LE VITE
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ROSA VENERINI
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ROMA
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1868.
PIETRO )t.\lllETTI
I
A VVER'rENZA
Nell'anno 1732 fu data alle stampe la vita di
Rosa Venerini e nell'anno stesso quella di Lucia Filippini, le quali fondarono per le giovanette l' una in
Viterbo l'altra in Montefiascone delle scuole divenute in appresso la culla di due Istituti, ohe dalle
stesse Fondatrici vennero propagati in Roma ed in
altri paesi dello stato Pontificio e del Regno, con vantaggio delle popolazioni ben noto a tutti.
Essendo ora completamente esaurite le edizioni
suddette, si ò creduto opportuno di riunirlo nella presente ristampa a monumento e ricordo delle singolari
virtù di quelle serve di Dio e ad esempio insieme e conforto a chi si trova eonseerato all' umile ma grandemen te meritorio ufficio di educare la gioventù.
Sembra giusto d'altronde che le generazioni edu_
cate nelle scuole delle }.laestre Pie imparino ad amare
e riverire sempre più nelle stesse fondatrici l'Istituto
mercè il quale ricevono l'inapprezzabile dono della
cristiana educazione.
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VITA
DELLA SERVA DI DIO
ROSA VENERINI
RAGGUAGLIO DELLA VITA
DELLA
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VITERBESE
I S T I T U T R I C E D E L L E SCUOLE E M A E S T R E D E T T E PIK ,
A PRO ED EDUCAZIONE D E L L E
fi l i u t o
FANCIULLE.
PRIMO
CAPO I.
N a s c i t a ed e d u c a z i o n e di
Rosa.
In Viterbo città dello Stato Pontificio, e
capo di quella provincia, che dicesi Patrimonio
di S. Pietro, nacque la Serva di Dio Rosa Venerini a' 9 di Febbraro del IGS6 essendo Sommo
Pontefice Alessandro VII., e Vescovo della suddetta città l'Eminentissimo Cardinale Francesco Maria Brancacci. I suoi genitori furono il
signor dottore Gottifredo Venerini, e la signora
Laura Zampighetti famiglie ambedue civilissime,
e già da prima imparentate con altre di quella
nobiltà : ebbe questa fortunata coppia di coniugati una figliuolanza di due maschi e due
femmine, tra'quali l'ultimo fu Orazio Venerini
1
_
2 —
ancor vivente, e di cui però crederei offendere
la modestia se mi avanzassi a riferirne l ' i n t e g r i t à , la r e t t i t u d i n e , ed il sapere dimostrato
nella professione legale in qualità di procuratore , avvocato ed uditore di Prelati e Principi ; la seconda nel nascere fu la Serva di Dio,
di cui prendo a scrivere la vita, alla quale nel
santo Battesimo conferitole il giorno susseguente alla sua nascita, cioè ai dieci di Febbraro dell' istesso a n n o , f u posto il nome di
Rosa, forse per ¡special divozione de' genitori
alla santa loro concittadina Rosa, che in quella
città in soli dieciassette anni di età fè comparire una santità eroica, ed uno zelo veramente
apostolico.
2. Qual fosse la sollecitudine e diligenza di
questi pii genitori, in bene allevare ed educare
i suoi figliuoli, può arguirsi da questo, cioè,
dall'avere essi con tal gelosia esatta la ritiratezza nelle femmine, che mai lor permettevano
t r a t t a r e con a l c u n o , quale non fosse parente
e di conosciuta v i r t ù , mai andare in casa altrui a conversare, e mai la madre si toglieva
loro dal lato, qualor conveniva andare alle chiese , o uscire per altra occasione fuori di casa :
anzi quella buona signora talmente abhorriva
l'abuso veduto in alcune di amoreggiare, che
soleva dire alle sue figliuole volere essa istessa
prendere di loro una severissima vendetta ,
-
3 —
(junior giammai avessero attentato un sì detestabile inconveniente.
3. Da una educazione s\ savia e cristiana,
germogliarono in Rosa ancor fanciullina sentimenti di pietà e divozione; quindi giunta all'uso della ragione fece voto al Signore di farsi
monaca, quale più volle andò rinnovando senza
però mai aver detto niente ad alcuno; ma incominciando il demonio con le sue solite arti
a metterle nel cuore affetti di mondo, talmente
andò intiepidendosi dal suo fervore, che più
non curava l'adempimento di un tal voto, ed
alla coscienza, la quale andava di tanto in tanto
suggerendoglielo rispondeva, non stimare sè
essere a quello tenuta per averlo fatto senza
licenza del confessore e de' suoi genitori : benché poi l'avvertisse la stessa coscienza, che una
tal ragione non poteva aver luogo in lei, che
nel monacarsi non avrebbe recato disturbo, o
inconveniente veruno alla casa, tuttavia non
sapeva arrendersi, ed in una continua agitazione d'affetti tra il timore di Dio, e l ' a m o r e
alle vanità del mondo spesso piangeva esclamando: Signore, come ho io da fare?
Signore,
a me non dà l'animo : Signore, se voi non mi
fate una qualche grazia speciale, io non posso
distaccarmi da questa terra.
4. Una si grande difficoltà nasceva specialmente dall'avere incominciato ad amare un gio-
vane suo p a r i , che bramoso delle sue nozze
furtivamente la vagheggiava: un tale oggetto
era quello, che rapiva a sè i suoi pensieri, la
distoglieva dal bene, e le metteva in impegno
anche nelle chiese di dare qualche libertà ai
sguardi, e di gradire ogni abbigliamento d o n nesco.
5. In un tale stato non mancava la bontà
infinita del Signore di andarla eccitando con la
sua santa grazia: e primieramente dispose, che
venutogli alle mani un libriccino, in cui legge
concedere una
e* vasi essere solito il Signore
c
qualche grazia speciale spettante alla salute
eterna a chiunque in giorno di venerdì avesse
in memoria della passione fatto u n ' a t t o di mortificazione interna, vincendo qualche sua disordinata affezione, ella propose e m a n t e n n e , facendo a sè grandissima violenza, il p r o p o n i m e n t o di non affacciarsi in tal giorno alla
finestra per guardare, come soleva, il giovane
suo a m a n t e : nè ingannossi nella speranza di
riportarne da Dio il guiderdone ; imperciocché,
oltre il sentire più gagliarde in sè certe interne
voci, clic le andavano replicando una tal maniera di vivere essere per condurla all'inferno,
a v v e n n e , che un suo fratello impetrasse dal
padre di condurre seco ambedue le sorelle in
una terra poco distante da Viterbo, per dar
loro qualche onesto divertimento: nel che scor-
gesi ramini rubi lo condotta della divina Provvidenza, la quale ingerì al fratello un tal pensiero, ed al padre per altro restìo di allontanare da sò le figliuole, il contentarsi di una tal
gita, che ponendo Rosa in lontanan/.a dell'oggetto amato, era un mezzo molto elììrare per
¡smorzare in lei ogni vano all'etto alla creatura,
ed accenderlo verso il Creatore.
G. Infatti essendo dimorata Rosa in tal Inopi
per lo spazio di venti giorni in circa assieme
con la sorella, e provato andarsi in lei d i m i nuendo la passione, non volle tornare con la
sorella a Viterbo, ma ivi rimanere col fratello,
per meglio assicurarsi nel bene colla lontananza
del pericolo; tanto più che Iddio, il quale avea
cominciato l'opera, era andato in quei giorni
proseguendola mirabilmente nella guisa, che
qui soggiungo.
7. Sul principio della sua lontananza da Viterbo sognossi in una notte Rosa, che il giovane
da sò amato era morto come in realtà era ,
del che fu incredibile il dispiacere ed il rammarico, che nel sonno istesso sentitine il suo
a n i m o ; giunse a segno, che la violenza del do
loro la fè destare, ed in quel punto lo impresse
Iddio nella sua mente queste gran verità: Clic
le creature non sono eterne: clic a questa separazione doveva una volta venirsi, e forse senza
conseguire il suo bealo fine: che rivolgendo il
— 6 —
suo amore in Dio, avrebbe avuto uno sposo, il
quale mai non manca, e che con una quiete e
pace di coscienza in questa vita, dona un' eternità di gloria nell' altra. Con tali cognizioni risolvette di volere servire e amare unicamente
Iddio, ripigliò la volontà di monacarsi, e d i mandò al fratello d'entrare in educazione nel
vicino monastero delle monache di Farnese.
8. Pareva, che già la grazia l'avesse finalmente espugnata, quando non potutosi effettuare il partito pigliato dal fratello di porla in
educazione in tal monastero per soli tre mesi,
ella si trovò in rischio di tornare alle passate
leggierezze; e da quella maggiore libertà, che
aveva fuori della casa paterna, prendere incitamento d'imbarazzarsi di nuovo ne'vani amori:
ma assistita dal Signore, si mantenne ; determinò però di far presto ritorno a Viterbo, e
quivi in qualche osservante monastero r e n dersi religiosa. Pertanto giunta nella città
in sua casa, faticò molto da prima a vincere
una certa giovanile erubescenza di manifestare
la sua vocazione al p a d r e , poi questa superata
in una opportuna congiuntura; il padre come
che savio e discreto, se bene provava dispiacere in privarsene, tuttavia per non opporsi
alle divine chiamate, e dall' altro canto per assicurarsi della volontà della figliuola, stabilì col
consiglio altrui di porla in prova per un anno
_
7 —
nel religiosissimo monastero di S. Caterina di
V i t e r b o , come in effetto f e c e , essendo allora
Rosa in età di circa diecisette anni.
9. In un luogo sì santo e fecondo d'ogni
virtù, credeva di potere aggiustare la sua coscienza con una confessione generale, e d ' i n cominciare un sistema di vita tutta dedita alla
pietà ; ma o fosse il disturbo sopraggiuntole
della morte del padre seguita un mese dopo il
suo ingresso nel m o n a s t e r o , o fosse la forza
della negligenza nel cammino delle virtù, alla
quale erasi assuefata, non potè, come ella istessa
confessa, usare tutta quella diligenza, che per
quiete della sua anima era necessaria: anzi
Iddio, che l'avea destinata per altro affare di
sua gloria, permise, che non dimorasse ivi molto
c o n t e n t a , e che perciò dopo alcuni mesi ne
uscisse con pretesto e con intenzione di volere
cercare un monastero di maggiore austerità e
di vita c o m u n e : non è p e r ò , che non cavasse
gran profitto da tal dimora, anzi oltre l'apprendere ivi il meditare, dismise altresì alcune sue
vanità nel vestire, e se bene ne ritenne alcune
a l t r e , queste ancora d e p o s e , quando interrogando una Serva di Dio, se nel suo vestire vi
era cosa da dispiacere a Dio, udì rispondersi:
Figlia, niun principe ama vedere un suo servo
con la livrea d'un a l t r o : intendendo, che essa
ancora avea qualche vanità del mondo, nè ciò
piaceva al Signore. Intanto tornata in sua casa,
ed ivi trovata la madre gravemente i n f e r m a ,
ed afflitta per la m o r t e del consorte, alla quale
afflizione si aggiunse in breve quella della perdita del figliuolo fratello maggiore di Rosa, e
la lontananza d e l l ' a l t r a figliuola accasatasi con
un suo pari. Ella consigliatasi con un suo confessore, d e t e r m i n ò differire l'ingresso in altro
monastero, e l'adempimento del suo vofo, finché vivesse sua m a d r e , che poco dopo passò
al Signore, onde restò Rosa sola col suo minor
fratello, occupandosi nella cura domestica della
casa, ed aspettando, che il Signore le aprisse
la strada, per servirlo, conforme gli aveva promesso.
CAP. II.
Suo n o t a b i l e m i g l i o r a m e n t o di v i t a ,
e p r o g r e s s o nella p i e t à .
10. Fin qui eia stata Rosa in un tenore di
vita onesto e civile avanti gli uomini, ma tiepido e rimesso avanti a Dio, nò corrispondente
pienamente a quelle grazie, che la bontà infinita del Signore le andava di giorno in giorno
facendo; anzi traviatasi in qualche t e m p o , come
si è detto, in alcune vanità donnesche, trovavasi molto angustiata nella coscienza, nò mai
avea saputo t a l m e n t e aprirsi a' confessori, che
dasse adito a quelli di recarle rimedio, e quie-
tarla ; tanto più, che ella non aveva ancora pigliato confessore stabile, ina variando or l'uno
or l'altro, ninno crasi pigliata la cura d'istruirla
e dirigerla nell'orazione e nelle virtù, se non
supertìcialmente, per quanto richiedevano le
circostanze e la necessità del S a g r a m e n t o : or
andando ella un giorno a visitare il celebre Santuario della Madonna della Quercia, che si venera con gran divozione del popolo, un miglio
in circa distante da Viterbo, ed è tenuto in cura da' R R . P P . dell' Ordine de' Predicatori , i
quali vi hanno un bel convento con noviziato,
quivi volle fare le sue divozioni, e s ' i m b a t t è
a confessarsi con uno di quei religiosi, uomo
di gran discrezione de'spiriti, ed allora maestro
de'novizi in quel celebre convento: questi udita
la sua confessione, ed accortosi a quanta perfezione poteva ascendere quell'anima, se avesse
trovato chi la dirigesse, le domandò primieram e n t e se avea confessore stabile, con cui conferisse la sua coscienza, dipoi se si esercitava
in fare un poco di meditazione? e rispostogli,
c h e , quanto al m e d i t a r e , essa ne avea avut.
qualche uso nel monistero, ma che poi l'avoa
tralasciato per timore di essere veduta ed osservata in casa, quanto al confessore essa andava a confessarsi nella chiosa d e ' P P . Gesuiti,
ma che con quello, da cui era fin allora andata,
non le pareva poterci avere tal confidenza: al-
— 10 —
lora il savio e discreto Religioso l ' a m m o n ì a
non intralasciare più l'orazione e la meditazione, quindi le aggiunse, che giacche non poteva esso assisterla per la lontananza della sua
chiesa dalla città, andasse pure alla chiesa dei
PP. Gesuiti, ma quivi facesse chiamare il P. Rettore, e da sua parte lo pregasse a volerla dingere, e a darle un poco del suo spirito: ubbidì la Serva di Dio: onde andata alla chiesa
de' Gesuiti, e fatto chiamare il P . Rettore, che
allora era il P. Ventura Bandinelli, gli espose 1' ambasciata da parte di quel Religioso di
S. Domenico: accettò con molta carità il P. Rettore una tal direzione, a dopo averla alcune
volte sentita, la indusse a fare una confessione
generale molto diligente ed a c c u r a t a , terminata la quale, sentì Rosa nel suo animo una
consolazione grandissima , ed un fervente desiderio di servire tutta a Dio; benché poi una
tal consolazione venisse per qualche mese intorbidata da vari scrupoli, e da una soverchia
sollecitudine di non essersi bene spiegata; nondimeno , stante la prudente condotta del Direttore, e l'assistenza di quel Dio, che non dat
in aeternum flncluationem
iusto, cessò finalmente ogni agitazione, ed ella s ' a n d ò accendendo sempre più in sante brame di piacere
con sodo spirito al Signore: tanto maggiormente,
che il suo Direttore avvertendo in lei quel che
— 11 —
operava la grazia: Uosa, le disse , Iddio vuol
qualche gran cosa da voi, siate attenta in corrispondergli.
11. Non bastò sol questo al pio Direttore
per cooperare alla santificazione di quest' anima , ma molto bene intendendo quanto a ciò
conferisca il meditare, andò istruendola vieppiù
iri tale esercizio, ed egli islesso su quei principi le proponeva i punti della meditazione, ne
esigeva la pratica e ne richiedeva conto del
frutto: in tal maniera andò talmente a p p r o n tandosi Rosa, e talmente crescendo nell' amori'
di Dio, che niente più bramava, fuor che fare
qualche cosa di grande per Iddio: sempre però
trovava degl 1 impedimenti nel monacarsi, sempre incerta in qual cosa di maggior gloria di
Dio dovesse apprendersi, finché di lì ad un anno
o due in circa il Signore degnossi farle conoscere il suo volere, ed additarle la strada per
dove dovea camminare : il che seguì dopo la
partenza da Viterbo del F. Randinelli, e sotto
altro Direttore dell' istessa Compagnia, giacché
sempre di poi fu la Serva del Signore regolata
nello spirito da' nostri Padri, onde ella in un
suo manoscritto lasciò registrato: Da questi Padri sempre e con le prediche, e con la direzione
è stata aiutata e consigliata questa povera anima
mia, a' quali però professo eterne obbligazioni, e
solo in Paradiso potrò, come spero negl' infiniti
— 12 —
ineriti del mio Gesù, rendergli le dovute grazie,
e lo farò con tutto l'affetto prima a sani' Ignazio,
e poi a tutta la sua beata discendenza.
CAPO T E R Z O
Come si risolvè d ' i m p i e g a r s i in p r ò delle fanciulle,
e far la s c u o l a .
12. Stando adunque in sua casa impedita
allora per giusti motivi dal monacarsi, e irresoluta circa 1' elezione del chiostro dove rendersi religiosa, domandò al suo confessore, che
era in quel tempo il P. Domenico Ralestra della
compagnia di Gesù, che cosa, oltre le sue solite orazioni e pie pratiche di divozione , potesse fare a gloria di Dio, ed in che santamente
occuparsi, particolarmente nel giorno dopo il
pranzo? 11 Padre le disse, che s ' i n t r a t t e n e s s e
in cooperare all' altrui bene, invitando le donne
ed altre giovanotte del suo vicinato a recitare
seco il rosario della beata Vergine: intraprese
incontanente senz' altro pensiero un tal consiglio : quindi alle ore ventidue faceva suonare
un campanello, e con esso chiamava le fanciulle del vicinato, conforme ne avea precedentemente avvisalo le madri, acciò si adunassero
in sua casa in una stanza a pian terreno, ornata in forma d'oratorio , per ivi recitare il
rosario: vi accorreva non poca quantità di donne
e grandi, e piccole, e con molta edificazione
13 —
di quelli che le osservavano , pagavano ogni
giorno quel tributo d' ossequio alla gran Vergine: questo solo sarebbe slato non piccolo bene, dispose però il Signore clic accidentalmente
se ne aggiungesse un altro di maggior conto:
osservò Rosa nel dirsi il santo rosario e proporsene i misteri, che alcune di quelle donne
e fanciulle erravano ; onde essa si avanzò ad
istruirle, e dipoi ad interrogarle sopra le cose
principali di nostra fede, nel che trovò in molte
di esse si grande ignoranza, e sì gran bisogno
d' essere ammaestrate, che stimò bene cambiar
quella funzione in un catechismo, come infatti
col consenso del Confessore intraprese a fare,
onde il dopo pranzo all'ora accennata mandava
per le vicinanze di sua casa una fanciulla con
un campanello ad adunare quante più poteva
per l'istruzione, che poi essa a t u t t e insieme
raccolte faceva.
13. Quello che insegnasse in tali istruzioni
piacemi riferirlo con le parole ¡stesse della Serva
di Dio in un suo manoscritto: Le interrogavo,
dice ella , sopra i misteri principali di nostra
fede, e poi sopra le altre cose della dottrina
cristiana, raccomandavo loro la modestia in ogni
azione benché nascosta, perchè veduta da Dio ,
la lontananza dagli uomini,
e l' astenersi dal
giuocare con essi, particolarmente in certi giuochi di troppa dimestichezza, ancorché fossero fra-
— 14 —
tetti e sorelle: di più loro raccomandavo la modestia in chiesa, la dovuta disposizione per ricevere
i sagramenti, la fuga da' peccati, ancorché veniali, i quali sebbene, per molti che siano, tion
ci fanno nemici di Dio, nè per essi il Signore
ci manda all' Inferno, ad ogni modo ci raffreddano, e ci dispongono a poco a poco al peccato
mortale, e però le esortavo a non essere trascurate, particolarmente
in dir bugie, e conoscendo
di far male tuttavia dirle : di più aggiungevo
altre cose appartenenti alla salute eterna, cioè,
di pensare alla morte, e fare adesso quello, che
vorressimo aver fatto allora: quanto presto finischino tutti i piaceri, gli onori, le ricchezze, le
amicizie, gli amori e tutti gli attacchi alle cose
di questo misero mondo; quanto permanenti, stabili ed eterne quelle dell' altro mondo, dove due
abitazioni sono determinate dal grande
Iddio,
una ecc. Siegue nel citato manoscritto la Serva
di Dio a narrare altre importantissime verità,
che andava imprimendo nella mente e nel cuore
di quelle fanciulle, ed io per brevità tralascio,
bastando al lettore un tal saggio per congetturare la sodezza e prudenza, con cui la Serva di
Dio procedeva nelle sue istruzioni.
