Maggio 2010 • Anno 3 • Numero 5 «Fare della propria esistenza un dono» «Partì la goccia dalla sua patria, trovò una conchiglia, vi entrò e divenne una perla. E tu, uomo, viaggia da te stesso in te stesso, perché da un simile viaggio la terra diventa oro». Gialal al-Din Rumi è una delle grandi voci mistiche dell’Islam. Le sue sono pagine roventi di amore, fragranti per le immagini e i simboli, luminose per la spiritualità che da esse traluce. V’è infatti, nella parabola poetica dell’ostrica che, filtrando l’acqua del mare, genera una perla, una metafora del cammino terreno dell’uomo. Un andare non solo e non tanto attraverso le varie fasi della vita, dall’infanzia alla gioventù alla vecchiaia, quanto piuttosto in se stessi, alla ricerca di anima, spirito e trascendenza. Il tema, del resto, è uno dei più penetranti dell’immaginario collettivo: dall’epopea di Ulisse, che ha ispirato generazioni di autori, alla precarietà della condizione umana descritta da Samuel Beckett in “En attendant Godot”, al coraggio di guardare avanti esplicitato nella “Strada” felliniana.Le opere richiamate, tuttavia, non superano un limite intrinseco: in esse v’è sempre qualcuno che attende, non si sa bene chi o cosa. Sulla via che va da Emmaus a Gerusalemme, invece, si incontra Uno che da sempre è accanto all’uomo, ospite silenzioso e premuroso dell’umana intimità. Nella sua essenza più profonda, in effetti, Emmaus richiama alla sequela di Cristo e alla sua imitazione. Ed è in questo senso che la vita, specchio del viaggio, può trasformarsi in itinerario per innestare nella coscienza il desiderio di ritornare al principio, a quella che già sant’Agostino indicava come la necessità di passare dall’esteriorità dispersiva alle profondità intime e segrete dell’uomo, dove dimorano l’Io e Dio. Un monito ancor più attuale in un tempo, quale quello presente, fatto soprattutto di apparenze, incline all’ostentazione esteriore, attratto dalla superficie levigata dei corpi, votato alla frivolezza delle esperienze, sensibile solo alla leggerezza e alla futilità. È anche l’esempio che, in questi giorni speciali, ci viene da Maria: dalla sua testimonianza di madre e donna, spesso ignorata, purtroppo, proprio dalle madri e dalle donne, il cristiano capisce di non poter ruotare su se stesso, ma di essere chiamato a irradiare luce nel suo ambiente: discepolo di Cristo, egli partecipa del suo splendore, fino a essere lui pure luce del mondo. Come Maria ha insegnato, è in ciò la vera felicità: fare della propria esistenza un dono. È l’approdo dell’umano peregrinare secondo Cristo. Dovrebbe essere quello di tutti e di ciascuno, per sconfiggere l’egoismo e divenire, per dirla col filosofo Franz Rosenzweig, «ponti gettati tra ieri e domani, trampolino verso l’eternità». X Vincenzo Bertolone 1 • maggio 2010 • Donna: femminile singolare di Delia Lanzillotta Cari lettori, l’Abbraccio di maggio trae forza da due argomenti tanto attuali quanto delicati: l’allarme pedofilia e il ruolo della Madonna nelle Scritture e nella vita della Chiesa. Della pedofilia parliamo in queste poche righe perché riteniamo giusto manifestare solidarietà a Papa Benedetto XVI, bersaglio di attacchi non meritati considerati la premura, il coraggio e la Fede con cui guida la Santa Romana Chiesa. Su questa strada di verità e giustizia invochiamo proprio il sostegno della Vergine, donna coraggiosa e madre premurosa. Protagonista della seconda edizione del pellegrinaggio che ha unito due dei più importanti santuari mariani della nostra diocesi: quello della Madonna del Castello di Castrovillari, e quello della Madonna della Catena a Cassano. Chilometri di strada più o meno comoda, nella notte tra sabato 8 e domenica 9 maggio, condotti dal nostro Vescovo assieme al quale hanno camminato e pregato centinaia di fedeli come raccontano le foto che accompagnano i servizi dedicati al pellegrinaggio e alla festa della Vergine cassanese solennizzata nella giornata di domenica. Altri due argomenti “abbracciati” questo mese meritano d’essere sottolineati: il terzo anniversario dell’ordinazione episcopale di monsignor Vincenzo Bertolone e gli ottanta anni dell’Azione cattolica festeggiati a Cerchiara di Calabria. Infine ci tengo ad anticiparvi una interessante novità curata in collaborazione con i vertici regionali di Confcooperative e il loro periodico “CooperAttivaMente”. Non vi racconto altro affinché possiate scoprirla. Un Abbraccio. D. Mar. 2 • maggio 2010 • Pagina rosa intrisa di lacrime nascoste e assordata da urla silenziose: la condizione femminile nel mondo non rispecchia la dolcezza di una donna. Fin dall’antichità sono state raffigurate come ordinari testimoni mentre acclamano o piangono gli eroi, eterne prefiche i cui cori accompagnano in silenzio le tragedie. Le tracce della loro storia provengono dallo sguardo degli uomini su di loro: recitano in chiave maschile, sotto l’ombra della misoginia che da sempre caratterizza il mondo antico. Sono state messe loro in bocca parole, prima ancora che esse stesse potessero parlare, solo l’otto marzo e dimenticando esempi come Rosa Parks, Rita Levi Montalcini, Nilde Iotti, Margaret Tatchers, Condoleeza Rice, Eleanor Roosvelt. In Italia la situazione non è migliore: la stima del Gender gap index del 2009 (indicatore per la disuguaglianza tra uomini e donne riguardo a lavoro, scolarità, politica e salute) pone il Belpaese al 72° posto su 134 Nazioni, alle spalle del Vietnam. La stessa presenza del Ministero delle Pari opportunità, che a volte sembra accontentare (non soddisfare) le esigenze delle donne, avvalora la debolezza contrattuale femminile. Forte è ancora l’idea dell’angelo del Eleanor Roosvelt con la dichiarazione dei diritti umani diventando portavoce degli uomini, eco delle loro ossessioni. Sicuramente la situazione della donna è cambiata, ma è ipocrita parlare di parità dei sessi. Atti di genocidio nei confronti delle bambine si perpetrano con frequenza in Cina ed in India. Molte donne muoiono durante il parto a causa di cure mediche discriminatorie in Africa. Le violenze domestiche sono la prima causa di morte per donne tra i 16 e i 44 anni in Europa, Africa e America Latina. Solo nell’Europa centrale vengono vendute alla prostituzione 500.000 donne: età media, 14 anni. Secondo l’Onu, alle donne va il 70% del lavoro globale, il 10% del reddito globale e l’1% della ricchezza del pianeta. Le percentuali continuano ad abbassarsi se si parla di istruzione femminile. Si giunge così ad un paradosso: dove la donna è libera di istruirsi, si propongono (e, ahimè, si seguono) modelli della donna immagine, commercializzando il proprio corpo, esaltando la dignità di donne focolare: l’idea di una donna affermata sembra un’eccezione. Una donna medico calabrese fa difficoltà a essere chiamata “dottore” piuttosto che “signora”; ad una ragazza è ancora impedito dal fidanzato di continuare gli studi universitari in nome di un’ipotetica protezione che riduce la ragazza ad unico oggetto di possesso; è strano accettare che una donna riesca a conciliare lavoro e figli, sarebbe più “idoneo” dedicarsi solo alla famiglia. Purtroppo, anche per molte ragazze l’emancipazione si riduce a un vestito firmato, al cellulare all’ultima moda e ad un complimento da parte del pubblico maschile. Si provi a spogliare le donne dei soliti e, spesso inopportuni, epiteti, le si disegni come intelligenti, forti e coraggiose: si ritroverà un essere pensante e affascinante, una donna che si completa nel suo essere moglie e mamma senza rinunce forzate: mai un tesoro così prezioso: tenerezza mista a tenacia, intelligenza mista a bellezza. U n’au te n ti c a d e v o z i o n e a Maria di Franco Oliva Cinque anni fa veniva a mancare papa Giovanni Paolo II. Il pontefice, grande innamorato di Maria, confessa la sua devozione mariana nel libro autobiografico “Dono e Mistero”: «Ci fu un momento – scrive - in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria, ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo. Mi venne allora in aiuto il libro di San Luigi