DIÖZESANSYNODE SINODO DIOCESANO SINODA DIOZEJANA 2a sessione: 4 – 5 aprile 2014 Spunti di riflessione di Eugen Runggaldier, moderatore del Sinodo Introduzione Il Vangelo risponde alle necessità più profonde dell„uomo – così dice Papa Francesco nella sua esortazione apostolica „Evangelii gaudium“ (= EG) al numero 265. Anche il nostro Sinodo diocesano si basa sulla convinzione che la Parola di Dio sia la risposta alle domande della vita e doni senso e orientamento. Dobbiamo riflettere e decidere come può essere annunciata oggi la Parola di Dio in modo che le persone la accolgano. È per questo che si è voluto fare questo Sinodo. A quattro mesi dall‟apertura ci siamo di nuovo riuniti. Come mai questo lungo intervallo, come mai queste raccolte impegnative di argomenti nelle settimane e nei mesi scorsi? Rifacendosi al can. 212 § 2-3 la “Istruzione sui sinodi diocesani” del 1997 prevede che “venga offerta ai fedeli la possibilità di manifestare le loro necessità, i loro desideri e il loro pensiero circa l‟argomento del sinodo.” Questo è avvenuto in due fasi: con l‟esortazione del Vescovo di avanzare proposte via e-mail o per posta da aprile a giugno 2013, e nel corso dei dodici incontri aperti tra dicembre 2013 e febbraio 2014. Entrambe le raccolte di temi sono state fondamentali per il Sinodo, non solo per averci dato numerosi spunti per la scelta dei temi, ma soprattutto per aver dato la possibilità a numerosi fedeli di iniziare con noi questo cammino sinodale. Questo coinvolgimento corrisponde al principio di democrazia di base, che prevede che sui temi che riguardano tutti siano effettivamente ascoltati tutti e sia data loro la possibilità di esprimersi sulle questioni, che chiedono di essere sostenute dalla comunità. Allo stesso tempo segue il tòpos del “sensus fidelium”, che dice che “la totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dal Santo, (cfr. 1 Gv 2,20 e 27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando „dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici‟ mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di morale.” (Lumen gentium 12) Il compito di questo Sinodo sarà sempre quello di continuare insieme ai fedeli della diocesi questo cammino iniziato. 1. La raccolta di temi nella primavera 2013 La prima raccolta di temi è iniziata con l‟invito del vescovo del 23 aprile 2013 a inviare proposte per il Sinodo. A fine ottobre avevano risposto a questo appello 518 persone o istituzioni, di cui 174 organizzazioni e gruppi (quasi lo stesso numero di classi scolastiche e consigli parrocchiali). Nonostante la buona partecipazione non si può considerare questa raccolta di temi un sondaggio rappresentativo, poiché dipendeva dall‟iniziativa personale dei singoli e dei gruppi, ma riesce comunque a rispecchiare il sentire della gente. Si è visto che ci sono alcuni temi prioritari: questioni strutturali (30,5%), domande sulla liturgia e i sacramenti (25,5%), temi che riguardano la pastorale categoriale (15,7%). Non sono però solo gli argomenti nominati spesso a meritare la nostra attenzione. C‟è, per esempio, il desiderio di una pastorale biblica più intensa, il desiderio di formare comunità di base, di più semplicità, di più collaborazione tra i gruppi linguistici della diocesi o il desiderio di tutelare la domenica non lavorativa. 2. La raccolta di temi negli incontri aperti Agli incontri aperti, che si sono svolti tra dicembre 2013 e febbraio 2014, hanno aderito molte più persone, precisamente 3.094 (di cui 2.890 adulti e giovani e 204 bambini), che complessivamente hanno steso 601 verbali contenenti tante proposte. Per questi incontri aperti è stato usato il metodo Open Space, che si è rivelato molto adatto per raccogliere tante proposte e parlarne senza escludere i temi scomodi. I fedeli hanno apprezzato molto e voluto sfruttare questa schiettezza. I seguenti temi sono stati particolarmente sottolineati: questioni strutturali (30%), domande sulla liturgia e i sacramenti (26%), temi che riguardano i vari campi della pastorale (14%). Anche in questa raccolta di temi bisogna però tener conto delle proposte meno condivise ma comunque rilevanti, per esempio la richiesta di un delegato diocesano per le questioni ambientali, la richiesta di affidare a più persone laiche incarichi di responsabilità presso la Curia Vescovile, di praticare agricoltura biologica nelle aziende diocesane, di offrire più corsi di fede, di promuovere i pellegrinaggi, di intensificare il dialogo interreligioso o di coinvolgere maggiormente l‟arte nell‟annuncio. A questo punto voglio cogliere l‟occasione per ringraziare chi ha visionato ed elaborato tutte le proposte raccolte così che noi potessimo prepararci intensamente per questa seconda sessione del Sinodo, soprattutto il segretario del Sinodo, Reinhard Demetz. 