Villa Sant’Andrea Nella Comunità Psichiatrica di Villa Sant’Andrea lavorano tante figure professionali tra le quali ci sono gli OSS. Il loro compito è assistere gli ammalati nelle loro necessità quotidiane, lavarsi, vestirsi, farsi la barba, mangiare. In collaborazione con gli Educatori facciamo le attività seguenti: giocare a carte, disegnare, socializzazione e animazione. Lavorare in una Comunità Psichiatrica non è una cosa sempre facile. Ci vuole molta pazienza, tanto amore, del mestiere per poter andare avanti. Gli OSS che lavorano a Villa Sant’Andrea cercano di dare il meglio per aiutare queste persone con disagio psichico a riprendere fiducia in se stessi. C’è sintonia tra noi e loro, ci saltano addosso, ci abbracciano, ci baciano quando ci vedono, perché ci danno fiducia e sanno che c’è un equipe molto in gamba, che lavora per loro e con loro. Il nostro lavoro è molto importante, è interessante, ogni giorno è diverso dall’altro, non ci annoiamo. Gli OSS Introduzione Esiste un posto che dovresti conoscere… si chiama Villa Sant’Andrea, una volta era un albergo ma adesso c’è una Comunità, metà è per i vecchietti mentre l’altra metà è per noi, matti! In effetti è così, la descrizione di L. è completa, rende l’idea. Un’idea contorta e mai tanto così complessa e intricata quando si osserva la malattia mentale, per non parlare di quando si lavora nella malattia mentale. Ma tutto questo è reale, è un mondo parallelo che vive tra mura protette nei palazzi vicini alle nostre scuole, case, strade, vite. “I manicomi sono stati chiusi, ma i matti sono ancora vivi!!! Noi stiamo in mezzo a quelle mura protette, mura scolorite e colorate, mura sporche e pulite, mura disperate e cariche di speranza, mura bianche e azzurre con qualche macchia di caffè… Quello che vi proponiamo è una parte di quello che è stato in questi anni il risultato del nostro e loro lavoro, ricco di “difficoltà e lungaggini”, ma realizzato con loro e per loro, con la prospettiva futura che “un giorno, forse, potrò andare a casa per sempre…” Nel corso degli anni siamo stati impegnati in molteplici attività che hanno reso la nostra “Vita di Comunità” particolarmente significativa. I ricordi ci portano ad un’esperienza molto interessante per noi e per i nostri ragazzi che ha portato alla realizzazione di due spettacoli teatrali che hanno riscontrato un significativo successo di pubblico. Notevole è stato l’impegno di tutti, capitanati dall’educatore e collega Bruno Frati, che ci ha permesso di poter vivere questa esperienza potendo conoscerci e riscoprirci sotto inusuali vesti di attori, tecnici, costumisti e “artisti”. L’importanza di tutto ciò la si è riscontrata concretamente sul campo o per meglio dire sul palco, che ha accolto e modulato le nostre timidezze, insicurezze, paure e ci ha messo di fronte ad un pubblico, sincero, vero, vivo, numeroso… Siamo stati bene. Altri ricordi ci portano alle gite al mare in Liguria, giornate trascorse in serenità e allegria potendo anche in queste circostanze vivere con i nostri ragazzi emozioni nuove. L’attesa, la preparazione, la partenza e il viaggio sono momenti che caricano i ragazzi di aspettative, speranze e preoccupazioni, si osserva chi prepara la maschera e il retino convinto di poter pescare, chi scrive la lista di tutto quello che vorrebbe mangiare in spiaggia, chi invece riferisce qua e la che domani andrà al mare, chi si preoccupa che ci sia la benzina in macchina, chi infila in tasca una saponetta convinto di potersi lavare visto che l’acqua di Fiascherino è pulita, e chi con ansia dice di non trovare il costume preoccupato che in mutande il bagno non si può fare in mezzo a tanta gente. E’ sempre così, il viaggio sembra cominciare dal momento in cui vengono riferite le date di partenza e se mancano ancora due settimane, non ha importanza, perché l’importante è cominciare a fantasticare su un momento che per molti ha la parvenza di un piccolo grande sogno. “Un giorno siamo andati allo Zoo, e c’erano degli animali che non avevo mai visto nella fattoria vicino casa mia. Sento dire ad E. mentre parlava con il suo compagno di stanza. Lo Zoo è quello di Verona e gli animali sono quelli della “foresta”, tutto questo ha generato in ognuno di noi sensazioni di meraviglia e stupore, leggendo negli occhi sbarrati dei nostri ragazzi rispetto e timore per animali che avevano solo visto in tivù e che avevano dimensioni che non corrispondevano a quelli di uno schermo, una giraffa non era mai stata così alta vista da vicino, era tutto vero, tutto alla portata dei nostri sensi, gli odori, i suoni e i colori, tutto alla portata di una carezza. “Scappate scappate, non state vicino ai vetri che si rompono e gli squali ci mangiano” , eravamo appena arrivati all’Acquario di Ge- nova e questo è stato il nostro singolare ingresso… Chi tra noi aveva mai assistito ad una scena così, essere lì davanti ad una parete di vetro dove delfini e squali si mostravano con tutta la loro imponenza e bellezza, cosi vicini ai nostri occhi che qualche centimetro di vetro appannato dai nostri respiri, non aveva mai fatto una differenza così… Era il nostro viaggio in fondo al mare… E lo è stato davvero per alcuni di noi, che si chiedevano come avessero potuto prenderli e portarli fin lì con tutta quell’acqua, quanto grande sarebbe dovuto essere il secchio del pescatore, e l’amo? Questa è la vita di Sant’Andrea, è così che viviamo le nostre avventure. Una cosa a cui tutti noi teniamo tanto è il “Progetto Integrazione”, progetto che ci permette di poter affrontare il nostro lavoro con un particolare occhio di riguardo all’esterno, pensare al di fuori della Comunità, cercando di misurarsi seriamente e concretamente con quelle che sono le difficoltà oggettive che una società, la nostra, ci “impone”. Vorremmo soffermarci di più a pensare su questo argomento, acquisire la consapevolezza di questi limiti, ci ha permesso di poter, seppur con mille difficoltà, essere più sereni, essere più liberi, uscire con loro e stare in mezzo alla gente “normale” senza sentirsi il peso della malattia, addosso. E’ un concetto difficile da spiegare, ma almeno una volta nella vita ognuno di noi ha provato sulla propria pelle quello che il significato della parola discriminazione in fondo nasconde. Ma l’importante è “saltarci fuori”, senza incorrere nella trappola del giudizio affrettato, superficiale, scontato, per questo è necessario poter maturare un pensiero alto, incondizionato da sentimenti come la rabbia, la delusione e la vendetta, sforzarsi di accettare una differenza e arretratezza culturale che inevitabilmente conia una parola che pesa come un macigno sulle nostre coscienze, la parola discriminazione. Sulla base di questo si è arrivati alla realizzazione di un percorso finalizzato al superamento di questa barriera sociale che nel corso degli anni l’umanità è stata così ingenuamente abile a costruirsi, capire e smontare le innumerevoli sovrastrutture che il nostro “pensare moderno” ha creato nella nostra Bossio Salvatore testa. Valli alpine - Mirella Giubellini tempera su tela 40 x 50 “...la mia storia inizia nel 49...” La mia storia inizia nel 49, sono nata donna. Quando fui residente al palazzo ducale in qualità di paziente malata, mia mamma e mia sorella venivano regolarmente tutti i mesi a portarmi l’occorrente per stare al mondo. Fui assistita per il periodo di dieci anni consecutivi, poi venni dimessa più volte dal Professore Marezzatti, per non rinnovare più il mio ricovero in ospedale psichiatrico. Bruna “...a Sant’Andrea...” Io vivo a Sant’Andrea Bagni, dove mi trovo molto bene perché respiro aria pura. Molte volte mi trovo in difficoltà, perché forse delle volte faccio fatica a comunicare con gli altri ospiti della comunità in cui vivo. Non riesco a capire delle cose, molte volte sento la mancanza della mamma. Faccio fatica a capire gli altri, molte volte non riesco a capire i loro problemi e delle volte vorrei stare da sola perché ne sento molto il bisogno. Elena Fiori – Mariangela Garbin tempera su tela 30 x 60 “Sant’Andrea, Zibello e Monticelli” Voglio andare dalla Carlen a Zibello a prendere la racchetta da tennis, il pallone da calcio con la tuta e qualche biro da scrivere. Oggi sono solo a scrivere, non voglio nessuno vicino a me. La vita è molto brutta quando non si ha nessuno vicino, ed a me è toccata una brutta croce; chiedere la carità e di conseguenza i soldi. Raccolgo i cicchi per garantirmi la colazione e prendo anche il caffè che è molto buono qua in montagna. Non vengono mai a trovarmi Ghelfi e Franco, non mi portano mai un cioccolatino, il torrone e la cioccolata. Non mi danno la cioccolata. Sono esaurito e voglio farmi curare, in clinica psichiatrica a Monticelli Terme, dal professor Leonardo Alloro. Voglio andare ancora in motorino e bere qualche bicchiere di vino. Se rimane del tempo, mangio anche i biscotti e la marmellata. Guglielmo “...qua c’è tutto e niente...” Il lato, l’angolo e