siete abituati. Uno spazio, come dire, curvo, costituito da
elementi ovoidali sui quali camminare o muoversi vuol dire muoversi e camminare con modalità differenti
da quelle impiegate nello spazio cosiddetto normale.
-Non ricominciamo con le minchiate di sapore pseudofilosofico!
-Avvicinati!
-Ci provo. Hai ragione, però. Mi sento come navigando nel mare in tempesta del tuo spazio curvo. Queste
uova sono dure ma esercitano un potere massaggiante.
-Fisioterapico?
-Quasi...È un esercizio da fachiro in tono minore. Queste cuspidi arrotondate sono più sopportabili dei
chiodi. Senti, quanti passi del tuo spazio debbo fare per raggiungere il tuo regno?
-Cosa intendi per regno?
-Che cosa si intende per regno, nello spazio delle uova?
-Qualcosa che è inserita, comunque, nel mondo delle rotondità.
-Ma guardala, che perspicace! Alludi a qualcosa che si intana tra le rotondità, appunto?
-Certo, ma come tu ormai sai bene, nulla si ottiene senza meritare.
-Non ricominciamo con prove e trappole! Tutte uguali. “Niente si conquista senza soffrire...” “Bisogna
meritare ciò che si desidera...”
-Dobbiamo andarcene, sta per sorgere il sole!
-Il Sole sono io e credo bene di esser sorto ed eretto!
-Prendimi in braccio.
145
-Come se fossi una sposa?
-Come si prende in braccio una regina, una fata, una donna, una sposa.
-Che cosa altro potete suggerire voi tre?
-Musa...
-Grazia...
-Come potrei farcela camminando sulle uova?
-Non c’è paura di romperle.
-Temo di scivolare.
-Anche questa è una prova.
-Però...nello spazio curvo il camminare in piedi ...equivale a spostarsi sdraiati trascinandosi sulle punte
delle uova. Mi distendo orizzontale.
-E in che maniera mi prendi in braccio?
-Equivale, nel mondo curvo, a distenderti sopra di me.
-Care compagne, costui è uno che mescola le carte a modo suo?
-L’universo curvo l’hai inventato tu...
-E sia, vengo sul tuo splendore! Mi distendo come nube al sole...
-E ora?
-Ti senti immobilizzato? Per spostarti dovrai come remare.
-Certo! Con le braccia spingo facendo leva sulle uova.
-Le uova son le onde!
-E in questo universo la barra è rivolta verso l’alto.
-E io sono il mare dove s’immerge...
-E io sono capovolto e invece di vederne il fondo vedo il cielo. Tocco la nube con un dito...
-Tu sei il Sole il cui raggio penetra nel mio Cielo attraverso le nubi.
-Le nubi tonde e lisce...Tu sei l’onda e io sono una barca rovesciata...Sei un oceano in tempesta...
-Voga, voga!
-Io, di certo, sospingo...Stiamo raggiungendo il confine con il mondo reale. Ora avviene il capovolgimento
della realtà...e ci ritroviamo in piedi, io e tu in braccio a me.
-Non esattamente come si prende in braccio una sposa...
-Diciamo che sei abbracciata a me, aggrappata in maniera che non ti posso sfuggire...
-Praticamente, inchiodata...Venite, andiamo nel vestibolo.
-Per fare che cosa?
-Per vestirci tutti d’oro.
-Perché?
-Per andare al Casino d’Oro.
-Casino d’Oro?!
-Sì, è giunto il giorno della Prostrazione.
-Spiegati meglio.
-Quando il Magnifico dell’Eterno...
-Vuoi dire Lucifero? Lucifero il Magnifico?
-Sì. Quando l’Eterno viene a svincolare la Regina eccedente del Mazzo d’Oro, come lo chiami tu, allora lei,
e cioè io, insieme con le Quattro del mazzo regolare e Lui, e cioè tu in questo momento, si recherà alla
Sala d’Oro delle adunanze e passeggerà sul pavimento formato dalle schiene di tutti i sudditi prostrati a
terra e vestiti con tonache d’oro.
-Una cosa molto preziosa...Una sorta di Conversi di nuovo conio...Eviterò di calpestargli il culo...
146
-Perché?
-Perché è il posto dove il Sole proprio non va a battere...
-Perché un tale rito?
-È un atto di sottomissione e di devozione assoluta.
-Ed è piacevole quella promenade?
-Sì, molto eccitante e istruttiva.
-Istruttiva?
-Certo, perché senti le diverse reazioni di ognuno e da quelle deduci quali sono gli umori, le intenzioni, i
risentimenti e...le maledizioni che, sotto sotto, ti mandano.
-Immagino che occorra una grande esperienza. E...nessuna ribellione?
-Mai. È connaturato in loro: strisciare e servire...
-E leccare?
-Qualcuno lo fa.
-Lecca il pavimento?
-Lecca quello che può.
-Sono dei letterati...
-Letterati?!
-Sì, esperti in lingua...
Il lago frizzante
-Bene, caliamo giù!
-Sul cocchio di Apollo!
-Giù di corsa...
-...lasciamo una scia di Luce!
-Questo è un nuovo percorso, ampio e curato.
-È più profondo e meno pendente.
-Si corre ch’è una bellezza!
-Non si incontra anima viva.
-Rallenta...
-Perché?
-Fermiamoci...Udite questo rumore?
-Sembra come un gran chiasso...
-Rumore d’acqua...
-Come un fiume in piena...
-Qui in fondo?
-Proseguiamo o prendiamo la traversa?
-Siamo tutte curiose...
-...e desiderose di fare un bagno...
-...sotterraneo.
-Certo! Perfettamente d’accordo. Faremo omaggio al mondo archetipo delle acque.
-Procediamo con circospezione.
-Il rumore si fa potente e assordante.
-Dovremo gridare per sentirci.
147
-Siamo giunti!
-Un’enorme grotta con un lago!
-Guarda quegli enormi getti da quei grossi doccioni sulle pareti!
-Che forza!
-E le cascate su tutto il contorno!
-L’acqua ribolle nel lago!
-Che effervescenza!
-Che gasatura!
-Una vasca per idromassaggio di gruppo!
-Faremo una grande ammucchiata frizzante!
-Un altro congegno tecnologico...Stiamo attenti alle sorprese!
-Spogliamoci e tuffiamoci!
-Aspettate, voglio controllare la biga!
-Vuoi tuffarti con i cavalli?
-Guardate, il cocchio è trasformabile! Fuoriescono pinne e ali ai cavalli e al carro per poter galleggiare! Il
carro possiede anche un elica con motore in coda!
-Anfibio della Vendetta!
-Bene, evviva, tuffa tutto dentro!
-Saremo, Muse e Apollo, corsari nel ribollire di questa tempesta di schiuma!
-Temi la ricomparsa del Michelazzero?
-No; uno così non sa nuotare!
-Come naviga bene!
-Tuffiamoci in acqua e lasciamoci carezzare!
-Santo Michele, Corpo Cattedratico, Curia...Mondo archetipo delle acque...
In che rapporto sta la Cattedra con l’acqua? Mondo dell’acqua...
-Un contenitore..., non ci piove...
-Se non ci piove, non contiene acqua...
-Certo...
-Un potenziale contenitore, quindi.
-Allude per sviare?
-Una conca, un catino...
-L’abside, alfine!
-L’abside?!
-L’abside di una chiesa, del Duomo...Ha la forma di una conca...
Dal greco hapsis, hapsidos, che vuol dire arco, volta...Ilaròs era greco...
