Passaggi di tempo Notizie dall'Istituto Comprensivo Statale Fabrizio De André - n. 9 - Febbraio 2009 In Tivù, nel nome del “nostro” Fabrizio De André EDITORIALE “In anticipo sullo stupore” di Giuseppe M. Facciorusso Storica partecipazione della Scuola allo special televisivo dedicato al grande cantautore e poeta di Sergio Leondi Domenica 11 gennaio 2009, ore 20,55: “Meno tre, due, uno: IN ONDA!!!”. Su RAI3, in diretta, dal vivo, adesso c’è la nostra scuola, ci sono i nostri alunni. Ci vedono e ascoltano in tutta la Penisola, e non solo. Siamo lì per tributare anche noi un appassionato omaggio a Fabrizio De André, nel decimo anniversario della - ahimé dolorosa - scomparsa, nell’ambito di un’edizione speciale del programma “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio con Dori Ghezzi, tutta incentrata sulla figura e il lavoro artistico di De André. Noi, e non a caso: perché i primi in Italia ad aver intitolato l’Istituto Comprensivo in cui viviamo e lavoriamo al grande cantautore, musicista e poeta genovese. Proprio noi, e non altri: per aver scelto con orgoglio, prima di qualunque altra istituzione scolastica, di improntare la nostra azione pedagogica, educativa e di vita comune al massimo cantore moderno - anticonformista per eccellenza - della diversità, della solidarietà senza barriere, all’anarchico e ironico alfiere della libertà, della pace e della giustizia sociale, pure a costo di andare controcorrente (lui e… noi), in (apparente) “direzione ostinata e contraria”, come recitano il verso di una sua canzone e la straordinaria raccolta postuma che riassume il senso dell’opera complessiva dell’affabulatore Faber (affettuoso nomignolo coniato dall’amico d’infanzia Paolo Villaggio). Il cantautore Roberto Vecchioni durante le prove dello spettacolo In una dichiarazione resa alla stampa, il Dirigente Scolastico Giuseppe Facciorusso ha commentato: “Essere co-protagonisti di tale iniziativa, è stata una grande emozione, a cominciare dai ragazzi, che hanno affrontato questa avventura con grande impegno e serietà. “Dedicando nel 2000 l’Istituto a De André, ci siamo assunti un impegno importante, la responsabilità di educare alla cultura e ai valori che Fabrizio ‘rappresenta’. Con gli studenti abbiamo lavorato moltissimo sui testi delle sue canzoni: non soltanto dal punto di vista musicale, non solo seguendo il valore letterario dei suoi versi. segue a pagina 2 FABRIZIO - Sapevo che era importante dare un nome ad una istituzione scolastica che, nascendo, doveva ancora costruire la sua identità culturale. Sapevo anche che il nome doveva essere scelto subito perché avrebbe aggiunto valore e significato al compito formativo che la comunità cittadina ci assegnava dal 1 settembre del 2000. Sapevo infine che i nomi non sono tutti uguali e che per una scuola colta allo ‘stato nascente’ serviva un nome che avesse – come direbbe Landolfi – “una carica di destino” più forte di quella che in genere hanno tutti i nomi. Fu così che – a partire da dicembre del 2000 e solo dopo una dolcissima lettera di assenso di Dori Ghezzi – cominciai a constatare quotidianamente lo stupore che assaliva chiunque venisse a sapere dell’esistenza di una scuola con il nome di Fabrizio De André. Allora come oggi mi accade di accennare un sorriso sornione quando mi chiedono il perché di quel nome e di immaginare che Fabrizio avrebbe risposto con una delle sue più fulminanti invenzioni linguistiche: - Per essere in anticipo sul vostro stupore -. DORI - Devo innanzitutto chiedere venia a Dori perché so che non ama per nulla che si parli di lei. Avendo però avuto il privilegio di incontrarla, non posso non rendere pubblico un pensiero che si è sempre più strutturato dentro di me, fin da quando l’ho incontrata la prima volta, una sera di maggio del 2001, nel nostro Teatro ‘De Sica’ gremito all’inverosimile e con più gente fuori che dentro. Credo infatti che se Fabrizio De André continua e continuerà ad avere un ruolo affatto secondario nella storia della cultura contemporanea, lo deve alla tenacia tutta femminile ed alla impressionante forza di “mama Do – Dori”. Di una donna che – come ha scritto recentemente Stella Pende – “si porta tatuata addosso la bellezza di una storia d’amore infinita”. FABIO - La struttura delle interviste di Fazio ai suoi ospiti è davvero straordinaria. Il suo dialogo con Renzo Piano – offerto a noi tutti come prologo allo Speciale per Fabrizio dello scorso 11 gennaio – credo abbia lo spessore di un vero e proprio paradigma di cultura televisiva creata dalle parole, dai gesti, dagli sguardi, dagli oggetti su un tavolo, da una grande vetrata oltre la quale le fronde degli alberi si muovevano appena e la pioggia cadeva tanto lievemente da apparire educata. E che dire del sorriso – un po’ infantile, ma anche diabolicamente complice – con il quale Fabio ha dato vita alla macchia di inchiostro che campeggiava silenziosa sul taglio della mano destra di uno dei più geniali architetti contemporanei. Superbo. Come Genova. Genova, appunto. Protagonista assoluta di un intelligentissimo ed emozionante epilogo che ha riconsegnato Fabrizio al mare. Attraverso la melodia mediterranea di “Creuza de mä” diffusa dal e sul Porto Vecchio dalle voci di Mauro Pagani e Cristiano De André e attraverso il suono della sirena di un battello che lanciava altissime due colonne d’acqua che si incrociavano con la Lanterna, quasi a disegnare un vero e proprio tempio marino. E se – interpretando come posso le suggestioni sparse nel programma di Fabio - affermassi che “Creuza de mä”, “Sidùn”, “ ‘A çimma”, “Megu megùn”, “ ‘A cumba” costituiscono la naturale colonna sonora delle “Memorie del Mediterraneo” scritte da Fernand Braudel, forse il più grande fra gli storici del XX secolo? ROBERTO - Una mattina dello scorso novembre fu Elena Valdini a raggiungermi telefonicamente per chiedermi – a nome di Dori Ghezzi e della Fondazione Fabrizio De André – la nostra disponibilità a partecipare allo Speciale televisivo che Fabio Fazio stava preparando per ricordare Fabrizio. Quando Elena mi informò anche del fatto che sarebbe stato Roberto Vecchioni ad interpretare una o due canzoni di Fabrizio, non riuscii a nascondere la mia gioia. segue a pagina 8 Passaggi di tempo Febbraio 2009 2 In Tivù, nel nome del “nostro” Fabrizio De André segue dalla prima pagina Dori e Fabrizio “Soprattutto, Fabrizio ci ha insegnato dei valori importanti, che cerchiamo di trasmettere: la tolleranza, la considerazione degli altri, la capacità di capire che ogni individuo porta con sé un carico di ricchezza e di umanità”. LA DIRETTA TV CON VECCHIONI Ed ora, “vai con la diretta”, ecco la sintesi della partecipazione del nostro Istituto Comprensivo: “Ninetta mia morire di maggio / ci vuole tanto troppo coraggio…”; sono i versi celeberrimi de La guerra di Piero, qui interpretata dal Professor Roberto Vecchioni, estimatore e collega di De André, tanto vicino alle sue tematiche. L’artista milanese ha focalizzato il suo intervento e contributo sul tema “guerra-pace” - una sorta di mini-lezione, vedasi il testo integrale a pagina 7 -; anche perché, ha spiegato presentando la canzone, la guerra “oggi è drammaticamente ancora attuale; ci sono ancora tra noi due uomini, Piero e l’altro, in un campo di grano, che si guardano, e chi spara per primo pensa di vincere, però non è così, perché non è che chi spara per primo vince: perdono tutti”. È seguito poi il pezzo altrettanto famoso Girotondo, cantato da Vecchioni insieme ai nostri studenti (una nutrita rappresentanza, a nome di tutti gli altri), e introdotto così: “De André ha scritto una bellissima favola di guerra per i bambini, e poi anche per i grandi; io invito tutti i genitori, quelli che ci sono e quelli che ci saranno, a far sentire questa canzone ai loro bambini, già in culla”, perché comincino “a comprendere che cosa sia l’amore per gli altri, perché questa canzone è piena dell’amore per gli altri”. Per l’occasione l’anfiteatro delle Scuole e molti molti altri letterati). Nulla ha avuto di retorico, nostalgico e triste l’intera manifestazione (Fabrizio l’avrebbe aborrito); “deve essere una festa, per Fabrizio”, aveva esclamato Dori Ghezzi all’inizio dello special, e così è stato; inoltre l’esecuzione e l’interpretazione dei suoi pezzi, i commenti, sono stati un’occasione formidabile per riflettere sui diversi argomenti che lui aveva fatto oggetto di attenzione per tutta la vita, in pubblico e in privato. PER NOI UN VERO ONORE, EPPOI… Primarie di via Goldoni, da chi lo frequenta abitualmente chiamato “la moquette verde”, era stato trasformato in uno studio televisivo, abbellito da centinaia di disegni multicolori realizzati dagli alunni, ispirati alle opere di Fabrizio De André; l’emozione faceva battere i cuori a mille, perché tutti noi avevamo coscienza di partecipare a un evento che non esito a definire “storico”, che resterà fissato in maniera indelebile negli annali della televisione e della cultura. Intorno, registi e scenografi, tecnici del suono, delle luci, cameramen, e chi più ne ha, più ne metta. Tutti quanti noi, dai ragazzi, dal Dirigente Scolastico ai Docenti, ci sentivamo oltremodo fieri di offrire il nostro “piccolo-grande tributo” all’aedo che tanta parte è stato ed è della cultura nazionale e popolare (Roberto Vecchioni ha dichiarato che De André “è uno dei più grandi poeti del Novecento italiano”; idem Fernanda Pivano, chiarissima intellettuale e scrittrice, già ospite in un nostro spettacolo al Teatro De Sica, L’essere stati invitati a prendere parte al decennale per De André, ci ha lusingato molto, è stato un vero onore; forse è stato altresì, un po’, il giusto riconoscimento del nostro operato pure nel campo dell’educazione musicale (quest’anno abbiamo ottenuto la prestigiosa qualifica di Istituto ad Indirizzo Musicale, unica nel Circondario). Per noi del giornale tutto ciò ha infine un risvolto particolare; questa, lo ripeto, non è solo la prima scuola a “portare alto” il caro nome di Fabrizio De André, ma è per di più quella che in anticipo sui tempi e su tutti si è data un efficace strumento di informazione e discussione che riprende alla lettera il verso di una sua famosa ballata, “Anime salve”: come ebbe a spiegare con sentimento il Preside Facciorusso sul numero iniziale della serie, Passaggi di tempo “afferra i significati che il tempo ha lasciato passando attraverso le menti ed i cuori di quanti abitano le aule delle nostre Scuole”. Un giornale, questo, che si avvia anch’esso a celebrare un “anniversario” assai speciale: i suoi primi dieci… numeri; un traguardo straordinario realizzato nell’arco di una manciata di anni (in primavera organizzeremo un Convegno apposito); il quale giornale mi sia concesso dire - ha pochi epigoni, e ci riserva splendide soddisfazioni, come testimoniano il primo premio vinto nel concorso nazionale riservato ai periodici scolastici, bandito dall’Ordine dei Giornalisti, e altri ambiti riconoscimenti. Farlo “nel nome di André”, sotto la sua egida e ispirazione, avendo come “bandiera” parole sue, ci esalta, sprona la Redazione di alunni e Docenti a realizzare un prodotto, per quanto possibile, sempre più adeguato alla grandezza e alla semplicità solenne dell’indimenticabile Faber, onnipresente e fraterno “compagno di viaggio” per tutti noi. Prof. Sergio Leondi Responsabile di “Passaggi di tempo” Roberto Vecchioni mentre autografa una copia di “Passaggi di tempo” Dentro e dietro la notizia Come nascono i nostri articoli del giornale “Che bel pezzo! Ma che notizia! Non lo sapevo!”. I nostri lettori probabilmente esclamano così quando fanno scorrere gli occhi curiosi sugli articoli di “Passaggi di Tempo”. Oppure possono anche lasciarsi andare a critiche non proprio “carine”. Sapessero quanta fatica costa, realizzare un “pezzo”! Sì, perché noi, piccolo gruppo di “operai della notizia”, ci facciamo non in due, ma in quattro, per poter fornire informazioni su quanto avviene nel nostro Istituto. Ora vi illuminerò su come nasce un articolo di “Passaggi di tempo”. Dal Direttore Responsabile del giornale Professor Sergio Leondi, ci viene assegnato un argomento, che sviluppiamo inizialmente nel Laboratorio di Giornalismo, ma anche come homework durante la settimana. Se l’articolo lo completiaQui sotto e a destra: i ragazzi del laboratorio di giornalismo mo sul computer di casa, lo trasportiamo mediante “chiavetta” su quello della scuola. Tutti i martedì e giovedì pomeriggio ci ritroviamo nell’aula di informatica per valutare i nostri lavori, li esponiamo ai “colleghi” del Laboratorio e li sottoponiamo a una singolare votazione, ogni volta attuata con diverse metodologie (alzata di mano, votazione da 1 a 10, ecc.). Ma il giudizio finale rimane sempre al nostro Mega-direttore Prof. Leondi, che quando necessario ci corregge e ci “taglia”. Una volta stabilito quale articolo verrà pubblicato, si passa a un nuovo argomento. L’impegno che questo lavoro richiede non è indifferente. Per essere un buon giornalista non basta saper scrivere in maniera corretta. Se l’articolo inizia in modo noioso, siete voi lettori i primi ad abbandonarlo, e giustamente. Quando presentiamo i nostri “pezzi”, ognuno di noi spera che sia il proprio ad andare “avanti”, ma è proprio perché ciascuno di noi è il primo lettore di questi articoli ancora inediti, che dobbiamo essere molto critici con noi stessi, capire quale è l’articolo più “attraente”, che stimola la lettura (insieme alla corretta informazione), affinché si possa dar vita ad un giornale giovane, impegnato e sempre stuzzicante, requisiti essenziali per un buon successo. Cristian Semeraro, 1C “Virgilio” Febbraio 2009 Canta, oh cantastorie! Franco Trincale si è esibito nella nostra scuola e ci ha catturato con la musica e il canto Un cantastorie? Ma esistono ancora? Ma chi sono? Queste erano le domande che circolavano nelle menti di noi ragazzi quando abbiamo saputo che uno di questi narratori, anzi, addirittura uno degli ultimi, sarebbe venuto nella nostra scuola. Il tempo volò come “fogli di calendario al vento”, e finalmente arrivò il momento tanto atteso: era il 28 novembre. Ed eccolo lì, Franco Trincale, l’ultimo cantastorie d’Italia, sul palco della nostra Aula Magna: un simpatico ometto un po’ panciuto, con tanta barba brizzolata e piccoli occhietti vispi che trasmettono un’atmosfera di serenità e allegria. Prima che egli cominciasse lo spettacolo, guardammo un filmato che parlava dei cantastorie e di lui in particolare; scoprimmo così che la nobile arte dei cantastorie