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MERCOLEDÌ 1 GIUGNO 2011
il Cittadino
Cultura & Spettacoli
Salvini alla prima da regista:
il baritono dirige “Rigoletto”
C O LT U R A N O
Nuova luce
sulla figura
di Fregoso
Nuova sfida per l’apprezzato cantante lirico lodigiano
In breve
OGGI ALLA BPL
Gospel all’auditorium
con le voci dei bambini
Tre istituti scolastici uniti da un’unica
passione, quella per la musica e il
canto: gli alunni e le alunne delle
scuole primarie De Amicis di Lodi e
Gramsci di Montanaso, accompagnati
dalle studentesse del liceo Maffeo Ve­
gio, saranno i protagonisti del concer­
to gospel in programma per le ore
20.45 di questa sera sul palco dell’au­
ditorium Bpl. Lo spettacolo, promosso
dall’associazione Cabrini Land Voice
con il patrocinio di Comune e Provin­
cia, è già stato proposta al pubblico la
scorsa settimana, in occasione del
“Festival della musica”, la rassegna
che ha coinvolto alcune scuole ele­
mentari del territorio: in quell’occa­
sione il coro aveva dato prova di otti­
ma preparazione, e tutto lascia sup­
porre che anche questa sera i circa
sessanta cantori riuniti in questa for­
mazione a voci miste confermeranno il
proprio talento. A dirigerli ci sarà il
maestro Carlo Rognoni, direttore arti­
stico dell’associazione, che li ha ac­
compagnati durante le prove svoltesi
durante tutto l’anno scolastico. In
scaletta, brani gospel e altre folk son­
gs di matrice afroamericana.
CASALE
Le scarpette di Codogno
in scena ai “Cappuccini”
Tradizionale appuntamento per il sag­
gio finale dell’anno accademico 2010­
11 della scuola di danza classica Ara­
besque di Codogno diretta dalla pia­
centina Nicoletta Passalacqua in pro­
gramma presso il teatro del Santuario
della Madonna dei frati Cappuccini di
Casalpusterlengo per questa sera alle
ore 20,45. La serata sarà presentata
dal maestro Mario Genesi e vedrà le
giovani ballerine dei diversi corsi di li­
vello differenziato della scuola di dan­
za classica Arabesque esibirsi in di­
versi pezzi Dal Lago dei cigni e “La
bella addormentata nel bosco” di
Ciaikowsky fino alla cavalleria rustica­
na di Mascagni e la Rapsodia in blu di
Gershwin per arrivare alla canzone di
Sergio Endrigo “Io che amo solo te”.
MUSICA
I Subsonica “ripartono”:
tour estivo dal 18 giugno
Dopo il tour primaverile che ha regi­
strato sold out in tutta Italia, 90mila
presenze per 11 date in 10 palasport,
i Subsonica ripartono che un tour esti­
vo che toccherà tutta Italia: la parten­
za del tour, che si concluderà a set­
tembre, sarà sabato 18 giugno a Ge­
nova, con il concerto gratuito offerto
da Fnac. Roma, Milano, Napoli, Pado­
va, Aosta, Ferrara, Viareggio e altre:
queste sono le date annunciate.
n Valentino Salvini veste i panni
del regista: il celebre baritono di
Castelnuovo Bocca d’Adda annun­
cia la sua prima esperienza alla re­
gia dell’opera Rigoletto attesa il 23
luglio a Sabbioneta (Mantova). L’ar­
tista lodigiano non solo canterà nel­
la straordinaria opera verdiana
ma, dietro le quinte, il baritono ca­
stelnovese di fama internazionale
sarà la mente dello spettacolo.
L’opera sarà portata alla ribalta
nella prestigiosa città d’arte di Sab­
bioneta, diventata patrimonio del­
l’Unesco. L’evento è in programma
il 23 luglio alle ore 21.30 presso la
piazza Ducale del comune di Sab­
bioneta con l’opera Rigoletto: musi­
ca di Giuseppe Verdi, libretto di
Francesco Maria Piave, regia di Va­
lentino Salvini, anche interprete
del Rigoletto insieme a grandi arti­
sti di successo.
Il baritono castelnovese non abban­
dona la scena ma osa e sceglie di os­
servare l’opera.