-Quindi, qualche suggerimento ulteriore possiamo pensare che ci venga fornito da quella zona del tempio?
-Ma allora, la H dello Stemma significa hapsis?
-Luciferus, Hapsis, Ecclesia...
-Lucifero cerchi nell’abside della chiesa...
-Ma può voler dire: Abside della Chiesa di san Lucifero....
-Ma il caso è già stato risolto con Henry Purcell!
-Sì, ma quelle lettere possono fornire una molteplicità di chiavi di lettura. Le interconnessioni...
-Ma allora, non è un caso che siamo finiti in questo lago.
-Passando per le tenebre che conservano...
148
-Tutto compreso..., possiamo pensare ad un percorso che ci conduca al catino passando per le sepolture
e magari...visto che siamo nell’acqua...
-Vuoi dire che dobbiamo tentare un percorso bagnato, magari subacqueo?
-Già, l’elica della biga serve anche per viaggiare nell’apnea.
-Tuffiamoci sotto e diamo un’occhiata.
-C’è un condotto sommerso!
-Questo apparato acqueo è stato costruito per occultare quel passaggio.
-Prepariamoci per l’immersione.
-Senza maschere e respiratori?
-Il tragitto sarà breve.
-Guarda sul cruscotto.
-C’è un tasto con scritto ossigeno.
-A che serve?
-Lo vedremo sotto. Lo calchi e fuoriesce un getto di ossigeno che gasa l’acqua al punto che diventa
inalabile.
-Via, allora, immersione e a tutta birra!
-Ce l’abbiamo fatta.
-Siamo affiorati in un corridoio.
-Via col carro!
-Ricominciamo a calcare sensori. Si accendono luci al nostro passaggio.
-C’è un grosso portone, laggiù.
-Apriamolo.
-Qui non c’è tastiera per digitare codici.
-È piuttosto arrugginito...
-Accidenti, c’è un muro di tufo dietro!
-Il famoso passo sbarrato.
-Quale?
-Sotto la cattedrale, al livello della cripta più profonda.
-Come facciamo?
-Demoliamolo!
-E come? Non abbiamo attrezzi.
-Mandiamogli addosso i cavalli della biga!
-Si sfascerà tutto.
-No, il muro è stato costruito con blocchi di tufo disposti a secco.
-Via, allora!
-Retromarcia rapida!
-Decollo con spunto alla massima potenza!
-Parte!
-S’infrange...Che sfacelo!
-Liberiamo il passaggio dai detriti.
-Non vorrai entrare con il cocchio?!
-La scala che incontreremo è troppo stretta.
-E dove porta?
-Proprio nel transetto del Duomo.
-Ci scopriranno subito.
149
-No, non dimentichiamo che è notte.
-Ma non stava facendo giorno?
-No, mancano ancora alcune ore. Entriamo. Lucifero e le cinque fate...
Riaffiorando nel Duomo
-Una scala in pietra per risalire...
-Saliamo.
-E il cocchio?
-Lo riprendiamo al ritorno.
-Ecco, stiamo affiorando.
-Ci sono luci, lasciate accese, a sufficienza.
-Se non bastano, ne accenderemo delle altre.
-Lucifero sei tu e basti da solo...
-Dove andiamo?
-Nell’abside?
-Ma abside non ce n’è.
-Direi nella cripta, in corrispondenza dell’abside che manca o che dovrebbe esserci..
-Perché?
-Perché il punto al di sotto è certamente più antico...e poi è nella zona cimiteriale che materializza le
tenebre che conservano.
-Ridiscendiamo, allora!
-Aspettate...
-C’è qualcosa di nuovo?
-Mi sto domandando perché hanno lasciato tante luci.
-Sarà per il custode...
-...che ogni tanto fa la ronda...
-...o inganna il tempo del risveglio...
-...che gli manca per l’insonnia di cui soffre.
-Sono sorpreso. Vi siete ripartito il pensiero in parti uguali. Manca la parte della Matta.
Tu sei la Matta d’oro, la Matador! Ecco come ti riunisci al concetto di quel gioco che facemmo nel
Pantheon dell’Eterno!
-Il Matto sei tu, non necessariamente d’oro...Che faceste nel Bianco Pantheon?
-Una particolare partita a scacchi.
-Gli scacchi...Esercitano sempre uno strano fascino...
-Sì...Richiamano strategie, trappole, tattiche diversive, stratagemmi, insidie, incursioni...
-Trame e intrighi...
-Duelli...
-Ma anche dedizione e fedeltà al re...
-E alle Regine...
-Fino a soccombere...
-Questo lo escluderei...Non arrivo a tanta dedicazione...
150
-E nel momento in cui ti trovi protagonista diretto, personaggio attore, nei panni del pezzo, senti una
eccitazione o una euforia particolare.
-E quanto più pregevole è la fattura dei pezzi, tanto più intrigante ne diventa il fascino e un rapimento
estatico ti pervade.
-Analogo fascino esercitano le carte...
-In particolare i mazzi fatti di Regine soltanto...
-Questo è stato sperimentato recentemente con molto successo...
-Ti senti attratto in maniera ipnotica dalla loro fattura.
-Sì. E non devono causarti delusioni.
-Come?
-Voglio dire che alla preziosità del disegno e della raffinatezza del dorso, deve corrispondere altrettanta
preziosità e raffinatezza sulla faccia di qualsiasi carta, da quella di minore valore, come punteggio, a quella
di massimo.
-Insomma, vuoi dire che il fascino indotto dalla pregevolezza del dorso può trasformarsi in delusione
profonda quando la carta venga voltata?
-Sì. La carta è un pianeta piccolo, a due facce, come le medaglie. Affinché tale mondo sia fascinoso,
attraente e stregante, deve essere lavorato con cura, perizia e arte. Bei disegni, begli intrecci, bei colori...
-Come una pregevole banconota?
-Esatto, come una pregevole banconota. Il biglietto da centomila color rosa con l’effigie di una donna.
Ricordate?
-Sì, bellissimo e affascinante. Un’opera d’arte.
-Sì, di quelle che vengono prodotte in milioni di copie perché tutti ne abbiano godimento.
-E poi...vanno quasi tutte perdute.
-Non sanno quanto possiedono....
-E che cosa perdono...
-Eppure, se osserviamo le carte con il dovuto distacco, non sono che mondi molto ristretti e insignificanti.
Una piccola superficie, uno spessore molto sottile...
-Senza corpo, senza volume...
- Non è come un libro, intendi?
-Forse. Ma anche quello, se non ha contenuto è meno spesso di una carta.
-Già, è il contenuto che fa lo spessore.
-Ed ecco che una carta, che è l’espressione più tangibile di una cosa che non ha volume, acquista
spessore in virtù del pregio della fattura.
-Sì, ma anche il disegno, la sua espressione, deve alludere perché possa indurre attrazione.
-Indurre...Attrazione...Ecco, deve possedere magnetismo che è l’equivalente dell’allusione.
-Quindi, se tu ti orientassi secondo l’asse magnetico terrestre diventeresti fortemente allusivo?
-No, acquisterei un forte magnetismo, quale quello che induco in voi attualmente. L’allusione è implicita nel
magnetismo e a essa consegue l’attrazione.
-L’allusione è il duale del magnetismo?
-Se ti garba...
-Che cosa ne pensi delle carte?
-Dei giochi che si fanno con le carte, intendi? Molti sono banali, altri strategici.
-E i solitari?
