I romanzi come fonti per la storia contemporanea. Lo sguardo di Pier
Vittorio Tondelli
di Alessia Masini
La storia delle giovani generazioni e delle forme della partecipazione politica giovanile
degli anni ottanta spesso si trova a fare i conti con delle cornici interpretative poco duttili
rispetto a una generale considerazione del decennio come fase di “controrivoluzione”
economica, politica, sociale e culturale dell’Italia.
Le cause vanno ricercate soprattutto nell’innalzamento di un oggetto intoccabile “gli anni
settanta”, speculare al disegno storiografico di un decennio successivo apparentemente
fondato sul suo rovescio1.
“Laddove vi erano state (rappresentate) partecipazione giovanile, azione collettiva, creatività, utopia,
conflitto ed egemonia dei movimenti sociali, nel decennio successivo si sarebbero imposti soggezione
dei giovani, individualismo, omologazione e pragmatismo. In sostanza, l’incontro tra egemonia
liberista e l’attitudine storiografica a preservare l’interpretazione del ciclo dei movimenti dei Settanta
ha contribuito a un risultato paradossale: l’elevazione dei movimenti del lungo ’68 italiano a una tale
distanza dalla transizione, che né le vittorie né le sconfitte si sono potute affidare a esperienze e
generazioni immediatamente successive – se non in un generico, per quanto importante, «mutamento
dei costumi»”2
Inoltre, la categoria “anni del riflusso” ha fatto sintesi dilatandosi su tutto il decennio, mentre
1
De Sario B. “Attivismo culturale: pratiche politiche e culture giovanili tra anni settanta e ottanta in Italia” in
Dogliani P. Giovani e generazioni nel mondo contemporaneo. La ricerca storica in Italia. Clueb Bologna 2009
p. 85
2
Ibidem
1
Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 16 dicembre
2011.
Intervento di Alessia Masini: I romanzi come fonti per la storia contemporanea.Lo sguardo di
Pier Vittorio Tondelli.
la possiamo individuare, per offrire una periodizzazione di riferimento, nella fase storica e
culturale che va dal 1978 al 19823. Questa fase, che coincide anche con gli anni della
radicalizzazione dello scontro sociale e politico, della proliferazione delle azioni delle
organizzazioni armate clandestine e dell’acuirsi della repressione dal parte dello Stato nei
confronti dei movimenti sociali e politici e nei confronti di quella “generazione che parlava di
politica”4, determina la dispersione delle componenti giovanili, della creatività dei movimenti
e in generale della ricchezza culturale e civile della società italiana.
Cornici storiografiche e senso comune hanno contribuito a rafforzare lo stereotipo
impegno/disimpegno politico che distingue e oppone gli anni ottanta dai due precedenti o dal
“lungo decennio della contestazione” giovanile (dal 1968 al 1977). La fase di “riflusso” è un
momento di crisi rispetto alle spinte sociali e politiche precedenti ma anche nella crisi può
nascere l’innovazione.
Per andare oltre le rovine di un “paese mancato”5 e cogliere gli aspetti d’ innovazione
culturale e politica, assieme ai dati socioeconomici della trasformazione, è necessario
cambiare sguardo, strumenti e prospettiva della ricerca rispetto ai percorsi già affrontati dalla
storiografia e dalla storia politica classica.
Il dialogo tra le discipline, senza indebolire il rigore della ricerca storica, insieme a un
aggiornamento della storia culturale in Italia e in Europa ci permette di comprendere noi stessi
oggi, i rapporti generazionali6 ma anche di approfondire la conoscenza della differenza storica
tra gli anni settanta e ottanta e, in questa, la “rottura generazionale” che si è verificata nel
nostro paese proprio a partire dagli anni del “riflusso”.
3
De Sario B., Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’Italia degli anni ottanta, Agenzia X Milano 2009 p.
30
4
Palandri E., Pier. Tondelli e la generazione, Laterza Roma-Bari 2005 p.12
5
Riferimento al volume di Crainz G., Il paese mancato, Donzelli Roma 2005
6
Passerini L., Prefazione in De Sario B., Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’Italia degli anni ’80, cit.
p. 8
2
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I romanzi, come la musica, le testimonianze e in generale i consumi culturali offrono registri e
linguaggi che ci permettono di raccogliere e narrare aspetti e caratteristiche di una
generazione. Sono, inoltre, strumenti e fonti dalla quale la ricerca storica potrebbe “trafugare”
linguaggi per ricostruire un profilo delle giovani generazioni degli anni ottanta oltre le mode
imperanti dell’epoca e per restituire un corpo a quel decennio al di là di una narrazione, anche
storiografica, forse troppo lineare.
La nuova “poetica dello sguardo” di Pier Vittorio Tondelli ci permette di concentrare
l’attenzione sui percorsi d’innovazione vissuti e agiti dai giovani.