Salvini regista: perché Valenti­
no anche dietro le quinte?
«L’anno scorso mi sono incontrato
con un assessore del Comune di
Sabbioneta tramite l’onorevole Giu­
seppe Torchio e dopo l’esperienza
avuta a Mantova in Rigoletto, facen­
do da “cover” a Placido Domingo
per tre mesi, ho avuto modo di cre­
armi un bagaglio di esperienze con
il regista Marco Bellocchio, il diret­
tore della fotografia Vittorio Stora­
ro e il direttore di produzione Rai
Claudio Fizzardi, e ho scoperto un
mondo nuovo tramite la loro espe­
rienza raccontata di giorno in gior­
no. Così ho voluto giocarmi anche
questa carta, che spero sia vincen­
te».
Per la tua prima regia hai scelto
la località di Sabbioneta e il Ri­
goletto, perché?
«Lo scorso gennaio mi sono recato
a Sabbioneta per fare un primo so­
pralluogo sia nella maestosa piazza
Ducale e osservando tutta questa
ricchezza e cogliendo anche i fe­
steggiamenti dei 150 anni dell’uni­
ta’ d’Italia mi sono detto senza pen­
sarci due volte: qui andrebbe bene
Rigoletto, visto che Sabbioneta è la
città dei Gonzaga, patrimonio del­
l’Unesco e fa parte dei borghi più
belli d’Italia».
Dunque amore a prima vista per
Sabbioneta... E con il mestiere
del regista? È stato subito fee­
ling?
«Mi rendo conto che muovere per­
sonaggi principali, coristi e com­
parse sul palcoscenico non è assolu­
tamente facile e ci vogliono giorni
di prove per creare tutto lo spetta­
colo. Occorre guardare sopratutto
l’aspetto delle scene, la coreografia,
le luci, i costumi e il trucco, perché
è vero che per tutto questo ci sono
gli addetti ai lavori ma l’ultima pa­
rola è sempre del regista. Una volta
sistemato il tutto scenicamente en­
tra in campo l’orchestra»
Più emozionato per l’esibizione
come cantante o per il banco di
prova come regista?
« Sono doppiamente emozionato sia
come cantante che come regista».
È la tua prima regia ma pensi già
a esperienze future?
«Se ci saranno altre possibilità di
mettere a frutto questa esperienza
di regia sarò molto lieto e onorato,
ma intendo proseguire la mia stra­
da come cantante lirico ma ci terrei
a dire un’ultima cosa: in questo
mondo c’è sempre qualcosa dentro
di noi che scopriamo, a volte non
sappiamo neppure di avere certe ca­
pacità. Credo che il segreto per un
artista, come per qualunque altra
professione, sia credere in se stesso,
mettendo in gioco la propria espe­
rienza e facendola conoscere».
Sara Gambarini
Il poeta di
Colturano
Fregoso
Valentino
Salviini
in una foto
d’archivio
in una parte
recitata nel
“Nabucco”, il
baritono di
Castelnuovo è
approdato alla
regia: dirigerà
infatti il
“Rigoletto” in
quel di
Sabbioneta,
il prossimo
23 di luglio
CREMONA
I volti nascosti di Luttazzi nelle parole della moglie
n Tra i primi a portare il jazz in Italia, musicista,
compositore, presentatore tv, attore, Lelio
Luttazzi è stato anche scrittore. Un talento, quello
di narratore, che ha sempre tenuto segreto
nonostante abbia scritto cinque romanzi e diversi
racconti, apprezzati da Mario Soldati. A un anno
dalla morte, avvenuta l’8 luglio 2010, la moglie,
Rossana Luttazzi, ha deciso di svelare in
anteprima al Festival “Le corde dell’anima”, dal 3
al 6 giugno a Cremona, la sua passione per la
scrittura. «Lelio ­ dice Rossana Luttazzi ­ era un
buon narratore, aveva una grande passione per la
letteratura. Era un modo di curare le sue
depressioni e melanconie, per estraniarsi un po’.
