LE VITE DELL E DUE MA E STR E PI E ROSA VENERINI E LUCIA FILIPPINI e Q11al tOM y• "'• dl pf:t ,nnd• f"hf' rf'Utr• • eit Informare a• ~nl > de'! 1touoett1? a C" 111ml rii animi S. <:. Ga"ono•o Omll. I.. X , iH Matt. ROMA ST.Uf PERI.-\ DELLA S. CO~Gll. DE PRO P.\G. FIDE 01'11:i. 0.\L SOCIO cn. 1868. PIETRO )t.\lllETTI I A VVER'rENZA Nell'anno 1732 fu data alle stampe la vita di Rosa Venerini e nell'anno stesso quella di Lucia Filippini, le quali fondarono per le giovanette l' una in Viterbo l'altra in Montefiascone delle scuole divenute in appresso la culla di due Istituti, ohe dalle stesse Fondatrici vennero propagati in Roma ed in altri paesi dello stato Pontificio e del Regno, con vantaggio delle popolazioni ben noto a tutti. Essendo ora completamente esaurite le edizioni suddette, si ò creduto opportuno di riunirlo nella presente ristampa a monumento e ricordo delle singolari virtù di quelle serve di Dio e ad esempio insieme e conforto a chi si trova eonseerato all' umile ma grandemen te meritorio ufficio di educare la gioventù. Sembra giusto d'altronde che le generazioni edu_ cate nelle scuole delle }.laestre Pie imparino ad amare e riverire sempre più nelle stesse fondatrici l'Istituto mercè il quale ricevono l'inapprezzabile dono della cristiana educazione. - - - - .., \ VITA DELLA SERVA DI DIO ROSA VENERINI RAGGUAGLIO DELLA VITA DELLA R O S A SERVA V E DI DIO N E R I N l VITERBESE I S T I T U T R I C E D E L L E SCUOLE E M A E S T R E D E T T E PIK , A PRO ED EDUCAZIONE D E L L E fi l i u t o FANCIULLE. PRIMO CAPO I. N a s c i t a ed e d u c a z i o n e di Rosa. In Viterbo città dello Stato Pontificio, e capo di quella provincia, che dicesi Patrimonio di S. Pietro, nacque la Serva di Dio Rosa Venerini a' 9 di Febbraro del IGS6 essendo Sommo Pontefice Alessandro VII., e Vescovo della suddetta città l'Eminentissimo Cardinale Francesco Maria Brancacci. I suoi genitori furono il signor dottore Gottifredo Venerini, e la signora Laura Zampighetti famiglie ambedue civilissime, e già da prima imparentate con altre di quella nobiltà : ebbe questa fortunata coppia di coniugati una figliuolanza di due maschi e due femmine, tra'quali l'ultimo fu Orazio Venerini 1 _ 2 — ancor vivente, e di cui però crederei offendere la modestia se mi avanzassi a riferirne l ' i n t e g r i t à , la r e t t i t u d i n e , ed il sapere dimostrato nella professione legale in qualità di procuratore , avvocato ed uditore di Prelati e Principi ; la seconda nel nascere fu la Serva di Dio, di cui prendo a scrivere la vita, alla quale nel santo Battesimo conferitole il giorno susseguente alla sua nascita, cioè ai dieci di Febbraro dell' istesso a n n o , f u posto il nome di Rosa, forse per ¡special divozione de' genitori alla santa loro concittadina Rosa, che in quella città in soli dieciassette anni di età fè comparire una santità eroica, ed uno zelo veramente apostolico. 2. Qual fosse la sollecitudine e diligenza di questi pii genitori, in bene allevare ed educare i suoi figliuoli, può arguirsi da questo, cioè, dall'avere essi con tal gelosia esatta la ritiratezza nelle femmine, che mai lor permettevano t r a t t a r e con a l c u n o , quale non fosse parente e di conosciuta v i r t ù , mai andare in casa altrui a conversare, e mai la madre si toglieva loro dal lato, qualor conveniva andare alle chiese , o uscire per altra occasione fuori di casa : anzi quella buona signora talmente abhorriva l'abuso veduto in alcune di amoreggiare, che soleva dire alle sue figliuole volere essa istessa prendere di loro una severissima vendetta , - 3 — (junior giammai avessero attentato un sì detestabile inconveniente. 3. Da una educazione s\ savia e cristiana, germogliarono in Rosa ancor fanciullina sentimenti di pietà e divozione; quindi giunta all'uso della ragione fece voto al Signore di farsi monaca, quale più volle andò rinnovando senza però mai aver detto niente ad alcuno; ma incominciando il demonio con le sue solite arti a metterle nel cuore affetti di mondo, talmente andò intiepidendosi dal suo fervore, che più non curava l'adempimento di un tal voto, ed alla coscienza, la quale andava di tanto in tanto suggerendoglielo rispondeva, non stimare sè essere a quello tenuta per averlo fatto senza licenza del confessore e de' suoi genitori : benché poi l'avvertisse la stessa coscienza, che una tal ragione non poteva aver luogo in lei, che nel monacarsi non avrebbe recato disturbo, o inconveniente veruno alla casa, tuttavia non sapeva arrendersi, ed in una continua agitazione d'affetti tra il timore di Dio, e l ' a m o r e alle vanità del mondo spesso piangeva esclamando: Signore, come ho io da fare? Signore, a me non dà l'animo : Signore, se voi non mi fate una qualche grazia speciale, io non posso distaccarmi da questa terra. 4. Una si grande difficoltà nasceva specialmente dall'avere incominciato ad amare un gio- vane suo p a r i , che bramoso delle sue nozze furtivamente la vagheggiava: un tale oggetto era quello, che rapiva a sè i suoi pensieri, la distoglieva dal bene, e le metteva in impegno anche nelle chiese di dare qualche libertà ai sguardi, e di gradire ogni abbigliamento d o n nesco. 5. In un tale stato non mancava la bontà infinita del Signore di andarla eccitando con la sua santa grazia: e primieramente dispose, che venutogli alle mani un libriccino, in cui legge concedere una e* vasi essere solito il Signore c qualche grazia speciale spettante alla salute eterna a chiunque in giorno di venerdì avesse in memoria della passione fatto u n ' a t t o di mortificazione interna, vincendo qualche sua disordinata affezione, ella propose e m a n t e n n e , facendo a sè grandissima violenza, il p r o p o n i m e n t o di non affacciarsi in tal giorno alla finestra per guardare, come soleva, il giovane suo a m a n t e : nè ingannossi nella speranza di riportarne da Dio il guiderdone ; imperciocché, oltre il sentire più gagliarde in sè certe interne voci, clic le andavano replicando una tal maniera di vivere essere per condurla all'inferno, a v v e n n e , che un suo fratello impetrasse dal padre di condurre seco ambedue le sorelle in una terra poco distante da Viterbo, per dar loro qualche onesto divertimento: nel che scor- gesi ramini rubi lo condotta della divina Provvidenza, la quale ingerì al fratello un tal pensiero, ed al padre per altro restìo di allontanare da sò le figliuole, il contentarsi di una tal gita, che ponendo Rosa in lontanan/.a dell'oggetto amato, era un mezzo molto elììrare per ¡smorzare in lei ogni vano all'etto alla creatura, ed accenderlo verso il Creatore. G. Infatti essendo dimorata Rosa in tal Inopi per lo spazio di venti giorni in circa assieme con la sorella, e provato andarsi in lei d i m i nuendo la passione, non volle tornare con la sorella a Viterbo, ma ivi rimanere col fratello, per meglio assicurarsi nel bene colla lontananza del pericolo; tanto più che Iddio, il quale avea cominciato l'opera, era andato in quei giorni proseguendola mirabilmente nella guisa, che qui soggiungo. 7. Sul principio della sua lontananza da Viterbo sognossi in una notte Rosa, che il giovane da sò amato era morto come in realtà era , del che fu incredibile il dispiacere ed il rammarico, che nel sonno istesso sentitine il suo a n i m o ; giunse a segno, che la violenza del do loro la fè destare, ed in quel punto lo impresse Iddio nella sua mente queste gran verità: Clic le creature non sono eterne: clic a questa separazione doveva una volta venirsi, e forse senza conseguire il suo bealo fine: che rivolgendo il — 6 — suo amore in Dio, avrebbe avuto uno sposo, il quale mai non manca, e che con una quiete e pace di coscienza in questa vita, dona un' eternità di gloria nell' altra. Con tali cognizioni risolvette di volere servire e amare unicamente Iddio, ripigliò la volontà di monacarsi, e d i mandò al fratello d'entrare in educazione nel vicino monastero delle monache di Farnese. 8. Pareva, che già la grazia l'avesse finalmente espugnata, quando non potutosi effettuare il partito pigliato dal fratello di porla in educazione in tal monastero per soli tre mesi, ella si trovò in rischio di tornare alle passate leggierezze; e da quella maggiore libertà, che aveva fuori della casa paterna, prendere incitamento d'imbarazzarsi di nuovo ne'vani amori: ma assistita dal Signore, si mantenne ; determinò però di far presto ritorno a Viterbo, e quivi in qualche osservante monastero r e n dersi religiosa. Pertanto giunta nella città in sua casa, faticò molto da prima a vincere una certa giovanile erubescenza di manifestare la sua vocazione al p a d r e , poi questa superata in una opportuna congiuntura; il padre come che savio e discreto, se bene provava dispiacere in privarsene, tuttavia per non opporsi alle divine chiamate, e dall' altro canto per assicurarsi della volontà della figliuola, stabilì col consiglio altrui di porla in prova per un anno _ 7 — nel religiosissimo monastero di S. Caterina di V i t e r b o , come in effetto f e c e , essendo allora Rosa in età di circa diecisette anni. 9. In un luogo sì santo e fecondo d'ogni virtù, credeva di potere aggiustare la sua coscienza con una confessione generale, e d ' i n cominciare un sistema di vita tutta dedita alla pietà ; ma o fosse il disturbo sopraggiuntole della morte del padre seguita un mese dopo il suo ingresso nel m o n a s t e r o , o fosse la forza della negligenza nel cammino delle virtù, alla quale erasi assuefata, non potè, come ella istessa confessa, usare tutta quella diligenza, che per quiete della sua anima era necessaria: anzi Iddio, che l'avea destinata per altro affare di sua gloria, permise, che non dimorasse ivi molto c o n t e n t a , e che perciò dopo alcuni mesi ne uscisse con pretesto e con intenzione di volere cercare un monastero di maggiore austerità e di vita c o m u n e : non è p e r ò , che non cavasse gran profitto da tal dimora, anzi oltre l'apprendere ivi il meditare, dismise altresì alcune sue vanità nel vestire, e se bene ne ritenne alcune a l t r e , queste ancora d e p o s e , quando interrogando una Serva di Dio, se nel suo vestire vi era cosa da dispiacere a Dio, udì rispondersi: Figlia, niun principe ama vedere un suo servo con la livrea d'un a l t r o : intendendo, che essa ancora avea qualche vanità del mondo, nè ciò piaceva al Signore. Intanto tornata in sua casa, ed ivi trovata la madre gravemente i n f e r m a , ed afflitta per la m o r t e del consorte, alla quale afflizione si aggiunse in breve quella della perdita del figliuolo fratello maggiore di Rosa, e la lontananza d e l l ' a l t r a figliuola accasatasi con un suo pari. Ella consigliatasi con un suo confessore, d e t e r m i n ò differire l'ingresso in altro monastero, e l'adempimento del suo vofo, finché vivesse sua m a d r e , che poco dopo passò al Signore, onde restò Rosa sola col suo minor fratello, occupandosi nella cura domestica della casa, ed aspettando, che il Signore le aprisse la strada, per servirlo, conforme gli aveva promesso. CAP. II. Suo n o t a b i l e m i g l i o r a m e n t o di v i t a , e p r o g r e s s o nella p i e t à . 10. Fin qui eia stata Rosa in un tenore di vita onesto e civile avanti gli uomini, ma tiepido e rimesso avanti a Dio, nò corrispondente pienamente a quelle grazie, che la bontà infinita del Signore le andava di giorno in giorno facendo; anzi traviatasi in qualche t e m p o , come si è detto, in alcune vanità donnesche, trovavasi molto angustiata nella coscienza, nò mai avea saputo t a l m e n t e aprirsi a' confessori, che dasse adito a quelli di recarle rimedio, e quie- tarla ; tanto più, che ella non aveva ancora pigliato confessore stabile, ina variando or l'uno or l'altro, ninno crasi pigliata la cura d'istruirla e dirigerla nell'orazione e nelle virtù, se non supertìcialmente, per quanto richiedevano le circostanze e la necessità del S a g r a m e n t o : or andando ella un giorno a visitare il celebre Santuario della Madonna della Quercia, che si venera con gran divozione del popolo, un miglio in circa distante da Viterbo, ed è tenuto in cura da' R R . P P . dell' Ordine de' Predicatori , i quali vi hanno un bel convento con noviziato, quivi volle fare le sue divozioni, e s ' i m b a t t è a confessarsi con uno di quei religiosi, uomo di gran discrezione de'spiriti, ed allora maestro de'novizi in quel celebre convento: questi udita la sua confessione, ed accortosi a quanta perfezione poteva ascendere quell'anima, se avesse trovato chi la dirigesse, le domandò primieram e n t e se avea confessore stabile, con cui conferisse la sua coscienza, dipoi se si esercitava in fare un poco di meditazione? e rispostogli, c h e , quanto al m e d i t a r e , essa ne avea avut. qualche uso nel monistero, ma che poi l'avoa tralasciato per timore di essere veduta ed osservata in casa, quanto al confessore essa andava a confessarsi nella chiosa d e ' P P . Gesuiti, ma che con quello, da cui era fin allora andata, non le pareva poterci avere tal confidenza: al- — 10 — lora il savio e discreto Religioso l ' a m m o n ì a non intralasciare più l'orazione e la meditazione, quindi le aggiunse, che giacche non poteva esso assisterla per la lontananza della sua chiesa dalla città, andasse pure alla chiesa dei PP. Gesuiti, ma quivi facesse chiamare il P. Rettore, e da sua parte lo pregasse a volerla dingere, e a darle un poco del suo spirito: ubbidì la Serva di Dio: onde andata alla chiesa de' Gesuiti, e fatto chiamare il P . Rettore, che allora era il P. Ventura Bandinelli, gli espose 1' ambasciata da parte di quel Religioso di S. Domenico: accettò con molta carità il P. Rettore una tal direzione, a dopo averla alcune volte sentita, la indusse a fare una confessione generale molto diligente ed a c c u r a t a , terminata la quale, sentì Rosa nel suo animo una consolazione grandissima , ed un fervente desiderio di servire tutta a Dio; benché poi una tal consolazione venisse per qualche mese intorbidata da vari scrupoli, e da una soverchia sollecitudine di non essersi bene spiegata; nondimeno , stante la prudente condotta del Direttore, e l'assistenza di quel Dio, che non dat in aeternum flncluationem iusto, cessò finalmente ogni agitazione, ed ella s ' a n d ò accendendo sempre più in sante brame di piacere con sodo spirito al Signore: tanto maggiormente, che il suo Direttore avvertendo in lei quel che — 11 — operava la grazia: Uosa, le disse , Iddio vuol qualche gran cosa da voi, siate attenta in corrispondergli. 11. Non bastò sol questo al pio Direttore per cooperare alla santificazione di quest' anima , ma molto bene intendendo quanto a ciò conferisca il meditare, andò istruendola vieppiù iri tale esercizio, ed egli islesso su quei principi le proponeva i punti della meditazione, ne esigeva la pratica e ne richiedeva conto del frutto: in tal maniera andò talmente a p p r o n tandosi Rosa, e talmente crescendo nell' amori' di Dio, che niente più bramava, fuor che fare qualche cosa di grande per Iddio: sempre però trovava degl 1 impedimenti nel monacarsi, sempre incerta in qual cosa di maggior gloria di Dio dovesse apprendersi, finché di lì ad un anno o due in circa il Signore degnossi farle conoscere il suo volere, ed additarle la strada per dove dovea camminare : il che seguì dopo la partenza da Viterbo del F. Randinelli, e sotto altro Direttore dell' istessa Compagnia, giacché sempre di poi fu la Serva del Signore regolata nello spirito da' nostri Padri, onde ella in un suo manoscritto lasciò registrato: Da questi Padri sempre e con le prediche, e con la direzione è stata aiutata e consigliata questa povera anima mia, a' quali però professo eterne obbligazioni, e solo in Paradiso potrò, come spero negl' infiniti — 12 — ineriti del mio Gesù, rendergli le dovute grazie, e lo farò con tutto l'affetto prima a sani' Ignazio, e poi a tutta la sua beata discendenza. CAPO T E R Z O Come si risolvè d ' i m p i e g a r s i in p r ò delle fanciulle, e far la s c u o l a . 12. Stando adunque in sua casa impedita allora per giusti motivi dal monacarsi, e irresoluta circa 1' elezione del chiostro dove rendersi religiosa, domandò al suo confessore, che era in quel tempo il P. Domenico Ralestra della compagnia di Gesù, che cosa, oltre le sue solite orazioni e pie pratiche di divozione , potesse fare a gloria di Dio, ed in che santamente occuparsi, particolarmente nel giorno dopo il pranzo? 11 Padre le disse, che s ' i n t r a t t e n e s s e in cooperare all' altrui bene, invitando le donne ed altre giovanotte del suo vicinato a recitare seco il rosario della beata Vergine: intraprese incontanente senz' altro pensiero un tal consiglio : quindi alle ore ventidue faceva suonare un campanello, e con esso chiamava le fanciulle del vicinato, conforme ne avea precedentemente avvisalo le madri, acciò si adunassero in sua casa in una stanza a pian terreno, ornata in forma d'oratorio , per ivi recitare il rosario: vi accorreva non poca quantità di donne e grandi, e piccole, e con molta edificazione 13 — di quelli che le osservavano , pagavano ogni giorno quel tributo d' ossequio alla gran Vergine: questo solo sarebbe slato non piccolo bene, dispose però il Signore clic accidentalmente se ne aggiungesse un altro di maggior conto: osservò Rosa nel dirsi il santo rosario e proporsene i misteri, che alcune di quelle donne e fanciulle erravano ; onde essa si avanzò ad istruirle, e dipoi ad interrogarle sopra le cose principali di nostra fede, nel che trovò in molte di esse si grande ignoranza, e sì gran bisogno d' essere ammaestrate, che stimò bene cambiar quella funzione in un catechismo, come infatti col consenso del Confessore intraprese a fare, onde il dopo pranzo all'ora accennata mandava per le vicinanze di sua casa una fanciulla con un campanello ad adunare quante più poteva per l'istruzione, che poi essa a t u t t e insieme raccolte faceva. 13. Quello che insegnasse in tali istruzioni piacemi riferirlo con le parole ¡stesse della Serva di Dio in un suo manoscritto: Le interrogavo, dice ella , sopra i misteri principali di nostra fede, e poi sopra le altre cose della dottrina cristiana, raccomandavo loro la modestia in ogni azione benché nascosta, perchè veduta da Dio , la lontananza dagli uomini, e l' astenersi dal giuocare con essi, particolarmente in certi giuochi di troppa dimestichezza, ancorché fossero fra- — 14 — tetti e sorelle: di più loro raccomandavo la modestia in chiesa, la dovuta disposizione per ricevere i sagramenti, la fuga da' peccati, ancorché veniali, i quali sebbene, per molti che siano, tion ci fanno nemici di Dio, nè per essi il Signore ci manda all' Inferno, ad ogni modo ci raffreddano, e ci dispongono a poco a poco al peccato mortale, e però le esortavo a non essere trascurate, particolarmente in dir bugie, e conoscendo di far male tuttavia dirle : di più aggiungevo altre cose appartenenti alla salute eterna, cioè, di pensare alla morte, e fare adesso quello, che vorressimo aver fatto allora: quanto presto finischino tutti i piaceri, gli onori, le ricchezze, le amicizie, gli amori e tutti gli attacchi alle cose di questo misero mondo; quanto permanenti, stabili ed eterne quelle dell' altro mondo, dove due abitazioni sono determinate dal grande Iddio, una ecc. Siegue nel citato manoscritto la Serva di Dio a narrare altre importantissime verità, che andava imprimendo nella mente e nel cuore di quelle fanciulle, ed io per brevità tralascio, bastando al lettore un tal saggio per congetturare la sodezza e prudenza, con cui la Serva di Dio procedeva nelle sue istruzioni. 