Critica Marxista - December 2010
L‟Introduzione del 1857
Giuseppe Cospito
Nei Quaderni del carcere Gramsci critica gli sviluppi dell‟economia marxista, in
particolare in Urss, osservando come quella dovrebbe essere una disciplina
«critica», a differenza di quella accademica che riflette incessantemente sui
propri metodi e strumenti di analisi, «si vale troppo spesso di espressioni
stereotipate, e si esprime in un tono di superiorità a cui non corrisponde il
valore dell‟esposizione» (A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V.
Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, vol. III, p. 1803). Per ovviare a questo limite
egli ritiene necessaria un‟«introduzione metodico-filosofica ai trattati di
economia», prendendo a modello le «prefazioni al primo volume di Economia
critica» (vale a dire Il Capitale) e alla «Critica dell‟Economia politica» (ivi, p.
1844), cioè la celeberrima Prefazione del 1859.
Due anni prima, nel 1857, Marx aveva abbozzato in pochi giorni
un‟introduzione alla stessa opera (i cosiddetti Grundrisse), destinata a
rimanere incompiuta e inedita fino al 1903, quando verrà pubblicata da Karl
Kautsky sul giornale socialdemocratico tedesco «Die Neue Zeit».
Successivamente tradotto in italiano da Giorgio Backhaus, questo testo ci viene
ora riproposto in un‟edizione riccamente commentata (K. Marx, Introduzione
alla critica dell’economia politica, Commento storico critico di Marcello Musto,
Macerata, Quodlibet, 2010, pp. 142, euro 12).
Come messo in evidenza dal curatore, l‟Introduzione del 1857 rappresenta
una tappa importante nello sviluppo del pensiero di Marx che, partito da studi
prima giuridici e poi filosofici, si era avvicinato all‟economia politica solo nel
1844, durante il breve soggiorno a Parigi, con le annotazioni su Smith e
Ricardo nei Manoscritti economico-filosofici e grazie anche all‟avvio del
sodalizio con Engels. Approfondito con la Miseria della filosofia e con Lavoro
salariato e capitale, l‟interesse per l‟economia conoscerà una forte ripresa,
dopo il fallimento dei moti rivoluzionari quarantotteschi, per tutti gli anni
Cinquanta dell‟Ottocento, nel corso dei quali Marx si sforzerà di identificare i
sintomi della crisi decisiva per il crollo del sistema capitalistico e il trionfo della
rivoluzione proletaria. Ed è proprio in quella che gli pare la vigilia immediata di
tale crollo che scrive le pagine in questione, «estremamente complesse e
controverse» anche per la concitazione con la quale furono stese; eppure,
«poiché contiene il più esteso e dettagliato pronunciamento sulle questioni
epistemologiche mai compiuto da Marx, l‟Introduzione costituisce un
riferimento rilevante per la comprensione del suo pensiero e uno snodo
obbligato per meglio interpretare l‟intero corpo dei Grundrisse» (p. 74).
A differenza di quanto aveva fatto nei Manoscritti, dove il punto di
partenza dell‟analisi economica era costituito dal salario, dal profitto e dalla
rendita (vale a dire le forme di reddito proprie rispettivamente di operai,
industriali e proprietari terrieri), e di quanto farà nel Capitale, dove la critica
dell‟economia politica prende le mosse dal problema del valore,
nell‟Introduzione del 1857 Marx si sofferma innanzitutto sulla produzione, o
meglio sul nesso inscindibile, di reciproca determinazione e influenza, tra
produzione, consumo, distribuzione e scambio, che costituisce il processo della
circolazione delle merci. Seguendo un procedimento che gli è peculiare fin dagli
scritti giovanili, Marx alterna l‟esposizione delle proprie tesi con la critica di
quelle di predecessori e contemporanei, concentrandola in particolare sulle
«robinsonate» di Smith e di Ricardo, ma anche di Proudhon e di Bastiat, che
muovono tutti dalla «produzione dell‟individuo isolato all‟esterno della società»
(p. 12), ignorandone il carattere sempre storicamente e socialmente
determinato. L‟altro obbiettivo polemico marxiano è costituito da chi, come
Stuart Mill, tende a separare astrattamente il processo produttivo da quello
distributivo, assimilando il primo ai fenomeni naturali, analizzabili con metodi
matematico-fisici in quanto rispondenti esclusivamente a leggi eterne e
immodificabili, mentre il secondo sarebbe relativamente esposto agli «arbitrii»
degli uomini (p. 16).