il centro poi non lo so. Qui dentro è un manicomio naturale, poi c’è qualcosa di brutto, sembra riso ma ci sono dei topi, mangia i topi invece del riso. Nel mio letto di notte si dorme meglio con una sigaretta, se fosse ad una piazza e mezzo si dormirebbe ancora meglio, ti giri ti volti e non caschi, e se ci fosse una femmina... Di notte non si sa mica cosa sogni, ti svegli mezzo intontito e imbarazzato dal sogno, poi dopo un ora ti rendi conto, se hai sognato il vero o il falso. Qua c’è tutto e niente, magari qualcosa, però il cielo sa risolvere i problemi di qui dentro. Siamo al primo di marzo, andiamo verso la primavera, e poi verso l’estate, mentre l’inverno è passato. Quando si va a fare la spesa, bisogna sempre comprare pasta, pane, uova, chinotto, coca-cola, aranciata, panettone con l’uvetta, pandoro, torrone, caramelle, cioccolatini, anche se questa roba è per golosi e per bambini, ma qui dentro è così. Fabio La casa di mia madre – Elena Cattani tempera su carta 29,7 x 42 “L’idea di Pinocchio” Pinocchio mi ha dato questa idea: Alzati Carlo e vai ad inventare la lavatrice. Carlo “I miei lavori” Quando ho lavorato, prima ho pulito tutte le verdure in piazzale Fiume, che c’era la cucina per dare da mangiare ai malati, poi ho fatto l’inserviente al Gulli, e poi la guardarobiera. Ho piegato tanti di quei vestiti, ho cucito tremila traverse, quarantamila coperte, in quel momento mi sentivo veramente libera, il lavoro mi piaceva tantissimo, e mi ha fatto capire la sofferenza degli anziani, che erano sempre a letto. Gli portavo la colazione a letto con il vassoio, perché facevano fatica a camminare, in quel momento per me è cambiata la vita, perché ho vissuto veramente, e ho capito che nella vita ci vuole anche coraggio, per affrontare tutti i problemi. Buttavo la spazzatura nel bidone, e lavoravo con le Suore di Verona, mi sono molto affezionata a Suor Giustina, che mi ha insegnato tante cose, per esempio ad affrontare la vita, e i problemi degli altri. Ho imparato a riconoscere le persone che stanno male, e in quei momenti avrei voluto aiutarli, però non sono riuscita a realizzare il mio progetto. Elena Ferrari Dino – Emilio Riccardi tempera su carta 29,7 x 42 I Dieci Comandamenti Quando ero piccola, portavo da bere l’acqua nei campi alla mamma... I dieci comandamenti sono: 1. non fare più arrabbiare 2. non picchiarti mica più 3. non rompere le palle 4. non parlare più a Balzani 5. niente più Juke Box 6. niente più bar 7. niente più caffè 8. ……… 9. ……… 10.……… Clotilde “Caro Papà” Caro Papà, ti scrivo questi due righi, per farti sapere che siamo tutti in compagnia, giochiamo, balliamo, mangiamo, ci divertiamo un mondo, andiamo in giro con la macchina lontano, troppo lontano. Guardiamo tutte le montagne, le città, castelli, case vecchie, cavalli, galli, galline, piante d’uva, boschi, fiumi, tanta gente molto bella e divertente. Caro Papà, con Nicola siamo andati a Borgo Taro, a visitarmi le spalle e la schiena, e abbiamo visto molte gallerie un po' lunghine, è c’era tanto traffico. Tanti caffè, qualche gelato, cioccolata, merendine, acqua, coca cola, aranciata, acqua frizzante e naturale, beviamo quello che possiamo, di più ci fa male, è vero ci gonfia la pancia. Fumiamo molte sigarette, ventidue, ventitre sigarette per uno. Caro Papà ogni tanto sto male e vomito, non so perché neanche io. Stamattina abbiamo ballato, Io, Luca, Salvatore, Emilio, abbiamo fatto la mossa del mago. Portami un po’ di soldi che sto senza, un po' di soldi che mi possono abbastare, ci vediamo a casa presto. Grazie e ciao. Domenico La casa nuova – Giuseppe Morini tempera su carta 29,7 x 42 “Il mio cane” Io avevo un cagnolino di nome Fufi. Andavo sempre con lui sul Po a pescare le cellette. Andavo a comprare i galleggianti per pescare, prendevo il motorino ed andavo a San Secondo. Facevo tappa al bar a Pieveottoville, dove prendevo un caffè e mangiavo un toast... Guglielmo “I miei amici” La mia casa si trova a Santa Croce, un piccolo paesino fra Polesine e Zibello. Come faccio ad essere felice se la mia casa è brutta e tutta rotta? Ritornerò, ritornerò a Zibello e comprerò una macchina da caffè! Poi andrò al bar a comprare il caffè macinato... Una volta avevo il motorino e mi piaceva girare, ma giravo troppo ed allora mi sono ammalato. Andavo sempre a Busseto. A Busseto avevo un libretto bancario, con pochi soldi. Lì, ho molti amici ed ho anche molti amici a Zibello, come Franco Barella che mi ha regalato un orologio al quarzo. Questa primavera ci ritroveremo per prendere un caffè... Guglielmo Buon Natale – Maria Teresa Cavatorta tempera su carta 29,7 x 42 "A Villa Sant’Andrea" Io vivo a S. Andrea Bagni, dove mi trovo molto bene, perché respiro aria pura. Molte volte mi trovo in difficoltà, perché forse delle volte faccio fatica a comunicare con gli altri ospiti della comunità in cui vivo. Non riesco a capire delle cose, molte volte sento la mancanza della mamma. Faccio fatica a capire gli altri, molte volte non riesco e non riesco a capire i loro problemi, e delle volte vorrei stare da sola, ne sento molto il bisogno. Elena “I miei sogni” Molti sogni miei sono brutti, mi sogno di operare pance, stomachi, reni, insomma di tutto. Una volta ho sognato di picchiare pazienti e operatori e anche gli infermieri , perché non volevo mica fare la puntura. Io dei medici ho molta paura, quando vado a letto e dormo mi sogno l’uomo nero, vuole uccidermi con un coltello grosso da Rambo. A volte mi sono sognata di avere tanti giocattoli e pupazzi, invece non ne avevo neanche uno. Tutte le notti quando dormo, penso alla Teresa che è morta, mi è rimasto un brutto ricordo, perché mi disse che ti devi operare alla pancia. Da quando la Teresa è morta per me la vita è finita, perché ero molto affezionata a lei, e potevo confidare i miei problemi, adesso che non c’è più me la sogno tutte le notti, e mi dice fatti coraggio che la vita è di passaggio. Molte volte Teresa si arrabbiava con me, io volevo aiutarla ma lei non voleva il mio aiuto, forse in quel momento lì non voleva che io l’aiutassi, stava molto male soffriva sempre di crisi epilettiche, e io quando è morta sono rimasta molto male. La Teresa per me era tutto, e adesso che è morta, spero che il Signore l’accolga in paradiso. Elena Giocavo a figurine – Emilio Riccardi tempera su carta 29,7 x 42 “A Polesine Parmense" A Polesine Parmense avevo un cane che si chiamava Brilè ed andavamo a prendere il pane a Santa Croce. A Polesine Parmense andavo a scuola e poi andavo a pescare nel pomeriggio. Andavo in negozio a prendere le canne che servivano per la pesca. Andavo anche a prendere le palline e le racchette da tennis, a Zibello. Ma poi il motorino un giorno ha cominciato a surriscaldarsi. Si è ingolfato e si è fermato. Non voglio più fumare. Guglielmo Tucano – Luca Migliari tempera su tela 40 x 40 “...scrivo a voi che siete...” Scrivete passo passo: Io, chiamato Emilio scrivo a voi che siete Salvatore, questa lettera infernale. Luca mi ha battuto l’occhio con un giornale. Due anni fa la festa del gelato in Fattoria mi segnò, perché mi diedero un colpo sanguinante, e sono finito con l’occhio a terra. Domenico mi fa così, calci e pugni per sigarette che fuma sempre lui. Da giovane la prima notte, mi hanno legato in un sacco vicino al fiume Arda, legato con un filo, venivo su da dentro il sacco. In una casa a Sant’Andrea, venti giorni fa o due mesi fa, hanno spaccato il femore a me, Emilio, con un lancio di un carrello elettrico portabile. Luca ha spaccato ad Emilio il femore, e due giorni fa ho trovato un euro per strada. Ne combino tante, che ho fatto cadere Marinella dalla sedia, e questo mi da molto dolore. Io i misteri non li tengo, e l’intera giornata dura come un’ora. Le sigarette non si fumano senza di me, voglio due pacchetti giornalmente, sia a levante che a ponente. Ho il corpo tutto frammentato con le ossa rotte, un cane mi ha voluto morsicare. Emilio “Il cielo di Sant’Andrea” Mi trovai nel cielo di Sant’Andrea, Elena continua a dare spintoni a Emilio, anche quando il cuore si ferma. Luca un giorno fa mi ha dato tanti sberloni, quattro da una parte e quattro dall’altra. Si consegna un uomo che ha ucciso tre persone. Sono chiuso dalla galera delle persone e delle parole, mi danno le cicche ma Guglielmo non mi lascia mai fumare, non mi danno altro che acqua e caffè, e vino a mezzogiorno e sera. Vorrei comperare un motorino, o andare a prendere una bicicletta in Fattoria di Vigheffio. Da quanto tempo io sono qui ad ascoltare questi lamenti? Ho rubato una rivoltella di plastica anzi due. Mio padre faceva il mezzadro, sotto la croce di Don Luigi Baistrocchi. Un bambino mi aveva rubato un portafogli con dentro i soldi. E’ morto Mike Bongiorno in America. Tu Bossio Salvatore che stai scrivendo al posto mio, vai dall’infermiera Rossana, e fatti togliere il ferro che hai nell’occhio. C’è Giuseppe che non mi lascia mai stare, ricevo pugni in testa. Ho deciso di fare