14. Il frutto che in poco tempo risultò da questa pia opera, ben lo conobbero i parrochi ed i confessori, tra' quali i RR. PP. Carmelitani della congregazione di L o m b a r d i a , come — 16 — che la loro chiesa sta situata in quelle vicinanze dove stava Uosa, ammiravano santificata, per così dire, insensibilmente quella contrada, ne ringraziavano il Signore, ed animavano Rosa al proseguimento; ma essa sempre intenta all'opportunità di adempire il voto di monacarsi , subito che ebbe notizia essere nella terra di santo Gemini un monastero molto osservante di vita comune; vedutasi ormai libera da certo circostanze, che la obbligavano restare in casa, determinò di rendersi religiosa in tal luogo, e perchè prevedeva le opposizioni, quali le avrebbero fatto i suoi congiunti , quanto al monacarsi fuori di Viterbo, essa era quasi risoluta di ciò fare senza loro saputa , e con una improvvisa fuga alla volta di quel monastero: il che avrebbe finalmente posto in esecuzione, se prudentemente il suo Confessore non glie lo avesse v i e t a t o , asserendo , che queste risoluzioni in tal guisa non si permettono , so non in casi di straordinari impulsi dello Spirito santo, che la sua ispirazione, sebbene grande, ad ogni modo era ordinaria, e però se Iddio ne avesse voluto l'esecuzione, l'avrebbe disposta co' mezzi ordinari, intanto pregasse I d d i o , si fidasse di lui, ed aspettasse opportuna congiuntura. 15. Proseguì pertanto ad occuparsi nel suo caritatevole esercizio d ' i s t r u i r e in sua casa le fanciulle, quando giunta all'anno 27 di sua età, — iG — e postasi dopo la partenza del P. Balestra da Viterbo sotto la direzione del P . Ignazio Martinelli della compagnia di Gesù perugino, uomo dotato da Dio d' un cuore grande per intraprendere cose di rilievo pel servizio di Dio, e pieno d ' u n fervoroso zelo della salute delle anime , in prò delle quali per più di t r e n t ' anni in vari ministeri di lettura, o di operaio indefesso al confessionale impiegossi in quella città; onde questa gli è in ¡special maniera obbligata, come altresì io, che ebbi la sorte di trattarlo nella mia g i o v e n t ù , e riceverne i suoi salutevolissimi insegnamenti, postasi, dico, sotto la direzione di un tal P a d r e , comunicogli essere ormai t e m p o , che soddisfacesse alla promessa già fatta con Dio di monacarsi, ed insieme gli accennò certe ispirazioni che sentivasi, non sapeva però se da buono spirito, di cambiare la materia di tal voto, surrogandovi il far gratis una scuola per le fanciulle, e così adescare con l ' i n s e g n a m e n t o de' lavori donneschi, le madri a mandarvi le figliuole, nelle quali bramava con uno stabile ammaestrarle la mattina ed il giorno , fare una forte e permanente impressione delle cattoliche verità. Il P a d r e dopo avere sopra di ciò fatto una molto seria riflessione, e domandato con grande istanza, mediante le sue orazioni e quelle di più servi di Dio, lume dal Signore, e provata la virtù di Rosa per più anni, — 17 — finalmente un giorno munito della dovuta autorità , disse risolutamente a Rosa , che e g l i , attese le circostanze, stimava in lei di maggior servizio di Dio 1' attendere a fare gratis una scuola di fanciulle, ammaestrandole nelle cose della fede, come avea incominciato, e dandole una educazione veramente cristiana, di quello che sarebbe stato rendersi monaca, e che però si applicasse a questo esercizio ed a questa pia opera , per cui Iddio l ' a v e a dotata di speciali talenti, ed alla quale 1' istesso Iddio la invitava: tanto bastò, perchè la Serva di Dio solita già in tutto dipendere da' cenni del suo Confessore, dove non vedeva manifestamente peccato, risolvesse, non ostante le difficoltà che le si affacciavano al p e n s i e r o , d' aprire una pubblica scuola ad utile ed educazione delle fanciulle ; dal qual fatto non deve alcuno inferire , che assolutamente sia meglio l'impiegarsi una donna in far la scuola alle fanciulle, che rendersi monaca: imperciocché questo è falso, ed in niun conto deducesi da questo caso particolare di Rosa, in cui concorrevano tali e tante circostanze nell' esser chiamata , nell' esercitare , e nella capacità di poter esercitare con fruito un tale esercizio, che sebbene il farsi religiosa è per se stessa , ed ex genere cosa di maggior rilievo, tuttavia in lei il fare la scuola poteva apparire cosa di maggior servizio di Dio: giac2 — 18 — chè come bene nota il Lessio 1. 2. de iust. cap. 40. d. Iti. Non semper Deo gratius est nos id facere, quod per se est excellentius, sed quod prò tempore, loco et dispositione nostra magis congruit ad nostrani salvtem a nobis (ieri. CAPO QUARTO Sua uscita dalla c a s a p a t e r n a , e prima istituzione della s c u o l a . 16. Appigliatasi a questa risoluzione di fare gratis la scuola, cominciò subito a pensare ai mezzi opportuni per effettuarla. Ma in questi apparivano delle grandi difficoltà: stimava che per fare la scuola conforme alla sua idea, fosse necessario uscire dalla casa paterna, particola!', mente avendo in quei tempi il suo fratello pigliato moglie, e non parendo conveniente fare in tal circostanza tal novità in propria casa, adunandovi una gran quantità di fanciulle: secondariamente vedeva che essa sola non avrebbe potuto t u t t o eseguire, onde conosceva il bisogno d ' a v e r e delle compagne in tal ministero: finalmente richiedevasi il necessario sostentamento per sè e per le compagne , coli' a b i t a zione sufficiente ed in sito comodo a potervi venire le ragazze ecc. Or queste cose t u t t e recavano seco molto dell' a r d u o , e certamente faceva di mestieri d' un cuore generoso e z e - — 19 — laute del bene de' prossimi, per non perdersi di animo alla loro considerazione , p a r t i c o l a r mente, che ben ella presagiva le contradizioni, i motteggi, le dicerie, quali senza dubbio avrebbero accompagnato una tal novità. 17. Nondimeno quel Dio, pel cui amore essa avea risoluto una tal opera, le diè forza e m a niera di vincere ogni opposizione, e trovare in breve t u t t o il bisognevole ad effettuarla. Pigliò per primo ispediente di giungere al proposto fine 1' orazione, raccomandandosi caldamente al Signore, acciò volesse assisterla ed aiutarla in quella intrapresa di sua gloria; dipoi c o m u n i cata segretamente la sua intenzione ad alcune divote d o n n e , quali parvero a lei al caso, ne guadagnò due che le si offerirono per c o m p a gne, e queste erano viterbesi di famiglie a m bedue civili, cioè la signora Girolama Colluzzelli, e la signora Porzia Bacci, la quale benché non vestisse esteriormente coli'abito delle Terziarie, era però in realtà Terziaria Carmelitana diretta da quei religiosi Carmelitani della congregazione di Lombardia, e morta in tal c o n cetto di s a n t i t à , che se ne raccontano grazie miracolose ottenute da Dio per sua i n t e r c e s sione, benché non potesse perseverare in questo esercizio della scuola, come poi si dirà : circa il sostentamento convennero t u t t e e tre di prendere respettivamente dalle loro case ciascuna — 20 — un tenuissimo assegnamento in ogni anno: l ' a b i tazione poi, che pareva più difficile a trovarsi opportuna, si esibì una d a m a , qua! fu l ' i l l u strissima signora Artemisia Manzanti ne' R r u giotti a provvederla, come f e c e , prendendone a pigione una comoda , e pagandone essa la locazione ogni anno fino alla sua morte seguita nel 1696 col merito di essere stata la prima benefattrice di questa pia opera. 18. Parevano le cose già all'ordine, e solo rimanervi l ' u s c i r e t u t t e e tre queste buone donne dalle loro proprie case con facoltà dei loro p a r e n t i , e dar principio alla scuola : ma il P. Ignazio Martinelli lor direttore s o m m a m e n t e cauto in un tale affare, volle prima i n formare della cosa 1' eminentissimo Cardinale Vescovo di Viterbo ed i Superiori suoi della Compagnia. Scrisse p e r t a n t o a Roma al signor cardinale Urbano Sacchetti allora vescovo a t tuale di quella città, ed al P . Carlo de Noyelles generale della Compagnia di Gesù, ragguagliandoli di t u t t o il disegno che avea di queste scuole, della qualità delle donne, che in esse doveano impiegarsi , e della maniera che per ciò fare dovea tenersi; pregandoli in fine del loro respettivo assenso, quando stimassero non essere questa cosa da recare inconveniente, e meritevole da impiegarvisi a maggior gloria di Dio: r i c e vette il Padre tanto dal Vescovo, quanto dal — 21 — suo P. Generale l'approvazione, onde con quello z e l o , di cui era r i p i e n a , diè facoltà a quelle buone donne di eseguire il loro santo pensiero, andando ad abitare nella casa già preparata, e quivi aprire una pubblica scuola di lavori donneschi per istruire ne' misteri della fede , ed educare nelle cristiane virtù le fanciulle. 19. Non mancò una non leggiera resistenza nei parenti di Rosa e delle altre compagne circa il contentarsi che esse partissero dalle proprie case, ma finalmente ancor questa difficoltà superatasi; s'aprì colla divina assistenza a ' 2 9 d'Agosto giorno d i S . Rosa di Lima, e s'incominciò la scuola nella nuova abitazione l'anno 1685, essendo Rosa in età di anni 27 in c i r c a , con tale, e tanta consolazione di animo, che come ella dice nel suo manoscritto : Non ci pareva vero, quanto eravamo tutte e tre contente in vederci in atto d'incominciare l'opera del Signore. 20. Può ognuno immaginarsi quante fossero le dicerie, che si sparsero per la città, sapendosi, che queste tre Donne erano partite dalle lor case per un' opera, come credevasi insussistente , e d'avere poco buon riuscimento; chi biasimava i lor p a r e n t i , che l'aveano permesso; chi quella D a m a , che vi avea cooperato, tutti il P. Gesuita, che n ' e r a stato l'approvatore, l ' i n c i t a t o r e , il direttore : passando non pochi — 22 — sotto le finestre di R o s a , diceano ad alta voce affine d'essere a s c o l t a t i , che l'avvocato Venerini era divenuto matto in p e r m e t t e r e cose tali alla sorella, e che vi abbisognava contra le pazzie delle donne il bastone : crebbero' simigliami ciarle, e m o t t e g g i , allorché dopo alcuni mesi la signora Porzia Bacci i n f e r m a t a s i , f u costretta tornarsene alla propria casa; (licevano, che già s ' a n d a v a scoprendo r i s t a b i l i t a delle d o n n e , ' h e una tal v i l a , qual era la intrapresa, a p p u n t o conduceva ad intisichire oc. Le Dame poi della città si p r o t e s t a v a n o , c h e ' m a i nverebbero mandato le lor figliuole ad apprendere in tal scuola un tal modo di vivere ; in somma ognuno vi diceva la sua : in questo , ed altri simigliami frangenti stette Rosa sempre c o stante , e con un animo superiore ad ogni cont r a r i e t à , ridendosi del m o n d o , e confidando in Dio, per cui amore andava proseguendo la scuola , e con tal f r u t t o nelle ragazze, le quali a poco a poco erano divenute mollo istruite nelle cose della Fede , a segno che facevano da maestre agi'istessi lor genitori, ed insieme vedeansi andare e con più modestia nel vestire, e con più ritrosia nel t r a t t a r e ; con tal frutto, dico, che quelli istessi, i quali da principio biasimavano una tal scuola, poi ne divennero a m m i r a t o r i , e panegiristi, benedicendo Iddio, che avesse ispirato un sì santo ministero: tanto — 23 — è v e r o , che la virtù trova de' eontradittori nel mondo , ma poi alla fine le vien fatto giustizia 21. Erano già sei anni da che la Scuola andava sempre più fiorendo in Viterbo, mandandovi anche le Gentildonne le lor figliuole , contra a quel che da prima aveano risoluto, quando il Signore volle provare la c o s t a n z a , e fedeltà di Rosa nel suo santo servizio con un colpo, che le fu al certo sensibile, e pareva atto a distruggere tutta la macchina dell' opera incominciata : questo fu il rimuoversi da V i t e r b o , e mandarsi da' Superiori per Rettore al Collegio Illirico di Loreto il P. Ignazio Martinelli , il quale propriamente era 1' anima, con cui vivea, ed andava perfezionandosi quell' opera. Priva d'una tal g u i d a , d'un tal consigliere, e d ' u n tal s o s t e n i t o r e , non si perdè d ' a n i m o R o s a : ma adorando le disposizioni della divina Provvidenza , e pienamente rassegnandosi al Divino v o l e r e , stette salda nell' incominciato , come che incominciato, dicea e s s a , per I d d i o , che sempre è lo s t e s s o , nè si m u t a , o si parte : anzi quasi volesse il Signore d i m o s t r a r e , che l'opera ora s u a , e che egli specialmente l'ass i s t e v a ; appunto dopo la partenza del P. Martinelli l'opera andò crescendo, con distendersi ad altre c i t t à , e con trovare uno d e ' p i ù zel a n t i , e d e ' p i ù riguardinoli Porporati di santa Chiesa, il quale l'aminis « nella sua Diocesi, — 24 — la lodò , l'approvò, e primo fra tu,tti la pose in quel credito con la sua a u t o r i t à , a cui non potea giungere se non che tardi col solo suo merito. CAPO QUINTO Vien c h i a m a l a in v a r i e Diocesi a f o n d a r v i la scuola, e m a n i e r a da essa in ciò t e n u t a . 22. Un bene di sì gran servizio di Dio non era c o n v e n i e n t e , che stesse r i s t r e t t o dentro gli angusti limiti d'una sola città, quindi Rosa sentivasi ispirata da Dio a diffonderlo in altri luog h i , ed in altre d i o c e s i , e 1'averebbe anche procurato da se stessa scrivendo a'Vescovi, ed offerendo la sua opera a piantare in varie parti la scuola, se il suo nuovo Confessore non l'avesse da ciò distolta , come da tentazione: nondimeno, quando piacque al Signore, improvisamente si vide aperta la strada per introdurre in varie diocesi questo pio esercizio. E r a in quel tempo Vescovo di Montefiascone l'Eminentissimo s i gnor Cardinale Marco Antonio Rarbarigo, quale basta averlo nominato per ingerire subito in chi legge la rimembranza d' un ecclesiastico, d'un Pastore d' anime , e d' un Principe di f santa Chiesa il più e s e m p l a r e , il più zelante, il più savio di quanti forse a ' n o s t r i giorni abbiano imitato le azioni gloriose o di un S. F r a n cesco di Sales, o d'un S. Carlo : questo de- — 25 — gaissimo Porporato, dopo aver provveduto alla buona educazione de'Chierici coli' erezione d'un magnifico Seminario, fornito a maraviglia di isquisiti m a e s t r i , ed arricchito a sue spese di ottimi d i l e t t o l i , pensò a provvedere anche all' educazione delle fanciulle pel gran bene , che queste poi s a n t a m e n t e educate recarono alle famiglie: a tal line fece venire in Monteliascone molte savie donne da vari p a e s i , ed anche da R o m a , senza però conseguire l'intento di vedere appagata la santa i d e a , che esso avea nell'istruzione delle ragazze con un metodo proporzionato: stava p e r t a n t o sopra di ciò molto sollecito, ed appunto una sera avendo onorato d'alloggio nel suo palazzo due Padri G e s u i t i , che di là passavano, pose con essi discorso dell' i n t e n z i o n e , che avea d'una scuola per le donne , e come non avea p o t u t o fin ora effettuarla • per mancanza di chi sapesse a suo gusto eseguirla: allora i Padri notificarono a S. E . essere già alcuni a n n i , che per opera del Padre Martinelli di Viterbo si faceva tale scuola da una donna di sodo s p i r i t o , e di savia condotta, qual era la signora Rosa Venerini, e che se ne sperimentava gran f r u t t o ; p o t e v a , quando cosi giudicasse, scriverne colà a' nostri Padri, e p r o c u r a r e , che detta signora Rosa si trasferisse a Monteliascone, ed ivi fondasse una simigliatile scuola, la quale forse averebbe cor- _ 2ti — risposto alla santa idea di Sua Eminenza : ricevette con gran contento quel Santo Cardinale una tal n u o v a , e senza indugio scrisse a Viterbo per far disporre al viaggio di Montefiascone la signora R o s a , la quale già da qualche tempo sentivasi interne ispirazioni di andare colà a piantarvi la scuola: udita essa la p r o posta d'un tanto Cardinale in quelle circostanze a p p u n t o , che nel suo interno ravvolgeva un tal pensiero, stimò essere questo chiaramente il volere di D i o , onde ad onta di tutti gli ostacoli ben g r a n d i , e di t u t t e le t r a v e r s i e , che si f r a p p o s e r o , mettendola tino in procinto di vedere distrutta , e chiusa la prima scuola da lei aperta in V i t e r b o , come a suo luogo racc o n t e r ò , ella con un cuore m a g n a n i m o , e generoso persistette nella risoluzione d ' u b b i d i r e a ' c e n n i di q u e l l ' E m i n e n t i s s i m o , portandosi a Montefiascone per ivi promuovere la gloria di Dio, il quale non p e r m i s e , che chi si fidava di l u i , avesse a vedere quei sconcerti, che per tal partenza si t e m e v a n o , e da alcuni si m i nacciavano. 23. Disposta adunque ogni cosa pel viaggio, e raccomandata la scuola di Viterbo ad una delle sue c o m p a g n e , partì alla volta di Montefiascone , accompagnata dall' Uditore di Sua E m i n e n z a , e dal signore Orazio suo fratello col comodo inviatogli da detto Eminentissimo. — 27 — Giunta in quella c i t t à , volle abitare in un Mon i s t e r o , finché avesse l'onore di parlare a Sua E m i n e n z a , e finché fosse all'ordine quanto era richiesto per la scuola: il signor Cardinale volle essere pienamente a voce informato della maniera , che essa teneva noli'istruire le fanciulle, che cosa lor insegnasse, in quali lavori donneschi le t r a t t e n e s s e : dipoi ordinò, che tutto gli ponesse in iscritto per meglio considerarlo, ed avendo r i t r o v a t o , che il metodo dell'inseg n a r e , e le cose da insegnarsi erano tutte di molta utilità de' prossimi, e gloria di Dio, fece dar principio in una casa preparata a sue spese alla scuola delle fanciulle n e l l ' a n n o 1692. Concorsero a questa in breve tempo da quaranta giovanetto, e più vi sarebbero v e n u t e , se la signora Rosa non avesse saviamente giudicato contenersi dentro tal n u m e r o , per non abbracciare inutilmente più di quello a che si stendevano le sue forze. Il f r u t t o fu così sensibile nel vedersi una straordinaria modestia nelle fanciulle, una frequenza più divota d e ' S a g r a m e n t i , ed una perizia più esatta della dottrina Cristiana , che il signor Cardinale di lì ad alcuni mesi stimò bene fondare u n ' a l t r a simigliarne scuola in Corneto altra città soggetta alla sua pastora! cura : acciocché poi ivi fossero maestre opportune (giacché la nostra Serva di Dio non poteva essere in più luoghi) usò — 28 — questa santa industria : fece venire a Montefìascone da Corneto una donna delle più atte, conforme alle relazioni inviategli, p e r i i ministero della scuola : questa la tenne nella scuola di Monteliascone, affinchè quivi apprendesse le p r a t i c h e , il m e t o d o , e t u t t a la maniera usala da R o s a ; quando poi parve bene i s t r u i t a , la mandò assieme con Rosa nella detla c i t t à , rimanendo nella scuola primaria di Monleiiasconé due altre Maestre già dall' ¡stessa nostra Serva di Dio a m m a e s t r a l e in tale esercizio: si t r a t t e n n e Rosa in quella città fin a tanto, che fosse a v v i a t a , ed avesse avuto qualche progresso la scuola; dipoi tornò in Monteliascone. 24 . Non poti; però molto ivi fermarsi, perchè l'istesso signor Cardinale bramoso di vedere introdotte scuole sì salutevoli in tutta la sua Diocesi, la inviò accompagnata per 1' ordinario dal suo Uditore or in un luogo , or in un allro ad incominciare, indrizzare, e dare il metodo sì alla scuola, sì alle Maestre, che nelle respettive t e r r e , e castella si lasciavano a fare un tale esercizio: così in poco tempo si videro aperte le scuole, oltre in Montefìascone, e Corneto , in Valenlano , Gradoli, Latera, Celleno , Capo di Monte, Marta, Pianzano ec. Sua Eminenza siccome faceva la spesa in a p r i r l e , così in mantenerle, ed appena udiva da Rosa essere già incominciata la scuola in una terra, — 29 — ed aver buon proseguimento, che subito vi si trasferiva in persona a visitarla, ad animare le Maestre, e ad eccitare le fanciulle nel fervore d'apprendere la Dottrina cristiana, e le virtù con vari premiucci di medaglie, immagini, croci, quali esso istesso distribuiva: tanto premeva a questo zelantissimo Pastore una tale pia opera, pel gran bene, che sperimentava risultarne al suo gregge : anzi attesta la serva di Dio, che per quante richieste, per quante udienze, per quanti fastidi recassero le fondazioni di queste scuole, mai lo vide o annoiato, o infastidito, ma sempre con un giubilo, che esternamente dimostrava la stima singolarissima, e l'affetto, che esso aveva a questo santo esercizio: nò è da maravigliarsene ; imperciocché, come in una sua lettera, dice la istessa signora Rosa: Era così grande lo zelo di questo santo Cardinale, che pareva si consumasse nel fuoco d'una ardentissima carità, e che tutto volesse spendere e sè, e quanto aveva per indrizzare al CAelo le anime a sè commesse. 