CHIESA NUO NU OVA N OT I ZI AR IO DELLA P AR ROCC HI A B .V . M. I MMACO L AT A 10 FEBBRAIO 2013 V DOMENICA Tempo Ordinario Anno C Letture: Is 6,16,1-2.32.3-8; Sal 137; 1Cor 15,115,1-11; Lc 5,15,1-11 Preghiamo Preghiamo: ghiamo: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria. scorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù DIO RIEMPIE LE RETI guardare una persona e amarla era la stesDELLA NOSTRA NOSTRA VI VITA Quattro pescatori sono lanciati in sa cosa. Pietro in quegli occhi ha visto un'avventura più grande di loro: pesca- l'amore per lui. Si è sentito amato, sente che la sua vita è al sicuro acre per la vita. Pescare produce canto a Gesù, crede nella la morte dei pesci. Ma per gli forza dell'amore che ha viuomini non è così: pescare sisto, e si fida. gnifica «catturare vivi», è il E le reti si riempiono. Siverbo usato nella Bibbia per mone, davanti a questa poindicare coloro che in una battenza e mistero, ha paura: altaglia sono salvati dalla morte lontanati da me, perché sono e lasciati in vita (Gs 2,13; un peccatore. E Gesù ha una 6,25. 2 Sam 8,2). Nella battareazione bellissima: trasporglia per la vita l'uomo sarà salvato, protetto dall'abisso dove rischia di cadere, por- ta Simone su di un piano totalmente diverso. Non si interessa dei suoi peccati; ha tato alla luce. «Sarai pescatore di uomini»: li raccoglie- una sovrana indifferenza per il passato di rai da quel fondo dove credono di vivere e Simone, pronuncia parole che creano funon vivono; mostrerai loro che sono fatti turo: on temere. Tu sarai pescatore, doper un altro respiro, un altro cielo, un'altra nerai vita. Mi incantano la delicatezza e la sapienvita! Raccoglierai per la vita. Gesù sale anche sulla mia barca, non im- za con le quali il Signore Gesù si rivolge porta se è vuota e l'ho tirata in secco, e di- a Simone, e in lui a tutti: ce anche a me: Vuoi mettere a disposizio- - lo pregò di scostarsi da riva: Gesù prega ne la tua barca, la barca della tua vita? Simone, non si impone mai; - non temere: Dio viene come coraggio di c'è una missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tutti, non vita; libera dalla paura, paralisi del cuore; solo per preti o suore: se pescare non si- - tu sarai: Tu donerai vita. Gesù intuisce gnifica dare la morte, ma portare a vivere in me fioriture di domani; per lui nessun meglio, con più respiro e luce, portare a uomo coincide con i suoi fallimenti, bensì galla la persona da quel fondo limaccioso, con le sue potenzialità. triste, senza speranza, in cui vive, allora in Tre parole con cui Gesù, maestro di umaquesta nostra «epoca delle passioni tristi» nità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, un grande lavoro è da compiere. Non noi futuro. Lasciarono tutto e lo seguirono. Senza però, ma lo Spirito di Dio. Sulla tua parola getterò le reti. Che cosa neppure chiedersi dove li condurrà. Sono i spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono di- «futuri di cuore». Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita. P. M. ERMES RONCHI L’esperienza dell’incontro con il Signore è al cuore del testo di Isaia (dove l’incontro avviene in un contesto liturgico) e della pagina evangelica (dove il contesto è la vita quotidiana). Il momento della grande vicinanza con il Signore coincide con la presa di coscienza della propria distanza profonda da lui e del proprio peccato: è così per Isaia che accompagna la sua confessione di fede al riconoscimento della propria impurità (cf. Is 6,5); è così per Pietro che confessa il Signore e, contemporaneamente, riconosce di essere un peccatore. L’incontro con il Signore comporta un mutamento radicale dell’esistenza di Isaia e di Pietro che accolgono la missione che il Signore conferisce loro (“Eccomi, manda me”: Is 6,8; “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”: Lc 5,10). L’incontro con il Signore significa per Pietro una crisi, uno sconvolgimento della sua vita: da pescatore è chiamato a divenire pescatore di uomini. La crisi è un momento di verità nell’esistenza di un individuo e spesso è attraverso una crisi che Dio agisce sull’uomo. Questo racconto presenta l’inizio della sequela di Pietro, e lo presenta appunto come crisi. Questo è importante perché quando, più avanti nel cammino, Pietro conoscerà la crisi della sua