STUDENTI A TEATRO ABBONAMENTO 2009/2010 UNA NUOVA STAGIONE AL GIOVANNI DA UDINE © Studio Patrizia Novajra ph. A.Paderni / Eye print: La Tipografica srl Biglietteria on line: www.teatroudine.it www.vivaticket.it via Trento, 4 - Udine tel. 0432 248411 [email protected] www.teatroudine.it ABBONAMENTO STUDENTI A TEATRO In vendita dal 12 ottobre Abbonamento a cinque spettacoli selezionati all’interno della Stagione Prosa e CrossOver, a posto e turno libero riservato agli studenti delle Scuole Medie Superiori e Università (fino a 25 anni non compiuti). L’abbonato potrà scegliere la giornata in cui assistere allo spettacolo secondo la disponibilità dei posti. La scelta del posto e il ritiro del biglietto dovranno aver luogo a partire dal primo giorno di prevendita per ciascuno spettacolo in abbonamento. Gli studenti potranno sottoscrivere l’abbonamento sia tramite l’insegnante, che raccoglierà le adesioni, sia singolarmente, previa esibizione del libretto scolastico o universitario. Spettacoli 1. Il giuoco delle parti; 2. D’ora in poi; 3. Tartufo; 4. I Kiss Your Hands 5. Il birraio di Preston. Prezzo Unico (Studente) 50,00 € (Platea, I, II, III galleria, secondo disponibilità). BIGLIETTERIA Tel.: +39 0432 248418 - 19 / Fax: +39 0432 248420 [email protected] • Orari durante la campagna abbonamenti (1° settembre - 5 ottobre 2009) da lunedì a sabato: ore 9.30 - 12.30 e 16.00 - 19.00 Giorni di chiusura: festivi • Orari Stagione 2009/2010 (dal 6 ottobre 2009 fino al termine della Stagione) da lunedì a sabato: ore 16.00 - 19.00 Domenica e festivi chiuso. Nei giorni festivi in cui sia programmato uno spettacolo della stagione ufficiale, la biglietteria aprirà 75 minuti prima dell’inizio dell’evento, a disposizione unicamente per la vendita dello spettacolo del giorno. PREVENDITE MENSILI Lunedì 12 ottobre per gli spettacoli di ottobre 2009 Lunedì 26 ottobre per gli spettacoli di novembre 2009 Lunedì 30 novembre per gli spettacoli di dicembre 2009 Lunedì 21 dicembre per gli spettacoli di gennaio 2010 Lunedì 25 gennaio per gli spettacoli di febbraio 2010 Lunedì 22 febbraio per gli spettacoli di marzo 2010 Lunedì 29 marzo per gli spettacoli di aprile 2010 Lunedì 3 maggio per gli spettacoli di maggio e giugno 2010 ORARI PREVENDITE Durante la stagione il primo giorno di prevendita la biglietteria sarà aperta anche la mattina (unicamente per gli spettacoli organizzati e gestiti direttamente dal Teatro Nuovo). Mattina: 9.30-12.30 Pomeriggio: 16.00-19.00 PREZZI BIGLIETTI 1. Il giuoco delle parti; 2. Tartufo; 3. Il birraio di Preston Platea I Galleria II Galleria Intero 30,00 25,00 20,00 € € € Ridotto 27,00 22,00 17,00 Giovani 16,00 14,00 12,00 La vendita dei biglietti di terza galleria sarà effettuata solo in caso di esaurimento dei posti nei settori sottostanti, al prezzo unico di 10,00€. PREZZI BIGLIETTI I Kiss Your Hands e D’ora in poi Platea I Galleria II Galleria € € € Prezzo unico 22,00 20,00 18,00 DA MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE A SABATO 31 OTTOBRE 2009 ore 20.45 Teatro Stabile di Calabria IL GIUOCO DELLE PARTI di Luigi Pirandello con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli, Leandro Amato e Antonio Ferrante, Franco Ravera, Massimo Cimaglia, Ferruccio Ferrante, Francesco Pupa, Francesco Sgrò, Antonella Familiari scene di Graziano Gregori costumi di Carla Teti luci di Luigi Ascione musiche di Matteo D’Amico e Guido Ruggeri progetto e drammaturgia di Egisto Marcucci regia di Elisabetta Courir SABATO 7 NOVEMBRE 2009 ore 20.45 Compagnia BabyGang D’ORA IN POI come sarebbe se fosse diverso? drammaturgia e regia di Carolina De La Calle Casanova con PAOLO ROSSI nella parte del protagonista Max Stella e con Renato Avallone, Federico Bonaconza, Elisa Bottiglieri, Paolo Faroni, Silvia Paoli, Marco Ripoldi, Valentina Scuderi coreografie di Lara Guidetti musiche originali di Bruno De Franceschi disegno luci di Luna Mariotti costumi di Margherita Maltese DA MERCOLEDÌ 13 GENNAIO A SABATO 16 GENNAIO 2010 ore 20.45 Teatro Stabile delle Marche Teatro Stabile di Napoli TARTUFO di Molière traduzione di Cesare Garboli con Carlo Cecchi, Licia Maglietta, Angelica Ippolito,Elia Shilton, Antonia Truppo