COMUNE DI FORESTO SPARSO PROVINCIA DI BERGAMO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO - DOCUMENTO DI PIANO - VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA - RAPPORTO AMBIENTALE - DOTT. ARCH. PIERGIORGIO TOSETTI via G. Paglia 22/a Bergamo 24100 tel/fax 035/220260 Collaboratori: Dott. Arch. Vittorio Pagetti Dott. Urb. Elisabetta Crippa 1 2 INDICE 0. INTRODUZIONE ……………………………………...……………………….……7 0.1. PREMESSA……………………………………………………………………………….8 0.2. I RIFERIMENTI NORMATIVI………………………………………………….…11 0.2.1. Gli atti normativi generali di riferimento………………………………….…11 0.2.2. Il Piano di Governo del Territorio e la VAS…………………………….…..12 0.3. IL PROCESSO DI VAS……………………….……………………..……………..13 0.3.1. Schema operativo……………………………………………………………………13 0.3.2. I soggetti coinvolti…………………………………………………………………..14 0.3.3. La partecipazione……………………………………………………..…………….16 0.4. IL PERCORSO METODOLOGICO……….………………………………………17 0.4.1. I criteri per l’elaborazione del Rapporto Ambientale……………….…..17 0.4.2. La redazione del Rapporto Ambientale……………………………….……..18 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE………………………..……………….…..20 1.1. L’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO………………………….…21 1.1.1. Inquadramento generale…………………………………………………….…..21 1.1.2. L’ “Ambito” del PTCP…………………………………………………………….…24 1.1.3. Individuazione dell'ambito di influenza del Documento di Piano…..26 2. SUOLO E SOTTOSUOLO: geomorfologia, idrologia e idraulica; difesa del suolo e delle acque ………………………………..…………………………….…28 2.1. 2.1.1. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ……………………………………29 Aggiornamento ai sensi della D.G.R. n.1566/2005 e della D.G.R. n.7374/2008 relativamente alla componente sismica dello studio geologico ………………….……………………….……………............30 2.2. VINCOLI…………………………….……………..……………………………………39 2.3. DISSESTI ………………..………………..………………….………………………42 3 2.4. CARTA DI SINTESI ………………………………………………………………..45 2.5. CLASSI DI FATTIBILITA' GEOLOGICA ………………………………………47 2.6. IDROGRAFIA ………………………..……………………………………………….51 2.7. CAPTAZIONE IDRICA E RETE ACQUEDOTTISTICA …………………….59 2.8. LA RETE FOGNARIA…….……………………………………………………......60 2.9. RIFIUTI…………..…….……………………………………………………….………61 2.10. ATTIVITA' DI CAVA ………………………………………………………..………64 3. PAESAGGIO E AMBIENTE………………….…………………………………..……66 3.1. L’ "UNITA’ DI PAESAGGIO” DEL PTCP………………………..……………..67 3.2. I PRINCIPALI CARATTERI PAESISTICI E AMBIENTALI DEL TERRITORIO …………………..........................................................69 3.2.1. La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi ……………….……………69 3.2.2. Gli aspetti geologico-naturalistici del territorio di Foresto Sparso ….69 3.2.2.1. Gli aspetti geologici ………………………………………………………………….69 3.2.2.2. Il paesaggio vegetale ……………………………………………………………….69 3.3. 3.3.1. 3.4. BENI AMBIENTALI VINCOLATI………………………………………………….71 Altri elementi di interesse ambientale ……………………………………….72 IL PIANO D'INDIRIZZO FORESTALE (P.I.F.) DELLA PROVINCIA DI BERGAMO ………………………………………………………………………………75 4. SISTEMA INSEDIATIVO E PATRIMONIO STORICO ARTISTICO ……….76 4.1. IL CAPOLUOGO E L'INTORNO ………………………………………………….77 4.2. DATI PRINCIPALI SULL'EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE ………79 4.3. VINCOLI E RILEVANZE ARCHITETTONICHE ……………………………..80 5. MOBILITA' …………………………………………………….………..…………..85 5.1. LA VIABILITA' STRADALE ……………………………………………………….86 5.1.1. La rete ferroviaria …………………..……………..……………………………….87 5.1.2. Itinerari turistici ……………………………………………………………………..88 4 6. QUALITA' DELL'ARIA …………………………………….……………………..90 6.1. RELAZIONE SULLO STATO DELL'AMBIENTE……………………………..91 6.1.1. Le emissioni atmosferiche ………………………………………………………92 6.1.2. La qualità dell'aria …………………………………………………………………94 6.1.3. Indagine epidemiologica nell'area del Basso Sebino ………………….99 6.2. DATI METEOROLOGICI E METEOCLIMATICI ………………………….102 7. INQUINAMENTO ACUSTICO ED ELETTROMAGNETICO, RADON ED ENERGIA …………………………………………………………………………..103 7.1. RUMORE …………………………………………………………………………….104 7.2. ELETTROSMOG ……………………………………………………………………105 7.3. RADON ……………………………………….……………………………………..107 7.4. ENERGIA ……………………………………….……………..…………………...112 8. RISCHI TECNOLOGICI E AMIANTO ………………………………………..114 8.1. INDUSTRIE A RISCHIO D'INCIDENTE RILEVANTE (RIR) …………115 8.2. IMPIANTI SOGGETTI AD AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (A.I.A.) ………………………………………………………….115 8.3. ATTIVITA' ECONOMICHE …………………………………………………….115 8.4. AREE DISMESSE …………………………………………………………………115 8.5. AMIANTO……………………………………………………………………………115 9. SINTESI DELLO STATO ATTUALE ……………………………………………117 9. QUADRO CONOSCITIVO-PROBLEMATICHE IN CORSO E INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI ……………………………………………………………………………………………..119 LA PROPOSTA DI DOCUMENTO DI PIANO 10. CRITERI GENERALI DI RIFERIMENTO E DI INDIRIZZO DEL DdP: obiettivi generali, obiettivi specifici e azioni di piano…………..………128 10.1. IL PGT DI FORESTO SPARSO QUALE STRUMENTO DI 5 VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA' DEL TERRITORIO E DI INCREMENTO DELLA QUALITA' URBANA E DELLA VITA ……129 10.2. OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DEL PGT….….……………………130 10.3. FONDAMENTI E PRINCIPI DI RIFERIMENTO DEL DdP……….…….131 10.4. LE AZIONI DI PIANO…………………………..…..………………….………..135 10.5. I CONTENUTI DELLE AZIONI DI PIANO…..………..…………….……..142 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 11. CONTENUTI …………………………………………………………………….151 11.1. I CONTENUTI DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA …………………………………………………………………….…152 12. VERIFICA DI COERENZA: la coerenza esterna………………………….153 12.1. LA COERENZA ESTERNA ……………………………………………………….154 12.2. VERIFICA DI COMPATIBILITA' CON IL PTCP E IL PTPR ……….....159 12.3. VERIFICA DEI RAPPORTI CON IL PTR ……………………………………163 13. VERIFICA DI COERENZA: la coerenza interna …………………………165 13.1. VALUTAZIONI SULLA IMPOSTAZIONE GENERALE DEL DdP……..166 13.2. LA COERENZA INTERNA……………………………………………..………..168 14. LA SOSTENIBILITA’ DEGLI INTERVENTI E DELLE AZIONI DI PIANO ……………………………………………………………....................171 14.1. LA VERIFICA DI SOSTENIBILITA’…………………………………………..172 14.2. LE ALTERNATIVE………………………………………………………………….185 14.3. ULTERIORI INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE…189 14.4. GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE …………………………………………190 15. PIANO DI MONITORAGGIO ……………………………………..………….199 "OLTRE IL DOCUMENTO DI PIANO"………………………..………………….207 6 7 INTRODUZIONE 0.1 PREMESSA La consapevolezza che l’origine dei mutamenti ambientali sia da ricercarsi nelle decisioni strategiche di programmazione e pianificazione (prima che nella realizzazione di nuovi progetti) era già stata delineata nel documento denominato “Agenda 21”, adottato a Rio de Janeiro nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo. Nel documento erano stati indicati i criteri strategici che i governi nazionali avrebbero dovuto tradurre in Piani di Azione per uno “sviluppo sostenibile globale” nel XXI secolo. La politica ambientale dell’ Unione Europea risale ad un documento conosciuto come “Quinto programma d’azione per l’ambiente” (più precisamente intitolato “Per uno sviluppo durevole e sostenibile) programma politico e d’azione della Comunità Europea a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile”, adottato dal Consiglio d’Europa nell’anno 1993. Il termine «sostenibilità», in coerenza con l’indirizzo comunitario, si riferisce alle politiche e alle strategie necessarie per perseguire uno sviluppo economico e sociale che non rechi danno all’ambiente ed alle risorse naturali, dalle quali dipendono “il proseguimento delle attività umane e lo sviluppo futuro”. Il progetto ENPLAN, sviluppato tra il 2001 e il 2004 da alcune Regioni del Nord Italia e della Spagna, vengono evidenziati i criteri operativi per il perseguimento di una “sostenibilità forte” che propone un’impostazione “biocentrica” piuttosto che “antropocentrica”, così sintetizzabili: • Usare le risorse rinnovabili al di sotto dei loro tassi di rigenerazione; • Usare le risorse non rinnovabili, a tassi di consumo inferiori ai tassi di sviluppo di risorse sostitutive rinnovabili; • Limitare l‘immissione nell’ambiente di agenti inquinanti al di sotto delle soglie di capacità di assorbimento e di rigenerazione da parte dell’ambiente. Ciò premesso “lo sviluppo sostenibile” non deve intendersi tanto come meta da raggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devono essere rispettate nel “governo delle trasformazioni del pianeta”. Occorre ancora considerare la definizione di “ambiente”, cui la VAS è relazionata, rilevando come questa, nella sua accezione più completa, condivisa ed appropriata ad ogni specifica situazione territoriale, debba contemplare più che la semplice idea di un “intorno da preservare” anche quella di un’attenta “relazione tra natura e cultura” (cioè tra dotazioni naturali ed effetti antropici sulle stesse). Da tale visione, che nella cultura anglosassone ha portato a privilegiare il termine di “environment” piuttosto di quello originario di “habitat”, è stata infatti sviluppata la prospettiva dello“sviluppo sostenibile”, in cui i fattori propriamente ambientali vengono correlati anche a quelli socioeconomici. 8 Conseguentemente la valutazione ambientale, allorquando approccia una prospettiva di trasformazione territoriale consistente, non può dunque limitarsi ad una “valutazione di compatibilità”, ma deve invece strutturarsi come “valutazione di sostenibilità”: in questa ottica la VAS comporta anche la necessità di definire un’azione continuativa nel futuro, in termini di “monitoraggio” e “gestione”. Con la Direttiva 2001/42 del 27/06101 lUnione Europea definiva in modo sintetico quanto puntuale (in 14 articoli e 2 allegati) la procedura di VAS sottolineando, all’art. 1, la finalità della stessa: “La presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di proiezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, procurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti signifícativi sull’ambiente”. La Direttiva Europea veniva dapprima recepita dalla normativa della Regione Lombardia (art. 4 della L.R. 12 del 11/03/2005) poi in sede di legislazione nazionale (“Codice dell’Ambiente” D.Lgs. 152 del 03/04/2006). Il Codice dell’Ambiente definisce la VAS come una “elaborazione di un rapporto concernente l’impatto sull’ambiente, conseguente all’attuazione di un determinato piano o programma da adottarsi o approvarsi, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter decisionale di approvazione di un piano o programma e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione”. La D.G.R. Lombardia del 15/03/06 intitolata “Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi” definisce invece la VAS come: “Il processo che comprende l’elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione”. Le disposizioni contenute nel provvedimento statale rispetto a quello regionale divergono sostanzialmente circa le procedure e le modalità di approvazione, divergenza che si pone in modo ulteriormente evidente nella DGR VIII/6420/2007. A tale proposito va rilevato che la definizione di VAS contenuta nella DGR VIII/6420/2007 risulta più aderente quanto a suo tempo precisato in quello che è stato considerato il testo di primario riferimento della materia (“Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di sviluppo regionale e dei Programmi dei fondi strutturali dell’Unione Europea” (1998)) ovvero “un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi – ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale” 9 La VAS pertanto non può limitarsi a costituire un “corredo” o un “supporto” della pianificazione/ programmazione del territorio, ma deve piuttosto configurarsi quale “processo integrato e costitutivo della stessa”, incidendo in tutta la sequenza di decisioni ed azioni previste. Per questa ragione il processo di VAS che viene avviato operativamente con il presente documento, dovrà proporsi: • di raffrontare compatibilità e sostenibilità degli obiettivi dei piano; • relazioni e concertazioni tra soggetti / autorità preposte alla gestione di territorio e ambiente; • di individuare un sistema di indicatori significativi che consentano di riscontrare gli eventuali impatti ambientali nella fase previsionale al fine di permettere interventi preliminari tali da ridefinire, in continuità con gli stessi obiettivi, i contenuti del piano, tramite idonee azioni correttive; • di strutturare un sistema di informazioni; • di attivare criteri di monitoraggio della relazione tra processualità di attuazione del piano ed effetti ambientali. 10 0.2. I RIFERIMENTI NORMATIVI 0.2.1.Gli atti normativi generali di riferimento • Direttiva 2001/42/CEE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 27 giugno 2001; • Attuazione della Direttiva 2001/42/CEE a cura della Commissione Europea; • Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Codice Urbani “Norme in materia ambientale”); • Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (“Modifiche al D. Lgs. n.152/2006”); • Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 (“Legge per il governo del territorio”); • “Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi, ai sensi dell’articolo 4 della L.R. 11 marzo 2005, n.12”, approvato con D.C.R. 13 marzo 2007, n. VIII/0351; • D.G.R. n. 6240 del 27 dicembre 2007, “Determinazione in merito alla procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi”. In considerazione di quanto stabilito dalla DGR VIII/6420 del 27 dicembre 2007 “Valutazione ambientale di piani e programmi – VAS ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione all’art. 4 della L.R. 11 Marzo 2005, n.12” e, più specificamente dal punto 2 del dispositivo della deliberazione medesima si da atto “che i procedimenti di formazione e di approvazione di Piani/Programmi già avviati alla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia della presente deliberazione si concludono in conformità alle disposizioni in vigore al momento dell’avvio del procedimento stesso, ovvero secondo le disposizioni di cui all’art.4, comma 4 della L.R. 12/05”. Si da atto che il Soggetto Proponente ha avviato il procedimento di formazione dei PGT anteriormente alla data di pubblicazione della citata deliberazione della Giunta Regionale, e più specificatamente prima del 27.12.2007. In tal senso le disposizioni di riferimento sono quelle di cui agli articoli 8, 9 , 10, 11 e 12 del Dlgs. 152/2006. 11 0.2.2. Il Piano di Governo del Territorio e la VAS La Legge Regionale 11 Marzo 2005 n. 12 ha ridefinito la disciplina regionale in materia pianificatoria e urbanistica, prevedendo la predisposizione, da parte di tutti i Comuni lombardi, del Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) entro il 31 Marzo 2009 (art. 25, comma 1). Il P.G.T., che definisce l’assetto dell’intero territorio comunale, articolato in Documento di Piano (DdP), Piano dei Servizi (PdS) e Piano delle Regole (PdR) (art. 7), è soggetto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ai sensi dell’art. 4, comma 2 della Legge Regionale n. 12/2005 e ai sensi della Direttiva 2001/42/CEE. Come previsto dall’allegato n. 6 del D.G.R. 8/1563 del 22/12/2005 il Comune di Foresto Sparso, contestualmente al Documento di Piano, ha provveduto all’avvio della Valutazione Ambientale Strategica procedendo a definire in prima istanza il presente Documento di Scoping. Integrazione della dimensione ambientale nel PGT Il PGT imposta ed individua, fin dal Documento di Piano, le componenti della “dimensione ambientale” quali elementi fondanti della lettura del territorio e come base per la definizione delle scelte e dei contenuti del DdP e degli indirizzi progettuali e normativi che saranno sviluppati anche nelle parti di territorio da assoggettare alla disciplina del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole. 12 0.3. IL PROCESSO DI VAS 0.3.1. Schema operativo Lo schema operativo che è stato adottato per la VAS del Documento di Piano (DdP) è illustrato di seguito e si rapporta agli Indirizzi generali individuati dalla Regione Lombardia, sebbene il presente procedimento potrebbe essere definito autonomamente dal Soggetto Proponente/Procedente in quanto escluso dall’applicazione della DGR VIII/6420/2007. Gli indirizzi regionali lasciano libertà di impostazione per il percorso di valutazione e per i contenuti del Rapporto Ambientale: nella fase di elaborazione e redazione del Piano, l’ Autorità Competente per la VAS collabora con l’ Autorità Procedente nello svolgimento delle seguenti attività: • individuazione di un percorso metodologico e procedurale, stabilendo le modalità della collaborazione, le forme di consultazione da attivare, i soggetti con specifiche competenze ambientali, ove necessario anche trasfrontalieri, e il pubblico da consultare. Sono peculiari della fase di redazione del Documento di scoping i seguenti elementi: • definizione dell’ambito di influenza del P/P (scoping) e definizione delle caratteristiche delle informazioni che devono essere fornite nel rapporto ambientale; • individuazione dello scenario di riferimento e degli indicatori ambientali; • articolazione degli obiettivi generali. Sono elementi caratterizzanti del Rapporto Ambientale: • coerenza esterna degli obiettivi generali del P/P; • definizione degli obiettivi specifici e individuazione delle azioni e delle misure necessarie a raggiungerli; • coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del P/P, e confronto tra queste e lo scenario di riferimento e con le eventuali alternative su cui si è fondata la scelta del P/P; • individuazione del sistema di monitoraggio ex post. Nella Conferenza di Scoping, sono stati esposti ed illustrati: lo schema metodologico, la portata delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale, la definizione dell’ambito di influenza del Documento di Piano, e sono stati raccolti i pareri degli Enti e dei Soggetti presenti, i quali hanno concordato sulla relazione illustrata. Della seduta è stato redatto apposito verbale, che è pubblicato sul sito web http://comune.forestosparso.bg.it. 13 0.3.2. I soggetti coinvolti La Direttiva 2001/42/CE sancisce i principi della trasparenza (artt. 6 e 9) e del coinvolgimento, sotto forma di consultazione, delle Autorità Competenti in materia ambientale (art. 6, comma 3) e del pubblico (art. 2, lettera “d”) demandando altresì agli Stati membri (art. 6, comma 5) la definizione delle specifiche modalità per l’informazione e la consultazione dei soggetti sopra elencati. In rapporto a tali principi ed in relazione alle indicazioni regionali sono stati individuati con delibera dell’Autorità Procedente, d’intesa con l’Autorità Competente, i seguenti soggetti: Autorità proponente e procedente (Pubblica Amministrazione che elabora lo strumento di pianificazione e ne attiva le procedure): Comune di Foresto Sparso - Giunta Comunale Estensore del Documento di Piano (soggetto incaricato dalla Pubblica Amministrazione proponente di elaborare il PGT, e nella fattispecie il Documento di Piano, oggetto della VAS): Arch. Piergiorgio Tosetti Estensore del Rapporto Ambientale (incaricato dello sviluppo del processo di VAS e della redazione del Rapporto Ambientale) Arch. Piergiorgio Tosetti Autorità competente per la VAS (Autorità con compiti di tutela e valorizzazione ambientale, individuata dalla Pubblica Amministrazione, che collabora con l’autorità procedente/proponente nonché con i soggetti competenti in materia ambientale, al fine di curare l’applicazione della Direttiva e degli indirizzi regionali nell’ambito del procedimento di valutazione ambientale del Documento di Piano) Dr.ssa Rossella Orlando – Responsabile Area Tecnica Soggetti competenti in materia ambientale (enti pubblici competenti in materia ambientale e della salute per livello istituzionale): • ARPA Lombardia – Dipartimento di Bergamo; • ASL Bergamo; • Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici; • Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. 14 Enti territorialmente interessati da convocare alle Conferenze di Valutazione (enti territorialmente limitrofi o interessati ai potenziali effetti ambientali derivanti dalle scelte di Piano): • Regione Lombardia – Sede territoriale di Bergamo – Struttura Sviluppo del Territorio; • Provincia di Bergamo – Settore Urbanistica; • Comuni confinanti: Berzo San Fermo, Adrara San Martino, Villongo, Zandobbio, Entratico. 15 0.3.3. La partecipazione Oltre ai soggetti sopra indicati, la VAS prevede momenti e modalità di partecipazione estesi al Pubblico che viene individuato: Cittadini e/o associazioni riconosciute legalmente portatrici di interessi diffusi e che possano essere interessate ai sensi dell’art. 9, comma 5 del D. Lgs. 152/2006. Il processo di partecipazione integrata alla VAS del Comune di Foresto Sparso sarà sviluppato utilizzando diverse tipologie comunicative al fine di raggiungere in modo efficace tutti i soggetti coinvolti e garantire la trasparenza e la ripercorribilità del processo. In particolare, si indicano gli strumenti di informazione che saranno utilizzati: • coinvolgimento della popolazione e delle associazioni di categoria e di settore; • divulgazione telematica della documentazione di supporto al processo di VAS mediante il portale comunale, accessibile dal sito http://comune.forestosparso.bg.it, di volta in volta aggiornato con la nuova documentazione disponibile; • affissione presso l’Albo Pretorio degli avvisi relativi alle diverse pubblicazioni ed agli incontri in programma. 16 0.4. IL PERCORSO METODOLOGICO 0.4.1. I criteri per l’elaborazione del Rapporto Ambientale L’Autorità Procedente d’intesa con l’Autorità Competente per la VAS, elabora il Rapporto Ambientale (R.A.) Le informazioni da fornire, ai sensi dell’art. 5 della Direttiva 2001/42 CEE, sono quelle elencate nell’allegato I della citata Direttiva: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Ddp e del rapporto con altri pertinenti P/P; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del Ddp; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Ddp, ivi compresi quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle Direttive 79/409 CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al Ddp, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali ad esempio il suolo, l’acqua, l’arai, i fattori climatici, la flora e la fauna, la biodiversità, la popolazione, la saluta umana il patrimonio culturale, il paesaggio, ecc. e l’interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del Ddp; h) sintesi delle ragioni, delle scelte delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche e/o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio; j) “Sintesi non tecnica” delle informazioni di cui alle lettere precedenti. La Sintesi non tecnica, indicata alla precedente lettera j), è un documento di grande importanza in quanto costituisce il principale strumento di informazione e comunicazione con il pubblico. In tale documento devono essere sintetizzate/riassunte,semplicemente le descrizioni, questioni, valutazioni e conclusioni esposte nel Rapporto Ambientale. 17 0.4.2. La redazione del Rapporto Ambientale Secondo la Direttiva 2001/42/CE il Rapporto Ambientale (RA) è il documento che accompagna la proposta di Documento di Piano nel quale sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull’ambiente. Il Rapporto Ambientale riveste quindi un ruolo centrale come garanzia della sostenibilità delle decisioni che motivano l’intero processo di valutazione. Il Rapporto Ambientale del DdP sarà articolato in due parti: • Parte I – Rapporto sullo Stato dell’Ambiente Quadro conoscitivo: - Inquadramento del territorio comunale di Foresto Sparso e definizione delle matrici ambientali al fine di fornire un quadro della situazione del territorio stesso, attraverso i dati disponibili. A tal fine sono stati raccolti ed analizzati i dati e le elaborazioni reperibili relative alle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque sotterranee, acque superficiali, aria, ambiti di naturalità) fornite da Enti territorialmente interessati, Autorità Competenti in materia ambientale. - Quadro della pressione antropica sull’ambiente, determinato da una serie di elementi quali il traffico, il rumore, l’inquinamento elettromagnetico, il sistema acquedottistico e fognario, la gestione dei rifiuti, le passività ambientali, gli insediamenti produttivi, ecc. - Individuazione degli elementi di criticità e sensibilità ambientale definita come fattore di problematicità ambientale per il territorio,e di ricadute sulle matrici ambientali. - Analisi degli elementi di sensibilità ambientale, intese come componenti del paesaggio naturale e antropico, delle caratteristiche del territorio che necessitano di una particolare attenzione in fase di pianificazione. Individuazione delle eventuali dinamiche in atto e delle maggiori potenzialità deducibili dallo studio del territorio. • Parte II – Valutazione Ambientale Strategica delle Scelte di Piano Questa parte viene orientata all’analisi degli obiettivi generali e specifici, nonché delle azioni previste dal DdP, effettuando, ove opportuno, la valutazione delle alternative d’intervento eventualmente proposte dal DdP per ciascuna azione. La valutazione ambientale è finalizzata alla verifica della sostenibilità complessiva degli aspetti pertinenti delle previsioni del DdP e rappresenta il “cuore” del processo di VAS. 18 La valutazione è effettuata mediante la compilazione di schede che prenderanno in considerazione gli aspetti ambientali e urbanistici significativi alla scala delle previsioni del DdP. Le ipotesi d’intervento formulate dal documento stesso vengono valutate in relazione all’impatto e all’influenza che le scelte del DdP potrebbero avere su ciascuno di tali aspetti. Il Rapporto Ambientale sarà esaminato dalla Conferenza di Valutazione, alla quale verranno invitati gli Enti territorialmente interessati e le Autorità con specifiche competenze in materia ambientale. • Il parere motivato In relazione al Rapporto Ambientale e alle considerazioni emerse durante la Conferenza (precisate nel Verbale), l’Autorità Competente per la VAS, esprimerà un parere motivato. Tale parere motivato costituirà il presupposto per la prosecuzione del procedimento di approvazione del Documento di Piano e dovrà contenere considerazioni qualitative e/o quantitative in merito: a) alla qualità ed alla congruenza delle scelte del Piano alla luce delle alternative possibili, ove individuate, e rispetto alle informazioni ed agli obiettivi del RA; b) alla coerenza interna ed esterna del Piano; c) all’efficacia e congruenza del sistema di monitoraggio e degli indicatori selezionati. Il parere ambientale motivato potrà essere condizionato all’adozione di specifiche modifiche ed integrazioni della proposta del Documento di Piano valutato. L’Autorità Procedente, in collaborazione con l’Autorità Competente per la VAS, provvederà, ove necessario, alla revisione del Documento di Piano alla luce del relativo parere motivato espresso. 19 1 – INQUADRAMENTO TERRITORIALE 20 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 1.1. L’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 1.1.1. Inquadramento generale Il territorio di Foresto Sparso appartiene alla Provincia di Bergamo ed è inserito nell’ambito geografico della “Val Calepio e Basso Sebino”. L’ambito territoriale comprende una breve porzione di alta pianura, delimitata a settentrione dai fronti collinari che individuano la “riviera della Valle Calepio”, il primo tratto dell’Oglio sub-lacuale e un’ampia sezione della riva occidentale del Sebino. Inoltre, l’area è caratterizzata dalla presenza di numerose valli che si aprono verso l’interno, articolandosi attorno al massiccio del monte Bronzone, alla zona dei Colli di San Fermo e verso i rilievi occidentali che segnano il confine con la Valle Cavallina. Giovanni Battista Angelini così presentava il territorio dell’ambito in questione nei primi anni del Settecento: “Valle Calepia, che del suo contorno Trentacinque più miglia si distende D’ogni sorta de frutti è loco adorno. Si dolce e l’aria qui, che s’è veduta Stillar la manna in luglio a ciel sereno, Qual manna in calabrese e fu creduta. Ma la manna miglior del sito ameno E’ quella che da grappoli si spreme; Qui il buon vino è fertile l’terreno. Di biade ancor è qui fecondo il seme Quando nflusso non v’è d’astri maligni, La messe in copia supera la speme. Gandozzio ha vene d’ottimi macigni Per macinare, al tornio livellati Sono qui pur da picconieri insigni. Sull’Olio fiume son questi ‘mbarcati Alla volta del Po per il trasporto E ne vicini, e ne lontani stati.” [Fonte: “Caratteri del paesaggio in provincia di Bergamo”, a cura di Moris Lorenzi] Etimologicamente “Foresto Sparso” ha significati diversi, tra loro complementari: 1- Foresto: da “foresta”, perché fino al 1400-1500, e anche dopo, vi era un’immensa foresta, punteggiata da vari prati e campi, che da Villongo andava fino a Trescore Balneario. 2- Foresto: da “fora-stantes”, cioè coloro che abitano fuori, lontano, altrove, e quindi forestieri, per i paesi vicini. 21 Le due spiegazioni si completano anche se tra loro in parte diversificano. Foresto Sparso è cosiddetto perché non vi è un vero centro, questo era vero in passato, ed ancora oggi. Gruppetti di case sorgono sui diversi colli e dossi perché il paese visse prevalentemente ad economia agricola. I contadini costruivano le case possibilmente vicine ai terreni da loro coltivati, per comodità, dato che si doveva portare tutto a spalla e per stradette e sentieri o piccole mulattiere difficilmente percorribili da carri. Le vecchie frazioni erano situate sul territorio di tutto il Comune. Ancora oggi le case sono disseminate lungo le strade principali e collegano così meglio le frazioni; un centro unito però non lo si trova ancora. [Fonte: “Foresto Sparso”, di Piero Romualdo Tengattini] Il territorio comunale si estende per 7,73 Kmq ed è posto ad un’altitudine media pari a 300 m s.l.m.. Dista circa 23 Km dal capoluogo. Foresto Sparso sorge in una conca tributaria della Val Calepio, percorsa dal torrente Uria e delimitata dal monte Costa dei Ronchi (736 m s.l.m.), dal monte Sega (716 m s.l.m.) e dal monte Dratto (478 m s.l.m.). Partendo da Nord e muovendosi in senso orario, il territorio comunale confina con i seguenti Comuni: - Berzo San Fermo (Nord); - Adrara San Martino (Est); - Villongo (Sud); - Zandobbio (Ovest). Il Comune è composto da vari nuclei abitati, sparsi nella conca, si tratta di sei frazioni: Chiesa, Gafforelli, Vallunga, San Michele, Tremellini; Franzi. Noto un tempo per la produzione di vino e frutta (in particolare le pere) che veniva seccata in forni a legna e venduta a Milano e, a partire dal XVIII secolo, per lo sfruttamento delle cave di pietre coti (o pietra molera). La scarsità delle risorse locali ha fatto si che per decenni l’emigrazione (soprattutto in Svizzera) abbia costituito l’unica opportunità di lavoro per buona parte della popolazione. Foresto è oggi un centro artigianale e industriale dove si sono sviluppate numerose attività, nei rami dell’abbigliamento, vitivinicoltura (Pinot Grigio e Valcalepio D.O.C. bianco e rosso) e produzione di grappa. 22 Per opera degli emigrati in Svizzera, dal 1950 si diffuse il florovivaismo, sia in serra che all’aperto, infatti si coltivano vari tipi di fiori (crisantemi, stelle di natale, gerani, gladioli, piante ornamentali) e si trovano insediamenti vivaistici e coltivazioni per piccoli frutteti. L’allevamento principalmente presente è quello bovino per la produzione del latte e la trasformazione in formaggi, e l’ingrasso dei vitelli. Nella zona operano anche diverse aziende tra le quali: minuterie metalliche, carpenterie, bottonifici, filature e roccature, falegnamerie, laboratori per lavorati in alluminio, officine per stampi, articoli e lavorazioni in gomma. Alla data del 31.12.2009 il Comune registrava 3.135 abitanti, con un numero di famiglie pari a 1.217 unità. 23 1.1.2. L’ “Ambito” del PTCP Il territorio comunale di Foresto Sparso nella suddivisione degli ambiti della Provincia di Bergamo rientra nell’ “Ambito n. 12”, che si riferisce ai Comuni della ex “Comunità Montana del Monte Bronzone e Basso Sebino” che, comprende anche Adrara San Martino, Adrara San Rocco, Parzanica, Predore, Tavernola Bergamasca, Viadanica, Vigolo, Credaro, Gandosso, Villongo e Sarnico. Oltre ai Comuni della ex “Comunità Montana del Monte Bronzone e Basso Sebino”, si aggiungono i Comuni di Carobbio degli Angeli, Castelli Calepio, Chiuduno, Grumello del Monte, che appartengono all’ “Ambito n. 14”, con i quali i Comuni dell’ambito 12 conformano un “continuum” di aggregazioni urbane e di presenze produttive sia del settore artigianale che industriale. Un’ampia fascia collinare presente sia nell’ambito n. 12 che nell’ambito n. 14, accomuna queste due realtà territoriali anche per elementi di continuità e di omogeneità delle tematiche relative all’economia agricola delle aree collinari e ai temi del paesaggio e dell’ambiente che, soprattutto per l’ambito del Monte Bronzone e Basso Sebino, registrano ulteriori elementi di caratterizzazione nella presenza di aree montane e della fascia lacustre. Localizzazione del Comune di Foresto Sparso, all’interno dell’ “Ambito n. 12” (Fonte: PTCP Provincia di Bergamo) Va segnalato che sotto il profilo delle trasformazioni topografiche, i due ambiti, risentono delle spinte all’espansione che si sono verificate segnatamente dagli anni ‘60 in poi, conseguentemente 24 al significativo sviluppo dell’economia locale e delle attività produttive, con la correlativa espansione anche residenziale. Nell’ambito della Comunità del Bronzone fanno eccezione i Comuni di Parzanica, verso il Lago d’Iseo e il Comune di Adrara San Rocco, nella parte superiore della valle del Guerna, nei quali lo sviluppo si è mantenuto più contenuto e legato soprattutto a un’espansione residenziale parzialmente orientata all’offerta turistica. Nella medesima Comunità, invece, i Comuni di Sarnico, Villongo, Credaro e Adrara San Martino hanno registrato una forte espansione di tipo produttivo. Adrara San Martino, a partire dagli anni 80, è stato inoltre caratterizzato dalla formazione di una nuova polarità insediativa, nella parte alta dei Colli di San Fermo, condivisa con il Comune di Grone, che oggi ha assunto una capacità insediativa di notevole importanza. La qualità dell’ambiente collinare ha spinto, in tutti i paesi dei due ambiti, l’espansione degli insediamenti residenziali fino a quote significative. Per quanto riguarda la parte del comprensorio del Monte Bronzone più prettamente montano (Adrarara San Rocco, Adrara San Martino, Vigolo e Parzanica) le caratteristiche montane sono fortemente permanenti e generatrici di una forte valenza ambientale. Analoga valenza ambientale/turistica/panoramica si riscontra nell’asse interurbano di connessione tra Tavernola, Vigolo e Parzanica. La parte del territorio più propriamente collinare, sia dei versanti della bassa Valle del Guerna (Adrara San Martino, Viadanica e Villongo), del Foresto e di Gandosso, sia quelli della Valle Calepio e del suo sistema orografico, presentano elementi di notevole interesse paesistico arricchiti da una ripresa delle attività vitivinicole che, in alcune parti, hanno favorito il recupero di aree in fase di degrado ambientale. La strada di collegamento tra Foresto e Grumello costituisce un altro elemento d’interesse panoramico e ambientale di particolare pregio paesistico e merita una riqualificazione ai fini della percorribilità turistica. I Comuni posti lungo la sponda meridionale del Sebino hanno acquisito una consolidata valenza turistica, con una conosciuta capacità di richiamo anche se, al fine di sfruttare le potenzialità ancora latenti, necessiterebbero di strutturarsi in modo più organico. I territori con forti connotazioni produttive (Sarnico, ma soprattutto la bassa Valle del Guerna, da Adrara San Martino a Villongo e di lì con una conurbazione ormai quasi senza soluzione di continuità fino a Grumello e Chiuduno) hanno registrato una forte occupazione di ampi spazi per l’insediamento delle attività artigianali-industriali, giungendo in alcuni casi a livelli di saturazione delle possibilità insediative. 25 1.1.3. Individuazione dell’ ambito di influenza del Documento di Piano L’ambito di possibile influenza delle previsioni del PGT, ed in particolare il DdP, può essere individuato in funzione delle principali tematiche che attengono alla trattazione delle scelte strategiche del documento stesso in rapporto all’influenza ed alle ricadute che questi possono avere in un intorno territoriale più vasto rispetto ai confini comunali. 1.Il dimensionamento del fabbisogno abitativo e gli sviluppi residenziali. Il PGT del Comune di Foresto Sparso mira al contenimento dell’incremento di popolazione. Le previsioni non esercitano l’influenza fuori dal confine comunale e non incidono pertanto sull’ambito territoriale né dal punto di vista della necessità dei servizi sovracomunali, né dell’implemento dei flussi di mobilità. 2. Le prospettive e l’organizzazione degli insediamenti produttivi. Gli insediamenti produttivi presenti risultano localizzati in modo puntuale e in piccoli ambiti sul territorio comunale, in alcuni casi limitrofi al tessuto residenziale. La scelta del Documento di Piano è rivolta al mantenimento delle attività in essere non considerando l’inserimento di nuove aree produttive, che potranno essere valutate al loro presentarsi in funzione di specifici indirizzi strategici. 3. L’organizzazione delle attività terziarie e commerciali. Si registra la presenza nell’ambito urbanizzato di modeste attività commerciali di vicinato. Il Documento di Piano e il Piano delle Regole mireranno al mantenimento e al potenziamento di tali attività che, se ben supportate, potranno dare un impulso al recupero funzionale e alla valorizzazione dei nuclei centrali. 4. Il sistema dei servizi. Il Documento di Piano porrà una particolare attenzione alla struttura dell’organizzazione dei servizi la cui dotazione si presenta già sufficiente e funzionale alle esigenze dell’intero ambito comunale. Una ulteriore dotazione dei servizi può essere considerata in rapporto all’opportunità di aggiungere “servizi qualitativi” a quelli esistenti. 5. Il sistema della mobilità. La viabilità presente non produce un traffico di transito, ma di penetrazione, non essendo presente un sistema viario di attraversamento del territorio comunale. 26 6. Le scelte in ordine all’attività agricola ed alla conduzione dei territori rurali. Non si verifica la necessità di individuare aree da destinare all’attività agricola in senso fortemente imprenditoriale, con ampi margini di modificazione del quadro paesistico che qualifica il territorio, ma di incentivare la presenza delle attività agricole esistenti in condizioni compatibili con il territorio e i suoi valori ambientali. Per le strutture florovivaistiche e di orticoltura presenti, il Documento di Piano valuterà le modalità di mantenimento e la loro riqualificazione per il loro più adeguato inserimento nel contesto ambientale. 7. Il sistema paesistico-ambientale e delle reti ecologiche. In ragione della forte valenza paesistico e ambientale del territorio non urbanizzato il Documento di Piano rivolge attenzione ad alcune scelte strategiche: - tutela paesistica e mantenimento/miglioramento dello stato di fatto; - tutela e valorizzazione di percorsi e punti di visuale; - mantenimento delle aree boscate. 8. Promozione e attuazione di interventi per l’efficienza energetica degli edifici e il contenimento dei carichi ambientali. Il Comune di Foresto Sparso riconosce nella difesa dell’ambiente, nella riduzione di tutti gli sprechi energetici e nel contenimento delle emissioni che possono alterare il clima, nonché nella sostenibilità ambientale della crescita economica, una necessità improcrastinabile per garantire un ambiente vivibile alle generazioni future. In tal senso intende promuovere la sostenibilità ed il miglioramento della qualità del costruito allo scopo di perseguire il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici tenendo conto delle condizioni climatiche, del comfort abitativo e dei costi diretti e indiretti della produzione edilizia. Le situazioni sopra sinteticamente individuate consentono di individuare gli ambiti d’influenza e la complessiva porzione territoriale estesa a tutti i Comuni contermini. 27 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 2 - SUOLO E SOTTOSUOLO : geomorfologia, idrologia e idraulica; difesa del suolo e delle acque. 28 2.1. