Il Ganassi bollettino DellA fonDAzione itAliAnA peR lA MusicA AnticA Annuale luglio 2004 – Anno Vii n° 7 cari Amici, in previsione della consueta uscita del bollettino in concomitanza con l’inizio dei corsi di urbino, colgo l’occasione per inviare a tutti voi un saluto e per sottoporvi qualche riflessione sullo stato del nostro sodalizio e di qualcuna delle nostre molteplici attività. Debbo però prima di tutto ringraziare i componenti del nuovo Direttivo che da un anno stanno lavorando per le finalità istituzionali dell’associazione. Alcuni di loro sono stati già attivi nel precedente comitato (Andrea Damiani, Gabriele Rossi Rognoni, barbara sparti), altri sono stati eletti per la prima volta nel luglio scorso. A questi ultimi va dunque un saluto particolare: celestino Dionisi (da sempre socio e animatore di movimentate “bande” flautistiche, cui si è aggiunta di recente anche l’orchestra di flauti, nata col patrocinio della fiMA); orietta sartori (musicista e musicologa, da tempo attiva sostenitrice delle nostre iniziative); Margaret Abrikian zaffaroni (che molti di voi conoscono come storica bibliotecaria della fondazione, ora benvenuta nell’organismo direttivo). È a loro che si deve anche la rielezione del sottoscritto a presidente dell’associazione per un ulteriore triennio. ed è proprio su questa prospettiva che intendo soffermarmi per un momento. chiunque abbia avuto occasione di frequentare i corsi di urbino negli ultimi anni non ha potuto evitare l’impressione di una progressiva “professionalizzazione” del corso. non sfuggirà di certo che questa circostanza è il frutto di una decisione consapevole, preliminare alle scelte artistiche e didattiche degli ultimi anni. Da più parti tuttavia è stato osservato che tale positivo innalzamento del livello esecutivo dei partecipanti ha coinciso con una progressiva disaffezione del pubblico amatoriale, da sempre componente essenziale dei corsi di urbino e delle altre nostre attività. le ragioni sono probabilmente molteplici, non da ultimo anche di tipo economico, ma da tutte le analisi fin qui effettuate e dai rimedi finora proposti o adottati (in particolare grazie alle scrupolose valutazioni di celestino Dionisi e di stefano bragetti), non sembra essere emersa una efficace soluzione del problema. Vorrei dunque invocare i suggerimenti di altri soci, particolarmente sensibili a questa specifica finalità statutaria, dichiarando comunque fin d’ora la mia intenzione di sottoporre al direttivo “misure urgenti” affinché l’edizione del 2005 riporti ad urbino in numero consistente appassionati e amatori di musica, e affiancando ai corsi una serie di iniziative speciali che possano richiamare la loro attenzione e il loro apprezzamento. la fiMA nacque, come società italiana del flauto Dolce, da un fenomeno di massa, il boom dell’interesse per questo strumento verificatosi tra gli anni ’60 e ’70. oggi, a qualche decennio di distanza, non possiamo e non vogliamo perdere l’occasione per tornare ad avvicinare alla musica la più vasta fascia possibile di pubblico di ogni estrazione ed età, e soprattutto quello adulto, visto che i più giovani dispongono ora di numerosi percorsi didattici un tempo inesistenti. in questo numero editoriale Renato Meucci Gli articoli di recercare a cura di Arnaldo Morelli inserto musica a cura di Andrea Damiani L’encyclopédie e gli strumenti musicali a cura di Renato Meucci ricordo di oscar mischiati Firenze: la mostra dedicata ad Alessandro Kraus Gabriele Rossi-Rognoni Il Ganassi Mi vengono allora in mente possibili iniziative promozionali, come la pubblicizzazione di questi corsi su riviste specializzate e sulla stampa nazionale, con la formulazione di programmi destinati esplicitamente al pubblico amatoriale, associando magari anche un po’ di turismo di qualità all’occasione del far musica insieme. Vedremo se questa nuova sfida sarà superata, come da molte parti ci si augura. personalmente desidero comunque ribadire fin d’ora il mio impegno in questa direzione, quale punto essenziale del nuovo programma triennale. per quanto riguarda invece le attività romane, mi sembra doveroso ricordare in questa circostanza almeno la situazione della nostra biblioteca, di recente entrata nel sistema bibliotecario nazionale, con la possibilità tra breve di mettere il suo prezioso catalogo a disposizione di tutti gli utenti grazie all’accesso via internet. nei confronti della biblioteca, da quest’anno affidata alle cure di tania pallabazer dopo il pensionamento di Margaret Abrikian zaffaroni, stiamo facendo un grande investimento di energie, il che significherà dover affrontare presto anche il problema della disponibilità di spazi nella nostra sede, oggi quasi tutti destinati alle attività didattiche della scuola Ganassi. chiudo infine, come di consueto, con un ringraziamento ai principali collaboratori delle nostre varie attività, franca Maraschini, tania pallabazer e, naturalmente, Massimo Monti, da anni attento e rigoroso tesoriere dell’associazione; ad Arnaldo Morelli, per la dedizione profusa nella pubblicazione della nostra rivista musicologica “Recercare”; ad Andrea Damiani, per aver accettato nuovamente l’incarico di vicepresidente del sodalizio, e al tempo stesso per aver portato a compimento la presente pubblicazione. con l’auspicio di vedervi numerosi ad urbino, il presidente, Renato Meucci La Biblioteca “sylvestro Ganassi” la biblioteca Ganassi della fondazione italiana per la Musica Antica (fiMA) è situata in Via col di lana 7, Roma. specializzata in organologia, cioè, nello studio degli strumenti musicali e dei campi di ricerca attigui, come la costruzione e il restauro degli strumenti e la discussione della prassi esecutiva, la biblioteca contiene libri sugli strumenti in generale e monografie dedicate ai singoli strumenti o gruppi di strumenti, trattati storici sugli strumenti, istruzioni sulla loro costruzione, documenti sui costruttori di epoche passate, cataloghi di collezioni e mostre. particolarmente importante è la collezione di riviste specializzate, sia italiane che straniere, molto apprezzata dagli studiosi. Alcuni esempi: le riviste della «Galpin society», «english lute society», «lute society of America», «American Musical instrument society», «international Double Reed society», «American lutherie». Alcune riviste presenti nella biblioteca Ganassi non sono probabilmente disponibili in altre biblioteche aperte al pubblico, almeno a Roma. una cospicua parte della biblioteca è dedicata alla musica pratica, dal Rinascimento al barocco e anche oltre. inoltre, una sezione è dedicata all'insegnamento della musica, specialmente all'infanzia. la documentazione disponibile può essere di grande valore e d'aiuto per le tesi di laurea o di dottorato, oltre che - più in generale - per chi desidera approfondire queste discipline specifiche, oppure mantenersi aggiornato sugli studi piu' recenti e avanzati. FonDAZione itALiAnA Per LA musiCA AntiCA DeLLA siFD Via col di lana 7 - 00195 Roma tel. e fax 06/3210806 pResiDente Renato Meucci – Vice-pResiDente Andrea Damiani – pResiDente onoRARio Giancarlo Rostirolla coMitAto DiRettiVo – Margaret Abrikian zaffaroni, Andrea Damiani, celestino Dionisi, Gabriele Rossi- Rognoni, orietta sartori, barbara sparti bibliotecARiA tania pallabazer – tesoRieRe Massimo Monti – seGReteRiA francesca Maraschini bollettino a cura di Andrea Damiani indirizzo internet della fiMA: www.fima-online.org posta elettronica: [email protected] informazioni sui corsi di urbino: [email protected] 2 Il Ganassi Gli articoli di recercare a cura di Arnaldo Morelli L’articolo di Tim Carter, di cui pubblichiamo una breve sintesi, è apparso in lingua inglese con il titolo singing Orfeo: on the performers of the Monteverdi’s first opera in «Recercare», xi, 1999, pp. 75–118. Cantare orfeo: sugli interpreti della prima opera di monteverdi tim carter l’Orfeo di Monteverdi, rappresentato la prima volta il 24 febbraio 1607 a Mantova, è ben noto per essere la prima ‘grande’ opera in musica. la partitura e, in minor misura, il libretto (di Alessandro striggio) sono stati a lungo studiati per il contenuto drammatico e per la struttura musicale, così come per il contributo recato da parte del più significativo compositore dell’epoca ai concetti allora recentemente formulati di rappresentazione in musica e di ‘mozione degli affetti’. Minore attenzione, invece, è stata accordata loro in quanto testi destinati all’esecuzione. i materiali sopravvissuti sono piuttosto complessi e annoverano due diversi libretti dati alle stampe nel 1607 e una partitura edita due anni più tardi, a metà del 1609, dallo stampatore veneziano Ricciardo Amadino. libretti e partitura denotano importanti divergenze, soprattutto per quanto riguarda i due diversi finali del quinto atto, a partire dal ritorno di orfeo dall’Ade ai campi di tracia dopo la definitiva perdita di euridice: nel primo finale (attestato dai libretti) orfeo si imbatte nelle baccanti, mentre nel secondo (tramandato dalla partitura) si ha l’apparizione di Apollo e la successiva assunzione di orfeo nell’olimpo. A parte questo, la questione di quanto la partitura del 1609 rispecchi ciò che si udì nel 1607 non ha ancora costituito