ˆ IL FOGOLAR FURLAN DI MILANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE Sede Amministrativa: Via A. M. Ampère, 35 20131 Milano tel. 02 26680379 www.fogolarmilano.it DILLO AL SINDACO... di Marco Rossi A Foto M. Rossi lcuni anni fa Tele4, emittente locale triestina, proponeva alle ore 19.00 una simpatica trasmissione: «Ditelo al Sindaco». Nel 2011, in diretta dagli studi di Tele4 l'allora Sindaco Roberto Dipiazza (attivo a Trieste, ma friulano di nascita e ben conosciuto da molti dei nostri soci quando è stato ospite del Touring Club di Milano alcuni anni or sono) rispondeva alle telefonate dei telespettatori. Le domande più varie, le lamentele di ogni genere, i commenti più variopinti erano accolti con un sorriso, con attenzione, con ironia, ma sempre con grande attenzione e con l'impegno di arrivare al giorno successivo in Comune per trovare le ri- Foto M. Rossi sposte o i chiarimenti a quanto i cittadini chiedevano al loro rappresentante. Sono passati alcuni anni e, sarà forse una tipicità friulana, ecco una nuova iniziativa che contraddistingue la Piccola Patria. «Dillo al Sindaco» è il classico appuntamento del venerdì mattina a San Vito al Tagliamento (PN). Giorno di mercato, in piazza, sotto la piccola loggia che dà l'accesso al giardino antistante al palazzo municipale, una scrivania, un paio di sedie, un roll up che segnala la cosa, la bandiera italiana sul tavolo e il Sindaco (in questo caso l'on. Antonio Di Bisceglie) con un paio di cellulari, pronto ad incontrare i cittadini per ascoltare la loro voce, le loro richieste, le loro domande. (vedi foto sopra e a fianco) Forse per alcuni sarà solo "apparenza" ma, in incognito, ci siamo permessi di porre una domanda al Sindaco a proposito del taglio dell'erba lungo una strada del comune: in pochi attimi una telefonata, una richiesta al responsabile, e la risposta è arrivata, immediata. Che dire, forse si tratta di una piccolezza, ma comunque è un simpatico esempio di come un pubblico amministratore è disponibile e parla con i cittadini senza filtri. E non parliamo della sua presenza agli eventi di vario genere, concerti, celebrazioni liturgiche, sagre... Forse non si legge solo in queste cose l'attivismo di un amministratore della cosa pubblica, ma per un cittadino italiano avere un contatto diretto facile con un Sindaco non è cosa da tutti! Andiamo poi un po' più a nord di San Vito al Tagliamento, sorvolando sul comune limitrofo sul quale, in merito alla disponibilità alle risposte ai cittadini, non ci sentiamo di esprimere giudizi. Non è proprio un argomento adeguato a questa breve silloge. Arriviamo invece a Valvasone. Qui siamo a casa di un Sindaco che non ha ancora proposto questo genere di contatto pubblico, ma si tratta di una persona ben presente nella vita del suo comune. Vincitore delle ultime elezioni amministrative con un ottimo risultato, lo si può facilmente incontrare per le vie di questo spettacolare borgo da favola. Capita di averlo come preziosa guida durante la visita del Castello, oppure come infaticabile organizzatore degli eventi cittadini, sempre in prima fila, sempre pronto a lavorare per i cittadini, sempre pronto a scambiare una parola con tutti... Un buon esempio di un politico al servizio della gente. Per non parlare del recente evento settembrino che Valvasone dedica al Medioevo, in cui il Sindaco si è cimentato nella moda di questa estate: «ice bucket challenge», una doccia gelata (ben documentata con foto e video sulla sua pagina di Facebook - vedi foto a fondo pagina) in stile medioevo valvasonese per la raccolta di fondi a favore della ricerca per contrastare la SLA. Per dovere di cronaca questa simpatica e mondana catena solidale nasce ben più a monte della politica locale e non ha tralasciato gli amministratori sanvitesi e casarsesi anche se l'esempio di Valvasone, inserito in un preciso contesto storico, ha fatto di questo fenomeno un momento di particolare attenzione mediatica per il grande publico intervenuto. Insomma, ancora una volta un esempio di apertura tutta friulana, in un periodo che non vede una grande simpatia per la politica e per i contatti tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Distribuzione gratuita ai soci del Fogolâr Furlan di Milano VAGABONDAGGI, SCAMPAGNATE, DIVAGAZIONI ESTIVE FRA LA CARNIA E IL FRIULI di Alessandro Secco For Disore, Nuòitas, mercoledì 9 luglio. Felice inaugurazione delle vacanze estive, su invito dei cugini di “dilà da l’Aghe”. Certo, con la stagione che il cielo ci offre, ci vuol coraggio. Ma qui in Nuòitas, il frico, in tutte le sue trasformazioni, con la compagna polenta, è un must eccezionale. Abbiamo resistito in casa fino al levar del sole, verso sera. Le Dolomiti friulane, allora, si sono accese in modo prodigioso, cancellando tutte le contrarietà della giornata. La Polse di Côugnes, domenica 13 luglio. E’ stata un’ottima idea accogliere l’invito a pranzo fatto da mons. Cracina agli amici della Polse e in particolare della Biblioteca. Personalmente ho apprezzato una eccellente omelia di mons. Qualizza, una conversazione conviviale di alto contenuto teologico-culturale con lo stesso... e naturalmente il pranzo, sempre all’altezza! Ma il clou della giornata era la presentazione in Aula Magna di un ponderoso e raffinatissimo volume: «I libri dei Patriarchi. Un percorso nella cultura scritta del Friuli medievale», a cura di Cesare Scalon. Presentava Mario Turello, che ascoltiamo sempre con grande interesse. greve, benché ispirato al Manzoni. Indimenticabile – mi sia concesso – quel brano del penultimo capitolo che descrive l’accensione dei “Pignarûi” sui colli che circondano Torlano nella notte epifanica:“Già le stelle folleggiavano per il cielo nel silenzio della luna, e si scoloriva Piano d’Arta da Salon, martedì 19 agosto. ad occidente l’ultimo barlume del crepuscolo, quando coPiù d’un mese è passato... Già, ma ci sono state anche le minciò sopra un dosso a ridestarsi una fiamma, cui rispovisite mediche a San Daniele, che ci hanno permesso un se da un poggio il rosseggiare d’un’altra; e una terza si avpaio soste presso i dispensatori di affettati scelti e di calici viò sulla costa, e una quarta e una quinta divamparono via rigorosamente abbinati. via di greppo in greppo...”. Ma poi, su invito di Claudio Calandra, eccoci qui dall’immortale Salon, con le raffinatezze conosciute Clavais, martedì 26 agosto. cinquant’anni fa e mai dimenticate. Già, ma è facile per Da anni, ormai – ma il tempo ha le sue leggi – non ci Claudio invitare gli amici da Salon: lui è di casa! incontravamo, su invito di Paola, a celebrare i coloriti Un pranzo a sua volta indimenticabile. Con un ricordi stelliniani nella stupenda casa Tavosco-Fedele di elemento di interesse in aggiunta: presentazioni, Clavais (Clavaias nella parlata locale): ci siamo ritrovati, conoscenza, conversazione con Fabiana Savorgnan di ma in forma simbolica, quasi di rappresentanza: Paola e Brazzà, che sarà nostra ospite a Milano alle Settimane Gigi, Elena e Sandro. Culturali. Ogni ritorno a Clavais è un evento, nutrito di ricordi e di aspettative; ogni angolo della casa, del cortile, delTarcento, sabato 30 agosto. l’orto, è una vecchia conoscenza che ti viene incontro: Presentazione di una nuova ristampa de «Il conte pecora- sensazioni stupende, un incanto. Ho in mano un simio» di Ippolito Nievo, a cura della casa editrice catanese Pro- patico manoscritto di quello storico inguaribile che è il va d’autore di Nives LeGigi: «Breve traccia sulle van, friulana doc di Monorigini della famiglia Tateaperta (!). Il libro è ilvoschi di Clavais»; e un lustrato da 28 fotocolor bellissimo libro pubblicato originali di Gessica Scanda Cjargne Culture: «Cladura, che illustrano i luovais - Il territorio, gli edighi celebrati nel romanfici e la chiesa nelle carte zo: Tarcento, Ramandolo, Tavosco - Fedele» di Luigi Torlano, Nimis... LuseRaimondi Cominesi. vera, Monteaperta, TaiChe fare? pana... Billerio, San DaLo spazio è avaro, tento niele, Colloredo... Tranun escamotage, proponendo quilli paesi e linde borgadue belle foto di Paola te, che Ippolito ci invita Tavoschi della storica casa a rivisitare, rileggendo anTavosco-Fedele, con il che il libro, in quel suo cortile (in alto) e la facciata italiano a volte un po’ (qui accanto). SETTIMANE DELLA CULTURA FRIULANA A MILANO 2014 XXIX edizione Segnaliamo ai soci il programma della prossima edizione della «Settimane della Cultura Friulana a Milano». Le manifestazioni autunnali del Fogolâr Furlan di Milano nel 2014 sono giunte alla XXIX edizione. Tutti i dettagli si possono trovare sul pieghevole inviato ai soci e sul sito: www.fogolarmilano.it In occasione di tutte le manifestazioni sarà possibile rinnovare la quota sociale, che resta invariata anche per il 2015. Sabato 8 novembre 2014 - ore 16.30 Sala Verde della Corsia dei Servi Milano, Corso Matteotti, 14 Sabato 22 novembre 2014 - ore 16.30 Ristorante-Enoteca «Al Bistrò» Milano, Via Freguglia, 2/4 Sabato 29 novembre 2014 - ore 16.30 Ristorante-Enoteca «Al Bistrò» Milano, Via Freguglia, 2/4 Consegna del Premio «FRIULANO DELLA DIASPORA 2014» seguirà la Presentazione del volume di Luciano Verona Presentazione del libro «L’OMBRELLO A SEDIOLINO» di Claudio Calandra Interverranno Claudio Calandra Fabiana Savorgnan di Brazzà Marisa Farinet Un nuovo libro del nostro socio, scrittore ben noto ai frequentatori del Fogolâr e già ospite delle nostre manifestazioni culturali. a seguire HAPPY HOUR a pagamento «VOE DI CONTÂUS» di e con Dino Persello «GLESIIS DAL FRIÛL» sarà presente Federico Vicario Presidente della Società Filologica Friulana Ingresso libero Foto Lucia Donatelli Anno XLV n. 3 3° trimestre 2014 A cura di Claudio Fornari (Al Bistrò) è molto gradita la prenotazione Ritorna a Milano un vecchio amico del Fogolâr con i suoi aneddoti, le sue storie e le infinite varietà della lingua friulana Ingresso libero a seguire HAPPY HOUR a pagamento A cura di Claudio Fornari (Al Bistrò) è molto gradita la prenotazione Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 Notiziario dal Fogolâr VINI ATTEMS U n semplice e cortese messaggio di posta elettronica è stato motivo per organizzare un simpatico evento che ha chiuso il periodo milanese del Fogolâr prima delle pausa estiva. Il contatto è arrivato da una agenzia di comunicazione milanese (Itaca) che da tempo si occupa dell'immagine e della promozione di alcune importanti case vinicole italiane. Tra queste l'azienda «Conti d'Attems», una celebre casa vinicola vinicola di Capriva del Friuli (GO), che sicuramente molti già conoscono. Un paio di telefonate, due