sequela, questa crisi sarà il possibile re-inizio. E come l’inizio della vocazione di Pietro è segnato dall’obbedienza alla Parola (“sulla tua Parola getterò le reti”) del Signore (“Signore”), dal riconoscimento della sua distanza dal Signore (“allontanati da me”) e dalla confessione del suo peccato (“io sono un peccatore”), la crisi della sua vocazione e il re-inizio dopo il triplice rinnegamento sarà contrassegnato dagli stessi elementi: il ricordo della Parola (“Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto”: Lc 22,61) del Signore (“Il Signore, voltatosi, guardò Pietro”: Lc 22,61), la manifestazione della distanza dal Signore (“uscito”: Lc 22,62) e del suo peccato (“pianse amaramente”: Lc 22,62). Pietro, accettando di gettare le reti in pieno giorno dopo non aver preso nulla durante un’intera nottata di pesca, abdica alla propria competenza, mette tra parentesi le proprie certezze (è di notte che si pesca) e sperimenta la fede come rischio: “È un bel rischio passare nel campo di Dio” (Clemente di Alessandria). La certezza invincibile della presenza del Signore porta Pietro a impegnare il suo futuro sulla promessa del Signore di divenire pescatore di uomini (lett.: “prenderai uomini viventi”) e diviene ingresso in una dimensione di incertezza e di assenza di umane sicurezze. A partire da ciò che è, un pescatore, Pietro è chiamato a divenire altro da ciò che è, pescatore di uomini. E questo fondandosi solamente sulla Parola del Signore: questo il bene inestimabile che resta a Pietro e a ogni credente anche a distanza di tempo dagli inizi del proprio cammino spirituale e da cui è sempre possibile ricominciare il cammino. Pietro e i discepoli dovranno fare ciò che fa Gesù stesso: annunciare la Parola (cf. Lc 5,2; At 4,31; 8,14) e insegnare alle folle (cf. Lc 5,3; At 4,2; 28,31). Anzi, salito sulla barca dei pescatori che non hanno preso nulla, Gesù appare colui prende uomini con la sua parola. Il luogo del fallimento dei discepoli diviene il luogo che, abitato da Gesù, è fecondo di benedizione. Nel nostro testo viene abbozzata la nascita della comunità. L’altra barca viene in aiuto a quella di Pietro che è in difficoltà: nella comunità cristiana ci si aiuta, ci si sostiene, si riconosce il bisogno che uno ha dell’altro e allora il gruppo diviene una vera fraternità. Da soci (métokoi: Lc 5,7) i compagni di Pietro diventano membri di una koinonía (koinonoí: Lc 5,10). Nel concreto riconoscimento del bisogno dell’altro, nella condivisione delle povertà e delle debolezze di ciascuno, nell’accettare di venirsi in aiuto reciprocamente, la chiesa si manifesta come luogo fraterno in cui ci si ama e si è amati. Lì viene sconfitto il rischio di deformare la chiesa in équipe di lavoro, in azienda, in pesante apparato burocratico: essa è, e deve rimanere, un corpo, un organismo vivente. LUCIANO MANICARDI MEDITIAMO EDITIAMO Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare, nella comunione dei credenti di tutti i tempi; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l'unità nella fede, come risposta all'ascolto delBenedetto XVI la Parola. N OT IZ IE DALLA FRA T ERN IT À ► Oggi alla Messa delle ore 9,30 e delle ore ► E’ bene segnarsi nei turni che trove11,00 sarà presente tra noi la Comunità di rete nella cappellina delle suore. Sant’Egidio. LE SUORE DI SANTA MARTA ► In archivio sono sempre diCelebrazione della Santa Messa ogni sponibili i piattini in ceramica Venerdì alle ore 7,00 preceduta dalla recidella Richard Ginori fatti per ta delle Lodi alle ore 6.52 nella Cappella commemorare i 50 anni della della Misericordia. nostra parrocchia. L’Adorazione Eucaristica ogni martedì alle ore 21. † I OSTRI MORTI Bruno Cresci deceduto il 2/2 a Villa Le CORSO CRESIMA ADULTI Terme Firenze. Assistito per lunghi anni Il corso vicariale di Cresima per adulti sacon tanto amore dalla moglie. Aveva 74 rà tenuto nella nostra parrocchia tutti i anni. Abitava in via del Pallottolaio, 15. prossimi lunedì di febbraio 11, 18, e 25 Esequie il 4/2 mattina. alle ore 21,15. IL CHICCO DI GRA O Questa seconda domenica del mese di febbraio raccogliamo viveri per i poveri. Cosa si raccoglie? Pasta, riso, zucchero, olio, scatolame vario, caffè, alimenti per bambini e alimenti non deperibili. CELEBRAZIONE DELLE QUARANTA ORE DI ADORAZIONE EUCARISTICA