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NEPAL
TACCUINI DI VIAGGIO
NEPAL (PROPRIO)
LAPEN
Il gruppo Trento
Sull’Annapurna
fin dentro cortili di sole, bruciati da una panteistica pioggia di luce.
E’ lì che incontri una vocetta che ti vuole vendere il calendario dell’Himalaya o il libretto del kamasutra per “mille lire” e poi un’altra vocetta e poi uno sciame di vocette
e poi…o assecondi la tragica evoluzione postmoderna di
questi luoghi, o la subisci, portandoti dentro per tutto il
viaggio un “ovosodo”, che non va né su né giù.
tafisiche, che da lì, proprio davanti ai vostri occhi, dominano il mondo.
Alcune guide, una cifra di portatori, un pò di cuochi-suonatori-ballerini salgono con noi, ci seguono e ci anticipano preparando ottimi pasti praticamente macrobiotici,così capita che ci fermiamo per il pranzo, ci godiamo per un
po’ il paesaggio e la gente che abbiamo intorno, dato che
mentre si sale gli occhi è meglio che stiano a terra, e poi
torniamo all’esperienza trek sazi ma leggeri, rivitalizzati
dall’energetico thè nero bollente. Fino a su. Su per gradoni e salite e guadi e soste per un altro thè (con il latte di
yak, se preferite).
Sudore e purificazione,il vento sussurra preghiere,ci si avvicina a Dio. L’alba su a Poon Hill è un amplesso visivo, l’estasi emozionale è in quel raggio di sole che fa l’amore con
la neve sul Tetto del Mondo. Peccato che spesso le nuvole, repentino separè, restituiscano loro la privacy dai tanti voyer occhiaiuti che si accalcano eccitati.
No problema,vi potete rifare prendendo l’aeroplanino che
da Kathmandu si fa tutto il volo dell’Himalaya.
Annapurna Conservation Area
(Trasferimenti in bus e trek con guida)
Con un pulmino onirico ci siamo spostati a Pokhara che,
per quanto disti solo un paio di centinaia di chilometri,abbiamo raggiunto in buone sei ore. Si cambia regione, si va
a nord-ovest di Kathmandu,dove la “Coda di Pesce” specchia le sue cime innevate nei laghi ossequiosi e blu. Ci siamo sparati anche l’opzione rafting.Vibrazioni da romanzo
salgariano con colonna sonora di Talvin Singh, tipo. Onde,
salti e mulinelli per festeggiare sotto il sole e sopra i canotti bobbolotti il friccicore del Thisuli in piena e la fine
della stagione monsonica. Schizzi, schiaffi, schiuma; schiamazzi, sciacqui, spuma; schiene schiantate, schegge schivate,scafi scalmanati:sembriamo soldati.Colpo di scena:dove le rapide si fanno meno ostili, un tuffo,“sacro”, e mezz’ora a galla a pancia insù (con giubba salvagente e caschetto) mentre la corrente, imponendo i suoi ritmi, ti
conduce attraverso una lingua d’acqua biancastra. Come
argini due pareti verticali gonfie di vegetazione esotica extralusso, giuntate al letto del fiume da spiagge bianchissime e rilassanti.Lì pensi che avvicinarsi a Dio vuol dire semplicemente non pensare.
A proposito di avvicinarsi a Dio, in Nepal c’è l’ Himalaya,
e noi siamo impazienti di sgambare, seriamente.
La folta e coinvolgente “banda” che la MabTours (nostro
agente in Nepal) ti mette a disposizione si fa in quattro
per evitarti ogni problema, tanto da ritrovarti in un trek
dorato con colazione in camera. Per chi sente di voler
camminare “senza chiedere mai”, consiglio altre soluzioni di AnM. Occhio però, non pensate che sia una semplice passeggiata spensierata, si fatica parecchio anche se si
è allenati e non piove; ma, lo si capisce salendo, tutte le
energie sacrificate sono solo un piccolo tributo liturgico
per quelle venerabili vette, megamassive e insieme me-
Royal Chitwan National Park
(Trasferimento in bus, escursioni in elefante)
Altro pulmino,‘sta volta dall’estetica più marziale,vi proietta verso la jungla pennellando curve impossibili, volando
su buche artesiane, schivando bimbi in divisa da scolaretti, asini sudati, contadine curiose, maoisti in clandestinità,
corriere straripanti utenti, fiumi lenti e straripati, strapiombi volanti e tanti, tanti altri imprevisti che dopo un
paio d’ore si trasformeranno,anche agli occhi dei lombardi
più ortodossi al codice della strada, in contesto naturale,
normale quotidiano un po’ bislacco ed eccitante.