incontri e alla fine nasce l'evento: due momenti di degustazione di alcuni vini, affian- A MILANO cati ad altri prodotti friulani, ma soprattutto una nuova idea, un concorso fotografico dedicato al Friuli. Ed allora a giugno si lancia l'evento con l'annuncio delle due date dedicate alla degustazione e con la proposta del concorso, il tutto con il patrocinio e la collaborazione più che attiva del Fogolâr Furlan di Milano. «Tornano gli appuntamenti con Attems “Il Buono del Friuli”. Torna l’aperitivo che parla il sapore di una terra attraverso i suoi vini. Torna la voglia di esserci, con un calice di Ribolla Gialla, Sauvignon Blanc e Pinot Grigio Ramato: Attems in mano. Tornano i tuoi ricordi del Friuli: condividi le tue foto e vinci una magnum di Cicinis Attems. Scopri come!». Questo il testo che ha coinvolto un buon numero di soci e di nuovi amici friulani di Milano. E a fianco del testo in italiano la versione in lingua friulana, opera dell'instacabile mestri Sandro Secco. Poi la ricerca di un giudice friulano che potesse scegliere lo scatto migliore, qualche momento per pensare e infine la scelta cade su Walter Mirolo, un carissimo amico del Fogolâr, l'autore, con Elio Ciol, del primo dei nostri celebri e storici "lunari". Definite le date, il luogo (L'altro Bar di Piazza 6 Febbraio a Milano), le modalità e la logistica, si parte con la promozione sui siti web, sulle pagine Facebook, con l'invio di messaggi alle varie mailing list. E immediatamente telefonate, invio di foto, insomma la macchina parte rapidamente... e con grande entusiasmo. Venerdì 19 giugno il primo momento: ci si ritrova tutti a "L'Altro Bar" a Milano in zona Fiera per un assaggio di vini e di prosciutto crudo, ma soprattutto per vedere le 9 fotografie dei finalisti. Lo scatto vincitore è ancora segreto. Venerdì 27 giugno ultimo appuntamento: i vini dei Con- TRA DEGUSTAZIONE E FOTOGRAFIA di Marco Rossi ti d'Attems sono accompagnati dai salumi di Daniele Polesel di Maniago e dai celebri formaggi di Massimo della Latteria di Savorgnano di San Vito al Tagliamento, complici della degustazioni gli amici Franco ed Elvio, giunto per l'occasione proprio dal Friuli. Al centro dell'evento la proclamazione del vincitore, ovvero dello scatto fotografico scelto da Walter Mirolo quale rappresentativo del “desiderio di Friuli”. Ed ecco che Vito, il titolare de « L'altro Bar», legge il nome di... Michela Mezzolo (figlia del nostro consigliere e "fotografo") che, tra gli applausi dei presenti, si avvicina agli organizzatori per ritirare il premio, una bottiglia magnum di "Cicinis" Attems, un profumato Sauvignon proveniente da un vigneto che ha dato il nome all'etichetta. Insomma due "Happy Hours" con numerosi partecipanti, vissute con grande allegria e convivialità. La location si è rivelata ottimale, Vito è un brillante personaggio che ha vivacizzato gli incontri con grande bravura. Il pubblico è intervenuto numeroso, sia con una ricca presenza di soci ed amici del Fogolâr Furlan di Milano, sia con giovani friulani che sono attivi da tempo a Milano e che si sono avvicinati al nostro sodalizio con grande entusiasmo e con simpatiche proposte per il futuro. Molti poi i milanesi e i frequentatori della zona che hanno apprezzato questi momenti di friulanità del periodo estivo prima delle vacanze! Un nuovo evento fresco e giovane che sicuramente si ripeterà per la gioia di tutti. Alcuni momenti della degustazione nelle foto di Corradino Mezzolo, Teo Luca Rossi, Marco Rossi. A sinistra dall’alto: - il taglio del prosciutto crudo - foto di gruppo con soci e amici vecchi e nuovi del Fogolâr Furlan di Milano - il banco degustazione con Elvio, Teo Luca e Franco Sotto: - al centro della foto Michela Mezzolo, vincitrice del concorso fotografico, con altri due partecipanti: Luca Del Torre (a destra) e Corradino Mezzolo (a sinistra) SETTIMANE DELLA CULTURAMEDISINÂL FRIULANA A MILANO 2014 STORIUTE XXIX edizione di Pieri Grassi Segnaliamo ai soci il programma della prossima edizione della «Settimana della Cultura Friulana Milano». Le manifestazioni autunnali del Fogolâr Furlan di Milano nel 2014 sono giunte alla XXIX edizione. Tutti i dettagli si possonoaitrovare sul pieghevole inviato ai e sul sito: www.fogolarmilano.it simpri pensât che la medidesoci antighe Grecie si pues considerâ- mâl e lave ben pal malât; ma se al peIn occasione di tutte le manifestazioni rinnovare la quota Di sociale, resta invariata anche per il 2015. tave tal malât, la robe e deventave pesine no je nassude come un sarà ju ipossibile prins esemplis di ospedâi. fat, che cualsisei, di malatie, al jentrave an- loche! Ben,capar Sabatomistîr 8 novembre 2014ma - orepluitost 16.30 tal concet Consegna del Premio «Alfortune Bistrò»cul passâ dai secui, la medisine, di une vision di foncome uneVerde art vere cheServi il mie- cje un alc«FdiRIULANO filosofie;DELLA e si diseve che Sala dellae proprie Corsia dei Milano, Via Freguglia, 2/4 di al praticave tal non de Divinitât; “la vite dai umign no2014» je nuialtri che de pratiche, e devente simpri plui sienDIASPORA Milano, Corso Matteotti, 14 tant che i templis di Esculapi al timp une armonie tra tantis oposizions: tifiche. OMBRELLO A SEDIOLINO» «L’ seguirà la Dute di cheste cjacarade par palesâ un cuantPresentazione che la armonie e ven a mancjâ, Claudio Calandra del volume gno pinsîr, massime cumò che no soi velu ca il mâl”. Interverranno plui tal flôr de zoventût: ven a stâi che Daspò, plui«oXXXXXXX mancul cuatri secui pri» me di Crist, o vin vût Ipocrate, sore- la medisine moderne e cure plui o a cura nomenât “il pari de medisine”: cul so mancul dutis lis malatiis, ma no cure zurament, cheinterverrà pai miedis al vâl ancje il malât! Forsit o soi lât masse tal dificil. Aloal dì di vuê, cheste art e je la sô nobiltât. Federico Inte ete di mieç o vin di ricuardâ re al sarà miôr slizerî il discors; e cusVicario une muiniePresidente benedetine dellatodescje, so- sì us contarai une storiute. Un miedi renomenade Società “la erboriste dal Signôr” zovin, rivât di pôc intun paisut, dopo e deventade sante cul non di Ildegarde vê visitât cu la massime professionaFilologica di Bingen Friulana(nell’immagine a fianco, litât une siorute ancjemò di maridâ, tratta da un codice miniato medievale). che si lamentave di un grum di mâi libero naturâl jê e curave misteriôs, al bute fûr la sô sentenzie: CuIngresso la sô medisine Claudio Calandra che Savorgnan mi crodi, jêdinoBrazzà à nuie di intal malât no dome i malans dal “Siore, Fabiana ce fastiliâ; eMarisa jo, impen di prescrivi cualcuarp, ma ancje chei de anime. Farinet medisine, i consearès un biel maIn chei timps si diseve: “La malatie chi Un nuovo La libro del nostro socio, vedranute e devente e jeSabato un scombati 22 no- tra il mâl e il malât”. trimoni!”. scrittore ben noto ai frequentatori dute rosse e si sbroche: “Dotôr, no del poEvembre alore 2014 il miedi al rivave cui siei im- ore Fogolâr e già ospite delle nostre maridâmi lui!”. Cun dute calprescj16.30 e lis sôs triacjis: al tichignave e daressial manifestazioni culturali me il dotôr i rispuint: “Ma, siorute, jo al pastrugnave a la vuarbe sul puar maRistorante-Enotelât a drete e a çampe. Se al petave tal o fâs il miedi, mighe il speziâr!”. The winner is... Foto M. Rossi 2 he winner is... Michela Mezzolo. Questo l'annuncio di Vito, titolare de "L'AlT tro Bar" in Piazza VI Febbraio a Milano. Ma a parere nostro sono tutti vincitori, sia le 9 foto presentate nelle giornate di degustazione sia le oltre sessanta arrivate via posta elettronica agli organizzatori e valutate dal "giudice" Walter Mirolo. Paesaggi friulani di ogni tipo, ove spesso trionfano vigneti autunnali o sfondi marini e lagunari. Scorci cittadini con mille persone in movimento, angoli sconosciuti di paesi friulani portati alla ribalta. Momenti di vita intima, familiare, in casa. Un fiore solitario tra le grave del Tagliamento, un presepe notturno a Versutta, un dettaglio di vite primaverile in fioritura, una casa di sassi della destra Tagliamento, una fac- In alto - La premiazione della foto vincitrice: Vito, titolare de ciata nobiliare di un “L’Altro Bar” con (a destra) Michela Mezzolo e (a sinistra) palazzo udinese, una Fabrizio Squizzato, rappresentante dei Vini Attems. loggia arricchita da una Al centro la foto premiata: «I colori di Spilimbergo» colorata fioritura, un campanile isolato, le rovine del terremoto del 1976, due figure sconosciute in bicicletta su una strada di campagna, l'apertura di una bottiglia di spumante dopo il taglio del panettone di fronte al fogolâr... Insomma un bellissimo spaccato di vita friulana, un perfetto "desiderio" di Friuli, come ben richiesto nel tema del concorso fotografico. Ed allora citiamo (in ordine alfabetico) tutti i partecipanti, per ringraziarli della loro collaborazione a questo incontro virtuale estivo tra Friuli e Milano: Semira Baldi, Pietro Bellina, Giuseppe Bresin, Tinuti Castellarin, Fulvia Cimador, Dante Davidi, Luca Del Torre, Franco Dondo, Natascia Gargano, Federica Grillo, Luigi Martina, Luisa Mattazzi, Corradino Mezzolo, Michela Mezzolo, Giada Poletto, Cosetta Rimondi, Riccardo Rosati, Marco Rossi, Teo Luca Rossi, Ferdinando Scala, Massimo Tommasi, Antonella Zebro. PREMIO LETTERARIO «PER LE ANTICHE VIE» 2014 O E’ arrivata alla conclusione l’edizione 2014 del premio letterario che vede in parallelo anche la finale del concorso «Racconti Illustrati». La manifestazione è organizzata dal Circolo «Per le antiche vie» di Montereale Valcellina (PN). L’evento gode, sin dalla sua nascita, anche del patrocinio del Fogolâr Furlan di Milano. Sul prossimo numero dedicheremo uno spazio all’evento e ai premiati. Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 Notiziario dal Friuli di Corradino Mezzolo Domenica 10 agosto 2014. Come da tradizione ormai collaudata, ancora una volta il Fogolâr Furlan di Bollate ha organizzato il consueto incontro con i Friulani rientrati in Patria per le vacanze estive: quest’anno a Codroipo, la celebre e piacevole città “crocevia” al centro della fertile pianura friulana. La festa è cominciata con il ritrovo dei numerosi partecipanti sulla piazza della chiesa, ricevuti con signorile affabilità da Riccardo Simonato, Elsa Toniutti e Mirella Paron, che facevano gli onori di casa del Fogolâr di Bollate. La chiesa di Santa Maria Maggiore appena ristrutturata, della quale il sole estivo ed il cielo insolitamente di un azzurro intenso in questa anomala e piovosissima estate, facevano risaltare in modo straordinario la sobria architettura, ha accolto i partecipanti per la celebrazione della Santa Messa, accompagnata dal Coro “Fogolâr Furlan di Milano” diretto da Mario Gazzetta, con i canti friulani del loro repertorio riportati in un elegante pieghevole predisposto da Spartaco Iacobuzio. Dopo il simpatico incontro, tutti in località tra Zompicchia e Rivolto presso la sede dei Vigneti di Pietro Pittaro, brillante presidente dell’Ente Friuli nel Mondo, che ha presentato la sua attività e il suo splendido Museo del Vino, illustrando in particolare le rarità delle ceramiche veneziane esposte e dei cristalli da parata. Infine, dopo il consueto scambio di doni a suggellare l’incontro fra gli Enti partecipanti, trasferimento, per il pranzo conviviale in un ampio salone nella splendida tenuta dei Vigneti Pittaro. La festa si è conclusa con la visita alla storica Villa Manin di Passariano, dove nel 1797 Napoleone Bonaparte soggiornò a lungo e il 17 ottobre venne firmato il famoso Trattato di Campoformido, con il quale la Francia cedeva Venezia all’Austria. Ora il complesso della Villa Manin è divenuto sede di importanti mostre. Foto in alto, la chiesa parrocchiale di Codroipo Foto a fianco in alto, lo scambio dei doni con (da sinistra) Ernesto Bosari, Elsa Toniutti e Pietro Pittaro Foto in basso, un momento della celebrazione (Foto di C. Mezzolo) opo la grande festa per il 50° anniversario dalla fondazione dell'Ente Friuli nel Mondo nel 2013 si riprende la tradizionale attività estiva con la consueta Convention, giunta all'undicesima edizione. Sede dell'incontro la Sala Consiliare della Provincia di Pordenone, sabato 2 agosto 2014. Anche quest'anno abbiamo assistito ad una serie di interventi di alcuni friulani che hanno contribuito all'immagine della nostra Regione con la lora attività imprenditoriale nel mondo. In rapida sequenza ecco i protagonisti della Convention: Luis Emilio Grion, da Colonia Caroya in Argentina, ha ripercorso l'interessante sviluppo delle generazioni nella realtà dei friulani nel paese sudamericano. Anita Cossettini, attivissima imprenditrice portuale in Madagascar ha raccontato in breve la sua storia. Il suo modo di porsi e di presentarsi ci ha ricordato Isabelle Lenarduzzi e la capacità tutta femminile che si basa sulla decisione e sulla caparbietà. Il suo concetto di friulanità e di attivismo quale vero ambasciatore dell'Italia nel mondo ha ancora una volta delineato quanto la politica in questo settore sia lontana dalla praticità dell'imprenditoria! E' stata poi la volta di Daniele D'Odorico (Saigon, Vietnam) che ha illustrato la realtà italiana e friulana in questo paese emergente. Poi Annamaria Toppazzini (Winnipeg, Canada) che ha raccontato la sua formazione e le sue esperienze in Canada. MONDO Di seguito la parola è andata ad un grande personaggio dell'industria friulana Armando Cimolai e al suo amministratore delegato Salvatore De Luna (vedi box a fondo pagina) prima di chiudere gli interventi con la breve relazione di Francesco Pittoni, attuale presidente del Fogolâr Furlan di Roma che ha parlato di un suo progetto legato alla promozione del Friuli attraverso una vetrina virtuale a Roma, che peraltro non ha particolarmente convinto. Naturalmente i relatori sono stati introdotti dal saluto del presidente dell'Ente, Pietro Pittaro che, al termine, ha chiuso la giornata di lavori dopo il breve intervento di Franco Iacop, presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia. Ancora una volta abbiamo condiviso le esperienze positive di alcuni friulani nel mondo, giovani e meno giovani. Ancora una volta, purtroppo, abbiamo visto un parterre non eccessivamente giovane, come in realtà avremmo gradito e come era stato promesso a Majano alcuni anni or sono: ancora una volta il discorso verte sugli aspetti produttivi e commerciali nella maggior parte all'estero, in giro per il mondo, spesso lasciando un po' a latere la tradizione friulana e le esperienze del nostro Paese. Nelle foto alcuni momenti della Convention: - (in alto) La Sala Consiliare della Provincia di Pordenone, sede dell’incontro - (in basso a sinistra) L’intervento di aper tura del presidente Piero Pittaro - (in basso a destra) La testimonianza del Senatore Mario Toros a chiusura della giornata di lavori Foto M. Rossi «Fogolârs in vacance» a Codroipo D ARMANDO CIMOLAI S «Armando Cimolai, dopo le prime esperienze di lavoro come operaio, nell’anno 1949 decide che i tempi sono maturi per ave leggiamo la storia ufficiale di questa azienda friulana ci troviamo di fronte ad un esempio dell'Italia “che fa". viare una propria attività; insieme alla giovane moglie Albina apre un piccolo laboratorio a Pordenone per la costruzione di cancelli ed infissi metallici . Sono i primi anni del dopoguerra e il “voler fare” anima in modo fondamentale i pensieri e le vite di Armando e Albina per trovare una propria collocazione nel mondo del lavoro. Non passano tanti anni: è nel 1954 che avviene il primo sviluppo di tipo industriale con il trasferimento dell’attività in Viale Grigoletti. Si iniziano a costruire le prime strutture per edifici industriali ed arrivano i primi lavori per gli enti pubblici come l’ENEL. Sono gli anni in cui la “Zanussi” esplode sul mercato nazionale e internazionale, e per far fronte alle richieste affida al suo concittadino Armando la progettazione e costruzione di enormi quantità di fabbricati industriali. Va sottolineato l’impegno nell’ambito progettuale con un proprio ufficio tecnico di progettazione che permette all’azienda di cambiare il suo “presentarsi” nel mondo non più come mero esecutore di strutture ma come fornitore specializzato che studia, propone soluzioni alternative e determina la funzionalità dell’opera. Questa capacità, al servizio del cliente, è stata da allora l’elemento di distinzione dalla concorrenza permettendo alla Cimolai di crescere e di affrontare con successo grandi sfide ingegneristiche...». E nel rispetto di questa filosofia l'intervento alla Convention di Ente Friuli nel Mondo di Armando Cimolai, classe 1928, si apre con un interrogativo: «E se tutti scappiamo dall'Italia?». Ed ancora: «Io lavoro in Friuli e porto il mio lavoro in tutto il mondo... I giovani devono avere lavoro, non si deve più promettere quello che non c'è... bisogna fare... si deve essere signori di idee. L'imprenditore deve avere tanto coraggio ed entusiasmo, e lo si deve lasciar fare, altrimenti...». E poi la parola passa a Salvatore De Luna (CEO della Cimolai s.p.a di Pordenone) che commenta rapidamente una lunga sequenza di fantastiche immagini, che mostrano ai presenti l'eccellenza italiana della Cimolai nel mondo: stadi, ponti, grandi costruzioni, strutture di vario genere per aeroporti, impianti ... Un fiore all'occhiello per l'immagine del Friuli nel Mondo! Foto M. Rossi E’ mancato Gino Michelazzi. Si è spento a Udine, all’alba del 6 settembre, dopo una breve e dolorosa malattia, questo grande amico del Fogolâr, socio fedele da molti anni, insieme a ben quattro membri della sua famiglia. Da poco più di un anno il nostro Notiziario ne aveva ricordato la lieta ricorrenza delle Nozze d’Oro con l’amatissima moglie Rita Cher. Gli amici serberanno per sempre la memoria della sua signorilità, quasi da gentiluomo d’altri tempi, della generosità d’animo, dell’intelligente e benevola ironia. Valente compositore, Gino era persona amabile, ma estremamente modesta, riservata e di poche parole quando si trattava della sua musica, che in compenso parlava per lui con linguaggio chiaro e avvincente. Era noto anche ai soci del Fogolâr per la “Sinfonia Friulana” e per il brioso “Divertimento” per pianoforte a quattro mani, eseguito a Milano dal duo Rizzi-Nimis. Fra le sue numerose composizioni, vogliamo citare qui almeno le due Cantate Natalizie per soli coro e orchestra: “Nadâl dal Mont” e “Nativitât di Nestri Signôr”, eseguite entrambe all’Abbazia di Rosazzo, rispettivamente nel 1996 e 1998; e ci piace menzionare l’operina per bambini “la Guerra dei Gatti”, vincitrice del Primo Premio a un concorso internazionale di Varsavia, ma purtroppo poco diffusa al nostro pubblico. Forse ancora superiore da un punto di vista compositivo è la spendida Messa di Requiem, tuttora inedita, per la sua atmosfera di serena accettazione: manca infatti del classico “Dies Irae” – come in Mozart, come in Verdi – e segue invece la prassi della scuola di Parigi, chiudendosi, come il Requiem di Gabriel Fauré, con la preghiera: “In Paradisum deducant te Angeli”… Una invocazione celeste, che ripetiamo insieme, con tutto il cuore, nel ricordo dell’Amico scomparso. Il Fogolâr è vicino con sincero cordoglio alla moglie Rita, ai cognati Anna, Alfonso e Daniela, Teresa e Carmelo ed Ezia Pasin. DI ENTE FRIULI NEL di Marco Rossi Foto M. Rossi di Elena e Sandro XI CONVENTION Foto M. Rossi RICORDO DI GINO MICHELAZZI un musicista da non dimenticare 3 Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 Notiziario da Milano e dal Friuli 4 Tradizionale incontro di Agosto a Sedilis FRIULANO CON MUSICA Festeggiato il liutaio Giobatta Morassi per il suo 80o compleanno CABARET di Marco Rossi 1 2 3 4 6 S ubito dopo questo Ferragosto 2014, in un’Estate che non ha offerto il meglio di sé dal punto di vista meteorologico ai vacanzieri, come ogni anno non poteva mancare l'appuntamento di Sedilis. L'Osteria di Diego sabato 16 agosto 2014 si è riempita di molti partecipanti accorsi per stare in compagnia, per degustare le prelibatezze culinarie e, soprattutto, per apprezzare il cabaret friulano di Sandro e Elena accompagnato da canzoni d'epoca, arie e duetti d'Operetta. I protagonisti musicali erano Consuelo Gilardoni, con la sua bella voce sopranile, Andrea Binetti, spettacolare erede della tradizione dell'Operetta triestina e Marco e Teo Luca Rossi al pianoforte. Anche quest'anno la serata è simpaticamente iniziata all'aperto. Anzi dovremmo dire che il "rito" ha avuto la sua "benedizione" sull'ingresso, con un tintinnare di campanella e poi con il testo responsoriale di apertura e il breve inno: Introibo ad altare Dieghi / Ad Diegum qui laetificat bibitionem meam Gratias agimus quoque Piae suae / Propter magnoculam gloriosam suam Gaudeamus igitur in hymnis et canticis / Et organis cum patre et filio bene sonantibus. (Inno) Peruçs, meluçs e coculis, patatis te fressorie: oh ce mangjâ di glorie in saeculorum saecula. Amen E poi l'invito per entrare: "E alore, cjârs amîs, faitsi indenant, a fâ une biele cene in companie: mi pâr di vê sintût cumò devant ch’e son pronts i antipascj di Diego e Pie. E po’ musiche e vins in quantitât par rindi plui sauride la ligrie". Sulle note del celeberrimo "Al Cavallino Bianco" i commensali hanno preso posto per l'inizio della serata. E così tutto è trascorso in allegria: una barzelletta friulana, una testo di Meni Ucel, un aneddoto di Riedo Puppo o di Pre Bepo Marchet, una canzone di Giovanni D'Anzi o di Gorni Kramer. Per non parlare poi degli squisiti gnocchi allo speck o della sella di coniglio con funghi porcini, giusto per fare un piccolo esempio. Una divertente scenetta scritta per l'occasione da Sandro e Elena ha suggellato la cena coinvolgendo un po' tutti i presenti. Il famoso duetto "Salomè, una rondine non fa Primavera" dall'Operetta "Scugnizza" ha chiuso il programma ufficiale prima di concedere diversi bis e altre storielle friulane. Applausi per tutti gli esecutori e per Diego e Pia, sempre squisiti padroni di casa. Appuntamento per l'edizione agostana del 2015 sempre presso l'Osteria Ongjarut di Sedilis. 