risale al tempo di Omero, poeta greco che cantava le gesta degli eroi accompagnandosi con la cetra. Ora questa mirabile attività è quasi scomparsa, con l’avvento della televisione (divenuta, a dir la verità, quasi una necessità per noi ragazzi) e delle altre tecnologie moderne, che ci hanno tolto il piacere del contatto umano. Trincale è di origine siciliana e le sue storie-canzoni sono in gran parte ispirate ad eventi di attualità, tanto che lo stesso autore definisce la sua opera come “giornalismo cantato”. Franco è stato vicino alle posizioni del movimen- to operaio e negli anni ’70 si è spesso esibito nelle fabbriche durante gli scioperi. L’8 dicembre scorso gli è stato conferito il prestigioso Ambrogino d’oro da parte del Comune di Milano. Franco Trincale ci ha intrattenuto inizialmente con “Colapesce”, una leggenda del suo paese, che in maniera epica cerca di spiegare come la Sicilia non sprofondi nel Mediterraneo; in seguito c’è stata la storia della “Barunessa de Carini”, paragonabile a quella successiva della principessa Diana d’Inghilterra, morta in circostanze un po’ misteriose; infine egli ci ha cantato la storia del Teatro alla Scala di Milano, costruita sulle polveri della Chiesetta di Santa Maria alla Scala. E’ stato interessante apprendere che il famoso teatro fu bombardato durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito più sfarzoso di prima. Che bello imparare in questa maniera…. dovremmo proporlo ai prof! La chitarra di Trincale suonava note e scandiva ritmi coinvolgenti, tanto da “catturare” anche i ragazzi più “vivaci”. Insomma, dobbiamo adottare la “Trincale-terapia”, se vogliamo più attenzione da parte di tutti nelle nostre aule? Che altro aggiungere? Speriamo che ci sia qualcuno che perpetui la sua arte, perché sarebbe un vero peccato doverla perdere. Bravo Franco! Senza fiabe, che mondo sarebbe? Talvolta, trasportati dal vento del passato, come echi di ricordi lontani giungono a noi “incipit” di proemi famosi e si spalancano memorie sopite: “Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l’ira funesta…/ Le donne, i cavalieri, l’arme, gli amori, le cortesie, l’ audaci imprese io canto… / Canto l’arme pietose e ‘l capitano che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo… / C’era una volta tanto tempo fa…”. Venerdì 29 novembre cadevano candidi fiocchi di neve: copiosi hanno spiegato una bianca coltre, quasi a voler ovattare il paesaggio E forse non si sbagliavano: Trincale ci ha portato in dono storie di ieri e di oggi, e forse ha compiuto una magia: ha trasportato grandi e bambini nel mondo incantevole delle fiabe. Un tempo, prima dell’avvento della scrittura e della stampa, i cantastorie rappresentavano l’unico tramite culturale tra il popolo analfabeta e il mondo epico e poetico; ma oggi, in questa società multimediale e informatizzata, quale funzione, quale utilità hanno ancora un cantastorie e i suoi “cunti”? Umanamente accrescono il bagaglio delle conoscenze e delle esperienze Il “cuntastorie” Franco Trincale nell’Auditorium dell’Istituto Cristian Semeraro, 1C “Virgilio” Ritmi scozzesi: ed è subito festa! Il 7 novembre scorso l’atrio della Scuola Primaria dell’Istituto De Andrè ha visto la presenza di un evento tutto particolare e divertente, che ha destato l’attenzione di alunni e adulti: musiche e danze tipicamente scozzesi con David Vivanco, musicista e ballerino inglese della tipica “ceilidh”, ovvero della divertente e allegra danza gaelica, il quale per ben cinque settimane è stato richiesto con molto successo in scuole e teatri del nord Italia. Kilt verde a righe in tartan di lana, uno sporran, cioè la caratteristica borsetta di cuoio, calzettoni bianchi muniti di flashes o risvolti, e le scarpe tipicamente scozzesi; l’artista passa con maestria dall’inno francese a quello italiano, suscitando il sorriso degli astanti. A presenziare, il Dirigente Giuseppe Facciorusso, alunni e insegnanti della scuola, la Dirigente dell’Istituto Comprensivo di San Giuliano Milanese, Professoressa Ferri, e cittadini di Peschiera Borromeo. The Wild Rover, Wild Mountain Thyme, Three Craws Song, Broom o’ the Cowdenknowes, sono solo alcune delle melodie famose intonate, accompagnate dalla chitarra e dalla scottish smallpipe, ovvero un tipo particolare di cornamusa di piccole dimensioni, costituita dalla sacca di stomaco di capra e da un mantice soffiato. E così, con la sua voce calda e con il suo ritmo travolgente, David Vivanco cattura il pubblico entusiasta. “Possiamo ritenerci soddisfatti dell’evento - dice la profes- Passaggi di tempo 3 soressa Flavia Spurio, organizzatrice dell’incontro -; nonostante fosse la prima volta che il nostro Istituto si interessava a uno spettacolo in cui c’è un’interazione attiva del pubblico, la risposta è stata molto positiva. I ragazzi, in due gruppi separati, hanno cantato e ballato le danze proposte con molto entusiasmo. È un’attività ludica che si trasforma in didattica nel momento in cui i ragazzi entrano in maniera così diretta negli usi e costumi di un popolo”. Prof. Rita Vecchio David Vivanco si esibisce con la sua piccola cornamusa nella palestra di Bettola circostante e frenare i vorticosi ritmi moderni per farci cogliere meglio lo spirito dell’evento, e riportarci indietro nel tempo. All’Istituto De Andrè è giunta non la semplice eco di un tempo andato, bensì la voce di colui che della memoria del passato ha fatto la sua ragione di vita: Franco Trincale, definito da molti l’ultimo cantastorie. Nato a Militello, arrivato nel primo dopoguerra a Milano, qui ha riproposto la nobile arte dei “cuntastorie”, tradizionale figura di intrattenitore ambulante, che si spostava di città in città e di piazza in piazza raccontando una favola, una storia, un fatto, con l’aiuto del canto e spesso di un cartellone in cui erano raffigurate le scene salienti del racconto. Le canzoni di Trincale sono in massima parte ballate dalla vocazione informativa, provocatoria, satirica; ispirate a eventi di attualità, tanto che lo stesso autore definisce la sua opera come “giornalismo cantato”. Quest’anno la città di Milano ha voluto premiarlo con l’Ambrogino d’oro, massima onorificenza meneghina, per aver “saputo utilizzare significativi elementi di cultura popolare”. Non da meno il nostro Istituto, sempre attento a valorizzare la musica e le tradizioni folkloristiche, ha invitato Trincale per portare a conoscenza degli alunni usi e costumi dei nostri “nonni” che sono ormai caduti nel dimenticatoio, ed anche per contribuire alla crescita culturale dei ragazzi attraverso la riscoperta delle proprie radici culturali. L’aula magna della “Virgilio”, a dispetto del gelo esterno, era riscaldata dal tepore umano degli alunni di prima media, curiosi e scalpitanti in trepidante attesa. Luci soffuse e sullo sfondo pannelli illustrati, perché dove non arriva la voce e la musica c’è l’immagine, e lì al centro del palcoscenico un sorridente ometto, dalla lunga barba bianca. Data l’atmosfera e le sembianze, ai “primini” è sembrato Babbo Natale giunto a premiarli delle loro prime fatiche scolastiche. necessarie alle nuove generazioni, per guardare al futuro con maggiore fiducia e speranza, portano alla loro attenzione quel segmento del nostro patrimonio culturale rappresentato dal lavoro e dalla fantasia dei cantastorie. Didatticamente sono propedeutici a sviluppare le capacità di ascolto, la comprensione del linguaggio dialettale, ad ascoltare il linguaggio musicale. Analizzare il genere della fiaba è una tappa d’obbligo nella programmazione curricolare della prima media, perché la fiaba avvicina gradualmente i ragazzi al testo narrativo, si presta agevolmente ad un’analisi strutturale, sviluppa un metodo trasferibile ad altri ambiti, offre chiari repertori di situazioni emotive. Gli alunni di conseguenza sviluppano competenze di base nell’individuazione degli elementi narrativi (tempo, spazio, personaggi), ampliano queste competenze estendendole alla suddivisione in sequenza e alla stesura di titoli relativi, ricercano e individuano le emozioni e i messaggi positivi che trasmettono le fiabe. Trincale ha portato storie vive, storie positive, rese divertenti dall’intonazione e dai gesti che hanno accompagnato il racconto di questo “nonno” un po’ speciale. Senza fiabe, che mondo sarebbe? Fiabe per crescere, per imparare e per sognare. Allora cantastorie, riprendi il tuo canto, raccontaci un’altra storia: “C’era una volta è c’è ancor oggi un cuntastorie…”. Prof. Tina Palmieri Passaggi di tempo Febbraio 2009 4 Nella “casa” di Robin Hood Inghilterra? Tutto Ok! Impressioni sulla vacanza-studio a Nottingham, Gran Bretagna Per la prima volta la Media “Virgilio” ha compiuto una vacanza studio all’estero A mio avviso è stata un’esperienza stupenda. Il 6 luglio 2008 alcuni di noi sono partiti, con la scuola, per una vacanza-studio che si è rivelata molto divertente, ma che ci ha anche aiutato ad imparare meglio la lingua inglese. Infatti siamo andati in Inghilterra, più precisamente a Nottingham; non solo, nei quindici giorni a nostra disposizione abbiamo anche visitato la capitale Londra, la piccola York, l’università di Cambridge e molto altro. A proposito di Nottingham, questa è la città dove si trova la famosissima foresta di Sherwood, la Noi insegnanti di lingue straniere lo sappiamo bene: non c´è modo migliore di imparare una lingua straniera, che quello di andare all’estero e studiarla sul posto, vivendo in mezzo alla gente. “Un progetto un po’ ambizioso per una scuola media”, pensavo fino allo scorso anno, quando già allora alcune mamme timidamente mi chiedevano se era possibile portare i ragazzi in Inghilterra. pali: il mattino, che era dedicato allo studio dell’inglese e alle lezioni; il pomeriggio, dedicato alle uscite; la sera, la più bella, dedicata ai giochi e agli eventi organizzati dallo staff del college: discoteca, appuntamento al buio (“blind date”), karaoke, ma anche giochi sportivi e film… purtroppo in inglese (è stato difficile capire ciò che veniva detto, ma con il passare del tempo siamo tutti migliorati e abbiamo imparato a comprendere con meno difficoltà ciò che ci veniva detto e quello che sentivamo). Sicuramente la serata che ho preferito è stata quella nella quale lo staff del college ha organizzato la discoteca a tema, dove i ragazzi si sono vestiti da ragazze… Dovevate esserci, è stato troppo divertente! Come scordare il “mitico” centro commerciale di Nottingham, dove ci portavano a fare shopping nel pomeriggio? Ormai sarei capace di orientarmi anche ad occhi chiusi… All’interno di quel centro commerciale abbiamo passato dei momenti divertentissimi, e siamo anche riusciti a perderci… c’erano troppe scale mobili, e non si trovava mai l’uscita giusta! Il college non era poi tanto male, a parte le stanze che potevano essere migliori; sul cibo “no comment”, era una cosa a dir poco orribile! Ma la cosa più bella di questa vacanza è stata conoscere tanta gente, persone fantastiche che arrivavano da tutto il mondo: i Davanti alla statua di Robin Hood a Nottingham ragazzi della scuola di San Giuliano Milanese che sono venuti “casa” dell’altrettanto celebre Robin Hood. insieme a noi, ma anche i giovani di Salerno, Anche noi abbiamo potuto “rivivere” la sua di Roma, gli spagnoli e i serbi… Insomma: è esperienza fantastica, grazie a un edificio che stata una vacanza indimenticabile, che sicuraè stato attrezzato in modo che i visitatori pos- mente rifarei e che consiglio a chiunque. sano capire com’era l’ambiente e la situazione di quel luogo in quel preciso momento storico. Sara Magnani La giornata si divideva in tre parti princi3F “Virgilio” Tanta paura per niente Impressioni dopo sei mesi di scuola media Il primo giorno di scuola alle medie ce lo aspettavamo molto più terrificante: invece i prof non hanno… mangiato nessuno! L’otto settembre, il giorno “della rovina” alcuni pensavano, che emozione! Forse non ci sentivamo pronti, noi ragazzi delle ex quinte elementari. Ci siamo presentati nell’aula magna e, dopo un discorso tenuto dal dirigente scolastico Giuseppe Facciorusso, ci hanno suddivisi in sei prime, poi siamo finalmente entrati nelle aule. Il cuore batteva a mille, a stento respiravamo; “Chissà come saranno i professori?”, ci chiedevamo con il sudore freddo sulla fronte. Tutte queste paure, alimentate forse dalle frasi delle nostre mamme che ci rimbombavano nella testa, tipo “Stai crescendo, è ora di diventare grandi”, in realtà non sono state nient’altro che preoccupazioni inutili. Le prof ci hanno parlato di ciò che avremmo fatto durante l’anno, del comportamento da mantenere, si sono presentate (anche noi l’abbiamo fatto con loro) e abbiamo iniziato a fare amicizia con i compagni che non conoscevamo. Che sollievo! Dopo tutte quelle “storie”, ci siamo accorti che siamo stati veramente ridicoli, ed ora facciamo fatica ad ammettere che ci eravamo preoccupati esageratamente. Molti di noi pensavano “Che strazio svegliarsi la mattina, così presto”, alcuni dicevano “Non fa niente, ci faremo l’abitudine”, ma poi abbiamo guardato il lato positivo: in fondo non tornavamo più a casa alle 16.30 ma alle 14. Così, con un bel respiro, abbiamo continuato a vivere questa nuova avventura: le scuole medie. Camilla Ferrario 1B “Virgilio” soprattutto la lontananza da casa, non hanno rappresentato un problema. Nei posti che abbiamo visitato ognuno di loro si è saputo muovere e orientare autonomamente e responsabilmente; credetemi, vuol dire tanto ritrovare un gruppo di 18 ragazzi puntuali agli appuntamenti, soprattutto se si è in giro in città grandi come Londra! Durante le attività sia giornaliere che serali, non solo hanno partecipato, ma mi hanno a volte anche stupito, per come hanno coinvolto gli altri ospiti del college in giochi, spettacoli, sport e danze. Anche i più tranquilli di loro sono riusciti a vincere la timidezza, a interagire e a confrontarsi con ragazzi e ragazze di altre nazionalità. In questa palestra di vita i ragazzi hanno studiato e parlato molto in inglese, ricevendo consensi e riconoscimenti da parte dello staff degli I ragazzi nel giardino del castello di Chatsworth insegnanti di madrelingua. Ciò ha fatto particolarmente piaIo, fresca di trasferimento e nuova nella scuo- cere anche a me, che come insegnante ho interla, ero un po’ scettica, perché ancora non cono- pretato questi giudizi positivi come una gratificascevo lo spiccato spirito d´iniziativa che caratte- zione per il lavoro che io e i miei colleghi e collerizza il “De Andrè”: nostri alunni in passato