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO Lo Studio della Componente Geologica e Sismica è stato aggiornato di recente. L’incaricato è il Dott. Caldarelli dello Studio Euro/Geo di Bergamo. “La Valle di Foresto è geologicamente impostata su una piega sinclinale, formata da rocce arenacee e pelitiche riferibili al periodo Cretacico. Le colline che delimitano a sud questa valle sono strettamente collegate con quelle alle spalle di Gandosso e che scendono verso Grumello e Castelli Calepio. Le formazioni di età triassica sono costituite in prevalenza da dolomie, calcari e calcari marnosi; esse caratterizzano questo territorio solo verso nord, affiorando sui versanti rivolti al lago d’Iseo, e verso ovest formano la piramide sommitale del monte Bronzone. Le formazioni giurassiche affiorano alle quote più basse, verso sud, con normale passaggio stratigrafico dalle formazioni triassiche e si presentano prevalentemente con calcari marnosi o con selci. Su parte del territorio il substrato roccioso è ricoperto da una coltre più o meno continua e più o meno potente di materiali di diversa origine: eluviale, alluvionale, morenica e detritica, che modella la morfologia superficiale, formando brevi appezzamenti di terreno spesso disposti tra affioramenti rocciosi a parete verticale, sfruttati dall’uomo nella coltivazione terrazzata dell’ulivo e della vite e, soprattutto nel passato, come aree di pascolo. Le coltri più potenti dei depositi eluviali ricoprono le formazioni cretacee in particolare a Gandosso e Foresto. Depositi alluvionali recenti ed attuali sono presenti in corrispondenza dei principali alvei torrentizi, ma soprattutto lungo il fiume Oglio tra Sarnico e Credaro, così come i depositi di origine fluvioglaciale costituiscono gli alti terrazzi di Credaro e Villongo. […] Antichi depositi lacustri si trovano lungo il fondovalle delle Valli di Foresto, Gandosso e di Adrara, un tempo sbarrate da masse glaciali ed ospitanti bacini lacustri ormai scomparsi. I depositi morenici o glaciali sono collegati alla potente azione dei ghiacciai quaternari che, nell’arco di molte decine di migliaia di anni, hanno abbandonato lungo il loro tragitto accumuli marcatamente eterogenei di ghiaie, ciottoli e massi con matrice sabbioso-limosa.” [Fonte: “Caratteri del paesaggio in provincia di Bergamo” di Moris Lorenzi] 29 2.1.1. Aggiornamento ai sensi della D.G.R. n. 1566/2005 e della D.G.R. n.7374/2008 relativamente alla componente sismica dello studio geologico La Legge Regionale 11 marzo 2005, n.12 “Legge per il governo del territorio” ha abrogato la precedente l.r. 24 novembre 1997 n° 41, e le relative D.G.R. applicative: le d.g.r. n. 5/36147 del 18 maggio 1993, n. 6/37918 del 6 agosto 1998 e n.7/6645 del 29 ottobre 2001, che hanno costituito, sino ad ora, gli indirizzi tecnici per gli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici generali dei Comuni. La Regione Lombardia, in ottemperanza all’art. 57 della L.R. 12/2005, ha approvato, con D.G.R. n.8/1566 del 22/12/2005 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio, in attuazione dell’art. 57 della l.r. 11 marzo 2005, n. 12”, le nuove linee guida per la prevenzione del rischio idrogeologico attraverso una pianificazione territoriale compatibile con l’assetto geologico, geomorfologico e con le condizioni di sismicità del territorio a scala comunale. I criteri contenuti nella D.G.R. perfezionano le precedenti direttive in materia, dettate dalle citate deliberazioni della Giunta Regionale e puntualizzano, in particolare, gli aspetti del rischio sismico, a seguito della nuova classificazione sismica del territorio nazionale secondo l’O.P.C.M. 3274 del 20.03.2003, e secondo il d.m. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”. La recente O.P.C.M. 3274, ha confermato le revisioni, classificando il territorio comunale di Foresto Sparso in Zona Sismica 3 (bassa sismicità). Le zone sismiche, in numero di quattro, sono così state definite: I livelli di approfondimento e le fasi di applicazione richieste dalla normativa sono riassunti nella tabella seguente. 30 La suddivisione del territorio in zone sismiche ha individuato l’ambito di applicazione di numero tre livelli di approfondimento in fase pianificatoria. Il primo livello di approfondimento comporta il riconoscimento delle aree nelle quali è possibile un’amplificazione dell’effetto sismico sulla base delle caratteristiche litologiche, geotecniche e morfologiche ricavabili dalle carte di inquadramento tematiche e confrontate con gli scenari previsti dalle direttive tecniche. A ciascuna area individuata è attribuita una classe di pericolosità sismica e il relativo livello di approfondimento. Le campiture che definiscono gli scenari di pericolosità sismica locale sono rappresentate nella “Carta della Pericolosità Sismica Locale”. Il secondo livello di approfondimento ha consentito di verificare se i valori di spettro elastico previsti dal D.M. 14 gennaio 2008, erano adatti alle tipologie delle opere in progetto oppure se era necessario implementare il terzo livello di analisi per la definizione di nuovi spettri. L’analisi di terzo livello di approfondimento ha previsto un approccio quantitativo. E’ sempre stato applicato per l’analisi degli effetti di instabilità (PSL Z1), per l’analisi dei cedimenti e/o del potenziale di liquefazione del terreno (PSL Z2) e nel caso di progetti che prevedano la realizzazioni di edifici con struttura flessibile e sviluppo verticale indicativamente compreso tra i 5 e i 15 piani nelle zone soggette ad amplificazione topografica (PSL Z3). Nelle aree soggette ad amplificazione litologica (PSL Z4) e topografica, il terzo livello di approfondimento sismico è stato applicato quando i valori soglia stabiliti dalla Regione Lombardia non erano verificati. 31 Con gli aggiornamenti alle direttive tecniche contenute nella d.g.r. n 8/7374 del 28 maggio 2008 tale approfondimento è stato preceduto dall’analisi della classe sismica di appartenenza del suolo. Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto si sono definiti le seguenti categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione. Il Primo livello Il territorio di Foresto Sparso è suddiviso in quattro classi di Pericolosità Sismica Locale e due classi miste nelle quali coesistono differenti scenari. Classe Z1 – raggruppa le aree dove un potenziale evento sismico può causare effetti di instabilità. Sono distinti i seguenti scenari: • Z1a: movimenti franosi attivi con pericolosità H3; non sono previsti ulteriori livelli di analisi oltre al primo poiché queste aree ricadono in classe di fattibilità 4. • Z1b: movimenti franosi quiescenti e zone potenzialmente franose o esposte a pericolo di frana con pericolosità H2; il progetto di edifici ricadenti nel perimetro di questo scenario richiede il terzo livello di approfondimento. Classe Z2 –comprende i depositi di origine antropica. Si tratta in generale di terreni con consistenti disomogeneità tessiturali laterali e verticali e con proprietà meccaniche scadenti. A queste zone è assegnata la classe di pericolosità H2. Il progetto di edifici ricadenti nel perimetro di questo scenario richiede il terzo livello di approfondimento sismico. Classe Z3 –comprende le aree soggette ad amplificazione topografica il cui sottosuolo è costituito da terreni con andamento delle velocità di propagazione delle onde sismiche di taglio (Vs) maggiore o uguale a 800 m/s. Questo scenario richiede il secondo livello di approfondimento ed eventualmente il terzo in fase progettuale. Sono distinti i seguenti scenari: • Z3a: zona di ciglio con altezza maggiore di 10 metri (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica). A questo settore è assegnata la classe di pericolosità H2. • Z3b: zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo appuntita/arrotondata. A questo settore è assegnata la classe di pericolosità H2. Gli scenari di pericolosità sismica locale Z3a, zona di ciglio, e Z3b, zona di cresta rocciosa, sono rappresentati nella carta della pericolosità sismica locale da linee. 32 Il Fattore di Amplificazione è calcolato per la quota di cresta o di ciglio e successivamente interpolato linearmente sino alla base del pendio dove assume valore pari all’unità. Possono pertanto essere soggette ad amplificazione topografica anche aree non collocate nelle immediate vicinanze delle creste e delle scarpate. Classe Z4 – raggruppa le aree soggette ad amplificazione litologica e geometrica. A questo scenario è associata la classe di pericolosità H2. Sono distinti i seguenti scenari: • Z4a: terreni di fondovalle formati da depositi alluvionali e/o fluvioglaciali con tessitura mista; • Z4d: argille residuali e terre rosse di origine eluvio-colluviale. In fase progettuale è prevista l’analisi di terzo livello solo qualora l’analisi di secondo livello non soddisfi i valori soglia del Fattore di Amplificazione (Fa) fissati dalla Regione Lombardia. Il Secondo livello La procedura di secondo livello consiste in una valutazione semiquantitativa della risposta sismica dei terreni in termini di fattore di amplificazione (Fa) e nel confronto con i valori soglia del territorio comunale stabiliti dalla Regione Lombardia e dalle Norme Tecniche per le Costruzioni per ciò che concerne gli effetti di amplificazione morfologica. La procedura di calcolo del fattore di amplificazione è diversa per gli effetti morfologici (scenari Z3) piuttosto che litologici (scenari Z4). Nelle aree ricadenti nella classe Z3, la procedura presuppone l’identificazione del tipo di rilievo morfologico mediante la misura di parametri quali l’altezza del rilievo, la larghezza della base e l’estensione della cresta. La stima del Fa avviene mediante l’utilizzo delle schede morfologiche preparate dalla Regione Lombardia (Allegato 1). La procedura di valutazione degli effetti litologici (scenari Z4) presuppone la conoscenza della litologia dei materiali presenti, della stratigrafia del sito e dell’andamento delle velocità di propagazione delle onde sismiche di taglio (Vs) nel primo sottosuolo. Mediante queste informazioni e l’utilizzo delle schede litologiche preparate dalla Regione Lombardia è possibile la stima del Fa. Amplificazione topografica I Fa calcolati nell’ambito del presente studio sono sempre risultati verificati perla categoria T4 e talvolta non verificati per la categoria T3, nel caso specifico per le sezioni C3, C4 e C13. In fase progettuale sarà necessario operare un’accurata analisi morfologica dell’area interessata per definirne puntualmente le caratteristiche geometriche e i relativi valori di soglia. Non essendo 33 possibile analizzare ogni singola asperità presente sui versanti di Foresto Sparso, sarà necessario valutare la presenza di scenari di Pericolosità Sismica Locale appartenenti alla classe Z3. Nel caso in cui, in un intorno significativo dell’area di progetto, fossero riscontrate geometrie compatibili con gli scenari Z3, si dovrà procedere alla verifica del fattore di amplificazione in conformità con la normativa vigente. Se i Fa ricavati risultassero superiori ai valori soglia riportati nella tabella di seguito riportata, si dovrà procedere all’approfondimento sismico di terzo livello. Amplificazione litologica I terreni appartenenti allo scenario di pericolosità sismica locale Z4a e Z4d sono stati caratterizzati attraverso i risultati delle prospezioni sismiche riportati nella tabella di seguito riportata. Le prove 3 e 4 sono state eseguite lungo il fondovalle del torrente Uria su terreni di natura alluvionale. Anche in questo caso restano delle incertezze legate allo spessore del deposito e pertanto sono stati verificati i Fa per i diversi tipi di sottosuolo. I Fa sono risultati sempre verificati quando il sottosuolo è stato considerato in classe E. Nel caso della prova 4, il fattore di amplificazione non è verificato per un sottosuolo di tipo C, e periodo di oscillazione 0,1-0,5 s. In fase progettuale dovrà essere sempre verificata la classe di appartenenza del sottosuolo e calcolato il Fattore di Amplificazione. 34 Il Terzo livello L’applicazione del terzo livello di approfondimento prevede un approccio quantitativo per la valutazione della pericolosità sismica locale che potrà essere svolto ricorrendo a metodologie strumentali o numeriche. Effetti di instabilità (PSL Z1) L’analisi di terzo livello prevede la caratterizzazione dei singoli movimenti franosi con la valutazione degli indici di stabilità in condizioni statiche, pseudostatiche e dinamiche. Per i movimenti franosi di tipo rotazionale e traslazionale la relazione geologica di approfondimento si articolerà nei seguenti punti principali: • ricostruzione di un modello geologico del movimento franoso tramite rilievi e/o indagini geognostiche atti a definirne la geometria, le superfici di scivolamento, i livelli di falda ecc., ed individuazione di sezioni geologiche e geomorfologiche; • individuazione dei parametri geotecnici necessari all’analisi di stabilità: peso di volume, angolo di attrito residuo e di picco, coesione di picco e residua; • individuazione degli accelerogrammi di input nel caso di analisi dinamiche; • analisi numeriche al calcolatore per la valutazione del fattore di sicurezza in condizioni statiche, del valore del coefficiente di accelerazione orizzontale critica in condizioni pseudostatiche ed in termini di spostamento atteso in condizioni dinamiche. Per i movimenti tipo crolli e ribaltamenti la relazione geologica si articolerà nei seguenti punti principali: • inquadramento geologico in un intorno significativo ed esecuzione di alcune sezioni geologiche e topografiche; • individuazione dei parametri dell’input sismico (valori del picco di accelerazione, valore di picco di velocità); • rilievi geomeccanici per la classificazione degli ammassi rocciosi; • identificazione dei principali cinematismi di rotture degli ammassi rocciosi; • descrizione e rilievo della pista di scendimento dei massi; • costruzione del modello numerico delle piste di scendimento e verifiche di caduta massi con vari metodi e statistiche di arrivo. Zone con terreni di fondazioni particolarmente scadenti e/o falda superficiale (PSL Z2) Gli ambiti formati da terreni di riporto, con disomogeneità tessiturali laterali e verticali, sono stati inseriti nello scenario di pericolosità sismica locale Z2. I terreni appartenenti a questo scenario al verificarsi di un evento sismico possono determinare cedimenti e, se sussistano le condizioni, liquefazione. 35 L’analisi di terzo livello prevede la valutazione quantitativa dei cedimenti mediante l’esecuzione di accertamenti geognostici e l’impiego di procedure note in letteratura e scelte a discrezione del professionista incaricato. L’analisi sismica di terzo livello per il calcolo del potenziale di liquefazione del terreno dovrà essere preceduta da un approfondimento geognostico che accerti tale pericolo mediante l’impiego di procedure note in letteratura. Effetti di amplificazione morfologica (PSL Z3) Gli scenari di pericolosità sismica locale Z3a, scarpate morfologiche, e Z3b, creste morfologiche sono rappresentati nella carta della pericolosità sismica locale da linee. L’analisi di secondo livello condotta nell’ambito di questo studio ha individuato le creste morfologiche principali e accertato la congruità o meno con i valori soglia previsti dalla normativa. In fase progettuale dovrà essere considerata dal tecnico incaricato la presenza di scenari di Pericolosità Sismica Locale che rientrino nella casistica della classe Z3 e valutato il relativo fattore di amplificazione. Nello scenario Z3 dovrà essere applicare il terzo livello di approfondimento sismico nei seguenti casi: • aree di cresta o scarpata nel caso si prevedano costruzioni con strutture flessibili e sviluppo verticale indicativamente compreso tra i 5 e i 15 piani; • aree di cresta o scarpata se in un intorno significativo dell’area di progetto si rilevino asperità morfologiche ricadenti nella casistica delle PSL Z3 ed il fattore di amplificazione, calcolato caso per caso, sia maggiore del valore soglia St. La valutazione quantitativa dei fenomeni di amplificazione prevede l’utilizzo di metodologie strumentali o numeriche, a discrezione del professionista incaricato. Le metodologie strumentali prevedono lo sviluppo di una campagna di acquisizione dati tramite prove specifiche. Le metodologie numeriche consistono nella ricostruzione di un modello geometrico e meccanico dell’area di studio e nell’applicazione di codici di calcolo (monodimensionali, bidimensionali o tridimensionali) per la valutazione della risposta sismica locale. La scelta del metodo e le modalità di applicazione sono a discrezione del professionista incaricato che valuterà la possibilità di integrare le due metodologie per compensare i vantaggi e gli svantaggi dei differenti approcci. Relativamente agli ambiti Z3 è necessario ricordare che il fattore di amplificazione deve essere calcolato per la quota di cresta o di ciglio e successivamente interpolato linearmente sino alla base del pendio dove assume valore pari all’unità. 36 Possono pertanto essere soggette ad amplificazione topografica anche aree non collocate nelle immediate vicinanze delle creste e delle scarpate. Effetti di amplificazione litologica (PSL Z4) L’applicazione del terzo livello di approfondimento prevede un approccio quantitativo per la valutazione della pericolosità sismica locale che potrà essere svolto ricorrendo a metodologie strumentali o numeriche. [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] Carta della Pericolosità Sismica Locale [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 37 Legenda Carta della Pericolosità Sismica Locale [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 38 2.2. VINCOLI Nel territorio di Foresto Sparso sono presenti: • Vincoli derivanti dalla pianificazione di bacino ai sensi della L. 183/89, art. 17 comma 5 e in particolare del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, adottato con delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po n° 18/2001 del 26/04/2001 e recepita dalla Regione Lombardia nella D.G.R. 7/7365 dell’11/12/2001. Nel territorio di Foresto Sparso sono perimetrate le aree di dissesto idrogeologico così classificate: Aree franose: o Fa, frana attiva; o Fq, frana quiescente. • Vincoli di polizia idraulica: sul reticolo idrografico principale (individuato in base alla L. 1/2000 e successive modificazioni) ai sensi del R.D. n. 523/1904 art. 96 “Testo unico delle leggi sulle opere idrauliche” e successive disposizioni regionali in materia, e su quello minore secondo le relative direttive regionali (D.G.R. 7868 del 2002). Tali vincoli sono descritti e approfonditi nel relativo studio del febbraio 2007 (IpoGeo) a cui si rimanda per completezza di informazioni. • Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile (pozzi e sorgenti): D.L. 152/99, D.L. 258/00 e D.G.R. 7-12693/2003: Aree di tutela assoluta: si tratta delle aree di raggio uguale a 10 m di protezione assoluta delle captazioni di acque sotterranee destinate al consumo umano, pozzi o sorgenti. Per tali ambiti valgono le prescrizioni contenute nel documento “direttive per la disciplina delle attività all’interno delle aree di rispetto (comma 6 art.21 del DLGS 11 maggio 1999, n. 152 e successive modificazioni)” approvato con D.G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 e pubblicato sul B.U.R.L. Serie Ordinaria n. 17 del 22 aprile 2003. Le aree di tutela assoluta devono essere adeguatamente protette e adibite esclusivamente ad opere di captazione ed alle infrastrutture accessorie. Aree di rispetto: sono porzioni di territorio circostanti le zone di protezione assoluta e possono essere delimitate con criterio geometrico, cronologico oppure idrogeologico, a seconda del grado di approfondimento delle conoscenze e degli studi effettuati su ciascuna captazione. Delle cinque sorgenti presenti sul territorio comunale di Foresto Sparso, due (sorgente del Tuf e sorgente del Tuf basso) sono state delimitate con criterio geometrico. L’area di rispetto è la sezione che si estende a monte delle captazioni di un cerchio con raggio pari a 200 metri. 39 Le aree di rispetto delle sorgenti Cicogna, Pesì e Marone sono invece delimitate con criterio idrogeologico, sulla scorta dello “Studio idrogeologico per la protezione delle sorgenti Cicogna, Pesì e Marone” (GeoTer, 2002), a cui si rimanda per approfondimenti. Per gli ambiti ricadenti all’interno delle aree di rispetto valgono le prescrizioni contenute nel documento “direttive per la disciplina delle attività all’interno delle aree di rispetto (comma 6 art.21 del DLGS 11 maggio 1999, n. 152 e successive modificazioni)” approvato con D.G.R. 10 aprile 2003 n. 7/12693 e pubblicato sul B.U.R.L. Serie Ordinaria n. 17 del 22 aprile 2003. Tale normativa dovrà essere applicata a tutti i settori di ciascuna classe e/o sottoclasse di fattibilità inclusi nella perimetrazione dell’area di rispetto. Nella Carta dei Vincoli, di seguito riportata, sono rappresentate le limitazioni d’uso del territorio derivanti dalle normative in vigore di contenuto prettamente idrogeologico e/o ambientale– paesaggistico. Carta dei Vincoli [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 40 Legenda Carta dei Vincoli [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 41 2.3. DISSESTI Nella “Carta del dissesto con legenda uniformata al P.A.I.”, in seguito riportata, sono stati individuati i seguenti tematismi: • Aree franose: - Fa, frana attiva – (pericolosità molto elevata); - Fq, frana quiescente – (pericolosità elevata). Agli ambiti ricadenti in tali perimetrazioni si applicano le prescrizioni contenute nell’art. 9 delle Norme Tecniche di Attuazione del P.A.I. e in particolare i comma 2 e 3: • Comma 2: nelle aree Fa, salvo quanto previsto dall’art. 3 ter del D.L. 12/10/2000, n. 279, convertito in L. 11/12/2000, n. 365, sono esclusivamente consentiti: - gli interventi di demolizione senza ricostruzione; - gli interventi di manutenzione ordinaria degli edifici, così come definiti alla lettera a) dell’art. 31 della L. 5/08/1978, n. 457; - gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici e degli impianti esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie e volume, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino aumento del carico insediativo; - gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela; - le opere di bonifica, di sistemazione e di monitoraggio dei movimenti franosi; - le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee; - la ristrutturazione e la realizzazione di infrastrutture lineari e a rete riferite servizi pubblici essenziali non altrimenti localizzabili, previo studio di compatibilità dell’intervento con lo stato di dissesto esistente valicato dall'Autorità competente. Gli interventi devono comunque garantire la sicurezza dell’esercizio delle funzioni per cui sono destinati, tenuto conto dello stato di dissesto in essere. • Comma 3: Nelle aree Fq, oltre agli interventi di cui al precedente comma 2, sono consentiti: - gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere b) e c) dell’art. 31 della L. 5 agosto 1978, n. 457, senza aumenti di superficie e volume; - gli interventi di ampliamento degli edifici esistenti per adeguamento igienico-funzionale; - gli interventi di ampliamento e ristrutturazione di edifici esistenti, nonché di nuova costruzione, purché consentiti dallo strumento urbanistico adeguato al presente Piano ai sensi e per gli effetti dell’art. 18, fatto salvo quanto disposto dalle linee successive; 42 - la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue e l’ampliamento di quelli esistenti, previo studio di compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto esistente validato dall'Autorità competente; sono comunque escluse la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, l’ampliamento degli stessi impianti esistenti, l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti, così come definiti dal D.Lgs. 5/02/1997, n. 22. E’ consentito l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero dei rifiuti già autorizzate ai sensi dello stesso D.Lgs. 22/1997 (o per le quali sia stata presentata comunicazione di inizio attività, nel rispetto delle norme tecniche e dei requisiti specificati all’art. 31 del D.Lgs. 22/1997) alla data di entrata in vigore del Piano, limitatamente alla durata dell’autorizzazione stessa. Tale autorizzazione può essere rinnovata fino ad esaurimento della capacità residua derivante dalla autorizzazione originaria per le discariche e fino al termine della vita tecnica per gli impianti a tecnologia complessa, previo studio di compatibilità validato dall'Autorità competente. Alla scadenza devono essere effettuate le operazioni di messa in sicurezza e ripristino del sito, così come definite all’art. 6 del suddetto Decreto Legislativo. 43 Carta del dissesto con legenda uniformata al P.A.I. [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 44 2.4. CARTA DI SINTESI La “Carta di Sintesi”, di seguito riportata, è costituita da una serie di poligoni ognuno dei quali definisce una porzione di territorio caratterizzata da pericolosità omogenea per la presenza di uno o più fenomeni di rischio in atto o potenziale, o da vulnerabilità idrogeologica. La sovrapposizione di più ambiti genera poligoni misti per pericolosità determinata da più fattori. La delimitazione dei poligoni è basata su valutazioni della pericolosità e sulle aree di influenza dei fenomeni. Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti • sl1: area a pericolosità potenziale legata alla possibilità di innesco di scivolamenti su versanti acclivi con copertura detritica a tessitura mista e pendenze mediamente superiori al 35%; • sl2: area a pericolosità potenziale legata alla possibilità di innesco di scivolamenti su versanti con copertura detritica a tessitura mista e pendenze mediamente comprese tra il 20 e il 35%. Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico • tor: area di pertinenza torrentizia; sono le fasce perimetrali i corsi d’acqua potenzialmente soggette a dissesto idrogeologico per l’erosione delle acque incanalate; • trc: area con moderato rischio di inondazione. Area individuata con criterio geomorfologico, con espansione e ristagno delle acque di esondazione, controllata da manufatti. Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche Le classi individuate rispecchia sostanzialmente la suddivisione rilevata tra i depositi alluvionali nel fondovalle e quelli eluvio colluviali dei versanti. • gt1: area formata da depositi eluvio colluviali di natura argillosa con limitata capacità portante e consistenti disomogeneità tessiturali; • gt2: area formata da depositi alluvionali di fondovalle di epoca postglaciale. Si tratta del materiale depositato dal torrente Uria che presenta un maggior grado di omogeneità rispetto ai terreni circostanti; • ar: area con consistenti disomogeneità tessiturali e verticali e limitata capacità portante formata da riporti e accumuli di materiale inerte. 45 Carta di sintesi [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 46 2.5. CLASSI DI FATTIBILITA’ GEOLOGICA La D.G.R. 8/1566 del 22 dicembre 2005, successivamente aggiornata dalla D.G.R.8/7374 del 28 maggio 2008, adotta quattro classi di fattibilità così differenziate: Classe 1 (di colore bianco) – Fattibilità senza particolari limitazioni La classe comprende quelle aree che non presentano particolari limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso e per le quali deve essere direttamente applicato quanto prescritto dal D.M. 14 settembre 2005 “Norme tecniche per le costruzioni”. La classe 1 individua una limitata porzione del territorio comunale sul crinale che collega il Monte Sega con la cima Punta Campo Alto, nei pressi della sorgente Cicogna, lungo il confine nordoccidentale. Si tratta di un’area pianeggiante su substrato roccioso affiorante e/o subaffiorante. Classe 2 (di colore giallo) – Fattibilità con modeste limitazioni La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate modeste limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso, che possono essere superate mediante approfondimenti di indagine e accorgimenti tecnico costruttivi e senza l’esecuzione di opere di difesa. Per gli ambiti assegnati a questa classe devono essere indicati gli eventuali approfondimenti da effettuare e le specifiche costruttive degli interventi edificatori. In questa classe ricadono le zone dove sono state riscontrate modeste limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni per l’entità e la natura dei rischi individuati sia localmente che nelle aree immediatamente limitrofe. In relazione alle condizioni di rischio riscontrate sono state individuate due sottoclassi: • 2a, comprende la aree subpianeggianti di fondovalle. L’utilizzo delle aree ricadenti in questa sottoclasse è subordinato alla realizzazione di approfondimenti geognostici necessari per la caratterizzazione dei parametri meccanici del sottosuolo, nonché della situazione idrogeologica locale. Tale approfondimento potrà essere effettuato mediante indagini geognostiche ad hoc, oppure essere basato sulla conoscenza della situazione geologica e idrogeologica locale derivante dall’esperienza del tecnico incaricato. Per la protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento le richieste di concessione edilizia dovranno contenere: - un’indicazione quantitativa e qualitativa degli scarichi liquidi prodotti dal fabbricato o dal complesso di cui si richiede la costruzione; 47 - un’indicazione progettuale dei sistemi di depurazione corrispondenti e/o dei sistemi adottati per l'eliminazione dei materiali residui e la salvaguardia idrogeologica e relativi criteri costruttivi. I progetti dovranno essere corredati da un’analisi di compatibilità idraulica che documenti l’assenza di interferenze con i fenomeni idraulici naturali che possono aver luogo, o indichi i rimedi progettuali per ovviare a tale rischio quali ad esempio sopralzi, recinzioni impermeabili ed altri accorgimenti tecnici necessari a garantire la sicurezza dei locali in caso di allagamento (altezza degli impianti elettrici dalla pavimentazione). • 2b, individua le aree da poco acclivi a mediamente acclivi a pericolosità potenziale legata alla possibilità di innesco di scivolamenti su versanti con copertura detritica a tessitura mista e circolazione idrica superficiale canalizzata. L’utilizzo delle aree ricadenti in questa sottoclasse è subordinato alla realizzazione di approfondimenti geognostici necessari per la caratterizzazione dei parametri meccanici del sottosuolo, nonché della situazione idrogeologica locale e di un intorno significativo. Tale approfondimento potrà essere effettuato mediante indagini geognostiche ad hoc, oppure essere basato sulla conoscenza della situazione geologica e idrogeologica locale derivante dall’esperienza del tecnico incaricato. Classe 3 (di colore arancione) – Fattibilità con consistenti limitazioni La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità individuate, per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa. In questa classe ricadono le zone dove sono state riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni per l’entità e la natura dei pericoli individuati sia localmente che nelle aree immediatamente limitrofe. La classe 3 individua aree a pericolosità potenziale legata alla possibilità di innesco di scivolamenti della copertura detritica su versanti acclivi con substrato roccioso affiorante e/o subaffiorante. L’utilizzo delle aree ricadenti in questa sottoclasse è subordinato alla realizzazione di indagini geognostiche ad hoc, necessarie per la caratterizzazione puntuale dei parametri meccanici del sottosuolo, nonché della situazione idrogeologica locale e di un intorno significativo, al fine di procedere all’analisi di stabilità del complesso pendio-opera. Si applicano altresì le prescrizioni previste per le aree di dissesto P.A.I. (art. 9 delle NdA) agli ambiti che ricadono in tali perimetrazioni. 48 Classe 4 (di colore rosso) – Fattibilità con gravi limitazioni L'alta pericolosità/vulnerabilità comporta gravi limitazioni all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Deve essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti sono consentite esclusivamente le opere relative ad interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, come definiti dall'art. 27, comma 1, lettere a), b), c) della l.r. 12/05, senza aumento di superficie o volume e senza aumento del carico insediativo. Sono consentite le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica. Eventuali infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico potranno essere realizzate solo se non altrimenti localizzabili e dovranno comunque essere puntualmente valutate in funzione della tipologia di dissesto e del grado di rischio che determinano l’ambito di pericolosità/vulnerabilità omogenea. A tal fine, alle istanze per l’approvazione da parte dell’autorità comunale, dovrà essere allegata un’apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di rischio presente. In relazione alle condizioni di rischio riscontrate sono state individuate due sottoclassi: • 4a, ricadono le aree a forte acclività, le aree di pertinenza torrentizia, le aree interessate da movimenti franosi superficiali. Interventi tesi al consolidamento dei versanti e/o alla mitigazione del pericolo esistente potranno consentire una modifica del grado di rischio attuale. Si applicano altresì le prescrizioni previste per le aree di dissesto P.A.I. agli ambiti che ricadono in tali perimetrazioni; • 4b, include i riporti e gli accumuli di materiale inerte caratterizzato da consistenti disomogeneità tessiturali e verticali. 49 Carta della fattibilità geologica delle azioni di Piano [Fonte: “Aggiornamento della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT”, redatto dallo Studio Euro/Geo] 50 2.6. IDROGRAFIA Lo “Studio per la determinazione del Reticolo Idrico Minore” è stato redatto nell’aprile 2006 dallo studio “Ecosphera” di Palazzolo sull’Oglio - Bs (Ing. Fabrizio Bellini; Geol. Marco Carraro) e dallo “studio associato di architettura Arch. G.Antonio Giazzi - Geom. Eugenio Bezzi” di Villongo (Bg). Il reticolo idrografico principale di competenza regionale L’allegato A alla DGR 25/1/2002 n° 7/7868, come corretto dalla DGR 1/8/2003 n° 7/13950, riporta, nell’ambito del territorio del comune di Foresto Sparso, il solo torrente Uria sino all’altezza della biforcazione in località Tremellini. La dicitura corretta, estratta dalla citata DGR, è la seguente: Si precisa che la biforcazione in località Tremellini coincide con la confluenza nel torrente Uria del torrente Valle del Tuf. Il reticolo idrico di competenza comunale L’individuazione del Reticolo Idrico Minore è stata realizzata applicando i criteri di cui art. 4 dell’allegato B alla D.G.R. Lombardia 25 gennaio 2002, n. VII/7868, considerando inoltre l’aereofotogrammetria comunale ed un rilievo in campo, evidenziando con tali approfondimenti ulteriori elementi inclusi per motivi di tutela della pubblica incolumità o del territorio. 51 Reticolo Idrico di competenza comunale – allegato alle NTA In nessuno dei corsi d’acqua del Reticolo Idrico Minore sono state segnalate derivazioni idriche e nessun corso d’acqua, oltre a quelli individuati come appartenenti al reticolo stesso, è stato oggetto di interventi di sistemazione idraulica con finanziamenti pubblici. Si elencano di seguito i corsi d’acqua appartenenti al Reticolo Idrico Minore con i relativi numeri di riferimento, i codici attribuiti, le descrizioni delle caratteristiche idro-morfologiche generali e di eventuali punti di particolare pericolosità. 52 Per la codifica si è utilizzato un numero d’ordine progressivo seguito dal nome del corso d’acqua o da un toponimo caratteristico precedute da R. (ruscello, rio), quando non già denominato. Le coordinate Gauss-Boaga del punto di imbocco con il corso d’acqua di ordine maggiore, riportate in seguito alla denominazione, rappresentano un ulteriore ed univoco riferimento per il riconoscimento dell’elemento idrico individuato. Per ciascun corso d’acqua viene descritto il proprio bacino di formazione, ovvero le porzioni più alte dove le acque piovane si possono raccogliere in piccoli impluvi naturali evidenziati nelle cartografie e/o sul terreno. Gli impluvi si raccordano con il canale di scarico che costituisce il solco vero e proprio, recapito naturale degli impluvi affluenti. 01 – R. Mearolo: (1571697E; 5059136N): si tratta di un corso d’acqua tributario destro del torrente Uria, con punto di immissione a q. 245 m slm. Il bacino imbrifero occupa una superficie pari a 394.300 mq. La valle Mearolo si sviluppa lungo un versante con pendenza nell’ordine dei 22 – 25° con asse vallivo disposto in senso ovest-est. Lo spartiacque è compreso fra due bricchi collinari posti a quote intorno a 600 m slm, su uno dei quali giace la chiesetta san Giovanni delle Formiche. 02 – R. Valle Molera: (1571567E; 5059585N): è un altro immissario destro del torrente Uria, con bacino idrografico molto ampio (sup. 1.046.140 mq). Appartiene ad un sistema vallivo disposto in senso ovest-est, compreso fra lo spartiacque con la Valle di Zandobbio a ovest, la precedente valle del Mearolo a sud ed un promontorio roccioso che si sviluppa fra C.na San Martino–DossaleBarzetti–incrocio strada San Giovanni delle Formiche. 03 – R. Santinelli/Spazzade: (1571626E; 5059716N): si tratta di un corso d’acqua tributario sinistro del torrente Uria con punto di confluenza a circa q. 249 m slm. Occupa una superficie pari a 277.890 mq. Costituisce un solco vallivo inciso lungo il versante compreso fra Punta Pomaridi (525 m slm) e C.na Baita (372 m slm). 04 – R. loc. Pellegrina: (1571678E; 5059985N): Si tratta di un piccolo impluvio (sup. 55.880 mq) a carattere temporaneo che si immette nel torrente Uria dal suo lato sinistro (q. 254 m slm). Raccoglie le acque provenienti da prati terrazzati ubicati fra le località Tremellini, C.na Pellegrina e le case Santinelli. 05 – R. Valle del Tuf: (1571671E; 5060064N): costituisce il più grande bacino imbrifero (sup. 1.673.880 mq) alimentante il torrente Uria, con il quale confluisce alla quota di circa 255 m slm in 53 loc. Tremellini. A valle del punto di immissione della Valle del Tuf l’Uria passa da corso d’acqua del reticolo minore a corso d’acqua del reticolo principale. 06 – R. Valle degli Angelli - Mazzucchetti: (1571462E; 5060248N): si tratta di due assi vallivi aventi spartiacque compreso fra il Colle Zucoli (567 m slm), il Monte Costa dei Ronchi (726 m.slm) e Villa Airoldi (650 m slm) che si uniscono fra le località Rivellino e Franzi, a circa 267 m slm. Il corso d’acqua orientale attraversa le località Mazzucchelli–Bettenzini e risulta intubato per un tratto di circa 150 m poco prima dell’immissione nell’Uria, mentre quello occidentale non presenta tratti intubati, ha un maggiore sviluppo verso monte, attraversa l’abitato Angelli. 