5 La serata di Sedilis nelle foto di Corradino Mezzolo, Teo Luca Rossi, Marco Rossi. 1-2-3. Elena Colonna e Alessandro Secco impegnati nelle letture 4-5. L’oste Diego all’opera 6-7-8. I protagonisti musicali della serata, Teo Luca e Marco Rossi alla tastiera, Andrea Binetti e Consuelo Gilardoni impegnati nel canto 9. i tavoli dei partecipanti alla serata 9 7 8 N ell’ambito dei tre giorni di luglio dedicati alle celebrazioni del patrimonio dell’Alto Friuli e alla sua maggiore ricchezza, il legno, in tutte le sue varie applicazioni, sono «brillati» i festeggiamenti per l’ottantesimo compleanno del maestro liutaio Giobatta Morassi: è, senz’altro, uno dei liutai più prestigiosi, che della sua attività ha fatto un’arte raffinata e preziosa. Non a caso viene chiamato a far parte di giurie nei più importanti concorsi internazionale di liuteria, dalla Cina alla Russia, dalla Polonia agli Usa, da Cuba al Giappone e, ovviamente, in tutta Europa ed è una «bandiera di eccellenza», che porta in tutto il mondo il nome del Friuli e dell’abete di risonanza della Valcanale, da lui scoperto e valorizzato... Giobatta Morassi (socio del Fogolâr Furlan di Milano), nato a Cedarchis nel 1934, in Friuli non è noto al grande pubblico, ma a Cremona, patria di questa arte sopraffina, ha una delle botteghe di liuteria più prestigiose e conosciute nel mondo, ora portata avanti dal figlio e dal nipote. Così Morassi racconta la scoperta dell’abete di risonanza a Tarvisio: «L’ho scoperto negli anni ‘50, perché con la mia famiglia mi ero trasferito a Camporosso dove avevamo una segheria. In quegli anni frequentavo la Scuola internazionale di liuteria di Cremona e ho imparato a riconoscere l’abete di risonanza, trovando molte di queste piante in Val Canale. I tedeschi lo sapevano e venivano a comprare questo legno a Tarvisio, io ho insegnato ad artigiani (tra cui Bruno Deotto, compagno di scuola di Morassi) e a boscaioli friulani a riconoscerlo, tagliarlo in modo appropriato, evitando i disboscamenti selvaggi, a stagionarlo nella giusta maniera e a lavorarlo». Il Friuli, come i cugini ladini della Val di Fiemme, ha infatti una sua «foresta di violini» che potrebbe essere maggiormente riconosciuta e valorizzata come hanno fatto in Trentino. La Foresta di Tarvisio produce, infatti, l’abete di risonanza con cui si costruiscono pregiati violini. Nella Foresta di Tarvisio crescono rare piante di abete rosso, di almeno 150 anni di età, che forniscono un pregiato legno di risonanza già impiegato da Antonio Stradivari e da altri grandi maestri liutai del Seicento e Settecento, quali i Guarnieri e gli Amati. Per le sue straordinarie caratteristiche meccanicoacustiche, studiate e testate ai tempi nostri da molte Università e laboratori di ricerca, l’abete rosso di risonanza è tuttora ricercato e impiegato per la costruzione di tavole armoniche per strumenti a corda quali organi, pianoforti, violini e altri, che suonano in tutto il mondo. I liutai in Friuli si contano sulle dita di una mano. Ci sono i fratelli Rossitti a Tolmezzo, Denis Baselli a Tarcento e Bruno Tondo a Tavagnacco, attualmente in pensione. L’ultima «new entry» è il gemonese Marco Cargnelutti: era un perito elettronico, che aveva già un lavoro. Grazie all’arte di Giobatta Morassi, dunque, ci sarebbe la possibilità di creare in Valcanale una filiera artigianale turistica e culturale di tutto rispetto come succede oggi a Cremona oppure in Val di Fiemme, dove la promozione del territorio passa anche dal legno di risonanza. (Elena Lipizer, La Vita Cattolica, 24 luglio 2014) 16 luglio 2014: Quinto incontro estivo del Fogolâr di Milano CARSO GORIZIANO E COLLIO di Marco Rossi C ome ormai tradizione consolidata non poteva mancare un nuovo appuntamento estivo con i soci e amici del Fogolâr Furlan di Milano in Friuli. E questa volta, con la complicità e la conoscenza di Ernesto Zorzi un vero esperto del luogo, la nostra meta è stata il Parco letterario Ungaretti di Sagrado (GO). Mercoledì 16 luglio 2014 il gruppo si è ritrovato all'ingresso dell'Azienda Agricola di Castelvecchio, al cui interno si trova il percorso dedicato al grande poeta. Ci troviamo poco fuori Sagrado, anzi appena al di sopra del borgo, dove il Carso goriziano offre angoli di natura e di quiete impensabili. Qui sorge Castelnuovo, sulle colline carsiche che offrono viste uniche che permettono di abbracciare tutta la regione Friuli Venezia Giulia dalle montagne al mare. 2 1 La nostra visita è iniziata al di fuori della proprietà ove siamo stati accolti dalla sapiente introduzione di Gianfranco Trombetta, direttore del Parco letterario e ideatore del percorso. La bella e calda giornata estiva ha così permesso di passeggiare tra gli alberi secolari e tra le nuove realizzazioni che in pochi tratti illustrano la figura del celebre poeta attraverso la vita trascorsa 3 nei luoghi della Grande Guerra. Pochi materiali grezzi, ferro, pietra e legno, completano i percorsi esistenti con frequenti citazioni dei versi di Ungaretti per mantenere sempre vivo il filo conduttore del percorso. Punto focale della visita è la Villa di Castelnuovo che si trova dal 1600 al centro della proprietà ed è costruita sui resti di una antica villa risalenti al XII secolo, un edificio già di proprietà dei conti Strassoldo. Suggestiva la visita all'interno del fabbricato, che fu per un periodo la sede 4 del comando militare italiano e conserva ancora vive le tracce e i segni di quelle aspre battaglie. Tra questi sono stati recentemente scoperti interessantissimi graffiti tracciati dai soldati al fronte. La passeggiata mattutina si è conclusa con la visita all'Azienda di Castelvecchio attraversando ordinatissimi filari di vigneti e gustando un aperitivo offerto da Mirella Terraneo, squisita padrona di casa. Dopo la tranquilla pausa pranzo al «Rustico» di Ruttars (Dolegna del Collio) con un gustoso menù particolarmente apprezzato da tutti, la giornata si è avviata al termine con l'ultima tappa: l'Azienda «Ronc di Guglielmo» di Spessa ove il gruppo friulano è stato accolto da Guglielmo Domenis e dalla famiglia per una simpatica degustazione dei suoi vini. 5 Guglielmo Domenis non è persona nuova per il Fogolâr di Milano: aveva partecipato ad un incontro del Ducato dei Vini Friulani alle nostre «Settimane della Cultura Friulana a Milano» del 2013. Un profluvio di assaggi tra i tavoli dell'Azienda e, soprattutto, tra le botti della cantina ha chiuso questa bella giornata tra il Carso goriziano ed il Collio. 1. Foto di gruppo sulla terrazza della villa 2. Gianfranco Trombetta (primo a sn) illustra la storia del Parco letterario 3. Le botti della Cantina di Castelvecchio 4. I vigneti dell’Azienda di Castelvecchio 5. Il brindisi a Castelvecchio 6. (da sin.) Elena Colonna, Alfonso Toffoletti, Guglielmo Domenis con la moglie, Alessandro Secco Foto di Corradino Mezzolo, Teo Luca Rossi, Marco Rossi. 6 Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 Conoscere il Friuli STEMMA E GONFALONE CIVICI Lo stemma, formato da uno scudo sannitico moderno rosso con fascia d’argento fiancheggiato da un ramo di quercia ed uno d’alloro, è sormontato da una corona ducale dorata. Il rosso gonfalone riporta, al centro, lo stemma ed è fregiato della Croce al merito di guerra e della Medaglia d’argento al valore militare per la Resistenza. TERRITORIO Fa parte dell’ultima propaggine collinare delle Prealpi Giulie, allo sbocco della valle del Natisone, a 17 km ad est di Udine. Il capoluogo - collegato ad Udine da una linea ferroviaria servita da treni regionali - è ubicato a 135 m s.l.m. ed ha giurisdizione amministrativa su cinque frazioni: Fornalis, Gagliano, Purgessimo, Sanguarzo e Spessa. Il territorio comunale, in provincia ed arcidiocesi di Udine, si estende su una superficie di 50,57 kmq; confina a nord coi comuni di Torreano e San Pietro al Natisone, ad est con Prepotto, a sud con Corno di Rosazzo, ad ovest con Premariacco e Moimacco. ORIGINI ED EVENTI DI RILEVANZA STORICA Le origini del borgo si perdono nella preistoria: non poche sono le tracce di insediamenti umani rivenute nella zona riguardanti il Paleolitico e il Neolitico. La fondazione della città risale al 53 a. C. per volontà di Giulio Cesare, allora capo delle milizie romane svernanti in Aquileia. La città prese dal suo fondatore il nome Forum Iulii [toponimo che dal Medioevo denomina l’intera regione] e nel 1° secolo d. C. fu eretta a municipium. Più tardi venne aggregata alla X regio Venetia et Histria. Nella seconda metà del V secolo vi trasferirono la loro sede i vescovi di Iulium Carnicum, distrutto dagli Unni di Attila, divenendo la nuova capitale. Difatti con la decadenza di Aquileia, messa anch’essa a ferro e fuoco dagli Unni (452), Forum Iulii acquisì floridezza e notorietà. Il 2 aprile 568, discendendo dalla valle del Natisone, arrivò Alboino, re dei Longobardi, con militi e popolani. Alboino fece di Forogiulio il capoluogo del suo primo Ducato e centro militare della resistenza contro le incursioni slave e avariche. Conferì a suo nipote e compagno d’armi Gisulfo il titolo di duca che divenne il primo dei diciassette duchi del Friuli avvicendatisi nei due secoli. Nel 737, durante il regno del longobardo Liutprando, il patriarca d’Aquileia Callisto decise di trasferire la sua sede da Cormòns (istituita nel 628) a Cividale per cui scacciò il vescovo di Zuglio, Amatore, insediandosi nella sua abitazione. Il dominio dei Longobardi terminò nel 774 quando vennero sopraffatti dai Franchi (capitanati da Carlomagno), i quali, fatto prigioniero il re Desiderio, costrinsero suo figlio Adelchi a fuggire a Verona. Sotto l’egemonia dei Carolingi il Ducato si trasformò in Marchesato. L’imperatore Lotario accrebbe il prestigio di Cividale, istituendo nell’824 una università degli studi. Nel