25. Avrebbe voluto questo piissimo Cardinale, tìhc Rosa fermasse la sua stanza in Monteliascone, e le ne fece parlare molto seriamente dal suo Uditore, ma scusatasene modestamente Rosa per motivo di maggior servizio di Dio, quale unicamente avea in mira ; Sua Eminenza istessa in persona andò a trovarla, — 30 — e le disse, che niuno piantava le vigne, e poi le abbandonava in mano de' vignaroli , ma di tanto in tanto andava a rivederle; pertanto voleva, che ogni anno almeno tornasse a visitare quelle scuole, e che vi dasse quelle istruzioni, ed avvertimenti opportuni, quali giudicasse : così fu allora convenuto, e di fatto ogni anno, ed alle volte più spesso, conforme S. E . comandava, la signora Rosa col comodo inviatole dal signor Cardinale, andava da Viterbo a Monteliascone, e quindi per la diocesi alla visita delle scuole: di più qualche volta v o lendo il signor Cardinale fare in qualche terra la Cresima, premetteva nella scuola di quella terra 1'¡stessa signora Rosa, con ordine a t u t t e le fanciulle e grandi e piccole non cresimate, che intervenissero alla scuola per alquanti giorni, per ivi essere istruite nella disposizione richiesta a ricevere un tal Sagramento. 26. E qui mi si porge occasione di riferire, come il P. Ignazio Martinelli stalo il primo motore dopo Iddio di queste scuole, tornò a Viterbo per assistere nello spirito alle Maestre e cooperare col suo consiglio al proseguimento di questa pia opera : erano già alcuni a n n i , che esso stava R e t t o r e nel Collegio Illirico di L o r e t o , e nella sua mancanza era nato non piccolo disturbo tra le Maestre di Viterbo: Olla signora Rosa ne sospirava il r i t o r n o , per — ài — avete chi potesse, e volesse io simigliami occorrenze impiegarsi a dar provvedimento, e r i parare a quanto ordisse il demonio, affine di impedire o distruggere le scuole; quando udita l'offerta benigna, che le fece 1' Eminentissimo Barbarigo di chiedergli in ricompensa di tante fatiche qualche grazia ; si determinò fargli istanza, che si degnasse, qualor stimasse ciò essere gloria di Dio, interporre la sua autorità per richiamare in Viterbo il detto P a d r e : pertanto dopo essersi espressa, che abbondantemente credevasi ricompensata con avere avuto la sorte di cooperare a' piissimi desideri, e santo zelo di un sì degno Pastore, aggiunse che vo-lendo la sua benignità estendersi più o l t r e , credeva, che il ritorno del Padre fosse per essere molto proficuo, anzi necessario alla c o n servazione di queste s c u o l e , e che però ne supplicava S. E . a volerlo procurare appresso i superiori della Compagnia. Gradì il savio Cardinale, e promise d'impiegarsi in questo affare tanto maggiormente, quanto che egli bramava conoscere chi era stato il primo ad approvare, e far principiare questa pia opera, m e n t r e diceva egli : non può essere che un gran Servo di Dio chi ha avuto u n sì gran zelo: così fattane la richiesta a' superiori in Roma, questi, non ostante la difficoltà di rimuovere il Padre dalla linea de' governi, in cui l'avevano posto — 32 — stimarono lor debito condiscendere alle istanze di un sì degno Cardinale, onde dopo essersi superata una più che mediocre ripugnanza, che al ritorno mostrava il Padre; finalmente si portò egli di nuovo in Viterbo, e di nuovo ripigliò a diriggere nello spirito le Maestre, giovando insieme col consiglio all' avanzamento delle scuole. Che in tal fatto si regolasse Uosa colla sola mira al vantaggio di questa opera, e non fosse mossa da alcun particolare attacco, lo protesta essa istessa in un manoscritto, in cui verso il line della sua vita die minutissimo conto della coscienza a chi era in Roma suo Confessore, rendendone anche questa ragione: Perchè, dice, in quell'istesso tempo disponevo andare mollo lontano da Viterbo a fondare le scuole, come feci andando a Jesi: dove, sappia il lettore, che si portò bensì Rosa in tal Città per ordine del Pastore, che era allora di quella diocesi, affine di aprire anche in quelle parti la scuola, ma appena là giunta, e ricevuta in casa del signor R i p a n t i , ebbe la nuova della morte di quel zelante Pastore, seguita in lontananza dalla sua Catedrale, e però fu costretta tornarsene in Viterbo. 28. Renediceva intanto il Signore sì in Viterbo, come in Montefìascone, e sua diocesi le scuole ivi aperte, raccogliendosi da quelle ogni anno un copioso frutto di miglioramento nelle — 33 — fanciulle, col fiorire in esse le v i r t ù , e collo sradicarsi dalle città e terre, gli abusi. Vagliane in pruova un fatto. Solevasi in una terra la notte fare alcuni fuochi con quella m i n u z zaglia , che avanzava dal pulire nel giorno il lino, e la canape. A questi accorrevano in gran numero giovani e giovane, ed insieme a quel fuoco passavano più ore della notte ballando e cantando, con quei discorsi e schersi, che andava suggerendo non solo il demonio, ma anche la poca modestia nel vestire di quelle giovane: tutto poi terminavasi con fare c i a scuno di quei giovani un regalo ad una di quelle giovane: un tal' abuso, che era fecondo di mille scandali, ed inconvenienti, subito da se stesso svanì, quando in quella terra fu introdotta la scuola, e quelle fanciulle, che prima godevano di un vestire immodesto, t u t t e vollero un altra maniera di v e s t i , con le quali fossero t o t a l mente coperte, ed alle povere provvide a sue spese di saia la carità sempre benefica dell'Eminentissimo Vescovo Barbarigo. Di più in un'altra terra v ' e r a questo abuso, che nell'occasione di morte di alcuno, si adunavano i parenti ed amici di quello nella chiesa, ed ivi dispostisi intorno alla bara sedevano, mangiavano, beveano, e si divertivano in cicalecci, come se fossero stati in u n convito nuziale. Uosa procurò subito che si dimettesse tale inconvenienza, e 3 — 34 — con l'assistenza del Signore l'ottenne. Tanto è vero, che queste scuole, come diceva la Serva di Dio, sono nelle terre una tacita, ed efficace missione. 28. Quindi è, che sparsasi la fama del frutto di esse, dopo essersi Rosa qualche tempo dal suo ritorno fermata nella scuola di Viterbo, f u chiamata da vari Vescovi in varie diocesi a fondare le scuole, come eseguì non solamente in più luoghi della diocesi di Viterbo per ordine dell'Eminentissimo Sacchetti, e poi d e l l' Eminentissimo Santacroce, ma ancora nella diocesi di Civitacastellana, di Sutri, di Bagnarea, ed altre, restando servito il Signore, che questa pia donna promovesse in varie parti la sua gloria, e cooperasse allo zelo indefesso di più vigilantissimi Vescovi. .§• I. Fondazione della scuola di Ronciglione. 29. Piacemi a questo capitolo aggiungere un paragrafo distinto, per narrare distesamente la fondazione della scuola di Ronciglione, a t tese le circostanze degne di memoria in essa avvenute. Un pio sacerdote mentre si trovava in Viterbo, udì molto lodare l'istituzione di queste scuole, ed il bene, che da esse ne risultava al pubblico, pertanto s'invogliò di sta- — 35 — bilirle in Ronciglione, d'onde egli era, ed a tal fine andò a trattarne con Rosa. Era allora in Ronciglione un uomo indemoniato, e così f u rioso, che per timore delle sue furie era t e nuto stretto in catene. Questi nel tempo, che il detto Sacerdote trattava in Viterbo con Rosa, cominciò a dare in orribili urli, ed esclamare: Oh adesso quel Prete tratta con Rosa di mettere qua la scuola, ma se ci verrà, s'ha da scatenare l'Inferno. Non sapevano i paesani chi fosse questa Rosa, nè queste scuole, nè intendevano a che alludesse il demonio, ma ben l ' i n t e s e r o , quando conchiuso l'affare, e tornato il S a c e r d o t e , ed indi portatesi a quella inclita terra le Maestre; parve in verità, che si scatenasse l ' i n f e r n o contra di loro, permettendolo così Iddio per esercizio, e merito di Rosa, e delle sue compagne, ed eccone il come. 30. Fu pregata una buona donna a volere ricevere, e tenere le Maestre in sua casa, finché si provvedesse loro una casa particolare, ed opportuna pe' loro ministeri : accettò quella tale incombenza, ma appena giunte da Viterbo le Maestre, perchè giunsero ad un'ora di notte, furono da questa dispettosamente ricevute con rimproveri e schiamazzi, che non era quella ora da infastidire la g e n t e , che non avevano discrezione, che solo cercavano il loro c o modo, dapoi brontolando le condusse in una — 36 — stanza mal fornita di letto e di coperte, in una stagione freddissima d'inverno, e quivi lasciolle con poco pane e formaggio. Una sì poco cortese accoglienza nel primo ingresso, fu un nulla in paragone del resto: appartatesi le Maestre tra poco t e m p o in una casa lor destinata, una donna molto risentita, a cui fu fatto u n d i s p e t t o , ne incolpò le Maestre , nò contenta di avere molto ingiuriato Uosa e le compagne come ree di quel m i s f a t t o , andò a querelarle appresso il Governatore, e perchè questo non volle ricevere la querela, conoscendo la calunnia, si portò al Tribunale del Vicario, gridando per le strade, e manifestando a t u t t i l'insolenza fattale , come essa diceva, dalle Maestre, con tal risentimento del popolo , che i ragazzi, e bottegari si diedero a beffeggiare e sgridare quelle innocenti donne, a segno che esse uscendo di casa erano l'oggetto delle irrisioni, delle maldicenze e degli improperi. 31. Gessò finalmente colla manifestazione del vero questa tempesta, ma subito ne insorse u n ' a l t r a : un uomo pieno di rabbia e di furore contro le Maestre non si sa per qual ragione, si pose in una casa vicina, dove dalla finestra dominava la scuola , e quindi essendo piena quella di scolare , tirò una archibugiata alle M a e s t r e , ma Iddio non permise che restasse colpita veruna nè di loro, nè delle scolare, le — 37 — palle però passarono vicinissime a più d ' u n a , ed andarono a traforare una credenza, che era in quella stanza. Lo Maestre, henchè sapessero chi era s t a t o , non vollero mai manifestarlo, acciò non fosse punito : lo punì però Iddio , perchè tra poco si scoprì quello avere il demonio addosso, ed in meno d ' u n anno morì. 32. U n ' a l t r a volta viddesi all'improvviso la casa piena di fumo, si cercò, e si trovò essere stato attaccato il fuoco alla porta della scuola : successe ancora, che sentendo bussare alla porta , accorse la donna che serviva le Maestre per r i s p o n d e r e , e spinta , come eredesi, dal demonio, cadde dalle scale così malamente, che se le ruppe in più parti la testa, e le si voltò il collo tanto, che pareva rotto; ma il Signore in breve la,guarì. Questo faceva il demonio per far partire le Maestro, nondimeno quelle perseverarono con f r u t t o grande di quel paese, ed ancora vi perseverano con una scuola fioritissima. CAPO SESTO. De' t r a v a g l i e f a t i c h e , c h e le c o n v e n n e soffrire nella f o n d a z i o n e delle s c u o l r . 33. Non creda alcuno, che poco costasse a Rosa l ' i n c o m i n c i a m e n t o e la continuazione di queste scuole; imperciocché, oltre le contra- — 38 — dizioni e dicerie, che le convenne soffrire in Viterbo, quando determinò applicarsi a questo esercizio , ed oltre le sue abituali i n f e r m i t à , colle quali debolissima di forze era necessitata a faticare da sana tanto, che due dei più periti medici di quella città stupivano, come potessero in lei combinarsi mali sì gravi, con una applicazione sì intensa; oltre dico t u t t o questo, furono tanti i t r a v a g l i , che dovette tollerare or dalla malignità dei cattivi, or dallo zelo dei buoni, or dai pericoli e disastri de' viaggi, che par maraviglia , come una donna avesse fortezza e generosità sì grande da non abbattersi. E per incominciare da' pericoli nei viaggi: andava una volta alla visita di una scuola nella lettiga dell' Eminentissimo Barbarigo con due altre sue compagne, quando il lettighiere non pratico, errata la strada sull' ora molto tarda, le condusse non solo alla riva, ma quasi dentro di un lago in maniera , che il lettighiere salito a cavallo sul mulo, non poteva tenere i piedi stesi senza bagnarsi, e poco mancava che l ' a c q u a non entrasse dentro la l e t t i g a : piangevano le due compagne di Rosa, ed il lettighiere istesso anzioso e sollecito non sapeva come e dove trovarne 1' uscita, onde convenne per lungo t r a t t o camminare così entro quel lago, con aver sempre in faccia un prossimo pericolo della vita , finché , non so in qual maniera , — 39 — coli'assistenza del Signore, (che sempre, protesta Rosa, in tali viaggi intrapresi per 1' onore di Dio , averla sperimentata ) conseguirono il porsi in salvo. Non men terribile fu ciò che le avvenne in una campagna, tornando con una sola sua Commaestra da una simigliante visita: erano ambedue a piedi, e la strada per cui camminavano era assai stretta: all'improvviso sentirono dietro di sè un certo calpestìo: si voltano e vedono un toro infuriato, che veniva alla volta loro , e già era per raggiungerle : non si appresero ad altro rifugio , che alla invocazione dei santissimi nomi di Gesù e Maria, ed alla recita del Credo ( il che soleva usare R o s a , quando si trovava in qualche pericoloso frangente ) , e questo bastò, perchè il toro giunto pochi passi lontano dalle d o n n e , uscisse di strada, attraversando quel campo e lasciandole libere. Sarebbe poi lungo il riferire , quante volte le avvenne smarrire la strada di n o t t e , trovarsi in rischio di essere calpestata dai cavalli , soffrire pioggie e nevi per luoghi alpestri, costretta servirsi a stento di un bastone, affine di uscire dai fanghi ben alti e cretosi : a tutto nondimeno era di un animo così superiore, che ella stessa confessa nel citato manoscritto , avella Iddio fornita di un animo forte, per non abbattersi mai, e che quantunque avesse 1' esperienza dei pericoli e delle fa- — c o tiche nei viaggi, tuttavia gì' intraprendeva allegramente , qualor trattavasi di aprire una scuola, ed in tal guisa promuovere la gloria di Dio. 34. Ai pericoli e disastri dei viaggi, a g giunsero una gran materia di pazienza i detti e fatti degli uomini malvaggi o male informati: scrive essa da una terra al suo Confessore tali e tante essere state le persecuzioni e le contumelie, che nel fondare la scuola convenivale soffrire, che senza una specialissima assistenza del Signore non crederebbe potervi reggere : fino i ciechi, dice Rosa, e storpi, che stanno a dimandare la limosina, nell'incontrarci, o nel1' andare che noi facciamo alla Chiesa, ci c a r i cano di villanie, chiamandoci, collitorti, ipocritone, gabbamondi, ed altri simigliami improperi: anzi in un' altra sua lettera allo s t e s s o , dice appunto così: Se quel buon Dio, che tanto ha sofferto , e tuttavia soffre i miei gran peccati, ed ingratitudini, non fortificasse il mio povero cuore ; un sol giorno d' esperienza di ciò, che accade nel dar principio a questa santa opera quasi per tutti i luoghi dove s' è introdotta, basterebbe per non più mettersi a tale impresa. E che in questo non esagerasse punto, si può ben congetturare dalle falsità e calunnie , le quali contro le scuole e contro le stesse Maestre si spargevano. In un luogo fecesi correr — 41 — voce, che in tali scuole non si apprendevano i lavori necessari a sapersi dalle fanciulle , e che t u t t o il tempo spendevasi in divozioni: in un altro, che le Maestre non ammettevano se non quelle vestite di seta, e che usavano delle parzialità: nè mancò chi in una città ardisse denigrare dal canto suo il buon nome ed i n t e grità delle stesse Maestre, apponendo loro, che sul tardi introducevano in casa loro u o m i n i , ed alcune altre persone religiose di diverso sesso: sebbene poi queste dicerie e calunnie a poco a poco si dileguavano , non è però , che non dessero molto da patire a Rosa, massimamente dal riflettere , che molte giovanette già bene istradate nel santo timore di Dio, per queste false voci retrocedevano, onde ella era costretta ad esclamare, scrivendo al suo Confessore, con queste parole di lamento: 0 Padre mio, quanta freddezza regna nel mondo! Ogni poco d'impedimento basta per impedirci il ben fare: e quanto sono rari quelli, che aiutano a fare animo ai pusillanimi. 35. Quello però, che suole essere di maggior patimento, è l'essere taluno costretto a patire mediante le persone da bene : ed una tal sorte di croce, quasi in tutto il tempo delle sue scuole diè materia di merito a Rosa, mentre non mancavano continuamente quelli, che cercando appunto 1' onore di Dio ed il bene — 42 — delle anime, stimavano, come non bene informati, o male informati, doversi a tal fine opporre all' avanzamento di queste scuole , ed impedire gli esercizi propri di esse, o c e r t a mente proibirsi a chi la dirigeva nello spirito, l'ingerirsi in tale affare: ne recherò, come in saggio, due soli fatti. Sul principiare che f e cero le scuole, coli'uso d ' i s t r u i r e nei misteri della fede le fanciulle, ed inviarle la Domenica nella Chiesa dei P P . Gesuiti ad udire ivi il catechismo più diffusamente spiegato da uno di quei Padri , giudicarono molti dei signori Parrochi, che ciò non fosse espediente per le anime a se commesse, e che appartenendo ad essi il fare una tale istruzione, non dovea la loro greggia condursi ad udirla altrove; tanto p i ù , che a' Parrochi concorre specialmente il Signore col suo aiuto, avendo detto ad essi, e non a'volontari ausiliari: Qui vos audit, me audit. Quindi facendo essi ricorso a' superiori nacque in quel mezzo, che si proponevano e consideravano le ragioni un non piccolo disturbo nell'opera incominciata, con molta afflizione di Rosa, la quale non tralasciando di fare incessantemente orazione, e fidandosi in quel Dio, la di cui causa trattava, ebbe finalmente il contento di vedere tutto composto per lo zelo dell' Eminentissimo vescovo Sacchetti, il quale diè ordine a' signori Parrochi, che faces- — 43 — sero essi in tempo diverso il Catechismo, e non impedissero poi le fanciulle dall'andare altrove ad apprendere ulteriore istruzione, massimamente , che era notorio il profitto delle fanciulle nell' intervenire le domeniche a detto catechismo, e quanto all' istruzione, che facevasi in scuola, è chiaro, che non è vietato alle donne, come nota il Card. Gaetano nella 2. 2. q. 177. art. 1. l'insegnare alle altre donne privatamente, e per modo di discorso famigliare la dottrina cristiana, e la pratica delle virtù : anzi il Signore ha promesso di comunicare il suo spirito nell' istruire, non solo agli uomini, ma tal volta anche alle donne: Super servos meos, et super ancillas meas in diebus illis effundam de spiritu meo et prophelabunt: Iob. 2. L'avere poi chi ci aiuti nelle obbligazioni del nostro ufficio non dobbiamo recarcelo a disonore, mentre i capitani anche valorosissimi non si sono mai recati a scorno l'avere soccorso. 