inserto mensile di Dirigente n. 6 -2014 DIRIGIBILE a cura di Thomas Bialas Segnali di futuro visti dall’alto #05 FUTURE MARKETING Facebook & Co. Gli errori delle imprese p. 3 FUTURE CAR L’auto che guida da sola resta sola? p. 3 FUTURE OFFICE CARTA CANTA? ANCORA PER POCO FUTURE MARKET ANDARE A RIMORCHIO DELLE NICCHIE INFOGRAFICA DEL MESE PER SOPRAVVIVERE, IL RETAIL DEVE OCCUPARE NUOVI SPAZI FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo L’INUTILE BLA BLA BLA Riunitevi in piedi, è meglio La prossima volta che vi convocano a un meeting rispondete con una fragorosa risata. Meglio un liberatorio “ah ah ah” dell’obbligatorio “bla bla bla”. È una vera e propria piaga che da sempre accompagna i piani alti delle aziende. Mi riunisco dunque sono, manager. Le tipologie sono molte (briefing, debriefing, kick off, team building ecc.) ma la sostanza non cambia: si perde tempo a detta dei diretti interessati. Non male se si pensa che il top manager passa il 90% del suo tempo in FUTURE BANKING Distruzione creativa: è il turno delle banche? p. 4 meeting di varia natura e il middle manager un buon 60%. Anzi, il paradosso è proprio questo: gli stessi manager che convocano le riunioni nei questionari sull’utilità dei meeting mettono nella maggioranza dei casi la crocetta su “perdita di tempo”. Qualcosa non quadra e non solo per l’eccesso di partecipanti. È che siamo rimasti fermi agli anni Ottanta e ancora prigionieri della cultura gestionale dell’impresa industriale fordista. Insomma, in passato perdere tempo in chiacchiere e pippe strategiche non era così grave... le cose andavano avanti quasi per inerzia. Su 40 ore settimanali 20 buttate nel cesso ci poteva anche stare. Non più oggi e non più nel futuro. In un’economia complessa il tempo (poco) va ottimizzato per progettare contenuti e soluzioni. Un buon esercizio può essere il meeting in piedi. Tiene svegli e facilita la concentrazione. Per portare a bordo il proprio team sui nuovi progetti basta e avanza un’ora. E poi tutti di nuovo al lavoro, quello vero. 2/3 FUTURE MONEY MONETA VIRTUALE PRODUCE PERDITA REALE Investire un milione di dollari (soldi veri) in Bitcoins (soldi “falsi”) e poi vederli svanire. Per forza: sono dei bit e non degli atomi. Molti investitori e imprese ci hanno rimesso delle belle cifre. Bitcoin arriverà (si dice) anche su Ebay e PayPal ma intanto i dubbi sulla criptomoneta restano. Truffe, riciclaggio di denaro sporco, attacchi speculativi e soprattutto informatici, fallimenti (il crack della piattaforma giapponese per scambio di Bitcoin, MtGox) e alla fine arresti eccellenti (per esempio il ceo di BitInstant e vicepresidente della Bitcoin Foundation). D’accordo, le stesse cose succedono nel mondo dell’economia reale (da Parmalat ai mutui subprime) quindi business as usual. La domanda però resta: che futuro ha Bitcoin? Per il Nobel dell’economia Paul Krugman sono un pacco, per i Silicon Valley addicted una rivoluzione. Vediamo. Per ora Bitcoin è stato soprattutto un gioco speculativo. Tra l’altro più aumentano le transazioni e più aumentano le esigenze di calcolo del sistema con un consumo energetico “mostruoso” (non basta una centrale nucleare per il fabbisogno). Il potenziale è interessante ma non certo per fare concorrenza a euro o dollaro. Può forse affermarsi per transazioni internazionali sostituendo l’oneroso (per i clienti) Western Union oppure come micropagamento per artisti e musicisti. http://www.youtube.com/watch?v=2T2Kqn5MmEI FUTURE MARKET ANDARE A RIMORCHIO DELLE NICCHIE Un rimorchio per bici made in Cina si trova a partire da 30 euro. Quello prodotto dall’azienda di Monaco di Baviera Hinterher a 497 euro. Ha senso? Sì se si punta sul sense making e se l’obiettivo per il 2014 è vendere 1.000 rimorchi a bikefreakers e amanti della qualità su due ruote. In un mercato globale di 7 miliardi troverai sempre una nicchia di 1.000 