sec. IX Cividale, sede del marchese preposto alla 2 parte orientale del Regno italico, fu chiamata Civitas Austriae; poi fu invasa e saccheggiata dagli Ungari. Risorse quando l’imperatore tedesco Enrico IV, reduce dal perdono di Canossa, il 3 aprile 1077 diede origine alla “Patria del Friuli” conferendo l’investitura feudale al patriarca Sigeardo di Peilstein (suo alleato nella lotta per le investiture), da nove anni reggitore della Chiesa di Aquileia. Nel secolo XII Civi- 1 dale fu il massimo centro commerciale e culturale del Friuli: si era fortificato dotandosi di mura (che avevano un perimetro di 2.600 m), di torri e, all’esterno, di un ampio fossato. Il terremoto del 1222 danneggiò anche il palazzo curiale ma ciononostante il patriarca Bertoldo di Merania, installatosi quattro anni prima, seguitò a risiedervi fino al 1238, allorquando decise di trasferirsi nell’emergente città di Udine. Nel 1420 Cividale (come tutto il Friuli, ad eccezione del Goriziano) passò sotto la giurisdizione della Serenissima e nel 1533 ottenne di essere direttamente governata da Venezia, per il tramite di un provveditore. Nel primo Ottocento Cividale divenne una delle quattro vice prefetture del dipartimento di Passariano, create dal Bonaparte. Con la caduta di Napoleone provocata dalle sconfitte di Lipsia e di Waterloo ed il successivo Congresso di Vienna (1815), essa venne assoggettata all’Impero asburgico, fino alla Pace di Vienna, che pose termine alla III guerra d’indipendenza, e al plebiscito del 21 ottobre 1866, che sancì l’unione del Veneto e del Friuli centro-occidentale al Regno d’Italia dei Savoia. Durante la Grande Guerra, fino al 24 ottobre 1917, fu sede del comando della II armata del Regio Esercito. Cividale fu riconosciuta ‘città’ dal governo del Regno Lombardo-Veneto, titolo confermato con decreto mussoliniano del 1937. La città il 25 giugno 2011 è stata inserita dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità. CIVIDALE DEL FRIULI di Roberto Scloza numento funebre del patriarca Nicolò Donato, che ristabilì la residenza patriarcale a Cividale dal 1493 al ’97. Sopra il portale maggiore si trova il Monumento equestre di Marcantonio di Manzano, condottiero cividalese, ucciso a Farra il 12 luglio 1617 nel corso della guerra di Gradisca. Dalla navata destra una porticina introduce nel Museo d’arte cristiana ricostruito nel 1946: qui sono conservati affreschi strappati dal Tempietto longobardo e montati su telaio, la Cattedra patriarcale (sulla quale ventisei patriarchi, dal 1077 al 1412, ricevettero l’investitura) e due tra i maggiori monumenti del Medioevo: l’Ara di Ratchis, duca del Friuli, e il Battistero di Callisto, patriarca. La cripta, sotto il coro, ospita le spoglie del patriarca san Paolino e dei grandi musici G. B. Candotti e Jacopo Tomadini, nonché il prezioso te- EDIFICI DI CULTO CITTADINI Basilica. È l’antico duomo, a tre navate, dedicato a Santa Maria Assunta. Il primo altare, dedicato alla Vergine, è stato realizzato, come gli altri tre delle navate laterali, dal Maccaruzzi e conserva la pala della Madonna in trono e santi, dipinta nel 1617 dal Ponzone, Sulla mensa è collocato un Vesperbild, statua in pietra arenaria dipinta, raffigurante la Pietà. Vicino ad essa, l’Altare del Crocefisso in rilievo sul paliotto; la tela con il Crocefisso tra i santi è opera del 1619 del Grimani. Sul sovrastante coro è allogato il maestoso organo realizzato dalla ditta ‘Beniamino Zanin’ di Camino di Codroipo nel 1933. Nella cappella absidale destra è posto l’altare di San Donato, patrono della città, con la pala del Santo fra altri Martiri pregevole opera del concittadino Luigi Bront (1891-1978). Nel sopraelevato presbiterio, il marmoreo altare maggiore è ornato dalla lamina d’argento dorata a fuoco, donata dal conterraneo patriarca Pellegrino II nel 1195: raffigura la Vergine col Bambino sulle ginocchia affiancata dagli arcangeli Michele e Gabriele circondati da santi, patriarchi e vescovi. A lato del presbiterio, la Cappella del Sacramento, con l’altare a baldacchino. Percorrendo la navata sinistra, si ammira il grande Crocefisso ligneo duecentesco (m 2,52); segue l’Altare delle Vergini o di Santa Margherita da Cor3 La navata è completata dal Motona. sono rappresentati i quattro dottori della Chiesa: Gregorio, Agostino, Girolamo e Ambrogio attornianti san Giovanni), è ubicata nei pressi di Porta Nuova (vicinanze della casa natale di Jacopo Tomadini). Chiesa del Monastero (o di Santa Maria in Valle). Vi si accede dalla via omonima o scendendo dalla gradinata dietro il duomo; fondata nel 695 e rimaneggiata nei secoli XIVXVIII, fu aperta al pubblico nel 1867. Chiesa di Santa Maria dei Battuti. Di proprietà del vecchio ospedale civile, la sua origine risale al Duecento. È stata rifatta su progetto di Giovanni da Udine nel 1521. Chiesa di San Martino. Sorge sulla sponda sinistra del Natisone: costruita nel 1604 e poi riformata nel modo attuale nel Settecento è dedicata a San Martino perché conserva una pala del carnico Nicola Grassi rappresentante il Santo a cavallo. Patroni della città sono i santi Donato e Romolo e si festeggiano il 21 agosto. 3 soro della basilica che comprende: l’Evangelario, l’elmo e lo spadone di Marquardo von Randeck per la Messa dell’Epifania, il busto d’argento di san Donato, una mitra del Duecento, una pianeta del Seicento ed una preziosa raccolta di reliquiari. La torre campanaria, sprovvista di cupola, è stata eretta nel 1631. Chiesa di San Francesco. Di stile gotico romano, costruita sotto il patriarca Raimondo Della Torre (1285) a croce latina con l’abside che si erge a picco sul Natisone, fu sconsacrata anni addietro ed ora viene adibita ad auditorium, mostre e manifestazioni. Santa Maria di Corte. La chiesetta, affiancata da un campanile duecentesco, ubicata sulla via Patriarcato, dietro la piazza del Duomo. Vi sono conservati un quadro di sant’Agnese, una pala con san Simone e la Madonna della Cintura attribuiti al Veronese, una copia del martirio di santo Stefano di Palma il Giovane, una statua della Vergine incoronata ed un ritratto di Pietro da Thiene, vescovo. Chiesa di San Giovanni in Xenodochio. Fondata dal duca Rodoaldo nel 695, ricostruita agli inizi dell’Ottocento conservando i dipinti del soffitto eseguiti da Palma il Giovane (ove PALAZZI E MONUMENTI DI PARTICOLARE INTERESSE Tra gli edifici civili degni di menzione sono il Palazzo comunale, costruito nel XV secolo al centro della città, di fronte alla basilica, e più volte rimaneggiato fino ad assumere, ad opera di un restauro del 1934, il gradevole aspetto odierno e, nelle vicinanze, il cinquecentesco Palazzo de Nordis e il seicentesco palladiano Palazzo dei Provveditori veneti o Pretorio (nella cui facciata sono inseriti i busti dei provveditori Santo Contarini ed Andrea Pisano), che ospita il Museo archeologico nazionale. Notevoli anche il Palazzo Boiani, stile rinascimentale, con balcone abbellito da testine lapidee; il Palazzo Stringher-Levrini, con la facciata affrescata nel XVI sec.; il Palazzo Pontotti-Brosadola, con affreschi del concittadino F. Chiarottini (1785). Da ricordare infine la piazza intestata al celebre monaco e storico Paolo Varnefrido detto Diacono e ubicata nelle vicinanze della casa ove si ritiene sia nato verso il 722: uno spazio suggestivo sul quale si affacciano case medioevali sulla via che porta al Tempietto longobardo e i quattro Monumenti dedicati: a Giulio Cesare (copia del 1935, fedele riproduzione dell’originale esposto in Campidoglio) ad Adelaide Ristori, (1822-1906), attrice teatrale drammatica (scultore A. Maraini, 1916), ai Caduti (A. Mistruzzi, 1929) e alla Resistenza (L. Ceschia, 1975). Il civico teatro, sito nei pressi dalla casa ove nacque la Ristori, e la via in cui esso è ubicato, sono intitolati all’illustre concittadina. Infine il leggendario Ponte del Diavolo sul Natisone, opera mirabile del capomastro Everardo da Villaco, costruito nella prima metà del Quattrocento, a due campate ed un unico pilastro appoggiato su un poderoso masso, divenuto il simbolo della città, atterrato dai nostri genieri nell’ottobre del 1917 per ostacolare l’avanzata delle truppe dell’Aquila bicipite, fu ricostruito in pietra dagli Austriaci nell’anno seguente, su progetto del conterraneo ingegnere Ernesto De Paciani. SCUOLE PUBBLICHE E PRIVATE A Cividale sono in attività scuole di ogni ordine e grado. Fra quelle superiori: Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato, Istituto tecnico agrario, Istituto tecnico commerciale, Liceo classico e Liceo scientifico presso il Convitto nazionale “Paolo Dia- 5 cono”. È sede didattica della scuola di specializzazione dei beni storico-artistici dell’Università degli Studi di Udine. POPOLAZIONE La città aveva nel XII secolo una popolazione di 1.500 anime, raddoppiata in un paio di secoli. Nel censimento generale del 1871 gli abitanti, detti cividalesi, ammontavano a 8.417 unità, divenuti 11.622 nel 1921, 11.041 nel 1971 e 11.378 (di cui 972 stranieri) nel 2011. I nativi del luogo, che ben conoscono la popolare villotta «Cividât no jè une vile, ma ’ne ponte di citât … », conversano tra loro prevalentemente in friulano. CITTADINI ILLUSTRI DEL XX SECOLO Fra i numerosi cividalesi che nello scorso secolo hanno dato lustro alla città nell’arte sacra, nelle lettere, nella pubblica amministrazione, nelle scienze e nello sport, meritano una citazione: Luigi Cossio (1874-1956), vescovo di Recanati, docente di arte sacra ed archeologia cristiana in Inghilterra; Giuseppe Brosadola (1879-1942), avvocato, sindaco di Cividale e consigliere provinciale cattolico; Giuseppe Marioni (1880-1957), avvocato, archeologo, rettore della Scuola d’ingegneria militare a Vienna, commediografo: autore di commedie in lingua friulana; Vittorio Podrecca (1883-1959), giornalista, scrittore e marionettista; Alessandro De Stefani (1891-1970), giornalista, commediografo, sceneggiatore, regista ed autore di opere teatrali; Bruno Romani (1910-1989), docente, provveditore agli studi di Parma e poi di Piacenza; giornalista, inviato speciale a Londra, Parigi, New Jork e Mosca; Eugenio Cefis (1921-2004), laureato in giurisprudenza a Milano, imprenditore industriale, presidente dell’Eni e della Montedison; Luciano Bosio (1922-1997), docente di topografia dell’Italia antica a Padova; Nicolò Miani (1926), medico, docente, direttore dell’Istituto di anatomia dell’Università Cattolica di Roma, autore di dissertazioni scientifiche; Francesco Cefis (1932), medico, docente di anatomia, istologia patologica e oncologia sperimentale a Milano; Giovanni Maria Del Basso (19351997), docente di sfragistica e di numismatica a Udine, scrittore, archivista, esperto di araldica friulana, sindaco di Cividale dal 1974 all’80; Alessandro Argenton (1937), sportivo, medaglia d’oro nel concorso completo di equitazione a squadre alle olimpiadi di Tokio nel 1964. 