il dettato, invece che scrivere da me, sono una persona onesta e di parola. Dio non paga tutti i sabati. Come facciamo a battere questi giorni del 2000. Emilio “Io, da bambino” Io da bambino sono nato a Villanova D’Arda, battesimato dall’arciprete Mangoni con nome di Emilio. Ci sono state diverse donne che volevano uccidere delle persone, per trovarsi al Morselli 22 a Colorno. Nanzi Mosè mi venne a scopare un bicchiere di vetro sotto i piedi, anzi due bicchieri di vetro. Emilio ha tre denti davanti. Erminio mi diede delle frustate che tiramolla lassala ander. Mi giudicarono forse che io sia un falso, e presi con me Ferrari Costante, e si rivelò che mi fecero una cagata nel letto, e poi presero l’acqua dalle bombole per lavarlo. Andai a lavorare da Milcare a fare il fabbro. Io da bambino con 155 lire in mano, dovevo andare a comprare il prosciutto per mia madre. Lanzi Mosè e Casalini Enrico, mi hanno preso con una scopa sulla testa, e si è spaccata la scopa. Mi hanno tagliato le mani destra e sinistra, sulla destra ho un taglio da cancello elettrico. Avevo un motorino in mano, un Moto Guzzi. Il vetro della porta che era spaccato, mi tagliò le mani. Poi andai a Busseto a fare una partita a bigliardo con il cerotto che ha messo mio padre. Pepi Melegari m’ha dato una pipa. C’era un signore che davanti a me, sbriciolava il tabacco sulle gambe, e beveva le bottiglie di liquore quando gliele portavano. Ero chiuso in un materasso con un ago alla gola e io lo presi subito e dissi: “Non sono mica un pescatore di anime ma sono un missionario, perché io a quaranta bambini gli ho dato da mangiare, e tutti assieme siamo andati al cinema a Marina di Massa.” Sono andato ancora al mare dopo venti anni a Ravenna, mi hanno rubato un paio di ciabatte. Mia sorella Lina, mi viene a trovare con quattro bambini, due maschi e due femmine, prima Francesco, poi Luca, dopo Chiara e dopo Carlo. Hai miei tempi queste scopate in testa, mi costrinsero a tirar via il cappello, perché non si rompesse. Io ho solo un amico, Salvatore, perché mi da le sigarette senza che gliele chiedo. L’ultima volta che sono stato dal mio prete, era in canottiera e mi ha detto, che il cimitero è sempre aperto, e dopo è morto. Mia sorella ha preso un pettirosso a 220 all’ora su una Mirafiori. La pace è pace la guerra è guerra, ma in guerra Ferdinando mi venne a svegliare, perché dovevo morire. Ci sono i Partigiani a Parma, mi hanno preso su e mi hanno legato i polsi e le gambe, poi mi sono venuti a slegare, Erano quattro donne che non so come si chiamano. Il cane mi mise la bocca nella gamba, è un cane che me l’ha messa in culo a me, due boccate lì e due boccate là. Mi comprai una bicicletta Atala, e avevo una Bianchi che faceva 6 metri e 54 con una pedalata, ma questa bicicletta me l’anno rubata a Parma. Io ho avuto molti amici, si chiamano Paride e suo padre, Luigi, Angelo e Gabriele. Chiedo se posso avere una macchina, una 112 Autobianchi oppure una Mini Minor. Emilio Aquila – Luca Migliari tempera su tela 40 x 50 “Il centro” Mi chiamo Elia e ho dei segreti in cielo che tu dovresti sapere. Tutto qua, una sigaretta e un caffè della moka. Sono nato in cielo, quando non lo so, però credo il 17 giugno del 1951 e ho 10 anni. Anna è la mamma di Guglielmo e di Renato Zero, Anna e Arrigo sono il papà di Renato Zero, che si chiama anche Fabio, come me, però se vengono qua per caso, non dircelo, non devi dircelo. Quando andavo al bar da Silvio, prendevo un cappuccino e un caffè, 80, 90, 100, 50, preferisco il letto ad una piazza e mezzo, perché si dorme meglio e si scopa bene. Le lenzuola non c’entrano comunque sono fiorite, i cuscini, il panno se nevica e le lenzuola d’estate. Quando ero a Noceto alla casa della plastica facevo i cestini. Le donne piangono, le donne nere non piangono, le donne americane piangono, le nere non piangono perché devono pagare lo spirito santo. Io adesso vivo a Sant’Andrea in un manicomio, e mangio minestrina, cappelletti e panettone tutte le domeniche, di torta ne mangio pochissima, preferirei un pezzo di panettone. Il mio desiderio è un cornetto e mezzo panettone oggi che è domenica, questo è il mio desiderio di oggi. Il centro praticamente illumina il cielo, vedi? L’hai visto il centro? Ci sono i più importanti, lo spirito santo è il papà del centro, e non c’è di più altro, è l’ultimo gradino che c’è in cielo è il centro. Quando andrò in cielo mi spunteranno i denti, il ginocchio guarisce e la palla non ci sarà più. In cielo si sta in piedi per sei sette giorni, si va al mare e a star bene. Stanotte è successo, stanotte, mi sono svegliato a mezzanotte, e c’era lo spirito santo che parlava con me sottovoce, e mi diceva un segreto che dovresti sapere... Fabio “Cara Mamma” Cara mamma, ti scrivo questa lettera da Sant’Andrea per dirti, che ti penso sempre e che ho bisogno di qualche soldo, per prendere qualche biro da scrivere. Spero che tu stia bene, ti ricordi che sono venuto a trovarti con Bruno qualche giorno fa, abbiamo bevuto un caffè, era molto buono quel caffè cara mamma. Oggi che è il 7 febbraio ho disegnato una pianta, che si trova a Sant’Croce di fronte alla chiesa, ti porterò questo disegno che ho fatto oggi. Quando ero a casa andavo spesso a giocare a pallone, e andavo a trovare l’Enrichetta vicino casa mia. Andavo a pescare con Luciano e Osvaldo che sono i suoi figli, mi ricordo che ho passato dei bei giorni a Santa Croce. Adesso mi fa molto male il piede. Un giorno vorrò fare il calciatore, perché adesso ho pochi soldi. Mi piacerebbe comprare una nuova moto, una Moto Morini 250 da strada. Guglielmo La corte di Giarola – Nicola Frattaruolo tempera su tela 40 x 50 “Io e le ragazze” Marco, il mio compagno di stanza a "Villa Sant’Andrea”, ha 53 anni e 239 giorni. Io, invece, ne ho 32. A me interessa conoscere delle ragazze, bionde, con i capelli lisci. A Marco piacciono le donne, bionde. Marco prova simpatia per le donne emiliane, in modo relativo però. Io continuo a preferire le ragazze e mi piacerebbe diventare moroso. Si può cercare una ragazza? A me interessa di 35 anni circa. La porterò al ristorante, in città ed al mare, e poi a correre ed a pescare. Andremo a ballare in discoteca, a comprare vestiti e rose rosse! Le comprerò un anello, una collana, un braccialetto ed un orologio, anche degli orecchini, ed anche le piante...Primule! Luca “Versi sciolti e altro ancora” Ora che sei rimasto solo piangi e non ricordi nulla. Tende la mia lacrima sul viso, lentamente, lentamente. Ora scendono lacrime sul mio viso, come un albero verde che non ritorna mai più. "Cuore matto, matto da legare" E nessuno pensa a me. Il treno auwuauu, auwuauu. 7+7 quattordici 14+14 ventotto e dodici quaranta. "Non c'è neanche un prete per chiaccherar...." Emilio, figlio di Ida e Pietro. Emilio Isola – Nicola Frattaruolo tempera su tela 30 x 60 “A Villa Sant’Andrea” Mi chiamo Mirella, e sono un'ospite di Villa Sant’Andrea. Ho trascorso 38 anni a Colorno, e poi sono venuta via. Ho vissuto cinque anni a Pellegrino Parmense, per poi venire ad abitare a Sant’Andrea Bagni. Dopo essere venuta via da Colorno sono rinata. Le mie giornate sono diventate radiose e tutto ciò per merito di operatori ed educatori. Gli educatori, quando possono, mi portano fuori in giro, mentre invece gli operatori mi curano e mi sgridano. Fanno questo per il mio bene, e vogliono farmi capire quando e perché ho sbagliato. Ma io voglio loro un bene immenso... Mirella “La mia casa su a Cozzano” Lassù c’è la pineta, ci sono tante case, un campo da calcio, i campi. Nella pineta ci sono le rose, c’è un bar nuovo. A Cozzano ci sono i miei parenti, gli zii, mia sorella, mia mamma, mio padre. Giuseppe Cascata – Mirella Giubellini tempera su tela 30 x 60 “Lettera alla CAMST” Cara CAMST, fai i cappelletti in brodo che sanno molto di frescume, e Umberto non li mangia, li sbatte con il piatto pieno per terra, anzi li lancio contro il muro. Il vino rosso sa di piscio di asino amaro, e la pasta asciutta sa di gomma e di frescume. La carne è dura come un muro, e le salsicce balorde che fanno schifo, gli altri ospiti non mangiano un tubo e un cazzo di niente, il purè sa molto di frescume. Poi Umberto va alla CAMST e ammazza il cuoco, anzi prima gli prendo il braccio e glielo giro, glielo spacco e gli faccio molto male, cosi il suo polmone diventa viola, poi lo metto sul tavolo, e gli pianto una coltellata sulla schiena in mezzo. Il prosciutto crudo e cotto sa di cerata piena di piscio e di merda. I fagiolini sanno di merda, dunque Salvatore li mangia. Complimenti Salvatore. E la frutta è buona, molto buona. Lo stracchino e la mozzarella piacciono molto alla Teresa, e anche all’Elena che è la mia morosa. La CAMST fa da mangiare tutto molto buono, debbo ringraziare il cuoco, anche se sbaglia a fare la pasta asciutta, delle volte Umberto la mangia e delle volte no. Lo yogurt ai mirtilli piace alla Teresa, Elena, Simona, Claudio, Nando e Luca. Caro cuoco ti voglio