31 agosto 2012 PAG. VII “Casa Dolce, Michael morto per asfissia” L’autopsia sul paziente dell’istituto psichiatrico: non è stato un infarto di Lorenza Pleuteri IL RAGAZZO di vent’anni morto nella struttura residenziale della cooperativa “Dolce” di Casalecchio, Michael P., non è stato stroncato da un infarto o da un’ischemia. Sarebbe deceduto per asfissia — meccanica per l’accusa, generica per la difesa — dovuta forse alla compressione del torace o dell’addome, all’occlusione delle basse vie aeree provocata da un rigurgito di cibo e vomito o a difficoltà respiratorie indotte da medicinali o droghe. Sul corpo del giovane paziente, persona con problemi psichiatrici e di relazione, non sono stati trovati segni di strangolamento e nemmeno di percosse o violenze. Non si sa invece se avesse preso farmaci o altre sostanze, cosa che dovrà essere stabilita dai test tossicologi. Tre giorni dopo la tragedia e l’apertura di una inchiesta per omicidio colposo, il reato addebitato a tre operatori socio sanitari della casa alloggio, dall’autopsia arrivano le prime indiscrezioni e una gamma ristretta di ipotesi da approfondire. Quanto rilevato dal medico legale nominato dal pm Giampiero Nascimbeni e dallo specialista scelto dagli indagati, Chiara Mazzacori e Giuseppe Fortuni, sarà confrontato e valutato per capire se ci possano essere state responsabilità dirette del personale. Il ragazzo era rientrato nella struttura dopo il fine settimana in famiglia. Lunedì sera, restio ad andare a letto all’ora stabilita, avrebbe reagito in modo scomposto agli inviti a recarsi in camera. Gli operatori, tentando di convincerlo a prendere un calmante, hanno cercato di immobilizzarlo e potrebbero avergli schiacciato il petto. Poi, non riuscendo a placarlo, hanno chiamato 118 e carabinieri. Ma Michael, trovato pancia a terra, all’arrivo dei paramedici era in fin di vita e vani sono stati i tentativi di salvarlo. I tre operatori indagati, rimasti in servizio, a breve saranno interrogati dal pm. Il loro avvocato e il presidente della coop Dolce, Marco Capucci e Pietro Segata, invitano a non trarre conclusioni affrettate o distorte: «Per avere un quadro completo servono gli esiti degli esami tossicologici. Il nostro medico legale ritiene che sia stata una asfissia generica, riconducibile a cause non violente, e non meccanica». 31 agosto 2012 PAG. 3 L’Asp Poveri bisognosi abbina i contributi a un’attività di sostegno Mamme, ex manager: al corso per imparare a vivere con il sussidio Aiuti solo a chi va a lezione di risparmio di Olivio Romanini I nuovi poveri a scuola di risparmio. Succede anche questo a Bologna, negli anni della grande crisi che ha spazzato via antiche certezze e che ha messo in difficoltà anche persone o nuclei famigliari che fino a pochi anni fa avevano un tenore di vita discreto e che mai avrebbero immaginato di trovarsi in difficoltà. Il progetto si chiama Money tutoring ed è messo in campo su indicazione degli enti locali dall'azienda dei servizi alla persona Poveri vergognosi. Si tratta in sostanza di un progetto di educazione al risparmio e al denaro a cui si sottopongono tutti quelli che vengono assistiti dall'Asp con un contributo per l'alloggio dove risiedono. A spiegare come funziona questo vero e proprio percorso di reinserimento è Annamaria D'Ambra, responsabile del progetto microcredito e del settore nuove povertà dell'Asp Poveri vergognosi. «In questo momento il progetto riguarda quattro gruppi e coinvolge complessivamente circa 60 persone — spiega la dirigente — in gran parte italiani. Si tratta di uomini tra i 50 e i 60 anni che hanno perso il lavoro, ci sono ex imprenditori, mamme sole. Persone che hanno rischiato troppo, che hanno aperto un'attività e che poi è andata male». Si tratta di casi che vengono segnalati dai servizi sociali o che non hanno i requisiti per accedere al microcredito perché sovraindebitati. Ma si tratta di persone che hanno un budget famigliare, che hanno un alloggio e che magari hanno avuto problemi solo di recente. Queste persone ricevono un contributo per l'alloggio a fondo perduto ma in cambio devono partecipare al corso, aprire un libretto e seguire un piano di risparmio e imparare a costruire un budget famigliare in linea