Maria Grignon de Montfort che porta il titolo di “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine». Da allora il Papa si lasciò guidare dalla convinzione che non solo «Maria ci conduce a Cristo», ma «che anche Cristo ci conduce a sua Madre». I discepoli del Cristo hanno bisogno di Lui, ma anche di sua madre. è l’esigenza più profonda del nostro essere discepoli: imitare Gesù nel suo essere figlio di Maria. Lo è ancora di più per un sacerdote, per riappropriarsi del «generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars». Afferma al riguardo il cardinale Walter Kasper: «La Vergine è un segno unico e una testimonianza unica di ciò che è fondamentale per il discepolato cristiano». Seguire Maria, amarla per il discepolo non solo non allontana dal Figlio, ma dà concretezza e verità alla sua sequela. L’appello al genio femminile, come a Maria, è costante nella vita del Cristo. Il Vangelo riferisce di tante donne, che lo hanno incontrato sul loro cammino ed hanno amato con tutto il cuore, dalla profetessa Anna fino alla Samaritana, alla donna sirofenicia, all’emorroissa e alla peccatrice perdonata. Vi sono donne che hanno svolto un ruolo attivo nel quadro della missione di Gesù. Dopo la Vergine Maria, che con la sua fede e la sua opera materna collaborò in modo unico alla nostra Redenzione, tanto che Elisabetta poté proclamarla «benedetta fra le donne» (Lc 1,42), ci sono altre donne, che a vario titolo hanno gravitato attorno a Lui. Mi riferisco alle donne che lo seguivano, per assisterlo con le loro sostanze: Maria di Magdala, Giovanna, Susanna e molte altre, che, a differenza dei Dodici, non lo abbandonarono nell’ora della Passione. La Maddalena, ad esempio, non solo presenziò alla Passione, ma fu anche la prima testimone e annunciatrice del Risorto. Di questa donna, che rappresenta tutte le donne che attraverso Gesù hanno riacquistato dignità e speranza, san Tommaso d’Aquino dice: «Come una donna aveva annunciato al primo uomo parole Giovanni Paolo II davanti alla statua dlella Madonna di Fatima di morte, così una donna per prima La devozione mariana autentica annunziò agli apostoli parole di vita». l’esperienza di fede del Cristiano e La storia del cristianesimo avrebbe conferisce quel tocco di umanità, che dunque avuto uno sviluppo diverso se rende il suo volto più simile a quello di non ci fosse stato il generoso apporto Cristo. C’è una graziosa poesia in cui di tante donne. Per questo, come santa Teresina descrive l’impressione afferma Giovanni Paolo II nella “Mulieris che provava, pensando a questo: «Gesù dignitatem”, «la Chiesa rende grazie e Teresa sono figli della stessa Madre». per tutte le donne e per ciascuna», in Questo legame con la madre ed il Figlio particolare per Maria. La testimonianza Adriana Severino e i suoi tanti volti: madre, moglie, docente, consulente del Consultorio familiare “L’Agape” di Trebisacce. Per non rischiare di confonderci, partiamo da Adriana madre e moglie. «L’essere madre di due maschi è stata la prima sfida, una scuola di relazione, avendo avuto solo sorelle. Ho messo in discussione la mia sfera emotiva, la mia pancia, solo al femminile. Passaggio fondamentale nella mia vita è stato, poi, l’avere avuto e aver perso il mio compagno di vita, mio marito. Ci completavamo, lui l’apertura al sociale, io la dimensione privata, l’interiorità. Mi ha insegnato ad uscire fuori di me. Mi ha lasciato un dono, le persone». Parliamo della docente di liceo classico. «Mi sono sempre confrontata, non con cose da fare, ma con persone. In questo senso, continuo ad operare insieme agli altri componenti del consultorio “L’Agape”, attraverso il Centro informazione e consulenza nelle scuole, per alunni che vivono situazioni di disagio». Aggiunge: «Sono consulente volontaria del consultorio “L’Agape”, struttura che opera al servizio della famiglia, della coppia e della persona, sull’intero territorio della diocesi. Ritengo tuttavia improprio il termine volontaria, poichè, a volte, per stanchezza, vorrei non esserci. Sono forzata dalle persone, che mi cercano. In quei momenti la stanchezza sparisce, e ritrovo le risorse e l’energia che pensavo di aver esaurito». A.P. 3 • maggio 2010 • Vivere il Vangelo nella dimensione contemplativa di Annamaria Partepilo La immaginiamo a passeggio, meditabonda, all’ombra di un portico che avvolge l’assorto chiostro. Il capo ancora senza velo, i capelli corti e l’abito “vile”, povero. Non ha ancora preso i voti perpetui. È Maria Pia Aino, una giovane donna con la sua scelta forte e importante, a parlarci di sè. Non direttamente, perchè è una novizia, al secondo anno, dell’Ordine delle Sorelle Povere di Santa Chiara, nell’antico Monastero di Nardò, in provincia di Lecce. Il silenzio, la vita al riparo dal mondo sono parti fondamentali della regola cui appartiene. Riusciamo ad avere sue notizie grazie all’interessamento dei suoi familiari, attraverso cui ha inviato la sua testimonianza scritta. «Voglio parlare con semplicità e umiltà - queste le parole che usa in apertura della sua lettera - della mia Trebisacce, il mio paese di origine, della mia famiglia, in cui ho respirato tanto amore, e di come questa mi abbia sostenuta nella ricerca, senza porre ostacoli. Ricordo che già da giovanissima ho sentito il forte desiderio di appartenere al Signore», continua la novizia. «Vivevo e respiravo grandi ideali, avevo la consapevolezza che la vita è un dono prezioso, avvertivo il bisogno di ringraziare Dio, per questo, rispondendo alla Sua chiamata». Nel racconto, Maria Pia ripercorre i momenti fondamentali della sua ricerca, perché la scelta della clausura è arrivata alla fine, e in essa ha trovato un porto sicuro. Prima gli studi all’istituto di scienze religiose di Cassano, dove incontra monsignor Silvio La Padula, monsignor Carmine Scaravaglione e don Pierino De Salvo, figure da lei definite «decisive» nel suo cammino. L’ingresso in un istituto di suore di vita attiva è il passaggio 4 • maggio 2010 • successivo che, tuttavia, comprende non essere la sua meta. «Ho capito in un istante, ma dopo una ricerca lunga e difficile, che la mia Chiamata mi conduceva alla dimensione contemplativa, da vivere nella clausura. Ancora adesso sono in cammino e sento che la mia missione è la preghiera». La giovane, con evidente trasporto, forse immedesimandosi, scrive di san Francesco e santa Chiara, due giovani come lei, e delle loro scelte importanti, «che con il loro carisma ancora oggi conquistano tutti». Li presenta come suoi modelli di riferimento: «Vivere il Vangelo sine glossa, alla lettera, farne l’unica regola, come i due santi di Assisi, a questo tutto il mio essere aspira, questo mi verrà richiesto dalla santa Regola». Maria Pia non ha ancora professato i consigli evangelici, ma spera di farlo trascorso il periodo di noviziato, aspettando «con gioia e speranza quel momento». Noi siamo tutti con lei, consapevoli che, con la sua preghiera, per quanto al di là di una grata, Maria Pia è con tutti noi. Due momenti di vita di una religiosa in clausura Traccia di spiritualità Genio femminile «La storia del cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto delle donne. Gesù scelse 12 uomini come padri del nuovo Israele, perché stessero con lui e per mandarli a predicare, ma benché fossero uomini le 12 colonne della Chiesa e padri del nuovo popolo di Dio, sono state scelte anche tra i discepoli molte donne». (Benedetto XVI) E’ stato Papa Benedetto, qualche giorno fa, a citare la “Mulieris dignitatem” di Giovanni Paolo II: «La Chiesa rende grazie per tutte le donne e per ciascuna, la Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia in mezzo a tutti i popoli e nazioni, ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne, per tutte le vittorie della loro fede, per tutti i frutti della santità femminile». Il pensiero spirituale di questo mese vuole, pertanto, mettere l’accento sull’elemento femminile all’interno della Chiesa che, non di rado, nella sua esperienza pratica, viene considerato come secondario. Eppure Gesù stesso ha