Centro Di Biotecnologie QUALE INFORMAZIONE SCIENTIFICA PER IL MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE DI TUTTI? PROGRAMMA Venerdì 21 ottobre 2005 Moderatori A. Pisacane · B. Buonanno Attualità Quale informazione scientifica per il miglioramento della salute di tutti? 14.30 Libertà e indipendenza: variabili primarie o secondarie della professione medica? M. Bobbio 14.50 E’ possibile un’informazione non condizionata? L. De Fiore 15.10 Comunicazione e marketing: quale relazione fra aziende farmaceutiche e medici? D. Zacchetti 15.25 La visita dell’informatore scientifico F. Dessì, M. Narducci 15.40 “No grazie pago io” L. Grandori 15.50 Il futuro informatore del farmaco F. Lupinacci 16.00 Discussione Conclusioni M. Bonati -2- INDICE Quale informazione scientifica per il miglioramento della salute di tutti?..................................... 4 Bibliografia ........................................................................................................................................ 5 Le parole sono come............................................................................................................................. 6 Competing interest ............................................................................................................................. 6 Da quando? ........................................................................................................................................ 7 Il conflitto è condizionante?............................................................................................................... 7 Quale impatto sull’editoria biomedica? ............................................................................................. 8 Quali soluzioni? ................................................................................................................................. 8 Principali siti Internet nei quali viene affrontato il problema del conflitto di interessi ..................... 8 Bibliografia ........................................................................................................................................ 9 E’ possibile un’informazione non condizionata? ............................................................................ 10 Fino a che punto siamo arrivati........................................................................................................ 10 I medici producono contenuti su commissione industriale.............................................................. 10 L’educazione continua in medicina è finalizzata ad interessi industriali......................................... 12 Le agenzie di pubbliche relazioni: opacità invece di trasparenza.................................................... 12 Le società scientifiche dipendono dalle industrie ............................................................................ 13 Una ragione ci sarà........................................................................................................................... 16 “Voglio guadagnare di più” ............................................................................................................. 16 “Non voglio fare la figura del fesso” ............................................................................................... 17 “Accetto i regali nel nome dei pazienti” .......................................................................................... 17 “La medicina non è una cosa sacra” ................................................................................................ 18 Dai motivi individuali alle ragioni di sistema.................................................................................. 19 Le informazioni artefatte sono più rapide da confezionare e semplici da usare .............................. 19 L’industria editoriale è molto vulnerabile........................................................................................ 20 La medicina è una merce e ciò che le sta intorno è marketing ........................................................ 20 La relazione tra governi, industria e cittadini è falsata dall’asimmetria informativa ...................... 21 Uscire dal labirinto? ......................................................................................................................... 22 Bibliografia ...................................................................................................................................... 23 Il Centro di Biotecnologie.................................................................................................................. 24 Il Centro di Documentazione Biomedica ......................................................................................... 24 Attività di informazione passiva ...................................................................................................... 24 Attività di informazione attiva ......................................................................................................... 25 Attività di formazione ...................................................................................................................... 25 Bibliografia ...................................................................................................................................... 26 -3- QUALE INFORMAZIONE SCIENTIFICA PER IL MIGLIORAMENTO DELLA SALUTE DI TUTTI? Uno dei requisiti per garantire il diritto alla salute è rappresentato dal ricevere il più efficace e sicuro intervento (preventivo, diagnostico o terapeutico) disponibile. E’ questo l’interesse principale del paziente che delega al medico quale garante della risposta al bisogno sottopostogli. Sia il diritto alla salute, in termini di disponibilità e accesso ai servizi e di qualità dell’assistenza, che il ruolo di advocacy del medico sono spesso negati o inevasi in molti contesti e realtà sviluppate con disponibilità di risorse, così che le disuguaglianze tendono ad accentuarsi. Nella realtà italiana in cui il Sistema Sanitario Nazionale è pubblico e ogni cittadino ha un medico “di fiducia” (referente, tutore e garante degli interventi sanitari per il suo assistito nel contesto della comunità: il medico/pediatra di famiglia) l’interesse primario alle cure del singolo non dovrebbe essere influenzato da altri interessi e da potenziali conflitti di interesse di terzi. Nel rapporto medico paziente il conflitto di interessi (conscio o inconscio) si pone quindi quando la decisione medica non soddisfa i criteri della razionalità, dell’evidenza scientifica, dell’attualizzazione. In una società che soffre di analfabetizzazione sanitaria sia l’aggiornamento medico continuo che l’educazione sanitaria del cittadino rappresentano due interventi essenziali di Salute Pubblica non delegabili. Affinché il rapporto medico-paziente si possa instaurare e condurre in modo partecipato, non di delega, ma di fiducia, l’informazione sanitaria e la formazione medica non possono che essere indipendenti. Indipendenti non solo (e non tanto) perché non prodotte o finanziate dal privato (per esempio dall’industria farmaceutica o quella dei presidi sanitari), ma perché basate su criteri oggettivi e su una metodologia scientifica riconosciuta. Questo terreno della informazione è ancora da creare nella pratica quotidiana, sebbene iniziative (di minoranza) siano state intraprese anche in Italia. E’ in questo contesto di riflessione che è nata l’idea della tavola rotonda con la finalità di dibattere se: • l’informazione del medico debba essere solo passiva, delegata e quindi dipendente (Marco Bobbio); • la produzione di informazione possa essere “incondizionata” (Luca De Fiore); • le strategie commerciali possano essere“imparziali” (Daria Zacchetti); • il medico è un complice passivo (anche inconsapevole) dell’industria (Mario Narducci, Franco Dessì). Quali attitudini e suggerimenti dai soci di una Associazione che, prima tra le varie Società scientifiche italiane e a tutt’oggi unica, si è data un Codice di comportamento nei confronti con l’industria farmaceutica? Il dibattito è aperto. Anche dopo il Congresso sulle pagine di Quaderni acp. (a cura della redazione di Quaderni acp – email: [email protected]) -4- BIBLIOGRAFIA 1. Ministero della Salute. Manifesto sui principi etici dell’informazione scientifica sui farmaci. Bollettino di Informazione sui Farmaci 2003;10:115. 