31 MERCOLEDÌ 1 GIUGNO 2011 il Cittadino Cultura & Spettacoli Salvini alla prima da regista: il baritono dirige “Rigoletto” C O LT U R A N O Nuova luce sulla figura di Fregoso Nuova sfida per l’apprezzato cantante lirico lodigiano In breve OGGI ALLA BPL Gospel all’auditorium con le voci dei bambini Tre istituti scolastici uniti da un’unica passione, quella per la musica e il canto: gli alunni e le alunne delle scuole primarie De Amicis di Lodi e Gramsci di Montanaso, accompagnati dalle studentesse del liceo Maffeo Ve gio, saranno i protagonisti del concer to gospel in programma per le ore 20.45 di questa sera sul palco dell’au ditorium Bpl. Lo spettacolo, promosso dall’associazione Cabrini Land Voice con il patrocinio di Comune e Provin cia, è già stato proposta al pubblico la scorsa settimana, in occasione del “Festival della musica”, la rassegna che ha coinvolto alcune scuole ele mentari del territorio: in quell’occa sione il coro aveva dato prova di otti ma preparazione, e tutto lascia sup porre che anche questa sera i circa sessanta cantori riuniti in questa for mazione a voci miste confermeranno il proprio talento. A dirigerli ci sarà il maestro Carlo Rognoni, direttore arti stico dell’associazione, che li ha ac compagnati durante le prove svoltesi durante tutto l’anno scolastico. In scaletta, brani gospel e altre folk son gs di matrice afroamericana. CASALE Le scarpette di Codogno in scena ai “Cappuccini” Tradizionale appuntamento per il sag gio finale dell’anno accademico 2010 11 della scuola di danza classica Ara besque di Codogno diretta dalla pia centina Nicoletta Passalacqua in pro gramma presso il teatro del Santuario della Madonna dei frati Cappuccini di Casalpusterlengo per questa sera alle ore 20,45. La serata sarà presentata dal maestro Mario Genesi e vedrà le giovani ballerine dei diversi corsi di li vello differenziato della scuola di dan za classica Arabesque esibirsi in di versi pezzi Dal Lago dei cigni e “La bella addormentata nel bosco” di Ciaikowsky fino alla cavalleria rustica na di Mascagni e la Rapsodia in blu di Gershwin per arrivare alla canzone di Sergio Endrigo “Io che amo solo te”. MUSICA I Subsonica “ripartono”: tour estivo dal 18 giugno Dopo il tour primaverile che ha regi strato sold out in tutta Italia, 90mila presenze per 11 date in 10 palasport, i Subsonica ripartono che un tour esti vo che toccherà tutta Italia: la parten za del tour, che si concluderà a set tembre, sarà sabato 18 giugno a Ge nova, con il concerto gratuito offerto da Fnac. Roma, Milano, Napoli, Pado va, Aosta, Ferrara, Viareggio e altre: queste sono le date annunciate. n Valentino Salvini veste i panni del regista: il celebre baritono di Castelnuovo Bocca d’Adda annun cia la sua prima esperienza alla re gia dell’opera Rigoletto attesa il 23 luglio a Sabbioneta (Mantova). L’ar tista lodigiano non solo canterà nel la straordinaria opera verdiana ma, dietro le quinte, il baritono ca stelnovese di fama internazionale sarà la mente dello spettacolo. L’opera sarà portata alla ribalta nella prestigiosa città d’arte di Sab bioneta, diventata patrimonio del l’Unesco. L’evento è in programma il 23 luglio alle ore 21.30 presso la piazza Ducale del comune di Sab bioneta con l’opera Rigoletto: musi ca di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, regia di Va lentino Salvini, anche interprete del Rigoletto insieme a grandi arti sti di successo. Il baritono castelnovese non abban dona la scena ma osa e sceglie di os servare l’opera. Salvini regista: perché Valenti no anche dietro le quinte? «L’anno scorso mi sono incontrato con un assessore del Comune di Sabbioneta tramite l’onorevole Giu seppe Torchio e dopo l’esperienza avuta a Mantova in Rigoletto, facen do da “cover” a Placido Domingo per tre mesi, ho avuto modo di cre armi un bagaglio di esperienze con il regista Marco Bellocchio, il diret tore della fotografia Vittorio Stora ro e il direttore di produzione Rai Claudio Fizzardi, e ho scoperto un mondo nuovo tramite la loro espe rienza raccontata di giorno in gior no. Così ho voluto giocarmi anche questa carta, che spero sia vincen te». Per la tua prima regia hai scelto la località di Sabbioneta e il Ri goletto, perché? «Lo scorso gennaio mi sono recato a Sabbioneta per fare un primo so pralluogo sia nella maestosa piazza Ducale e osservando tutta questa ricchezza e cogliendo anche i fe steggiamenti dei 150 anni dell’uni ta’ d’Italia mi sono detto senza pen