Presso la Cappella della Misericordia in piazza San Francesco con il seguente orario: Domenica 10/2 dalle ore 15,00 fino alle 19,00, Lunedì 11/2 e Martedì 12/2 dalle ore 15,00 alle 20,00. Una mezz’ora prima della fine, la preghiera dei Vespri. La conclusione delle Quarantore sarà con l’Adorazione Eucaristica del martedì 12/2 alle ore 21,00. BE EDIZIO E DELLE FAMIGLIE Comincia lunedì 11/2 la benedizione delle famiglie. Ecco l’itinerario della prima settimana : 11 FEBBRAIO LUNEDÌ Via Conti e via Bernini numeri dispari 12 FEBBRAIO MARTEDÌ Via di Querceto numeri pari 14 FEBBRAIO GIOVEDÌ Via Gramsci numeri dispari: da via Volta a via di Querceto 15 FEBBRAIO VENERDÌ Via Bernini numeri pari Come sempre, abbiamo bisogno di persone che portino le lettere alle famiglie in tutte le strade della parrocchia. L’itinerario è consultabile in fondo chiesa. ► Si cercano ragazzi/e, disponibili ad accompagnarci nella visita alle famiglie per la Pasqua. Chi fosse interessato si segni nelle aule del catechismo INIZIO DELLA QUARE QUARESIMA Il mercoledì delle Ceneri segna l’inizio di questo tempo propizio della Quaresima ed è caratterizzato, come dice il nome, dall’imposizione delle ceneri sul capo di ogni cristiano. Un gesto che forse oggi non sempre è capito ma che, se spiegato e recepito, può risultare più efficace delle parole nel trasmettere una verità. La cenere, infatti, è il frutto del fuoco che arde, racchiude il simbolo della purificazione, costituisce un rimando alla condizione del nostro corpo che, dopo la morte, si decompone e diventa polvere: sì, come un albero rigoglioso, una volta abbattuto e bruciato, diventa cenere, così accade al nostro corpo tornato alla terra -.Ma quella cenere è destinata alla resurrezione. Simbolica ricca, la cerimonia della Cenere, già conosciuta nell’Antico Testamento, nella preghiera degli ebrei: cospargersi il capo di cenere è segno di penitenza, di volontà di cambiamento attraverso la prova, il crogiolo, il fuoco purificatore. Certo è solo un segno, che chiede di significare un evento spirituale autentico vissuto nel quotidiano del cristiano: la conversione e il pentimento del cuore contrito. Ma proprio questa sua qualità di segno, di gesto può, se vissuto con convinzione e nell’invocazione dello Spirito, imprimersi nel corpo, nel cuore e nello spirito del cristiano, favorendo così l’evento della conversione. Un tempo nel rito dell’imposizione delle ceneri si ricordava al cristiano innanzitutto la sua condizione di uomo tratto dalla terra e che alla terra ritorna, secondo la parola del Signore detta ad Adamo peccatore (cf. Gen 3,19). Oggi il rito si è arricchito di significato, infatti la parola che accompagna il gesto può anche essere l’invito fatto dal Battista e da Gesù stesso all’inizio della loro predicazione: “Convertitevi e credete all’Evangelo” Sì, ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio consuma il nostro peccato; accogliere le ceneri nelle nostre mani significa percepire che il peso dei nostri peccati, consumati dalla misericordia di Dio, è “poco peso”; guardare quelle ceneri significa riconfermare la nostra fede pasquale: saremo cenere, ma destinata alla resurrezione. Sì, nella nostra Pasqua la nostra carne risorgerà e la misericordia di Dio come fuoco consumerà nella morte i nostri peccati. Nel vivere il Mercoledì delle Ceneri i cristiani non fanno altro che riaffermare la loro fede di essere riconciliati con Dio in Cristo, la loro speranza di essere un giorno risuscitati con Cristo per la vita eterna, la loro vocazione alla carità che non avrà mai fine. Il giorno delle Ceneri è annuncio della Pasqua di ciascuno di noi. CELEBRAZIONE DELLE CENERI Mercoledì 13 febbraio alle ore 17,00 in Chiesa celebrazione della Parola con Imposizione delle Ceneri per tutti i ragazzi del Catechismo. Alle ore 18,00 la Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri. La raccolta delle offerte sarà devoluta alla Quaresima di Carità 2013 della diocesi. Ecco alcuni modi per vivere la Quaresima VIVERE %ELLA CARITÀ Sostenendo i progetti della Caritas per la Quaresima di Carità 2013. Sostenendo con l’offerte: l’accoglienza invernale delle tante donne che si rivolgono ai Centri di Ascolto, per il Fondo Diocesano di Solidarirtà per le famiglie in difficoltà e le Mense Caritas. Ai bambini