CRETA E MICENE
Prof.ssa MAGRI CINZIA
Omero:” c’è una terra nel mezzo del mare scuro come il vino, Creta, fertile e
bella, circondata dall’acqua…tra loro è Cnosso nella quale regnò per nove
anni Minosse, confidente del grande Zeus”
civiltà cretese detta anche minoica
dal 2000 a.C. al 1200 a.C
1. L’isola di Creta si trova nel bacino orientale del Mediterraneo e all’origine era una civiltà
libera, dove le città palazzo di Cnosso, Festo, Hagia Triada, Mallia erano governate da
sovrani chiamati Minosse (nome dovuto al mito di Teseo e del Minotauro)
2. La civiltà cretese è stata scoperta dall’archeologo Arthur Evans, il quale avviò gli scavi del
palazzo di Crosso tra il 1900 e il 1930 stabilendo una datazione storica e ipotizzandone la
ricostruzione:
3. La città palazzo era priva di difesa, infatti i cretesi si sentivano protetti dal mare ed erano
favoriti dalla presenza di innumerevoli isole che costituivano punti di approdo,non vi sono
tracce di guerre, l’economia è prospera e l’arte è vivace e gioiosa
4. I Cretesi si dedicavano principalmente alll’artigianato e al commercio, dato che per la
sua posizione l’isola era il crocevia ideale delle rotte di traffico
5. Grazie al dominio marittimo (talassocrazia), secondo Tucidite, i re Minosse avevano
assoggettato diversi luoghi della Grecia dai quali pretendevano tributi (leggenda del
Minotauro)
FASI
PALAZIALE
2300 – 1700 a.C.
Prima
distruzione
NEOPALAZIALE
Dominio miceneo
1700 – 1400 a.C.
1400 – 1200 a.C.
crisi
Crisi definitiva
1200 a.C. circa
Creta: la leggenda del
Minotauro
Il re era anche sacerdote ed aveva poteri politici, giuridici e religiosi; la mitologia ci ha
tramandato il termine “Minosse” che indicava il sovrano (“minos“, che per i cretesi significava
re, e "taurus" che significa toro). La doppia ascia, dipinta soprattutto nel santuario, come
simbolo nel luoghi riservati al re-sacerdote, in greco la traduzione è labris, da cui deriva la
parola labirinthos.
Poseidone donò a Minosse un toro simbolo di
potenza e promise di sacrificarlo in onore del dio.
Vista la bellezza dell'animale, Minosse decise di
tenerlo per le sue mandrie e ne sacrificò un altro.
Poseidone per punirlo, fece innamorare del toro
Pasifae, moglie di Minosse.
Dall’unione mostruosa nacque il Minotauro, con il
corpo umano e la testa di toro.
Minosse fece rinchiudere il Minotauro nel Labirinto
di Cnosso costruito da Dedalo.
Atene (sottomessa a Creta) doveva inviare ogni
nove anni sette fanciulli e sette fanciulle da offrire
in pasto al Minotauro.
Tèseo, figlio del re ateniese Ègeo, si offrì di
sconfiggere il Minotauro. Arianna, figlia di Minosse
e Pasifae diede a Tèseo un gomitolo per orientarsi
nel labirinto, dal quale riuscì a uscire dopo aver
ucciso il Minotauro.
Le città palazzo minoiche
1. la città palazzo aveva una struttura molto complessa (da cui la leggenda del labirinto)
2. La città palazzo si sviluppava attorno a un grande cortile centrale rettangolare, al quale si
affacciava la sala del trono, che successivamente assunse il nome di “megaron”.
3. Il megaron era circondato da un peristilio con colonne rastremate (il termine rastrematura
significa restringimento progressivo, nel caso delle colonne minoiche l’assottigliamento è
dall’alto verso il basso)
intorno al MEGARON si dispongono molti ambienti diversi nel rispetto della morfologia del
territorio:
1. gli appartamenti del re con la sala del trono
2. gli appartamenti della regina
3. magazzini che coprono intere aree del palazzo
4. un santuario, chiamato della Doppia ascia o ascia bipenne
5. la zona del teatro, periferica rispetto al cortile centrale; quest’ultima non aveva la valenza dei
teatri greci, ma era uno spazio rettangolare con delle gradinate e serviva per riti religiosi o
esercizi ginnici con connotazione religiosa.
pittura minoica
I cretesi amavano l’esercizio fisico, lo spettacolo, la religione e la natura ed
erano perfettamente in simbiosi con il mare. l’esercizio fisico era praticato da
uomini e donne alla pari ed era sempre improntato al gioco e al divertimento. Lo
spirito religioso spesso si intrecciava con le attività del tempo libero rendendo
spettacoli, giochi e danze, ricchi di significato. Musica, canto e
danza andavano ad aggiungersi ai piaceri della vita con frequenti cerimonie
pubbliche, soprattutto religiose, accompagnate da processioni, banchetti, e
dimostrazioni acrobatiche. La religione per i Cretesi, quindi era strettamente
collegata allo svago ed era una faccenda lieta, veniva celebrata in palazzi-tempio,
in santuari all’aperto o in caverne sacre.