reso le donne collaboratrici particolare della sua opera di salvezza. Daremo mai protagonismo significativo alle donne nella Chiesa? Ma la vera domanda non è tanto questa: è, soprattutto, quella di favorire che le donne, nella Chiesa e nel mondo, si facciano ancora più avanti affinché il genio della femminilità (e non del femminismo) sia manifestato per come Dio lo ha voluto. C’è confusione, in merito, lo ammettiamo. Ma riteniamo che i tempi siano abbastanza maturi perché l’integrazione pastorale uomo-donna sia facilitata e realizzata.Occorre,forse,conoscersi maggiormente, superando barriere e paure culturali; ma occorre, ancora di più, fare in modo che ciascuno riscopra le proprie identità e le proprie ricchezze per evitare difese o posizione che, invece, condizionano le aperture e i confronti. Se esiste crisi nel riconoscimento della femminilità o nella confusione dei ruoli, la ricetta è soltanto una: è tutta questione di vocazione! Giovanni Maurello Nuove tutele per le donne di Roberto Fittipaldi La donna, per quanto sia celebrata ed amata, al contempo, è troppo spesso perseguitata, vittima di maltrattamenti, in famiglia e sul lavoro, nei luoghi più cari, quelli in cui dovrebbe sentirsi più al sicuro. Il legislatore italiano nel 2009 ha introdotto il reato di atti persecutori, noto come stalking (dall’inglese to stalk che vuol dire cacciare, perseguitare). Ora le donne hanno la possibilità di difendersi, soprattutto da quei casi più insidiosi e subdoli, come lo stalking emozionale, che procurano ansia e paura nelle vittime, spesso perseguitate da ex compagni che diventano molestatori assillanti rendendo la loro vita un inferno. Nel territorio diocesano - che rientra nella giurisdizione del Tribunale di Castrovillari - ancora non vi sono state sentenze di condanna. Diversi, tuttavia, sarebbero i maltrattamenti in famiglia, come dimostrerebbero alcune misure cautelari adottate e delle indagini. Per diffondere la cultura dei diritti, l’Associazione Donne Avvocato (A.D.A.), presieduta dall’avvocato Loredana Ferraina, ha costituito un centro di ascolto e sostegno legale per donne e minori in difficoltà. Il centro, che ha sede sia a Castrovillari che a Trebisacce, nei prossimi mesi attiverà anche un numero verde. Per la violenza sessuale, tra l’altro, la difesa è gratuita, essendo a carico dello Stato. Quello che l’Associazione sta cercando di fare è un discorso culturale e formativo. «E’ necessario – ci spiega l’avvocato Ferraina – che entri nella mente della gente che la vessazione è una forma di violenza e come tale va denunciata. Occorre maggiore consapevolezza», specie tra le nostre connazionali che, a differenza delle extracomunitarie, pare siano meno propense a denunciare. Pellicole al femminile C’è un filo rosso che unisce le storie, siano esse raccontate in tre minuti che in quaranta. È la donna, la figura femminile, in particolare quella che vive, lavora, è mamma e moglie in quel macro mondo che è lo specchio del Mediterraneo. Ad essa, da quattro anni, il Teatro della Sirena, diretto dall’attore-regista Giuseppe Maradei, dedica una rassegna di cortometraggi, da quest’anno estesa anche ai mediometraggi. “La Tela di Penelope”, curata da Maradei insieme con Carla Monaca, Rosario Rummolo e Gianni Colaci, dal 23 marzo al primo giugno propone sullo schermo del teatro in via Ripoli, a Castrovillari, film provenienti dall’Italia, dalla Spagna e dal Regno Unito. La palma del migliore è già stata attribuita ad una produzione iberica, “Sombras en el viento”, di Julia Guillèn Creach, una breve ma poetica tela cinematografica in cui la vita trionfa proprio mentre la morte sembra destinata ad avere la meglio. Ma “La Tela di Penelope” quest’anno ha raccontato di tutto: donne vessate dal proprio compagno che vengono sostituite con un clone-robot; aspiranti madri in cerca di un padre per la prole in arrivo; donne che piangono i figli emigrati dal Sud Italia. Storie, come tante migliaia ve ne sono, suggestivamente raccolte in un documentario (fuori concorso) “Donne in bicicletta in Medio Oriente per la Pace” che ricordano quanto sia ancora lontana l’emancipazione femminile. R. F. Il servizio che l’A.D.A. sta per inaugurare sarà pubblicizzato con volantini e manifesti che saranno distribuiti attraverso i Servizi sociali dei Comuni, gli studi medici e in altre forme capillari, per raggiungere quante più persone possibile. Se si crea una rete di solidarietà, insomma, oggi che gli strumenti legislativi permettono di perseguire più compiutamente di prima i molestatori, la donna forse si sentirà più tutelata. Tra i “mezzi” previsti vi sono il divieto di avvicinamento e l’ammonimento (in Calabria ve ne sono stati 22 sino al 31 ottobre del 2009, contro i 799 nel resto del Paese). Non esiste, invece, e sarebbe auspicabile che venisse istituito, un fondo di solidarietà per vittime di stalking, al quale attingere nelle ipotesi in cui non si riesca ad ottenere il risarcimento dallo stalker, sebbene mai nessuna ricompensa in denaro potrà scacciare le pressioni di natura psicologica e le violenze fisiche subite. “Mille splendidi soli” L’amore e il coraggio, vissuto dalle donne, raccontati da un uomo, in “Mille splendidi soli”, romanzo di Khaled Hosseini. È la femminilità, nella sfera corporea ed emozionale, che viene fatta sparire dietro un burqa, in un Afghanistan dilaniato da rivolgimenti politici violenti. Mariam subisce il rifiuto, è una figlia bastarda, vive il dolore, il suicidio della madre prima e poi le violenze fisiche e morali derivate da un matrimonio impostole a soli 15 anni.A Laila, l’altra donna-bambina cui la guerra porterà via le persone care, genitori e compagne di scuola, il destino imporrà il medesimo marito-padrone di Mariam. La rassegnazione al sopruso, sia dentro le mura domestiche (Rashid che picchia, chiude al buio e riduce alla fame e alla sete le mogli disobbedienti), che fuori, la legge islamica (è proibito cantare,scrivere libri, guardare film, usare cosmetici, gioielli, abiti attraenti, guardare gli uomini negli occhi, uscire, lavorare e ridere fuori di casa, frequentare la scuola), sembra condizione ineluttabile, per le due donne. Mariam ubbidirà ad un padrone solo un’ultima volta, per scontare la colpa del riscatto e della liberazione sua e della sorella nel dolore, Laila. A.P. 5 • maggio 2010 • U n po p o l o i n c a m m i n o u nito nella di Gaetano Zaccato «La vita è un pellegrinaggio: viverla è camminare spesso e intensamente, sapendo dove andare. Fare un pellegrinaggio è, semplicemente, ricordare il senso del cammino della nostra vita e ridare valore alle cose che abbiamo». Con queste parole il Pastore della Chiesa cassanese, monsignor Vincenzo Bertolone, ha chiuso il secondo pellegrinaggio mariano notturno, svoltosi nella notte tra l’8 e il 9 di maggio, con la partecipazione di una moltitudine di fedeli, tra i due santuari della Madonna del Castello, a Castrovillari, e della Madonna della Catena, a Cassano. A piedi, in preghiera, da un santuario all’altro, guidati dal chiarore delle stelle e dalla voce della Vergine, lungo un percorso di 14 chilometri. A curare l’organizzazione, coordinati da don Giovanni Maurello e Raffaele Vidiri, gli scout dei gruppi “Cassano 1”, “Castrovillari 1” e “Castrovillari 2”, nonchè i volontari delle Misericordie di Cassano e Trebisacce. Rispettato appieno il programma: ritrovo dei pellegrini, alle 23.30 di sabato, nello spiazzo antistante il santuario castrovillarese e partenza alle 23.50. Lungo il tragitto, momenti di preghiera, ispirati a san Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars, e soste di ristoro. Il corteo si è snodato lungo la strada interpoderale che, costeggiando i depuratori del comune di Castrovillari, si immette su via san Lorenzo del Vallo. Successivamente, si è proceduto fino al bivio di contrada Pietrapiana, dove i pellegrini hanno imboccato la strada provinciale Castrovillari-Cassano, per abbandonarla poi all’altezza delle Cantine Sociali del Pollino, deviando sulla strada provinciale 168. Quindi, all’altezza del crocevia per villa “Sant’Antonio”, si è immesso sulla strada comunale che, in territorio di Frascineto, conduce fino alla provinciale Cassano-Civita, e da qui si è diretto alla volta del santuario della Madonna della Catena, con arrivo domenica, alle 6.30. Alle 7, nel santuario, la celebrazione della santa messa, officiata dallo stesso monsignor Bertolone. 