TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI a cura di Primo Carpi Grande Teatro o Teatro Grande? Fondazione degli Arcimboldi. Il tormentone sembra finire… embra. Perché ciò che era ormai dato per …S scontato a dicembre a gennaio è stato poi rimesso a tacere. Già finanziata con 2,2 milioni di euro, la Fondazione doveva essere definita a inizio anno. Due soci: Comune e Regione. CdA con cinque componenti: Pomeriggi Musicali, Scala, Piccolo Teatro, Camera di Commercio e Fiera. Da un mese però le notizie languono.Andate su Google e battete “Fondazione Arcimboldi”. Una piccola folla di titoli si presenta sul piccolo schermo: “Arcimboldi, parte la fondazione” ,“Via libera alla fondazione Arcimboldi”, “Prove tecniche di Fondazione per gestire gli Arcimboldi”, “Lo Statuto degli Arcimboldi” … Peccato però che risalgano ad anni differenti. Dicembre 2008 il primo. Novembre 2004 il secondo. Settembre 2005 il terzo. Marzo 2007 il quarto. E così via. A cambiare sono le date, appunto. Oppure il nome degli assessori, dei sindaci, dei partners... Dietro c’è sempre lui, il convitato di pietra degli Arcimboldi. Costruito con la stessa lunghezza di palcoscenico della Scala che doveva sostituire, adesso che questa ha ripreso il suo posto, è lui ora che deve imparare a camminare con gambe la cui lunghezza, ahimè, è ancora tutta da scoprire. Nel 2007-2008 comunque i numeri per l’Arcimboldi sembrano dare ragione alla sua vocazione territoriale. Le presenze superano le 207.000, non distanti dalle 250 mila della Scala. Gli incassi superano i 4.700.000 euro. Il rapporto costi /ricavi, quindi, sembra virare decisamente al tranquillo. Speriamo di avere presto modo di incontrare la direzione della nuova Fondazione e di vedere meglio quindi il razionale dei nostri calcoli. E come la politica del cartello- ne popolare abbia comportato anche quella della popolarità del prezzo del biglietto. Vi è, ci sembra, un rapporto incerto tra i margini di convenienza economica di un cartellone e il suo livello artistico. Anche sperando di rimuovere gli sprechi, sembra scontato, ad esempio, che l’eccellenza di un prodotto artistico come quello scaligero non possa essere pareggiata dal suo pubblico pagante. Quale che esso sia. Stesso ragionamento per il teatro d’essai, rivolto alla scoperta degli autori emergenti o al mantenimento di nicchie artistiche. Meno scontato invece che a chiedere l’integrazione del contributo pubblico sia un prodotto artistico più popolare e più moderno, come quello su cui si orienta l’Arcimboldi. A meno che si punti a ridurre il biglietto e a recuperare la partecipazione del territorio. A fine 2008 una lettrice scriveva al “Corriere” per auspicare l’organizzazione di opere teatrali e di intrattenimento anche nelle periferie. E poi anche spettacoli, concerti, cabaret, incontri teatrali, parallelamente alle iniziative dell’Expo ma non solo. Una lettera emblematica, che non esprimeva una posizione isolata. Il problema è proprio questo. Il Teatro degli Arcimboldi è, almeno per ora, un monolito. Un grande contenitore di eventi teatrali che, per riempire il primo con posti paganti, i secondi devono inevitabilmente tendere verso un livello qualitativo popolare. La sua storia, riportata qui sotto, lo dimostra. Forse la scommessa è proprio questa: passare dal grande contenitore alla grande rete. La Zona 9 vuole bene al suo Teatro Grande. Speriamo che anche lui voglia bene alla sua Zona. E la inserisca nel suo progetto di Grande Teatro. Nuova apertura punto vendita Cesano Maderno Martin Arreda Outlet [email protected] GRANDI SCONTI FINO AL 50% PER RINNOVO LOCALI La storia di una giovinezza movimentata il 19 gennaio 2002. È Va in scena “La Traviata” di Giuseppe Verdi, diretta da Riccardo Muti. Il sipario di velluto rosso è quello della Scala del Piermarini, ma il resto è nuovo. È il nuovo Teatro degli Arcimboldi. Il suo palcoscenico ha le stesse dimensioni di quello scaligero, ma la sua capienza (2.480 posti) lo porta ad essere, con l’Opéra di Parigi, il teatro più capiente di Europa. Il suo nome è legato alla zona in cui sorge, la Bicocca, antico casino di caccia del XV secolo, appartenente, appunto, alla casata degli Arcimboldi. E sinonimo di un regno più recente, quello dei Pirelli. L’idea di costruire, sull’area ex industriale, un tetro per sostituire la Scala durante i lavori di ristrutturazione risale al ‘99. Viene costruito in soli 27 mesi dall’architetto Vittorio Gregotti e costa 43,8 milioni di euro, 15 a carico del Comune, il resto