sarci due volte: qui andrebbe bene Rigoletto, visto che Sabbioneta è la città dei Gonzaga, patrimonio del l’Unesco e fa parte dei borghi più belli d’Italia». Dunque amore a prima vista per Sabbioneta... E con il mestiere del regista? È stato subito fee ling? «Mi rendo conto che muovere per sonaggi principali, coristi e com parse sul palcoscenico non è assolu tamente facile e ci vogliono giorni di prove per creare tutto lo spetta colo. Occorre guardare sopratutto l’aspetto delle scene, la coreografia, le luci, i costumi e il trucco, perché è vero che per tutto questo ci sono gli addetti ai lavori ma l’ultima pa rola è sempre del regista. Una volta sistemato il tutto scenicamente en tra in campo l’orchestra» Più emozionato per l’esibizione come cantante o per il banco di prova come regista? « Sono doppiamente emozionato sia come cantante che come regista». È la tua prima regia ma pensi già a esperienze future? «Se ci saranno altre possibilità di mettere a frutto questa esperienza di regia sarò molto lieto e onorato, ma intendo proseguire la mia stra da come cantante lirico ma ci terrei a dire un’ultima cosa: in questo mondo c’è sempre qualcosa dentro di noi che scopriamo, a volte non sappiamo neppure di avere certe ca pacità. Credo che il segreto per un artista, come per qualunque altra professione, sia credere in se stesso, mettendo in gioco la propria espe rienza e facendola conoscere». Sara Gambarini Il poeta di Colturano Fregoso Valentino Salviini in una foto d’archivio in una parte recitata nel “Nabucco”, il baritono di Castelnuovo è approdato alla regia: dirigerà infatti il “Rigoletto” in quel di Sabbioneta, il prossimo 23 di luglio CREMONA I volti nascosti di Luttazzi nelle parole della moglie n Tra i primi a portare il jazz in Italia, musicista, compositore, presentatore tv, attore, Lelio Luttazzi è stato anche scrittore. Un talento, quello di narratore, che ha sempre tenuto segreto nonostante abbia scritto cinque romanzi e diversi racconti, apprezzati da Mario Soldati. A un anno dalla morte, avvenuta l’8 luglio 2010, la moglie, Rossana Luttazzi, ha deciso di svelare in anteprima al Festival “Le corde dell’anima”, dal 3 al 6 giugno a Cremona, la sua passione per la scrittura. «Lelio dice Rossana Luttazzi era un buon narratore, aveva una grande passione per la letteratura. Era un modo di curare le sue depressioni e melanconie, per estraniarsi un po’. Ha scritto cinque romanzi, diversi racconti e sceneggiature ma, come in tutte le sue cose, era eccessivamente autocritico, molto umile. Il suo modo di scrivere rispecchiava il suo sguardo attento e la sua elegante e acuta ironia che era il suo modo di vivere la vita». Conservati con cura dalla moglie, creatrice della Fondazione Luttazzi, «questi scritti sono in lettura da alcuni editori. Vedremo cosa accadrà, se li pubblicheranno» dice Rossana Luttazzi. A leggere una scelta di racconti inediti di Luttazzi sarà, il 4 giugno a Cremona, la scrittrice Camilla Baresani, grande amica di Lelio, in una sera speciale che vedrà, oltre alla partecipazione di Rossana Luttazzi, del critico musicale Dario Salvatori, l’eccezionale contributo live del pianista Stefano Bollani con pezzi e melodie del repertorio dei Luttazzi. Scrivere non è stata una passione degli ultimi anni per Luttazzi: «L’ho conosciuto alla fine del ‘75 e già si dedicava alla scrittura, appena poteva si metteva alla macchina per scrivere. Fra alti e bassi d’umore, nei momenti buoni aveva un grande entusiasmo, voleva trovare un editore ma poi non faceva nulla. Era un atteggiamento artistico» spiega la signora Luttazzi che con la Fondazione Luttazzi ha promosso un premio intitolato al marito. Settimana di saggi, fra note e teatro, per la “Gerundia” n È partita lo scorso 21 maggio la girandola di saggi che chiude l’an no scolastico dell’accademia Ge rundia di Lodi, diciotto spettacoli di musica, canto e teatro per fe steggiare con studenti, insegnanti e genitori il buon esito dei diversi corsi offerti dall’istituto di via Be sana. Dopo le esibizioni degli al lievi di pianoforte, chitarra classi ca, chitarra elettrica, basso e bat teria, a cui si aggiungono l’happe ning organizzato in collaborazio ne con gli studenti del liceo arti stico Callisto Piazza e il musical Il mondo di Patty, andato in scena la scorsa domenica, il sipario si ria pre questa sera con il saggio degli allievi del corso di canto. Due gli appuntamenti della sera successiva: il primo, alle ore 