del Catechismo viene dato un piccolo salvadanaio per le offerte da riconsegnare il Giovedì Santo alla Messa delle ore 18,00. Ci sarà come l’anno scorso la raccolta viveri dell’Operazione Mato Grosso sabato 23 marzo. VIVERE %ELLA PREGHIERA ► Ogni mercoledì a partire dal 20/2, in Chiesa dopo la Messa delle ore 18 Lectio Divina sulle letture della domenica di Quaresima . ►Ogni venerdì alle ore 17,00 Via Crucis e Santa Messa alle ore 18,00. Alle ore 16,30 può essere recitato il Rosario ►La Messa digiuno presso la Pieve alle ore 20,00 di venerdì a partire dal 22/2. VIVERE %ELL’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO. ►In fondo chiesa potrete trovare un sussidio che ci accompagnerà nell’approfondimento della liturgia della Parola di Dio nelle do- meniche di Quaresima e Pasqua. Alla fine del libretto vi è una Via Crucis ►In sacrestia un piccolo sussidio della nostra diocesi per camminare con la parola di Dio ogni giorno di questa Quaresima. ►Per i ragazzi e i giovani vi sono sussidi differenziati che saranno dati dai loro animatori. CATECHESI DEGLI ADULTI Il libro scelto dalla Diocesi per la riflessione e preghiera nelle comunità parrocchiali è il Vangelo di Marco (capp. 1-8). In parrocchia ci ritroviamo per la lettura del Vangelo giovedì 14/2 alle ore 16,30. I VITO A PARTECIPARE AL GRUPPO DEI PERCHÉ Facciamo il secondo incontro Giovedì 21 febbraio alle ore 16,30 nelle stanze del catechismo, sul tema: "La storia della Chiesa nel I sec.". ● Mercoledì 27 febbraio alle ore 16,15 andiamo a incontrare il Card. Silvano Piovanelli alla Pieve di Cercina. Chiediamo la disponibilità ad alcuni genitori per accompagnarci. Giovedì 28/2 non ci sarà catechismo. ● Le prove del rito della Cresima venerdì 1 marzo alle 18.30, per i ragazzi e i loro padrini o madrine. Le confessioni a partire dalle ore 17.00. La cena insieme con i soli ragazzi e dopo cena alle ore 21.15 la veglia allo Spirito Santo a cui sono invitate le famiglie. DOPOSCUOLA Per i bambini/e delle elementari lunedì e giovedì dalle ore 17,00 alle ore 18,30 nelle stanze del Circolo il Tondo. Si cercano persone disposte a darci una mano. NOTIZIE DALLA DIO DIOCESI SYMBOLUM Io credo, noi crediamo. Venerdì 15 Febbraio alle ore I giovani in preghiera 8,30 pulizia della chiesa. Si cercavocazionale con la comunità del no sempre nuovi volontari. Seminario nell’anno della fede. NOTIZIE DAL CATECH ATECHI ISMO Lunedì 11 febbraio 2013 alle ore 21,15 %ella settimana dall’11/2 al Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, 16/2 non c’è catechismo. Ci morì , fu sepolto, è risuscitato, ritrovo ritroviamo tutti in chiesa presso il Seminario Maggiore - Lungarno mercoledì 13/2 alle ore Soderini 19 - Firenze. 17,00 per la celebrazione del rito GIOR ATA DEL MALATO E dell’Imposizione delle Ceneri. DELL 'OPERATORE SA ITARIO ► I giovani sono invitati a partecipare Domenica 17 febbraio si celebrerà la Gioralle Ceneri il 13 febbraio alle ore 18,00 nata Diocesana del Malato e dell'Operatore LA IIA MEDIA Sanitario. La manifestazione principale si Fa i suoi incontri a cadenza settimanale terrà alle ore 16,00 nella Basilica di San Lofino alla Cresima che sarà Domenica 3 renzo, ove mons. Claudio Maniago Vescovo Marzo alle ore 18,00. Presiederà la ce- Ausiliare di Firenze presiederà la Concelelebrazione S.E. Card. Silvano Piovanel- brazione Eucaristica. Alle ore 15.00: Santo Rosario con meditazioni. li. ● Il ritiro sarà fatto dal 16 al 17/2 a Roma. ADORAZIO E EUCARISTICA “Una fede molto più preziosa dell’oro” ● Domenica 24 febbraio alle Messa delle ore 11,00 presentazione dei Cresimandi Martedì 19 febbraio 2013 (ore 21) – tatto Tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e alla Comunità. non essere incredulo, ma credente! (Gv 20,27). Presso la parrocchia si Santa Croce a Quinto Sesto Fiorentino. NOTIZIE DAL CIRCOLO Oggi domenica 10 Febbraio alle ore 17.15 la compagnia “La brigata dei Begliumori” presenta LA BARONESSA SCHICCHERONA di Giulio Buccionini Domenica 24 Febbraio alle ore 17.15,la compagnia “Gli amici di Paolo” presenta BASTA CHE SIAN DI FORI di Valeri. Prenotazioni presso il Circolo dalle ore 21 alle 23 (Sabato dalle ore 15 alle 23) tel.055/4210187. TESSERAME TO PER IL CIRCOLO IL TO DO E’ aperto il tesseramento al Circolo Mcl Il Tondo per l’anno 2013. La quota sociale