-Quelli sono fatti per trascorrere il tempo. Li fai uno dietro l’altro sperando nella riuscita. Non c’è niente che
implichi abilità. Ti mantiene l’eccitazione che si genera quando sei vicina alla vittoria e poi quella permane
151
per inerzia, anche se non riesci, ed è quella che ti spinge a non desistere. È un ottimo esercizio per
stabilire statisticamente la frequenza del successo. Certi solitari riescono una volta ogni 40-50 volte e
qualche volta puoi attenderlo anche dopo 100 volte.
-Noioso?
-Abbastanza, ma lo diventa meno quando sai ogni quanto accade e allora puoi misurare il tempo...in
solitari riusciti.
-Certo, e la noia è minore se, ritornando per un momento al discorso delle carte, queste ti incantano con la
loro bellezza mentre attendi e immagini avventure affascinanti e misteriose insinuandoti tra gli intrecci delle
figurazioni e l’enigmatismo degli sguardi delle figure...
-...specie se sono Dame...
-...Regine...
-...o Fate...
-Torniamo al punto. Qual’è il pezzo mancante del pensiero?
-Dobbiamo fare una corrida?
-Con il custode?
-Ecco, la corrida è l’equivalente dinamico del gioco delle carte e degli scacchi insieme.
-Perché?
-Perché lì si concretizzano la bellezza delle figurazioni, degli intrecci e delle trame, dei colori e dei bagliori
presenti nelle carte e poi le movenze, le astuzie, le incursioni e gli assalti, il controllo delle paure con il
coraggio, gli scatti incontrollati dell’aggressività...
-Potresti continuare a lungo...
-Pensiamo al da farsi.
-Queste luci possono voler dire che ci sarà un incontro.
-Con chi?
-Intendo un convegno.
-Dello stesso tipo dei conversi?
-Mentre quelli sono al Casino d’oro, altri, i più importanti, si radunano qui?
-Certo!
-Certo?! E perché?
-Può esserci una riunione decisiva.
-Perché?
-Per prendere il potere rimasto incerto.
-E perché proprio qui?
-Un posto insospettabile...specie per fare discorsi riservati e per i quali occorre poi molta discrezione.
-Attenzione, arrivano!
-Nascondiamoci.
-Dove?
-Ridiscendiamo nel sotterraneo da cui siamo emersi.
-Si dirigono qui anche loro.
-Chi sono?
-Non so.
-Come sono?
-Saiodoro e cappucci d’oro!
-Cappucciori!
-Presto, torniamo al cocchio e nascondiamolo.
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-Eccoli che arrivano.
-Prendono quell’apertura nella roccia.
-Seguiamoli con circospezione.
-Sta sopraggiungendo la solita limousine oro e bianco...
-Si intravede un interminabile corridoio.
-Una pista molto lunga...
-Sono partiti molto veloci.
-Seguiamoli!
-E il Casino d’Oro, lo lasciamo perdere?
-Vi andremo dopo, se sarà mai necessario.
-Via!
Verso il castello di Michele
-Si scende quasi a precipizio...
-Ora, un lungo tratto rettilineo...
-Stiamo andando lontano dal Castello...
-Dal Castello ad altro castello?
-E cioè?
-A un vero castello...
-Spiegati.
-Se andiamo a un castello non ce n’è che uno...ammissibile.
-Quale?
-Ho capito: San Michele!
-Non poteva essere che il Michele!
-Potrebbe essere San Lucifero? La chiesa intendo..
-È da tutt’altra parte.
-Lì andremo per soddisfare la teoria delle contrapposizioni o quella delle dualità.
-Perché?
-Perché così facendo faciliteremo l’occorrenza di elementi che contribuiscano a...far luce.
-Rallentiamo, altrimenti andiamo a tallonarli.
-Ora si risale.
-I conti sembrano tornare.
-Fermiamoci a debita distanza, parcheggiamo e aspettiamo un momento propizio.
-Che bagliori accecanti da quel portone laggiù in fondo.
-Bagliori di fuoco.
-Un inferno?
-Il regno di Michele Giannizzero?
-Ma guarda, guarda...
-Cosa?
-Il complesso del cacciato...
-Cacciato?!
-Fatasovrana, tu hai detto che lui, recitando l’Apocalisse, si confonde con Lucifero, quindi avrà considerato
e confuso che il suo regno è l’Inferno e avrà pensato giusto di aspirare a qualcosa di simile e che il suo
capo supremo glielo avrebbe concesso, anche come luogo di ritirata oltreché di ritiro.
153
-Perché mi chiami Fatasovrana?
-Non so ancora il tuo giusto nome e pensavo che, avendo noi identificato te nella moneta che cercavamo,
la Sovrana appunto, tu potessi chiamarti così oppure...
-Moneyfairy!
-Ah sì? Proprio così? Moneyfairy, Fatamoneta, del denaro... Sei custode, o eri, dei conti in banca?
-Anche dei forzieri.
-Che noi non abbiamo visto.
-Siamo stati costretti ad andarcene troppo in fretta.
-E dove erano?
-Erano le uova!
-Accidenti! La cosa è elementare.
-Certo! Dentro le uova ci sono le sorprese...
-Le uova d’oro... Avresti dovuto chiamarti Kovanchina...
-Una sorta di cassaforte poliovale...
-Poliovalente...
-Una banca alla coque...
-Direi che, data la pluralità delle uova, si tratti di un sistema di cassette di sicurezza...di un mondo duale...
-Del mondo curvo...
-Mondovale...
-Nello spazio curvo le monete sono uova.
-Ma guarda... Quindi, bianco, rosa, azzurro, oro e denaro. La luce, la trasparenza, il segreto, il comando e
il danaro. Simbolo della corruzione, quest’ultimo?
-Della potenza. Tu comandi ma se non hai la potenza del danaro ti scaricano tutti subito.
-Ti...liquidano.
-Avviciniamoci al portone e osserviamo ciò che accade al di dentro da queste finestre disposte sul
contorno esterno del Forno di Fuoco.
-Osservate! Sembra un enorme catino rosso fatto di fasce concentriche che sprofondano ripidamente
verso un’arena ampia.
-Il catino... L’abside... Ma allora l’abside che cercavamo o che non trovavamo era questa!
-Un’abside rosso fuoco...
-L’abside infernale...
-E, nell’arena, i cappucciori...
-Tanti tori mancati da matare...
-Sentite...I canti del Venerdì Santo...
-Si stanno consolando o cercando di rinfrancarsi...
-Facciamo un’entrata strepitosa e sconcertante.
-Sì, via le tenebre e forza con la luce!
-Sì il massimo del trionfo e della maestosità!
-Sì, a tutto Purcell!
-Entriamo lanciati col carro di Febo!
-Per la tangente al primo anello!
-Via con la musica trionfale dell’ingresso di Apollo!
-Stupore e meraviglia!
-Genuflessi tutti, anche voi!
-Sono ammutoliti!
154
-«Il Magnifico dell’Eterno!»
-«Le cinque Regine!»
-«Manca la Sesta!»
-La Sesta?! Come sarebbe?
-È una sorpresa anche per noi.
-Le Regine, quindi, sono sei... Ma certo, come le ore sul quadrante dell’orologio o della pendola. L’esagono
è la forma perfetta per loro... La sua lunghezza è esattamente tre volte il diametro del cerchio che lo
circonda...
-Non cominciare con le cabale...
-A proposito di cabale, avete presente la parola ABRACADABRA?
Questa parola veniva scritta più volte su righe, una sottostante all’altra, con una lettera in meno ogni volta,
a cominciare dall’ultima. In tal modo viene a formarsi un triangolo di parole che tu ti aspetteresti essere
equilatero e invece è soltanto isoscele, con la base uguale all’altezza.