3. La scelta dei temi Il compito di questa assemblea sinodale sarà di individuare – con il consenso del vescovo – i temi per il Sinodo. Quando sceglieremo gli argomenti, che secondo noi devono essere trattati da questo Sinodo diocesano, dovremo tener presenti le proposte dei fedeli e allo stesso tempo ascoltare la nostra coscienza. Per facilitare la scelta dei temi del Sinodo, vorrei elencarne alcuni, che dovrebbero essere prioritari, riferendomi all‟esortazione apostolica „Evangelii gaudium“ di Papa Francesco, pubblicata il 24/11/2013, cioè pochi giorni prima dell‟apertura del nostro Sinodo. In questo testo il Papa ci fornisce numerosi spunti importanti per il rinnovamento della Chiesa. 2 3.1 Coraggio e disponibilità al rinnovamento Papa Francesco ci ricorda che la Chiesa è sempre chiamata all‟apertura a una permanente riforma di sé per fedeltà a Gesù Cristo: “Ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in un‟accresciuta fedeltà alla sua vocazione.” (EG 26) Dal seguente passaggio si capisce quanto il Papa desideri un rinnovamento: “Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una „semplice amministrazione‟. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno „stato permanente di missione‟.” (EG 25) 3.2 Il bisogno di una pastorale missionaria Da questo si capisce già quale sia la direzione del rinnovamento desiderata dal Papa: da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria. (EG 15) Il Papa invita tutti i cristiani a “uscire dalla propria comodità” e essere missionari. (EG 20 e 120) 3.3 Priorità dell’evangelizzazione Quando Francesco ci spiega cosa intende per pastorale missionaria, le sue parole sembrano profetiche: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l‟evangelizzazione del mondo attuale, più che per l‟autopreservazione.” (EG 27) È per questo che il vescovo di Roma chiede con fermezza “che la Parola di Dio „diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale‟” (EG 174), conferendo all‟evangelizzazione intesa “come gioiosa, paziente e progressiva predicazione della morte salvifica e della Risurrezione di Gesù Cristo” la “priorità assoluta.” (EG 110) A questo punto bisogna necessariamente citare Papa Benedetto XVI., che nell‟esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” (= VD) sottolinea: “Infatti, la Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive di essa. Lungo tutti i secoli della sua storia, il Popolo di Dio ha sempre trovato in essa la sua forza e la comunità ecclesiale cresce anche oggi nell‟ascolto, nella celebrazione e nello studio della Parola di Dio.” (VD 3) Per realizzare una pastorale missionaria efficace, Papa Francesco si augura che il mondo possa “ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo.” (EG 10) 3.4 I poveri come primi destinatari del Vangelo Per il Papa evangelizzare significa “rendere presente nel mondo il Regno di Dio.” (EG 176) Questo deve avvenire non solo a parole ma anche con i fatti e con lo sguardo verso coloro, che desiderano più di tutti ricevere il messaggio liberatorio di Cristo. Per questo il Papa non ha dubbi sul fatto che i poveri siano i destinatari privilegiati del 3 Vangelo. (EG 48) Per essi intende le persone prive di mezzi economici, ma anche gli infermi e coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati (EG 48), i migranti (EG 210) e tutti coloro che sono costretti a vivere ai margini della società (EG 20). Infine il Papa vuole un annuncio concreto della Parola di Dio, effettivo amore fraterno (EG 179), un annuncio che permetta la costruzione di un mondo migliore. (EG 183) Ciò comporta anche uno spirito di accoglienza fraterno con chi ha peccato e desidera riconciliarsi. Il Papa scrive: “La Chiesa dev‟essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.” (EG 114) Citando l‟intervista di P. Antonio Spadaro SJ a Papa Francesco ad agosto 2013 la chiesa dev‟essere „un ospedale da campo dopo una battaglia“ dove vengono curate le ferite e riscaldati i cuori dei fedeli. 