Come personaggio così presente nel suo tempo, offre un discorso generazionale, propone
un’indagine soggettiva sull’Italia dell’epoca e non solo e si rivolge a tutto ciò che il paese
stava diventando senza moralismi o catastrofi e scartando gli effetti più cupi dell’epilogo
degli anni settanta7.
Gli “scarti rispetto alla norma” se interrogati offrono una gamma di risposte e suggestioni per
comprendere la sostanza e le forme d’espressione di questa “rottura generazionale”.
“Elementi devianti dall’uniformità dei loro compagni, e per questo interessanti. Un discorso sincero
sui giovani dovrebbe partire proprio dagli scartamenti individuali rispetto alla norma, dalle piccole
grandi trasgressioni, dalle deviazioni rispetto ai percorsi stabiliti.[…] Non è possibile tracciare un
identikit di giovane d’oggi, se non dimenticando tutte le mode e tutti i discorsi già fatti. Per tracciare
un tale tipo di ritratto «scaveremo nei weekend, nelle sottoccupazioni, nei doppi lavori. Andremo
presso i ladri di polli, i giovani artisti incantati, scenderemo sulle strade provinciali e comunali,
incontreremo finalmente una marea di giovani improduttivi e selvatici, incazzati e morbidi, ubriaconi e
struggenti» […]. Questi sono la novità: i ragazzi che pensano e cercano nell’oscurità la propria via
individuale, le proprie risorse, al di là del baccano, degli strombazzamenti, dei riflettori puntati, dei
7
Palandri E., Pier. Tondelli e la generazione, cit. p.83
3
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capelli e dei vestitini. […]. L’esperienza giovanile degli anni settanta, suicidatasi per gran parte in
fenomeni di illegalità e di tossicomania, ha fatto il deserto. Ma in quell’ansia distruttiva, suo malgrado,
non è riuscita a strappare quel fiore”8
In questo estratto di Weekend postmoderno preso dal frammento dal titolo “Gli Scarti”
rintracciamo anche la consapevolezza di Tondelli verso elementi di continuità rispetto al
“fiore” dell’esperienza giovanile degli anni settanta insieme a quelli di discontinuità e
innovazione, anche nei confronti dello “spirito del tempo” targato anni ottanta.
“Lo spirito del tempo […] ha per lo più la sua sede in uno strato sociale (semplice o composto) che
acquista un’importanza particolare in un determinato momento storico; questo strato impone poi la sua
impronta spirituale anche alle altre correnti, senza tuttavia annullarle o assorbirle”9
Pensiamo all’importanza politica, di immaginario e al ruolo narrativo di due particolari
soggetti politici e collettivi protagonisti del “decennio della contestazione”: studenti e operai.
Hanno determinato lo “spirito del tempo” degli anni sessanta e settanta e hanno definito e
consegnato un’eredità con la quale le generazioni successive hanno dovuto fare i conti, per
confronto, per emulazione, per opposizione.
“ […] a partire dagli anni sessanta le manifestazioni erano diventate per definizione lo spazio dei
giovani. Quelli degli anni ottanta non sembravano però particolarmente propensi a scendere in piazza.
L’identità di giovane era infatti diventata incerta, dopo che per due decenni aveva occupato un posto
rilevante” 10
8
Tondelli P.V., Weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta. Bompiani Milano 2009 (1990) p.323
Mannheim K., Le Generazioni, Il Mulino Bologna 2008 (1928)
10
Gervasoni M., Storia d’Italia degli anni ottanta. Quando eravamo moderni, Marsilio Venezia 2010 p. 135
9
4
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Come si spiega la scomparsa dei giovani come protagonisti sociali e politici negli anni
ottanta?
Cosa significa che l’identità di giovane era diventata incerta?
Probabilmente ad avere ormai una identità incerta, da varie angolature è chi ha pagato le più
consistenti conseguenze dei meccanismi economici, politici e sociali degli anni del “riflusso”
e della “controrivoluzione”, ovvero gli studenti e gli operai, le classi protagoniste dei decenni
precedenti.
Pier Vittorio Tondelli scrive in Weekend postmoderno, (frammento “A Karpi!A Karpi!” del
1980):
“Era un po’ come essere davvero il «soggetto sociale emergente» degli anni settanta: bastava
pronunciare «Sono studente!», che ti aprivano tutte le regge culturali, anche a Venezia per quella
Biennale riformata che costava, nel 1974, cento lire a spettacolo […], mica come lo scorso settembre,
che per vedere stronzate hollywoodiane, dovevi fare la coda per ore e litigarti il posto e sbigliettare
dieci carte come ridere e magari capitava di incontrare il solito sopravvissuto che gridava «Sono
studente!», e strappolava con il libretto e il tesserino, però non lo filava nessuno e tutti lo evitavano
come un derelitto appestato: accidenti a te che non hai capito i tempi duri!” 11
L’ombra del terrorismo ha messo in crisi l’identità e l’immaginario politici e sociali dello
studente e dell’operaio trascinando con sè la figura del “giovane” e obliterando il “soggetto
sociale emergente” a favore di quello del caos e della violenza.