6 • maggio 2010 • a fede n e l p e l l e g r i n a g g i o Mariano Notturno Un cielo trapunto di stelle ha fatto da tetto al sentito pellegrinaggio mariano, fulgido esempio del cammino della vita. Nasciamo dal grembo di una mamma, il Santuario della Madonna del Castello; iniziamo, poi, la nostra vita, il pellegrinaggio notturno. È un sentiero impervio: strade piene di buche, i peccati in cui cadiamo, spesso segnalate da altri uomini, angeli che ci aiutano a rialzarci. Vi erano percorsi in discesa, facilmente si scivolava, ma risultavano più semplici rispetto alle faticose salite: l’unica differenza è che, finita la discesa, era buio, la salita era sì faticosa, ma man mano che si arrivava in cima si iniziava a sentire il vento che incoraggiava a continuare, e, a meta raggiunta, ci si sentiva più vicini al cielo per “volare alto”, invito rivoltoci dal vescovo. Abbiamo vagato al buio, di notte, nel silenzio e nella preghiera: è la ricerca disperata e, al contempo, speranzosa, dell’uomo in cerca di se stesso e del senso della sua vita. Semplice il vestito dei pellegrini: spogliati dalle preoccupazioni quotidiane, poveri di ornamenti futili, ma coperti dai nostri pensieri, dalle nostre domande e dalle nostre speranze, affidati ad una notte santa, ad una notte che ci ha visti ladri di una gioia piena e vera. Significativi gli strumenti del pellegrino, le sue mani: in una un rosario, o una fiaccola o il libretto delle preghiere, l’altra usata per sorreggere il compagno vicino. Chiara la meta del pellegrino: essere per gli altri e, nel darsi agli altri, cercare se stessi. Commuove l’immagine del nostro vescovo, pellegrino e pastore al contempo, con in mano il rosario, circondato dalla sua diocesi, deciso il suo passo, forte la sua preghiera, felice il suo cuore. Una notte in compagnia del Vangelo, delle parole del Santo Padre, e, attraverso queste, della vita del santo curato d’Ars. Pellegrinaggio offerto per i nostri sacerdoti; è stata determinante la loro presenza, pronti a pregare, in primis, ma anche a scherzare e ad aiutare durante le pause. Senza voler essere poco rispettosa, penso che la notte abbia spogliato tutti delle cariche ricoperte, rendendoci una famiglia, in cui le uniche autorità sono i genitori: uguali nella stanchezza, simili nella preghiera, identici nelle diversità. La notte trasforma tutto, o meglio, svela ciò che c’è di più vero in ognuno. Il buio vellutato del cielo, violentato dalla luce tenera delle fiaccole, porta il pellegrino ad un resoconto con se stesso: è un cammino interiore, forse ancora più difficile e faticoso, perché non si parla di chilometri, ma di infinità: ognuno di noi ha dentro di sè un immenso! La natura, eterna preghiera, ci ha fatto dono di partecipare con lei al suo continuo canto di lode a Dio: un cielo nitido, contro ogni previsione, il luccichio delle stelle, il venticello tra le foglie, la rugiada mattutina e, prima dell’alba, il saluto con una stella cadente. Un vero incanto! All’alba, ad est il cielo iniziava a farsi chiaro, ad ovest era ancora tutto buio, ma il momento di passaggio dai due stati era incalcolabile: il momento del transito verso una luce certa ma che può apparire lontana, l’arrivo dell’aurora cercata dal viandante in una notte di preghiera, la speranza che diventa fervida certezza. E poi l’arrivo al santuario della Madonna della Catena: è l’epilogo di tutto? Solo l’inizio di una nuova vita, che termina sempre nel grembo mariano che diventa Paradiso. D. L. Nel foto racconto di Gaetano Zaccato diversi momenti del pellegrinaggio Mariano da Castrovillari a Cassano svoltosi nella notte di sabato 8 e domenica 9 maggio. La partenza dal Santuario della Madonna del Castello. L’arrivo presso il Santuario della Madonna della Catena in Cassano. Insieme ai fedeli Mons. Bertolone. 7 • maggio 2010 • La sfida educativa di animare parrocchie e territori di Raffaele Vidiri Nei giorni scorsi, circa 630 tra direttori e operatori di 180 (su 220) Caritas diocesane (presente anche una delegazione cassanese) si sono incontrati a San Benedetto del Tronto per il 34° convegno nazionale promosso da Caritas italiana, dal titolo “Educati alla carità nella verità. Animare parrocchie e territori attraverso l’accompagnamento educativo”. Significativi i numeri della galassia Caritas. Il 97% delle Caritas diocesane ha attivato un centro d’ascolto, il 71% un osservatorio delle povertà e il 69% il laboratorio per la promozione delle Caritas parrocchiali. Sono 1273 in Italia i giovani in servizio civile in 82 Caritas diocesane, a cui si aggiungono 56 all’estero. Nel periodo 2001-2009 – a parte i fondi di solidarietà per la crisi economica – Caritas Italiana ha accompagnato le Caritas diocesane alla realizzazione di oltre mille progetti in vari ambiti di bisogno: immigrati, famiglie in difficoltà, detenuti ed ex detenuti, anziani, vittime di violenza e tratta, malati terminali, senza dimora, richiedenti asilo. Invece i progetti specifici monitorati da Caritas italiana a luglio 2009 e realizzati dalle Caritas diocesane per fare fronte alle conseguenze della crisi sulle famiglie sono stati 125. Circa 60 i paesi del mondo dove Caritas italiana ha realizzato decine di progetti e 280 microprogetti. Monsignor Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana, facendo sintesi dei numerosi spunti emersi nelle giornate di confronto grazie ai relatori e ai partecipanti, ha delineato le prospettive di lavoro pastorale per le nostre comunità cristiane, chiamate a vivere dentro la storia, a vivere adesso. «Il concetto di bene integrale della persona – ha sottolineato Nozza - esige di stare dentro un’ampia scelta educativa che chiede alcune attenzioni particolari: l’attenzione a ordinare le cose, i beni rispetto al bene, che è la persona; l’attenzione al corpo offeso, tradito, umiliato, venduto, violato, abbandonato; l’attenzione a una cultura, che impasti l’unità del sapere, assuma l’alterità, rispetti le differenze, eviti ogni chiusura identitaria. Tutto questo – ha aggiunto il direttore di Caritas italiana - impegna a mettere in atto di alcuni percorsi educativi: la scelta pastorale delle relazioni, l’uso dei beni, i percorsi di incontro con i poveri; il ritorno alla partecipazione, la promozione dell’integrazione e dell’interculturalità; la proposta e la promozione di nuovi stili di vita» «Giusti verso i poveri» Goffredo Boselli, monaco del monastero di Bose, nella sua relazione si è soffermato su un unico segno, il segno cristiano fondamentale, attraverso il quale Gesù Cristo ha voluto manifestare il suo amore per gli uomini: la frazione del pane. «La relazione tra eucaristia e povertà - ha detto - non può essere né tralasciata né tanto meno taciuta, perché nelle pagine dell’Antico come in quelle del Nuovo Testamento, la qualità essenziale che fa del culto a Dio un culto a lui gradito è la giustizia verso i poveri, l’equità verso i miseri, il diritto nei confronti degli oppressi. Il credente non può rendere culto al Signore e al contempo ignorare il fratello che è nel bisogno. Dio non esaudisce la preghiera di colui che non ascolta il grido del povero, perché non potrà mai esserci culto autentico se coloro che lo celebrano sono causa di ingiustizia». Ha quindi aggiunto: «La liturgia dà alla Chiesa un compito per il mondo, un compito di cui i cristiani, oggi forse più di ieri, sono debitori nei confronti di tutti gli uomini. In una società dove domina il più forte, l’eucaristia è una vera e propria minaccia per il mondo. In una società dove trionfa l’individualismo, l’eucaristia richiama il comune destino di tutta l’umanità. Per questo, l’eucaristia forgia una teologia della carità, perché la carità è un