2. De Fiore L. Etica e comunicazione biomedica. In: Diciamolo Chiaramente; a cura di De Castro P, Guida S, Sagone BM. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2004. 3. Elliott C. Pharma goes to the Laundry: public relations and the business of medical education. Hasting Center Report 2004; 34: 18-23 (review). 4. Gill J. Journals lack explicit policies for separating eds from ads. Nature 2005; 434: 549. 5. Ruff T, Haikal-Mukhtar H. Doctors, drugs, information and ethics: a neverending story. MJA 2005;183:73-74. 6. Steinbrook R. Wall Street and clinical trials. N Engl J Med 2005;353:10911093. 7. Topol EJ, Blumenthal D. Physicians and the investment industry. JAMA 2005; 293:2654-2657. 8. Vallance P. Developing an open relationship with the drug industry. Lancet 2005; 366:10621064. 9. Informatore Anonimo. La mala-ricetta: dieci geniali mosse del marketing farmaceutico. Fratelli Frilli Editori Genova, 2000. 10. Bobbio M. Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Gli struzzi, Einaudi Editore, Torino 2004. 11. Angell M. The Truth about the drug Companies: How they deceive us and what to do about it. Random House, New York, 2004. 12. Kassirer JP. On the take: How America’s complicity with big business can endanger your health. Oxford University Press, New York. 2005. -5- LE PAROLE SONO COME clacson nel traffico, come il lampo di uccelli di passaggio, si lamentava John Malcolm Brinnin. Figurarsi cosa avrebbe pensato oggi il poeta che “allevò” Dylan Thomas, sia a proposito delle parole, sia degli uccelli di passo. La moltiplicazione delle prime è stata esponenziale, perdendo spesso in valore e significati; dei secondi si sono quasi perse le tracce. Eppure, le parole sono il filo della trama della comunicazione e, se non ci s’intende sul loro senso, si è davvero distanti dal comprendere l’altro e le cose. Ben più che in passato si spendono parole, di questi tempi, su argomenti che riguardano la produzione, la condivisione, la valutazione di conoscenza e informazione medico-scientifica. Talvolta è l’attualità a motivare tale attenzione, in altri casi è l’esigenza di migliorare i modi in cui il sapere (o ciò che si ritiene tale) viene condiviso. Se il più delle volte la distanza tra chi scrive/legge o parla/ascolta è data dai condizionamenti culturali ed economici di ciascuno, accade anche che non ci s’intenda a causa dei significati dei termini utilizzati, equivocati o semplicemente mal scelti. Questa è una delle ragioni che ci hanno suggerito di inaugurare questo spazio sulla rivista, che dedicheremo ad espressioni più o meno alla moda, come conflitto di interessi, peer review, impact factor, e-learning, authorship, editor/publisher e altre ancora. Accoglierà interventi di autori invitati ai quali sono fornite indicazioni riguardo taglio e ampiezza dei contributi. Ciononostante, vorremmo che lo stile di ogni articolo rispecchiasse il carattere del proprio autore. “Parole-chiave” preparate da “esperti”, dunque. Consapevoli di correre un rischio, condividendo il parere di chi sostiene che il leggere questo genere di articoli sia un po’ come “fare del sesso non protetto”*. Suvvia, non arrossite; sappiamo tutti che affidarsi al parere sintetico di un “esperto” è spesso più facile e redditizio di approfondire su una moltitudine di fonti. Per … proteggervi, ecco alcuni consigli: valutate comunque la credibilità dell’autore; considerate con attenzione i suoi argomenti; informatevi sul punto di vista di altri autori sullo stesso argomento; se lo ritenete opportuno, scrivete all’autore tramite Ricerca&Pratica chiedendo chiarimenti o sollecitando un confronto su alcuni dei temi considerati o, al contrario, trascurati. (LDF) * Redelmeier DA, Shumak SL. Everything you always wanted to know about editorials (but were afraid to ask). CMAJ 2003; 169: 1323-5. COMPETING INTEREST Gli interessi in conflitto (il famoso piede in due staffe) convengono, ma bruciano. Tanto piace averli, quanto disturba dichiararli. Così sono state coniate tante espressioni per definirli: i più utilizzano il termine conflitto di interessi, altri interessi in competizione; Bernard distingue i conflitti di interesse (in cui si instaura un rapporto di tipo economico), dal conflitto di obbligazione (in cui si instaura un debito -6- di riconoscenza)1, il direttore di Lancet, Richard Horton, preferisce adottare l’espressione duplice impegno2. Sembra di assistere a esercizi linguistici per individuare l’espressione che sia meno colpevolizzante e faccia meno male quando uno deve dichiarare pubblicamente i propri legami con l’industria. Davis3 propone una distinzione tra conflitti attuali, potenziali e apparenti, sostenendo che solo i primi sono davvero rilevanti. In termini generali, possiamo dire che si verifica un conflitto di interessi “quando ci si trova in una condizione nella quale il giudizio professionale, riguardante un interesse primario (la salute di un paziente o la veridicità dei risultati di una ricerca o l’oggettività della presentazione di un’informazione), tende a essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (guadagno economico, vantaggio personale)”4-6. Questa definizione ribadisce il concetto che il conflitto di interessi è una condizione, non un comportamento; non c’è bisogno che da questa decisione condizionata si verifichino danni o lesioni ai pazienti. Anche il conflitto ininfluente sulle scelte può comunque ridurre la credibilità e l’affidabilità delle valutazioni espresse7-10. Non esiste un livello soglia, ma un continuum tra un potenziale conflitto, che per la sua modestia non interferisce con il proprio giudizio, e un conflitto economicamente rilevate, che condiziona pesantemente l’operato del professionista11. DA QUANDO? Nonostante Ippocrate avesse già paventato l’influenza dei soldi sull’indipendenza dei medici, è solo da una ventina di anni12-15 che, con il consolidamento dell’industria farmaceutica, dei dispositivi medici e delle attrezzature diagnostiche, si è sviluppato, soprattutto nel mondo anglosassone, il dibattito sul conflitto di interessi. Nell’enciclopedia di bioetica il termine “conflitto di interessi” è stato introdotto solo nell’edizione del 199416 con un testo di grande respiro di E. Haavi Morreim. Il Royal College of Physicians nel 198617, l’American Medical Association18 e l’American College of Physicians19 nel 1990 e la Canadian Medical Association nel 199420 hanno assunto una posizione molto rigorosa per regolamentare i rapporti tra i medici e le industrie farmaceutiche. IL CONFLITTO È CONDIZIONANTE? La letteratura sull’influenza del conflitto di interessi sulla pratica clinica non è molto vasta, ma inquietante, perché viene sempre dimostrato come i medici non si rendano conto di assumere decisioni condizionate dalla propaganda. Se non se ne rendono conto, non possono neanche modificare i loro comportamenti. Nella ricerca di Orlowski21 sono state valutate le prescrizioni di alcuni farmaci prima e dopo che un certo numero di medici era stato invitato a convegni in lussuosi alberghi. L’85% dei medici ha dichiarato che la partecipazione ai convegni era stata del tutto ininfluente sulle sue abitudini prescrittive e che le successive decisioni si erano basate esclusivamente su dati scientifici e sulle necessità del paziente, trascurando del tutto l’eventuale effetto dell’attività promozionale. Il confronto tra prima e dopo i convegni ha permesso di documentare che le prescrizioni di quei farmaci sono aumentate di 3 volte. -7- QUALE IMPATTO SULL’EDITORIA BIOMEDICA? Sia le riviste scientifiche prestigiose, sia i giornali inviati gratuitamente ai medici (throwaway journals, nella dizione anglosassone) vivono della pubblicità e ne sono in qualche modo condizionati. È stato recentemente sollevato il caso del direttore del British Journal of Psychiatry che riceveva un finanziamento annuale di 2000 sterline per un programma educativo sostenuto da una industria farmaceutica e che aveva accettato la