oggetto di una discussione decisiva. nonostante il fatto che la partitura in qualche modo rappresenti una versione ideale di Orfeo — quale registrazione della prima esecuzione o in funzione di una futura rappresentazione —, il suo contenuto è chiaramente legato agli eventi del 1607 e, in particolare, agli esecutori a disposizione di Monteverdi. per esempio, come è naturale attendersi, la ricca strumentazione si attaglia alle risorse strumentali (strumenti e strumentisti) allora presenti alla corte dei Gonzaga; il che, presumibilmente, vale anche per i cantanti. Al momento ne sono noti due: il tenore francesco Rasi, grande virtuoso nelle vesti di orfeo, e il castrato Giovanni Gualberto Magli (nel prologo) e probabilmente sostenne almeno un altro ruolo (anche se tuttora imprecisabile). l’attento esame delle estensioni vocali e dei caratteri stilistici delle varie parti vocali dell’Orfeo rivela comunque che Monteverdi scrisse per un insieme specifico, il medesimo del quale aveva fatto uso precedentemente in lavori rappre3 sentativi o semirappresentativi di ampio respiro destinati a Mantova, come il madrigale Questi vaghi concenti dal Quinto libro di madrigali del 1605, che richiede un insolito gruppo di nove voci maschili (tre castrati, due contralti, due tenori e due bassi) e strumenti a corda è chiaro che gli stessi (o analoghi) nove cantanti associati a Rasi nel ruolo di orfeo costituivano l’insieme che Monteverdi e striggio avevano in mente al momento di delineare l’Orfeo. nondimeno, incoerenze e vistose alterazioni nella partitura a stampa (ivi incluso il finale rivisitato) rivelano pure che il loro ideale dovette scendere a compromessi con le circostanze esterne, alcune delle quali si spiegano con l’ingaggio di Magli a firenze all’ultimo momento. le mie conclusioni sono che (a) Orfeo fu scritto per, e almeno inizialmente eseguito da, un cast interamente maschile (un fatto di per sé già interessante); (b) Orfeo può essere e probabilmente fu eseguito esattamente da dieci cantanti, nove dei quali eseguirono più di un ruolo solistico e, in varie combinazioni, i cori; (c) l’assegnazione di ruoli solistici e d’insieme a questi cantanti fu attentamente pianificata con riguardo alle questioni pratiche della messa in scena (per esempio, tenendo conto dei tempi necessari al cambio dei costumi); (d) alterazioni significative, ma sinora non riconosciute, nel quarto atto suggeriscono quando il nuovo finale apollineo venne considerato. Quest’ultimo punto solleva interrogativi anche sui materiali che Monteverdi dovette inviare ad Amadino per la pubblicazione del 1609. Dal punto di vista della letteratura musicologica il risultato è radicale, seppur ovvio una volta che lo si soppesi: a dispetto del suo status canonico, Orfeo è un’opera teatrale destinata a un teatro di un luogo e di un’epoca ben determinati, e sulla quale un profondo effetto nella definizione come un tutto fu esercitato dai partecipanti. zzz Il Ganassi Ipotesi di distribuzione dei ruoli (soli e cori) nell’orfeo di Monteverdi nella tabella seguente sono elencate le parti interpretate dai cantanti che è stato possibile finora identificare, escludendo possibili ulteriori raddoppi. tuttavia, per le ragioni esposte nel corso dell’articolo, le parti di soprano, in particolare, potrebbero essere plausibilmente distribuite in modo diverso. Gli incipit delle sezioni corali sono indicati in corsivo. Di ogni parte sono indicati, nell’ordine, (a) la chiave originale (A = Alto [c3], b = basso [f4], br = baritono [f3], s = soprano [c1], t = tenore [c4], V = violino [G2]), (b) l’estensione complessiva (fra parentesi le note toccate occasionalmente), (c) la nota centrale, (d) la tessitura prevalente. l’indicazione di pagina si riferisce all’edizione del 1609. soPrAno A: Prologo la Musica: s, fa3–re4 (mi4); la3; la3–re4 (Giovanni Gualberto Magli) Atti i–iV euridice: s, re3–re4; la3; sol3–re4 soPrAno B: Atto i “Vieni, imeneo, deh vieni”: s, mi3–mi4 ninfa, (p. 9) “Muse, honor di parnaso, amor del cielo”: re3–re4; la3; fa3–do4 “Lasciate i monti”: s, sol3–mi4 (fa4) “Lasciate i monti”: s, sol3–mi4 (fa4) “Vieni, imeneo, deh vieni”: s, mi3–mi4 Atto ii “Dunque fa’ degno Orfeo”: s, la3–mi4 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: s, sol3–mi4 “Non si fidi huom’ mortale”: s, do3–re4 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: s, sol3–mi4 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: s, sol3–mi4 Atto iV proserpina: (do3) re3–re4 (fa4); la3; fa3–do4 soPrAno C: Atto i “Vieni, imeneo, deh vieni”: s, mi3–mi4 “Lasciate i monti”: s, mi3–mi4 “Lasciate i monti”: s, mi3–mi4 “Vieni, imeneo, deh vieni”: s, mi3–mi4 “Che poiché nembo rio gravido il seno”: s, mi3–mi4 “Ecco Orfeo cui pur dianzi”: s, mi3–mi4 (fa4) Atto ii Messaggiera: (do3, re3) mi3–mi4; sol3; fa3–do4 Atto iii speranza: do3–mi4; fa3/sol3; fa3–do4 Atto V “Vanne Orfeo felice a pieno”: s, (fa#3) sol3–mi4 ALto A: Atto i “Vieni, imeneo, deh vieni”: A, sol2 –sol3 (la3) “Lasciate i monti”: A, sol2–sol3 (sib2) pastore, (p. 13) ‘Ma tu gentil’ cantor, s’a tuoi lamenti”: (si2) do3–la3; mi3 “Lasciate i monti”: A, sol2–sol3 (sib2) “Vieni, imeneo, deh vieni”: A, sol2–sol3 (la3) “Che poiché nembo rio gravido il seno”: A, sol2–la3 “E dopo l’aspro gel del verno ignudo”: A, do3–do4 (prevalentemente fra do3–la3) “Ecco Orfeo cui pur dianzi”: A, la2–la3 Atto ii “Dunque fa’ degno Orfeo”: A, mi3–la3 pastore, (p. 36) ‘Questa è silvia gentile”: (si 2 ) do3–la3; mi3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: A, re3–la3 “Non si fidi huom’ mortale”: A, do3– sib2 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: A, re3–la3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: A, re3–la3 CLAuDio monteVerDi: Orfeo, ricciardo Amadino, Venezia 1609, fol [A2]r. 4 Il Ganassi Atto iii “Nulla impresa per huom’ si tenta in vano”: A, sol2–sol3 (la3) Atto iV “Pietade oggi & Amore”: t, la2–mi3 “È la virtute un raggio”: A, la2–la3 Atto V “Vanne Orfeo felice a pieno”: A, sol2–la3 tenore A (Francesco rasi): Atti i–V orfeo: (si1) do1–fa3 tenore B: Atto i “Alcun non sia che disperato in preda”: t, re2–sol3 (prevalentemente fra sol2–re3) “E dopo l’aspro gel del verno ignudo”: t, mi2–sol3 (prevalentemente fra sol2–mi3) “Ecco Orfeo cui pur dianzi”: t, mi2–mi4 Atto ii pastore, (p. 28) ‘Mira ch’a sé n’alletta”: fa2–fa3 pastore, (p. 29) ‘in questo prato adorno’ (parte superiore): sol2–fa3 pastore, (p. 30) ‘Qui le napee vezzose’ (parte superiore): sol2–mi3 “Dunque fa’ degno Orfeo”: t, sol2–mi3 pastore, (p. 35) ‘Mira, deh mira orfeo, che d’ogni intorno”: sol2–fa3; do3; sol2–mi3 [pastore], (p. 36) ‘Qual suon’ dolente il lieto dì perturba”: sib2–fa3 pastore, (p. 38) ‘Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: fa#2–mi3 [pastore], (p. 39) ‘Ahi ben havrebbe un cor di tigre ò d’orsa”: re2–mi3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–mi3 “Non si fidi huom’ mortale”: t, mi2–fa3 “Chi ne consola, ahi lassi”: t, re2–fa3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–mi3 “Ma dove, ah dove hor sono”: t, re2–fa3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–mi3 Atto iV un (altro) spirito del coro, (p. 76) ‘trarà da quest’orribili caverne”: re2–re3; sol2; re2–la2 “Pietade oggi & Amore”: t, mi2–si2 [un spirito del coro], (p. 78) ‘ecco il gentil’ cantore”: sol2–re3 un spirito del coro, (p. 81) ‘torn’a l’ombre dimorte”: mi2–mi3 “È la virtute un raggio”: t, do2–mi3 Atto V eco: si2–mi3 “Vanne Orfeo felice a pieno”: t, mi2–fa3 zzz tenore C: 5 Atto i pastore, (p. 6) ‘in questo lieto e fortunato giorno”: re2–re3 (mi3); la2; fa2– do3 “Vieni, imeneo, deh vieni”: t, re2–mi3 “Lasciate i monti”: t, re2–re3 (mi3) “Lasciate i monti”: t, re2–re3 (mi3) “Vieni, imeneo, deh vieni”: t re2–mi3 pastore, (p. 18) ‘Ma s’il nostro gioir’ dal ciel deriva”: re2–re3; la2; fa2– re3 “Alcun non sia che disperato in preda”: t, re2–fa3 (prevalentemente fra sol2–re3) “Ecco Orfeo cui pur dianzi”: t, re2–fa3 Atto ii pastore, (p. 29) ‘in questo prato adorno’ (parte inferiore): fa#2–re3 pastore, (p. 30), ‘Qui le napee vezzose’ (parte inferiore): fa#2–do3 “Dunque fa’ degno Orfeo”: t, re2–re3 pastore, (p. 38) ‘A l’amara novella”: re2–fa3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–do3 “Non si fidi huom’ mortale”: t, re2–fa3 “Chi ne consola, ahi lassi”: t (do#2) re2–fa3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–do3 “Ma dove, ah dove hor sono”: t, (do#2) re2–fa3 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: t, mi2–do3 Atto iii “Nulla impresa per huom’ si tenta in vano”: t, re2–fa3 Atto iV un spirito del coro, (p. 76) ‘o degli habitator’ de l’onde eterne”: (fa#2) sol2–mib3; sib2; sol2–re3 “Pietade oggi & Amore”: t, do2–la2 “È la virtute un raggio”: t, sib1–mi3 Atto V Apollo: re2–re3 (mib3); sol2/la2; fa2–do3 BAsso A: Atto i “Vieni, imeneo, deh vieni”: b, sol1–do3 “Lasciate i monti”: b, sol1–do3 “Vieni, imeneo, deh vieni”: b, sol1–do3 “Che poiché nembo rio gravido il seno”: b, sol1–re3 “Ecco Orfeo cui pur dianzi”: b, fa1–re3 Atto iii caronte: fa1– sib2; re2; do1–la1 Atto iV “Pietade oggi & Amore”: b, fa1–la1 Atto V “Vanne Orfeo felice a pieno”: b, sol1–do3 BAsso B: Atto ii “Dunque fa’ degno Orfeo”: b, sol1–sol2 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: b, la1–la2 “Non si fidi huom’ mortale”: b, (mi1) fa1– sib2 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: b, la1–la2 “Ahi caso acerbo, ahi fat’empio e crudele”: b, la1–la2 Atto iV Il Ganassi plutone: la1–la2; do2/re2; do2–la2 BAsso C: Atto iii “Nulla impresa per huom’ si tenta in vano”: br, sib1–re3 Atto iV “Pietade oggi & Amore”: b, la1–la2 spirito, (p. 81) “Rott’hai la legge e se’ di gratia indegno”: do2–la2 “È la virtute un raggio”: t, do2–la3 PArti non AsseGnABiLi: Atto iii “Nulla impresa per huom’ si tenta in vano”: A, mi2–la3 “Nulla impresa per huom’ si tenta in vano”: br, sol1–re3 Atto iV “È la virtute un raggio”: A, mi2–la3 Atto V “Vanne Orfeo felice a pieno”: V, (fa#3) sol3–sol4 Royal Holloway college della university of london, tim carter è attualmente professore nel Dipartimento Musica della university of north carolina a chapel Hill. A partire dalla sua dissertazione dottorale Jacopo Peri (1561-1633): his life and works (university of birmingham, 1980, poi pubblicata nel 1989), per oltre vent’anni ha contribuito con vaste e fondamentali ricerche allo studio dell’opera e, più in generale, della musica vocale italiana dal tardo cinquecento al primo seicento. fra i suoi libri si ricordano Music in late Renaissance and early Baroque italy (1992) e “Con che soavità”: essays in italian Baroque opera, song, and dance (1580–1740) (1995), da lui curato insieme a iain fenlon. i suoi principali saggi sono stati riuniti e ripubblicati nei due volumi Music, patronage and printing in late Renaissance Florence e Monteverdi and his contemporaries (2000). Recentemente è apparsa la sua monografia Monteverdi’s musical theatre (2002), che affronta il soggetto attraverso questioni di genere, interpretazione e prassi esecutiva, contribuendo a gettare nuova luce su Monteverdi come uomo di teatro. zzz Dopo aver insegnato per oltre un decennio al 6 Sanse fuga Antoine Busnoys w ˙ ˙ œ œ w a˙ w ˙. œ ˙ ˙w Vb C ∑ ∑ w w ˙ w ˙ ˙˙ ˙ ˙ ˙w ˙ w ∑ w V b C w. a˙ ˙ ˙ w ˙ ˙. œ ˙ ˙ w a˙ ˙ ˙ ˙.œ a˙.œ w ∑ w ˙ ˙ œœw ˙ ˙ ˙ œœ˙ ?b C „ w ∑ Ó ˙. œ ˙. œ w ˙ w ˙˙ w w „ w w Ó ˙˙˙ ˙˙˙ ˙ 11 Vb aw ˙. nœ ˙ w a˙ ˙ . ˙ œ ˙ ˙. œ w Vb w w w w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w w ˙. œ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w ∑ w w ˙ ˙ w ˙ ˙ ˙ w a˙ w ∑ ˙ w a˙ ˙ ˙ ∑ w ˙. œ œ œ ˙ œ ˙ œ ˙ ˙ ˙ ˙ w w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙. œ ˙ ˙ ˙ a˙. œ w ∑ ? b w w ˙ w œœ w ∑ 20 „ „ w w w Vb w ∑ ∑ ˙ ˙ ˙ ˙ w a˙ w b V ˙ ˙ ˙ œœœ œ ˙ ˙ w ˙ ˙ w ˙ ˙ w w. „ ∑ w ˙ ˙ ˙ w ? b w. ˙. ˙ ˙ ˙ œ ˙ ˙ ˙ ˙ w ∑ ˙˙ w w 29 ˙ œœ˙ w Vb ˙ ˙ ˙ ˙ Ó ˙ Vb w ˙ aw ?b w w w œ œ ˙ œ aœ œ a˙ W W œœ˙ w W W œœ˙ w W W ˙ ˙. œ œ œ ˙ œ ˙. œ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w w w w w œ˙ Ó ˙ ˙. œ ˙ ˙ ˙ ˙ w w w w 7 Il Ganassi Ile fantazies de Joskin Josquin Desprez Superius ˙. œ œ œ w &b C w œœ w ∑ w W w w. œ œ w Tenor Vb C „ Bassus ? C b „ ˙. œ œ œ w w. œœ w œœ „ ∑ ˙. œ œ œ w w w œœ ˙ Ó ˙. œ ˙ œœ W 7 &b ˙ w w œ œ ˙. œ w w œ œ ˙ ˙ w œ œ ˙ w w W aw œ œ ˙ w ˙ w œ œ ˙ w Vb ˙ ˙ w W W w ˙ ˙ w w Ó w ? œ œ w W ∑ b 13 ∑ ∑ &b W w w Vb ∑ œœ œœ ˙ ˙ ? b w w w ˙ œ œ w w w ∑ w w œœ œœ ˙ ˙ ˙ œ œ w w w w w ˙ w w w aw w ˙ „ ∑ 19 &b w ˙ w ˙ w Vb ˙ w ? ˙ ˙ w. ˙. œ ˙ ˙ ˙ ˙ w ˙ œ œ œ ˙ ˙. œ œ œ ˙ œœœœw ˙ ˙. œ œ œ ˙ w ˙. œ œ œ ˙. w œœœ w w W ˙. „ b 8 W w. ˙ Il Ganassi “L’encyclopédie” e gli strumenti musicali Continuiamo la traduzione italiana di Art du faiseur d’instruments de musique et lutherie (Parigi, 1785), il poco noto volume della encyclopédie méthodique. Arts et métiers mécaniques che contiene una trattazione degli strumenti – e soprattutto della loro costruzione – molto più dettagliata rispetto a quella che a suo tempo accompagnava le tavole del “tomo iii delle incisioni” nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert (1751-58). Dopo il flauto dolce, il clavicembalo, i liuti, la viola da gamba, passiamo ora al violino, sottolineando che la descrizione delle fasi costruttive dello strumento si rifà alle consuetudini coeve della scuola liutaria francese, e che qualche imprecisione riscontrata nelle figure si deve alla minore qualità delle illustrazioni rispetto agli originali del 1751-58. (RM) Violino il violino è uno strumento musicale a corde e ad arco, illustrato nella fig. 7, tav. xiii degli instrumens de musique, tomo iii delle incisioni. Questo strumento, come tutti gli altri della sua famiglia, è composto da due tavole contornate da pareti laterali, come si vede nella stessa fig. 7. la tavola inferiore è solitamente di acero ed è formata da due pezzi incollati tra di loro lungo la linea più larga. Quella superiore, sulla quale poggia il ponticello che sostiene le corde, è di abete o di conifera, come le tavole dei clavicembali. le due tavole sono tenute insieme dalle pareti di legno a b, b c d, d e f, in fig. 7, chiamate fasce, alte circa 4 cm, la cui larghezza determina la profondità del corpo dello strumento. Anche le fasce sono di legno d’acero. nel tagliare la tavola inferiore si fa in modo di lasciare uno spessore in a nella parte interna in alto della stessa tavola, fig. 7; lo stesso si può ottenere con un tassello (o zocchetto) di legno incollato e inchiodato in tale posizione. tale spessore serve di sostegno e d’appoggio al tallone a del manico aA, fig. 7, che è composto di tre parti: il manico vero e proprio, che inizia in a e va ad l; il cavigliere lA, che fa parte dello stesso pezzo di legno ed è scavato per far posto alle corde che vanno ad avvolgersi attorno ai piroli 1, 2, 3, 4 (il cavigliere, nel quale i piroli sono incastrati a pressione, è dotato nella parte superiore A di una voluta scolpita, o talvolta di una testina umana o d’animale, a piacere dell’artefice, poiché ciò non aggiunge nulla alla bontà dello strumento); la terza parte del manico è la tastiera bk [la lettera b, è a destra del capotasto], fig. 7, che è incollata sul manico e solitamente è di ebano o di legno tinto; su questa il suonatore spinge le corde variandone la lunghezza, che va dal ponticello D fino al filetto d’avorio b quando le si suona a vuoto, oppure dallo stesso ponticello al punto della tastiera dove le corde sono premute dal dito, se non le si suona a vuoto. Questi strumenti sono inoltre dotati di due aperture i i, di cui si vede l’esempio nella fig. 7. tali fori, che si praticano per lasciar passare non solo i suoni formati dalle vibrazioni delle corde, ma anche da quelle della tavola superiore, si chiamano effe, per 9 ché hanno la forma di una f, mentre quelle delle viole da gamba e dei contrabbassi ecc. hanno la forma d’una c. zzz Il Ganassi per costruire un violino, dopo aver incollato le due parti che devono formare la tavola inferiore e dopo averle scontornate seguendo l’uno o l’altro dei due modelli di tav. xViii, fig. 25 e 28 del Luthier, tomo iii delle incisioni, si applica questa tavola su un apparecchio chiamato strettoio, riprodotto nella tav. xix, fig. 34, sul quale la si ferma per mezzo delle due viti e dei loro dadi a m. una volta fissata la tavola in questo modo, con lo strettoio ben fermo sul banco di lavoro, la si scava nella maniera dovuta, tranne la parte che deve servire d’appoggio al tallone del manico (tav. xViii, fig. 14) e si prepara poi l’altro lato della tavola. si fa la stessa cosa con la tavola di abete che deve servire da piano armonico dello strumento, facendo in modo di scavarla dapprima nel mezzo e di ridurla a circa 1,7 mm di spessore, più o meno, secondo la taglia dello strumento e la qualità del legno, poiché se ne trovano di più o meno sonore. per scavare le tavole ci si serve delle pialle di ferro o di rame b c D, riprodotte nella tav. xViii, fig. 18, 19 e 20, di cui alcune, come la b, hanno la lama dentata. Queste pialle, utilizzate per scavare le superfici curve, hanno la soletta convessa: la lama è arrestata da un cuneo D, fig. 19, incastrato tra questa e un perno trasversale; ci si serve dapprima della pialla con lama dentata, poi di quella con lama tagliente, e si finisce con delle rasiere d’acciaio, cioè lame di questo metallo affilate a smusso su una pietra ad olio. per misurare lo spessore della tavola si usa un compasso da spessore (tav. xix, fig. 36) fatto in modo tale che, quando le sue due punte abbracciano la tavola, le altre due punte lasciano tra di loro uno spazio uguale a quello che il compasso abbraccia con le prime due. Quando le tavole sono terminate si prende una forma di grandezza appropriata, ossia un attrezzo di legno conformato allo stesso modo dello strumento, come quella di fig. 12, tav. xViii del Luthier. se è fatta di un sol pezzo di legno, la forma è dotata di ampie aperture che riducono il peso superfluo, ciò che non è necessario se la forma è fatta di pezzi assemblati. in entrambi i casi le due forme, rappresentate nella tav. xViii, fig. 12 e 13, devono essere costruite in modo che vi siano sei cavità, a a, b b, c d, fig. 12, lungo il loro perimetro, per inserirvi i tasselli sui quali si incollano le fasce (le quattro cavità a a b b, fig. 12, servono per i tasselli delle punte delle fasce, la cavità c per il tassello del bottone al quale è attaccata la cordiera, e la d per il tassello che sostiene il tallone del manico). Dopo aver collocato i tasselli vi si