persone disposte ad acquistare un prodotto originale e personalizzabile. Questo piccolo esempio ci insegna anche un’altra cosa: che la tanto celebrata polarizzazione del mercato (premium o discount, o da una parte o dall’altra) è una semi bufala già andata a male. In FUTURE WORK È INIZIATA L’INVASIONE DEI ROBOTS Ne avevamo parlato ampiamente nel numero di marzo di Dirigibile con l’infografica dedicata ai white collar robots. Tre mesi dopo ne parla anche Repubblica con un pezzo a firma di Riccardo Luna. La notizia? Il patron di Amazon Jeff Bezos ha annunciato diecimila nuove assunzioni entro la fine dell’anno. Solo che non saranno uomini e donne ma robot. Diecimila robot magazzinieri per smistare le merci del category killer del commercio elettronico. Vantaggi ovvi: niente ferie, niente richieste, niente contratti e niente sindacato. Il paradiso del capitalista tecnologico è già in terra. Certo che alla fine i conti non tornano: se sempre più umani vengono sostituiti dalle macchine chi compra tutti i prodotti stipati nei magazzini automatizzati? Detto così suona un po’ eccessivo, ma la questione di ripensare il ruolo del genere umano (loro lavorano, noi riceviamo un reddito di cittadinanza “universale” e regaliamo il nostro tempo per attività utili alla collettività?). Anche perché Amazon è solo la punta dell’iceberg mediatico. La tecnologia intelligente o intelligenza artificiale abbinata a sofisticati software sta mutando in ogni ambito il lavoro, anche in quelli “meno appariscenti come www.viasto.com che propone colloqui di assunzione quasi automatizzati. http://www.kivasystems.com http://www.youtube.com/watch?v=qU4YMDJNzpg SO WHAT? Il nuovo si afferma solo quando è meglio o più efficiente del vecchio. Non è questo il caso. Non useremo la valuta digitale per pagare tasse o altro. Bitcoin è probabilmente solo una moneta di transizione o apripista come fu Altavista per i motori di ricerca. Poi arrivò Google. realtà gli operatori più ispirati si stanno riposizionando sfruttando nuove posizioni intermedie dove eccellere. Anche perché la spartizione del mercato tra lusso e primo prezzo più che una vera pratica è una teoria o, meglio, pericolosa dicotomia. Più saggio, come ha fatto la piccola azienda tedesca, è reinterpretare il moribondo mercato della fascia media con nuove formule e posizionamenti. Dunque da polarizzazione a ibridazione. È questione di sfumature. Radical cheap, cheap chic, cheap premium, premium, radical premium. Dimenticavo: Hinterher è cheap premium (esclusività allargata e accessibile a molte tasche) così come l’iPhone o i gelati Häagen-Dazs. http://www.hinterher.com http://www.youtube.com/watch?v=CvaRlQRJuKI DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO FUTURE MARKETING SOCIAL. GLI ERRORI DELLE IMPRESE Navighi in rete e vedi sopravvivere le vecchie pratiche invasive e odiose del marketing che fu: bombardare e coprire con banner e video il contenuto che stai leggendo. Chapeau per la perseveranza (che come sappiamo è diabolica). Rimediamo. Primo: puntare sul content marketing. Le imprese devono sfruttare Internet per dare informazioni e soluzioni concrete ai bisogni dei clienti. Il motivo? Come dimostrano le statistiche gli utenti digitano spesso su Google un problema e attendono come risposta una soluzione. Secondo: ogni social media richiede un linguaggio diverso: Twitter è più elitario mentre Facebook più piazza chiassosa. Terzo: abolire l’aggressività pubblicitaria. Ogni social media ha le sue regole. Su Instagram, per esempio, ci attendiamo belle foto e non coupon. Quarto: mai rifiutare a priori un nuovo social network. Per molti esperti Snapchat è solo l’ennesima stupidaggine da teenager ma intanto ci girano 400 milioni di messaggi al giorno. Quinto: il cliente è Re ma questa volta davvero. Fate come alcuni ristoranti americani che consentono al cliente d’inviare un feedback