07 – R. Foppa dell’Oliva – valle dell’Ottavio e valle dei Grapelli: (1571058E; 5060341N): si tratta del sistema di impluvi costituito da n° 4 vallecole che scorrono in conche separate da promontori individuabili in Tavola nelle località Angeli, Gavinelli – Case Oliva, sino al centro storico di Foresto Sparso, compresa la chiesa parrocchiale ed il municipio. Lo spartiacque confina con Berzo San Fermo, fra il Pizzo Mosca (693 m.slm) e Villa Airoldi. Le Stalle Mologno appartengono al bacino della vallecola più occidentale detta valle dei Grapelli. Quest’ultima si arricchisce di altri due apporti rappresentati dagli impluvi che separano il promontorio su cui sorge l’abitato Gavinelli. Un ulteriore apporto, più orientale, è determinato dall’impluvio interposto fra Case Oliva e Angeli, il quale si presenta intubato per circa 190 m immediatamente prima della confluenza con il corso d’acqua principale sopra descritto; tale intubamento, peraltro completamente transitabile da persone, trae origine dal riempimento per ottenere il ripiano del campo sportivo comunale. La superficie totale del sistema di impluvi in questione risulta pari a 757.770 mq. Il punto di immissione del torrente Uria risulta a circa 270 m slm. 08 – R. loc. c.na Cedrine: (1570725E; 5060402N): risulta un piccolo corso d’acqua avente spartiacque a circa 400 m slm lungo la via Barzetti. Il punto di confluenza con il torrente Uria risulta di fronte alla Piazzola Ecologica comunale, a circa q. 285 m slm. La superficie del bacino imbrifero risulta di soli 91.130 mq. 09 – R. loc. Cavaga – Cattolici - Vallunga: (1570510E; 5060486N): si tratta in realtà di due impluvi molto vicini che sfociano nel torrente Uria in due punti molto prossimi (305 m slm) e che hanno un analogo sviluppo territoriale a monte. Lo spartiacque dei bacini coincide con il confine comunale di Zandobbio ed Entratico, con punto di separazione in corrispondenza del Monte Sega. Le località interessate risultano La Cà, Vallunga, Cavaga. La superficie complessiva del bacino di entrambi gli impluvi risulta pari a 780.0000 mq. 54 10 – R. loc. Cavaghi: (1570376E; 5060608N): costituisce una porzione del versante con due piccoli impluvi che transitano dalla località Cavaghi, si intubano entrambi e, dopo essersi ridotti ad un unico corso d’acqua (365 m slm), le acque vanno a recapitare a quota 320 m slm formando il caput fluminis del torrente Uria. La superficie occupata dal bacino del corso d’acqua n° 10 risulta pari a circa 317.000 mq. 11 – R. loc. Gafforelli - Il Casino: (1570725E; 5060402N): esso costituisce, unitamente al r. loc. Cavaghi descritto poc’anzi, il caput fluminis del torrente Uria. A livello gerarchico i corsi d’acqua 10 e 11 risultano quindi analoghi. La superficie del bacino idrografico risulta pari a circa 315.000 mq. La parte del corso d’acqua demaniale è quella sotto i 475 m slm; l’affluente dx più a valle non è né demaniale né presente sul CTR ma è confermato; la biforcazione è presente sul CTR e confermata. Da circa quota 330, l’alveo si sviluppa su substrato roccioso. Si segnalano anche due piccoli corsi d’acqua appartenenti ad un bacino esterno al torrente Uria, ad est della località Dosso dell’Era – C.na Baita. Si tratta del bacino della Val Nembra, nel quale vengono evidenziati e cartografati due impluvi che sono stati denominati 12a e 12b. Definizione delle fasce di rispetto Torrente Uria La relazione idraulica allegata al progetto di sistemazione del t. Uria nel tratto urbano (redatta secondo i criteri della LR 41/97) prevede che le opere, ormai completate, consentano al torrente, regolarmente mantenuto, di transitare portate relative ad eventi meteorici duecentenari; certo, fenomeni con grandi apporti solidi e di legname, ad esempio corrispondenti a smottamenti dei versanti, non rientrano nello schema previsionale ma è ragionevole considerare che il rischio di esondazioni risulti socialmente accettabile. E’ pertanto ragionevole per il torrente Uria considerare in genere la fascia di rispetto di 10 m prevista dal RD 523/1904; ciò è stato di fatto previsto in tutte quelle zone caratterizzate da muri spondali o da sponde sulle quali non si possano ragionevolmente manifestare fenomeni erosivi o di divagazione (buono stato dei muri, fondazioni sufficientemente al di sotto del fondo del torrente etc.). Nelle zone interessate da anse ed in cui le sponde sono naturali, tale fascia è stata incrementata a 20 e talvolta per minimizzare i danni da eventuali fenomeni erosivi (da San Giuseppe sino a Villongo). Nel tratto più a monte, quello compreso tra il tratto canalizzato (inizio del tratto in fregio alla sp 81) e le prime diramazione, la fascia è stata allargata sino a limiti naturali (solitamente orli di scarpata) o antropici (muri, strade). Si riporta il dettaglio delle scelte condotte: 55 Altri corsi d’acqua Nella caratterizzazione dei corpi idrici gli aspetti idro-geomorfologici individuati consentono di differenziare tra le zone poste al di sopra e al di sotto della quota indicativa 300 m slm: • per le zone al di sopra di tale quota, l’estensione laterale della fascia di rispetto non deriva dal grado di rischio idraulico (esondazione) bensì dalla stabilità dei pendii erosi al piede dal corso d’acqua medesimo. Dal punto di vista idraulico, al di sopra di tale quota ci si può pertanto spingere ai limiti inferiori possibili della fascia di rispetto nel momento in cui vengano meno i fenomeni erosivi e di instabilità dei pendii; • per le aree al di sotto della q.300 m slm si possono riscontrare invece possibili rischi per esondazione ed alluvionamento fra 2–5 m di distanza dal limite di piena ordinaria; tali situazioni non sono state segnalate nello specifico capitolo in quanto non certe; trovandosi al di fuori delle zone abitate e in aree difficilmente accessibili durante le piogge, si può solo ricostruire sulla base di impressioni ricavate al termine degli eventi da parte dei locali; 56 • sempre per le aree più basse, i corpi 5, 6, 7 scorrono in profonde depressioni aventi pendii molto scoscesi; all’interno di essi, eventuali divagazioni-erosioni possono determinare smottamenti significativi. Ecco pertanto i criteri seguiti nella definizione delle fasce di rispetto dei corpi idrici diversi dal t. Uria: • generalmente si è considerata una fascia di 10 m anche per tutti i tratti tombinati; • si è considerata una fascia di 30 m per un tratto in dx al corpo 2 vista la precaria situazione di instabilità del piede del versante; • si è considerata una fascia di rispetto sino al ciglio di ben definite scarpate per quei tratti dei corpi 5, 6, 7 e 11 che corrono al fondo di veri e propri burroni; • la parte più a valle dei corpi idrici 9 ed il corso dell’Uria a monte del tratto urbano vengono interessati da una fascia che considera definiti limiti naturali (orli di scarpata) o antropici (muri o terrazzi); fa eccezione la sponda sx a valle della confluenza del corpo 7 per cui si è tenuto la distanza di 10 m in quanto la sponda è urbanizzata e certo non a rischio esondazione e divagazione; • il resto è stato considerato con una fascia a 10 m. Per maggiori informazioni si rimanda al suddetto “Studio per la determinazione del Reticolo Idrico Minore”. 57 Tav. 3 Individuazione Reticolo e relative fasce di rispetto, bacini idrografici e ubicazione delle fotografie [Fonte: “Studio per la determinazione del Reticolo Idrico Minore”, redatto nell’aprile 2006 dallo studio “Ecosphera” e dallo “studio associato di architettura Arch. G.Antonio Giazzi - Geom. Eugenio Bezzi”] 58 2.7. CAPTAZIONE IDRICA E RETE ACQUEDOTTISTICA Il proprietario della rete è il Comune, mentre la gestione è affidata alla Società “Uniacque S.p.A.”. Domestici Industriali Agricoli Altro (zootecnici, artigianali, commerciali) 190.833 36.376 - 3.078 Totale 230.287 Volumi d’acqua contabilizzati per i diversi usi – Comune di Foresto Sparso – ATO 2003 Rete di distribuzione e adduzione acqua – ATO 2003 59 2.8. RETE FOGNARIA Il proprietario della rete fognaria è il Comune, mentre la gestione è affidata alla Società “Uniacque S.p.A.”. La rete fognaria è di tipo misto. Ci sono porzioni del territorio comunale non servite dalla rete, in particolare alcune contrade. Per quanto riguarda il collegamento degli scarichi e la loro successiva depurazione, la situazione a livello comunale è stata oggetto di censimento nel 2003 delle infrastrutture idriche esistenti e delinea, come emerge dalla seguente tabella, una situazione di diffuso collettamento degli scarici che per la quasi totalità vengono poi recapitati al depuratore consortile di Paratico (Bg) per il trattamento. Abitanti serviti (residenti + fluttuanti) Recapito in Depurazione 2.800 collettore Paratico Collettamento e depurazione – Comune di Foresto Sparso – ATO 2003 Rete fognaria – ATO 2003 [Fonte: Agenda 21 della Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino – “Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”] 60 2.9. RIFIUTI La Società “Cogeme”con sede a Rovato (Bs). La raccolta dei rifiuti solidi urbani viene effettuata tramite la modalità “porta a porta”. E’ presente un’Isola Ecologica, situata nell’area di proprietà comunale di Via Roma n.50. Nell’Isola Ecologica sono accettati solo questi tipi di rifiuti: - R.U.P. (rifiuti urbani pericolosi): olio alimentare; oli lubrificanti; medicinali scaduti; pile domestiche, cellulari; batterie; neon; cartucce stampanti e fotocopiatrici; - R.R. (rifiuti recuperabili): cartone; carta; vetro; imballaggi in plastica; metalli; legno; abiti; frigoriferi e condizionatori; monitor, apparecchiature elettroniche; pneumatici; inerti; potature, sfalci, foglie; cassette di plastica; sacchi e tele in plastica; - rifiuti urbani non recuperabili: rifiuti ingombranti. Gli orari d’apertura dell’Isola Ecologica sono i seguenti: - martedì, dalle ore 14.00 alle ore 17.00; - venerdì, dalle ore 14.00 alle ore 17.00; - sabato, dalle ore 09.30 alle ore 12.00, e dalle ore 14.00 alle ore 17.00. “La produzione media di rifiuti procapite della Comunità Montana è in costante crescita, con un sostanziale periodo di stabilità tra il 2004 e il 2005, andamento riscontrabile in diversi Comuni al suo interno, come per esempio Foresto Sparso”. “La raccolta differenziata nell’anno 2006 copre tra il 20-35% dei rifiuti prodotti a Foresto Sparso”. [Fonte: “Agenda 21 della Comunità Montana. Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”] Abitanti Pro capite (Kg/ab* giorno) RD con ing. a rec. (%) Servizi RD (N°) Rec. Compl. mat.+ en (%) Avvio a Rec. di mat. (%) Recup ero di energi a (%) Smalt. in discarica (%) Smalt. in disc. extraprov. (%) Pc Raee ab. 08 (Kg/ab*anno) Costi (€/ab) 3.053 0,964 39,7 12 85,3 34,9 50,4 - - 2,18 62 Comune di Foresto Sparso, consumi rifiuti anno 2007 [Fonte ARPA] 61 Abitanti 3.097 RU ind (Kg/anno) 534.570 Spazzamento strade (Kg/anno) - Ingombranti (Kg/anno) 111.980 Tot. RD (Kg) 446.984 Tot. Rifiuti 1.093.534 Percentuale RD (%) 40,88 Pro capite RU ind 2008 (Kg/ab*giorno) 0,472 Variazione percentuale pro capite RU ind 2008-2007 (%) -2,96 Pro capite RSpazz. Strade 2008 (Kg/ab*giorno) - Variazione percentuale pro capite RSpazz.Strade 2008-2007 (Kg/ab*giorno) (%) - Pro capite Ring 2008 (Kg/ab*giorno) 0,099 Variazione percentuale pro capite Ring 2008-2007 (%) -22,21 Pro capite RD 2008 (Kg/ab*giorno) 0,394 Variazione percentuale pro capite RD 2008-2007 (%) 12,35 Pro capite rifiuti a smaltimento (Kg/ab*giorno) Pro capite rifiuti totali 2008 (Kg/ab*giorno) Variazione percentuale pro capite rifiuti totali (%) Percentuale RD + Ing. Rec. (Kg/ab+anno) (%) 0,965 0,08 44,02 Comune di Foresto Sparso, produzione rifiuti urbani [Fonte:”Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte differenziate, anno 2008”, Provincia di Bergamo] 62 Abitanti 3.135 RUInd (Kg/anno) 535.590 Spazzamento strade (Kg/anno) 0 Ingombranti (Kg/anno) 90.960 Tot. RD (Kg) 460.539 Tot. Rifiuti 1.087.089 Percentuale RD (%) 42,36 Percentuale RD+ing.Rec. (%) 43,12 Pro capite annuo (Kg) 346,76 Pro capite RUInd 2009 (Kg/ab*giorno) 0,468 Variazione pro capite (%) RUInd 2009-2008 -0,847 Pro capite RSpazz. Strade 2009 (Kg/ab*giorno) 0,000 Variazione pro capite (%) Pro capite RSpazz. Strade 2009-2008 (Kg/ab*giorno) 0,000 Pro capite Ring 2009 (Kg/ab*giorno) 0,079 Variazione pro capite (%) Ring 2009-2008 -20,202 Pro capite RD 2009 (Kg/ab*giorno) Variazione pro capite (%) RD 2009-2008 Pro capite Rifiuti a smaltimento 2009 (Kg/ab*giorno) Variazione pro capite (%) Rifiuti a smaltimento 2009-2008 Pro capite Rifiuti totali 2009 (Kg/ab*giorno) Variazione pro capite (%) Rifiuti totali 0,402 2,030 0,548 0,000 0,950 -1,554 Comune di Foresto Sparso, produzione rifiuti urbani [Fonte:”Rapporto sulla produzione di rifiuti urbani e sull’andamento delle raccolte differenziate, anno 2009”, Provincia di Bergamo] 63 2.9. ATTIVITA’ DI CAVA Nel territorio di Foresto Sparso, in località Tuf, nella zona boscata tra il monte Costa dei Ronchi e col Croce, secondo il Piano Cave della Provincia di Bergamo è presente una cava di calcari e dolomie denominata “ATEc11 (stralciata)”. L’area è stralciata perché il polo non è mai stato attivato e l’area corrisponde ad un ambito intatto di notevole pregio naturalistico e ambientale, ricoperto da superficie boscata. Inoltre, con Determinazione Dirigenziale del Servizio Provinciale Ciclo Integrato delle Acque n. 66 del 20.01.2003, è stato autorizzato il Comune di Foresto Sparso alla ridelimitazione delle zone di rispetto delle sorgenti “Tuf” e “Tuf Inferiore”, asservite all’acquedotto comunale. L’area di salvaguardia ricomprende tutta la superficie dell’ambito. 64 [Fonte: Nuovo Piano cave della Provincia di Bergamo] 65 3 – PAESAGGIO E AMBIENTE 66 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 3.1. L’ “UNITA’ DI PAESAGGIO” DEL PTCP Il PTCP individua come unica unità di paesaggio la porzione orientale del territorio bergamasco sul limite col confine territoriale della Provincia di Brescia. “L’unità ambientale appartiene alla sezione intermedia del paesaggio prealpino, a quello dei laghi insubrici e delle colline pedemontane. La superficie afferente è molto estesa e riassume alcuni dei tratti geomorfologici e naturalistici più caratteristici della provincia bergamasca, essendo compresa tra le morfologie glaciali dell’Alto Sebino, dai “bogn” di Castro, fino al pianalto della piana di Villongo e poi oltre fino alle propaggini dell’alta pianura compresa tra il Cherio e l’Oglio. Nell’area del Sebino l’espansione glaciale ha seguito due direttrici, di cui la prima è caratterizzata da un ramo principale che dalla Valcamonica si è mantenuto lungo l’asse della valle sino ad Iseo, mentre la seconda è caratterizzata da un ramo secondario che si diramava dal principale presso Lovere e dirigendosi verso Pianico, dove si biforcava con una lingua diretta verso Clusone ed un ramo diretto a sud sin quasi a Casazza. Altro fenomeno tipico delle valli glaciali è rappresentato dalle valli sospese che si originano come valli laterali piccole meno incise perché modellate da lingue glaciali più limitate. Infatti quasi tutte le valli che scendono verso il lago sono valli sospese che scendono con pendenze medio-basse sino ad arrivare a quote di 350-400 mt. dove manifestano un brusco aumento di pendenza che si mantiene alta fino al lago stesso. Un altro aspetto legato all’attività erosiva dei ghiacciai è rappresentato dalle rocce montonate, rocce lisciate dal ghiacciaio secondo superfici ondulate. Altri fenomeni geologici rilevanti sono dati dalla presenza di “massi erratici” (grossi blocchi rocciosi trasportati dai ghiacciai a molta distanza dalla zona di provenienza) , e dalle “marmitte dei giganti” (cavità cilindriche più o meno profonde scavate dall’azione abrasiva sulla roccia dell’alveo, lungo le rapide o a valle delle cascate e rappresentano un’attrattività turistica lungo i corsi d’acqua). Il masso erratico più grosso è stato rinvenuto in Val dei Fondi (in Val Maggiore), mentre i massi più piccoli sono visibili in alta Val Fonteno, a monte di Parzanica, ed in alta Valle di Vigolo. Le marmitte dei giganti più interessanti sono quelle di Tavernola e quelle del Torrente Guerna nel territorio di Adrara San Rocco. Forme di carsismo profondo generano grotte profonde,tra le più famose si segnalano il “pozzo glaciale” ubicato a Predore e Gallinarga lungo la vecchia strada provinciale Sebina Occidentale. Ad ovest della Val d’Adrara si sviluppa la conca di Foresto, ben racchiusa da netti crinali, dotata di uno sbocco a valle verso Villongo, e coincidente con il paesaggio del torrente Uria tra il versante del monte di S.Giovanni delle Formiche e quello del Monte Dratto. Per la conformazione del luogo la percezione è quasi ovunque totale. 67 Una fascia boscata occupa la zona alta dei versanti verso il crinale e le poche accentuate sommità, una fascia più bassa ospita gli insediamenti e le colture anche su terrazzamenti artificiali e si confonde più a valle con la fascia meno esposta e più ricca di vegetazione, verso il fondovalle. L’ambito cambia il suo aspetto verso lo sbocco nella piana a sud, dove i versanti del monte Dratto, fittamente boscati, sono pezzati di ampie zone a prato destinate all’attività agrozootecnica, con pochi e radi insediamenti. Gli insediamenti sono formati da nuclei staccati e da cascinali. Il santuario in rovina di S.Giovanni delle Formiche appartiene alla Parrocchia di Foresto, ed è l’emergenza paesistica più importante della Val Calepio. Il tessuto originario è costituito da molti piccoli insediamenti - “contrade” - sparsi sui versanti, prevalentemente su quelli ben esposti, con un capoluogo (Foresto Sparso) all’estremità dell’asse viabile principale proveniente da Villongo, sulla quale convergono tutti i principali percorsi rurali. L’identità dei nuclei originari è andata in gran parte perduta a causa dello sviluppo edilizio insediativo avvenuto recentemente lungo i percorsi, consentendo la saldatura delle contrade sparse. La strada ad anello che percorre interamente la conca, consente visuali abbastanze ampie sul suo interno.” [Fonte: PTCP Provincia di Bergamo - Localizzazione del Comune di Foresto Sparso all’interno dell’ “Unità di Paesaggio n.20” ] 68 3.2. I PRINCIPALI CARATTERI PAESISTICI E AMBIENTALI DEL TERRITORIO 3.2.1. La Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi Ai sensi della recente Legge Regionale 27.6.2008 n. 19 “Riordino delle Comunità Montane della Lombardia, disciplina delle Unioni di Comuni lombarde e sostegno all’esercizio associato di funzioni e servizi comunali”, e con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 6503 del 26.6.2009 “Costituzione della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi”, è stata costituita la COMUNITÀ MONTANA LAGHI BERGAMASCHI - ZONA OMOGENEA n.7 per fusione della Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, con la Comunità Montana Alto Sebino, e la Comunità Montana Valle Cavallina. La sede è stata fissata a Lovere, Villa Milese, Via G.Marconi n.23. 3.2.2. Gli aspetti geologico-naturalistici del territorio di Foresto Sparso 3.2.2.1. Gli aspetti geologici “La Valle di Foresto è geologicamente impostata su una piega sinclinale, formata da rocce arenacee e pelitiche riferibili al periodo Cretacico. Le colline che delimitano a sud questa valle sono direttamente collegate con quelle alle spalle di Gandosso e che scendono verso Grumello e Castelli Calepio. Le formazioni di età triassica sono costituite in prevalenza da dolomie, calcari e calcari marnosi; esse caratterizzano questo territorio solo verso nord, affiorando sui versanti rivolti al Lago d’Iseo, e verso ovest formano la piramide sommitale del Monte Bronzone. Le formazioni giurassi che affiorano alle quote più basse, verso sud, con normale passaggio stratigrafico dalle formazioni triassiche e si presentano prevalentemente con calcari marnosi o con selci. Su parte del territorio il substrato roccioso è ricoperto da una coltre più o meno continua e più o meno potente di materiali di diversa origine: eluviale, alluvionale, morenica (o glaciale), e detritica, che modella la morfologia superficiale, formando brevi appezzamenti di terreno spesso disposti tra affioramenti rocciosi a parete verticale, sfruttati dall’uomo nella coltivazione terrazzata dell’ulivo e della vite e, soprattutto nel passato, come aree di pascolo. Le coltri più potenti dei depositi eluviali ricoprono le formazioni cretacee in particolare a Gandosso e Foresto. Depositi alluvionali recenti ed attuali sono presenti in corrispondenza dei principali alvei torrentizi, ma soprattutto lungo il fiume Oglio tra Sarnico e Credaro, così come i depositi di origine fluvioglaciale costituiscono gli altri terrazzi di Credaro e Villongo.” [Fonte: “Natura. Tra i Monti e il Lago, alla scoperta del Basso Sebino”, della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino] 3.2.2.2. Il paesaggio vegetale “Il bacino vallivo di Foresto Sparso si presenta arioso e ricco di segni dell’intraprendenza umana nelle coltivazioni e negli insediamenti che lo occupano abbondantemente. […] I boschi che 69 ammantano i colli sono prevalentemente dei castagneti con abbondante presenza, in alcuni settori, di robinia. Sui versanti esposti al solatio ecco i boschi e le boscaglie di carattere termofilo con roverella, carpino nero e orniello. I boschi mesofili con rovere, frassino maggiore ed acero di monte occupano i versanti a settentrione fondendosi con quelli più umidi degli impluvi che, a loro volta, sul fondo valle sfumano nei boschi ripariali a salice bianco, ontano nero e pioppo. Le pendici terrazzate conferiscono al paesaggio una nota caratteristica ma sono solamente un ricordo i bei colori autunnali e le forme dei vigneti un tempo diffusissimi. Il loro posto è stato preso dai diversi alberi di frutta o, dove le condizioni lo consentono, da olivi. Le praterie falciate, anch’esse testimoni di un’economia rurale definitivamente tramontata, sono quanto di più tipico possano offrire i paesaggi collinari di questi luoghi. Diffuse sul fondo valle, oppure incastonate sulle medie pendici dei rilievi, presentano come erba più comune l’avena altissima, accompagnata dal giallo dei ranuncoli e dei tarassachi, dal blu dei fiordalisi, della salvia dei prati, dal bianco delle silene, del caglio, delle umbellifere, dal rosa tenue dell’achillea, e dal rosso del trifoglio. Colori che si possono cogliere, soprattutto in primavera, anche in ogni sottobosco che non sia un monotono ceduo castanile (campanellini d’inverno, denti di cane, scille, primule, epatiche ed anemoni sono alcuni degli splendidi fiori di questi boschi collinari). Le fertili piane, seppur di limitata estensione, sono state da sempre il dominio dell’agricoltura che oggi ha preso il volto di un fiorente florovivaismo contendendo terreno all’espansione industriale. Nonostante numerosi stravolgimenti urbanistici è ancora leggibile in filigrana nel territorio l’impronta rurale fatta di casolari, strade poderali, siepi e fossi con filari di alberi di gelso”. [Fonte: “Natura. Tra i Monti e il Lago, alla scoperta del Basso Sebino”, della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino] Nel“Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della Provincia di Bergamo”, Giovanni Maironi Da Ponte, nei primi anni del 1800, così descriveva il territorio di Foresto Sparso: “Foresto, […] E’ rinserrato da una bassa giogaia tutto all’intorno, tranne il suo più alto bordo, ora vestita da fertilissimi vigneti, non avendo sortita che dalla parte del sud, donde esce il torrente Odria che quivi ha la sorgente. La sua configurazione è quella di un grande catino, e le tante piccole sue contrade o casali sono disposte tutte all’intorno con vaga naturale simetria, sicchè oltre ogni espressione è ameno il prospetto, da qualunque punto si rimiri della sua periferia. Siccome poi il pregio massimo di questo paese è quello d’essere eminentemente fruttifero, così nella primavera il Ciliegio, il Pruno, il Pomo, il Pero, il Persico mettendo i fiori presentano all’occhio un universale fiorito prospetto senza pari, e che veramente incanta l’occhio. Il suo prodotto principale è quello del vino, che vi si raccoglie in abbondanza. Il Pruno poi il Pero disseccato né forui si smercia da que’ villici in tutta la provincia anzi anche fuori di essa, ed a Milano sopradetto”. 70 3.3. BENI AMBIENTALI VINCOLATI I vincoli ambientali rappresentano i punti di riferimento con i quali confrontarsi per garantire la compatibilità tra le trasformazioni del territorio rispetto alle sue peculiarità paesaggistiche. La presenza e la tipologia dei vincoli presenti sul territorio di Foresto Sparso è stata definita ricercando informazioni nel Sistema Informativo dei Beni Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia e confrontando la Tavola dei Vincoli presente nel Sistema Informativo Territoriale (SITER) della Provincia di Bergamo. I beni ambientali oggetto di vincolo sono: • il Torrente “Odria”, dallo sbocco alla biforcazione sotto Tabacchi; • il Vincolo idrogeologico del 30 aprile 1933. Il territorio di Foresto Sparso non è interessato né da aree protette, né da Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.), né da Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.). La Valle del Tuf Il territorio della Valle del Tuf è dotata di eccezionale valore naturalistico per l’elevata biodiversità e per il valore estetico del paesaggio. La piccola vallata è parte di un pluvio aperto verso meridione, intagliato nelle pendici collinari che rappresentano le prime increspature alpine a ridosso della pianura. Ai piedi di Monte Costa dei Ronchi (726 m s.l.m.) e di Col Croce (712 m s.l.m.) il bacino, interamente boscato, è di limitata estensione, con moderate pendenze e, per la natura erodibile delle rocce che ne costituiscono l'ossatura, ha forme dolci ed arrotondate. Le acque che vi raccolgono per buona parte spariscono nei meati della collina e le rimanenti si gettano nel torrente uria, del cui bacino idrografico la valle fa parte. Il territorio è parte di un'area fitogeografia, l'Insubria, di elevato valore naturalistico per l'elevata biodiversità e per il valore estetico del paesaggio. A quest'area appartiene anche la fascia dei grandi laghi lombardi dove la ricchezza flogistica non ha eguali nel resto della nostra penisola eguagliando, per diversità di specie nazioni come la Finlandia. Questa abbondanza di specie diverse è dovuta alla varietà di ambienti presenti sul territorio, all'arrivo spontaneo di piante che qui hanno trovato la possibilità di insediarsi ed integrarsi stabilmente e al superamento delle vicende glaciali che hanno modellato il Sebino e fatto sentire i loro effetti anche nei territori vicino. Sul piano paesaggistico la vegetazione boschiva della Valle del Tuf si raccorda con continuità al manto forestale che ricopre tutti i rilievi collinari. 71 La salvaguardia di questa vegetazione da squarci e ferite operate con l'eventuale apertura di strade è rilevante sul piano biologico e su quello estetico. La vallata e il suo intorno di colline rappresenta un baluardo di relativa naturalità e di rifugio biologico ai confini con l'artificialità della pianura. Qui si concentra un patrimonio spesso ignorato di piante ed animali che hanno dovuto sfuggire dalla pianura e dai fondi valle popolosi, rumorosi e inquinati. Sul piano estetico e paesaggistico l'intorno verde boschivo delle colline costituisce una cornice ideale con altro valore creativo alle ricchezze ambientali che sono racchiuse in un territorio mai banale come quello mosso da conformazioni collinari. Nella valle, inoltre, la presenza di sorgenti nella zona d'impluvio con acque particolarmente dure ha prodotto dei massicci crostoni travertinosi importanti sul piano geomorfologico ed anche biologico in quanto la presenza di un velo d'acqua o di umidità promuove la presenza di vegetali particolari e richiama significative presenze faunistiche. La parte più bassa e consistente di questi depositi incrostanti è stata completamente rimossa, mentre la parte rimanente più elevata, posta nel cuore della valle del Tuf, deve essere assolutamente tutelata per l'intrinseco valore geomorfologico e vegetazionale. [Fonte: www.comune.forestosparso.bg.it] 3.3.1. Altri elementi d’interesse ambientale Relativamente ai beni di carattere ambientale si segnala inoltre la presenza di: • nuclei rurali a carattere permanente, cascine e roccoli: Angelli, Bonetti (Cascina Bonetti), Bonini, Cà Alta, Cascina Gallo, Cascina Trentini, Castello, Cavaga, Cedrine (Cascina Cedrine), Codò (Casa Codò), Contrada Barzetti (Case Barzetti), Contrada Cadalberto, Contrada Cattotici, Contrada Donni, Contrada Tabacchi, Costiola, Dossale, Dosso (Cascina Dosso), Fienile Airoldi, Fienile Guaste, Frattoneda (Cascina Frattoneda), Ghisetti, Il Casino, La Baita (Cascina Baite), La Sponda, Le Ca, Locchi, Mattè, Nucleo rurale della Cascina Tremellini, Nucleo rurale della Contrada Cavaghi, Nucleo rurale della Contrada di Cazzanno, Nucleo rurale della Contrada di Gavinelli, Nucleo rurale della Contrada La Ca, Nucleo rurale della Contrada S. Giuseppe, Nucleo rurale della Contrada Vallunga, Nucleo rurale di Bettenzini (Cascine Bettenzini), Nucleo rurale di Costa (Foresto Sparso) (Chiesa), Nucleo rurale di Dosso dell'Era, Nucleo rurale di Franzi, Nucleo rurale di Gafforelli, Nucleo rurale di Nicolini (Case Nicolini), Oliva (Case Oliva), Pelati, Pellegrina, Pinesso, Plagne, Porciola (Bellini), Rivellino, Robbiadecco Scattini (Cascina Scattini), Sigolina, Zanni, Zoppini, Zucchetto, Roccolo, Roccolo (località S.Giovanni delle Formiche, Roccolo De Micheli (località: P.zo Mosca), Roccolo del Casì (località: Loc. Rasga), Roccolo Moltino (località: M.te Costa dei Ronchi), Roccolo Terzi (località: M.te Sega). 72 • i numerosi sentieri che, precorrendo pascoli vallivi e i versanti boscati, salgono fino al Monte Bronzone, in particolare: - sentiero 701 “Tra i Monti e il Lago”, è il percorso escursionistico più importante del Basso Sebino. Percorrendo i suoi 58 Km di sviluppo complessivo, si attraversano tutti i paesaggi caratteristici di questo territorio: i versanti coltivati a vite delle conche di Gandosso e Foresto, quelli terrazzati, che spesso si affacciano direttamente sul Lago, i castagneti da frutto ed altri ancora. Gran parte di questo percorso si sviluppa in quota, tra i Colli di San Fermo, il Monte Bronzone e il Creò: da qui si possono godere ampie visuali sia verso la catena alpina che verso quella appenninica. Il sentiero 701 può essere utilizzato come percorso di collegamento in quota tra altri sentieri CAI che su di esso si attestano, oppure può essere seguito per tutta la sua lunghezza, dividendo l’itinerario in tre tappe giornaliere. Tra una di queste tappe c’è quella che passa per il territorio comunale di Foresto Sparso: “tratto Credaro – S.Fermo”: (lunghezza: 20,5 Km), parte dal municipio di Credaro , percorre la Strada Provinciale in direzione Castelli Calepio per circa 200 m, al semaforo si svolta a destra imboccando Via Calvi e proseguendo per Via Alfieri, dove l’itinerario inizia su una strada asfaltata. Il percorso attraversa paesaggi prevalentemente collinari, con forme dolci e ondulate ricoperte da fitti boschi di castagno che lasciano spesso il posto ad aree terrazzate e vitate. Di particolare interesse sono la località Pitone e San Giovanni delle Formiche: nella prima è presente un roccolo che ben conserva il suo secolare impianto di querce; la seconda prende il nome da un Santuario del XII secolo, situato sull’omonimo colle che domina la Valle di Gandosso e dal quale si gode un suggestivo panorama sul Lago. Altrettanto panoramico è l’ultimo tratto del percorso, che segue l’ampia sella che separa la Valle di Adrara da quella di Grone in Valcavallina. Il sentiero termina alle spalle della Chiesetta di San Fermo, dove si raccorda con la Strada Verde; - sentiero 717 “Collepiano – Col Croce”: (lunghezza: 2,1 Km), il percorso segue una strada rurale a destra della Chiesa di San Carlo al Collepiano, raggiungibile dalle strade comunali che salgono da Adrara San Martino o da Foresto Sparso e che collegano il 717 ad altri sentieri CAI. Il 717 segue, attraverso i boschi misti, la linea spartiacque tra le Valli di Adrara e Foresto. Dalla sommità del Col Croce si aprono visuali panoramiche sulle due valli e sul Monte Bronzone. Questo sentiero raggiunge Col Croce tramite una stretta stradina rurale che si immette sulla principale pochi metri prima di un’area attrezzata; - sentiero 718 “L’Immaccolata – Dosso dell’Era”: (lunghezza 1,6 Km): il percorso inizia dalla Chiesetta dell’Immaccolata, passando poco a valle della stessa e 73 prosegue lungo la stradina trattorabile. Il sentiero procede poi in leggera salita, addentrandosi nei fitti boschi di castagno che vegetano sul versante destro della Valle del Nembra. L’ultimo tratto di questo segnavia percorre una strada rurale che termina nell’amena frazione di Dosso dell’Era; - sentiero 720 “Fornace – San Giovanni alle Formiche”: (lunghezza 1,8 Km): il punto di partenza di questo percorso è situato in località Fornace, che si raggiunge dalla strada Villongo - Foresto Sparso, seguendo le indicazioni per la piazzola ecologica, da qui segue inizialmente una strada asfaltata e poi un sentiero. Il percorso si inerpica sul crinale che sale verso San Giovanni delle Formiche, seguendo ripidi tornanti immersi in un bosco di roverella e carpino nero. Raggiunge infine il panoramico colle da cui il Santuario domina le vallate di Zandobbio, Gandosso, Foresto e il Sebino meridionale. Il sentiero termina su una stretta stradina che verso destra conduce al viale che sale alla Chiesa; - sentiero 750 “Tremellini – Dosso dell’Era”: (lunghezza: 1,6 Km): il percorso inizia a Tremellini, di fronte all’incrocio della strada per San Giovanni, e sale da una stretta via immersa di vigneti. La passeggiata attraversa prati ondulati, boschi di robinia e castagno con un rigoglioso sottobosco e porta in breve alla frazione Dosso dell’Era, punto di arrivo, dove si incrocia con il segnavia 718. Da qui è possibile percorrere la strada comunale che conduce a Collepiano dove prende avvio il sentiero 717. [Fonte: Carta Escursionistica del Monte Bronzone e del Basso Sebino] 74 3.4. IL PIANO D’INDIRIZZO FORESTALE (P.I.F.) DELLA PROVINCIA DI BERGAMO Il Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Bergamo è stato adottato dalla Giunta Provinciale con delibera n.21 del 17.01.2011 quale Piano di Settore del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale del PTCP. Il P.I.F. costituisce lo strumento di analisi e di indirizzo gestionale per il territorio forestale provinciale, ai sensi della L.R. 31/2008, oltre all’aspetto settoriale. Assume anche l’importante ruolo di porsi come strumento di raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione urbanistico-territoriale. In tal caso il P.I.F. viene riconosciuto quale Piano di settore del PTCP i cui contenuti assumono cogenza diretta nei confronti degli strumenti urbanistici comunali. Con la Legge Forestale Regionale n.27/2004 - “Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale”-, viene attribuita una posizione significativa al P.I.F., che assume un ruolo cardine delle scelte programmatiche, di gestione e di sviluppo del territorio forestale su scala vasta. Il ruolo del P.I.F. in chiave urbanistica è stato sancito dalla L.R. 12/2005, la stessa che istituisce il PGT il cui art. 10 stabilisce che il Piano delle Regole (del PGT) recepisce i contenuti dei Piani di Indirizzo Forestale. La normativa regionale attribuisce, inoltre, come detto, un’importanza notevole al P.I.F. in merito ai rapporti con gli strumenti di pianificazione territoriale a scala provinciale e comunale, in particolare i PTCP e i PGT. In tal senso è notevole l’importanza del P.I.F. come strumento di pianificazione territoriale anche a scala comunale. All’interno di questo, il ruolo del P.I.F. è fondamentale nella definizione/delimitazione delle superfici a bosco e nella definizione delle aree boscate di possibile trasformazione. 75 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 4 – SISTEMA INSEDIATIVO E PATRIMONIO STORICO–ARTISTICO 76 4.1. IL CAPOLUOGO E L’INTORNO Sotto il profilo geologico, il territorio di Foresto Sparso ha tipiche caratteristiche moreniche ed alluvionali, come tutta la zona a cui appartiene con forti presenze di detriti ghiaiosi mentre la zona montana è formata da arenarie di varie epoche glaciali. Ben esposto a mezzogiorno, il Comune si dispiega in un’amena conca, al cui centro spicca una chiesa parrocchiale. Tutt’intorno frazioni e vecchi casolari sono disposti a raggiera secondo le antiche esigenze degli agricoltori che costruivano i propri cascinali orientando la fronte, con la loggia e l’aia antistante, verso il sole. Sui dolci declivi circostanti spiccano macchie di bosco ceduo, inframmezzate da prati. Al di là della dorsale della conca, verso settentrione, incomincia la Valle Cavallina, sulla quale il Monte Sega offre una splendida vista. Il territorio comunale è composto da vari nuclei abitati, sparsi nella conca, si tratta delle contrade o frazioni. Queste erano costituite da gruppetti di case poste sui vari dossi perché più soleggiate e asciutte, disposte a gruppetti di case per meglio aiutarsi e difendersi dai pericoli. Foresto fu da sempre paese ad economia agricola, i contadini costruivano le loro case vicine ai campi, ai prati, o ai boschi da essi lavorati per avere vicino casa e posto di lavoro e per alleggerire la fatica dovendo trasportare quasi tutte le cose a spalla. Angelli: questo gruppetto di case conserva impronte del 1400/1500. Il nome della contrada facilmente proviene dal cognome Dell’Angelo, riportato nei registri parrocchiali del 1500/1600. Betenzini: dal cognome Betenzino. Bovini: dal cognome Boni, Bovini, Bonino. Questa contrada indica un vecchio gruppetto di case. Costa (ora via Marconi): Così chiamata perché costa principale del paese. Su questo colle era costruita la chiesa parrocchiale. Donni: dal cognome di un’antica famiglia. Dosso Dell’Era: Dosso dalla posizione. Era forse perché aveva un ampio cortile. Il Dosso Dell’Era viene ricordato nei registri fin dal 1500. La Cà – Cà Vaghi: indicano località antiche anche se il nome sembra portato dalla dominazione veneta e così Cà Vaga, che facilmente facevano parte della contrada Vallunga. Franzi: facilmente dal cognome Franzi (o Francino o Franzino), contrada nominata nella peste del 1630. Ghisetti: forse dal cognome. Questa località è nominata nella visita di S. Carlo del 1575. Gafforelli: forse dal cognome Gafforelli, tutt’ora esistente, o da Gaffuri, costruttore della prima chiesa, che si ricorda in quella frazione nell’anno 1713. Oliva: dalla posizione soleggiata e perché crescevano e si coltivavano olivi. Viene ricordata nella peste dl 1630. Sull’arco di una casa vi sono dei segni un po’misteriosi ma certamente cristiani. Mearolo: facilmente era compreso nella contrada di S. Giuseppe. 77 Nicolini: dal nobile Nicolini di Bergamo che nel 1700 faceva costruire il suo palazzo ora abitazione delle famiglie Facchi e Lochis. S. Giuseppe: località nominata nella descrizione della visita di S. Carlo quando si parla della misericordia, che vi era in detta fraione, da poco staccatasi da Villongo. Santinelli: forse dal cognome. Tutt’ora esistente nella bergamasca. Viene ricordato nei registri parrocchiali. Zoppini: già ricordati nel 1600. Zanni di Sopra e Zanni di Sotto: ricordati per l’occasione della costruzione della chiesetta della frazione 1728/29, ora chiamata S. Michele. Vallunga: dalla frazione sulla valle. Longa perché si spinge sulla collina. Tremellini: facilmente dalla posizione lungo il torrente dove esistevano tre antichi molini. S. Michele: Comprende le antiche località Zanni di Sopra e Zanni di Sotto, da quando venne costruita la chiesetta di S. Michele. Barzetti: è ricordato quando si parla della chiesetta di S. Carlo, che già esisteva nel 1782. Vi era anche la famiglia Barzetti e la casa Barzetti, ora villa Andreani. [Fonte: “Foresto Sparso”, a cura di P.R. Tengattini] 78 4.2. DATI PRINCIPALI SULLA EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE La popolazione del Comune di Foresto Sparso al 31.12.2010 ha registrato un numero pari a 3.135 unità, con un numero di famiglie pari a 1.217. Nell’anno 1991 gli abitanti erano 2.387 e le famiglie 810. Dal 1991 al 2009 la popolazione ha registrato un incremento del 10,12% (+288 abitanti; 1,27% annuo) e, le famiglie, hanno registrato un incremento del 15,69% (+165 famiglie; +1,96% annuo). Nell’anno 2001 gli abitanti erano 2.847 e le famiglie 1.052. Negli ultimi otto anni successivi al censimento del 2001 la popolazione ha avuto un incremento del 31,34% (+748 abitanti; 1,74% annuo) e, le famiglie, hanno registrato un incremento del 50,25% (+407 famiglie; 2,79% annuo). 