VIII
Psiche e società
UN BIBLIOTECARIO PER BIBLIOFILI ALLEGRI
La ragazza fuggita con Roth
= Torna in libreria per la quarta volta un personaggio
Jan Sansom
le cui doti di simpatia oscillano fra l’irresistibile e il
notevole. Jan Sansom, l’autore, ce lo presenta così:
«Israel Armstrong (laureato in letteratura inglese e
americana - cum laude), l'unico bibliotecario itinerante
ebreo inglese vegetariano di Tundrum (sicuramente) e
dell'Irlanda (probabilmente)». E’ un personaggio comico,
nel senso britannico del genere e in quella tradizione che
comprende l’impareggiabile Dennis Barlow inventato per
Il caro estinto da Evelyn Waugh, o il non troppo fortunato
Jim Dixon in quel capolavoro di perfidia che fu Lucky Jim
ALESSANDRO
DEFILIPPI
Costumi
LA MILANO CHE TOLLERAVA
Tose e bordelli
= I padri d’una volta li
frequentavano e qualcuno ci
portava pure il figliolo, quando
l’Italia tollerava. Ne sono uno
spicchio significativo i Bordelli
milanesi raccontati da Luigi
Inzaghi (LittleItaly, pp. 144,
€ 10, tel: 02 92101849).
Un «viaggio nei luoghi della
prostituzione», quelli di lusso e
quelli popolari, ricco di
aneddoti e ritratti, con le tose
più ricercate e le loro storie a
volte romantiche, spesso
dolenti, con risvolti di cronaca
nera, le marchette dall’Italietta
all‘impero fascista, fino
all’arrivo della Merlin e poi tra
«case da tè » e per strada, senza
trascurare le versioni letterarie e
cinematografiche di Testori e
Visconti. Il libretto, vedi tu, è
proposto nella serie «Itinerari»
per MilanoExpo: mancano solo
aggiornamenti con olgiattine e
dintorni di Arcore.
IMMAGINARIO EROTICO
Hefner e De Sade
= Bordello multimediale: è
l’invenzione di Hugh Hefner
con Playboy, così come la
interpreta la filosofa spagnola
Beatriz Preciado in Pornotopia
(trad. di Elena Raffaelli,
Fandango Libri, pp. 240,
€ 16,50). Con il sottotitolo
«architettura e sessualità»
l’autrice indica che la rivista
sviluppò un «progetto» di
piacere domestico, una
«alternativa al tradizionale
nucleo famigliare americano»,
una «Disneyland per adulti» di
ville con piscina e letti girevoli,
dove si potevano replicare le
giornate del divin marchese.
E proprio lui è il protagonista
della biografia di Dante Serra
(Il marchese De Sade, Odoya,
pp. 255, € 18), a cura di
Francesca Mazzuccato, che
annuncia anche una sua Storia
dello strip-tease, un gioco da
conigliette.
Recensire un libro di
Massimo Recalcati è sempre
uno stimolo e un piacere. Intanto, per la lucida costruzione del
testo, che dona chiarezza a un
pensiero complesso e talora
oscuro come quello lacaniano.
In secondo luogo, perché i suoi
libri non sono mai superflui o
accessori, ma incidono sempre
fortemente nel tessuto della realtà e dell’oggi. L'autore è un
analista - e un pensatore - di
scuola lacaniana, che ha scritto
cose memorabili sui disturbi
dell'alimentazione e non solo.
Si pensi, ad esempio, a L’uomo
senza inconscio, con la sua evocazione non casuale di Musil.
Questo Cosa resta del padre? non può che confermare
l'interesse e l'attesa che si provano di fronte a una sua nuova
uscita. Libro denso e al tempo
stesso lieve, affronta temi centrali: il significato simbolico
che oggi rimane della figura paterna, di fronte alla sua evidente «evaporazione»; e quel che
di Kingsley Amis. Al bibliotecario di Sansom manca la
cattiveria: per il resto è goffo, ingenuo, disgraziatissimo
ma non troppo. E in grado di sorprenderci quando deve
risolvere un caso criminale.
Tutto ruota intorno al suo lavoro: lo conquistò nel primo
romanzo della serie, Il caso dei libri scomparsi, dove
scoprì che a Tudrum la biblioteca constava di un furgone
assai scassato, l'alloggio di servizio a lui destinato era il
pollaio e soprattutto i libri non c’erano. Misteriosamente
spariti. Si adattò con dedizione, rischiando fin da subito
di essere piantato dalla ragazza, rimasta a Londra.
Da allora ha continuato stoicamente, mosso dall’amore
per libri e biblioteche. E in questo Galeotto fu il libro
(Tea, pp. 321, € 12, trad. di C. Carcano) riesce a
superarsi: nel senso che gli inconvenienti sono sempre
più bizzarri, il suo smarrimento totale e forse metafisico,
e tuttavia la sua segreta resistenza sempre tale da
consentirgli il contrattacco.
Israel inizia sospendendo - a malincuore - la lettura di
Infinite Jest (data la situazione, si capisce che apprezzi
David Foster Wallace) e finisce scoprendo la verità sulla
misteriosa scomparsa di una studentessa che ha fatto
perdere le tracce portando con sé Pastorale americana di
Philip Roth. A parte l’amore per i libri e la capacità
notevole di giocare con essi, il quarto romanzo della serie
conferma come l’autore, e il suo personaggio, vivano con
magica continuità in una sorta di stato di grazia.