pittura minoica
Il
palazzo era decorato da affreschi
all’esterno e all’interno, molti dei quali ora
si trovano nel museo di Iraclion per essere
protetti dalle escursioni termiche
Fra i colori prevalgono il rosso porpora e il
blu, forti e accesi
Fra i vari soggetti:
1. quelli del bagno della regina avevano dei
temi marini,
2. nella sala della doppia ascia si trovava più
volte il simbolo;
3. nella sala del trono, si trovano
simmetricamente due grifoni dipinti: i due
animali avevano la funzione di proteggere il
re sul trono e di tenere lontano il male dal
luogo (significato apotropaico).
Creta: pittura e scultura
L’arte e la cultura cretese, un inno alla vita, alla gioia, alla natura
Nel campo della pittura è amplissima la gamma di forme di vita: pesci e soggetti
marini, uccelli.
Frequente la rappresentazione del serpente e della farfalla: il loro cambiare forma e
pelle era simbolo della capacità di trasformazione e rinascita della vita e della natura.
La Dea Madre Terra era spesso rappresentata con serpenti o con la “doppia ascia”,
che serviva a dissodare il terreno prima della semina e che aveva la forma stilizzata
della farfalla: non era un’arma come erroneamente è stata considerata, bensì un
simbolo di fecondità e di fertilità della natura.
Il gioco del toro
Nell'opera è descritto un antico rituale sacro della civiltà cretese, quello del
salto del toro. Il significato è la supremazia dell’intelligenza sulla forza. tre atleti
devono superare la prova fisica e di coraggio. Si tratta di due donne dalla
figura alta e slanciata raffigurate in piedi, l’una mentre si prepara al salto, l’altra
con le braccia distese come se lo avesse già compiuto, convenzionalmente
individuate dal colore chiaro dell’incarnato e un uomo con la pelle scura che
volteggia sulla groppa dell’animale.
Il gioco del toro
Scopo del rituale era di superare con un salto il toro che era lanciato in una
sfrenata corsa, evidente dalla posizione allungata delle zampe, della coda e
della testa piegata sul petto. L’affresco alto 86 cm anche se reso con grande
sintesi formale è ricco di particolari, l’immagine è priva di volume e profondità
perche è dipinta con tinte piatte a larghe campiture
Brocchetta di Gurnià
Datata dal 1700 al 1400 a.C.,
periodo neopalaziale che coincise
con la distruzione delle città
Cretesi (forse un maremoto) e la
successiva
riedificazione
dei
grandi
palazzi,
in
campo
vascolare,
vi
fu
un’intensa
produzione di ceramiche smaltate
dove
sono
frequenti
le
decorazioni ispirate al mare. Lo
stile di Gurnià, più innovativo e
più realistico dei precedenti,
prende il nome dalla località in cui
si diffuse. Ne è un esempio la
Brocchetta di Gurnià:
Brocchetta di Gurnià
Sulla
superficie
sferica
è
rappresentato il fondale marino,
con alghe e coralli, nel quale
appare
un
vivace
polipo,
estremamente verosimile. I suoi
tentacoli
si
dispongono
ad
occupare buona parte dello
spazio,
adagiandosi
sulla
superficie della brocchetta che
traspare tutto ciò che contiene,
tanto che confonde la percezione
(se il polipo si trovi all’interno,
prigioniero
dell’ampolla,
o
all’esterno, aderente ad essa).
Questo
naturalismo
così
accentuato, non solo testimonia la
capacità di osservazione degli
artisti cretesi, ma anche la loro
capacità di sintesi, realizzata
attraverso pochi tratti.
civiltà micenea
dal 1700 a.C. al 1100 a.C (tarda età del bronzo)
il mare per un po’ di tempo protesse ll’isola di Creta dalle invasioni delle orde
guerriere; ma alla fine il modello di società dominatrice sbarcò anche lì. Quando e
come si determinò la fine della cultura minoica è ancora oggetto di discussione e di
studi; l’ipotesi più accreditata è che l’invasione degli Achei seguì ad una serie di
enormi sconvolgimenti naturali, datati intorno al 1.450 a.C.; terremoti, eruzioni
vulcaniche e maremoti che indebolirono la popolazione di Creta
civiltà micenea
dal 1700 a.C. al 1100 a.C (tarda età del bronzo)
Durante la tarda età del bronzo si stanziarono in tutta la Grecia forme sociopolitiche
complesse fondate sul controllo del territorio da parte di una serie di centri egemoni,
fra i quali i più famosi sono Pilo (Messenia), Micene e Tirinto (Argolide), Atene
(Attica), Tebe (Beozia).