I giovani, ricompaiono nei media nazionali e internazionali accompagnati dalle mode, dalle
culture di massa, dalla musica. Da un recente libro di Marco Gervasoni12 prima citato, Storia
11
12
Tondelli P.V., Weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, cit p. 30
Gervasoni M., Storia d’Italia degli anni ottanta. Quando eravamo moderni, cit. p. 136
5
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Intervento di Alessia Masini: I romanzi come fonti per la storia contemporanea.Lo sguardo di
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dell’Italia degli anni Ottanta. Quando eravamo moderni, emerge con chiarezza quella cornice
interpretativa di cui parlavamo sopra e l’articolazione dello “spirito del tempo” anni ottanta.
L’autore descrive una situazione quasi senza vie di fuga per le generazioni più giovani:
“un’immagine controversa e bifronte, come molti fenomeni degli anni ottanta, che si può riscontrare
anche nei prodotti dei media e della cultura di massa, non tanto i film e le fiction italiani, quanto le
canzoni: più di quelle dei cantautori degli anni settanta, del resto ora non più tecnicamente «giovani»,
quelle di Vasco Rossi, di Luca Carboni, di Eros Ramazzotti, di Marco Masini, in cui usciva un ritratto
di un giovane costretto a muoversi tra amici morti di overdose, tentativi di suicidio, e comunque alla
ricerca della «terra promessa».[…]Un’afasia dell’esperienza ben colta anche da Tondelli, scrittore
allora presentato come autore delle giovani generazioni, il convivere di vitalità e di apatia, di attivismo
e di fatalismo”
Dai romanzi e dalla produzione culturale e letteraria di Tondelli, a partire da Altri Libertini, il
ritratto di una generazione e di un decennio caldo che si conclude non dimostra questa “afasia
dell’esperienza” ma indaga forse più a fondo il “corpo storico” dei giovani a cavallo tra gli
anni settanta e ottanta.
Tondelli inaugura una “nuova poetica dello sguardo”, indaga la sua generazione «ad
altezza d’occhio» a favore di una nuova «filologia della sua gioventù»13 e rappresenta una
fonte ricchissima per la ricerca storica, che si propone di riscoprire con nuove “lenti” lo
“sviluppo di soggettività spiccatamente generazionali”14 e che si apre a percorsi di
aggiornamento e ibridazione verso studi culturali e sociologici.
Gli “scarti” di Tondelli dialogano con la centralità che in recenti studi culturali e ricerche
13
Picone G., “Merci culturali e postmoderno. Un po’ di filologia della nostra gioventù” in “Panta” n° 20/2003
De Sario B. “Attivismo culturale: pratiche politiche e culture giovanili tra anni settanta e ottanta in Italia” in
Dogliani P. Giovani e generazioni nel mondo contemporaneo. La ricerca storica in Italia. Clueb Bologna 2009
p. 85
14
6
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storiche e storiografiche viene offerta all’emersione delle nuove soggettività. A partire da
Altri Libertini, notiamo come l’autore si rivolga ai «mutamenti della soggettività», ai prodotti
e alle «pratiche culturali» e ai «movimenti giovanili del tempo»15 e ci permette di affrontare
alcuni elementi del contesto in cui viene prodotto il libro e allo stesso tempo di intravederne
altri rilevanti per il decennio alle porte.
“E’ un momento di svolta, di fine di un periodo. I suoi racconti sono un affresco lucido, spietato e al
tempo stesso amaro e divertito degli anni settanta, della loro fine sia cronologica sia culturale, ma sono
anche uno sguardo già aperto agli anni ottanta che verranno, portando una vitalità e un’energia diverse
e nuove”16
I ragazzi e le ragazze che vivono in questi racconti non possono essere contenuti dentro rigide
forme di appartenenza a classi sociali e produttive, non vengono descritti né come studenti né
come operai, sono adolescenti, sono giovani. Sono figli del movimento, ma tutt’al più
vengono definiti “precari”17, intesa come condizione trasversale che connota le giovani
generazioni contemporanee. L’appartenenza a una o l’altra classe li avrebbe distribuiti in
tempi di vita, esperienze e prospettive future differenti. Non viene data importanza a questo
tipo di distribuzione sociale, che appartiene ormai a un tempo passato prossimo e recente,
certamente, ma non rappresentativa forse delle linee di tendenza e delle tensioni future, anche
queste prossime, intuite da Tondelli. E’ l’ipotesi di come le distanze tra i giovani e tra
generazioni, che vivono il passaggio di questi decenni, si siano ridotte e assottigliate. “Sono
abitanti di un mondo sempre più piccolo”18, tanto che alcuni critici attribuiscono a Tondelli la
capacità di aver colto le prime forme della “glocalità” del nostro tempo. Tutti i posti in cui i
15
De Sario B., Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell’Italia degli anni ’80., cit. p. 11
Ivi p. 107
17
Tondelli, Altri libertini, Feltrinelli Milano 2010 p. 152
18
Sebastiani A., “La morte del «noi»: Altri Libertini di Pier Vittorio Tondelli” in Pieri P. e Cretella C., Atlante
dei movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume II “Narrativa”, cit. p. 117
16
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personaggi vivono, o meglio “stanno”, sono considerabili per lo più come “non-luoghi”19 e
sono:
“non a caso angolature sbilenche della Bologna di quegli anni, sono abitati già da nuove forme di vita,
al cui centro non stanno famiglia, lavoro, studio, ma una prospettiva no-future, lanciata sul presente, su
una disperata, appassionata ricerca di sé e dell’altro”20.