mistero profetico e sacramentale. Essa è crogiuolo di un’etica a servizio dell’uomo». R. V. 8 • maggio 2010 • La Chiesa della carità Mons. Brambilla durante il suo intervento “Educati alla carità nella verità: gesti di amore per l’uomo di oggi” è stato il titolo della relazione di monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano e presidente del Comitato per gli studi superiori di Teologia e di Scienze religiose. Nel suo intervento, il vescovo ambrosiano ha sottolineato il ruolo pedagogico della Caritas, la cui funzione, ha detto, «vive dentro una tensione feconda: richiamare alla Chiesa - che i poveri li avete sempre con voi e nel medesimo tempo evocare che l’essere stesso della Chiesa è quello di una comunione per la missione: edificare la Chiesa come segno vivo e reale di comunione per la vita del mondo. Richiamare che “i poveri li avete sempre con voi”, vale a dire la valenza di appello permanente ed ecclesiale della povertà. Significa che la relazione di aiuto rappresenta un’attenzione essenziale della vita cristiana e della vita delle parrocchie, non è un optional da collocare a lato di annuncio e celebrazione». Ha quindi concluso: «Una Chiesa che fa spazio alla carità (ministero) è una Chiesa che si edifica come Chiesa della carità (comunione). Un cristiano che si esercita nella carità (servizio) è un cristiano che cresce nella carità (virtù). Perché alla fine questa è l’unica cosa che rimane» R. V. Usare i nuovi media per relazioni autentiche «Il web, un ambiente da evangelizzare». L’espressione usata dal padre gesuita Antonio Spadaro, redattore de “La civiltà cattolica”, sintetizza i temi discussi durante i tre giorni del convegno sui “Testimoni digitali”, organizzato dalla Cei e tenutosi a Roma nei saloni dell’hotel Summit. Qui si sono dati appuntamento i circa 1300 partecipanti, tra giornalisti della carta stampata, operatori di radio e televisioni, dei siti internet, ma anche studenti universitari e religiosi, provenienti facoltà di Scienze della comunicazione dell’università Cattolica, che ha chiarito il senso dell’essere testimoni digitali, ovvero «interlocutori attivi e critici», in vista di una tecnologia umanizzata, fatta di relazioni «autentiche e dense», in uno spazio mediale inteso come agorà. In serata, la visita alla Cappella Sistina, riservata ai convegnisti, ha avuto come guida il professor Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. Fittissimi sono stati gli impegni dell’intera seconda giornata, culminati nell’intervento Testimoni digitali La Cappella Sistina è stata presentata come il primo ambiente digitale della storia. La Chiesa, precorrendo le moderne tecnologie, con grande maestria, ha affidato la trasmissione dei contenuti di fede alla dimensione sensoriale, diventando, per questo, «luogo identitario, prima ancora che opera d’arte», come dichiarato dal professor Paolucci. L’ambiente, per la grandiosità delle immagini, si presenta agli occhi dell’osservatore come esperienza immersiva ed avvolgente. Lo stesso logo del Convegno riproduceva il michelangiolesco affresco della creazione per due motivi. Anzitutto per la fisicità, il gioco di sguardi, la plasticità della massa muscolare in torsione, lo sfioramento delle dita, che comportano, ha affermato monsignor Domenico Pompili, «il coinvolgimento di tutta la persona» e, dunque, una trasmissione di messaggi che «va al di là della parola e che ha molto da insegnare anche a noi uomini e donne del 2000». Ha quindi aggiunto: «Quando si parla di comunicazione, oltre ai mezzi, sono importanti i contenuti e i contesti, i quali mettono le ali anche alle nuove tecnologie, altrimenti internet e tutto il resto finiscono per essere contenitori vuoti». Il secondo motivo è riferito «all’esuberanza tattile, e alla saturazione dello spazio pittorico attraverso le immagini, alla dismisura nel Benedetto XVI sul maxi schermo della udienza generale di “Testimoni digitali” dalla quasi totalità delle diocesi italiane, tutti interessati alle nuove tecnologie digitali, attraverso cui comunicare, «senza demonizzare il nuovo», allettante per linguaggi, colori, strumenti, bensì valorizzandone «lo straordinario potenziale», per fare pastorale, come sostenuto anche da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei. L’evento è stato ripreso in diretta televisiva da Tv 2000, e trasmesso inoltre in diretta on line dal sito internet www.testimoni digitali.it. Gli scenari mediatici sono stati il tema centrale della prima giornata, inaugurata dalla relazione di monsignor Crociata. Ad ampliare la discussione è stato il video messaggio di Nicholas Negroponte, fondatore e direttore del Media Lab del Mit, seguito, tra i tanti, dall’intervento di Mario Calabresi, direttore de “La Stampa”, e di Francesco Casetti, direttore di dipartimento della del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il quale, facendo propria un’espressione metaforica già impiegata dal Ratzinger cardinale, ha riflettuto su come conciliare mondo digitale e presenza cristiana, incidendo finemente nel «sicomoro digitale», per ottenere frutti migliori. «Vino nuovo in otri nuovi» è stato invece l’argomento trattato da monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei, nell’aula “Paolo VI”, in Vaticano. È seguita una tavola rotonda che ha visto riuniti Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”; Lorenza Lei, vicedirettore generale della Rai; padre Federico Lombardo, direttore della sala stampa vaticana. Quindi, accolto al saluto del cardinale Bagnasco e dagli 8.000 presenti, tra convegnisti e pellegrini giunti da tutta Italia, è intervenuto Papa Benedetto XVI, per gli atti conclusivi del convegno. A.P. Mons Angelo Bagnasco durante un’intervista rapporto di Dio con l’uomo», e conduce, nel suo ruolo di congiunzione, al volto di Cristo, rinvenibile nel volto degli altri uomini, che diventa, così, chiave di relazione. Ancor prima del web. A. P. 9 • maggio 2010 • I consigli di Confcooperative alle imprese normative. «Nasce inoltre - chiarisce il direttore di Confcooperative Calabria, Piero Mendicino - “Info Csc”, primo passo verso un’esperienza di comunicazione integrata e istituzionale fruibile mediante l’accesso ad un’apposita sezione del portale web di Csc Calabria (http://www. csccalabria.com). Tale opportunità, offerta gratuitamente dal Centro servizi cooperativo, mette a disposizione delle aziende una serie di utili risorse informative Accedendo alla pagina dedicata - prosegue Mendicino - si potrà infatti scaricare la più recente delle circolari informative sui bandi pubblici comunitari nazionali e regionali, si potrà accedere mediante un apposito link ipertestuale al portale della newsletter CooperAttivaMente e della rassegna stampa istituzionale completa. Sono, infine, in fase di strutturazione importanti convenzioni con enti ed aziende primarie». (D.Mar.) Macina iniziative il progetto che vede il Csc (Centro servizi cooperativo) Calabria partner strategico delle imprese cooperative e braccio operativo di Confcooperative Calabria nella erogazione dei servizi reali alle imprese. L’intesa con la società di ingegneria “Staf società cooperativa” permette al Csc Calabria di offrire alle imprese agricole, e non solo, utili servizi nei settori della consulenza e della progettazione civile, impiantistica, idraulica, ambientale e dello sviluppo rurale. Non meno importante è la possibilità di avvalersi dei servizi offerti circa la regolarizzazione dei fabbricati così per come previsto dalle recenti previsioni Il gemellaggio Consiglio Uciim L’addio a Ettorre S’è conclusa tra le lacrime la visita della delegazione di Garbagnate Milanese, città gemellata con Cassano ormai da 30 anni e ad essa unita da vincoli di sangue, essendo centinaia i cassanesi lì emigrati. La comitiva garbagnatese, guidata dal sindaco Leonardo Marone, dalla sua più stretta collaboratrice Anna Matarazzo e dai consiglieri Giuseppe Muscia e Leonardo Elia (quest’ultimo con origini cassanesi), è stata accolta dal primo cittadino Gianluca Gallo e dal presidente del