5 1. Panorama del centro città 2. Battistero del patriarca Callisto 3. Fontana eretta nel 1824 e la facciata della casa di Paolo Diacono 4. Statua bronzea di Giulio Cesare Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 Cultura e... dal Friuli 6 Frutta di stagione ALBICOCCHE, PESCHE E PESCHE - NOCI di Alessandro Secco Prunus persica I n una serata eccezionalmente limpida di quest’estate balorda, si era tra amici a discorrere del più e del meno, davanti a una rugiadosa bottiglia di bianco. A un certo punto il discorso si è portato sui nomi friulani dei frutti dell’estate; e uno degli amici ha chiesto che cosa sono precisamente i barecocui. Sono le pesche-noci, rispondo senza esitazioni. Ma un altro vien fuori a dire che no: al suo paese sono le albicocche. Ad ogni modo, da dove provengono questi barecocui, che fino a qualche anno fa, forse solo dopo la guerra, a lui non era mai capitato di vedere? Anche qualche altro amico del gruppo, allora, a giurare e spergiurare che le pesche-noci sono apparse sui mercati solo di recente, che si tratta di un nuovo incrocio. E no lafè, pardie! - ho contestato, deciso, a questo punto - quando eravamo ragazzi, per dire qualche anno prima della guerra, ricordo che si andava a rubare i barecocui nell’orto del vicino. E non contento di questa testimonianza della memoria, sono corso in casa a pescare sullo scaffale il vocabolario friulano del Pirona, quello vecchio, stampato nel 1871. E nella sezione botanica, a pag. 484, ho potuto leggere trionfante ad alta voce, che tutti mi sentissero: Barecocolâr, baracocolâr = Pesco-noce. Persuasi, allora, amici miei? Ma non contento, il giorno dopo, consultando altri libri, sono riuscito a stabilire che la pesca-noce era nota in Inghilterra già verso la fine del 1500: altro che dopo la guerra! E ho aggiunto che oggi gli inglesi e gli americani la chiamano nectarine, un nome che sembra aver preso piede anche da noi. Cerchiamo allora di fare il punto. La famiglia di piante che i botanici chiamano “Rosaceae” include la maggior parte della frutta che noi oggi mangiamo: ciliegie, mele e pere, prugne e susine, fragole, lamponi, more di rovo… E della famiglia fa parte anche il pesco: in friulano pierçolâr o piarçolâr: il Prunus persica dei botanici, che viene dalla Cina, dove è noto da almeno 4.000 anni e che è giunto fino a noi attraverso la Persia. Dalla Persia infatti ha preso nome il frutto: persica in latino, diventato “per contrazione” pesca in italiano; e persego in veneto, persegh in milanese e finalmente pierçul, o piarçul, o spiersul in friulano. Un altro albero che appartiene alla stessa famiglia è l’armelinâr: Prunus armeniaca, anche questo coltivato in Cina da 4.000 anni e arrivato in Italia al tempo dei Romani dalla Grecia dopo avere attraversato l’Armenia. Si spiega così il nome friulano del frutto: armenìn, diventato infine armelìn “per dissimilazione”. Non sono storie meravigliose? Per completare, ci rimane il barecocolâr, l’albero che in quella serata limpida d’estate ha dato origine alla disputa. I botanici lo chiamano Prunus nucipersica, o meglio ancora Prunus persica var. nucipersica, per sottolineare che si tratta di una varietà di pesco. Il nome dell’albero e del frutto ha una storia complicata: deriverebbe da un latino praecoquus – come dire “primaticcio” – che in greco è diventato praikokion e finalmente in arabo (premettendo l’articolo –al) albarquq, che poi è tornato da noi come “albicocca” in italiano e barecocul in friulano. Vogliamo qui ricordare che nel napoletano si coltiva la “pesca precocca”, che si trova talvolta anche sui nostri Massimiliano Finazzer Flory alla Biblioteca Civica di Udine di Romano Vecchiet mercati e si presta molto bene alla preparazione delle pesche sciroppate. In conclusione, “albicocca” e “barecocul” vengono dalla stessa parola araba, la prima quando c’è l’articolo “al-” inglobato, la seconda quando l’articolo è caduto. Ci rimane l’ultimo punto della discussione di quella serata: la dichiarazione dell’amico che al suo paese i barecocui sono le albicocche. Stando a quanto abbiamo stabilito qui sopra, possiamo concludere che ha ragione anche lui: in qualche paese del Friuli le cose stanno proprio così. A dimostrarlo, mi piace citare qui due righe di un bel romanzo friulano, «La tiere di Lansing» di Maria Forte, dove a pag. 151 si legge: Prunus armeniaca “… Dutis lis pomis j davin soredut il gust di cjalâlis come tune piture, chè, vivi, al è gjoldi il colôr, gjoldi il zâl cjalt dai ambui, il viole dai brugnui, il naranzìn dai barecocui e il ros frêt des cjariesiis…”. Stant che i barecocui a son piturâts culì di colôr naranzin, al ven di pensâ che si trati di armilins: ven a stâi di “albicocche” e no di “pesche-noci”. E allora, questi frutti, chiamiamoli come ci piace, ma mangiamoli e godiamoceli in pace. assimiliano Finazzer Flory, grande attore della scena italiana, monfalconese di nascita ma milanese d’adozione, è stato protagonista nella più grande biblioteca friulana, la Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, di un evento teatrale di particolare pregio: un trascinante monologo di ottanta minuti tratto da I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Tre sono state le serate, sponsorizzate da Banca Mediolanum e impreziosite dall’accompagnamento musicale della violoncellista giapponese Yuriko Mikami (musiche di Verdi, Mascagni, Paganini, Bellini, Berio, Rota), che hanno allietato il pubblico udinese ai primi di luglio della passata estate, culminate nella “notte bianca” udinese dell’11 luglio, la vigilia della festa dei santi patroni Ermacora e Fortunato. Tre serate accomunate da una recitazione che Finazzer Flory ha reso con grande bravura, mettendo in gioco tutto se stesso, e in M ticamente, ma anche riuscito a livello più intrinsecamente artistico. Interessante la totale assenza di toni retorici, soprattutto nelle parti descrittive, che sono scivolate in modi discreti e quasi dimessi, contrapponendosi per impatto e drammaticità ai dialoghi più concitati, in un climax di notevole fascino. Essenziale la scenografia, che doveva fare i conti con location tanto ricche di libri, quanto povere di palcoscenici ed effetti speciali, come quelle delle venti biblioteche (una per ciascuna regione italiana) prescelte per l’intero ciclo, denominato “In viaggio con Alessandro Manzoni”. Ma è stata una scelta voluta e consapevole, proprio perché lo scopo era di valorizzare, oltre beninteso Manzoni, anche le biblioteche, che di Manzoni sono state per oltre centocinquant’anni le silenti custodi, non use a rappresentazioni teatrali, e dando loro, per una volta, piena e convinta voce. Scrive Finazzer: “l’eredità di Manzoni è finita nelle bi- ciò differenziandosi completamente dalla più agevole lettura “a leggìo”, ormai diffusissime nel panorama italiano delle cosiddette letture sceniche. Massimiliano Finazzer Flory, con scrupolo filologico, senza minimamente tradire il testo manzoniano, ha riproposto le pagine più famose del capolavoro manzoniano (l’incontro fatale di don Abbondio con i bravi; l’“Addio monti sorgenti dall’acque”; don Rodrigo e fra’ Cristoforo; Lucia e l’Innominato; il crescendo della rivolta popolare per il pane; la morte della piccola Cecilia, il finale con il famoso “sugo” della storia), offrendo un compendio completo del romanzo, non solo valido didat- blioteche e là spesso giace, senza parola. Con il teatro vogliamo dare voce e volto a questa eredità. Con la biblioteca come altare dell’ascolto.” Credo che tra il pubblico numeroso presente in sala, i ricordi scolastici si siano intrecciati a doppio filo con quelli dei lunghi pomeriggi di studio passati in biblioteca, magari a preparare qualche difficile esame universitario: nella consapevolezza che le biblioteche possano essere frequentate anche dopo il proprio curriculum scolastico, offrendosi ancora vitali e ricche di stimoli e proposte culturali. Proprio ciò che un bibliotecario ambisce che il proprio pubblico inizi a fare. «Cespis e brugnui» Caro Notiziario del Fogolâr, ecco la solita paginetta di ricordi familiari come prova di “inquinamento” (o infiltrazione) da parte del friulano casalingo nei confronti dell’italiano. Frequentavo la seconda classe elementare e la maestra – ne ricordo ancora il nome: Giuseppina Gozzi Guala – agli scolari assegnò come esercizio, il compito/gara di elencare il maggior numero di frutti conosciuti. Memore di una scorpacciata di prugne gialle, appollaiato tra i rami dell’albero nell’orto della casa degli zii di Loneriacco, pensai di celebrarne la bontà. Vinsi io, ma con riserva: perché tra i frutti conosciuti, nell’elencazione dei nomi dei più ricorrenti, oltre a quelli più tradizionali, moltiplicai per tre la definizione delle prugne, aggiungendo: susine e cespe, anche se per quest’ultima apparve una marcata sottolineatura in rosso, seguita da un punto interrogativo. Per qualche tempo in classe i compagni mi chiamarono “Cespe”, mentre a casa, tra la mia mamma e le zie tarcentine, fui oggetto di facile dileggio. Caro Giorgio, ancora una volta hai voluto metterci alla prova: la cosa ci fa piacere, perché ci stavamo proprio dimenticando di dire due parole su una “vexata quaestio” in italiano, che si ripete in friulano: quali sono le prugne, quali sono le susine? I maggiori dizionari italiani danno i due vocaboli come sinonimi: il frutPrunus domestica to dell’albero che botanicamente si chiama Prunus domestica, si può chiamare legittimamente in entrambi i modi; ci sono poi diverse varietà coltivate, che vanno dal giallo chiaro, al verdolino, al verde carico, all’arancio... dal rosso, al violetto, al blu, con diverse forme, da sferica a più o meno ovale. Tuttavia, alcuni dizionari precisano che preferibilmente si chiamano prugne i frutti destinati all’essiccamento. In friulano il problema presenta un elemento di disturbo in più: così, oltre a cespis, o ciespis, o siespis, che possiamo tradurre pacificamente in buon italiano con susine, abbiamo brugnui, o bronbui, con altre piccole varianti, i cui frutti si presentano con la buccia di tutti i colori sopra segnalati; ma poi c’è una varietà a buccia giallo chiaro, molto comune, di cui un tempo quasi ogni casa di campagna possedeva un esemplare, e che è certamente il fornitore del frutto per la scorpacciata di Giorgio Aleardo, noto come amul