Di più complessa decifrazione appaiono le pagine dedicate da Marx al
metodo dell’economia politica: particolarmente prezioso risulta quindi a tal
proposito l‟ampio e puntuale commentario di Musto che, senza tacere le
difficoltà, le ambiguità e le contraddizioni del testo, ne ricostruisce i fili
conduttori, a partire dalla convinzione, ereditata da Hegel, secondo cui «il
metodo di salire dall‟astratto al concreto è il solo modo, per il pensiero, di
appropriarsi il concreto» (p. 102), anche se naturalmente per Marx non è il
pensiero a determinare la realtà, ma al contrario. L‟altro aspetto metodologico
fondamentale è costituito dal presupposto secondo cui il complesso spiega il
semplice, il presente interpreta il passato, e non viceversa: opponendosi da un
lato al cattivo empirismo degli economisti classici e dall‟altro all‟idealismo di
Hegel e della sua scuola, Marx elabora strumenti in grado non solo di
analizzare il modo di produzione capitalistico e, a partire da questo, quelli che
l‟hanno preceduto, ma anche di «scorgere nel presente le tendenze che
lasciavano prefigurare lo sviluppo di un nuovo modo di produzione» (p. 113).
L‟Introduzione si chiude con un elenco di argomenti che rimangono
soltanto abbozzati, tra i quali merita di essere ricordata la questione del
«rapporto ineguale dello sviluppo della produzione materiale con […] quella
artistica» (p. 47); questa osservazione getta una luce diversa su quella,
apparentemente più dogmatica, della Prefazione del 1859 secondo cui «il modo
di produzione della vita materiale condiziona il processo sociale, politico e
spirituale della vita in generale» che, a giudizio di Musto (ma anche del
Gramsci dei Quaderni citato all‟inizio) «non va interpretata, dunque, in chiave
deterministica» (p. 118).
Cassandra - Gennaio 2011
Karl Marx Introduzione alla critica dell’economia politica a cura di M. Musto,
traduzione di G. Backhaus (Quodlibet, 2010, euro 12).
I Lineamenti fondamentali dell’economia politica (“Grundrisse”)
costituiscono l‟agone privilegiato della marxologia, ma anche di una certa
tendenza degli approcci iniziali al pensiero di Marx. Si tratta del materiale
preparatorio del Capitale, “frutto di quindici anni di studio”, di cui nel‟59
Marx redige una accurata “Relazione”, Si tratta di un testo di non facile
comprensione, per il quale vale il suggerimento di Jenny Marx di lasciare
agli specialisti le cose più tecniche e difficili.
Il volumetto contiene il testo del Quaderno M steso nell‟agosto del ‟57
che apre i Grundrisse ed il commento di Musto. Questo consta di due parti:
una esauriente introduzione (§§ 1-4 pp. 53-70), che inquadra lo scritto nel
momento storico e nella biografia intellettuale e politica dell‟autore; ed il
commento vero e proprio (§§ 5-9, pp.71-122) che contribuisce al
chiarimento delle molte e conclamate difficoltà di interpretazione del testo.
Segue una nota bio-bibliografica, ed un indice dei nomi.
Musto sottolinea nel §5 che il periodo fra „estate ‟57 e la primavera
del‟58 fu uno dei più prolifici della produzione marxiana. Una circostanza
significativa, che esprime tutta l‟urgenza di “mettere in chiaro almeno le
grandi linee” della critica dell‟economia politica, “prima del diluvio” che Marx
(erroneamente) prevedeva come effetto della crisi economica del „57.