consiglio Rosella Garofalo ed accompagnata alla scoperta dei tesori cittadini: il porto turistico, l’area archeologica sibarita, le grotte di sant’Angelo, il centro storico, le Terme, la Cattedrale. Non sono mancati momenti istituzionali, volti a verificare la possibilità di stringere più intensi rapporti di scambio commerciale e turistico. Domenica 9 maggio, infine, la partecipazione alle celebrazioni in onore della Madonna della Catena: incontrando il vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone, il consigliere Elia gli ha fatto dono della base in oro della portantina (frutto d’una colletta effettuata tra i garbagnetesi, ed in particolare tra gli emigranti cassanesi) che accompagnerà la statua della Vergine nelle sue uscite. Quindi, dopo il pranzo di commiato, le lacrime scese sui volti dei due sindaci e degli altri presenti, come a suggellare un patto di affetto e d’amicizia ormai inscindibile. G. I. Rinnovato il Consiglio Provinciale UCIIM Cassano si aggiudica i primi quattro consiglieri eletti. L’addio terreno a monsignor Rodolfo Ettorre 10 • maggio 2010 • Presso l’istituto “Madre Isabella De Rosis”, a Rossano Scalo, si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale Uciim. Hanno partecipato alle operazioni i delegati delle sezioni di Rossano, Cassano, San Marco Argentano, Paola, Lungro. Della sezione di Cassano sono stati Rosella Varcasia, con 181 voti; Gaetano Zaccato Gaetano (162); Giovanni Donato (148) ed Emiliana Marino (123). Gli altri 5 consiglieri eletti sono risultati essere Angela Marino, Aldo Madeo, Giulia Perri e Maria Marcianò (della sezione di Rossano) e Giovanna Gamba (della sezione di San Marco). RedA L’intero paese, commosso, s’è stretto idealmente attorno alla bara per l’ultimo saluto a monsignor Rodolfo Ettorre, arciprete emerito di Villapiana di cui è stato parroco per lungo tempo.Originario di Trebisacce, il sacerdote si è spento a 96 anni lasciando un vuoto incolmabile in quanti lo riconoscevano come faro umano ancor prima che spirituale. La cerimonia funebre, nella chiesa di Santa Maria del Piano, alla presenza di decine di sacerdoti, è stata officiata dal vescovo di Cassano, monsignor Vincenzo Bertolone, e da don Carmine Scaravaglione. Al cordoglio di Villapiana ha dato voce il sindaco, Roberto Rizzuto, che ha espresso vicinanza alla famiglia, ricordando le doti umane e presbiteriali di monsignor Ettorre, proclamando il lutto cittadino. D. Mar. Il cammino del Vescovo pellegrino di Gianpaolo Iacobini «La gamba mi fa un po’ male, ma non intendo fermarmi. C’è ancora tanta strada da fare, ed un Pastore non può fermarsi a metà del cammino, specie quando ha con sé il suo gregge». Scene da un pellegrinaggio notturno, quello tra i santuari di Castrovillari e Cassano, andato in scena per il secondo anno consecutivo lungo i pendii e le vallate del Coscile e dell’Eiano. Mentre il sole ancor timido del nuovo giorno fa capolino all’orizzonte, monsignor Vincenzo Bertolone rassicura chi lo esorta a qualche istante di tregua e riposo prima di riprendere la marcia: nelle sue parole, anche il racconto di un cammino ben più lungo, ed ancora lungi dal concludersi, quello che ha contraddistinto il terzo anno di episcopato, e di episcopato cassanese, del caparbio sacerdote siciliano, che del Palazzo vescovile è riuscito a fare la sede di un costante dialogo tra il Presule e i suoi confratelli e la comunità diocesana in ogni sua articolazione ed espressione. Forse anche per questo, ora, la Curia procede spedita. Le associazioni e i movimenti ecclesiali, molti dei quali nati proprio su impulso di monsignor Bertolone, iniziano a radicarsi pian piano nel tessuto sociale. Le risorse, umane e materiali, sono finalmente impiegate con discernimento, cognizione di causa e profitto pastorale, e tra i miracolosi risultati centrati si può annoverare, finalmente, ad esempio, la restituzione al patrimonio collettivo diocesano dei locali annessi al santuario della Madonna della Catena, attorno a cui nel frattempo sono stati ultimati i lavori di realizzazione della Via Crucis. Traguardi certo importanti, eppure solo strumentali al perseguimento di altri ancor più rilevanti obiettivi. Due su tutti: la formazione dei sacerdoti e dei laici; la cura e la crescita della persona umana. A testimonianza di ciò, non solo i messaggi racchiusi nella terza Lettera pastorale data alle stampe, ma anche i convegni diocesani promossi per approfondire la scoperta di Cristo, e le decine di iniziative culturali e spirituali, sostenute con energia e convinzione in ogni paese della Calabria citra. Non è mancata, in questo quadro luminoso e variegato, la chiamata alle pacifiche armi dell’impegno civile e sociale, esplicata, da ultimo, nel convegno sui temi della questione meridionale, alla luce del recente documento edito dalla Cei. E poi l’avvio della visita pastorale (a distanza di sedici anni dall’ultima) a partire dai paesi dell’alto Ionio, la promulgazione dei Libri Propri (quelli prima in vigore risalivano al 1903), la posa della prima pietra della nuova chiesa di Sibari, la presentazione (ed il reperimento delle correlate risorse finanziarie) dei lavori di adeguamento liturgico della Cattedrale, l’istituzionalizzazione del pellegrinaggio mariano notturno tra i santuari di Castrovillari e Cassano, ed ancora i nuovi libri pubblicati (su tutti, quello incentrato sul Curato d’Ars), le innumerevoli riflessioni offerte ai lettori dei quotidiani locali e nazionali, oltre che dell’“Abbraccio”. L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, ma poco aggiungerebbe al ritratto del vescovo pellegrino, che sa di avere ancora molta via da percorrere e tanti compagni da incontrare e coinvolgere nel viaggio che porta a Cristo. Perché se pure la gamba fa male, e lungo la strada già impervia della vita gli ostacoli non mancano, un Pastore che a cuore il gregge che lo segue non può fermarsi. E monsignor Vincenzo Bertolone, c’è da giurarlo, non si fermerà. Tre anni in clic 11 • maggio 2010 • Cento anni di Azione Cattolica di Mariella Clobiaco Festa di famiglia voleva essere e festa di famiglia è stata. Il 18 aprile eravamo in tanti a festeggiare gli 80 anni dell’Azione Cattolica diocesana: soci, responsabili ed educatori, ex responsabili, assistenti diocesani e parrocchiali, un rappresentante del Consiglio Nazionale di AC e amici delle altre aggregazioni laicali diocesane. E c’erano anche il sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno, e il vice sindaco, Antonio Lucente, che tanto hanno contribuito alla buona riuscita della festa. C’era naturalmente il vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone. Attorno all’altare di Dio, nella Chiesa di santa Maria del Piano, accolti con generosità dal parroco don Luigi Risoli, i convenuti hanno elevato la propria preghiera di lode e di ringraziamento al Signore. Con grande gioia, il Vescovo ha benedetto la nascita del gruppo giovani di AC nella parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria in Cassano e di due nuove associazioni nelle parrocchie Auxilium Christianorum di Castrovillari e Visitazione della Beata Vergine Maria di Rocca Imperiale La relazione di Morelli Interessante, fresca, coinvolgente la riflessione sul tema “Laici nuovi per abitare il futuro” presentata da Giovanni Morelli, consigliere nazionale di AC per il Settore giovani. Quali modelli di persona si ritrova davanti un giovane o un educatore che voglia farvi riferimento? Di chi si parla sulla stampa e in televisione? E via con una carrellata di biografie di persone che diventano famose magari partecipando ad un reality televisivo e di altre che, a volte diventando famose e più spesso no, spendono la propria vita per gli altri, studiano molto, contribuiscono a migliorare il mondo, servono fino a dare la vita. A chi ispirarsi? Non sempre la scelta è scontata. Soffermandosi sulle singole parole del tema affidatogli, il relatore ha poi tracciato con sapienza un percorso utile ed essenziale per diventare laici adulti capaci di abitare da protagonisti l’oggi e