Una prospettiva “no-future” derivata anche dalla cultura e dall’ atteggiamento punk
dell’epoca. Ma dalla stessa prospettiva se ne può ricavare un’altra “no-past”, del disincanto
contemporaneo, rivendicata dai soggetti narrati e riscoperti dai margini.
La marginalità dei giovani libertini non è giudicata ma narrata, è lo specchio di una
condizione reale, esistente. E’ la condizione di un vuoto, di un’assenza, di un malessere, di
una delusione, sicuramente di un’attesa, ma non di “un’afasia dell’esperienza”, come in
apparenza potrebbe sembrare.
Con gli “altri libertini” emergono in letteratura corpi che eccedono la rappresentazione21
politica e sociale, nei termini conosciuti fino alla fine degli anni settanta e si presentano come
“nuove soggettività complesse sganciate dalle istituzioni disciplinari fordiste”22
Sono proprio gli anni ottanta, infatti, gli anni in cui soggettività differenti, marginali,
frammentate emergono dall’egemonia della distribuzione e divisione in classi della società e
iniziano a rivendicare uno spazio politico e una presa di parola pubblica, trainate dal già
avviato dibattito femminista incentrato sulle “differenze”.
19
Ibidem
Busarello R., “Appunti per una storia dello spazio omosessuale a Bologna” in Pieri P. e Cretella C., Atlante dei
movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume III “Arti, comunicazione, controculture” , Clueb
Bologna 2007 p. 38
21
Braidotti R, Soggetto Nomade: femminismo e crisi della modernità, Donzelli Roma 1995 p.210
22
Busarello R., “Appunti per una storia dello spazio omosessuale a Bologna” in Pieri P. e Cretella C., Atlante dei
movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume III “Arti, comunicazione, controculture” , cit. p.
39
20
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La riscoperta e la valorizzazione della “differenze” e delle “soggettività”, infatti, assumono
come momento essenziale il dato soggettivo e personale del vissuto.
Queste riflessioni avevano al centro un confronto, tra donne, attraverso il quale
“sofferenze e insofferenze, conflitti e rivolte, da sempre vissuti in silenzio e coperti dal silenzio, come
fatti estremamente personali e non condivisibili, si scoprono elementi costanti di una dimensione
comune, si rivelano problema non privato ma sociale, collettivo e pubblico. […] La possibilità della
donna [e delle donne] di decidere su una questione che la implica così profondamente sarebbe
diventata il simbolo di una più generale possibilità di riappropriarsi di sé del proprio corpo, della
propria identità, del proprio futuro ”23
Processo analogo al mutamento di segno della soggettività omosessuale in un contesto,
occidentale, di crisi della modernità.
In generale, sappiamo che il romanzo non riscosse molta approvazione né nel PCI né
nell’area di sinistra. La capacità di Tondelli di aprire una “nuova poetica dello sguardo” sulla
realtà dei giovani, non fu ben accolta e soprattutto non compresa anche da alcuni ambienti del
movimento.
Massimo D’Alema, segretario nazionale dei giovani comunisti nel 1980, colse l’importanza
del primo libro dal punto di vista politico e generazionale:
“Vengono fuori con forza i tratti più significativi dell’esperienza e della cultura della nuova
generazione, o almeno di una parte di essa”24
23
24
Crainz G., Il paese mancato, cit. p. 510
Massimo D’ Alema, Atti della tavola rotonda “Altri libertini trent’anni dopo”, 10 dicembre 2010
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Forse sintomatico dell’incapacità del partito di comprendere a fondo la fase e l’universo dei
giovani dell’epoca, sull’Espresso D’Alema scriveva che il libro svelava “una mancanza di
politica o se si preferisce una crisi della politica”25. Ma i termini non sono intercambiabili. In
questa fase di “riflusso”, la crisi della politica è sinceramente innegabile, ma non la sua
mancanza. In più, il PCI vedeva in quei racconti una ferita all’immagine dell’Emilia Romagna
che urtava in modo doloroso con quella felice del riformismo del laboratorio sociale e politico
emiliano26.