14. Il frutto che in poco tempo risultò da
questa pia opera, ben lo conobbero i parrochi
ed i confessori, tra' quali i RR. PP. Carmelitani della congregazione di L o m b a r d i a , come
—
16
—
che la loro chiesa sta situata in quelle vicinanze
dove stava Uosa, ammiravano santificata, per
così dire, insensibilmente quella contrada, ne
ringraziavano il Signore, ed animavano Rosa al
proseguimento; ma essa sempre intenta all'opportunità di adempire il voto di monacarsi ,
subito che ebbe notizia essere nella terra di
santo Gemini un monastero molto osservante
di vita comune; vedutasi ormai libera da certo
circostanze, che la obbligavano restare in casa,
determinò di rendersi religiosa in tal luogo, e
perchè prevedeva le opposizioni, quali le avrebbero fatto i suoi congiunti , quanto al monacarsi fuori di Viterbo, essa era quasi risoluta
di ciò fare senza loro saputa , e con una improvvisa fuga alla volta di quel monastero: il
che avrebbe finalmente posto in esecuzione, se
prudentemente il suo Confessore non glie lo
avesse v i e t a t o , asserendo , che queste risoluzioni in tal guisa non si permettono , so non
in casi di straordinari impulsi dello Spirito santo,
che la sua ispirazione, sebbene grande, ad ogni
modo era ordinaria, e però se Iddio ne avesse
voluto l'esecuzione, l'avrebbe disposta co' mezzi
ordinari, intanto pregasse I d d i o , si fidasse di
lui, ed aspettasse opportuna congiuntura.
15. Proseguì pertanto ad occuparsi nel suo
caritatevole esercizio d ' i s t r u i r e in sua casa le
fanciulle, quando giunta all'anno 27 di sua età,
— iG —
e postasi dopo la partenza del P. Balestra da
Viterbo sotto la direzione del P . Ignazio Martinelli della compagnia di Gesù perugino, uomo
dotato da Dio d' un cuore grande per intraprendere cose di rilievo pel servizio di Dio, e
pieno d ' u n fervoroso zelo della salute delle anime , in prò delle quali per più di t r e n t ' anni
in vari ministeri di lettura, o di operaio indefesso al confessionale impiegossi in quella città;
onde questa gli è in ¡special maniera obbligata,
come altresì io, che ebbi la sorte di trattarlo
nella mia g i o v e n t ù , e riceverne i suoi salutevolissimi insegnamenti, postasi, dico, sotto la
direzione di un tal P a d r e , comunicogli essere
ormai t e m p o , che soddisfacesse alla promessa
già fatta con Dio di monacarsi, ed insieme gli
accennò certe ispirazioni che sentivasi, non sapeva però se da buono spirito, di cambiare la
materia di tal voto, surrogandovi il far gratis
una scuola per le fanciulle, e così adescare con
l ' i n s e g n a m e n t o de' lavori donneschi, le madri
a mandarvi le figliuole, nelle quali bramava con
uno stabile ammaestrarle la mattina ed il giorno , fare una forte e permanente impressione
delle cattoliche verità. Il P a d r e dopo avere sopra di ciò fatto una molto seria riflessione, e
domandato con grande istanza, mediante le sue
orazioni e quelle di più servi di Dio, lume dal
Signore, e provata la virtù di Rosa per più anni,
— 17 —
finalmente un giorno munito della dovuta autorità , disse risolutamente a Rosa , che e g l i ,
attese le circostanze, stimava in lei di maggior
servizio di Dio 1' attendere a fare gratis una
scuola di fanciulle, ammaestrandole nelle cose
della fede, come avea incominciato, e dandole
una educazione veramente cristiana, di quello
che sarebbe stato rendersi monaca, e che però
si applicasse a questo esercizio ed a questa pia
opera , per cui Iddio l ' a v e a dotata di speciali
talenti, ed alla quale 1' istesso Iddio la invitava:
tanto bastò, perchè la Serva di Dio solita già
in tutto dipendere da' cenni del suo Confessore,
dove non vedeva manifestamente peccato, risolvesse, non ostante le difficoltà che le si affacciavano al p e n s i e r o , d' aprire una pubblica
scuola ad utile ed educazione delle fanciulle ;
dal qual fatto non deve alcuno inferire , che
assolutamente sia meglio l'impiegarsi una donna
in far la scuola alle fanciulle, che rendersi monaca: imperciocché questo è falso, ed in niun
conto deducesi da questo caso particolare di
Rosa, in cui concorrevano tali e tante circostanze nell' esser chiamata , nell' esercitare , e
nella capacità di poter esercitare con fruito un
tale esercizio, che sebbene il farsi religiosa è
per se stessa , ed ex genere cosa di maggior
rilievo, tuttavia in lei il fare la scuola poteva
apparire cosa di maggior servizio di Dio: giac2
—
18
—
chè come bene nota il Lessio 1. 2. de iust.
cap. 40. d. Iti. Non semper Deo gratius est nos
id facere, quod per se est excellentius, sed quod
prò tempore, loco et dispositione nostra magis congruit ad nostrani salvtem a nobis (ieri.
CAPO QUARTO
Sua uscita dalla c a s a p a t e r n a , e prima
istituzione della s c u o l a .
16. Appigliatasi a questa risoluzione di fare
gratis la scuola, cominciò subito a pensare ai
mezzi opportuni per effettuarla. Ma in questi
apparivano delle grandi difficoltà: stimava che
per fare la scuola conforme alla sua idea, fosse
necessario uscire dalla casa paterna, particola!',
mente avendo in quei tempi il suo fratello pigliato moglie, e non parendo conveniente fare in
tal circostanza tal novità in propria casa, adunandovi una gran quantità di fanciulle: secondariamente vedeva che essa sola non avrebbe
potuto t u t t o eseguire, onde conosceva il bisogno d ' a v e r e delle compagne in tal ministero:
finalmente richiedevasi il necessario sostentamento per sè e per le compagne , coli' a b i t a zione sufficiente ed in sito comodo a potervi
venire le ragazze ecc. Or queste cose t u t t e recavano seco molto dell' a r d u o , e certamente
faceva di mestieri d' un cuore generoso e z e -
— 19 —
laute del bene de' prossimi, per non perdersi
di animo alla loro considerazione , p a r t i c o l a r mente, che ben ella presagiva le contradizioni,
i motteggi, le dicerie, quali senza dubbio avrebbero accompagnato una tal novità.
17. Nondimeno quel Dio, pel cui amore essa
avea risoluto una tal opera, le diè forza e m a niera di vincere ogni opposizione, e trovare in
breve t u t t o il bisognevole ad effettuarla. Pigliò
per primo ispediente di giungere al proposto
fine 1' orazione, raccomandandosi caldamente al
Signore, acciò volesse assisterla ed aiutarla in
quella intrapresa di sua gloria; dipoi c o m u n i cata segretamente la sua intenzione ad alcune
divote d o n n e , quali parvero a lei al caso, ne
guadagnò due che le si offerirono per c o m p a gne, e queste erano viterbesi di famiglie a m bedue civili, cioè la signora Girolama Colluzzelli, e la signora Porzia Bacci, la quale benché
non vestisse esteriormente coli'abito delle Terziarie, era però in realtà Terziaria Carmelitana
diretta da quei religiosi Carmelitani della congregazione di Lombardia, e morta in tal c o n cetto di s a n t i t à , che se ne raccontano grazie
miracolose ottenute da Dio per sua i n t e r c e s sione, benché non potesse perseverare in questo
esercizio della scuola, come poi si dirà : circa
il sostentamento convennero t u t t e e tre di prendere respettivamente dalle loro case ciascuna
— 20 —
un tenuissimo assegnamento in ogni anno: l ' a b i tazione poi, che pareva più difficile a trovarsi
opportuna, si esibì una d a m a , qua! fu l ' i l l u strissima signora Artemisia Manzanti ne' R r u giotti a provvederla, come f e c e , prendendone
a pigione una comoda , e pagandone essa la
locazione ogni anno fino alla sua morte seguita
nel 1696 col merito di essere stata la prima
benefattrice di questa pia opera.
18. Parevano le cose già all'ordine, e solo
rimanervi l ' u s c i r e t u t t e e tre queste buone
donne dalle loro proprie case con facoltà dei
loro p a r e n t i , e dar principio alla scuola : ma
il P. Ignazio Martinelli lor direttore s o m m a m e n t e cauto in un tale affare, volle prima i n formare della cosa 1' eminentissimo Cardinale
Vescovo di Viterbo ed i Superiori suoi della
Compagnia. Scrisse p e r t a n t o a Roma al signor
cardinale Urbano Sacchetti allora vescovo a t tuale di quella città, ed al P . Carlo de Noyelles
generale della Compagnia di Gesù, ragguagliandoli di t u t t o il disegno che avea di queste scuole,
della qualità delle donne, che in esse doveano
impiegarsi , e della maniera che per ciò fare
dovea tenersi; pregandoli in fine del loro respettivo assenso, quando stimassero non essere questa cosa da recare inconveniente, e meritevole
da impiegarvisi a maggior gloria di Dio: r i c e vette il Padre tanto dal Vescovo, quanto dal
— 21 —
suo P. Generale l'approvazione, onde con quello
z e l o , di cui era r i p i e n a , diè facoltà a quelle
buone donne di eseguire il loro santo pensiero,
andando ad abitare nella casa già preparata, e
quivi aprire una pubblica scuola di lavori donneschi per istruire ne' misteri della fede , ed
educare nelle cristiane virtù le fanciulle.
19. Non mancò una non leggiera resistenza
nei parenti di Rosa e delle altre compagne circa
il contentarsi che esse partissero dalle proprie
case, ma finalmente ancor questa difficoltà superatasi; s'aprì colla divina assistenza a ' 2 9
d'Agosto giorno d i S . Rosa di Lima, e s'incominciò la scuola nella nuova abitazione l'anno 1685,
essendo Rosa in età di anni 27 in c i r c a , con
tale, e tanta consolazione di animo, che come
ella dice nel suo manoscritto : Non ci pareva
vero, quanto eravamo tutte e tre contente in
vederci in atto d'incominciare
l'opera del Signore.
20. Può ognuno immaginarsi quante fossero
le dicerie, che si sparsero per la città, sapendosi, che queste tre Donne erano partite dalle
lor case per un' opera, come credevasi insussistente , e d'avere poco buon riuscimento; chi
biasimava i lor p a r e n t i , che l'aveano permesso;
chi quella D a m a , che vi avea cooperato, tutti
il P. Gesuita, che n ' e r a stato l'approvatore,
l ' i n c i t a t o r e , il direttore : passando non pochi
— 22 —
sotto le finestre di R o s a , diceano ad alta voce
affine d'essere a s c o l t a t i , che l'avvocato Venerini era divenuto matto in p e r m e t t e r e cose tali
alla sorella, e che vi abbisognava contra le
pazzie delle donne il bastone : crebbero' simigliami ciarle, e m o t t e g g i , allorché dopo alcuni
mesi la signora Porzia Bacci i n f e r m a t a s i , f u
costretta tornarsene alla propria casa; (licevano,
che già s ' a n d a v a scoprendo r i s t a b i l i t a delle
d o n n e , ' h e una tal v i l a , qual era la intrapresa,
a p p u n t o conduceva ad intisichire oc. Le Dame
poi della città si p r o t e s t a v a n o , c h e ' m a i nverebbero mandato le lor figliuole ad apprendere
in tal scuola un tal modo di vivere ; in somma
ognuno vi diceva la sua : in questo , ed altri
simigliami frangenti stette Rosa sempre c o stante , e con un animo superiore ad ogni cont r a r i e t à , ridendosi del m o n d o , e confidando in
Dio, per cui amore andava proseguendo la scuola , e con tal f r u t t o nelle ragazze, le quali a
poco a poco erano divenute mollo istruite nelle
cose della Fede , a segno che facevano da maestre agi'istessi lor genitori, ed insieme vedeansi andare e con più modestia nel vestire,
e con più ritrosia nel t r a t t a r e ; con tal frutto,
dico, che quelli istessi, i quali da principio
biasimavano una tal scuola, poi ne divennero
a m m i r a t o r i , e panegiristi, benedicendo Iddio,
che avesse ispirato un sì santo ministero: tanto
— 23 —
è v e r o , che la virtù trova de' eontradittori nel
mondo , ma poi alla fine le vien fatto giustizia
21. Erano già sei anni da che la Scuola andava sempre più fiorendo in Viterbo, mandandovi anche le Gentildonne le lor figliuole , contra a quel che da prima aveano risoluto, quando
il Signore volle provare la c o s t a n z a , e fedeltà
di Rosa nel suo santo servizio con un colpo,
che le fu al certo sensibile, e pareva atto a
distruggere tutta la macchina dell' opera incominciata : questo fu il rimuoversi da V i t e r b o ,
e mandarsi da' Superiori per Rettore al Collegio
Illirico di Loreto il P. Ignazio Martinelli , il
quale propriamente era 1' anima, con cui vivea,
ed andava perfezionandosi quell' opera. Priva
d'una tal g u i d a , d'un tal consigliere, e d ' u n
tal s o s t e n i t o r e , non si perdè d ' a n i m o R o s a :
ma adorando le disposizioni della divina Provvidenza , e pienamente rassegnandosi al Divino
v o l e r e , stette salda nell' incominciato , come
che incominciato, dicea e s s a , per I d d i o , che
sempre è lo s t e s s o , nè si m u t a , o si parte :
anzi quasi volesse il Signore d i m o s t r a r e , che
l'opera ora s u a , e che egli specialmente l'ass i s t e v a ; appunto dopo la partenza del P. Martinelli l'opera andò crescendo, con distendersi
ad altre c i t t à , e con trovare uno d e ' p i ù zel a n t i , e d e ' p i ù riguardinoli Porporati di santa
Chiesa, il quale l'aminis « nella sua Diocesi,
— 24 —
la lodò , l'approvò, e primo fra tu,tti la pose
in quel credito con la sua a u t o r i t à , a cui non
potea giungere se non che tardi col solo suo
merito.
CAPO QUINTO
Vien c h i a m a l a in v a r i e Diocesi a f o n d a r v i la scuola,
e m a n i e r a da essa in ciò t e n u t a .
22. Un bene di sì gran servizio di Dio non
era c o n v e n i e n t e , che stesse r i s t r e t t o dentro gli
angusti limiti d'una sola città, quindi Rosa sentivasi ispirata da Dio a diffonderlo in altri luog h i , ed in altre d i o c e s i , e 1'averebbe anche
procurato da se stessa scrivendo a'Vescovi, ed
offerendo la sua opera a piantare in varie parti
la scuola, se il suo nuovo Confessore non l'avesse
da ciò distolta , come da tentazione: nondimeno,
quando piacque al Signore, improvisamente si
vide aperta la strada per introdurre in varie
diocesi questo pio esercizio. E r a in quel tempo
Vescovo di Montefiascone l'Eminentissimo s i gnor Cardinale Marco Antonio Rarbarigo, quale
basta averlo nominato per ingerire subito in
chi legge la rimembranza d' un ecclesiastico,
d'un Pastore d' anime , e d' un Principe di f
santa Chiesa il più e s e m p l a r e , il più zelante,
il più savio di quanti forse a ' n o s t r i giorni abbiano imitato le azioni gloriose o di un S. F r a n cesco di Sales, o d'un S. Carlo : questo de-
— 25 —
gaissimo Porporato, dopo aver provveduto alla
buona educazione de'Chierici coli' erezione d'un
magnifico Seminario, fornito a maraviglia di
isquisiti m a e s t r i , ed arricchito a sue spese di
ottimi d i l e t t o l i , pensò a provvedere anche
all' educazione delle fanciulle pel gran bene ,
che queste poi s a n t a m e n t e educate recarono alle
famiglie: a tal line fece venire in Monteliascone
molte savie donne da vari p a e s i , ed anche da
R o m a , senza però conseguire l'intento di vedere appagata la santa i d e a , che esso avea
nell'istruzione delle ragazze con un metodo proporzionato: stava p e r t a n t o sopra di ciò molto
sollecito, ed appunto una sera avendo onorato
d'alloggio nel suo palazzo due Padri G e s u i t i ,
che di là passavano, pose con essi discorso dell' i n t e n z i o n e , che avea d'una scuola per le donne , e come non avea p o t u t o fin ora effettuarla
• per mancanza di chi sapesse a suo gusto eseguirla: allora i Padri notificarono a S. E . essere già alcuni a n n i , che per opera del Padre
Martinelli di Viterbo si faceva tale scuola da
una donna di sodo s p i r i t o , e di savia condotta,
qual era la signora Rosa Venerini, e che se
ne sperimentava gran f r u t t o ; p o t e v a , quando
cosi giudicasse, scriverne colà a' nostri Padri,
e p r o c u r a r e , che detta signora Rosa si trasferisse a Monteliascone, ed ivi fondasse una simigliatile scuola, la quale forse averebbe cor-
_
2ti —
risposto alla santa idea di Sua Eminenza : ricevette con gran contento quel Santo Cardinale
una tal n u o v a , e senza indugio scrisse a Viterbo per far disporre al viaggio di Montefiascone la signora R o s a , la quale già da qualche
tempo sentivasi interne ispirazioni di andare
colà a piantarvi la scuola: udita essa la p r o posta d'un tanto Cardinale in quelle circostanze
a p p u n t o , che nel suo interno ravvolgeva un
tal pensiero, stimò essere questo chiaramente
il volere di D i o , onde ad onta di tutti gli ostacoli ben g r a n d i , e di t u t t e le t r a v e r s i e , che
si f r a p p o s e r o , mettendola tino in procinto di
vedere distrutta , e chiusa la prima scuola da
lei aperta in V i t e r b o , come a suo luogo racc o n t e r ò , ella con un cuore m a g n a n i m o , e generoso persistette nella risoluzione d ' u b b i d i r e
a ' c e n n i di q u e l l ' E m i n e n t i s s i m o , portandosi a
Montefiascone per ivi promuovere la gloria di
Dio, il quale non p e r m i s e , che chi si fidava
di l u i , avesse a vedere quei sconcerti, che per
tal partenza si t e m e v a n o , e da alcuni si m i nacciavano.
23. Disposta adunque ogni cosa pel viaggio,
e raccomandata la scuola di Viterbo ad una
delle sue c o m p a g n e , partì alla volta di Montefiascone , accompagnata dall' Uditore di Sua
E m i n e n z a , e dal signore Orazio suo fratello
col comodo inviatogli da detto Eminentissimo.
— 27 —
Giunta in quella c i t t à , volle abitare in un Mon i s t e r o , finché avesse l'onore di parlare a Sua
E m i n e n z a , e finché fosse all'ordine quanto era
richiesto per la scuola: il signor Cardinale volle
essere pienamente a voce informato della maniera , che essa teneva noli'istruire le fanciulle,
che cosa lor insegnasse, in quali lavori donneschi le t r a t t e n e s s e : dipoi ordinò, che tutto
gli ponesse in iscritto per meglio considerarlo,
ed avendo r i t r o v a t o , che il metodo dell'inseg n a r e , e le cose da insegnarsi erano tutte di
molta utilità de' prossimi, e gloria di Dio, fece
dar principio in una casa preparata a sue spese
alla scuola delle fanciulle n e l l ' a n n o 1692. Concorsero a questa in breve tempo da quaranta
giovanetto, e più vi sarebbero v e n u t e , se la
signora Rosa non avesse saviamente giudicato
contenersi dentro tal n u m e r o , per non abbracciare inutilmente più di quello a che si stendevano le sue forze. Il f r u t t o fu così sensibile
nel vedersi una straordinaria modestia nelle
fanciulle, una frequenza più divota d e ' S a g r a m e n t i , ed una perizia più esatta della dottrina
Cristiana , che il signor Cardinale di lì ad alcuni mesi stimò bene fondare u n ' a l t r a simigliarne scuola in Corneto altra città soggetta
alla sua pastora! cura : acciocché poi ivi fossero maestre opportune (giacché la nostra Serva
di Dio non poteva essere in più luoghi) usò
— 28 —
questa santa industria : fece venire a Montefìascone da Corneto una donna delle più atte,
conforme alle relazioni inviategli, p e r i i ministero della scuola : questa la tenne nella scuola
di Monteliascone, affinchè quivi apprendesse le
p r a t i c h e , il m e t o d o , e t u t t a la maniera usala
da R o s a ; quando poi parve bene i s t r u i t a , la
mandò assieme con Rosa nella detla c i t t à , rimanendo nella scuola primaria di Monleiiasconé due altre Maestre già dall' ¡stessa nostra
Serva di Dio a m m a e s t r a l e in tale esercizio: si
t r a t t e n n e Rosa in quella città fin a tanto, che
fosse a v v i a t a , ed avesse avuto qualche progresso la scuola; dipoi tornò in Monteliascone.
24 . Non poti; però molto ivi fermarsi, perchè l'istesso signor Cardinale bramoso di vedere introdotte scuole sì salutevoli in tutta la
sua Diocesi, la inviò accompagnata per 1' ordinario dal suo Uditore or in un luogo , or
in un allro ad incominciare, indrizzare, e dare
il metodo sì alla scuola, sì alle Maestre, che
nelle respettive t e r r e , e castella si lasciavano
a fare un tale esercizio: così in poco tempo si
videro aperte le scuole, oltre in Montefìascone,
e Corneto , in Valenlano , Gradoli, Latera, Celleno , Capo di Monte, Marta, Pianzano ec. Sua
Eminenza siccome faceva la spesa in a p r i r l e ,
così in mantenerle, ed appena udiva da Rosa
essere già incominciata la scuola in una terra,
— 29 —
ed aver buon proseguimento, che subito vi si
trasferiva in persona a visitarla, ad animare le
Maestre, e ad eccitare le fanciulle nel fervore
d'apprendere la Dottrina cristiana, e le virtù
con vari premiucci di medaglie, immagini, croci,
quali esso istesso distribuiva: tanto premeva a
questo zelantissimo Pastore una tale pia opera,
pel gran bene, che sperimentava risultarne al
suo gregge : anzi attesta la serva di Dio, che
per quante richieste, per quante udienze, per
quanti fastidi recassero le fondazioni di queste
scuole, mai lo vide o annoiato, o infastidito,
ma sempre con un giubilo, che esternamente
dimostrava la stima singolarissima, e l'affetto,
che esso aveva a questo santo esercizio: nò è
da maravigliarsene ; imperciocché, come in una
sua lettera, dice la istessa signora Rosa: Era
così grande lo zelo di questo santo
Cardinale,
che pareva si consumasse nel fuoco d'una
ardentissima carità, e che tutto volesse spendere
e sè, e quanto aveva per indrizzare al CAelo le
anime a sè commesse.