36. Terminata questa avversità, ne sorse più volte u n ' a l t r a cagionata parimente da chi bramava il b e n e , ed avea per incombenza il promuoverlo. Quell'accudire che faceva il Padre Ignazio Martinelli allo stabilimento e dilatazione di queste scuole, siccome potea chiamarsi il calore vitale di una tal' opera; così ad alcuni superiori della Compagnia non piaceva, parendogli cosa pericolosa, e soggetta a vari _ u — disturbi: quindi più volte alcuni Superiori procurarono restringere dentro limiti molto angusti quella assistenza, che il Padre vi dava, ma fra gl'altri un Provinciale comandò espressamente al P . Martinelli, che abbandonasse ogni cura di queste scuole, nè più per l'avvenire ascoltasse le Maestre, o ne avesse la direzione : ubbidì il Padre p r o n t a m e n t e , e p u n t u a l m e n t e al comand o , ma o g n ' u n o può bene intendere quanto sentisse un tal colpo Rosa, vedendosi a b b a n donata da chi l'avea animata, e lìn allora sostenuta co' savi consigli in una impresa così ardua, e da chi unicamente dopo Dio riceveva qualche conforto in tante contrarietà, che di giorno in giorno si attraversavano al proseguimento di quell'opera. 37. 11 Signore volle così darle occasione di merito, e provarla per qualche tempo, ma poi aprì egli stesso la strada al rimedio. Informato in Roma da una persona di molta religiosità il R. P. Michele Angelo Tamburini Preposito generale della Compagnia, di quanto seguiva in ordine a tal p u n t o , e del bene che in tal guisa sarebbesi impedito; egli ben sapendo la qualità dello spirito e della prudenza, che concorrevano nelle persone delle quali si trattava; stimò p e r m e t t e r e al detto P a d r e l ' i m p i e g a r s i come prima, in dirigere col consiglio le scuole e le Maestre, senza però addossarsi un tal ca^ T t U u Ì i t W ^ ti, c a f r ' A V ((A Ì W 1)(k O P ftvviut*. . oi / „ l ! " 5 ''>,1 (Al, / h TA^OMIOLUO (M.CJÌÌ &X./ (AKJJ A i < frU«a-0 — 45 — rico nè per ufficio, nè per alcuna obbligazione, come di poi in fatti eseguì fino alla m o r t e , anche in assenza, onde di lui deve intendersi principalmente, qualora si fa menzione del direttore di Rosa. Dal detto fin qui può ognuno inferire qual sodezza di virtù fosse nella Serva di Dio, mentre al dispetto di tante contrarietà seppe star salda nell opera incominciata di spendersi tutta nel ministero laboriosissimo della scuola. CAPO SETTIMO Si p r o v a c o n vari casi una s p e c i a l e assistenza del S i g n o r e v e r s o Rosa nella f o n d a z i o n e delle scuole. 38. Sebbene nel capitolo antecedente, dall'avere Rosa superato tante difficoltà, si vede chiaramente, che il Signore con ¡specialità l'assisteva; tuttavia piacemi qui aggiungere alcuni casi particolari, i quali fan toccare con mano quanto ella lasciò scritto, cioè, grande essere sempre stata l'assistenza di Dio verso di lei nel principiare, e nel visitare almeno una volta l'anno le scuole già principiate. Sull'aprire, che fecesi la scuola in una c i t t à , non aveva ella con le compagne fatto ben riflessione se v ' e r a pane da potere tutte cenare la sera; quando venuta l'ora di prendere qualche piccola rifezzione, s'accorse della mancanza, e che v'era un sol pane, nè l'ora già inoltrata della sera permet- — 46 — tevale l'uscire a domandarlo in prestito, e molto meno v' era chi mandare in sua vece : in tal circostanza disse con volto allegro alle c o m pagne: Orsù questo sol pane basterà per tutte: non è gran cosa far questo ossequio a Dio. Appena avea finito di così parlare : ecco sentesi bussare alla porta, e trovasi una fanciulla, che portava in dono pane fresco per le Maestre. 39. Più mirabile è il fatto, che siegue: in tempo d'inverno in una terra, dove erasi aperta la scuola, vivendo le Maestre di limosina, mancarono a queste una sera totalmente le legna da far fuoco: la più vecchia fra le Maestre sentiva ciò gravemente, benché si conformasse al divino volere, ed accettasse dalle mani del Signore quel p a t i m e n t o : anzi con tutto lo sforzo, che essa si facesse di reprimere ogni dispiacere, sentiva nel suo interno ripetersi. Povera te, che in questa sera, e forse in molte altre dovrai soffrire senza riparo un sì gran freddo! Stava ancora in questa agitazione: quando essendo bussato alla p o r t a , trovasi una d o n n a , che portava in limosina le legna, aggiungendo, che la compatissero se su quell'ora ben tardi le incomodava, perchè ella non avrebbe voluto, ma una voce interna, che le replicava: va a portare le legna alle Maestre : non le aveva permesso di quietarsi, finche non venne all'esecuzione: così ringraziata la donna, si prostra- — 47 — rono in ginocchio intenerite a ringraziare il Signore della paterna cura, che ha di chi lo serve. 40. Tornava un giorno Rosa dalla visita di una scuola con una sua compagna, e col comodo di due somarelli; quando incontratesi in un piccolo fiume da passare, non sapevano come si f a r e , perchè le bestiole non volevano guadarlo, ed esse non potevano entrarvi senza scalzarsi, il che per modestia non ardivano : stavano intanto pensando, e dicendo fra loro: Oh se ci fosse qualche contadino, che mettesse qua e là alcune pietre da poterci mettere i piedi, noi senza scalzarci passeremmo di sicuro appoggiandoci su i bastoni! Appena avevano così parlato, ancorché non avessero avanti veduto, nè sperassero vedere alcuno in quella foresta, si fa loro innanzi un pastore con poche pecorelle, richiedendole cortesemente se volevano passare? Ed udito, che sì, pose alcune gran pietre, dove era il guado, ed assistendo ivi, finché furono esse passate con le bestiole, poi se ne a n d ò , senza che Rosa, e la sua compagna si potessero accorgere dove, e per dove andasse; onde resero grazie al Signore, che sì opportunamente avea provveduto al loro bisogno. Inoltre mentre tornava Rosa da mettere la scuola in una t e r r a , e portavasi a Capranica con una sua compagna, essendo già n o t t e , ed oscura, t e mevano di smarrire la strada, quando all' i m - — 48 — provviso venne un uomo vestito di n e r o , e le precedette in silenzio fino a Capranica, donde viddero venirsi incontro una donna con un fascette» di canne accese in mano, e loro disse, che stando essa al fuoco in sua casa, avea udito picchiare alla porta, ed una voce, che le avea detto: va presto a far lume alle Maestre che sono giunte al tal luogo, che erasi affacciata e non avea veduto veruno, come altresì non s ' e r a più veduto quell'uomo, che le avea a c compagnate in Capranica ; onde credettero le pie donne, che fosse stato s. Ignazio. Di simigliami casi potrei riferirne molti altri, ma questi, credo che basteranno per far conoscere al lettore, che Iddio specialmente assiste, e provvede a chi s'impiega nel suo servizio, vedendosi alla giornata verificare, quel che disse il Profeta: Iacta cogitatum tuum in Domino, et ipse te enutriet. CAPO OTTAVO Si dà un d i s t i n t o r a g g u a g l i o della f o r m a , m e t o d o , e p r a t i c a d ' u n tal pio Istituto delle s c u o l e , c o n f o r m e al d i s e g n o di Rosa. 4-1. Dopo avere riferito l'istituzione fatta da Rosa, e la dilatazione delle scuole in più diocesi, credo, che bramerà il lettore sapere minutamente la forma, il metodo e la pratica di esse, conforme al disegno di Rosa; imper- — 49 — ciocché, sebbene l'istituzione di far scuola alle fanciulle, con istruirle nel santo timor di Dio, non è cosa nuova, ed in molti luoghi sono intieri monisteri di sacre Vergini, che ciò fanno; tuttavia il sistema di queste scuole è affatto nuovo, con nuovi mezzi adattati al fine preteso, e con nuove pratiche talmente disposte per conservare una pietà soda nelle Maestre , ed inserire le virtù nelle fanciulle, che se si o s serveranno esattamente, potrà con fondamento sperarsi mediante l ' a i u t o di Dio un felice, e fruttuoso proseguimento dell'opera in odorerà suavitatis; se poi si farà diversamente, ottenghisi, o nò il f r u t t o desiderato, non sarà certamente l ' o p e r a istituita da Rosa: quindi è , c h e lei nel vedere, che qualche Maestra p e r sisteva in volere far la scuola con altra idea, dopo averla avvertita del male, che poteva venirne, o del maggior bene, che poteva in tal guisa impedirsi, lasciava operare a suo modo, lavandosene però essa totalmente , come suol dirsi, le m a n i , e mai più ingerendovisi ; così dando ragguaglio al suo confessore della visita, che stava facendo d'alcune scuole, scrive a p punto con tali espressioni : Passeremo dalla terra N. N., ma in quella scuola non occorre fermarsi, perchè stando la Maestra tra suoi parenti, e non osservando le nostre regole, bisogna lasciar fare quella scuola così storpiala, 4 — 50 — che pur fin'ora ha fallo del bene, e cosi speriamo, che lo farà. Anzi io so, che volendo il P. Ignazio Martinelli suo confessore, che si aprisse una scuola in una città molto riguardevole, perchè ivi dovea necessariamente ammettersi qualche cosa aliena dal primo disegno di tali scuole, Rosa modestamente sì, ma con grand'efficacia si oppose finché potè, cedendo poi alla venerazione, che professava al detto padre, lasciò aprirla in tal forma, ma ne p r e disse poco buon esito, come in fatti tra poco seguì, essendosi in breve dovuta dismettere : nè è maraviglia , se essa era tanto esatta in volere tal forma, e non altra di scuola; perchè Iddio l'avea dotata di una ammirabile avvedutezza, con cui ben da lontano prevedeva quel, che poteva giovare , o nuocere al fine propostosi: di più 1' esperienza di tanti anni in un tal ministero, l'avea resa in fatti molto circospetta a non approvar tutto q u e l , che dagli altri si approva, nè a riprovar t u t t o quel, che si riprova, onde eleggendo questo m e t o d o , e non altro, sapeva per prova, che questo in tali circostanze era giovevole, e quello nò: oltreché essendo ella, come par credibile, prescelta da Dio, e destinata a principiare un opera sì santa, averà ancora ricevuto da Dio una grazia s p e ciale proporzionata a tale impiego, ed opportuna a sapere ben eleggere i mezzi conceduti »» ( 01 al conseguimento del line, onde non dee essere maraviglia, se guardando essa le cose con altra luce, che quella con cui le rimirano gli altri, non era fàcile a consentire mutazione alcuna nel metodo stabilito della scuola. Pertanto facendomi qui ad esporlo, sappia il lettore, che t u t t o cavo da q u e l l o , che lasciò essa scritto per ordine del confessore, e che trovo espresso nelle sue lettere. 42. Il fine di queste scuole è procurare di levare gli abusi nelle fanciulle, ed imprimere bene in esse per mezzo della Dottrina Cristiana e santi ammaestramenti dati con quiete, l'importanza di volere ad ogni costo l ' e t e r n a s a lute: i mezzi poi per giungere al conseguimento d'un tal fine, altri riguardano lo stabilimento, e conservazione della scuola , altri la qualità delle Maestre, e maniera d'insegnare, altri la qualità delle fanciulle da ammettersi, e lavori da apprendersi. § I. Quanto allo stabilimento, e della scuola. conservazione 43. Questa si fa gratis dalle Maestre, non aspettandosi altra ricompensa, che da D i o , e vi si insegna leggere, scrivere, vari lavori donneschi, e soprattutto la Dottrina Cristiana su I — 5a — quel libretto d' oro del Card. Bellarmino , la maniera di fare l'orazione vocale, e mentale , la m o d e s t i a , con cui deve assistersi al divino sacrifìcio della Messa, l'esercizio degl'atti delle Virtù Teologali Fede, Speranza e Carità, etc. con tal distribuzione di tempo a ciascuna cosa, che mai abbia luogo l'ozio, niente rechi fastidio, e niuna azione sia d'impedimento all'altra: è poi necessario aprire una tale scuola pel conseguimento del fine stabilito, acciò i padri, e le madri, quali alle volte sono trascuratissimi del bene spirituale delle figliuole, nè sanno indursi a mandarle, come devono alla Chiesa, per ivi apprendere la Dottrina Cristiana, restino allettati almeno da questo comodo temporale a mandare le proprie figliuole a ricevere le istruzioni necessarie pel vivere cristiano. 44. P e r aprire questa scuola è necessario un annuo assegnamento assai tenue pel mantenimento, e sostentazione delle Maestre, non essendo nè conveniente, nè doveroso, che se lo procaccino da se stesse, e che siano necess i t a t e , a pensare di che vivere, mentre tutte s'impiegano in altrui servizio: dissi; un assegnamento assai tenue, perchè oltre la casa o p portuna a tal ministero, io trovo , che Rosa stimò sufficiente in una terra molto cospicua per due Maestre l'annua rendita di soli diciotto s c u d i , tré rubbia di g r a n o , e dieci barili di — 53 — vino: benché in ciò non possa fissarsi una tassa certa per ogni paese , ed in tempo : m a qualunque sia, sempre é leggiera, cercandosi s o lamente il preciso necessario ad onestamente vivere per faticare in prò degl'ai tri : avverta però il l e t t o r e , che come dirassi nel cap. 7. del Iib. 3. l'esperienza mostrò poi a Uosa d o versi esigere qualche maggiore sussidio. La carità ben grande dell'Eminentissimo Barbarigo dava del suo ad ogni scuola quindici giuli al m e s e , v i n o , olio etc. anzi quando mandava Rosa in visita di quelle scuole, soleva per mezzo suo t r a s m e t t e r e in limosina a quelle Maestre, saia nera per le vesti etc., pensando con liberale munificenza ad ogni loro necessità. 45. Oltre 1' assegnamento è necessaria la protezione, e vigilanza speciale de' Vescovi, i quali risguardino con particolare cura q u e st'opera , e dichiarino essere volere l o r o , che le Maestre s'impieghino in tal m i n i s t e r o , s e condo le loro regole , e che il confessore le ascolti, in Chiesa però, e non in casa, se non in circostanza d' infermità per amministraro loro i Sagramenti: questa paterna cura de'Vescovi terrà lontana ogni zizania, che il comune nemico andasse spargendo in questa vigna del Signore; e la loro protezione sarà, che le Maestre non siano soggette a d i s p r e z z o , o altro insulto, che ardisse far loro il mondo: i n t e n - — 54 — deva molto bene l'importanza d'un tal r e q u i sito 1' Erninentissimo Barbarigo, e però chiamava queste scuole la pupilla de'suoi occhi, e guai a chi avesse a t t e n t a t o dare un minimo fastidio o alle Maestre, o alle fanciulle loro scolare: siane in pruova un fatto: tornando un giorno dalla C h i e s a , dove aveano ascoltato Messa , alla lor casa le Maestre con le fanciulle in fila, ed in ordinanza, come sogliono, un giovane mollo civile, e tigliuolo del Governatore di quella terra, che stava nella pubblica strada giocando alle boccie, non fece altro, che, per una certa libertà giovanile, pulire dal fango la boccia col zinale, o grembiale d'una di quelle fanciulle, tanto bastò, perchè il signor Cardinale facesse carcerate il giovane, dipoi levasse la carica al padre, e lilialmente facesse uscire l'uno, e l'altro da quel p a e s e : tanto gli p r e meva, che tutti sapessero in fatti avere Sua Eminenza una specialissima protezione di queste scuole: è ben vero, che le Maestre devono meritarsi una tal speciale protezione de'Vescovi, non solo col loro ministero, e buoni portamenti, m a altresì con una somma osservanza, rispetto, dipendenza ed ubbidienza sì a l o r o , come ai loro Vicari. Il che però non toglie, che esse possano colla dovuta umiltà proporre l'inconvenienza, qualora si comandasse cosa ripugnante al loro istituto; giacché non si oppone ad una — 55 — vera ubbidienza l'esporre u m i l m e n t e , e senza contumacia la cagione ragionevole, per cui non si può talvolta ubbidire. Gap. Si quando eie. de rescriptis eie. 46. Perchè poi ogni fabbrica, affinchè non ruini, ha di bisogno di tanto in tanto dell'architetto. che l'osservi, e la risarcisca da ogni danno, che le abbia recato il tempo , o altro accidente , perciò a conservare queste scuole nella sua osservanza, e fervore, stimava Rosa necessarissimo , che una volta l ' a n n o , o più spesso, la maggiore tra le Maestre andasse a visitarle, e rimanendo in quella scuola per più giorni, o settimane convivendo con quelle Maestre , s' informasse bene di tutto, vedesse se fosse introdotto alcuno abuso, se si promovesse la gloria di Dio, ed in somma se si procedesse con quella esemplarità, e circospezione, che devesi da chi s'è dedicata a Dio in tal ministero: nè deve alcuno credere, che ciò possa supplirsi colla visita d'un sacerdote qualificato, o altro trasmessovi dall' ordinario , perchè se bene i Vescovi, ed altri ordinari sono padroni di mandare per qualche santo fine , e quando a loro piace in qualche caso urgente qualche savia persona a visitare le scuole; tuttavia osserva nel suo manoscritto la Serva di D i o , che ciò non suole regolarmente f a r s i , se non alcune poche volte, e come di passaggio, nè la con— — 56 — tinuazione di tali visite d'uomini sarebbe espediente; oltre che non è convenevole , che gli uomini si trattenghino familiarmente tra le Maestre; là dove una donna, cioè la Superiora, o altra da lei sostituita si trattiene tra quelle e giorni, e notti, vi tratta con famigliarità, e ne osserva a minuto gli andamenti; onde è più atta a scoprire se vi sia qualche d i f e t t o , o qualche occulto tarlo: In somma, conchiude la Serva di Dio, credino a chi ha avuto mano in questo affare per lo spazio di trentacinque, o trentasei anni in circa: non è bene commettere tali visite ad uomini o siano sacerdoti, o siano laici. 47. Riehiedesi inoltre alla conservazione di queste scuole un direttore nello spirito delle Maestre, il quale sia d'illibati costumi, di d o t trina sana, e di carità v e r a , p e r c h è , dicea la Serva di Dio, stando le Maestre occupate in un ministero d i s t r a t t i v o , e laborioso , h a n n o bisogno della frequenza de'Sagramenti per mantenere in sè acceso il fuoco del divino amore e prendere sempre nuove forze per faticare a gloria di Dio : essendo poi d o n n e , che hanno per incombenza istruire le altre, si trovano in necessità d'essere esse istruite, e perciò in necessità d'un direttore di sana d o t t r i n a , ed è bene, che t u t t e le Maestre d'un luogo abbino un istesso direttore , affinchè siano uniformi — 57 — nell'insegnare, e possa meglio, e con più f a cilità comporsi ogni disturbo, o d i s s e n z i o n e , che fra loro nascesse: questi poi dovrebbe avere tal carità, che non solo volentieri ne ascoltasse in Chiesa le confessioni, e provvedesse alle loro coscienze, sciogliendo i loro dubbi, ed a p p i a nando loro con santi sentimenti la via del ciclo; m a quasi di conseguenza non ricusasse d i r i gerle in alcune cose temporali col consiglio , e con m e t t e r e per loro qualche parola a t e m p o e luogo, a chi sia necessario, interessandosi con qualche incomodo nel bene essere delle Maestre, e delle scuole, senza però andarvi altrimenti, che alla sfuggita, ed in caso di precisa necessità: so, che non è così facile trovare che voglia addossarsi tal briga, ma deve riflettere la carità, e pazienza de'sacerdoti, che queste sono donne, le quali hanno abbandonato le loro case per impiegarsi a gloria di Dio , ed utilità dei prossimi in un laboriosissimo ministero, onde meritano da una parte qualche attenzione, dall'altra, essendo donne, che devono regolare da sè i loro affari domestici, e di più governare una gran moltitudine di fanciulle in una pubblica scuola, hanno necessità somma del consiglio, indrizzo ed assistenza d'un uomo, onde pare, che sia opera di gran misericordia soggiacere a quel disturbo, o molestia, che porta seco u n a tal c u r a , quando ciò non impedisca — 58 — un maggior servizio di Dio, nè sia contrario a qualche particolare legge: certo è, che uomini di gran sapere, e santità, giudicarono bene incaricarsi di una simigliarne sollecitudine. Nei primi secoli un S. Girolamo in Betlemme, non solo dirigeva nello spirito la Vergine di Cristo Eustochio , e S. Paola sua m a d r e , ma come vedesi nelle sue lettere, si prendeva alle volte il pensiero di ciò, che attenevasi alle cose loro domestiche; anzi scrivendo a Leta, la esorta a trasmettere colà la sua figliuola , p r o m e t t e n dole tutta l'assistenza sua nell'istruirla, ed educarla: Ipsc , si Paulam miseris, et Magistrum me, et nulricium spondeo; (/est,alio humeris, balbutienlia Senex verba formabo, multo gloriosior mundi philosopho , qui non rcgem Macedonum liabìjlonio periturum veneno, sed Ancillam , et sponsam Christi erudiam, regnis caelestibus offerendam. Negl' ultimi poi nostri secoli un S. Francesco di Sales accudiva non solo come vescovo nella sua Diocesi, ma come particola!dirittore, consigliere, maestro e padre a quanto occorreva ne'monasteri della Visitazione in varie, e diverse parti della Francia, e della Savoia: sicché non pare per se stessa cosa aliena da un direttore delle coscienze, intromettersi per cavilli, quando ne sia richiesto, con licenza de'superiori, e con le dovute cautele, in ciò, che risguarda l'affare temporale non politico, nè di — 59 — stato, ma solo economico di una casa particolare, o famiglia, che esso dirige nello spirilo; onde se bene è molto c a u t a , non credo però sempre lodevole quella massima di alcuni d i rettori, i quali richiesti d'un consiglio, o d'un indrizzo in una cosa, che non spetta a coscienza, stimano doversi subito rispondere: Questo a me non appartiene. Certo è che S. Paolo scrivendo a' r o m a n i , non solo gli dice loro : Commendo vobis Phaeben sororcm nostrum, ma aggiunge, et assistalis ei in quocumque negotio veslri indiguerit. Ciò sia detto per togliere ogni ombra che potesse mettere avanti il demonio, per distogliere qualche idoneo sacerdote, ed approvato da' superiori a prendere la direzione di queste ¡Maestre : del resto la provvidenza del Signore ha fatto, che lin'ora non le sia mancato qualche savio sacerdote, o secolare, o regolare, conforme ha scelto la superiora maggiore, o altra da lei sostituita, ed hanno approvato i Vescovi, o loro Vicari. 