Ha scritto cinque romanzi, diversi racconti e
sceneggiature ma, come in tutte le sue cose, era
eccessivamente autocritico, molto umile. Il suo
modo di scrivere rispecchiava il suo sguardo
attento e la sua elegante e acuta ironia che era il
suo modo di vivere la vita». Conservati con cura
dalla moglie, creatrice della Fondazione Luttazzi,
«questi scritti sono in lettura da alcuni editori.
Vedremo cosa accadrà, se li pubblicheranno» dice
Rossana Luttazzi. A leggere una scelta di racconti
inediti di Luttazzi sarà, il 4 giugno a Cremona, la
scrittrice Camilla Baresani, grande amica di
Lelio, in una sera speciale che vedrà, oltre alla
partecipazione di Rossana Luttazzi, del critico
musicale Dario Salvatori, l’eccezionale contributo
live del pianista Stefano Bollani con pezzi e
melodie del repertorio dei Luttazzi. Scrivere non è
stata una passione degli ultimi anni per Luttazzi:
«L’ho conosciuto alla fine del ‘75 e già si dedicava
alla scrittura, appena poteva si metteva alla
macchina per scrivere. Fra alti e bassi d’umore,
nei momenti buoni aveva un grande entusiasmo,
voleva trovare un editore ma poi non faceva nulla.
Era un atteggiamento artistico» spiega la signora
Luttazzi che con la Fondazione Luttazzi ha
promosso un premio intitolato al marito.
Settimana di saggi,
fra note e teatro,
per la “Gerundia”
n È partita lo scorso 21 maggio la
girandola di saggi che chiude l’an­
no scolastico dell’accademia Ge­
rundia di Lodi, diciotto spettacoli
di musica, canto e teatro per fe­
steggiare con studenti, insegnanti
e genitori il buon esito dei diversi
corsi offerti dall’istituto di via Be­
sana. Dopo le esibizioni degli al­
lievi di pianoforte, chitarra classi­
ca, chitarra elettrica, basso e bat­
teria, a cui si aggiungono l’happe­
ning organizzato in collaborazio­
ne con gli studenti del liceo arti­
stico Callisto Piazza e il musical Il
mondo di Patty, andato in scena la
scorsa domenica, il sipario si ria­
pre questa sera con il saggio degli
allievi del corso di canto.
Due gli appuntamenti della sera
successiva: il primo, alle ore 18 ve­
drà gli allievi del corso di canto li­
rico accompagnati da un piano­
forte e un violino, in serata invece
si terrà un concerto di flauto tra­
verso. Evento clou della settima­
na: l’allestimento del testo shake­
speariano Sogno di una notte di
mezza estate, portato in scena da­
Una recente esibizione nella sede dell’accademia “Gerundia” di Lodi (archivio)
gli allievi del corso di teatro con­
dotto da Luciano Pagetti, in pro­
gramma per le ore 21 di domenica
5 giugno nella Piazzetta della mu­
sica interna all’accademia.
La settimana successiva si apre
con una performance musicale
della Scuola diocesana e con un
saggio di danza sul palcoscenico
del Teatro del Viale (il 7 giugno),
poi qualche giorno di pausa per
permettere alla delegazione della
Gerundia di raggiungere gli ami­
ci della Scuola di musica di Co­
stanza, l’istituto con cui è gemel­
lata l’accademia lodigiana. Si ri­
parte il 13 giugno con un saggio di
canto e, a seguire, tre spettacoli di
danza, uno per ogni stile coreuti­
co, fino ad arrivare alla “Gerun­
dia rock night” di venerdì 17 giu­
gno, durante la quale verranno
esposti anche i lavori eseguiti da­
gli allievi del corso di pittura e di­
segno.
Si.Ca.
n «Questa pas­
sione loda Dio»:
ecco la traduzio­
ne italiana del­
l’iscrizione in ca­
ratteri gotici che
si trova all’in­
gresso di Palazzo Vecchio di Coltu­
rano, storico edificio che si presu­
me sia stato l’abitazione di Anto­
niotto Fileremo Fregoso, che verso
la fine del Quattrocento fu poeta al­
la corte di Ludovico il Moro. Il lette­
rato fu infatti feudatario di Coltura­
no e fu in questi suoi possedimenti
che si ritirò alla caduta degli Sfor­
za. La sua figura è stata rievocata
nella serata di sabato 28 maggio dal­
la Pro Llco locale, nel cortile del­
l’antica dimora che a suo tempo lo
ospitò.