25. Avrebbe voluto questo piissimo Cardinale, tìhc Rosa fermasse la sua stanza in Monteliascone, e le ne fece parlare molto seriamente dal suo Uditore, ma scusatasene modestamente Rosa per motivo di maggior servizio
di Dio, quale unicamente avea in mira ; Sua
Eminenza istessa in persona andò a trovarla,
— 30 —
e le disse, che niuno piantava le vigne, e poi
le abbandonava in mano de' vignaroli , ma di
tanto in tanto andava a rivederle; pertanto
voleva, che ogni anno almeno tornasse a visitare quelle scuole, e che vi dasse quelle istruzioni, ed avvertimenti opportuni, quali giudicasse : così fu allora convenuto, e di fatto ogni
anno, ed alle volte più spesso, conforme S. E .
comandava, la signora Rosa col comodo inviatole dal signor Cardinale, andava da Viterbo
a Monteliascone, e quindi per la diocesi alla
visita delle scuole: di più qualche volta v o lendo il signor Cardinale fare in qualche terra
la Cresima, premetteva nella scuola di quella
terra 1'¡stessa signora Rosa, con ordine a t u t t e
le fanciulle e grandi e piccole non cresimate,
che intervenissero alla scuola per alquanti giorni, per ivi essere istruite nella disposizione richiesta a ricevere un tal Sagramento.
26. E qui mi si porge occasione di riferire,
come il P. Ignazio Martinelli stalo il primo
motore dopo Iddio di queste scuole, tornò a
Viterbo per assistere nello spirito alle Maestre
e cooperare col suo consiglio al proseguimento
di questa pia opera : erano già alcuni a n n i ,
che esso stava R e t t o r e nel Collegio Illirico di
L o r e t o , e nella sua mancanza era nato non
piccolo disturbo tra le Maestre di Viterbo: Olla signora Rosa ne sospirava il r i t o r n o , per
—
ài
—
avete chi potesse, e volesse io simigliami occorrenze impiegarsi a dar provvedimento, e r i parare a quanto ordisse il demonio, affine di
impedire o distruggere le scuole; quando udita
l'offerta benigna, che le fece 1' Eminentissimo
Barbarigo di chiedergli in ricompensa di tante
fatiche qualche grazia ; si determinò fargli
istanza, che si degnasse, qualor stimasse ciò
essere gloria di Dio, interporre la sua autorità
per richiamare in Viterbo il detto P a d r e : pertanto dopo essersi espressa, che abbondantemente credevasi ricompensata con avere avuto
la sorte di cooperare a' piissimi desideri, e santo
zelo di un sì degno Pastore, aggiunse che vo-lendo la sua benignità estendersi più o l t r e ,
credeva, che il ritorno del Padre fosse per essere molto proficuo, anzi necessario alla c o n servazione di queste s c u o l e , e che però ne
supplicava S. E . a volerlo procurare appresso
i superiori della Compagnia. Gradì il savio Cardinale, e promise d'impiegarsi in questo affare
tanto maggiormente, quanto che egli bramava
conoscere chi era stato il primo ad approvare,
e far principiare questa pia opera, m e n t r e diceva egli : non può essere che un gran Servo
di Dio chi ha avuto u n sì gran zelo: così fattane la richiesta a' superiori in Roma, questi,
non ostante la difficoltà di rimuovere il Padre
dalla linea de' governi, in cui l'avevano posto
— 32 —
stimarono lor debito condiscendere alle istanze
di un sì degno Cardinale, onde dopo essersi
superata una più che mediocre ripugnanza, che
al ritorno mostrava il Padre; finalmente si portò
egli di nuovo in Viterbo, e di nuovo ripigliò
a diriggere nello spirito le Maestre, giovando
insieme col consiglio all' avanzamento delle
scuole. Che in tal fatto si regolasse Uosa colla
sola mira al vantaggio di questa opera, e non
fosse mossa da alcun particolare attacco, lo
protesta essa istessa in un manoscritto, in cui
verso il line della sua vita die minutissimo
conto della coscienza a chi era in Roma suo
Confessore, rendendone anche questa ragione:
Perchè, dice, in quell'istesso tempo disponevo
andare mollo lontano da Viterbo a fondare le
scuole, come feci andando a Jesi: dove, sappia
il lettore, che si portò bensì Rosa in tal Città
per ordine del Pastore, che era allora di quella
diocesi, affine di aprire anche in quelle parti
la scuola, ma appena là giunta, e ricevuta in
casa del signor R i p a n t i , ebbe la nuova della
morte di quel zelante Pastore, seguita in lontananza dalla sua Catedrale, e però fu costretta
tornarsene in Viterbo.
28. Renediceva intanto il Signore sì in Viterbo, come in Montefìascone, e sua diocesi le
scuole ivi aperte, raccogliendosi da quelle ogni
anno un copioso frutto di miglioramento nelle
— 33 —
fanciulle, col fiorire in esse le v i r t ù , e collo
sradicarsi dalle città e terre, gli abusi. Vagliane
in pruova un fatto. Solevasi in una terra la
notte fare alcuni fuochi con quella m i n u z zaglia , che avanzava dal pulire nel giorno
il lino, e la canape. A questi accorrevano in
gran numero giovani e giovane, ed insieme a
quel fuoco passavano più ore della notte ballando e cantando, con quei discorsi e schersi,
che andava suggerendo non solo il demonio, ma
anche la poca modestia nel vestire di quelle
giovane: tutto poi terminavasi con fare c i a scuno di quei giovani un regalo ad una di quelle
giovane: un tal' abuso, che era fecondo di mille
scandali, ed inconvenienti, subito da se stesso
svanì, quando in quella terra fu introdotta la
scuola, e quelle fanciulle, che prima godevano
di un vestire immodesto, t u t t e vollero un altra
maniera di v e s t i , con le quali fossero t o t a l mente coperte, ed alle povere provvide a sue
spese di saia la carità sempre benefica dell'Eminentissimo Vescovo Barbarigo. Di più in un'altra terra v ' e r a questo abuso, che nell'occasione
di morte di alcuno, si adunavano i parenti ed
amici di quello nella chiesa, ed ivi dispostisi
intorno alla bara sedevano, mangiavano, beveano, e si divertivano in cicalecci, come se fossero stati in u n convito nuziale. Uosa procurò
subito che si dimettesse tale inconvenienza, e
3
— 34 —
con l'assistenza del Signore l'ottenne. Tanto è
vero, che queste scuole, come diceva la Serva
di Dio, sono nelle terre una tacita, ed efficace
missione.
28. Quindi è, che sparsasi la fama del frutto
di esse, dopo essersi Rosa qualche tempo dal
suo ritorno fermata nella scuola di Viterbo, f u
chiamata da vari Vescovi in varie diocesi a
fondare le scuole, come eseguì non solamente
in più luoghi della diocesi di Viterbo per ordine dell'Eminentissimo Sacchetti, e poi d e l l' Eminentissimo Santacroce, ma ancora nella
diocesi di Civitacastellana, di Sutri, di Bagnarea, ed altre, restando servito il Signore, che
questa pia donna promovesse in varie parti la
sua gloria, e cooperasse allo zelo indefesso di
più vigilantissimi Vescovi.
.§• I.
Fondazione
della scuola di
Ronciglione.
29. Piacemi a questo capitolo aggiungere
un paragrafo distinto, per narrare distesamente
la fondazione della scuola di Ronciglione, a t tese le circostanze degne di memoria in essa
avvenute. Un pio sacerdote mentre si trovava
in Viterbo, udì molto lodare l'istituzione di
queste scuole, ed il bene, che da esse ne risultava al pubblico, pertanto s'invogliò di sta-
— 35 —
bilirle in Ronciglione, d'onde egli era, ed a tal
fine andò a trattarne con Rosa. Era allora in
Ronciglione un uomo indemoniato, e così f u rioso, che per timore delle sue furie era t e nuto stretto in catene. Questi nel tempo, che
il detto Sacerdote trattava in Viterbo con Rosa,
cominciò a dare in orribili urli, ed esclamare:
Oh adesso quel Prete tratta con Rosa di mettere
qua la scuola, ma se ci verrà, s'ha da scatenare
l'Inferno. Non sapevano i paesani chi fosse questa Rosa, nè queste scuole, nè intendevano a
che alludesse il demonio, ma ben l ' i n t e s e r o ,
quando conchiuso l'affare, e tornato il S a c e r d o t e , ed indi portatesi a quella inclita terra
le Maestre; parve in verità, che si scatenasse
l ' i n f e r n o contra di loro, permettendolo così
Iddio per esercizio, e merito di Rosa, e delle
sue compagne, ed eccone il come.
30. Fu pregata una buona donna a volere
ricevere, e tenere le Maestre in sua casa, finché si provvedesse loro una casa particolare,
ed opportuna pe' loro ministeri : accettò quella
tale incombenza, ma appena giunte da Viterbo
le Maestre, perchè giunsero ad un'ora di notte,
furono da questa dispettosamente ricevute con
rimproveri e schiamazzi, che non era quella
ora da infastidire la g e n t e , che non avevano
discrezione, che solo cercavano il loro c o modo, dapoi brontolando le condusse in una
— 36 —
stanza mal fornita di letto e di coperte, in una
stagione freddissima d'inverno, e quivi lasciolle con poco pane e formaggio. Una sì poco
cortese accoglienza nel primo ingresso, fu un
nulla in paragone del resto: appartatesi le Maestre tra poco t e m p o in una casa lor destinata,
una donna molto risentita, a cui fu fatto u n
d i s p e t t o , ne incolpò le Maestre , nò contenta
di avere molto ingiuriato Uosa e le compagne
come ree di quel m i s f a t t o , andò a querelarle
appresso il Governatore, e perchè questo non
volle ricevere la querela, conoscendo la calunnia, si portò al Tribunale del Vicario, gridando
per le strade, e manifestando a t u t t i l'insolenza
fattale , come essa diceva, dalle Maestre, con
tal risentimento del popolo , che i ragazzi, e
bottegari si diedero a beffeggiare e sgridare
quelle innocenti donne, a segno che esse uscendo di casa erano l'oggetto delle irrisioni, delle
maldicenze e degli improperi.
31. Gessò finalmente colla manifestazione
del vero questa tempesta, ma subito ne insorse
u n ' a l t r a : un uomo pieno di rabbia e di furore
contro le Maestre non si sa per qual ragione,
si pose in una casa vicina, dove dalla finestra
dominava la scuola , e quindi essendo piena
quella di scolare , tirò una archibugiata alle
M a e s t r e , ma Iddio non permise che restasse
colpita veruna nè di loro, nè delle scolare, le
— 37 —
palle però passarono vicinissime a più d ' u n a ,
ed andarono a traforare una credenza, che era
in quella stanza. Lo Maestre, henchè sapessero
chi era s t a t o , non vollero mai manifestarlo,
acciò non fosse punito : lo punì però Iddio ,
perchè tra poco si scoprì quello avere il demonio addosso, ed in meno d ' u n anno morì.
32. U n ' a l t r a volta viddesi all'improvviso
la casa piena di fumo, si cercò, e si trovò essere stato attaccato il fuoco alla porta della
scuola : successe ancora, che sentendo bussare
alla porta , accorse la donna che serviva le
Maestre per r i s p o n d e r e , e spinta , come eredesi, dal demonio, cadde dalle scale così malamente, che se le ruppe in più parti la testa,
e le si voltò il collo tanto, che pareva rotto;
ma il Signore in breve la,guarì.
Questo faceva il demonio per far partire le
Maestro, nondimeno quelle perseverarono con
f r u t t o grande di quel paese, ed ancora vi perseverano con una scuola fioritissima.
CAPO SESTO.
De' t r a v a g l i e f a t i c h e , c h e le c o n v e n n e soffrire
nella f o n d a z i o n e delle s c u o l r .
33. Non creda alcuno, che poco costasse a
Rosa l ' i n c o m i n c i a m e n t o e la continuazione di
queste scuole; imperciocché, oltre le contra-
— 38 —
dizioni e dicerie, che le convenne soffrire in
Viterbo, quando determinò applicarsi a questo
esercizio , ed oltre le sue abituali i n f e r m i t à ,
colle quali debolissima di forze era necessitata
a faticare da sana tanto, che due dei più periti
medici di quella città stupivano, come potessero in lei combinarsi mali sì gravi, con una
applicazione sì intensa; oltre dico t u t t o questo,
furono tanti i t r a v a g l i , che dovette tollerare
or dalla malignità dei cattivi, or dallo zelo dei
buoni, or dai pericoli e disastri de' viaggi, che
par maraviglia , come una donna avesse fortezza e generosità sì grande da non abbattersi.
E per incominciare da' pericoli nei viaggi: andava una volta alla visita di una scuola nella
lettiga dell' Eminentissimo Barbarigo con due
altre sue compagne, quando il lettighiere non
pratico, errata la strada sull' ora molto tarda,
le condusse non solo alla riva, ma quasi dentro di un lago in maniera , che il lettighiere
salito a cavallo sul mulo, non poteva tenere i
piedi stesi senza bagnarsi, e poco mancava che
l ' a c q u a non entrasse dentro la l e t t i g a : piangevano le due compagne di Rosa, ed il lettighiere istesso anzioso e sollecito non sapeva
come e dove trovarne 1' uscita, onde convenne
per lungo t r a t t o camminare così entro quel lago,
con aver sempre in faccia un prossimo pericolo
della vita , finché , non so in qual maniera ,
— 39 —
coli'assistenza del Signore, (che sempre, protesta Rosa, in tali viaggi intrapresi per 1' onore
di Dio , averla sperimentata ) conseguirono il
porsi in salvo. Non men terribile fu ciò che
le avvenne in una campagna, tornando con una
sola sua Commaestra da una simigliante visita:
erano ambedue a piedi, e la strada per cui camminavano era assai stretta: all'improvviso sentirono dietro di sè un certo calpestìo: si voltano
e vedono un toro infuriato, che veniva alla volta
loro , e già era per raggiungerle : non si appresero ad altro rifugio , che alla invocazione
dei santissimi nomi di Gesù e Maria, ed alla
recita del Credo ( il che soleva usare R o s a ,
quando si trovava in qualche pericoloso frangente ) , e questo bastò, perchè il toro giunto
pochi passi lontano dalle d o n n e , uscisse di
strada, attraversando quel campo e lasciandole
libere. Sarebbe poi lungo il riferire , quante
volte le avvenne smarrire la strada di n o t t e ,
trovarsi in rischio di essere calpestata dai cavalli , soffrire pioggie e nevi per luoghi alpestri, costretta servirsi a stento di un bastone,
affine di uscire dai fanghi ben alti e cretosi :
a tutto nondimeno era di un animo così superiore, che ella stessa confessa nel citato manoscritto , avella Iddio fornita di un animo
forte, per non abbattersi mai, e che quantunque avesse 1' esperienza dei pericoli e delle fa-
— c o tiche nei viaggi, tuttavia gì' intraprendeva allegramente , qualor trattavasi di aprire una
scuola, ed in tal guisa promuovere la gloria
di Dio.
34. Ai pericoli e disastri dei viaggi, a g giunsero una gran materia di pazienza i detti
e fatti degli uomini malvaggi o male informati:
scrive essa da una terra al suo Confessore tali
e tante essere state le persecuzioni e le contumelie, che nel fondare la scuola convenivale
soffrire, che senza una specialissima assistenza
del Signore non crederebbe potervi reggere :
fino i ciechi, dice Rosa, e storpi, che stanno a
dimandare la limosina, nell'incontrarci, o nel1' andare che noi facciamo alla Chiesa, ci c a r i cano di villanie, chiamandoci, collitorti, ipocritone, gabbamondi, ed altri simigliami improperi:
anzi in un' altra sua lettera allo s t e s s o , dice
appunto così: Se quel buon Dio, che tanto ha
sofferto , e tuttavia soffre i miei gran
peccati,
ed ingratitudini,
non fortificasse il mio povero
cuore ; un sol giorno d' esperienza di ciò, che
accade nel dar principio a questa santa opera
quasi per tutti i luoghi dove s' è introdotta, basterebbe per non più mettersi a tale impresa.
E che in questo non esagerasse punto, si può
ben congetturare dalle falsità e calunnie , le
quali contro le scuole e contro le stesse Maestre si spargevano. In un luogo fecesi correr
— 41 —
voce, che in tali scuole non si apprendevano
i lavori necessari a sapersi dalle fanciulle , e
che t u t t o il tempo spendevasi in divozioni: in
un altro, che le Maestre non ammettevano se
non quelle vestite di seta, e che usavano delle
parzialità: nè mancò chi in una città ardisse
denigrare dal canto suo il buon nome ed i n t e grità delle stesse Maestre, apponendo loro, che
sul tardi introducevano in casa loro u o m i n i ,
ed alcune altre persone religiose di diverso sesso:
sebbene poi queste dicerie e calunnie a poco
a poco si dileguavano , non è però , che non
dessero molto da patire a Rosa, massimamente
dal riflettere , che molte giovanette già bene
istradate nel santo timore di Dio, per queste
false voci retrocedevano, onde ella era costretta
ad esclamare, scrivendo al suo Confessore, con
queste parole di lamento: 0 Padre mio, quanta
freddezza regna nel mondo! Ogni poco d'impedimento basta per impedirci il ben fare: e quanto
sono rari quelli, che aiutano a fare animo ai
pusillanimi.
35. Quello però, che suole essere di maggior patimento, è l'essere taluno costretto a
patire mediante le persone da bene : ed una
tal sorte di croce, quasi in tutto il tempo delle
sue scuole diè materia di merito a Rosa, mentre non mancavano continuamente quelli, che
cercando appunto 1' onore di Dio ed il bene
— 42 —
delle anime, stimavano, come non bene informati, o male informati, doversi a tal fine opporre all' avanzamento di queste scuole , ed
impedire gli esercizi propri di esse, o c e r t a mente proibirsi a chi la dirigeva nello spirito,
l'ingerirsi in tale affare: ne recherò, come in
saggio, due soli fatti. Sul principiare che f e cero le scuole, coli'uso d ' i s t r u i r e nei misteri
della fede le fanciulle, ed inviarle la Domenica
nella Chiesa dei P P . Gesuiti ad udire ivi il
catechismo più diffusamente spiegato da uno
di quei Padri , giudicarono molti dei signori
Parrochi, che ciò non fosse espediente per le
anime a se commesse, e che appartenendo ad
essi il fare una tale istruzione, non dovea la
loro greggia condursi ad udirla altrove; tanto
p i ù , che a' Parrochi concorre specialmente il
Signore col suo aiuto, avendo detto ad essi, e
non a'volontari ausiliari: Qui vos audit, me
audit. Quindi facendo essi ricorso a' superiori
nacque in quel mezzo, che si proponevano e
consideravano le ragioni un non piccolo disturbo nell'opera incominciata, con molta afflizione di Rosa, la quale non tralasciando di fare
incessantemente orazione, e fidandosi in quel
Dio, la di cui causa trattava, ebbe finalmente
il contento di vedere tutto composto per lo
zelo dell' Eminentissimo vescovo Sacchetti, il
quale diè ordine a' signori Parrochi, che faces-
— 43 —
sero essi in tempo diverso il Catechismo, e
non impedissero poi le fanciulle dall'andare altrove ad apprendere ulteriore istruzione, massimamente , che era notorio il profitto delle
fanciulle nell' intervenire le domeniche a detto
catechismo, e quanto all' istruzione, che facevasi in scuola, è chiaro, che non è vietato alle
donne, come nota il Card. Gaetano nella 2. 2.
q. 177. art. 1. l'insegnare alle altre donne privatamente, e per modo di discorso famigliare
la dottrina cristiana, e la pratica delle virtù :
anzi il Signore ha promesso di comunicare il
suo spirito nell' istruire, non solo agli uomini,
ma tal volta anche alle donne: Super servos
meos, et super ancillas meas in diebus illis effundam de spiritu meo et prophelabunt: Iob. 2.
L'avere poi chi ci aiuti nelle obbligazioni del
nostro ufficio non dobbiamo recarcelo a disonore, mentre i capitani anche valorosissimi non
si sono mai recati a scorno l'avere soccorso.