tanto bene e da oggi ti rispetto come fossi mio padre. Caro cuoco un giorno mi insegni a fare da mangiare, che Salvatore mi porta da te con la Teresa e Luca, quando sarò guarito per sempre e del tutto. Anche l’uva rossa e bianca è buona. Umberto “Il cielo si oscura” Fabio non esiste più, si chiama Elia. Tra quattro giorni e mezzo, si oscura il cielo. Il panettone e i chinotti, ci sono ancora, sono di là. Fabio Piccolo porto – Mariangela Garbin tempera su tela 30 x 60 “La Casa della Giovane” Ero alla Casa della Giovane, era una specie di pensionato dove c’erano tante ragazze, con cui mi trovavo molto bene. C’era la dottoressa che tutti i giorni mi faceva fare il dettato, la matematica, le addizioni e con lei mi trovavo molto bene, perché mi faceva capire tante cose. Ho conosciuto una certa Mirella, e con lei mi sono trovata molto bene, mi era molto simpatica, con lei riuscivo a comunicare i miei sentimenti, però una notte sono scappata e sono andata in treno, non ho mica avvisato la direttrice, e sono partita senza dirlo a nessuno, sono andata prima a Milano, ho visitato tutta la città, poi sono andata a Pisa a vedere Campo dei Fiori, e poi sono anche andata a Torino per vedere lo stadio. In quel momento mi sentivo molto in colpa, perché volevo la mia libertà. Quando sono tornata a mezzanotte, la Direttrice ci ha sgridato, eravamo in tre e ci ha detto: “Fate le valige e andate via di qua.” Dopo sono stata ricoverata a Monticelli per un mese, per due volte sono stata legata, perché facevo arrabbiare la Brandi, e mi hanno legata per più di mezz’ora. Io in quel momento sarei scappata, ma non ci sono riuscita perché mi hanno visto con la telecamera. Però potevo uscire per andare alla “Scaletta” a bere il caffè. Elena “Quando ero piccola avevo due anni” Quando ero piccola avevo due anni, e mia mamma mi ha messo in collegio, perché non riusciva a darci da mangiare. Sono stata ricoverata in tanti ospedali, li ho girati tutti, in quel momento ero molto malata, non potevo aiutare mia mamma, perché era molto ammalata anche lei, aveva bisogno di medicine e di cure, e io non ero in grado di curarla, ho fatto tutto il possibile ma, niente. L’aiutavo a fare da mangiare, a lavarsi, guardavamo Derrik tutte le sere, andavamo a ballare all’assistenza pubblica, e mia mamma mi faceva bere la birra, in quel momento li mi sentivo veramente libera, perché ho vissuto con mia mamma. Di mio padre non ho mai saputo niente, perché non sono mai riuscita a conoscerlo, ho saputo che è morto di tumore allo stomaco, lavorava i cartoni, e quando ho saputo della sua morte ero molto angosciata. Di questi momenti ho dei brutti ricordi, mi sarebbe piaciuto vivere con mia mamma, allora gli assistenti sociali mi dissero:“Vieni con noi che ti portiamo in una casa di riposo”, e in quel momento lì, mi sentivo presa per il culo. Quando vado a letto tutte le sere penso a mia mamma e ho sempre paura che gli possa succedere qualcosa. una volta è uscita e l’hanno scippata gli hanno preso la borsetta e gli hanno rotto il femore, è finita in ospedale, e adesso cammina con il bastone. Quando la vado a trovare lei mi dice che l’ho abbandonata, quindi io mi sento in colpa, perché credo di averla aiutata nei momenti difficili. Ti voglio tanto bene mamma e ti penso sempre. Elena Coppi in moto – Emilio Riccardi tempera su carta 29,7 x 42 “Lettera alla Mamma” Cara Mamma, verrò presto a trovarvi al cimitero di Parma, e vi dirò una bella preghiera. Ave Maria piena di grazia il Signore sia con voi e con il tuo seno Gesù, Santa Maria prega per noi e rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Quando ero piccolo stavo a Marina di Gioiosa Ionica, e in riva al mare raccoglievo le lumache e le mandorle, le con il bastone battevo contro i rami di olivo, le olive cadevano e accendevamo il fuoco per scaldarci. Andavo in chiesa e mi davano le figurine, della madonna del Carmine, e me le leggevo dentro la chiesa. Poi ci davano l’acqua santa e l’ostia. Mi ricordo che quando si sposavano gli buttavano il riso. A mezzogiorno la messa è finita andate in pace, e io andavo a mangiare a casa e quello che c’era di buono mangiavo, le salsicce, la carne di maiale arrostita, la sardella con il pane di grano, il lardo e la coda del maiale e i piedi del maiale. Ho lavorato nell’agricoltura, alle quattro andavo a mietere l’orzo da Carmela, e poi ci faceva mangiare bene, tante uova, peperoni, la pasta con le olive nere, andavamo a raccogliere i fichi d’india, e le pere e poi le mangiavamo. Mio babbo è andato a scuola, sapeva leggere e scrivere. Mio fratello mi ha tagliato con la lametta sulla scala di una signora. Domenico “Cara Lina” Cara Lina ti scrivo un felice anno nuovo. In questo natale ho rubato le sigarette agli altri, ricordo un giorno a sorpresa, sono andato a comprare le sigarette Camel. Ero in fattoria e facevo le punture. Marinella è qua e mi ha dato cinque pugni nella testa. Salvatore mi ha regalato un pacchetto di tabacco. Ho perso gli orologi da polso sul polmone d’acciaio. E’ 20 anni che mi danno la caccia per far beneficienza. Ho vinto una radio in scatola e poi l’ha rubata Renzo, la prima radio l’ho presa con Sante, era una radio con le pile quadrate, ricordo come era bella. Sono stato otto anni al Santi e otto anni a Vigheffio, andavo a rubare le sigarette dal signor Mozzoni. Avevo una bicicletta Legnago, mia sorella una Bianchi, avevo due Aquilotti 48 c.c. A mio padre è successo un incidente, è andato giù dall’albero maestro del Po. Io ho fatto mezzo quintale di lumache. Sono qua a Sant’Andrea che non mi piace mangiare scarso, nessuno fa la spesa e tutti vogliono dalle mani quello che non c’è. Ho comprato quattro pipe, non so mai come fare a fumarle perché non ci ho mai il tabacco. Una notte sento un dolore in mezzo alle gambe. Voglio compare gli occhiali, una radio tascabile e una canna da pesca. Avevo una canna di bambù con il mulinello, andavo a pescare con le canne indiane. Sento dal cielo che viene a bestemmiare le mie parole. Mio padre è morto nel 97 era del 6-12-1910, mi portava da mangiare e da bere. Mi devo comprare una radio. Sono condizionato dalle parole, che vengono fuori dall’albero del cuore, e continuerò a rubare sempre. Chi va piano va sano e va lontano, chi va forte va alla morte. Fereoni Dante figlio del fu quando è morto non c’è più. Un saluto a te e alla famiglia di buon anno nuovo. Senti i galletti la donna va a letto, piangi Giovanni che pesti le castagne, le pesti tanto forte che fan tremar le porte, 150 la gallina canta. Signora maestrina che mangi la gallina. Cisella tu sei la mia vita, tu sei la mia stella, tu sei mia moglie Cisella, la mia capra più bella. Emilio “Come farò nella mia vita senza di te” Mi sono confessato qualche volta con le donne puttane, le ho montate e hanno partorito un figlio e una figlia. Facevo il servitore al Santi vestito di nero, rubenmark le scarpe. Ho scritto nel mezzo del campo di concentramento Portugalli. Devo andare a prendere la vespa davanti al comune, roba di venti anni fa. Ferri spinati. La Nisio Giorgio dottore di schizofrenia, mi consegnò al fiume Po con liquori, di Vecchia Romagna etichetta nera. Mi consegnò davanti al ponte sollevatore a Borgo Taro. Bruno Arcari, il boss, è campione del mondo. Mio cugino Luigi Agosti mi ha dato 60.000 lire. Andavo a comprare da bere nel bar di Dughetti Alide, ero in compagnia. Tutti i giorni c’era una conferenza, e faceva suonare la fisarmonica davanti a me battagliero. Dughetti fumava le Nazionali bianche, e mi dava la cicca a me. Ricordo era un arciprete che andò nel cimitero, nel cimitero di Auschvitz in Russia, il più grande cimitero del mondo. Giravo con una 127 rossa, e un pullman 999 con il signor Ferrari Maurizio. Emilio Paesaggio marino – Mirella Giubellini tempera su tela 40 x 40 “Caro Papà” Caro Papà vi scrivo questa lettera, perché sto meglio e cercherò di venire a casa e rivedervi, perché sono lontano da casa. Ogni mese mi fanno una puntura di 200mg nella coscia, dopo mi danno le pastiglie per non bloccare il cuore, se no può scoppiare senza sentire la botta e si muore. Adesso mi lavo troppo Papà vado sempre con il giubbotto di pelle. Qua c’è bello, stiamo al caldo d’inverno, e adesso sta venendo Carnevale. Vi chiedo se vi trovate bene da solo, adesso che io non ci sono più, se vengono i ladri voi tenete sempre la porta chiusa, con la chiave dentro, dalle 7 di sera alle 8, 8.30 di mattina, poi aprite la porta. Se non ci avete da fumare, chiudete la porta a chiave senza perderla, e andate al tabacchino a comprare le sigarette con lo scontrino. Quando io stavo a casa vostra , vi cucinavo penne con pomodoro, ma tu ti mangiavi l’insalata, a volte compravo la pizza alla tavola calda a la mangiavi, a volte la lasciavi a me, anche la lattina di coca-cola. Vi andavo a prendere il caffè al bar Molinari, dopo iniziavi a fumare un pacchetto ogni tre giorni, ma io fumo più di voi Papà. Papà non fumate che vi fa male. Quando