scene di Francesco Calcagnini costumi di Sandra Cardini musiche di Michele dall’Ongaro regia di Carlo Cecchi DA MERCOLEDÌ 3 FEBBRAIO A SABATO 6 FEBBRAIO 2010 ore 20.45 Teatro Stabile di Catania IL BIRRAIO DI PRESTON dal romanzo di Andrea Camilleri riduzione e adattamento teatrale Andrea Camilleri - Giuseppe Dipasquale con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Gian Paolo Poddighe e con Ester Anzalone, Cosimo Coltraro, Fulvio D’Angelo, Massimo Leggio, Leonardo Marino, Margherita Mignemi, Rosario Minardi,Stefania Nicolosi, Giampaolo Romania, Sergio Seminara scene Antonio Fiorentino costumi Gemma Spina musiche Massimiliano Pace luci Franco Buzzanca regia Giuseppe Di pasquale DOMENICA 21 FEBBRAIO 2010 ore 20.45 Promo Music I KISS YOUR HANDS catalogo semiserio delle lettere mozartiane drammaturgia originale di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni musiche originali e libere trascrizioni da temi mozartiani di Paolo Damiani con Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni Rita Marcotulli pianoforte Paolo Damiani violoncello Gianluigi Trovesi clarinetti Una feroce radiografia dei risvolti di crudeltà che la società borghese genera dalle sue stesse regole formali. Un affondo radicale portato dentro il cuore della coppia, deformata con ironia paradossale in implacabile e serrato duello a due voci, dietro l’apparenza giuridicamente fondata della relazione tra marito e moglie: da un lato, Leone Gala, intellettuale raziocinante e maniacale; dall’altro, Silia, appassionata e vitale. Il giuoco delle parti, a un passo dalla svolta dei Sei personaggi, è il dramma con cui Pirandello forza alle estreme conseguenze il motivo della maschera e ne fa la copertura in famiglia di un’altra recita, sotterranea e sinistra. L’intrigo si spinge fino a progettare l’omicidio dell’altro (del marito, per Silia; dell’amante di lei, per Leone) ma finisce per avvitarsi nella sterilità di un esistere che gira a vuoto senza più vie di uscita. Al talento drammaturgico non convenzionale di Egisto Marcucci e alla sensibilità ironica e amara di Geppy Gleijeses, interprete di Leone in un nutrito cast, il merito di valorizzare gli spunti di perenne vitalità di questo classico del ‘900, quasi un noir dei quartieri alti sull’assurdo che scorre sotto la falsità della vita associata. Esperpento. Così Ramòn Marìa del Valle Inclàn chiamava le sue farse, grottesche e anarcoidi, e l’esperpento Luci di Bohemia (1920) vede protagonista Max Estrella, poeta cieco deciso a chiudere in baldoria anche gli ultimi istanti della vita. Un antieroe ribattezzato Max Stella da una giovane regista e drammaturga, Carolina De La Calle Casanova, che da quello spunto ripercorre con il suo D’ora in poi la folta galleria di antichi maestri controcorrente, da Baudelaire a Kerouac, da Joseph Roth a Jimmy Hendrix, passando per Marilyn, Van Gogh e Marco Pantani. Tutta gente esagerata, che consuma e brucia la vita e, magari, sconta la fama con la solitudine. È un circo onirico e carnevalesco, incalzante e travolgente, allestito anche per evidenziare il disagio della generazione del Duemila, orfana di padri, cinica e disillusa, al più propensa a clonare i modelli del passato o a consumare, idolatrare e rapidamente gettare quelli effimeri del presente. Nemmeno tanto velatamente, ne esce un affresco sulfureo del nostro tempo, specie di un’Italia allo sbando, corrotta e volgare perché schierata dalla parte della propria ignoranza (come direbbe Adorno). Contenuti al vetriolo immancabili, se a condurre le danze, tra sette giovani compagni di avventure, è Paolo Rossi, piccolo grande attore sempre on the road, tra comicità impietosa e genio surreale, qui punta di diamante di uno spettacolo che, col suo cieco e morente poeta Stella, invita però a tenere gli occhi bene aperti, a chiudere i conti con i miti del passato e a vigilare su ciò che può succedere domani, chissà, d’ora in poi. Arrampicatore sociale. Ruffiano e mellifluo. Baciapile e falso devoto. In una parola, un campione di ipocrisia religiosa a scopo di convenienza! Ed ecco Tartufo, l’impostore finto sant’uomo, plebeo senz’arte né parte, che si insinua con l’arte dell’inganno nel cuore del