36. Terminata questa avversità, ne sorse
più volte u n ' a l t r a cagionata parimente da chi
bramava il b e n e , ed avea per incombenza il
promuoverlo. Quell'accudire che faceva il Padre Ignazio Martinelli allo stabilimento e dilatazione di queste scuole, siccome potea chiamarsi il calore vitale di una tal' opera; così ad
alcuni superiori della Compagnia non piaceva,
parendogli cosa pericolosa, e soggetta a vari
_
u
—
disturbi: quindi più volte alcuni Superiori procurarono restringere dentro limiti molto angusti
quella assistenza, che il Padre vi dava, ma fra
gl'altri un Provinciale comandò espressamente
al P . Martinelli, che abbandonasse ogni cura di
queste scuole, nè più per l'avvenire ascoltasse
le Maestre, o ne avesse la direzione : ubbidì il
Padre p r o n t a m e n t e , e p u n t u a l m e n t e al comand o , ma o g n ' u n o può bene intendere quanto
sentisse un tal colpo Rosa, vedendosi a b b a n donata da chi l'avea animata, e lìn allora sostenuta co' savi consigli in una impresa così
ardua, e da chi unicamente dopo Dio riceveva
qualche conforto in tante contrarietà, che di
giorno in giorno si attraversavano al proseguimento di quell'opera.
37. 11 Signore volle così darle occasione di
merito, e provarla per qualche tempo, ma poi
aprì egli stesso la strada al rimedio. Informato
in Roma da una persona di molta religiosità
il R. P. Michele Angelo Tamburini Preposito
generale della Compagnia, di quanto seguiva
in ordine a tal p u n t o , e del bene che in tal
guisa sarebbesi impedito; egli ben sapendo la
qualità dello spirito e della prudenza, che concorrevano nelle persone delle quali si trattava;
stimò p e r m e t t e r e al detto P a d r e l ' i m p i e g a r s i
come prima, in dirigere col consiglio le scuole
e le Maestre, senza però addossarsi un tal ca^ T t U u Ì i t W ^
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— 45 —
rico nè per ufficio, nè per alcuna obbligazione,
come di poi in fatti eseguì fino alla m o r t e ,
anche in assenza, onde di lui deve intendersi
principalmente, qualora si fa menzione del direttore di Rosa. Dal detto fin qui può ognuno
inferire qual sodezza di virtù fosse nella Serva
di Dio, mentre al dispetto di tante contrarietà
seppe star salda nell opera incominciata di
spendersi tutta nel ministero laboriosissimo
della scuola.
CAPO SETTIMO
Si p r o v a c o n vari casi una s p e c i a l e assistenza del S i g n o r e
v e r s o Rosa nella f o n d a z i o n e delle scuole.
38. Sebbene nel capitolo antecedente, dall'avere Rosa superato tante difficoltà, si vede
chiaramente, che il Signore con ¡specialità l'assisteva; tuttavia piacemi qui aggiungere alcuni
casi particolari, i quali fan toccare con mano
quanto ella lasciò scritto, cioè, grande essere
sempre stata l'assistenza di Dio verso di lei nel
principiare, e nel visitare almeno una volta l'anno
le scuole già principiate. Sull'aprire, che fecesi
la scuola in una c i t t à , non aveva ella con le
compagne fatto ben riflessione se v ' e r a pane
da potere tutte cenare la sera; quando venuta
l'ora di prendere qualche piccola rifezzione,
s'accorse della mancanza, e che v'era un sol
pane, nè l'ora già inoltrata della sera permet-
— 46 —
tevale l'uscire a domandarlo in prestito, e molto
meno v' era chi mandare in sua vece : in tal
circostanza disse con volto allegro alle c o m pagne: Orsù questo sol pane basterà per tutte:
non è gran cosa far questo ossequio a Dio. Appena avea finito di così parlare : ecco sentesi
bussare alla porta, e trovasi una fanciulla, che
portava in dono pane fresco per le Maestre.
39. Più mirabile è il fatto, che siegue: in
tempo d'inverno in una terra, dove erasi aperta
la scuola, vivendo le Maestre di limosina, mancarono a queste una sera totalmente le legna da
far fuoco: la più vecchia fra le Maestre sentiva
ciò gravemente, benché si conformasse al divino volere, ed accettasse dalle mani del Signore quel p a t i m e n t o : anzi con tutto lo sforzo,
che essa si facesse di reprimere ogni dispiacere, sentiva nel suo interno ripetersi. Povera
te, che in questa sera, e forse in molte altre dovrai soffrire senza riparo un sì gran freddo!
Stava ancora in questa agitazione: quando essendo bussato alla p o r t a , trovasi una d o n n a ,
che portava in limosina le legna, aggiungendo,
che la compatissero se su quell'ora ben tardi
le incomodava, perchè ella non avrebbe voluto,
ma una voce interna, che le replicava: va a
portare le legna alle Maestre : non le aveva
permesso di quietarsi, finche non venne all'esecuzione: così ringraziata la donna, si prostra-
— 47 —
rono in ginocchio intenerite a ringraziare il Signore della paterna cura, che ha di chi lo serve.
40. Tornava un giorno Rosa dalla visita di
una scuola con una sua compagna, e col comodo di due somarelli; quando incontratesi in
un piccolo fiume da passare, non sapevano come si f a r e , perchè le bestiole non volevano
guadarlo, ed esse non potevano entrarvi senza
scalzarsi, il che per modestia non ardivano :
stavano intanto pensando, e dicendo fra loro:
Oh se ci fosse qualche contadino, che mettesse
qua e là alcune pietre da poterci mettere i piedi,
noi senza scalzarci passeremmo di sicuro appoggiandoci su i bastoni! Appena avevano così parlato, ancorché non avessero avanti veduto, nè
sperassero vedere alcuno in quella foresta, si
fa loro innanzi un pastore con poche pecorelle,
richiedendole cortesemente se volevano passare?
Ed udito, che sì, pose alcune gran pietre, dove
era il guado, ed assistendo ivi, finché furono
esse passate con le bestiole, poi se ne a n d ò ,
senza che Rosa, e la sua compagna si potessero
accorgere dove, e per dove andasse; onde resero grazie al Signore, che sì opportunamente
avea provveduto al loro bisogno. Inoltre mentre tornava Rosa da mettere la scuola in una
t e r r a , e portavasi a Capranica con una sua
compagna, essendo già n o t t e , ed oscura, t e mevano di smarrire la strada, quando all' i m -
— 48 —
provviso venne un uomo vestito di n e r o , e le
precedette in silenzio fino a Capranica, donde
viddero venirsi incontro una donna con un fascette» di canne accese in mano, e loro disse,
che stando essa al fuoco in sua casa, avea
udito picchiare alla porta, ed una voce, che le
avea detto: va presto a far lume alle Maestre
che sono giunte al tal luogo, che erasi affacciata
e non avea veduto veruno, come altresì non
s ' e r a più veduto quell'uomo, che le avea a c compagnate in Capranica ; onde credettero le
pie donne, che fosse stato s. Ignazio. Di simigliami casi potrei riferirne molti altri, ma questi, credo che basteranno per far conoscere al
lettore, che Iddio specialmente assiste, e provvede a chi s'impiega nel suo servizio, vedendosi alla giornata verificare, quel che disse il
Profeta: Iacta cogitatum tuum in Domino, et
ipse te enutriet.
CAPO OTTAVO
Si dà un d i s t i n t o r a g g u a g l i o della f o r m a , m e t o d o ,
e p r a t i c a d ' u n tal pio Istituto delle s c u o l e ,
c o n f o r m e al d i s e g n o di Rosa.
4-1. Dopo avere riferito l'istituzione fatta
da Rosa, e la dilatazione delle scuole in più
diocesi, credo, che bramerà il lettore sapere
minutamente la forma, il metodo e la pratica
di esse, conforme al disegno di Rosa; imper-
— 49 —
ciocché, sebbene l'istituzione di far scuola alle
fanciulle, con istruirle nel santo timor di Dio,
non è cosa nuova, ed in molti luoghi sono intieri monisteri di sacre Vergini, che ciò fanno;
tuttavia il sistema di queste scuole è affatto
nuovo, con nuovi mezzi adattati al fine preteso,
e con nuove pratiche talmente disposte per
conservare una pietà soda nelle Maestre , ed
inserire le virtù nelle fanciulle, che se si o s serveranno esattamente, potrà con fondamento
sperarsi mediante l ' a i u t o di Dio un felice, e
fruttuoso proseguimento dell'opera in odorerà
suavitatis; se poi si farà diversamente, ottenghisi, o nò il f r u t t o desiderato, non sarà certamente l ' o p e r a istituita da Rosa: quindi è ,
c h e lei nel vedere, che qualche Maestra p e r sisteva in volere far la scuola con altra idea,
dopo averla avvertita del male, che poteva venirne, o del maggior bene, che poteva in tal
guisa impedirsi, lasciava operare a suo modo,
lavandosene però essa totalmente , come suol
dirsi, le m a n i , e mai più ingerendovisi ; così
dando ragguaglio al suo confessore della visita,
che stava facendo d'alcune scuole, scrive a p punto con tali espressioni : Passeremo
dalla
terra N. N., ma in quella scuola non occorre
fermarsi,
perchè stando la Maestra tra suoi
parenti, e non osservando le nostre regole, bisogna lasciar fare quella scuola così
storpiala,
4
— 50 —
che pur fin'ora ha fallo del bene, e cosi speriamo, che lo farà. Anzi io so, che volendo il
P. Ignazio Martinelli suo confessore, che si
aprisse una scuola in una città molto riguardevole, perchè ivi dovea necessariamente ammettersi qualche cosa aliena dal primo disegno
di tali scuole, Rosa modestamente sì, ma con
grand'efficacia si oppose finché potè, cedendo
poi alla venerazione, che professava al detto
padre, lasciò aprirla in tal forma, ma ne p r e disse poco buon esito, come in fatti tra poco
seguì, essendosi in breve dovuta dismettere :
nè è maraviglia , se essa era tanto esatta in
volere tal forma, e non altra di scuola; perchè
Iddio l'avea dotata di una ammirabile avvedutezza, con cui ben da lontano prevedeva quel,
che poteva giovare , o nuocere al fine propostosi: di più 1' esperienza di tanti anni in un
tal ministero, l'avea resa in fatti molto circospetta a non approvar tutto q u e l , che dagli
altri si approva, nè a riprovar t u t t o quel, che
si riprova, onde eleggendo questo m e t o d o , e
non altro, sapeva per prova, che questo in tali
circostanze era giovevole, e quello nò: oltreché
essendo ella, come par credibile, prescelta da
Dio, e destinata a principiare un opera sì santa,
averà ancora ricevuto da Dio una grazia s p e ciale proporzionata a tale impiego, ed opportuna a sapere ben eleggere i mezzi conceduti
»» (
01
al conseguimento del line, onde non dee essere
maraviglia, se guardando essa le cose con altra
luce, che quella con cui le rimirano gli altri,
non era fàcile a consentire mutazione alcuna
nel metodo stabilito della scuola. Pertanto facendomi qui ad esporlo, sappia il lettore, che
t u t t o cavo da q u e l l o , che lasciò essa scritto
per ordine del confessore, e che trovo espresso
nelle sue lettere.
42. Il fine di queste scuole è procurare di
levare gli abusi nelle fanciulle, ed imprimere
bene in esse per mezzo della Dottrina Cristiana
e santi ammaestramenti dati con quiete, l'importanza di volere ad ogni costo l ' e t e r n a s a lute: i mezzi poi per giungere al conseguimento
d'un tal fine, altri riguardano lo stabilimento,
e conservazione della scuola , altri la qualità
delle Maestre, e maniera d'insegnare, altri la
qualità delle fanciulle da ammettersi, e lavori
da apprendersi.
§
I.
Quanto allo stabilimento, e
della scuola.
conservazione
43. Questa si fa gratis dalle Maestre, non
aspettandosi altra ricompensa, che da D i o , e
vi si insegna leggere, scrivere, vari lavori donneschi, e soprattutto la Dottrina Cristiana su
I
—
5a
—
quel libretto d' oro del Card. Bellarmino , la
maniera di fare l'orazione vocale, e mentale ,
la m o d e s t i a , con cui deve assistersi al divino
sacrifìcio della Messa, l'esercizio degl'atti delle
Virtù Teologali Fede, Speranza e Carità, etc.
con tal distribuzione di tempo a ciascuna cosa,
che mai abbia luogo l'ozio, niente rechi fastidio, e niuna azione sia d'impedimento all'altra:
è poi necessario aprire una tale scuola pel conseguimento del fine stabilito, acciò i padri, e
le madri, quali alle volte sono trascuratissimi
del bene spirituale delle figliuole, nè sanno
indursi a mandarle, come devono alla Chiesa,
per ivi apprendere la Dottrina Cristiana, restino
allettati almeno da questo comodo temporale
a mandare le proprie figliuole a ricevere le
istruzioni necessarie pel vivere cristiano.
44. P e r aprire questa scuola è necessario
un annuo assegnamento assai tenue pel mantenimento, e sostentazione delle Maestre, non
essendo nè conveniente, nè doveroso, che se
lo procaccino da se stesse, e che siano necess i t a t e , a pensare di che vivere, mentre tutte
s'impiegano in altrui servizio: dissi; un assegnamento assai tenue, perchè oltre la casa o p portuna a tal ministero, io trovo , che Rosa
stimò sufficiente in una terra molto cospicua
per due Maestre l'annua rendita di soli diciotto
s c u d i , tré rubbia di g r a n o , e dieci barili di
— 53 —
vino: benché in ciò non possa fissarsi una tassa
certa per ogni paese , ed in tempo : m a qualunque sia, sempre é leggiera, cercandosi s o lamente il preciso necessario ad onestamente
vivere per faticare in prò degl'ai tri : avverta
però il l e t t o r e , che come dirassi nel cap. 7.
del Iib. 3. l'esperienza mostrò poi a Uosa d o versi esigere qualche maggiore sussidio. La
carità ben grande dell'Eminentissimo Barbarigo
dava del suo ad ogni scuola quindici giuli al
m e s e , v i n o , olio etc. anzi quando mandava
Rosa in visita di quelle scuole, soleva per mezzo
suo t r a s m e t t e r e in limosina a quelle Maestre,
saia nera per le vesti etc., pensando con liberale munificenza ad ogni loro necessità.
45. Oltre 1' assegnamento è necessaria la
protezione, e vigilanza speciale de' Vescovi, i
quali risguardino con particolare cura q u e st'opera , e dichiarino essere volere l o r o , che
le Maestre s'impieghino in tal m i n i s t e r o , s e condo le loro regole , e che il confessore le
ascolti, in Chiesa però, e non in casa, se non
in circostanza d' infermità per amministraro
loro i Sagramenti: questa paterna cura de'Vescovi terrà lontana ogni zizania, che il comune
nemico andasse spargendo in questa vigna del
Signore; e la loro protezione sarà, che le Maestre non siano soggette a d i s p r e z z o , o altro
insulto, che ardisse far loro il mondo: i n t e n -
— 54 —
deva molto bene l'importanza d'un tal r e q u i sito 1' Erninentissimo Barbarigo, e però chiamava queste scuole la pupilla de'suoi occhi, e
guai a chi avesse a t t e n t a t o dare un minimo
fastidio o alle Maestre, o alle fanciulle loro
scolare: siane in pruova un fatto: tornando un
giorno dalla C h i e s a , dove aveano ascoltato
Messa , alla lor casa le Maestre con le fanciulle in fila, ed in ordinanza, come sogliono,
un giovane mollo civile, e tigliuolo del Governatore di quella terra, che stava nella pubblica
strada giocando alle boccie, non fece altro, che,
per una certa libertà giovanile, pulire dal fango
la boccia col zinale, o grembiale d'una di quelle
fanciulle, tanto bastò, perchè il signor Cardinale facesse carcerate il giovane, dipoi levasse
la carica al padre, e lilialmente facesse uscire
l'uno, e l'altro da quel p a e s e : tanto gli p r e meva, che tutti sapessero in fatti avere Sua
Eminenza una specialissima protezione di queste
scuole: è ben vero, che le Maestre devono meritarsi una tal speciale protezione de'Vescovi,
non solo col loro ministero, e buoni portamenti,
m a altresì con una somma osservanza, rispetto,
dipendenza ed ubbidienza sì a l o r o , come ai
loro Vicari. Il che però non toglie, che esse
possano colla dovuta umiltà proporre l'inconvenienza, qualora si comandasse cosa ripugnante
al loro istituto; giacché non si oppone ad una
— 55 —
vera ubbidienza l'esporre u m i l m e n t e , e senza
contumacia la cagione ragionevole, per cui non
si può talvolta ubbidire. Gap. Si quando eie.
de rescriptis eie.
46. Perchè poi ogni fabbrica, affinchè non
ruini, ha di bisogno di tanto in tanto dell'architetto. che l'osservi, e la risarcisca da ogni
danno, che le abbia recato il tempo , o altro
accidente , perciò a conservare queste scuole
nella sua osservanza, e fervore, stimava Rosa
necessarissimo , che una volta l ' a n n o , o più
spesso, la maggiore tra le Maestre andasse a
visitarle, e rimanendo in quella scuola per più
giorni, o settimane convivendo con quelle Maestre , s' informasse bene di tutto, vedesse se
fosse introdotto alcuno abuso, se si promovesse
la gloria di Dio, ed in somma se si procedesse
con quella esemplarità, e circospezione, che devesi da chi s'è dedicata a Dio in tal ministero:
nè deve alcuno credere, che ciò possa supplirsi
colla visita d'un sacerdote qualificato, o altro
trasmessovi dall' ordinario , perchè se bene i
Vescovi, ed altri ordinari sono padroni di mandare per qualche santo fine , e quando a loro
piace in qualche caso urgente qualche savia
persona a visitare le scuole; tuttavia osserva
nel suo manoscritto la Serva di D i o , che ciò
non suole regolarmente f a r s i , se non alcune
poche volte, e come di passaggio, nè la con—
— 56 —
tinuazione di tali visite d'uomini sarebbe espediente; oltre che non è convenevole , che gli
uomini si trattenghino familiarmente tra le
Maestre; là dove una donna, cioè la Superiora,
o altra da lei sostituita si trattiene tra quelle
e giorni, e notti, vi tratta con famigliarità, e
ne osserva a minuto gli andamenti; onde è più
atta a scoprire se vi sia qualche d i f e t t o , o
qualche occulto tarlo: In somma, conchiude la
Serva di Dio, credino a chi ha avuto mano in
questo affare per lo spazio di trentacinque,
o
trentasei anni in circa: non è bene commettere
tali visite ad uomini o siano sacerdoti, o siano
laici.
47. Riehiedesi inoltre alla conservazione di
queste scuole un direttore nello spirito delle
Maestre, il quale sia d'illibati costumi, di d o t trina sana, e di carità v e r a , p e r c h è , dicea la
Serva di Dio, stando le Maestre occupate in
un ministero d i s t r a t t i v o , e laborioso , h a n n o
bisogno della frequenza de'Sagramenti per mantenere in sè acceso il fuoco del divino amore
e prendere sempre nuove forze per faticare a
gloria di Dio : essendo poi d o n n e , che hanno
per incombenza istruire le altre, si trovano in
necessità d'essere esse istruite, e perciò in necessità d'un direttore di sana d o t t r i n a , ed è
bene, che t u t t e le Maestre d'un luogo abbino
un istesso direttore , affinchè siano uniformi
— 57 —
nell'insegnare, e possa meglio, e con più f a cilità comporsi ogni disturbo, o d i s s e n z i o n e ,
che fra loro nascesse: questi poi dovrebbe avere
tal carità, che non solo volentieri ne ascoltasse
in Chiesa le confessioni, e provvedesse alle loro
coscienze, sciogliendo i loro dubbi, ed a p p i a nando loro con santi sentimenti la via del ciclo;
m a quasi di conseguenza non ricusasse d i r i gerle in alcune cose temporali col consiglio ,
e con m e t t e r e per loro qualche parola a t e m p o
e luogo, a chi sia necessario, interessandosi con
qualche incomodo nel bene essere delle Maestre,
e delle scuole, senza però andarvi altrimenti,
che alla sfuggita, ed in caso di precisa necessità: so, che non è così facile trovare che voglia addossarsi tal briga, ma deve riflettere la
carità, e pazienza de'sacerdoti, che queste sono
donne, le quali hanno abbandonato le loro case
per impiegarsi a gloria di Dio , ed utilità dei
prossimi in un laboriosissimo ministero, onde
meritano da una parte qualche attenzione, dall'altra, essendo donne, che devono regolare da
sè i loro affari domestici, e di più governare
una gran moltitudine di fanciulle in una pubblica scuola, hanno necessità somma del consiglio, indrizzo ed assistenza d'un uomo, onde
pare, che sia opera di gran misericordia soggiacere a quel disturbo, o molestia, che porta
seco u n a tal c u r a , quando ciò non impedisca
— 58 —
un maggior servizio di Dio, nè sia contrario a
qualche particolare legge: certo è, che uomini
di gran sapere, e santità, giudicarono bene incaricarsi di una simigliarne sollecitudine. Nei
primi secoli un S. Girolamo in Betlemme, non
solo dirigeva nello spirito la Vergine di Cristo
Eustochio , e S. Paola sua m a d r e , ma come
vedesi nelle sue lettere, si prendeva alle volte
il pensiero di ciò, che attenevasi alle cose loro
domestiche; anzi scrivendo a Leta, la esorta a
trasmettere colà la sua figliuola , p r o m e t t e n dole tutta l'assistenza sua nell'istruirla, ed educarla: Ipsc , si Paulam miseris,
et Magistrum
me, et nulricium spondeo; (/est,alio humeris, balbutienlia Senex verba formabo, multo gloriosior
mundi philosopho , qui non rcgem
Macedonum
liabìjlonio periturum veneno, sed Ancillam , et
sponsam Christi erudiam, regnis caelestibus offerendam.