incollano sopra le fasce, che devono prendere la curvatura del modello ed averne la stessa larghezza. le fasce dei violini sono fatte in quattro pezzi, due per le parti concave x x, fig. 13, in cui passa l’archetto; un’altra x d x, che fa il giro della parte superiore del corpo; infine quella x c x, che segue il perimetro inferiore dello stesso corpo. si stringono le fasce sulla forma dopo averle piegate con una battola per fargli prendere la piega. una volta che le fasce si sono incollate e asciugate coi loro tasselli si toglie la forma e si incollano tutte unite sulla tavola inferiore, contro la quale le si tiene saldamente fissate per mezzo di presse o 10 Il Ganassi morsetti, tav. xix, fig. 39, 40 e 41, che si stringono tramite viti o i dadi. se si usano morsetti come quello riprodotto nella fig. 41, il manufatto è collocato tra le ganasce con il supporto A della vite sotto la tavola inferiore e il bordo del dado b sul perimetro della fascia, che viene in tal modo premuta contro la tavola, e si lascia in questo stato fino a che la colla si sia asciugata. si prepara subito dopo la tavola superiore, in cui devono essere praticati i fori armonici prima di incollarla. per aprire tali fori ci si serve degli incisori a a, tav. xix, fig. 45 e 46. l’incisore è un taglierino fatto in modo tale che il suo solco risulti circolare; lo si punta sulla tavola attraverso il foro tondo che si trova all’estremità delle f o delle c della sagoma per i violini o per le viole da gamba, tav. xViii, fig. 16 e 17, dopo aver collocato quest’ultima sulla tavola dello strumento, così che l’apertura nella sagoma coincida esattamente con il punto in cui dovranno trovarsi gli occhielli dei fori; si spinge l’incisore sulla tavola attraverso questa apertura e si gira quest’attrezzo tenendolo per l’impugnatura cd, tav. xix, fig. 45 e 46, fino a che sia forato il pezzo superfluo e lo si possa asportare. Dopo aver rimosso i tondi e tracciato sulla tavola le f o le c, si prende un seghetto, con il quale si pratica una fessura che collega l’uno all’altro degli occhielli, seguendo il profilo della f o della c; si allarga poi questa fessura con dei piccoli coltelli, tav. xViii, fig. 29, finché non si sia ottenuto l’intero 11 contorno della f. una volta forati e sistemati i fori armonici, in alcuni strumenti gli si traccia tutto attorno un doppio filetto, ossia due tratti distanziati tra loro di circa 4 mm, i quali contornano le aperture. l’attrezzo con il quale si tracciano queste filettature, che poi si riempiono di nero, si chiama tirafiletto, ed è rappre- sentato nella tav. xix del Luthier, fig. 42. in fig. 43 a, si vede un altro ferro a due punte per incidere i due tratti; b, è la guida che segue il contorno interno delle f, nel mentre le due punte tracciano i filetti; c d sono due viti, la prima delle quali c controlla la guida b, e la seconda d il bulino a due punte a nella scatola e [manca questa lettera nella figura]. Questa scatola è innestata per mezzo della ghiera G al manico f, tramite il quale si impugna l’attrez- zo. i liutai si servono anche di un graffietto, riprodotto nella fig. 44, per tracciare i filetti che contornano lo strumento e che corrono tutto attorno alle fasce. A e b [A manca nella figura] è il fusto di questo attrezzo di ferro, nel quale è aperto un foro quadrato attraverso il quale passa il bulino De, dotato di una o più punte, a seconda del numero di filetti con i quali si vuole contornare lo strumento. il bulino è tenuto fermo nel suo foro dalla vite c. il pezzo a squadra Gpg serve da guida, dal momento che il braccio G si può fissare alla distanza voluta dalla punta e del bulino per mezzo della vite g. ci si serve di quest’attrezzo come di un truschino [un arnese per la tracciatura], di cui esso costituisce una variante. Dopo aver preparato la tavola come descritto poc’anzi, e prima di tracciare tutto attorno i filetti, la si incolla sulle fasce in perfetta corrispondenza col fondo, insieme al quale, grazie all’incollaggio, essa dovrà fare corpo unico (è per questo che le fasce devono essere incollate con i rispettivi tasselli esattamente lungo il bordo interno del fondo). Anche questa tavola va tenuta premuta sulle fasce per mezzo di morsetti e di presse, come si è fatto con quella precedente, fino a che la colla non si sia asciugata; si pulisce poi il corpo dello strumento Il Ganassi tanto sulle tavole quanto sulle fasce, con delle rasiere o grattugie, o con della pelle di pescecane. Quando tutto il corpo del violino è terminato si incolla il manico sul tassello superiore, tramite il suo tallone, al quale esso deve essere solidamente fissato. nel tassello inferiore si applica poi un bottone d’avorio o di ebano, dopo avervi praticato un foro per farvi entrare la coda del medesimo, che servirà di attacco alla cordiera h alla quale sono fissate le corde, fig. 7, tav. xiii degli instrumens de Musique. sul manico si incolla quindi la tastiera bk, fig. 7, di ebano o di qualche altro legno duro annerito, la quale deve essere un po’ più lunga rispetto alla metà dell’intervallo bD, compreso tra il capotasto b e il ponticello D. la tastiera non deve toccare in alcun modo il corpo dello strumento nella parte ak, rimanendone distanziata di circa 1 cm, e presentandosi un poco convessa sul lato superiore e un poco concava in quello inferiore, ma solo nella parte che sovrasta il corpo, mentre è piatta al disotto nella parte incollata sul manico. la parte Ab del manico, reclinata un po’ all’indietro, che si chiama cavigliere, è attraversata da quattro piroli 1 2 3 4. Questi, nella parte che attraversa il cavigliere, hanno un foro nel quale si fa passare la corda affinché possa far presa quando la si avvolge attorno al pirolo per tenderla; essa è fissata dall’altra estremità alla cordiera h per mezzo di un anellino o fermo che passa in uno dei fori di questo pezzo ed è tesa sul ponticello D e il capota-sto b. Questi due ultimi pezzi hanno dei piccoli intagli entro i quali passano le corde giacché, senza questa precauzione, esse non vi resterebbero ferme al disopra. il ponticello è un pezzo di legno piatto con due piedini che poggiano sulla tavola e, dal lato opposto, un profilo arcuato; la superficie è forata a giorno, secondo il disegno preferito dall’artefice. È necessario poi che la sua altezza sia di circa 2,25 mm più elevata della tastiera, quando questa è incollata sul manico. il ponticello serve infatti a tenere sollevate le corde dello strumento, mentre sotto il suo piedino destro si colloca tra le due tavole un piccolo supporto sottile, chiamato anima. Quest’ultima forza un po’ le due tavole in direzione opposta, ed è proprio da questo accorgimento che dipende la bellezza del suono, poiché l’anima comunica le vibrazioni da una tavola all’altra. il violino monta quattro corde di budello, la più sottile delle quali, tesa dal pirolo 4, si chiama cantino o esimì [antico nome del Mi]; la seconda tesa dal pirolo 3 si chiama amila [antico nome del la]; la terza si chiama dlare [Re]; la quarta, che è la più grossa di tutte, gresol [sol], o anche basso, a causa della gravità dei suoi suoni. Queste ultime due corde, tese dai piroli 2 e 1 sono ricoperte di filo d’argento o rame e per questo vengono chiamate corde filate; sono in effetti delle corde di budello ricoperte in tutta la loro lunghezza da un filo molto sottile d’argento o di rame argentato che le avvolge per intero, di modo che la corda ne sia totalmente rivestita. per ricoprire in tal modo le corde con un filo d’argento o di rame, i fabbricanti si servono di una sorta di arcolaio lK, fig. 33, tav. xix del Luthier. per mezzo di esso fanno girare su se stessa la corda Ab, fissata per una estremità ad un mulinello, il quale si trova a sua volta all’estremità di una cordicella che passa nella puleggia b, fissata al muro, con all’estremità opposta il peso D; l’altra terminazione della corda è tenuta dal gancio A, il cui gambo attraversa una puleggia sulla quale passa la corda senza fine AplQ, che a sua volta gira sulla ruota plK, posta in movimento tramite la manovella l, facendo dunque girare la puleggia A che trasmette il suo movimento alla corda Ac. A questo punto, se si applica un filo d’argento alla corda presso il mulinello c, esso si avvolgerà attorno alla corda man mano che questa girerà su se stessa, come se si avvolgesse attorno ad un cilindro. si guida il filo lungo tutta la corda tenendo una spugna umida nella mano sinistra e, affinché esso non si avvolga più di una volta su se stesso. la mano destra f serve invece a preparare il filo, 12 Il Ganassi facendolo passare nell’anello formato dall’indice e dal pollice. G è la bobina attorno alla quale è avvolto questo filo d’argento e può girare liberamente attorno ad una caviglia fissata di traverso al montante A dell’arcolaio. H è una scatola nella quale si trovano i vari tipi di filo d’argento, di rame e le corde di budello con le quali si deve lavorare. il resto della macchina è facile da comprendere. c’è un banco di legno bordato di sponde per trattenere ciò che vi si trova al disopra, una forcella n che mantiene la ruota in posizione, e il montante A che sorregge la puleggia al cui stelo è fissata la corda. Questi tre pezzi, i