-Ti sembra il momento di fare certe considerazioni?
-Bisogna sistemare costoro.
-Ci penso subito. Ecco, cominciamo con una scarrozzata stupefacente. Accelera il carro sul girone
esterno, libera i fuochi del cocchio! Il cuoco cucina il cocchio! Sù, ripetete con me in coro!
-Il cuoco cucina il cocchio!
-Anche voi, stupefatti cappucciori, ripetete in coro!
-«Il cuoco cucina il cocchio!»
-Che stupidi coglioni. Sono capaci di ripetere le più grandi minchiate perché non sanno essere liberi.
Hanno bisogno di sentirsi sempre proni e genuflessi, anche a costo di rimetterci la dignità. Ma quando
deciderete di essere uomini?
Avanti, tutti a terra proni! Proni e dominazioni! Ora seduti a terra! Il culo passa dall’alto al basso! Il cuoco
cucina il cocchio! Vi chiederete che cosa significhino queste parole. Sono le parole chiave per accedere
all’Empireo degli Imbecilli... Il cuoco gira il mestolo nella pentola, così come il cocchio gira nel catino... Il
cuoco cucina, così come il cocchio vi... Cosa? Nessuno lo sa? Ma si può sapere come impiegate il vostro
tempo? Non fate ricerche? Aspettate l’Eterno che vi illumini? E allora, ascoltate!
ABRACADABRA! La parola che troneggia nel triangolo eccentrico, quello che rifugge la perfezione
dell’equilatero e la sconcezza dello scaleno! L’Isoscele dell’Eterno... Angoli alla base differenti da sessanta
gradi... Immaginatevi quanto possano, invece, valere... Non lo sapete... Avete passato il vostro tempo
trascurando la ricerca della Verità e di accedere all’Empireo del Dominio della Conoscenza! E allora, i
gradi sono, invece,...un pochino di più di sessantatré... È un angolo la cui tangente trigonometrica vale
esattamente 2, il secondo numero perfetto dopo il 3... E l’angolo al vertice è poco più di 53 gradi, dieci in
meno di quello di prima, mentre questa volta la tangente vale quattro terzi, che non dà un numero esatto,
mentre il suo inverso vale 0.75, esattamente, e i due numeri 3 e 4 forniscono come somma il sette, che si
ottiene dalla somma sostituendo la emme con la ti e le due vocali con la e. Vi vedo tutti stupiti e istupiditi.
Non avete dimestichezza con la Cabala, che è lo strumento fondamentale per capirci, per intenderci.
Capito?
E allora, per espiare la grave colpa che vi portate addosso, dovrete risolvere il Triangolo di Genediltron,
attraverso l’Anagramma dell’Etere, facendo riferimento alla Costellazione di Aragall!
-«Non ne ho capito ‘na mazza!»
-Ingegnati, ingegnati... La Cabala, l’Oroscopo, l’Algoritmo, l’Astrologia, le Effemeridi e i Tarocchi!
-«Sempre di meno...»
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-L’Oroscopo...Questo è l’anno di Venere, e cioè di Lucifero, che è il nome che prende Venere al mattino,
mentre alla sera diventa Vespero... L’Amore s’incontra con la Luce, che dissolve le tenebre onde portare
alla discoverta dell’arcano canovaccio...passando per le tenebre che conservano.
Nessun palpito... Solo stupore...
Amore e Luce... Le due parole si uniscono e si anagrammano producendo Mela e Cuore. Cuore è il
corrispondente di Amore e Mela di Luce, che richiama Lucifero, la Ribellione, Adamo, Eva e, alfine, Ilaròs.
-«Ilaròs?!»
-Ancora ignoranza...
-«Dispensaci conoscenze con i tuoi insegnamenti illuminanti!»
-Illuminanti... Vorreste che vi parli di astri, quindi... Del Sole Lucifero e di Venere, il maggior astro dei
Maya, della sua Superiore Congiunzione con il Sole, delle cinque ripetizioni del ciclo di Venere, che
equivalgono a otto anni, e cioè delle cinque Regine che voi vedete qui con il Sole Apollo Lucifero...
-«Che cosa dice?»
-«Sempre più ermetico...»
-Sapete cosa sono le Effemeridi?
-«Delle suore di clausura?...»
-«Una particolare categoria di lavoratrici domestiche?...»
-Certo! E perché no? Siamo aperti a tutte le interpretazioni. Procedendo in analogia, si potrebbe azzardare
che almanacco sia un animale notturno simile al barbagianni o alla civetta! Non vi pare?
-«Abbiamo la strana sensazione di avere sbagliato...»
-No, non proprio...Sono più che altro delle infermiere che svolgono il turno pomeridiano...
-«Ci sta prendendo per il culo?»
-Per il culo vi prendono loro, con le siringhe...
Dov’è il vostro Gendarme?
-«Quale gendarme?»
-Michele Giannizzero, il vostro volatile pneumatico!
-«Il Custode dell’Harem del Celeste Ignoto?»
-Lui, ora, custodisce soltanto sé stesso e le sue vestigia trasandate!
-«È stato declassato?»
-Diciamo...degassato e messo in rotta.
-Grazie al degassamento, messo in rutto...
-Perché siete qui? Dopo trenta, quarant’anni o forse più, attendete ancora risposte a quei quesiti che allora
vi ponevate, ai quali nessuno fu in grado di fornire spiegazioni convincenti. E ricadete nel medesimo errore
pensando che oggi, a distanza di tanto tempo, la situazione possa essere cambiata e, pertanto, possa
esistere qualcuno, più illuminato di altri e di quanto potesse esserlo prima, magari anche coperto in volto e
non riconoscibile, affinché non induca delusioni premature al solo vederlo in volto, o lui parimenti deludersi
alla vostra vista che quindi mantenete ugualmente nascosta, e comunque non distinguibile tra le tante,
finalmente capace di persuadervi sui grandi problemi del mondo e della conoscenza. Avete timore che lui,
scoprendosi, si manifesti a voi, perché sareste assaliti dal medesimo scetticismo, spesso accompagnato
da dispregio, che fu la molla che vi spinse allora a rifuggire dai ciarlatani di turno e dagli imbonitori alla
ricerca di protagonismo e di platea plaudente. Certi che, se ciò accadesse, sareste assaliti da vergognoso
rossore che vi farebbe assomigliare, così come siete ammucchiati o radunati, a un tegame di pomodori al
fuoco per prepararne la salsa. Quindi, vi celate per buon gusto, magari con costumi dorati e pretenziosi,
per rendere meno avvilenti queste manifestazioni di sudditanza alle quali cedete, sperando che possano
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procurarvi un ritorno esauriente o che l’eccitazione di un’attesa impossibile e mal riposta valga l’umiliazione
del prezzo che pagate.
-«Tu che ci guidi e comandi stai disprezzando il nostro prestigioso e potente sodalizio al punto che ti
manifesti vestito in maniera essenziale e con una semplice e sottile maschera al volto, senza i paramenti e
i drappi del Carisma e della Predilezione che sono richiesti dal cerimoniale e dai rituali!»
-Le cose cambiano e procedono, si disfano e si ricuciono, nuove trame si intrecciano nell’arcano
canovaccio... D’altra parte, vuoi che Apollo, Sole Lucifero, manifesti tutto il suo splendore schermando la
sua stessa magnifica emanazione? Una contraddizione inaccettabile! Alloro e luce sono i miei attributi!