Una situazione, anche emotiva, che spiega il carattere del testo fra i
più dibattuti dell‟opera di Marx per la asistematicità e la provvisorietà, che
lo rendono “estremamente complesso e controverso” (74). Ma che
contiene “alcune formulazioni essenziali ... della concezione della storia”,
una “elencazione di questioni la cui soluzione permaneva problematica... e
l‟articolazione delle categorie teoriche”; e che è “il più esteso e dettagliato
pronunciamento sulle questioni epistemologiche mai compiuto da Marx ...
un riferimento rilevante per la comprensione del suo pensiero e uno snodo
obbligato per meglio interpretare l‟intero corpo dei Grundrisse” (74). Le
difficoltà del testo gettano nello sconforto il lettore comune (abituato alla
provocatoria chiarezza di Marx), ad esso è rivolto il valido aiuto offerto da
Musto.
Marx si accinge al lavoro in modo sistematico, a partire da una
accurata strutturazione del Contenuto dell‟Introduzione stessa: “1. La
produzione in generale; 2. Rapporto generale della produzione con
distribuzione, scambio e consumo; 3. Il metodo dell’Economia politica; 4.
Mezzi (forze) di produzione e rapporti di produzione, rapporti di produzione
e rapporti di circolazione ecc. “
Nei §§ 6 e 7 del libro Musto analizza e la descrizione dialettica che
Marx fa dei rapporti economici affrontati rispettivamente nei punti 1 e 2
dello schema, le parti più rifinite, nelle quali si manifesta la consueta
chiarezza della scrittura marxiana. In particolare nel punto 2 Marx fornisce
una chiara formulazione della sua concezione storico-materialistica della
dialettica, differenziandola da quella hegeliana. Su questo nodo
problematico Marx tornerà nel Poscritto al I volume del Capitale, in un
celebre passo, riportato da Musto nella conclusione del libretto.
Il §8 è dedicato al commento del punto 3 dello schema dedicato alle
questioni del metodo, qui più che mai il lavoro di Musto è prezioso per il
lettore che aiuta a districarsi dalle ingarbugliate sottigliezze di considerazioni
metodologiche acutissime, già utilizzate nel paragrafo precedente,
certamente ponderate nella sostanza, ma del tutto provvisorie nella
formulazione. Fra l‟altro Musto mette in guardia dal pericolo di una lettura
evoluzionistica della concezione marxiana del processo storico, e nei
confronti dell‟accusa che Marx muove ad Hegel di confondere il movimento
della conoscenza con quello della natura (pp.103-104).
Nel §9 Musto analizza il quarto ed ultimo paragrafo del testo marxiano
(pp.46 e 47) che presenta un articolazione complessa. A differenza degli
altri paragrafi, qui Marx si limita ad un sommario, ad un Notabene in otto
punti e ad una nota su “l’arte greca e la società moderna” . Di questo
elenco, Musto dice sbrigativamente che “fu scritto a mo‟ di promemoria,
senza ordine alcuno, e fornisce soltanto un‟idea molto vaga di cosa Marx
pensasse etc.” [c.vo mio]. In conseguenza di questo giudizio Musto si limita
ad indicare solo tre di questi otto punti senza analizzarne nessuno. Sembra
che a conforto del severo giudizio di Musto, giochi il fatto che Marx stesso
non include questa parte del manoscritto nell‟Indice del ‟59. Tuttavia c‟è
forse da chiedersi se non sarebbe utile proprio tentare di leggere questa
paginetta “come se” le parti di essa fossero collegate fra loro in modo
implicitamente ordinato, organico e sistematico.
Infine, in un testo così sommario sorprende l‟ampiezza della
trattazione dedicata alla questione relative all‟arte. Anche l‟interpretazione
di questo testo presenta difficoltà, additate da Musto e non del tutto
appianate neppure in alcune illustri trattazioni dell‟”estetica” marxiana,
come quella di Lukacs. La prospettiva di Marx è duplice: da un lato c‟è il
problema dello sviluppo ineguale delle espressioni artistiche rispetto alla
“struttura”; dall‟altro quello della loro [relativa] dipendenza. Ma è probabile
che la diversità fra i due punti di vista sia legata all‟ampiezza della
prospettiva storica che si assume nello studio dei fenomeni.