due bracci n e il montante A, sono fermati al disotto del banco grazie a tre viti che lo attraversano. l’archetto, tramite il quale si fanno risuonare le corde di questo strumento, è composto di un’asticella Ac, fig. 8, tav. xiii degli instrumens de musique. essa ha una lieve curva in A per allontanare i crini dal corpo dell’asticella, che è fatta di un legno duro, di solito il legno della cina, sebbene qualunque altro con resistenza adeguata sia adatto allo scopo; vi è poi un fascio di crini Ab, composto da 80 fino a 100 crini di cavallo, tutti ugualmente tesi e attaccati nella mortasa della punta A, grazie ad un piccolo angolo all’estremità che non lascia uscire i crini, i quali sono tenuti insieme da un filo di seta: questi crini sono inoltre inseriti in un’altra mortasa c che si trova in basso nell’asticella dell’archetto. il pezzo di legno b, che si chiama nasetto e che tiene i crini lontani dall’asticella o fusto dell’archetto, comunica per mezzo di un tenone filettato, che passa attraverso una mortasa, con una vite la cui testa è il pezzo d’avorio D, la quale entra per 1013,5 mm nell’asta dell’archetto: ci si serve di questa vite per far avanzare il nasetto b verso A o verso D, a seconda che si vogliano allentare o tirare i crini dell’archetto. ci sono a parigi degli artigiani che costruiscono ponticelli, altri archetti e piccoli accessori simili, che il costruttore sa scegliere e montare convenientemente. si stende sul violino una vernice per preservare il legno dall’umidità e dalla polvere e sarebbe auspicabile che si facesse ancora uso in francia della vernice a olio, come facevano un tempo i famosi costruttori di violini [Jacques] bocquay e [claude] pierray, e come fanno ancora tutti gli abili liutai d’italia, al posto della vernice ad alcol che s’impiega al giorno d’oggi solo perché asciuga più velocemente. la maniera di collocare il manico a scalare e di farlo pendere impercettibilmente all’indietro, determina non solo una molto maggiore facilità nell’esecuzione con questo strumento, ma ne aumenta anche il volume sonoro, soprattutto nei bassi, poiché essendo le corde più elevate vibrano con più forza e più prontezza. zzz 13 Il Ganassi i violini che hanno più reputazione sono quelli di Jacob Stainer, il quale alla metà del secolo passato viveva in un piccolo borgo del tirolo chiamato Absam, presso innsbruck, capitale di quel paese. Questo celebre artista, che ha lavorato per più di settant’anni insieme con una quantità di artigiani da lui formati, terminava tutti i violini di proprio pugno e ne ha costruiti in numero prodigioso, essendo giunto all’età di quasi 100 anni [in realtà stainer visse dal 1617 ca. al 1683]. i violini originali di questo famoso artefice, vale a dire quelli che nessun liutaio moderno ha aperto e restaurato, sono molto rari e molto ricercati. i violini di cremona sono ugualmente molto rinomati. ce ne sono di due tipi, e cioè quelli lavorati dagli Amati e quelli di mano di Stradivari. tra i primi spiccano: 1°. Andrea Amati che è stato il maestro di Stainer all’inizio del secolo scorso [merito da attribuire (forse) a nicola Amati]; i suoi violini, sebbene di una forma non attraente, sono ricercati da coloro che amano un suono dolce e gradevole in questo strumento. 2°. i fratelli Antonio e Girolamo Amati, contemporanei di stainer [del tutto errato], hanno fatto dei violini mirabili, molto ricercati e molto cari. 3°. Nicola Amati che ha costruito dei violini eccellenti, tra i quali bisogna tuttavia saper scegliere, perché non tutti sono della stessa qualità. Gli Amati hanno costruito violini bombati e convessi, Stradivari, al contrario, li ha fatti quasi piatti e tuttavia queste forme opposte hanno prodotto degli strumenti ugualmente perfetti. tra i costruttori attivi in francia si ricordano, oltre a bocquay e pierray, anche castagnery e altri che hanno realizzato dei violini comparabili con quelli dei costruttori più celebri citati in precedenza. per suonare il violino si impugna lo strumento con la mano sinistra e l’archetto con la mano destra. si prende lo strumento per il manico al, con il retro rivolto verso il palmo della mano e con il pollice della mano sinistra dal lato l e le altre quattro dita della stessa mano dal lato b; l’indice dovrà trovarsi presso il capotasto, e le altre dita vicine tra di loro e pronte a toccare il cantino. successivamente, facendo ruotare il polso, si porta la parte inferiore del corpo dello strumento sotto al mento, in modo che il tassello dove è inserito il bottone appoggi sulla clavicola sinistra, verso la quale si gira e si inclina un po’ la testa ponendo il mento nel punto in cui si trova la lettera e, così da tener fermo lo strumento. si prende l’archetto con la mano destra a circa 5 cm di distanza dal nasetto b, tav. xiii, fig. 8, e lo si tiene con le quattro prime dita, in modo che il pollice e le due prime dita poggino sul fusto dell’archetto e il quarto, o anulare, sui crini che si devono strofinare sulle corde, a circa 5 cm di distanza dal ponticello, come se si volesse segare in quel punto. per rendere più abrasivi i crini dell’archetto essi vengono passati su un pezzo di colofonia, una sorta di resina, come se la si volesse tagliare in due; qualcuno tuttavia la usa in polvere e strofina il lato dell’archetto in un cartoccio nel quale si trova questa polvere (le due maniere sono pressappoco equivalenti). È proprio grazie alla colofonia che i crini dell’archetto traggono i suoni dalle corde, perché altrimenti sarebbero troppo grassi o troppo lisci per causare il tremolio necessario a farle risuonare. bisogna conoscere inoltre la diteggiatura del manico, che si immaginerà diviso in tasti per facilitarne la spiegazione, con i trattini nei punti in cui bisogna posare le dita. È necessario sapere ancora che le corde del violino e di tutti gli strumenti che ne discendono sono accordate di quinta in quinta; la seconda, marcata 3, suona l’amila e si usa a vuoto come diapason nei concerti. Questa corda la risulta all’unisono del la che segue immediatamente la chiave di gresol [sol: la chiave di violino] del clavicembalo. il cantino suona il mi una quinta sopra, la terza corda il re una quinta al disotto. la quarta corda suona la quinta al disotto di questa terza corda, ovvero l’unisono del Sol all’ottava bassa della c h i a v e di gresol, ossia il Sol che segue immediatamente la chiave di Futfa [fa: la chiave di basso] del clavicembalo, al quale tutti gli altri strumenti rapportano la loro estensione. Si veda infine lo schema seguente, in cui le note musicali mostrano l’estensione di questo strumento e le quattro linee continue mostrano le corde numerate 1 2 3 4, a cominciare dal cantino. 14 Il Ganassi ear Power un programma di ‘ear training’ da utilizzare sul computer ear Power 3.0 Caratteristiche ear power è un programma di educazione dell’orecchio che può essere utilizzato con profitto sia dai musicisti dilettanti che dai professionisti. È di facile utilizzazione e contiene diverse funzioni. • Riconoscimento dell’altezza dei suoni: anche attraverso un semplice microfono a condensatore il computer può registrare la vostra voce e mostrare quale nota state cantando. • esercizi sul riconoscimento dell’altezza dei suoni. • esercizi sul ritmo, anche di livello difficile. • esercizi sugli intervalli, melodici e armonici: è possibile selezionare gli intervalli che si vuole studiare • esercizi per riconoscere gli accordi principali; è anche possibile costruirne di nuovi, secondo lo stile musicale preferito. • È possibile selezionare un livello di difficoltà o lasciare che sia il computer a determinare le vostre capacità. • controlla e migliora in modo visivo la capacità di tenere il tempo, meglio di un metronomo. • È possibile usare qualsiasi strumento MiDi, o la tastiera dello schermo, per fare esercizi sull’altezza dei suoni. • consente di imparare le note su, sulla chitarra e sul pentagramma. earpower può essere scaricato dal sito: www.earpower.com recercare rivista per lo studio e la pratica della musica antica È appena uscito il numero XV della Rivista “Recercare”, rivista per lo studio e la pratica della musica antica, organo della fiMA. pubblichiamo qui di seguito l’indice degli articoli 2003 direttore, Arnaldo Morelli Gherardo borgogni. tali encomi furono posti in musica da compositori delle corti di Mantova e delle città di Vicenza, Verona, Milano e Modena, mentre un altro, messo in musica da peter philips, proviene dai paesi bassi. RECERCARE, XV, comitato scientifico patrizio barbieri, philippe caguilhem, ivano cavallini, Étienne Darbellay, Marco Di pasquale, norbert Dubowy,lowell lindgren, lewis lockwood, stefano lorenzetti, Renato Meucci, Margaret Murata, John nádas, noel o’Regan, franco piperno, Giancarlo Rostirolla, luca zoppelli Articoli Lucia marchi, intorno all’origine del codice T.iii.2 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino nonostante il suo stato frammentario, il manoscritto è considerato uno dei più interessanti testimoni del repertorio del primo Quattrocento: il suo contenuto musicale sembra essere legato alla cappella musicale dell’antipapa Giovanni XXii. Anthony m. Cummings, Three gigli: Medici musical patronage in the