48. Avvertasi, che più volte, ed in più occasioni, trattando Rosa del direttore delle Maestre , replica , ed inculca non dovere questo andare alla casa , o scuola delle Maestre per qualunque pretesto, o colore , se non in caso di precisa, e grave necessità, o per a m m i n i strare loro i Sagramenti in una infermità , o per altra gravissima cagione alla sfuggita, e — 60 — come di passaggio. Quindi non deve andare il direttore nella scuola, o casa delle Maestre, nè per darvi gli esercizi S p i r i t u a l i , nè per farvi esortazioni, nè per leggere il libro spirituale, nè per qualunque altro motivo ancorché santo, fuori che nel caso già detto, o in qualche altra circostanza singolarissima, e con espressa l i cenza della superiora maggiore. E questo tanto premeva a Rosa, che fare il contrario, lo chiama non solo inconveniente, ed abuso, ma una tela diabolica, ed una mina dell'inferno per gettare a terra quest'opera: in fatti andando una volta in visita, trovò che il confessore delle Maestre si portava alla scuola una volta la settimana, per farvi la d o t t r i n a , ed essa subito procurò con tutta l'efficacia, che si levasse quell'abuso: in u n ' a l t r a scuola d ' u n altro paese v ' e r a un sacerdote, che incontrandosi a sentire ragionare una Maestra di cose spirituali, si sentì mosso a gran divozione, e però di tanto in tanto procurava d'andare ad ascoltare simigliami discorsi: or andando Rosa conforme al solito a visitare quella scuola , fu essa visitata dalla madre di quel sacerdote , la quale rallegrandosi con lei del bene, che facevano le Maestre, e della pietà, che dimostravano, aggiunse : Il mio figliuolo prete ogni volta, che è stato a parlare con le Maestre, torna a casa tutto divoto, e non fa altro, che discipline, digiuni etc. Dissimulò allora Rosa, — 61 — ma chiaritasi della verità del fatto, volle o n ninamente lontano quel sacerdote dalle scuole, e volle troncata quella, dice ella, diabolica tela, che si ordiva con principi sì santi. Dal volere lontano dalle scuole il direttore, ed ogni altro sacerdote, quale v'andasse per buon line, può ognuno inferire , quanto essa esigesse la lontananza d'ogn'altro uomo: certo è, che su tal particolare conchiude in tal guisa : Quel gran Signore, al quale appartiene questa santa opera, non ha finora permesso, che sia succeduto male alcuno, nè come spero lo permetterà, se si useranno le cautele della lontananza degli uomini dalle Maestre, visita d'una Maestra eie. 49. Finalmente acciò si aprino con f r u t t o , e si conservino queste scuole, osserva Rosa , che non è opportuna ogni t e r r a , ed ogni castello, ma deve essere una terra, o un castello alquanto culto, e civile, dove possano le Maestre avere con comodo la frequenza de'Sagramenti, possano ascoltare la parola di Dio, e siavi qualche uomo atto a dirigerle, consigliarle, e difenderle : onde la Serva di Dio lasciò scritto così. In certi paeselli molto piccoli , non m' è mai piacciuto aprire la scuola , perché pochissime sono le scolare, e pochissime frequentano la scuola; inoltre due, o tre soli sacerdoti, Dio sà, come intendenti, e come applicali, non danno alle volte luogo ad eleggere un direttore dotto, — 62 — ed edificativo, e però può accadere, che le Maestre per mancanza di direttore , di parola di Dio, e di Sacramenti, a poco a poco si intiepidiscano, diventino non buone, nò per sè, nè per gl'altri, e Dio sà, come poi radino a finire. Nè deve alcuno replicare, che la carità richiede aiutare, e sovvenire questi paesi più bisognosi, perchè questi possono, e devono da'sacri p a stori aiutarci con altri mezzi, v. g. con le missioni etc. nè ognuno è al caso per esercitare ogni atto di carità, ed in ogni luogo: siccome poi non voleva la Serva di Dio , che queste scuole si aprissero in tali paesetti, così in qualunque luogo si aprissero, non voleva, che fossero in casa de'parenti delle Maestre, ma fossero in una casa appartata, e destinata per le sole Maestre: quindi ella in Viterbo pregata dal signor suo Zio, uomo molto timorato di Dio, ed a cui essa professava tutta la venerazione, p r e gata, dico, a far scuola in casa sua non volle mai condiscendervi. §• IIQuanto alla qualità delle Maestre e maniera d'insegnare. 50. Avverte Rosa in ordine a ciò molte cose di gran m o m e n t o : primieramente essa vuole, che le Maestre non solamente siano zitelle, ma - 63 — ancora libero all'alio da ogni pensiero della casa, o della famiglia, ondo possano t u l t e occuparsi in <|iicslo santo e s e r c i z i o ed inoltre avverte, che non sono al caso per tal ministero, conforme alla sua idea, lo vedovo, perchè assuefatte al governo delle loro case, non sanno accomodarsi al modo di vivere richiesto in questo ministero: parimente non stimava alte al suo intento quelle donne , che avessero altre obbligazioni anche s a n t e , come v. g. le terziarie etc., perchè dovendo soddisfare a varie loro divozioni dell'istituto, che professano, non pongono regolarmente tutta l'applicazione ncll'attendere ad istruire le fanciulle, come si richiede: pertanto esigeva Rosa nell' ufficio di Maestre quelle donne , che fossero totalmente libere di sè, nè s' ammettesse mai vedova alcuna, se non vi concorresse una specialissima circostanza di quelle, che solo rarissimamente occorrono. 51. In queste richiedeva alcune doti altre d'animo , altre di corpo : richiedeva in primo luogo , che avessero un'alta stima di questo santo esercizio di fare la scuola per amore di Dio, e per bene de'prossimi, quindi essa soleva dire: lo per me il fare la scuola cogli esercizi spirituali della dottrina cristiana, della lezione spirituale e degli esempi raccontati, e dati dalla vita esemplare delle Maestre in casa, per le — 64 — strade, ed in Chiesa , lo stimo una quotidiana missione in prò delle fanciulle, ed ho quanto fruttuosa ! Altrove si esprime con queste parole: 10 certamente non posso dire il gran bene, che è la educazione pia delle fanciulle, ed in conseguenza il molto merito delle Maestre, che con purità di cuore lo esercitano, non volendo, nè bramando altro, che la gloria di Dio, e la salute delle anime, e perciò procurando di dare buoni esempi a tutti, e particolarmente in scuola alle fanciulle, si accertino d'essere coadiutrici delle sante missioni ; imperciocché ne' paesi, quando vi vanno i missionari, se vi sono le scuole, il seme da essi sparso della divina parola non inaridisce , ma coli' inaffìo del quotidiano esercizio del catechismo, che nella scuola si fa anche essendovi presenti le donne adulte, e col ripetere si stabiliscono i buoni 11 detto da' missionari, sentimenti concepiti nelle missioni, e così si continua il vivere da buone cristiane. 52. Da questa stima di sì santo esercizio voleva Rosa , che derivasse nelle Maestre un affetto, e risoluzione efficace di attendere a bene istruire le fanciulle, ed inserire nel loro animo le virtù in maniera, che non t r a s c u r a s sero bensì il proprio profitto con 1' orazione, frequenza de'Sagramenti etc., ma insieme non si curassero di aggravarsi con una moltiplicità di orazioni vocali , e divozioni, o penitenze — 65 — straordinarie, come v. g. di novene, di visite d ' a l t a r i etc., perchè con un sì grave incarico non potrebbero soddisfare al debito della loro vocazione, onde soleva essa d i r e , che queste tanto buone, le quali voglion fare tanto bene, si riducono a non fare verun bene ben fatto, ma mentre fanno un opera, pensano con inquietudine, come, dove, quando potranno fare q u e l l'altra, ed in tal guisa facendo male quel che attualmente fanno, cagionano disturbo, ed inquietudine nelle altre: l'opera della scuola congiunta a'soliti esercizi di pietà nelle Maestre, non è compossibile con v a r i , e straordinari pesi, ed obbligazioni : quindi è , che la Serva di Dio sul principio, che essa istituì la scuola, avea in idea formare, come un m o n a s t e r o , e vivere in esso da m o n a c a , e da Maestra, ma poi si accorse coll'esperienza, che per cavare gran frutto da questa santa opera , secondo l'idea s u a , era necessario non avere altri obblighi, stare con l'animo quieto e purificare il cuore con una santa intenzione, applicando a gloria di D i o , e salute delle anime tutti gli esercizi spirituali, e manuali della scuola, senza dividersi in altre straordinarie sollecitudini, mentre in solo questo non mancherà gran materia di merito dalla mattina alla sera. 53. E questo, quanto alle doti dell'animo: quanto poi alle doti del corpo, richiedeva nelle 5 — 66 — Maestre, che fossero sane, e che avessero una moderata cura di conservare la sanità a gloria di Dio, mentre senza di questa non solo non possono effettuare questo esercizio di carità, ma diventano d'aggravio alle altre : inoltre , che fossero d'un naturale docile, e dirigibile dalla maggiore, onde molto le premeva, che prima di ammettere alcuna per Maestra, si esplorasse, e si prendesse informazione del suo naturale: finalmente, che non fossero d ' u n genio innovativo, onde fossero facili a volere introdurre altre pratiche, ed altre maniere d ' i s t r u i r e , e però lasciò essa scritto: Se vogliono cavar frutto nell' avvenire , osservino V esercizio nel modo, che s'è principiato, e vedranno, che loro riuscirà molto bene. 54. Per edificazione de'prossimi, e per conservare la pace domestica tra le Maestre, voleva, che oltre il ritiramento, ed una somma modestia, e cautela nel camminare, e nel trattare, particolarmente cogli uomini in caso d'urgente necessità, fossero uniformi nel vestire dimesso, onesto, e senza vanità, convivessero insieme non già due sole, ma almeno tre, perchè in tal numero è più diffìcile ad aver luogo qualche inconveniente , se nasce qualche dissenzione v'è chi possa essere mezzana di pace e se una si inferma, non v'è necessità di chiamare straniere per servirla; nè è costretta una — 67 — sola Maestra a dovere trattare co'medici, c e rusici etc., si ritirassero ciascuna una volta l'anno nell'istessa casa a fare gli esercizi spirirituali di S. Ignazio, pigliando la meditazione da qualche libro assegnato dal direttore, e conferendo in Chiesa col direttore : in caso p o i , che alcuna discordasse dalle altre nella pietà, ed edificazione, o non le piacesse più un tal modo di vivere, voleva Uosa, che la porta fosse aperta a tornarsene alla sua casa, e fosse libero alla maggiore il rimandarla, quando così richiedesse il servizio di Dio, non già per c a gione di malattia presa nell' istesso esercizio della scuola, ma o per essere incorregibile nei difetti, o per gran male abituale, che s'aveva prima dell'ingresso, e che si tenne celato alla superiora. 55. Quanto alla maniera , e pratica d ' i n segnare alle fanciulle, deve essere quella, che in un libretto a parte stampato in Roma nel 1718. si vede, ed ivi anche possono leggersi alcune regole pel vivere quotidiano delle Maestre, le quali essendo stabilite dalla Serva di Dio col consiglio di più uomini savi e di Roma, e di altrove, e per più anni messe in pratica sotto i suoi occhi, non è convenevole, che senza ragione le Maestre da quelle si dipartino. Aveva Rosa cominciato a scrivere regole più distinte, e distribuite in più capi pel vivere santo delle — 68 — Maestre, ma non ebbe tempo di compirle; onde da quel suo principio, e da alcune sue lettere s'è ricavato quanto in breve si stamperà, piacendo al Signore, in un piccolo libretto intitolato: Istruzioni alle Maestre pie: ed io qui ne inserisco questo precisamente, cioè, che le Maestre nel loro vivere procurino imitare le perfezioni angeliche, per quanto sarà loro possibile: che necessitate a parlare con qualche uomo, parlino le più anziane tra le Maestre, e sempre accompagnate, mai sole: che procurino fra di loro parlare sempre di Dio , e delle cose a p partenenti all'eterna s a l u t e : finalmente, che nell'istruire nella dottrina cristiana non eschino dalla dottrina breve, e quella più copiosa del Card. Bellarmino, senza fare glosse, o interpretazioni di loro c a p o , e che non si aggiunga all'interrogatorio stampato nel predetto libretto cosa alcuna senza s a p u t a , e consenso del Direttore. 36. Avverto, che le ¡stesse Maestre, oltre quel che leggesi nella pratica stampata circa l'istruire le fanciulle nella d o t t r i n a , e nel timore di Dio, sogliono anche ad alcune fanciulle più capaci insegnare la maniera di fare la meditazione, e la fanno con esse per qualche breve spazio di tempo : anzi in alcuni paesi, dopo aver licenziato le scolare piccole, fanno restare le più grandi, e danno libertà d'inter- — 69 - venire a tutte le altre donne, quindi tutte assieme fanno qualche spazio d'orazione mentale con molto frutto di quei luoghi, ne' quali si pratica. Quanto alle qualità delle scolare da e lavori da apprendersi. ammettersi 57. Non esclude Rosa veruna fanciulla, o sia povera o sia ricca, o sia nobile o sia ignobile; anzi ella da principio propendeva ad a m mettere le sole povere, ed ignobili, ma fu avvertita dal suo confessore, che, siccome le poverelle meritano ogni servitù dalla carità c r i stiana pel bisogno, in cui si ritrovano; così le civili, e ricche meritano parimente l'istessa servitù pel b e n e , che possono fare in altre col loro esempio, qualora siano bene educate , e bene istruite. 58. Inoltre non si richiede per intervenire a queste scuole , che le scolare siano vestite pomposamente, ma bensì modestamente, onde fu una calunnia data a queste scuole la voce sparsa in qualche città, che non poteva intervenirvi chi non era vestita di seta : certo è , che Rosa fu sempre aliena dal cercare in tal ministero qualunque speciosità, o vanità, onde ella in una sua lettera concernente tal punto, dice: noti voglio fare belle e-omparse, ma prò- — 70 — curare col divino aiuto buona sostanza, e frullo di eternità. 59. Nè anche è necessario una determinata età nelle fanciulle, ma anche le piceoline, purché capaci d'istruzione, e non minori di sei anni si ammettono: queste però se non si accomodino all'uso della scuola, e disturbino le altre, sì rimandano alle lor case. 60. Possono alcune fanciulle stare a convivere con le Maestre in loro educazione, purché vi sia il consenso del Direttore, ed in tal caso queste devono a proporzione osservare il tenore di vita delle Maestre, devono vestire modestamente conforme al loro stato, senza o r namento di nastri in capo, o simili vanità, nè devono uscire senza la compagnia d'una delle Maestre. 61. Non si ricevono in queste scuole fanciulli, ancorché piccolini, nè pure per un sol giorno, ed in questo non voleva Rosa, che le Maestre si lasciassero persuadere l'opposto da veruno, nè dai superiori, nè dai p a r e n t i , nè dai benefattori ; anzi più tosto serrassero la scuola, che introducessero, e permettessero un tale abuso. 62. Le cose, che devono in tali scuole apprendere le fanciulle, sono queste : primieramente è leggere, giacché a tutte ciò insegnano le Maestre: inoltre ad alcune più capaci s'in- — 71 — segna anche a scrivere, ma in disparte dalla scuola, per non impedire il buon ordine, e le funzioni delle altre: in secondo luogo quivi si devono dalle scolare apprendere vari lavori donneschi, che s'insegnano, cioè far calzette, cucire , far merletti a piombino , e simili : non permettonsi però certi altri lavori, quali possono cagionare romore collo strepito, e distrazione , v. g. il tessere , o incannare la seta : siccome nè pure permettonsi quei lavori, che richiedono troppa applicazione, come sarebbe il recamare , o disegnare ( eccettuatane però qualche spezie di minore impegno), perchè questi tolgono , o almeno disturbano 1' attenzione dovuta ad apprendere la dottrina Cristiana, e ad ascoltare gli esempi de'Santi, ed altre massime di eternità, che di tanto in tanto vanno raccontando, ed inserendo le Maestre: in questo poi di non introdurre sirniglianti lavori s t r e pitosi, o di troppa applicazione, era Rosa così ferma, che in più occasioni avverte il non farlo, e si d u o l e , che in qualche luogo in parte si faccia: Questi lavori, essa dice, in apparenza paiono essere di decoro maggiore alla scuola , ma questo decoro appresso il mondo, o sminuisce, o leva affatto il decoro appresso Iddio: ciò che è d' impedimento al maggior bene non si conosce meglio, che da chi ne ha V esperienza. Finalmente deve in queste scuole, ed è il fine — 72 — di esse, apprendersi la Dottrina Cristiana , la maniera di fare orazione vocale, e mentale, la pratica degli atti delle tre virtù teologiche Fede, Speranza e Carità, l'importanza di fare le buone opere per salvarsi, l'odio, che deve aversi al peccato, ed in una parola il vivere cristianamente per morire santamente. S- IV63. Dato questo succinto ragguaglio delle scuole istituite da Rosa, resta, che avverta il lettore di due cose, cioè, prima di non maravigliarsi se Rosa era tanto ferma in non v o lere cambiare alcuni usi, o stabilimenti di q u e ste scuole, perchè essa diceva, non avendo mutato fine in queste scuole, che è la gloria di Dio, e la salute delle anime, nè anche muterò il proposto a tal fine , avendo coli' esperienza conosciuto quel che più o meno vi conferisca , ed aggiungo io, essendosi col lume domandato a Dio, e col consiglio d' uomini savi appresa a q u e l , che in tali circostanze di cose più vi conduceva : secondariamente di ben riflettere l'utilità d'un sì pio istituto, e l ' i m p o r t a n z a , che sempre più si dilati , e conservi: imperciocché non è credibile quanto anche in alcune persone civili regni l'ignoranza di quello, che è necessario a sapersi per ben credere, e bene operare: lo sperimentò Rosa in più occasioni. — 13 — In una città tra quelle , che andavano a lei ad istruirsi per cresimarsi, vi fu una giovane già maritata, quale interrogala, oltre ad altre cose, se sapeva , che cosa era 1' Ostia consacrata, che si adora sull'altare ? rispose : non lo so: al che replicando Rosa, è possibile, che non lo sappiate! E quando vi comunicate, che cosa ricevete ? Non lo so; tornò a replicare: e perchè dunque vi comunicate? Perchè disse, ella, vedo, che le altre si comunicano: allora soggiunse Uosa : Mia sorella, è possibile, che abbiate preso lo slato, ed il Sacramento del Matrimonio con questa ignoranza? Non sò qui, che cosa rispondesse, sò, che non era una povera contadina, ma persona molto civile, e di giudizio negli all'ari del mondo, ma niente ammaestrata nelle cose della F e d e , onde fu necessario istruirla molto bene , farle fare una confessione generale , e dipoi farla cresimare. 