Non si vuole stravolgere la natura letteraria della prima opera di Tondelli, ma ribadire la sua
capacità di cogliere la rottura politica e generazionale che accompagna il passaggio del
decennio e come, anche se non attivista e non militante, visse delle energie emanate da
quell’epoca di innovazioni culturali e politiche.
La forte dimensione politica presente nel romanzo Altri Libertini
parla un linguaggio
assolutamente nuovo che non solo “cozza contro lo status quo conformista”27 della provincia
emiliana; il libro non ci parla di un semplice ribellismo ma va oltre. La provincia emiliana,
oltre a non essere un “pretestuoso ancoraggio”28 per i personaggi “marginali” che popolano
gli scenari del libro, non rinuncia a una dimensione internazionale e intreccia l’Europa. I
viaggi dei protagonisti dei racconti aprono traiettorie europee come fondamentali esperienze
di formazione e allo stesso tempo, vivono e narrano un contesto europeo e una società che si
possono definire sulla via del multiculturalismo:
“La società multiculturale è costruita da una serie di circuiti di socializzazione e di intersezione di
identità molteplici che scompagina le rappresentazioni binarie che designano le identità […].”29
25
Bernasconi E., “Italiano cencioso: interpretazione e altri aspetti di Tondelli libertino” in Masoni V. e Panzeri
F., Studi per Tondelli. Tesi di laurea e i saggi critici del premio Tondelli 2001, Monte Università di Parma
Editore Parma 2002 p. 59
26
Massimo D’Alema “Altri libertini trent’anni dopo”, Atti della tavola rotonda Correggio 10 dicembre
2010
27
Gastaldi S., “ Tondelli, Palandri e gli anni settanta”, Atti del seminario Correggio 11 dicembre 2009
28
Pezzato F., “Ragazzacci di un’Emilia americana” in Il Resto del Carlino 16/02/1980
29
Capuzzo P. “Times? Soggettività e percorsi di politicizzazione nell’Inghilterra thatcheriana” in Zapruder n°
21/2010
10
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Intervento di Alessia Masini: I romanzi come fonti per la storia contemporanea.Lo sguardo di
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Anche in questo senso Tondelli si rivolge a tutto ciò che l’Italia stava diventando. Gli altri
libertini non rappresentano dei paradigmi delle nuove soggettività ma sicuramente narrano
delle potenzialità e una parzialità dei nuovi soggetti sociali.
La letteratura di Tondelli nasce nell’epoca della fine del marxismo, una fase che segna il
“tramonto di un modello di rappresentazione della società e di un linguaggio politico” e nella
società che viene “il corpo assumeva centralità come elemento espressivo, performativo e
politico”30
E’ un libro di rottura che infrange pesanti tabù31, sicuramente dal punto di vista letterario, ma
anche politico e generazionale. Aldo Tagliaferri, in un breve saggio uscito su “Panta” nel
200332 ci aiuta a comprendere l’eresia, anche politica, che sta dietro questo libro e come
l’autore assorba le conquiste dei movimenti del decennio precedente e le rifletta nel
successivo, perché sulla “frontiera del micropolitico, quella del quotidiano e dell’emotivo”
quei movimenti hanno effettivamente vinto33. Sta tutto negli umori con cui Tondelli nutre i
suoi altri libertini e se stesso nella sua gioventù. Sono umori “desideranti”e della reattività
figli dell’anti – Edipo di Deleuze e Guattari, che mirano a promuovere “il passaggio dal
dominio della razionalità alla politica del desiderio, dalle ragioni dello spirito a quelle del
corpo, dall’adattamento al codice familiaristico al nomadismo più o meno arditamente
libertino”34.
30
Ibidem
Sebastiani A., “La morte del «noi»: Altri Libertini di Pier Vittorio Tondelli” in Pieri P. e Cretella C., Atlante
dei movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume II “Narrativa”, cit. p. 108
32
Tagliaferri A. “Sul motore tirato al massimo” in “Panta” 20/2003
33
Busarello R., “Appunti per una storia dello spazio omosessuale a Bologna” in Pieri P. e Cretella C., Atlante dei
movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume III “Arti, comunicazione, controculture” , cit.
p.38
34
Tagliaferri A. “Sul motore tirato al massimo” in “Panta” n°20/2003
31
11
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“Se gli scontri politici, anche furibondi, propri degli anni della stesura del romanzo, echeggiano in
quelle pagine solo come minacciosi ma distanti rulli di tamburo, ciò dipende dal fatto che in esse si
riflette un bisogno collettivo di evadere da quella realtà sociale e dal tipo di conflittualità che essa
comporta e prevede, mentre prende corpo35 la ricerca, annunciata dal titolo, di un’alterità perseguita
attraverso la pratica di un libertinaggio eversivo”36.