pubblicazione di un articolo nel quale veniva dimostrata l’efficacia di un farmaco prodotto proprio da quell’industria22. QUALI SOLUZIONI? Bisogna aver chiaro che l’aggiornamento deve essere indipendente, le regole devono essere condivise, le irregolarità devono essere sanzionate e i conflitti di interessi vanno evitati o per lo meno resi espliciti. Questa ultima proposta sembrerebbe superflua per la sua inconfutabile ragionevolezza, mentre in Italia stenta ancora a concretizzarsi. Il documento della FISM sulla dichiarazione di conflitto di interessi per gli oratori che intervengono in corsi accreditati per le ECM (www.fism.it) rimane vago proprio sulle definizioni che devono essere adottate23; ognuno potrà sentirsi libero di dichiarare (e nascondere) ciò che vuole. Recentemente si è formato un gruppo di medici24 che ha deciso di attenersi a regole molto restrittive rifiutando ogni regalo da parte delle industrie; chi è d’accordo può aderire. Il British Medical Journal, per merito del suo direttore Richard Smith, è una delle riviste che più spesso si è battuta sul problema del conflitto di interessi; ne è prova il numero monografico del 31 maggio 2003 sulla cui copertina compare un banchetto al quale si servono con cupidigia medici con le sembianze di maiali, controllati dai rappresentanti delle industrie farmaceutiche rappresentati da caimani. In basso, quasi a disturbare questa scena di idilliaca alleanza, un paziente con le sembianze di una cavia aspetta mestamente che la flebo finisca. È recentemente uscito in Italia un libro25 nel quale vengono ampiamente sviluppati gli aspetti del conflitto di interesse dei medici,dei ricercatori, delle riviste scientifiche,dei giornalisti e delle società scientifiche. Marco Bobbio Divisione Universitaria di Cardiologia - Azienda Osp. S.G. Battista, Torino [email protected] PRINCIPALI SITI INTERNET NEI QUALI VIENE AFFRONTATO IL PROBLEMA DEL CONFLITTO DI INTERESSI Healthy Skepticism - www.healthyskepticism.org No free lunch - www.nofreelunch.org Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE) - www.gimbe.org Coordinamento per l’Integrità della Ricerca Biomedica (CIRB) - www.cirb.it -8- BIBLIOGRAFIA 1. Bernat JL, Goldstein ML, Ringel SP.Conflicts of interest in neurology. Neurology 1998; 50: 32731. 2. Horton R. Conflicts of interest in clinical research: opprobrium of obsession? Lancet 1997; 349: 1112-3. 3. Davis M. Conflict of interest revisited. Business Profess Ethics J 1993; 12: 21-41. 4. Thompson DF. Understanding financial conflict of interest. N Engl J Med 1993; 329: 573-6. 5. Caufield T. Legal aspects of the physician-patient relationship. Considerations during health care reform in Canada. Can Fam Phys 1997; 43: 2093-5. 6. Boyd KM, Higgs R, Pinching AJ. The new dictionary of medical ethics. London: BMJ Publishing Group, 1997: 53-4. 7. Smith R. Conflict of interest and the BMJ. Br Med J 1994; 308: 4-5. 8. Cho M. Disclosing conflicts of interest. Lancet 1997; 350: 72-3. 9. Lemmens T, Singer PA. Bioethics for clinicians: 17. Conflict of interest in research, education and patient care. Can Med Ass J 1998; 159: 960-5. 10. Caufield T. Legal aspects of the physician-patient relationship. Considerations during health care reform in Canada. Can Fam Phys 1997; 43: 2093-5. 11. Jung BC. Standards for scientific behaviour and research integrity. JAMA 1998; 279: 1067. 12. Editorial. Opren [sic] scandal. Lancet 1983; 1: 219-20. 13. Rawlins MD. Doctors and the drug markers. Lancet 1984; 2: 276-8. 14. Smith R. Doctors and the drug industry: too close for comfort. Br Med J 1986; 293: 905-6. 15. Golfinger SE. A matter of influence. N Engl J Med 1987; 316; 1408-9. 16. Encyclopedia of Bioethics. Reich WT (ed). New York: Simon and Schuster McMillan, 1994: 2876. 17. A report of the Royal College of Physicians. The relationship between physicians and the pharmaceutical industry. J Royal Coll Phys London 1986; 20: 4-10. 18. Council of Ethical and Judicial Affairs of the American Medical Association. Gifts to physicians from industry. JAMA 1991; 265: 501. 19. American College of Physicians. Physicians and the pharmaceutical industry. Ann Intern Med 1990; 112: 624-6. 20. Canadian Medical Association. Physicians and the pharmaceutical industry [position paper]. Can Med Ass J 1994; 150: 256A-C. 21. Orlowki JP, Wateska L. The effects of pharmaceutical firm enticements on physician prescribing patterns. Chest 1992; 102: 270-3. 22. Just how tainted has medicine become? Lancet 2002; 359: 1167. 23. Bobbio M. Conflitti di interesse. Come nascondersi dietro a un dito. Dialogo sui Farmaci 2004: in stampa. 24. No grazie, pago io! Quaderni ACP 2004; 11: 173. www.acp.it 25. Bobbio M. Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Torino: Einaudi, 2004. -9- E’ POSSIBILE UN’INFORMAZIONE NON CONDIZIONATA? Esiste un genere di domande al quale si è portati a rispondere con il gesto di allargare le braccia, un segno di impotenza e rassegnazione; sembra voler dire: “non saprei” oppure “non posso farci nulla”. Acutamente, un noto geografo fa osservare che nel gesto le mani sono quasi sempre arcuate e i gomiti flessi (Farinelli, 2003); è il mondo che vogliamo indicare aprendo le braccia, la complessità invincibile di un territorio vasto e labirintico. Credo dunque che per rispondere ad una domanda del genere sia necessario in primo luogo provare a delineare una fenomenologia del condizionamento; solo conoscendo il labirinto e comprendendo perché molti in esso si sono smarriti potremmo forse aiutare questi ultimi ad uscirne. FINO A CHE PUNTO SIAMO ARRIVATI I MEDICI PRODUCONO CONTENUTI SU COMMISSIONE INDUSTRIALE I medici costano molto alle aziende farmaceutiche: per l’acquisto di materiale promozionale, venivano investiti quasi 2 mila miliardi nel 1998 (ABACAM, cit. in Bobbio, 2004). Negli Stati Uniti, la spesa pubblicitaria complessiva è di oltre 21 miliardi di dollari l’anno, di cui l’88 per cento riguarda investimenti promozionali nei confronti dei medici (il restante 12 per cento è destinato al cosiddetto direct-to-consumer advertising) (Kerber R, 2004): oltre 30 mila dollari l’anno spesi per ciascun medico americano, vale a dire l’equivalente di una copertura assicurativa per due milioni di cittadini statunitensi privi di assistenza sanitaria gratuita… (Kassirer, 2005). Oltre a mostrarsi riconoscente con doni di vario genere e utilità, l’industria paga i medici, direttamente o, più spesso, indirettamente. E’ brutto dirlo e ancora di più scriverlo, ma è così. Gran parte delle volte, i compensi sono finalizzati ad incrementare le prescrizioni o a favorire la delibera per l’acquisto di apparecchiature, anche se i medici sembrano convinti che le proprie scelte individuali non possano essere influenzate (Avorn, Chren & Hartley, 1982; Steinman MA, Shlipak MG & McPhee SJ, 2001); con sempre maggiore frequenza, però, i compensi sono elargiti direttamente in denaro a fronte della produzione di informazioni volte a condizionare le scelte di altri operatori sanitari. Uno dei momenti attraverso i quali le aziende hanno maggiore facilità per entrare in contatto con il medico è durante lo svolgimento di riunioni serali che vedono la partecipazione di un numero variabile, ma comunque non esteso, di clinici. Questi mini-meeting prevedono la conferenza di un “esperto” alla quale segue una cena. Se organizzato da un’agenzia accreditata come provider dal programma nazionale di educazione continua in medicina, un evento di questo genere può anche garantire ai partecipanti l’acquisizione di crediti educativi. Per fare conoscere un nuovo prodotto nella fase di lancio sul mercato, un’azienda arriva a prevedere lo svolgimento contemporaneo o in sequenza di decine di incontri di questo tipo, in diverse città italiane. In questi casi, l’investimento si aggira tra i due e i tre milioni di euro per una serie di meeting uguali. - 10 - Queste occasioni sono utili alle aziende per riconoscere compensi ai relatori ai quali è spesso richiesto un impegno minimo, dal momento che il testo del loro intervento e le diapositive che lo accompagnano sono solitamente preparate dalla agenzia di pubblicità incaricata del lancio del prodotto o dalla stessa azienda. In certi