79 4.3. VINCOLI E RILEVANZE ARCHITETTONICHE Dal punto di vista delle rilevanze architettoniche, l’ambito territoriale in esame è caratterizzato dalla presenza di diverse testimonianze del passato. In ordine alla presenza di beni architettonici e culturali si segnalano: • beni immobili d’interesse artistico e storico (ex D.Lgs.490/99, art.2): - la Chiesa Parrocchiale di S.Marco Evangelista, edificata su un precedente edificio religioso (risalente circa al 1337). Tracce di quella chiesa vennero alla luce durante i lavori di restauro generale degli anni 1977-1978, che riportarono in lista ingressi in pietra arenaria e affreschi del primo’500 sul lato meridionale. Sulla colonna angolare del portico attiguo è incisa la data 1605. Un’iscrizione in luogo vorrebbe che la chiesa attuale sia sorta in nove anni, dal 1673 al 1682, ma in verità sull’architrave del portale maggiore si legge la data 1668, mentre le porte laterali di destra e di sinistra recano rispettivamente le date 1674 e 1675. La consacrazione della nuova chiesa seguì l 28 ottobre 1692 per mano del vescovo Giustiniani che le confermava l’antico titolo di S.Marco Evangelista. La facciata è disadorna e molto austera. Ricchissimo invece l’interno, soprattutto per la massiccia presenza di opere fantoniane che fanno di Foresto un’isola privilegiata nella Val Calepio. Inizia la serie l’ancona dell’altare di S.Antonio, in legno dorato e policromato, con colonne tortili e statue, di Grazioso Fantoni (1689). Seguono, del figlio Andrea, il pulpito, splendido per l’eleganza del taglio architettonico e per la profusione degli intagli (1690); il complesso dell’altar maggiore con il paliotto ornato da intarsi e rilievi marmorei, la monumentale tribuna e la finissima portella in bosso (1696-1703); il paliotto e l’ancona dell’altare del Rosario, con intagli dorati e sculture policromate (1696-1704); e poi ancora due confessionali (1703), il paliotto marmoreo dell’altare del Corpus Domini (1710), la cassa dell’organo, gli stalli del coro e il banco dei parati, ricchi di fantasiose cariatidi: tutte opere portate a compimento entro il 1721. Nel frattempo A. Litterini eseguiva la pala della Madonna del Rosario, ora rimossa dal suo luogo originario, e la pala del Martirio dei Santi Fermo e Rustico (1704), per la quale nel 1707 verrà approntato l’apposito altare; mentre per interessamento degli stessi Fantoni, B.Litterini dipingeva la Predicazione ed il Martirio di S.Marco, posizionati sul presbiterio (1707). La Via Crucis è fatica appena discreta di tal Plebani di Foresto (1828). Tra gli arredi sacri di particolare pregio, un calice d’argento finemente cesellato con ben nove storiette, del ‘600; altro calice datato 1762; paramenti parte di ganzo a fondo oro con broccati, parte di raso a ricami di filo d’oro e di seta (‘700); candelieri in bronzo tornito (‘500) e in rame sbalzato e argentato (‘600). Una nota d’archivio dice che l’organo è della ditta bresciana C. Bolognini (1700). Il campanile con cella ad ordine classico ebbe la strana cuspide in tempi recenti:essa venne rifatta in rame nel 1978 ad opera di G.Tiraboschi e di M.Duci. Il concerto di otto campane in “si gr.” Già 80 integrato dalla ditta P.Capanni, venne completamente rifuso dalla ditta A.Ottolina e consacrato dal Vescovo G.Piazzi nel 1953. • altre chiese d’interesse storico-artistico: - Chiesa di S.Giuseppe, edificata tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, venne modificata nel corso del XX secolo, è posizionata su di un piccolo ripiano sopra la strada per Villongo, alla quale è collegata da una scalinata. Ha pianta ottagonale, volta a crociera e sobria decorazione in stucco; - Chiesa di S.Michele, realizzata qualche anno dopo la costruzione della chiesa parrocchiale, è un piccolo edificio religioso a navata unica, scandita da tre campate e collegata al presbiterio a pianta semiesagonale. La volta a botte è decorata con affreschi che rappresentano l’”Annunciazione”, “l’Immaccolata” e “l’arcangelo Raffaele”. Alle pareti sono appese interessanti testimonianze pittoriche databili dal XVIII e XIX secolo. Sul lato sinistro dell’edificio è stato ricavato un ambiente che rende più ampia la chiesa. L’altare sul lato destro, realizzato probabilmente su disegno fantoniano, presenta un’icona con nicchia che ospita una lignea statua della Madonna (XVI-XVII secolo), restaurata nel 1980; - Ex Santuario S.Maria nei Gafforelli, situata al centro della contrada Gafforelli, al limite del territorio parrocchiale. Questo piccolo oratorio, venne edificato in stile barocco nel 18421846 su progetto dell’architetto Marenzi di Tagliuno, sostituendo un preesistende edificio del 1714. La chiesa sorge a ridosso delle abitazioni. - Santuario di S.Giovanni delle Formiche, si trova in vetta al vicino colle Conisio. Le nobili origini di questa piccola chiesa sono provate da antichi documenti che la ricordano funzionante insieme al vicino monastero dei Frati Serviti. Orientata secondo la tradizione cristiana, presenta una semplice facciata che prospetta sul sagrato antistante con un portale cinquecentesco in pietra di Sarnico, una finestrella circolare ed il tetto a due spioventi. All’interno si configura ad una sola navata a pianta rettangolare con tetto in legno, l’insieme è movimentato dalla cappella dell’Addolorata e dal presbiterio. La cappella sporge considerevolmente dal perimetro della chiesa ed è raccordata ad essa da un arco a tutto sesto. Sono presenti una Madonna col Bambino e i Santi Carlo e Giovanni Battista, un Battesimo di Gesù, un affresco del XV secolo con il Crocifisso, un S.Carlo firmato da Francesco Zucco. • museo: - situato all’interno del Municipio. • cascine/nuclei rurali/roccoli: - Angelli, Bonetti (Cascina Bonetti), Bonini, Cà Alta, Cascina Gallo, Cascina Trentini, Castello, Cavaga, Cedrine (Cascina Cedrine), Codò (Casa Codò), Contrada Barzetti (Case Barzetti), Contrada Cadalberto, Contrada Cattotici, Contrada Donni, Contrada Tabacchi, Costiola, 81 Dossale, Dosso (Cascina Dosso), Fienile Airoldi, Fienile Guaste, Frattoneda (Cascina Frattoneda), Ghisetti, Il Casino, La Baita (Cascina Baite), La Sponda, Le Ca, Locchi, Mattè, Nucleo rurale della Cascina Tremellini, Nucleo rurale della Contrada Cavaghi, Nucleo rurale della Contrada di Cazzanno, Nucleo rurale della Contrada di Gavinelli, Nucleo rurale della Contrada La Ca, Nucleo rurale della Contrada S. Giuseppe, Nucleo rurale della Contrada Vallunga, Nucleo rurale di Bettenzini (Cascine Bettenzini), Nucleo rurale di Costa (Foresto Sparso) (Chiesa), Nucleo rurale di Dosso dell'Era, Nucleo rurale di Franzi, Nucleo rurale di Gafforelli, Nucleo rurale di Nicolini (Case Nicolini), Oliva (Case Oliva), Pelati, Pellegrina, Pinesso, Plagne, Porciola (Bellini), Rivellino, Robbiadecco Scattini (Cascina Scattini), Sigolina, Zanni, Zoppini, Zucchetto, Roccolo, Roccolo (località S.Giovanni delle Formiche, Roccolo De Micheli (località: P.zo Mosca), Roccolo del Casì (località: Loc. Rasga), Roccolo Moltino (località: M.te Costa dei Ronchi), Roccolo Terzi (località: M.te Sega). • palazzi: vari palazzi vennero costruiti nel 1700 a Foresto. Di questi se ne trovano in varie frazioni (Nicolini, Franzi, Marconi). Anche il Palazzo Plebani che, verso il 1930 divenne sede comunale, ora trasformato in appartamenti e modificato con poggioli esterni, risale al 1700 e richiama anche se lontanamente, il Palazzo dei Dogi di Venezia. Tra i palazzi più importanti si rilevano: il Palazzo Gaffuri, in località Gafforelli; i Palazzi di via Ghisetti; i Palazzi di via Marconi; il Palazzo in via Vallunga; Villa Barzetti, ora abitazione Andreani; Palazzo Nicolini; i Palazzi di via Franzi; il Palazzo Scattini; Villa Airoldi. • mulino: mulino. • cimitero: dal 1337 la gente di Foresto pur restando unita a Villongo, ottenne di costruire una chiesa, per la Messa, per i funerali, per i matrimoni e per i battesimi. Da allora si iniziò a seppellire attorno alla chiesa. Il sagrato divenne cimitero per molti anni. Nel 1505 Foresto venne dichiarata parrocchia autonoma, si continuerà a seppellire sul sagrato fino al 1810. Il cimitero attorno alla chiesa era diviso in due parti: cimitero presso la Madonna della Neve (sorgeva attorno alla chiesetta così intitolata, demolita) e cimitero di S. Sebastiano (verso la piazzetta). Parte del terreno usato a cimitero nel 1673 venne occupato dalla attuale chiesa parrocchiale. Il cimitero venne ampliato e benedetto nel 1683. Nel 1800 la legge napoleonica vietava la sepoltura presso le chiese vicino agli abitati. Per il cimitero si trovò la localizzazione attuale. Questo camposanto, pronto nel 1810, venne benedetto nel 1882, in occasione dell’ampliamento. Nel 1961 ci fu un ulteriore ampliamento. Fu nuovamente ampliato nel 1972. • santelle: 82 dopo il censimento delle santelle effettuato nel 1998, la ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, a dieci anni di distanza (2008), ha inteso rivedere il lavoro svolto. Gli stimoli sono stati diversi. Da un lato la presa d’atto della perdita definitiva di alcuni manufatti (scomparsi per deterioramento o abbattuti per dare spazio a strade e altre edificazioni) a fianco della realistica considerazione che trascuratezza, vandalismi ed il semplice trascorrere del tempo, anno dopo anno rendono sempre meno leggibili gli affreschi e diroccate le confezioni murarie. Dall’altro lato viene orgogliosamente evidenziato il recupero di numerose santelle. Tali interventi sono avvenuti a più livelli: - curati da privati cittadini; - curati da finanziatori esterni; - curati da associazioni locali o d’arma; - curati dalle parrocchie; - curati dalle amministrazioni comunali. Le santelle catalogate sono ben 154. Ovviamente non sono la totalità. La ricerca infatti non ha considerato vari elementi minori e, come tutte le indagini che comprendono ampi territori con centinaia di dati, è passibile di errori e lacune. Sul territorio comunale di Foresto Sparso sono presenti numerose santelle/nicchie/affreschi, per i quali si rimanda al censimento e alla pubblicazione della ex Comunità Montana sul sito ufficiale della stessa e sull’opuscolo informativo “Santelle del Basso Sebino”. - santella dedicata alla Madonna col Bambino in piedi, situata in via Nicolini, al civico n.13, esempio di sensibilità moderna verso la forma devozionale della tribuna. Il dipinto con firma A. Bonfanti, adeguatamente restaurato, è originale così come la croce sul tettuccio; - bassorilievo Madonna di Lourdes, situato in località Chiesa, in via Gafforelli; - Grotta di Lourdes, situata in località Chiesa, in via Roma; - santella Madonna degli Angelli, situata in località Colet, in via Angelli; - Deposizione della Croce, situata sul Colle S.Giovanni delle Formiche; - santella Vergine Assunta in cielo, situata in località Dosso, in via Cagnoni; - santella Santa Natività, situata in località Dosso, in via Dosso dell’Era; - santella Madonna con Bambino–Crocefissione di Gesù, situata sul Colle S.Giovanni delle Formiche, costruita a ridosso di un muro di recinzione in pietra, è una santella a tre nicchie; - nicchia di Gesù deposto dalla Croce, situata in via G.Marconi; - edicola Tre strappi d’affresco, situata in via Angelli ; - Crocefisso, situato in via Franzi; 83 - santella Gesù del Sacro Cuore, situata in via Gafforelli; - Crocifisso ligneo, situato in via Roma; - nicchia Madonna di Lourdes, situata in via Roma; - santella Sacro Cuore, situata in via S.Michele; - santella Madonna con Bambino e rosa tra le mani, situata in via Tremellini, all’interno di un giardino privato; - santella Madonna di Lourdes e Bernadette, situata in via Tremellini. [Fonti: PTCP della Provincia di Bergamo, Repertori; “Chiese parrocchiali bergamasche. Appunti di storia ed arte”, a cura di Luigi Pagnoni; “Foresto Sparso”, a cura di P.R. Tengattini; “Il Basso Sebino”; per l’elenco delle santelle: www.bronzone.it] 84 5 – MOBILITA’ 85 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo La mobilità è un tema cruciale per le politiche ambientali, proprio per il suo forte impatto sull’inquinamento atmosferico ed acustico e, più in generale, sulla qualità della vita (occupazione del suolo, tempi di spostamento, sicurezza stradale, accessibilità degli spazi urbani, ecc.). L'analisi del sistema della mobilità è parte integrante e fondamentale del quadro conoscitivo del PGT. Il tema della struttura viaria viene sviluppato in particolare dal Piano dei Servizi. 5.1. LA VIABILITA’ STRADALE Foresto Sparso è ubicato in una valle a fondo chiuso, pertanto non esiste un traffico di transito ma solo di penetrazione. “Fino ai primi anni del Novecento si trovava solo una strada carrozzabile che da Villongo giungeva alla chiesa parrocchiale. Tutte la altre stradette erano mulattiere che si staccavano dalla via principale e mettevano in comunicazione le varie frazioni tra loro. Vi erano mulattiere che conducevano alle vicine località (Selva, Zandobbio, Entratico, Berzo, Colle S.Fermo, Collepiano, Adrara, Villongo, ecc.). Per trovare un mezzo di comunicazione con Bergamo bisognava andare a piedi fino a Credaro, oppure a Paratico per il treno, o nella Val Cavallina. Queste strade erano vie di comunicazione, di commercio, di spostamento delle mandrie, ecc. Fino al 1950 erano poche le biciclette, più rare ancora le auto, frequenti i carri trainati da cavalli. Oggi, tutte le famiglie e tutte le frazioni sono servite da strade asfaltate”. [Fonte: “Foresto Sparso”, a cura di Pietro Romualdo Tengattini] Oggi al Comune si giunge risalendo una valletta che si distacca dalla Val Calepio. La strada segue il percorso del torrente Uria. La viabilità interna a livello di quartiere si identifica con i vecchi tracciati delle strade rurali preesistenti. Nell’ultimo decennio l’Amministrazione Comunale ha provveduto alla costruzione di una rete di strade esterne per il collegamento veicolare dei vari nuclei abitati che sono stati quindi organicamente collegati tra loro. Da Bergamo, il tragitto più breve per raggiungere Foresto Sparso, che dista circa 30 Km, segue questo itinerario: - autostrada A4 in direzione Venezia, casello di “Ponte Oglio”; - SP 84 “Tagliuno-Palazzolo sull’Oglio”, passando per Castelli Calepio; - SP 91, “della Val Calepio – Albano S.Alessandro-Sarnico”, passando per Credaro; - SP 81, “Foresto Sparso”passando per Villongo. 86 Non si segnalano particolari criticità in merito alla tematica “mobilità”, se non la necessità di interventi sulla viabilità ordinaria per rendere più efficaci gli spostamenti. 5.1.1. La rete ferroviaria Linea ferroviaria Bergamo - Brescia La linea ferroviaria BG-BS corre distante dal territorio comunale di Foresto Sparso: le stazioni di riferimento per il Basso Sebino sono, Grumello del Monte in provincia bergamasca e Palazzolo sull’Oglio in quella bresciana. Linea ferroviaria Turistica del Basso Sebino – Treno Blu Posta decisamente a sud rispetto al territorio comunale di Foresto Sparso è attiva la Linea Ferroviaria Turistica del Basso Sebino. La linea ferroviaria Palazzolo sull’Oglio-Paratico-Sarnico ha origine dal quarto binario della stazione bresciana e, dopo essersi subito staccata dalla ferrovia Bergamo-Brescia, prende a costeggiare il fiume Oglio in un contesto ambientale a tratti particolarmente suggestivo (dal 1988 tutelato come Parco Regionale) per giungere sulla riva meridionale del Lago d'Iseo. Questa tratta di 10 km venne inaugurata il 31 agosto 1876 essenzialmente per il trasporto delle merci prodotte nella zona del lago e fino ad allora trasportate verso la pianura su barconi lungo il canale Fusia, oggi usato solo a fini irrigui. Successivamente la ferrovia costituì un importante e veloce collegamento tra il Sebino e le città di Bergamo, Brescia e Milano, quando poco dopo anche il turismo cominciò a svilupparsi. Il traffico merci è sempre stato contraddistinto da un particolare servizio combinato "ferrovia + navigazione" mediante il quale i carri ferroviari venivano caricati su chiatte che, trainate da lenti rimorchiatori, portavano le merci ai vari approdi del lago. Questo originale servizio rimasto attivo a beneficio delle acciaierie di Lovere, è stato l'ultimo esempio del genere in Europa poiché anche questo, purtroppo, dal marzo 1999 è stato soppresso ed il binario che giungeva fin sulla riva del lago è stato interrotto, sebbene restino ancora alcune attrezzature (tra cui il pontile mobile d'imbarco) divenute ormai rari reperti di archeologia industriale. Se il traffico merci è sempre esistito, pur con alterne vicende, il traffico viaggiatori, venne sospeso nel 1966. Dopo anni di oblìo, per volontà di alcuni appassionati, un treno viaggiatori tornò a percorrere la linea il 26 maggio 1991 con uno storico convoglio trainato dalla locomotiva a vapore 940-022. Sulla scia di questo primo treno si costituì il "Comitato per il ripristino della ferrovia Palazzolo sull’Oglio-Paratico-Sarnico" che per anni chiese, con numerose iniziative, il ritorno dei treni passeggeri sulla tratta, anche come valida alternativa all'intasamento quasi perenne delle strade che portano al lago. Nel 1994, il Comitato si trasformò in Associazione di volontariato senza fini di lucro con il nome di "FBS - Ferrovia del Basso Sebino". Il 3 luglio dello stesso anno e per altre nove domeniche estive, 87 in accordo con le Ferrovie dello Stato ed alcuni sponsor, si sperimentò un servizio ottenendo un successo superiore ad ogni aspettativa, tanto che negli anni seguenti l'iniziativa venne ripetuta per un periodo di esercizio molto più lungo, da aprile a settembre con il nuovo nome di "TrenoBlu". Ciò fu possibile soprattutto grazie al volontariato che, ancor oggi, promuove ed organizza il servizio, sorveglia i passaggi a livello, si occupa della vendita dei biglietti, cura la pubblicità e l'integrazione con la navigazione lacuale nonché il coordinamento tra gli Enti pubblici e privati coinvolti, la pulizia delle stazioni e delle aree verdi annesse. L'Associazione si propone così di diventare il centro di coordinamento per le attività turistiche del Basso Sebino, della zona occidentale della Franciacorta, della Valle Calepio e del costituendo Parco dell'Oglio. Con i prossimi interventi ed il definitivo consolidamento dell'attività, il "TrenoBlu" intende porsi quale innovativo ed importante strumento per uno sviluppo turistico nel quale ricchezze artistiche, paesaggistiche, ambientali e culturali siano gli elementi cardine per una corretta crescita economica e sociale. Il Comune di Foresto Sparso non dispone di un Piano Urbano del Traffico (PUT). La redazione del PUT è obbligatoria esclusivamente per i Comuni con più di 30.000 abitanti (art. 36 del Nuovo Codice della Strada). 5.1.2. Itinerari turistici La ex Comunità Montana del Basso Sebino e del Monte Bronzone ha elaborato una cartografia dei principali sentieri presenti nel suo territorio (già citati nel capitolo 3, paragrafo 3.1. “Altri elementi d’interesse ambientale”). 88 [Fonte: tavola n. e3_3m, PTCP della Provincia di Bergamo] 89 6 – QUALITA’ DELL’ARIA 90 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 6.1. RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE La “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, è stata realizzata nell’ambito del progetto dell’Agenda 21 della ex Comunità Montana. Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”, cofinanziato dalla Provincia di Bergamo, e segue l’adesione alla Carta di Aalborg effettuata nell’anno 2007 con Delibera del Consiglio Direttivo del 13.03.07. La “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” è una componente fondamentale del percorso di Agenda 21 Locale, in quanto contribuisce a delineare il quadro di riferimento dello stato dell’ambiente e delle risorse presenti in un dato territorio, e indica altresì le principali priorità su cui l’Ente Locale intende concentrare la propria azione. La “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” (RSA) è stata realizzata sulla base di dati raccolti dal gruppo di lavoro grazie alla disponibilità e al contributo della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, di tutti i Comuni che vi afferiscono, della Provincia di Bergamo, dell’ATO e dell’ARPA della Provincia di Bergamo. Per ciascuna delle tematiche rilevanti (Aria ed Energia, Acqua, Suolo e Sottosuolo, Rifiuti, Natura e Biodiversità, Agenti Fisici) sono stati elaborati degli indicatori che nell’insieme hanno permesso di ottenere una valutazione dei diversi aspetti principali. Vi è la presenza di altri due progetti importanti che hanno molto contribuito alla RSA anche attraverso dati e valutazioni ambientali aggiornate e mirate al territorio della ex Comunità Montana: - “l’indagine epidemiologica ed ambientale sul territorio della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino”; - il progetto avviato dalla Comunità Monte Bronzone e Basso Sebino unitamente ad altri partner e finanziato dalla Fondazione Cariplo chiamato “Coordinarsi per agire insieme sulle acque del Sebino”, propedeutico alla formazione del Contratto di Lago, per realizzare interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni ecologiche, dello stato qualitativo e alla rinaturalizzazione del Lago d’Iseo. Gli elementi che sono stati considerati per la descrizione della qualità dell’Aria nel territorio della ex Comunità Montana sono: - le principali pressioni sulla qualità dell’aria, costituite dalle emissioni inquinanti indotte dalle attività che si svolgono nell’area in esame; - l’individuazione della concentrazione di inquinanti nell’aria, e, quindi, della qualità dell’aria locale. 91 6.1.1. Le emissioni atmosferiche I dati disponibili per stimare le emissioni atmosferiche a livello comunale sono raccolti nel database Inemar della Regione Lombardia che suddivide le possibili fonti emissive nei seguenti macrosettori: - produzione di energia e trasformazione di combustibili; - combustione non industriale; - combustione per l’industria; - processi produttivi; - estrazione e distribuzione di combustibili; - uso di solventi; - trasporto su strada; - altre sorgenti mobili e macchinari; - trattamento e smaltimento rifiuti; - agricoltura; - altre sorgenti e assorbimenti. Gli inquinanti considerati sono: - SO2 (biossido di zolfo); - NOx (ossidi di azoto); - COV (composti organici volatili); - CH4 (metano); - CO (monossido di carbonio); - CO2 (biossido di carbonio); - N2O (protossido di azoto); - NH3 (ammoniaca); - PM 2,5 e PM 10 (particolato fine con diametro di 2,5 o 10 µm); - PTS (polveri totali sospese); A queste si aggiungono alcune misure di sintesi: - CO2 eq. (che rappresenta un’unità di misura del contributo complessivo alle emissioni di gas serra misurato in equivalenti di anidride carbonica); - Precurs. O3 (che raggruppa i gas responsabili dell’incremento di concentrazioni dell’ozono; - Tot. Acidif. (H+), che considera l’insieme delle emissioni di sostanze acidificanti causa primaria del fenomeno delle piogge acide. 92 La seguente tabella riporta le stime complessive riferite all’anno 2005 delle emissioni atmosferiche per i Comuni della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino: Stima emissioni atmosferiche per macrosetori (anno 2005 – Fonte: INEMAR Regione Lombardia) Nella successiva tabella sono riportate per singolo inquinante le principali forme emissive: Stima emissioni atmosferiche per macrosettori – valori percentuali (anno 2005 – Fonte: INEMAR Regione Lombardia) Dal confronto con i dati medi delle emissioni stimate per le attività economiche della Provincia di Bergamo emerge come, rispetto al peso percentuale del territorio considerato, che si attesta intorno al 3,7% del territorio complessivo, si evidenziano i seguenti scostamenti: - per biossido di zolfo e ossidi di azoto, il territorio considerato mostra emissioni superiori alla media provinciale, ma in linea con i territori “simili” per composizione demografica e attività economica; - per altri inquinanti, come anidride carbonica e composti organici volatili, il contributo locale è appena superiore alla media provinciale; - per tutti gli altri inquinanti, in particolare quelli legati ad attività di tipo agricolo, si evidenziano emissioni di molto inferiori al peso percentuale del territorio considerato rispetto alla media della provincia di Bergamo. A livello comunale, il contributo dei diversi Comuni alle emissioni stimate è molto differenziato in relazione alla presenza di attività di tipo industriale, al volume di traffico veicolare specifico e alla densità abitativa locale. 93 La stima delle emissioni atmosferiche per Foresto Sparso (nell’anno 2005) era così composta: SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 PTS PM2,5 1,51 27,23 132,78 89,96 175,44 8,62 4,28 25,88 8,18 8,89 7,67 CO2 Tot. Prec. eq. Acidif. O3 12,11 2,16 186,56 La stima delle emissioni atmosferiche per Foresto Sparso – valori percentuali (nell’anno 2005) era così composta: SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM10 PTS PM2,5 0,61 1,37 7,16 12,62 10,85 1,53 9,75 18,15 9,86 9,28 10,79 CO2 Tot. Prec. eq. Acidif. O3 2,03 3,65 4,18 6.1.2. La qualità dell’aria Nell’area considerata si trova una sola centralina fissa di rilevamento della qualità dell’aria situata nel Comune di Tavernola Bergamasca. [Fonte: ARPA Lombardia: localizzazione centraline ARPA nella Provincia di Bergamo] 94 Si tratta di una centralina di tipo industriale che rileva solo le concentrazioni di biossido di zolfo e biossido di azoto. Le analisi dei dati rilevati all’anno 2006 evidenziano, in parallelo con quanto emerso dalle stime di emissioni inquinanti ricavate dal database Inemar della Regione Lombardia, una situazione di alterazione della qualità dell’aria. Per il biossido di zolfo non si evidenziano problemi dal momento che il valore medio rilevato è pari a 8 µg/m³, ben al di sotto del limite normativo fissato a 20 µg/m³ (DM 60/02), mentre per il biossido di azoto la situazione è sostanzialmente diversa. Nel 2006, infatti, il valore medio di concentrazione rilevata è stata pari a 49 µg/m³, superiore allo standard normativo di riferimento per la protezione della salute umana (48 µg/m³). se ad oggi questo superamento appare obiettivamente molto limitato, il problema assume una rilevanza molto più evidente se si considera che il limite di riferimento si abbasserà nel 2010 a 40 µg/m³. La concentrazione rilevata di biossido di azoto indica la presenza di un inquinamento di fondo diffuso e potenzialmente significativo per questo inquinante che ha sostanzialmente origine da processi di combustione sia di tipo industriale che da traffico. Il rapporto sulla qualità dell’aria della Provinicia di Bergamo (anno 2006) evidenzia, inoltre, come questa concentrazione tenda ad aumentare negli anni, aspetto in parziale controtendenza rispetto alla media provinciale. Non si evidenziano, invece, superamenti dei valori delle classi di qualità dell’aria per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico di punta. La presenza sul territorio considerato di una sola centralina fissa di rilevamento non permette di effettuare valutazioni generalizzate sulla qualità dell’aria dell’intera ex Comunità Montana, ma solo di individuare alcune potenziali criticità puntuali. Il quadro della situazione si completa grazie a diverse campagne di rilevamento della qualità dell’aria attraverso l’uso di un laboratorio mobile svolte, a cura del Dipartimento ARPA di Bergamo. Nel corso del 2008, grazie ad un protocollo d’intesa stipulato nel 2007 tra la ex Comunità Montana e i relativi Comuni, Provincia di Bergamo, ASL, ARPA, Unione degli industriali della Provincia di Bergamo, e Associazione Artigiani di Bergamo, è stata realizzata un’estesa campagna di monitoraggio della concentrazione di SOV (sostanze organiche volatili) che ha interessato i 12 Comuni della ex Comunità Montana. 95 Rilevazione delle concentrazioni di SOV – anno 2008 Nella relazione finale di commento ai dati, ARPA evidenzia i seguenti aspetti: - le sostanze riscontrate e i valori medi del periodo di campionamento evidenziano, oltre alla presenza degli inquinanti derivanti dal traffico (idrocarburi aromatici: benzene, toluene, xileni, etilbenzene, ecc. e idrocarburi alifatici) che conferma il forte contributo dato dal movimento auto (tetracloroetilene, veicolare all’inquinamento tricloroetilene, etilacetato, dell’aria, butilacetato, anche altre ecc.) che molecole, risultano verosimilmente provenire da varie attività umane e produttive usuali e distribuite in modo ubiquitario sul territorio, in particolare legate alla produzione di guarnizioni in gomma, settore economico trainante a livello locale; - il benzene presenta un andamento stagionale massimo nei periodi di stabilità atmosferica invernali e minimo nei periodi estivi caratterizzati da turbolenza e mobilità dell’aria; nel caso specifico, i valori medi del periodo, riscontrati nei territori di tutti i 12 Comuni della ex Comunità Montana, risultano essere nettamente inferiori sia rispetto al limite obiettivo di qualità dell’aria da raggiungere entro l’anno 2010; - la presenza nell’aria degli altri idrocarburi aromatici rispecchia in modo proporzionale la composizione e la loro presenza nei carburanti, come indicato dal rapporto toluene/benzene che, nei casi in cui risulti inferiore a circa 4 (rapporto compositivo medio dei due idrocarburi nelle benzine), attesta in modo certo l’origine esclusiva da traffico di tali inquinanti, mentre nei casi in cui l’indicatore sia nettamente superiore a 4 segnala in modo inequivocabile la presenza di altre fonti di toluene derivanti probabilmente da attività di verniciatura o di produzione di vernici, ma anche da operazioni di adesione/incollaggio della gomma su superfici metalliche. Il campionamento effettuato per il Comune di Foresto Sparso è relativo al periodo 01 febbraio / 04 marzo 2008. 96 I prelievi sono stati effettuati con campionatori passivi del tipo “radiello 130” e l’analisi è stata condotta mediante tecnica GD/FID e GC/MSD. L’ubicazione dei campionatori ha riguardato: 97 [Fonte: Agenda 21 della Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino – “Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”] 98 6.1.3. Indagine epidemiologica nell’area del Basso Sebino Il direttivo della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, per meglio capire le cause dell’alta mortalità registrata in zona per tumori, ha promosso nella seduta del 12/07/2007 un’indagine epidemiologica ed ambientale completando un’indagine già attivata alla fine degli anni ’90 e lasciata in sospeso. Il Basso Sebino, infatti, rimane l’area a più alto tasso di mortalità per tumori in provincia di Bergamo. Perché nel Basso Sebino, territorio a prima vista poco contaminato da industrie, si muore di più per tumori rispetto a zone con un insediamento industriale maggiore come Dalmine, Bergamo o l’Isola bergamasca? E’ questo l’interrogativo al quale, gli amministratori, si propongono di dare una risposta. Il lavoro è improntato e finalizzato alla prevenzione e tutela dell’ambiente e della salute della popolazione attraverso la conoscenza epidemiologica ed ambientale del territorio della ex Comunità Montana, nonché all’individuazione di eventuale presenza di forme di inquinamento. Le attività svolte e presentate nell’“Atlante di epidemiologia geografica – stato di salute nella Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino (1999-2007)”, sono state sviluppate in due fasi principali: PRIMA FASE: 1. Indagine epidemiologica descrittiva locale, spazio-temporale, su dati di: a. mortalità generale, oncologica e per patologie respiratorie; b. ricoveri per patologie respiratorie e tumorali; c. attivazione di flussi informativi con i medici di medicina generale interessati: • segnalazione immediata di casi d’interesse all’indagine (tumori, patologie del sistema respiratorio, …); • eventuali informazioni suppletive su casi per analisi su familiarità, stili di vita, esposizioni a rischi professionali e ambientali. d. analisi registro tumori condizionato dallo stato di aggiornamento del registro stesso. 2. Collaborazione e supporto metodologico all’organizzazione della mappatura delle attività produttive. 3. Analisi dei risultati delle indagini ambientali effettuati da ARPA (n. 150 campionamenti d’aria per un mese con campionamenti passivi; n.2 campagne di monitoraggio della qualità dell’aria della durata massima di 4 settimane; n.1 campagna Radon in almeno 24 edifici per la durata di 3 mesi; analisi dei risultati) e valutazione in termini di impatto sanitario sulla popolazione. 99 SECONDA FASE: 4. Approfondimento su alcune criticità individuate in relazione a possibili esposizioni a fattori di rischio (professionali e ambientali) a. es: cancro dello stomaco e del fegato e tumore polmonare. 5. Indicazioni preventive per la riduzione dei fattori di rischio individuati/stimati. 6. Seminario di socializzazione dei risultati. 7. Pubblicazione atlante: stato di salute della popolazione del territorio della Comunità Montana. RISULTATI PRINCIPALI DELL’ATLANTE: Il resoconto si presenta allarmante soprattutto per quanto riguarda gli uomini con un tasso di mortalità per tumori che arriva al 42,9%, il più alto in provincia di Bergamo. Un po’ meglio è la situazione che riguarda le donne, con un tasso di mortalità che arriva al 31,9%, anche se superiore alla media provinciale (30,5%). Ciò implica che il distretto dovrà essere monitorato in futuro non solo con i dati di mortalità ma anche mediante i dati di incidenza. I dati di ricovero sono comunque in linea con quelli della provincia. L’immagine seguente, tratta dall’Atlante, vuole essere una tabella di sintesi orientativa sulle criticità evidenziate. 100 L’Atlante evidenzia inoltre i dati riguardanti la mortalità generale, verso la quale, complessivamente, la popolazione bergamasca ha un rischio di morte superiore rispetto a quella lombarda. Nello specifico il territorio della ex Comunità Montana presenta una mortalità più elevata rispetto alla provincia per quanto riguarda i maschi, mentre per le femmine è sostanzialmente sovrapponibile. La morbosità ospedaliera risulta invece più elevata in entrambi i generi. Le piccole e significative differenze rilevate sono attribuibili al numero molto elevato degli eventi considerati, che hanno consentito di mettere in evidenza differenze altrimenti non rilevabili. In ogni caso, l’eccesso percentuale tra i maschi della ex Comunità Montana rispetto a quello della provincia (+8%) è evidente, e può essere dovuto ad una maggiore esposizione ai più importanti fattori di rischio noti (fumo, dieta, alcol, esposizione professionale), a un minor ricorso a fattori di protezione (attività fisica, prevenzione primaria e secondaria), ma anche a differenze nell’accesso alle cure. 101 6.2. DATI METEOROLOGICI E METEOCLIMATICI La provincia di Bergamo in generale è caratterizzata da un clima di tipo continentale, con inverni piuttosto rigidi ed estati calde e afose. Le principali caratteristiche fisiche dell’area sono la spiccata continentalità, il debole regime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica. Dal punto di vista dinamico, la presenza della barriera alpina influenza in modo determinante l'evoluzione delle perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di occlusione e un generale disaccoppiamento tra le circolazioni nei bassissimi strati e quelle degli strati superiori. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante le capacita dispersive dell'atmosfera, e quindi le condizioni di accumulo degli inquinanti, soprattutto in periodo invernale, ma anche la presenza di fenomeni fotochimici nel periodo estivo. Per l’analisi climatologica del territorio comunale di Foresto Sparso all’interno dello Studio Geologico redatto dal Dott. Geol. Caldarelli - Euro/Geo. 102 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 7 – INQUINAMENTO ACUSTICO ED ELETTROMAGNETICO, RADON ED ENERGIA 103 7.1. RUMORE L'inquinamento da rumore è oggi uno dei principali problemi che condizionano in negativo il benessere pubblico. Per inquinamento acustico si intende: l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi. Il rumore è quindi un fenomeno che condiziona non solo il benessere umano, ma anche lo stato delle matrici ambientali. La Legge Quadro (L. 447/95) assegna ai Comuni il compito di suddividere il territorio in classi acustiche in funzione della destinazione d'uso delle varie aree (residenziali, industriali, ecc.), stabilendo poi, per ciascuna classe, i limiti delle emissioni sonore tollerabili. Lo strumento di pianificazione che attua tale classificazione è il Piano di Zonizzazione Acustica, che disciplina l'uso del territorio e vincola le modalità di sviluppo delle attività su di esso svolte, al fine di armonizzare le esigenze di protezione dal rumore e gli aspetti riguardanti la pianificazione territoriale e il governo della mobilità. Le classi di destinazione acustica previste sono le seguenti: - classe I - aree particolarmente protette; - classe II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale; - classe III - aree di tipo misto; - classe IV - aree di intensa attività umana; - classe V - aree prevalentemente industriali; - classe VI - aree esclusivamente industriali. La classe I è dedicata alle zone più sensibili del territorio (ospedali, scuole, ecc.), mentre le classi V e VI sono previste per le aree a destinazione industriale. Il Comune di Foresto Sparso ha incaricato lo Studio Euro/Geo di Bergamo per la redazione del Piano di Zonizzazione acustica comunale. 104 7.2. ELETTROSMOG Con il termine elettrosmog si designa l’inquinamento derivante da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti, quali quelle prodotte da stazioni radio base per telefonia cellulare, emittenti radiofoniche, cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità, come gli elettrodotti della rete di distribuzione, ecc. L’elettrosmog è una forma anomala di inquinamento ambientale, poichè non si ha una vera e propria "immissione" di sostanze nell’ambiente: gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) sono presenti solo finchè le sorgenti che li hanno generati rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell’ambiente. Si tratta inoltre di un fenomeno localizzato in zone più o meno ampie nell’intorno delle sorgenti, senza un’effettiva diffusione su scala territoriale. Le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici si distinguono in: • fonti che generano campi ad alta frequenza (100kHz-300GHz): impianti per radiotelecomunicazione, sistemi per diffusione radio e televisiva, impianti per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, impianti di collegamento radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio), radar; • fonti che producono campi detti a bassa frequenza (0Hz-100kHz): elettrodotti per la distribuzione dell’energia elettrica, costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, centrali di produzione di energia, stazioni e cabine di trasformazione dell’energia elettrica, ecc. Queste fonti sono caratterizzate da due elementi fondamentali: la frequenza di trasmissione e la potenza di emissione, entrambi fondamentali nel determinare le caratteristiche delle onde emesse e quindi del campo elettromagnetico generato. I campi generati dalle fonti elettromagnetiche sono il campo elettrico e il campo magnetico, si misurano rispettivamente in Volt/metro e in A/metro e variano in funzione della distanza dalla sorgente. Il DPCM 8 Luglio 2003 fissa i limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici: Intensità campo elettrico [V/m] In condizioni normali [3 MHz < f<3000 MHz] Nel caso di prossimità di edifici adibiti a permanenze prolungate (maggiori di 4 ore) Intensità campo magnetico[A/m] 20 0,05 6 0,016 In merito agli effetti di tale inquinamento sulla salute umana, è accertato solo l’effetto delle onde elettromagnetiche cosiddette ad alta frequenza (anche se non ionizzanti) che per ora sembra 105 manifestare solo un innalzamento della temperatura dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di acqua. [Fonte: Arpa Lombardia, Dipartimento di Bergamo - Impianti radiotelevisivi nella Provincia di Bergamo] Nel territorio comunale non transitano elettrodotti. Nell’anno 2007, come segnalato dall’Agenda 21 della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, erano presenti nel territorio comunale di Foresto n.8 impianti radiobase e n.1 impianto radio-televisivo. I dati relativi alla potenza delle antenne sono in corso di verifica. 