Horn please, c’è scritto dietro ai camion agghindati come santuarii mobili,e nessuno risparmia in clacsonate.Mitragliate di clacson. Clacson batteriologici.Attacco psichico alle più dure cortecce cerebrali. Ma ecco,Temple Tiger
a sinistra.E’il nostro resort da gran signori.Fuori dal mondo, dentro il Parco.
Dal rumore più disordinato, ritmato e incessante si svolta nel Silenzio: anche qui è il caso di definirlo sacro. Una
sacralità vegetale-animale, direi. Quella delle montagne è
minerale-vegetale, anzichenò.
(Delirando, cerco di interpretare alla ciociara la filosofia
Induista, con le articolate sfumature e le mille divinità minori che oltre a Brama,Vishnù e Shiva abitano il loro affascinante credo).
Silenzio e guado, con canoe di legno, dei sacri fiumi. Silenzio e passeggiate a bordo di sacri elefanti. Intuendo, passivamente cullati dai movimenti del pachiderma caterpillar,
il mistero della jungla più intestinale e ostile. In silenzio,
anche per non irritare la fantomatica (sacra) tigre. In sacro silenzio, spontaneamente. I bungalow sono fichissimi,
rimandano all’estetica coloniale,ma mi convinco che la nostra colonializzazione in questo caso ha contorni più rispettosi. Gran parte della tariffa per questo pacchetto va
Testo e foto
di
n coordinatore novello arde dalla voglia di raccontarvi il suo viaggio in TuttoNepal.Il suo cervello
ingegneroide a compartimenti stagni non riesce a
sottrarsi alla pulsione di schematizzare per tipologie le
esperienze vissute in quel meraviglioso pezzo di mondo
un fine settembre di inizio millennio.
Chiedo scusa in anticipo al lettore avventuroso nel mondo e lo invito, in generale, a diffidare delle schematizzazioni. Più che di tipologie, si tratta di tre regioni dalle caratteristiche differenti, sia per paesaggio che per dimensione culturale, tre momenti fondamentali di un bel viaggio in Nepal.
U
Valle di Kathmandu
(Bus e visite con guida)
Il tempo a nostra disposizione, di viaggiatori consapevoli
di essere in vacanza, non ci ha permesso quasi mai di spostarci con i mezzi locali, quelli usati quotidianamente dai
nepalesi,per intenderci e riuscire quindi a vivere una giornata ai ritmi nepalesi, senza trovarci a sacrificare tappe e
siti che (ad ognuno il suo giudizio) sono importanti per
un’idea globale (anche se frettolosa) di questa regione del
mondo. Ciononostante, la formula, ben rodata, si è rivelata ottima per riuscire a “sporcarsi” del Nepal in soli 10
giorni. Parola di post-beat cresciuto nel tardo mito di Kerouac, Ginsberg, Burroughs e Tondelli.
Tramite i pullman e le guide di Mr.Amar, simpatico e morbido referente in loco, si riesce a girare in maniera veloce
ma comoda ed esaustiva la valle intorno a KTM.
Riesci a vivere il verde bagnato dei pendii coltivati a riso,
la sincerità dei sorrisi nei villaggi (quasi) vergini al turismo, le incipienti contraddizioni di città che ti seducono
con le raffinate proporzioni e la ricchezza decorativa delle mille architetture sacre, città che stordiscono la tua
emotività educata in Italia e la proiettano in insolite vertigini spirituali, mentre morbidi mormorii monotoni di litanie tantriche escono dai templi buddisti e ti cullano tra
campane, gong smog drin-drin e clacson.