ghe svolgiamo giorno per giorno con i nostri erano già stati all’estero, e anche lo scorso aprile alunni. siamo tornati con loro a Barcellona. Ma queA scuola durante le lezioni, a mensa, in città st’anno abbiamo raggiunto un ulteriore, grande per le strade e nei negozi, infine soprattutto nel traguardo, poiché oltre ai viaggi d´istruzione, college con i loro coetanei spagnoli, serbi e cinesiamo stati in grado di realizzare e di offrire ai si, i ragazzi hanno studiato l’inglese, e sicuramenragazzi l’opportunità di una vacanza-studio in te imparato molte cose nuove, divertendosi. Inghilterra. Questa esperienza darà un valore aggiunto alla L’idea è stata accolta subito favorevolmente: loro crescita personale, perché per la prima volta i nostri alunni sono ancora molto giovani, tutta- hanno realmente messo “il naso fuori casa” ed via la possibilità di condividere insieme ad altri hanno provato a vedere cosa c’è fuori. Rispetto compagni, amici di scuola, sotto la guida di una allo scetticismo e al timore iniziale, mi sento sodloro insegnante, il confronto con un’altra cultura, disfatta di come sono andate le cose. Spero che rende questa esperienza certamente per loro più i racconti dei ragazzi testimonino lo stesso entuserena e rassicurante. La collaborazione della siasmo che io provo ripensando a questa espeScuola Media “Fermi” di San Giuliano Milanese rienza, e che quest’anno si sia aperta una nuova è stata determinante. Infatti l’esperienza delle strada per la nostra scuola, da ripercorrere anche colleghe dell’altra scuola, Professoresse Angellotti negli anni a venire. e Colucci, in questo campo era davvero una garanzia di successo, ed è stata per noi incoragProf. Flavia Spurio giante e motivante. Così siamo finalmente giunti al tanto atteso giorno della partenza, il 6 luglio, quando mi sono imbarcata con 18 dei nostri ragazzi, un gruppo misto che attingeva alle nostre classi seconde e terze. Un giorno intenso non solo per loro, ma anche per me, che l’ho vissuto con un tumulto di emozioni: tra l’entusiasmo di cominciare una cosa nuova, l’apprensione di fare tutto al meglio, la nostalgia per i tempi purtroppo lontani in cui andavo a studiare in Inghilterra, e infine la speranza che anche quei 18 ragazzi vivessero quell’esperienza con lo spirito giusto, quello che poi ti fa ricordare questa vacanza sempre con piacere. Le aspettative sono state ampliamente soddisfatte e superate, l’esperimento è riuscito. I nostri “pionieri” si sono infatti dimostrati perfettamente all’altezza di ogni situazione, da tutti i punti di vista: hanno affrontato le novità con grande spirito di adattamento e capacità di reagire anche nei momenti di disagio. Le differenze climatiche, la cucina, il diverso stile di vita, e Febbraio 2009 Speciale England: la doppia intervista Ti è piaciuta questa esperienza? La rifaresti? Studente: Sì. Prof.: Sì, certo. Ti sembra che possa rendere lo studio della lingua inglese più piacevole? Stud.: Sì, è stato divertente. Prof.: Sicuramente, perché sul posto la lingua diventa viva, non è più una materia scolastica astratta. Come ti sentivi al momento della partenza? Stud.: Non vedevo l’ora di arrivare. Prof.: Mi chiedevo: “Ma per me quest’anno la scuola non finisce mai?”. Come ti sei sentito/a al ritorno? Stud.: Molto triste. Prof.: Rilassata. La tua prima impressione sul College. Stud.: Da fuori non era granchè. Prof.: Ho visto di meglio. La tua seconda impressione sul College. Stud.: Oddio! Abbiamo il WC nell’armadio! Prof.: Non trovo il bagno! Un cibo tipicamente inglese che mangiavi spesso. Stud.: Patate… c’era solo quello. Prof.: … pizza? Un cibo tipicamente inglese che non mangerai più in vita tua. Stud.: La torta alla carota che ci hanno servito per un compleanno. Prof.: Il pesce alla salsa di menta… disgusting! Una frase/canzone/parola che ha fatto da tormentone per tutta la gita. Stud.: “Ma in tutto questo… Vendramin dov’è?” Per quanto riguarda la canzone: “In Italia”. Prof.: “Oggi dove andiamo? Quando partiamo? A che ora ritorniamo? Quando mangiamo?”. Canzone: “In Italia”. Il ricordo peggiore. Stud.: I teppisti inglesi. Prof.: L’aeroporto di Londra: un incubo! Il momento più divertente. Stud.: Blind date… (appuntamento al buio, gioco di coppie N.d.R.) quando Finazzi ha vinto la cena romantica con una ragazza serba noiosissima, che poi abbiamo ribattezzato la “fosssssile”. Prof.: La serata in discoteca nella quale i ragazzi si sono vestiti da femmine e viceversa. Lo studente modello. Stud.: Fabio Capella. Prof.: Le ragazze. Lo studente monello. Stud.: Stefano Vendramin. Prof.: Andrea Finazzi. Meglio i prof. italiani o quelli inglesi? Stud.: Meglio i prof. inglesi, erano più simpatici. Prof.: Quando li ho visti, ho pensato che non mi lamenterò più per l’età pensionabile in Italia: un paio di loro avranno avuto 80 anni! Come erano i ragazzi spagnoli? Ragazze: Troppo belli! Ragazzi: Troppo bravi a calcio e molti simpatici. Prof.: I ragazzi antipatici, forse perché non capivano quando gli parlavi in inglese. E i ragazzi serbi? Stud.: Le ragazze troppo manesche. Prof.: C’era solo un ragazzo … poverino. Le ragazze troppo precoci. E gli altri italiani? Roma, Salerno, Milano Marittima… Stud.: I romani sbruffoni, le salernitane belle, quelli di Milano Marittima molto fashion. Prof.: I romani simpatici, le salernitane belle, quelli di Milano Marittima un po’ montati. E quelli… dell’invasione cinese? Stud.: Sono tutti uguali! Prof.: Sono tutti uguali! E Robin Hood? Lo avete visto? Stud.: Sì, era uno travestito, in un museo dedicato alla leggenda del mitico eroe. Prof.: Di lui purtroppo ho trovato solo il cappellino; lo volevo regalare al nostro Direttore, poi ci ho ripensato: non è del suo stile! Passaggi di tempo 5 Un biglietto per lo spazio Visita al Civico Planetario di Milano La Scuola dell’Infanzia “Collodi” ha effettuato il 24 novembre scorso una visita guidata presso il Civico Planetario di Milano. La scelta di questa uscita si inserisce nella programmazione didattica del progetto d’Istituto “il Tempo”, che prevede, per questo ordine di scuola, il coinvolgimento delle Sezioni arancione, lilla e verde. Tutti i bambini coinvolti hanno subito dimostrato grande interesse ed entusiasmo verso questa iniziativa, che ha consentito loro di ricevere risposte ad alcune domande che si pongono sul cielo notturno: “Che cosa fa il sole di giorno e di notte? Quanto grande è il cielo? Dove nascono le stelle e i pianeti? Cosa sono i punti cardinali? E l’orizzonte?” L’attività didattica si è svolta al buio e i bambini, guidati da un esperto, hanno conosciuto i corpi celesti dell’universo: l’orsa maggiore, il grande carro, la stella polare, i pianeti, il sole, la luna e le stelle, proiettati sulla cupola del planetario. I bambini sono stati così a contatto con lo spazio, concetto per loro ancora astratto, e coinvolti in un fantastico viaggio nell’universo. Attraverso filmati e fotografie hanno conosciuto i misteri della volta celeste e l’alternarsi del giorno e della notte. I partecipanti hanno osservato, ascoltato con atten- zione e, intervenendo in modo pertinente, hanno creato a tratti una lezione interattiva, dimostrando autonomia di pensiero e senso critico. Riportiamo di seguito alcune impressioni dei bambini. J.L.: “Mi è piaciuto vedere l’occhio magico che serve per illuminare i pianeti, l’orsa maggiore e il pianeta terra dove viviamo noi, poi c’erano altri pianeti, Giove e Marte”; M. C.: “Mi sono piaciute le stelle cadenti quando venivano giù per terra, poi ho visto la luna che sta di notte, mentre il sole sorge di giorno e tramonta di pomeriggio ed è di colore rosso arancione”; F.V.: “Ricordo che io e Simone andavamo sulla luna con l’astronave e abbiamo visto l’orsa maggiore. Poi mi è piaciuto vedere la stella orso e il sole mentre tramonta”; S.C.: “Sono stato felice… che bello vedere il cielo nero e tutte le stelle luminose e la freccetta!”. Espressione di felicità e meraviglia confermata da quasi tutti i bambini. Le riflessioni riportate dimostrano che non è mai troppo presto per stimolare la mente e la creatività dei nostri bambini! Scuola dell’Infanzia di Bettola Le Insegnanti della Sezione Verde La neve imbianca il nuovo anno Si fa presto a dire “giochiamo con la neve”; oltre ai risvolti positivi, giocosi e divertenti, la sua comparsa ha un lato meno “candido”, che provoca notevoli disagi. Ecco alcune riflessioni esposte nei testi dei bambini delle classi terze nei primi giorni di scuola al ritorno dalle vacanze natalizie. “<Il mio sogno era poter assistere a una grande nevicata, ed ecco che in questi giorni è nevicato parecchio, molto più del previsto. Appena ho visto la neve, i miei occhi si sono spalancati, ero stupito! Non ci potevo credere: finalmente la prima neve dell’anno! Non vedevo l’ora di uscire di casa a toccarla. Ha nevicato a lungo, ma a Natale neanche un fiocco: sembrava non arrivasse più>”. “<La neve intanto continuava a scendere, senza pietà, di niente e di nes- suno: copriva tutto, ornava e decorava prati, balconi, scuole, case e tutto quello che incontrava. I tetti sembravano come nelle favole; i rami degli alberi corde bianche, stabili e intrecciate; tutto era silenzioso, sembrava un vero paradiso ”sommerso”… Non potevo credere ai miei occhi: il mio sogno si era avverato!>”. / “<Tutto è bianco, il paesaggio ricoperto da questa soffice polvere candida e luccicante sembra magico, assomiglia proprio a quello che vediamo nei libri di fiabe: gli alberi paiono decorati e pieni di ghirlande, le case imbiancate di neve ricordano enormi panettoni ricoperti da zucchero a velo… e io mi sento la protagonista di queste fiabe>”. “<La neve scendeva candida e lieve, i fiocchi sembravano farfalline danzanti e i prati erano coperti da un manto bianco che al sole brillava. Alcuni alberi parevano i capelli canuti degli anziani, altri erano ricchi di merletti e ricami, altri ancora assomigliavano a buffi scheletri…>”. / “<I fiocchi paiono fluttuare nell’aria come bizzarre farfalline, ballano e formano candide trame. I prati sembrano ricoperti da un lenzuolo bianco simile a soffice panna montata e gli alberi così decorati pare che indossino grembiulini bianchi>”. “<Insieme al mio papà ho modellato una piccola palla di neve fino a farla diventare alta come me; è diventata così pesante che non riuscivamo a trascinarla, perciò ci sono salito sopra>”. / “<Per noi bambini la neve è bellissima e divertente, perchè giochiamo a palle di neve, facciamo i pupazzi, sciamo, andiamo sullo slittino e facciamo gli “angeli”; invece per gli adulti, è sempre bella da ammirare, però provoca disagi e diventa pericolosa>”. / “<A noi bambini la neve piace, ma infastidisce chi deve viaggiare, andare al lavoro e comunque girare in macchina, infatti, in questi giorni ha bloccato le strade e i box, ha fermato il passaggio, ha fatto ritardare i voli in aereo e i viaggi in treno. Con la macchina si sbanda e c’è pericolo di incidenti; negli ospedali ci sono problemi di posti e personale, la gente deve aspettare e proprio a causa della neve gli infortuni aumentano>”. / “<La neve, anche se spesso provoca grossi disagi, soprattutto nelle città, fa sognare comunque grandi e piccini>”. I bambini delle classi terze Scuola Primaria di S.Bovio Passaggi di tempo Aria di casa anche a scuola Quest’anno, nel periodo che precede il Natale, le Sezioni gialla, rossa e lilla della Scuola dell’Infanzia “Antichi Fontanili” di San Bovio sono state abbellite anche dal contributo di mamme e papà. Come? In un primo momento gli insegnanti hanno provveduto a fornire semplici sagome di campane e palle natalizie di cartoncino e alberelli di polistirolo, in modo tale che a casa ogni bambino insieme ai propri genitori potesse sbizzarrirsi con la fantasia e abbellire a piacere il proprio simbolo natalizio. Una volta terminato il compito, nella Sezione gialla, le campane tutte unite fra loro su una parete della classe hanno dato forma ad un gigantesco e fantastico albero. Nella Sezione rossa i luccicanti alberelli hanno contribuito ad adornare la porta della classe infondendo una magica atmosfera, mentre nella Sezione lilla le meravigliose palle appese all’albero della classe lo hanno reso particolarmente suggestivo. L’iniziativa ha entusiasmato i bambini, che hanno mostrato molto interesse nel “fare” qualcosa a casa con un familiare, per poi portarlo a scuola e condividerlo con i compagni. I genitori, sempre molto collaborativi, hanno partecipato con impegno superando il timore di non essere abbastanza creativi. Gli insegnanti, certi della valenza affettiva dell’iniziativa, hanno avuto modo di abbellire in modo particolarmente significativo spazi scolastici e di apprendere idee creative nuove. Il risultato è qui da vedere: impegno, divertimento e tanta fantasia. Bravi bambini e genitori! Gli Insegnanti delle Sezioni gialla, rossa e lilla Scuola dell’Infanzia di San Bovio Cantando l’Opera lirica Da più di dieci anni nel nostro Istituto centinaia di alunni della Scuola Primaria hanno partecipato e partecipano all’iniziativa “Opera Domani”, organizzata dall’AsLiCo (Associazione Lirica e Concertistica Italiana). In che cosa consiste questa attività? Opera Domani allestisce un’opera lirica debitamente ridotta per i giovani partecipanti che, oltre ad assistere allo spettacolo in teatro con cantanti lirici e orchestra - spettacolo ad altissimo livello coreografico -, cantano alcune arie insieme ai cantanti, diretti dal direttore d’orchestra. Prima di iniziare l’attività con i ragazzi, gli insegnanti di musica partecipano a un corso informativo e preparatorio alle lezioni in classe. I bambini, nei mesi precedenti lo spettacolo, che generalmente si tiene a maggio in un teatro di Milano, imparano a conoscere l’opera che verrà rappresentata, sia come storia, sia come musica. Successivamente imparano alcune arie dell’opera, che poi saranno cantate durante la rappresentazione in teatro. Negli anni questo progetto ha coinvolto in Lombardia più di 15 mila insegnanti e 350 mila bambini. Le opere sono state diverse ogni anno: Cenerentola di Rossini, Orfeo ed Euridice di Gluck, L’amore delle tre melarance di Prokof’ev, Così fan tutte, Il flauto magico e Don Giovanni di Mozart, The Fairy Queen di Purcell e altre ancora… Quest’anno sarà rappresentata Febbraio 2009 6 Hansel e Gretel di Humperdindk. Lo scopo di tale attività è quello di avvicinare i bambini ad un linguaggio musicale, come l’opera lirica, non ascoltato abitualmente, e di ‘affinare l’orecchio’ a musiche che magari non hanno mai