early Cinquecento il saggio prende in considerazione il mecenatismo praticato da tre componenti la famiglia Medici: leone X nei suoi anni giovanili, il cardinale Giulio di Giuliano de’ Medici che sostenne un gruppo di ‘putti cantori’, il cardinale ippolito di Giuliano de’ Medici, che ebbe tre rinomati strumentisti al suo servizio: il liutista frrancesco da Milano, il violista Giovanni battista sansone detto il ‘il siciliano’ e il clavicembalista lorenzo di Gaeta. Kathrin Bosi, Accolades for an actress: on some literary and musical tributes for isabella Andreini Gli encomi musicali dedicati all’attrice della commedia dell’arte, poetessa e autrice di teatro, isabella Andreini, derivati dai versi scritti in suo onore dal poeta milanese 15 marco Pesci, il cavaliere disvelato: Vincenzo Pinti, «Nella corte di Roma detto il Cavaliere del liuto» nell’articolo viene definitivamente chiarita l’identità di due liutisti romani (entrambi ‘cavalieri’), vissuti a cavallo tra cinque e seicento: lorenzo tracetti, noto nelle fonti musicali come ‘lorenzino’, e Vincenzo pinti (15421608), il ‘cavaliere del liuto’. la prova è data dai Ragguagli di Parnaso (1612)di traiano boccalini, dalla lapide funerarria che si trovava nella chiesa di san lorenzo in Damaso fino al sec. XViii e da vari documenti d’archivio. michael Latcham, The cembalo a martelli of Paolo Morellati in its eighteenth -century context lo strumento in questione era un cembalo con incordatura doppia in ottone e dotato di un mecanismo di scappamentoche gli consentiva un’ampia gamma dinamica, realizzabile con il solo tocco. impiegando diversi registri il cembalo di Morellati poteva realizzare l’effetto sonoro di dodici diversi strumenti, fra i quali il clavicembalo, l’arpa e il mandolino. Comunicazioni robert L. Kendrick, Barbara Strozzi revisited Francesco nocerino, Cembalari a Napoli nel Cinquecento. Nuove fonti e inediti documenti direzione e redazione fondazione italiana per la Musica Antica via col di lana, 7 – c.p. 6159 – 00195 Roma (italia) tel/fax +39.06.3210806 email: [email protected] Il Ganassi Le pubblicazioni della FimA collana ARMoniA stRuMentAle – serie prima A.s.2 – b. tromboncino - M. cara, frottole per quartetto di fl. d., a cura di f. luisi A.s.3 – J. fritter, Quattro pezzi per trio di fl. d. (sAt) A.s.4 – e. sollima, evoluzione 3 per fl. d. contralto e pianoforte A.s.5 – A. Dolci, nuovi ricercari per fl. d. contralto solo A.s.7 – f. chalon, Duetti per fl. d. A e t, a cura di G. Rostirolla A.s.8 – balli italiani del XVii sec. per uno strumento (flauto soprano, violino), a cura di G. pacchioni A.s.9 – partite di follia per fl. d. e b.c., a cura di A. conti A.s.10 – f. Mancini, sonata in la min. per fl. d. A e cembalo, a cura di e. Alton A.s.11 – G.b. Viviani, 6 solfeggiamenti a due voci per due fl. d.(As), a cura di G. pacchioni A.s. 15 – A. banchieri, Ricercari, canzoni, fantasie, sonate per quartetto di fl. diritti (sAtb), a cura di p. capirci A.s. 17 – G. zarlino, bicinia sui dodici modi, a cura di A. bornstein A.s.18 – W. Witzenmann, fughette per tre fl. d. A.s.19 – canzone a quarttro voci ‘da sonar con ogni sorta di strumenti’, a cura di A. Girard A.s.20 – G. Giamberti, Duetti per strumenti soprani e tenori, a cura di G. Rostirolla A.s. 22 – W. Witzenmann, rastermodell iV, per flauto dolce tenore, chitarra e clavicembalo collana MusicA DA suonARe M.D.s.1 – balli strumentali del primo ‘500 a quattro parti, a cura di f. luisi M.D.s.2 – G. Giamberti, Duetti per strumenti, a cura di G. Rostirolla M.D.s.3 – A. Antico, frottole per sonare organi, a cura di f. luisi M.D.s.4 – n. Rubini, balli e danze del XVii sec. per flauto, o violino, o cornetto, a cura di A. fiabane M.D.s.5 – A. scarlatti, Due cantate per soprano, due fl. d. e b.c., a cura di H. W. Köneke M.D.s.6 – composizioni strumentali a tre voci dal codice Q 16 (civico Museo bibl. di bologna), a cura di A. bornstein M.D.s. 7 – Anonimo del XVii sec.: canzona a tre, sinfonia, per violino, cornetto, liuto, tiorba e b.c., a cura di G. Rostirolla e A. Damiani M.D.s. 8 – G. b. breviDue sonate a tre, da Bizzarrie Armoniche, bologna 1693, a cura di Andrea Damiani e Giulia bonomo collana pRAtticA Di MusicA collana di facsimili della fiMA; sussidi teorici e musica da suonare per musicologi, musicofili e pratici serie A: musica teorica p.D.M. A/1 – Giovanni luca conforto: breve et facile maniera d’essercitarsi a far passaggi, Roma 1593, a cura di G. Rostirolla p.D.M.A/2 – Giovanni battista bovicelli: Regole, passaggi di musica, Venezia 1594, a cura di G. Rostirolla p.D.M.A/3 – silvestro Ganassi: opera intitulata fontegara, Venezia 1535, a cura di luca de paolis p.D.M.A/4 – Anonimo del XViii secolo: Regole fondamentali per suonare il cembalo – a cura di Giorgio cerasoli serie b: musica pratica p.D.M. b/1 – p.e. taillart l’Ainé, Recueil de pièces françoises, et italiennes, petit airs, brunettes, menuets…pour deux flutes traversieres, violons…, a cura di c. campa e G. Rostirolla p.D.M. b/2 – J. chaxelle, Recueil de Milleurs contredanses arrangees pour le flageolet, a cura di t. chirico p.D.M.b/3 – Giovanni Animuccia, francisco soto e altri autori: il terzo libro delle laudi spirituali, Roma 1577 – a cura di G. Rostirolla ReceRcARe, Rivista per la pratica e lo studio della musiica antica (direttore M. Di pasquale) numeri disponibili: n. 1 (1989), n. 2 (1990), n.3 (1991), n.4 (1992), n.5 (1993), n.6 (1994), n.7 (1995), n.8 (1996), n. 9 (1997), n. 10 (1998), n. 11 (1999), n. 12 (2000), n. 13 (2001), n.14 (2002) n. 15 (2003) seRie DiDAtticA s.D.1 – c. Dionisi, l’articolazione nel flauto dolce (e in altri strumenti a fiato) 16 Il Ganassi 25 w &b ∑ w w ∑ ˙ w w œœ w w w w W „ Vb W ˙ œ œ ˙ ˙ ˙ œ œ ˙. œ W ? b w w w w w ˙. œ œ w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w ˙ w w ∑ 32 &b ˙ œ œ ˙ ∑ ˙ w œœ˙ ˙ œœœ˙ V b ˙. W ? b ˙ w ˙ œœ˙ ˙ ˙ œœ˙ ˙ ˙ œœ˙ ˙ 38 „ ˙. œ ˙ A˙ „ ˙ aœ œ aw w. ˙ œœœœ˙ w w w œœ w w W 3 & b w. œœ w w ˙˙˙ w w Ó ˙ œœœœ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ œœ˙ ˙ w bw. œ œ Aw w ˙ ˙ ˙ w w. w w Vb w Ó œœ ˙ œœw w ˙ œœ w W w w Ó ˙ ˙ œœ˙ ˙ w ? Ó b w Ó w 45 œœœ ˙ ˙ Ó ˙ & b Ó ˙. ˙ ˙ ˙ w œœœœ˙ ˙ œœœœ˙ ˙ ˙ w W W W W w w ˙ ˙ ˙ ˙ w Ó œœœœ w ? W w w Vb W #˙ ˙. œ œ œ w Ó ˙ ˙ ˙ ˙ w ˙ ˙ ˙ ˙ b i brani qui presentati provengono dal manoscritto 2856 della biblioteca casanatense di Roma. considerato una delle più importanti collezioni di musica del tardo ‘400, è stato recentemente pubblicato in facsimile (libreria Musicale italiana, lucca 2002, a cura di lewis lockwood). il manoscritto fu compilato a ferrara nel 1480, in occasione del fidanzamento di isabella d’este con francesco Gonzaga: secondo lockwood esso faceva parte dei doni ricevuti dalla futura sposa. il suo interesse è accresciuto dal fatto che, nonostante il repertorio in esso contenuto sia quello polifonico tipico dell’epoca (compositori di area francese, borgognona e fiamminga), l’assenza di testo nei brani musicali ne ha fatto supporre una destinazione strumentale piuttosto che vocale. l’attività del complesso di piffari è testimoniata a ferrara fin dal 1441, anno in cui sembra iniziare l’impiego di corrado piffaro, figura di maggior spicco in quest’ambito, che rimarrà in servizio fino al 1480. la ‘fantasia’ di Josquin Desprez – si tratta probabilmente della prima volta che compare questo termine per indicare un brano strumentale autonomo, non derivante da un modello vocale – presenta alcuni espedienti tipici del repertorio per strumenti, come la progressione; interessanti anche gli scontri, non del tutto ortodossi, che si creano in alcuni procedimenti per moto contrario (è stato corretto solo quello di b. 37, dove nell’originale la parte del basso è: Re, Do si, la, con ritmo ‰‰‰∞.‰‰±‰±‰±). i due brani di Antoine bousnois sono collegati tra loro: il primo è un canone a tre voci, (da cui il titolo) mentre il secondo sfrutta lo stessa tema, elaborato però ‘senza fuga’, cioè senza imitazioni a canone. 