Nella Conclusione (§10) del prezioso libretto, Musto sottolinea il
valore imprescindibile di questo testo, ed in particolare della sua parte
metodologica, in considerazione del fatto che Marx non affrontò più la
questione del metodo, con la sola eccezione del Poscritto al I libro del
Capitale, e comunque in nessuna delle successive occasioni Marx ne lascia
trasparire, come fa qui, la complessa genesi di esso.
Enrico Guarneri
Il Manifesto, forthcoming February 2011
Karl Marx, Introduzione alla critica dell’economia politica, Commento storico
critico di Marcello Musto, Traduzione di Giorgio Backhaus, Quodlibet, Macerata
2010, pp. 136, € 12,00.
Donatello Santarone
Caratteri 7250
Nell‟ultima settimana dell‟agosto 1857, in concomitanza con lo scoppio
della prima crisi finanziaria mondiale nella storia del capitalismo, Marx scrisse
un testo che intitolò Introduzione e che avrebbe dovuto precedere un lavoro
che apparve nel 1859 con il titolo di Per la critica dell’economia politica.
Successivamente Marx decise di sopprimere tale introduzione perché, secondo
le sue parole, “dopo aver ben riflettuto, mi pare che ogni anticipazione di
risultati ancora da dimostrare disturbi”. L‟Introduzione venne quindi pubblicata
per la prima volta nel 1903 da Karl Kautsky e apparve in traduzione italiana, a
cura di Giorgio Backhaus, nel volume Lineamenti fondamentali di critica
dell’economia politica. Grundrisse (Einaudi 1976). Oggi essa viene riproposta
dall‟editore Quodlibet con un ricco commento storico critico di Marcello Musto,
giovane studioso di Marx e docente presso la York University di Toronto in
Canada.
L‟Introduzione alla critica dell’economia politica riveste un interesse
rilevante perché in essa Marx: 1) ribadisce la storicità del capitalismo; 2)
connette produzione, distribuzione, scambio e consumo sottolineando la
preminenza del fattore produttivo sugli altri tre; 3) assegna un valore
importante al processo di astrazione nella comprensione del reale; 4) mette in
luce il rapporto ineguale tra forme della coscienza e strutture economiche.
Sul primo punto, la storicità del capitalismo, Marx non risparmia il
sarcasmo contro l‟individuo naturale e le “robinsonate del XVIII secolo” di tanti
economisti e filosofi del passato e del presente i quali, dimenticando la
diversità tra produzione in generale e differenti determinazioni storiche,
sostengono di fatto l‟eternità e l‟armonia dei rapporti sociali esistenti negando,
di conseguenza, la possibilità di un superamento di tali rapporti. Si tratta per
essi, attraverso l‟idealizzazione di Robinson Crusoe quale rappresentante del
solitario uomo borghese, di generalizzare tale condizione per ogni epoca
storica, anche quelle precedenti la nascita della società borghese, concependo
di conseguenza il capitale come cosa e non come rapporto. Da qui egli passa,
nel secondo paragrafo, a prendere in esame il rapporto tra quattro dimensioni
fondamentali dell‟economia politica: produzione, distribuzione, scambio e
consumo. Affermando, ad esempio, che esiste una identità tra produzione e
consumo: “la produzione non produce…soltanto un oggetto per il soggetto, ma
anche un soggetto per l‟oggetto”, ossia il consumatore. Per Marx, quindi, la
produzione va considerata come una totalità all‟interno della quale la
produzione stessa rappresenta l‟elemento prioritario. Anche se, precisa
l‟autore, gli altri tre fattori – la dimensione del consumo, le trasformazioni della
distribuzione e la grandezza della dimensione dello scambio, cioè del mercato concorrono a definire la produzione e ad influire su di essa. Le acquisizioni
teoriche di Marx avevano anche implicazioni politiche. In polemica con i
socialisti che proponevano modifiche nella circolazione del denaro creando un
razionale sistema monetario o auspicavano di trasformare gli operai in
capitalisti, Marx, sostiene Musto, ricorda che “la questione centrale rimaneva il
superamento del lavoro salariato ed essa riguardava innanzitutto la
produzione”.