casi anche queste occasioni possono produrre contenuti destinati a durare oltre il momento della comunicazione orale, organizzati più o meno sistematicamente sottoforma di supplementi a riviste o monografie. Alcune industrie riconoscono un compenso ai medici che accettano di partecipare a sperimentazioni cliniche, retribuzione che spesso è proporzionale al numero di pazienti arruolati. L’entità del compenso è variabile: negli Stati Uniti, si aggira tra i 2 e i 4 mila dollari, a cui si aggiungono degli extra qualora lo studio debba essere svolto durante la stagione estiva (Recruitment News, 2002). A maggior disturbo, dunque, corrisponde maggiore generosità. Le conoscenze sono dunque condizionate assai precocemente, alla fonte stessa; in fase di raccolta dei dati finalizzati alla registrazione dei prodotti e al momento della loro presentazione ai medici, quando quest’ultima avvenga. Eh sì, perché i problemi dell’insabbiamento dei dati non favorevoli che scaturiscono dalle sperimentazioni cliniche sono noti (per una panoramica esauriente vedi, per esempio, Bobbio, 2004). Non si può parlare neanche di letteratura grigia, ma di pagine nere della scienza contemporanea. Le prese di posizione di alcuni direttori di riviste biomediche hanno innescato un dibattito, limitato ma promettente: riviste autorevoli potrebbero decidere di accettare per la pubblicazione solo lavori il cui disegno sia stato presentato e discusso preliminarmente tra gli autori e il board scientifico del periodico stesso (Young & Horton, 2005). Un altro fenomeno strano è emerso nelle passate stagioni: gli anni della evidence-based medicine hanno stranamente coinciso con la riscoperta del caso clinico. Ma come, penserà qualcuno, nella ormai proverbiale “piramide delle evidenze” il caso clinico non occupava un gradino alla base, dal valore tutto sommato trascurabile? Nonostante le reali potenzialità di un case report intelligentemente redatto perché ben osservato e interpretato (Jenicek, 2001), il fenomeno ha finalità strumentali. Dietro l’obiettivo di delineare un panorama più articolato degli approcci possibili ad una sindrome o ad una patologia, possono nascondersi obiettivi meno nobili. Per esempio, quello di elargire compensi ai medici che accettino di partecipare ad una raccolta di case report, selezionando e descrivendo la storia di loro pazienti, laddove si tratti di malati reali e non esistenti solo nell’immaginario del clinico. Può anche accadere che alcuni di questi resoconti prospettino l’impiego di un determinato prodotto per indicazioni non ufficialmente autorizzate, off-label. Le pubblicazioni che derivano da questi progetti possono essere utilizzate per suggerire un uso dei medicinali diverso da quanto previsto dalle autorità regolatorie. - 11 - L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA È FINALIZZATA AD INTERESSI INDUSTRIALI Negli Stati Uniti, l’industria del settore sanitario spende miliardi di dollari per attività di continuing medical education (Relman, 2001). Le risorse messe a disposizione dalle aziende sono gestite da agenzie di comunicazione e da case editrici che si limitano ad eseguire le indicazioni ricevute dal marketing industriale. Si tratta di un genere di collaborazione talmente consolidato da permettere la più ingenua trasparenza; così presenta i propri servizi l’agenzia americana Hill & Knowlton (vedi riquadro). Rapid-fire scientific discovery, the rise of health care consumerism, global brands, complex stakeholder relationships, lightning-speed communications, and round-theclock news coverage: The constantly changing dynamics of today's global health care market demand that contemporary public-relations approaches help solve future health care business challenges. http://www.hillandknowlton.com/index.php?section1=practices§ion2=health/ Altri, come le agenzie del gruppo Thompson, si candidano a creare programmi educazionali che si pongano l’obiettivo della pronta e consapevole accoglienza di un prodotto da parte del mercato. The Gardiner-Caldwell Group understands the challenges of trying to ensure that all aspects of a communications strategy are integrated to maximise awareness and understanding of a product. http://www.thomson.com/healthcare/healthcare_medical_education.jsp Il programma nazionale di ECM del Ministero della salute ha di fatto importato in Italia il modello statunitense, non curandosi delle critiche autorevoli ed incalzanti che hanno minato la credibilità del sistema americano di ricertificazione (Cartabellotta A et al., 2003). Non a caso il programma di ECM è stato accolto con favore dall’industria farmaceutica ed elettromedicale. Le regole prevedono la gratuità dei corsi per gli operatori sanitari, così che la presenza di sponsor non solo è tollerata, ma è addirittura incentivata. Inoltre, nonostante le evidenze di dubbia efficacia formativa degli eventi congressuali (Mazmanian & Davis, 2002), la didattica residenziale – destinazione privilegiata dei finanziamenti promozionali delle industrie – resta la modalità prevalentemente utilizzata. L’obbligatorietà del conseguimento dei crediti mette le aziende in una posizione privilegiata rispetto al passato; oggi è il medico che cerca l’industria per partecipare ad un evento accreditato, e non viceversa. LE AGENZIE DI PUBBLICHE RELAZIONI: OPACITÀ INVECE DI TRASPARENZA Nell’ultima settimana di aprile 2005, viene pubblicato sul JAMA un articolo che sembra ridimensionare la relazione tra sovrappeso e disturbi cardiocircolatori (Flegal, 2005). Apriti cielo. Viene convocata una - 12 - conferenza stampa da una delle società scientifiche italiane nel settore delle malattie del metabolismo, che affida il compito ad un’importante agenzia di pubbliche relazioni. L’incontro dura una mattina ed avviene in una sede bella e prestigiosa, un antico palazzo milanese. Il buffet è raffinato e completo. Due relatori, il presidente della Società e un esponente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, mettono energicamente in guardia sui contenuti dell’articolo. In chiusura, un giovane ricercatore dell’azienda ospedaliera Sant’Orsola-Malpighi di Bologna espone i promettenti risultati clinici di una nuova molecola pubblicati sul Lancet qualche settimana prima. Negli articoli usciti l’indomani sui quotidiani nazionali i giornalisti non mancano di sottolineare i perduranti rischi del soprappeso ed annunciano il lancio imminente del prodotto “per dimagrire”, ma dimenticano di citare l’azienda farmaceutica promotrice dell’evento, il cui staff si era mostrato peraltro così cortese a Palazzo Visconti. Di eventi come questi ne vengono programmati con cadenza quotidiana: le agenzie di comunicazione gestiscono i budget dei clienti farmaceutici ed elettromedicali che possono così non figurare in prima persona nell’organizzazione di incontri, conferenze stampa e congressi, occasioni che favoriscono la pubblicazione di articoli redazionali sulla stampa laica e professionale. Inoltre, le agenzie assolvono spesso al ruolo di intermediazione economica tra le industrie e gli operatori sanitari, consentendo di aggirare qualsiasi norma ne limiti i rapporti economici. LE SOCIETÀ SCIENTIFICHE DIPENDONO DALLE INDUSTRIE Nell’estate del 2003, Il Pensiero Scientifico Editore invitò l’ANMCO a curare la preparazione di un’opera che facesse il punto sulle conoscenze fisiopatologiche e cliniche sullo scompenso cardiaco. L’accordo non è stato perfezionato fino all’inizio del 2005 perché l’associazione non aveva mai preparato un contratto con un editore che non contemplasse la prevendita di copie del libro ad uno sponsor farmaceutico. E’ forse vero quanto scrive Kassirer a proposito della vulnerabilità delle società cardiologiche dal punto di vista dei conflitti di interesse (Kassirer, 2005 vedi riquadro), ma purtroppo le pressioni industriali non risparmiano alcuna disciplina. “Cardiology is a perfect setup for financial conflicts of interest. Cardiologists deal with life-threatening conditions that are amenable not only to preventive methods (with drugs) but to emergent treatments with expensive drugs and technology, which in turn are the focus of aggressive marketing efforts by industry. In addition, cardiologists