ero con voi in compagnia ero molto contento. Vi portavo gli amici a casa, e vi dicevo che non facevano niente, si sedevano alla sedia e parlavamo tra di noi. Un giorno vi ho comprato un torroncino, ma non vi piace, poi vi ho portato 6 o 7 confetti azzurri e bianchi, e li avete mangiati perché vi piacciono. Nel frigo a volte non c’era niente, e io vi davo le merendina con i biscotti e il caffè, quando è venuta dalla Calabria la Rosa, ha portato la “pitta” e ve la siete mangiata solo voi. Caro papà ci vediamo presto, ma dipende…. Domenico “Ero il bambino più bello del mondo” Ero il bambino più bello del mondo. Mia madre mi ha detestato. Mio padre mi ha toccato con un dito della mano, l’indice destro, il polsino sinistro della mia maglietta e mi ha mangiato. Mio padre ha preferenze per le emiliane, e io sono come mio padre, anche io ho preferenza per le emiliane. Mi piacciono gli oleandri, le magnolie e i garofani, e le rose. August Comte è stato il primo psicologo del mondo. Io avevo 18 anni ero maggiorenne. Mio padre mi ha comandato, non poteva! A 18 anni della mia vita, dovevo decidere io! Mio padre mi ha obbligato a rispettarlo, e ha sbagliato! Io credo in Dio perché ho paura di morire, attualmente ho 54 anni e 258 giorni, io a Milano sulla cattedrale di Milano, sono andato all’ultimo piano del duomo, e ho tentato di sfiorare la Madonna, per avere una benedizione, perché mio padre a 18 anni ha sbagliato, perché non poteva comandarmi! A San Pellegrino Parmense sono stato malissimo, a momenti mi scoppia il cuore, mi hanno fatto portare, centinaia di matasse di lenzuola con il cellophane a primo piano, e poi ho preso otto sigarette a San Pellegrino, le ho prese io da solo, e poi Paolo mi ha dimesso. A Sant’Andrea si sta benissimo, ma è meglio fuori, e io esco con piacere con lei, caro Salvatore Bossio. Avrei piacere di uscire per fare un viaggio in Emilia, in una zona chiamata Lungomiraggio. La neve è provocata da correnti ascensionali, che vengono dalla Gran Bretagna verso l’Europa, la neve è un deferenza di Dio, cioè la neve è la deteriorità di Dio, cioè la neve la fa venire Dio. Marco Tulipano – Luca Migliari tempera su carta 29,7 x 42 “Lettera al Sindaco” Caro Signor Sindaco, io lavoro a Sant’Andrea da cinque anni raccogliendo tutti i pezzettini di carta e i cicchi del reparto, da questo lavoro mi aspetto una ricompensa per poter prendere una nuova casetta o per aggiustare quella vecchia dove io sono residente, a Santa Croce in provincia di Parma. Nella mia vita ho lavorato al mulino di Manenti e il mio compito era quello di insaccare la crusca poi andavo a caricare la farina sui camion che avrebbero portato mi sembra a Roma. Con questa farina avrebbero fatto il pane da distribuire in tutta Italia. Guglielmo “Alla sera in Ospedale Psichiatrico” Una domenica ero andata a casa, alla sera sono tornata in ospedale psichiatrico e mi sono seduta su una panchina nel parco, il Dott. Rossi mi aveva detto di andare nel mio appartamento e io ho risposto di lasciarmi riposare perché ero stanca del viaggio, ma lui non ha voluto e mi ha picchiato. In quel momento stava passando il sagrestano e gli ha detto: “Dottore perché picchia la Mirella?” E il dottore lo ha mandato via in malo modo, dicendogli che non doveva interessarsi di questo. Poi il sagrestano è andato in caserma e lo ha detto al maresciallo, il giorno dopo è venuto il maresciallo con un carabiniere e mi ha chiesto se ero io che mi chiamavo Mirella e io ho risposto di si e il maresciallo mi ha chiesto, se volevo denunciare il dottore e io ho risposto di si. Dicendomi che il giorno dopo sarei dovuta andare in caserma per fare la denuncia. Prima gli ho raccontato quello che ho fatto io, poi gli ho raccontato quello che ha fatto lui, dicendogli anche che metteva degli ammalati in pigiama. Lui ha fatto tre copie, una veniva a me, una al medico e l’altra restava a lui, dicendomi che ogni cosa che mi faceva il dottore di andarlo a dire a lui. Quando al medico è arrivata la denuncia era diventato bianco, poi sia gli infermieri che gli impiegati, mi continuavano a dire di andare a togliere la denuncia e io rispondevo di no. L’ho lasciata per due mesi, poi per far vedere che un ospite è più intelligente, dopo due mesi l’ho ritirata, per evitare che lui andasse nei guai. Mirella Per mia madre – Elena Cattani tempera su carta 29,7 x 42 “Da mia Nonna” Quando ero bambina mia mamma, mi mandava sempre da mia nonna, perché doveva accudire le mie sorelle e andare a lavorare e curare anche mio padre. Io da mia nonna mi trovavo bene, andavo nei campi e lavavo le anatre, ma quando le mettevo nell’acqua con la testa morivano affogate, mi sono fatta degli amici, e quando montavano il palco di legno, io e un’altra mia amica nascondavamo i pezzi di legno più piccoli per scherzo, poi dopo li trovavano e li rimettevano apposto. Mirella “...avevo i capelli lunghi castani...” Avevo i capelli lunghi castani, facevo le trecce e lavoravo nei campi. Mia nonna aveva le ciliege e il frumento, tre cani, le api, i conigli, e giocavo a briscola sul prato. Aveva anche le more e ci facevano le torte, anche la torte di mele. Maria Teresa Viola – Emilio Riccardi tempera su carta 29,7 x 42 “Il vagabondismo in Italia” Vivere libero con il sacco a pelo per coprirsi. Dove capita dormo. Dove capita mi lavo. Prendo con abbondanza il caffè Segafredo, fumo un sacco di sigarette nazionali senza filtro e quindi sto bene e sono felice. Sono stanco… Guglielmo Comunità Psichiatrica Villa Sant’Andrea La Carta dei Servizi Informazioni Generali: La Comunità e i suoi fini Istituzionali L’organizzazione strutturale L’inserimento La giornata tipo Gli orari di visita I Servizi alla Persona Servizio socio assistenziale Servizio medico Servizio infermieristico Servizio terapia fisica e riabilitativa Servizio educativo I Servizi Alberghieri Servizio cucina Servizio lavanderia Servizio pulizie Servizio manutenzione Servizio di parrucchiere e podologo Servizio ristoro bevande e snack Servizio trasporti Servizio di corrispondenza e giornali La Comunità e i suoi fini Istituzionali: La Comunità consiste in un edificio posto nelle colline parmensi nel comune di Medesano, nel paese di Sant’Andrea Bagni, centro termale particolarmente adatto per la tranquillità di vita delle persone qui ospitate. Il complesso è suddiviso in due nuclei, nasce come casa protetta nel 2001. La struttura prevede a garantire il dignitoso soddisfacimento dei bisogni primari ed assistenziali delle persone ospiti: garantisce inoltre i bisogni sanitari quali controlli medici, terapie, medicazioni e prestazioni riabilitative. La Comunità Psichiatrica funziona in modo permanente nell’arco delle 24 ore, per tutto l’anno. La capacità ricettiva della struttura è di 20 posti letto. L’organizzazione strutturale: La struttura è organizzata su quattro piani, divisa in due reparti, Psichiatrico e Geriatrico. I servizi di cucina, lavanderia, palestra e spogliatoio sono posti al piano –1, al piano terreno e al piano 2 si trova il reparto Geriatrico con le rispettive stanze doppie dotate di bagno in camera, mentre al piano 1 è organizzato il reparto Psichiatrico dotato di 11 stanze doppie con bagno in camera, sala da pranzo, sala TV, salottino e uffici del personale. L’inserimento: All’ingresso dell’ospite vengono compilate dalle varie figure professionali le seguenti cartelle; Cartella Socio Assistenziale, Piano Assistenziale Individualizzato, Cartella Sanitaria. La giornata tipo: La vita nella Comunità è caratterizzata da ritmi quotidiani che rispecchiano precise necessità organizzative; il personale si impegna, comunque, a mettere in atto opportune iniziative per salvaguardare i ritmi di vita degli ospiti, conciliando le esigenze organizzative delle attività assistenziali, educative, sanitarie, delle visite e dei pasti. Gli ospiti saranno, se possibile, coinvolti sin da subito in questi ritmi ed è necessario che conoscano in linea di massima le attività svolte e le fasce orarie. Le ore del giorno: • Ore 6.00: Sveglia. Gli operatori procedono ad effettuare l’igiene personale, il cambio della biancheria, la mobilizzazione, somministrazione della terapia, gli eventuali prelievi ematici, le medicazioni. • • • • • • • Ore 8.30: Colazione. Ore 9.30: Attività. Educatori e operatori iniziano le varie attività programmate garantendo comunque le prestazioni di assistenza medica ed infermieristica. In presenza del Fisioterapista potranno essere svolti specifici esercizi motori. Ore 12.00: Pranzo. Gli ospiti pranzano assieme in sala da pranzo mentre gli ospiti non autonomi vengono assistiti e imboccati dal personale. Dopo il pranzo gli ospiti sono liberi di riposare nelle loro stanze fino alle 14.00 circa. Ore 14.30: Attività. Educatori ed operatori continuano nel pomeriggio le varie attività educative, di socializzazione e di svago che vengono programmate e definite in funzione delle condizioni psico-fisiche di ogni ospite. Ore 16.00: Merenda. Ore 18.30: Cena e rimessa a letto. Terminata la cena gli ospi- ti si preparano per la notte e vengono somministrate le rispettive terapie serale. Ore notturne: Vigilanza e Assistenza. Il personale notturno presente ha il compito di vigilare, provvede al regolare e periodico cambio dei dispositivi per l’incontinenza, alle movimentazioni previste dal protocollo assistenziale. Gli orari di visita: Gli ospiti possono ricevere visite tutti i giorni preferibilmente dalle 9.00 alle 19.30 con chiusura della struttura alle 22.00 previa comunicazione al personale in servizio, agli ospiti è comunque garantito il rientro anche dopo l’orario di chiusura. Servizio socio assistenziale: Gli Operatori Socio Sanitari sono operatori qualificati, garantiscono l’assistenza di base a tutti gli ospiti della Comunità ed in particolare suppliscono alle carenze di autonomia degli ospiti stessi, nelle loro funzioni personali essenziali. Curano la corretta mobilizzazione degli ospiti allettati, l’igiene, i cambi della biancheria, la somministrazione dei pasti. Si occupano inoltre dell’igiene personale completa che viene garantita secondo un preciso programma effettuata in locali idonei con attrezzature e prodotti adeguati. Sono le figure professionali più vicine agli ospiti, rilevano le particolari e immediate esigenze comunicando in caso di bisogno con infermieri e medico. Svolgono la loro attività con disponibilità e discrezione, stimolando gli ospiti, se necessario, ad utilizzare tutte le loro potenzialità al fine di mantenere o recuperare la propria autonomia. Il personale O.S.S., assegnato in numero adeguato è presente nelle ventiquattro ore e interagisce con tutte le varie figure professionali al fine di garantire all’ospite un’assistenza adeguata ai bisogni. Servizio medico: Il servizio è garantito da: • Un Medico Responsabile Sanitario • Un Medico Psichiatra • Guardia Medica e 118 nelle ore notturne All’ingresso dell’ospite viene eseguita una visita medica, la rilevazione dei parametri vitali, l’impostazione della cartella clinica con relativa scheda terapeutica in rapporto alla valutazione clinica, viene impostato il percorso per la definizione del piano di assistenza multidimensionale, integrato dalla previsione di controlli diagnostici e visite specialistiche se ritenute necessarie Servizio infermieristico professionale: Il servizio è attivo dalle ore 6.30 alle ore 21.00 e svolge: • Assistenza infermieristica agli ospiti, somministrazione di terapia, prelievi per esami, rilevazione parametri vitali, sostituzioni cateteri vescicali, medicazioni, alimentazione enterale ad ospiti in particolari condizioni. Gestisce la documentazione infermieristica, protocolli assistenziali e piani di lavoro. Il personale infermieristico è responsabile di tutte le cure infermieristiche rivolte agli ospiti. Servizio di terapia fisica e riabilitativa: Il servizio di terapia fisica riabilitativa è attivo tre giorni alla settimana è svolto da una fisioterapista che dispone di una palestra attrezzata. L’attività del servizio persegue i seguenti obbiettivi: • Mantenere e/o recuperare le capacità residue dell’ospite attraverso la rieducazione funzionale e neuromotoria; • Curare e riabilitare traumi particolari, muscolari; • Evitare complicanze derivanti da prolungati periodi di allettamento. L’attività si svolge prevalentemente in palestra, mediante l’ausilio di adeguate attrezzature (parallela multi terapica, cyclette, specchio quadrettato, scala standard) e si effettua mediante trattamento individuale. Servizio educativo: Il servizio è svolto quotidianamente da un Educatore presente in struttura dalle 9.30 alle 17.30. Il servizio si prefigge l’obbiettivo di perseguire il miglioramento della qualità della vita dell’ospite e si impegna con tutti gli operatori a ridurre le eventuali difficoltà di vita in comunità. In tale prospettiva collabora all’accoglienza e all’inserimento di ciascun ospite nella struttura. Interviene in tutte le attività che contribuiscono a rendere familiare l’ambiente ed il clima nella Residenza, opera per preservare l’autonomia della persona svolgendo funzioni di accompagnamento e di aiuto alla stessa, affinché possa esprimere in libertà le sue capacità e le sue scelte. Sostiene la persona nel riconoscimento e nel mantenimento del proprio ruolo sociale, favorendo i suoi legami con la famiglia, gli amici, nonché aperture e scambi con altre realtà, offre agli ospiti e ai loro familiari possibilità di espressione e di collaborazione nell’ambito della propria attività. Nello specifico l’Educatore organizza: • Momenti socializzanti e di scambio, feste di compleanno, attività ricreative e ludiche, conversazioni, giochi. • Conduzione di gruppi di attività occupazionali. • Creazioni artistiche, nonché partecipazione a manifestazioni con esposizioni di manufatti. • Promozioni di attività esterne, quali gite, passeggiate, uscite, incontri culturali e ricreativi. • Collaborazioni esterne con Associazioni locali che operano sul territorio in ambito sportivo, artistico e culturale. Servizio cucina: Servizio interno gestito da un cuoco e un aiuto cuoco, provvede quotidianamente alla preparazione dei pasti principali proponendo menù settimanali di tipo invernale e estivo per garantire la varietà e la qualità dei cibi utilizzando prodotti di stagione, forniti dalla Coop. Camst, tenendo conto delle esigenze e delle richieste degli ospiti, nonché delle eventuali indicazioni mediche, al fine di assicurare un’adeguata e equilibrata alimentazione. I cibi sono preparati giornalmente. La cucina è fornita di attrezzature razionali, disposte e organizzate in modo da rispondere alle esigenze di una corretta gestione della catena alimentare ed alle norme vigenti in materia di igiene e controllo HACCP. Il personale di cucina qualificato, garantisce il servizio per tutto l’anno. Servizio lavanderia: La comunità fornisce servizi di lavanderia, stireria e guardaroba, che vengono effettuati dalla Coop. Biricca per quanto riguarda gli indumenti, mentre dalla Fleur Ducale di Salsomaggiore la biancheria piana. E’ prevista la numerazione di tutti gli indumenti personali per gli ospiti presenti e ad ogni reintegro del vestiario, gli ospiti e i loro familiari sono invitati a consegnare i capi al personale di struttura che provvederà ad effettuare la necessaria numerazione. Servizio pulizie: Il servizio è affidato alla Coop. Biricca con il compito di curare e sanificare gli ambienti comuni, degli spazi di vita privata dell’ospiti e di tutti i servizi igienici sulla base di specifici protocolli e programmi con utilizzo di adeguati prodotti e strumenti. Servizio di manutenzione: La comunità si avvale di un proprio manutentore che garantisce tutti gli interventi di piccola e ordinaria manutenzione e riparazione degli arredi e attrezzature. Per gli interventi più consistenti e programmati, ci si avvale della competenza di ditte esterne. Servizio di parrucchiere e podologo: La comunità è dotata di un locale attrezzato per l’attività di parrucchiere e podologo. Questo servizio, non compreso nella retta, può essere utilizzato da tutti gli ospiti che ne facciano richiesta. Servizio ristoro bevande e snack: Sono installati distributori automatici di prodotti confezionati e di bevande calde e fredde che possono essere utilizzate dagli ospiti e dai familiari. Servizio trasporti: In caso di trasferimento di ospiti per l’effettuazione di visite specialistiche programmate, la Comunità si avvale di mezzi propri e in forma gratuita. Per il trasferimento di ospiti allettati o in carrozzella per l’effettuazione di visite specialistiche e per ricoveri ospedalieri, la Comunità si avvale di servizio ambulanza il cui costo è a carico dell’ospite. Servizio di corrispondenza e giornali: La corrispondenza in arrivo viene recapitata ai destinatari a cura della Direzione che si farà carico anche di provvedere all’inoltro della corrispondenza in partenza. Il quotidiano e le riviste sono forniti e messe a disposizione degli ospiti gratuitamente ogni giorno. I progetti Sono molteplici le attività che vengono svolte a Villa Sant’Andrea, attività svolte da un’equipe formata da Educatori, Oss e Adb. Figure fondamentali per trascorrere serenamente le giornate con i “nostri ragazzi”. Qui di seguito saranno illustrati alcuni dei progetti e attività svolte nel corso di questi anni e quello che possiamo farvi vedere è solo un elenco di pagine riempite di parole, frasi e immagini. L’essenza però di tutto questo la si può cogliere solo essendo qui in mezzo a loro, presenti nella loro quotidianità, nelle loro difficoltà e nel forte disagio sociale che creato dalla malattia mentale, tenendo in considerazione che ognuno degli operatori che si è relazionato e si relaziona giorno dopo giorno con loro porta dentro di se le difficoltà e i disagi delle loro vite ma anche quelli della propria. E’ stato fantastico poter lavorare con loro e lo sarà ancora a lungo, perché