Agglomerati urbani che disorientano le tue narici occidentali con folate d’immondizia intrecciate ad incenso,carne bruciata e sangue sacrificale.Vicoli che fagocitano la tua
immaginazione affamata, inghiottendoti attraverso bui ingressi dalle maniacali decorazioni lignee e che ti forzano
Armando Trento
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AUSTRALIA - TASMANIA
TACCUINI DI VIAGGIO
IN TASMANIA
CON GIUSEPPE
Armando, Tana e Nadia
da un Australia
al fondo per la conservazione del parco nazionale, che altrimenti avrebbe subito un selvaggio sfruttamento difficilmente controllabile. E per quanto riguarda il prezzo applicato dalla Mab, anche se un po’ elevato, è di gran lunga
inferiore alla spesa del singolo viaggiatore che richiede in
loco l’ingresso e il pernotto all’interno del parco con
escursioni varie, questo è provato, ce potete giurà.
Me ne vado con la speranza di aver lasciato meno tracce
possibili del nostro passaggio, che per quanto rispettoso,
è pur sempre selvaggio: con l’augurio di ritrovare la stessa sincerità nei sorrisi di chi se la sa cavare più o meno bene anche senza la “spinta economica che arriva in soccorso
da Occidente” troppo spesso interessata a truccare una
speculazione aggressiva in carità umanitaria.
Mi sono ripromesso di tornarci presto in questo spettacolare pezzetto di mondo. E di interrogarmi sul modo in
cui noi occidentali, possiamo fare la nostra parte. Namasteee brothers and sisters.
LA MIA PRIMA VOLTA
E’ un universo laterale
Sul margine che si sfalda
Guardo in faccia chi subisce la mia felicità
E stordito mi sorride
Dissonanze chiassose e confuse
Armonie affannate e sconnesse
Non lo difende la montagna:
L’aria morbida del Nepal è inquinata
Il vento dell’ovest si respira come veleno;
Voglio una regola assennata e chiara
Che insegni al mondo come tutelarsi
Dalla propria frenetica evoluzione, e la guidi.
Sull’oro dei templi si specchia il terzo mondo
La religione immutata,
Ma il rito non protegge
Stupa e pagode gravide di spirito
I vecchi tacciono. Namasté.
Assomiglia all’ingenuità la saggezza
Non già intransigenze mute, rabbiose devozioni: solo stupore.
Se l’obbedienza è dignità forza e pudore
La mia libertà sarà una forma di disciplina,
Non riconoscerete la mia traccia.
Temo per questa civiltà con obbligo di caduta
Verso mondi leggeri di fragili pensieri.
Molte più cose ben più strabilianti dimorano quaggiù
Sfarzosi paramenti di antiche cerimonie, smesse
Il cuore riconosce le qualità che non si comprano
Nella razza che adora gli orologi
E non conosce il tempo
Con i bambini giro in tondo
Casca il mondo casca la terra
Finiremo tutti giù per terra
So dare a questo dolore solo la forma di parole abusate
Che mi prometto di non pronunciare mai più
(metabolizzati i suoi versi,
decostruiti i testi ringrazio G.L.Ferretti voce dei PGR)
100
Testo e foto
di
Alfiero Silvestrucci
Wineglass Bay
ronto? “Vuoi andare in Australia?”, neanche il tempo di riflettere sulla pur piacevole proposta che...