padrone, il babbeo e bigotto Orgone, e lo abbindola fino a farsi promettere la figlia e il patrimonio… È nera e velenosa la commedia di Molière che a quel tipo umano respingente si intitola: un’invettiva satirica in versi contro il perbenismo della società francese del Seicento, che perciò, nel 1664, costò al suo autore-attore virulenti attacchi polemici, del clero soprattutto, fino a essere bloccata e ad essere ripresa appena cinque anni dopo, e solo grazie ai buoni uffici del Re Sole. Ma il Tartufo che è in noi, anche se qui è infine smascherato e scacciato, non muore, se il vizio ambiguo, di cui è l’emblema, persiste e continua a contagiare gli altri, anche dopo la sua apparente sconfitta. Motivi di pervasiva attualità, perciò valorizzati nell’impianto registico di Carlo Cecchi, che, complice anche l’interpretazione critica del traduttore-studioso Cesare Garboli, lascia aperti i conti sull’enigma del personaggio tartufesco, affidato al bravo Valerio Binasco, nel dubbio se sia un prototipo di meschino arrivismo o un ribelle indirettamente smascheratore (e giustiziere) di tutto un universo umano posticcio, votato alla pratica della falsità. Una folla di personaggi. Anzi: una folla di pupi nelle mani ironiche di un puparo chiamato Andrea Camilleri, poligrafo debordante e superbo uomo di teatro! Siamo sempre in Sicilia, ovviamente, anche nel Birraio di Preston. Qui, messo in cantina il commissario Montalbano, Camilleri s’ispira a fatti reali, documentati dall’inchiesta Franchetti-Sonnino sulle condizioni socioeconomiche della Trinacria del secondo Ottocento, alla periferia meridionale di un’Italia da poco unita e più subìta che amata. Il “gran tragediatore”, poi, manipola, enfatizza, inventa, colorisce con beffardo gusto del paradosso comico. Soprattutto, trasferisce di peso nella geografia immaginaria di Vigata il fattaccio vero dell’inaugurazione del Teatro di Caltanissetta, dove un cocciuto prefetto toscano, forestiero e perciò schifato, impone contro il volere della popolazione un modesto melodramma di tal Ricci. Il birraio di Preston, appunto. Anche a costo di ricorrere alla forza o alla combutta con l’uomo di rispetto del posto… Una tragedia, se non fosse che Camilleri vira il quadro in palcoscenico ridicolo del mondo, dove tutti rappresentano una o più parti, anche intercambiabili. Uno nessuno e centomila. Così, nella dinamica scena firmata da Giuseppe Dipasquale con lo zampino dello stesso Camilleri, anche gli attori si giostrano ognuno tra più personaggi, sotto lo sguardo ironico dell’autore-narratore Pino Micol che tesse le fila del collage carnevalesco. Spettacolo brioso ma con retrogusto amarognolo, se si pensa che la verità resta inattingibile. Perché la storia la scrivono i vincitori e dopo, al massimo, la si può solo dissacrare con la lente deformante della risata grottesca. Innocenza e licenza, grazia e turpiloquio, candore e irriverenza. Si gioca tra questi estremi la misteriosa essenza dell’uomo Mozart, incantato e dispettoso bambino nella vita e stupefacente musicista in arte. In una parola, genio, ovviamente sregolato, tanto disarmato e sincero quanto impertinente e libero di lingua e di pensiero verso cortigiani, lacché, avversari e invidiosi. E così appare nello squarcio di verità, concesso dal territorio franco della corrispondenza e dei carteggi con familiari, nobili protettori, fan e nemici. Il materiale, anche esilarante e sorprendente, può prestarsi a un catalogo, perforza di cose semiserio, su cui lavorare per variazioni, cortocircuiti di parole, contaminazioni, montaggi di frasi da dire e naturalmente suoni da liberare, anche con improvvisazioni. Come fanno in scena cinque artisti di talento insimbiosi, due voci recitanti (la coppia, anche nella vita, Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni) e un terzetto di maestri del jazz contemporaneo, che mixano composizioni originali (di Paolo Damiani) con divaganti trascrizioni swingate di arie mozartiane. Il risultato è il piccolo e godibilissimo gioiello teatralmusicale di I kiss your hands, dove le nobili mani da baciare, con tanto d’inchino, sono le stesse da sbertucciare subito dopo, con la gioia infantile della smorfia…