17 Il Ganassi Trinitas in unitate Antoine Busnoys Superius Tenor Bassus w ˙ ˙ œ œ w a˙ w ˙. œ ˙ ˙w w ∑ ∑ w ˙ w ˙ ˙˙˙˙ ˙˙w Vb C w ˙ ˙ œ œ w a˙ w ˙. ˙ œ ∑ w ˙w ˙ ˙w w ∑ „ Vb C „ w ˙ ˙ œ œ w a˙ w ˙. ˙ œ ˙w w ∑ „ „ „ „ b C V 10 w Vb w ˙. œ ˙ w ˙ ˙ ˙. œ ˙ ˙. œ w ∑ w ∑ ˙ w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙˙ w w „ w w ˙. œ ˙ w ˙ ˙ ˙. œ ˙ ˙. œ w w w Vb ∑ w w w ˙. œ ˙ w ˙ ˙ ˙. œ ˙ ˙. œ w w ˙ Vb ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ w ˙ ˙ w w ∑ ∑ 19 w w w w Vb ˙˙ ˙ ˙ w ∑ ∑ w w Vb w ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙. œ ˙˙˙ ˙. œ w w ˙˙ ˙ ˙ ˙˙ w w w w „ Vb ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ ˙ . œ˙ . œ w ∑ ∑ ∑ w ∑ ˙ ˙ ˙˙ ˙˙ w ∑ ˙ ˙˙ ˙ ˙ ˙ ˙˙ ∑ w w w 28 ˙. œ ˙ ˙ ˙ œœœ œ ˙ w b V œ œw W W W W NW W ˙ ˙ ˙ ˙ Ó ˙ w ˙ w w w w w ˙ ˙ œœœœ ˙ w Vb ˙ ˙ ˙ Ó ˙ w w w w w w V b ˙ . œ˙ . œ w ˙ ˙ œœ œœ ˙ w ∑ 18 ˙ Il Ganassi ricordo di oscar mischiati la recente scomparsa di oscar Mischiati (bologna, 11 luglio 1936 - bergamo, 13 aprile 2004) ha colpito profondamente non solo il mondo della musicologia, era universalmente noto per i suoi studi e riceveva richieste di pareri e informazioni bibliografiche da tutto il mondo, ma anche quello della musica antica. forse nel nostro campo era conosciuto più agli specialisti che agli appassionati, ma tutti in ugual misura gli dobbiamo qualcosa: il suo lavoro di ricercatore, di esperto delle fonti musicali, ma soprattutto la capacità di mettere a disposizione le sue conoscenze, hanno, anche se indirettamente, reso possibili lavori che altrimenti sarebbero stati irrealizzabili. Riportiamo di seguito i suoi dati biografici essenziali, tratti dal DEUMM e dal New Grove’s Dictonary of Music and Musicians. (A.D.) si era laureato in filosofia all'università di bologna con una dissertazione su L'estetica musicale barocca, successivamente era stato incaricato di letteratura poetica e drammatica al conservatorio di bolzano (1960-63) e assistente di storia della musica all'università di bologna (1961-1963). Dal 1964 fino a pochi anni or sono aveva ricoperto l'incarico di bibliotecario al conservatorio di bologna rendendo questa biblioteca – già unica al mondo per il patrimonio musicale del passato che conserva grazie al suo fondatore, padre G.b. Martini – un punto di riferimento per la ricerca musicologica. era stato. ispettore onorario presso la sovrintendenza alle Gallerie di bologna e membro delle commissioni per la tutela degli organi artistici dell'emilia e della lombardia. Aveva intrapreso una ricerca finalizzata al censimento degli organi storici italiani, con lo scopo di restaurarli secondo criteri conservativi. era stato redattore unico della prestigiosa rivista L'Organo, condirettore dei Monumenti di Musica italiana e membro del consiglio di redazione della collezione Catalogus musicus della Associazione internazionale delle Biblioteche musicali. collaboratore di varie riviste, era stato membro del consiglio direttivo della società italiana di Musicologia. È stato insignito della A. Davison Memorial Medal for Musicology per il 1961 dalla fondazione "Harriet cohen international Music Award". protagonista, insieme a luigi ferdinando tagliavini, del movimento di tutela e valorizzazione del patrimonio organario italiano, inarrivabile nella conoscenza dettagliatissima di molta parte di esso, richiestissimo per consulenze e pareri, di cul- 19 tura umanistica veramente enciclopedica, ha svolto la sua attività con passione e dedizione incondizionate fino all'ultimo. tra i suoi ultimi lavori, in via di pubblicazione presso l'editore patron di bologna, un corposo studio sugli organi della cattedrale di cremona dal Medioevo all'ottocento. innumerevoli i suoi scritti riguardo la catalogazione del patrimonio organario (comparsi su riviste quali L’Organo, Rivista Musicale italiana, Note d’Archivio), regesti di archivi, edizioni critiche di musica antica. tra i suoi lavori di bibliografia musicale vanno sicuramente ricordati: indici, cataloghi e avvisi di editori e librai italiani dal 1591 al 1798 (firenze, 1984); La prassi musicale presso i canonici del SS. Salvatore nei secoli xVi e xVii e i manoscritti polifonici della Biblioteca Musicale G.B. Martini di Bologna (Roma 1985); Bibliografia delle opere dei musicisti bresciani pubblicate a stampa dal 1497 al 1740 (firenze, 1992); Bibliografia delle opere pubblicate a stampa dai musicisti veronesi nei secoli xVi-xViii (Verona, 1993). tra le edizioni musicali da lui curate ricordiamo le opere per organo di Girolamo cavazzoni, la Messa La, Sol Fa, Re, Mi di costanzo porta, due Messe di Girolamo frescobaldi (Sopra l’Aria della Monica e Sopra l’Aria di Fiorenza) e la Messa e il mottetto Jubilate Deo di luca Marenzio; di Giovanni Maria trabaci, Composizioni per organo e cembalo. Il Ganassi Firenze: la mostra Alessandro Kraus: musicologo e antropologo Gabriele Rossi-Rognoni Dal 27 maggio al 26 settembre 2004 sarà aperta presso il Museo degli strumenti Musicali della Galleria dell’Accademia di firenze la mostra Alessandro Kraus: musicologo e antropologo in cui sono esposti circa trenta strumenti provenienti da una delle più importanti collezioni italiane della fine dell’ottocento. nata nel fervore positivista che investì la città in quel periodo, la collezione Kraus arrivò a comprendere, all’inizio del XX secolo, oltre mille strumenti accostando quelli antichi europei – specialmente a tastiera – a quelli contemporanei e popolari e a quelli, invece, extraeuropei che dovevano costituire la base per raggiungere una nuova conoscenza delle civiltà e dei popoli attraverso gli strumenti musicali. per questo, sosteneva Kraus, era necessario partire non dai libri ma da fonti di prima mano e non specializzarsi nelle tradizioni vicine o lontane ma piuttosto unirle per procedere a un confronto da cui far emergere punti di contatto e differenze. in questo modo la collezione Kraus arrivò in pochi anni a comprendere la maggior parte degli strumenti a tastiera allora noti di bartolomeo cristofori, l’inventore del pianoforte, e contemporaneamente ad ospitare una delle più ricche collezioni di strumenti giapponesi allora esistenti in occidente, ai quali il collezionista dedicò anche una monografia, La Musique au Japon, che costituisce in assoluto il primo tentativo occidentale di studio della musica nipponica. Agli strumenti ottenuti attraverso scambi e acquisti con i più importanti collezionisti europei ed occidentali del tempo Kraus iniziò poi, a partire dagli anni ottanta del secolo, ad aggiungere quelli riportati a firenze, spesso appositamente per lui, dai viaggiatori che da qui partivano alla volta di paesi lontani, soprattutto asiatici, spinti tanto da ragioni di puro interesse antropologico quanto economico e commerciale. È il caso, ad esempio, di paolo Mantegazza, fondatore tra l’altro della società di Antropologia ed etnologia, che si spinse due volte in india riportandone tra le tante testimonianze strumenti musicali sacri ottenuti da ossa umane, della tradizione dei lama tibetani, oltre che di elio Modigliani, che trascorse diversi anni tra le popolazioni dell’arcipelago indonesiano e di stephen sommier che nello stesso periodo esplorò le tradizioni dei popoli siberiani riportandone, oltre che strumenti e immagini fotografiche, veri e propri tentativi di trascrizione delle melodie tradizionali. la collezione Kraus divenne in questo modo ricchissima e rinomata a livello internazionale e ispirò anche diversi compositori che trovavano qui suggerimenti e modelli di strumenti esotici e spes- so altrimenti inaccessibili. fu questo, ad esempio, il caso di Mascagni, che dalla collezione di Kraus trasse i modelli per gli strumenti orientali utilizzati nella iris. la collezione Kraus, che conosciamo oggi attraverso due cataloghi pubblicati nel 1878 e nel 1901, andò purtroppo in gran parte dispersa all’inizio del novecento in seguito al rifiuto della municipalità di firenze a concedere gli spazi necessari per la sua pubblica esposizione. un piccolo nucleo, tuttavia, rimase di proprietà degli eredi che, nel 1996, decisero di farne dono al conservatorio di Musica di firenze. È su questo nucleo che si basa la mostra Alessandro Kraus: musicologo e antropologo che, rispettando l’ordinamento e le ripartizioni suggerite dal collezionista nei propri scritti, vuole offrire un’impressione, seppure sintetizzata, di quella che doveva essere, alla fine dell’ottocento, una delle collezioni più affascinanti d’italia. Assieme agli strumenti raccolti da Kraus sono esposti, in occasione della mostra, manufatti simili portati dai medesimi viaggiatori al Museo di Antropologia ed etnologia di firenze (via del proconsolo 12, biglietto ridotto presentando il biglietto della Galleria dell'Accademia) oltre agli strumenti giapponesi raccolti da editta bronson Rucellai la cui provenienza sembra essere stata la stessa degli strumenti collezionati da Kraus e oggi dispersi. la mostra è corredata da un catalogo (Giunti, 2004) e da un supporto multimediale destinato ad avvicinare i visitatori al clima culturale e artistico in cui si formò una delle più rilevanti collezioni italiane di strumenti musicali. Alessandro Kraus: musicologo e antropologo a cura di Gabriele Rossi-Rognoni catalogo: Giunti editore firenze, Galleria dell’Accademia e Museo degli strumenti Musicali via Ricasoli, 60 orario di visita: da martedì a domenica, ore 8,1518,50; lunedì chiuso prenotazioni: firenze Musei, tel: 055.294883 informazioni e segreteria: 055.2388609 pagina internet: http://www.polomuseale.firenze.it/mostre 20 Il Ganassi novità dalle case editrici Pubblichiamo qui di seguito le ultime novità, edizioni musicali e saggi delle principali case editrici che si occupano di musica antica. ArnALDo Forni eDitore www.fornieditore.com miggiani maria Giovanna (a cura di), il canto di Metastasio. Atti del Convegno di studi. Venezia, 14-16 Dicembre 1999 (bologna, 2004). (bMb) Voll. 2 in-8 gr., pp. 967, ill. 29 n.t., br.€. 85,00 LiBreriA musiCALe itALiAnA www.lim.it Cataldo Amodei Composizioni liturgiche A cura di flavio colusso e Domenico Antonio D'Alessandro edizione lucca: liM, (Musica theatina, Vol. 1) pagine lXii + 28 (con cD allegato).€ 31 imago musicae - Annuario internazionale di iconografia musicale - XX - 2003 Leo s. oLsCHKi www.olschki.it La Figura e l’opera di Antonio Cesti nel Seicento europeo. convegno internazionale di studio (Arezzo, 26-27 aprile 2002). A cura di M. Dellaborra. 