106 7.3. RADON La fonte principale d'esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti è quella derivante dal fondo naturale (radionuclidi naturali presenti nell'atmosfera e sulla terra) e tra questi il contributo maggiore è dato dall’esposizione al radon negli ambienti chiusi (radon indoor). Il radon è un gas nobile e radioattivo che si forma dal decadimento del radio, generato a sua volta dal decadimento dell'uranio. E’ un gas molto pesante che a temperatura e pressione standard si presenta inodore e incolore; esso viene considerato estremamente pericoloso per la salute umana se inalato. Il radon proviene principalmente dal terreno, infatti viene generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre ed in particolare da lave, tufi, pozzolane, alcuni graniti, ecc. Altra importante sorgente è costituita dai materiali da costruzione: essi rivestono solitamente un ruolo di secondaria importanza rispetto al suolo, tuttavia, in alcuni casi, possono essere la causa principale di elevate concentrazioni di radon. Una terza sorgente di radon è rappresentata dall'acqua, in quanto il gas radioattivo è moderatamente solubile in essa. Tuttavia il fenomeno riguarda essenzialmente le acque termali e quelle attinte direttamente da pozzi artesiani, poichè di norma l'acqua potabile, nei trattamenti e nel processo di trasporto, viene talmente rimescolata da favorire l'allontanamento del radon per scambio con l’aria. Il radon proveniente dal suolo, mescolato all'aria, si propaga fino a risalire in superficie. Nell'atmosfera si diluisce rapidamente e la sua concentrazione in aria e pertanto molto bassa; ma quando penetra negli spazi chiusi tende ad accumularsi, raggiungendo concentrazioni dannose per la salute. La via che il radon generalmente percorre per giungere all'interno delle abitazioni è quella che passa attraverso fessure e piccoli fori delle cantine e nei piani seminterrati. L'interazione tra edificio e sito, l'uso di particolari materiali da costruzione, le tipologie edilizie sono pertanto gli elementi più rilevanti ai fini della valutazione dell'influenza del radon sulla qualità dell'aria interna delle abitazioni ed edifici in genere. La concentrazione di radon subisce considerevoli variazioni sia nell'arco della giornata che in funzione dell'avvicendarsi delle stagioni. Essa tende inoltre a diminuire rapidamente con l'aumentare della distanza dell'appartamento dal suolo. Il problema investe infatti in modo particolare cantine e locali sotterranei o seminterrati. Alcuni studi nell'ultimo decennio hanno dimostrato che l'inalazione di radon ad alte concentrazioni aumenta di molto il rischio di tumore polmonare. In Italia ancora non c'e una normativa per quanto riguarda il limite massimo di concentrazione di radon all'interno delle abitazioni private. Si può fare riferimento ai valori raccomandati dalla Comunità Europea (raccomandazione 90/143/EURATOM) di 200 Bq/m3, come obiettivo di qualità 107 per le nuove abitazioni e 400 Bq/m3, valore al di sopra del quale si suggeriscono interventi per la riduzione delle concentrazioni nelle abitazioni già esistenti. Una normativa invece esiste per gli ambienti di lavoro (D. Lgs. n° 241, del 26/05/2000) che fissa un livello di riferimento di 500 Bq/m3. Per le scuole non vi sono indicazioni ma si ritiene per il momento di poter assimilare una scuola ad un ambiente di lavoro. In ogni caso i valori medi misurati nelle regioni italiane variano da 20 a 120 Bq/m3. In particolare la Regione Lombardia ha effettuato una campagna di monitoraggio delle concentrazioni medie annuali di radon (radon prone areas) negli anni 2003-2005, realizzando una rete di monitoraggio di 3650 punti di misura. Le misure sono relative al piano terreno di edifici abitativi o uffici, preferibilmente con vespaio o cantina sottostante. La rete di monitoraggio è stata costruita realizzando delle maglie omogenee ottenute incrociando il criterio semplicemente cartografico (CTR 1:10000), con quello geologicomorfologico regionale. Ai Comuni appartenenti ad una maglia, anche se non specificatamente indagati, e stato associato il valore della maglia corrispondente, poichè come ipotesi di base si è assunto che la concentrazione di radon all’interno di una maglia fosse omogenea. I risultati delle misure effettuate, mostrano valori più elevati di concentrazione di radon indoor nelle province di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese. Nella provincia di Bergamo sono stati indagati 594 punti. Concentrazioni annuali radon indoor – elaborazione dati campagna di monitoraggio radon prone area 2003-2005 Nei 12 Comuni della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino, è stata condotta da parte del Dipartimento di Bergamo dell’ARPA, nel 2008 una specifica campagna di rilevazione delle concentrazioni di radon nell’ambito del progetto dell’indagine epidemiologica ed ambientale della ex Comunità Montana stessa. Le misurazioni sono state effettuate con l’uso di rilevatori a tracce posizionati per circa tre mesi in edifici comunali. 108 Per quanto riguarda il Comune di Foresto Sparso, l’indagine è stata condotta nel periodo tra il 26.02.2008 e l’11.06.2008. Il periodo di rivelazione si collocava tra la fine dell’inverno e la primavera, quando solitamente la concentrazione di radon rilevata in un determinato ambiente è abbastanza elevata rispetto alla media annua relativa al medesimo ambiente: durante i mesi più freddi, infatti, fattori atmosferici quali pressione e temperatura favoriscono l’emanazione del gas dal sottosuolo verso gli ambienti confinati, e la scarsità del ricambio d’aria ne favorisce la concentrazione. I risultati delle misure eseguite portano a ritenere che la concentrazione di radon media nel periodo considerato e che la concentrazione media annua siano inferiori al livello di riferimento di 400 Bq/mq in tutti i locali esaminati. 109 110 [Fonte: Agenda 21 della Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino – “Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”] 111 7.4. ENERGIA Nella gestione dei bisogni e delle fonti di energia si concentrano preziose opportunità di sviluppo sostenibile e di razionalizzazione degli usi di risorse naturali. I dati relativi all’energia consumata e prodotta sul territorio di Foresto Sparso, possono essere suddivisi nei seguenti macro temi: • consumo di energia termica: il Comune è servito da una rete di metanodotto, gestita dalla “Enel Gas”; • consumo di energia elettrica: l’ambito territoriale in esame è gestito dalla “Enel S.p.A.”. Nel Comune di Foresto si registra la presenza di n. 26 impianti solari e fotovoltaici (con potenza totale pari a 110 kW) installati per uso privato, secondo quanto riportato sul sito www.atlasole.gsel.it. Legenda: da 1 a 66 impianti Lista impianti nel Comune di Foresto Sparso [Fonte: www.atlasole.gsel.it] 112 I consumi energetici sul territorio comunale rappresentano un utile indicatore per indirizzare le politiche amministrative in materia di ambiente al fine di: - promuovere e incentivare il risparmio energetico; - limitare le emissioni di inquinanti in atmosfera. Tuttavia, in seguito alla liberalizzazione del mercato energetico, in base alla quale l’utente finale può decidere presso quale gestore rifornirsi, sia in termini di energia elettrica, sia di metano, i dati relativi ai consumi di energia a livello territoriale sono di difficile elaborazione, in quanto facenti capo a diversi gestori. Energia fatturata nel settore agricolo Migl. Di kWh Energia fatturata nell’industria Migl. Di kWh Energia fatturata nei servizi Migl. Di kWh Utenti domestici e servizi generali edifici Migl. Di kWh 613,6 5.905,8 839,4 2.527,2 Energia fatturata per tipologia di utente (anno 1999) – Comune di Foresto Sparso – Enel,1999 “Foresto Sparso, se si analizza la distribuzione di queste percentuali, è un Comune con usi industriali dell’energia compresi tra il 50-70%”. [Fonte: Agenda 21 della Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino – “Lo stato dell’ambiente a portata di tutti”] La rete gas Il fornitore di energia elettrica sul territorio comunale è “Enel Gas”. I dati sopra richiamati saranno fatti oggetto di opportuna integrazione del documento, non appena disponibili dagli Enti gestori, e soprattutto costituiranno elementi da individuare quali indicatori per la fase di monitoraggio. 113 8 – RISCHI TECNOLOGICI E AMIANTO 114 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo 8.1. INDUSTRIE A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (R.I.R.) Il sistema industriale è caratterizzato anche dalla presenza di Aziende a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) (D.Lgs. 334/99). Con questo termine si definiscono le imprese che, per la presenza nel proprio sito di determinate sostanze pericolose in quantità superiori a determinati livelli, rappresentano un pericolo potenziale per il territorio in caso di incidenti rilevanti. Sulla base del rischio potenziale, ogni azienda è tenuta ad attuare politiche di prevenzione che possono prevedere, a seconda del livello di rischio raggiunto, la predisposizione di una Scheda informativa per la popolazione o la realizzazione di un Rapporto di sicurezza che garantisca la giusta informazione alla cittadinanza. Nel Comune di Foresto Sparso non sono presenti aziende la cui attività rientra nel campo di applicazione del D.Lgs 334/99 e successive modifiche. 8.2. IMPIANTI SOGGETTI AD AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (A.I.A.) Nel territorio comunale non sono presenti impianti la cui attività richiede autorizzazione integrata ambientale (AIA) ai sensi del D.Lgs. 59/2005. 8.3. ATTIVITA’ ECONOMICHE Secondo quanto citato nell’agenda 21 della ex Comunità Montana del Monte Bronzone e del Basso Sebino dell’anno 2008, il numero di imprese presenti a Foresto relative al 2001 erano 474, delle quali: 114 nell’industria, 40 nel commercio, 43 nei servizi, 114 nell’artigianato, 8 nelle istituzioni e 155 nell’agricoltura. Per quanto riguarda l’agricoltura 8.4. AREE DISMESSE Non si segnala la presenza di aree dismesse. [Fonte: “Ricognizione dello stato delle aree dismesse e in via di dismissione in provincia di Bergamo. Dossier a schede descrittivo delle arre censite” dell’Università degli studi di Bergamo, Centro studi sul territorio. D.A.I.S.S.I.L.] 8.5. AMIANTO La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per se un pericolo per la salute degli occupanti; se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso, è improbabile infatti che esista un pericolo apprezzabile di rilascio di fibre. Se invece il materiale viene danneggiato per interventi di manutenzione o altro motivo, è inevitabile il rilascio di fibre che costituisce un rischio potenziale alla salute umana; analogamente 115 se il materiale è in cattive condizioni, o se vetusta e friabile, le sole vibrazioni o le correnti d’aria possono causare il distacco di fibre. In questi casi è necessario ricorrere ad interventi di bonifica, che non consistono necessariamente nella rimozione dell’amianto o dei materiali contenenti amianto, quale ad esempio il fissaggio e il confinamento temporaneo. In Regione Lombardia, la maggior parte dell’amianto presente è costituito principalmente da coperture in cementoamianto; sulla base delle informazioni fornite da un telerilevamento effettuato sul territorio di Milano nel 2005, si è potuto stimare che in Lombardia è presente un quantitativo complessivo di coperture contenenti amianto pari circa a 22,6 kmq. Con DGR n. 8/1526 del 22 dicembre 2005 è stato approvato il Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL), con lo scopo di effettuare, entro il termine del 2008, una mappatura e un censimento dell’amianto presente sul territorio regionale, al fine di eliminare dal territorio lombardo l’amianto, sotto qualsiasi forma, entro il 2015. I principali strumenti utilizzati per l’attuazione del PRAL sono: - telerilevamento aereo della fascia di territorio regionale fino a 450 m.s.l.m.; - censimento diretto della presenza di amianto negli edifici, effettuato da ASL e ARPA in collaborazione con i Comuni e le Province. Per quanto riguarda il Comune di Foresto Sparso, non è presente il censimento dell’amianto nel territorio comunale, ma è in programma. Secondo quanto comunicato dall’Ufficio Tecnico comunale, si indica la non presenza di manufatti contenenti amianto presso gli edifici pubblici. A livello territoriale si segnala una limitata presenza di coperture di edifici privati, specie industriali. A fronte di un’indagine più approfondita, una delle scelte strategiche della Pubblica Amministrazione potrebbe essere quella di attivare un sistema di incentivazione per la rimozione delle coperture in eternit ancora presenti sul territorio. 116 9 – SINTESI DELLO STATO ATTUALE 117 RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE: quadro conoscitivo Nell’ambito della predisposizione del “Documento di scoping” è stata formulata una sintesi dello stato attuale dell’ambiente che non ha subito rilievi nel corso della prima conferenza di verifica e che qui di seguito si riporta unitamente all’individuazione delle problematiche e degli obiettivi. 118 9.1. QUADRO CONOSCITIVO-PROBLEMATICHE IN CORSO E INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO Il PGT dovrà mirare a: -conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche; -utilizzare e gestire correttamente, dal punto di vista ambientale, le questioni connesse all’eventuale presenza di sostanze potenzialmente inquinanti in rapporto alle problematiche della potabilità delle acque sotterranee; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale; -dare massima attenzione agli interventi che possono incidere sulle problematiche ambientali, e sviluppare l’istruzione/formazione in campo ambientale; -perseguire il miglioramento della qualità delle acque superficiali e sotterranee; -salvaguardare gli ambiti di valenza ambientale/vegetazionale e tutta la rete idrografica presente sul territorio; -valutare l’incidenza delle nuove previsioni in rapporto alla capacità delle reti a sostenere i nuovi carichi e/o alla necessità di implementare la dotazione. TEMATICA GEOMORFOLOGICA, IDROLOGICA E IDRAULICA INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI 1 I dati per ora disponibili consentono di individuare alcuni elementi di rischio idrogeologico legati soprattutto al corso del torrente Uria e a qualche esito di elementi di franosità individuali in sede storica. Si rimane in attesa di conoscere gli studi della Componente Geologica e Sismica e del Reticolo Idrico Minore per individuarne le eventuali problematiche. SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: La situazione della tematica “geomorfologica, idrologica ed idraulica” presenta le seguenti problematiche: 119 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica “difesa del suolo e delle acque” presenta la seguente problematica: TEMATICA DIFESA DEL SUOLO E DELLE ACQUE Il PGT dovrà mirare a: -usare e gestire correttamente, dal punto di vista ambientale, le eventuali produzioni di sostanze e di reflui inquinanti; -non consentire l’inserimento sul territorio di attività con lavorazioni e produzioni di rifiuti pericolosi ed inquinanti; -conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche. 2 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: Non si evidenziano particolari situazioni problematiche in ordine allo scenario esistente che comunque potrebbe giovarsi di interventi di miglioramento e di adeguamento. 120 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della problematiche: tematica “paesaggistica-naturalistica” presenta le seguenti Il PGT, in generale, dovrà mirare a: -conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali, attraverso un’opportuna normativa di conservazione e valorizzazione degli elementi storici; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale, attraverso il riconoscimento degli elementi che caratterizzano il territorio; -perseguire il contenimento del consumo di suolo mediante il recupero prioritario del patrimonio edilizio esistente, l’utilizzazione delle aree libere interstiziali e di frangia, l’eventuale riconversione degli elementi dismessi o non compatibili. -migliorare la qualità ambientale e la tutela del patrimonio naturale mediante l’individuazione di specifici ambiti da assoggettare a normativa di salvaguardia ambientale con particolare attenzione agli elementi atti a garantire la conservazione della biodiversità; -utilizzare in modo efficace la normativa di salvaguardia e di valorizzazione; -sensibilizzare la popolazione sulle problematiche ambientali e paesistiche, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale. TEMATICA PAESAGGISTICA-NATURALISTICA Il DdP definirà tra i propri obiettivi gli elementi di valenza ambientale e paesistica presenti nel territorio comunale, individuando i criteri di mantenimento, valorizzazione e riqualificazione: -valorizzazione ambientale,e, per le possibili parti compromesse e recuperabili, ricomposizione ambientale; -mantenimento/valorizzazione degli itinerari/percorsi d’interesse ecologico e fruitivo. 3 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: Necessità di salvaguardare gli scenari paesistici leggibili sul territorio. 121 La situazione della tematica del “sistema insediativo e dei servizi - patrimonio storicoarchitettonico” presentano le seguenti problematiche: Il PGT dovrà mirare a: -tutelare e riqualificare il centro storico; -dettare regole per la riqualificazione fisica e funzionale degli ambiti dismessi interni all’edificato; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale specie per quanto concerne gli elementi connessi con la valorizzazione degli edifici e dei contesti edificati nel quadro del sistema ambientale-paesistico; -proteggere l’atmosfera perseguendo politiche di forte controllo delle emissioni delle attività produttive ma anche degli impianti civili; -contenere il consumo di suolo attraverso la limitazione di nuove previsioni insediative, ma anche mediante, l’utilizzo delle aree interstiziali libere e mirati interventi di riqualificazione di aree ed edifici dismessi limitando il più possibile interventi esterni agli ambiti urbanizzati. 4 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: -Necessità di interventi di potenziamento di un sistema di accessibilità con interventi di riqualificazione degli spazi urbani aperti e di “mobilità dolce”. -Carenza delle aree e di organizzazione del sistema dei parcheggi. TEMATICA SISTEMA INSEDIATIVO E DEI SERVIZI - PATRIMONIO STORICO -ARCHITETTONICO QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO 122 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica “mobilità” presenta le seguenti problematiche: Il PGT dovrà mirare a: -migliorare la viabilità di distribuzione urbana e prevedere attrezzature e servizi di supporto alla mobilità; -proteggere l’atmosfera attraverso lo snellimento e la razionalizzazione dei flussi di mobilità. TEMATICA MOBILITA’ 5 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: Non si segnalano particolari criticità in merito alla tematica “mobilità”, se non la necessità di interventi sulla viabilità ordinaria per rendere più efficaci gli spostamenti. 123 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica “qualità dell’aria” presenta le seguenti problematiche: TEMATICA QUALITA’ DELL’ARIA Il PGT dovrà mirare a: -contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente favorendo il contenimento dell’inquinamento dell’aria anche in rapporto al miglioramento dell’organizzazione complessiva della mobilità; -promuovere l’utilizzazione di energie rinnovabili e/o combustibili a basso impatto; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale anche garantendo efficienza dei provvedimenti in materia di protezione dell’atmosfera; -sensibilizzare le problematiche ambientali, sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale. 6 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: Si rimane in attesa di analizzare i dati degli studi dell’indagine ambientale ed epidemiologica per individuarne le eventuali problematiche. 124 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica “inquinamento acustico ed elettromagnetico, radon ed energia” presenta le seguenti problematiche: INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI favorendo il contenimento 7 Il PGT dovrà mirare a: -contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente dell’inquinamento acustico ed elettromagnetico; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale. TEMATICA INQUINAMENTO ACUSTICO ED ELETTROMAGNETICO E RADON SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: Siamo in attesa di reperire il materiale relativo alle varie tematiche. 125 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica “rischi tecnologici e amianto” presenta problematiche: le seguenti TEMATICA RISCHI TECNOLOGICI ED AMIANTO Il PGT dovrà mirare a: -disciplinare e limitare l’insediamento sul territorio di attività pericolose e a rischio d’inquinamento; -gestire correttamente, dal punto di vista ambientale, le sostanze e i rifiuti pericolosi/inquinanti; -conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche superficiali e sotterranee; -conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale; -proteggere l’atmosfera; -ridurre l’inquinamento acustico. 8 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SINTESI DELLO STATO ATTUALE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: AMIANTO: Incentivarne la rimozione dell’amianto sugli edifici privati. 126 QUADRO CONOSCITIVO - PROBLEMATICHE IN CORSO La situazione della tematica del “contenimento dei consumi energetici e dei carichi ambientali” presenta le seguenti problematiche: Il PGT dovrà mirare a: -prevedere, in termini di disciplina generale e d’indirizzo, indicazioni per il contenimento dei consumi energetici; -ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili; -impiegare risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione; -sensibilizzare la popolazione alle tematiche ambientali, sviluppando opportunità di informazione e formazione sulle tematiche stesse. 9 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI SCHEDA RICOGNITIVA DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI E DEI CARICHI AMBIENTALI La situazione complessiva degli insediamenti e dell’edificazione è da considerarsi allo stato attuale fortemente carente in ordine alle problematiche dei contenimenti dei consumi energetici ma soprattutto in ordine all’approvvigionamento di energia rinnovabile e al contenimento dei carichi ambientali. 127 LA PROPOSTA DI DOCUMENTO DI PIANO 10 – CRITERI GENERALI DI RIFERIMENTO E DI INDIRIZZO DEL DdP: obiettivi gererali e specifici; azioni 128 10.1. IL PGT DI FORESTO SPARSO QUALE STRUMENTO DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ DEL TERRITORIO E DI INCREMENTO DELLA QUALITA’ URBANA E DELLA VITA Il Documento di Piano del PGT costituisce l’elemento essenziale di definizione degli indirizzi delle strategie e delle scelte che l’Amministrazione di Foresto Sparso intende porre alla base della propria azione politico-programmatica in materia urbanistica, in rapporto allo sviluppo delle componenti sociali ed economiche della Comunità, e in funzione della quale la pianificazione urbanistica deve definire: • gli elementi di organizzazione delle funzioni insediative e da prevedere; • la struttura dei servizi e delle attrezzature necessarie a garantire gli elementi supporto e di accessibilità, avendo riguardo al mantenimento e al potenziamento dei caratteri qualitativi del territorio, del paesaggio e della qualità della vita. In questo senso il Documento di Piano: • definisce gli obbiettivi generali e gli indirizzi strategici che vengono posti alla base delle scelte di sviluppo; • individua gli ambiti tematici che costituiscono il campo delle singole problematiche che si intendono affrontare e/o delle opportunità che si intendono cogliere; • determina le linee di indirizzo e le politiche da porre alla base delle azioni di sviluppo; • indica le necessità di organizzare e di dotazione dei servizi, delle attrezzature e delle infrastrutture necessarie a garantire la funzionalità dei sistemi, la qualità della fruizione e l’accessibilità; • determina le linee fondamentali delle relazioni spaziali e funzionali necessarie a garantire la qualità e la valorizzazione del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. Il PGT inoltre propone una strategia che si colloca coerentemente con gli indirizzi sottesi al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Bergamo, mirando al sostegno ed alla salvaguardia delle aree esterne all’edificato non ancora urbanizzate e alla conservazione e riqualificazione delle attuali situazioni residenziali e produttive. 129 10.2. OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DEL PGT Il Documento di Piano, partendo dall’analisi degli elementi di criticità e potenzialità delle componenti ambientali, sociali ed economiche emersi dal quadro conoscitivo e dalle necessità riscontrate nonché dagli orientamenti emersi, definisce un set di obiettivi strategici sostenibili, sui quali l’Amministrazione intende puntare per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. La proposta di Documento di Piano del Comune di Foresto Sparso articola gli obiettivi generali di pianificazione attraverso Ambiti Tematici Strategici, al fine di rendere più organizzato e razionale il processo logico ed il complesso sviluppo delle strategie. Gli Ambiti Tematici Strategici ai quali si fa riferimento all’interno del Documento di Piano sono i seguenti: • Assetto Insediativo: Dimensionamento degli sviluppi demografici e del fabbisogno abitativo; • Assetto economico: Settore primario, Settore secondario, Settore commerciale; • Organizzazione urbana dei servizi; • Sistemi della mobilità e delle infrastrutture; • Sistema del “verde fruibile”; • Sistema ambientale-paesistico e reti ecologiche; • Efficienza energetica degli edifici e contenimento dei carichi ambientali; • Politiche per il turismo in ambiti montani. A ciascun Ambito Tematico Strategico corrispondono obiettivi generali ed obiettivi di carattere specifico, da perseguire attraverso le azioni pianificatorie del PGT. 130 10.3. FONDAMENTI E PRINCIPI DI RIFERIMENTO DEL DdP Il Documento di Piano quale atto di definizione del quadro generale e strategico degli indirizzi e delle scelte del PGT fa propri i criteri individuati dal secondo comma dall’art. 1 della Legge Regionale 12/2005 che assume quali elementi fondativi e di indirizzo della struttura e della programmazione e pianificazione urbanistica del territorio di Foresto Sparso individuandone le seguenti declinazioni: SUSSIDIARIETA’ Il PGT riconosce nella sussidiarietà, sia “verticale” che “orizzontale” il principio fondamentale e il metodo per il raggiungimento dei propri obiettivi individuando nel rapporto sinergico tra le Istituzioni – nell’ambito delle diverse responsabilità e competenze – nell’iniziativa e nell’azione dei Cittadini, delle Famiglie, delle Associazioni e delle Formazioni Sociali gli strumenti per un coordinato ed efficace svolgimento delle iniziative e delle azioni di rilevanza sociale e di attuazione degli interventi di crescita e sviluppo del territorio e della qualità ambientale. DIFFERENZIAZIONE E ADEGUATEZZA I principi di differenziazione e di adeguatezza vengono assunti come declinazione del principio di sussidiarietà “verticale” e fanno riferimento: • alla “differenziazione” quale riconoscimento dei profili di diversità e competenza dei soggetti pubblici sia sotto il profilo delle competenze, sia sotto il profilo della dimensione e della scala degli ambiti demografici ed economici di riferimento, riconoscendo i ruoli sovraordinati della programmazione e della pianificazione, rispetto ai quali lo strumento urbanistico locale costituisce elemento di maggiore dettaglio nelle materie attribuite a tali soggetti con particolare riferimento agli Organismi Comunitari, allo Stato, alla Regione, alla Provincia e agli altri Enti e Soggetti di rango sovracomunale, così come agli organismi preposti al controllo e all’attuazione di elementi di scala sottoordinata alle previsioni del PGT che dovranno contribuire, secondo le proprie peculiari competenze a garantire l’efficace attuazione della Pianificazione Locale • alla “adeguatezza” intesa da un lato come necessità di rapportare i programmi e le previsioni del PGT alle effettive potenzialità del territorio e alla disponibilità delle risorse e dall’altro alla necessità di rendere disponibili strutture organizzative idonee a gestire i programmi e le previsioni di sviluppo che saranno formulate dallo strumento urbanistico. PARTECIPAZIONE E COLLABORAZIONE I principi di partecipazione e collaborazione vengono assunti quali principale riferimento per nell’attuazione della sussidiarietà “orizzontale” e fanno riferimento principalmente alla definizione dei rapporti tra i privati e la Pubblica Amministrazione ed in particolare: • la partecipazione viene intesa non solo a livello formale, come previsto nelle tradizionali procedure di definizione degli strumenti urbanistici, come possibilità per i cittadini di presentare osservazioni e opposizioni agli strumenti stessi ma come essenziale necessità di 131 disporre, mediante l’attivazione degli strumenti possibili, del più vasto repertorio possibile di istanze, contributi e proposte che consentano di poter definire il quadro progettuale dello strumento urbanistico come “risposta” organica e responsabile alle aspettative della Comunità • la collaborazione viene fondamentalmente intesa come diversa modalità di approccio nei rapporti tra pubblico e privato ove i due soggetti non debbano essere considerati come antagonisti bensì come soggetti partecipi, pur con differenti funzioni e responsabilità del processo di trasformazione e costruzione della città che non può avvenire in modo adeguato se non attraverso l’azione comune e la corresponsabilità tenuto conto anche delle nuove possibilità previste dalla riforma regionale quali gli strumenti dell’urbanistica negoziata, della perequazione ecc. EFFICIENZA L’attuazione del principio di efficienza vede fin d’ora impegnata l’Amministrazione alla predisposizione di uno strumento che conduca ad ottenere risultati tendenzialmente ottimali e con il minor dispendio possibile di risorse mediante un apparato di scelte progettuali e disciplinari fortemente impegnato a garantire il rispetto degli elementi di concretezza e un rapporto equilibrato tra le esigenze sociali, quelle dell’economia e quelle ecologiche e della qualità della vita. Il principio di efficienza trova la propria declinazione negli elementi inerenti la sostenibilità, la flessibilità, la perequazione e la compensazione. SOSTENIBILITA’ Il PGT deve mirare ad una pianificazione sostenibile i cui presupposti necessari sono così sintetizzabili: • • • • • caratterizzazione delle specificità del territorio nelle sue connotazioni fisico-ambientali ma anche socio-economiche, che aiuteranno a capire le strategie da adottare e quali scenari prevedere; programmazione di una qualità degli spazi pubblici. con un’organizzazione chiara e sicura degli spazi aperti, delle piazze, dei giardini e anche delle strade per favorire vivibilità e ricchezza delle relazioni; definizione di un “sistema integrato di paesaggio” che risponda alla domanda di prestazioni urbane sempre più di qualità; “conservazione spinta” e rafforzamento del sistema ambientale anche con la creazione di nuovi luoghi urbani strutturati e con forte presenza di elementi più naturali e naturalistici affinché la natura divenga realmente elemento di caratterizzazione degli spazi della città; utilizzo razionale delle risorse e di nuove forme di energia, determinate dai fattori climatici locali. FLESSIBILITA’ Il PGT deve perseguire la definizione di un progetto capace di determinare il “governo della flessibilità” che sia in grado di gestire eventi anche difficili, da interpretare, e che consenta adeguamenti rapidi alle situazioni sociali ed economiche in continua evoluzione. Quindi una pianificazione avanzata, il cui “disegno” non può più passare attraverso la visione classica “statica” dell’urbanistica ma si deve relazionare alla complessità dei fenomeni, proponendo programmi e scenari adatti ad una visione dinamica e flessibile del territorio. 132 PEREQUAZIONE E COMPENSAZIONE Gli interventi dovranno mirare in ogni situazione a definire un quadro organico di possibilità e di impegni, di diritti e di doveri, nel qual le necessità del “pubblico” e della collettività non cadano a gravare sui singoli ma siano distribuite secondo sistemi equitativi. ACCESSIBILITA’ Le opportunità che il territorio può offrire ai cittadini sono disponibili solo se accessibili. L’accessibilità è quindi la possibilità di disporre ed usufruire delle risorse presenti e disponibili sul territorio, risorse che sono costituite dalle funzioni insediate, dalle attrezzature e dai servizi e dagli elementi che caratterizzano la qualità ambientale e paesistica. IDENTITA’ L’identità di un territorio si definisce con il riconoscimento dei suoi valori, anche simbolici, città e dall’ apprezzamento degli stessi, attraversa l’immaginario collettivo e si fonda sulla storia e la cultura dei luoghi e sulla partecipazione dei soggetti. Riconoscere i valori sia oggettivi che simbolici di un territorio consente di preservarli e nel contempo di poterne definire le eventuali trasformazioni pur nel rispetto delle specificità. L’ identità è modificabile nel tempo a condizione che l’identità esistente non venga negata ma sia arricchita: i nuovi luoghi, i nuovi spazi dovranno quindi diventare riconoscibili e sommarsi ai valori già strutturati. Nelle trasformazioni necessarie allo sviluppo urbano e territoriale dovrà quindi essere posta attenzione alla necessità che i nuovi interventi costituiscano un’addizione di spazi ed elementi riconoscibili, così da determinare una città nella quale ogni luogo, con la sua specificità, possa rappresentare un ulteriore elemento di qualità con caratteri propri e identificabili. QUALITA’ DELLE TRASFORMAZIONI TERRITORIALI Per troppi anni la pianificazione ha elaborato progetti prevalentemente rivolti agli ambiti esterni al tessuto urbano, come se tutte le aree libere potessero essere utilizzate indistintamente, prescindendo da qualsiasi preliminare considerazione comparativa tra il loro valore paesistico, ambientale, vocazionale e i caratteri delle trasformazioni previste . In questa ottica non sarà più possibile edificare in modo pervasivo in ambiti esterni alla città consolidata. Oggi, in accordo con le direttive della pianificazione sovraordinata e nel rispetto delle vocazioni e dei “paesaggi”, l’obiettivo deve essere quello di non consumare aree libere, con l’impegno prioritario di intervenire sugli ambiti urbani degradati o dismessi e sulle aree libere interstiziali. Questo significa che deve essere sempre garantito un bilancio ambientale favorevole nel complesso delle operazioni di intervento urbanistico ed edilizio. 133 Tale obiettivo può comunque valorizzare innovativamente l’attività edilizia continuando a garantire possibilità edificatorie che potranno rapportarsi alle effettive necessità economiche e sociali ma che dovranno anche rapportarsi alle presenze già consolidate introducendo elementi di riqualificazione piuttosto che volgersi a nuovi interventi di ulteriore consumo di suolo per effetto di addizioni all’esterno dei perimetri dell’urbanizzato esistente e delle sue zone di frangia. 134 10.4. LE AZIONI DI PIANO Con il termine “Azioni di Piano” si intendono, percorsi e metodi ben definiti, che servono per guidare e determinare le decisioni presenti e future, ovvero le scelte operative previste dal Documento di Piano per risolvere una specifica problematica e/o per raggiungere un determinato obiettivo. Gli obiettivi specifici sono quindi perseguiti attraverso una serie di “Azioni” che il Documento di Piano individua, sulla base del contesto pianificatorio nel quale debbono essere sviluppate. Per ogni singolo obiettivo specifico vengono conseguentemente definite una o più azioni. I quadri sinottici che seguono, sono composti da tre colonne che raggruppano i tre elementi costitutivi: Obiettivi Generali, Obiettivi specifici e Azioni, e rappresentano la sintesi dei passi percorsi al fine di illustrare in maniera esaustiva il processo logico elaborato. Ciascun quadro è riferito ad un “ambito tematico strategico” del Documento di Piano. Si sottolinea che parte delle azioni individuate dal presente documento, pur se si muovono dagli atti della pianificazione, indirizzandosi specificamente verso le tematiche ambientali, non rientrano esplicitamente tra gli interventi previsti nel quinquennio di validità del Documento di Piano, ma rappresentano piuttosto indirizzi strategici che rimandano ad una regolamentazione dei dettagli sviluppata nel piano delle Regole, nel Piano dei Servizi o da definirsi in fase di attuazione della progettazione urbanistica. 135 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 1 DIMENSIONAMENTO DEGLI SVILUPPI DEMOGRAFICI E DEL FABBISOGNO ABITATIVO OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Il Documento di Piano prevede un Opzione di crescita dimensionamento prevalentemente riferito alle residenziale contenuta previsioni di carattere endogeno con modeste rispetto alle potenzialità che Adeguare l’offerta integrazioni quantitative al fine di garantire una il territorio può presentare. residenziale alle previsioni di Creare condizioni abitative crescita demografica sostenibile all’interno del crescita della popolazione, territorio comunale, limitando quindi le in termini qualitativi e A01 valutata in rapporto alla previsioni di sviluppo alle quantità necessarie a quantitativi adeguate per le garantire il soddisfacimento dei fabbisogni che classi sociali presenti, in “dimensione qualitativa nasceranno all’interno della popolazione già modo da soddisfare la ottimale” della Comunità. presente e ad una domanda esogena domanda determinata dalla contenuta non richiamata da fenomeni di crescita prevista di nuove marketing immobiliare. famiglie. Contenere le quote di nuovi suoli da destinare a residenza. Minimizzare il consumo di suolo. Tutela dei “sistemi della qualità” che caratterizzano il territorio comunale (centro A02 storico, sistema del verde di cintura dell’ambito urbanizzato) come “invarianti urbanistiche”. Il Documento di Piano esclude la previsione di significative espansioni e limita il consumo di suolo rispetto alle previsioni del vigente PRG a A03 n.3 nuovi Ambiti di Trasformazione di modesta entità, poste in area a margine dell’urbanizzato esistente. A04 Recuperare le volumetrie ancora disponibili nel Centro Storico. Intervenire per il recupero e la riqualificazione urbana del A05 Recuperare i sottotetti ai fini abitativi. patrimonio esistente. Recuperare le aree degradate e le aree A06 dismesse. Promuovere interventi di completamento in Utilizzare prioritariamente A07 aree libere all’interno del centro edificato. gli spazi interstiziali al Indirizzare gli eventuali completamenti tessuto già urbanizzato nelle A08 urbanizzativi verso la riconversione di ambiti zone di frangia. marginali all’urbanizzato esistente. 136 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 2 POLITICHE PER IL SETTORE SECONDARIO “INDUSTRIA E ARTIGIANATO” OBIETTIVI GENERALI Mantenere le aree a destinazione produttiva, sottraendo tali ambiti da possibili interventi di riconversione. OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO -Garantire gli attuali livelli di gli occupazione per addetti/attivi nel territorio. Il Documento di Piano non prevede espansioni -Limitare nuovi interventi al insediative di natura produttiva. minimo indispensabile per garantire un equilibrio nel A09 Si demanda al PdR il compito della definizione e della localizzazione delle possibilità di rapporto tra i carichi completamento. ambientali già presenti e il sistema della residenza e delle presenze di carattere ambientale e paesistico. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 3 POLITICHE PER IL SETTORE COMMERCIALE OBIETTIVI GENERALI Incrementare l’attrattività del sistema distributivo di vicinato per trattenere maggiormente all’interno del territorio la domanda commerciale dei residenti, soprattutto per quanto concerne il settore alimentare e degli elementi di prima necessità e per la formazione di condizioni di maggiore attrattività a i fini della rivitalizzazione del Centro Storico. OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Riqualificare, razionalizzare ed ammodernare il Tutelare le funzioni di sistema distributivo di vicinato esistente, che vicinato a livello A10 viene riconosciuto nel suo fondamentale ruolo commerciale (piccola e urbanistico di “motore delle relazioni e della media distribuzione). rivitalizzazione degli spazi urbani”. Definire sistemi appetibili di accessibilità pedonale per favorire la fruizione delle aree Migliorare l’accessibilità agli A11 centrali in un contesto di forte valenza ambiti di centralità urbana ambientale e a basso impatto veicolare. dove risiede la maggior parte del sistema Individuare connessioni “appetibili” ai distributivo di vicinato. A12 parcheggi. 137 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 4 POLITICHE DI ORGANIZZAZIONE URBANA DEI SERVIZI OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Attivare interventi negoziati per l’acquisizione e Integrare i servizi pubblici o A13 la realizzazione di parcheggi e servizi in Assicurare una adeguata di interesse pubblico specifiche situazioni localizzative. aree per dotazione, qualità ed (parcheggi, Valutare la possibilità di retrocedere gli scolastiche, accessibilità ai servizi per attrezzature tutte le tipologie di utenze. sportive e per il tempo A14 “standard impropri”, al fine di acquisire risorse per il miglioramento della struttura dei servizi libero). di effettiva utilità. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 5 INTERVENTI ED ORGANIZZAZIONE DEI SISTEMI DELLA MOBILITA’ E DELLE INFRASTRUTTURE OBIETTIVI GENERALI Promuovere la qualità ambientale (riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico) e la fruizione in sicurezza dell’ambiente urbano. OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Mantenere e migliorare la viabilità esistente e regolare i flussi veicolari in funzione delle capacità di traffico delle infrastrutture, con A15 evidenti benefici sulla qualità ambientale del Migliorare il sistema della nucleo centrale e sul sistema della viabilità mobilità di accesso e locale. distributiva al centro abitato. Definire i sistemi di accessibilità veicolare A16 dedicata agli spazi di sosta nelle aree centrali e dei nuclei. 138 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 6 STRUTTURA ED ARTICOLAZIONE DEL SISTEMA DEL “VERDE FRUIBILE” OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Individuare una rete di fruibilità caratterizzata principalmente da sistemi polivalenti, da un A17 tessuto di forte naturalità e da una struttura capace di determinare importanti connessioni territoriali. Assicurare una adeguata Individuare i corridoi ecologici e i percorsi dotazione, qualità ed Integrare e razionalizzare il A18 panoramici come elemento di riferimento degli accessibilità alle aree di verde fruibile. interventi di fruizione ambientale. verde pubblico. Potenziare il sistema di percorsi fruibili, non solo ecologico-ambientali ma anche quali A19 connessioni privilegiate tra gli insediamenti esterni e l’ambito di centralità, anche mediante individuazione di specifica normativa. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 7 POLITICHE PER IL SETTORE PRIMARIO OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Mantenere le realtà agricole locali, prevedendo la rilocalizzazione di quelle presenti all’interno Promuovere una A20 dell’edificato, favorendone lo sviluppo in forme compatibili con la rilevanza ambientale e articolazione del “territorio paesistica dei luoghi. rurale” che individui le aree con presenza di Promuovere forme innovative di attività Mantenere e valorizzare le e insediamenti agricoli connesse a quella agricola che possano attività agricole presenti sul quelle alle quali assegnare contribuire al miglioramento della redditività territorio. una preliminare funzione A21 delle aziende, rilanciando il ruolo del territorio come “ambito di valore sotto il profilo dell’economia rurale compatibile paesaggistico ambientale ed e dell’innovazione. ecologico”. Salvaguardare le attività presenti e i loro valori A22 ambientali, anche con attenzione alle presenze agrituristiche. 139 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 8 ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE, PAESISTICO E DELLE RETI ECOLOGICHE OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Tutelare e valorizzare le presenze storicopaesistiche ed architettonico-ambientali (luoghi Rafforzare l’identità dei siti e urbani e dei luoghi di culto, della storia e della natura). potenziare le opportunità A23 Valorizzare il sistema dei nuclei e il tessuto di culturali e di fruizione per gli antica formazione anche mediante la abitanti. previsione di una specifica azione di Salvaguardare e valorizzare riqualificazione. le componenti ambientali locali, che determinano i Tutelare tutte le componenti Definire le classi di sensibilità paesistica del simboliche, valori dell’identità storica e morfologiche, territorio, al fine di tutelare e valorizzare la ambientali e percettive che del paesaggio. A24 componente del paesaggio anche attraverso la contribuiscono alla tutela e la riqualificazione dei percorsi di definizione del paesaggio interesse paesaggistico. locale. i valori Tutelare gli ambiti di elevata naturalità ed in Salvaguardare e A25 particolare salvaguardare e valorizzare il ambientali, biologici naturalistici. sistema del Reticolo Idrico. Favorire la creazione di un sistema continuo di A26 aree verdi mediante la definizione e Riequilibrare l’ecologia del Conservare ed incrementare potenziamento della rete ecologica comunale. territorio, aumentandone la la biodiversità. capacità di autodepurazione. Tutelare gli ambiti di valenza paesisticoA27 ambientale. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 9 PROMOZIONE ED ATTUAZIONE DI INTERVENTI PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI ED IL CONTENIMENTO DEI CARICHI AMBIENTALI OBIETTIVI GENERALI Indirizzare gli interventi di riqualificazione edilizia ed urbanistica verso risultati di reale e positiva sostenibilità (minimizzazione fabbisogno di energia e minimizzazione consumi idrici). OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Contenere i consumi Definire una regolamentazione energetica degli energetici e ridurre gli A28 edifici nelle Norme Tecniche di Attuazione del impatti ambientali degli Piano delle Regole. edifici residenziali/produttivi Definire una regolamentazione di Contenere i consumi idrici e contenimento dei consumi idrici degli edifici ridurre gli impatti ambientali A29 edifici nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano degli residenziali/produttivi delle Regole. Eliminare i carichi indotti A30 Promuovere l’utilizzazione di energie rinnovabili e/o di combustibili a basso impatto ambientale. Promuovere il contenimento sull’ambiente esterno dei carichi ambientali sul dall’attività di costruzione Promuovere la salubrità complessiva del sito e territorio comunale edilizia e dall’utilizzo e A31 dell’ambiente urbano nel quale è collocato gestione dei fabbricati. l’insediamento residenziale/produttivo. Tutela del suolo e delle acque Garantire la non utilizzazione dei suoli in ogni ambito a rischio elevato di pericolosità e/o di vulnerabilità. A32 Prevedere l’effettuazione di preventivi studi geotecnici e geognostici per gli interventi di trasformazione edilizia e urbanistica nelle aree con presenza di rischio o vulnerabilità limitata. 140 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 10 POLITICHE PER IL TURISMO IN AMBITI MONTANI OBIETTIVI GENERALI Favorire il turismo in ambito montano: la vocazione turistica locale, che ben si coniuga con i caratteri del territorio, non potendo disporre di una quantità significativa di utenza a permanenza stagionale, può inserirsi nel circuito a “tempo libero”, al turismo di fine settimana, all’utenza del trekking e della fruizione della naturalità. OBIETTIVI SPECIFICI AZIONE DI PIANO Individuare la possibilità di effettuare una serie di “microinterventi” di recupero per la realizzazione di Proporre una politica insediativa per la volumetrie abitative o di formazione di interventi abitativi a valenza “ricettività alternativa” turistico-paesistica. il criterio A33 Incentivazione del recupero del patrimonio seguendo insediativo dell’edilizia edilizio esistente dei nuclei rurali sparsi montana nei caratteri nell’ambito del territorio montano e boschivo. dell’impianto “tradizionale”dell’edificazione sparsa e/o dei nuclei. 141 10.5. I CONTENUTI DELLE AZIONI DI PIANO I quadri che seguono illustrano in modo più approfondito, seppur sinteticamente, i contenuti delle singole “Azioni di Piano”, precedentemente esposte. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 1 DIMENSIONAMENTO DEGLI SVILUPPI DEMOGRAFICI E DEL FABBISOGNO ABITATIVO AZIONE CONTENUTI Il Documento di Piano prevede un dimensionamento prevalentemente riferito alle previsioni di carattere endogeno con modeste integrazioni quantitative al fine di garantire una crescita demografica sostenibile all’interno del territorio comunale, A01 limitando quindi le previsioni di sviluppo alle quantità necessarie a garantire il soddisfacimento dei fabbisogni che nasceranno all’interno della popolazione già presente e ad una domanda esogena contenuta non richiamata da fenomeni di marketing immobiliare. Sotto il profilo quantitativo la verifica dell’andamento demografico della popolazione effettuata dal Documento di Piano ha l’obiettivo di definire da un lato un’ipotesi di crescita “minima” (al di sotto della quale non è possibile rimanere) ed un’ipotesi di crescita “massima” (valutando quale sia stata la crescita complessiva dovuta all’insieme dei fattori, endogeni ed esogeni, che hanno determinato gli attuali livelli di crescita). All’interno dei due dati il Documento di Piano sceglie il riferimento quantitativo di crescita da prevedersi avendo la consapevolezza di non poter scendere sotto la soglia minima che potrebbe portare alla fuoriuscita dal territorio di parte dei nuclei famigliari che si formeranno all’interno dell’evoluzione naturale della popolazione esistente e che, per converso, ipotesi superiori a quella massima individuata potrebbero essere attuabili solo prevedendo meccanismi di espansione più imponenti rispetto a quelli verificatisi negli ultimi anni. Il Documento di Piano propone il criterio di determinazione del fabbisogno secondo quanto qui di seguito indicato: 1. definizione del massimo sviluppo ipotizzabile mantenendo il trend rilevato nel periodo 1991/2011 riferito all’incremento dei nuclei famigliari; 2. definizione del minimo sviluppo ipotizzabile considerando il trend rilevato nel periodo 1991/2011 riferito alla crescita degli abitanti; 3. definizione di un dato medio tra le previsioni 1 e 2 valutate in rapporto al fabbisogno residuo di alloggi, considerati con volume medio di 250 mc/all. Tutela dei “sistemi della qualità” che caratterizzano il territorio comunale A02 (centro storico, sistema del verde di cintura dell’ ambito urbanizzato) come “invarianti urbanistiche”. Il territorio comunale di Foresto Sparso è interessato da ambiti di particolare significato ambientale, paesistico e storico-urbanistico. Il Documento di Piano classifica questi “sistemi della qualità” come “invarianti urbanistiche”: non sono quindi considerabili elementi territoriali disponibili per eventuali esigenze di nuova edificazione. Il Documento di Piano esclude la previsione di significative espansioni e limita il consumo di suolo Sotto il profilo quantitativo la volumetria massima per i tre ambiti è di rispetto alle previsioni del 14.600 mc che sarà ulteriormente da verificare in sede di assunzione del A03 vigente PRG a n.3 nuovi PA sotto il profilo della sostenibilità funzionale e ambientale. Ambiti di Trasformazione di modesta entità, poste in area a margine dell’urbanizzato esistente. 142 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 1 DIMENSIONAMENTO DEGLI SVILUPPI DEMOGRAFICI E DEL FABBISOGNO ABITATIVO AZIONE CONTENUTI Nei centri storici parte del patrimonio edilizio esistente risulta ancora parzialmente degradata, ed alcuni volumi sono in condizioni di degrado accentuato. Ciò mette in evidenza la possibilità di un margine di recupero abitativo nel tessuto di antica formazione, consentendo di non intervenire in modo eccessivo sul consumo di nuovo territorio per la realizzazione di unità Recuperare le volumetrie immobiliari e di non dover impegnare nuove risorse di investimento e disponibili nel gestione per opere di urbanizzazione. A04 ancora centro storico. Tale politica di recupero verrà incentivata ed affiancata da agevolazioni fiscali introdotte nel Piano delle Regole, da politiche sulla realizzazione di parcheggi privati e pubblici ed interventi sul sistema della mobilità e viabilità finalizzati a migliorare l’accessibilità al centro e ai nuclei storici. Le norme di piano consentiranno di individuare interventi di edilizia convenzionata nell’ambito degli interventi di riconversione e riqualificazione, all’interno dei meccanismi degli standard qualitativi. A05 Il Piano delle Regole dovrà individuare le zone del territorio ove è Recuperare i sottotetti ai possibile effettuare il recupero, senza aggravi sull’assetto paesaggistico fini abitativi. ed urbanistico del territorio. Recuperare le A06 degradate e le dismesse. La presenza seppur minimale di aree dismesse è individuata come una risorsa, capace di garantire, attraverso gli interventi del recupero, aree l’obiettivo del contenimento del consumo di suolo. aree Il Piano delle Regole individuerà gli ambiti di riconversione delle destinazioni urbanistiche e di riqualificazione delle aree degradate e delle aree dismesse. Promuovere interventi di Si prevede la possibilità di edificazione delle aree libere individuabili completamento in aree all’interno del territorio già urbanizzato, anche mediante eventuali A07 libere all’interno del centro interventi integrati di natura pubblico-privata. edificato. Indirizzare gli eventuali completamenti urbanizzativi verso la A08 riconversione di ambiti all’urbanizzato marginali esistente. Il DdP propone il completamento degli ambiti pregressi di PRG in atto e compatibilmente all’assetto paesaggistico, idrogeologico e ambientale del territorio il Documento di Piano indica come indirizzo per il Piano delle Regole la possibilità di individuare i futuri incrementi edificatori solo in aree di frangia debitamente circoscritte ed in grado di intervenire sulla riorganizzazione dei bordi urbani. Tali interventi dovranno essere effettuati avendo quale obiettivo di interesse generale l’utilizzo di tipologie edilizie sostenibili sia sotto il profilo architettonico sia in grado di garantire un corretto bilancio ambientale delle operazioni urbanistiche. 143 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 2 POLITICHE PER IL SETTORE SECONDARIO “INDUSTRIA E ARTIGIANATO” AZIONE DESCRIZIONE Il Documento di Piano non prevede espansioni insediative di natura produttiva. A09 Si demanda al PdR il compito della definizione e della localizzazione delle possibilità di completamento. Il Comune registra una discreta presenza di attività produttive, alcune localizzate all’interno di aree produttive “riconosciute” urbanisticamente e altre localizzate lungo l’asse della strada provinciale. E’ demandata al PdR l’indicazione di un’adeguata normativa volta al mantenimento e completamento degli insediamenti esistenti, nonché per la loro riqualificazione-sostituzione, garantendone la compatibilità urbanistica. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 3 POLITICHE PER IL SETTORE COMMERCIALE AZIONE DESCRIZIONE Riqualificare, razionalizzare ed ammodernare il sistema distributivo di vicinato esistente, che viene A10 riconosciuto nel suo fondamentale ruolo urbanistico di “motore delle relazioni e della rivitalizzazione degli spazi urbani”. Il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole prevederanno elementi di incentivazione per l’allocazione delle attività commerciali ai piani terra e forme di artigianato di servizio, anche innovativo, ai piani superiori ove compatibili. Le nuove attività commerciali di vicinato possono essere collocate all'interno del tessuto edilizio o dei singoli complessi edilizi di interesse storico ambientale solamente a condizione che gli interventi di carattere commerciale non alterino i caratteri, gli elementi connotativi e le relazioni tra le diverse parti del tessuto urbano meritevoli di conservazione e che la riattivazione funzionale di unità edilizie esistenti sia coerente con gli elementi tipologici, morfologici e strutturali del complesso edilizio da trasformare. Il Documento di Piano promuove lo sviluppo di un “progetto della creatività giovanile” per favorire forme di artigianato leggero e di professionalità nei settori terziari che presentano positive possibilità insediative nei tessuti edificati residenziali. Definire sistemi appetibili di accessibilità pedonale per favorire la fruizione L’individuazione di tali percorsi verrà dettagliata nell’adeguamento del A11 delle aree centrali in un Piano dei Servizi. contesto di forte valenza ambientale e a basso impatto veicolare. A12 Individuare connessioni L’individuazione delle aree di parcheggio “appetibili” ai parcheggi. nell’adeguamento del Piano dei Servizi. verrà dettagliata 144 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 4 POLITICHE DI ORGANIZZAZIONE URBANA DEI SERVIZI AZIONE DESCRIZIONE Attivare interventi negoziati per l’acquisizione e la realizzazione di Prevedere nelle NTA le forme di intervento negoziato favorevoli A13 parcheggi e servizi in all’acquisizione e alla realizzazione delle aree dei parcheggi e dei servizi. specifiche situazioni localizzative. Valutare la possibilità di retrocedere gli “standard impropri”, al fine di A14 acquisire risorse per il della miglioramento struttura dei servizi di effettiva utilità. Il Piano dei Servizi individua alcune aree con destinazione a parcheggio pubblico o a verde, le quali tuttavia svolgono funzioni non di interesse generale ma sono relative al soddisfacimento di esigenze funzionali di specifici insediamenti. Tali aree sono da considerarsi sostanzialmente prive di interesse pubblico e possono quindi essere dismesse dal patrimonio comunale con la conseguente possibilità della loro alienazione. La perdita della specifica funzione di interesse pubblico non fa tuttavia venir meno la necessità del mantenimento della funzione svolta dalle aree stesse la quale rimane indispensabile per garantire una corretta risposta funzionale alle necessità indotte dalla presenza degli insediamenti di riferimento. In considerazione di quanto indicato sopra l’alienazione delle aree o la retrocessione agli originari proprietari può avvenire esclusivamente alle seguenti condizioni: - nel caso delle aree a parcheggio: che venga mantenuto il vincolo di destinazione funzionale e la possibilità di accesso, secondo modalità che saranno di volta in volta definite nell’ambito di trasferimento della proprietà; - nel caso di aree verdi: che tali aree rimangano comunque destinate a verde privato. L’Amministrazione potrà, con specifica variante a procedura semplificata, o nell’ambito della formazione del Piano delle Regole, attribuire alle aree in oggetto diritti edificatori nella misura e con le modalità di utilizzazione previste dalla disciplina della “compensazione”. 145 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 5 INTERVENTI ED ORGANIZZAZIONE DEI SISTEMI DELLA MOBILITA’ E DELLE INFRASTRUTTURE AZIONE DESCRIZIONE Mantenere e migliorare la viabilità esistente e regolare i flussi veicolari in funzione delle capacità di traffico delle A15 Il PdR indicherà punti e modalità di adeguamento della viabilità locale. infrastrutture, con evidenti benefici sulla qualità ambientale del nucleo centrale e sul sistema della viabilità locale. Definire i sistemi di accessibilità veicolare dedicata agli spazi di sosta Individuazione di una normativa specifica per la riqualificazione A16 nelle aree centrali e dei ambientale e paesistica degli assi della mobilità urbana principale. nuclei. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 6 STRUTTURA ED ARTICOLAZIONE DEL SISTEMA DEL “VERDE FRUIBILE” AZIONE DESCRIZIONE Individuare una rete di fruibilità caratterizzata principalmente da sistemi Individuare nel Piano dei Servizi gli opportuni meccanismi di polivalenti, da un tessuto perequazione e compensazione per i “nuovi verdi fruibili”, anche A17 di forte naturalità e da mediante la definizione di eventuali indici volumetrici compensativi. una struttura capace di determinare importanti connessioni territoriali. Individuare i corridoi ecologici e i percorsi panoramici come Verrà inserita una specifica normativa nel Piano dei Servizi per A18 elemento di riferimento l’individuazione dei percorsi più adeguati. degli interventi di fruizione ambientale. Potenziare il sistema di percorsi fruibili, non solo ecologico-ambientali ma anche quali connessioni privilegiate tra gli Favorire l’individuazione di “percorsi fruibili” organizzati a sistema A19 insediamenti esterni e connessi alle fruibilità del territorio. l’ambito di centralità, anche mediante individuazione di specifica normativa. 146 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 7 POLITICHE PER IL SETTORE PRIMARIO AZIONE DESCRIZIONE Mantenere le realtà agricole locali, prevedendo la rilocalizzazione di quelle presenti all’interno A20 dell’edificato, favorendone lo sviluppo in forme compatibili con la rilevanza ambientale e paesistica dei luoghi. Il Documento di Piano non prevede e aree da destinare all’attività agricola in senso fortemente imprenditoriale, con ampi margini di modificazione del quadro paesistico. Il Piano delle Regole tuttavia definirà specifici e adeguati riferimenti normativi per le esigenze di infrastrutturazione e di utilizzazione dei suoli a nuove modalità e tecnologie di conduzione dell’attività agricola che possano determinare situazioni problematiche dal punto di vista paesistico ed ambientale. Promuovere forme innovative di attività connesse a quella agricola che possano contribuire al della Nel Piano delle Regole verranno individuati i criteri di incentivazione per miglioramento A21 redditività delle aziende, favorire interventi di imprenditorialità agricola ad elevato livello rilanciando il ruolo del tecnologico purché compatibili con il contesto ambientale e paesistico. territorio sotto il profilo dell’economia rurale compatibile e dell’innovazione. Salvaguardare le attività presenti e i loro valori Nel Piano delle Regole verranno individuati incentivi per gli interventi che A22 ambientali, anche con consentano la realizzazione di percorsi ambientali e paesistici connessi attenzione alle presenze alla fruibilità del territorio agricolo-ambientale e alle attività agrituristiche. agrituristiche. AMBITO TEMATICO STRATEGICO 8 ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE, PAESISTICO E DELLE RETI ECOLOGICHE AZIONE DESCRIZIONE Tutelare e valorizzare le presenze storicopaesistiche ed architettonico-ambientali (luoghi di culto, della Il Piano delle Regole conterrà la regolamentazione finalizzata alla tutela e storia e della natura). A23 alla valorizzazione degli ambiti di interesse storico-architettonico e sarà Valorizzare il sistema dei corredato da un elenco degli elementi da valorizzare. nuclei e il tessuto di antica formazione anche mediante la previsione di una specifica azione di riqualificazione. 147 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 8 ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE, PAESISTICO E DELLE RETI ECOLOGICHE AZIONE DESCRIZIONE Definire le classi di sensibilità paesistica del territorio, al fine di tutelare e valorizzare la A24 componente del paesaggio anche attraverso la tutela e la riqualificazione dei percorsi di interesse paesaggistico. Il PGT rappresenta uno strumento di maggiore definizione paesistica, imponendo al regime dei suoli trattati una disciplina volta alla specifica tutela e valorizzazione del paesaggio locale. Il Piano delle Regole detta le Norme di indirizzo ai fini della tutela del paesaggio. Per tutela del paesaggio oggi si intende il governo delle sue trasformazioni dovute all’intervento dell’uomo o agli eventi naturali, ivi compreso il progressivo decadimento delle componenti antropiche e biotiche del territorio causato dal trascorrere del tempo e dall’abbandono degli usi e delle pratiche che lo avevano determinato. La tutela del paesaggio si attua non solo attraverso la tutela e qualificazione del singolo bene, ma anche mediante la tutela e qualificazione del suo contesto, inteso come spazio necessario alla sua “sopravvivenza”, identificabilità e leggibilità. La tutela e la qualificazione dovranno quindi esprimersi in forme diverse: in rapporto ai caratteri della trasformazione proposta ed in relazione al “grado” di sensibilità del paesaggio. I principali “percorsi di valenza paesistica e/o elevata potenzialità fruitiva” vengono dichiarati di interesse pubblico ai fini della loro possibile utilizzazione, in convenzione o tramite acquisizione dal parte del Comune, per la realizzazione di percorsi ecologico ambientali, sentieri pedonali e ciclabili, da destinarsi all’uso pubblico. Tali percorsi non possono essere oggetto di modificazione né possono essere occupati da costruzioni. Le fasce prospettiche indicate dai vettori visuali devono essere mantenute libere da ostacoli visivi al fine di mantenere complessivamente visibile il sito di riferimento e gli elementi emergenti di valore paesaggistico. Tutelare gli ambiti di elevata naturalità ed in A25 particolare salvaguardare e valorizzare il sistema del Reticolo Idrico. Il Documento di Piano individua come “ambiti di relazione con i corsi d’acqua” le fasce lineari definite con profondità variabile dal limite dell’alveo dei corsi d’acqua minori, per l’intera lunghezza del corso d’acqua oggetto di tutela. Gli interventi devono comunque garantire il mantenimento e/o il ripristino della vegetazione spontanea e la conservazione degli elementi della biodiversità. Favorire la creazione di un sistema continuo di aree verdi mediante la A26 definizione e potenziamento della rete ecologica comunale. Il Documento di Piano individua i corridoi ecologici necessari per la connessione con gli ambiti di elevata naturalità e disciplina la salvaguardia dei varchi non edificati per la realizzazione di corridoi ecologici e per il recupero degli elementi di connessione delle aree agricole attraverso l’impiego di misure agro-ambientali. Tutelare gli A27 valenza ambientale. Il Documento di Piano individua delle “Aree di salvaguardia degli ambiti e dei versanti boscati di valenza paesistico ambientale”. In queste aree è vietata qualsiasi trasformazione dell'assetto boschivo. ambiti di In particolare vanno salvaguardate la posizione, la consistenza e la paesistico- configurazione delle macchie boschive caratterizzate dalla presenza delle essenze caratterizzanti la varietà del bosco. In tali zone vengono ammesse unicamente le opere ed i normali lavori di coltura silvicola, connessa alle attività di mantenimento e potenziamento delle componenti arboree in un quadro di economia forestale. 148 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 9 PROMOZIONE ED ATTUAZIONE DI INTERVENTI PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI ED IL CONTENIMENTO DEI CARICHI AMBIENTALI AZIONE DESCRIZIONE Definire una regolamentazione energetica degli edifici A28 nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole. Il nuovo PGT, conformemente all’attuale quadro normativo, inserisce nelle Nome Tecniche di Attuazione del Documento di Piano e del Piano delle Regole una regolamentazione circa il fabbisogno energetico degli edifici, legandone il rendimento ad incentivi economici e urbanistici. Definire una regolamentazione di contenimento dei consumi A29 idrici degli edifici nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole. Il nuovo PGT, conformemente all’attuale quadro normativo, inserisce nelle Nome Tecniche di attuazione del Documento di Piano e del Piano delle Regole una regolamentazione di contenimento e razionalizzazione dei consumi idrici. Promuovere l’utilizzazione di energie rinnovabili e/o Il Piano delle Regole prevede incentivi per favorire la diffusione delle A30 di combustibili a basso energie rinnovabili sul territorio comunale. impatto ambientale. Promuovere la salubrità complessiva del sito e dell’ambiente urbano nel A31 quale è collocato l’insediamento residenziale/produttivo. La salubrità complessiva dell’edificio, ma anche la salubrità del sito e dell’ambiente urbano, devono essere perseguiti sia mediante la limitazione delle emissioni e della formazione di situazioni inquinanti, ma anche attraverso l’uso di materiali e tecniche costruttive adeguate. Il Piano delle Regole prevede opportune prescrizioni e regolamentazioni da attuare ai fini della salvaguardia ambientale e del risparmio di risorse. Per il settore produttivo vengono previsti: sistemi di abbattimento per i fumi, trattamento delle acque reflue e loro convogliamento in fognatura, riciclo delle acque dai processi produttivi, corretta progettazione dell’inserimento paesistico dell’intervento e previsione di schermature con siepi ed alberature delle zone più impattanti. Per i nuovi edifici di carattere residenziali il Regolamento Urbanistico richiede di predisporre appositi impianti per il recupero, la raccolta ed il riuso dell’acqua piovana dei tetti per l’irrigazione dei giardini e per gli scarichi igienici. Prevedere l’effettuazione di preventivi studi geotecnici e geognostici per gli interventi di trasformazione edilizia e urbanistica nelle aree con presenza di rischio o vulnerabilità limitata. Il DdP prevede la progressiva messa in sicurezza di tutti gli ambiti soggetti a rischio di frana. La disciplina del Piano delle Regole dovrà individuare i livelli di approfondimento degli studi geognostici e geotecnici preliminari ed ogni tipo di edificazione d’intervento sul territorio. A32 149 AMBITO TEMATICO STRATEGICO 10 POLITICHE PER IL TURISMO NEGLI AMBITI MONTANI AZIONE Proporre una politica insediativa per la formazione di interventi abitativi a valenza turistico-paesistica. A33 Incentivazione del recupero del patrimonio edilizio esistente dei nuclei rurali sparsi nell’ambito del territorio montano e boschivo. DESCRIZIONE Nel Piano dei Servizi verranno precisate le possibilità di raggiungimento degli insediamenti anche con mezzi automobilistici, il ruolo dei punti di riferimento e di base, anche logistica, per tutte le attività connesse con il “tempo libero”, il trekking ed il godimento di boschi e natura. Il Piano delle Regole potrà prevedere interventi edilizi con carattere prevalente di “tessuto diffuso”, evitando la formazione di “zone omogenee di espansione” che non riescono ad inserirsi omogeneamente ai caratteri morfologici e localizzativi degli insediamenti rurali montani. 150 11 – CONTENUTI 151 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 11.1. I CONTENUTI DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA In considerazione di quanto emerso nelle valutazioni dei precedenti capitoli e degli elementi della proposta del Documento di Piano, la presente parte del Rapporto Ambientale, prevede: • la valutazione dei sistemi ambientali e delle relative dinamiche in atto nel territorio comunale di Foresto Sparso, secondo le analisi sintetizzate nella tabella di valutazione finale in riferimento alle azioni previste dal Documento di Piano, oggetto del presente Rapporto ; • l’individuazione della “coerenza esterna” delle scelte del DdP in rapporto ai sistemi territoriali di riferimento ed in particolare al PTCP della Provincia di Bergamo, inteso anche quale strumento di maggior dettaglio del PTPR della Regione Lombardia, e alle linee e agli indirizzi del PTR della Lombardia; • l’esame della “coerenza interna” tra gli obiettivi generali e specifici individuati dal DdP e le conseguenti azioni declinate dal medesimo in rapporto soprattutto agli aspetti inerenti le tematiche di ordine ambientale e paesistico; • la valutazione di sintesi degli effetti sull’ambiente delle azioni strategiche previste nella proposta di Documento di Piano, avendo come riferimento principale i criteri di sostenibilità individuati dalla Commissione Europea (Manuale U.E.), che si assumono come elementi fondanti della verifica di sostenibilità del DdP rispetto allo sviluppo del territorio di Foresto Sparso; • l’identificazione degli elementi che si caratterizzano come alternative all’attuale quadro della programmazione urbanistica al fine di valutarne gli elementi di positività o negatività e quindi di individuare la necessità/opportunità di mettere in atto eventuali politiche correttive; • la definizione di un Piano di monitoraggio da attuare per garantire la corretta efficacia delle azioni di Piano, individuando opportuni indicatori mirati a definire le positività del processo di attuazione del PGT o le ripercussioni dei Programmi dei processi e azioni previste sul sistema ambientale generale. 152 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 12 – VERIFICA DI COERENZA: la coerenza esterna 153 12.1. LA COERENZA ESTERNA Nell’ambito del processo decisionale del DdP deve essere verificata la coerenza esterna, che consiste nell’individuare e a mettere in luce gli eventuali elementi contraddittori, rispetto alle politiche di altri livelli di governo e al quadro pianificatorio e programmatorio sovraordinato di riferimento. Per garantire la coerenza del PGT con la pianificazione sovraordinata, sono stati analizzati i contenuti degli altri pertinenti Piani con riferimento agli obiettivi di sostenibilità ambientale ed è stata valutata la coerenza delle strategie e azioni del PGT con tali contenuti, esprimendo un giudizio di coerenza esterna secondo la seguente scala: NO = contrasto - = indifferenza SI’ = coerenza La pianificazione analizzata è la seguente: • Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica – Obiettivi di Sostenibilità Manuale U.E.; • PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della Provincia di Bergamo (anche quale strumento di maggior dettaglio del PTPR - Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Lombardia; • Proposta di PTR (Piano Territoriale Regionale) della Regione Lombardia. L'analisi di coerenza esterna è sintetizzata nei quadri sinottici seguenti, che verificano la corrispondenza tra gli obiettivi generali del DdP e gli obiettivi di sostenibilità generale della pianificazione analizzata. Come si può osservare dalla lettura delle tabelle, si rileva un buon livello di coerenza esterna del PGT, in termini di strategie e obiettivi di riferimento. 154 1-Ridurre al minimo l’impiego energetiche non rinnovabili delle 5-Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Incrementare l’attrattività del sistema distributivo di vicinato per trattenere maggiormente all’interno del territorio la domanda commerciale dei residenti, soprattutto per quanto concerne il settore alimentare e degli elementi di prima necessità e per la formazione di condizioni di maggiore attrattività a i fini della rivitalizzazione del Centro Storico. Assicurare una adeguata dotazione, qualità ed accessibilità ai servizi per tutte le tipologie di utenze. Promuovere la qualità ambientale (riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico) e la fruizione in sicurezza dell’ambiente urbano. Assicurare una adeguata dotazione, qualità ed accessibilità alle aree di verde pubblico. 2-Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione 3-Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosiinquinanti 4-Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi Mantenere le aree a destinazione produttiva, sottraendo tali ambiti da possibili interventi di riconversione. risorse Minimizzare il consumo di suolo. Criteri di sostenibilità manageriale Adeguare l’offerta residenziale alle previsioni di crescita della popolazione, valutata in rapporto alla “dimensione qualitativa ottimale” della Comunità. Obiettivi generali del Documento di Piano SI’ SI’ - SI’ - - Tematica non presente nel territorio comunale di Foresto Sparso - SI’ - - SI’ SI’ - SI’ SI’ 155 Adeguare l’offerta residenziale alle previsioni di crescita della popolazione, valutata in rapporto alla “dimensione qualitativa ottimale” della Comunità. Minimizzare il consumo di suolo. Mantenere le aree a destinazione produttiva, sottraendo tali ambiti da possibili interventi di riconversione. Incrementare l’attrattività del sistema distributivo di vicinato per trattenere maggiormente all’interno del territorio la domanda commerciale dei residenti, soprattutto per quanto concerne il settore alimentare e degli elementi di prima necessità e per la formazione di condizioni di maggiore attrattività a i fini della rivitalizzazione del Centro Storico. Assicurare una adeguata dotazione, qualità ed accessibilità ai servizi per tutte le tipologie di utenze. Promuovere la qualità ambientale (riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico) e la fruizione in sicurezza dell’ambiente urbano. Assicurare una adeguata dotazione, qualità ed accessibilità alle aree di verde pubblico. Obiettivi generali del Documento di Piano Criteri di sostenibilità manageriale 6-Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali. SI’ SI’ - SI’ SI’ - 7-Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale. SI’ SI’ - SI’ SI’ SI’ 8-Protezione dell’atmosfera. - SI’ - SI’ SI’ 9-Sensibilizzare alle problematiche sviluppare l’istruzione e la formazione. ambientali, 10-Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile. elementi generali connessi con le iniziative di partecipazione e di informazione elementi generali connessi con le iniziative di partecipazione e di informazione 156 1-Ridurre al minimo l’impiego energetiche non rinnovabili delle 5-Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche Tutela del suolo e delle acque Favorire il turismo in ambito montano: la vocazione turistica locale, che ben si coniuga con i caratteri del territorio, non potendo disporre di una quantità significativa di utenza a permanenza stagionale, può inserirsi nel circuito a “tempo libero”, al turismo di fine settimana, all’utenza del trekking e della fruizione della naturalità. - SI’ SI’ SI’ - - SI’ SI’ SI’ - Indirizzare gli interventi di riqualificazione edilizia ed urbanistica verso risultati di reale e positiva sostenibilità (minimizzazione fabbisogno di energia e minimizzazione consumi idrici). Promuovere il contenimento dei carichi ambientali sul territorio comunale 2-Impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione 3-Uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosiinquinanti 4-Conservare e migliorare lo stato della fauna e della flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi Riequilibrare l’ecologia del territorio, aumentandone la capacità di autodepurazione. risorse Salvaguardare e valorizzare le componenti ambientali locali, che determinano i valori dell’identità storica e del paesaggio. Criteri di sostenibilità manageriale Mantenere e valorizzare le attività agricole presenti sul territorio. Obiettivi generali del Documento di Piano Tematica non presente nel territorio comunale di Foresto Sparso SI’ SI’ SI’ SI’ - SI’ SI’ SI’ - SI’ SI’ SI’ SI’ 157 Mantenere e valorizzare le attività agricole presenti sul territorio. Salvaguardare e valorizzare le componenti ambientali locali, che determinano i valori dell’identità storica e del paesaggio. Riequilibrare l’ecologia del territorio, aumentandone la capacità di autodepurazione. Indirizzare gli interventi di riqualificazione edilizia ed urbanistica verso risultati di reale e positiva sostenibilità (minimizzazione fabbisogno di energia e minimizzazione consumi idrici). Promuovere il contenimento dei carichi ambientali sul territorio comunale Tutela del suolo e delle acque Favorire il turismo in ambito montano: la vocazione turistica locale, che ben si coniuga con i caratteri del territorio, non potendo disporre di una quantità significativa di utenza a permanenza stagionale, può inserirsi nel circuito a “tempo libero”, al turismo di fine settimana, all’utenza del trekking e della fruizione della naturalità. Obiettivi generali del Documento di Piano Criteri di sostenibilità manageriale 6-Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali. - SI’ - SI’ 7-Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale. SI’ SI’ SI’ SI’ SI’ SI’ SI’ 8-Protezione dell’atmosfera. - SI’ SI’ - SI’ - 9-Sensibilizzare alle problematiche sviluppare l’istruzione e la formazione. ambientali, 10-Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile. elementi generali connessi con le iniziative di partecipazione e di informazione elementi generali connessi con le iniziative di partecipazione e di informazione 158 12.2. VERIFICA DI COMPATIBILITA’ CON IL PTCP E IL PTPR La questione del rapporto tra il “Documento di Piano” e la verifica che su tale documento – e più in generale sul PGT nel suo complesso – deve effettuarsi per l’accertamento della compatibilità con il PTCP della Provincia, viene trattata in questo Rapporto solo con riferimento alle questioni inerenti i contenuti della Valutazione Ambientale Strategica. In questo senso va affermato che la verifica di compatibilità non viene assunta dal presente Documento come momento di controllo finale degli esiti di controllo e progettuali del PGT ma parte dalla preventiva assunzione dei contenuti e degli indirizzi del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia, e dalla necessità di verificare non solo la coerenza del PGT con tutti gli elementi aventi valore prescrittivo e prevalente ma anche la situazione dei contenuti del PGT che possono avere rilevanza nel disegno territoriale e che devono essere considerati come elementi coordinati con il disegno più generale dell’area vasta, verificando la coerenza con l’indirizzo del dettato dell’art. 18 della l.r. 12/2005 ove è previsto che “le valutazioni di compatibilità rispetto al PTCP…concernono l’accertamento dell’idoneità dell’atto…ad assicurare il conseguimento degli obbiettivi fissati nel piano, salvaguardandone i limiti di sostenibilità previsti”. La verifica di compatibilità con il PTCP assicura anche la coerenza con il PTPR del quale il PTCP costituisce