Come farei a illuminarvi dall’interno di un cappuccio attraverso gli occhi che affiorano? Semmai, potrei
ipnotizzarvi guardandovi da distanza ravvicinata. Eppoi, i paramenti sono pesanti e ingombranti e servono
unicamente a distogliere l’attenzione dalle cose più importanti, mentre i cerimoniali e i rituali servono a
distrarre le menti, così come le gesticolazioni di un prestigiatore sottraggono l’attenzione da certi punti per
indirizzarla in altri affinché certe carenze e limitazioni passino inosservate, per non essere, insomma,
sottoposti a verifiche. Diventa improponibile un avvicinamento con intento chiarificatore. Si rimane, quindi,
titubanti e impacciati, timorosi di manifestarsi e allora i paludamenti ti vengono in soccorso per nascondere
la tua imbarazzata impotenza.
-E ora? Che cosa ci resta da cercare?
-La Sesta Regina, la Dama mancante...
-Siamo in Scacco...
-Ma potrebbe essere una donna fittizia...
-Una donna duale...
-E che cosa è una donna nel mondo duale e parallelo?
-Vedete, se per duale intendiamo contrario e opposto, che poi si tratterebbe di dualismo e non di dualità,
dite pure voi che cosa è il duale di una donna.
-Non sapremmo...
-Non potrebbe essere il complementare...
-...dell’oggetto-donna?
-Sarebbe, forse, anche troppo facile, banale, scontato e anche disgustoso.
Ma è il duale e parallelo, quindi è un elemento che scorre, nel suo proprio mondo spazio-temporale,
sovrapponendosi ma non compenetrando il mondo fisico nel quale noi ci troviamo a ipotizzarne un altro.
-Vuoi dire che è una cosa che se ne sta per conto proprio senza rompere troppo, altrimenti se ne
accorgono?
-Bah, forse è proprio così; tanto più banale quanto più assurdo e paradossale pensi che possa essere.
-Forse appartiene alla sfera dell’estasi, là dove si è al di fuori della mente, nell’insania.
-E allora?
-In matematica, una figura può essere costruita in due maniere una duale dell’altra, e precisamente o con
rette o con punti. Un cerchio può essere pensato come un insieme continuo di punti, i quali realizzano
quella linea curva chiusa e sono equidistanti dal centro. Ma può anche essere considerato come l’insieme
delle sue tangenti, quello che viene denominato un inviluppo di rette, che separano due spazi, uno bianco
interno e uno scuro esterno che è colorato dall’intreccio di quelle innumerevoli tangenti.
-Bianco, scuro... Bianco, nero... Che cosa vuol dire?
-Prendi un foglio nero o colorato, di quelli trasparenti che hanno un foglio di supporto bianco al quale sono
aderenti. Ritagliane un disco. La parte scura che rimane è l’universo delle tangenti al cerchio.
-Sono tante, infinite, che fanno uno spazio scuro?
-Esatto. Naturalmente, puoi invertire i termini e i colori.
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-Dualmente...
-Se vuoi... In realtà, però, non può essere completamente scuro... C’è una zona scura e una in penombra
che lo diventa sempre di più quanto più vai verso l’esterno.
-Certo, è chiaro... Sto pensando a quelle architetture che vengono costruite con fili o bacchette sottili o con
steli di vimini con i quali si realizzano superfici, volte, poltrone, cestini...
-Sono le superfici rigate...
-Ah! Rigate e rigatoni, maccheroni e spaghetti, timballi e pasticci! “Ma che barbaro appetito...”
-Che fame!
-Il cocchio non cucina un cacchio!
-Il catino di fuoco! Questo dovrebbe essere il posto più adatto per cucinare!
-O per scottarsi...
-Potremmo cadere nella brace...
-Hai detto il mondo dell’estasi...Come possiamo penetrarci?
-Dobbiamo allestirlo noi?
-Ce n’è uno già pronto?
-In che cosa si identifica?
-L’anagramma di estasi è sestia...
-In pratica, come sesta...
-Cioè, estasi sarebbe una specie di duale della sesta mancante...
-C’entrano i sestieri, eventualmente?
-Quindi, Venezia?
-La Serenissima?
-La Regina del Mare?
-E qual’è qui da noi la corrispondente Serenissima Regina del Mare?
-Qual’è il luogo dell’Estasi?
-Non certo il mare che può essere il luogo della tempesta...
-Temp-estasi...
-E-stàsi, al di fuori della stasi, quindi movimento, agitazione, tempesta...
-State calme...Non inventiamo.
-Sovrapponendosi ma non compenetrandosi...
-Tangente...
-Trascendente...
-Ecco, se volessimo fare un paragone per esemplificare la Dualità, ecco, il duale di tangente potrebbe
essere il trascendente.
-Quindi, la Dualità attiene il mondo del reale e del trascendente?
-Il bianco e il nero, ricordi?
-Sì, reale e trascendente... Ma implicava la disposizione a scacchi!
-Quindi, il bianco e il nero hanno il duale negli stessi colori composti a scacchiera!
-Sconvolgente quanto eccitante!
-Come l’estasi.
-Oppure, la dualità è un miscuglio ordinato, a scacchiera, del reale e del trascendente, in parti uguali
praticamente.
-Ma se è sia l’uno che l’altro, è un’ambiguità?
-Stiamo facendo una grande confusione.
-Ma c’era anche l’immaginario e il salto sbieco, quello del cavallo...
158
-Già... E ora che ci penso più attentamente, quando il cavallo fa il suo salto a piego va a finire su uno
scacco di colore opposto a quello di partenza e quando ripete il salto ritorna al primo colore. Ecco, quindi, il
miscuglio di reale, trascendente e immaginario insieme con una commistione ambigua di bianco e nero...
-Un bel cocktail che sfocia nella dualità.
-Il cocktail non ha il colore di uno dei componenti di partenza.
-Appartiene a un altro mondo...
-...duale...
-Gli scacchi sono il duale di un gioco...
-Vuoi dire che c’è un altro gioco in ballo che non abbiamo visto ancora?
-E quale?
-Una specie di gioco dell’oca?
-Segnato da percorsi tortuosi e intralci?
-Un gioco reale, trascendente o immaginario?
-Ma la fusione del trascendente con l’immaginario non forniva il reale?
-Sì, con certi comandi opportuni, però.
-E come si passa dal reale al duale giocando a scacchi?
-Non c’è dubbio: quando muovi il cavallo!
-Ma allora, per cavalcare questa vicenda dobbiamo muovere il cavallo...
-Sì, dal bianco al nero, continuamente...
-Noi abbiamo cavalcato i cavalli degli scacchi.
-Sia il bianco che il nero.
-E li abbiamo pure portati a spasso
-O loro hanno portato a spasso noi.
-E ci hanno fatto scoprire tante cose.
-Ecco, quelle cose sono la fusione dell’immaginario e del trascendente che producono il reale che è il
corrispondente duale dell’effettiva realtà da cui proveniamo.
-E Pegaso volante?
-Vuoi dire l’Aliante di Fuoco? Quello è andato sfasciato e non conteneva niente al suo interno.
-L’unico pezzo che si muove coerentemente è l’alfiere.
-Certo, sempre in diagonale e sempre sullo stesso colore.
-Quindi, la sesta regina, la duale delle cinque regine, che siete voi, appartiene al mondo degli scacchi!
-È un gioco, allora.
-No, è la regina degli scacchi!
-E dove la vai a prendere?
-Da nessuna parte, è un pezzo di un gioco.
-Ma se è un gioco, non per questo è irreale o una finzione.
-Ma allora, chi è la sesta regina?