64. Più da stupire è il caso susseguente : trovavasi Rosa in camera di una gran dama già attempata, ed inferma a m o r t e : venivano a visitarla gran personaggi; e con tutti essa era cortese, e discorreva molto bene di cose indifferenti: volle Iddio, che dopo un lungo d i scorso fatto dalla dama con un signore, restasse Rosa sola con la inferma : allora si avvicinò al letto, e le disse, che facesse un atto di contrizione, un atto di fede, di speranza, e di ca- — 74 — rità: al che rispose l'inferma: E chi gli sa fare P Rimase attonita Rosa ad una tal replica, e non perdendosi d' animo : Orsù , disse , facciamoli assieme, e così precedendo Rosa, seguiva l'inferma in fare questi atti tanti necessari, e da lei in vita non appresi, sopra di che riflettendo Rosa: al vedere, dice, che una dama, la quale sapeva tanto bene esser cortese col mondo, in quel gran cimento di morte, trovavasi in una sì grande ignoranza, ed in conseguenza così sprovveduta per quel gran passo dal tempo all'eternità, confesso, restai inorridita, e sempre più animata ad impiegarmi in questo santo esercizio d'istruire le fanciulle. 65. Or di questi casi essendone succeduti non pochi a Rosa, ed essendo pur troppo evidente a chi si impiega nelle sante missioni, quanto frequente sia una simigliarne ignoranza in mezzo al cristianesimo , non può negarsi, che queste scuole aperte per insegnare a bell'agio ciò, che spetta alla nostra santa F e d e , siano una cosa di grande utilità ai popoli, e di gran servizio di Dio: certo è, che dall'istruire la tenera età delle fanciulle, in quanto richiedesi per ben credere, e ben operare, dipende in gran parte la buona, e santa vita de'fedeli, sì perchè la fede è il principio d'ogni santità, sì perchè assieme con le cose da credersi, si apprende ancora quel, che dee farsi, ed a qual — 75 — fine diriggersi il nostro vivere; il che è sommamente necessario ben capire negli anni teneri: tanto più che apprendendo bene le fanciulle le verità eterne, non solo esse dipoi nel matrimonio possono istruire la loro prole, ma anche presentemente, come s'è veduto in più luoghi , istruiscono le lor m a d r i , imparando queste dalle figliuole, ciò, che mai avean s a puto, o già aveano dimenticato: ed a tal proposito occorse un caso degno di memoria, scritto da Rosa istessa ad un Eminentissimo P o r p o rato. Una donna avendo avuto che dire con un altra , erasi risoluta d' ammazzarla , e mentre stava sul calore della collera, tornò dalla scuola la figlia d'otto, o nove anni d'età: questa sentendo, che la madre diceva risolutamente volere ammazzare la sua nemica, le disse: Oimè donna, mia madre, volete fare, come un'altra di cui ha raccontato un orribile esempio la Maestra P E raccontò tutto il fatto tanto bene, che fece tornare in buon senno la m a d r e , e perchè la fanciulla aggiunse, che avea già ella fatto un grave peccato con la volontà di fare un sì gran male, indussela a confessarsi, e dal confessore fu indotta a riconciliarsi con la sua rivale. Del che trovandosi poi molto contenta, non si saziava di benedire in queste scuole l'opera del Signore; onde è, che i sacri pastori quando hanno conosciuto l'istituzione di queste — 76 — scuole, hanno fatto a gara per ¡stabilirle nelle loro diocesi. 66. Nè devono queste scuole parere men necessarie, perchè Io zelo de'parrochi provvede alla necessità dell'istruzione richiesta nelle fanciulle colla frequenza de'catechismi; imperciocché, oltre l'essere non poche quelle fanciulle, specialmente civili, e nobili, che non si m a n dano, come dovrebbesi, alla chiesa da'loro g e nitori, per ivi ascoltare la dottrina c r i s t i a n a , v'è anche questo da considerarsi, che le fanciulle lasciando facilmente uscire di memoria ciò che hanno una sola volta a s c o l t a t o , e di cui sensibilmente non ne apprendono l'importanza; hanno in conseguenza bisogno, che più, e più volte si replichi loro lo stesso, acciocché abbiano una scienza stabile di quel che è necessario sapersi; or questo si ottiene in queste scuole, nelle quali ogni giorno si replicano le istesse verità, tanto che replicate più, e più volte per mesi ed anni ad una fanciulla, questa se ne impossessa, e diffìcilmente se ne dimentica. 67 P e r t a n t o , siccome le Maestre devono ringraziare il Signore, che l'abbia pigliate per istromento d'un esercizio sì utile, e sì santo; così preghiamo tutti lo stesso Dio, che voglia conservarlo, e promuoverlo a maggiore sua gloria. FINE DEL L I B R O PRIMO. — 11 — LI DUO SECONDO CAPO PRIMO Andata di Rosa a Roma, e fondazione di più scuole in quella città. 1. Questa nuova istituzione di scuole per istruire le fanciulle nella dottrina cristiana , erasi, come s ' è detto, già fatta conoscere in più diocesi, e specialmente fioriva in quella di Montefìascone, onde l'Eminentissimo Barbarigo Vescovo, neir andare, che faceva a Roma, raccontava alla Santità del Papa, ed agli altri Eminentissimi Cardinali il gran frutto, che ritraeva con un tal mezzo ne' suoi popoli : quindi è, che assunto al Pontificato nel 1700. il sig. Cardinale Gio. Francesco Albani col nome di C l e mente XI. questi siccome pieno di zelo, e desideroso di vedere specialmente in Roma col suo più bel lustro fiorire ogni virtù, e pietà, fra gli altri mezzi, che ad un tal fine pose in esecuzione, cominciò a pensare anche a questo delle scuole: in fatti nell'anno 1707. coli'opera de' P P . Pii Operari, chiamata una delle Maestre da Montefìascone, si aprirono in Roma alcune scuole, alle quali venne dipoi anche Rosa, ma non essendo ancora giunto il tempo, in cui _ <78 — il signore voleva stabilirvela, n' ebbe bensì ella un campo grande da meritare colla pazienza, non però corrispondente la messe alla fatica. Scrive in una sua la Serva di Dio al suo Direttore in tal guisa : Io qui non sò, che farmi: mi trovo come un ¡micino tra la stoppa... ed avendo la signora Maestra N. N. guidate le cose diversamente da quello che soglio far io, non mi pare possibile in alcuna maniera, che io adesso possa secondare questa condotta. Si andò tuttavia proseguendo 1 impresa per qualche tempo, il (piale servi di preliminare , e quasi d' istruzione a Rosa, per quello, che doveva dipoi o p e r a r e , siccome anche servì per scrivere le regole delle scuole, e farle stampare in un piccolo libretto, acciò si procedesse con un metodo stabile, ed uniforme. Ma non parendo a R o s a , che nella forma incominciata, benché per se stessa buona, potesse raccogliersi per mezzo suo tutto quel fruito, che coli' assistenza del divino aiuto erasi raccolto in altri luoghi , dopo essere ella più volte tornata a Viterbo, c di lì ritornata a R o m a , ammise finalmente alcune conferenze, e trattato di formare una, o più scuole, conforme alla sua idea; cooperarono a tal disegno molti uomini savi, e pii, come il P. Alessandro Bussi della chiesa nuova, il P . Curato della Traspontina, quale fu 1' Illiho Monsignor Oidi Vescovo degnissimo di Terracina , e Sezze — 79 — prelato di grande esemplarità, e saviezza, e sopra d' ogni altro l'Illmo sig. Abbate Giacomo degli Atti, il quale ricevendo gli oracoli immediatamente dalla viva voce di Sua Santità, si adoperò in maniera, che superate varie, e gravi diliicoltà, fattesi ad impedire un opera sì pia, ebbe alla fine la consolazione di vedere non solo coli'approvazione di quella corte, ma altresì con una pensione annua, conferita dalla Santità di N. S. Clemente XI. in sostentamento delle Maestre, stabilite in Roma più scuole sotto la direzione di Rosa, e conforme al suo metodo, già da gran tempo praticato in Viterbo. P e r tanto nell'anno 1712. aprì Rosa una scuola in Roma in una casa alle radici del Campidoglio, quale dipoi trasportò alla piazza di S . Marco, ed ora è trasportata all' arco de' Ginnasi, e non molto dipoi, come si dirà, se ne aprì un' altra alla Fontana di Trevi con altre Maestre fatte venire da Viterbo. Il concorso di fanciulle anche nobili fu subito molto numeroso; 1' edificazione poi delle Maestre, e la maniera d'istruire, comparve subito tale a quella gran città, che anche le dame già adulte gradivano di ascoltarle, ed il popolo tutto non con altro nome distingueva queste Maestre dalle tante, che ve ne sono in quella città, che col nome di Maestre Sante : dal che può bene raccogliersi l'esemplarità del loro vivere, e 1' utilità spirituale del loro ministero. CAPO SECONDO Della maniera di vivere, che in Roma osservò Rosa con le sue compagne. "2. Piacemi in questo Capo raccontare a minuto il tenore di vita, che osservò Rosa in Roma assieme con le sue compagne, acciò ognuno veda con quanta ragione questa santa città avesse in venerazione tali Maestre, e le distinguesse con un nome sì onorevole, qual'è l ' a c cennato di sopra: ogni mattina dopo quel breve, e moderato riposo che le permettevano le sue abituali indisposizioni, consacrava a Dio un ora e più d' orazione parte vocale, e parte mentale, avendo la sera avanti preveduta in qualche pio libro o del P. Luigi di Granata, o del P. Ludovico da Ponte ecc. la meditazione; dipoi se la stagione lo permetteva , andava alla vicina chiesa del Gesù, dove ascoltava due messe, e si comunicava, permettendovi quasi sempre una umile, e divota riconciliazione da qualunque confessore avesse ivi trovato, riserbandosi a conferire le cose della sua coscienza col suo Direttore che in Roma fu finché visse il P . Sparvieri, teologo della Sac. Penitenzieria, e dipoi altri di quei padri, riserbandosi, dico, a conferire con esso il venerdì, e la domenica: dalla detta chiesa tornava alla sua abitazione, dove era la scuola, e quivi tutta impiegavasi prima — 81 — in dare santi ammaestramenti alle fanciulle in comune, e dopo chiamandole in particolare, in istruire ciascuna nelle cose appartenenti al ben vivere, e ne' lavori proporzionati all' età ecc. 3. Il giorno dopo una parca refezione , o s' impiegava in qualche divoto ragionamento, e conferenza di spirito con le Commaestre, od educande, o leggeva qualche libro spirituale, o terminava qualche faccenda domestica; quindi di nuovo tornava alla istruzione, ed a m m a e stramento delle fanciulle fino all' ultima ora del giorno: inalterabile poi era in lei la pratica di esaminare più volte il giorno la sua coscienza, di recitare il santo Rosario, di soddisfare al debito delle preci prescritte per conseguire le indulgenze del Carmine , e della buona m o r t e , alle quali tre Congregazioni era essa ascritta; siccome non tralasciava mai ogni anno per otto, o più giorni ritirarsi in sante meditazioni a fare gli esercizi spirituali di S. Ignazio, osservando un perfettissimo silenzio, e raccoglimento. 4 . Renchè a dir vero può dirsi, che in tutto l ' a n n o facesse tali e s e r c i z i , se si riguarda il ritiramento, e 1' unione con Dio ; mentre non soleva mai uscire dalla sua abitazione, che per andare alla chiesa del Gesù nei giorni feriali, come s' è detto, ad ascoltarvi la Messa, e comunicarsi , e nei giorni f e s t i v i , e di vacanza ad udirvi inoltre la parola di Dio, e ad inter6 — 82 — venire all' esercizio ivi solito farsi il venerdì della buona morte. Il che non ammetteva altra eccezione, fuor che in caso raro di essere costretta a visitare qualche inferma per consolarla, o di trattare con qualche persona savia, e pia lo stabilimento , e la dilatazione delle scuole: in somma vivea così ritirata, che ella potè con verità scrivere al suo signor fratello: Tolto l' esercizio della scuola, per me Roma è un mezzo deserto a gloria di Dio , per il cui solo amore mi protesto starvi. L' unione con Dio ben si scorgeva dalla modestia di tutto il suo portamento : Nel camminare, dice un ragguaglio manoscritto delle sue azioni, era così modesta, che appena guardava la strada, per dove dare i passi, e tanto composta, che pareva eccedesse; il vestire dimesso, e totalmente coperto, veniva corrisposto da un parlare parco, sensato, r i spettoso, ed eguale alla sua umiltà, onde t e stifica un molto savio Ecclesiastico, io non mi ricordo di avere veduto, o udito da lei alcuna cosa, da cui non si scorgesse quanto ella stesse sempre ben composta internamente, ed esternamente, ma di ciò non poteva dubitarsi da chi osservava la medesima composizione delle fanciulle, che stavano alla sua scuola. 5. In questo istesso tempo della sua dimora in Roma, non lasciò la cura delle altre scuole già erette in varie parti dello stato ecclesia- — 83 — stico, ma a queste dava con lettere le opportune istruzioni, e ad alcune di esse si portava in persona col solo commodo d' un giumento a visitarle: parimente nell' istesso tempo procurò, ed ottenne la fondazione, come si dirà, di altre scuole ne luoghi baronali circonvicini a Roma. 6. Proporzionalmente al vivere esteriore di Rosa, era il vivere delle sue compagne: queste levatesi la mattina , dopo sette ore di riposo, si portavano unitamente all' oratorio della loro abitazione, e quivi dopo varie, e divote p r e ghiere, una di esse leggeva qualche meditazione della passione , novissimi , o altra simile materia fruttuosa, sopra la quale facevano tutte una mezza ora d'orazione, e nel fine, detto un Pater, ed un Ave, rendevano unitamente le dovute grazie alle tre Divine persone, con altre preghiere all' Angelo Custode, e loro santi Avvocati. Andavano a suo tempo ad ascoltare la Messa, confessarsi, e comunicarsi al Gesù, nè uscivano se non di raro di casa, ed allora con permissione di Rosa, e con intelligenza del loro padre Direttore, affine di visitare qualche loro parente infermo , o altro simigliante m o t i v o , non essendole permesso l'uscire per alcun altro fine, che non sia indirizzato a fine spirituale ed esercizio di carità, o di necessario ristoro. Nè uscivano mai sole, ma sempre decentemente — 84 — accompagnate : ¡1 vivere era in c o m u n e , per quanto lo stato loro permetteva, onde il lucro de' lavori si metteva in comune, senza che alcuna lo potesse appropriare per sè, ed una di loro, che era la Deputata, prendevane a proporzione de' bisogni, che occorrevano alla giornata, con saputa, e permissione di Uosa : nel pigliare il necessario sostentamento del cibo , una di quelle leggeva per un quarto d' ora in circa qualche libro divoto, ed ogni venerdì digiunavano in memoria della Passione del R e dentore: la sera poi prima d' andare a dormire adunatesi tutte di nuovo nell' oratorio domestico, prima recitavano alcune divote preghiere; dipoi facevan per un quarto in circa 1' esame della lor coscienza, e finalmente si domandavano perdono l una all'altra, e dicevano le litanie della Beatissima V e r g i n e , invocando i santi e sante loro Avvocati : dove notisi, che tutto questo era, oltre quelle orazioni, e pratiche di pietà, che esercitavano assieme colle fanciulle nella scuola, sicché a ben riflettere, la vita quotidiana di queste donne era un continuo trattare con D i o , o di Dio e per Iddio col suo prossimo, e però non è maraviglia se Roma subito facesse loro giustizia, chiamandole le Maestre sante. CAPO TERZO Come il Sommo Pontefice Clem. XI. ed altri gran personaggi ecclesiastici andarono a visitare la scuola, e sodisfazione che ne ebbero. 7. Spargevasi col tempo sempre più per Roma il buono odore di questa scuola; quindi è, che alcuni Prelati di quella corte, anzi ancora alcuni cardinali vollero vedere co'loro occhi ciò che udivano con tanta lode raccontarsi dell' ordine, metodo ed esemplarità di essa: tra questi Dell' anno 1 7 1 4 . fu il sig. Cardinale san V i tale, dipoi monsignor Battelli con un' altro Prelato, i quali tutti molto lodarono un tale pio esercizio, e particolarmente il detto sig. C a r dinale , che ivi si trattenne molto spazio di tempo, volendo ascoltare le fanciulle recitare la Dottrina cristiana, ed informarsi bene di tutto, concependo un gran desiderio, che una tale opera si stabilisse, e si dilatasse. L ' i s t e s s o desiderio non solo c o n c e p ì , ma anche a sue spese pose in esecuzione nella diocesi di Narni sua patria, 1' Eminentissimo Cardinale Giuseppe Sacripanti, il quale più volte e nel 1 7 1 5 . , e nel 171C. andò ad osservare questa scuola. In un altro tempo si viddero ben cinque Cardinali, tra' quali 1' Eminentissimo Paolucci, e 1' E m i nentissimo Annibale Albani nipote degnissimo di Sua Santità, portarsi unitamente alla scuola — 86 — di R o s a , e tutti restare molto edificati della modestia, e pietà, con la quale erano educate quelle fanciulle: non mancarono anche alcuni personaggi secolari , come 1' eccellentissimo Ambasciatore di Bologna n e l l ' a n n o 1 7 1 5 . , a volere partecipare dell' edificazione di questa scuola, portandovisi personalmente a vederla, ed anche questi ne uscivano benedicendo il Signore, che avesse ispirato a Rosa un opera di tanto frutto. 8. Restò finalmente questa pia opera grandissimamente onorata, e, dirò così, autorizzata dalla specialissima degnazione del Sommo Pontefice istesso Clemente X I . , il quale s' inchinò a visitarla in propria persona, ed a mostrarne la sua soddisfazione col vivo oracolo de' suoi encomi. La cosa passò in tal g u i s a : nell'anno 1 7 1 6 . udendo il suddetto Sommo Pontefice riferirsi da' Parochi, da' Prelati, e da' Cardinali il frutto di questa scuola , ed il buon ordine che in essa si teneva, risolvette volervi p o r t a t i s i personalmente, e così provarne quella consolazione, che il Santissimo P a s t o r e , che egli era, isperimentava nel vedere promuovere il servizio di D i o , ed insieme accrescere in chi lo promoveva quel fervore, che suol cagionare 1' approvazione, ed il gradimento di chi in terra sostiene le veci dell' istesso Iddio. P e r tanto mandò sul principio di detto anno ad in- —11— limare alla Maestra Rosa la sua venuta alla scuola per un tal giorno determinato : ma in questo essendo riuscita tardi la funzione, alla quale erasi prima portala Sua Santità; giunse ad usare quest' atto di straordinaria benignità, quale fu mandare in sua vece quattro signori Cardinali con la sua apostolica benedizione , e riserbarsi ad altro tempo l'intervenire in persona. 9. Ciò poi effettuò alli 8 . d'Ottobre dell' istesso anno: venne in tal giorno Sua Santità con tutto il solito treno della Maestà Pontifìcia, servita da otto Eminentissimi Cardinali, ed altri Illustrissimi Prelati, e Baroni, alla povera e pia scuola di Rosa: entrato in essa, e data la benedizione alle Maestre, e scolare tutte ivi genuflesse , si portò nell' oratorio domestico , dove fece alquanto di orazione avanti l'immagine della B B . Vergine: dipoi andato alla sala della scuola, e postosi a sedere in una sedia ivi già preparata, ammise al bacio dei sacri piedi le Maestre, ed ordinò loro, che facessero i soliti esercizi della scuola, e le solite istruzioni, come se il Papa non vi fosse presente. Animata da un tal comando Rosa principiò, seguendo sino al fine tutto l'esercizio quotidiano della Dottrina cristiana b r e v e , dipoi da due fanciulle si disputò intorno il primo articolo del Credo della dottrina grande del B e l l a r m i n o , ed altre due — 88 — disputarono sopra il terzo comandamento con tanto piacere di Sua S a n t i t à , che terminato l'esercizio, richiamò di nuovo Rosa al bacio dei sacri piedi, e dandole con singolare dimostrazione d'affetto la sua benedizione, disse, che già da gran tempo avea concepita molta stima di tali scuole, ma se le accresceva allora, avendo di presenza veduto, ed udito tutto ; con queste scuole, aggiunse parlando alla medesima Rosa, voi ci santificherete Roma, quindi chiamato a se Monsig. Ronaventura suo elemosiniere, l'incaricò sostituire di mano in mano simigliami scuole a quelle, che mancassero : perchè soggiunse , con le scuole fatte in tal guisa , era egli aiutato a soddisfare alle proprie obbligazioni ; proseguì poi con somma degnazione a dire , che si ricordava ciò , che gli avea riferito di queste scuole il signor Cardinale Rarbarigo già vescovo di Montefiascone, e che vedeva in effetto, quanto ragionevolmente ne esaltasse l'utilità ; che sarebbe espediente introduce in ogni diocesi, e che le respettive c o m u n i t à , siccome pagavano i medici per la salute dei c o r p i , così avrebbero dovuto dare il convenevole per tali scuole, affine di provvedere alla salute delle anime: rivoltandosi poi ai signori Cardinali, raccomandò loro il p r o curare un sì gran bene, dove avessero potuto. 