in tempo reale tramite il servizio Talk to the Manager oppure accettate contrattazioni sui prezzi come la piattaforma di matching consumatori-produttori kwizzme.com. http://www.smiirl.com https://talktothemanager.com http://kwizzme.com FUTURE OFFICE CARTA CANTA? ANCORA PER POCO Se siete stati in un tribunale allora sapete cosa significa essere sommersi da carta. Alcuni uffici sparsi negli angusti corridoi sono addirittura solo carta (manca lo spazio per ospitare il genere umano). È come un’eco dal passato perché il futuro è paperless. Non certo per la favola del minor impatto ambientale (anche il digitale impatta) ma per pura convenienza ed efficienza. Le nuove leve lavorano di default senza carta semmai il problema sono le vecchie leve “assuefatte” dalla carta. Come mi confida un manager: «All’inizio è come FUTURE CAR L’AUTO CHE GUIDA DA SOLA RESTA SOLA? Nel senso di unico esemplare sul mercato? L’auto senza conducente (self driving car) è il tormentone mediatico dell’anno (a dire il vero degli ultimi anni). È sufficiente che ci sia lo zampino dell’onnipresente Google che subito si grida al miracolo tecnologico che rivoluziona, come sempre, tutto. Di prototipi ed esemplari ce ne sono già a bizzeffe e tecnicamente ammirevoli se testate in condizioni ideali. Come ha fatto notare Wired l’auto di Google s’impianta in presenza di condizioni meteo avverse (quindi niente gita in montagna) e soprattutto non sopravvive nel vecchio mondo “offline”. Se salta la connessione al web salta tutto. Ma la domanda vera è: perché mai usarla? Poi restano oltre ai dubbi sociologici quelli più prettamente economici. I costi aggiuntivi per dotare una vettura delle funzioni base (guida senza conducente in contesti facili come autostrada per esempio) si aggira sui 4mila euro. Per funzioni più complesse la tecnologia è così sofisticata che alla fine bisogna tirare fuori altri 10mila euro, come minimo. Un pricing irrealistico per il mercato di massa. Fino al 2020 non ne vedremo in giro. http://www.youtube.com/watch?v=dk3oc1Hr62g#t=19 http://www.youtube.com/watch?v=CqSDWoAhvLU#t=12 dover smettere di fumare, si fa fatica». La strada in ogni caso è segnata. Prendere appunti: molti, me compreso, amano schizzare le idee su un foglio bianco. Bamboo Stylus o iStroke riescono a emulare il gesto fluido del pensiero (cervellobraccio-mano-penna) e con l’app MyScript le note manoscritte vengono convertite in testo digitale e condivise con altri. Archiviare, cercare, condividere, fatturare: fra i migliori i soliti Dropbox, Evernote (straordinario per progetti di gruppo), Google Keep, Google Docs, Basecamp, SquareUp, Hightail, Turboscan, Doodle, Teamviewer. E per la carta che resiste ancora (per esempio posta)? Basta trasformarla in file digitale tramite servizi cloud come Dropscan. SO WHAT? L’utilità è molto dubbia, per ora. Possiamo invece contare sull’invasione di soluzioni intelligenti (smart) e tecnologiche per assistere il conducente nella guida come per esempio la nuova Mercedes Classe S piene di chicche (può frenare e sterzare autonomamente in certe condizioni). 4/5 FUTURE BANKING 1 ALÌ BABÀ E I QUARANTA LADRONI Lo sapete, no? Alibaba, la più grande piattaforma commerciale B2B del mondo, lancia l’estate scorsa Yu’ebao, un prodotto che funziona più o meno come un libretto di risparmio tradizionale: investe nei mercati e restituisce interessi ma a un rendimento decisamente superiore a quello delle banche – intorno al 7 per cento. Risultato? In pochi mesi 60 milioni di correntisti e 47 miliardi di euro tirati su. La banca centrale cinese ha subito reagito imponendo regole anche a loro. Ma intanto l’assalto c’è stato. E chi sono i 40 ladroni? Tutti quelli (ma sono molti di più) che a vario titolo vogliono rubare spazio alle banche e/o decretarne la fine (almeno del monopolio). Una distruzione creativa che secondo le stime di Accenture non