In preghIera
per le vocazioni
con 3P
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Aprile 2013
Preghiera finale
Che amici Signore, la tua Parola oggi ci sferza e ci consola!
Ci sferza perché, quando ci inviti ad andare a lavorare
nella tua vigna, come il figlio maggiore della parabola,
ti rispondiamo sovente: «Sì, Signore!»; ma poi non vi andiamo.
Siamo troppo occupati e preoccupati dal nostro ‘io’
per essere davvero disponibili a cercare sinceramente il tuo volere.
Soccorrici allora con il tuo Spirito,
così che possiamo continuamente vigilare su noi stessi,
affinché la nostra adesione alla tua volontà non si riduca a vuote parole.
Ma, oltre a sferzarci, la tua Parola ci consola, poiché ci ricorda che anche
al più incallito nel male tu vuoi rivolgere una parola di salvezza
e gli dai l’opportunità di pentirsi, di cambiare vita,
di rompere con l’ostinazione del cuore.
Con umiltà e fiducia veniamo, allora, a te,
il Dio che ama coloro che non fanno affidamento sui propri meriti,
e confidiamo soltanto nella tua misericordia e nella tua fedeltà.
La vita come
impegno nella vigna
Preghiera di invocazione allo Spirito
Vieni, Spirito Creatore,
perenne sorgente della missione: Vieni!
Sostienici quando annunciamo il Vangelo che salva:
all’uomo smarrito, ricorda che Cristo solo è la Via;
all’uomo che cerca il bene, ricorda che Cristo solo è la Verità;
all’uomo che teme la morte, ricorda che Cristo solo è la Vita.
Vieni e soffia ancora su di noi! Soffia e sarà rinnovata la fede;
soffia e sarà beata la speranza; soffia e sarà grande la carità!
La Chiesa di Dio a te si affida: ci affidiamo al tuo soffio d’Amore.
e sempre ti invochiamo: Vieni, Spirito Creatore!
La Parola diventa ascolto
Modi semplici che possono avvicinarci molto
a Dio. Faccio un segno di croce. Invito il Signore a venire nella mia casa. Leggo il brano
e mi soffermo. Segno su un libretto la frase
A cura del CRV
Dal Vangelo secondo Matteo 21, 28- 32
In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del
popolo: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose:
Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Rivoltosi al secondo,
gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Chi
dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Dicono: “L’ultimo”. E
Gesù disse loro: “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste
cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.
La Parola diventa concretezza
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Signore la Chiesa ha bisogno di Te, da sola non può affrontare le difficoltà di
questo tempo e prendere decisioni importanti. Aiutala nel tormentato cammino
attraverso il quale va diffondendo la Buona Notizia, noi Ti preghiamo.
Aiutaci Gesù, liberaci dalle nostre paure perché affrontiamo con fiducia il cammino di una effettiva conversione e incoraggiati dall’esempio di Maria orientiamo
le scelte della nostra vita al bene, accogliendo il Tuo invito a seguirti, noi Ti preghiamo.
Signore aiuta tutti noi che celebriamo l’Eucarestia a seguire con fedeltà i tuoi comandamenti cercando di testimoniare il fondamentale precetto dell’amore che tu
ci hai consegnato e che ci inviti a vivere, noi Ti preghiamo.
Aiutaci Signore a comprendere che la comunione con Te è l’unica cosa necessaria per crescere nella santità e che la Tua croce è per la salvezza di bestemmiatori e peccatori, poveri e sofferenti, anche di coloro che abbiamo bollato con i
nostri giudizi, noi Ti preghiamo.
Aiutaci Signore a diventare sempre più consapevoli che siamo chiamati alla
misericordia e al perdono, alla giustizia e alla pace spogliandoci dell’uomo vecchio, accogliendo un cuore nuovo, fino a conoscere la gioia della Pasqua, noi Ti
preghiamo.