avuto l’opportunità di sentire. Uno dei motivi che spinge noi insegnanti a continuare a partecipare a questo progetto, è osservare l’entusiasmo e la voglia che la maggior parte dei bambini dimostra nei confronti di questa attività. Come insegnanti non pensiamo certo che tutti i nostri alunni ameranno questa musica, ma se tra i tanti ci sarà qualcuno che da adulto l’apprezzerà ed andrà in teatro ad ascoltare opere liriche, il nostro obiettivo sarà stato raggiunto. Per la serie: “si ama ciò che si conosce”. Insegnante Nicoletta Malaguti Scuola Primaria di Bettola Serata a suon di musica! Si apre con una commovente proiezione del video Amico fragile, vera e propria “perla dell’Istituto” (per utilizzare le parole del Dirigente Facciorusso), il Concerto di Natale tenutosi nell’Auditorium della Scuola Media il 16 dicembre scorso. L’evento, inserito anche come comunicato stampa sul sito di “Amadeusonline”, giornale di informazione e critica musicale, ha avuto un programma ricco e corposo, e ha visto esibirsi sul palco giovani e grandi musicisti. Brani tratti da un repertorio classico, gospel, jazz o contemporaneo. A iniziare le classi terze, sezioni A e B, dirette dall’insegnante Lucia Olivieri, che hanno intonato due brani tolti dal film “Sister Act”; il movimento corporeo è stato coordinato dalla Prof. Marzia Terzi. “Abbiamo cercato di interpretare lo spirito del film: cantare con gioia”: queste le parole di Olivieri alla fine della performance. A seguire, i ragazzi del laboratorio musicale diretti dal Professore Peppe Chiarella, definito da Facciorusso “ricco di doti umane e musicali”: Khadija Boushrih, Isabella Perugini, Davide Calvi, Francesco Granata, Elia Zampini, Martina Crespi, Martina Dossena, Victoria Di Gaetano, Nicholas Toscani, Nicole Davis; essi si sono esibiti in assolo, duetto, e con l’orchestra “De André”. A salire sul palco anche gli insegnanti musicisti della scuola, con altri colleghi “suonatori”: toccante il momento dell’esecuzione di Peppe Chiarella al pianoforte con “Love Song” di Elgar; ottima l’esecuzione di Chiara Pasqualini (flauto) e Peppe Chiarella (piano) che suonano “Siciliana” di Faurè; straordinari interpreti anche Gianpaolo Adami (piano) e Davide Gandino (flauto) con la “Sonata” di Donizetti, uno dei più bei pezzi del repertorio flautistico; Flavia Spurio (voce), Peppe Chiarella (tastiera), Paolo Pinter (contrabbasso) e Gino Carravieri (batteria) suonano e intonano Blue Monk, White Christmas e At last. A questi momenti musicali, spiritosi e intensi, malinconici e allegri, quasi a formare un “ensamble” di suoni, non poteva mancare quello del Prof. Giuseppe Facciorusso, che alla fine della serata esegue, in una sorta di “recitar cantando”, la canzone “Il Natale dei ricordi” di Enrico Ruggeri, rendendo in tal modo omaggio alla festività e l’augurio per un bilancio positivo del futuro, “come un pavone che apre la sua chioma in una piazza di Rimini”, dice il preside; a fare da coreografia scenografica, lo scorrere delle immagini, non in sequenza cronologica, del film Amarcord di Fellini. Tra una “piece” e l’altra, la premiazione dei ragazzi che hanno ottenuto con molto successo il certificato delle lingue straniere e la proiezione dei dati significativi che l’Istituto ha avuto con l’ECDL. La serata si chiude con il coro polifonico degli alunni che intonano Happy Days, diretti da Lucia Olivieri. Prof. Rita Vecchio Un girotondo di amici Amicizia come costruzione di un vivere armonico, come condivisione, e poi ancora solidarietà, rispetto, ascolto. Questi valori, fondanti per ogni società degna di questo nome, che costituiscono l’impalcatura del nostro POF, sono il perno intorno a cui ruotano tutte le attività della nostra scuola. Princìpi che si sono tradotti in suoni, per diventare canti, filastrocche, poesie e conversazioni, che si sono immersi nel colore, per diventare cartelloni, grazie all’energia creativa dei bambini. Le poesie che leggete, scritte dai bambini, sono parte di questo lavoro, sono semplici e brevi ma “il grande dei minimi”, Fabrizio De Andrè, conosciuto ora anche dai nostri più piccoli, per spiegare la follia della guerra scelse un girotondo, una semplicissima filastrocca per bambini… Gli amici sono come fiori profumati e belli. Portano felicità e fanno compagnia. E’ bello giocare insieme, fare un grande girotondo, aiutare e dare il cuore agli amici. Cento amici in tutto il mondo fanno un grande girotondo! Sono come margherite colorate che rallegrano tutto il prato! Gli amici sono angeli che ci fanno compagnia e ci aiutano nelle difficoltà. Sono preziosi come pietre rare. E’ bello avere amici, è bello fidarsi. E’ bello volersi bene, sapersi capire e rispettarsi. Gli amici sono diamanti preziosi, che luccicano come stelle, che brillano come angeli. Gli amici sono come nuvole vicine, che si fanno compagnia nel cielo azzurro. Scuola Primaria di San Bovio, 2A Febbraio 2009 Speciale De André - Il Decennale “Fabrizio, grandissimo poeta” Nostra intervista esclusiva a Roberto Vecchioni Qualche tempo fa ha affermato che le canzoni di De Andrè “non erano per tutti”, eppure questa sera l’hanno cantata ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Significa che le canzoni non distinguono generazioni? Le canzoni possono essere cantate da tutti, senza distinzione d’età: a fare la differenza è ovviamente il significato del testo. Quello che è importante, di una canzone, è la prima impressione, quella fortemente emotiva: i testi di De André sono poetici, alcuni semplici, dove il significato è immediato come ne “La buona novella”, altri molto complessi, dove molte volte il significato è slegato, come in “Anime salve”: ciò implica uno sforzo semantico e contenutistico, oltre quello che appare esplicitamente. Ha definito De André il “Pirandello della canzone”: in che senso? Lo considero un grande letterato del Novecento, per i testi, oltre che per le musiche. Anche Guccini, Fossati e altri lo sono, ma De André lo è al massimo: la sua bravura sta nel fatto che lui dice con una semplicità pazzesca e con una grande bellezza cose che altri dicono con parole di inferiore aulicità. Questa è la particolarità e l’essenzialità di De André. Per questo lo considero un genio rispetto agli altri: la sua immaginazione, espressivo atto poetico, va oltre. Un tema fondamentale in De Andrè è quello del perdono e delle colpe: per lui gli uomini sono salvi dalla nascita. Quando il “pescatore” fa finta di non sapere e di non aver visto nulla in merito all’«assassino», in realtà lui non sta perdonando, ma giustificando. Un poeta che interpreta un altro poeta: cosa ha significato per Lei? Non mi è stato molto difficile farlo, per il fatto che De André ha scritto canzoni di una dimensione spirituale così alta, che mi immedesimo molto nel suo stato d’animo, che diventa inevitabilmente anche il mio. Alcune canzoni mi piacciono molto, sono testi che in generale incontrano il mio modo di vedere, sono parole che avrei voluto dire anch’io. Ha scritto ciò che penso anch’io, ma in un altro modo. Le “parole non le portano le cicogne”: è il titolo di un Suo libro, ma anche un concetto. E allora, chi le porta? Le portano la mente dell’uomo. Le parole sono un grandissimo miracolo: potrebbero essere utilizzate per salvare vite umane, invece molte volte sono usate per distruggere. Le parole non sono segni, ma, come dice il mio libro, sono esseri viventi, come se fossero dei nostri figli: una volta che le tiriamo fuori, riconosciamo in loro una storia. Sono sensazioni, passaggi di senso, traslitterazioni, cambi di significato. Come le parole, cambia anche il modo di interpretarle e di porci davanti al mondo e di giudicarle. Senza parole, tutto questo non ci sarebbe. In che modo la musica interviene nel testo? Penso sia un continuum: la musicalità nella poesia c’è già, come diceva Montale; è già insita nel testo, nella parola. I latini e i greci lo sapevano bene con i loro versi, quando utilizzavano gli esametri o altri metri, con i loro ritmi ascendenti o discendenti. La musica non serve a modificare e a essere “altre parole”, ma partecipa, come secondo linguaggio, a far sentire il mio stato d’animo in quel momento; è un’aggiunta a quello che sto cantando; è l’esplicitazione della tristezza, del dolore, di tutta la gamma di sensazioni ed emozioni. La musica è appunto un linguaggio, e come tale vi partecipa allo stesso modo. Lei ha fatto parte della Commissione Ministeriale formata da De Mauro per la ridefinizione dei percorsi didattici; la nostra scuola da quest’anno ha ottenuto la qualifica di Orientamento Musicale. Passaggi di tempo 7 Come può essere usata la musica, anche in maniera interdisciplinare, per farle acquistare un ruolo sempre più alto? La musica è importantissima nella crescita dei ragazzi, che sia leggera, operistica, strumentale o popolare. Ho fatto più di 80 incontri nelle scuole di tutta Italia su “musica e parole”. Oggi viviamo un equivoco spaventoso tra umanesimo e tecnicismo, con il rischio di far scomparire il primo: e questo, secondo me, è un errore. Se non è l’umanesimo a dare un senso alla scienza, quest’ultima non avrebbe senso di esistere: la scienza non porta a nessun fine, da sola. Il Dirigente Facciorusso interviene nel dialogo con due domande: “Cosa hai musicato ultimamente? Con i tuoi testi hai permesso di capire meglio noi stessi, trasferendoci emozioni. Cosa provi?” Ho musicato lo Stabat Mater di Iacopone in un modo un po’ più leggero, perché è bello. Ho cantato Handel, Pergolesi, Puccini in alcune cattedrali. In merito alla seconda domanda, non posso che esserne fiero e orgoglioso: sono contento quando questo accade. Dante diceva che tutti noi abbiamo una stella, e che non possiamo sbagliarla o perderla: noi dobbiamo comunicare agli uomini speranza, emozioni, umanità, voglia di vivere; io lo faccio con le canzoni, e quando riesco in questo intento, sono davvero colmo di gioia. Si può trasferire gioia ed emozione in mille modi, e lo si può fare ogni giorno in ogni mestiere: lo può fare il tabaccaio, il farmacista, dalla maggiore responsabilità dell’insegnante, all’artista. Per questo non c’è una canzone a cui sono più legato, e non faccio mai una diversificazione tra i testi: il momento bello è quello in cui creo e organizzo, più che quello in cui canto. Quando preparavo un esame universitario, avevo molta voglia di fare l’esame, non per vanagloria, ma per il desiderio di mettermi in gioco, perché era troppo bello, quando avevo studiato qualcosa di storia o di letteratura, esprimerlo. Manzoni, Calvino, Pessoa, sono solo alcuni dei poeti da cui parto: il tema della non certezza, del dubbio, dell’insicurezza è fondamentale. Ognuno è misura del suo dubbio, la verità è sempre parziale ed è nell’incerto il vero senso della vita. In un mondo dove non esiste solo la gioia ma anche il dolore, la cosa bella è cercare di affrontarlo nel migliore dei modi e ciascuno “a suo modo”. Intervista a cura di Rita Vecchio L’intervento in Tv di Roberto Vecchioni “Questa è la prima scuola intitolata a Fabrizio De André, la prima nel tempo, e … sarebbe giusto che se ne intitolassero molte altre a Fabrizio, perché Fabrizio è effettivamente una pietra miliare del Novecento. Smettiamola con i mezzi termini: Fabrizio è un grandissimo poeta, è uno dei più grandi poeti del nostro Novecento italiano. Questo lo dico a chi ascolta, lo dico a voi ragazzi che siete qua: era un caratteraccio, questo lo sanno sia Dori che Fabio, ma non c’è mai stata una persona che io abbia incontrato, che abbia avuto l’amore di incantare come Fabrizio, che avesse un cuore così grande, così sterminato. Per gli amici dava tutto quello che aveva, veramente, ho avuto modo di provarlo. Come tutti i geni, era di qua, era di là, ha percorso tutti i tempi: è stato nel Romanticismo, è stato nel Modernismo, nel Rinascimento, nell’Esistenzialismo del ’900, e da lì ha colto tutte le sue “anime perse”. Cosa sono le anime perse? Sono anime che hanno vinto, perché in realtà per Fabrizio non c’era la colpa. È questo il punto fondamentale di Fabrizio, perché per Fabrizio non Girotondo nella “moquette” verde di Bettola esisteva la colpa. L’uomo, in questo buio spaventoso che è il mondo, a volte fa le cose senza colpa, senza volerla fare, anche il male lo compie senza volerlo fare; e quindi non esiste il perdono, perché se non c’è la colpa, non c’è il perdono. L’umanità va capita, non perdonata; l’umanità non va scusata, va giustificata, e questo è il senso “dell’amore universale”, altissimo, forse anche più alto di quello cristiano, mi permetto di dire, che aveva Fabrizio De André. Che cosa va contro gli uomini? Il potere. E qual è l’arma peggiore del potere? La guerra. Ed è per questo che Fabrizio, in tempi non sospetti, ancora nei primi degli anni sessanta, era un pacifista enorme, perché sapeva che era l’erba che doveva crescere, il grano, la luna, il sole, gli uomini a doversi parlare, ma non certo la guerra, non certo l’odio. È per questo che abbiamo scelto, io, Fabio e Dori, di parlare … di alcune cose di Fabrizio, della guerra, anche perché oggi è drammaticamente ancora attuale la guerra, c’è, ed è tra noi. Ci sono ancora tra noi quei due uomini, Piero e l’altro, in un campo di grano, che si guardano, e chi spara per primo pensa di vincere, però non è così, perché non è chi spara per primo vince, perdono tutti [A questo punto Vecchioni canta “La guerra di Piero”]. Questo era Fabrizio. Sono due uomini, in questo campo di grano: Piero e un altro. Se fossero stati “due Piero” avrebbero lasciato giù il fucile e avrebbero parlato. Perché gli uomini devono parlare e non sparare, devono parlare continuamente e sempre, fino a inebetirsi di parole, fino a far capire all’altro cosa sono e perché sono così. Perché questa è la verità, non il dolore della guerra. E De Andrè ha scritto una bellissima favola di “guerra” per i bambini, che poi è anche per i grandi, e io invito tutti i genitori, quelli che ci sono e quelli che ci saranno, a far sentire questa canzone ai loro bambini, già in culla; magari non capiscono le parole, … ma incominciano a comprendere che cosa sia l’amore per gli altri, perché questa canzone “è piena” dell’ amore per gli altri”. [Vecchioni e i ragazzi del nostro Istituto intonano “Girotondo”]. Passaggi di tempo segue da pagina 1 EDITORIALE “In anticipo sullo stupore” Non solo avremmo avuto l’onore (e la responsabilità) di rappresentare le molte decine di scuole, teatri, centri culturali, piazze intitolate a Fabrizio, ma avremmo anche potuto condividere