Si configuravano come borghi fortificati, collocati in posizioni geograficamente
strategiche e si caratterizzavano per una notevole capacità imprenditoriale marittima
e per le loro mire espansionistiche. La civiltà micenea è quella descritta da
Omero, che canta le vicende degli Achei, detti anche Argivi, (dalla città di Argo o
dalla sua regione Argolide).
civiltà micenea
dal 1700 a.C. al 1100 a.C (tarda età del bronzo)
Megaron
Tempio di Era
Acropoli: città alta
città bassa o cittadella
Porta dei leoni
Recinto circolare di tombe reali
Mura ciclopiche
All’interno della cinta muraria
troviamo l’Acropoli (città alta)
con i templi e un importante
palazzo il cui ambiente principale
è il MEGARON, l’ambiente di
rappresentanza e di riunioni,
descritto
anche
da Omero,
nell’Odissea (è nel megaron che
Ulisse,
accolto
dai
Feaci
racconta le sue avventure)
Il Mègaron aveva quattro colonne
intorno a un focolare centrale
circolare di stucco dipinto.
Pitture decoravano le pareti delle
tre stanze. I pavimenti erano di
gesso e stucco vivacemente
dipinti.
Micene
Il megaron
Micene
Le mura ciclopiche
Micene era una polis circondata interamente da massicce
fortificazioni costituite da un doppio filo di mura a secco
(senza malta), costruite secondo lo stile detto ciclopico,
ovvero con enormi e pesanti blocchi, talvolta rozzamente
squadrati, di calcare, rinzeppati con piccole pietre o con
l'argilla gialla locale. La copertura era a pseudovolta
(rimasta ben conservata nella cittadella), all’interno del
percorso, un corridoio che circondava tutta la città, si
rifugiavano gli abitanti in caso di assedio o si
conservavano le derrate alimentari nei periodi di pace.
Micene
La porta dei leoni
La porta dei leoni era l’accesso principale alla città. È costruita, con il sistema trilitico da
due enormi piedritti e da un massiccio architrave sormontato da una grande lastra
triangolare (triangolo di scarico) col bassorilievo (secondo un motivo che si ritrova
anche nei sigilli micenei), di due leoni rampanti che si fronteggiano con le zampe
anteriori sul plinto di una colonna rastremata verso il basso, nello stile cretese,
Il triangolo decorato è alto 2,90 metri; l'architrave che lo
sostiene è lungo 5, profondo 2,50, alto nel centro 1 metro. La
porta è larga 3 metri, profonda 1,20 alta 3,20. Si calcola che il
solo architrave pesi circa 20 tonnellate
Sistema trilitico e triangolo di scarico
Nel sistema trilitico il
triangolo di scarico è una
lastra più leggera delle
pietre che compongono
la cinta muraria. Posto
sull’architrave devia la
forza di gravità in modo
da scaricare il peso sui
piedritti (pilastri) della
porta e da alleggerire
l’architrave
Micene
Tomba di Agamennone (1500 – 1400 a.C.)
A Micene troviamo una serie di complesse tombe in cui erano sepolte, con ricchi
corredi, personalità di riguardo.
Si accede alla THOLOS, un ambiente circolare
destinato alle offerte, alto tredici metri, dal diametro
di 14,50 metri, da un corridoio scoperto e inclinato,
chiamato DROMOS.
Il dromos, lungo 36 metri e con le pareti rivestite di
pietre squadrate, taglia la pendice della collina, in cui
è ricavato il tumulo sovrastante e conduce al portale
di accesso alla tomba
La tholos aveva un’altra piccola apertura che portava
alla CAMERA FUNERARIA con la tomba del defunto,
che conteneva un ricco e prezioso corredo.
La pseudocupola o cupola muraria
ESTRADOSSO
CONCI
PIEDRITTI
La sala circolare per le offerte: THOLOS è coperta da una PSEUDOCUPOLA con
massi progressivamente aggettanti
la camera circolare ipogea, coperta dal tumulo
all’estradosso, è voltata a cupola muraria mediante
g
elementi lapidei in progressivo aggetto disposti in
corsi orizzontali, con la statica del sistema trilitico,
dove i pesi sono sempre verticali dovuti alla forza di
gravità,
Esempi di pseudocupole li troviamo in costruzioni come i cubburi
piccoli edifici diffusi in Sicilia e nell’Italia meridionale o come i Trulli
pugliesi coperti da pseudocupola.
Forza dell’arco della volta e della cupola
Nell’arco, grazie alla forma dei conci trapezoidali, questa regola si applica naturalmente,
infatti il peso di ogni concio, a partire dal concio di chiave, si somma con il peso del
muro sostenuto dall’arco, fino a scaricarlo sui piedritti
forza di gravità (peso del muro + peso del concio precedente = risultante
g
g
g
estradosso
g
chiave di volta
intradosso
regola del parallelogramma: la risultante di due forze applicate è data dalla diagonale
del parallelogramma formato dai due vettori:
(g) forza di gravità o peso del muro e peso del concio precedente
Questa regola fa dell’arco una struttura resistente quanto il muro pieno e
contemporaneamente permette passaggi e aperture
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