-Potrebbe essere un fantoccio, un simulacro molto ben acconciato da sembrare vero, anche se
impenetrabile, incomunicabile e quindi apparente, immobile?
-Abbiamo tralasciato di controllare i pezzi delle regine.
-Dovevamo portarcene una appresso insieme al cocchio.
-Ma il cocchio l’ha allestito Michelazzero.
-Dobbiamo ritornare al Bianco Pantheon?
-Il luogo dell’estasi?
-Certamente lo è stato.
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-Il bianco, il nero e il cavallo degli scacchi sono gli ingredienti che favoriscono l’estasi o la dualità, mentre la
tangente è quell’elemento che trascende il punto interpretando la dualità.
-Prima hai parlato di un simulacro...
-Potrebbe essere che la regina degli scacchi contenga un simulacro.
-Quasi come un sarcofago...
-...che contenga quasi una mummia...
-...o un simulacro, appunto.
-Una statua, quindi!
-D’altra parte, il simulacro di Efisio era stato trafugato per qualche ragione.
-E magari per nasconderlo in qualche pezzo degli scacchi.
-E dove?
-Nel Re!
-No, il Re l’abbiamo distrutto, ricordate?
-Allora, può essere l’Alfiere o la Torre.
-Si imprigiona uno nella torre per lasciarlo morire e poi per conservarlo sepolto.
-In quella Bianca o in quella Nera?
-In tutte e due, come vuole la Dualità in quanto commistione equilibrata del Bianco e del Nero.
-Aspettate... Avranno occultato qualche altro importante simulacro trafugato in precedenza?
-E noi eravamo custodi inconsapevoli e devote di preziosi reperti?
-Per mettere in crisi le confraternite che li avevano in custodia e indurle allo scioglimento per accoglierle
sotto altro comando.
-Torniamo al Bianco Empireo.
-Non ci trasferiamo a San Lucifero e San Saturno?
-Non siamo collegati per via sotterranea, il percorso è interrotto.
-Possiamo andarci a piedi, dall’esterno, in superficie.
-Per non vedere nulla?
-Ma a San Saturno c’è l’abside.
-Per ora è più importante l’Empireo.
-Fai retromarcia e parti.
-Impeto e fulgore come segnale di dominio verso i proni!
Ritorno al Bianco Pantheon
-Eccoci di nuovo al luogo.
-Prendiamo l’ascensore per entrare nell’arena a scacchi.
-Ci siamo..
-Lo splendore è sempre quello.
-Immutato.
-Le pareti così lucide e bianche, eppure tenuemente trasparenti.
-Mi viene un’idea.
-Parla.
-Aveva questo posto un suo telecomando?
-Sì, lo porto. Eccolo.
-Ci sono lettere invece che numeri sui tasti.
-Premine uno.
160
-Vediamo... La D come donna, la R come regina e la F come fata.
-Si accendono degli schermi televisivi giganti su elementi delle pareti traslucide.
-Appaiono figure.
-Sì, figure del mazzo di carte.
-Una regina!
-E nell’altro il dorso della carta.
-La Sesta mancante?
-The Funeral of Queen Mary, il Funerale della Regina Mary!
-Già, in questo c’è quasi tutto: c’è Purcell, c’è la regina mancante, c’è il funerale e quindi le tenebre che
conservano.
-Non è possibile! È tutto dentro il titolo di un’opera di Purcell?
-Ma, materialmente, chi è la sesta mancante o la Regina Mary?
-A questo punto, penso che sia la stessa musica del brano di Purcell o la Musica in quanto Arte, che
coincide con Apollo o con Santa Cecilia.
-Apollo-Lucifero...
-Non ricominciamo a invischiarci nel Botticelli e nella Primavera...
-Se la sesta mancante fosse quel brano di Purcell, staremmo freschi, anzi ben freschi in quanto proprio
all’ombra, nel profondo conservante delle tenebre...
-Vuoi dire che saremmo arrivati ad una conclusione...estrema?
-Facciamo le corna?
-Le corna? La corrida! La regina della corrida!
-Sì, la muleta...Non corriamo troppo.
-Mancante...Che viene meno, che sparisce o tramonta...
-La luna, la regina delle stelle...
-Tramonta la Luna e sorge Apollo...
-E le carte, in che rapporto stanno con Mary?
-Maryfairy...
-La Regina delle Tenebre... Darkness Quenn, Darkness Fairy.
-Non invadiamo il macabro.
-C’è un lungo circuito: Apollo, Cecilia, Purcell, Musica, Carte, Regine, Corrida, Scacchi...
-Il Re è stato distrutto dal Cavallo durante la Corrida...
-In che rapporto sta la Regina mancante con gli Scacchi e la Corrida?
-Se l’uno è stato distrutto e l’altra vuoi che venga scoperta o ritrovata, in quanto è mancante, che cosa
logicamente si deve fare?
-Occorre ancora il Cavallo e dobbiamo simulare di nuovo la Corrida?
-E a suon di Purcell?
-E quale brano?
-Non ne ho la più pallida idea. Dovremmo lasciarci andare ancora con sfrenatezza e umorismo.
-Qui gli schermi ci mostrano le Carte.
-E qui sono conservati i pezzi degli scacchi.
-La volta scorsa non ho notato la presenza delle Regine.
-C’eravamo noi...
-Questo è incontestabilmente vero.
-C’era Apollo, e cioè tu, Lucifero; c’era la musica di Purcell, c’erano i Cavalli e c’era il Re.
-Adesso c’è Lucifero, ci sono le Carte, ci sono i Cavalli, Purcell può essere suonato ancora...
161
-Quale è l’equazione da applicare per scovare l’incognita mancante?
-Vuoi dire quale è il gioco o la simulazione che produca la sua ricomparsa?
-Sì. È ancora la Corrida?
-Beh, direi che sarebbe opportuno cambiare soggetto, anche per rifuggire dalla monotonia.
-E che cosa proponi?
-Il gioco delle Carte, ovviamente.
-Dobbiamo vestirci da Regine?
-Da Regine e da Re.
-Queste figure compaiono sia nelle carte che negli Scacchi!
-E anche il Cavallo.
-È la Dualità, allora...
-E il duale della Corrida e del Toro?
-Il Toro è Apollo o Lucifero...
-E la Corrida?
-Problema imbarazzante...
-L’incognita mancante...
-Allora il Re venne distrutto...
-E ora, invece, la Regina va ricomposta...
-Con quale gioco duale?
-Il gioco, lo abbiamo già detto, è quello delle Carte. Si tratta di ipotizzare quale gioco.
-Che gioco vuoi fare? Qui abbiamo un Re e cinque Regine
-Non possiamo fare nemmeno una scopa...
-Due Regine si prendono le altre due...
-...e il Re restante prende la quinta Regina se esiste anche un Asso.
-Asso a parte, e la Sesta?
-E il duale di Purcell?
-Apollo.
-E del brano di Purcell?
-Prima bisogna sapere il duale di musica o della Musica.
-Se al gioco del toro corrisponde quello delle carte...
-Forse è il Flamenco o il Fandango.
-Abbiamo comunque a che fare con la Spagna...
-Aragona e Aragall...
-Ci sono! Il duale della corrida è un ballo, per esempio il flamenco. Al torero corrisponde il ballerino e al
toro...
-E al toro?
-Non mi sovviene, ciò mi imbarazza.
-Beh, non può che essere il completamento del soggetto stesso che è la danza e, quindi, il danzatore
affronta la danza stessa, che sarebbe il duale del toro, oppure l’interlocutore è il resto dei protagonisti del
ballo e cioè il corpo delle danzatrici, nel nostro caso.