è tanto il tempo che ognuno dovrebbe impiegare per ascoltare e decifrare le loro esperienze e le sregolate frasi che ci raccontano. Consapevoli delle difficoltà sia nostre che loro, andiamo avanti, affrontando le giornate e il disagio assieme... Buona Lettura L’Educatore Bossio Salvatore Orto “Ad Aprile rifacciamo l’orto”, dissi a L. un pomeriggio di Gennaio: “Ah, l’orto, che bello! Così mi faccio i muscoli”. E sì, ci vogliono anche i muscoli per coltivare l’orto, ma ci vuole anche impegno progettuale, impegno organizzativo e buona costanza. E’ un cammino lungo infatti quello dell’orto, che comincia in Aprile e finisce a Novembre. Un cammino lungo nel quale si intrecciano scadenze mensili e scadenze quotidiane, aspetti gradevoli e aspetti meno gradevoli (vedi il letame!), tanta voglia di lavorare e un bell’ “Uff!, oggi c’è caldo e non ne ho proprio voglia”. Coltivare l’orto offre l’opportunità di lavorare all’aperto, e già questo basterebbe. Inoltre offre la possibilità di curare e valorizzare una parte dell’area verde intorno a “Villa S.Andrea”. Infine permette di apprendere nuove abilità e di dare una buona boccata di ossigeno all’autostima. E’ un lavoro, infatti, che dà risultati, che dà la prova tangibile di aver realizzato qualcosa: offre l’occasione, come si suol dire, di godere dei frutti del proprio lavoro. Frutti?! Beh, non proprio. Casomai ortaggi: lattuga, carote, bietole, pomodori, zucchine, basilico, melanzane e peperoni. Un bel lavoro, non credete? Gli ospiti impegnati nel “progetto orto” sono poco meno di dieci e ciascuno ha un compito ben preciso che tiene conto delle abilità individuali. C’è chi zappa, chi vanga e chi semina. C’è chi innaffia e chi raccoglie. C’è chi va dal contadino a prendere il letame, chi va al vivaio per acquistare le piantine e chi va a raccogliere i sassi nel fiume per abbellirlo nei contorni. Senza dimenticare chi realizza le “cartelle” illustrative poste nell’orto stesso. E’ un impegno che riguarda il singolo e riguarda il gruppo ed è un impegno concreto che segue e completa indicazioni verbali. Inoltre è stato realizzato uno spaventapasseri. La paglia l’abbiamo presa dal contadino (lo stesso del letame), i bastoni li ha legati insieme il nostro valente Coordinatore e i calzoni, la camicia, la maglietta e il berretto sono stati messi a disposizione dagli ospiti stessi. Nel corso dell’estate sono stati raccolti più di cento pomodori, zucchine da record (55cm.), venti peperoni, dieci melanzane, etc. tutto distribuito ai parenti degli ospiti e agli operatori ( avremmo voluto mangiare volentieri tutto in struttura, ma le norme sanitarie ce lo vietano, sic!) C’è un ultimo aspetto da sottolineare. Attività come questa possono essere raccontate: alla madre quando si va a trovarla, agli amici, ai conoscenti. E’ un bel modo per riempire di contenuti altri rispetto alla malattia le relazioni con l’esterno. E non è poco. Educatore Autore del Progetto Romualdi Nicola Educatore Responsabile del Progetto Colacresi Giuseppe Musica L’attività è volta all’apprendimento dello strumento musicale (flauto dolce), attraverso il quale favorire l’ascolto, la motricità delle mani, la modulazione e su tutto “fare le cose insieme”…. Educatore Autore del Progetto Frati Bruno Natura - Giardino Da sempre, la consapevolezza del tempo che passa, attraversa la storia dell’uomo. Senza ore, minuti e secondi, in mancanza di carta e penna, sollevando la schiena l’uomo ha guardato in alto e si è affidato ai ritmi naturali per gestire la sua ansia di sopravvivenza e scandire i momenti della vita sua, quella della famiglia e del proprio gruppo di appartenenza. Ha visto così il Sole che nasce e che muore, il giorno e la notte, la natura che si modifica periodicamente, la Luna che cambia aspetto calando e crescendo nel cielo. L’obiettivo del progetto è quello di fornire gli strumenti adatti per conoscere, rispettare e aiutare la natura. Il progetto e articolato in TRE FASI: 1. CONOSCERLA: In questo percorso saranno studiati semplici cicli biologici del mondo animale e vegetale. Semplici studi di ambienti terrestri e acquatici. Raccolta e catalogazione di reperti Analisi di laboratorio e itinerari naturalistici. 2. RISPETTARLA: Principi di educazione ambientale con esperienze pratiche di riciclaggio e raccolta differenziata. 3. AIUTARLA: Divulgazione pubblica dei principi acquisiti durante la FASE 2. Campagne di pulizia ambientale. Il giardinaggio: laboratorio Il calendario lunare: Il primo calendario nella storia umana è probabilmente un calendario lunare: un osso sul quale ventimila anni fa un uomo ha praticato 69 incisioni disposte a spirale che hanno la forma ora di una falce, ora di un fagiolo, ora di una moneta, in graduale progressione. Ora sappiamo che si trattava della registrazione delle fasi lunari, indispensabile per tutte le attività agricole e non solo. L’idea di realizzare un calendario lunare con i ragazzi di Villa S.Andrea nasce da un iniziativa di uno di loro che tutte le sere prima di andare a letto, osserva disegna colora e sogna, la Luna…. Ma la cosa che Io, educatore di Villa S.Andrea, imparo da loro, è un modo forse diverso o forse vero di godere quello che la natura ci ha regalato, difficile da cogliere in una società che corre corre corre…troppo velocemente per me… Educatore Autore del Progetto Bossio Salvatore Pittura e Terracotta Da qualche anno a Villa S. Andrea si è intrapreso un cammino artistico che nel corso del tempo ha assunto una sua connotazione ben definita, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista partecipativo. Dipingere quadri e modellare oggetti con la creta offre ai nostri ospiti la possibilità di percorrere il loro cammino terapeutico, di per sé già ben codificato, arricchendolo di momenti di evasione, di gioco, di libera sperimentazione di sé. Le attività proposte certamente non trascurano l’aspetto didattico e non ignorano il presupposto terapeutico, a noi piace però viverle con un po’ di “levità”. Per quanto riguarda l’aspetto didattico infatti, sia la pittura che la modellazione della creta, necessitano dell’acquisizione di nozioni tecniche di base che devono essere apprese dagli ospiti: come si mescolano i colori, come si usa e si conserva un pennello, come si stende il colore a seconda del soggetto rappresentato; oppure come si modella la creta, con quali attrezzi, come si assemblano i pezzi, come la si fa seccare, cuocere e come la si colora. Nel corso del loro cammino artistico, infatti, i nostri ospiti hanno preso via via sempre più dimestichezza con la tecnica esecutiva fino a mostrare una buona padronanza del mezzo espressivo.. Gli ospiti della Comunità Psichiatrica hanno aderito con piacere a queste attività assimilandone i modi e i tempi e partecipando anche all’allestimento della seduta stessa in maniera attiva e consapevole. Col tempo infatti le attività hanno assunto modalità e occupato spazi sempre più certi e organizzati, così da fornire agli ospiti una visione d’insieme ben definita, delineando così quello che di fatto può essere definito un “laboratorio artistico” all’interno del quale gli ospiti si muovono con sempre più disinvoltura e interesse. I quadri sono tempere su tela o su carta eseguiti per lo più prendendo spunto da immagini tratte da riviste e libri illustrati. Tuttavia, se in un primo momento agli ospiti vengono proposti soggetti da realizzare, ben presto sono loro a proporre soggetti di loro gradimento, oppure a voler realizzare qualcosa di particolare per poi regalarlo a un parente o a un amico. Alcuni quadri invece sono il frutto dell’ispirazione del momento, quasi come un motto, un ricordo, un “toccata e fuga”. Inoltre insieme all’aspetto terapeutico – educativo, bisogna considerare l’aspetto pratico della realizzazione di oggetti destinati ad abbellire la struttura, a essere regalati e, infine, a essere esposti in periodiche mostre collettive. Dipingere e modellare diventano così ben presto ponti tra il “dentro” e il “fuori”, tra il “noi” e il “loro”, tra la “diversità” e la “normalità”. Il percorso esecutivo di un quadro è articolato in alcuni passaggi chiave: realizzare il dipinto, tendere la tela, stendere una vernice protettiva e montare la cornice. Tra questi il passaggio più insidioso è certamente quello dell’esecuzione del dipinto in quanto non solo è richiesta la conoscenza dei colori e delle possibili combinazioni tra di essi, ma è anche necessario sperimentare diversi stili esecutivi. Per quanto riguarda la terracotta, si inizia con il modellare la creta attraverso la tecnica a lastre e a colombino, oppure la si lavora a “mano libera”, lasciando più spazio così all’intuizione e alla fantasia. Gli oggetti vengono poi arricchiti con inserti, sempre di terracotta, modellati a parte e poi “incollati”. Segue il processo di essiccamento che conduce alla cottura, dopo la quale il manufatto viene colorato, lucidato e protetto con la cera. Come si potrà intuire la colorazione degli oggetti di terracotta offre l’opportunità di intersecare le due attività, pittura e terracotta, così da creare un continuum didattico-artistico utile alla sua efficacia e alla valorizzazione dell’aspetto organico delle attività che si svolgono in Struttura. Ogni attività, infatti, per quanto svolta separatamente, viene così vissuta dagli ospiti come una parte di un insieme in cui si condividono idee, soggetti, opportunità e passioni. Mi permetto a questo punto di sottolineare gli aspetti qualificanti del creare oggetti d’arte, cominciando col mettere al primo posto la semplice soddisfazione di aver realizzato qualcosa con le proprie mani. Ma l’espressione artistica va oltre, assumendo un ruolo sempre più emergente in psicoterapia, in quanto permette di affrontare con buoni esiti problematiche sia relative al mondo interiore dell’individuo, sia a quello relazionale. Nel primo caso perché, pur attraverso tecniche esecutive ben definite, lascia emergere liberamente materiale inconscio e perché la pratica artistica ha una cosiddetta “funzione magica”. Nel secondo caso perché l’arte è già di per sé comunicazione, mezzo di affermazione e riconoscimento sociale. Per concludere non posso non citare N.F. che, finito il quadro, mi si avvicina ammiccante e dice: “ …però, son proprio bravo!”