Negl' ultimi poi nostri secoli un
S. Francesco di Sales accudiva non solo come
vescovo nella sua Diocesi, ma come particola!dirittore, consigliere, maestro e padre a quanto
occorreva ne'monasteri della Visitazione in varie, e diverse parti della Francia, e della Savoia: sicché non pare per se stessa cosa aliena
da un direttore delle coscienze,
intromettersi
per cavilli, quando ne sia richiesto, con licenza
de'superiori, e con le dovute cautele, in ciò, che
risguarda l'affare temporale non politico, nè di
— 59 —
stato, ma solo economico di una casa particolare, o famiglia, che esso dirige nello spirilo;
onde se bene è molto c a u t a , non credo però
sempre lodevole quella massima di alcuni d i rettori, i quali richiesti d'un consiglio, o d'un
indrizzo in una cosa, che non spetta a coscienza,
stimano doversi subito rispondere: Questo a me
non appartiene. Certo è che S. Paolo scrivendo
a' r o m a n i , non solo gli dice loro : Commendo
vobis Phaeben sororcm nostrum, ma aggiunge,
et assistalis ei in quocumque negotio veslri indiguerit. Ciò sia detto per togliere ogni ombra
che potesse mettere avanti il demonio, per
distogliere qualche idoneo sacerdote, ed approvato da' superiori a prendere la direzione di
queste ¡Maestre : del resto la provvidenza del
Signore ha fatto, che lin'ora non le sia mancato
qualche savio sacerdote, o secolare, o regolare,
conforme ha scelto la superiora maggiore, o
altra da lei sostituita, ed hanno approvato i
Vescovi, o loro Vicari.
48. Avvertasi, che più volte, ed in più occasioni, trattando Rosa del direttore delle Maestre , replica , ed inculca non dovere questo
andare alla casa , o scuola delle Maestre per
qualunque pretesto, o colore , se non in caso
di precisa, e grave necessità, o per a m m i n i strare loro i Sagramenti in una infermità , o
per altra gravissima cagione alla sfuggita, e
— 60 —
come di passaggio. Quindi non deve andare il
direttore nella scuola, o casa delle Maestre, nè
per darvi gli esercizi S p i r i t u a l i , nè per farvi
esortazioni, nè per leggere il libro spirituale,
nè per qualunque altro motivo ancorché santo,
fuori che nel caso già detto, o in qualche altra
circostanza singolarissima, e con espressa l i cenza della superiora maggiore. E questo tanto
premeva a Rosa, che fare il contrario, lo chiama
non solo inconveniente, ed abuso, ma una tela
diabolica, ed una mina dell'inferno per gettare
a terra quest'opera: in fatti andando una volta
in visita, trovò che il confessore delle Maestre
si portava alla scuola una volta la settimana,
per farvi la d o t t r i n a , ed essa subito procurò
con tutta l'efficacia, che si levasse quell'abuso:
in u n ' a l t r a scuola d ' u n altro paese v ' e r a un
sacerdote, che incontrandosi a sentire ragionare
una Maestra di cose spirituali, si sentì mosso
a gran divozione, e però di tanto in tanto procurava d'andare ad ascoltare simigliami discorsi:
or andando Rosa conforme al solito a visitare
quella scuola , fu essa visitata dalla madre di
quel sacerdote , la quale rallegrandosi con lei
del bene, che facevano le Maestre, e della pietà,
che dimostravano, aggiunse : Il mio figliuolo
prete ogni volta, che è stato a parlare con le
Maestre, torna a casa tutto divoto, e non fa altro,
che discipline, digiuni etc. Dissimulò allora Rosa,
— 61 —
ma chiaritasi della verità del fatto, volle o n ninamente lontano quel sacerdote dalle scuole,
e volle troncata quella, dice ella, diabolica tela,
che si ordiva con principi sì santi. Dal volere
lontano dalle scuole il direttore, ed ogni altro
sacerdote, quale v'andasse per buon line, può
ognuno inferire , quanto essa esigesse la lontananza d'ogn'altro uomo: certo è, che su tal
particolare conchiude in tal guisa : Quel gran
Signore, al quale appartiene questa santa opera,
non ha finora permesso, che sia succeduto male
alcuno, nè come spero lo permetterà, se si useranno le cautele della lontananza degli uomini
dalle Maestre, visita d'una Maestra eie.
49. Finalmente acciò si aprino con f r u t t o ,
e si conservino queste scuole, osserva Rosa ,
che non è opportuna ogni t e r r a , ed ogni castello, ma deve essere una terra, o un castello
alquanto culto, e civile, dove possano le Maestre
avere con comodo la frequenza de'Sagramenti,
possano ascoltare la parola di Dio, e siavi qualche uomo atto a dirigerle, consigliarle, e difenderle : onde la Serva di Dio lasciò scritto
così. In certi paeselli molto piccoli , non m' è
mai piacciuto aprire la scuola , perché pochissime sono le scolare, e pochissime
frequentano
la scuola; inoltre due, o tre soli sacerdoti, Dio
sà, come intendenti, e come applicali, non danno
alle volte luogo ad eleggere un direttore dotto,
—
62
—
ed edificativo, e però può accadere, che le Maestre per mancanza di direttore , di parola di
Dio, e di Sacramenti, a poco a poco si intiepidiscano, diventino non buone, nò per sè, nè per
gl'altri, e Dio sà, come poi radino a finire. Nè
deve alcuno replicare, che la carità richiede
aiutare, e sovvenire questi paesi più bisognosi,
perchè questi possono, e devono da'sacri p a stori aiutarci con altri mezzi, v. g. con le missioni etc. nè ognuno è al caso per esercitare
ogni atto di carità, ed in ogni luogo: siccome
poi non voleva la Serva di Dio , che queste
scuole si aprissero in tali paesetti, così in qualunque luogo si aprissero, non voleva, che fossero in casa de'parenti delle Maestre, ma fossero
in una casa appartata, e destinata per le sole
Maestre: quindi ella in Viterbo pregata dal signor suo Zio, uomo molto timorato di Dio, ed
a cui essa professava tutta la venerazione, p r e gata, dico, a far scuola in casa sua non volle
mai condiscendervi.
§• IIQuanto alla qualità delle Maestre
e maniera
d'insegnare.
50. Avverte Rosa in ordine a ciò molte cose
di gran m o m e n t o : primieramente essa vuole,
che le Maestre non solamente siano zitelle, ma
-
63 —
ancora libero all'alio da ogni pensiero della
casa, o della famiglia, ondo possano t u l t e occuparsi in <|iicslo santo e s e r c i z i o ed inoltre avverte, che non sono al caso per tal ministero,
conforme alla sua idea, lo vedovo, perchè assuefatte al governo delle loro case, non sanno
accomodarsi al modo di vivere richiesto in questo ministero: parimente non stimava alte al
suo intento quelle donne , che avessero altre
obbligazioni anche s a n t e , come v. g. le terziarie etc., perchè dovendo soddisfare a varie
loro divozioni dell'istituto, che professano, non
pongono regolarmente tutta l'applicazione ncll'attendere ad istruire le fanciulle, come si richiede: pertanto esigeva Rosa nell' ufficio di
Maestre quelle donne , che fossero totalmente
libere di sè, nè s' ammettesse mai vedova alcuna, se non vi concorresse una specialissima
circostanza di quelle, che solo rarissimamente
occorrono.
51. In queste richiedeva alcune doti altre
d'animo , altre di corpo : richiedeva in primo
luogo , che avessero un'alta stima di questo
santo esercizio di fare la scuola per amore di
Dio, e per bene de'prossimi, quindi essa soleva
dire: lo per me il fare la scuola cogli esercizi
spirituali della dottrina cristiana, della lezione
spirituale e degli esempi raccontati, e dati dalla
vita esemplare delle Maestre in casa, per le
— 64 —
strade, ed in Chiesa , lo stimo una quotidiana
missione in prò delle fanciulle,
ed ho quanto
fruttuosa ! Altrove si esprime con queste parole:
10 certamente non posso dire il gran bene, che
è la educazione pia delle fanciulle, ed in conseguenza il molto merito delle Maestre, che con
purità di cuore lo esercitano, non volendo, nè
bramando altro, che la gloria di Dio, e la salute delle anime, e perciò procurando di dare
buoni esempi a tutti, e particolarmente in scuola
alle fanciulle, si accertino d'essere coadiutrici delle
sante missioni ; imperciocché ne' paesi, quando
vi vanno i missionari, se vi sono le scuole, il
seme da essi sparso della divina parola non inaridisce , ma coli' inaffìo del quotidiano esercizio
del catechismo, che nella scuola si fa anche essendovi presenti le donne adulte, e col ripetere
si stabiliscono i buoni
11 detto da' missionari,
sentimenti
concepiti nelle missioni,
e così si
continua il vivere da buone cristiane.
52. Da questa stima di sì santo esercizio
voleva Rosa , che derivasse nelle Maestre un
affetto, e risoluzione efficace di attendere a
bene istruire le fanciulle, ed inserire nel loro
animo le virtù in maniera, che non t r a s c u r a s sero bensì il proprio profitto con 1' orazione,
frequenza de'Sagramenti etc., ma insieme non
si curassero di aggravarsi con una moltiplicità
di orazioni vocali , e divozioni, o penitenze
— 65 —
straordinarie, come v. g. di novene, di visite
d ' a l t a r i etc., perchè con un sì grave incarico
non potrebbero soddisfare al debito della loro
vocazione, onde soleva essa d i r e , che queste
tanto buone, le quali voglion fare tanto bene,
si riducono a non fare verun bene ben fatto,
ma mentre fanno un opera, pensano con inquietudine, come, dove, quando potranno fare q u e l l'altra, ed in tal guisa facendo male quel che
attualmente fanno, cagionano disturbo, ed inquietudine nelle altre: l'opera della scuola congiunta a'soliti esercizi di pietà nelle Maestre,
non è compossibile con v a r i , e straordinari
pesi, ed obbligazioni : quindi è , che la Serva
di Dio sul principio, che essa istituì la scuola,
avea in idea formare, come un m o n a s t e r o , e
vivere in esso da m o n a c a , e da Maestra, ma
poi si accorse coll'esperienza, che per cavare
gran frutto da questa santa opera , secondo
l'idea s u a , era necessario non avere altri obblighi, stare con l'animo quieto e purificare il
cuore con una santa intenzione, applicando a
gloria di D i o , e salute delle anime tutti gli
esercizi spirituali, e manuali della scuola, senza
dividersi in altre straordinarie sollecitudini,
mentre in solo questo non mancherà gran materia di merito dalla mattina alla sera.
53. E questo, quanto alle doti dell'animo:
quanto poi alle doti del corpo, richiedeva nelle
5
— 66 —
Maestre, che fossero sane, e che avessero una
moderata cura di conservare la sanità a gloria di
Dio, mentre senza di questa non solo non possono effettuare questo esercizio di carità, ma
diventano d'aggravio alle altre : inoltre , che
fossero d'un naturale docile, e dirigibile dalla
maggiore, onde molto le premeva, che prima
di ammettere alcuna per Maestra, si esplorasse,
e si prendesse informazione del suo naturale:
finalmente, che non fossero d ' u n genio innovativo, onde fossero facili a volere introdurre
altre pratiche, ed altre maniere d ' i s t r u i r e , e
però lasciò essa scritto: Se vogliono cavar frutto
nell' avvenire , osservino V esercizio nel modo,
che s'è principiato, e vedranno, che loro riuscirà
molto bene.
54. Per edificazione de'prossimi, e per conservare la pace domestica tra le Maestre, voleva, che oltre il ritiramento, ed una somma
modestia, e cautela nel camminare, e nel trattare, particolarmente cogli uomini in caso d'urgente necessità, fossero uniformi nel vestire
dimesso, onesto, e senza vanità, convivessero
insieme non già due sole, ma almeno tre, perchè
in tal numero è più diffìcile ad aver luogo
qualche inconveniente , se nasce qualche dissenzione v'è chi possa essere mezzana di pace
e se una si inferma, non v'è necessità di chiamare straniere per servirla; nè è costretta una
— 67 —
sola Maestra a dovere trattare co'medici, c e rusici etc., si ritirassero ciascuna una volta
l'anno nell'istessa casa a fare gli esercizi spirirituali di S. Ignazio, pigliando la meditazione
da qualche libro assegnato dal direttore, e conferendo in Chiesa col direttore : in caso p o i ,
che alcuna discordasse dalle altre nella pietà,
ed edificazione, o non le piacesse più un tal
modo di vivere, voleva Uosa, che la porta fosse
aperta a tornarsene alla sua casa, e fosse libero alla maggiore il rimandarla, quando così
richiedesse il servizio di Dio, non già per c a gione di malattia presa nell' istesso esercizio
della scuola, ma o per essere incorregibile nei
difetti, o per gran male abituale, che s'aveva
prima dell'ingresso, e che si tenne celato alla
superiora.
55. Quanto alla maniera , e pratica d ' i n segnare alle fanciulle, deve essere quella, che in
un libretto a parte stampato in Roma nel 1718.
si vede, ed ivi anche possono leggersi alcune
regole pel vivere quotidiano delle Maestre, le
quali essendo stabilite dalla Serva di Dio col
consiglio di più uomini savi e di Roma, e di
altrove, e per più anni messe in pratica sotto
i suoi occhi, non è convenevole, che senza ragione le Maestre da quelle si dipartino. Aveva
Rosa cominciato a scrivere regole più distinte,
e distribuite in più capi pel vivere santo delle
— 68 —
Maestre, ma non ebbe tempo di compirle; onde
da quel suo principio, e da alcune sue lettere
s'è ricavato quanto in breve si stamperà, piacendo al Signore, in un piccolo libretto intitolato: Istruzioni alle Maestre pie: ed io qui ne
inserisco questo precisamente, cioè, che le Maestre nel loro vivere procurino imitare le perfezioni angeliche, per quanto sarà loro possibile: che necessitate a parlare con qualche uomo,
parlino le più anziane tra le Maestre, e sempre
accompagnate, mai sole: che procurino fra di
loro parlare sempre di Dio , e delle cose a p partenenti all'eterna s a l u t e : finalmente, che
nell'istruire nella dottrina cristiana non eschino
dalla dottrina breve, e quella più copiosa del
Card. Bellarmino, senza fare glosse, o interpretazioni di loro c a p o , e che non si aggiunga
all'interrogatorio stampato nel predetto libretto
cosa alcuna senza s a p u t a , e consenso del Direttore.
36. Avverto, che le ¡stesse Maestre, oltre
quel che leggesi nella pratica stampata circa
l'istruire le fanciulle nella d o t t r i n a , e nel timore di Dio, sogliono anche ad alcune fanciulle
più capaci insegnare la maniera di fare la meditazione, e la fanno con esse per qualche
breve spazio di tempo : anzi in alcuni paesi,
dopo aver licenziato le scolare piccole, fanno
restare le più grandi, e danno libertà d'inter-
— 69
-
venire a tutte le altre donne, quindi tutte assieme fanno qualche spazio d'orazione mentale
con molto frutto di quei luoghi, ne' quali si
pratica.
Quanto alle qualità delle scolare da
e lavori da apprendersi.
ammettersi
57. Non esclude Rosa veruna fanciulla, o
sia povera o sia ricca, o sia nobile o sia ignobile; anzi ella da principio propendeva ad a m mettere le sole povere, ed ignobili, ma fu avvertita dal suo confessore, che, siccome le poverelle meritano ogni servitù dalla carità c r i stiana pel bisogno, in cui si ritrovano; così le
civili, e ricche meritano parimente l'istessa servitù pel b e n e , che possono fare in altre col
loro esempio, qualora siano bene educate , e
bene istruite.
58. Inoltre non si richiede per intervenire
a queste scuole , che le scolare siano vestite
pomposamente, ma bensì modestamente, onde
fu una calunnia data a queste scuole la voce
sparsa in qualche città, che non poteva intervenirvi chi non era vestita di seta : certo è ,
che Rosa fu sempre aliena dal cercare in tal
ministero qualunque speciosità, o vanità, onde
ella in una sua lettera concernente tal punto,
dice: noti voglio fare belle e-omparse, ma prò-
— 70 —
curare col divino aiuto buona sostanza, e frullo
di eternità.
59. Nè anche è necessario una determinata
età nelle fanciulle, ma anche le piceoline, purché capaci d'istruzione, e non minori di sei anni
si ammettono: queste però se non si accomodino all'uso della scuola, e disturbino le altre,
sì rimandano alle lor case.
60. Possono alcune fanciulle stare a convivere con le Maestre in loro educazione, purché
vi sia il consenso del Direttore, ed in tal caso
queste devono a proporzione osservare il tenore di vita delle Maestre, devono vestire modestamente conforme al loro stato, senza o r namento di nastri in capo, o simili vanità, nè
devono uscire senza la compagnia d'una delle
Maestre.
61. Non si ricevono in queste scuole fanciulli, ancorché piccolini, nè pure per un sol
giorno, ed in questo non voleva Rosa, che le
Maestre si lasciassero persuadere l'opposto da
veruno, nè dai superiori, nè dai p a r e n t i , nè
dai benefattori ; anzi più tosto serrassero la
scuola, che introducessero, e permettessero un
tale abuso.
62. Le cose, che devono in tali scuole apprendere le fanciulle, sono queste : primieramente è leggere, giacché a tutte ciò insegnano
le Maestre: inoltre ad alcune più capaci s'in-
— 71 —
segna anche a scrivere, ma in disparte dalla
scuola, per non impedire il buon ordine, e le
funzioni delle altre: in secondo luogo quivi si
devono dalle scolare apprendere vari lavori donneschi, che s'insegnano, cioè far calzette, cucire , far merletti a piombino , e simili : non
permettonsi però certi altri lavori, quali possono cagionare romore collo strepito, e distrazione , v. g. il tessere , o incannare la seta :
siccome nè pure permettonsi quei lavori, che
richiedono troppa applicazione, come sarebbe
il recamare , o disegnare ( eccettuatane però
qualche spezie di minore impegno), perchè questi tolgono , o almeno disturbano 1' attenzione
dovuta ad apprendere la dottrina Cristiana, e
ad ascoltare gli esempi de'Santi, ed altre massime di eternità, che di tanto in tanto vanno
raccontando, ed inserendo le Maestre: in questo
poi di non introdurre sirniglianti lavori s t r e pitosi, o di troppa applicazione, era Rosa così
ferma, che in più occasioni avverte il non farlo,
e si d u o l e , che in qualche luogo in parte si
faccia: Questi lavori, essa dice, in apparenza
paiono essere di decoro maggiore alla scuola ,
ma questo decoro appresso il mondo, o sminuisce, o leva affatto il decoro appresso Iddio: ciò
che è d' impedimento al maggior bene non si
conosce meglio, che da chi ne ha V esperienza.
Finalmente deve in queste scuole, ed è il fine
— 72 —
di esse, apprendersi la Dottrina Cristiana , la
maniera di fare orazione vocale, e mentale, la
pratica degli atti delle tre virtù teologiche Fede,
Speranza e Carità, l'importanza di fare le buone
opere per salvarsi, l'odio, che deve aversi al
peccato, ed in una parola il vivere cristianamente per morire santamente.
S- IV63. Dato questo succinto ragguaglio delle
scuole istituite da Rosa, resta, che avverta il
lettore di due cose, cioè, prima di non maravigliarsi se Rosa era tanto ferma in non v o lere cambiare alcuni usi, o stabilimenti di q u e ste scuole, perchè essa diceva, non avendo mutato fine in queste scuole, che è la gloria di Dio,
e la salute delle anime, nè anche muterò il proposto a tal fine , avendo coli' esperienza conosciuto quel che più o meno vi conferisca , ed
aggiungo io, essendosi col lume domandato a
Dio, e col consiglio d' uomini savi appresa a
q u e l , che in tali circostanze di cose più vi
conduceva : secondariamente di ben riflettere
l'utilità d'un sì pio istituto, e l ' i m p o r t a n z a ,
che sempre più si dilati , e conservi: imperciocché non è credibile quanto anche in alcune
persone civili regni l'ignoranza di quello, che
è necessario a sapersi per ben credere, e bene
operare: lo sperimentò Rosa in più occasioni.
— 13 —
In una città tra quelle , che andavano a lei
ad istruirsi per cresimarsi, vi fu una giovane
già maritata, quale interrogala, oltre ad altre
cose, se sapeva , che cosa era 1' Ostia consacrata, che si adora sull'altare ? rispose : non
lo so: al che replicando Rosa, è possibile, che
non lo sappiate! E quando vi comunicate, che
cosa ricevete ? Non lo so; tornò a replicare:
e perchè dunque vi comunicate? Perchè disse,
ella, vedo, che le altre si comunicano: allora
soggiunse Uosa : Mia sorella, è possibile, che
abbiate preso lo slato, ed il Sacramento del
Matrimonio con questa ignoranza? Non sò qui,
che cosa rispondesse, sò, che non era una povera contadina, ma persona molto civile, e di
giudizio negli all'ari del mondo, ma niente ammaestrata nelle cose della F e d e , onde fu necessario istruirla molto bene , farle fare una
confessione generale , e dipoi farla cresimare.