promette nulla di buono. Lo scenario: la concorrenza degli operatori non bancari potrebbe erodere un terzo dei ricavi entro il 2020. Certo, le banche hanno molti anticorpi e sicuramente le fosche previsioni delle grandi società di consulenza servono (a loro) per avere incarichi (salvateci voi!) ma intanto dormono e sottovalutano il salto antropologico della cosiddetta generazione Y. Il nuovo consumatore si chiede infatti con insistenza: “cosa me ne faccio di una lenta banca in carne e ossa quando ho il mio smartphone a portata di mano?” La domanda è tosta perché ci dice una cosa molto chiara. Entrate e uscite, dare e avere sono solo concetti digitali e quindi soggetti a semplice compensazione su schermo. Pagare poi con il proprio conto i costi di mantenimento di una filiale suona per loro come un’assurda eresia. La loro futura banca si chiama, simbolicamente, iNvest ovvero user friendly come l’iPhone. FUTURE BANKING 2 ESERCIZI DI DISTRUZIONE BANCARIA Bankless banking. È nell’aria e a un certo punto qualcuno inspirando profondamente troverà la giusta ispirazione per la futura tempesta finanziaria. Gli esercizi d’inspirazione e sperimentazione sono in corso da anni, sono tanti e con un chiaro obiettivo: rendere le banche superflue. Iniziamo. In principio fu Zopa (ricordate) il peer to peer lending service (prestiti fra privati) e poi a seguire in questi anni un’esplosione di iniziative e formule: dal crowdfunding in tutte le salse e ora sfruttato anche dalle imprese per farsi finanziare all’outvesting e localvesting fino alle solite onnipresenti app per sistemi di pagamento e gestione dei propri soldi. Non mancano, a parte i big player come Google, Facebook & Co, le solite Start Up “disruptive” come la svedese iZettle che ha lanciato un sistema di pagamento elettronico in stile Square anche in Europa, le americane Moven e Simple, la banca senza sportelli che accetta depositi tramite la fotocamera dello smartphone, e avverte i clienti se sono a rischio di fare una spesa che non possono permettersi e poi una miriade di nuove proposte che abbinano finanza con lo spirito del social networking come Kapitalfreunde e Friendsurance in Germania. Per le banche segnali troppo deboli? Dicevano così anche le case discografiche ai tempi del primo iPod. DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO FUTURE BANKING 3 RIPENSARE LA BANCA IN TEMPO Se c’è un settore endemicamente immobile è proprio quello bancario. L’ultimo baluardo del fordismo ottuso. Non c’è niente che vada per il verso giusto: i prodotti sono obsoleti, i servizi sono obsoleti, il linguaggio è obsoleto, le filiali (a parte qualche tentativo di restyling, ma solo formale) sono obsolete e ovviamente il personale è obsoleto (stile banca Mary Poppins). Proviamo a immaginare una banca “servoluta”. Iniziamo. Intanto via le filiali, non servono più a niente. Meglio puntare su flagship store per i clienti business e su modelli ibridi di hub lab bank, spazi laboratorio per incubare nuovi business e nuove formule di crowdfunding. Per il resto (clientela privata) conviene puntare su un concetto di co-banking. In futuro la banca (almeno la sua versione fisica) potrebbe assomigliare a una fabbrica che nessuno più conosce. In sostanza un luogo aggregatore di servizi finanziari di tutte le banche stile www.mint.com o www.moneymeets.com. A quel punto basta un bancomat per tutti i brand bancari. Perché quello che oggi veramente chiediamo a una banca (e ai suoi impiegati) è di fungere da coach e personal trainer per affrontare la caotica discontinuità e complessità della vita finanziaria con servizi intelligenti e personalizzati su smartphone e tablet. http://www.zopa.com http://www.smartika.it/Web/ https://neighbor.ly https://www.kapitalfreunde.de https://www.fidor.de https://www.friendsurance.de https://www.simple.com https://www.moven.com http://collaborativefund.com