. Educatore Autore del Progetto Romualdi Nicola Educatore Responsabile del Progetto Bossio Salvatore Attività Sportiva Descrizione: Lo scopo dell’attività è offrire agli ospiti momenti di svago attraverso i quali svolgere attività fisica o comunque movimento all’aperto. Ad alcuni ospiti verrà data la possibilità di partecipare a manifestazioni podistiche. L’attività viene svolta prevalentemente nel periodo primaverile/estivo. Educatore Autore del Progetto Bossio Salvatore Cineforum Descrizione: Il progetto si basa sulla visione di film e cartoon con alla fine un breve dibattito inerente il tema trattato dal film o cartoon. La scelta dei film terrà in considerazione le esigenza degli spettatori che a turno avanzeranno le loro richieste e qualora l’argomento trattato venisse ritenuto dall’Educatore idoneo per la visione sarà proiettato su schermo gigante. Materiali: Videoproiettore, lettore DVD. Frequenza: La frequenza delle visioni è saltuaria, con una media di quattro film al mese. Educatore Autore del Progetto Bossio Salvatore Ludoteca Descrizione: Il progetto ludoteca si compone di una serie di attività che hanno come obbiettivo quello di far divertire i nostri ragazzi, infatti ad ogni fine del mese vengono organizzate delle festicciole in occasione di compleanni, ricorrenze e festività. Inoltre la partecipazione esterna a feste di paese e sagre. Educatore Autore del Progetto Bossio Salvatore “Squola” Descrizione: Il progetto si basa su lezioni di semplici concetti scolastici teorici con delle esercitazioni pratiche (es. dettati, letture, ecc.). L’obbiettivo del progetto è quello di dare agli ospiti della comunità, elementari nozioni scolastiche per stimolare e rinfrescare una “vecchia e attempata” attività che gran parte di loro in passato ha già intrapreso e conosciuto la “Squola”. Verranno sostenuti i seguenti corsi: Italiano, Matematica, Geografia con l’ausilio di libri di testo delle scuole elementari, nello specifico un sussidiario. Materiali: Quaderni a righe e quadretti, matite, penne cancellabili, lavagna. Frequenza: La frequenza deve essere almeno di due/tre volte a settimana con orario 9.00-11.00, l’inizio del corso è previsto per Gennaio 2011 e finirà a Maggio 2011 per ricominciare dopo l’estate. Educatore Autore del Progetto Bossio Salvatore Motricità Motricità è apparentemente un termine complesso, che sta ad indicare il compiere, controllare, coordinare i movimenti, espressione dell’integrità del sistema motorio. La neurofisiologia ci insegna la complessa interazione ed i vari meccanismi coinvolti all’interno di un qualsiasi movimento che sia esso volontario o no. La disabilità psichica, le cure farmacologiche, ed in alcuni dei nostri ospiti, i traumi e le malattie organiche, hanno compromesso o comunque limitato l’autonomia del movimento. Il programma tende al miglioramento, od almeno al mantenimento delle abilità residue, attraverso esercizi personalizzati, individuati sui bisogni, dal medico e dallo psicomotricista. L’attività sarà svolta nella palestra della struttura a cadenza bisettimanale, coordinata dall’educatore responsabile, avvalendosi della supervisione specialistica e della collaborazione di ADB – OSS facenti parte del gruppo di lavoro. Gli strumenti utilizzati sono: scaletta, spalliera, ruota, parallele, palla e cyclette. Schede individuali e di gruppo, saranno compilate alla fine di ogni seduta (circa un’ora tra esercizi e pause) e faranno parte integrante delle cartelle personali degli ospiti. Verifiche verranno effettuate ogni tre mesi, e tutte le volte che si renderanno necessarie alla luce di cambiamenti o nuovi bisogni di ognuno. Educatore Autore del Progetto Colacresi Giuseppe Dècoupage Dècoupage, derivante dal verbo francese decouper, che significa ritagliare, si è trasformata in una tecnica ornamentale e di decorazione moderna. Ritagliare strisce di carta da usare per impreziosire oggetti di varia forma e dimensione e di natura diversa: vetro, legno, ceramica, cartone, metalli, etc. Materiali: Strumenti indispensabili sono le forbici di varie dimensioni appuntite e ricurve, cutter, bisturi, matite, squadre, pennelli grandi e piccoli per il colore e le finiture, pennelli spugna, carta vetrata, pezzetti di gommapiuma. Frequenza: L’attività verrà svolta nei locali di Villa Sant’Andrea, predisposti all’occasione, con cadenza bisettimanale di circa un’ora e vedrà partecipare, compatibilmente con le attività assistenziali rivolte agli ospiti, il personale presente coordinato dall’educatore responsabile dell’attività stessa. Aspetti qualificanti: Verrà proposta agli ospiti la realizzazione di vari oggetti in una progressiva attività : scelta del tema, ritaglio intaglio della carta, scelta o costruzione dell’oggetto da decorare. Sviluppare l’immaginazione nell’ideare e costruire oggetti di arredamento degli spazi comuni e personali con la funzione di creare ambienti personalizzanti ed intimi, ritrovare il piacere del fare, del fare insieme, del dar vita e colore a ricordi e speranze. Altro aspetto importante è recuperare la manualità compromessa, quella dei movimenti sottili ed armonici, asimmetrici per disuso, traumi e patologie. Tale progetto si integrerà con un altro, “Cura spazio personale” Educatore Autore del Progetto Colacresi Giuseppe Cura Spazio Personale Luogo tempi e mezzi: L’attività si svolgerà in struttura, sfruttando gli spazi comuni e durante le ore di turno dell’educatore. Gli strumenti utilizzati sono comuni alle attività che già si svolgono in struttura. L’attività coinvolgerà non solo gli educatori ma anche il personale assistenziale (o.s.s.). Aspetti qualificanti: Sarà un progetto interdisciplinare nel senso che prevede il coinvolgimento di varie attività che già si svolgono in struttura, vedi pittura, terracotta, ludoteca, giardinaggio, etc. e il coinvolgimento di personale altro rispetto agli educatori, vedi O.S.S. Il coinvolgimento potrà avvenire a titolo personale o attraverso il ruolo già formalizzato dell’ O.S.S. tutor. Non ci si occuperà solo della camera: si propone infatti anche la realizzazione di “murales” negli spazi comuni della struttura. Con “cura dello spazio personale” ci si riferisce in particolare alla camera di ciascun ospite cercando da un lato di tenerla pulita e in ordine e dall’altro, soprattutto, arredarla con manufatti, disegni, dipinti, foto, oggetti personali, etc. Scopo: Il nostro intento è quello di fare in modo che lo spazio personale parli dell’ospite, offrendo uno spaccato delle attività che vengono svolte fuori e dentro l’istituto e, al contempo, uno spaccato della vita stessa della persona, cercando il più possibile di rendere meno visibile il vissuto legato alla malattia e all’istituzionalizzazione stessa. Troppe volte, infatti, la malattia ci ha sbattuto in faccia la sua brutalità, la sua forza disumanizzante, la sua capacità subdola di indurire la nostra sensibilità, di renderci quasi assuefatti al dolore e alla poca cura di sè fin quasi a non provare più imbarazzo né pudore. Educatore Autore del Progetto Colacresi Giuseppe Teatro Attività: Attraverso esperienze di narrazione (lettura, scrittura, ascolto di testi, costruzione di articoli e stanze di teatro) l’attività è finalizzata a stimolare negli ospiti la connessione del presente con altre dimensioni temporali ed altri contesti nonché alla rielaborazione delle stesse. Sono già state realizzate due rappresentazioni teatrali nel comuni di Medesano e Felegara. Educatore Autore del Progetto Frati Bruno Via Santa Lucia, 5 Sant’Andrea Bagni - Medesano Parma Tel.0525 432045 Fax 0525 430996 e-mail: [email protected] opera realizzata da Bossio Salvatore