il futuro. M. C. 12 • maggio 2010 • I lavori della mattinata sono stati coordinati da don Giovanni Maurello e sono vissuti sulle relazioni di monsignor Bertolone e Giovanni Morelli. La coloratissima invasione di un centinaio di ragazzi dell’ACR ha trasformato in festa il pomeriggio. Pon pon, enormi palloni, sketch, inni dell’AC e tanta musica offerta dalla band dei “Bagna Duna”, hanno fatto da cornice alle premiazioni dei concorsi, tutti ispirati al tema dell’incontro tra Gesù e Zaccheo. La riflessione di Bertolone Monsignor Bertolone ha presentato una riflessione dal titolo “Quello sguardo che cambia la vita”, tema a lui particolarmente caro, a cui ha dedicato più di una pubblicazione. «Il tema dello sguardo di Cristo e su Cristo – ha affermato il Presule - è splendido, affascinante, ricco di suggestione che avvince e commuove l’animo di chiunque voglia soffermarsi, anche per poco e in silenzio, a fissare il proprio sguardo in quello di Cristo». Parole attraverso le quali il vescovo ha condotto l’uditorio lungo un percorso che ha fatto prendere nuova luce al tema delle relazioni e dell’incontro su cui tutta l’Azione Cattolica si è fermata a riflettere in questo anno associativo, partendo dal brano di Luca (19,1-6) sull’incontro tra Gesù e Zaccheo. M. C. Viva voce [ il disco ] «E’ solo un uomo quello di cui parlo, del suo interno come del suo intorno, di quando scivola su stesso, di quando scrive come adesso». Inizia cosi l’album di Niccolò Fabi. Un disco raffinato, come le sue parole, i suoi suoni . Uno degli artisti italiani più impegnati nel sociale, ma altrettanto impegnato nella sua costante ricerca di suoni e parole.Un vero e proprio filologo del pentagramma. L’album “Solo un uomo” contiene brani intensi, code strumentali, canzoni prima d’amore e molto intime e poi di denuncia sociale, lievi, gentili. Poi tutto ad un tratto esplode: “La promessa” diventa una dolcissima storia a lieto fine, da sognare ad occhi aperti; “Solo un uomo”, scelta come apripista, mostra un Niccolò Fabi vicinissimo sia Nicolò Fabi per stile che per sonorità al miglior Ivano Fossati, mentre “Aliante” ricorda gli arrangiamenti dei Supertramp. “Fuori o dentro” è intensa quanto delicata, con un bellissimo arrangiamento d’archi a fare da cornice ad un testo esistenziale, senza essere catastrofico. Quindi “Successo”, forse la migliore, con un testo meraviglioso ed essenziale. A chiudere l’album, “Parole che fanno bene”, un’istantanea perfetta di una parte della nostra società. Un disco, dunque, sereno, sognatore, positivo. Chi è pessimista e disilluso potrebbe ritrovare delle sensazioni perse col tempo. E chi ha avuto l’idea di partecipare al suo concerto a Castrovillari il 15 Maggio, sicuramente avrà portato via con sé il ricordo indelebile di buona musica. Giuseppe Roseti [ l’idea ] Chi legge vola! E’ cosi per i volontari dell’associazione torinese “Circolo dei lettori”, che hanno selezionato delle letture da proporre ai pazienti ricoverati negli ospedali. Negli istituti fisioterapici ospedalieri (l’istituto nazionale tumori “Regina Elena” e quello dermatologico “San Gallicano”), sono state avviate iniziative di musica, pittura e cinema. «Vogliamo puntare all’equilibrio tra l’attenzione alla ricerca clinica e i bisogni inespressi delle persone - ha spiegato il direttore generale Francesco Bevere - perchè il dolore che provano i pazienti non è solo fisico, ma anche psicologico e questo, spesso, influenza in maniera negativa le stesse cure». Iniziative come queste dovrebbero stimolare anche le nostre attività diocesane. Assistere i malati negli ospedali è una missione delicata e quanto mai fondamentale oggi. A gennaio, ad esempio, in Piemonte è partito il progetto “Volontari per la lettura” tramite un bando su Internet, che ha registrato l’adesione di circa 300 giovani disposti a prestare voce e tempo per stare vicini ai malati del reparto. Un libro fa sognare, viaggiare, rende liberi i confini del mondo. E un sorriso è la migliore medicina mai esistita. Basta davvero poco a volte per riempire la vita di una persona che soffre. Siamo bravi a riempire le parrocchie e le processioni, ma il dubbio resta: serve solo questo? G. R. [ il libro ] “Il Venerdì Santo” a Cassano Jonio - Origini, sviluppi e mutamenti”. Fresco di stampa e da poco nelle maggiori librerie italiane l’opera letteraria tutta dedicata alla processione dei misteri “U Venneri Sant” di Cassano, frutto di un’attenta e scrupolosa ricerca sul campo della giovane ricercatrice cassanese Matilde Tursi. Il libro, edito da “Mongolfiera Editrice”, racchiude in 202 pagine tutto ciò che ruota attorno alla processione del venerdì santo . A spianare la strada al lettore sono le due prefazioni scritte da Leonardo Alario e Giovanni Azzaroni. L’autrice, nel primo capitolo, affronta l’aspetto storico-politico della città delleTerme.Nel secondo tratta della religione popolare, mentre nel terzo approfondisce la tematica chiave, il Venerdì Santo, confrontando il passato con il presente. Parla del Giovedì Santo, della processione di ieri e di oggi e delle figure emblematiche che la caratterizzano. Il libro è ricco di interviste inedite, fotografie del passato e del presente, testi e canzoni in vernacolo cassanese e quant’altro. E’corredato inoltre di un supporto multimediale i cui contenuti testimoniano la ricchezza culturale dell’opera. Dunque un testo degno di entrare a far parte delle grandi opere che parlano di Cassano, città che ha bisogno di giovani come Matilde Tursi, che con opera certosina ha saputo scavare, così come fa l’archeologo, per portare alla luce lo splendore del passato. Matilde Tursi ha conseguito la laurea triennale in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, indirizzo teatro, presso l’università degli studi di Bologna, presentando una tesi dal titolo “Il Venerdì Santo a Cassano Allo Ionio. Origini, sviluppi e mutamenti”, che è poi diventata oggetto del suo libro, con le dovute rivisitazioni ed aggiunte. G. Z. 13 • maggio 2010 • A tu per tu con il curato d’Ars Una folta delegazione di fedeli cassanesi, guidata dal vescovo monsignor Vincenzo Bertolone, si è recata a Torino, in preghiera davanti alla Sacra Sindone, prima di raggiungere Ars, per un pellegrinaggio sulle tracce di san Giovanni Maria Vianney. Emozionante la visita alla Basilica di dolce calore che faceva star bene e che elevava l’anima verso vette irraggiungibili. Sensazioni rivissute anche in occasione del viaggio ad Ars: qui, essendo la Basilica temporaneamente occupata da pellegrini provenienti da altre località, alla comitiva cassanese è stato concesso di celebrare messa nella piccola cripta L’agenda del Vescovo MAGGIO 21 maggio: h. 17, inaugurazione mostra su monsignor Raffaele Barbieri; museo diocesano, Cassano; h. 18.30, amministrazione sacramento Confermazione; parrocchia san Giuseppe, Sibari; 22 maggio: in mattinata, tiene conferenza agli Istituti Secolari di Calabria, a Lamezia Terme; h. 18, amministrazione sacramento Confermazione, parrocchia san Girolamo, a Castrovillari; 23 maggio: h. 11, amministrazione sacramento Confermazione, in Cattedrale; h. 18, amministrazione sacramento Confermazione, parrocchia Sacri Cuori, a Castrovillari; Superga, in raccoglimento di fronte al Sacro lino che aveva avvolto il corpo del Redentore dopo la sua terribile morte sulla croce. Una voce dolce di donna invitava al silenzio e spiegava come ad ogni piccola macchia su quella stoffa corrispondesse una sofferenza tremenda patita da Nostro Signore Gesù Cristo. I pochi secondi concessi per guardare erano carichi di tensione emotiva, l’attesa aveva acuito i sensi, tutti tesi nell’assaporare le sensazioni che dal più profondo del proprio essere facevano vibrare all’unisono gli astanti, come se da quel telo s’irradiasse un dove il corpo del santo francese era stato deposto dopo la sua riesumazione avvenuta nel 1910. Successivamente, si procedeva alla visita della casa del Curato e ci si recava in preghiera nuovamente in Basilica, lasciandosi coinvolgere dalla grande devozione che