http://www.outvesting.org http://www.moola-hoop.com http://www.peoplelikeu.com.au https://www.lendico.de http://www.smava.de https://www.lendingclub.com http://www.google.com/wallet/ https://squareup.com https://www.dwolla.com https://www.smartypig.com https://www.chirpify.com https://www.wonga.com https://www.izettle.com https://sumup.it 6/7 Infografica del mese DA RETAIL A RETALE EHI NEGOZIANTE: RACCONTACI UN’ALTRA STORIA. PER SOPRAVVIVERE IL RETAILER DEVE RISCRIVERE LA SCENEGGIATURA DEL LUOGO FISICO NEGOZI IN RITIRATA: MUSICA - 71% FOTOGRAFIA - 66% COMPUTER - 48% DIMAGRIRE STUPIRE UNIRE Ridimensionare, snellire, rassodare e consolidare. Obiettivo 2020. Dopo una lunga e rigorosa dieta a zone il retail è tornato alla sua forma ideale. Un retail snello e scattante che rinuncia al peso superfluo. In futuro bisogna ragionare in termini di fitness. O come dicono in Inghilterra: diet or die, o ti metti a dieta o muori. Decrescita funzionale anziché crescita esponenziale. Ma non basta rassodare i prezzi. Una dieta terapeutica richiede metodo e costanza. Chi è a dieta assume poche calorie. Dunque pochi dipendenti. Chi è a dieta fa molte rinunce e mantiene solo alcune funzioni vitali e strategiche per sopravvivere con un radicale focus sul core business. Chi è a dieta punta su uno stile di vita spartano e senza fronzoli (Ikea?). Chi è a dieta talvolta opta per regimi drastici “o la va o la spacca”. La discountizzazione è una dieta molto hard ma non sempre mantiene quello che promette. Chi è a dieta guarda con sospetto al commercio obeso. Quel gigantismo così sproporzionato e fuori luogo. P.s. Chi non vuole mettersi a dieta deve innovare i piatti. Tornati in forma grazie alla dieta è tempo di cimentarsi in acrobazie. Il consumatore dell’era digitale è molto sfuggente, esigente e dirompente nelle sue scelte. Per esempio utilizza le piattaforme di crowdfunding (la classica kickstarter.com o quelle più “negozio” come www.crowdsupply.com, www.christiestreet.com e outgrow.me) come nuovi shopping mall dove ordinare prodotti sorprendenti (spesso prototipi o serie limitate) oppure si rivolge a siti come 8select.de/cms/index.php e www.modomoto.de per farsi vestire senza fatica (curated shopping). Ci avete fatto caso? È sempre la rete a mettere i bastoni fra le ruote del retail fisico. Imprevedibile e velocissimo in nuovi format. Direte: non è mainstream. Vero, ma per ora. Ad eccezione del food il retail può sopravvivere solo se punta su esercizi di radicale riposizionamento. Come? Mettendo umilmente in discussione la propria attività. Si anticipa il cambiamento solo se si è disposti a cambiare. Troppo ovvio? Sì ma per stupire (i clienti) bisogna prima morire (e poi rinascere). Unire tutti i canali in un unico canale. Suona come una stupida formula ma significa solo che il cliente non ragiona in termini di categorie (aziendali) ma di esperienza che è unica e ben integrata (nel cervello). Ogni prodotto e servizio dev’essere disponibile come “unicum” su tutti i device e canali senza distinzione (forzosa) fra online e offline. Molte le aziende, anche della old economy, che sperimentano unioni a 360 gradi. Burberry con Customer 360 (una sorta di facebook interno) è stato un pioniere nell’integrazione (ed esperienza) dei canali digitali con la dimensione fisica. Nike, che ieri era solo un grande produttore e distributore di sneakers, oggi è leader nella personalizzazione e socializzazione dei prodotti e maestro nel fondere tutti i canali ed esperienze (compresa la gamification). Amazon è un category killer? Certo, ma i retailer più avveduti (e sufficientemente forti) cercano l’abbraccio come ha fatto la catena 7 Eleven: ospitare gli amazon locker (armadietti elettronici per ritiro merce ordinata) non crea solo traffico nel negozio ma sinergia con il mondo digitale. DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO fonte: Capgemini Il retail non produce più impiego (e reddito). Posti di lavoro persi in Usa nel retail dal 2003 a oggi. LIBRI ABBIGLIAMENTO - 43% - 41% CASALINGHI - 34% EXIT STRATEGY Smettetela con i budget, i trimestri, il breve periodo e con molte pratiche aziendali ormai fuori luogo (e fuori tempo). Prendetevi del tempo (in alcuni casi abbandonate il morto che cammina), rifugiatevi in un luogo pensante e progettate un nuovo retail. Perché il paradosso è che siamo di fronte a un eccesso di opportunità. Il salto antropologico in atto produce una nuova specie (umana) che chiede nuove offerte, completamente diverse. Davanti a noi si aprono immense praterie pressoché disabitate dalla razza retail. Il problema è che molti hanno gli occhi puntati su spazi affollati. Guardate altrove e occupate nuovi spazi. Il retail ha un pessimo fisico Lo spettro del retail anoressico è in agguato. E non è questione di crisi o non crisi. Digitalizzazione, disintermediazione, smaterializzazione. Ovvero: il negozio fisico svanisce o serve ad altro (Fit-lifting e showrooming). Il punto è che almeno un 30% del retail in circolazione deve sparire perché non serve più. Serve un piano B per molti retailer e catene. DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO 8 FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI SPECIALE INTERNET OF THINGS COCCOLATI DALLA RETE DA INTERNET DELLE COSE A INTERNET DELLE CURE Connected care. Prendersi attivamente cura di ogni esigenza umana con oggetti di uso quotidiano trasformati in smart device tramite la connessione digitale. Questo è quanto. Trendwatching.com è un sito di tendenze da prendere con le pinze. Spesso le spara grosse e gonfia ed esalta tutto con neologismi alla moda. Molte aziende seguono quello che loro dicono e magari si esaltano pure loro. Resta il fatto che sono bravi a segnalare tramite i loro trendhunter, sparsi per il globo, quello che succede. Non PET CARE PintoFeed è un dispositivo, o meglio mangiatoia comandata a distanza via smartphone che permette di liberare una razione di croccantini per cani e gatti. http://www.youtube.com/watch?v=sp-qLJPmcug MUSCLE CARE Ancora wearable technology. Athos propone un sensore integrato nell’abbigliamento sportivo che monitora e misura l’attività di muscoli, cuore e respiro. http://www.youtube.com/watch?v=Zbtc-unamZs tutto quello che succede di nuovo ha e avrà senso in futuro. Comunque sia internet of things è sempre un tema caldo anche se non sfugge alla puntuale retorica delle presunte “disruptive innovations” (vi ricordate Second Life?). Gli esempi riportati testimoniano la varietà delle possibili applicazioni. Molte le sciocchezze (anche se ben “disegnate”), come www.toymail.co, ma molte anche le cose realmente utili come per esempio le soluzioni per una casa più sicura e semplice da vivere. Insomma, abbandonata l’euforia resta una sola domanda: lo tsunami smart porta a un vero progresso (vita migliore) o solo a un intasamento dei dati? http://www.youtube.com/watch?v=d_9sKV1MP-Y GOOD NIGHT CARE Good Night Lamp si propone come un social network fisico. Il video parla da solo come il fatto che su kickstarter.com il progetto non ha raggiunto l’obiettivo di raccolta fondi. http://www.youtube.com/watch?v=sr4s1c6kXqY FAMILY CARE Sense Mother è una matrioska in salsa digitale che grazie a una rete di sensori sparsi per casa si prende cura (avvisando) di tutte le incombenze quotidiane. http://www.youtube.com/watch?v=WC9gwznicM8 HOME CARE Termostati intelligenti. Tutti parlano di Nest (in orbita Google) ma la tedesca Tado è arrivata prima sul mercato europeo. http://tinyurl.com/n6wlfc5 http://tinyurl.com/pnm99ox MOTOCYCLE CARE La tecnologia della realtà aumentata arriva sulle moto. Il casco Skully, oltre a proteggere la testa ha uno specchietto retrovisore sulla visiera e navigatore integrato. http://www.youtube.com/watch?v=b7AYfq9uIY8