la nostra esperienza con uno degli artisti più omogenei con la poetica musicale di De André, con chi ha saputo far diventare musica versi come “si svegliò, guardò nell’alba e l’alba era lì senza memoria”. Roberto si è trattenuto a scuola per molte ore e per due giorni consecutivi, provando e riprovando sia i monologhi introduttivi dei brani, sia un bellissimo frammento de “La guerra di Piero”, sia un maestoso “Girotondo”. Mi ha colpito molto la finissima tensione professionale di un artista che credo calchi le scene da circa quarant’anni e che ha saputo mettersi in gioco con un gruppo di preadolescenti appena conosciuti. Proprio per questo approfitto spudoratamente di questo giornale per rinnovare a Roberto e a Daria l’invito appassionato a trascorrere ancora un po’ di tempo con noi, magari in un giorno del prossimo maggio, magari per aspettare “canzoni e cicogne”. MICHELE - Il collegamento diretto con lo studio di Corso Sempione si era appena chiuso. I riflettori illuminavano ancora la scena e i volti increduli e soddisfatti di un gruppo di preadolescenti capaci di dare e trarre senso dalle loro esperienze. Istintivamente mi sono avvicinato ai quaranta ragazzini e ragazzine che avevano appena tessuto il tappeto corale su cui Roberto aveva disegnato il “Girotondo” di Fabrizio. Ho detto loro che erano riusciti a regalarmi una grande emozione e che, non potendo abbracciarli tutti, avrei abbracciato uno di loro. Tendendo la mano mi sono avvicinato a Michele, ancora accucciato sulla moquette verde smeraldo. Undici anni compiuti da qualche mese, Michele si è alzato e si è lasciato abbracciare. Gli avevo già parlato qualche giorno prima, nel corso di una delle riunioni preparatorie dell’evento dell’undici gennaio. In quella occasione gli avevo detto che il suo nome per me era più bello di altri: per me che sono nato nel paese in cui attorno alla grotta dell’apparizione dell’Arcangelo Michele si erge un maestoso Santuario la cui navata è cento metri sotto il portale di ingresso, per me che ho avuto Michele come papà. SABINA, Lucia, Barbara, Gianpaolo, Agostina, Mimma, Peppe, Mina, Silvia, Sergio, Tina, Anna Maria, Rita, Angela, Rossella, Flavio… Nomi, certo. Persone, soprattutto. Donne e uomini senza il cui impegno la sfida educativa quotidiana della scuola sarebbe lanciata nel vuoto. Donne ed uomini senza il cui lavoro spesso oscuro, non visto e non visibile, però indispensabile ed insostituibile, anche gli otto minuti della diretta televisiva dell’undici gennaio duemilanove non avrebbe trasmesso agli spettatori l’idea di una comunità vera, vivente. Gli elenchi dei nomi trovano solitamente posto nei titoli di coda o – per usare una geniale metafora di Fabrizio – “nel girone invisibili”. Io invece voglio concedermi il lusso di trasferirli nell’editoriale di un numero speciale di un giornale speciale, il nostro. Aggiungo infine che l’elenco è assolutamente incompleto e che solo il primo nome non è stato messo lì per caso. Giuseppe M. Facciorusso Dirigente Scolastico 8 Speciale De André - Il Decennale Febbraio 2009 Tutti noi, protagonisti della diretta TV Cantare “Girotondo” di De André, in televisione, con Roberto Vecchioni! Quando ci è stata comunicata la cosa, i miei compagni ed io eravamo entusiasti, ma ci rendevamo anche conto del peso che avrebbe avuto questa magnifica opportunità… sul nostro weekend. Infatti ci veniva chiesto di renderci disponibili anche durante sabato e domenica, per partecipare alle prove per la diretta tivù. né etichette, a causa delle regole vigenti sulla pubblicità. Infine ci è stato dato appuntamento alle 18 di domenica per le ultime prove. Quel sabato siamo rimasti a scuola fino alle 21.30, ora in cui, stanchi, affamati, senza voce, siamo tornati a casa, dove ognuno, stremato ma contento, ha raccontato ogni cosa alla propria famiglia. E così è arrivato finalmente il giorno della diretta. Quella domenica tutti i paren- vano neanche dove fosse la nostra piccola città, ai nostri familiari, contenti e orgogliosi; da quelle affezionate a Fabrizio, a quelle capitate su RAI TRE per caso. Tutta Italia ci ascoltava, tutta Italia capiva il nostro messaggio, lo stesso che De André voleva trasmettere: chiunque noi siamo, ovunque siamo cresciuti, nei prati o sotto le bombe, con la pelle scura o bianca, con tradizioni e culture più o meno diverse, Qui sopra e sotto: due momenti delle prove presso la Scuola Primaria di Bettola Giovedì mattina abbiamo analizzato il testo e la musica con i nostri professori. “Girotondo” è una canzone che parla della guerra, in modo crudo ma comprensibile anche ai più piccoli. Accosta infatti il girotondo, tipico gioco infantile, al significato attuale di guerra, vista come qualcosa di terribile che distrugge l’uomo, la terra, i sentimenti come amore e amicizia; soprattutto, come qualcosa che priva i bambini della loro infanzia. Si trattava di interpretare il brano, alternando due parti: il solista, Vecchioni, pone delle “domande”, e il nostro coro di ragazzi in qualche modo “risponde”, cercando invano di capire quello che succede, di trovare una possibile soluzione alla tragedia della guerra. Venerdì abbiamo provato il pezzo nell’auditorium delle scuole medie. Nonostante i nostri professori facessero di tutto per fissare appuntamenti precisi, l’incertezza è stato l’elemento predominante di questa esperienza. Tutto era difatti soggetto a cambiamenti improvvisi, da parte della regia del programma e dello stesso Vecchioni, venuto per provare con noi il sabato sera, nella “moquette” delle Elementari. Dopo le prime esibizioni di prova, egli si è dichiarato soddisfatto del nostro coro. Ci siamo poi collegati con lo studio televisivo milanese nel quale domenica ci sarebbe stato il programma, per sottoporre il risultato a Fabio Fazio e Dori Ghezzi. Anch’essi si sono dichiarati soddisfatti. Terminato il collegamento, la regista ci ha rivolto alcune raccomandazioni generali, ad esempio di indossare vestiti senza scritte ti, gli amici, le famiglie sono state invitate da noi ragazzi a seguire il programma. Mentre noi eravamo lì a provare, molte e molte persone in tutta Italia si preparavano ad accendere la televisione per assistere a quel “Girotondo” di colori ed emozioni, a cui noi partecipavamo in veste di protagonisti. Emozionatissimi, abbiamo così cantato “sullo schermo” e siamo entrati nelle case di milioni di persone, da quelle che non sape- siamo colpiti tutti dalla guerra, dai suoi effetti. Che siamo israeliani, palestinesi, tibetani o italiani, il nostro dovere è combattere la guerra, perché un giorno noi, i nostri e vostri figli, gli stessi che hanno cantato quella sera, si possa vivere nel mondo che ci ha accolti e che in un futuro, speriamo non troppo lontano, conoscerà la pace. Lucia Di Terlizzi, 3A“Virgilio” Febbraio 2009 Speciale De André - Il Decennale “Siamo cresciuti con lui” Ricordi ed emozioni: un DVD rende omaggio a Fabrizio De André Dieci anni. Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio, e soprattutto in occasione dell’ultimo anniversario sono state spese per lui molte parole. Questi dieci anni di storia italiana ne racchiudono nove, vibranti tra le mura della prima scuola intitolata a Fabrizio. La nostra. Fu mia di quand’ero bambina, e consentitemi di sentirla un po’ mia anche oggi, perché per anni ho respirato attraverso i racconti di mia madre le ore dense di emozioni, gioie e fatiche che l’hanno vista protagonista insieme ai suoi colleghi e al Dirigente per rendere questa scuola l’eccellenza che è oggi. Nove anni in odor di intensità, nove anni di progetti in musica e parole, di giovani occhi sfavillanti d’emozione, Passaggi di tempo 9 Nuvole dipinte Riflessioni pittoriche sulle canzoni di Fabrizio: mostra-concerto alla Cooperativa Edificatrice di balli, costumi, strumenti, video e canzoni. Nove anni in cui non solo si è parlato di Fabrizio, ma si è anche cresciuti con lui. Tanti ricordi, alcuni dei quali contenuti nel DVD “Per Fabrizio”: “Amico Fragile, Khorakhanè, Anime Salve, Quello che non ho”, che prendono vita nella voce dei ragazzi e nei videoclip che ne accompagnano i versi. Il DVD è stato donato a Fabio Fazio e a Dori Ghezzi, che ha trovato come sempre per noi parole di affettuosa delicatezza. Un DVD soprattutto “per Fabrizio”, come a ringraziarlo di averci accompagnato in intensi “Passaggi di tempo”. Valeria Leone La Sala era piena di ospiti, seduti, in ascolto. Le pareti piene di quadri, una lunga fila di colori, forme e macchie di sensazioni che aspettavano di essere osservate e gustate con calma. Ma, per ora, gli occhi di tutti seguivano la musica che usciva dalle chitarre, dalle voci, dalle tastiere in fondo alla Sala Mazzola, a due passi dal Municipio. Era una sera di novembre: fuori un’aria gelida, da pieno inverno, e dentro le suggestioni di una sorprendente miscela di cose belle. Abbiamo salito le scale più o meno velocemente, dopo esserci introdotti nel cortile della via Papa Giovanni XXIII. Sul lungo terrazzo interno, al piano superiore di queste case di ringhiera, alcune persone avvolte in grosse giacche restavano fuori a salutarsi e a scambiare due chiacchiere. Dentro l’atmosfera aveva un altro colore, più intimo e caldo: questo era il momento dell’ascolto, liberi dalle altre cose, dalla necessità di tutti i giorni di comunicare e fare. Sabato sera 8 novembre è stato possibile radunarsi, grazie al lavoro di organizzazione della Cooperativa Edificatrice dei Lavoratori e de “La Corte”, l’Associazione Culturale “PeschierArte”. Anche noi c’eravamo, con la nostra musica e la nostra Scuola. A commentare, con la voce dei ragazzi e gli strumenti dei Professori Adami e Chiarella, le canzoni di Fabrizio De Andrè, sullo sfondo di decine di quadri nati da riflessioni pittoriche sulla musica dell’artista genovese. “Sand Creek”, cantata a memoria dai nostri ragazzi, aveva un suo riferimento pittorico, come ogni altra canzone di Fabrizio interpretata quella sera. Per due fine settimana è stato possibile ritornare in Sala Mazzola, e guardare, questa volta, quello che diversi artisti hanno voluto comunicare a partire dalle sue canzoni. Dopo la musica, la vitalità, la forza della musica cantata e rimbalzata sui nostri corpi, lì radunati in ascolto silenzioso… la libertà di viaggiare, con lo sguardo, dentro alle ispirazioni e alle suggestioni messe in moto. E’ questo forse il segreto dell’arte del cantautore a cui la nostra Scuola si intitola. La bellezza è tale perché, in fondo, dice delle cose vere, nasce dagli stessi desideri e aspirazioni di più persone, in tempi diversi, in contesti diversi. Poter dare vita e voce ad essi, in forme sempre nuove e originali, a 12 anni, insieme ai miei compagni di classe, oppure con una tela a olio, a qualsiasi età, è una bella sfida. Che è decisamente riuscita, quando lascia delle tracce in chi, passando di qua in una sera di freddo inverno, si è lasciato prendere dal gioco… delle cose belle. Prof. Chiara Pasqualini Scuola di equitazione per ragazzi e adulti Centro Ippico SOCIETA' COOPERATIVA A.R.L. FONDATA NEL 1952 Via Due Giugno, 2-4 - 20068 - Peschiera Borromeo (Mi) Tel. 02.51.65.03.67 - 02.55.30.15.11 - 02.55.30.34.92 fax 02.55.30.15.29 - [email protected] - www.coopcel.com Il Quadrifoglio 20068 Peschiera Borromeo - (Mi) Via F. Sforza, 9 Tel. 02/5470133 - 338/9307880 Passaggi di tempo 10 Speciale De André - Il Decennale Febbraio 2009 “Mi innamoravo di tutto” Profilo biografico e artistico di Fabrizio De André Dori Ghezzi e Fabio Fazio nello speciale Tv su De André La guerra di Piero Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. “Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente”. Così dicevi ed era d’inverno e come gli altri verso l’inferno te ne vai triste come chi deve, il vento ti sputa in faccia la neve. Fermati Piero, fermati adesso lascia che il vento ti passi un po’ addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce. Ma tu non lo udisti e il tempo passava con le stagioni a passo di giava ed arrivasti a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera. E mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro colore. Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra a coprire il suo sangue. “E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire, ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore”. E mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede, ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. Cadesti in terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato. Cadesti in terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato un ritorno. “Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio Ninetta bella, dritto all’inferno avrei preferito andarci in inverno”. E mentre il grano ti stava a sentire dentro alle mani stringevi un fucile, dentro alla bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole. Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi. (Fabrizio De André, 1964) Fabrizio de André nasce a Genova il 18 febbraio 1940. Di lì a poco, con l’entrata in guerra dell’Italia, il padre, professore antifascista, per sfuggire alla cattura deve darsi alla macchia, mentre il resto della famiglia si rifugia in campagna, a Revignano d’Asti. Conclusosi il conflitto mondiale, i De André rientrano a Genova. Qui il giovane Fabrizio frequenta le scuole elementari, inizialmente presso le Suore Marcelline, quindi alla statale “Cesare Battisti”. Seguono gli studi al ginnasio-liceo e l’iscrizione alla Facoltà di Giurisprudenza, che però abbandona quando gli mancano sei esami per laurearsi. Determinante, in questa scelta, la scoperta della passione per la musica: una vera vocazione, la sua. Fabrizio studia violino, chitarra, si esibisce con gruppi jazz, suona e canta motivi di artisti francesi, come quelli del cantante-poeta George Brassens. Di Brassens, inizia anzi a tradurre i testi. È, questo, un passaggio decisivo per la sua formazione e carriera: ispirato dal grande chansonnier d’Oltralpe, Fabrizio di lì a poco inizia a comporre brani suoi. Qualche tempo prima, nel 1958, era uscito il suo primo disco, un 45 giri: E fu la notte, e Nuvole barocche : non erano canzoni sue, bensì di altri; troppo distanti da quelli che saranno poi i suoi temi e motivi prediletti. Nel 1962 sposa la genovese Enrica Rignon, soprannominata Puny, che lo stesso anno gli dà Cristiano, il quale seguirà le orme paterne, diventando pure lui cantautore e musicista. Ormai, a getto continuo, Fabrizio sforna dischi con dei “classici” entrati nella leggenda, nella storia della musica e della poesia: La guerra di Piero, La ballata dell’eroe, Il testamento, La ballata di Michè, Via del Campo, La canzone dell’amore perduto, La città vecchia, La canzone di Marinella, e molti, molti altri brani, oggi altrettanto famosi. A quell’epoca De André, schivo e riservato, rimaneva tuttavia un autore “per pochi”, romantici idealisti, raffinati musicofili e poeti. È l’interpretazione della Canzone di Marinella da parte di Mina, nel ’68, a rivelarlo al grande pubblico, a decretarne il successo definitivo. Molti anni dopo, sarà lo stesso Fabrizio a dichiarare: “Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1968 La canzone di Marinella, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in Legge per dedicarmi all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”. Con il Sessantotto, la Contestazione giovanile, De André, con le sue canzoni ribelli, appassionate e struggenti, diventa un ideale punto di riferimento per migliaia di giovani e meno giovani. Frattanto, l’anno prima era uscito l’album Fabrizio de André Volume I, seguito proprio nel ’68 da Tutti morimmo a stento e dal Volume III, più Nuvole barocche del ’69, dischi che raggiungono le vette delle classifiche di vendita. Così dicasi dei 33 giri che seguono: La buona novella del ’70, ispirato ai Vangeli apocrifi; Non al denaro, non all’amore né al cielo del ’71, che trae spunto dall’opera del poeta statunitense Edgar Lee Masters “Antologia di Spoon River”; nel 1973 pubblica Storia di un impiegato, dettatogli dalle suggestioni della Contestazione e incentrato sulla sconsolata vicenda di un burocrate. 