10. Finalmente essendosi espresso, che egli — 89 — avrebbe sempre protetto queste scuole , anzi essendo disceso a questo , di ringraziare più volte la Maestra Rosa, ammise di nuovo al bacio de'sacri piedi tutte le altre Maestre con le Educande, fece distribuire una medaglia di fìlograna d'argento a tutte le scolate, e dopo un'ora e mezza in circa da che eiasi degnato entrare nella scuola , tutto consolato , e contento di vedere in Roma introdotta un opera sì salutevole, con dare a tutte di nuovo la sua apostolica benedizione se ne partì. 11. Non p a r e v a , che potesse darsi dimostrazione maggiore di stima da un Pontefice verso queste scuole, che la qui finora esposta, e pure trovò che aggiungervi la clemenza d'un sì degno Vicario di Cristo, imperciocché la mattina seguente in attestato della consolazione speciale ricevutane il giorno avanti, mandò una medaglia più grande di iìlograna alle cinque Maestre, ed a Rosa mandò di più una corona con la benedizione in arliculo mortis. 12. Può il lettore da questo raccogliere, se debbano queste scuole aversi in conto di cosa molto utile, e rilevante al servizio di Dio, mentre non solo i prelati , vescovi e cardinali , ma l'istesso Vicario di Cristo, cui spetta di discernere ciò, che sia pernicioso, o salutevole all'ovile del Signore, tanto le commenda, e le esalta. — 90 — CAPO QUARTO Come si aprisse una seconda scuola in Roma alla fontana de' Trevi, e come vari baroni Romani la stabilissero ne'loro feudi. 13. Una sola scuola, per utile che ella fosse a Roma, non poteva fare isperimentare il suo utile che a p o c h i , r e s p e t i v a m e n t e a quella metropoli, appunto per questa qualità, perchè era sola: quindi è, che lo zelo dell'Eminentissimo signor Cardinale Giuseppe Sacripanti, inerendo ai pii sentimenti di Sua Santità, pensò a moltiplicare queste scuole per Roma ; ito pertanto all'udienza di Nostro Signore, gli rappresentò, che essendo egli il pastore universale delle anime, e provvedendo così bene, non solo alla sua città di Roma , ma alle parti anche più lontane del cristianesimo, convenivagli usare speciale sollecitudine per la parrocchia, in cui è situato il palazzo apostolico del Quirinale, cioè la parrocchia de'Ss. Vincenzo, ed Anastasio alla fontana di Trevi, e che però sarebbe stato bene far qui aprire una scuola, conforme a l l'idea della Maestra Rosa. Gradì sommamente a Sua Santità una tal proposta, ed incontanente diè ordine, che si aprisse quivi una nuova scuola per le fanciulle sotto la direzione di Rosa: si procurasse casa opportuna, e si dasse congruo assegnamento alle Maestre, come di fatto — 91 — fu eseguito con gran f r u t t o , ed utilità spirituale di quel rione nell'anno 1716., e dura lino al giorno d'oggi. 1 4 . Al vedere il bene, che da queste scuole proveniva in Roma, s' invogliarono alcuni dei più pii Raroni romani a volerla nei loro feudi circonvicini, e per tacere delle scuole stabilite in alcuni luoghi baronali prima delle due dette scuole di Rosa aperte in Roma, come nell'anno 1 7 1 0 . in Carbognano, dove tale fu il gradimento di quel popolo, che udivansi con gran tenerezza le donne andar pubblicamente benedicendo Iddio, che avesse loro mandato chi insegnerebbe loro a salvarsi, per tacere, dico, di tali scuole; dopo lo stabilimento di queste di Roma, l'eccellentissima, e piissima casa Rospigliosi ne fondò una in Zagarolo, dipoi un altra in Gallicano, l'eccellentissimo Duca Odescalchi ne pose una in Rracciano, una alla R i c cia l'eccellentissima principessa Chigi, 1 ' E m i nentissimo vescovo d'Albano il signor Cardinale Paolucci ne volle una in Albano, siccome una in S. Oreste l'Eminentissimo Altieri: a P o ^ i o Mirteto nella Sabina quella comunità a sue spese ne stabilì u n a ; siccome un altra se ne stabilì in Magliano., e particolarmente nella città di Narni il sig. Cardinale Sacripanti ne volle una, quivi Sua Eminenza comprò la casa della R . Lucia da Narni, ed in quel, dirò così, — 92 — Santuario collocò la scuola, avendola prima fornita di m o b i l i , e d' ogni altro bisognevole la liberalità, e lo zelo dell' istesso Eminentissimo: in questa città essendo insorto qualche disturbo a cagione della scuola, rescrisse in tal proposito Rosa, che non si prendessero fastidio de'rumori, che faceva il comune nemico, perchè non erano cose nuove , dove erano state altre scuole : non so q u e l , che ella in ciò volesse esprimere ; forse accennava non essere cosa nuova, che le altre Maestre solite a far scuola per lo prezzo giustamente dovuto al merito della lor fatica , al vedere il calo delle loro scolare, e delle altrettante mercedi, che c o n seguentemente ad esse mancano, non essere , dico , cosa nuova , che urtino contro queste Maestre, quali gratuitamente insegnano, e le respinghino, dove in fatti, o in parole possino, sino a cacciarle fuor delle scuole: certo è, che così avvenne , allorché il patriarca S . Ignazio introdusse le scuole gratis per i giovani, come riferisce il Bartoli nell'Italia ecc. 15. Da Roma , come ho già riferito delle altre scuole, così di queste avea Rosa tutta la più attenta sollecitudine , né v' avea diligenza giovevole ad aiutare le Maestre in quest'opera, c h e , conforme alle sue forze , non 1' usasse : scriveva ad esse opportuni avvertimenti, ne esigeva le informazioni della quantità, e del mi- - n — gliorarsi le fanciulle e nella perizia d e ' l a v o r i , e nella scienza della Dottrina cristiana, visitava in persona di tanto in tanto le istesse scuole, e quella tenuissiina sanità, clic avea, tutta la impiegava in coltivare questa, come ella diceva, piccola vigna del Signore. CAPO QUINTO Sua ultima infermità, e morte in Roma. 16. Veduto che abitiamo, qual sia stata la vita di R o s a , e come tutta la sua maggior parte la spendesse iu promuovere, mediante 1' esercizio della scuola, il santo timor di Dio nelle fanciulle, tempo è ormai , che vediamo il suo felice passaggio all' altra vita , e come Iddio l'andasse disponendo per l'eterna ricompensa della sua gloria. Fin dall'anno 1 7 2 4 . cioè quattr' anni in circa prima del suo morire, talmente le si aggravarono le sue abituali indisposizioni , che molto di rado usciva di casa, dichiarata già inferma d' una etisìa senile , e sebbene ciò non ostante , essa procurasse di non isminuire punto la solita applicazione alla scuola , e gli esercizi suoi propri di pietà ; tuttavia il male spesso la costringeva al letto, dove e co' fatti, e con la voce dava salutevoli insegnamenti di cristiana pazienza, d'umile rassegnazione al divino volere, senza potere in — 94 — altro attendere al giovamento de'suoi prossimi, che era stato lo scopo principale del suo vivere. Verso il fine dell'anno 1 7 2 7 . avvicinandosi sempre più il termine de'suoi giorni, volle il Signore farsele sentire più vicino, con parteciparle più pieno, e più colmo il calice delle amarezze, quindi è, che non solo pigliò maggior forza il male, onde la Serva di Dio per tutti quei sei mesi, quanti appunto ne scorsero fino alla morte, dovette giacere in letto; ma inoltre si trovò così desolata, e così arida , che non isperimentava più alcuna consolazione spirituale , dalla quale venisse in alcuna parte allegerita l'infermità, ed il patimento del corpo. 17. Era invero una compassione l'udirla raccontare a chi doveva quel s u o , dirò c o s ì , puro p a t i r e , ma insieme era una ben grande edificazione l'intendere quanto fosse in ciò rassegnata al divino volere, e quante sante industrie usasse per iscuotere il suo animo, ed innalzare la sua mente a Dio: una di queste sante industrie fu, rappresentare alla sua immaginativa il mondo tutto , come un gran c i r c o l o , nel di cui centro essa si trovasse, ed osservasse in ogni parte offerirsi la vittima immacolata nel sacrificio della M e s s a , conforme al vaticinio di Malachia: in omni loco sacrificatur, et offertur nomini meo oblatio munda. Con tale rappresentanza fissando la sua m e n t e , ella si —19— compiaceva di tanta gloria, che in ciò davasi a Dio, ed offeriva tutti quei sagrificì, tutte quelle Messe al Signore, afline <1 i onorarlo, come suo primo principio, ed ultimo line, ed affine di guadagnare dal cielo una pioggia copiosa di benedizioni in quel suo ultimo spazio di vita. Questa maniera di sollevarsi a Dio in quella grande aridità, e desolazione , essa chiamava: il cerchio massimo, e frequentemente, anzi abitualmente in quei sei mesi la praticava, sperimentandone non piccolo sollievo, e consolazione: e fu osservato, che qualche tempo prima della sua morte, una mattina con i l a r i t à , e sommo gaudio chiamò a sè una delle compagne, la quale accorsa, uscì Rosa in queste voci: 0 cerchio massimo ! O cerchio massimo ! or perchè sotto tal similitudine, soleva Iddio scoprirle i misteri della divinità s u a , e del suo infinito amore ( c o m e essa ¡stessa avea detto al suo padre spirituale) fu creduto, che in tale occasione, specialmente Iddio le se c o m u n i casse. 18. All'udirsi parlare della morte, tutta si ravvivava pel desiderio, che avea d'unirsi col suo amato bene, le disse un giorno il suo c o n fessore, che pregasse Iddio, acciò le rendesse la sanità, affine di più servirlo , ed ella : Oh padre, rispose, io mi trovo tanto inchiodata nella divina volontà , che non m'importa nè — 96 — morte, ne vita: voglio vivere quanto egli vuole, e voglio servirlo quanto a lui piace, e niente più! Replicando poi il padre , che servandosi più lungo tempo il Signore , si acquista più merito, a cui corrisponderà più gloria , e più amore in cielo di quell'infinito bene; uniforme a se s t e s s a , ripigliò la Serva del Signore : lo non voglio più gloria di quella, che vuole Iddio, che io abbia , nè voglio più vedere, ed amare di quello, che vuole Iddio essere veduto, ed amato da me. 1 9 . Appressossi intanto la festa della Apparizione di S . Michele, di cui Rosa era divotissima, ed il male sempre più accrescendosi, diede motivo al suo confessore, ed a'medici di c r e d e r e , che in breve fosse ella per passare all'altra vita, onde opportunamente giudicò il suo confessore, (che in tal tempo era il Padre Gio. Carlo Senapa della Compagnia di Gesù) di procurare, che Rosa fosse munita de'Sagramenti, come lo stesso avea antecedentemente procurato, che Rosa istessa dichiarasse con scrittura autentica per mano di Notaro, chi delle Maestre bramasse sostituita in sua vece ad avere la sollecitudine, e sopraintendenza alle scuole: difficilmente era venuta ad un tal passo R o s a , parendole per sua umiltà non essere al caso per tale elezione, tuttavia per ubbidienza s'indusse a tale dichiarazione, quale — 97 — concepita a forma d'un testamento, e sigillata, fu pubblicata dopo la sua morte, ed è del tenore seguente. IN E DELLA E DI NOME GLOKIOSA TUTTA LA DI DIO SEMPRE CORTE VERGINE MARIA CELESTE. Io Rosa Venerini, nata in Viterbo, trovandomi vicina a partire da questo mondo, e portarmi, se sarò degna, a godere del mio creatore, essendo sana di mente, benché inferma di corpo, protesto, come, essendo vissuta sempre nella santa fede cattolica romana, voglio in questa morire, e desidero, che l'ultimo mio respiro sia invocar Gesù crocifisso, nel cui preziosissimo sangue pienamente confido, immergendo in esso tutte le mie colpe, e tutte le mie opere buone, perchè quelle si scancellino, e queste divengano meritorie di vita eterna. E perchè delle cose temporali non ho cosa alcuna da lasciare, essendomene affatto spogliata, da che il mio Dio mi chiamò a questo stato di Maestra Pia, in cui mi ritrovo, però mi rivolgo con tutto il mio spirito a voi mie dilette figliuole, e sorelle, che aiutata mi avete a propagar la gloria divina nell'esercizio delle Scuole Pie alle fanciulle, quale Dio Signor nostro mi ha dato grazia d'introdurre in molti paesi, servendosi di me, come si servì della mascella dell' asino in. 7 — 98 — mano di Sansone. E in primo luogo benedicendovi tutte, già che tutte vi porto in mezzo del cuore, con questo scritto mentre non posso in voce, sfogo con voi i sentimenti dell'anima mia. Ah ! se volete esser sempre da Dio protette, corrispondete alla vocazione, che egli vi ha dato. Vincete la propria volontà , e le naturali repúgname, con mantenere costantemente le vostre regole, perchè queste coli'esperienza ho veduto, che troppo sono necessarie nell' arte distratta, e pericolosa, in cui siete. L'orazione mentale non la lasciate mai in ogni giorno, che questa è l'alimento dell'anima per conservarsi alla giornata. Siate sempre lontane dal trattare nou comini , quali mai per qualunque accidente non riceverete in casa, ne per dormire, nè per mangiare; e se per qualche affare debba talor qualcuno introdursi, non si faccia, se non che per mera necessità, e sempre in luogo, dove siano molte assieme. Vi prego, che siccome Vabito del corpo deve esser sempre in tutte l'istesso, cioè nero, e composto, così il fine dell' operare sia in tutte sempre il medesimo, cioè attendere con ogni diligenza alla propria salute, e insieme attendere a quella de'prossimi, coll'usare tutta la carità, e pazienza nell'insegnar e alle fanciulle, col mezzo dei manuali lavori, le massime della santa fede, la dottrina cristiana, e i buoni costumi , instruendo ugualmente che le altre, le - 99 — più povere, e le meno civili, anzi queste con più amore, che le altre. Siccome fuori di casa non dovete andar mai sole per l'onestà , così in casa sia in tutte voi un amore scambievole, amandovi tutte come sorelle, e servendovi ancor coll'opera l'una coli'altra, quando così porta il bisogno; e a quest'unione, e carità .gioverà molto l'insistere, che il confessore sia l'istesso per tutte le Maestre di ciascuna scuola , che fomenterà ancora in tutte quel zelo ardente, che in ciascuna di voi io tanto desidero. Inoltre, perchè al bene stabile di tutta l'opera è necessario, che ci sia un capo, al quale spetti correggere i difetti, che possono occorrere, rimuovere gli abusi, che si possono introdurre, fondare or questa, or quell'altra scuola, secondo che il Signore si degnerà di aprire nuovo campo alla messe, ammettere a questa, e quella all'abito di Maestra, e cose simili; perciò dichiaro a tutte esser mia volontà, che seguita la mia morte sia sostituita in luogo mio, per correggere i mici difetti, in grado di Superiora a tutte la signora Chiara Candalari, quale stimo nelle presenti circostanze, essere la più idonea n questo impiego. Onde siccome prego lei ad accettarlo, così prego tutte per le viscere ili desìi di obbedirla con tutta la sommissione; con persuasione certissima, che obbedendo a lei, obbedirete a Dio stesso, quale già disse: chi sente voi, sente me. — 100 — Orsù carissime in Gesù Cristo pregate tutte l'amoroso Signore per questa povera anima mia, ancor per vostro interesse, perchè se avrò la sorte d'andarlo a godere in cielo per mezzo del suo preziosissimo sangue, come spero, non lascerò mai di ricordarmi di voi, e di supplicarlo istantemente per .la vostra eterna salute. Tanto ho giudicato di dirvi con questo scritto, fatto per altrui mano, e da me non potuto nè pure sottoscrivere per la debolezza del braccio, e perchè siate tutte più certe, esser questi i miei idtimi sentimenti, avendo qui fatto il presente segno di croce (ero -{- ce) alla presenza di due persone qui sottoscritte, faccio rogare il presente foglio per mano del signor Gio. Antonio Berilli Notaro Capitolino in Campo Marzo, a cui lo consegno, in forma d'un quasi mio spirituale testimonio chiuso, e sigillato, acciocché da nessuno prima della mia morte, si sappia questa mia ultima volontà, con dare ampia licenza, che dopo essa sia questo aperto, e se ne mandi a ciascuna scuola una copia. A rivederci in cielo. Dalla casa di S. Marco di Roma questo dì 27 Gennaro 1728. Io Francesco Antonio Scipioni fui testimonio, e vidi fare il suddetto segno di croce. Io Onorato Bosio fui testimonio, e vidi fare il sopraddetto segno di croce , e conforme più — 101 — diffusamente apparisce per li detti atti del B e rmi al quale, etc. 20. Quanto più si avvicinava Rosa al suo passaggio all'eternità , tanto più si tratteneva in santi affetti verso il suo Dio, ed in tenere invocazioni de' suoi Santi Avvocati. Aveva un immagine di S . Michele presso al suo I e t t o , ed a questo gran principe della celeste milizia indirizzava frequentemente le sue preghiere, quasi presaga, che appunto nella sua festa dovea rendere l'anima al suo creatore. 21. Dissi quasi presaga, perchè non mancarono degli indizi, da'quali potè congetturarsi averle Iddio comunicato intorno alla sua morte, espresso antecedente avviso dal cielo. Uno degli indizi fu, che essendo essa assistita con tutta attenzione dal suo già nominato confessore, ed essendo visitata da molti, e diversi religiosi, ad uno solo determinatamente, qual fu il Padre Pietro Benedetti della Compagnia di Gesù, fece istanza, che volesse assisterla nell'ora del suo morire, ed appunto in quel giorno, in cui morì, andato dopo una lunga assistenza il suo ordinario confessore alla casa professa, per ritornare in breve ad usare 1' istesso atto di carità alla moribonda, vi sostituì in sua vece il P. Benedetti per quel breve intervallo non credendo, che fosse per succedere in quel tempo — 102 — novità a l c u n a ; ma ito il P . Benedetti a l l ' i n ferma, tra poco la vide in agonìa: ed esso assistette all'ora del suo passaggio, conforme ne era stato da Rosa pregato. 22. Ai sette dunque di Maggio giorno p r e cedente alla festa di S . Michele verso le ore 22 dell'anno 1728 in giorno di venerdì, come essa avea tanto desiderato in memoria della passione del Redentore , dopo avere ricevuto tutti i S a g r a m e n t i , fra le preci della Chiesa, con cui si raccomandano a Dio le anime nella loro partenza, e fra le orazioni delle altre Maestre ivi genuflesse dando gli ultimi aneliti, rese la sua anima al suo creatore, in età di 72. anni riposandosi in pace, come piamente può credersi, nelle sue braccia. 23. F u portato l'estinto corpo alla Chiesa del G e s ù , dove le Maestre aveano già eletta la lor sepoltura, quivi collocato avanti la cappella di S . Ignazio, di cui la Serva di Dio avea procurato sempre copiarne in sè le virtù , ed imitarne in prò degl'altri lo zelo, vi stette esposto la domenica finché si cantò la messa di requie, con tal concorso di persone intorno ad esso, chi per baciarne le mani, chi per toccarlo con le corone, chi per pigliarne qualche p i c cola parte delle vesti; che bene iscorgevasi la stima universale, quale tutti avevano della sua v i r t ù , e santità. F u poi sepolto il cadavere — 103 — chiuso in una cassa di legno con una iscrizione in lamina di piombo, che denotava il suo nome, e cognome, ed officio esercitato di M a e - * stra, per imprimere nelle fanciulle il santo timore di Dio coll'istruzione delle cose spettanti alla santa fede. 2 4 . Tale fu la vita, e morte di Rosa V e nerini viterbese, donna in vero dotata di rare prerogative, e di cui più volte disse l'Eminentissimo Barbarigo, non averne conosciuta nella prudenza, e nella Sodezza dello spirito una pari: degna perciò che rimanga alla memoria degli uomini, e che in essa si ammiri la grandezza di Dio, che infirma eligit, ut fortia confundat. • v W1 H|FOI;;ü'j !