Ma il tema forse più stimolante è presente nel terzo paragrafo
dell‟Introduzione in cui Marx affronta una fondamentale questione
metodologica, forse mai in seguito tematizzata così chiaramente come in
questa sede: il rapporto, cioè, tra pensiero e realtà, tra astratto e concreto. In
un serrato confronto con Smith, Ricardo ed Hegel, il filosofo di Treviri arriva
alla conclusione che “il metodo scientificamente corretto” per comprendere il
reale è quello secondo il quale “le determinazioni astratte conducono alla
riproduzione del concreto nel cammino del pensiero”. Non è possibile dar conto
in questa sede di tutti i passaggi logici presenti nel testo. Possiamo affermare,
in estrema sintesi, che Marx sostiene la necessità di salire dall‟astratto al
concreto per appropriarsi del concreto ma senza concepire il reale come
risultato del pensiero. Le categorie economiche, infatti, sono “relazioni astratte
di una totalità vivente e concreta già data”. Come efficacemente commenta
Marcello Musto a proposito del rapporto tra concreto e pensiero, “respinta la
simmetria tra ordine logico e ordine storico-reale, il momento storico si
presentava come tornante decisivo per comprendere la realtà, mentre quello
logico consentiva di concepire la storia non come piatta cronologia di diversi
accadimenti”.
A questo punto Marx si chiede in che modo ricostruire lo sviluppo storico
delle diverse forme societarie, in che maniera ricostruire il passato. E‟ a
quest‟altezza che egli formula la famosa frase secondo la quale: “L‟anatomia
dell‟uomo è una chiave per l‟anatomia della scimmia. Ciò che nelle specie
animali inferiori accenna a qualcosa di superiore può essere compreso solo se
la forma superiore è già conosciuta. L‟economia borghese fornisce quindi la
chiave di quella antica ecc. In nessun caso però procedendo al modo degli
economisti, che cancellano tutte le differenze storiche e in tutte le forme della
società vedono la società borghese”. Musto rileva qui che tale nota non va però
letta “in termini evoluzionistici” e richiama le riflessioni di Stuart Hall secondo il
quale la teoria elaborata da Marx rappresenta una rottura con lo storicismo,
pur non essendo una rottura con lo storico.
Nell‟ultimo e frammentario paragrafo dell‟introduzione merita di essere
ricordata la parte relativa al “rapporto ineguale dello sviluppo della produzione
materiale con … quella artistica”. Qui Marx sostiene, anche sulla scorta degli
studi di Sismondi il quale aveva messo in rilievo la correlazione tra i momenti
alti delle letterature europee e i periodi di decadenza sociale dei paesi che quei
momenti avevano espresso, che le condizioni materiali degli uomini
determinano sì le loro attività simboliche e cognitive, ma che tra i due
momenti, produzione intellettuale e produzione economica, non vi è alcuna
corrispondenza meccanica. Si tratta di un‟acquisizione di grande importanza
che sgombra il campo da tante interpretazioni riduttive del pensiero di Marx sul
tema del rapporto tra struttura e sovrastruttura. Rapporto che è stato di
recente ripreso e acutamente indagato da Nicolao Merker in un saggio
complessivo sul filosofo di Treviri (Karl Marx. Vita e opere, Laterza 2010). In
esso Merker ricorda che nella Prefazione a Per la critica dell’economia politica
(1859) Marx usa le metafore architettoniche di “struttura” e “sovrastruttura”
senza tuttavia attribuire un significato secondario a quel che sta “sopra” (la
costruzione) rispetto a ciò che sta “sotto” (le fondamenta). Inoltre per Marx la
parola struttura comprende forze produttive, modi di produzione e rapporti
sociali corrispondenti. Quindi produrre non è un‟attività meccanica e inerte.
Essa è un‟attività ricca di conoscenze, competenze e abilità. Un fare
accompagnato da un saper fare. Per questo, conclude Merker, “già nella
produzione, essendo essa umana, sono simultaneamente presenti la „struttura‟
e la „sovrastruttura‟, complementari e non contrapposte”.
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Karl Marx, Introduzione alla critica dell`economia politica, Commento