o emul. Chiudiamo con una nota linguistica: Brugnul viene ovviamente dal nome dell’albero, Prunus; Cespe è di chiara origine slava: in alcune lingue - sloveno, croato, persino russo - si dice cešplja; ma si dice anche sliva, ˇ che ci suona familiare all’orecchio, se non altro per la celebre acquavite slivovka, fedele amica della gubana cividalese. Per Amul o Emul non abbiamo trovato un etimo friulano, ma si tratta chiaramente di un prestito dal veneto amolo. Un caro saluto. Alessandro Foto M. Rossi di Giorgio Aleardo Zentilomo Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 La pagjine furlane di Sandri dai Juris FLÔRS DAL NESTRI ZARDIN ROSIS DI SIARADE di Sandri Dai Juris L 'Istât nus à bandonâts, cence saludâ, cence compliments par dutis lis strambariis che chest an nus à regalât. Cumò, almancul, sperìn di gjoldi cualchi biele zornade di Sorunviâr. Si sa, lis stagjons no son plui chês… E alore, par tornâ a vê tai voi, tal cûr e tai sintiments, il nestri Istât di une volte, il mestri al à dât dongje une sfluride di poesiis dal Secont Nûfcent furlan, dulà che al à vût cûr di meti dentri ancje un so piçul ricuart personâl. FRANCESCA MARINI BARNABA MARIA FORTE (Maian, 1877 - Udin, 1960) (Buie, 1899 - Udin, 1979) Lune Lune imberlade: mi bute dentri a slas un’azze di lusôr. Usgnot la lûs ’e je limade dai grîs avostans. Travanâz da chê lûs arbui si viarzin come promessis mantignudis e intor s’incjadenin spirz e aganis. Adalt la lune ’e je ueide di cûr. Pâs Fra odôr di uve in flôr e di mentuce la gran’ pâs de gnot. Vôs rauchis di croz si ievin fra lis cjanis dal fossâl e il concert sutîl dai grîs al iemple l’aiar. Tal cîl un furmiâr di stelis: tal cûr un pugnut di siums; laiù, sot un cjâr, un feralùt mataràn ch’al bale e al pâr un fuc voladi. NOVELLA CANTARUTTI (Spilimberc, 1920 - Udin, 2009) Passons di steli’ Adés j’ na sai pi passons di steli’ pal troi dai casseârs sul Tilimint. Al era il mani da li’ margariti’ induvinadi’ a scûr ta l’erba mola, e i deic’ intrimulîz a domandâ. J’ sint l’aga laù ch’a si disnimbra e ’a mi puarta cun sé come ’na fuéa. O sfueavi, cence une reson precise, la mê “Piçule floride di lirichis cinesis classichis” voltadis par furlan, cuant che il voli mi è colât su di une che e someave fate apueste pal gno umôr dal moment: I agns de zoventût dopo in ca che mi àn lassât, chei da la etât madure planc a planc si disfantin. Scunît e cun pinsîrs di malincûr, o torni a visitâ chest lûc rimit e frêt. In tal mieç dal zardin o soi restât bessôl: soreli smavit, buere frede e zilugne. Il latisûl di autun za si intortee in semence, i arbui a son flapîts e cruciâts. A son restâz i flôrs des sanmartinis, vierts fûr modant sot la cise dai vencs... Cussì si sbrocave, par cinês, il poete Po Chu-i cu lis sanmartinis dal so zardin, passe mil e cent agns indaûr: tant a dî al timp che il Friûl dai Longobarts al è passât sot i Francs di Carli il Grant. E lis sanmartinis - ven a stâi i crisantemis, o autunâi, par doprâ une biele peraule furlane - mi àn fat l’efiet di chê famose madeleine smuelade intal tè, che nus conte Proust intal prin libri de sô “Recherche”: dismovint un rivoc di ricuarts, mi àn fat tornâ indaûr tal gno Friûl di frut. In chê volte i orts a jerin tal stes timp ort Gust da essi viva Gust da essi viva ta la dì ch’a discrosa li’ ali’. La caliga ’a si distrût sblancjada avuâl dai prâs. Gust da essi viva pa la strada ch’a mena a messa sot i lens, pa li’ ombreni’ bagnadi’ di lusòur. PIER PAOLO PASOLINI (Bologne, 1922 - Roma, 1975) O me donzel Ciant da li ciampanis O me donzel! Jo i nas Co la sera a si pièrt ta li fontanis ta l’odòur che la ploja il me paìs al è colòur smarît. a suspira tai pras Jo i soj lontan, recuardi li so ranis di erba viva… I nas la luna, il trist tintinulà dai gris. tal spieli da la roja, A bat Rosari, pai pras a si scunìs: In chel spieli Ciasarsa jo i soj muart al ciant da li ciampanis. - coma i pras di rosada Forèst, al me dols svualà par il plan, di timp antic a trima no ciapà pòura: jo i soj un spirt di amòur Là sot, jo i vif di dòul, che al so paìs al torna di lontan. lontan frut peciadòur, ta un ridi scunfuartàt. O me donzel, serena la sera a tens la ombrena tai vecius murs: tal sèil la lus a imbarlumìs. NICO NALDINI ELSA BUIESE MORANDINI (Cjasarse, 1929) Un fil di vint Un fil di vint al cor tra i moràrs insulìs sofli di na istàt ca ni cunsuma. E apena un sun di fuèis rovanis ta chè aria greva, tra i ciasaj blancs, ta chel sèil sensa anima. Ma coma nassùs da l’erba a van soranèi sensa cuarp cu’l flòur da l’istàt in man. (Sarsêt di Martignà, 1926 – Udin, 1987) Usgnot Usgnot se ancjemò m’impensi di chei dîs lusignis tal vulùz des venis ’o rivi salacor a crodi che nol è stât un sium magât svol di lûs tu mi clamavis te gnot d’incjant di San Laurinz raps di stelis nus colavin sui cjavei a contânus liendis inventadis tun rispirâ di lidrîs lizeris il nestri jessi tindût archèt tal cîl e dopo d’in chê volte vivi mai nol à finît di fâmi pore NADIA PAULUZZO (Udin, 1931 - 1995) Estât Sìntistu? E je l’ore d’estât dismote e stradis di vint e un mâr tal cîl che si sfante lustri di velis. Scolte: ’o passi blancie fra ciasis blancis. SANDRI DAI JURIS (Tarcint,1932) Gnot d’Avost La gnot e jere fluride di stelis e i prâts di grîs avostans e nô rimìts te jarbe vive si sin piardûts tal cîl: o jerial prât? Adasi o vin fumât un spagnolet in doi, e si taseve. Frute, une gnot compagne e nas ogni mil agns. BENO FIGNON (Montreâl, 1940 - 2009) Doi «Haiku Fuirlan» A suna tal furment la ciampanùta viola un rosàre de mistèrus. *** Ta la glèra cuiéta nome un florùt zâl. Fî del soréle saèta. 7 Lis setembrinis, Aster novae-belgii. e zardin, che a mudavin colôrs e sparfums e savôrs daûr des stagjons. E di Siarade si jemplavin di sanmartinis e di setembrinis, in spiete dal dì dai Sants. Dapît dal borc dai Juris a jerin i orts. Tal ort di barbe Vuigji, gno nono, ogni an gnagne Marie e tignive un strop di sanmartinis, o autunâi: che in chê volte si clamavin grisantemos, cuntun brut talianisim che al fasarès sviarsâ i puriscj di cumò. Ju sbutulave, ju mondave, ju sossolave; e pai Sants a jerin pronts: un spetacul che nancje a Udin, lì di Gasparini, si’ndi viodeve di compagns intes vetrinis: grues, fofs, impicotîts ognidun su la sô gjambe; e blancs o zâi o rusins di colôr. Gnagne Marie ju clamave i Turner: braurose, cuntune ponte di finece intal meti fûr la peraule foreste. Tal ort di Barbe Jacun, di chê altre bande dal stradonut dai orts, e jere sorestant la fie plui anziane, gnagne Lie: tant pes colturis orticulis che par chês floreâls. E ogni an e faseve la gare des rosis pal dì dai Sants cun sô cusine Marie: ma rivâts al show down no si varès savût a cuale des dôs conferî la palme de vitorie. Di Siarade, tai orts fûr di man, plui a la buine ma salacor plui concrets, donge la salvie e l’osmarin, dongje i strops dai savôrs, dal lidric, dal selino, dai brocui, si viodeve il strop dai grisantemos: che a jerin minudins, fis fis e dongjelaltris sul ramaç, intun miscliç di varietâts. Ma plui dispès lis filiadis di chei orts a jerin floridis di setembrinis, che lis impiavin di colôrs vivarôs. Siarade: stagjon maraveose! Ancje cun chel fîl di IL CJANTON DAI ARLÊFS malincûr che nus semene dentri, ma po nus slargje il cûr cu lis sôs rosis. Disêt Autun, se o vês miôr; o Sorunviar se la stagjon e je za indenant. A mi, mi baste dî Autun: e o viôt l’aur e il fûc dai roncs dispueâts, o sint la ligrie des vendemis e il bonodôr dal vin gnûf tes cjanivis in bulidure. Mi baste dî Sorunviâr: e mi slusigne tai vôi la prime zilugne, intant che un clip di fogolâr mi scjalde il cûr. Mi baste dî Siarade: e o pensi al cori des stagjons e al timp dal vivi, come che nus al fâs sintî, cuntun sgrisul lizêr, Umberto Valentinis tal so savorôs furlan di Dartigne: Scolte a madressi il timp tai orz ch’e sfuéin a planc il cûr des ombres; venes di cidinôr dibot si vièrzin tal sium celest dai violârs di setembar... I violârs! Mi jeri scuasi dismenteât di lôr. Mi soi piardût a fevelâ dal Autun, che par me al reste la stagjon plui biele: tai nestris paîs, si sa; no culì a Milan, la grande citât, che no je po tant brute come che si dîs, ma no à stagjons veris, ognidune cul so savôr. L’Autun tai nestris paîs al è propit une stagjon di maraveis: cul vin e cu lis rosis. Ma ce rosis nus regalial po l’Autun? Intant, o vin apene sintût il nasebon dai violârs, par talian “le violaciocche”, che dai orts si spant dulintôr. E pensâ che il non di famee di chestis rosis al è Cruciferae: la stesse famee dai brocui, des verzis e dai râfs. Cui varessial mai dit, cun chel profum che al sturnìs; e cui mil colôrs e lis mil sfumaduris: dal blanc, al rose, al viole purpurin. Infin, il pinsîr mi torne indaûr a cirî lis setembrinis: lis rosis che plui di dutis nus pandin il savôr de stagjon. E no pues dismenteâ la improvisade che za cualchi an mi àn fat tor i ultins di Setembar, vignint jù de Bernadie cu la femine, par chel troi che nol finirà mai di incjantânus. O jerin lâts a saludâ lis ultimis covis di ciclamins, lis ultimis ramis sfloridis di cjampanutis - “acònito, perfido azzurro fiore” -, lis ultimis margaritis zalis, cun cetantis altris rosutis dal Istât. Ma passât Sidilis, intun prât in bande de strade - un prât lassât pustot, cu la jarbe alte, cence une cjase dongje: un prât cence paron - al jere a spietânus un mâr di setembrinis. Scjampadis, cui sa cuant, di cualchi ort; rivadis in chel prât e lì fermadis: salacor a vevin cjatât bon stâ. Une maravee. Lis vevin simpri viodudis, lis setembrinis, a impiâ di colôrs chei orts fûr man, tor des filiadis; o tai cimitieris, il dì dai Sants, a indalegrâ lis tombis plui modestis; là che su lis tombis plui sioris a trionfavin, braurôs, i grisantemos, magari i Turner di puare mê agne Marie. Bielis lis sanmartinis, o autunâi: bielononis. Ma lis setembrinis - lu pant ancje il non - a son lis rosis plui veris dal Autun: plui scletis, plui nininis, plui ligriosis. A son par altri ancje lôr, come lis sanmartinis, di chê stesse famee des margaritis: Compositae lis clamin. Ma ce che di plui nus smaravee e je la schirie di varietâts, cun rosis che a traviarsin dute la scjale dai colôrs: dal blanc al ros al viole al blu, passant pes sfumaduris plui tenaris dal pastel. Lis rosis de Siarade: i violârs, il cidivoc di autun, lis setembrinis, lis sanmartinis. E i ultins ciclamins, lis ultimis margaritis zalis, lis tantis rosutis che a van indenant a gjoldisi l’ultin clip di soreli. Ma o scomet che tornant in paîs pai Sants, ancje chest an al sarà a spietâmi l’ultin garoful de stagjon, rimpinât sul pilastri di piere che par antîc al segnave il confin de cort dai Juris. IL CJANTONUT DES SFLOCJIS Une conte Dôs sflocjutis di Pieri Grassi di Spartaco Iacobuzio Sflocjute mate La poce grande dai colomps. Tal trafic imburît di int e di machinis, tun biel soreli che al scjalde l’aiar, un scjap di colomps a slapagnin, si lavin te grande poce di aghe de ultime ploe. Un spacotâ sbrenât di alis e di plumis al jeve une niule di gotutis finis finis, un vêl trasparint di colôrs, che al impie su la poce un piçul arc di San Marc. Becs che a petenin lis plumis: une par une chês lungjis, po chês plui tenaris dal plumin sul pet e sot lis alis. Il timp di netâsi, di rinfrescjâsi; e i colomps si alcin in svol. A lassin la grande poce di aghe de ultime ploe cul so piçul arc di San Marc, cumò un pôc smamît. Une surîs e cuistionave cul so surisat. E diseve: “Mi plasarès tant, une domenie, menâ in glesie chei doi surisins che il Signôr nus à dât, cussì biei e bogns in dut e par dut, par ringraziâlu di cûr!”