con la propria situazione. La parte più interessante del corso è quella chiamata «strumenti utili alla gestione delle entrate e delle uscite». Qui si impara un po' di tutto: a risparmiare sul riscaldamento, sull'elettricità, sul consumo dell'acqua, a fare il pane in casa o a lavare i vetri solo con l'acqua senza prodotti costosi. Ed è soprattutto nello scambio di esperienze tra chi partecipa al corso che nascono storie interessanti. A lezione ci sono anche bancari che volontariamente spiegano come funzionano le banche e le finanziarie e come evitare scelte sbagliate dal punto di vista economico a partire dall'utilizzo delle carte di credito. Prima di ogni altra cosa però, come spiega la dirigente D'Ambra, viene avviato un percorso di consapevolezza. «Nel colloquio viene fatta una specie di anamnesi famigliare, si esamina il sistema relazionale. Si cerca di ripercorrere la storia della famiglia, il significato che ha avuto il denaro e di capire se queste persone si sentono in debito o in credito». Questa specie di lavoro iniziale è indispensabile perché, come si diceva, il servizio e l'aiuto non riguarda solamente casi classici di crisi, persone che hanno perso il lavoro o hanno chiuso l'attività, ma anche persone che hanno fatto il passo più lungo della gamba, che si sono indebitate troppo. Il progetto è sperimentale e a fine anno ci sarà un report dettagliato sui risultati ottenuti. 31 agosto 2012 PAG. 13 Confabitare: «Così contrastiamo le truffe e gli affitti in nero» Nonni che adottano studenti. Compagnia in cambio del letto di Daniele Passeri ALLA VIGILIA del nuovo anno accademico, è tempo di cercare casa sotto le Due Torri per gli studenti fuori sede dell’Alma Mater. La bussola dei cacciatori di annunci è sempre la stessa: quanto costa? Nulla, nemmeno un centesimo, partecipando al programma ‘Nonni adottano studenti’ di Confabitare, proposto per il quarto anno consecutivo, ora col patrocinio del Comune. La formula è semplice, e fa perno esclusivamente sul valore dell’accoglienza. «Anziani soli o coppie che decidono di ospitare gratuitamente uno studente, offrendogli un posto letto ed avendone in cambio un po’ di compagnia e di collaborazione nelle commissioni quotidiane». Così sintetizza Alberto Zanni, presidente dell’associazione di proprietari immobiliari (via Marconi 6/2) che dal 2009 ha fatto entrare oltre 120 ragazzi in altrettante famiglie tutte residenti tra il centro e la prima periferia della città. LO SCORSO anno l’incontro tra domanda e offerta di alloggi è avvenuto per 48 studentesse e 25 colleghi maschi; numeri in crescita costante, come è logico, soprattutto sul lato giovanile: «Vorremmo che sempre più anziani aderissero fino a colmare il piccolo eccesso di richieste — continua Zanni —, anche perché finora le esperienze di convivenza sono state tutte completamente positive». TANTOPIÙ che in tal modo gli affitti in nero vanno fuorigioco e «con una persona giovane in casa l’anziano vive più sicuro». Confabitare si occuperà di ‘sistemare’ gli studenti a casa dei ‘nonni’ sulla base dell’ordine di presentazione delle domande, e non prima di approfonditi colloqui conoscitivi. Per informazioni: 051/270444, o [email protected]. 30 agosto 2012 Link: http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2012/08/30/news/violentata-dal-padre-orae-in-comunita-1.5615299 Violentata dal padre, ora è in comunità La ragazza ha denunciato i fatti e la famiglia l’ha rinnegata. L’uomo condannato a 3 anni e 4 mesi, la madre è indagata Violentata dal padre e messa al muro anche dalla famiglia per avere trovato la forza di denunciare. Abbandonata da tutti, anche all’indomani del processo che ha visto il genitore condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione con rito abbreviato. Vittima di quella che gli inquirenti definiscono «una brutta storia» è una ragazza ancora minorenne. Aveva 16 anni quando, il 1° agosto 2011, fu costretta dal padre - un pizzaiolo reggiano di 32 anni - a subire palpeggiamenti e ad assistere alla sua squallida esibizione. Sconvolta, sotto choc, raccontò tutto alla madre. Quasi una sorella maggiore vista la poca differenza d’età. Non fu creduta, né da lei né dal resto dei parenti. Trovò allora la forza di