64. Più da stupire è il caso susseguente :
trovavasi Rosa in camera di una gran dama
già attempata, ed inferma a m o r t e : venivano
a visitarla gran personaggi; e con tutti essa era
cortese, e discorreva molto bene di cose indifferenti: volle Iddio, che dopo un lungo d i scorso fatto dalla dama con un signore, restasse
Rosa sola con la inferma : allora si avvicinò
al letto, e le disse, che facesse un atto di contrizione, un atto di fede, di speranza, e di ca-
— 74 —
rità: al che rispose l'inferma: E chi gli sa fare P
Rimase attonita Rosa ad una tal replica, e non
perdendosi d' animo : Orsù , disse , facciamoli
assieme, e così precedendo Rosa, seguiva l'inferma in fare questi atti tanti necessari, e da
lei in vita non appresi, sopra di che riflettendo
Rosa: al vedere, dice, che una dama, la quale
sapeva tanto bene esser cortese col mondo, in quel
gran cimento di morte, trovavasi in una sì grande
ignoranza, ed in conseguenza così sprovveduta
per quel gran passo dal tempo all'eternità, confesso, restai inorridita,
e sempre più animata
ad impiegarmi in questo santo esercizio d'istruire
le fanciulle.
65. Or di questi casi essendone succeduti
non pochi a Rosa, ed essendo pur troppo evidente a chi si impiega nelle sante missioni,
quanto frequente sia una simigliarne ignoranza
in mezzo al cristianesimo , non può negarsi,
che queste scuole aperte per insegnare a bell'agio ciò, che spetta alla nostra santa F e d e ,
siano una cosa di grande utilità ai popoli, e
di gran servizio di Dio: certo è, che dall'istruire
la tenera età delle fanciulle, in quanto richiedesi per ben credere, e ben operare, dipende
in gran parte la buona, e santa vita de'fedeli,
sì perchè la fede è il principio d'ogni santità,
sì perchè assieme con le cose da credersi, si
apprende ancora quel, che dee farsi, ed a qual
— 75 —
fine diriggersi il nostro vivere; il che è sommamente necessario ben capire negli anni teneri: tanto più che apprendendo bene le fanciulle le verità eterne, non solo esse dipoi nel
matrimonio possono istruire la loro prole, ma
anche presentemente, come s'è veduto in più
luoghi , istruiscono le lor m a d r i , imparando
queste dalle figliuole, ciò, che mai avean s a puto, o già aveano dimenticato: ed a tal proposito occorse un caso degno di memoria, scritto
da Rosa istessa ad un Eminentissimo P o r p o rato. Una donna avendo avuto che dire con un
altra , erasi risoluta d' ammazzarla , e mentre
stava sul calore della collera, tornò dalla scuola
la figlia d'otto, o nove anni d'età: questa sentendo, che la madre diceva risolutamente volere ammazzare la sua nemica, le disse: Oimè
donna,
mia madre, volete fare, come un'altra
di cui ha raccontato un orribile esempio la
Maestra P E raccontò tutto il fatto tanto bene,
che fece tornare in buon senno la m a d r e , e
perchè la fanciulla aggiunse, che avea già ella
fatto un grave peccato con la volontà di fare
un sì gran male, indussela a confessarsi, e dal
confessore fu indotta a riconciliarsi con la sua
rivale. Del che trovandosi poi molto contenta,
non si saziava di benedire in queste scuole
l'opera del Signore; onde è, che i sacri pastori
quando hanno conosciuto l'istituzione di queste
— 76 —
scuole, hanno fatto a gara per ¡stabilirle nelle
loro diocesi.
66. Nè devono queste scuole parere men
necessarie, perchè Io zelo de'parrochi provvede
alla necessità dell'istruzione richiesta nelle fanciulle colla frequenza de'catechismi; imperciocché, oltre l'essere non poche quelle fanciulle,
specialmente civili, e nobili, che non si m a n dano, come dovrebbesi, alla chiesa da'loro g e nitori, per ivi ascoltare la dottrina c r i s t i a n a ,
v'è anche questo da considerarsi, che le fanciulle lasciando facilmente uscire di memoria
ciò che hanno una sola volta a s c o l t a t o , e di
cui sensibilmente non ne apprendono l'importanza; hanno in conseguenza bisogno, che più,
e più volte si replichi loro lo stesso, acciocché
abbiano una scienza stabile di quel che è necessario sapersi; or questo si ottiene in queste
scuole, nelle quali ogni giorno si replicano le
istesse verità, tanto che replicate più, e più volte
per mesi ed anni ad una fanciulla, questa se ne
impossessa, e diffìcilmente se ne dimentica.
67 P e r t a n t o , siccome le Maestre devono
ringraziare il Signore, che l'abbia pigliate per
istromento d'un esercizio sì utile, e sì santo; così
preghiamo tutti lo stesso Dio, che voglia conservarlo, e promuoverlo a maggiore sua gloria.
FINE DEL L I B R O
PRIMO.
— 11 —
LI DUO
SECONDO
CAPO PRIMO
Andata di Rosa a Roma, e fondazione di più scuole
in quella città.
1. Questa nuova istituzione di scuole per
istruire le fanciulle nella dottrina cristiana ,
erasi, come s ' è detto, già fatta conoscere in
più diocesi, e specialmente fioriva in quella di
Montefìascone, onde l'Eminentissimo Barbarigo
Vescovo, neir andare, che faceva a Roma, raccontava alla Santità del Papa, ed agli altri Eminentissimi Cardinali il gran frutto, che ritraeva
con un tal mezzo ne' suoi popoli : quindi è, che
assunto al Pontificato nel 1700. il sig. Cardinale Gio. Francesco Albani col nome di C l e mente XI. questi siccome pieno di zelo, e desideroso di vedere specialmente in Roma col
suo più bel lustro fiorire ogni virtù, e pietà,
fra gli altri mezzi, che ad un tal fine pose in
esecuzione, cominciò a pensare anche a questo
delle scuole: in fatti nell'anno 1707. coli'opera
de' P P . Pii Operari, chiamata una delle Maestre da Montefìascone, si aprirono in Roma alcune scuole, alle quali venne dipoi anche Rosa,
ma non essendo ancora giunto il tempo, in cui
_ <78 —
il signore voleva stabilirvela, n' ebbe bensì ella
un campo grande da meritare colla pazienza,
non però corrispondente la messe alla fatica.
Scrive in una sua la Serva di Dio al suo Direttore in tal guisa : Io qui non sò, che farmi:
mi trovo come un ¡micino tra la stoppa... ed avendo
la signora Maestra N. N. guidate le cose diversamente da quello che soglio far io, non mi pare
possibile in alcuna maniera, che io adesso possa
secondare questa condotta. Si andò tuttavia proseguendo 1 impresa per qualche tempo, il (piale
servi di preliminare , e quasi d' istruzione a
Rosa, per quello, che doveva dipoi o p e r a r e ,
siccome anche servì per scrivere le regole delle
scuole, e farle stampare in un piccolo libretto,
acciò si procedesse con un metodo stabile, ed
uniforme. Ma non parendo a R o s a , che nella
forma incominciata, benché per se stessa buona,
potesse raccogliersi per mezzo suo tutto quel
fruito, che coli' assistenza del divino aiuto erasi
raccolto in altri luoghi , dopo essere ella più
volte tornata a Viterbo, c di lì ritornata a
R o m a , ammise finalmente alcune conferenze,
e trattato di formare una, o più scuole, conforme alla sua idea; cooperarono a tal disegno
molti uomini savi, e pii, come il P. Alessandro Bussi della chiesa nuova, il P . Curato della
Traspontina, quale fu 1' Illiho Monsignor Oidi
Vescovo degnissimo di Terracina , e Sezze
— 79 —
prelato di grande esemplarità, e saviezza, e sopra d' ogni altro l'Illmo sig. Abbate Giacomo
degli Atti, il quale ricevendo gli oracoli immediatamente dalla viva voce di Sua Santità, si
adoperò in maniera, che superate varie, e gravi
diliicoltà, fattesi ad impedire un opera sì pia,
ebbe alla fine la consolazione di vedere non
solo coli'approvazione di quella corte, ma altresì con una pensione annua, conferita dalla
Santità di N. S. Clemente XI. in sostentamento
delle Maestre, stabilite in Roma più scuole sotto
la direzione di Rosa, e conforme al suo metodo,
già da gran tempo praticato in Viterbo. P e r tanto nell'anno 1712. aprì Rosa una scuola in
Roma in una casa alle radici del Campidoglio,
quale dipoi trasportò alla piazza di S . Marco,
ed ora è trasportata all' arco de' Ginnasi, e non
molto dipoi, come si dirà, se ne aprì un' altra
alla Fontana di Trevi con altre Maestre fatte
venire da Viterbo. Il concorso di fanciulle anche
nobili fu subito molto numeroso; 1' edificazione
poi delle Maestre, e la maniera d'istruire, comparve subito tale a quella gran città, che anche le dame già adulte gradivano di ascoltarle,
ed il popolo tutto non con altro nome distingueva
queste Maestre dalle tante, che ve ne sono in
quella città, che col nome di Maestre Sante : dal
che può bene raccogliersi l'esemplarità del loro
vivere, e 1' utilità spirituale del loro ministero.
CAPO SECONDO
Della maniera di vivere, che in Roma osservò Rosa
con le sue compagne.
"2. Piacemi in questo Capo raccontare a minuto il tenore di vita, che osservò Rosa in Roma
assieme con le sue compagne, acciò ognuno
veda con quanta ragione questa santa città
avesse in venerazione tali Maestre, e le distinguesse con un nome sì onorevole, qual'è l ' a c cennato di sopra: ogni mattina dopo quel breve,
e moderato riposo che le permettevano le sue
abituali indisposizioni, consacrava a Dio un ora
e più d' orazione parte vocale, e parte mentale,
avendo la sera avanti preveduta in qualche pio
libro o del P. Luigi di Granata, o del P. Ludovico da Ponte ecc. la meditazione; dipoi se
la stagione lo permetteva , andava alla vicina
chiesa del Gesù, dove ascoltava due messe, e
si comunicava, permettendovi quasi sempre
una umile, e divota riconciliazione da qualunque confessore avesse ivi trovato, riserbandosi
a conferire le cose della sua coscienza col suo
Direttore che in Roma fu finché visse il P . Sparvieri, teologo della Sac. Penitenzieria, e dipoi
altri di quei padri, riserbandosi, dico, a conferire con esso il venerdì, e la domenica: dalla
detta chiesa tornava alla sua abitazione, dove
era la scuola, e quivi tutta impiegavasi prima
— 81 —
in dare santi ammaestramenti alle fanciulle in
comune, e dopo chiamandole in particolare, in
istruire ciascuna nelle cose appartenenti al ben
vivere, e ne' lavori proporzionati all' età ecc.
3. Il giorno dopo una parca refezione , o
s' impiegava in qualche divoto ragionamento,
e conferenza di spirito con le Commaestre, od
educande, o leggeva qualche libro spirituale,
o terminava qualche faccenda domestica; quindi
di nuovo tornava alla istruzione, ed a m m a e stramento delle fanciulle fino all' ultima ora del
giorno: inalterabile poi era in lei la pratica di
esaminare più volte il giorno la sua coscienza,
di recitare il santo Rosario, di soddisfare al debito delle preci prescritte per conseguire le indulgenze del Carmine , e della buona m o r t e ,
alle quali tre Congregazioni era essa ascritta;
siccome non tralasciava mai ogni anno per otto,
o più giorni ritirarsi in sante meditazioni a fare
gli esercizi spirituali di S. Ignazio, osservando
un perfettissimo silenzio, e raccoglimento.
4 . Renchè a dir vero può dirsi, che in tutto
l ' a n n o facesse tali e s e r c i z i , se si riguarda il
ritiramento, e 1' unione con Dio ; mentre non
soleva mai uscire dalla sua abitazione, che per
andare alla chiesa del Gesù nei giorni feriali,
come s' è detto, ad ascoltarvi la Messa, e comunicarsi , e nei giorni f e s t i v i , e di vacanza
ad udirvi inoltre la parola di Dio, e ad inter6
— 82 —
venire all' esercizio ivi solito farsi il venerdì
della buona morte. Il che non ammetteva altra
eccezione, fuor che in caso raro di essere costretta a visitare qualche inferma per consolarla, o di trattare con qualche persona savia,
e pia lo stabilimento , e la dilatazione delle
scuole: in somma vivea così ritirata, che ella
potè con verità scrivere al suo signor fratello:
Tolto l' esercizio della scuola, per me Roma è un
mezzo deserto a gloria di Dio , per il cui solo
amore mi protesto starvi. L' unione con Dio ben
si scorgeva dalla modestia di tutto il suo portamento : Nel camminare,
dice un ragguaglio
manoscritto delle sue azioni, era così
modesta,
che appena guardava la strada, per dove dare
i passi, e tanto composta, che pareva eccedesse;
il vestire dimesso, e totalmente coperto, veniva
corrisposto da un parlare parco, sensato, r i spettoso, ed eguale alla sua umiltà, onde t e stifica un molto savio Ecclesiastico, io non mi
ricordo di avere veduto, o udito da lei alcuna
cosa, da cui non si scorgesse quanto ella stesse
sempre ben composta internamente, ed esternamente, ma di ciò non poteva dubitarsi da chi
osservava la medesima composizione delle fanciulle, che stavano alla sua scuola.
5. In questo istesso tempo della sua dimora
in Roma, non lasciò la cura delle altre scuole
già erette in varie parti dello stato ecclesia-
— 83 —
stico, ma a queste dava con lettere le opportune istruzioni, e ad alcune di esse si portava
in persona col solo commodo d' un giumento
a visitarle: parimente nell' istesso tempo procurò, ed ottenne la fondazione, come si dirà,
di altre scuole ne luoghi baronali circonvicini
a Roma.
6. Proporzionalmente al vivere esteriore di
Rosa, era il vivere delle sue compagne: queste
levatesi la mattina , dopo sette ore di riposo,
si portavano unitamente all' oratorio della loro
abitazione, e quivi dopo varie, e divote p r e ghiere, una di esse leggeva qualche meditazione
della passione , novissimi , o altra simile materia fruttuosa, sopra la quale facevano tutte
una mezza ora d'orazione, e nel fine, detto un
Pater, ed un Ave, rendevano unitamente le dovute grazie alle tre Divine persone, con altre
preghiere all' Angelo Custode, e loro santi Avvocati. Andavano a suo tempo ad ascoltare la
Messa, confessarsi, e comunicarsi al Gesù, nè
uscivano se non di raro di casa, ed allora con
permissione di Rosa, e con intelligenza del loro
padre Direttore, affine di visitare qualche loro
parente infermo , o altro simigliante m o t i v o ,
non essendole permesso l'uscire per alcun altro fine, che non sia indirizzato a fine spirituale
ed esercizio di carità, o di necessario ristoro.
Nè uscivano mai sole, ma sempre decentemente
— 84 —
accompagnate : ¡1 vivere era in c o m u n e , per
quanto lo stato loro permetteva, onde il lucro
de' lavori si metteva in comune, senza che alcuna lo potesse appropriare per sè, ed una di
loro, che era la Deputata, prendevane a proporzione de' bisogni, che occorrevano alla giornata, con saputa, e permissione di Uosa : nel
pigliare il necessario sostentamento del cibo ,
una di quelle leggeva per un quarto d' ora in
circa qualche libro divoto, ed ogni venerdì digiunavano in memoria della Passione del R e dentore: la sera poi prima d' andare a dormire
adunatesi tutte di nuovo nell' oratorio domestico, prima recitavano alcune divote preghiere;
dipoi facevan per un quarto in circa 1' esame
della lor coscienza, e finalmente si domandavano perdono l una all'altra, e dicevano le litanie della Beatissima V e r g i n e , invocando i
santi e sante loro Avvocati : dove notisi, che
tutto questo era, oltre quelle orazioni, e pratiche di pietà, che esercitavano assieme colle
fanciulle nella scuola, sicché a ben riflettere,
la vita quotidiana di queste donne era un continuo trattare con D i o , o di Dio e per Iddio
col suo prossimo, e però non è maraviglia se
Roma subito facesse loro giustizia, chiamandole
le Maestre sante.
CAPO
TERZO
Come il Sommo Pontefice Clem. XI. ed altri gran personaggi ecclesiastici andarono a visitare la scuola, e sodisfazione che ne ebbero.
7. Spargevasi col tempo sempre più per
Roma il buono odore di questa scuola; quindi è,
che alcuni Prelati di quella corte, anzi ancora
alcuni cardinali vollero vedere co'loro occhi ciò
che udivano con tanta lode raccontarsi dell' ordine, metodo ed esemplarità di essa: tra questi Dell' anno 1 7 1 4 . fu il sig. Cardinale san V i tale, dipoi monsignor Battelli con un' altro Prelato, i quali tutti molto lodarono un tale pio
esercizio, e particolarmente il detto sig. C a r dinale , che ivi si trattenne molto spazio di
tempo, volendo ascoltare le fanciulle recitare
la Dottrina cristiana, ed informarsi bene di
tutto, concependo un gran desiderio, che una
tale opera si stabilisse, e si dilatasse. L ' i s t e s s o
desiderio non solo c o n c e p ì , ma anche a sue
spese pose in esecuzione nella diocesi di Narni
sua patria, 1' Eminentissimo Cardinale Giuseppe
Sacripanti, il quale più volte e nel 1 7 1 5 . , e
nel 171C. andò ad osservare questa scuola. In
un altro tempo si viddero ben cinque Cardinali,
tra' quali 1' Eminentissimo Paolucci, e 1' E m i nentissimo Annibale Albani nipote degnissimo
di Sua Santità, portarsi unitamente alla scuola
— 86 —
di R o s a , e tutti restare molto edificati della
modestia, e pietà, con la quale erano educate
quelle fanciulle: non mancarono anche alcuni
personaggi secolari , come 1' eccellentissimo
Ambasciatore di Bologna n e l l ' a n n o 1 7 1 5 . , a
volere partecipare dell' edificazione di questa
scuola, portandovisi personalmente a vederla,
ed anche questi ne uscivano benedicendo il Signore, che avesse ispirato a Rosa un opera di
tanto frutto.
8. Restò finalmente questa pia opera grandissimamente onorata, e, dirò così, autorizzata
dalla specialissima degnazione del Sommo Pontefice istesso Clemente X I . , il quale s' inchinò
a visitarla in propria persona, ed a mostrarne
la sua soddisfazione col vivo oracolo de' suoi
encomi. La cosa passò in tal g u i s a : nell'anno 1 7 1 6 . udendo il suddetto Sommo Pontefice
riferirsi da' Parochi, da' Prelati, e da' Cardinali
il frutto di questa scuola , ed il buon ordine
che in essa si teneva, risolvette volervi p o r t a t i s i personalmente, e così provarne quella
consolazione, che il Santissimo P a s t o r e , che
egli era, isperimentava nel vedere promuovere
il servizio di D i o , ed insieme accrescere in
chi lo promoveva quel fervore, che suol cagionare 1' approvazione, ed il gradimento di chi in
terra sostiene le veci dell' istesso Iddio. P e r tanto mandò sul principio di detto anno ad in-
—11—
limare alla Maestra Rosa la sua venuta alla
scuola per un tal giorno determinato : ma in
questo essendo riuscita tardi la funzione, alla
quale erasi prima portala Sua Santità; giunse
ad usare quest' atto di straordinaria benignità,
quale fu mandare in sua vece quattro signori
Cardinali con la sua apostolica benedizione ,
e riserbarsi ad altro tempo l'intervenire in
persona.
9. Ciò poi effettuò alli 8 . d'Ottobre dell' istesso anno: venne in tal giorno Sua Santità
con tutto il solito treno della Maestà Pontifìcia,
servita da otto Eminentissimi Cardinali, ed
altri Illustrissimi Prelati, e Baroni, alla povera
e pia scuola di Rosa: entrato in essa, e data
la benedizione alle Maestre, e scolare tutte ivi
genuflesse , si portò nell' oratorio domestico ,
dove fece alquanto di orazione avanti l'immagine
della B B . Vergine: dipoi andato alla sala della
scuola, e postosi a sedere in una sedia ivi già
preparata, ammise al bacio dei sacri piedi le
Maestre, ed ordinò loro, che facessero i soliti
esercizi della scuola, e le solite istruzioni, come
se il Papa non vi fosse presente. Animata da
un tal comando Rosa principiò, seguendo sino
al fine tutto l'esercizio quotidiano della Dottrina
cristiana b r e v e , dipoi da due fanciulle si disputò intorno il primo articolo del Credo della
dottrina grande del B e l l a r m i n o , ed altre due
— 88 —
disputarono sopra il terzo comandamento con
tanto piacere di Sua S a n t i t à , che terminato
l'esercizio, richiamò di nuovo Rosa al bacio dei
sacri piedi, e dandole con singolare dimostrazione d'affetto la sua benedizione, disse, che già
da gran tempo avea concepita molta stima di
tali scuole, ma se le accresceva allora, avendo
di presenza veduto, ed udito tutto ; con queste
scuole, aggiunse parlando alla medesima Rosa,
voi ci santificherete Roma,
quindi chiamato a
se Monsig. Ronaventura suo elemosiniere, l'incaricò sostituire di mano in mano simigliami
scuole a quelle, che mancassero : perchè soggiunse , con le scuole fatte in tal guisa , era
egli aiutato a soddisfare alle proprie obbligazioni ; proseguì poi con somma degnazione a
dire , che si ricordava ciò , che gli avea riferito di queste scuole il signor Cardinale Rarbarigo già vescovo di Montefiascone, e che vedeva in effetto, quanto ragionevolmente ne
esaltasse l'utilità ; che sarebbe espediente introduce in ogni diocesi, e che le respettive
c o m u n i t à , siccome pagavano i medici per la
salute dei c o r p i , così avrebbero dovuto dare
il convenevole per tali scuole, affine di provvedere alla salute delle anime: rivoltandosi poi
ai signori Cardinali, raccomandò loro il p r o curare un sì gran bene, dove avessero potuto.