-Vestite da carte da gioco, però.
-D’altra parte, flamenco significa fenicottero e deriva, forse, da fiamma: uccello dalle ali di fiamma.
-Il fenicottero rosa!
-Sembrerebbe coerente con il fatto che il danzatore torea, diciamo, con l’uccello...
-Una visione edonistica...
162
-Di autocompiacimento...
-Come innarcisito di sé stesso...
-Ma allora, quando solleva le braccia arcuandole in parte, come pure le mani, che emergono dai bordi
svolazzanti della camicia candida e impizzata, sta imitando il fenicottero?
-Non lo so.
-”Il piffero e tutte le armonie di guerra invano tentano di allarmare le passioni...”
-E il corrispondente dell’Ode on St. Cecilia’s Day?
-La musica di accompagnamento e il battere di tacchi.
-E quale musica, questa volta?
-Una della stessa epoca di Purcell?
-Non necessariamente.
-E quale autore?
-Autori di flamenco...
-Non ne conosco...o non me ne sovvengono.
-O di fandango...
-Ah, sì...Quello celeberrimo di Boccherini...
-Altrettanto celebre quanto il Minuetto.
-Il famoso Quintetto per chitarra e archi, terzo tempo.
-Fuego e castagnette.
-Roba da Madrid.
-Vi visse a lungo.
-Boccherini... Poco frequentato.
-Una grande mancanza. Di uno che ha scritto quasi 500 opere dovrai pure andare a cimentarti lo spirito di
ricerca per cavarne, fosse anche una sola, tante delizie.
-Conosci qualcos’altro di ugualmente pregevole?
-Un altro quintetto per chitarra ed archi: La Ritirata di Madrid, quarto tempo. Un brano quasi epico, allo
stesso tempo maestoso e pieno di patos e di malinconia, che descrive qualcosa di inesorabile che scende,
come la notte. Mi evoca, in qualche modo, certi quintetti di Schubert, il quale, forse, sarà andato, con tanta
modestia e serietà, a curiosare in quel Maestro.
-La ritirata di che?
-La chiamata a raccolta dei militari, la notte.
-Che ne direste di sovvertire tutto?
-Intendi?
-Danzare la Ritirata come un fandango.
-La musica segue il suo tempo e noi immaginiamo che sia un altro e facciamo fandango?
-Praticamente...
-Seguiamo percorsi paralleli ma che non si intrecciano?
-Vestiti come per una corrida?
-No, vestiti da Carte da gioco che fanno le mosse degli Scacchi fingendo che si tratti di una Corrida.
-Via! Grande liberazione, musica a tutto volume. Chiama i cavalli!
-Accidenti, ora che ci penso, il toro fa delle mosse imprevedibili, degli scarti improvvisi e repentini, che
possono essere paragonate al salto sbieco del cavallo...
-Tutto ciò è una monumentale evocazione della Sesta Mancante.
-Chiama a raccolta tutti i pezzi!
163
-Accidenti, arrivano e, guardate, sono tutti addobbati con i colori delle carte, quelli delle figure, davanti, e,
alle spalle, i disegni del dorso.
-Sapevano già tutto?
-Come lo hanno saputo?
-Sono rituali automatici.
-Come sarebbe?
-Quando imbrocchi la formula giusta, si innesca automaticamente il programma. Roba telematica.
-Avanzano a file serrate, come un esercito.
-Sono come esaltati al suono di questa musica.
-Avanti Lucifero, brilla la luce del tuo fandango!
-Ora aprono un varco...
-...come per fare largo ...
-...alla sesta mancante.
-Fan largo al Fan dango...
-Guardate, avanza una sorta di sarcofago in legno dorato, disposto in piedi.
-E con le ruote.
-Fuori è effigiato come una preziosa carta-regina.
-E dentro, sarà la regina degli scacchi?
-Non credo...Ho l’impressione...
-Anche tu hai quel presentimento?
-Quale?
-Che sia vuoto?
-La sesta mancante...all’interno del baule...
-È vuoto in quanto mancante?
-Non resta che vedere aprendolo.
-Ma la settima diminuita e la quinta eccedente equivalgono alla sesta?
-Hai ancora voglia di scherzare?
-Lo apriamo?
-Dopo tutta questa messa in scena, dovrà aprirsi da solo o non aprirsi.
-Dovrai fargli il fandango dei sette veli per farla uscire.
-Dovrebbero bastare sei...
-No, cinque, perché il sesto non ce l’hai, manca.
-Non riducetemi in mutande...
-Apriamolo.
-Non c’è toppa.
-Con il telecomando.
-Proviamo: R come Regina.
-Si apre.
-La regina degli scacchi!
-Ciò è abbastanza giusto.
-Speriamo che non sia una matrioska.
-Sembra tecnologica come i cavalli.
-I cavalli dovevamo montarli, per guidarli e farli saltare.
-E questa? Da che parte la prendiamo?
-Se fossi in te, la prenderei per mano o le offrirei il braccio.
164
-Molto elementare e naturale. Posso portarla anche a cavallo o sul cocchio.
-Muoviti, non essere impacciato!
-È la prima volta che prendo per mano un manichino.
-Bella!
-Che perfezione, sembra vera. Una dama vera travestita da scacco. Ha una tuta totale, che le investe
anche il capo, color domino, decorata con motivi floreali multicolori. Muove gli occhi, dischiude la bocca e
sorride. Lì dentro c’è qualcuna che si beffa di noi, maliziosamente ironica e compassionevole.
-C’è un modo per saperlo.
-Quale?
-Baciala!
-Baciarla? Questo coso? Anche se divinamente bello... Beh, da divino a divino, in quanto Febo... Posso
provare. Non perdo reputazione. Anzi, guadagno esperienza. Ti bacio, regina del duale. Che tenera
collisione. Aiuto, mi afferra! No, è un abbraccio. Ma sei tutta morbida... Sono entrato nel mondo duale,
dove è morbido ciò che nel suo anti-mondo, e cioè nel reale, è duro, anche se tecnologicamente ha le
sembianze del tenero? Non parli?
-Per tutta risposta gli ha di nuovo tappato la bocca.
-Però, ti muovi...
-Apre anche la bocca, per baciarti...
-I movimenti fondamentali li conosci... Sei promossa. Adesso, che fai? Vuoi ballare?
-Sta riprendendo confidenza con l’altro mondo...
-Ballala col Fandango!
-Avanti! Sei espertissima. Leggera e... travolgente.
-Balla una sorta di valzer molto spericolato.
-Volteggi avvolgenti...
-Ora il toro è lei e tu il toreador, con il tuo estoque e le tue veroniche.
-Le veroniche, eccole, lo stocco è pronto!
-Girano sempre più forte.
-Sono un unico vortice.
-Un super spin!
-Il fandango sta andando a fan-culo.
-Si svincola...
-Danza rapidamente lungo tutta la sala.
-Sembra impartire ordini a tutti i pezzi.
-Guardate, si allineano come un drappello...
-...e, al suono della Ritirata, si defilano.
-E ora, si riavvicina a lui rapidamente...
-Gli balza addosso...
-Lo serra in un abbraccio simbiotico...
-Che simpatica affettuosa creatura! Immagino che per te sia giunto il momento di parlarmi...
-Certo. Dimmi, chi sei?
-Lucifero il Magnifico, protettore della Scienza e delle Arti, nemico del sopruso, della prepotenza e
dell’imposizione.
-Sei solo... magnifico.
-Ti contenti di poco...