3.5 Abbattere le cause strutturali della povertà Il Papa ci sprona a non guardare solamente ai poveri per alleviare le loro sofferenze. Egli ci incoraggia ad andare alle cause primarie della povertà, all‟autonomia assoluta dei mercati, alla speculazione finanziaria e alla distribuzione iniqua della ricchezza. (EG 202) Agli imprenditori chiede lo sforzo di moltiplicare i beni di questa terra e di renderli più accessibili per tutti, affinché servano veramente il bene comune. (EG 203) Dalla Chiesa ci si aspetta che sia di buon esempio in questo contesto. Vorrebbe “una Chiesa povera per i poveri” (EG 198) nella quale “il denaro deve servire e non governare!” (EG 58) 3.6 Promuovere una diversità riconciliata Esiste un ultimo argomento ripreso da Papa Francesco, che dovrebbe essere prioritario per il nostro percorso sinodale. Ciò, che il Papa dice riferendosi alla Chiesa mondiale, vale anche nel piccolo della nostra Chiesa locale: “La diversità delle nostre etnie è una ricchezza. Solo con l‟unità, con la conversione dei cuori e con la riconciliazione potremo far avanzare il nostro Paese.” (EG 230) In questo contesto il Papa chiede una “diversità riconciliata”. “La diversità dev‟essere sempre riconciliata con l‟aiuto dello Spirito Santo; solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, al tempo stesso, realizzare l‟unità.” (EG 131) Anche noi possiamo confidare nell‟aiuto dello Spirito Santo quando riflettiamo su come gestire la convivenza tra tedeschi, italiani, ladini e migranti nella nostra terra. Il Papa ci vuole incoraggiare dicendo: “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa.” (EG 99) 4. Metodo di lavoro Dopo aver ripreso alcuni temi da „Evangelii gaudium“, che Papa Francesco ritiene fondamentali per il processo di rinnovamento della Chiesa, ora vorrei soffermarmi sul metodo di lavoro. 4 In una riunione della presidenza il vescovo Ivo Muser ha espresso il desiderio che le decisioni del Sinodo siano – come al Concilio Vaticano II – decisioni consensuali. Questo è importante perché solo le decisioni sostenute dalla larga maggioranza saranno in grado di cambiare e rinnovare veramente la nostra diocesi. Ecco alcune considerazioni su come possiamo raggiungere un vero consenso. Si rifanno alla spiritualità ignaziana, e farò riferimento al libretto dello svizzero Bernhard Waldmüller (Gemeinsam entscheiden, Ignatianische Impulse, volume 27, casa editrice Echter 2008). 4.1 Essere comunità nella fede Poiché nei confronti del Sinodo c‟è la grande aspettativa che rinnovi la nostra diocesi, voglio citare nuovamente Papa Francesco, che in “Evangelii gaudium” scrive: “La vera novità è quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi.“ (EG 12) Bisogna dunque conformarsi a Dio, che è la fonte di ogni rinnovamento. Uno dei nostri compiti più importanti sarà dunque considerarci una comunità nella fede. Questo non significa soltanto che cominceremo e termineremo con una preghiera e che al centro ci sono la Bibbia e una candela accesa. Significa che cerchiamo insieme di capire qual è la volontà di Dio e ci orientiamo alla venuta del suo regno. Se riusciremo in questo, avremo una finalità e una base comune, ed eviteremo che il Sinodo si riduca ad una questione di vincitori e vinti, d‟interessi personali, di abilità retoriche e argomentazioni schiaccianti. Lo sforzo di vedere insieme quale sia la via del Signore ci aiuterà a prendere decisioni che siano veramente consensuali e non solo maggioritarie oppure compromessi. Bernhard Waldmüller lo descrive così: “Chiedersi quale sia la volontà di Dio prima di prendere una decisione, significa fidarsi e sperare: che il Dio di Gesù Cristo abbia un progetto per noi, qui e oggi; che intenda costruire insieme con noi il suo regno e che voglia più pace, giustizia, riconciliazione e „vita in abbondanza‟ (Gv 