strumento di maggiori dettagli per i contenuti in materia ambientale e paesistica. Nel prospetto che segue, sono individuati i contenuti della Relazione e/o delle Norme di Attuazione (NdA) del PTCP che riguardano le tematiche inerenti gli sviluppi insediativi e gli elementi di salvaguardia ambientale e paesistica aventi rilevanza sulla pianificazione locale. LEGENDA: • NdA Art. 00 c 00 : Norme di Attuazione del PTCP e relativo articolo e comma di riferimento • R-000 : Relazione Generale del PTCP e pagina di riferimento • A01-A02, ecc…: Azioni di Piano di riferimento per la verifica di coerenza con il PTCP • Contenuti del PTCP che non interessano le previsioni del DdP 159 Contenuto Rif. NdA o Relazione Definizione interventi di rilevanza sovracomunale. Sottopone a PAIS e tavoli interistituzionali preventivi i servizi con bacino doppio rispetto a capacità teorica e comunque sopra i 5.000 abitanti; insediamenti produttivi con sf maggiore di 250.000 mq; commercio con sup. lorda vendita maggiore di 10.000 mq I piani comunali dovranno rilevare la compatibilità delle generazioni di traffico dovuta ai pesi insediativi esistenti e programmati I piani comunali danno indicazioni per il contenimento delle trasformazioni e dei consumi di suolo per espansioni e trasformazioni urbane Determinazione dei fabbisogni insediativi avendo riguardo al minor consumo di territorio possibile I comuni determinano i fabbisogni residenziali anche considerando i fenomeni migratori determinati dalla attività produttive con particolare riferimento ai soggetti di provenienza extra comunitaria Principi generali per il dimensionamento dei fabbisogni insediativi Indicazioni su contenimento del suolo agricolo attraverso la gradazione dei “valori” Indirizzi per gli incrementi residenziali: recupero patrimonio esistente; nuovi impianti con adeguata capacità insediativa per minimizzare il consumo di suolo agricolo; priorità al recupero, quindi completamento nelle aree interstiziali e di frangia, per rendere più compatto e funzionale il sistema dei centri urbani esistenti Piano di settore sul commercio con individuazione aree idonee per localizzazione nuovi insediamenti Ambiti urbani caratterizzati da fenomeni di dissesto: criteri di ammissibilità degli interventi Criteri per l’ammissibilità di nuovi insediamenti o trasformazioni urbane per aree di particolare valore paesistico e naturalistico Localizzazione interventi in zone collinari e montane in aree che interessino zone di completamento delle frange urbane, ambiti agrari già dimessi o aree agricole di marginalità produttiva Criteri per l’ammissibilità di nuovi insediamenti o trasformazioni urbane per le aree agricole Localizzazione di servizi nelle aree verdi della pianificazione comunale con valenza paesistica Azioni previste dal DdP Art 79 c 4 A01 Art 92 c1 A01 Art 93 c1 A02-A03 R 158 A02-A03 A04-A05 R 160 A06-A07 A08 Art 43 A32 Artt 54 -57 A02 Art 58 c 4 A03-A06 Art 67 A17-A18A19-A20 I piani comunali dovranno di norma non consentire insediamenti urbanizzativi con sviluppo parallelo ai tracciati della viabilità principale Individuazione aree logistiche intermodali per il trasporto delle merci 160 Localizzazione nodi interscambio (tav 3), con previsione nei piani comunali di spazi per parcheggi e per servizi Articolazione sistema insediativo in quattro componenti fondamentali (insediamenti di centralità, centri urbani, aggregati e nuclei, beni storico-architettonici isolati) rispetto ai quali definire interventi di carattere e valenza sovracomunale Localizzazione di attrezzature, servizi e opere di urbanizzazione secondaria nelle aree agricole Aree di primo riferimento per la pianificazione locale come indicazioni di ambiti meno problematici ai fini della trasformazione urbanistica Aree agricole oggetto di trasformazione. Il piano comunale deve dare dimostrazione che le aree non devono avere avuto aiuti comunitari per almeno dieci anni Direttive sugli insediamenti produttivi per i piani comunali:. utilizzo di aree produttive già previste, evitare disseminazione nel territorio di aree e complessi isolati, incrementare accessibilità agli impianti produttivi Localizzazione insediamenti produttivi di livello provinciale e classificazione Localizzazione aree produttive in modo da contenere gli spostamenti dei pendolari e di massimizzare l’utilizzo del trasporto pubblico Individuazione delle attrezzature sovracomunali e di interesse provinciale (in tavola E4) Individuazione elementi di coordinamento sul territorio: 1) aree meno sensibili, più opportune per interventi insediativi; 2) indirizzi per la gestione della forma urbana e l’organizzazione territoriale degli insediamenti; 3) gerarchia dei valori ambientali e paesistici e della funzione delle aree inedificate; 4) le invarianti che pongono limiti all’occupazione dei suoli Indirizzi per orientare i comuni nella definizione degli ambiti di sviluppo della forma urbana Criteri favorevoli per la localizzazione degli insediamenti: accessibilità, valenze storico-culturali, adiacenza a centri servizi interurbani, adiacenza a sistemi produttivi, ecc. Individuazione delle aree con fenomeni urbanizzativi in atto (tav E 2.2) e aree di primo riferimento per la pianificazione locale (tav E4), anche come aree atte a garantire un adeguato rapporto tra insediamenti e salvaguardia suoli agricoli Orientamento dei piani comunali verso il compattamento della forma urbana Evitare consumo di suolo agricolo nelle zone già oggetto di investimenti pubblici di irrigazione o bonifica, in quelle con suoli di elevata qualità e/o produttività, in quelle con testimonianza delle antiche organizzazioni agricole Recupero a scopo residenza e ricettività turistica degli agglomerati rurali esistenti di antica formazione con caratteristiche apprezzabili di edilizia spontanea Art 94 c 2 A09 R 156 A02-A03 A04-A05 R157 A06-A07 A08 R 157 R 160 A03-A07A08 A04-A33 161 Definizione della rete delle centralità in relazione ai servizi. Classificazione servizi in differenti livelli; creare condizioni che garantiscano un adeguato grado di equipotenzialità tra situazioni di presenza di servizi e di accessibilità agli stessi; politiche prioritarie della provincia Criteri per verifiche di compatibilità nelle aree di criticità in ambito di pianura Verifiche di congruenza in aree interessate da SIC o ZPS Indirizzi generali di inserimento ambientale e paesaggistico per gli interventi insediativi in aree di montagna e collinari. Aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previsti. In queste aree, in immediato rapporto con i contesti urbani, orientare le trasformazioni alla riqualificazione e ricomposizione delle zone di frangia degli insediamenti. Previsione di adeguato inserimento paesistico e ambientale, anche tramite previsioni di impianti arborei e arbustivi. Creazione di reti ecologiche e di collegamento con aree verdi e reti ecologiche esistenti. Mantenimento dei varchi e degli spazi liberi interurbani per continuità dei corridoi ecologici Ambiti di valorizzazione, riqualificazione e progettazione paesistica, nei quali realizzare un sistema di aree e ambiti di continuità del verde. Individuazione elementi di caratterizzazione dei progetti edilizi R 172-174 A13-A14 Art 58 A02 A02-A03A06-A07- Art 62 A08-A18A24-A25A26 Art 65, art 72 c 7 A18-A19A26 A18-A19- Art 66 A23-A24A25-A26A27-A33 A02-A04- Indicazioni per insediamenti rurali ed elementi di interesse storico Artt 68 - 69 A19-A20A21-A22A23-A33 Percorsi di fruizione paesistica. Curare che nuove previsioni insediative non compromettano le condizioni di visibilità dai punti e dai percorsi panoramici Indicazioni rispetto a interventi nei centri storici, con promozione integrazione delle funzioni Art 70 c 2 lett c, A02-A18- art 72 c 2 A19-A24 Espansioni e trasformazioni come elementi di riqualificazione e ricomposizione dei fronti e delle frange urbane, anche tramite riequipaggiamento arboreo e arbustivo I comuni dovranno pianificare gli insediamenti produttivi tenendo conto di esigenze di compattezza del disegno organizzativo e insediativo, e del massimo riutilizzo dei complessi esistenti disponibili o da riqualificare Indicazioni sulle mitigazioni per insediamenti commerciali, con particolare riferimento all’accessibilità, alle ricadute sulla viabilità, alle dotazioni di parcheggi, e all’inquinamento e alle altre ricadute sugli abitati vicini Sintesi degli indirizzi per la compatibilità territoriale degli insediamenti commerciali: impatto territoriale, sistema viario, trasporti, ambiente e paesaggio Art 92 c 2 A03-A07- (lett g) A08 Art 97 A09 Art 91 A02-A04A23-A33 162 12.3. VERIFICA DEI RAPPORTI CON IL PTR PRINCIPALI ELEMENTI DEL PIANO TERRITORIALE REGIONALE INERENTI LA VERIFICA DI COERENZA ESTERNA DEL DdP PRINCIPALI INDIRIZZI DEL PTR Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione: - in campo produttivo (agricoltura, costruzioni e industria) e per ridurre l’impatto della produzione sull’ambiente - nella gestione e nella fornitura dei servizi (dalla mobilità ai servizi), nell’uso delle risorse e nella produzione di energia - e nelle pratiche di governo del territorio, prevedendo processi partecipativi e diffondendo la cultura della prevenzione del rischio Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisticamente coerenti e riconoscibili) attraverso: - la promozione della qualità architettonica degli interventi - la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici - il recupero delle aree degradate - la riqualificazione dei quartieri di ERP - l’integrazione funzionale - il riequilibrio tra aree marginali e centrali - la promozione di processi partecipativi Perseguire l’efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità, agendo sulla pianificazione integrata delle reti , sulla riduzione degli sprechi e sulla gestione ottimale del servizio Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, agendo prioritariamente su contesti da riqualificare o da recuperare e riducendo il ricorso all’utilizzo di suolo libero Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità dell’ambiente, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del rischio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla pianificazione e sull’utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque Assicurare l’entità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo attraverso l’utilizzo razionale e responsabile delle risorse anche in termini di risparmio, l’efficienza nei processi di produzione ed erogazione, il recupero e i riutilizzo dei territori degradati e delle aree dismesse, il riutilizzo dei rifiuti Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni AZIONI DEL DdP A23-A24-A25-A28-A29-A30-A31 A04-A06-A08-A09-A29-A30 A13-A14 A01-A02-A03-A04A08-A09-A10-A11 A29-A31-A32 A29-A32 PRINCIPI FONDAMENTALI A20-A21-A22-A23A24-A25-A26-A27-A33 A06-A28-A29-A30-A31 A02-A04-A15-A16- 163 climateriaranti ed inquinanti, il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico e luminoso, la gestione idrica integrata Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare e il riconoscimento del loro valore intrinseco come capitale fondamentale per l’identità della Lombardia Promuovere l’integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastruttuale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi, con particolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l’agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio A25-A28-A29-A30-A31 A02-A04-A17-A18-A19-A20A21-A22-A23-A24-A25-A26-A27 A28-29-A30-A31 A02-A17-A18-A19-A20-A21A22-A23-A24-A25-A26-A27 164 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 13 – VERIFICA DI COERENZA: la coerenza interna 165 13.1. VALUTAZIONI SULLA IMPOSTAZIONE GENERALE DEL DdP Nel Documento di Scoping si era indicato come criterio preliminare la necessità che la VAS, tenendo conto del quadro delle criticità, valutasse preliminarmente una serie di interrogativi preliminari a cui si è ritenuto necessario che il Rapporto Ambientale, nella sua componente valutativa, desse una prima generale risposta. Tali quesiti, alcuni di natura strategica, sono riferiti a considerazioni di carattere generale e a rapporti che legano il PGT con gli strumenti di pianificazione sovraordinata, altri attengono in modo più diretto, al Piano, tanto nella sua dimensione urbana che territoriale e fanno riferimento ai temi della sostenibilità. In quanto al primo quesito, si può affermare che la strategia di sviluppo perseguita dal DdP riguarda non già uno sviluppo inteso come crescita edilizia ed espansione urbanizzativa, ma uno sviluppo considerato come crescita della qualità dell’esistente, come valorizzazione dei caratteri architettonici, urbanistici e paesistico ambientali, come incremento della potenzialità di erogazione di servizi e quindi complessivamente come crescita della qualità della vita. La coerenza del PGT con le strategie di sviluppo delineate dai documenti di pianificazione sovraordinati è già stata ampiamente trattata nell’ambito della valutazione di “Coerenza Esterna” e il rapporto con i piani dei comuni contermini può considerarsi positivo in quanto le previsioni del DdP non determinano alcun tipo di ricaduta negativa o di contrasto con la pianificazione locale al contorno. Gli altri quesiti preliminari trovano risposta positiva relativamente agli aspetti sui quali il DdP, e più in generale la Disciplina Urbanistica, possono oggettivamente e operativamente incidere (tali quesiti sono individuati in colore verde). Trovano altresì risposta positiva, ma nei termini dell’attenzione e dei contenuti di indirizzo agli strumenti operativi che dovranno essere definiti nella fase successiva all’approvazione del PGT (pianificazione attuativa, regolamento edilizio, discipline di settore e tecnologiche, ecc…), tutti gli altri quesiti che non attengono strettamente materie direttamente disciplinabili dal DdP e/o dalla sola Disciplina Urbanistica (tali quesiti sono individuati in colore viola). Gli interrogativi preliminari individuati nel Documento di Scoping sono qui di seguito elencati ed evidenziati: 1. Il PGT quale strategia di sviluppo e quale ruolo prefigura per il Comune; 2. Il PGT è coerente con le strategie di sviluppo delineate dagli strumenti di pianificazione sovraordinati? E in quale rapporto si pone con i piani dei Comuni contermini? 3. Il Piano considera in modo adeguato le criticità locali? 4. Il Piano tiene conto dei valori ambientali dei luoghi, della biodiversità e delle condizioni di biopermeabilità del territorio? 5. Il Piano evita lo spreco di terreno agricolo pregiato? 166 6. Il Piano tutela e valorizza le risorse agro – silvo - pastorali anche nella loro nuova funzione ambientale e paesaggistica? 7. Il Piano tutela e valorizza il paesaggio e i beni culturali? 8. Il Piano tiene conto dell’assetto idraulico e delle modificazioni del ciclo integrato delle acque? 9. Il Piano contribuisce a ridurre la pericolosità ambientale e l’esposizione al rischio? 10. Il Piano propone interventi che migliorano le condizioni di accessibilità del territorio e della sua funzione? 11. Il Piano fa quanto gli compete per limitare il consumo di energia e di materie prime non rinnovabili? 12. Il Piano riduce il rischio (le cause) dell’inquinamento locale migliorando la salute dei cittadini? 13. Il Piano migliora le condizioni di vivibilità del tessuto edificato del capoluogo e delle frazioni? 14. Il Piano migliora l’accesso agli spazi pubblici e ai servizi di uso quotidiano? 15. Le scelte del Piano sono realisticamente realizzabili? 16. Il Piano prevede forme di “adeguamento” delle sue previsioni all’evoluzione dei fenomeni territoriali? 167 13.2. LA COERENZA INTERNA Nella fase di consolidamento delle alternative del PGT, l'analisi di coerenza interna ha lo scopo di rendere trasparente e leggibile in tutti i suoi aspetti il Documento di Piano. A tal fine, occorre che sia esplicito e riconoscibile il legame fra gli obiettivi specifici e le azioni di Piano proposte per conseguirli e soprattutto che tale relazione sia coerente. Le principali relazioni che devono essere verificate sono: • ad ogni obiettivo generale deve corrispondere almeno un obiettivo specifico (e ciò è gia stato verificato nel capitolo inerente il DdP); • per ogni obiettivo specifico deve essere identificata almeno un’azione in grado di raggiungerlo. Qualora si riscontrasse la mancanza di coerenza interna, sarebbe necessario ripercorrere alcuni passi del DdP, ristrutturando il sistema degli obiettivi e ricostruendo il legame fra le azioni costituenti le alternative di Piano e gli obiettivi. La relazione fra obiettivi e azioni risulta sostanzialmente verificata, anche se alcuni degli obiettivi proposti trovano sviluppo in ambiti diversi dagli interventi di competenza specifica del Documento di Piano che è l’oggetto specifico della VAS. Come si può rilevare dall’analisi dei quadri sinottici che seguono, si osserva un positivo livello di coerenza interna al PGT. 168 Obiettivo specifico A01 A02 A03 A04 A05 A06 A07 A08 A09 A10 A11 A12 A13 A14 A15 A16 Opzione di crescita residenziale contenuta rispetto alle potenzialità che il territorio può presentare. Creare condizioni abitative in termini qualitativi e quantitativi adeguate per le classi sociali presenti, in modo da soddisfare la domanda determinata dalla crescita prevista di nuove famiglie. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Contenere le quote di nuovi suoli da destinare a residenza. - Intervenire per il recupero e la riqualificazione urbana del patrimonio esistente. - - - Utilizzare prioritariamente gli spazi interstiziali al tessuto già urbanizzato nelle zone di frangia. - - - - - - -Garantire gli attuali livelli di occupazione per gli addetti/attivi nel territorio. -Limitare nuovi interventi al minimo indispensabile per garantire un equilibrio nel rapporto tra i carichi ambientali già presenti e il sistema della residenza e delle presenze di carattere ambientale e paesistico. - - - - - - - - Tutelare le funzioni di vicinato a livello commerciale (piccola e media distribuzione). - - - - - - - - - Migliorare l’accessibilità all’ambito di centralità urbana dove risiede la maggior parte del sistema distributivo di vicinato. - - - - - - - - - - Integrare i servizi pubblici o di interesse pubblico (parcheggi, aree per attrezzature scolastiche, sportive e per il tempo libero). - - - - - - - - - - - - Migliorare il sistema della mobilità di accesso e distributiva al centro abitato. - - - - - - - - - - - - - - 169 Obiettivo specifico A17 A18 A19 A20 A21 A22 A23 A24 A25 A26 A27 A28 A29 A30 A31 A32 A33 - Integrare e razionalizzare il verde fruibile. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Promuovere una articolazione del “territorio rurale” che individui le aree con presenza di insediamenti agricoli e quelle alle quali assegnare una preliminare funzione come “ambito di valore paesaggistico ambientale ed ecologico”. - - - Rafforzare l’identità dei siti e dei luoghi urbani e potenziare le opportunità culturali e di fruizione per gli abitanti. - - - - - - Tutelare tutte le componenti morfologiche, simboliche, ambientali e percettive che contribuiscono alla definizione del paesaggio locale. - - - - - - - Conservare ed incrementare la biodiversità. - - - - - - - - - Contenere i consumi energetici e ridurre gli impatti ambientali degli edifici residenziali/produttivi. - - - - - - - - - - - Contenere i consumi idrici e ridurre gli impatti ambientali degli edifici residenziali/produttivi. - - - - - - - - - - - - Eliminare i carichi indotti sull’ambiente esterno dall’attività di costruzione edilizia e dall’utilizzo e gestione dei fabbricati. - - - - - - - - - - - - - Garantire la non utilizzazione dei suoli in ogni ambito a rischio elevato di pericolosità e/o di vulnerabilità. - - - - - - - - - - - - - - - Individuare la possibilità di effettuare una serie di “microinterventi” di recupero per la realizzazione di volumetrie abitative o di “ricettività alternativa” seguendo il criterio insediativo dell’edilizia montana nei caratteri dell’impianto “tradizionale”dell’edificazione sparsa e/o dei nuclei. - - - - - - - - - - - - - - - Salvaguardare i valori ambientali biologici e naturalistici. - 170 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 14 – LA SOSTENIBILITA’ DEGLI INTERVENTI E DELLE AZIONI DI PIANO 171 14.1. LA VERIFICA DI SOSTENIBILITA’ Nel presente paragrafo si procede alla Valutazione Ambientale delle Azioni di Piano precedentemente individuate. Per quanto riguarda il Comune di Foresto Sparso, la scelta delle Azioni e degli Interventi di Piano si è sviluppata essenzialmente mirando al soddisfacimento delle esigenze della popolazione residente, compatibilmente con gli indirizzi politici e gli obiettivi della pubblica amministrazione. Durante il percorso di definizione di tali Azioni sono stati presi in considerazione diversi criteri che mirano essenzialmente alla minimizzazione del consumo di suolo ed alla sostenibilità ambientale delle scelte effettuate. Le Azioni previste dal Documento di Piano hanno quindi già per loro natura effetti sostanzialmente positivi rispetto ai criteri di sostenibilità presi in esame. La valutazione ambientale del Documento di Piano del Comune di Foresto Sparso si basa sulla valutazione della compatibilità delle scelte previste dal DdP con criteri di sostenibilità da applicarsi al territorio comunale. Tali criteri sono stati definiti sulla base degli obiettivi di sostenibilità identificati dalla Commissione Europea (“Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi Strutturali dell’Unione Europea” - Commissione Europea, DGXI Ambiente, Sicurezza Nucleare e Protezione Civile, agosto 1998), che sono stati interpretati e contestualizzati in modo flessibile all’interno della realtà territoriale esaminata. CRITERI DI SOSTENIBILITA’ – MANUALE UE 01 Ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili. 02 Impiegare le risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione. 03 Usare e gestire in maniera corretta le sostanze e i rifiuti pericolosi ed inquinanti. 04 Conservare e migliorare lo stato della fauna e flora selvatica, degli habitat e dei paesaggi. 05 Conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche. 06 Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali. 07 Conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale. 08 Proteggere l’atmosfera. 09 Sensibilizzare alle problematiche ambientali e sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale. 10 Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile. 172 La seguente tabella individua, con una breve descrizione, l’articolazione che si intende dare a ciascun criterio in rapporto agli obiettivi e degli indirizzi assunti rispetto alla realtà territoriale del comune di Foresto Sparso. CRITERI DI SOSTENIBILITA’ DESCRIZIONE Il criterio in esame è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto ad Compatibilità territoriale in elementi di qualità e/o sensibilità che caratterizzano l’area in oggetto: relazione ai vincoli ambientali e fasce di rispetto dei corsi d’acqua superficiali e delle sorgenti, presenza alla geologia del territorio. di zone a bosco, elementi vulnerabili particolari, presenza di elementi geologici di particolare rilevanza, ecc. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso del suolo, così come di tutte le risorse non rinnovabili, rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità Minimizzazione del consumo di riservate alle generazioni future. In contesti urbanizzati, il suolo rappresenta una risorsa ancora più suolo. pregiata, in considerazione della sua scarsità e dei benefici che esso arreca nelle aree urbane (disponibilità di aree libere per la fruizione e per il riequilibrio ecologico, influenza sul microclima, ecc.) Contenimento atmosfera. Miglioramento delle acque contenimento idrici. emissioni L’inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza le aree urbane, nelle quali il traffico veicolare, il riscaldamento domestico in invernale e le attività di produzione contribuiscono, con le loro emissioni, al peggioramento della qualità dell’aria. Gli effetti nocivi di determinati inquinanti sono legati ai livelli raggiunti in atmosfera e ai loro tempi di permanenza in essa. Il principio cui attenersi è la tutela delle risorse esistenti sotto il profilo qualitativo e quantitativo e la riqualificazione delle risorse già della qualità degradate. superficiali e Le aree urbane, essendo territori fortemente antropizzati e caratterizzati dei consumi da molteplici attività umane, causano numerose e diversificate pressioni sullo stato qualitativo e quantitativo delle risorse idriche (scarichi acque reflue, uso di fertilizzanti e prodotti nocivi, approvvigionamento idrico, derivazioni superficiali e sotterranee, ecc.). Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole e parsimonioso delle risorse energetiche non rinnovabili (combustibili fossili, ecc.), rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le Maggiore efficienza nella possibilità riservate alle generazioni future. e La produzione energetica è strettamente associata alla qualità dell’aria, produzione di energia contenimento dei consumi che subisce modificazioni di stato dalle emissioni derivanti dal traffico energetici. veicolare e dalle attività industriali. Le modalità di produzione e consumo di energia, e le conseguenti emissioni in atmosfera, rappresentano un elemento determinante della qualità ambientale delle aree urbane. 173 CRITERI DI SOSTENIBILITA’ DESCRIZIONE Tra gli obiettivi di un approccio sostenibile vi è l‘utilizzo di materie che producano l’impatto ambientale meno dannoso possibile e la minima produzione di rifiuti grazie a sistemi di progettazione dei processi, di gestione dei rifiuti e riduzione dell’inquinamento. La crescente produzione di rifiuti può essere ricondotta all’aumento dei consumi e all’utilizzo sempre più frequente di materiali con cicli di vita brevi. Contenimento della produzione Inoltre lo stile di vita del cittadino comporta modelli di consumo elevato di rifiuti. che vanno sempre più crescendo in relazione al miglioramento del tenore di vita e all’ aumento del reddito. I rifiuti sono un importante fattore di carico ambientale ed un indicatore di dissipazione di risorse. La perdita di materiali ed energia associata alla produzione di rifiuti ha conseguenze non solo ambientali, ma anche economiche a causa dei costi per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento degli stessi. Contenimento dell’inquinamento acustico. Lo scopo è quello di mantenere e aumentare la qualità dell’ambiente locale. Il rumore è uno dai fattori caratterizzanti la qualità dell’ambiente locale, insieme a qualità dell’aria, presenza di inquinamento elettromagnetico, impatto visivo, ecc. La principale sorgente risulta essere il traffico stradale, cui si aggiungono le attività artigianali e industriali. Il criterio in oggetto è connesso in particolare alla compatibilità di un determinato intervento di trasformazione del territorio rispetto alle infrastrutture per la mobilità. Si tratta di stimare l’impatto di generazione di spostamenti, di verificare Compatibilità con le l’adeguatezza delle infrastrutture presenti anche per i modi di infrastrutture per la mobilità e spostamento sostenibili. con i servizi tecnologici. Per quanto riguarda la compatibilità con i servizi tecnologici viene valutato il peso, in termini di capacità aggiuntiva, che l’intervento può avere sulle reti di acquedotto, fognatura, metano e distribuzione energia elettrica esistenti. 174 CRITERI DI SOSTENIBILITA’ DESCRIZIONE La presenza di aree verdi è sicuramente un elemento di qualità, sia perché offre spazi ricreativi, educativi, per le relazioni sociali e, esteticamente, contribuisce a dare della città un’immagine di maggiore vivibilità, sia perché offre benefici di carattere ecologico: miglioramento del clima urbano, assorbimento degli inquinanti atmosferici, riduzione dei livelli di rumore, l’attenuazione della luce eccessiva, stabilizzazione dei suoli e riduzione dell’erosione. Inoltre il verde urbano contribuisce ad arricchire la biodiversità nelle città, in quanto fornisce l’habitat per molte specie animali e vegetali. Il principio fondamentale è mantenere ed arricchire le riserve e la Tutela e protezione delle aree qualità delle risorse del patrimonio naturale, affinché le generazioni naturalistiche e degli ambiti presenti e future possano goderne e trarne beneficio. paesistici. La tutela degli ambiti paesistici è connessa con l’obiettivo di tutelare il suolo libero e di valorizzare le aree libere. L’obiettivo è raggiungere un equilibrato rapporto tra aree edificate e aree libere, e garantire la conservazione delle aree di maggiore pregio naturalistico in modo che ne possano godere le generazioni presenti e future. Il criterio è inoltre correlato a mantenere e migliorare la qualità dell’ambiente locale, che assume la massima importanza nelle zone e nei luoghi residenziali, localizzazioni di buona parte delle attività ricreative e lavorative. I principi che ispirano lo sviluppo sostenibile prevedono che vengano preservate tutte le caratteristiche, i siti o le zone in via di rarefazione, rappresentativi di un periodo o aspetto, che forniscano un particolare Tutela e valorizzazione dei beni contributo alle tradizioni e alla cultura della zona. storici ed architettonici. L’elenco contiene edifici di valore storico, culturale, monumenti, reperti archeologici, architettura di esterni, paesaggi, parchi e giardini e tutte le strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità. Il benessere e la salute dei cittadini fanno riferimento ad un insieme di elementi che vanno dalla disponibilità di servizi e strutture, alla qualità ambientale complessiva di un luogo. Per quanto riguarda la disponibilità di servizi e strutture, il criterio si riferisce alla possibilità per la popolazione di accedere ai servizi sanitari, Protezione della salute e del alla disponibilità di alloggi, di strutture culturali, alla libertà di benessere dei cittadini. movimento con diverse alternative di spostamento, alla disponibilità di lavoro e di svago, all’integrazione sociale e culturale. Per quanto riguarda invece la qualità dell’ambiente di luogo, il criterio fa riferimento a ciò che riguarda la salute umana e quindi a tutti quegli inquinanti che causano danni alla salute umana (ozono, particolato nell’aria, rumore, ecc.). Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico. Lo scopo è quello di rispondere a determinate esigenze della collettività, emerse durante i momenti partecipativi al processo decisionale del Piano, al fine di potenziare tale strumento, quale garanzia di trasparenza e condivisione. 175 Per ciascun criterio di sostenibilità preso in considerazione vengono valutati impatto e influenza dell’alternativa di Piano, al fine di determinare l’eventuale presenza di limitazioni o la necessità di interventi di mitigazione per indirizzare l’attuazione del Piano alla sostenibilità ambientale. La valutazione si riferisce alla “compatibilità” dell’intervento in relazione alla criterio ambientale in esame e viene espressa utilizzando la seguente simbologia: ● Intervento Compatibile - Intervento indifferente ● Intervento non compatibile 176 Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico ● ● ● ● ● - - - ● Tutela dei “sistemi della qualità” che caratterizzano il territorio comunale A02 (centro storico, sistema del verde di cintura dell’ ambito urbanizzato) come “invarianti urbanistiche”. ● ● ● ● ● ● ● ● - - - ● Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici ● Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi ● Contenimento emissioni in atmosfera ● AZIONI DI PIANO Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento della produzione di rifiuti Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Il Documento di Piano prevede un dimensionamento prevalentemente riferito alle previsioni di carattere endogeno con modeste integrazioni quantitative al fine di garantire una sostenibile crescita demografica all’interno del territorio comunale, A01 limitando quindi le previsioni di sviluppo alle quantità necessarie a garantire il soddisfacimento dei fabbisogni che nasceranno all’interno della popolazione già presente e ad una domanda esogena contenuta non richiamata da fenomeni di marketing immobiliare. CRITERI DI SOSTENIBILITA’ ALTERNATIVA UNO 177 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO Il Documento di Piano esclude la previsione di significative espansioni e limita il consumo di suolo rispetto A03 alle previsioni del vigente PRG a n.3 nuovi Ambiti di Trasformazione di modesta entità, poste in area a margine dell’urbanizzato esistente. ● ● ● ● ● ● ● ● - A04 Recuperare le volumetrie ancora disponibili nel centro storico. ● - A05 Recuperare abitativi. ● - A06 Recuperare le aree degradate e le aree dismesse. ● - ● Promuovere interventi di A07 completamento in aree libere all’interno del centro edificato. ● ● - Indirizzare gli eventuali completamenti urbanizzativi verso la A08 riconversione di ambiti marginali all’urbanizzato esistente. ● ● - i sottotetti ai fini - 178 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico Il Documento di Piano non prevede espansioni insediative di natura produttiva. A09 Si demanda al PdR il compito della definizione e della localizzazione delle possibilità di completamento. - - ● - - - ● - - - ● ● Riqualificare, razionalizzare ed ammodernare il sistema distributivo di vicinato esistente, che viene A10 riconosciuto nel suo fondamentale ruolo urbanistico di “motore delle relazioni e della rivitalizzazione degli spazi urbani”. - ● - - - - - - - - - ● Definire sistemi appetibili di accessibilità pedonale per favorire la A11 fruizione delle aree centrali in un contesto di forte valenza ambientale e a basso impatto veicolare. ● - ● - - - ● - ● - ● ● Individuare connessioni “appetibili” ai parcheggi. - - ● - - - ● ● - - ● ● Attivare interventi negoziati per l’acquisizione e la realizzazione di A13 parcheggi e servizi in specifiche situazioni localizzative. ● - - - - - - - - - - ● CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO A12 179 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico Valutare la possibilità di retrocedere gli “standard impropri”, al fine di A14 acquisire risorse per il miglioramento della struttura dei servizi di effettiva utilità. - ● - - - - - ● - - - - Mantenere e migliorare la viabilità esistente e regolare i flussi veicolari in funzione delle capacità di traffico A15 delle infrastrutture, con evidenti benefici sulla qualità ambientale del nucleo centrale e sul sistema della viabilità locale. - - - - - - - ● - - - ● Definire i sistemi di accessibilità A16 veicolare dedicata agli spazi di sosta nelle aree centrali e dei nuclei. - - ● - - - ● ● - - ● ● Individuare una rete di fruibilità caratterizzata principalmente da sistemi polivalenti, da un tessuto di A17 forte naturalità e da una struttura capace di determinare importanti connessioni territoriali. ● - - - - - - - ● - ● ● CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO 180 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO Individuare i corridoi ecologici e i percorsi panoramici come elemento A18 di riferimento degli interventi di fruizione ambientale. ● ● ● ● Potenziare il sistema di percorsi fruibili, non solo ecologico-ambientali ma anche quali connessioni A19 privilegiate tra gli insediamenti esterni e l’ambito di centralità, anche mediante individuazione di specifica normativa. ● ● ● ● Mantenere le realtà agricole locali, prevedendo la rilocalizzazione di quelle presenti all’interno A20 dell’edificato, favorendone lo sviluppo in forme compatibili con la rilevanza ambientale e paesistica dei luoghi. ● ● ● ● ● ● ● - 181 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO Promuovere forme innovative di attività connesse a quella agricola che possano contribuire al miglioramento della redditività delle A21 aziende, rilanciando il ruolo del territorio sotto il profilo dell’economia rurale compatibile e dell’innovazione. ● ● Salvaguardare le attività presenti e i loro valori ambientali, anche con A22 attenzione alle presenze agrituristiche. ● ● Tutelare e valorizzare le presenze storico-paesistiche ed architettonicoambientali (luoghi di culto, della storia e della natura). A23 Valorizzare il sistema dei nuclei e il tessuto di antica formazione anche mediante la previsione di una specifica azione di riqualificazione. ● ● ● - 182 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico Definire le classi di sensibilità paesistica del territorio, al fine di tutelare e valorizzare la componente A24 del paesaggio anche attraverso la tutela e la riqualificazione dei percorsi di interesse paesaggistico. ● - - - - - - - ● - - - Tutelare gli ambiti di elevata naturalità ed in particolare A25 e valorizzare il salvaguardare sistema del Reticolo Idrico. ● - - - - - - - ● ● - - Favorire la creazione di un sistema continuo di aree verdi mediante la A26 definizione e potenziamento della rete ecologica comunale. ● - - - - - - - ● - - - - - - - ● - - - - - - - Definire una regolamentazione energetica degli edifici nelle Norme A28 Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole. - - - ● - - - - - - - - Definire una regolamentazione di contenimento dei consumi idrici degli A29 edifici nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole. - - ● - ● - - - - - ● - CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO A27 Tutelare gli ambiti paesistico-ambientale. di valenza 183 Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione di rifiuti Contenimento inquinamento acustico Compatibilità con le infrastrutture per la mobilità e con i servizi tecnologici Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini Compatibilità con richieste, osservazioni ed obiettivi emersi dalla partecipazione del pubblico Promuovere l’utilizzazione di energie A30 rinnovabili e/o di combustibili a basso impatto ambientale. ● - - - - - - - ● - - - Promuovere la salubrità complessiva del sito e dell’ambiente urbano nel A31 quale è collocato l’insediamento residenziale/produttivo. - - ● ● ● ● ● ● ● ● ● - Prevedere l’effettuazione di preventivi studi geotecnici e geognostici per gli interventi di A32 trasformazione edilizia e urbanistica nelle aree con presenza di rischio o vulnerabilità limitata. ● ● - ● - - - - - - - - Proporre una politica insediativa per la formazione di interventi abitativi a valenza turistico-paesistica. A33 Incentivazione del recupero del patrimonio edilizio esistente dei nuclei rurali sparsi nell’ambito del territorio montano e boschivo. ● ● - - - - - ● ● ● ● - CRITERI DI SOSTENIBILITA’ AZIONI DI PIANO 184 14.2. LE ALTERNATIVE Dopo aver definito gli obiettivi generali e specifici del Documento di Piano ed aver individuato le azioni da mettere in atto per il raggiungimento degli stessi, è indispensabile definire le alternative. Tra le alternative possibili va poi scelta quella inerente l’intervento migliore dal punto di vista della sostenibilità ambientale, valutata tenendo conto dello scenario emerso dalla fase di analisi ambientale del territorio, dei vincoli e delle criticità presenti, degli obiettivi della pianificazione sovraordinata e delle linee strategiche del Piano, nonché delle osservazioni o delle proposte delle parti interessate, raccolte nella fase delle consultazioni preliminari. Le alternative analizzate nel presente Rapporto Ambientale sono due: • l’alternativa operativa, rappresentata dalle azioni del Documento di Piano; • l’alternativa zero, ovvero la scelta di non attuare le strategie del Documento di Piano e quindi non intervenire sul territorio, lasciando il regime urbanistico del PRG in vigore. Considerando la filosofia tendenzialmente conservativa e valorizzativa del PGT del Comune di Foresto Sparso, si ritiene fondata la scelta di analizzare solo queste due alternative, limitandosi quindi al confronto tra intervenire e non intervenire. Questa scelta deriva dalla consapevolezza di come le trasformazioni previste dal Documento di Piano siano orientate prevalentemente verso azioni di ricucitura del tessuto urbano, di completamento delle porosità presenti nei tessuti urbani non ancora edificate e del completamento di alcune aree di frangia. Sono previsti n.3 nuovi Ambiti di Trasformazione Residenziale di dimensione contenuta. Risulta sicuramente significativo però poter tratteggiare brevemente lo scenario rappresentato dall’alternativa zero, in modo da comprendere la probabile evoluzione dei sistemi analizzati (territoriale, ambientale-paesistico, economico) senza l’attuazione del Documento di Piano. Si deve evidenziare, al proposito, che la prescrizione della L.R. 12/2005 e s.m.i., di fatto, obbliga i Comuni ad un atto pianificatorio nuovo, del PGT, entro il 31 dicembre 2012, per cui l’alternativa zero non può, se non in linea teorica, fare riferimento alle prescrizioni e norme del PRG in vigore. Partendo dal presupposto che le scelte di piano proposte e quindi le azioni che si intendono attuare al fine di raggiungere gli obiettivi strategici del DdP, sono fondate e accomunate dalla forte intenzione di perseguire uno sviluppo sostenibile, sono stati individuati i principali elementi che si ritiene importante analizzare rispetto alla definizione dell’Alternativa zero. Tali elementi sono sintetizzati nella tabella riportata in seguito. 