take care of millions of patients with these conditions every year, so the market for the drugs they use is huge.” Lo svolgimento dei congressi nazionali è reso possibile dai finanziamenti delle aziende che, oltre ad acquistare lo spazio per l’allestimento di stand, offrono servizi sempre più articolati: viaggio e alloggio per il comitato direttivo, per relatori ed ospiti di riguardo; breakfast, caffè di mezza mattina, lunch e - 13 - cene sociali; serate danzanti ed eventi per gli accompagnatori. Ma non solo: servizi di babysitting e l’ormai immancabile internet café. Se parliamo però di informazione condizionata, l’aspetto più rilevante è la vendita delle sessioni scientifiche del congresso e l’inclusione nel programma dei cosiddetti simposi satellite, la cui articolazione è decisa dagli sponsor che definiscono il panel dei relatori e, molto spesso, collaborano alla stesura degli interventi e delle slide. Quanto guadagna una società scientifica da queste sponsorizzazioni? In America, questi possono essere i prezzi al congresso dell’American Association of Asthma, Allergy and Immunology: cena del board, $ 10 mila; babysitting, $15 mila; internet café, $18 mila; accoglienza al Presidente, addirittura $75 mila. Particolarmente grave sembra essere la cessione degli indirizzi dei partecipanti: $25 mila. Anche in Italia, l’attenzione dei partecipanti ai congressi è venduta cara dagli organizzatori alle industrie. Quasi tutti i congressi nazionali delle società scientifiche previsti nell’autunno 2005 prevedono simposi satellite. E’ interessante vedere come variano i prezzi a seconda delle discipline (Tabella 1). Tabella 1. Prezzi di vendita dei Simposi satellite a seconda della loro durata. Durata del Simposio 15 minuti 30 minuti 60 minuti 90 minuti di Non previsti € 27.000,00 € 40.000,00 € 54.000,00 Italiana di Non previsti € 25.000,00 € 35.000,00 € 60.000,00 Italiana di € 28.000,00 € 40-45.000,00 € 61.000,00 € 75.000,00 Satellite Società Italiana Medicina Interna Società Pediatria Società Cardiologia Le società scientifiche sono spesso impegnate anche nella stesura di linee-guida. Di solito, la metodologia utilizzata è quella del BOGSAT: a bunch of guys sat around a table (Jefferson, 2005). In altre parole, la competenza conta di meno dell’amicizia con il presidente. La questione più impegnativa, in questi casi, è la scelta del resort dove incontrarsi; per alcuni il castello nel Chianti sarà troppo umido, per altri la maison de charme in Provenza risulterà decisamente fuori mano. La procedura seguita nella definizione del panel dei partecipanti è comunque rigorosa: una volta sicuri di aver ricambiato cortesie e attenzioni a suo tempo ricevute da colleghi, l’elenco dei partecipanti è bene sia sottoposto alla azienda sponsor per opportuna approvazione ed eventuale integrazione. L’azienda patrocinante potrà essere una o più di una; nel secondo caso si punterà a valorizzare una classe di prodotti piuttosto di una singola molecola. Il documento di indirizzo è spesso sottoposto già preparato ai partecipanti, talvolta fin dal venerdì sera, prima di cena, quando il gruppo di esperti è ancora incompleto (chi ha sbagliato strada, chi è chiuso in - 14 - camera perché non sa usare la card elettronica consegnata al posto della chiave…). Il sabato mattina si svolgerà un sintetico confronto che chiuderà la sessione scientifica, così da consentire la fuga o il dedicarsi ad attività più conviviali capaci di dare maggiori soddisfazioni. Eh sì, perché questo genere di meeting lascia spesso l’amaro in bocca: a parte quello rimasto chiuso in camera perché non prendeva nemmeno il cellulare, anche gli altri avranno motivo di essere scontenti: “perché l’altra volta si era mangiato meglio”, “perché mi potevi dire che c’era anche lui che è un associato, che non venivo”, “perché non sono potuto venire con chi avrei voluto perché la compagna di Alfani è amica di mia moglie”… Ma, ad essere infuriato, è soprattutto lo sponsor, dal momento che in casi come questi le indicazioni finali non premiano mai una sola classe di farmaci o, tanto meno, un solo prodotto; ad esercitare la massima influenza sui partecipanti è infatti lo sponsor mancato, l’azienda non presente, l’unica ancora prudente nei finanziamenti perché ultima arrivata: per questa ragione, c’è qualcuno che vuole farsela nemica? Informazioni condizionate anche in questo caso, dunque; ma dalle assenze almeno quanto dalle presenze. Non mancano ovviamente esempi preclari di metodologia più rigorosa. Ogni deroga alle procedure scientificamente più accreditate è del resto giustificabile: “Because committee tipically consider a formal evidence-based review of all possible evidence too tedious and expensive, they instead base much of their analysis on the combined knowledge and wisdom of the members of the guideline committee” (Kassirer, 2005, p. 108). Uno dei possibili esiti della commercializzazione dell’associazionismo medico è la sua esplosione, non per eccessi alimentari ma per bulimia consociativa. Esistono agenzie di pubbliche relazioni specializzate nel dar vita a società mediche sempre nuove, solitamente emanazione di un’associazioneombrello preesistente. E’ così che da una società “genericamente” di ginecologia nasceranno quelle per lo studio della contraccezione, della menopausa, della fertilità, e così via. Spesso, è il presidente uscente della società-ombrello a dare vita ad una realtà associativa più piccola; conserva un ruolo da key opinion leader (KOL) in piena regola e porta in dote alla neonata associazione i finanziamenti riconducibili alla sua carismatica personalità. Nuova Società significa nuove linee-guida, nuovi congressi, nuovi periodici, nuovi siti web e così via. E’ anche per questo che, in un’epoca di sponsorizzazioni ingenti ma pur sempre non illimitate, le associazioni entrano in rotta di collisione l’una con l’altra. Per emergere, fanno solitamente leva sul valore aggiunto (culturale?) che ciascuna può garantire ai soci e ai partner commerciali. Come si propone sul proprio sito internet la Society of Critical Care Medicine potremo leggerlo nel riquadro. “Are you looking for a winning strategy to enhance patient care by making state of art medical information avalaible to more critical care professionals? One that is consistent with ethical guidelines concerning gifts to healthcare practitioners? Look no further, the SCCM has a practical way to demonstrate your company about the patient it serves” (SCCM Website/Ads and sponsorship opportunities).” - 15 - Non perdere altro tempo, avvertono: basta essere pratici. Come vedete, si è costretti a pescare esempi negli Stati Uniti perché qui in Italia queste cose non accadono. Anzi, nel Bel Paese può capitare di sentirsi dire di no alla richiesta di uno spazio per esporre libri e riviste in occasione del congresso di un’associazione culturale che riunisce dei medici specialisti. Dei pediatri, per la precisione. Ad ogni buon conto, anche oltreoceano non mancano iniziative ammirevoli come quella della American Medical Association che, nel 2001, investì 645 mila dollari in una campagna volta a convincere i medici a non accettare regali e a non scendere a compromessi con l’industria. Certo, 645 mila dollari non sono pochi; infatti, li avevano tirati fuori Eli Lilly, Bayer, GlaxoSmithkline, AstraZeneca, Merck, Pfizer e Wyeth. UNA RAGIONE CI SARÀ Perché così spesso gli operatori sanitari cedono alla tentazione di “ballare con i porcospini”? (Wager, 2003) Negli ultimi tempi, le ragioni di questi legami sono state studiate e discusse, anche se questo dibattito non ha avuto esiti concreti. Ciò che sembra emergere, come sottolineato anche da Bobbio, tra gli altri (Bobbio, 2004, pagg. 187 e segg.) è che in generale il medico si auto assolve per propri eventuali comportamenti poco corretti, considerandoli ininfluenti ai fini dell’appropriatezza della assistenza sanitaria da lui prestata. “VOGLIO GUADAGNARE DI PIÙ” Gran parte dei medici non ha un reddito particolarmente elevato. Molti tra quanti hanno scelto questo mestiere si sarebbero aspettati di vedersi riconosciuto un maggior guadagno ma soprattutto un diverso prestigio sociale, proprio a causa della professione