Gli altri libertini insubordinano e lottano contro la normalizzazione e l’eteronormazione e
fuggono dalla politica attraverso il “desiderio”, dove la conoscenza passa prima di tutto dalle
esperienze del corpo, della sessualità e dall’uso e abuso delle droghe. Così popolano il
momento dell’attesa. E storicamente popolano gli anni veri e propri del “riflusso”.
“Il periodo dal ’77 ai primi anni Ottanta rappresenta qualcosa di più dell’emergenza sociale di una
minoranza: una sperimentazione diffusa, libera, inedita delle proprie molteplici sessualità da parte di
tanti/e, se non tutti coloro che circolarono nel movimento. […]La questione della soggettività
individuale e collettiva come eccedenza di desiderio, di un desiderio aperto sull’intera società, come
possibilità di trasformazione di sé e del mondo, il rifiuto del lavoro, del comando, dei saperi imposti,
dei ruoli sociali e sessuali, furono al centro di un decennio che chiuse per sempre con un modo di
produzione del soggetto. […] Una prima fulminante rappresentazione di questo spazio supplementare,
periferico, ma destinato ad occupare tutti gli interstizi dell’ordine sociale in declino, si ha nell’esordio
letterario di Pier Vittorio Tondelli” 37
Il corpo, quindi come strumento privilegiato dell’esperienza e del riconoscimento reciproco
tra i soggetti. Un corpo che assume centralità politica, perché cambiando prospettiva
emergono “ulteriori aspetti della politicizzazione dei «nuovi soggetti» riconosciuti nei ’70 e
transitati nel decennio successivo”38
Questi “nuovi soggetti” verificano un “disancoramento” dalla “classica subordinazione”
rispetto alla “gerarchia discorsiva”39che prevedeva la “fissazione” del soggetto stesso
35
Corsivo mio
Tagliaferri A., “Sul motore tirato al massimo” in “Panta” n° 20/2003
37
Busarello R., “Appunti per una storia dello spazio omosessuale a Bologna” in Pieri P. e Cretella C., Atlante dei
movimenti culturali dell’ Emilia Romagna. 1968-2007, volume III “Arti, comunicazione, controculture” , cit. p.
38
38
De Sario B., Resistenze innaturali. Attivismo radicale in Italia negli anni ’80, cit. p.13
39
Braidotti R., Soggetto nomade: femminismo e crisi della modernità, Donzelli Roma 1995 p. 110
36
12
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“in una serie di opposizioni dualistiche – corpo/mente, passione/ragione, natura/cultura,
femminile/maschile e così via – opposizioni disposte in modo gerarchico che fornivano la struttura di
base per l’organizzazione di tutto il sapere”40.
Nel contesto epocale di trasformazione, che rappresenta il 1980 come decennio, vediamo
come questo “disancoramento” sia coerente con la fine delle grandi ideologie e le loro culture
di classe. Non ne rappresenta solo una conseguenza ma anche una potenziale strategia, che
assume un’inedita opportunità di libertà e soggettivazione politica in un contesto di
frammentazione sociale e smarrimento41, anche ideologico, nel nuovo scenario politico,
sociale ed economico.
Il tramonto della fase di “riflusso” segna l’inizio di una nuova epoca:
“Ne emerge una società certamente più complessa, segmentata, disarticolata, nella quale la costruzione
dei profili delle identità individuali e collettive si emancipa da precedenti modelli della
rappresentazione sociale, mentre il linguaggio politico si affida a immagini plastiche e suggestive con
le quali cerca di supplire al venir meno del tessuto connettivo di tipo ideologico crollato rapidamente
nel giro di pochi anni, e che rinviava talvolta a una storia iniziata ben prima del 1945”42
Tra gli anni settanta e ottanta “non si tratta di un passaggio effimero, ma di una profonda
cesura storica in grado di ridefinire il linguaggio della politica”43 e di uno scarto
generazionale che si sarebbe approfondito negli anni successivi.
40
Ibidem
Capuzzo P. “Times? Soggettività e percorsi di politicizzazione nell’Inghilterra thatcheriana” in Zapruder n°
21/2010
42
Ibidem
43
Ibidem
41
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Seminario Tondelli, Undicesima Edizione, Correggio, Palazzo dei Principi, 16 dicembre
2011.
Intervento di Alessia Masini: I romanzi come fonti per la storia contemporanea.Lo sguardo di
Pier Vittorio Tondelli.
Pier Vittorio Tondelli ha avuto la capacità di stare nel suo tempo, scoprendo e narrando,
attraverso i suoi romanzi, articoli e opere teatrali molte delle “energie sociali”, soprattutto
giovanili, nascoste da una narrazione forse troppo patinata degli anni Ottanta.