“ci sarebbe anche l'estensione in Tasmania, t'interessa?” termini chiari, tono perentorio, esigono, quasi sempre, una risposta immediata e secca: sì. Già, chi va a pensare alla Tasmania, un'isoletta poco più grande dell'Irlanda, separata da oltre 200 km di mare, spesso tempestoso, dalla ben più pubblicizzata Melbourne; che ci sarà di
tanto interessante in quel lembo di terra, così inesorabilmente staccato ed all'apparenza abbandonato dal corpo continentale? Interrogativi e dubbi sono rimasti nei
pensieri e nei ragionamenti di tutti gli iscritti all'estensione, durante i lunghi trasferimenti in macchina nel deserto rosso, e nelle tranquille crociere lungo la barriera
corallina fino a Sydney, qui ognuno ha fatto le sue scelte;
alcuni hanno preferito lidi ben noti e di sicuro divertimento, per me e Giuseppe ha prevalso il desiderio di fare un'esperienza nuova, in un ambiente a noi sconosciuto e quindi tutto da scoprire. Ora senza alcun dubbio
possiamo dire che la Tasmania non ci ha affatto deluso e
non è azzardato definirla come uno dei posti più suggestivi che ci sia capitato di visitare e conoscere nei nostri
tanti viaggi; in essa scenari da vacanza rilassante si alternano e confondono con una natura dalla bellezza selvaggia e sorprendentemente accessibile; montagne frastagliate, dolci pascoli, fitte foreste, spiagge bianche, incontaminate riserve naturistiche, unite a città che conservano intatta la storia dei primi pionieri inglesi ed a strutture dalla moderna ed ardita architettura,l'arricchiscono di
un fascino particolare ed insospettato. Provenendo dall'aeroporto di Hobart e percorrendo il Tasman Bridge,
che attraversa la baia, con la sua linea alta e leggera, si ha
l'impressione di un nuovo atterraggio sulla tranquilla e all'apparenza sonnolenta capitale,distesa alle falde del massiccio monte Wellington.E' forse il confronto con la scintillante e frenetica Sydney, appena lasciata, che ci fa apprezzare e godere di una sensazione di semplicità, di calma,di serenità talmente gratificanti,da non renderci conto che siamo ormai,nel bel mezzo di una città ricca di at-
P
tività commerciali come il Porto,il Salamanka market,Elisabeth street; che offre altresì luoghi di relax e puro divertimento come il lungo Denwert river, la costa di Sullivan Cave o il Wrest Point Casinò ed ancora ambienti
storici e culturalmente più stimolanti come gli antichi magazzini di arenaria, il Royal Theatre, il Tasmania Museum
Art and Gallery, infine l'imbarazzo della scelta per soddisfare i palati più esigenti in fatto di prelibatezze gastronomiche, su tutto il lungo mare..
La tappa successiva,quasi obbligata,richiede qualche cenno storico: l'Isola fu scoperta da Abel Tasman, navigatore
olandese,e fu colonizzata la prima volta nel 1803 dagli Inglesi, come bagno penale; il retaggio dei forzati e dei liberi coloni che vi si insediarono è ancora evidente nei numerosi edifici in stile georgiano e vittoriano, alcuni dei
quali sono stati trasformati in alberghi e ristoranti, ma altri ospitano sontuose residenze aperte al pubblico;di tutto ciò, Port Arthur ne è la testimonianza più evidente.
Qui, ogni costruzione, ogni rudere ha qualcosa da raccontarvi: il penitenziario, l'ospedale, la casa del comandante e quella del magistrato, la chiesa, rimangono impressi non solo per la loro architettura ma anche per le
loro "storie",quasi sempre drammatiche e comunque difficili, che solerti e loquaci guide si affrettano a sciorinarvi, una dopo l'altra con toni enfatici e solenni. Racconti
come quello dei più di 3000 ragazzi, fra i 9 ed i 18 anni,
qui deportati e rinchiusi in riformatorio, la cui ferrea disciplina, prevedeva punizioni, corporali e non, che spesso
portavano all'annullamento dell'individuo ed alla sua fine,
hanno creato intorno al luogo un cupo alone di sinistri
presagi,tanto da far definire quella di fronte al porto "The
Isle of The Dead". "Sì sì tutto molto toccante, storicamente interessante se vuoi, ma ho visto cortometraggi,
ho letto libri, che parlano di animali in via di estinzione, è
lì che dobbiamo andare, devi chiedere, devi informarti..."
E' la voce di Giuseppe che, arrivato ormai sul posto, non
sopporta più di perdere tempo per cose che non investano il suo primario obiettivo: immergersi nella natura
selvaggia.Risalendo lungo la costa orientale,con la nostra
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nepal (proprio) lapen - Viaggi Avventure nel Mondo