. Il surisat, al salte sù scaturît: “Ma sestu daûr a deventâ mate? Parfin tai gjornai si lei che, al dì di vuê, in glesie a son cuatri gjats!”. Sflocjute ancjimò plui mate Dôs furmiutis cu la passion de montagne e decidin di fâ une scjalade suntun matiton, impicotît e ben plantât inte sô tace puartematitis. Rivadis su la piche, une des dôs si disviest e dute crote si distire... par tiere. “O soi dute sudade! – e dîs – O vuei polsâ un pôc e suiâmi”. I vose daûr chê altre: “Ma ce dal diaul ti metistu a fâ, a chestis altecis! Vustu cjapâti un acident?”. I rispuint la amie: “Ma sino o no sino intun lûc ben temperât?”. Il Fogolâr Furlan di Milano III trimestre 2014 8 Varie Beno Fignon: la natura interpretata C on questi versi si illustra una bella immagine del sole riflesso sulle acque del Cellina opera di Beno Fignon e riprodotta sul pieghevole della mostra. Beno, un uomo particolare, ben descritto dalle parole di Maria Carla Santini, assessore alla cultura del Comune di Montereale Valcellina: «Parlare di Beno Fignon non è facile, un uomo, un amico, un artista poliedrico, una figura mai stanca di scoprire cose nuove. Cosa certa è il suo amore per questi paesi: da Andreis a Barcis a Montereale e a tutta la Val Cellina che lui ha cantato, fotografato e fatto conoscere...» E proprio queste immagini, emozionanti, creano il percorso fotografico nei luoghi che Beno ha vissuto ed amato anche se ha trascorso una buona parte della sua vita a Milano. Con questi spettacolari ed unici scatti, nell'ambito dei «Dolomiti Days» proposti dalla Provincia di Pordenone, è stata organizzata una interessante mostra fotografica, aperta venerdì 11 luglio, presso la sede del Parco Naturale Dolomiti Friulane a Cimolais. «Beno Fignon, la natura interpretata» a cura del Craf, Centro di ricerca ed archiviazione della fotografia di Spilimbergo ha proposto un’interessante sequenza di immagini di Beno, in occasione del 5° anniversario della scomparsa del fotografo. Un percorso per immagini tra le bellezze naturali, storiche e paesaggistiche interpretate dallo sguardo incantato di Beno, che ha affiancato la sua vicenda terrena a molti appuntamenti del nostro Fogolâr di Milano. Dalla musica per fisarmonica alla presentazione di libri e alle fotografie, che più volte abbiamo celebrato con itinerari espositivi a Milano e dintorni. La mostra, chiusa al 21 settembre 2014, sarà poi riproposta a Montereale Valcellina nell'ambito delle manifestazioni commemorative dedicate a Beno Fignon. (M.R.) Una regione in coro di Marco Rossi Foto M. Rossi Foto M. Rossi AA: Cercasi soprani e tenori per Madama Butterfly a San A Vito!!! Vuoi unirti anche tu al coro che il 31 luglio eseguirà il celebre "Coro a bocca chiusa" durante la messa in scena della Madama Butterfly di Puccini in piazza a San Vito al Tagliamento? Allora non perdere questa occasione! Contatta la segreteria USCI FVG entro il 30 giugno! E' bastato questo simpatico annuncio su una pagina Facebook e un invito ufficiale per radunare un folto gruppo di cantori che ha dato vita, con estrema professionalità, ad uno splendido momento musicale estivo a San Vito al Tagliamento (PN). Da anni il Comune ospita la rappresentazione di un'opera lirica all'aperto in Piazza, contando sul bel tempo estivo. Quest'anno la situazione meteorologica non è stata delle migliori ma, alla fine, dopo una mattina di pioggia il cielo è ritornato all'azzurro e la serata ha offerto il meglio di sé. Una buona compagnia di cantanti, accompagnata dall'orchestra diretta dal friulano Eddi De Nadai si è cimentata con il capolavoro di Giacomo Puccini: un vero trionfo ha riscosso il coro a bocca chiusa che sigla il secondo atto. Complice la bella serata, il risultato è stato unico: la suggestione del coro che cantava dall'alto della balconata di ingresso del Palazzo Municipale, gli effetti di luce che hanno colorato le palme del cortile di Palazzo Rota (foto a fianco in alto), le candele che con luce fioca delineavano i volti e le figure dei cantori... (foto a fianco in basso) Così il celeberimmo brano pucciniano ha creato un'emozione unica, particolarmente apprezzata dal pubblico che ha applaudito lungamente dalla piazza stracolma. Ancora una volta il messaggio della musica e della coralità si è dimostrato vincente in una magica serata estiva friulana in piazza! Grafica d’autore a «Madonna di Rosa in Festa 2014» di Marco Rossi L Foto M. Rossi a festa settembrina di Madonna di Rosa, uno storico santuario mariano sede di frati francescani alle porte di San Vito al Tagliamento (PN), è giunta quest'anno alla 190a edizione. L'evento caratterizzato fondamentalmente da celebrazioni liturgiche e pellegrinaggi, da un colorato e rumoroso luna park oltre che dai consueti chioschi tipici delle sagre di paese, nel corso di questa edizione ha però presentato anche un interessante aspetto culturale. «Percorso arte grafica contemporanea» è l'idea espositiva proposta dal Comitato Permanente Festeggiamenti Madonna di Rosa all'interno dei vari spettacoli e intrattenimenti. La scelta di esporre opere di grandi artisti del mondo della grafica contemporanea ha voluto evidenziare il panorama locale, più conosciuto nel contesto geografico e sicuramente più attrattivo. Gli artisti in mostra, Luca Crippa, Riccardo Licata, Virgilio Guidi (di cui vediamo una serigrafia su tema veneziano nella foto qui sopra), Nicola Sene e il friulano Armando Pizzinato nel loro percorso formativo si sono occupati di grafica e hanno lavorato nel territorio veneto e friulano. La curatrice della mostra, Lilia Daneluzzi (nella foto a sinistra con una serigrafia di Pizzinato), originaria di San Giovanni di Casarsa, ha avuto contatti con questi "maestri" nell'ambito del Centro Internazionale della Grafica di Venezia, giunto quest'anno a 50 anni di attività. La Daneluzzi in questa realtà, a sua volta, ha saggiato le diverse tecniche e le modalità della grafica, dalla tradizione alla sperimentazione. La serie di opere iesposte storicizza il periodo di rottura e di ricerca tra gli anni '70 e '80 e si mostra in tutta la sua bellezza. Foto M. Rossi Noterelle eno-gastronomiche di Elena Colonna L'aga, vita fres'cja e clara a me coreva davóur coma un fóuc salvade (B.F.) ul Messaggero Veneto del 19 agoS sto, nella sezione “Marilenghe” è apparso un gustosissimo pezzo di Enos Costantini, che ci dispiace di non poter riportare per intero, perché molto divertente, anche se fa un po’ arrabbiare, e non certo per colpa dell’autore. L’“occhiello” dell’articolo già la dice lunga: In Cusine - Falopis tai libris. E di “falopis” ne vengono citate parecchie. Ci limitiamo a offrirne alcune al divertimento – ed eventualmente all’arrabbiatura – dei lettori. In un bel libretto rilegato della collana I migliori vini d’Italia, che ha come titolo Friuli Venezia Giulia – le zone friulane, (autore Nichi Stefi, Hobby and Work Publishing, 2003), a parte il fatto che tutta la provincia di Gorizia, viene considerata “fascia giuliana”, si definisce la brovada come “una minestra di rape marinate in uova fresche sbattute” (sic !!!). E ancora: i cevapcici sarebbero piccole polpettine assolutamente tipiche friulane (chissà che cosa ne direbbero a Lubiana!). Inoltre ora gli storici, per fortuna, sapranno che “furono i Celti a iniziare la stagionatura di cosce di maiale a San Daniele”, e che questa sarebbe anche la prima attestazione del toponimo San Daniele: come si sa, un nome celtico per eccellenza! Tornando alla brovada, nel loro libro Vini buoni d’Italia 2013, gli autori Mario Busso e Luigi Cremona (Touring editore) definiscono il musèt con la brovada come “cotechino con rape messe a macerare nel mosto”. A parte il fatto che il musèt non sarebbe propriamente un cotechino, quella della macerazione nel mosto invece che in semplici vinacce sarà senz’altro una cosa più raffinata e aristocratica, ma non ne avevamo mai sentito parlare. In conclusione, come nel noto proverbio friulano, ogni dì si fâs la lune, ogni dì s’impare une. Ma magari certe castronate è meglio non impararle. NOZZE l nostro socio Guglielmo Angioni e Monika ValasiIkova hanno celebrato il loro matrimonio lo scorso 6 settembre a Gravedona e Uniti (CO) circondati da parenti ed amici. Mille felicitazioni agli sposi e auguri di lunga vita piena di gioia e di armonia da parte del Presidente, del Consiglio Direttivo e di tutti i soci del Fogolâr Furlan di Milano. Rinnovi e nuove iscrizioni dal 1° ottobre 2014 Ricordiamo ai soci che il Consiglio Direttivo ha stabilito che per il 2015 le quote sociali rimangano invariate rispetto al 2014. Le quote sociali per l’anno 2015 sono le seguenti: socio ordinario € 35,00 socio “bambino” fino a 12 anni € 15,00 socio familiare convivente € 15,00 socio sostenitore € 60,00 socio benemerito € 200,00 primo anno di associazione al Fogolâr Furlan di Milano per tutti i neonati figli o nipoti di soci nati a partire dall’ottobre del 2014: omaggio QUOTE SOCIALI PER IL 2014 Soci ordinari euro 35.00 - Soci sostenitori euro 60.00 Soci benemeriti euro 200.00 - Soci familiari conviventi e minori di anni 12 euro 15.00 Soci neonati (per il primo anno di associazione) omaggio «Sostenete il Fogolâr Furlan di Milano, ambasciatore delle tradizioni, dei costumi, della lingua e della cultura del Friuli» Il versamento della quota sociale, che oltre al giornale permette di ricevere le comunicazioni per tutte le manifestazioni friulane che vengono organizzate o patrocinate dal Fogolâr Furlan di Milano, va effettuato sul c/c postale n. 55960207 intestato a: Il Fogolâr Furlan di Milano - Via A. M. 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