può essere versata sia presso il Bar del Circolo che presso l’Archivio Parrocchiale. PENSIERI IN LIBERTÀ MESSAGGIO DEL SANTO PAPADRE BE BENEDETTO XVI PER LA QUARE QUARESIMA 2013 Credere nella carità suscita carità «Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16) Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio. «La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! ... La fede, che prende coscienza dell'a- more di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. Esso è la luce – in fondo l'unica – che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire». Tutto ciò ci fa capire come il principale atteggiamento distintivo dei cristiani sia proprio «l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato». 2. Tutta la vita cristiana è un rispondere all'amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci sollecita. E il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore, che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra esistenza. Dio però non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito. Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a Sé, trasformarci in modo così profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (cfr Gal 2,20). Quando noi lasciamo spazio all’amore di Dio, siamo resi simili a Lui, partecipi della sua stessa carità. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6) ed Egli prende dimora in noi (cfr 1 Gv 4,12). La fede è conoscere la verità e aderirvi (cfr 1 Tm 2,4); la carità è «camminare» nella verità (cfr Ef 4,15). Con la fede si entra nell'amicizia con il Signore; con la carità si vive e si coltiva questa amicizia (cfr Gv 15,14s). La fede ci fa accogliere il comandamento del Signore e Maestro; la carità ci dona la beatitudine di metterlo in pratica (cfr Gv 13,1317). Nella fede siamo generati come figli di Dio (cfr Gv 1,12s); la carità ci fa perseverare concretamente nella figliolanza divina portando il frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5,22). La fede ci fa riconoscere i doni che il Dio buono e generoso ci affida; la carità li fa fruttificare (cfr Mt 25,14-30). 3. Alla luce di quanto detto, risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. Dall’altro, però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista. L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Nella Sacra Scrittura vediamo come lo zelo degli Apostoli per l’annuncio del Vangelo che suscita la fede è strettamente legato alla premura caritatevole riguardo al servizio verso i poveri (cfr At 6,1-4). Nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi (cfr Lc 10,38-42). La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (cfr Catechesi all’Udienza generale del 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola». Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio, è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (cfr Enc. Caritas in veritate, 8). In sostanza, tutto parte dall'Amore e tende all'Amore. L'amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l'annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci «innamorare dell'Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri. A proposito del rapporto tra fede e opere di carità, un’espressione della Lettera di san Paolo agli Efesini riassume forse nel modo migliore la loro correlazione: «Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (2, 8-10). Si percepisce qui che tutta l'iniziativa salvifica viene da Dio, dalla sua Grazia, dal suo perdono accolto nella fede; ma questa iniziativa, lungi dal limitare la nostra libertà e la nostra responsabilità, piuttosto le rende autentiche e le orienta verso le opere della carità. Queste non sono frutto principalmente dello sforzo umano, da cui trarre vanto, ma nascono dalla stessa fede, sgorgano dalla Grazia che Dio offre in abbondanza. Una fede senza opere è come un albero senza frutti: queste due virtù si implicano reciprocamente. La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell’amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina. 4. Come ogni dono di Dio, fede e carità riconducono all'azione dell'unico e medesimo Spirito Santo (cfr 1 Cor 13), quello Spirito che in noi grida «Abbà! Padre» (Gal 4,6), e che ci fa dire: «Gesù è il Signore!» (1 Cor 12,3) e «Maranatha!» (1 Cor 16,22; Ap 