18 ve drà gli allievi del corso di canto li rico accompagnati da un piano forte e un violino, in serata invece si terrà un concerto di flauto tra verso. Evento clou della settima na: l’allestimento del testo shake speariano Sogno di una notte di mezza estate, portato in scena da Una recente esibizione nella sede dell’accademia “Gerundia” di Lodi (archivio) gli allievi del corso di teatro con dotto da Luciano Pagetti, in pro gramma per le ore 21 di domenica 5 giugno nella Piazzetta della mu sica interna all’accademia. La settimana successiva si apre con una performance musicale della Scuola diocesana e con un saggio di danza sul palcoscenico del Teatro del Viale (il 7 giugno), poi qualche giorno di pausa per permettere alla delegazione della Gerundia di raggiungere gli ami ci della Scuola di musica di Co stanza, l’istituto con cui è gemel lata l’accademia lodigiana. Si ri parte il 13 giugno con un saggio di canto e, a seguire, tre spettacoli di danza, uno per ogni stile coreuti co, fino ad arrivare alla “Gerun dia rock night” di venerdì 17 giu gno, durante la quale verranno esposti anche i lavori eseguiti da gli allievi del corso di pittura e di segno. Si.Ca. n «Questa pas sione loda Dio»: ecco la traduzio ne italiana del l’iscrizione in ca ratteri gotici che si trova all’in gresso di Palazzo Vecchio di Coltu rano, storico edificio che si presu me sia stato l’abitazione di Anto niotto Fileremo Fregoso, che verso la fine del Quattrocento fu poeta al la corte di Ludovico il Moro. Il lette rato fu infatti feudatario di Coltura no e fu in questi suoi possedimenti che si ritirò alla caduta degli Sfor za. La sua figura è stata rievocata nella serata di sabato 28 maggio dal la Pro Llco locale, nel cortile del l’antica dimora che a suo tempo lo ospitò. L’edificio è stato acquistato nel 1986 dalla famiglia di Carlo Meloni, che ha aperto la serata ricordando co me, fin da quando era bambino, quella villa sia sempre stata un luo go perfetto in cui spalancare la por ta all’immaginazione e, per incenti vare in questo senso i partecipanti alla serata, un gruppo di figuranti in costume si è mosso tra le panche accompagnato dalla musica cinque centesca de I toccati e in fuga, com posti dal maestro Gabriele Prinelli, che si è esibito al flauto traverso, e da Barbara Colombo, alla viola da gamba. È stato invece Luciano Pas soni, componente del Gasl (Gruppo amici della storia locale), a guidare i presenti attraverso le vicissitudi ni occorse a Fregoso ed a ricordare come la passione, a cui l’iscrizione dell’ingresso di Palazzo Vecchio fa riferimento, fosse probabilmente quella per la letteratura. Nei suoi scritti, Fregoso aveva in fatti descritto la sua casa di Coltu rano come un luogo che poteva eguagliare la dimora di Apollo, per l’alto livello delle attività culturali che vi si tenevano. A chi si preoccu pava che quel suo ritiro agreste lo tramutasse in uno zoticone, egli ri spondeva scrivendo, proprio tra quelle mura, il poemetto Il Riso di Democrito (1505), ad oggi posseduto, oltre che dalla Biblioteca di Coltu rano, anche dal British Museum di Londra e dalla Biblioteca Nazionale di Parigi. Che nel Sudmilano avesse soggiornato cotanto personaggio era cosa già nota, ma anche nella documentatissima tesi di Giorgio Dilemmi (1976) si parlò generica mente di una villa situata tra Mila no e Lodi e fu diversi anni dopo che un professore di Landriano, Massi mo Piacentini, scoprì che Fregoso aveva abitato a Colturano, collabo rando nel corso di una ricerca pro prio con Passoni e con altri volonta ri della biblioteca locale. All’illu stre poeta è stata dunque attribuita la dimora di Palazzo Vecchio, in cui, in una delle stanze superiori, è stato ritrovato lo stemma dei Frego so, mentre il suo volto ci è stato tra mandato da un dipinto di Bramante della serie Gli uomini d’arme, ora conservato nei magazzini della Pi nacoteca di Brera. Carla Pirovano Cd & Dvd LEGGERA The Strokes, i “camaleonti” CLASSICA L’oceano di Cristian Carrara JAZZ & DINTORNI Il blues dei lavoratori DVD “Silvio forever”, un ritratto n E siamo a quattro. Con il nuovo n Tuffate nell’umoralità medianica n C’era anche lui all’appena trascor n Esce questa settimana in home album Angles la band statuniten se degli Strokes varca il punto più difficile della carriera. Qual è la di rezione? Qual è l’idea musicale di base? Vendere? Evolvere musi calmente o fregarsene dei pregiu dizi di critica e pubblico? La rispo sta sta nel