Í IÌIIJJ no%flii.T>i |(j . > >•«>' " i " '»«to . -ou/ouh li jv/ft!o«.')f): -od') «oilutohj i(> finfrdfjl ni * -..O); ¡[ il) oJüli'j'io .-•> oí.')-> m ,oniot»à<p$ J i . -i) o l i l i : ! li oU(lÌ? t JMlil .|I[')ll QT)1U; u-(rt»( M U I-JXIßLTONA '•>•«)!) O L M > OIIOÌAII'I! ¡ I(U) NID ¡ÍÍTVIOÍU ,')f)')1 ninna «iíis -oV (ROLL O'iAi>lb IT> O) LOIN iiliìJob OYÜIV JÌUJÌ or»/ i'ii ) . OLNT ').''• i' »natlilüíri O : ÚÍ) ilio/ Iii in), if) O ,'ftljúíl fll(jí') .! V ÎO ) •)!;. . /};' ••! üi'lßlj lililí oIi'iiíj'i oll')?, •; : .JF. ít.inon < • jO'i.'Víij JfttU'I^M i.lbit il/y,.') R.I'IIIU.'IUI «UH N ••• U Q4¡) 6( >V.<; IMI , • OMOIMI*«;)- rJ i m i m u ; ¡a jüUí \\m ; p éib CJj-'m • o !.'«'ffi()i/ Qih <oi(í ií> — 105 — LIBRO DELLE SUE TERZO VIRTÙ PIÙ PROPRIE. CAPO PRIMO Della sua gran carità verso Dio. 1. La carità verso Dio fu tale in Rosa , quale a p p u n t o conveniva in una d o n n a , che abbandonato il mondo, erasi dedicata s p o n t a n e a m e n t e ad un impiego così laborioso, qual'è quello dell'educare le fanciulle, per questo solo motivo t a n t e volte da lei espresso di piacere a Dio, ed inviare molte anime a Dio. Certo «'•, che se il fuoco del santo amore discuopresi dalle vampe, che manda il cuore, non poteva essere, che grande , ed accesa in Rosa quella fiamma, che la faceva bene spesso prorompere in tenerissimi affetti verso il suo bene. 2. Scrive essa in una sua al suo Direttore in tal guisa: 0 padre, la misericordia del nostro Dio è molto maggiore della mia viali zia, spero nella sua gran bontà, che un giorno sarò tutta sua, e non cercherò altro, che il suo gusto, e la sua santa grazia, fìn'ora questo è il mio desiderio: questo è il mio tesoro nascosto, che io cerco; ma non so ancora ben valermi de'mezzi, — 106 — che mi dispone il Signore : basta io non diffido ecc. In altra occasione, trovandosi obbligata ad una impresa di suo gran controgenio, e patimento. Purché, dicea si dia gusto a Dio, tutto mi è caro, se non altro io spero, unite queste indigenze del mio spirito agl'infiniti meriti del mio Salvatore, dare qualche soddisfazione alla divina giustizia da me tante volte con i miei gran peccati oltraggiata, e vilipesa. Questo gran desiderio di piacere unicamente a Dio, facevala stare cautelatissima per non concedere p u n t o all'amor proprio, nè anche qualor trattavasi di promuovere l'onore di Dio; quindi è, che dovendo un personaggio Eminentissimo parlare alla Santità di Clemente XI. in commendazione delle scuole, affine di promuoverle, scrisse Rosa al suo Direttore dicendogli : Lo raccomandi al Signore, acciò assista alla sua lingua, e parli, e dica ciò, che è per ridondare a maggior gloria di Dio, e trattenga il suo ferventissimo zelo dentro i limiti del santo suo volere. 3. Procedeva un tal amore da una cognizione ben v i v a , che essa aveva del singolare beneficio fattole dal Signore in soffrirla tanti anni, e non mandarla all' inferno; onde p a r e v a l e , come essa istessa lasciò r e g i s t r a t o , che quando a n c h e , come meritava per le sue ingratitudini, ve la volesse m a n d a r e ; quel t e m p o , — 107 — in cui ne la t e n e v a fuori, t u t t o lo dovesse impiegare in a m a r e , e servire la sua infinita bontà, e perciò a t u t t o si offeriva, purché non p e r desse la sua divina grazia, e lo pregava, che non si fidasse mai di lei, stata così trascurata in custodire, e trafficare i suoi doni; protestavasi, che voleva sopra ogni altro dono stimare sempre il donatore, e che il dar gusto, e piacere a lui, sarebbe stato tutto il suo desiderio. 4. Perchè poi chi a m a , gusta di sentire parlare , e parlare dell' amato , le sue delizie erano parlare con le compagne, con le fanciulle, con chiunque dovea essa t r a t t a r e della bontà infinita del suo Dio, del merito, che ha d' essere servito, delle misericordie, che ci ha usato: in verità è un accendersi nel santo amore di Dio il solo leggere le sue lettere, le quali scritte a diverse persone in occorrenza delle scuole , in t u t t e parla con una tenerezza indicibile delle divine perfezioni , e si d u o l e , che siano così poco conosciute, ed amate: quando poi incontravasi con qualche anima infervorata di Dio, non sapeva distaccarsene per udirne i santi ragionamenti, e vedevasele nel volto la gioia, che provava nell' ascoltare le lodi di Dio. Fin dal principio del suo risolversi a vita migliore in Viterbo , accompagnavasi con alcune divote donne, che morirono poi in stima di serve del Signore, e con esse passava le ore in santi di- — 108 — scorsi delle cose appartenenti alla salute delle anime, ed a Dio. E r a nell'istessa città in c o n cetto di gran virtù un tal frate della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, istituita già dalla B. Giacinta Marescotti, ed attesta una delle compagne di Rosa, che era una maraviglia il sentire ambedue parlare di Dio , qualora in luogo opportuno s'incontravano. Nell'ultima infermità, che ebbe in Roma tra le amarezze della malattia mortale, e le desolazioni ben grandi del suo s p i r i t o , non v' era altra maniera di farla alquanto sollevare, che mettendo qualche discorso di Dio, e dava s e n s i bilmente nell'esterno mostra del gradimento , che ne provava nel suo interno. Andò un giorno a trovarla inferma la signora principessa Santa Croce, con cui Rosa parlò a lungo t e m p o delle cose di D i o , senza mai dimostrare a f f a n n o , o patimento, quando poi fu introdotto da quella eccellentissima signora un discorso indifferente forse per sollevarla ; subito perdette ogni v i gore, come se fosse aggravatosele notabilmente il male, e temendo appunto di questo la principessa, fulle suggerito sotto voce da una M a e stra, che Sua Eccellenza ripigliasse il discorso di Dio: lo fece, ed incontanente Rosa ripigliò lena, e forze come prima, del che restò edificatissima quella divotissima principessa. 5. Nè ad un tale amore di Rosa verso il — 109 — suo bene mancava ciò, che ne è la c a r a t t e r i stica più vera, voglio dire, una perfetta c o n formità al volere divino. In ogni avversità, in ogni cosa di suo disgusto, subito si consolava, sapendo, che Iddio così voleva: trovavasi una volta in una grave, e lunga tribolazione, per la fondazione incominciata d'una scuola, ed impedita da varie occorrenze; ella tanto fu l o n tana dal turbarsi, o prendersela con quelli, che la i m p e d i v a n o , che anzi scrisse al suo D i r e t tore così: Dell'affare ancora non ne ho saputo niente, non però mi dispiace ciò, che piace a Dio, anzi adoro il suo giusto volere in qualsivoglia cosa, se a lui piacerà consolarmi, sia benedetto, e se vuole tenermi ancor perplessa, sia ugualmente benedetto. Più però fece scorgere questa sua gran conformità al divino volere in due fatti, de'quali ciascuno avrebbe trafitto ogni animo ancor virile: aveva ella da principio come si è detto, fondata la sua prima scuola in Vit e r b o , la quale di già fioriva e di numero, e di qualità di scolare; or portatasi essa ad incominciare una nuova scuola in Montefiascone, tal zizania sparse il demonio tra le Maestre rimaste in Viterbo, che disunitesi ed indispettitesi contra di lei, prima stabilirono abbandonarla, dipoi formarono un'altra scuola vicinissima alla sua: facendo, come suol dirsi, altare contra altare, e conducendo via quasi per forza alcune zitelle — 110 — dalla scuola di Rosa. In tal frangente resa ella assente consapevole del t u t t o , e nel suo r i torno postole in vista un tal operare men proprio; mostrò un animo a t u t t o superiore, niente t u r b a t o , ed in t u t t o rassegnatissimo a quel D i o , che p e r m e t t e talvolta cose tali per c a varne poi f r u t t o maggiore, come seguì nel caso presente dopo qualche tempo per misericordia del Signore. 11 fatto che siegue, è anche m a g giore argomento della sua gran rassegnazione al divino beneplacito. Si ricorderà il l e t t o r e , come dicemmo nella prima parte , quante fatiche di viaggi, quante industrie usò Rosa, per fondare in t u t t a la diocesi di Montefìascone non una, non due, ma più, e più scuole, cooperando allo zelo mai bastevolmente lodato dell ' E m i n e n t i s s i m o R a r b a r i g o , che voleva ogni anno fossero da lei visitate, e che da lei nelle istruzioni, e disciplina domestica dipendessero: certo è, che ella le rimirava, come piante novelle per mezzo suo collocate nella vigna del S i g n o r e , e come tali t e n e r a m e n t e le a m a v a , essendoci troppo connaturale affezionarci a quelle opere di pietà, di cui ne f u m m o l ' i s t r o m e n t o , o per promuoverle o per incominciarle. O r piacque al Signore, che dopo la m o r t e dell' Eminentissimo Rarbarigo fosse in necessità Rosa di lasciare ogni cura di queste s c u o l e , e che un'altra con retto fine, ma con diverso — Ili — sistema, ne avesse la totale immediata direzione. P u ò ognuno conoscere essere stato questo un colpo da amareggiare grandemente il suo cuore; e pure riguardando Rosa tutto ciò , come disposizione adorabile di quel Dio, a cui solo d e siderava piacere, niente mostrò di pena, niente di afflizione, solo pregava l'istesso Iddio, che volesse da questo ancora cavare la sua gloria. Dirò anche di più: il colpo più a m a r o , che provasse Rosa per sua confessione, fu la morte del P a dre Ignazio Martinelli suo Direttore, da cui nelle sue risoluzioni, ed esercizio della scuola dipend e v a , e da' consigli del quale veniva consolat a , animata e s o s t e n u t a ; e pure presagendole, come si dirà, da Roma la m o r t e , così gli scrive: Non ho avuto fin'ora verun'altra cosa tanto da me stimata , e gradita da farne un sacrificio a Dio, riè penso in tutto il tempo di mia vita dover avere mai simil vittima, ma ad un Padre divino, come il nostro, che tutto ci ha dato, e tutto con se stesso ci vuole ridare in sua casa nel suo regno, si devono tutti i sacrifìci senza riserva, come per sua misericordia sento disposto a fargli il mio cuore in questa previsione ecc. quando voglia un tal sacrificio. E d infatti portossi in maniera, che ben dimostrò il piacere, che ella avea nel piacere di Dio. 6. Chi poi era sì conformato al divino v o l e r e , non poteva non odiare al sommo il p e c - — 112 — cato, e procurare d'impedirlo con ogni sforzo ancor negli altri. P e r tal fine Rosa intraprese l'educazione delle fanciulle, alle quali s t u d i a vasi imprimere bene nella m e n t e quella gran massima : Mai nulla contro Iddio : e perchè l'esperienza di vari luoghi le insegnava, quante offese del Signore impedissero queste s c u o l e , essa sempre ardeva di desiderio di dilatarle, intraprendendo con grave suo incomodo lunghi viaggi, per offerirle ai Vescovi nelle loro diocesi, ed ai baroni ne'loro feudi, né curandosi della mortificazione, che alle volte venivale per la ripulsa, contentissima d'ogni fatica, strapazzo ed oltraggio , purché avesse la sorte di porre quest'argine in qualche città, terra, o castello contra le insidie del d e m o n i o , e la corruttela del inondo. Inoltre tanto dispiacere provava dal sapere le offese, che si facevano al Signore, che questo alle volte le accresceva le infermità e la faceva stare notabilmente male. Ciò f u specialmente osservato nel carnevale : in tal t e m p o essa era regolarmente con malattie, ed appena cominciava il santo digiuno della q u a resima , subito si rimetteva in salute : ne f u interrogata dalla cagione da una sua confidente, ed essa ingenuamente rispose, che ciò proveniva dalla considerazione dei peccati, che contro il sommo Bene in tal t e m p o più che in altro, dagli uomini si commettono. Uguale a questo — 113 — amore del suo Dio era la s p e r a n z a , che avea nella sua divina misericordia , e nel suo potentissimo aiuto. Abbandonata da quasi t u t t e le compagne in Viterbo, una di esse un giorno le disse le grandi speranze, che ricevevano da una pia signora f u t u r a ereditiera d ' u n ricco patrimonio, di volerle lasciare una pingue fondazione per la lor scuola, allora essa pigliato un crocifisso , lo portò vicino alla finestra, e tenendolo abbracciato con una mano, coll'altra accennò verso chi sperava nelle promesse di quella s i g n o r a , e disse, che ella solo sperava in Gesù Crocifisso. In Montefiascone, sul procinto di portarsi alla fondazione d ' u n a scuola per ordine di quell'Eminentissimo B a r b a r i g o , ricevè lettere da Viterbo, che stava ammalato assai il suo signor fratello: il signor Cardinale esibì il comodo per portarvisi a vederlo, ma essa ricusò d'andare, perchè, disse, la mia andata non reca giovamento a mio f r a t e l l o , ma se per servire a Dio mi privo di questa c o n solazione , e g l i , che può quanto v u o l e , potrà dargli la sanità. Iddio mostrò gradire questo atto, e questa confidenza, m e n t r e in breve il detto suo fratello f u sano: non lasciandosi mai il Signore vincere di cortesia. 8 — 114 — CAPO SECONDO Della sua gran carità verso il prossimo. 1. Da questa accesa carità di Rosa verso Iddio , ridondava quella carità singolare , che ella sempre ebbe verso il suo prossimo. Subito che in Viterbo diè principio a quel suo n o t a bile miglioramento di vita, impiegossi a servire con somma accuratezza una povera vecchia inferma, forastiera, abbandonata da t u t t i , e così piena di schifosissimi animaletti , che quanto metteva a tutti di compassione, altrettanto cagionava d'abborrimento: ella l ' a n d a v a a trovare in sua casa, le portava delle limosine, l'imboccava, e diligentissimamente la ripuliva, con maraviglia di chi l'osservava, tanto generosamente superare ogni nausea , ed ogni fetore: nè ciò durò solamente per qualche settimana, o m e s e , ma per dieci anni c o n t i n u i , quanti ne sopravvisse quella buona vecchia, che non sapeva abbastanza ringraziarla di t a n t a carità, e benediceva Iddio , che fra t a n t e miserie l'avesse provista d'una sì amorevole benefattrice. Una simigliante caritatevole assistenza di Rosa nella infermità, benché non accompagnata da tale umile servitù , isperimentolla per più anni la sua prima compagna nell'istruire la scuola, la quale giacendo abitualmente in — 113 — sua casa ammalata d ' e t i s i a , era da Rosa più volte la settimana, e per qualche t e m p o ogni giorno o prima, o dopo la scuola visitata, p a r tendosi essa dalla sua abitazione con una c o m pagna, ed andando a consolare quella poverina, che molto sollievo riceveva dall'affabile ragionamento di Rosa. Nell'ammalarsi , che faceva qualcuna delle sue Commaestre , è incredibile quanto fosse ingegnosa in trovare t u t t e le m a niere per recarle consolazione. In Soriano stando inferma una sua c o m p a g n a , ella , benché occupata nell'incominciamento di quella riuova s c u o l a , quasi mai faceva , che stasse sola , e non ostante la sua p o v e r t à , trovava non solo il necessario per quella, ma ancora ciò che potea apparire delizioso: suo costume poi ordinario era in Viterbo mandare alle povere inferme della città ogni regaluccio, che. ad essa venisse fatto, e nei tempi, che avanzavano dalla scuola, andarle a v i s i t a r e , e consolarle con istraordinaria amorevolezza. Sentendo, che una signora era caduta in gran miseria, e povertà; ella si privò per molto tempo del p a n e , che dovea mangiare, e lo mandava a quella; intanto essa si sostentava con qualche tozzo di p a n e , che le scolare lasciavano per la scuola. Più volte non avendo che dare a'poveri, gli dava il suo fazzoletto, e f u osservato, che volentieri m u tava i suoi a b i t i , per dare a' poverelli quelli — 116 — già usati. Intendevasela con la zitella, che serviva in casa, e per mezzo di questa mandava secretamente il suo desinare a' p o v e r e l l i , che stavano alla porteria del Gesù. Un giorno le sue compagne dissero, che non conveniva falla limosina ad un certo povero arrogante , e che sempre dava d'impaccio ad esse , quando andavano alla Chiesa : anzi a questo bisogna f a r l a , disse loro R o s a , perchè gli altri poveri sanno domandare, e così saranno forse proveduti, questo non sa domandare, e resterà forse abbandonato. 8. Oltre il visitare, e provedere alle inferm e , e povere, era tutta a t t e n t a a consolare le afflitte; ed in questo esercizio di carità, pareva dotata da Dio d'una ammirabile destrezza, ed attitudine, onde è, che il suo confessore la m a n dava a quelle o secolare, o religiose , che si trovavano in qualche tribolazione, e ne restavano molto alleggerite dalle loro afflizioni. Testifica una delle sue compagne, che più volte ita ai monasteri per parlare a qualche religiosa o tribolata per la mancanza de' suoi livelli, o non contenta nella sua v o c a z i o n e , la lasciava t u t t a rassegnata, e disposta a perseverare con allegrezza nello stato intrapreso. Vi fu in Vit e r b o una signora vedova, la quale avendo molti figliuoli, uno di essi sedotto dai cattivi c o m pagni, e datosi ad una vita cattiva, giunse a — 117 — r u b a r e , e nascondere in propria casa il furto, senza che ne avesse alcun sentore la madre ; risaputosi ciò dalla giustizia, e fatto il perquiratur in casa di detta signora , fu trovato il corpo del delitto: ognun bene intende qual confusione ne avesse quella onoratissima signora: certo è, che cadde in una sì profonda m a l i n conia, ed in una tale quasi disperazione, che non sapeva darsi pace, nè v'era maniera da farle prendere cibo, o ristoro. Il P. Martinelli mandò Rosa alla casa di detta signora, e tanto essa seppe dire, che alla fine quella si rassegnò al divino volere , accettò dalle mani del Signore quella umiliazione , e sopportò con pazienza 1' altro grave colpo costretta a soffrire, della condanna di quel suo figliuolo alla galera. Un altra d o n n a , trovandosi in punto di m o r t e , non sapeva accomodarsi a tal passaggio, e quasi se la prendeva con Dio, che volesse toglierle la vita; vi andò Rosa una, e più volte, ed in modo le parlò, che la lasciò consolata, o disposta al divino beneplacito. 9. Benché a dir vero la carità di Rosa verso il suo prossimo spiccava noli' aiutare le anime a salvarsi con le sante istruzioni, co' ragionim e n t i divoti , cogli avvertimenti opportuni , coi racconti delle maravigliose operazioni della divina provvidenza , e con le orazioni , e con mille altre pie arti da lei esercitate, special- — 118 — mente nel fare la scuola. Questo suo gran zelo della salute delle anime scorgevasi anche dalla gioia, che essa dimostrava in udire il f r u t t o , che riportavasi dalle sacre missioni, ed in vedere qualche sua scolara, addetta con ispecialità, alla virtù. Scrive ella piena di giubilo al suo confessore le virtuose azioni di alcune in generale, e singolarmente d'una fanciulla; Riceviamo, dice , tanta consolazione dalla scuola, che contempera ogni altra amarezza: abbiamo alcune zilellette, che ci rapiscono con la modestia, coli'attenzione, e col desiderio d'approfittarsi delle virtù: ce ne è una fra le altre di fresco venuta alla scuola, la quale talmente s'è approfittata degli esercizi spirituali, che in essa si fanno, che già in casa propria si alza prima del solito per fare la sua meditazione, e fa i suoi proponimenti sodi, non da fanciulla, ma da provetta: io penso, che il Signore voglia far qualche bella, e straordinaria mostra della sua divina grazia ecc. P a r i m e n t e ad u n Cardinale t u t t a contenta essa disse: Qui in Roma ancora si fa del gran bene per mezzo di questa santa opera, e le fanciulle divengono Maestre delle loro madri, ed impediscono con le loro esortazioni molte offese a Dio. Io sommamente me ne rallegro, e ne benedico il datore d'ogni bene ad onore, e gloria del quale tutto s'indrizza. Così ella contentissima del bene spirituale del suo prossimo-