a carico della Pirelli. Poi, sembra che ci siano altri 18 milioni di oneri di urbanizzazione che il Comune ha abbuonato alla Pirelli. I costi effettivi per i contribuenti quindi non sono stati irrilevanti. L’opera è imponente: foyer avveniristico, interni degni di un manuale di architettura moderna, torre scenica, platea bassa, platea alta, due gallerie. Primo teatro in Italia ad essere dotato di libretto display individuale multimediale, dove figura il testo originale e la sua traduzione in quattro lingue di quanto viene cantato. Per tre stagioni il cartellone degli Arcimboldi è quello scaligero. Ma già dal marzo 2003, in piena ristrutturazione, la Fondazione Scala, gravata da grossi problemi economici, si rende conto di non potersi occupare allo stesso tempo dei due spazi. Si fa strada l’idea di creare una Fondazione Arcimboldi, autonoma, aperta agli enti locali e ai privati. Comunque, la sera di Sant’Ambrogio del 2004 la Scala riapre, ma il suo cartellone copre anche la programmazione degli Arcimboldi: un programma unico che si avvale di due palcoscenici. Protagonista assoluto il balletto scaligero che porta il numero delle sue recite da 45 a 68. Ma ormai il percorso di differenziazione delle due realtà è avviato. Nel settembre 2005 un comunicato del consiglio di amministrazione della Scala decide: la Scala può collaborare con la programmazione degli Arcimboldi, ma non può gestirla. A farlo, per un anno, sarà il Comune in attesa che si costituisca la Fondazione, in cui è previsto che entrino anche la Scala e la Regione ONA NOVE 8 Lombardia. A questo punto a lasciare il CdA scaligero è Marco Tronchetti Provera, membro onorario. Tronchetti non ritira l’appoggio economico della sua società, ma vorrebbe che la Scala esprimesse una partecipazione più diretta. Siamo al punto di non ritorno. Il sindaco Albertini chiede che Piccolo Teatro, Teatro Franco Parenti, Pomeriggi Musicali, Orchestra Verdi uniscano le forze per aiutare la Scala a formare un cartellone per gli Arcimboldi. Due mesi dopo arrivano il nuovo logo (Tam: Teatro Arcimboldi Milano) e il nuovo cartellone. Veramente innovativo. Sono 23 spettacoli e spaziano dall’”Idomeneo” di Mozart a Joan Baez passando per la “Tosca” di Lucio Dalla, Woody Allen, due “Barbieri di Siviglia” (Rossini e Paisiello)… Il sindaco di Milano esulta. “Con questo cartellone finisce la sudditanza al Piermarini. Gli Arcimboldi si liberano dall’appellativo di Scala Bis e diventano un grande teatro regionale”. Il che sembra eccessivo, ma l’importante è che il teatro resti aperto. Ormai la formula di un teatro “city hall” è stata lanciata. O meglio ancora un teatro legato alla regione, un teatro “padano”. L’aggettivo a certi ambienti della giunta piace molto, ad altri un poco meno. In attesa dell’arrivo di una Fondazione che sembra più che mai imminente, la stagione 2006-2007 non offre un cartellone vero e proprio, ma una serie di eventi di grande richiamo. In mancanza della Fondazione la gestione 2007-2008 viene affidata a Pomeriggi Musicali, Comune e Regione. Il cartellone che ne scaturisce va dal “Protocole de rèves” di Hanna Schygulla al “Porgy and Bess” di George Gershwin. Il Comune stanzia 2 milioni e 200 mila euro. Il “rimanente”, circa un milione, proviene da sponsor (solita Pirelli in prima fila). Ma la vera sorpresa è il successo di pubblico: 150 serate e 200.000 spettatori. Gli incassi sono oltre 4.725.000 euro, 800.000 solo con i 3 concerti di Tom Waits ed incasso massimo per una sera a teatro il 7 giugno con Cats. Ormai sembra che la Fondazione possa finalmente schiudersi… Dopo i successi dell’ultima stagione, il carattere nobil-popolare del Teatro diventa la bussola del cartellone 2008-2009. 140 serate per tre sezioni: Concerti, Spettacoli e Musical, Danza. Pochi i pezzi tradizionali (la London Symphony Orchestra e il “Lago dei Cigni”). Il resto è presenza già consacrata da successi anche pluriennali. Alcuni anche planetari. Lou Reed, Leonard Coen, Burt Bacharach, Liza Minnelli nella sezione concerti. “Zelig”, “Notre Dame de Paris”, “Mamma Mia”, “Peter Pan”, “Kodò”, “Bollywood”. dal 1954 La tradizionale cortesia e un vasto assortimento di valigeria e pelletteria delle migliori marche Cappelli uomo-donna Pellicceria e Abbigliamento Moda e in Pelle CUSTODIA - PULITURE - PERMUTE RIMESSE A MODELLO PELLICCE RIPARAZIONI IN GENERE Possibilità di finanziamenti a tasso zero* *tan 0 taeg 0 www.pelletteriamorosini.it Anziani, attenti ai truffatori! Non fate entrare sconosciuti in casa vostra.