Torino
Teatro Carignano
Open Trios
Gemma Bertagnolli soprano
Lunedì 21.IX.2015
ore 17
Beethoven
36
°
L’Europa di Beethoven
Canti popolari “delle varie Nazioni d’Europa”:
il primo Progetto Multiculturale
Gemma Bertagnolli, soprano
Open Trios
Giovanni Bietti, pianoforte
Pasquale Laino, sax
Luca Caponi, percussioni
Introduce e presenta Giovanni Bietti
Sponsor tecnico
Non tutti sanno che Beethoven realizzò, nel corso della carriera,
circa 170 arrangiamenti di canti popolari di varie nazioni europee. La
singolare commissione era giunta da un visionario folklorista ed editore
scozzese, George Thomson, che era entrato in contatto con Beethoven
fin dal 1803. La gestazione delle armonizzazioni di canti popolari
fu però piuttosto lenta, certo anche a causa delle difficoltà materiali
e del perenne stato di guerra in cui versava gran parte d’Europa in
quegli anni: a partire dal 1810 Beethoven cominciò a lavorare ad alcuni
arrangiamenti di canti delle Isole Britanniche, scozzesi, irlandesi,
inglesi e gallesi.
Ma qualche anno più tardi, le idee di Thomson si erano fatte più
articolate: in una lettera del gennaio 1816 leggiamo questa sorprendente
proposta: «Desidero molto ottenere qualche campione di musica vocale
delle varie nazioni d’Europa: della Germania, della Polonia, della
Russia, del Tirolo, della Venezia e della Spagna, ossia due o tre arie di
ciascuno di questi paesi. Non parlo delle composizioni dei dotti autori
viventi, ma delle melodie puramente nazionali, contrassegnate dalle
caratteristiche della musica di ciascun paese e amate dal popolo, come
le arie scozzesi e irlandesi che Le ho inviato. Desidererei che queste
arie fossero di uno stile gradevole e tali da poter aderire facilmente alla
poesia».
3
Thomson arrivava quindi ad immaginare una raccolta di canti popolari
di molte nazioni d’Europa, alle quali qualche mese più tardi chiederà
di aggiungere anche arie “svedesi, danesi, siciliane, calabresi” (!). Non
c’è dubbio che l’idea di Thomson piacque a Beethoven: negli anni
immediatamente successivi egli realizzerà infatti un buon numero
di arrangiamenti, comprendendo canti popolari di molte nazioni,
anche più di quelle suggerite da Thomson. Nel catalogo beethoveniano
troviamo, oltre a un gran numero di canti popolari scozzesi, irlandesi,
inglesi e gallesi, alcuni arrangiamenti di canti polacchi, tedeschi, tirolesi,
svizzeri, italiani (due melodie veneziane – c’è anche La biondina in
gondoleta! – e una siciliana), francesi, ungheresi, russi, ucraini, danesi,
svedesi, spagnoli (tra cui due diversi Bolero, senza dubbio i primi
esempi “colti” di questa tipica danza realizzati da un compositore non
spagnolo) e portoghesi. In altri termini, Beethoven realizzò grazie ai
suggerimenti di Thomson quello che oggi chiameremmo un “Progetto
Multiculturale” ante litteram, probabilmente il primo nella storia della
nostra cultura: l’idea di far dialogare tra loro, attraverso l’elaborazione
e la tecnica musicale colta occidentale, tutti i popoli. E certo sembra
tutt’altro che casuale il fatto che un tale progetto sia scaturito proprio
dalla mente e dalle facoltà creative dell’uomo che solo pochi anni più
tardi, nel 1824, avrebbe cantato nella Nona Sinfonia l’abbraccio del
mondo intero.
Ma al di là degli aspetti etici della ricerca beethoveniana e della sua
aspirazione all’universalità, bisogna sottolineare che le armonizzazioni
di canti popolari rivestono grande importanza anche dal punto di
vista puramente artistico, visto che esse stimolarono l’immaginazione
del compositore e lo spinsero a cercare nuove soluzioni stilistiche.
Beethoven si accorse con chiarezza che le melodie popolari gli offrivano
immense risorse musicali e linguistiche; e non è azzardato sostenere
che alcune delle più note e sorprendenti innovazioni contenute
nelle celeberrime opere tarde del compositore – le ultime sonate per
pianoforte, gli ultimi quartetti per archi – siano scaturite anche dalla
riflessione sulle caratteristiche dei canti popolari, che spesso non sono
basati sul sistema tonale caratteristico della musica colta occidentale
dell’epoca, e che sovente hanno un’organizzazione ritmica inusuale.
Il concerto propone una selezione di arrangiamenti beethoveniani
in una veste sonora contemporanea, esaltandone quindi lo spirito
“sperimentale” e in particolare le caratteristiche armoniche e ritmiche,
davvero formidabili e modernissime. Queste composizioni ci offrono
insomma un nuovo punto di vista sul “personaggio” Beethoven, sulla
sua poetica e soprattutto sulla sua modernità.