esternavano i molti fedeli presenti. Infine il ritorno in Calabria, ognuno a casa propria, alle solite faccende, ma con nel cuore e nell’anima una rinnovata e più salda Fede e un ricordo bello che resterà per sempre in un angolino della nostra memoria. Tonino Cavallaro Ricordo di don Tonino Bello In occasione della prima udienza pubblica del processo di beatificazione di monsignor Tonino Bello, tenuta dal Prefetto della Congregazione dei Santi, monsignor Angelo Amato, nella Cattedrale di quella Molfetta della cui diocesi il sacerdote pugliese fu vescovo fino al giorno della sua prematura morte, monsignor Vincenzo Bertolone ha voluto ricordare pubblicamente lo scomparso confratello. «Campione del dialogo, infaticabile costruttore di pace, Pastore mite e protettore degli ultimi, ma anche scrittore ispirato – ha affermato monsignor Bertolone – don Tonino Bello ha testimoniato concretamente la grandezza di una Chiesa profetica. Una Chiesa che non può essere silenziosa, ma che ha il coraggio della denuncia e della parola, dell’ascolto e dell’analisi, chinandosi davanti agli uomini per essere essa pure umana». Ha quindi aggiunto monsignor Bertolone: «La grandezza di don Tonino Bello è stata anche nella capacità di unire il verticale all’orizzontale: da una parte, la Parola di Dio, la riflessione, la preghiera; dall’altra, l’attenzione ai bisogni della gente, ai diritti, alla giustizia. La capacità, insomma, di saldare la Terra con il Cielo». Ha quindi chiosato il Presule cassanese: «È l’eredità del vescovo santo, col suo solo esempio capace di far emergere il volto autentico della Chiesa oggi retta con mano ferma, pure in mezzo ai marosi, da papa Benedetto XVI. È l’insegnamento di un profeta simile alla sentinella che, scrutando l’orizzonte, riesce a cogliere prima degli altri, sin dalla prima stella del mattino, l’incalzare dell’alba, indicando la strada ai cristiani ed a tutti gli uomini di buona volontà. È stato, ed è, don Tonino Bello». G. I. 14 • maggio 2010 • dal 24 al 29 maggio: partecipa ai lavori della Conferenza episcopale italiana, a Roma; 30 maggio: partecipa al venticinquesimo anniversario della professione religiosa di suor Pétronille Kayembre, Suore Missionarie dei Servi dei Poveri, a Santa Marinella; GIUGNO 1 giugno: in mattinata, santa messa in occasione della festa patronale, a Doria; h. 18, amministrazione sacramento della Confermazione, parrocchia san Leone, a Saracena; 3 giugno: incontra la commissione presbiterale regionale, a Cassano; 5 giugno: amministrazione sacramento Confermazione, parrocchia Sacri Cuori, a Lauropoli; 6 giugno: h. 17, santa messa Corpus Domini, in Cattedrale; a seguire, processione per le vie di Cassano; dal 7 all’11 giugno, esercizi spirituali con il clero diocesano, a Roma; 9 giugno: partecipa all’incontro internazione dei sacerdoti sul tema “Conversione e Missione”, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma; 11 giugno: h. 9.30, partecipa alla santa messa nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI, in piazza san Pietro a Roma; dal 12 al 17 giugno: visita le comunità parrocchiali di don Francesco Diodati e don Saverio Viola in Svizzera. L’angolo del Progetto Policoro Il mese del lavoro Maggio inizia con la festa dei lavoratori. Ma è anche il mese di Maria. Un impegno ed una benedizione per quanti come noi girano il territorio nell’incontro di quelle realtà che vogliono e devono avere una risposta forte, di Chiesa, per un ambito sociale che aiuta o compromette molti ambiti di vita. Senza il lavoro non si fa famiglia, ci si sente frustrati, si creano le condizioni per cedere allo sconforto e non essere uomini e donne di speranza, per cadere nelle mani sbagliate della criminalità che si muove tra le pieghe di un tessuto sociale fragile e in cerca di verità. Allora a Maria affidiamo la benedizione dei nostri giovani, dei lavoratori, e di quanti un lavoro lo cercano e lo desiderano. Perché nel suo essere madre sappia donare a noi tutti il coraggio di guardare a Dio come promessa che si mantiene fedele al suo annuncio e sappiamo “non temere” di fronte alle difficoltà di un esistere sempre più complicato se dimentica di fare della Parola e dell’Eucarestia il cuore del suo vivere, anche sul lavoro. Quel “nulla è impossibile a Dio” dell’annunciazione diventi il nostro stile per operare, con il Progetto Policoro, in una terra difficile ma bella, ricca di tante meraviglie che con il cielo posso diventare sguardi di speranza e vita nuova per tanti giovani, e non solo. Vincenzo Alvaro CATECHISTI Rubrica a cura di don Nunzio Laitano Registrazione presso il Tribunale di Castrovillari n° 1/08 del 10 gennaio 2008 ~ RICADUTA NELLE COMUNITA’ CRISTIANE È ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una “società cristiana”, che, pur tra le tante debolezze che sempre segnano l’umano, si rifaceva esplicitamente ai valori evangelici. Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza. Le indagini sociologiche rilevano che nella società contemporanea il cristianesimo – in realtà, la stessa fede religiosa – tende a privatizzarsi (nella vita pubblica) e a soggettivizzarsi (in quella ecclesiale). Le ricerche denunciano una progressiva marginalizzazione del cristianesimo, ridotto a fatto privato ed esposto al rischio di diventare solamente una delle tante risorse per il benessere dell’individuo. All’interno stesso della Chiesa si diffondono atteggiamenti che hanno sostituito l’ateismo nel suo aspetto di principale problema socio religioso: tra questi appaiono rilevanti la non appartenenza istituzionale, che va dal sincretismo all’agnosticismo, e l’indifferenza religiosa, che non considera la religione come una dimensione ermeneutica della vita. E se è vero che il sacro permane, si vanno però diffondendo forme di “nomadismo” religioso, di ricerca cioè di sempre nuove esperienze ed emozioni religiose, che trovano attuazione al di fuori del cattolicesimo. Inoltre, lo spirito obiettivo e critico, tipico della cultura contemporanea, mette in discussione la categoria del mistero, centrale nel cristianesimo. ABBONAMENTI ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ L’Abbraccio è iscritto alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici Direttore responsabile: Domenico Marino Capo redattore: Gianpaolo Iacobini Segretario di redazione: Giuseppe Malomo Redazione: S.E. Vincenzo Bertolone, Vincenzo Alvaro, don Francesco Candia, Roberto Fittipaldi, Delia Lanzillotta, don Giovanni Maurello, Annamaria Partepilo, Giuseppe Roseti, Raffaele Vidiri, Gaetano Zaccato Hanno collaborato a questo numero: Tonino Cavallaro, Mariella Clobiaco, don Nunzio Laitano, Piero Franco Mendicino, don Francesco Oliva Impaginazione: Vincenzo Alvaro Stampa: AGM, Via Daniel Bovè 5, 87012 Castrovillari (CS) www.agm.calabria.it Direzione, redazione, amministrazione: Via Torto Ospizio, 1 87011 Cassano all’Ionio tel e fax 0981.71442 [email protected] Per sottoscrivere l’abbonamento al periodico di informazione della Diocesi di Cassano all’Ionio basta versare la cifra di 15 € (ordinario), 30 € (ordinario fuori diocesi), 40€ (socio sostenitore) sul c/c n° 13001870 intestato a Curia Vescovile - Cassano all’Ionio e spedire la ricevuta di versamento a: Ufficio Comunicazioni Sociali, Via Torto Ospizio, 1 87011 Cassano Allo Ionio (CS) Il trattamento dei dati personali è assicurato in conformità alla normativa vigente. Il materiale inviato, anche se non pubblicato non sarà restituito. La collaborazione è da intendersi a titolo gratuito. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Per sottoscrivere l’abbonamento al periodico di informazione della Diocesi di Cassano all’Ionio basta versare la cifra di 15 € (ordinario), 30 € (ordinario fuori diocesi), 40€ (socio sostenitore) sul c/c n° 13001870 intestato a Curia Vescovile - Cassano all’Ionio e spedire la ricevuta di versamento a : Ufficio Comunicazioni Sociali, Via Torto Ospizio, 1 87011 Cassano Allo Ionio (CS) L’Abbraccio è anche sul sito diocesano www.diocesicassanoalloionio.it 15 15 • maggio 2010 • 16 • maggio 2010 •