andare da sola dai carabinieri a sporgere denuncia. Il padre fu arrestato poche settimane dopo. Da allora per lei è iniziato un secondo incubo, quello della famiglia che prima ha cercato insistentemente di indurla a cambiare versione e che ora la rinnega. In un contesto di omertà e di scarsa collaborazione con gli inquirenti, la madre risultata indagata per false dichiarazioni rese al pubblico ministero Maria Rita Pantani durante le indagini. Anche la sorella, che in un primo momento fece parziali ammissioni, ha poi ritrattato tutto. Subito dopo l’apertura dell’inchiesta la giovane ha trovato rifugio in una comunità protetta, dove i parenti - alcuni presenti ieri mattina in tribunale - hanno cercato di raggiungerla. Ieri mattina in aula il pm Pantani ha chiesto la condanna a 4 anni per l’imputato, 6 anni meno lo sconto garantito dal rito abbreviato. L’uomo si è sempre dichiarato innocente. Per questo motivo l’avvocato difensore Carmelo Cataliotti ha chiesto al giudice l’assoluzione perché il fatto non sussiste, e solo in via subordinata il riconoscimento del fatto di lieve entità. Ora il difensore preparerà il ricorso in Corte d’Appello. In udienza preliminare la giovane ebbe la forza di ripetere tutte le accuse. «Attendibile», è stato il responso del professor Umberto Nizzoli al termine dell’incidente probatorio che ha avuto un peso decisivo nell’economia del processo. La sentenza del Gup Angela Baraldi (3 anni e 4 mesi con rito abbreviato) prolunga quindi la detenzione dell’uomo, sostenuto dalla famiglia che accusa la giovane di essersi inventata tutto. Dopo la nomina di un tutore da parte della Procura, questo si è costituito parte civile per conto della ragazza ancora minorenne con l’avvocato Francesca Ghirri. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale sul risarcimento di 10 mila euro. La sentenza è stata accolta con disappunto dai parenti presenti in aula. Negli ultimi mesi hanno più volte cercato di raggiungere la ragazza nella comunità dove ora vive, per convincerla a cambiare versione, a negare, a dire di essersi inventata tutto. Lei ha tenuto duro fino al processo. 30 agosto 2012 Link: 2012.html http://www.forlitoday.it/cronaca/furto-estorsione-conad-castrocaro-30-agosto- Esasperati dalla crisi: lei ruba, il compagno diventa estorsore Esasperati dalla difficile situazione economica, lei si è inventata ladra, mentre il compagno estorsore. Di mezzo c'è finito il "Conad" di Castrocaro Esasperati dalla difficile situazione economica, lei si è inventata ladra, mentre il compagno estorsore. Di mezzo c'è finito il "Conad" di Castrocaro. Nei guai è finita una coppia di coniugi: la donna è stata denunciata a piede libero con l'accusa di tentato furto, mentre l'uomo, un incensurato 61enne della provincia di Siena, è stato arrestato mercoledì mattina con l'accusa di tentata estorsione nei confronti del direttore del supermercato della città termale. La vicenda trae inizio il 20 agosto scorso, quando la donna è stata sorpresa rubare generi alimentari per un valore di un centinaio d'euro. Con sé c'era anche il figlio minorenne, risultato estraneo ai fatti. Quattro giorni più tardi si è presentato al supemercato il compagno della signora, chiedendo una sorta di risarcimento per aver denunciato la convivente. L'individuo, con una certa aggressività, ha minacciato di aver conoscenze negli ambienti malavitosi del napoletano. Messo alle strette, il direttore ha consegnato al 61enne 100 euro. Successivamente toscano si è nuovamente presentato al supermercato per chiedere altri soldi. A quel punto ha deciso di sporgere denuncia ai Carabinieri. Gli uomini del Nucleo Operativo e Radiomobile, coordinati dal pm Michela Guidi, hanno avviato le indagini del caso. Martedì il senese ha presteso altri soldi, questa volta ben 700 euro. All'appuntamento, fissato per mercoledì mattina, si sono presentati anche i militari in borghese. All'evidenzia dei fatti sono scattate le manette per tentata estorsione. Il 61enne, B.E. le sue iniziali, disoccupato, da poco trasferitosi a Castrocaro, ha confessato tutto, lamentando un certo disagio economico che ha portato anche la compagna a rubare. Dopo la convalida dell'arresto, è stato associato agli arresti domiciliari.