esercitata. Tra gli operatori più giovani l’insoddisfazione non è di certo inferiore ai colleghi più anziani: difficoltà a trovare un lavoro retribuito anche dopo anni di studio e di ricerca, ostacoli nel progredire di carriera. Alcuni vedono in questo il motivo della diffusa, pronta disponibilità del medico ad accettare le lusinghe dell’industria; cedere a queste tentazioni è uno dei punti di partenza dai quali si innesca il meccanismo che porta ad un sempre più diffuso condizionamento dell’informazione. Da medici più vulnerabili nascono ghost writer più accomodanti o, in alcuni casi, medici più disponibili a regalare la propria firma a testi scritti da altri. Dunque, una diversa gratificazione economica potrebbe forse proteggere il medico, inducendolo a declinare le offerte di favori e denaro. Se così fosse, però, sarebbero i medici più coscienziosi, quelli che si rifiutano di visitare “più di 25 malati al giorno” (Kassirer, 2005) ad essere più esposti alle seduzioni commerciali. Ciò che si osserva invece negli Stati Uniti (ancora a quella realtà ci si riferisce per mancanza di dati italiani…) è che la riluttanza a far proprio l’attuale, prevalente modo di vivere da medico è maggiore in quei giovani che, una volta formati nei campus delle Ivy Medical School, si sforzano di interpretare la professione in maniera eticamente corretta. La necessità economica sembra dunque essere un fattore meno importante rispetto all’aspirare all’avere garantiti quei benefit di - 16 - contorno capaci di restituire alla professione prestigio e rispettabilità sociale; di cosa parliamo? Viaggi, visibilità su pubblicazioni e ai congressi, dono di attrezzature cliniche, copertura di spese segretariali e così via. “NON VOGLIO FARE LA FIGURA DEL FESSO” Come si è detto, al medico è chiesto assai di frequente di produrre contenuti; non solo di articoli o monografie. Assai più spesso si tratta di rapporti o documentazione di lavori eseguiti, ma non per questo si tratta di impegni di scarso rilievo. Nel ricevere l’invito ad intervenire ad un congresso o a preparare un case report da parte di un’azienda, c’è chi deciderà di accettare, ob torto collo, solo per non fare la figura del fesso chiamandosi fuori dalla giostra sulla quale tutti sono saliti o ambiscono a montare. Restare fuori dal giro, sottolineando la diversità dei propri comportamenti, può costar caro anche per il progresso della carriera professionale. In maniera simile, si ci può trovare a dover derogare dai propri principi morali anche nella stesura di una relazione per una pubblica istituzione, per esempio per la direzione di un’azienda sanitaria. Anche al di fuori dell’ambito privato ci si imbatte in documenti orientati ad ottenere il consenso dei cittadini elettori piuttosto che sulle evidenze della letteratura scientifica. “ACCETTO I REGALI NEL NOME DEI PAZIENTI” Non è giusto dubitare della sincerità di chi si compiace delle elargizioni dell’industria perché esse sole consentirebbero di veder garantiti ai cittadini dei servizi ai quali altrimenti dovrebbero rinunciare. Anche in questo caso, se è l’industria a pagare lo stipendio alla segretaria del Professore, a beneficiarne è l’utenza, non l’illustre luminare; se è l’azienda a sostenere il costo della borsa di studio dell’allievo più promettente è lo sviluppo della ricerca clinica a trarne vantaggio; se le spese di viaggio in business class, alloggio e iscrizione al congresso di Chicago del fidato assistente del dirigente medico sono a carico dell’azienda che gestisce il servizio di lavanderia dell’azienda ospedaliera sarà il progresso delle conoscenze a giovarsene. Anche in questo caso, si tratta di personaggi non estranei al processo di generazione delle informazioni scientifiche: segretarie ed assistenti, giovani borsisti e ricercatori, giocano spesso ruoli non secondari nella raccolta e sistematizzazione di conoscenze, nonché nella loro riformulazione al pubblico, in maniera, ovviamente, non condizionata. Un noto esperto in disturbi del metabolismo, Peter Libby, direttore della divisione di medicina cardiovascolare del Brigham and Women’s Hospital di Boston, è direttore della newsletter Lipid Letter e del website Lipids Online, nonché del periodico Lipid Management. Perché un nome così autorevole decide di spendersi per pubblicazioni di questo genere, rese possibili solo dalle sponsorizzazioni delle aziende farmaceutiche? Perché solo in questo modo è possibile far giungere alla fatidica “classe medica” l’indifferibile messaggio educazionale riguardante la necessità di controllare i livelli di colesterolemia, ha spiegato Libby (Kassirer, 2005); non negando i finanziamenti ricevuti e mantenendosi equidistanti dagli sponsor (in altre parole, figurando nel libro paga di tutti), è possibile - 17 - mantenere indipendenza, oggettività e integrità della propria reputazione di opinion leader nella disciplina. Il ragionamento non fa una grinza; o no? Nel nostro paese, queste cose non accadono o avvengono molto raramente. L’esito recente di procedimenti giudiziari è del resto assai confortante, così come i commenti pubblicati sul Corriere del Veneto il 6 settembre 2005, in esito al proscioglimento di oltre 40 medici della Provincia di Vicenza sospettati di complicità con un’industria farmaceutica, che possiamo leggere nel riquadro. Per il presidente regionale, il dottor Francesco Noce, è stato tutto un grosso malinteso. “Prendo atto con soddisfazione dei primi proscioglimenti – afferma il medico – d’altronde quando era scoppiato il bubbone avevo dichiarato che sarebbe finito tutto in una bolla di sapone. E’ stato un malinteso: non si può mescolar il diavolo con l’acqua santa. Adesso possiamo finalmente affermare che quella medica è una classe per bene”. Il presidente regionale ci tiene poi a precisare che “le case farmaceutiche, continui bersagli di polemiche, sono stati gli unici istituti in questi anni che anno sovvenzionato la ricerca in Italia e che hanno donato apparecchiature e strumentazioni agli ospedali, non dimentichiamocelo”. “LA MEDICINA NON È UNA COSA SACRA” Fare il medico può essere straordinariamente complicato; non solo devi essere capace di azzeccare il perché si lamenta la persona talvolta sconosciuta che hai di fronte, ma devi pure riuscire a darle sollievo. Non bastasse questo, può voler dire dover partecipare ad uno studio clinico in maniera consapevole, nonostante nessuno ti abbia mai spiegato in cosa consiste e come funziona. Ancora, un medico dovrebbe saperne interpretare i risultati, sebbene possa capitare siano stati assemblati da qualcuno che ne sa ancora meno di lui. Ci si trova quotidianamente nella situazione di dove dare ad un malato o ai suoi familiari elementi di conoscenza decisivi, utili per prendere decisioni che riguardano la qualità o la durata stessa della loro esistenza. E tutto ciò, o quasi, è messo continuamente in discussione (talvolta senza che ce ne sia il bisogno, a dire il vero). Allora, come sapere se l’esame verso il quale è opportuno indirizzare il paziente dovrebbe essere quello tradizionale o il più nuovo e colorato? Se la medicina innovativa è tale e davvero … “lava più bianco”? L’abbandonarsi ad una medicina dai contenuti condizionati può realmente essere una scelta tranquillizzante. Una tregua, una bandiera bianca mostrata alla medicina della complessità. C’è chi decide per noi, sia il KOL o, più prosaicamente, l’ISF. Sigle, peraltro, che mettono al riparo da noie anche giuridiche. Seguire il flusso della corrente, praticando la “mainstream science” può diventare la scelta della prudenza, non solo della comodità. L’opzione del “tengo famiglia”. - 18 - DAI MOTIVI INDIVIDUALI ALLE RAGIONI DI SISTEMA Le responsabilità del condizionamento dell’informazione ricadono però solo in parte sui singoli operatori sanitari. Interessi diversi ma convergenti hanno contribuito a determinare un habitat informativo in cui informazioni prevalentemente manipolate si impongono sulle conoscenze e queste ultime sono comunque disturbate da un rumore di fondo che ne rende difficile la comprensione. LE INFORMAZIONI ARTEFATTE SONO PIÙ RAPIDE DA CONFEZIONARE E SEMPLICI DA USARE Se suggerisci di ridurre i livelli di pressione