10, 10) per noi e per tutte le persone; che non ci abbia solo affidato una Buona Novella in un lontano passato, ma che voglia agire oggi per noi e attraverso di noi; e che in ogni nostro passo, in ogni decisione che prendiamo come comunità nella fede si possa intravvedere l‟azione di Dio, e che questo deve segnare le nostre azioni e decisioni. (Gemeinsam entscheiden, Ignatianische Impulse, volume 27, casa editrice Echter 2008, pag. 39) 4.2 Coltivare una cultura di ascolto Per comprendere la volontà di Dio dobbiamo soprattutto ascoltare la sua parola, quello che ci dice nei momenti di preghiera e di silenzio, quello che ci dice tramite altre persone, e quello che ci dice personalmente nei nostri pensieri e sentimenti. Coltivare una cultura del dialogo segnata dall‟ascolto, significa concretamente non commentare un intervento con dissenso rumoroso o applausi di apprezzamento, non controbattere subito le posizioni che non condividiamo e non perderci in discussioni 5 infinite. Ascoltare significa non essere prevenuti e dare spazio a opinioni diverse; significa chiedersi cos‟è che Dio vuole dirci per il nostro cammino tramite quell‟affermazione. Cerchiamo di seguire l‟esempio del giovane Samuele che pregò: "Parla, Signore, poiché il tuo servo ascolta." (1 Sam 3,9) 4.3 Avere sufficiente libertà interiore Ascoltando sentiremo tanti pensieri, proposte e spunti di riflessione che susciteranno in noi emozioni diverse. È da quest‟abbondanza che dobbiamo poi scegliere e decidere. Nel suo libro sugli esercizi spirituali sant‟Ignazio di Loyola elenca tre modi in cui questo può avvenire: attraverso illuminazione o intuizione; seguendo i sentimenti del cuore; ponderando in modo razionale i vantaggi e svantaggi, le opportunità e i rischi delle varie opinioni e opzioni prima di prendere una decisione. Probabilmente l‟unione dei tre modi elencati da Ignazio ci aiuterà a prendere le decisioni che crediamo rispecchino maggiormente la volontà di Dio. Per prendere questo tipo di decisioni è però necessaria una libertà interiore, che Ignazio chiama „indifferenza‟. Quello che intende non è disinteressamento, ma l‟indipendenza da preconcetti. Questa libertà ci permette di essere aperti nei confronti di cose nuove e inconsuete, e spesso ci chiede di abbandonare o modificare opinioni che abbiamo avuto finora e di scegliere ciò che corrisponde maggiormente alla volontà di Dio. 4.4 Prendere sempre la decisione migliore Anche se però ci sforziamo a creare un buon clima di dialogo e ascoltare la Sua parola, il nostro prossimo e la nostra voce interiore, anche se troviamo quella libertà interiore, ognuno per se e tutti insieme come gruppo, le nostre decisioni resteranno sempre umane e perciò non perfette o libere da rischi ed errori. Non dobbiamo dunque puntare a prendere la decisione giusta, perché non è nemmeno possibile. Si tratta invece di prendere la decisione migliore nella situazione concreta, la decisione, che comporta più libertà, più giustizia, più fede, speranza e amore, la decisione che corrisponde di più alla volontà di Dio. Se riusciamo in questo, troveremo pace interiore e proveremo gioia vera; allora crescerà in noi la fiducia di aver preso una buona decisione; allora non ci faremo prendere dallo sconforto di fronte a ostacoli e resistenze, ma pieni di forza ci metteremo in cammino e al lavoro. Conclusione Auguro a ciascuno di noi e a noi come gruppo di riuscire a chiederci nella preghiera, nel silenzio, nel dialogo e nell‟ascolto cos‟è che Dio vuole da noi, e di seguire sempre di più la strada che egli ci indicherà. Possiamo farlo con la promessa che Dio ha fatto a Giacobbe: “Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai.” (Gen 28,15) Per il nostro cammino, soprattutto per le decisioni che dovremo prendere oggi e domani, vorrei raccomandarvi quanto scritto da Papa Francesco in “Evangelii gaudium”: di non lavorare “come se Dio non esistesse, decidere come se i poveri non 6 esistessero, sognare come gli altri non esistessero, lavorare come se quanti non hanno ricevuto l‟annuncio non esistessero.” (EG 80) Mettiamoci dunque al lavoro, “realisti, ma senza perdere l‟allegria, l‟audacia e la dedizione piena di speranza!” (EG 109) 7