L’edificio è stato acquistato nel 1986
dalla famiglia di Carlo Meloni, che
ha aperto la serata ricordando co­
me, fin da quando era bambino,
quella villa sia sempre stata un luo­
go perfetto in cui spalancare la por­
ta all’immaginazione e, per incenti­
vare in questo senso i partecipanti
alla serata, un gruppo di figuranti
in costume si è mosso tra le panche
accompagnato dalla musica cinque­
centesca de I toccati e in fuga, com­
posti dal maestro Gabriele Prinelli,
che si è esibito al flauto traverso, e
da Barbara Colombo, alla viola da
gamba. È stato invece Luciano Pas­
soni, componente del Gasl (Gruppo
amici della storia locale), a guidare
i presenti attraverso le vicissitudi­
ni occorse a Fregoso ed a ricordare
come la passione, a cui l’iscrizione
dell’ingresso di Palazzo Vecchio fa
riferimento, fosse probabilmente
quella per la letteratura.
Nei suoi scritti, Fregoso aveva in­
fatti descritto la sua casa di Coltu­
rano come un luogo che poteva
eguagliare la dimora di Apollo, per
l’alto livello delle attività culturali
che vi si tenevano. A chi si preoccu­
pava che quel suo ritiro agreste lo
tramutasse in uno zoticone, egli ri­
spondeva scrivendo, proprio tra
quelle mura, il poemetto Il Riso di
Democrito (1505), ad oggi posseduto,
oltre che dalla Biblioteca di Coltu­
rano, anche dal British Museum di
Londra e dalla Biblioteca Nazionale
di Parigi. Che nel Sudmilano avesse
soggiornato cotanto personaggio
era cosa già nota, ma anche nella
documentatissima tesi di Giorgio
Dilemmi (1976) si parlò generica­
mente di una villa situata tra Mila­
no e Lodi e fu diversi anni dopo che
un professore di Landriano, Massi­
mo Piacentini, scoprì che Fregoso
aveva abitato a Colturano, collabo­
rando nel corso di una ricerca pro­
prio con Passoni e con altri volonta­
ri della biblioteca locale. All’illu­
stre poeta è stata dunque attribuita
la dimora di Palazzo Vecchio, in
cui, in una delle stanze superiori, è
stato ritrovato lo stemma dei Frego­
so, mentre il suo volto ci è stato tra­
mandato da un dipinto di Bramante
della serie Gli uomini d’arme, ora
conservato nei magazzini della Pi­
nacoteca di Brera.
Carla Pirovano
Cd & Dvd
LEGGERA The Strokes, i “camaleonti”
CLASSICA L’oceano di Cristian Carrara JAZZ & DINTORNI Il blues dei lavoratori DVD “Silvio forever”, un ritratto
n E siamo a quattro. Con il nuovo
n Tuffate nell’umoralità medianica
n C’era anche lui all’appena trascor­
n Esce questa settimana in home
album Angles la band statuniten­
se degli Strokes varca il punto più
difficile della carriera. Qual è la di­
rezione? Qual è l’idea musicale di
base? Vendere? Evolvere musi­
calmente o fregarsene dei pregiu­
dizi di critica e pubblico? La rispo­
sta sta nel mezzo, la trovate in
dieci canzoni che cambiano pro­
fondamente sound e qualità pro­
duttiva rispetto al passato: un ma­
re sintetico di suoni intrecciato e timbricamente vario (grazie so­
prattutto alla recente avventura solista del leader Julian Casa­
blancas). Prendete You’re so right: un brano che ti spinge sopra
una sedia in bilico, un ritmo vertiginoso che ti si ficca in testa e
una voce “ubriaca” che ti catapulta in un inseguimento à la Star­
sky & Hutch. Il loro nuovo stile musicale segue strutture math
rock scritte sulla lavagna dagli Shellac con un tocco di Ottanta di­
pinto su t­shirt strappate dal tempo. Grazie a una produzione da
sogno, e canzoni solide e orecchiabili, gli Strokes si candidano co­
me camaleonti multicolor che vi faranno muovere la testa per tut­
to il 2011. Geniali.