1974: ecco Canzoni, con traduzioni dei “colleghi” Brassens, Leonard Cohen e Bob Dylan, e pezzi suoi propri degli anni Sessanta; nel 1975, in collaborazione con Francesco de Gregori realizza l’album Volume VIII. Segue il primo tour dell’artista, fino a quel momento piuttosto restio ad esibirsi in concerti dal vivo. Affascinato dalla bellezza della Sardegna, acquista una tenuta sull’isola, presso Tempio Pausania (L’Agnata), vi si trasferisce dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento. Dall’unione nel 1977 con la cantante Dori Ghezzi (sposata poi nell’89) nasce Luisa Vittoria (Luvi). Esce nel 1978 l’album Rimini, e l’anno seguente un doppio dal vivo, frutto dei concerti con il gruppo Premiata Forneria Marconi. Nell’agosto 1978, in Sardegna, il dramma: De Andrè e Dori Ghezzi vengono rapiti dai banditi, tenuti sequestrati per ben quattro mesi, prima di essere liberati. A questa esperienza terribile e alla realtà della gente sarda, ancora tanto amata, è ispirato il long playing del 1981, uscito senza titolo, ma che i mass media subito chiamano L’Indiano, per il disegno di un pellerossa Cheyenne in copertina. Tre anni dopo Creuza de mä (collaboratore Mauro Pagani), pietra miliare della musica recente, indicato dalla critica come il miglior album del decennio; alla lingua genovese, unisce calde sonorità mediterranee: un vero capolavoro! Del 1990 è Le Nuvole: il commediografo greco Aristofane viene preso a pretesto per delineare figure emblematiche della società di fine Millennio. Nell’anno seguente il doppio dal vivo 1991: Concerti; del 1996 Anime salve: argomento centrale quello delle minoranze isolate e la solitudine. In collaborazione con Alessandro Gennari pubblica per l’editore Einaudi, quello stesso anno, il romanzo Un destino ridicolo. Nel 1997 presenta Mi innamoravo di tutto (quasi un “testamento spirituale”, perlomeno nel titolo), raccolta di brani meno noti, con l’aggiunta della Canzone di Marinella, eseguita in uno straordinario duetto con la “miracolosa” voce di Mina, che questo brano aveva portato al successo praticamente trent’anni prima. È in tournée, quand’ecco, d’improvviso, si manifesta la malattia, di quelle che non perdonano: Fabrizio de André si spegne nella notte tra il 10 e l’11 gennaio 1999 all’Istituto dei Tumori di Milano, ospedale dov’era ricoverato. Il 13, funerali a Genova: una folla imponente, calcolata in più di diecimila persone, si stringe intorno al feretro di Fabrizio. Adesso, lui riposa nel cimitero di Staglieno presso Genova, nella cappella di famiglia. Postumi, escono nel 1999 l’album De André in concerto e nel gennaio 2000, in occasione del primo anniversario della scomparsa, la raccolta antologica Fabrizio de André da Genova, a cui segue quella Peccati di gioventù. Nel 2001 sono in distribuzione Ed avevamo gli occhi troppo belli e Fabrizio de André in concerto Volume II, nel 2005 la serie dei tre CD In direzione ostinata e contraria. In previsione del decennale, a fine 2008 ecco Effedia. Sulla mia cattiva strada. Fabrizio De André racconta Fabrizio De André, un doppio CD con DVD. Ormai, egli è entrato a pieno titolo nella storia della musica, nonché della storia e della cultura tout court, interprete autentico e protagonista indiscusso della colonna sonora dei nostri ultimi decenni. Prof. Sergio Leondi Responsabile di “Passaggi di tempo” (Testo pubblicato sul numero 4 del giornale, nel dicembre 2006, qui ripreso e aggiornato) Febbraio 2009 Passaggi di tempo 11 Contratto d’onore fra un nonno e i suoi nipoti Al servizio della sicurezza pubblica Intervista a Eduardo Fabricatore, sponsor del nostro giornale e della poesia Intervista a Giuliano Semeraro, Comandante della Polizia Locale di Peschiera Eduardo Fabricatore è un distinto signore di 72 anni. Abita a Peschiera Borromeo e qui ha fondato e dirige una nota azienda che produce e vende materassi in lattice. E’ anche il più generoso e convinto sponsor di “Passaggi di tempo”. Molto cortesemente, ci ha rilasciato un’intervista. Egli ha esordito affermando che il suo Noi della Redazione abbiamo avuto il piacere di intervistare il Dottor Giuliano Semeraro, Comandante della Polizia Locale del nostro Comune. Egli è nato il primo gennaio 1957, coniugato dal 1990; sua moglie è medico, ed hanno una figlia quattordicenne. Precedentemente è stato istruttore di scuola guida, poi è diventato vigile nel 1981, grazie a una scuola di Polizia; diventa Comandante il primo gennaio 2001. Nel Comando di Peschiera, ci ha detto, operano 24 Vigili (comprendendo lo stesso Semeraro), che lavorano su tre turni, in modo che ci sia sempre qualcuno che risponda alle esigenze della cittadinanza: dalle sette del mattino a mezzanotte, ed anche in 24 domeniche all’anno. I Vigili cercano inoltre di essere presenti all’entrata e all’uscita degli alunni da scuola, e sugli incroci maggiormente pericolosi. Peschiera Borromeo ha un tasso di criminalità sotto la media lombarda; questo dipende dal fatto che si investe molto sulla sicurezza; ci sono però dei reati che non vengono denunciati: il cosiddetto “numero oscuro” (furti negli appartamenti, litigi con i vicini). Il reato più frequente è la violazione del codice della strada, causata spesso dalla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti. I Vigili hanno a disposizione un etilometro (per misurare il tasso alcolico), e un altro test per sapere se la persona fa uso di droghe. Capitano casi di abusi di carattere edilizio, ambientale ed ecologico (come l’abbandono di rifiuti in aree non adibite a discarica). Di recente sono stati rilevati danni ambientali gravi, come corsi d’acqua colorati o odori molesti causati da scarichi abusivi. Altro problema sono i ragazzi che rompono strutture e arredi pubblici: questo è un fatto che vede coinvolti anche giovani di “buona fami- sostegno al giornale e all’Istituto De Andrè non è dettato dalla volontà di farsi pubblicità, ma perché crede molto nell’istituzione scolastica; e il giornale è uno strumento utilissimo per documentare e raccontare la vita della scuola in tutti i suoi aspetti. Inizialmente il Signor Fabricatore ci ha parlato un po’ della sua vita, della sua precedente professione presso una casa editrice importante come la UTET di Torino. Due suoi figli, Bruto e Davide, adesso lavorano con lui come soci. Ci ha molto incuriosito il nome del primogenito, un nome classico di origine romana. Fabricatore ci ha spiegato che il nome Bruto nella propria famiglia è passato e passa di generazione in generazione, ed è un nome di cui vanno molto fieri. Il primo Bruto, prozio di Eduardo Fabricatore, è stato eletto al primo Parlamento dell’Italia Unita, nel paese natale c’è una via a lui intitolata. In seguito gli abbiamo chiesto perché ha deciso di sponsorizzare il nostro giornale, e lui ha risposto come abbiamo riportato sopra, aggiungendo che ha sempre seguito con attenzione lo studio dei figli e poi dei nipoti. Crede molto nei valori della cultura, ha il rimpianto di non avere studiato di più da giovane. Ha una passione immensa per la poesia, che arricchisce il bagaglio culturale di ciascuno, libera la fantasia, fa diventare creativi. Siccome vuole trasmettere questa passione ai nipoti, ha fatto ricorso a un “astuto stratagemma”: ogni mese i suoi nipoti, che hanno frequentato con successo la nostra scuola e adesso sono alle superiori, devono imparare una poesia; se questa viene recitata correttamente, egli li ricompensa adeguatamente. Per rendere più impegnativo questo impegno, egli ha sottoscritto con i nipoti un “contratto d’onore”, che ci consente di riprodurre nella versione di alcuni anni fa riservata al nipote Alessandro: Contratto d’onore fra un Nonno, Eduardo Fabricatore detto nonno Eduardo e un Nipotino, Alessandro Fabricatore... che oggi frequenta la prima media Alessandro ha ricevuto da nonno Eduardo i testi di 8 poesie, e si impegna a studiarle a memoria al ritmo di una al mese. Nonno Eduardo darà ad Alessandro per ogni poesia imparata un premio di euro... La poesia dovrà essere recitata tutta, se ci sarà qualche indecisione, alla fine del mese Alessandro si impegnerà a dirla tutta bene. In ogni caso ogni volta che Alessandro reciterà la poesia del mese nonno Eduardo potrà chiedergli di sentire qualche poesia di quelle già studiate nei mesi precedenti. Con la sottoscrizione del presente contratto d’onore, Alessandro riceve da Nonno Eduardo i primi euro… a titolo di anticipo per lo studio della prima poesia. Ogni fine del mese Nonno anticiperà i primi… euro per la poesia del mese successivo. Questa era la promessa d’onore che i nipoti avevano fatto al nonno Eduardo. All’inizio questi dubitava un po’ sulla riuscita della cosa, ma i fatti hanno dimostrato che ha funzionato. Adesso il momento nel quale i nipoti recitano la poesia imparata è diventata, fra l’altro, una piacevolissima occasione per radunare tutta la famiglia, e passare insieme ore liete e istruttive. Alice Labbozzetta, 3D Gianluca Gazzaniga, 3B “Virgilio” glia”, i quali iniziano con droga e piccoli crimini; questi danneggiamenti sono spesso accompagnati dal disturbo della quiete pubblica. Il Comandante ha poi ricordato uno dei casi più drammatici che lo ha visto impegnato con i suoi uomini; era il 2005, giornata conclusiva del Giro d’Italia. A Canzo i Vigili in servizio videro un piccolo aereo volare molto basso, andò fuori controllo e si schiantò contro un capannone prendendo fuoco. A Giuliano Semeraro piace il nostro giornale scolastico, e stima chi scrive. Lui crede nell’impegno dei “nuovi giovani”; li esorta a continuare il suo “mestiere”, da alcuni ritenuto pericoloso e troppo impegnativo, ma che è estremamente importante per la sicurezza della comunità. Roselisa Chiodi, 2D “Virgilio” Musica Maestro! Giovani pianisti E’ stato emozionante, il nostro Concerto di Natale. Una giornata piena di note: note musicali, non quelle disciplinari sul libretto! C’eravamo preparati tanto, e grazie all’aiuto della Professoressa Olivieri, gli applausi del pubblico sono stati calorosi. E’ stato il nostro primo concerto qui alle medie, e per questo eravamo molto titubanti, così tanto, che non stavamo fermi un attimo. I primi passi sul palco sono stati terrorizzanti. Appena partita la musica, non riuscivamo a guardare i genitori in faccia: il nostro volto era fisso sulla prof oppure… sul pavimento! Appena terminati i brani strumentali, ci siamo accorti che il tempo era volato e la nostra preoccupazione quasi svanita. Iniziarono poi i brani vocali, durante i quali il viso passò da bordeaux al rosa naturale di sempre. Finito lo spettacolo, le prof si sono congratulate con noi, e felici siamo rientrati in classe. Abbiamo pensato: “Ce l’abbiamo fatta, senza stonare!”. Tornati a casa, abbiamo ricevuto i complimenti dai nostri genitori, presenti allo “show”. Insomma è stata una bella esperienza, che speriamo di ripetere al più presto. Alle 19,30 del 16 dicembre eravamo già tutti a scuola, gli altri “pianisti” ed io, pronti per il grande evento, emozionatissimi. Con una breve introduzione il Preside spiegò l’importanza delle lezioni tenute dal Prof. Beppe Chiarella, l’insegnante di pianoforte. Lo spettacolo fu introdotto da due canti interpretati dalle classi terze A e B. Poi finalmente toccò a noi… era arrivata l’ora fatidica che tutti avevamo atteso: suonare al pianoforte, di fronte al pubblico! Accolti da un caloroso applauso, iniziammo con dei brani da solisti; la tensione salì alle stelle. Le poche volte che sbagliammo qualche nota, il pubblico ci incoraggiò, benevolmente. Dopo che tutti ebbero eseguito il proprio pezzo, suonammo in gruppo: il violino, i flauti, le tastiere cominciarono a produrre canzoni belle e armoniose, senza intoppi. Terminata la nostra esibizione, toccò ai professori cantare e suonare. Diciamo la verità: molti degli alunni erano venuti sì per ascoltarli, i prof, ma per poi … ridergli dietro, perché si pensava che sarebbero incorsi in delle “papere” mostruose. Invece non fu così! I prof. ci conquistarono tutti, con le loro fantastiche e perfette esecuzioni. E’ bello avere degli insegnanti che amano la musica, esattamente come noi ragazzi. Bravi e grazie, Professori! Giulia Bracali, 1B Camilla Ferrario, 1B “Virgilio” Victoria Di Gaetano 1A “Virgilio” Passaggi di tempo Febbraio 2009 12 Un argento, un bronzo, una giornata da ricordare Piramidi umane, piatti volanti e altre acrobazie Splendidi risultati della nostra scuola media L’esperienza di un Laboratorio alternativo col Circo di Paride Orfei nella corsa campestre a Corsico Prima di partire per la gara di corsa campestre, svoltasi a Corsico il 20 novembre scorso, i corridori erano agitatissimi: non facevano che parlare di “come sarebbe stato, se avessero vinto”. Arrivati a Corsico, si accorsero che la pista era decisamente diversa da come se l’aspettavano: non c’erano strade lisce su cui correre, invece la pista era fangosa, con molte foglie che rendevano