La Parola diventa preghiera
«Non posso dimenticare una esperienza di Godrano. Prima di essere impegnato nella pastorale vocazionale a livello diocesano e poi regionale, sono stato
parroco in un paesino di montagna. Ero uno dei parroci più “altolocati” della diocesi di Palermo, perché era un paesino posto a 750 mt sul livello del mare. Qualche anno prima in quel paesino di mille abitanti c’erano stati 15 omicidi. Nella carneficina delle varie vendette erano state uccise persone che non c’entravano assolutamente. Certe volte, se, per esempio, il designato ero io, uccidevano anche
l’altro che mi stava accanto, altrimenti avrebbe potuto parlare.
Facevamo i cenacoli [del Vangelo] presso le famiglie. Prima, faticosamente. Andavo presso le famiglie e dicevo che in avvento, in quaresima o in altro periodo saremmo andati nelle case, se lo avessero desiderato, per leggere e comunicare il Vangelo. Mi rispondevano: «Beh! arciprete, se lo dice lei, lo facciamo, pazienza!». Lo facevano per farmi un favore. E quindi incominciavamo ad annunziare il Vangelo. Si parlava di pace, di unione, di fraternità. Erano questi i temi
ricorrenti. Anche p. Rivilli era venuto. Poi incominciarono alcune famiglie a dire:
«Ma, due volte l’anno è troppo poco, facciamo una volta al mese». E poi ogni 15
giorni presso alcune famiglie che si erano aperte all’ascolto del Vangelo.
Una signora viene un giorno a mi dice: «Padre, le cose sono due, io non ce
la faccio più: se non faccio pace con la madre dell’uccisore di mio figlio non si fa
più il cenacolo a casa mia». Dico: «Allora facciamo pace». «Ma come faccio?» mi
risponde la signora. Dico: «Lei continui a fare i cenacoli, vedrà che il Signore le
darà l’occasione».
Le strade d’allora non erano strade asfaltate o lisce. Fatte con l’acciottolato
ed in questo caso era una fortuna. La madre dell’uccisore che era pure colpevole
perché aveva sollecitato la vendetta, scivolò e cadde davanti la casa di questa
signora che voleva rinunciare al cenacolo. Allora questa corre, la prende in braccio e fanno la pace, nonostante le critiche della gente che disse: «Perché? Non le
brucia più il figlio?», quasi che avesse dimenticato il figlio morto. La madre
dell’ucciso era felice. Era testimone della speranza.
La Parola diventa testimonianza
ConosCiamo Don Pino Puglisi
Gli anni settanta: parroco a Godrano
Nel 1970 il card. Francesco Carpino nomina padre Pino Puglisi parroco
della comunità “Maria SS. Immacolata” di Godrano. Si tratta di un paese montano
a circa trenta chilometri da Palermo. A causa della sua altezza, posto a 750 m sul
livello del mare, padre Pino amava definirsi come “il parroco più altolocato” della
diocesi. A Godrano egli vive un’esperienza intensa e ardua nel contempo, immergendosi profondamente nel tessuto sociale oltre che ecclesiale di questa cittadina, sperimentando pienamente la logica dell’incarnazione e non tirandosi mai
indietro di fronte alle varie e complesse situazioni che si trova ad affrontare.
In questo piccolo centro rurale, con circa un migliaio di abitanti, don Pino
esercita un ministero presbiterale appassionato caratterizzato anzitutto da una
fortissima testimonianza personale, conducendo una vita umile e povera, non
raramente caratterizzata da stenti e bisogni di ogni genere (basti pensare
all’assenza di riscaldamenti in canonica). In questi anni, inoltre, il paese è tristemente noto per una sanguinosa faida di mafia che contrappone svariate famiglie
e che aveva dato luogo a svariati omicidi. Don Pino, coadiuvato dai membri del
movimento della Presenza del Vangelo intraprende un’azione pastorale tramite
un annunzio del Vangelo fatto casa per casa, mediante i cosiddetti cenacoli del
Vangelo, e proponendo la via del perdono e della pace in contrapposizione a
quella dell’odio e della vendetta.
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La vita come impegno nella vigna