326 pp. con 4 ill. n.t., 14 figg. f.t. e molti es. mus. n.t. 2003 € 34,00 Gambassi, osvaldo - Bandini, Luca Vita musicale nella Cattedrale di Forlì tra xV e xix secolo. con un’appendice bibliografica sugli oratorii a forlì nel settecento. 194 pp. 2003 € 20,00 Ludus Danielis.A cura di m. schembri. traduzione di G. Zizza 104 pp. con 1 tav. f.t. a colori.2003 € 13,00 ut-orPHeus www.utorpheus.com Bach, Johann sebastian Opere complete per Liuto. Vol. ii: Suite BWV 996. Versione per liuto barocco (H. smith) sDs 03 - partitura - € 20.00 Bach, Johann sebastian Opere complete per Liuto. Vol. iii: Suite BWV 997. Versione per liuto barocco (H. smith) sDs 04 - partitura - € 20.00 21 Bornstein, Andrea Two-Part italian Didactic Music. Printed Collections of the Renaissance and Baroque (1521-1744) (3 voll.) Duo 47 - € 300.00 Cavaccio, Giovanni Musica a quattro voci (Venezia 1597) (salvatore) Rcf 19b - parti - € 35.00 Denti, Carlo Metodo antologico per Viola da Gamba DM 37 - € 50.00 Falconieri, Andrea il primo libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie, Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde, Alemane, Volte per Violini, e Viole, overo altro Stromento à uno, due, e trè con il Basso Continuo (napoli 1650) (pellegrino) Rcf 18A - partitura - € 70.00 Falconieri, Andrea il primo libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie, Capricci, Brandi, Correnti, Gagliarde, Alemane, Volte per Violini, e Viole, overo altro Stromento à uno, due, e trè con il Basso Continuo (napoli 1650) (pellegrino) Rcf 18b - parti - € 50.00 infantas, Fernando de las Plura modulationum genera super excelso gregoriano cantu (Venezia 1579) (bornstein) Ms 38 - partitura - € 80.00 merula, tarquinio il Primo Libro delle Canzoni a quattro voci (Venezia 1615). edizione critica (Di cretico) Rcf 16b - parti - € 50.00 monteverdi, Claudio Madrigali. Libro V [chiavi originali] (bornstein) set 14A - partitura - € 52.00 monteverdi, Claudio Madrigali. Libro V [chiavi originali] (bornstein) set 14b - libri parte e parti strumentali - € 88.00 sansone, nicola 12 Studi per Flauto Dolce Contralto DM 38 - partitura - € 20.00 scarlatti, Alessandro - Dantone, ottavio Concerto iii (london, british library, ms. Add. 32431) per clavicembalo e Archi Hs 124A - partitura - € 25.00 scarlatti, Alessandro - Dantone, ottavio Concerto iii (london, british library, ms. Add. 32431) per clavicembalo e Archi Hs 124A partitura - € 25.00 scarlatti, Alessandro - Dantone, ottavio Concerto V (london, british library, ms. Add. 32431) per clavicembalo e Archi Hs 126A partitura - € 25.00 scarlatti, Alessandro - Dantone, ottavio Concerto Vi (london, british library, ms. Add. 32431) per clavicembalo e Archi Hs 127A - partitura - € 25.00 zzz C OMUNE DI U RBINO ASSESSORATO AL TURISMO FO N DAZIONE ITALIANA PER LA M USICA ANTICA F.I.M.A. STRUMENTI DELLA M USICA A NTICA 22-24 luglio 2004 XII esposizione Urbino, Sale del CastellarediPalazzo Ducale partecipanti AccAdemiA NAzioNAle di S. ceciliA, BogAro & clemeNte, PhiliPPe BoltoN, mArio BuoNocoNto, mArco cASirAghi, FrANçoiS cioccA, AquilA corde ArmoNiche, mArtiN de Witte, ANdreA di mAio, FABio di NAtAle, BoriS hAug, iStituto di BiBliogrAFiA muSicAle, FrANceSco li Virghi, liBreriA muSicAle itAliANA, roBerto mArioNi, muSeditA, leo. S. olSchki, till riecke, mArco SAlerNo, PASquAle ScAlA, Pietro SoPrANzi, ANdreA tAcchi, gioVANNi tArdiNo, ut-orPheuS edizioNi orario 9,30 -13,00/15,00 - 20,00 ingresso libero 22 Il Ganassi novità editoriali La Stanza della Musica Edizioni e Strumenti musicali Bassi A. - Erik Satie l'antiaccademico. 2003, pp. 176 € 18,00 Bianchini r. ciprian A. - Il Suono Virtuale. Sintesi ed Elaborazione del Suono. Teoria e Pratica con Csound. Contiene CD. Roma, Contempo, 2003, pp. 605 € 57,00 Biguzzi S. - L'orchestra del duce. Mussolini, la musica e il mito del capo. 2003, pp. 178 € 18,00 Burgess g. hayness B. - The Oboe. 2004, pp. 440 € 40,00 Burt P. - La musica di Toru Takemitsu. Edizione italiana a cura di Enzo Restagno. Traduzione italiana di L.Aragona e G.Bietti. 2003, pp. 260 € 25,00 cage J. - John Cage. L'espressione si sviluppa in colui che la percepisce. Convegno di studi Riva del Garda 310 settembre 2002. A cura di F.Ballardini, A.Cutroneo, E.Negri. 2003, pp. 151 € 25,00 Cambridge Companion to Grand Opera. Edited by David Charlton. 2003, pp. 496 € 38,50 Cambridge Companion to Mozart. Edited by Simon P.Keefe. 2003, pp. 288 € 35,00 caracciolo m.- Brahms e il Walzer. Storia e lettura critica. 2004, pp. 165 € 18,00 cerchiari l. - Jazz e fascismo. Dalla nascita della radio a Gorni Kramer. 2003, pp. 184 € 18,00 Domenico Cimarosa, un “napoletano” in Europa. A cura di P.Maione, in 2 volumi. 2004, pp. 1240 € 80,00 corrette m. - Il Maestro di Clavicembalo (Parigi, 1753). Prototipi (Parigi, 1754). Cura e traduzione di G.D'Andrea.2003, pp. 165 € 22,00 crosatti Silvestri r. - Canto bene. Il manuale pratico per imparare le tecniche del canto. Presentazione di M.Devia. 2003, pp. 44 € 10,00 ganassi S. - Opera Intitulata Fontegara. L'Arte opportuna al sonar di flauto. A cura di Daniele Salvatore. Riscritta secondo l'uso moderno e preceduta da un saggio introduttivo e nella seconda si tratta di dove gli anti23 chi cavavano gli affetti musicali, ridotta in 19 appendici. 2003, pp. 256 € 28,00 giordano m. - Pietro Antonio coppola. Operista siciliano dell'Ottocento. 2003, pp. 279 € 30,00 grant m.J. - Serial Music, Serial Aesthetics. Compositional Theory in Post-War Europe. 2003, rilegato € 91,50 lorenzetti S. - Musica e identità nobiliare nell'Italia del Rinascimento. Educazione, mentalità, immaginario. 2003 € 33,00 mariani A. - Giuseppe Frezzolini. Principe de' bassi comici. 2004, pp. 124 € 12,00 mazzoletti A. - Il Jazz in Italia. Dalle origini alle grandi orchestre. Torino, 2004 pp. 500 € 28,00 menicucci d. - Scuola di canto lirico e moderno. Indagine sulla Tecnica di Affondo da Mario Del Monaco ad Andrea Bocelli. Contiene CD completo di fraseggi e vocalizzi indispensabili alla comprensione della tecnica illustrata. Prefazione di A.Bocelli e F.Fussi. 2003 € 22,80 mirabelli S. - D.Buxtehude. 2003, pp 174 € 18,00 Nicolini l. - Il simbolo del dolore in Mozart. 2004, pp. 130 €12,50 owen h. - Il contrappunto modale e tonale da Josquin a Stravinsky. Traduzione di Antonio Giacometti. 2003, pp. 285 € 30,00 Parise S. - g.F.ghedini. L‚uomo, le opere attraverso le lettere. Prefazione di A.Lanza. 2003, pp. 423 € 28,00 Sablich S. - Luigi Dallapiccola. 2004, pp. 255 € 23,80 Schickling d. - Giacomo Puccini. Catalogue of the Works. Rilegato. 2003, € 154,00 La tradizione classica nelle arti del XVIII secolo e la fortuna di Metastasio a Vienna - A cura di M.Valente e E.Kanduth. 2003, pp. 490 € 25,00 uras l.S.- Nazionalismo in Musica. Il caso Pizzetti dagli esordi al 1945. 2003, pp. 164 € 20,00 Williams P. - The Organ Music of J.S.Bach (second edition). 2003, pp. 624 € 60,00 Wolff c. - J.S.Bach. La scienza della musica. Traduzione di A.Silvestri. 2004, pp. 656 € 38,00 Direttamente a casa vostra telefonando a: LA STANZA DELLA MUSICA Via Savoia, 56-58 00198 Roma Tel. & Fax: 06 85355065 E-mail: [email protected] Il Ganassi ✂ (da spedire unitamente a fotocopia del versamento) alla fondazione italiana per la Musica Antica della sifD c.p. 6159 - Roma prati il sottoscritto..................................................................................................................................... indirizzo completo di cAp............................................................................................................. tel / fax .........................................................................................e-mail....................................... professione ....................................................................................................................................... strumenti suonati............................................................................................................................. ❏ livello medio ❏ semi-professionale ❏ professionale rinnova la sua adesione per l'anno 2004 versando la quota di L............................. a mezzo: -c/c postale n. 48457006 intestato a: fond. italiana per la Musica Antica della sifD -assegno bancario nt allegato intestato a: fond.italiana per la Musica Antica della sifD -presenta l'iscrizione del nuovo socio.......................................................................................... e chiede il rinnovo gratuito per l'anno 2004, come previsto dalle modalità d'iscrizione. modalità e quote di rinnovo associativo per l'anno 2004: - Quota di rinnovo ordinario con il ricevimento del solo bollettino - Quota di rinnovo ordinario comprendente tutte le pubblicazioni edite nel 2004 e 25 e 35 Quota di socio sostenitore Quota di socio benemerito " e 55 e 105 " " " " " " " la presentazione di un nuovo socio dà diritto al rinnovo gratuito (e 25) per l'anno 2003. Qualora il socio proponente desiderasse ricevere le pubblicazioni (Rivista Recercare e Musiche relative all'anno associativo) dovrà versare la differenza di e10. il socio proponente dovrà trasmettere la propria richiesta di rinnovo unitamente all'iscrizione del nuovo associato. PE M A ST Il Ganassi bollettino DellA fiMA c.p. 6159 00195 Roma 24