arteriosa dei pazienti “il più possibile” perché più bassi sono e meglio è, dai un messaggio estremamente facile da capire. Lo stesso se consigli di prescrivere probiotici ad un bimbo in terapia antibiotica o a una signora con infezioni ricorrenti perché “tanto male non fanno” ed è importante “aiutare l’organismo”. Allo stesso modo, il target dei livelli di colesterolo sarà fissato sempre al ribasso, senza la noia di tener conto dei vari fattori di rischio la cui valutazione combinata fa perdere un sacco di tempo. Ecco: il tempo, anzi la sua mancanza sembra essere il nemico principale di chi produce informazioni e di esse dovrebbe fruire. Se redigere una linea guida a partire dalle evidenze disponibili – da tutte, beninteso – è un lusso per perdigiorno, anche preparare un articolo di scienza per un quotidiano o per un sito web è un lusso per giovani ricchi di famiglia. Documentarsi in modo esauriente su un argomento, sapendo di essere remunerati con un compenso di 100-150 euro è un’impresa per anime belle. Sicuramente, al di là del condizionamento esistente, la fretta, l’approssimazione e la scarsa gratificazione economica sono tra le ragioni di un’informazione inaccurata da parte della stampa laica. Ma il tempo è soprattutto il nemico del medico che si documenta. Ormai perduta l’antica abitudine di sfogliare “la” propria rivista preferita (alla quale si poteva addirittura essere abbonati), se si ha a portata di mano un computer connesso alla rete (cosa rara, peraltro, Green & Ruff, 2005), si cerca su internet la risposta ai propri dubbi. Per lo più, si usano due strumenti: PubMed e Google. Si usano male, prescindendo per esempio dall’utilizzo di filtri o, per il motore di ricerca, da quelle accortezze che permetterebbero di mirare meglio la ricerca e di fare più svelti (Al-Ubaydli, 2005). Sembrerebbe che dopo 118 secondi il medico si stanchi di cercare (Ely et al., 1999); se ha trovato, bene; altrimenti pazienza. Senza contare che il problema maggiore è quello di decidere quando essere soddisfatti di quello che abbiamo trovato (Green & Ruff, 2005). Le verità parziali o camuffate della comunicazione biomedica sono fatte su misura per il medico di oggi, la cui principale fonte di informazione professionale è comunque il giornale quotidiano (Phillyps et al., 1992). Entrambi presi per il naso – medico e paziente – diventano protagonisti più o meno convinti di quella che è stata definita la “concierge medicine”, che prevede che le attenzioni di entrambi si concentrino sui disturbi più improbabili e cervellotici. Il tutto all’insegna del “dolce” e del “naturale”, comunque orientati dalle informazioni veicolate dai mass media. Gestita alla stregua di una portineria, - 19 - all’insegna del “Prego, si accomodi”, l’attività del medico sembra premiare l’utente ma, in realtà, pone al centro dell’attenzione non i bisogni di salute del malato, ma la domanda di consumi sanitari di quest’ultimo, diversificata e crescente. L’INDUSTRIA EDITORIALE È MOLTO VULNERABILE Le pressioni volte a condizionare i contenuti medico-scientifici sono pesanti e diverse. Difficile, per le case editrici, resistere alla tentazione. Tradizionalmente, l’editoria non è un mestiere ricco, a metà tra l’industria e l’artigianato (vedi riquadro). La scarsa familiarità con la lettura dipende in buona misura dalla relativa attenzione che il sistema scolastico dedica all’insegnamento dell’uso intelligente di libri e riviste. Nel corso di laurea in medicina e chirurgia, in alcune facoltà è sufficiente l’acquisto di una singola, ponderosa opera per sostenere buona parte degli esami clinici degli ultimi anni di corso sebbene la quasi totalità dei trattati di medicina sia obsoleta già al momento della pubblicazione (Diekelmann, 2003). Molti editori specializzati sono in costante sofferenza finanziaria anche perché il ritorno degli investimenti quasi mai è a breve termine; per esempio, il punto di pareggio per una rivista medica viene raggiunto non prima di 5-6 anni dopo il lancio, salvo l’intervento di sponsorizzazioni da parte di società scientifiche, di enti o istituzioni. Allo stesso modo, il break even point di una monografia non si raggiunge che dopo aver venduto il 60-70% della prima tiratura. L’obiettivo costante è minimizzare il time to market, vale a dire la distanza tra la formulazione del progetto e la vendita del prodotto: il mondo editoriale è quindi molto vulnerabile, soprattutto in una fase d’instabilità culturale ed economica come l’attuale. In Italia, il 40,2% delle case editrici ha tra 2 e 9 addetti, che lavorano per soddisfare un pubblico che non cresce di numero: tra il 1997 ed il 2000, la spesa delle famiglie italiane per acquisto di libri e di periodici è passata rispettivamente dal 17,6% al 15,1% e dal 19,6% al 17,8% del totale della spesa per l’acquisto di prodotti e servizi della comunicazione, laddove quella per la telefonia è cresciuta dal 45,7 al 49,4%. Le biblioteche di pubblica lettura ed universitarie non acquisiscono libri e periodici in misura sufficiente per incoraggiare gli sforzi degli editori. Negli Stati Uniti, le 63 principali biblioteche mediche spendono ogni anno 9.435.780 dollari per l’acquisto di monografie e 63.096.397 dollari per abbonamenti a periodici, al punto che per molte university press nord-americane il mercato delle libraries è una fonte di ricavi sufficiente a giustificare gli investimenti. In Italia, la vendita alle biblioteche rappresenta l’1,7% del mercato librario, già di per sé abbastanza esiguo. LA MEDICINA È UNA MERCE E CIÒ CHE LE STA INTORNO È MARKETING L’etica del farsi carico dei pazienti è talvolta dimenticata; del resto, una medicina universitaria “in vendita” (Angell, 2000) offre ai giovani modelli di tipo diverso. La valutazione critica del sapere viene forse insegnata sistematicamente nelle facoltà universitarie? C’è da aggiungere che i metodi della - 20 - evidence-based medicine sono per lo più presentati come procedure di una tale complessità da renderle praticabile solo da una ristretta cerchia di iniziati. Il terreno è dunque perfettamente preparato per chi ha l’obiettivo di far passare i contenuti finalizzati a proteggere i propri interessi non soltanto economici, ma anche culturali e politici. Se la salute, forse, ancora non lo è diventata, la medicina è già sicuramente una merce e tanto più se ne consuma quanto più il “conflitto” lascia spazio alla “convergenza” degli interessi tra gli attori in campo: comunità scientifica, amministratori pubblici, industria farmaceutica, elettromedicale ed editoriale. LA RELAZIONE TRA GOVERNI, INDUSTRIA E CITTADINI È FALSATA DALL’ASIMMETRIA INFORMATIVA Come accade nella generalità dei mercati (Stiglitz, 2001), anche quello sanitario è condizionato in maniera determinante dall’asimmetria informativa. Imperfezioni nella circolazione delle informazioni sono immancabilmente presenti in economia: ciascuno di noi conosce “una” verità a seconda del ruolo che svolge in un dato contesto. E’ evidente, per esempio, che l’acquirente di un’automobile non avrà mai informazioni così complete sull’affidabilità del mezzo come quelle in possesso della casa produttrice; ribaltando lo scenario, il cittadino che intende sottoscrivere un’assicurazione molto difficilmente garantirà all’agenzia assicurativa informazioni del tutto esaurienti e sincere. Parlando di sanità, l’autorità governativa, il detentore di una concessione radiotelevisiva e il cittadino conosceranno probabilmente tre verità diverse a proposito del rischio sanitario da inquinamento elettromagnetico; questa asimmetria è simile a quella esistente tra i dirigenti di un’industria farmaceutica ed il paziente a proposito degli effetti indesiderati di un farmaco di recente introduzione sul mercato. Mentre per alcuni degli attori è importante che ci sia trasparenza nell’informazione, per altri è l’opposto: la mancanza di chiarezza è funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi. Certamente, il pensiero corre alle drammatiche vicende che hanno portato al ritiro dal mercato di una serie di prodotti farmaceutici assai utilizzati. Nonostante la vigilanza dei cittadini e delle loro rappresentanze politiche, possa garantire una maggiore