difficile la corsa; in alcuni punti c’erano persino delle buche. Tuttavia i ragazzi non si scoraggiarono: avrebbero dato il meglio di sé anche tra… le paludi dell’Amazzonia o le sabbie infuocate del deserto! Prima che le gare cominciassero, Camilla, Giulia ed io, in veste di giornaliste per “Passaggi di tempo”, facemmo un giro di perlustrazione e ponemmo alcune domande ad un giudice di gara: egli ci disse che quello che praticava non era un lavoro, ma un semplice hobby. Chi come lui si dedica a questa attività, lo fa per amore dello sport e per valorizzare i ragazzi. La prima gara, svolta dalle ragazze di prima media, fu un successo: uscirono vincitrici Arianna Beranger con la medaglia d’argento, e Sofia Capella con il bronzo. Erano felicis- sime, e noi quasi di più! (quando le premiarono, come alle Olimpiadi vollero fare una foto mordendo la medaglia vinta). Poi toccò ai ragazzi, i quali non raggiunsero i risultati delle ragazze, ma non si scoraggiarono affatto: la prossima volta andrà meglio, pensarono. Le cadette della nostra scuola, anche se non avevano vinto, si erano impegnate molto. Anche i cadetti fecero lo stesso, conquistando stavolta degli ottimi risultati (Michele Massari, componente della nostra Redazione, lì come atleta, si è classificato con onore al quindicesimo posto). Quelle che però si sono date da fare di più, siamo state proprio noi giornaliste: abbiamo dovuto correre da un lato all’altro del campo per fotografare e intervistare i vincitori! Finite le gare, le Professoresse Rossella Bertoli e Marzia Terzi ci comunicarono i risultati: le ragazze erano le prime in assoluto fra tutte le scuole, i ragazzi erano arrivati undicesimi, i cadetti settimi e le cadette ventunesime. Le ragazze e i cadetti andranno in finale, che si disputerà all’Idroscalo: che emozione! In bocca al lupo a tutti, e arrivederci al prossimo articolo! Victoria Di Gaetano, 1A “Virgilio” L’anno scorso la Professoressa Marzia Terzi, Docente di Scienze Motorie, ha proposto alle classi seconde della Scuola Media un nuovo laboratorio alternativo e divertente: il Circo. Al laboratorio di circo volevano partecipare più di 120 ragazzi; purtroppo solo in 50 hanno avuto questa fortuna. Tale attività è stata un po’ impegnativa, ma come la nostra insegnante ci ha detto, la maggior parte di noi ha dato buoni risultati. La lezione comprendeva il riscaldamento e la prova delle varie attività circensi. Il primo, necessario per scaldare i muscoli, consisteva in vari esercizi di stretching, mentre il secondo permetteva a noi ragazzi di provare hula-hop, rullo, acrobatica, e tante altre attività che erano svolte (nella nostra palestra) sotto la guida degli specialisti del Circo di Paride Orfei, che è ospitato a Peschiera Borromeo, di fronte al Centro Sportivo Borsellino. Il corso comprendeva anche una lezione di acrobatica in volo, sotto il tendone del circo Orfei. Noi abbiamo provato, sempre con l’aiuto degli specialisti e della professoressa, diverse attività, come la palla (sulla quale bisognava stare in piedi in equilibrio), la camminata sul filo, acrobatica, e infine il trapezio. In questo modo ogni ragazzo ha avuto l’opportunità di mettersi in gioco e di sperimentare attività inedite. Il circo ci ha insegnato che ognuno di noi è diverso, e che bisogna rispettarsi, anche se si sbaglia. Ci riteniamo fortunati di essere alunni della nostra scuola, che è sempre molto all’avanguardia e ricca di possibilità nuove, che le altre scuole non offrono. Infatti l’ Istituto “De Andrè” è stato uno dei primi in Italia a proporre questa attività, che ora sembra molto apprezzata anche dagli adulti (alcune ricerche dimostrano che in alcuni casi gli esercizi circensi sostituiscono addirittura il “pilates” - ginnastica dolce - e la ginnastica semplice). Cogliamo qui l’occasione per ringraziare i nostri insegnanti per averci dato questa opportunità, e, allo stesso modo, gli specialisti che ci hanno seguito e aiutato. Eleonora Bahadour, Valentina Gallipoli 3B “Virgilio” Il circo a scuola Il circo è sogno e fantasia. Costruire il sogno da cui potrà scaturire la fantasia è apprendimento e fatica. I ragazzi sono stati progressivamente introdotti in questa realtà elaborandola al loro livello di età e di vissuto emozionale, sino a costruirsi un loro personale spazio di elaborazione della realtà circense. In questo modo hanno rinforzato la fondamentale idea che ogni passo, ogni costruzione, ogni progresso è e deve essere “fatica”. “Non riesco”, deve essere sostituito da “devo riuscire”. I giovani studenti sono spesso governati dal luogo comune, come tutti noi. E’ consuetudine dire… “la matematica è difficile, non mi piace… Quindi, non piacendo alla maggioranza, non vedo perché debba interessare proprio me. E poi è una fatica. Invece il circo piace, lo sport piace, attira addirittura spettatori, quindi piace anche a me. Voglio provare”. Però anche in questo caso ecco la fatica, le difficoltà, la sconfitta. Che sia questa la vita? Forse circo e matematica sono uniti da questo legame onnipresente? Circo a scuola è una speranza, un tentativo di evidenziare la presenza di uno strumento trasversale di avvicinamento alla soluzione di ogni problema di matematica, ma anche di sopportazione del dentista o del cattivo umore della mamma. Fatica, studio, applicazione, dedizione, tanti strumenti disponibili per tutti, se si trova la motivazione adeguata e suggestiva. Ecco: la motivazione, il “Santo Graal” della mia cara scuola. Prof. Marzia Terzi Febbraio 2009 Passaggi di tempo 13 Accoglienza e “orienteering” ai Corni di Canzo Fantastica ciaspolata sulle nevi del Monte Rosa Un’uscita didattica ideata per “rompere il ghiaccio” tra professori e studenti Con le racchette ai piedi, cercando e salvando i “dispersi” Il giorno 9 ottobre è stato dedicato alla conoscenza reciproca, e noi l’abbiamo vissuto nel migliore dei modi: andando a visitare le Fonti Gajum nel Comune di Canzo, dove abbiamo socializzato e praticato uno sport nuovo: l’orienteering. Siamo stati dei veri membri di Greenpeace dall’inizio alla fine. Infatti, per raggiungere la località stabilita, abbiamo usato la metropolitana, il treno e le gambe. Abbiamo goduto della compagnia delle professoresse Ferrari, Palmieri e Terzi. Sul posto ci siamo avvalsi inoltre della competenza di due guide, che ci hanno fatto conoscere la zona. La prima meta sono state proprio le Fonti Un bel giorno del passato inverno (venerdì 29 febbraio 2008), assieme alle Professoresse Terzi, Ferrari e Olivieri, gli alunni delle allora seconde B e C sono partiti per una gita molto particolare, un “classico” per la nostra Scuola, perché si ripete da diversi anni: il trekking con le ciaspole (racchette da neve) sulle pendici del Monte Rosa. Si tratta di un’attività faticosa ma anche molto divertente e interessante: grazie alla presenza di due guide alpine, abbiamo provato l’ebbrezza della simulazione, recupero e salvataggio di dispersi a seguito di una valanga. Ma iniziamo con ordine... Siamo partiti con il pullman alle ore 7 e, dopo tre ore di viaggio tra scherzi e risate, siamo arrivati nel paese di Saint-Jacques, a quota 1700 s.l.m., dove è iniziata la nostra avventura. Dopo circa un chilometro di cammino con le nostre ciaspole in mano, abbiamo raggiunto la neve e finalmente abbiamo potuto indossarle (impresa non facile per tutti! ma con l’aiuto dei proff. e delle guide ce l’abbiamo fatta!). A dispetto delle previsioni, c’era caldo. La fatica si è fatta sentire verso metà salita, quando ci siamo divisi involontariamente in tre gruppi: i più resistenti in testa, i medi nel mezzo, e pochi ragazzi nel gruppo di coda, che quasi strisciavano dalla fatica! Ovviamente durante la salita non sono mancati gli incidenti: ciaspole difettose, cadute, storte, ecc., ma noi ci siamo aiutati l’un l’altro. Dopo tre ore di marcia e un dislivello di circa 200 metri, siamo giunti alla nostra meta. In un grande spiazzo pieno di neve fresca abbiamo potuto rifocillarci, riposare e soprattutto giocare con la neve. Gajum (nome derivante dal celtico che significa “mallo di noce”), chiamate così per via di un antico albero di noci, che riversava nelle acque del sottostante fiume Ravellino, appunto, i malli di noce. Il tempo è stato magnifico, e così anche i meteoropatici hanno potuto gustare il meraviglioso scenario che si apriva davanti ai nostri occhi. Giunti nei pressi di un rifugio in località Prim’Alpe, abbiamo socializzato a più non posso, e la nostra “riservatezza” si è trasforma- ta magicamente in urletti, i soliti schiamazzi delle normali attività “extra-terrestri” che di solito facciamo. La parola chiave è stata: gioco! Ci siamo cimentati nell’orienteering: divisi in squadre composte da quattro ragazzi, dovevamo orientarci grazie ad una mappa, e compiere un certo percorso nel minor tempo possibile. La mia squadra, chiamata “Pini le lavatrici”, è giunta prima, a pari merito con la squadra “New York”. Sul sentiero del ritorno i nostri sensi sono stati attratti da un agriturismo, le cui specialità erano i ghiaccioli di yogurt alla frutta. Ottimo quello al melone. Cominciavano a calare le ombre della sera, e il nostro treno non ci avrebbe aspettato. I genitori ci attendevano alla metropolitana di San Donato, e così, dopo un’intera giornata, tornavamo alle nostre case con gli zaini svuotati dal cibo e riempiti di sole, di aria frizzante, di risa, di amicizia, ma anche di fatica e… di mal di piedi… Un altro bagaglio da custodire gelosamente nei cassetti della nostra memoria. Voto all’iniziativa:10! Cristian Semeraro, 1C “Virgilio” Divertiamoci con la matematica Venerdì 21 Novembre noi bambini di Quarta abbiamo partecipato per la prima volta ai giochi matematici, organizzati dall’Università Bocconi. Tutte le classi partecipanti hanno svolto i test nelle proprie aule e le maestre, prima di iniziare, ci hanno letto bene il regolamento da osservare. All’inizio della prova eravamo preoccupati ma anche emozionati perché, pur avendo fatto degli esercizi, non sapevamo bene quali erano le difficoltà da affrontare. Man mano che abbiamo iniziato a lavorare, ci siamo tranquillizzati. Utilizzando gli strumenti e soprattutto ragionando, abbiamo risolto i problemi logici. I primi problemi ci sembravano facili, però poi aumentavano sempre di più le difficoltà. Noi non sappiamo ancora i risultati ma speriamo siano andati bene. Questa esperienza ci è piaciuta così tanto che siamo pronti a rimetterci in gioco a marzo, con i prossimi testi del Kangourou! Laura Finazzi, Christian Iacobone, Giacomo Orrù Classe IV A Scuola Primaria di Bettola Dopo lo svago, le guide ci hanno raggruppato e ci hanno proposto un gioco. Per poter giocare bisognava conoscere l’uso dell’ARVA, un dispositivo che riesce a captare il suo apparecchio gemello anche a lunghissime distanze. Dopo avercene spiegato il funzionamento, le guide ci hanno diviso in due squadre, consegnato l’ARVA al caposquadra e dato il via al gioco: l’obiettivo era trovare due zaini nascosti in precedenza dalle guide, come se fossero dei “dispersi”, e noi le squadre di soccorso. Dopo trenta minuti ciascuna squadra aveva recuperato il proprio zaino “disperso”. Dopodiché siamo ripartiti per tornare al pullman (la discesa è stata notevolmente più facile della salita). Alle 19.30 eravamo davanti a scuola, stanchi ma soddisfatti. Questa attività insieme ai compagni e svolta in una condizione non facile come la neve alta, ci è davvero servita per conoscere meglio i nostri limiti e per essere solidali e aiutarci l’uno con l’altro. Francesco Basti 2 C “Virgilio” (a.s. 2007-2008) Passaggi di tempo Febbraio 2009 14 Alla scoperta del Carengione Un’esperienza da ricordare Gli alunni delle classi quarte della Scuola Primaria di Bettola hanno partecipato al progetto di educazione ambientale “Calendario 2010: il bosco del Carengione”, proposto dal Comune di Peschiera Borromeo. Lo scopo dell’iniziativa è rendere consapevoli gli alunni del territorio in cui vivono e degli spettacoli che la natura riserva in ogni momento dell’anno. Attraverso tre passeggiate, percorrendo lo stesso sentiero in tre stagioni diverse, i bambini potranno riconoscere colori e profumi sempre differenti. In classe poi i bambini avranno occasione di riflettere, con l’ausilio di valide ed esperte biologhe, su quanto osservato; a conclusione di questo lavoro verrà realizzato un calendario frutto delle osservazioni, dei disegni e delle foto scattate dagli stessi bambini durante le uscite. La prima uscita è avvenuta nei primi giorni di dicembre, vi proponiamo alcuni stralci tratti dalle cronache elaborate dagli alunni della classe quarta D. “Il giorno 4 dicembre siamo andati al bosco del Carengione, che si trova nel Comune di Peschiera Borromeo, accompagnati dalla nostra insegnante Mina e dalla biologa di nome Paola. Abbiamo percorso una strada, siamo arrivati in mezzo ai campi e poi ci siamo inoltrati nel bosco” (Irene). / “Ci siamo fermati ad osservare un albero con l’edera attorno. Eravamo nel cuore del Carengione, attorno a noi c’era molto silenzio. C’era un bellissimo lago e lì abbiamo: disegnato, fotografato, ascoltato, raccolto, esplorato…”.