10. Finalmente essendosi espresso, che egli
— 89 —
avrebbe sempre protetto queste scuole , anzi
essendo disceso a questo , di ringraziare più
volte la Maestra Rosa, ammise di nuovo al bacio
de'sacri piedi tutte le altre Maestre con le Educande, fece distribuire una medaglia di fìlograna
d'argento a tutte le scolate, e dopo un'ora e
mezza in circa da che eiasi degnato entrare
nella scuola , tutto consolato , e contento di
vedere in Roma introdotta un opera sì salutevole, con dare a tutte di nuovo la sua apostolica benedizione se ne partì.
11. Non p a r e v a , che potesse darsi dimostrazione maggiore di stima da un Pontefice
verso queste scuole, che la qui finora esposta,
e pure trovò che aggiungervi la clemenza d'un
sì degno Vicario di Cristo, imperciocché la mattina seguente in attestato della consolazione
speciale ricevutane il giorno avanti, mandò una
medaglia più grande di iìlograna alle cinque
Maestre, ed a Rosa mandò di più una corona
con la benedizione in arliculo mortis.
12. Può il lettore da questo raccogliere, se
debbano queste scuole aversi in conto di cosa
molto utile, e rilevante al servizio di Dio, mentre
non solo i prelati , vescovi e cardinali , ma
l'istesso Vicario di Cristo, cui spetta di discernere ciò, che sia pernicioso, o salutevole all'ovile del Signore, tanto le commenda, e le
esalta.
—
90
—
CAPO QUARTO
Come si aprisse una seconda scuola in Roma alla fontana
de' Trevi, e come vari baroni Romani la stabilissero
ne'loro feudi.
13. Una sola scuola, per utile che ella fosse
a Roma, non poteva fare isperimentare il suo
utile che a p o c h i , r e s p e t i v a m e n t e a quella
metropoli, appunto per questa qualità, perchè
era sola: quindi è, che lo zelo dell'Eminentissimo signor Cardinale Giuseppe Sacripanti, inerendo ai pii sentimenti di Sua Santità, pensò
a moltiplicare queste scuole per Roma ; ito
pertanto all'udienza di Nostro Signore, gli rappresentò, che essendo egli il pastore universale
delle anime, e provvedendo così bene, non solo
alla sua città di Roma , ma alle parti anche
più lontane del cristianesimo, convenivagli usare
speciale sollecitudine per la parrocchia, in cui
è situato il palazzo apostolico del Quirinale,
cioè la parrocchia de'Ss. Vincenzo, ed Anastasio
alla fontana di Trevi, e che però sarebbe stato
bene far qui aprire una scuola, conforme a l l'idea della Maestra Rosa. Gradì sommamente
a Sua Santità una tal proposta, ed incontanente diè ordine, che si aprisse quivi una nuova
scuola per le fanciulle sotto la direzione di Rosa:
si procurasse casa opportuna, e si dasse congruo assegnamento alle Maestre, come di fatto
— 91 —
fu eseguito con gran f r u t t o , ed utilità spirituale di quel rione nell'anno 1716., e dura lino
al giorno d'oggi.
1 4 . Al vedere il bene, che da queste scuole
proveniva in Roma, s' invogliarono alcuni dei
più pii Raroni romani a volerla nei loro feudi
circonvicini, e per tacere delle scuole stabilite
in alcuni luoghi baronali prima delle due dette
scuole di Rosa aperte in Roma, come nell'anno 1 7 1 0 . in Carbognano, dove tale fu il gradimento di quel popolo, che udivansi con gran
tenerezza le donne andar pubblicamente benedicendo Iddio, che avesse loro mandato chi
insegnerebbe loro a salvarsi, per tacere, dico,
di tali scuole; dopo lo stabilimento di queste
di Roma, l'eccellentissima, e piissima casa Rospigliosi ne fondò una in Zagarolo, dipoi un
altra in Gallicano, l'eccellentissimo Duca Odescalchi ne pose una in Rracciano, una alla R i c cia l'eccellentissima principessa Chigi, 1 ' E m i nentissimo vescovo d'Albano il signor Cardinale
Paolucci ne volle una in Albano, siccome una
in S. Oreste l'Eminentissimo Altieri: a P o ^ i o
Mirteto nella Sabina quella comunità a sue
spese ne stabilì u n a ; siccome un altra se ne
stabilì in Magliano., e particolarmente nella
città di Narni il sig. Cardinale Sacripanti ne
volle una, quivi Sua Eminenza comprò la casa
della R . Lucia da Narni, ed in quel, dirò così,
— 92 —
Santuario collocò la scuola, avendola prima
fornita di m o b i l i , e d' ogni altro bisognevole
la liberalità, e lo zelo dell' istesso Eminentissimo: in questa città essendo insorto qualche
disturbo a cagione della scuola, rescrisse in tal
proposito Rosa, che non si prendessero
fastidio
de'rumori, che faceva il comune nemico, perchè
non erano cose nuove , dove erano state altre
scuole : non so q u e l , che ella in ciò volesse
esprimere ; forse accennava non essere cosa
nuova, che le altre Maestre solite a far scuola
per lo prezzo giustamente dovuto al merito
della lor fatica , al vedere il calo delle loro
scolare, e delle altrettante mercedi, che c o n seguentemente ad esse mancano, non essere ,
dico , cosa nuova , che urtino contro queste
Maestre, quali gratuitamente insegnano, e le
respinghino, dove in fatti, o in parole possino,
sino a cacciarle fuor delle scuole: certo è, che
così avvenne , allorché il patriarca S . Ignazio
introdusse le scuole gratis per i giovani, come
riferisce il Bartoli nell'Italia ecc.
15. Da Roma , come ho già riferito delle
altre scuole, così di queste avea Rosa tutta la
più attenta sollecitudine , né v' avea diligenza
giovevole ad aiutare le Maestre in quest'opera,
c h e , conforme alle sue forze , non 1' usasse :
scriveva ad esse opportuni avvertimenti, ne esigeva le informazioni della quantità, e del mi-
-
n
—
gliorarsi le fanciulle e nella perizia d e ' l a v o r i ,
e nella scienza della Dottrina cristiana, visitava
in persona di tanto in tanto le istesse scuole,
e quella tenuissiina sanità, clic avea, tutta la
impiegava in coltivare questa, come ella diceva, piccola vigna del Signore.
CAPO QUINTO
Sua ultima infermità, e morte in Roma.
16. Veduto che abitiamo, qual sia stata la
vita di R o s a , e come tutta la sua maggior
parte la spendesse iu promuovere, mediante
1' esercizio della scuola, il santo timor di Dio
nelle fanciulle, tempo è ormai , che vediamo
il suo felice passaggio all' altra vita , e come
Iddio l'andasse disponendo per l'eterna ricompensa della sua gloria. Fin dall'anno 1 7 2 4 . cioè
quattr' anni in circa prima del suo morire, talmente le si aggravarono le sue abituali indisposizioni , che molto di rado usciva di casa,
dichiarata già inferma d' una etisìa senile , e
sebbene ciò non ostante , essa procurasse di
non isminuire punto la solita applicazione alla
scuola , e gli esercizi suoi propri di pietà ;
tuttavia il male spesso la costringeva al letto,
dove e co' fatti, e con la voce dava salutevoli
insegnamenti di cristiana pazienza, d'umile rassegnazione al divino volere, senza potere in
— 94 —
altro attendere al giovamento de'suoi prossimi,
che era stato lo scopo principale del suo vivere. Verso il fine dell'anno 1 7 2 7 . avvicinandosi sempre più il termine de'suoi giorni, volle
il Signore farsele sentire più vicino, con parteciparle più pieno, e più colmo il calice delle
amarezze, quindi è, che non solo pigliò maggior
forza il male, onde la Serva di Dio per tutti
quei sei mesi, quanti appunto ne scorsero fino
alla morte, dovette giacere in letto; ma inoltre
si trovò così desolata, e così arida , che non
isperimentava più alcuna consolazione spirituale , dalla quale venisse in alcuna parte allegerita l'infermità, ed il patimento del corpo.
17. Era invero una compassione l'udirla
raccontare a chi doveva quel s u o , dirò c o s ì ,
puro p a t i r e , ma insieme era una ben grande
edificazione l'intendere quanto fosse in ciò rassegnata al divino volere, e quante sante industrie usasse per iscuotere il suo animo, ed innalzare la sua mente a Dio: una di queste sante
industrie fu, rappresentare alla sua immaginativa il mondo tutto , come un gran c i r c o l o ,
nel di cui centro essa si trovasse, ed osservasse in ogni parte offerirsi la vittima immacolata nel sacrificio della M e s s a , conforme al
vaticinio di Malachia: in omni loco sacrificatur,
et offertur nomini meo oblatio munda. Con tale
rappresentanza fissando la sua m e n t e , ella si
—19—
compiaceva di tanta gloria, che in ciò davasi
a Dio, ed offeriva tutti quei sagrificì, tutte quelle
Messe al Signore, afline <1 i onorarlo, come suo
primo principio, ed ultimo line, ed affine di
guadagnare dal cielo una pioggia copiosa di
benedizioni in quel suo ultimo spazio di vita.
Questa maniera di sollevarsi a Dio in quella
grande aridità, e desolazione , essa chiamava:
il cerchio massimo, e frequentemente, anzi abitualmente in quei sei mesi la praticava, sperimentandone non piccolo sollievo, e consolazione: e fu osservato, che qualche tempo prima
della sua morte, una mattina con i l a r i t à , e
sommo gaudio chiamò a sè una delle compagne,
la quale accorsa, uscì Rosa in queste voci: 0
cerchio massimo ! O cerchio massimo ! or perchè sotto tal similitudine, soleva Iddio scoprirle i misteri della divinità s u a , e del suo
infinito amore ( c o m e essa ¡stessa avea detto
al suo padre spirituale) fu creduto, che in tale
occasione, specialmente Iddio le se c o m u n i casse.
18. All'udirsi parlare della morte, tutta si
ravvivava pel desiderio, che avea d'unirsi col
suo amato bene, le disse un giorno il suo c o n fessore, che pregasse Iddio, acciò le rendesse
la sanità, affine di più servirlo , ed ella : Oh
padre, rispose, io mi trovo tanto inchiodata
nella divina volontà , che non m'importa nè
— 96 —
morte, ne vita: voglio vivere quanto egli vuole, e voglio servirlo quanto a lui piace, e niente
più! Replicando poi il padre , che servandosi
più lungo tempo il Signore , si acquista più
merito, a cui corrisponderà più gloria , e più
amore in cielo di quell'infinito bene; uniforme
a se s t e s s a , ripigliò la Serva del Signore : lo
non voglio più gloria di quella, che vuole Iddio,
che io abbia , nè voglio più vedere, ed amare
di quello, che vuole Iddio essere veduto, ed amato
da me.
1 9 . Appressossi intanto la festa della Apparizione di S . Michele, di cui Rosa era divotissima, ed il male sempre più accrescendosi,
diede motivo al suo confessore, ed a'medici di
c r e d e r e , che in breve fosse ella per passare
all'altra vita, onde opportunamente giudicò il
suo confessore, (che in tal tempo era il Padre
Gio. Carlo Senapa della Compagnia di Gesù)
di procurare, che Rosa fosse munita de'Sagramenti, come lo stesso avea antecedentemente
procurato, che Rosa istessa dichiarasse con
scrittura autentica per mano di Notaro, chi
delle Maestre bramasse sostituita in sua vece
ad avere la sollecitudine, e sopraintendenza
alle scuole: difficilmente era venuta ad un tal
passo R o s a , parendole per sua umiltà non
essere al caso per tale elezione, tuttavia per
ubbidienza s'indusse a tale dichiarazione, quale
— 97 —
concepita a forma d'un testamento, e sigillata,
fu pubblicata dopo la sua morte, ed è del tenore seguente.
IN
E
DELLA
E
DI
NOME
GLOKIOSA
TUTTA
LA
DI
DIO
SEMPRE
CORTE
VERGINE
MARIA
CELESTE.
Io Rosa Venerini, nata in Viterbo, trovandomi
vicina a partire da questo mondo, e portarmi, se
sarò degna, a godere del mio creatore, essendo
sana di mente, benché inferma di corpo, protesto,
come, essendo vissuta sempre nella santa fede
cattolica romana, voglio in questa morire, e desidero, che l'ultimo mio respiro sia invocar Gesù
crocifisso, nel cui preziosissimo sangue pienamente
confido, immergendo in esso tutte le mie colpe,
e tutte le mie opere buone, perchè quelle si
scancellino, e queste divengano meritorie di vita
eterna.
E perchè delle cose temporali non ho cosa
alcuna da lasciare, essendomene affatto spogliata,
da che il mio Dio mi chiamò a questo stato di
Maestra Pia, in cui mi ritrovo, però mi rivolgo
con tutto il mio spirito a voi mie dilette figliuole,
e sorelle, che aiutata mi avete a propagar la
gloria divina nell'esercizio delle Scuole Pie alle
fanciulle, quale Dio Signor nostro mi ha dato
grazia d'introdurre in molti paesi, servendosi di
me, come si servì della mascella dell' asino in.
7
— 98 —
mano di Sansone. E in primo luogo benedicendovi tutte, già che tutte vi porto in mezzo del
cuore, con questo scritto mentre non posso in
voce, sfogo con voi i sentimenti dell'anima mia.
Ah ! se volete esser sempre da Dio protette, corrispondete alla vocazione, che egli vi ha dato.
Vincete la propria volontà , e le naturali repúgname, con mantenere costantemente le vostre
regole, perchè queste coli'esperienza ho veduto,
che troppo sono necessarie nell' arte distratta,
e pericolosa, in cui siete. L'orazione mentale
non la lasciate mai in ogni giorno, che questa
è l'alimento dell'anima per conservarsi alla giornata. Siate sempre lontane dal trattare nou comini , quali mai per qualunque accidente non
riceverete in casa, ne per dormire, nè per mangiare; e se per qualche affare debba talor qualcuno introdursi, non si faccia, se non che per
mera necessità, e sempre in luogo, dove siano
molte assieme. Vi prego, che siccome Vabito del
corpo deve esser sempre in tutte l'istesso, cioè
nero, e composto, così il fine dell' operare sia
in tutte sempre il medesimo, cioè attendere con
ogni diligenza alla propria salute, e insieme
attendere a quella de'prossimi, coll'usare tutta
la carità, e pazienza nell'insegnar e alle fanciulle,
col mezzo dei manuali lavori, le massime della
santa fede, la dottrina cristiana, e i buoni costumi , instruendo ugualmente che le altre, le
- 99 —
più povere, e le meno civili, anzi queste con
più amore, che le altre. Siccome fuori di casa
non dovete andar mai sole per l'onestà , così
in casa sia in tutte voi un amore scambievole,
amandovi tutte come sorelle, e servendovi ancor
coll'opera l'una coli'altra, quando così porta il
bisogno; e a quest'unione, e carità .gioverà molto
l'insistere, che il confessore sia l'istesso per tutte
le Maestre di ciascuna scuola , che fomenterà
ancora in tutte quel zelo ardente, che in ciascuna di voi io tanto desidero.
Inoltre, perchè al bene stabile di tutta l'opera
è necessario, che ci sia un capo, al quale spetti
correggere i difetti, che possono occorrere, rimuovere gli abusi, che si possono introdurre,
fondare or questa, or quell'altra scuola, secondo
che il Signore si degnerà di aprire nuovo campo
alla messe, ammettere a questa, e quella all'abito di Maestra, e cose simili; perciò dichiaro
a tutte esser mia volontà, che seguita la mia
morte sia sostituita in luogo mio, per correggere i mici difetti, in grado di Superiora a tutte
la signora Chiara Candalari, quale stimo nelle
presenti circostanze, essere la più idonea n questo impiego. Onde siccome prego lei ad accettarlo,
così prego tutte per le viscere ili desìi di obbedirla con tutta la sommissione; con persuasione
certissima, che obbedendo a lei, obbedirete a Dio
stesso, quale già disse: chi sente voi, sente me.
— 100 —
Orsù carissime in Gesù Cristo pregate tutte
l'amoroso Signore per questa povera anima mia,
ancor per vostro interesse, perchè se avrò la
sorte d'andarlo a godere in cielo per mezzo del
suo preziosissimo sangue, come spero, non lascerò
mai di ricordarmi di voi, e di supplicarlo istantemente per .la vostra eterna salute. Tanto ho
giudicato di dirvi con questo scritto, fatto per
altrui mano, e da me non potuto nè pure sottoscrivere per la debolezza del braccio, e perchè
siate tutte più certe, esser questi i miei idtimi
sentimenti, avendo qui fatto il presente segno
di croce (ero -{- ce) alla presenza di due persone
qui sottoscritte, faccio rogare il presente foglio
per mano del signor Gio. Antonio Berilli Notaro Capitolino in Campo Marzo, a cui lo consegno, in forma d'un quasi mio spirituale testimonio chiuso, e sigillato, acciocché da nessuno
prima della mia morte, si sappia questa mia
ultima volontà, con dare ampia licenza, che dopo
essa sia questo aperto, e se ne mandi a ciascuna scuola una copia. A rivederci in cielo.
Dalla casa di S. Marco di Roma questo
dì 27 Gennaro 1728.
Io Francesco Antonio Scipioni fui testimonio, e vidi fare il suddetto segno di croce.
Io Onorato Bosio fui testimonio, e vidi fare
il sopraddetto segno di croce , e conforme più
— 101 —
diffusamente apparisce per li detti atti del B e rmi al quale, etc.
20. Quanto più si avvicinava Rosa al suo
passaggio all'eternità , tanto più si tratteneva
in santi affetti verso il suo Dio, ed in tenere
invocazioni de' suoi Santi Avvocati. Aveva un
immagine di S . Michele presso al suo I e t t o ,
ed a questo gran principe della celeste milizia
indirizzava frequentemente le sue preghiere,
quasi presaga, che appunto nella sua festa dovea rendere l'anima al suo creatore.
21. Dissi quasi presaga, perchè non mancarono degli indizi, da'quali potè congetturarsi
averle Iddio comunicato intorno alla sua morte,
espresso antecedente avviso dal cielo. Uno degli
indizi fu, che essendo essa assistita con tutta
attenzione dal suo già nominato confessore,
ed essendo visitata da molti, e diversi religiosi,
ad uno solo determinatamente, qual fu il Padre Pietro Benedetti della Compagnia di Gesù,
fece istanza, che volesse assisterla nell'ora del
suo morire, ed appunto in quel giorno, in cui
morì, andato dopo una lunga assistenza il suo
ordinario confessore alla casa professa, per
ritornare in breve ad usare 1' istesso atto di
carità alla moribonda, vi sostituì in sua vece
il P. Benedetti per quel breve intervallo non
credendo, che fosse per succedere in quel tempo
— 102 —
novità a l c u n a ; ma ito il P . Benedetti a l l ' i n ferma, tra poco la vide in agonìa: ed esso assistette all'ora del suo passaggio, conforme ne
era stato da Rosa pregato.
22. Ai sette dunque di Maggio giorno p r e cedente alla festa di S . Michele verso le ore 22
dell'anno 1728 in giorno di venerdì, come essa
avea tanto desiderato in memoria della passione del Redentore , dopo avere ricevuto tutti
i S a g r a m e n t i , fra le preci della Chiesa, con
cui si raccomandano a Dio le anime nella loro
partenza, e fra le orazioni delle altre Maestre ivi genuflesse dando gli ultimi aneliti, rese
la sua anima al suo creatore, in età di 72.
anni riposandosi in pace, come piamente può
credersi, nelle sue braccia.
23. F u portato l'estinto corpo alla Chiesa
del G e s ù , dove le Maestre aveano già eletta
la lor sepoltura, quivi collocato avanti la cappella di S . Ignazio, di cui la Serva di Dio avea
procurato sempre copiarne in sè le virtù , ed
imitarne in prò degl'altri lo zelo, vi stette esposto la domenica finché si cantò la messa di
requie, con tal concorso di persone intorno ad
esso, chi per baciarne le mani, chi per toccarlo
con le corone, chi per pigliarne qualche p i c cola parte delle vesti; che bene iscorgevasi la
stima universale, quale tutti avevano della sua
v i r t ù , e santità. F u poi sepolto il cadavere
— 103 —
chiuso in una cassa di legno con una iscrizione
in lamina di piombo, che denotava il suo nome, e cognome, ed officio esercitato di M a e - *
stra, per imprimere nelle fanciulle il santo timore di Dio coll'istruzione delle cose spettanti
alla santa fede.