Marco Ferrari
di Michelangelo Carbonara, affida­
te alla sua capacità di dare alla pa­
gina la carnalità del pensiero e del­
la nostalgia, le diciannove tracce
che Cristian Carrara dissemina nel
suo A piano diary, edito Incipit,
sembrano amplificarsi di una natu­
rale vena drammatica, narrativa,
avventurosa. Un viaggio squisita­
mente interiore su un oceano di
carta; tappe frammentarie di un
tutto che, forse, solo nel suo disegno complessivo saprà svelare
geometrie e senso, alla fine di questa moderna, volutamente di­
messa navigatio. Accanto a opere di ben altra mole e respiro tra cui
l’intensa Destinazione del sangue, il compositore friulano cede qui
alla tentazione del frammento diaristico, alla seduzione del cuore
messo a nudo in cui tutto entra in circolo, ogni colpo d’occhio è po­
tenziale materiale pronto a germinare e a levarsi al cielo: una goccia
di pioggia, il sublime timpano della cattedrale di Vézélay, l’affiorare
di un sentimento silenzioso. Più che nobile sottofondo, prezioso suggeritore di contrappunti alla vita e alle sue impercettibili epifa­
nie.
Elide Bergamaschi
sa edizione invernale del Lodi Blues
Festival. E a chi si fosse perso il giova­
ne cantautore milanese sul palco del­
le Vigne a febbraio, si ricorda la sua
ultima produzione discografica, tra le
più quotate segnalazioni di blues
“made in Italy” l’anno scorso. Ma
Blues for the working class (questo il
titolo) è qualcosa di più che un album
soltanto: è un progetto, coadiuvato
dall’Anmil (Associazione nazionale
mutilati e invalidi del lavoro), che intorno a un congeniale supporto stru­
mentale, avvita una serie di testi dedicati alla disoccupazione, alla perdi­
ta del lavoro, alle morti bianche e perché no, al grido di conquista dei pro­
pri diritti. Non potevano mancare allora all’ascolto un’insolita versione
della “springsteeniana” Factory stile Muddy Waters, o la famosa Eyes on
the prize, già di protesta nel folk americano. Il resto sono canzoni dello
stesso Tenca (The plant, Flowers at the gate, Spare parts per esempio)
tra rabbia e malinconia, testi in inglese assurti al rango internazionale
(per un lavoro candidatosi pure all’International Blues Challenge di Mem­
phis) e alcuni ospiti (da Mauro Severini dei Gang a Andy J. Forest). Con
lui la Working Class Band, per una tematica più che mai attuale.
Matteo Fratti
video, e la coincidenza con le elezio­
ni non sembra casuale, Silvio fore­
ver di Roberto Faenza e Filippo Ma­
celloni, scritto da Gian Antonio Stel­
la e Sergio Rizzo, note firme del
«Corriere della Sera». Protagonista
assoluto della pellicola, che si nutre
di un ottimo montaggio a incastri
con spezzoni di dichiarazioni origina­
li (Neri Marcoré doppia soltanto al­
cuni pezzi in cui l’audio è pessimo):
il Silvio nazionale. Ben prima di usci­
re ammaccato dalla recente tornata
elettorale, ma dopo gli scandali (leg­
gi: D’Addario, Noemi, Ruby) che hanno avvelenato l’arena politica,
questo originale documentario ricostruisce la parabola del protagoni­
sta indiscusso della Seconda Politica. “Il più grande piazzista che ci
sia al mondo” (copyright Montanelli) ha carisma e capacità da vende­
re, negli affari come nei palazzi: il film, così hanno dichiarato regista e
autori, non vuole essere una pellicola politica, piuttosto una dettaglia­
ta biografia non autorizzata. Di fatto, seppur con alcune lacune, forni­
sce uno spaccato non banale del nostro Bel Paese.
Francesca Amé
THE STROKES
Angles
RCA distribuzione, 2011
CRISTIAN CARRARA, A PIANO DIARY
Michelangelo Carbonara al pianoforte
Incipit, 2011
DANIELE TENCA
Blues for the working class
Ultratempo, 2010
SILVIO FOREVER
regia di Roberto Faenza,
Ad Hoc Film e Lucky Red, Italia, 2011
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Cd & Dvd - Luciano