(Elisa). / “Abbiamo conosciuto due nuovi tipi di alberi: il biancospino e il sanguinello. Il biancospino è un arbusto pieno di spine, con i rami che partono tutti insieme da terra; le foglie sono divise in lobi allungati e le bacche sono riunite a gruppetti. Il sanguinello è un arbusto con i rami molto flessibili e rossi, senza spine e bacche, dalle foglie ovali. Paola ci ha detto che, tanti anni fa, il ramo di questa pianta veniva usato dalle maestre per frustare le mani ai bambini che facevano i monelli” (Gianluca, Matteo). / “Il mio gruppo ha trovato delle tane di animali, ma non sappiamo a chi appartengano; poi siamo tornati al laghetto per prenderci una pausa, qui abbiamo fatto merenda e abbiamo giocato. La nostra maestra ci ha fatto una foto” (Federica). / “Infine siamo saliti sul pulmino e siamo ritornati a scuola stanchi, ma felici. Insomma ci siamo divertiti tantissimo!” (Giulia). Il bosco, oltre che con i nostri sensi, può anche essere “sentito” con il cuore. Ecco, direttamente dai testi degli alunni della classe IV E, le sensazioni e le emozioni che il bosco del Carengione ha suscitato in loro: “Entrando nel bosco del Carengione mi sono sentita strabiliata dal silenzio che c’era. Ho sentito un po’ di schifiltosità perché c’era il fango, ma era bellissimo!!!” (Nicoletta). / “Nel silenzio ho sentito un cinguettio che mi ha suscitato un sentimento molto forte: quanto sia splendida e importante la natura nella nostra vita” (Ryan). / “…Mi sono sentita felice: cantavo e saltellavo, provavo un senso di libertà perché mi sentivo in contatto con la natura. Ho pensato che la vita è una cosa meravigliosa!” (Marta). / “Tutta la vegetazione che mi avvolgeva mi faceva sentire bene” (Alessandro). / “Ero molto felice perché ero in compagnia; stare vicino ai miei compagni mi ha fatto provare una sensazione molto bella: mi sono sentita accolta” (Giada, Ilaria). Le insegnanti delle classi IV ringraziano gli ideatori del progetto, per questa opportunità offerta ai loro alunni. Gli alunni delle Quarte D-E Primaria di Bettola Noi bambini della IV B della Scuola Primaria di Bettola, la mattina del 9 dicembre, con le maestre Barbara e Tina siamo saliti sullo scuolabus, accompagnati dalla guida Daniela, che ci avrebbe portato alla scoperta del bosco che dovevamo visitare: il Carengione. L’esperienza ci servirà per osservare i cambiamenti della natura nelle varie stagioni e per realizzare un calendario sul bosco. Una volta arrivati ci siamo incamminati in una stradina sterrata in mezzo ai campi, poi siamo andati in un’area protetta. Qui ci siamo divisi in gruppi e la guida Daniela ci ha fatto scegliere vialetti diversi, dove potevamo raccogliere foglie, frutti, rametti, funghi, fiori, bacche o altri elementi che la natura ci offriva. Siamo riusciti a vedere anche una lepre e alcuni di noi l’hanno fotografata. Durante il percorso abbiamo effettivamente trovato delle tane, funghi, vari tipi di fiori e di alberi, inoltre delle galle, cioè le sfere di legno che produce la quercia per autoproteggersi dagli insetti. Poi tutti insieme abbiamo osservato questi elementi naturali, tra cui due arbusti con diverse caratteristiche: il biancospino e il sanguinello; se non sapevamo precisamente delle notizie, Daniela le approfondiva con le sue spiegazioni. Verso le ore 11 abbiamo fatto merenda, successivamente abbiamo giocato lanciando anche dei legnetti sul fontanile ghiacciato. Abbiamo anche scattato delle foto come ricordo della nostra prima esperienza al Bosco del Carengione. Utilizzando le ricerche, le foto e le osservazioni da noi fatte realizzeremo, grazie a questo progetto proposto dall’Amministrazione Comunale, un calendario sul bosco nelle diverse stagioni per l’anno 2010. Che esperienza fantastica! Chiara Vigorelli, Martina Maugeri, Silvia Del Prete, Tommaso Cresta, Simone Pepe, Andrea Manfredi, Andrea Gerelli Classe IV B, Scuola Primaria Bettola E se gli uccellini hanno fame? Visti il gelo e l’abbondante nevicata di gennaio, gli uccellini non trovavano nulla da mangiare. Ci siamo chiesti come fare ad aiutarli, e i bambini della Classe rossa della Scuola dell’Infanzia “Antichi Fontanili” di San Bovio, insieme alle loro insegnanti, hanno trovato una soluzione: preparare con le arachidi delle belle “collane” da appendere ai rami degli alberi del giardino scolastico. Ogni bambino, a casa, aiutato dai genitori, ne ha confezionata una, poi siamo andati tutti insieme in giardino e le abbiamo appese ai rami degli alberi vicino alla nostra classe, così ora dalle finestre possiamo osservare pettirossi, passerotti e cinciallegre che riescono a stare attaccati con le zampette e col becco scavano nel guscio e mangiano le noccioline. Così siamo sicuri che sono solo per loro: infatti ci siamo accorti in questi anni che se le noccioline sono infilate in “collane” e appese ai rami, solo gli uccellini più piccoli possono mangiarle, mentre se le spargessimo per terra, altri animali e uccelli come i merli e le cornacchie, per non parlare dei topi, farebbero razzia e non rimarrebbe nulla per gli altri. Ora sempre più uccellini volano felici nel nostro giardino, così possiamo osservarli e siamo contenti anche noi! Le insegnanti e i bambini della Sezione rossa Scuola dell’Infanzia di San Bovio Febbraio 2009 Alla scoperta del regno dei funghi Il 6 ottobre 2008 i bambini delle classi terze hanno partecipato a una mostra micologica organizzata dal Settore Ecologia del Comune di Peschiera Borromeo. Ecco le loro impressioni sul “piccolo gioiello” che alberga nei nostri boschi: “<I funghi appartengono alla natura… per evitare spiacevoli sorprese per la nostra salute è bene raccoglierli insieme a persone esperte>”. / “<Nella nostra scuola sono venuti due esperti che ci hanno dato tante informazioni sui funghi: come sono fatti e di che colore sono, dove li troviamo, come si nutrono e quali si possono mangiare>”. / “<Nei funghi generalmente distinguiamo il gambo e il cappello, variabili a seconda della specie; entrambi sono fatti da un intreccio di molti filamenti che si possono vedere con l’aiuto del microscopio: le ife. Sotto il cappello si trovano le spore che rappresentano le cellule riproduttive. Quando una spora cade su un terreno favorevole, dà origine a un nuovo esemplare>”. / “<I funghi mi piacciono molto, adoro andare a cercarli nei boschi, ma soprattutto mi dà molta gioia mangiarli!>”. “<Ci sono tante persone appassionate di funghi, che amano andare nei boschi a cercarli. Secondo me sono esseri originali, colorati e profumati. Bisogna però fare attenzione; non è facile trovarli, perché spesso si nascondono tra l’erba del sottobosco o sotto il terriccio; a volte fanno solo capolino, ma spesso le persone inesperte non riescono a vederli. Soprattutto chi non conosce molto bene i funghi dovrebbe andare nel bosco con due cestini di vimini: uno per i funghi di cui è sicuro, l’altro per quelli su cui ha dei dubbi, e Passaggi di tempo 15 che perciò deve mostrare a un esperto. Andare a cercare i funghi è una buona occasione per fare delle belle passeggiate nei boschi: si sentono il cinguettio degli uccelli, i rumori delle foglie, il profumo del sottobosco, si godono il silenzio e la tranquillità della natura. E poi i funghi sono belli da vedere, da toccare e … gustosi da mangiare!>”. “<Ho sempre pensato che i funghi fossero delle piante, ma in realtà fanno parte di un regno a sé: non hanno semi, fiori, frutti e vere radici. Ho scoperto che i funghi non si nutrono come le piante, attraverso la fotosintesi clorofilliana, ma “rubano” il cibo dai resti che vengono da altri organismi>”. / “<A Bettola, nella Sala Mazzola, messa a disposizione dalla Cooperativa Edificatrice Lavoratori, un esperto ci ha parlato dei funghi e ce ne ha mostrato molti tipi. Il fungo che mi ha colpito di più è stato quello che attirava le mosche; si presentava in una scatolina con una muffa di colore nerastro: sicuramente non era mangereccio e probabilmente molto tossico e forse mortale… un altro fungo che mi è piaciuto molto è l’amanita , con il suo cappello rosso a puntini bianchi: mi rallegra perché lo vedo spesso disegnato nei libri di favole, ma mi spaventa perché è vietato toccarlo e mangiarlo, poiché è velenosissimo e mortale>”. I funghi sono davvero curiosi! Hanno catturato il nostro interesse grazie alle spiegazioni dell’esperto e dell’insegnante e, all’osservazione della mostra, con gli esemplari dal vivo. I bambini delle classi terze Scuola Primaria di San Bovio I Tre giorni della merla In occasione della ricorrenza della leggenda lombarda dei “Tre giorni della merla” (29-30-31 gennaio), nella Scuola dell’Infanzia “Antichi fontanili” di San Bovio i bambini e le insegnanti delle Sezioni gialla, verde e rossa hanno festeggiato alla grande... Come? Travestendosi da merli e merle e con la costruzione di burattini a tema, con i quali i bambini, nelle proprie case, hanno rappresentato un piccolo spettacolo per i loro familiari. Per chi ancora non conoscesse questa leggenda, la raccontiamo di seguito. La leggenda dei tre giorni della merla si perde nell’onda del tempo. Sappiamo che erano gli ultimi tre giorni di gennaio ed in quei giorni capitò a Milano un inverno molto rigido. Mamma merla, per proteggersi e per proteggere i suoi merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. Tre giorni durò il freddo! Quando mamma merla uscì dal camino, finalmente salva, si accorse che le sue piume, a quel tempo di colore bianco, erano diventate di colore nero! (Ndr - La leggenda ha un’inesattezza: le piume del merlo femmina sono marroni, quindi il protagonista della storia dovrebbe essere un merlo maschio, le cui piume sono effettivamente nere!) Scuola dell’Infanzia di San Bovio Sezioni gialla, verde, rossa Se dico acqua penso a… Dal sottomarino “Acqua”, le classi quarte di San Bovio raccontano… Siamo i ragazzi delle quarte, vi scriviamo dal nostro sottomarino, siamo partiti qualche giorno fa alla scoperta del pianeta acqua e ci stiamo divertendo. Ieri abbiamo incontrato Valerio, un palombaro esperto, è arrivato dall’acquedotto o, scusate, dal CAP, Consorzio acqua potabile, per farci entrare nel mondo dell’acqua. Ci ha presentato tante informazioni e poi ci ha fatto fare alcuni esperimenti per vedere da vicino le caratteristiche di questo tesoro che spesso sprechiamo (chi non lascia qualche rubinetto aperto?!). Noi gli abbiamo invece raccontato i nostri pensieri quando diciamo la parola acqua… Tutti insieme alla mostra micologica Il giorno 6 ottobre 2008 noi bambini delle classi IV A B C siamo andati a vedere la mostra micologica e botanica presso la Sala Mazzola di Peschiera Borromeo, organizzata dal Gruppo Micologico Vittadini di Segrete. Abbiamo visto diversi tipi di funghi, bacche e muschi. Ogni fungo veniva presentato con un cartellino su cui c’era scritto il nome scientifico e volgare e se era velenoso, tossico o commestibile. È stato davvero interessante imparare a riconoscere i funghi, per evitare di toccare o raccogliere quelli velenosi o non commestibili, come ad esempio la mortale Amanita Falloides o il cosiddetto Piede d’Atleta, che ti può paralizzare. A un certo punto, nel bel mezzo della spiegazione dell’esperto, siamo stati attirati da piccoli vermi bianchi che gironzolavano indisturbati tra i funghi… che ci hanno un pochino distratti! Infine abbiamo potuto osservare piante, bacche e frutti selvatici, alcuni commestibili e altri no. Questa visita è stata istruttiva perché abbiamo imparato tante cose nuove e interessanti, che ci serviranno nei nostri lavori di scienze. I bambini della Classe IV C Scuola Primaria di Bettola L’acqua è fonte di vita, l’acqua ci disseta, noi siamo l’acqua, nell’acqua ci divertiamo, l’acqua ci illumina la vita di colori e riflessi, l’acqua è ricchezza e povertà. Ecco qui sotto il grafico delle nostre frasi; ora continuiamo il viaggio di esplorazione, a presto! Passaggi di tempo Febbraio 2009 16 Ricordando.... Passaggi di tempo Redazione: Nadia De Flavis, Tina La Rossa, Sergio Leondi, Lucia Olivieri, Idilia Pernigoni, Giuseppina Torsello, Marina Tristani, Rita Vecchio Responsabile del Giornale: Sergio Leondi Fotografie: Flavio Giacomessi Segreteria di redazione: Michela Cioli, Alice Labbozzetta, 3D “Virgilio” Laboratorio di Giornalismo Titolare: Prof. Sergio Leondi Classi Prime, Seconde e Terze della Scuola Media “Virgilio” Andrea Bonfanti, Giulia Bracali, Roselisa Chiodi, Matteo Ciarchi, Michela Cioli, Matilda Cremonesi, Martina De Felice, Giorgio Dell’Orto, Andrea De Nando, Victoria Di Gaetano, Chantal Ferrante, Camilla Ferrario, Federico Fiamberti, Gaia Ghilardi, Helen Habtemariam, Alice Labbozzetta, Giulia Mainetti, Gabriele Manna, Arianna Martellone, Michele Massari, Annamaria Mormina, Lisa Notarianni, Giacomo Palumbo, Anita Rossi, Ilaria Rota, Francesca Poggetti, Cristian Semeraro, Federica Vidiri. Impaginazione: Sergio Leondi Tipografia: Stem Editoriale Spa Via Brescia, 22 - Cernusco s/n (Milano) tel. 02.92.10.47.10 Tiratura: 5000 copie Istituto Comprensivo Statale “Fabrizio De André” Via Carlo Goldoni 1, Peschiera Borromeo (Milano) www.ics.deandre.com e-mail: [email protected] Fax: 0251650184 Dirigente Scolastico Prof. Giuseppe Facciorusso Tel. Tel. Tel. Tel. Tel. Tel. Tel. Direzione: 025470172-025470527 Scuola Media “Virgilio”: 025470797 Scuola Media di San Bovio: 027532831 Scuola Primaria Bettola: 025470402 Scuola Primaria San Bovio: 027531431 Scuola Infanzia Bettola: 025471076 Scuola Infanzia San Bovio: 027532829 Lo spettacolo sulla “vita fragile” Il 14 Marzo 2008 la nostra scuola ha messo in scena al teatro De Sica uno spettacolo intitolato “La forza della fragilità”, nell’ambito del concorso bandito dall’Azienda di Servizi alla Persona Martinitt, Stelline e Pio Albergo Trivulzio; concorso al quale il nostro Istituto ha partecipato, appunto con questo spettacolo, oltre che con un numero speciale di “Passaggi di Tempo” e il “Calendario dei diritti fragili”, vincendo molti premi. Come al solito il teatro era stracolmo di genitori e parenti in attesa delle esibizioni dei loro ragazzi. Lo spettacolo è stato aperto da un balletto ispirato alla canzone Khorakhanè, che è stato, come sempre, eseguito in modo perfetto. Poi hanno fatto seguito tutti i brani cantati: “Fiume Sand Creek” e “Amico fragile” di Fabrizio De Andrè, “Gesù Bambino” di Francesco De Gregori, “Non insegnate ai bambini” di Giorgio Gaber, “Ave Maria no morro” e “Tammuriata nera”. Tutti questi pezzi sono stati eseguiti e suonati molto bene e accolti da applausi calorosi; “Amico fragile” è stata cantata da Francisco, un ragazzo tagliato per fare il cantante; è stato il brano che ha riscosso maggior successo, tanto da far richiedere il bis. Le canzoni e le esibizioni si sono alternate con la presenza sul palco di ospiti di eccezione, come i figli dei coniugi Villa, che ci hanno raccontato di come loro hanno vissuto l’esperienza dell’adozione e com’è il loro rapporto con gli altri fratelli e i genitori oggi; poi un rappresentante della Cooperativa Sociale “il Carro”, che accoglie ragazzi e adulti con qualche difficoltà e li aiuta dando loro un lavoro, ci ha parlato della sua storia e della vita nell’associazione; e a testimonianza, ha chiamato sul palco una delle tante ragazze aiutate dall’ Associazione, che un po’ imbarazzata ha fatto un intervento toccante. L’ultimo a parlare è stato il Professor Emilio Trabucchi, Presidente dell’Azienda di Servizi alla Persona Istituto dei Martinit, Stelline e Pio Albergo Trivulzio, il quale ha fatto un magnifico discorso sulla “Vita fragile” e sugli scopi della sua Azienda. Il Professor Trabucchi ha apprezzato molto il nostro giornale “Passaggi di Tempo” e, condividendo con il nostro Preside la difficoltà a reperire fondi per le attività extrascolastiche, ha dichiarato di donare ben mille euro alla scuola per contribuire alla stampa del nostro bellissimo periodico. Francesco Basti 2C “Virgilio” (a.s. 2007-2008)