trasparenza, almeno nelle democrazie occidentali, qualcosa di poco chiaro può accadere anche nel rapporto tra governati e governanti (vedi riquadro). Nelle stagioni che hanno preceduto l’invasione dell’Iraq nel 2003, le principali riviste mediche internazionali hanno dato spazio ad un numero crescente di articoli sul bioterrorismo. Una volta avviata l’operazione di esportazione della democrazia, gli interventi su questo tema sono quasi scomparsi. Sebbene la crescita della letteratura possa dipendere dall’attualità, qualcuno ha ipotizzato che anche i più autorevoli periodici specialistici siano stati utilizzati per avallare la tesi di chi riteneva l’Iraq una minaccia per l’occidente, perché detentore di armi chimiche (Roberts I, 2003). Numero di articoli sul bioterrorismo pubblicati nelle cinque grandi riviste per anno 1999 2000 2001 2 6 44 2002 2003 2004 - 21 - 72 28 21 USCIRE DAL LABIRINTO? “Tu sei stato qualcuno e lo sarai di nuovo; sarai, non sosse il più grande economicamente, che non conta nulla, il capo spirituale nel tuo ramo, se continuerai a tenerti fermo al principi che ti ha tratto in alto dal gregge: cercare dappertutto la parola di verità, la parole di chi scrive come pensa, anche se quella parola è diversa e opposta a quella di chi comanda, anche se è diversa dalla tua”. Da una lettera di Luigi Einaudi al figlio Giulio (in Ferrero, 2005) Eravamo abituati a considerare con occhi diversi le influenze del sentimento o dell’appartenenza politica da quelle di ordine economico. Le ragione del cuore e quelle del portafoglio, per intenderci. Eppure, se vogliamo, tutta l’informazione, la produzione e la disseminazione delle conoscenze sono condizionate. Sia le une, sia le altre possono portare a comportamenti sleali, che possono sostanziarsi non solo nella divulgazione di dati o notizie false ma anche, se non più spesso, nella soppressione di dati veri. Falsificazione per sottrazione di verità o per confondimento delle stesse. Nel loro percorso dalle pagine di una rivista prestigiosa alla casa del lettore del quotidiano o dell’ascoltatore di telegiornale, i contenuti sono vittima di quella “transmission loss” che alcuni giudicano una conseguenza quasi inevitabile della postmodernità. Si tratta di un elemento che può rendere molto difficile la valutazione critica delle informazioni. Torniamo dunque alla domanda di partenza: è possibile un’informazione non manipolata? Forse sì. Riconsiderando il percorso formativo degli operatori sanitari. La capacità di valutare consapevolmente le conoscenze deve diventare un elemento portante del bagaglio intellettuale del giovane laureato, che deve crescere professionalmente in un ambiente culturalmente creativo e libero da condizionamenti commerciali. Incentivando l’attività di ricerca clinica. Solo diventando loro stessi protagonisti di progetti di studio e approfondimento, gli operatori potranno acquisire gli strumenti fondamentali per vigilare sulle distorsioni che compromettono l’integrità delle conoscenze scientifiche. Forzando le imprese ad agire in modo socialmente responsabile. Un insieme di riforme legislative ed economiche del governo dell’impresa possono combattere i comportamenti irresponsabili di quest’ ultima, sostenendo l’operato di quei dirigenti che sinceramente già operano cercando di equilibrare gli interessi degli azionisti con i diritti dei cittadini (Gallino, 2005). - 22 - BIBLIOGRAFIA 1. Al-Ubaydli M, 2005. Using search engines to find online medical information. PLoS ed;2(9):e228 Angell M, 2000. Is academic medicine on sale? N Engl J Med;342:1516-8. 2. Avorn J, Chren M, Hartley R, 1982. Scientific versus commercial sources of influence on the prescribing behavior of physicians. Am J Med;73:4-8. 3. Bobbio M, 2004. Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Medici e industria. Torino: Einaudi. 4. Cartabellotta A, et al., 2003. L’educazione continua in medicina. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore. 5. Diekelmann NL, ed, 2003. Teaching the practitioners of care. New pedagogies for the health professions. 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Lancet;366:107-8. - 23 - IL CENTRO DI BIOTECNOLOGIE Il Centro di Biotecnologie svolge attività di Ricerca e Formazione nei seguenti ambiti: Sperimentazione Animale Ipertermia Maligna Trapianti Epatici o Cellulari Documentazione Biomedica CENTRO DI DOCUMENTAZIONE BIOMEDICA Il Centro di Documentazione Biomedica dell’A.O. Cardarelli dal 1986 svolge attività di informazione scientifica rivolta agli operatori sanitari medici e non medici dell’Azienda e di altre Strutture Sanitarie e ai pazienti/cittadini. E’ uno dei Centri della Rete dei Servizi di Informazione e Documentazione sul farmaco promossa dall’Agenzia Italiana del Farmaco del Ministero della Salute. Tra gli scopi del Centro di Documentazione c’è quello di promuovere un continuo aggiornamento del personale sanitario, attraverso la consultazione della letteratura scientifica mondiale. Il personale del Centro è specializzato nella consultazione via Internet dei principali siti italiani e stranieri inerenti la ricerca bibliografica, la legislazione sanitaria, la sperimentazione animale ed altro. Le fonti a disposizione del Centro di Documentazione sono: Medline: elaborato dalla National Library of Medicine, seleziona articoli pubblicati su circa 4000 riviste, dal 1966 ad oggi; fornisce l’abstract. Idis System: seleziona articoli relativi a farmaci e farmacoterapia pubblicati su circa 200 riviste, dal 1985 ad oggi. Gli articoli completi sono disponibili su microfiche. Micromedex: sistema computerizzato di informazione clinica articolato in più sistemi di Informazione(Tossicologia-Farmacologia-Emergenza-Teratogenicità) Ovid: motore di ricerca che consente di consultare on-line il pacchetto Europackage (Ovid Meline, Evidence Based Medicine Reviews Cochrane e i fulltext di alcune riviste) Riviste scientifiche italiane e straniere Testi specialistici ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE PASSIVA risposte a quesiti di carattere clinico-farmacologico; ricerche bibliografiche su argomenti a richiesta; reperimento dei fulltext creazione di archivi bibliografici computerizzati; aggiornamenti periodici per argomento e rivista - 24 - Su richiesta dei singoli operatori vengono eseguite ricerche bibliografiche on-line; dalla ricerca bibliografica si passa alla selezione degli abstracts di maggior interesse e al reperimento degli articoli in fulltext. ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE ATTIVA Il Centro ha come obiettivo anche quello di “informare” l’utenza dell’Azienda, infatti si è fatto promotore di un progetto di di informazione/educazione terapeutica che prevede la realizzazione di materiale informativo su alcune patologie e l’organizzazione di riunioni/discussioni con gruppi di pazienti. Nel periodo 2001-2005 sono stati realizzati i seguenti leaflets: sull’Ipertermia Maligna, sulla Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, sul Trapianto di Cellule Staminali, sulle Stomie, sull’Ipertensione, sulla sordità, mal di schiena, droghe da sballo, talassemia. ATTIVITÀ DI FORMAZIONE Corsi sull’uso delle banche dati, recupero della letteratura, valutazione degli studi pubblicati. Cooperazione Italo-Tunisina: il programma di cooperazione prevede una collaborazione scientifica e tecnologica tra il personale del Cardarelli ed il personale del Charles Nicolle di Tunisi in modo da favorire la valorizzazione delle risorse umane, a sostegno del processo di integrazione europeo. Seminari teorico-pratici sulla documentazione e informazione sui farmaci per gli studenti della Scuola di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera. Questa attività di formazione, che ormai dura da più di 10 anni, ha sempre mirato ad un utilizzo pratico delle risorse del Centro a partire dalle banche dati per realizzare dossier su farmaci e patologie fino alla realizzazione di materiale informativo destinato al paziente. - 25 - BIBLIOGRAFIA A cura di Daniela Scala e Barbara Andria [email protected] 1. Ansani NT. Vogt M. Henderson BA. McKaveney TP. Weber RJ. Smith RB. Burda M. Kwoh CK. Osial TA. 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