L’attenzione alla sua produzione culturale e l’assunzione dello “sguardo” di Tondelli ci
permette di smentire la svalutazione complessiva che è stata fatta degli anni ottanta per opera
del giudizio, sia contemporaneo che a posteriori, che lo descrive come un decennio
disimpegnato ma anche dedito solamente all’”effimero”.
Alle interpretazioni e opinioni diffuse che individuano i giovani degli anni ottanta, e da
qui fino ai nostri giorni, come portatori di un’identità incerta o dell’apoliticità, Tondelli
risponde molte volte.
Nelle pagine precedenti ho provato tracciare le linee di un dialogo tra i soggetti e i luoghi di
Altri Libertini con recenti studi storici e culturali che contrariamente a una definitiva “identità
incerta” propongono una prospettiva che guarda alla trasformazione dei soggetti, delle
soggettività e dei fattori di costruzione delle identità proprio a partire dagli anni ottanta. La
difficoltà di interpretare come politiche molte delle pratiche culturali e delle forme di
espressione giovanili degli anni ottanta deriva spesso da “lenti” limitate o da strumenti o
“attrezzi” di analisi non esaustivi.
La complessità culturale dell’Italia degli anni ottanta apre nuovi scenari parallelamente alla
trasformazione delle identità, dell’agire e delle pratiche politiche. Questa stessa complessità
non si esaurisce all’interno della dimensione della rappresentanza che da parte sua dimostra
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quello che si può definire come “consunzione e deperimento della democrazia
rappresentativa”44 .
Lo sguardo di Tondelli apre a nuove opportunità di studio.
Se Altri Libertini narra una realtà ancora celata, soggetti marginali ma emergenti, Weekend
postmoderno e L’abbandono. Racconti dagli anni ottanta offrono una gamma di materiali che
possono essere letti come “una postilla o un sottotesto, redatto in forma di lunghe note che
definiscono ulteriormente, nel loro carattere quasi documentario, i contenuti dell’opera
narrativa”45
Al disimpegno, stereotipo che spesso riassume l’intero universo giovanile del decennio,
Tondelli risponde:
“Si tratta di capire semplicemente come sono cambiate le richieste dei giovani nei confronti della
società. Che esistono, che sono pressanti e, alle volte, anche dettagliatissime. Certo, la nozione di
impegno politico è radicalmente mutata nell’ultimo decennio. E forse, se chiedessimo ai giovani
d’oggi il significato della parola «militanza», ci troveremmo spiazzati da risposte evasive e
imbarazzate. Ma tutto questo non vuol dire che i giovani d’oggi stiano crescendo apolitici.
Certamente, «aideologici» […]. Ma non disimpegnati. Solo che l’obiettivo del loro impegno non è più
l’utopia rivoluzionaria, cioè un processo globale di cambiamento delle strutture e dei rapporti fra gli
individui, quanto piuttosto le singole istituzioni in cui si articola la convivenza civile. In particolare,
due istituzioni sulle quali pensavamo si fosse già detto, e messo in crisi, tutto il possibile: la scuola e la
famiglia”46
E, aggiungo, gli spazi della socialità.
44
Virno P. “Do you remember counterrevolution?” in Balestrini N.e Moroni P., L’orda d’oro, Feltrinelli Milano
2011 (1988)
45
Panzeri F., “L’unica storia possibile” in Panzeri F (a cura di), Pier Vittorio Tondelli. Opere, Cronache, Saggi,
Conversazioni. Bompiani Milano 2005 p. VII
46
Tondelli P.V., L’abbandono. Racconti dagli anni ottanta, Bompiani Milano 2008 (1993) p. 67
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Non che non esistessero realtà e organizzazioni politiche che non si ponessero il problema
della “generalizzazione dei conflitti sociali”, ma il trend giovanile può essere generalmente
ricondotto a questo atteggiamento di “categoria”, anche se è un termine un po’ riduttivo che
ha, però, origine nell’immediatezza, nella quotidianità e nei tempi di vita dei soggetti
direttamente interessati.
Nel frammento di Weekend postmoderno dal titolo “Ragazzi dell’85” mette in risalto
una realtà più complessa per ciò che riguarda le aspirazioni dei e delle giovani, non più
indirizzata a una rivoluzione, a un rovesciamento del sistema ma concentrata su vertenze
specifiche legate a delle angolature particolari del mondo di giovani e studenti:
“Già in molti se ne sono accorti durante le manifestazioni studentesche, ma qui, nella grande parata
romana di tutte le tribù giovanili italiane, le ragazze, queste ragazze dell’85, hanno dato il segno più
concreto, e non solo a livello d’immagine, della novità del terzo movimento giovanile che il paese
abbia conosciuto dal dopoguerra a oggi […]Qualche anno fa, i Rolling Stones, idoli indiscussi di una
civiltà rock che ha interpretato le ansie e i desideri dei giovani di tutto il mondo, cantavano : It’s only
rock’n roll. But I like it. Il manifesto clou del corteo di ieri diceva: Siamo soltanto studenti” 47
Per quanto il movimento studentesco del 1985 contro la riforma dell’Istruzione, sarà
soppiantato dal più intenso e diffuso movimento della “Pantera” di fine anni ottanta, rimane
comunque la prima espressione pubblica della rinascita del movimento, dopo la
disarticolazione di quello del settantasette.