mezzo, la trovate in dieci canzoni che cambiano pro fondamente sound e qualità pro duttiva rispetto al passato: un ma re sintetico di suoni intrecciato e timbricamente vario (grazie so prattutto alla recente avventura solista del leader Julian Casa blancas). Prendete You’re so right: un brano che ti spinge sopra una sedia in bilico, un ritmo vertiginoso che ti si ficca in testa e una voce “ubriaca” che ti catapulta in un inseguimento à la Star sky & Hutch. Il loro nuovo stile musicale segue strutture math rock scritte sulla lavagna dagli Shellac con un tocco di Ottanta di pinto su tshirt strappate dal tempo. Grazie a una produzione da sogno, e canzoni solide e orecchiabili, gli Strokes si candidano co me camaleonti multicolor che vi faranno muovere la testa per tut to il 2011. Geniali. Marco Ferrari di Michelangelo Carbonara, affida te alla sua capacità di dare alla pa gina la carnalità del pensiero e del la nostalgia, le diciannove tracce che Cristian Carrara dissemina nel suo A piano diary, edito Incipit, sembrano amplificarsi di una natu rale vena drammatica, narrativa, avventurosa. Un viaggio squisita mente interiore su un oceano di carta; tappe frammentarie di un tutto che, forse, solo nel suo disegno complessivo saprà svelare geometrie e senso, alla fine di questa moderna, volutamente di messa navigatio. Accanto a opere di ben altra mole e respiro tra cui l’intensa Destinazione del sangue, il compositore friulano cede qui alla tentazione del frammento diaristico, alla seduzione del cuore messo a nudo in cui tutto entra in circolo, ogni colpo d’occhio è po tenziale materiale pronto a germinare e a levarsi al cielo: una goccia di pioggia, il sublime timpano della cattedrale di Vézélay, l’affiorare di un sentimento silenzioso. Più che nobile sottofondo, prezioso suggeritore di contrappunti alla vita e alle sue impercettibili epifa nie. Elide Bergamaschi sa edizione invernale del Lodi Blues Festival. E a chi si fosse perso il giova ne cantautore milanese sul palco del le Vigne a febbraio, si ricorda la sua ultima produzione discografica, tra le più quotate segnalazioni di blues “made in Italy” l’anno scorso. Ma Blues for the working class (questo il titolo) è qualcosa di più che un album soltanto: è un progetto, coadiuvato dall’Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), che intorno a un congeniale supporto stru mentale, avvita una serie di testi dedicati alla disoccupazione, alla perdi ta del lavoro, alle morti bianche e perché no, al grido di conquista dei pro pri diritti. Non potevano mancare allora all’ascolto un’insolita versione della “springsteeniana” Factory stile Muddy Waters, o la famosa Eyes on the prize, già di protesta nel folk americano. Il resto sono canzoni dello stesso Tenca (The plant, Flowers at the gate, Spare parts per esempio) tra rabbia e malinconia, testi in inglese assurti al rango internazionale (per un lavoro candidatosi pure all’International Blues Challenge di Mem phis) e alcuni ospiti (da Mauro Severini dei Gang a Andy J. Forest). Con lui la Working Class Band, per una tematica più che mai attuale. Matteo Fratti video, e la coincidenza con le elezio ni non sembra casuale, Silvio fore ver di Roberto Faenza e Filippo Ma celloni, scritto da Gian Antonio Stel la e Sergio Rizzo, note firme del «Corriere della Sera». Protagonista assoluto della pellicola, che si nutre di un ottimo montaggio a incastri con spezzoni di dichiarazioni origina li (Neri Marcoré doppia soltanto al cuni pezzi in cui l’audio è pessimo): il Silvio nazionale. Ben prima di usci re ammaccato dalla recente tornata elettorale, ma dopo gli scandali (leg gi: D’Addario, Noemi, Ruby) che hanno avvelenato l’arena politica, questo originale documentario ricostruisce la parabola del protagoni sta indiscusso della Seconda Politica. “Il più grande piazzista che ci sia al mondo” (copyright Montanelli) ha carisma e capacità da vende re, negli affari come nei palazzi: il film, così hanno dichiarato regista e autori, non vuole essere una pellicola politica, piuttosto una dettaglia ta biografia non autorizzata. Di fatto, seppur con alcune lacune, forni sce uno spaccato non banale del nostro Bel Paese. Francesca Amé THE STROKES Angles RCA distribuzione, 2011 CRISTIAN CARRARA, A PIANO DIARY Michelangelo Carbonara al pianoforte Incipit, 2011 DANIELE TENCA Blues for the working class Ultratempo, 2010 SILVIO FOREVER regia di Roberto Faenza, Ad Hoc Film e Lucky Red, Italia, 2011