-Quanto basta...
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-Come in farmacia...
-E noi, stiamo a guardare?
-Serriamoli in un circolo stringente.
-Un nuovo gruppo delle Grazie.
-Le Donne della Primavera si sono riunite e strette in maniera inseparabile intorno ad Apollo.
-Certo, giusto! Avremmo dovuto capirlo subito. La sesta mancante era quella corrispondente al dipinto del
Botticelli.
-Quella che veniva non si sa se trattenuta o sospinta.
-Sì, la ninfa Clori, trattenuta da Zefiro.
-Già, Zefiro, uno che soffia...
-Certo, il Michelazzero, il pallone sgonfiato delle sue scoregge.
-Il solito maniaco delle prigioni altrui.
-Ti chiami Clori?
-No, sono Fataregina.
-La Regina delle Fate?
-No, la Fata delle Regine delle Carte.
-Quindi, la Fata del Mazzo!
-Del Mazzo Aureo...
-Certo che, a stare lì dentro, ti sei fatta un mazzo...
-Ora è tutto chiaro, non era Venere del dipinto ma Clori.
-Ecco, le Regine del Mazzo sono riunite insieme con il Re e, dualmente, le Carte si uniscono al mazzo in
questa maniera circuente.
-Sbagli! Le Regine si riuniscono nel Mazzo, il Mazzo è composto soltanto da sei Regine.
-Tu non sei il Re, tu sei il Mazzo stesso.
-Quindi, io dovrei fare il Mazzo a voi... Con tutto il mio cuore e con tutta la dedizione... Ma, allora... Io
dovrei essere una entità fittizia mentre voi, in quanto Regine...
-Tu sei, in quanto duale, vero e, ti assicuro, molto vivace.
-Sì, lo posso testimoniare: per le sue veroniche e per lo stocco.
-Sei stoccante...
-Grazie...
Finale
-Quando finirà questa storia?
-E come?
-Non sappiamo. Sappiamo come e quando è iniziata ma non come e quando finirà.
È come l’universo. Si crede di sapere come iniziò, ma non quando o esattamente quando, e nessuno sa
come e quando finirà. Chiunque può argomentare su di esso quanto e come vuole, ma non si possono
fare che ipotesi e supposizioni, proiezioni e previsioni che non potranno essere controllate e verificate, e
ciò tantomeno in anticipo, e tantomeno ancora saremo in grado di riprodurre il fenomeno.
-Possiamo pensare che possa finire in maniera simmetrica a quella iniziale?
-O forse duale?
-Sarà come un’ellisse?
-E cioè?
-È partito da zero e fortemente impennato, raggiunge un massimo addolcito e poi muore in maniera
simmetrica.
-Come una mezza ellisse?
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-Sì, come una mezza.
-E allora, se ci fermassimo a questo punto, potremmo dire che la storia si ferma qui?
-E se decidessimo di procedere, potremmo pensare come continuerebbe e come si evolverebbe?
-No, perché si evolve come procede e la previsione coincide con il controllo del procedere, con l’assistere
agli avvenimenti e cioè con la constatazione e la consapevolezza di ciò che accade o dell’attuale.
-E in maniera duale, cosa sarebbe?
-Non saprei. Forse, in altro luogo, un’altra vicenda...
-Con altre, differenti da noi?
-Siete insostituibili, non esiste il vostro duale. Il vostro duale si identifica nella coincidenza e nella identicità.
-E ora?
-Sei bellissima e affascinante.
-Uhm...
-Questa smorfia di perplessità, incredulità e disappunto è disarmante per me. Infrange l’entusiasmo e
scoraggia il corteggiamento. È come quando un vetro viene incrinato... beh, facciamo un cristallo; perde
quella bellezza e quella trasparenza che gli provengono dallo spessore, dal colore e dagli spigoli
carezzevoli. Improvvisamente, subentra la delusione: diventa opaco e rugoso, pungente e fastidioso, e
suscita avversione.
-Queste parole le abbiamo già sentite...
-Stavi esagerando...
-Il sole esalta i tuoi colori e la tua espressività e, proiettandoli in questo azzurro che oggi distende e
apparecchia di carezzevoli brezze...
-Ti stai evaporando in inauditi apprezzamenti.
-È l’effetto del rientro, del recupero... E ora, al suono della variazione più esaltante della Ritirata, andiamo
incontro a questo cielo e a questo mare, entrambi azzurri e uguali che l’orizzonte svanisce nel confronto.
-E lo rende come l’universo, dove ogni punto può esserne considerato il centro...
-...laddove il mare diventa il duale del cielo.
-Amen.
Composizioni musicali citate nel testo
Johannes Brahms, (1833 ;1897). Ouverture Accademica (p. 13).
Henry Purcell (1659;1695):
The Funeral of Queen Mary (p. 55, 57, 97, 166).
Ode on St. Cecilia’s Day: Sinfonia (p. 73, 140): The fife and all the harmony of war (p. 76, 87); Wondrous
machine (p. 87). RSI/rete2, Amadeus, DDD, AM 073-2.
The Fairy Queen (p. 88, 101, 103): Ingresso di Apollo, Atto IV, (p. 144, 121). Archiv Produktion, Polydor
International GmbH, Hamburg, DDD 419221-2.
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The Golden Sonata (p. 102). Chandos Records LTD, Colchester, England, Chandos Digital, Chan 8763.
King Arthur (p. 107): Atto V, Ritornello (Venus). ERATO, DDD 4509-98535-2.
Wolfgang Amadeus Mozart, (1759;1691). Le Nozze di Figaro :Se vuol ballare signor contino. (p.95).
Antonio Vivaldi, (1675;1741). Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione (p. 77, 101).
Le Quattro Stagioni (p. 92).
Johann Sebastian Bach, (1685;1750). Concerto per organo BWV 594, primo movimento, allegro. (p. 96).
Amadeus, Archiv produktion, 437614-2.
Franz Joseph Haydn, (1732;1809). Sinfonia dell’Orologio (p. 102).
Rimsky Korsakoff, (1844;1908). Il Gallo d’oro (p.111).
Modest Mussorgsky, (1839;1881). Quadri di un’esposizione: La grande porta di Kiev (p.149).
Una notte sul monte Calvo (p. 115).
Luigi Boccherini, (1740;1805). Quintetto per chitarra, 2 violini, viola e violoncello No. 9, G 453:
La Ritirata di Madrid, (p. 168). Deutsche Grammophon-Amadeus AM 045, 439261-2.
Opere pittoriche citate nel testo
Antonio Caboni. “La Gloria di Santa Cecilia”, Volta della Cattedrale, Cagliari (p. 97).
Giambattista Tiepolo. “Ritratto di donna con domino e tricorno”, The National Gallery, Washington, (p.
99).
“San Michele Arcangelo”, Retablo, Pinacoteca Nazionale, Cagliari (p. 101).
Paolo Veronese. ”Giunone versa i suoi doni a Venezia (p. 107), Palazzo Ducale, Sala del Consiglio dei
Dieci.
Sandro Botticelli. “La Primavera”, Galleria degli Uffizi, Firenze, (p. 111, 117).
Domenichino. (1581, Bologna, 1641 Napoli). Santa Cecilia, Olio su tela, Museo del Louvre, Parigi (p.
145).
Andrea Sacchi. “Marcantonio Pasquilini incoronato da Apollo”, Metropolitan Museum, New York, (p. 146).
Carlo Saraceni. “Santa Cecilia”. Galleria d’Arte Antica, Roma (p. 146).
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MISTERO MEDIEVALE