Ma un elemento nuovo, lucidamente individuato da Tondelli, sta tutto in due parole. Quel
47
Tondelli P.V., Weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, cit. p. 139
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“soltanto studenti” esprime marginalità del movimento studentesco dell’ ’85 rispetto alla
società del periodo, soprattutto è cosciente di esserne un frammento. Avanza un interesse di
“categoria” di fronte alle proposte di riforma dell’Istruzione e un sottinteso confronto con i
movimenti dirompenti del decennio precedente.
Questo episodio rivela non solo un confronto con gli anni settanta ma anche una diversa
percezione del reale. Secondo le parole di Fulvio Panzeri, alla base del 1980 come decennio
c’è una caratterizzazione delle diversità che sta all’origine della realtà frammentata, “entro la
quale è impossibile arrivare alla definizione di una qualsivoglia moda imperante. Si
producono così stratificazioni culturali, fermenti, flash di orientamento, che si perdono nel
giro di brevi stagioni”
48
, dove i comportamenti collettivi e soggettivi sono segmenti della
storia che si susseguono e sostituiscono l’un l’altro.
Lo “spirito del tempo” anni ottanta, quindi, abbandona i giovani come protagonisti e come
contenitore di valori. Le “classi” che incarnano questo spirito sono altre. Districandoci dai
modelli interpretativi per passare all’analisi di alcuni fenomeni della transizione storica,
scoviamo una frattura generazionale molto più complessa e originale di quella che emerge dal
semplice gioco per opposizione con le epoche precedenti. Emerge un
“tessuto subculturale sempre più complesso, capace di attivare strategie di resistenza settoriale, ma
anche di coalizzarsi attorno ad alcune battaglie simboliche di particolare rilievo, senza per questo dar
vita a stabili organizzazioni unitarie. […]Quello che accade tra gli anni settanta e ottanta possiamo ben
definirlo come un passaggio nel regime dell’egemonia. Non solo mutano i rapporti di forza tra le classi
sociali, ma cambiano anche il linguaggio politico, le categorie di interpretazione della società, i valori
dominanti e i parametri di giudizio dei comportamenti sociali, in altri termini, il gramsciano «senso
comune»”49
48
Panzeri F., “Appunti per un romanzo critico”, in Ivi p. 598
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Tondelli intravede molte nuove forme della partecipazione politica che, dagli anni ottanta,
nasce a partire da una scelta più culturale che ideologica. Descrive “un senso di appartenenza
fortemente territorializzato”50:
“E’ allora possibile cogliere un segno molto interessante degli anni ottanta. la scomparsa di una cultura
metropolitana è venuta parallelamente all’emergere, sempre più vigoroso, di una cultura che nasce e
cresce nelle città di provincia e, da qui, molte volte affluisce alla metropoli”51
Lo sguardo di Tondelli ricerca e svela un “corpo” degli anni ottanta, al di là di opposizioni
binarie e oltre le rovine del paese. Offre elementi per rintracciare innovazioni ed eredità,
creatività e nuove “disgiunture” in un contesto generale di “riflusso” e poi di
“controrivoluzione”.
Quella che propongo è sicuramente una storia parziale, come parziale è il punto di vista e le
suggestioni affidate a Tondelli, ma può dimostrare come trafugare linguaggi e modelli dalla
letteratura e da altre fonti culturali ci permette di dialogare con lavori storiografici rivolti
all’età contemporanea per discutere le loro cornici interpretative, per integrarli con riflessioni
e nuove domande. Un romanzo, inoltre, può restituire un “istante” alla storia quando per altri
versanti esistono delle lacune.
In generale l’uso dei romanzi come fonti per la storia
contemporanea potrebbe essere potenzialmente inesauribile.
Infine, la lettura dello “sguardo” di Tondelli per la storia contemporanea non si esaurisce
50
51
Ivi
Tondelli P.V., “Under 25: presentazione” in Weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, cit p.336
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Pier Vittorio Tondelli.
dietro gli elementi di riflessione che ho proposto.
In questo breve testo sono state elaborate delle tracce che si riferiscono a tre fonti: Altri
Libertini, Weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta e L’abbandono. Racconti dagli
anni ottanta, ma l’attenzione alla complessità della sua produzione letteraria potrebbe
suggerirci molti percorsi di studio e ricerca, senza escludere la ricca fonte che potrebbe
rappresentare il progetto “Under 25”.
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