185 TEMATICA Il Sistema della Residenza Il Settore Secondario Il Settore Commerciale PROPOSTA DEL DdP EVOLUZIONE SENZA L’ATTUAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO (ALTERNATIVA ZERO) Le previsioni insediative mirano principalmente alla necessità di rispondere soprattutto alla domanda endogena di nuove famiglie, contenendo gli sviluppi edificativi. Per quanto riguarda l’edilizia esistente si tenderà a: -recuperare le volumetrie ancora disponibili nei centri storici e nelle zone urbanizzate; -recuperare i sottotetti ai fini abitativi. Per quanto riguarda la nuova edificazione si tenderà a: -riconvertire gli ambiti che necessitano di riqualificazione per la presenza di situazioni degradate o attività dismesse; -completare le aree libere all’interno del centro edificato; -trasformare gli ambiti marginali al perimetro dell’edificato. Il DdP prevede n.3 nuovi Ambiti di Trasformazione Residenziale di ridotte dimensioni. Il mantenimento delle previsioni insediative dell’attuale PRG potrebbe sia riflettersi in modo negativo sulla “tenuta” dei servizi che incidere sulla sostenibilità complessiva del sistema insediativo. Il DdP individua le seguenti strategie: - garantire gli attuali livelli occupazionali per gli addetti/attivi di Foresto Sparso; - mantenere tutte le attività produttive che sono presenti in localizzazioni compatibili e prevedere un adeguato recupero di spazi per interventi di rilocalizzazione delle situazioni non compatibili con, se pur modeste, “riserve strategiche” da reperire in aree di completamento degli insediamenti presenti nel comparto-sud est. Il DdP non prevede nuovi Ambiti di Trasformazione ai fini produttivi. La mancata attuazione delle scelte di Piano impedirebbe il contenimento delle espansioni produttive e la generale riqualificazione dei comparti esistenti. Il DdP tende a: - individuare gli ambiti di centralità urbana come elementi di riferimento per il potenziamento delle attività commerciali e della disciplina del commercio al loro interno; - potenziare e ammodernare il sistema distributivo di vicinato esistente, mediante una forte politica di riqualificazione dell’immagine del centro storico; - individuare una concreta politica di realizzazione di “parcheggi satellite” al centro storico; - individuare la disciplina delle medie attività commerciali. Le politiche di incentivazione, anche per interventi innovativi connessi con attività commerciali individuate dal DdP non trovano riscontro nell’attuale PRG. 186 TEMATICA Organizzazione urbana dei servizi PROPOSTA DEL DdP EVOLUZIONE SENZA L’ATTUAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO (ALTERNATIVA ZERO) Le politiche di incentivazione, anche Il DdP prevede l’attivazione di interventi per interventi innovativi connessi con per l’acquisizione e la attività di servizio individuate dal DdP negoziati realizzazione di parcheggi di corona. non trovano riscontro nell’attuale PRG. Il Piano prevede interventi di riqualificazione ambientale e paesistica Organizzazione nonché interventi per la messa in sicurezza dei Sistemi della degli assi principali della mobilità urbana. mobilità e delle Inoltre, definisce sistemi di accessibilità infrastrutture veicolare dedicata e gli spazi di sosta per le aree centrali. L’attuale PRG presenta elementi di carattere più generico che non si inquadrano in specifiche e peculiari indicazioni operative. Il DdP si propone di individuare un sistema di aree che si definisca su una rete di fruibilità caratterizzata principalmente da elementi polivalenti, da un tessuto forte di naturalità e da una struttura capace di determinare importanti connessioni territoriali. A questo si aggiunge la necessità del rafforzamento di un sistema di verde di protezione. La mancata attuazione delle scelte di Piano si porrebbe in scarsa sintonia con gli indirizzi di sostenibilità dei Piani sovracomunali, e con la necessità di un nuovo sistema integrato di promozione di strategie sostenibili locali, di carattere naturalistico, ambientale e paesaggistico. Il DdP, pur nel riconoscimento della necessità di mantenere le attività agricole presenti nel territorio, ne individua la forte interconnessione con i sistemi ambientali e paesistici rispetto ai quali si ritiene che le attività stesse debbano essere considerate come elementi di presidio e valorizzazione con la conseguente necessità di una specifica ed adeguata disciplina. La normativa della L.R. 93/80 (abrogata dalla L.R. 12/05), alla quale il PRG si è necessariamente attenuto, non ha consentito allo strumento stesso di agire in un quadro di maggiore efficacia ed incisività quale quello oggi possibile alla luce della nuova riforma regionale. Il DdP, ma anche il successivo Piano delle Regole, introducono tutti gli elementi strategici, anche innovativi, oggi consentiti dalla nuova disciplina urbanistica regionale, consentendo una maggiore efficacia degli interventi di tutela e valorizzazione del sistema paesistico-ambientale e l’introduzione di un efficace sistema di reti ecologiche. La normativa della L.R. 51/75 (abrogata dalla L.R. 12/05), alla quale il PRG si è necessariamente attenuto, non ha consentito allo strumento stesso di agire in un quadro di maggiore efficacia ed incisività quale quello oggi possibile alla luce della nuova riforma regionale. Verde fruibile Il Settore Primario Il Sistema Ambientale Paesistico e delle Reti Ecologiche Promozione e attuazione di interventi per l’efficienza energetica degli edifici e il contenimento dei carichi ambientali Il PGT del Comune di Foresto Sparso intende promuovere la sostenibilità ed il miglioramento della qualità del costruito allo scopo di perseguire il miglioramento dell’efficienza degli edifici tenendo conto delle condizioni climatiche, del comfort abitativo e dei costi diretti e indiretti della produzione edilizia. La mancata attuazione di tali scelte si porrebbe in conflitto con gli indirizzi di sostenibilità generali più volte enunciati nel presente documento. 187 Politiche per il turismo in ambiti montani Il PGT di Foresto Sparso intende individuare la possibilità di effettuare una serie di “microinterventi” di recupero per la realizzazione di volumetrie abitative o di “ricettività alternativa” seguendo il criterio insediativo dell’edilizia montana nei caratteri dell’impianto “tradizionale”dell’edificazione sparsa e/o dei nuclei. La mancata attuazione di tali scelte si porrebbe in conflitto con gli indirizzi di sostenibilità generali più volte enunciati nel presente documento. Le azioni del Documento di Piano individuate compongono l’opzione operativa e caratterizzano l’intervento strategico di trasformazione del territorio e la possibilità di pervenire, al suo recupero, riqualificazione, potenziamento e alla sua tutela e valorizzazione. A conclusione del processo di valutazione delle azioni di piano, è necessario esprimere un giudizio complessivo in merito alla sostenibilità globale del Piano. Quanto analizzato consente di affermare che in senso generale il Piano risulta ampiamente compatibile con i caratteri territoriali presenti, rispetto alle componenti ambientale, sociale ed economica. Il Piano, infatti, propone uno sviluppo complessivamente sostenibile del territorio, con scelte strategicamente mirate alla conservazione che non vanno a interferire negativamente con elementi di pregio ambientale o elementi di particolare sensibilità. Si può assumere che la limitata crescita degli spazi insediativi, la valorizzazione degli aspetti peculiari del territorio, e le strategie di intervento migliorativo previste sulla mobilità permetteranno di giungere ad una condizione generalmente positiva del contesto territoriale. Il Piano prevede inoltre che lo sviluppo sia orientato verso l’edilizia sostenibile e il risparmio delle risorse energetiche, prevedendo una specifica regolamentazione in merito nell’ambito del Piano delle Regole. 188 14.3. ULTERIORI INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE Il quadro generale che emerge dalle valutazioni sopra esposte mostra una sostanziale positività dei possibili effetti ambientali che potranno essere determinati dall’attuazione del Documento di Piano. Nel presente paragrafo si forniscono alcune indicazioni complementari di mitigazione o compensazione a supporto di un’attuazione sostenibile delle scelte di Piano e della minimizzazione degli effetti attesi sull’ambiente derivanti dalla realizzazione degli interventi. La normativa di Piano (nel rispetto di quanto prescritto dalle Linee Guida Regionali per l’esame paesistico dei progetti) prevede che tutti gli interventi pubblici e privati contenuti in strumenti attuativi debbano essere preceduti, nei modi e nelle forme previste dalla legislazione vigente, da un esame del potenziale impatto paesistico del progetto, allo scopo di determinare la sensibilità paesistica del sito interessato e il grado di incidenza paesistica del progetto. Sulla base di tale considerazione, è importante sottolineare che la seguente tabella non rappresenta un elenco completo ed esaustivo delle mitigazioni previste dal Documento di Piano, elenco che sarà quindi via via implementato sia in funzione delle scelte definitive, sia in rapporto al successivo svilupparsi degli indirizzi di dettaglio relativi alla fase attuativa che saranno previsti nella normativa del Piano delle Regole. INTERVENTO MITIGATIVO Realizzazione di interventi di mitigazione delle visuali paesistiche, tramite aree verdi filtro a protezione e a difesa della riconoscibilità degli ambiti di pregio paesistico-ambientale. Realizzazione di barriere di verde filtro al fine di promuovere il miglioramento del clima urbano, l’assorbimento di inquinanti atmosferici e la riduzione del rumore (in particolare lungo le direttrici di traffico principali e in corrispondenza di aree produttive). Generale miglioramento dell’arredo urbano. Attenzione ai criteri di risparmio energetico in relazione alle strutture ed ai materiali utilizzati: promozione di interventi legati all’uso di energie da fonti rinnovabili. Ogni nuovo intervento edilizio dovrà predisporre appositi impianti per il recupero, la raccolta ed il riuso dell’acqua piovana dei tetti per l’irrigazione dei giardini. Realizzazione di parcheggi privilegiando strutture dotate della minor superficie impermeabilizzata (autobloccanti che permettono la crescita dell’erba, ecc.) e, laddove possibile, la realizzazione di parcheggi interrati. 189 14.4. GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE ATR 1 criterio di sostenibilità giudizio commento L’area in esame è ubicata nella frazione Dosso Dell’Era, ed è un’area classificata dal PRG vigente come: - C2 zone residenziali di espansione di progetto; - variante al PRG secondo la L.R. 23/97 n.2, esecutivo 02/1/2002 con modifica parziale, art. 22 delle NTA. Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio compatibile L’ambito in esame rientra in un’area con classe di fattibilità geologica n. 3, con “consistenti limitazioni”. Inoltre, rientra nella Pericolosità Sismica Locale – Z4d – pericolosità H2 – zona con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluviocolluviale. L’ATR non è attraversato da elettrodotti. Per quanto riguarda la compatibilità con il PTCP, analizzando la tavola E4 “Organizzazione del territorio e dei sistemi insediativi”, l’ambito rientra in un’area classificata come “ambiti definiti dalla pianificazione locale vigente (sono comprese anche le aree per urbanizzazioni primarie e secondarie)”. Minimizzazione del consumo di suolo compatibile L’Ambito di Trasformazione è in posizione contigua al tessuto urbanizzato consolidato e si configura come completamento di un ambito di frangia urbana, compatibile quindi con lo sviluppo insediativo. La Superficie Territoriale dell’ATR è pari a 4.025 mq. 190 Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici compatibile compatibile compatibile La Superficie Zonale “areali della modificabilità” è di 2.725 mq. La Volumetria massima prevista è pari a 4.000 mc. Considerando la destinazione d’uso prevalentemente residenziale, l’Ambito di Trasformazione in esame non comporta impatti negativi nei confronti della componente ambientale aria, fatta eccezione per l’’installazione dei sistemi di riscaldamento, per i quali comunque il Documento di Piano rimanda alla definizione di interventi a basso impatto, che saranno fatti oggetto di specifica disciplina nell’ambito, più proprio, del Regolamento Edilizio. In relazione alla destinazione d’uso dell’intervento previsto, l’impatto sulla matrice acqua non risulterà particolarmente significativo in quanto: l’approvvigionamento idrico non comporterà ulteriori derivazioni di acque superficiali o sotterranee; l’area oggetto dell’intervento verrà collegata alla rete idrica esistente, in grado di sostenere le quantità necessarie e la rete fognaria alla fognatura già presente sulla strada posta al bordo dell’ATR. Si ritiene opportuno che le NTA del Piano delle Regole e il Regolamento Edilizio prevedano che ogni nuovo intervento edilizio predisponga di appositi impianti per il recupero, la raccolta ed il riuso dell’acqua piovana per usi non potabili (ad. esempio irrigazione dei giardini e scarichi igienici). La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione potrà comportare un leggero aumento nei consumi di energia e metano. Considerando la destinazione d’uso dell’intervento, è possibile ipotizzare che tale impatto non sia particolarmente negativo sull’attuale sistema ambientale. La realizzazione degli interventi, secondo gli indirizzi previsti dall’Ambito Tematico Strategico n. 9 del Documento di Piano (promozione e attuazione di interventi per l’efficienza energetica degli edifici ed il contenimento dei carichi ambientali) dovrà essere integrata con interventi di risparmio energetico, legati in particolare all’impiego di energia da fonti rinnovabili, incentivando l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici. In tal senso la disciplina normativa potrà valutare la possibilità di incentivi volumetrici in funzione della classe di rendimento energetico dell’edificio. compatibile La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione comporterà un leggero aumento della produzione di rifiuti. E’ possibile ipotizzare che tale impatto sia contenuto nei confronti dell’attuale sistema ambientale. Contenimento inquinamento acustico compatibile Considerando la destinazione d’uso dell’intervento è possibile ipotizzare che l’Ambito di Trasformazione in esame non comporti impatti negativi che possano incrementare l’inquinamento acustico. Compatibilità per le infrastrutture della mobilità compatibile La nuova viabilità di accesso e distribuzione interna all’ATR diramerà dalla via Dosso Dell’Era. Contenimento della produzione dei rifiuti 191 Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini compatibile compatibile compatibile L’impatto globale sulla componente naturalistica e di paesaggio risulta modesto in quanto, come già detto, si tratta di un Ambito di Trasformazione interno ad una situazione di frangia urbana, tuttavia gli interventi dovranno essere opportunamente mitigati in fase di valutazione del P.A. Fondamentale sarà la definizione dell’impianto morfologico. Per quanto riguarda tale tematica l’Ambito di Trasformazione in oggetto non presenta un impatto significativo, in quanto si colloca in un’area esterna al nucleo di antica formazione e non comprende nessun elemento di valore storico-culturale. Considerando la destinazione d’uso residenziale e la non presenza di situazioni di criticità all’interno del Comune di Osio Sopra per ciò che concerne la salute umana, è possibile affermare che l’Ambito di Trasformazione in oggetto non comporta impatti negativi significativi. 192 ATR 2 criterio di sostenibilità giudizio commento L’area in esame è ubicata in località Tremellini, ed è un’area classificata dal PRG vigente come: - C1 zone residenziali di espansione confermate con PE vigente; - parcheggi CFR prescrizioni deliberazione reg. n. VII/1296 del 22/09/2000. Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio compatibile L’ambito in esame rientra in classe di fattibilità geologica n. 3, con “consistenti limitazioni”, e per una parte in classe di fattibilità geologica n. 2 “modeste limitazioni” (nella “sottoclasse 2b” che individua le aree da poco acclivi a mediamente acclivi a pericolosità potenziale legata alla possibilità di innesco di scivolamenti su versanti con copertura detritica a tessitura mista e circolazione idrica superficiale canalizzata). Inoltre, rientra nella Pericolosità Sismica Locale – Z4d – pericolosità H2 – zona con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluviocolluviale. L’ATR non è attraversato da elettrodotti. Per quanto riguarda la compatibilità con il PTCP, analizzando la tavola E4 “Organizzazione del territorio e dei sistemi insediativi”, l’ambito rientra in un’area classificata come “ambiti definiti dalla pianificazione locale vigente (sono comprese anche le aree per urbanizzazioni primarie e secondarie)”. compatibile Minimizzazione L’Ambito di Trasformazione è in posizione contigua al tessuto urbanizzato consolidato e si configura come completamento di 193 del consumo di suolo Contenimento emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici Contenimento della produzione dei rifiuti Contenimento inquinamento acustico compatibile compatibile compatibile un ambito di frangia urbana, compatibile quindi con lo sviluppo insediativo. La Superficie Territoriale dell’ATR è pari a 11.080 mq. La Superficie Zonale “areali della modificabilità” è di 8.590 mq. La Volumetria massima prevista è pari a 8.590 mc. Considerando la destinazione d’uso prevalentemente residenziale, l’Ambito di Trasformazione in esame non comporta impatti negativi nei confronti della componente ambientale aria, fatta eccezione per l’’installazione dei sistemi di riscaldamento, per i quali comunque il Documento di Piano rimanda alla definizione di interventi a basso impatto, che saranno fatti oggetto di specifica disciplina nell’ambito, più proprio, del Regolamento Edilizio. In relazione alla destinazione d’uso dell’intervento previsto, l’impatto sulla matrice acqua non risulterà particolarmente significativo in quanto: l’approvvigionamento idrico non comporterà ulteriori derivazioni di acque superficiali o sotterranee; l’area oggetto dell’intervento verrà collegata alla rete idrica esistente, in grado di sostenere le quantità necessarie e la rete fognaria alla fognatura già presente sulla strada posta al bordo dell’ATR. Si ritiene opportuno che le NTA del Piano delle Regole e il Regolamento Edilizio prevedano che ogni nuovo intervento edilizio predisponga di appositi impianti per il recupero, la raccolta ed il riuso dell’acqua piovana per usi non potabili (ad. esempio irrigazione dei giardini e scarichi igienici). La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione potrà comportare un leggero aumento nei consumi di energia e metano. Considerando la destinazione d’uso dell’intervento, è possibile ipotizzare che tale impatto non sia particolarmente negativo sull’attuale sistema ambientale. La realizzazione degli interventi, secondo gli indirizzi previsti dall’Ambito Tematico Strategico n.9 del Documento di Piano (promozione e attuazione di interventi per l’efficienza energetica degli edifici ed il contenimento dei carichi ambientali) dovrà essere integrata con interventi di risparmio energetico, legati in particolare all’impiego di energia da fonti rinnovabili, incentivando l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici. In tal senso la disciplina normativa potrà valutare la possibilità di incentivi volumetrici in funzione della classe di rendimento energetico dell’edificio. compatibile La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione comporterà un leggero aumento della produzione di rifiuti. E’ possibile ipotizzare che tale impatto sia contenuto nei confronti dell’attuale sistema ambientale. compatibile Considerando la destinazione d’uso dell’intervento è possibile ipotizzare che l’Ambito di Trasformazione in esame non comporti impatti negativi che possano incrementare l’inquinamento acustico. 194 Compatibilità per le infrastrutture della mobilità Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini compatibile compatibile compatibile compatibile La nuova viabilità di accesso e distribuzione interna all’ATR diramerà dalla via Santinelli. L’impatto globale sulla componente naturalistica e di paesaggio risulta modesto in quanto, come già detto, si tratta di un Ambito di Trasformazione interno ad una situazione di frangia urbana, tuttavia gli interventi dovranno essere opportunamente mitigati in fase di valutazione del P.A. Fondamentale sarà la definizione dell’impianto morfologico. Per quanto riguarda tale tematica l’Ambito di Trasformazione in oggetto non presenta un impatto significativo, in quanto si colloca in un’area esterna al nucleo di antica formazione e non comprende nessun elemento di valore storico-culturale. Considerando la destinazione d’uso residenziale e la non presenza di situazioni di criticità all’interno del Comune di Osio Sopra per ciò che concerne la salute umana, è possibile affermare che l’Ambito di Trasformazione in oggetto non comporta impatti negativi significativi. 195 ATR 3 criterio di sostenibilità giudizio commento L’area in esame è ubicata in località Chiesa, ed è un’area classificata dal PRG vigente come: - C2 zone residenziali di espansione di progetto. Compatibilità territoriale in relazione ai vincoli ambientali e alla geologia del territorio compatibile L’ambito in esame rientra in un’area con classe di fattibilità geologica n. 3, con “consistenti limitazioni”. Inoltre, rientra nella Pericolosità Sismica Locale – Z4d – pericolosità H2 – zona con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluviocolluviale. L’ATR non è attraversato da elettrodotti. Per quanto riguarda la compatibilità con il PTCP, analizzando la tavola E4 “Organizzazione del territorio e dei sistemi insediativi”, l’ambito rientra in un’area classificata come “ambiti definiti dalla pianificazione locale vigente (sono comprese anche le aree per urbanizzazioni primarie e secondarie)”. Minimizzazione del consumo di suolo Contenimento compatibile compatibile L’Ambito di Trasformazione è in posizione contigua al tessuto urbanizzato consolidato e si configura come completamento di un ambito di frangia urbana, compatibile quindi con lo sviluppo insediativo. La Superficie Territoriale dell’ATR è pari a 2.050 mq. La Superficie Zonale “areali della modificabilità” è di 1.260 mq. La Volumetria massima prevista è pari a 2.000 mc. Considerando la destinazione d’uso prevalentemente residenziale, l’Ambito di Trasformazione in esame non comporta 196 emissioni in atmosfera Miglioramento della qualità delle acque superficiali e contenimento dei consumi Maggiore efficienza nella produzione di energia e contenimento dei consumi energetici compatibile compatibile impatti negativi nei confronti della componente ambientale aria, fatta eccezione per l’’installazione dei sistemi di riscaldamento, per i quali comunque il Documento di Piano rimanda alla definizione di interventi a basso impatto, che saranno fatti oggetto di specifica disciplina nell’ambito, più proprio, del Regolamento Edilizio. In relazione alla destinazione d’uso dell’intervento previsto, l’impatto sulla matrice acqua non risulterà particolarmente significativo in quanto: l’approvvigionamento idrico non comporterà ulteriori derivazioni di acque superficiali o sotterranee; l’area oggetto dell’intervento verrà collegata alla rete idrica esistente, in grado di sostenere le quantità necessarie e la rete fognaria alla fognatura già presente sulla strada posta al bordo dell’ATR. Si ritiene opportuno che le NTA del Piano delle Regole e il Regolamento Edilizio prevedano che ogni nuovo intervento edilizio predisponga di appositi impianti per il recupero, la raccolta ed il riuso dell’acqua piovana per usi non potabili (ad. esempio irrigazione dei giardini e scarichi igienici). La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione potrà comportare un leggero aumento nei consumi di energia e metano. Considerando la destinazione d’uso dell’intervento, è possibile ipotizzare che tale impatto non sia particolarmente negativo sull’attuale sistema ambientale. La realizzazione degli interventi, secondo gli indirizzi previsti dall’Ambito Tematico Strategico n. 9 del Documento di Piano (promozione e attuazione di interventi per l’efficienza energetica degli edifici ed il contenimento dei carichi ambientali) dovrà essere integrata con interventi di risparmio energetico, legati in particolare all’impiego di energia da fonti rinnovabili, incentivando l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici. In tal senso la disciplina normativa potrà valutare la possibilità di incentivi volumetrici in funzione della classe di rendimento energetico dell’edificio. compatibile La realizzazione dell’Ambito di Trasformazione comporterà un leggero aumento della produzione di rifiuti. E’ possibile ipotizzare che tale impatto sia contenuto nei confronti dell’attuale sistema ambientale. Contenimento inquinamento acustico compatibile Considerando la destinazione d’uso dell’intervento è possibile ipotizzare che l’Ambito di Trasformazione in esame non comporti impatti negativi che possano incrementare l’inquinamento acustico. Compatibilità per le infrastrutture della mobilità compatibile La nuova viabilità di accesso e distribuzione interna all’ATR diramerà dalla via Roma. Contenimento della produzione dei rifiuti 197 Tutela e protezione delle aree naturalistiche e degli ambiti paesistici Tutela e valorizzazione dei beni storici ed architettonici Protezione della salute e del benessere dei cittadini compatibile compatibile compatibile L’impatto globale sulla componente naturalistica e di paesaggio risulta modesto in quanto, come già detto, si tratta di un Ambito di Trasformazione interno ad una situazione di frangia urbana, tuttavia gli interventi dovranno essere opportunamente mitigati in fase di valutazione del P.A. Fondamentale sarà la definizione dell’impianto morfologico. Per quanto riguarda tale tematica l’Ambito di Trasformazione in oggetto non presenta un impatto significativo, in quanto si colloca in un’area esterna al nucleo di antica formazione e non comprende nessun elemento di valore storico-culturale. Considerando la destinazione d’uso residenziale e la non presenza di situazioni di criticità all’interno del Comune di Osio Sopra per ciò che concerne la salute umana, è possibile affermare che l’Ambito di Trasformazione in oggetto non comporta impatti negativi significativi. 198 15 – PIANO DI MONITORAGGIO 199 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Il processo di VAS prevede, dopo l’approvazione del Piano, nella fase di attuazione e gestione dello stesso, l’implementazione di un sistema di monitoraggio dei caratteri territoriali, finalizzato ad una lettura critica ed integrata dello stato del territorio e delle dinamiche in atto. Il Piano di monitoraggio progettato per il Comune di Foresto Sparso ha il duplice compito di: • fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti ambientali delle azioni messe in campo dal Piano, consentendo di verificare se esse sono effettivamente in grado di conseguire i traguardi di qualità ambientale che il Piano si è posto; • permettere di individuare tempestivamente le misure correttive che eventualmente dovessero rendersi necessarie. Lo scopo del monitoraggio è quindi quello di monitorare l’evolversi dello stato dell’ambiente, valutando l’efficacia ambientale delle misure previste dal Piano. In una logica di Piano-Processo il monitoraggio è la base informativa necessaria per un Piano che sia in grado di anticipare e governare le trasformazioni, piuttosto che adeguarvisi a posteriori. È da sottolineare come nei Piani di tipo generale, quale il Documento di Piano del PGT, in molti casi non esiste un legame diretto tra le azioni di Piano e i parametri ambientali. Per questo motivo conviene intendere il Piano di monitoraggio come: • verifica periodica dello stato di avanzamento delle trasformazioni proposte dal Piano, attraverso la descrizione sintetica dell’andamento degli interventi previsti e delle misure di mitigazione/compensazione; • monitoraggio ambientale al fine di verificare nel tempo l’andamento dei parametri critici che sono emersi nella costruzione del quadro conoscitivo e che risultano importanti per tenere sotto controllo le trasformazioni attese. Il monitoraggio non ha solo finalità tecniche, ma presenta rilevanti potenzialità per le informazioni che può fornire ai decisori e per la comunicazione ad un pubblico più vasto, di non addetti ai lavori, attraverso la pubblicazione di un rapporto che contiene informazioni e considerazioni sviluppate in forma discorsiva, ma basate sulla quantificazione di un sistema di indicatori. I dati raccolti nell’ambito del Piano di monitoraggio sono sintetizzati attraverso la realizzazione di un report da pubblicare sul sito internet del Comune. 200 Alla luce di quanto sopra dettagliato emerge la necessità di impostare il percorso di VAS non solo come semplice percorso lineare, ma anche e soprattutto pensando ad inserire un feed-back che ne permetta il percorso a ritroso. Il monitoraggio di un Piano ha, quindi, lo scopo di verificarne le modalità ed il livello di attuazione, di valutare gli effetti degli interventi che vengono progressivamente realizzati e di fornire indicazioni su eventuali azioni correttive da apportare. Esso va progettato in fase di elaborazione del piano stesso e vive lungo tutto il suo ciclo di vita. La progettazione implica la definizione degli indicatori da utilizzare, l’organizzazione di modalità e tempistiche per la raccolta delle informazioni necessarie alla loro elaborazione e la definizione dei meccanismi in base ai quali correggere, se e quando necessario, obiettivi, azioni e strumenti di attuazione del Piano. Percorso di VAS lineare e Azioni di feed-back susseguenti il monitoraggio [Fonte: Pompilio M., 2006] 201 Le principali attività che si ripetono periodicamente nell’ambito del monitoraggio del Piano sono descritte nella figura seguente. Identificazione degli indicatori Acquisizione di dati e informazioni dalle diverse fonti Popolamento dei indicatori (di stato e prestazionali) DIAGNOSI Individuazione delle cause che hanno determinato eventuali scostamenti rispetto alle previsioni del piano TERAPIA Elaborazione di indicazioni per il riorientamento È opportuno innanzitutto identificare un nucleo di indicatori comune eventualmente anche ad altri strumenti decisionali con cui si deve interagire (RSA, Agenda 21, EMAS, ecc.), in modo da consentire alle amministrazioni di coordinare i propri piani e Programmi e di dialogare con altri livelli di governo e con realtà diverse; tale nucleo condiviso può anche essere costituito da pochi indicatori, purché significativi e facilmente popolabili. Il calcolo degli indicatori deve avvenire in modo trasparente e ripercorribile e può avvalersi di strumenti di tipo informatico. L’acquisizione dei dati e delle informazioni da parte dell’amministrazione responsabile del Piano avviene sia recuperando dati prodotti da enti diversi (banche dati e sistemi informativi territoriali di Regioni e Province, dati socio-economici dell’ISTAT, relazioni sullo stato dell’ambiente delle ARPA, informazioni dalle ASL, ecc.), sia facendosi carico di raccogliere altri dati specifici sul proprio territorio, attraverso apposite campagne di rilevamento. Tra le informazioni da acquisire devono essere comprese anche quelle relative alle modalità di attuazione del piano, come ad esempio la tempistica degli interventi, le risorse impegnate o il numero e la qualità degli eventi di partecipazione. Sulla base dei dati e delle informazioni acquisite, si procede al popolamento e alla rappresentazione dei dati sugli indicatori. 202 Poiché gli obiettivi specifici sono definiti come traguardi da raggiungere per ciò che riguarda gli indicatori, è possibile, a questo punto, definire: • indicatori di stato; • indicatori “prestazionali” che consentano di misurare il livello di raggiungimento degli obiettivi del Piano (efficacia) e di mettere questo in relazione con le risorse impiegate (efficienza). In questo modo vengono messi in evidenza gli scostamenti dalle previsioni di Piano e dalle ipotesi fatte e una valutazione in termini di risorse impiegate. Si apre quindi la fase di “diagnosi”, finalizzata a comprendere quali sono le cause che hanno fatto sì che gli obiettivi siano stati raggiunti o meno e che hanno eventualmente determinato un uso eccessivo di risorse. Infine l’attività di interpretazione dei risultati del monitoraggio e di elaborazione di indicazioni per il riorientamento è oggetto di una apposita relazione periodica, che, a partire dalla diagnosi effettuata, delinea i possibili provvedimenti volti a riorientare il Piano stesso (ad esempio, modifiche degli strumenti di attuazione, delle azioni, di qualche obiettivo specifico). Le conclusioni operative della relazione di monitoraggio vanno poi sottoposte a consultazione e costituiscono la base per la “terapia”, ovvero il riorientamento del Piano. Il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati è essenziale non solo per la consultazione della relazione, ma in generale in tutte le attività previste dal monitoraggio, al fine di far emergere, attraverso la percezione diretta dei diversi attori, i reali effetti del Piano, di indirizzare verso l’individuazione degli indicatori maggiormente significativi e di contribuire all’interpretazione dei risultati. Dall’analisi del territorio di Foresto Sparso e dalla valutazione delle scelte di Piano, nonché dalle misure di mitigazione/compensazione previste, è possibile definire il seguente Piano di monitoraggio che viene definito mediante l’individuazione dei principali indicatori, degli obiettivi specifici e dei criteri di periodicità: 203 Indicatore Obiettivo specifico Unità di misura Fonte Periodicità monitoraggio ARIA Concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici: o PM10 o NOx Minimizzare l’impatto ambientale legato al traffico veicolare, al fine di migliorare la qualità dell’ambiente urbano. Dati ARPA centralina Semestrale Eventuali campagne mobili effettuate da ARPA a Foresto Sparso o nei Comuni limitrofi. In base alla disponibilità del dato. m3/ab Uniacque S.p.A. Annuale % Uniacque S.p.A. Annuale Classe Dati ASL e/o ARPA. Rilevamenti su iniziativa del Comune. Secondo disponibilità Comune di Foresto Sparso Annuale μg/m3 ACQUA Consumo idrico Contenere i consumi potabile annuo per idrici e ridurre gli abitante. impatti ambientali degli edifici Perdite nella rete di residenziali e distribuzione idrica. produttivi. Monitorare le qualità Indice SECA acque. delle acque superficiali SUOLO Coefficiente di urbanizzazione (Superficie urbanizzata / superficie totale). Minimizzare il consumo di suolo libero. % nuovi interventi/ aree già urbanizzate FLORA, FAUNA, BIODIVERSITA’ Area verde procapite. Integrazione e razionalizzazione del verde fruibile. Comune di Foresto Sparso Annuale kg Quaderno Osservatorio Provinciale dei Rifiuti Annuale % Quaderno Osservatorio Provinciale dei Rifiuti Annuale kWh/anno ENEL S.p.A. Annuale m3/anno ENEL GAS Annuale n° Comune di Foresto Sparso Annuale m2/ab PRODUZIONE DI RIFIUTI Rifiuti totali prodotti sul territorio Promuovere il comunale. contenimento dei carichi ambientali sul territorio comunale. % Raccolta Differenziata. CONSUMO ENERGETICO Consumi annuali di energia elettrica totale. Consumi annuali totali di gas metano. N° di certificati energetici Contenere i consumi energetici e ridurre gli impatti ambientali degli edifici residenziali e produttivi 204 Indicatore Obiettivo specifico Fonte Periodicità monitoraggio Comune di Foresto Sparso Annuale ASL Bergamo Annuale Comune di Foresto Sparso Annuale ab Comune di Foresto Sparso Annuale % Comune di Foresto Sparso Annuale Studio geologico, Reticolo Idrico Minore - Campionamenti da parte della Provincia di Bergamo, ARPA, ASL e vari Enti coinvolti. Periodica Unità di misura m2 pannelli solari Installazioni sul territorio comunale per produzione di energia da fonti rinnovabili kW installati pannelli fotovolotaici CARICO ZOOTECNICO Numero di capi allevati (bovini, ovini, caprini, equini, suini, avicoli) Promuovere una concezione di “territorio rurale” non inteso come “ambito produttivo” bensì come “ambito di valore paesaggistico ambientale ed ecologico”. n° capi MOBILITA’ E TRASPORTI Miglioramento del sistema della mobilità Lunghezza della dolce, promuovendo rete ciclo-pedonale scelte a basso impatto rispetto alla ambientale al fine di superficie comunale incrementare la qualità dell’ambiente urbano. km/km2 POPOLAZIONE Popolazione residente al 31 Dicembre Variazione demografica annuale Valutare la struttura demografica del comune RISCHIO IDROGEOLOGICO Vincoli idrogeologici Tenere presente i vincoli e le fasce di rispetto per una corretta pianificazione del territorio. m QUALITA’ ACQUA/ARIA Concentrazione di sostanze inquinanti. Monitorare la situazione delle acque e dell’aria. - 205 Nell’ambito della definizione del Piano di monitoraggio sono stati scelti gli indicatori sopra descritti poiché ritenuti in grado di descrivere una condizione rappresentativa del territorio di Foresto Sparso e allo stesso tempo uno stato qualitativo delle componenti territoriali prese in esame dalla VAS ed influenzate dalle strategie del Documento di Piano e dall’evoluzione delle azioni previste per conseguirle. Infatti dalla valutazione delle azioni previste dal Piano è emersa una modificazione del territorio che prevede impatti ambientali compatibili, in taluni casi migliorativi della situazione attuale, che non comporteranno ingenti modifiche delle matrici ambientali. Inoltre gli indicatori scelti possono essere associati ad obiettivi quantitativi del Piano, alcuni dei quali misurabili, e il valore assunto durante l’attuazione del Piano può mostrare la possibilità di raggiungere l’obiettivo medesimo. Le modalità di controllo degli indicatori inseriti nel Piano di monitoraggio si traducono, per la maggior parte, in richieste di dati già raccolti da altri Enti. Gli esiti dei dati raccolti verranno inclusi nel report di monitoraggio pubblicato a cura dell’Amministrazione Comunale. 206 Il presente Documento, i cui contenuti, sono stati rivolti alla Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano del PGT ha affrontato tutte le valutazioni inerenti gli effetti attesi, rispetto all’attuazione dei contenuti del DdP stesso. Il Rapporto Ambientale ha comunque fatto riferimento anche a indicatori che, se pur non strettamente connessi con il livello e i contenuti strategici del DdP, costituiscono elementi utili ad una visione complessiva più ampia dello stato dell’ambiente e del territorio. Questi elementi, la cui trattazione ha diversi livelli di qualità informative, in funzione dei dati disponibili, verranno ulteriormente approfonditi e indagati durante il processo complessivo che condurrà all’approvazione del Piano di Governo del Territorio e saranno fatti oggetto, ove opportuno, di ulteriori documenti che saranno prodotti come “addendum” del Rapporto Ambientale, al fine di definire una progressiva ampia e maggiore conoscenza dei fenomeni e delle valenze ambientali, paesistiche e degli elementi di sostenibilità, in un contesto complessivo più ampio rispetto alla portata del Documento di Piano. attenzione anche ai fini delle attività di monitoraggio che potranno coinvolgere l’intera tematica degli atti del PGT. “OLTRE IL DOCUMENTO DI PIANO” Ciò consentirà di ampliare lo spettro delle conoscenze e di implementare gli elementi di 207