2 4 . Tale fu la vita, e morte di Rosa V e nerini viterbese, donna in vero dotata di rare
prerogative, e di cui più volte disse l'Eminentissimo Barbarigo, non averne conosciuta nella
prudenza, e nella Sodezza dello spirito una pari:
degna perciò che rimanga alla memoria degli
uomini, e che in essa si ammiri la grandezza
di Dio, che infirma eligit, ut fortia
confundat.
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— 105 —
LIBRO
DELLE
SUE
TERZO
VIRTÙ
PIÙ
PROPRIE.
CAPO PRIMO
Della sua gran carità verso Dio.
1. La carità verso Dio fu tale in Rosa ,
quale a p p u n t o conveniva in una d o n n a , che
abbandonato il mondo, erasi dedicata s p o n t a n e a m e n t e ad un impiego così laborioso, qual'è
quello dell'educare le fanciulle, per questo solo
motivo t a n t e volte da lei espresso di piacere
a Dio, ed inviare molte anime a Dio. Certo «'•,
che se il fuoco del santo amore discuopresi
dalle vampe, che manda il cuore, non poteva
essere, che grande , ed accesa in Rosa quella
fiamma, che la faceva bene spesso prorompere
in tenerissimi affetti verso il suo bene.
2. Scrive essa in una sua al suo Direttore
in tal guisa: 0 padre, la misericordia del nostro
Dio è molto maggiore della mia viali zia, spero
nella sua gran bontà, che un giorno sarò tutta
sua, e non cercherò altro, che il suo gusto, e
la sua santa grazia, fìn'ora questo è il mio desiderio: questo è il mio tesoro nascosto, che io
cerco; ma non so ancora ben valermi
de'mezzi,
— 106 —
che mi dispone il Signore : basta io non diffido ecc. In altra occasione, trovandosi obbligata ad una impresa di suo gran controgenio,
e patimento. Purché, dicea si dia gusto a Dio,
tutto mi è caro, se non altro io spero,
unite
queste indigenze del mio spirito agl'infiniti meriti del mio Salvatore,
dare qualche soddisfazione alla divina giustizia da me tante volte
con i miei gran peccati oltraggiata, e vilipesa.
Questo gran desiderio di piacere unicamente a
Dio, facevala stare cautelatissima per non concedere p u n t o all'amor proprio, nè anche qualor
trattavasi di promuovere l'onore di Dio; quindi
è, che dovendo un personaggio Eminentissimo
parlare alla Santità di Clemente XI. in commendazione delle scuole, affine di promuoverle,
scrisse Rosa al suo Direttore dicendogli : Lo
raccomandi al Signore,
acciò assista alla sua
lingua, e parli, e dica ciò, che è per ridondare
a maggior gloria di Dio, e trattenga il suo ferventissimo zelo dentro i limiti del santo suo
volere.
3. Procedeva un tal amore da una cognizione ben v i v a , che essa aveva del singolare
beneficio fattole dal Signore in soffrirla tanti
anni, e non mandarla all' inferno; onde p a r e v a l e , come essa istessa lasciò r e g i s t r a t o , che
quando a n c h e , come meritava per le sue ingratitudini, ve la volesse m a n d a r e ; quel t e m p o ,
— 107 —
in cui ne la t e n e v a fuori, t u t t o lo dovesse impiegare in a m a r e , e servire la sua infinita bontà,
e perciò a t u t t o si offeriva, purché non p e r desse la sua divina grazia, e lo pregava, che
non si fidasse mai di lei, stata così trascurata
in custodire, e trafficare i suoi doni; protestavasi, che voleva sopra ogni altro dono stimare
sempre il donatore, e che il dar gusto, e piacere a lui, sarebbe stato tutto il suo desiderio.
4. Perchè poi chi a m a , gusta di sentire
parlare , e parlare dell' amato , le sue delizie
erano parlare con le compagne, con le fanciulle,
con chiunque dovea essa t r a t t a r e della bontà
infinita del suo Dio, del merito, che ha d' essere servito, delle misericordie, che ci ha usato:
in verità è un accendersi nel santo amore di
Dio il solo leggere le sue lettere, le quali scritte
a diverse persone in occorrenza delle scuole ,
in t u t t e parla con una tenerezza indicibile delle
divine perfezioni , e si d u o l e , che siano così
poco conosciute, ed amate: quando poi incontravasi con qualche anima infervorata di Dio,
non sapeva distaccarsene per udirne i santi ragionamenti, e vedevasele nel volto la gioia, che
provava nell' ascoltare le lodi di Dio. Fin dal
principio del suo risolversi a vita migliore in
Viterbo , accompagnavasi con alcune divote
donne, che morirono poi in stima di serve del
Signore, e con esse passava le ore in santi di-
— 108 —
scorsi delle cose appartenenti alla salute delle
anime, ed a Dio. E r a nell'istessa città in c o n cetto di gran virtù un tal frate della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, istituita
già dalla B. Giacinta Marescotti, ed attesta una
delle compagne di Rosa, che era una maraviglia il sentire ambedue parlare di Dio , qualora in luogo opportuno s'incontravano. Nell'ultima infermità, che ebbe in Roma tra le amarezze della malattia mortale, e le desolazioni
ben grandi del suo s p i r i t o , non v' era altra
maniera di farla alquanto sollevare, che mettendo qualche discorso di Dio, e dava s e n s i bilmente nell'esterno mostra del gradimento ,
che ne provava nel suo interno. Andò un giorno
a trovarla inferma la signora principessa Santa
Croce, con cui Rosa parlò a lungo t e m p o delle
cose di D i o , senza mai dimostrare a f f a n n o , o
patimento, quando poi fu introdotto da quella
eccellentissima signora un discorso indifferente
forse per sollevarla ; subito perdette ogni v i gore, come se fosse aggravatosele notabilmente
il male, e temendo appunto di questo la principessa, fulle suggerito sotto voce da una M a e stra, che Sua Eccellenza ripigliasse il discorso
di Dio: lo fece, ed incontanente Rosa ripigliò
lena, e forze come prima, del che restò edificatissima quella divotissima principessa.
5. Nè ad un tale amore di Rosa verso il
— 109 —
suo bene mancava ciò, che ne è la c a r a t t e r i stica più vera, voglio dire, una perfetta c o n formità al volere divino. In ogni avversità, in
ogni cosa di suo disgusto, subito si consolava,
sapendo, che Iddio così voleva: trovavasi una
volta in una grave, e lunga tribolazione, per
la fondazione incominciata d'una scuola, ed impedita da varie occorrenze; ella tanto fu l o n tana dal turbarsi, o prendersela con quelli, che
la i m p e d i v a n o , che anzi scrisse al suo D i r e t tore così: Dell'affare ancora non ne ho saputo
niente, non però mi dispiace ciò, che piace a
Dio, anzi adoro il suo giusto volere in qualsivoglia cosa, se a lui piacerà consolarmi, sia benedetto, e se vuole tenermi ancor perplessa, sia
ugualmente
benedetto. Più però fece scorgere
questa sua gran conformità al divino volere in
due fatti, de'quali ciascuno avrebbe trafitto ogni
animo ancor virile: aveva ella da principio come
si è detto, fondata la sua prima scuola in Vit e r b o , la quale di già fioriva e di numero, e di
qualità di scolare; or portatasi essa ad incominciare una nuova scuola in Montefiascone, tal zizania sparse il demonio tra le Maestre rimaste
in Viterbo, che disunitesi ed indispettitesi contra
di lei, prima stabilirono abbandonarla, dipoi
formarono un'altra scuola vicinissima alla sua:
facendo, come suol dirsi, altare contra altare,
e conducendo via quasi per forza alcune zitelle
— 110 —
dalla scuola di Rosa. In tal frangente resa ella
assente consapevole del t u t t o , e nel suo r i torno postole in vista un tal operare men proprio; mostrò un animo a t u t t o superiore, niente
t u r b a t o , ed in t u t t o rassegnatissimo a quel
D i o , che p e r m e t t e talvolta cose tali per c a varne poi f r u t t o maggiore, come seguì nel caso
presente dopo qualche tempo per misericordia
del Signore. 11 fatto che siegue, è anche m a g giore argomento della sua gran rassegnazione
al divino beneplacito. Si ricorderà il l e t t o r e ,
come dicemmo nella prima parte , quante fatiche di viaggi, quante industrie usò Rosa, per
fondare in t u t t a la diocesi di Montefìascone
non una, non due, ma più, e più scuole, cooperando allo zelo mai bastevolmente lodato dell ' E m i n e n t i s s i m o R a r b a r i g o , che voleva ogni
anno fossero da lei visitate, e che da lei nelle
istruzioni, e disciplina domestica dipendessero:
certo è, che ella le rimirava, come piante novelle per mezzo suo collocate nella vigna del
S i g n o r e , e come tali t e n e r a m e n t e le a m a v a ,
essendoci troppo connaturale affezionarci a
quelle opere di pietà, di cui ne f u m m o l ' i s t r o m e n t o , o per promuoverle o per incominciarle.
O r piacque al Signore, che dopo la m o r t e dell' Eminentissimo Rarbarigo fosse in necessità
Rosa di lasciare ogni cura di queste s c u o l e ,
e che un'altra con retto fine, ma con diverso
— Ili —
sistema, ne avesse la totale immediata direzione.
P u ò ognuno conoscere essere stato questo un
colpo da amareggiare grandemente il suo cuore;
e pure riguardando Rosa tutto ciò , come disposizione adorabile di quel Dio, a cui solo d e siderava piacere, niente mostrò di pena, niente
di afflizione, solo pregava l'istesso Iddio, che volesse da questo ancora cavare la sua gloria. Dirò
anche di più: il colpo più a m a r o , che provasse
Rosa per sua confessione, fu la morte del P a dre Ignazio Martinelli suo Direttore, da cui nelle
sue risoluzioni, ed esercizio della scuola dipend e v a , e da' consigli del quale veniva consolat a , animata e s o s t e n u t a ; e pure presagendole,
come si dirà, da Roma la m o r t e , così gli scrive:
Non ho avuto fin'ora verun'altra
cosa tanto da
me stimata , e gradita da farne un sacrificio a
Dio, riè penso in tutto il tempo di mia vita
dover avere mai simil vittima, ma ad un Padre
divino, come il nostro, che tutto ci ha dato, e
tutto con se stesso ci vuole ridare in sua casa
nel suo regno, si devono tutti i sacrifìci senza
riserva, come per sua misericordia sento disposto a fargli il mio cuore in questa previsione ecc.
quando voglia un tal sacrificio. E d infatti portossi in maniera, che ben dimostrò il piacere,
che ella avea nel piacere di Dio.
6. Chi poi era sì conformato al divino v o l e r e , non poteva non odiare al sommo il p e c -
— 112 —
cato, e procurare d'impedirlo con ogni sforzo
ancor negli altri. P e r tal fine Rosa intraprese
l'educazione delle fanciulle, alle quali s t u d i a vasi imprimere bene nella m e n t e quella gran
massima : Mai nulla contro Iddio : e perchè
l'esperienza di vari luoghi le insegnava, quante
offese del Signore impedissero queste s c u o l e ,
essa sempre ardeva di desiderio di dilatarle,
intraprendendo con grave suo incomodo lunghi
viaggi, per offerirle ai Vescovi nelle loro diocesi, ed ai baroni ne'loro feudi, né curandosi
della mortificazione, che alle volte venivale per
la ripulsa, contentissima d'ogni fatica, strapazzo
ed oltraggio , purché avesse la sorte di porre
quest'argine in qualche città, terra, o castello
contra le insidie del d e m o n i o , e la corruttela
del inondo. Inoltre tanto dispiacere provava
dal sapere le offese, che si facevano al Signore,
che questo alle volte le accresceva le infermità
e la faceva stare notabilmente male. Ciò f u
specialmente osservato nel carnevale : in tal
t e m p o essa era regolarmente con malattie, ed
appena cominciava il santo digiuno della q u a resima , subito si rimetteva in salute : ne f u
interrogata dalla cagione da una sua confidente,
ed essa ingenuamente rispose, che ciò proveniva dalla considerazione dei peccati, che contro
il sommo Bene in tal t e m p o più che in altro,
dagli uomini si commettono. Uguale a questo
— 113 —
amore del suo Dio era la s p e r a n z a , che avea
nella sua divina misericordia , e nel suo potentissimo aiuto. Abbandonata da quasi t u t t e
le compagne in Viterbo, una di esse un giorno
le disse le grandi speranze, che ricevevano da
una pia signora f u t u r a ereditiera d ' u n ricco
patrimonio, di volerle lasciare una pingue fondazione per la lor scuola, allora essa pigliato
un crocifisso , lo portò vicino alla finestra, e
tenendolo abbracciato con una mano, coll'altra
accennò verso chi sperava nelle promesse di
quella s i g n o r a , e disse, che ella solo sperava
in Gesù Crocifisso. In Montefiascone, sul procinto di portarsi alla fondazione d ' u n a scuola
per ordine di quell'Eminentissimo B a r b a r i g o ,
ricevè lettere da Viterbo, che stava ammalato
assai il suo signor fratello: il signor Cardinale
esibì il comodo per portarvisi a vederlo, ma
essa ricusò d'andare, perchè, disse, la mia andata non reca giovamento a mio f r a t e l l o , ma
se per servire a Dio mi privo di questa c o n solazione , e g l i , che può quanto v u o l e , potrà
dargli la sanità. Iddio mostrò gradire questo
atto, e questa confidenza, m e n t r e in breve il
detto suo fratello f u sano: non lasciandosi mai
il Signore vincere di cortesia.
8
— 114 —
CAPO SECONDO
Della sua gran carità verso il prossimo.
1. Da questa accesa carità di Rosa verso
Iddio , ridondava quella carità singolare , che
ella sempre ebbe verso il suo prossimo. Subito
che in Viterbo diè principio a quel suo n o t a bile miglioramento di vita, impiegossi a servire con somma accuratezza una povera vecchia inferma, forastiera, abbandonata da t u t t i ,
e così piena di schifosissimi animaletti , che
quanto metteva a tutti di compassione, altrettanto cagionava d'abborrimento: ella l ' a n d a v a
a trovare in sua casa, le portava delle limosine,
l'imboccava, e diligentissimamente la ripuliva,
con maraviglia di chi l'osservava, tanto generosamente superare ogni nausea , ed ogni fetore: nè ciò durò solamente per qualche settimana, o m e s e , ma per dieci anni c o n t i n u i ,
quanti ne sopravvisse quella buona vecchia, che
non sapeva abbastanza ringraziarla di t a n t a
carità, e benediceva Iddio , che fra t a n t e miserie l'avesse provista d'una sì amorevole benefattrice. Una simigliante caritatevole assistenza di Rosa nella infermità, benché non accompagnata da tale umile servitù , isperimentolla
per più anni la sua prima compagna nell'istruire
la scuola, la quale giacendo abitualmente in
— 113 —
sua casa ammalata d ' e t i s i a , era da Rosa più
volte la settimana, e per qualche t e m p o ogni
giorno o prima, o dopo la scuola visitata, p a r tendosi essa dalla sua abitazione con una c o m pagna, ed andando a consolare quella poverina,
che molto sollievo riceveva dall'affabile ragionamento di Rosa. Nell'ammalarsi , che faceva
qualcuna delle sue Commaestre , è incredibile
quanto fosse ingegnosa in trovare t u t t e le m a niere per recarle consolazione. In Soriano stando inferma una sua c o m p a g n a , ella , benché
occupata nell'incominciamento di quella riuova
s c u o l a , quasi mai faceva , che stasse sola , e
non ostante la sua p o v e r t à , trovava non solo
il necessario per quella, ma ancora ciò che
potea apparire delizioso: suo costume poi ordinario era in Viterbo mandare alle povere inferme
della città ogni regaluccio, che. ad essa venisse
fatto, e nei tempi, che avanzavano dalla scuola,
andarle a v i s i t a r e , e consolarle con istraordinaria amorevolezza. Sentendo, che una signora
era caduta in gran miseria, e povertà; ella si
privò per molto tempo del p a n e , che dovea
mangiare, e lo mandava a quella; intanto essa
si sostentava con qualche tozzo di p a n e , che
le scolare lasciavano per la scuola. Più volte
non avendo che dare a'poveri, gli dava il suo
fazzoletto, e f u osservato, che volentieri m u tava i suoi a b i t i , per dare a' poverelli quelli
— 116 —
già usati. Intendevasela con la zitella, che serviva in casa, e per mezzo di questa mandava
secretamente il suo desinare a' p o v e r e l l i , che
stavano alla porteria del Gesù. Un giorno le
sue compagne dissero, che non conveniva falla limosina ad un certo povero arrogante , e
che sempre dava d'impaccio ad esse , quando
andavano alla Chiesa : anzi a questo bisogna
f a r l a , disse loro R o s a , perchè gli altri poveri
sanno domandare, e così saranno forse proveduti, questo non sa domandare, e resterà forse
abbandonato.
8. Oltre il visitare, e provedere alle inferm e , e povere, era tutta a t t e n t a a consolare le
afflitte; ed in questo esercizio di carità, pareva
dotata da Dio d'una ammirabile destrezza, ed
attitudine, onde è, che il suo confessore la m a n dava a quelle o secolare, o religiose , che si
trovavano in qualche tribolazione, e ne restavano molto alleggerite dalle loro afflizioni. Testifica una delle sue compagne, che più volte
ita ai monasteri per parlare a qualche religiosa
o tribolata per la mancanza de' suoi livelli, o
non contenta nella sua v o c a z i o n e , la lasciava
t u t t a rassegnata, e disposta a perseverare con
allegrezza nello stato intrapreso. Vi fu in Vit e r b o una signora vedova, la quale avendo molti
figliuoli, uno di essi sedotto dai cattivi c o m pagni, e datosi ad una vita cattiva, giunse a
— 117 —
r u b a r e , e nascondere in propria casa il furto,
senza che ne avesse alcun sentore la madre ;
risaputosi ciò dalla giustizia, e fatto il perquiratur in casa di detta signora , fu trovato il
corpo del delitto: ognun bene intende qual confusione ne avesse quella onoratissima signora:
certo è, che cadde in una sì profonda m a l i n conia, ed in una tale quasi disperazione, che
non sapeva darsi pace, nè v'era maniera da farle
prendere cibo, o ristoro. Il P. Martinelli mandò
Rosa alla casa di detta signora, e tanto essa
seppe dire, che alla fine quella si rassegnò al
divino volere , accettò dalle mani del Signore
quella umiliazione , e sopportò con pazienza
1' altro grave colpo costretta a soffrire, della
condanna di quel suo figliuolo alla galera. Un
altra d o n n a , trovandosi in punto di m o r t e ,
non sapeva accomodarsi a tal passaggio, e quasi
se la prendeva con Dio, che volesse toglierle
la vita; vi andò Rosa una, e più volte, ed in
modo le parlò, che la lasciò consolata, o disposta al divino beneplacito.
9. Benché a dir vero la carità di Rosa verso
il suo prossimo spiccava noli' aiutare le anime
a salvarsi con le sante istruzioni, co' ragionim e n t i divoti , cogli avvertimenti opportuni ,
coi racconti delle maravigliose operazioni della
divina provvidenza , e con le orazioni , e con
mille altre pie arti da lei esercitate, special-
— 118 —
mente nel fare la scuola. Questo suo gran zelo
della salute delle anime scorgevasi anche dalla
gioia, che essa dimostrava in udire il f r u t t o ,
che riportavasi dalle sacre missioni, ed in vedere qualche sua scolara, addetta con ispecialità, alla virtù. Scrive ella piena di giubilo al
suo confessore le virtuose azioni di alcune in
generale, e singolarmente d'una fanciulla; Riceviamo, dice , tanta consolazione dalla scuola,
che contempera ogni altra amarezza:
abbiamo
alcune zilellette,
che ci rapiscono con la modestia, coli'attenzione,
e col desiderio
d'approfittarsi delle virtù: ce ne è una fra le altre di
fresco venuta alla scuola, la quale talmente s'è
approfittata degli esercizi spirituali, che in essa
si fanno, che già in casa propria si alza prima
del solito per fare la sua meditazione,
e fa i
suoi proponimenti
sodi, non da fanciulla,
ma
da provetta: io penso, che il Signore voglia far
qualche bella, e straordinaria mostra della sua
divina grazia ecc. P a r i m e n t e ad u n Cardinale
t u t t a contenta essa disse: Qui in Roma ancora
si fa del gran bene per mezzo di questa santa
opera, e le fanciulle divengono Maestre delle loro
madri, ed impediscono con le loro esortazioni
molte offese a Dio. Io sommamente me ne rallegro,
e ne benedico il datore d'ogni bene ad onore, e
gloria del quale tutto s'indrizza.
Così ella contentissima del bene spirituale del suo prossimo-
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ROSA VENERINI