Mario Baudino
Modelli Venuta meno la Legge (il limite), si è
affermata la possibilità illusoria di avere tutto
Padre nostro
che sei evaporato
p Massimo Recalcati
p COSA RESTA DEL PADRE?
p R. Cortina, pp. 189, € 14
Una riflessione
del lacaniano
Massimo Recalcati:
si è inibita la capacità
di considerare l’Altro
di essenziale essa ci può comunque portare. Il discorso, rigorosamente, parte dal confronto tra la Legge e il desiderio, di grande attualità in questi tempi di conflitti, anche politici e giudiziari, tra i due.
In primo luogo Recalcati ci
ricorda che «la Legge non è
una minaccia, ma una condizione del desiderio»: interdicendo
il godimento immediato e totale essa apre la strada al desiderio di ciò che - forse - non si può
avere, donando al mondo e alla
nostra vita il suo necessario
motore. Magari, viene da pensare, i nostri nonni, e anche i
nostri genitori, emersi dalla palude della guerra, erano lacaniani ante litteram o comunque inconsapevoli, poiché furono loro a insegnarci, temo inu-
Il dolore di esistere però
permane e viene
nascosto, ingannato,
dalla fede negli oggetti
che sforna il consumismo
Cagnaccio di San Pietro, «Il trionfo dello Spirito sulla materia», 1935
tilmente, la necessità della regola e la bellezza del differimento
del desiderio. L'evaporazione
del padre e della Legge che in esso si impersona conduce alla perdita del limite, e quindi, inevitabilmente, del desiderio: tutto è
sempre qui, presente, a portata
di mano: giovinezza, bellezza, potere, sesso, denaro. Non l'amore,
in quanto lo svuotamento della
funzione simbolica del padre e
della Legge ha come risultato
«un’emarginazione del discorso
amoroso», poiché l'assenza del limite e la possibilità - illusoria - di
avere tutto e subito inibiscono la
nostra capacità di considerare e
di desiderare l'Altro.
Il dolore di esistere però permane e viene nascosto, ingannato, dalla fede negli oggetti che il
consumismo ci presenta, sempre più numerosi, sempre più accessibili, sempre più rapidamente obsoleti. Si potrebbe pensare
che in questo modo non si possa
che aprire la strada al feticismo,
come sostituzione dell’altro - vivente e desiderante - con oggetti
che non ci chiedono nulla, né impegno né amore. Allo stesso modo viene meno la funzione di testimonianza e di trasmissione
dell’eredità esistenziale che il padre possedeva.
Nella sua critica, Recalcati
sembra rimanere fedele a una
Il discorso di Recalcati, tuttavia, è stringente e molto spesso
condivisibile: la crisi della funzione paterna è sotto gli occhi di tutti, anche e soprattutto nel suo divaricarsi da un lato in una paternità autoritaria, che cerca di ricostruire una Legge (nel senso lacaniano) simile a quella del Dio geloso della Bibbia (uno sguardo alla
Libia e ai fondamentalismi, compresi quelli cristiani); e dall’altro
in una forma di paternalismo che
collude con il desiderio, conducendolo verso una fede nel confronto
di oggetti sempre più vacui. A noi,
italiani di oggi, questa divaricazione appare simbolicamente evidente, ed essa sembra essere anche
alla base del tramonto del nostro
mondo. Mondo preda di un desiderio senza limiti, senza Legge,
appunto, in cui gli oggetti e la fede
in essi sono un «rimedio contro il
dolore di esistere».
Libro di un moralista, dunque, quest’ultimo di Recalcati,
nel senso fichtiano di colui che fa
della morale un modo di leggere
la realtà, e non di colui che fa del
moralismo. Distinzione, questa,
fondamentale, perché il moralista nel senso vero del termine è
colui che crede che debba esistere un'etica, mentre, come ricor-
concezione della psicoanalisi come pensiero forte, e soprattutto come pensiero capace di interpretare anche il mondo della
postmodernità. La postmodernità, peraltro legata comunque
- e noi ne siamo testimoni- ad
aspetti di decadenza e nichilismo, pare non avere più spazio
per un pensiero forte: la psicoanalisi è insidiata da se stessa,
dal suo tentativo cioè di essere
uno degli ultimi tentativi onnicomprensivi di spiegare la realtà, rischiando di divenire una
cassetta d'attrezzi buona per
tutti gli usi, o di rivelarsi, come
scrisse Karl Kraus, la malattia
che pretende di curare.
da Jung, «l'uomo pio» è colui
che, dopo aver tenuto una conferenza sul degrado etico, ritorna
a casa e picchia la moglie. Quel
che fa la differenza tra i due, naturalmente, sono la consapevolezza di essere tutti fallibili e ingiusti, e l'assunzione della propria responsabilità.
Differenza che Recalcati ha
molto chiara: il suo libro, ancora
una volta, porta un po’ di luce nella penombra di questi anni, ricordandoci che «quel che resta del
padre è custodia del mistero della vita e della morte, è la responsabilità dell’eredità e della trasmissione, è la generatività del
desiderio come nuda fede».
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[nazionale - viii] lastampa/tuttolibri/08 30