Giovanni Bietti
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Dopo aver vinto i concorsi As.Li.Co. e Francesco Viñas, Gemma
Bertagnolli ha iniziato giovanissima una carriera che l’ha portata
in breve a cantare nei principali teatri e festival italiani ed esteri
(tra cui Teatro alla Scala, Maggio Musicale Fiorentino, Théâtre
des Champs-Elysées, Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Concertgebouw Amsterdam, Salzburger Festspiele, Rossini Opera
Festival, Opernhaus di Zurigo, Berlino e Monaco), interpretando
tra gli altri i ruoli di Amenaide/Tancredi, Susanna/Le nozze di
Figaro, Pamina/Die Zauberflöte, Nannetta/Falstaff, Despina/Così
fan tutte.
Si è dedicata con sempre maggiore assiduità al repertorio antico
e barocco, che ha approfondito attraverso la collaborazione con i
maggiori specialisti della prassi esecutiva, ed è oggi affermata tra
gli interpreti di riferimento della sua generazione per la musica
barocca.
Dal 2011 collabora come docente di canto storico presso la
Hochschule für Künste di Brema. Ha tenuto seminari sulla
vocalità italiana preclassica, presso il Mozarteum di Salisburgo e
in numerosi Conservatori italiani. Dal 2013 è docente presso i corsi
estivi dell’Accademia di Kusatzu, Giappone. Insieme a Giovanni
Bietti collabora con “Donatori di musica” oltre che in progetti di
divulgazione musicale.
Gemma Bertagnolli è impegnata a sostenere il diritto alla musica
e a promuovere la sua funzione sociale. Nel 2003 è stata nominata
Ambasciatore UNICEF.
Compositore, pianista e musicologo, Giovanni Bietti è considerato
uno dei migliori divulgatori musicali italiani. È una delle voci
radiofoniche delle “Lezioni di musica”, seguitissima trasmissione
di Rai Radio3, e ha pubblicato libri su Beethoven e sul Sinfonismo
Viennese. Il suo prossimo libro, in uscita in autunno presso
Laterza, è dedicato al teatro mozartiano, in particolare alle tre
opere su libretto di Da Ponte.
Tiene regolarmente conferenze e concerti-conferenze al pianoforte
presso molti fra i più prestigiosi Enti italiani: Teatro alla Scala,
Teatro La Fenice, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Teatro
dell’Opera di Roma, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Massimo di
Palermo, Teatro Lirico di Cagliari, Ravello Festival, Sferisterio di
Macerata, Festival Trame Sonore, Festivaletteratura e Orchestra da
Camera di Mantova, Orchestra Sinfonica Siciliana.
Tra le sue esibizioni fuori dall’Italia si segnalano, fra le altre, il
Kuhmo Chamber Music Festival (Finlandia), la Konzerthaus Berlin
e la Sydney Opera House.
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Pasquale Laino è membro fondatore del quartetto di sassofoni
Arundo Donax e del gruppo KlezRoym, con i quali ha inciso
numerosi cd e svolge attività concertistica in tutta Europa;
docente presso varie istituzioni (tra cui il Conservatorio di Perugia,
dove ha tenuto per anni il Laboratorio di improvvisazione e
composizione per strumenti a fiato), Pasquale Laino affianca
all’attività concertistica e didattica quella di compositore. Recenti
le sue colonne sonore per la serie televisiva La dama velata e per
il film Sotto copertura di Rai1; negli anni precedenti ha realizzato
le colonne sonore di diversi documentari di carattere storico per
Rai3. Il suo primo cd originale, The river will carry me, in trio con
Alessandro Gwis e Andrea Avena, è uscito nel 2010.
Tra le sue collaborazioni: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai,
Teatro dell’Opera di Roma, Franco Piersanti, Paolo Buonvino,
Carlo Cecchi, Egisto Marcucci, Angela Pagano, Paolo Rossi,
Ulderico Pesce, Mango, Matia Bazar, Carmen Consoli, Ascanio
Celestini, Marco Presta e Antonello Dose, Massimo Venturiello,
Tosca, Aurelio Gatti, Alessandro Mannarino.
Percussionista versatile, Luca Caponi ha al suo attivo importanti
collaborazioni sia in ambito classico (Orchestra Italiana da Camera
di Salvatore Accardo, Orchestra del Lazio, Ars Ludi Ensemble)
sia in ambito jazz, etnico e teatrale (Jewish Experience, Atlante
Sonoro, Ascanio Celestini, Asì). Ha registrato numerosi cd, anche
per etichette internazionali come Tzadik di John Zorn (Yiddish
melodies in jazz e Awakening con Jewish Experience). Si è esibito
tra l’altro all’Auditorium Parco della Musica di Roma, all’European
Jazz Expo in Sardegna, al Premio Tenco, al The Stone di New York,
al Théâtre National di Bruxelles, al Mittelfest di Cividale, al Festival
di Recanati, al Festival La Versiliana, al Festival Santarcangelo
dei Teatri, al Festival International de Liège, al Palau Nacional di
Barcellona, al Festival Trame Sonore di Mantova.
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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)
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