22,20). La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infinita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma convinzione che proprio questo Amore è l'unica realtà vittoriosa sul male e sulla morte. La fede ci invita a guardare al futuro con la virtù della speran- za, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell'amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifestato in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carità, lo Spirito Santo ci rende partecipi della dedizione propria di Gesù: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo (cfr Rm 5,5). Il rapporto che esiste tra queste due virtù è analogo a quello tra due Sacramenti fondamentali della Chiesa: il Battesimo e l'Eucaristia. Il Battesimo (sacramentum fidei) precede l'Eucaristia (sacramentum caritatis), ma è orientato ad essa, che costituisce la pienezza del cammino cristiano. In modo analogo, la fede precede la carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa. Tutto parte dall'umile accoglienza della fede («il sapersi amati da Dio»), ma deve giungere alla verità della carità («il saper amare Dio e il prossimo»), che rimane per sempre, come compimento di tutte le virtù (cfr 1 Cor 13,13). OPTATAM TOTIUS n. 21 II. Necessità di favorire più vigorosamente le vocazioni sacerdotali 21 Il dovere di promuovere le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana. A tale riguardo il massimo contributo viene offerto tanto dalle famiglie, le quali, se animate da spirito di fede, di carità e di pietà, costituiscono come il primo seminario, quanto dalle parrocchie, della cui vita fiorente entrano a far parte gli stessi adolescenti. I maestri e tutti coloro che in qualsiasi maniera curano l'educazione dei fanciulli e dei giovani, specialmente le associazioni cattoliche, cerchino di coltivare gli adolescenti loro affidati in maniera che essi siano in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla con generosità. Tutti i sacerdoti dimostrino il loro zelo apostolico soprattutto nel favorire le vocazioni, e con la loro vita umile, operosa, vissuta con cuore gioioso, come pure con l'esempio della loro scambievole carità sacer- dotale e della loro fraterna collaborazione attirino verso il sacerdozio l'animo dei giovani. È compito dei vescovi stimolare il proprio gregge a favorire le vocazioni e curare a questo scopo lo stretto collegamento di tutte le energie e di tutte le iniziative; inoltre essi si comporteranno come padri nell'aiutare senza risparmio di sacrifici coloro che giudicheranno chiamati da Dio. Questa fattiva partecipazione di tutto il popolo di Dio all'opera delle vocazioni corrisponde all'azione della Provvidenza divina. Questa elargisce le qualità necessarie ed aiuta con la sua grazia coloro che sono stati scelti da Dio a far parte del sacerdozio gerarchico di Cristo; e nello stesso tempo affida ai legittimi ministri della Chiesa il compito di chiamare i candidati che aspirino a così grande ufficio con retta intenzione e piena libertà, dopo averne riconosciuta e provata l'idoneità, e di consacrarli col sigillo dello Spirito Santo al culto di Dio e al servizio della Chiesa. Il sacro Concilio in primo luogo raccomanda i mezzi tradizionali di questa comune cooperazione, quali la fervente preghiera, la penitenza cristiana, nonché una formazione sempre più profonda dei fedeli, da impartirsi sia con la predicazione e la catechesi, sia anche con i vari mezzi di comunicazione sociale; formazione che deve tendere a mettere in luce le necessità, la natura e la grandezza della vocazione sacerdotale. Inoltre il Concilio stabilisce che le opere delle vocazioni, già erette o da erigersi nelle singole diocesi, regioni o nazioni, a norma delle direttive pontificie, debbano dirigere in maniera metodica e armonica tutta l'azione pastorale per le vocazioni, senza trascurare nessuna utile indicazione offerta dalla moderna scienza psicologica e sociologica, e la promuovano con una saggezza pari allo zelo. È necessario poi che l'opera delle vocazioni con larghezza di vedute si apra oltre i confini delle singole diocesi, nazioni, famiglie religiose o riti e, guardando alle necessità della Chiesa universale, arrechi aiuto specialmente a quelle regioni dove più urgente è la richiesta di operai per la vigna del Signore.