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19-02-2009
CGIL
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4 APRILE 2009
TUTTI A ROMA
SLC
ALLA GRANDE
MANIFESTAZIONE
NAZIONALE CGIL
S I N D A C AT O L AV O R AT O R I D E L L A C O M U N I C A Z I O N E
LA CGIL CHIEDE
MISURE CONCRETE
CONTRO LA VALANGA DELLA CRISI
PIÙ LAVORO, PIÙ SALARIO, PIÙ DIRITTI
Il nostro Paese, come tutto il mondo è attraversato da una crisi
straordinaria.
• i costi della crisi non possono
pesare solo sul lavoro dipendente;
• si programmano salari contrattuali inferiori all’inflazione e
non si prevede mai il recupero;
La CGIL dice che per contrastarla,
per non rassegnarsi ad un futuro più povero, più precario e con
meno lavoro, servono provvedimenti straordinari:
• si indebolisce il contratto collettivo nazionale di lavoro;
• meno tasse sul lavoro e aumento delle pensioni;
• si attribuisce alla contrattazione di secondo livello la deroga degli istituti contrattuali;
• più ammortizzatori sociali e
cassa integrazione anche per i
precari;
• si sostituisce la bilateralità alla contrattazione;
• investimenti pubblici subito;
• investimenti e sostegno all’industria;
• più intervento pubblico a tutela
delle protezioni sociali.
Questa crisi economica ha una
straordinaria pesantezza. La cassa integrazione cresce ogni mese
di milioni di ore e migliaia di lavoratori precari conoscono la minaccia di perdere il lavoro.
In tutto il mondo i governi assumono provvedimenti per tutelare
il lavoro, in Italia si preferisce parlare d’altro!
Il nostro governo prima ha negato
la crisi, ora non sa come affrontarla. Non vuole tutelare i salari,
gli stipendi, le pensioni. Non contrasta la disoccupazione, agisce
contro il lavoro e fa pagare al lavoro
dipendente e ai pensionati i costi
della crisi.
Sono scelte contro il futuro del Paese perché non c’è industria senza
lavoro e non c’è futuro senza ricerca e senza investimenti.
Il tempo non è infinito.
Le scelte vanno fatte prima che gli
effetti della crisi diventino strutturali, prima che la cassa integrazione diventi disoccupazione, prima
che la fermata delle fabbriche diventi irreversibile.
Ma per ora si è prodotto solo un
accordo separato per dividere le
organizzazioni sindacali.
La CGIL ha detto NO a quell’accordo perché:
• la priorità è la crisi e sappiamo
che si può contrastare;
• si mette in discussione il diritto
di sciopero;
Governo, Confindustria e Associazioni Imprenditoriali vogliono utilizzare la crisi per ridurre le tutele sociali.
La CGIL ha detto NO ad un accordo profondamente sbagliato per i
lavoratori e non rinuncia ad un’idea
diversa di Paese.
Per questo ha promosso le assemblee nei luogi di lavoro per far conoscere le proprie proposte e sottoporle al voto dei lavoratori.
ECIPA
PART MBLEE
ASSE
RE
ALLE TUO PARE
I IL
E DA N IL VOTO
CO
Supplemento a Slc-FILISnews - Anno XVI Nº 3 - Dicembre 2008 - Autor. Trib. TO n. 4592 del 26-5-93 - SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE COMMA 20 LETT. B ART. 2 LEGGE 662/96 PUBBLICITÀ INFERIORE 45% TORINO
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19-02-2009
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UN’INTESA CHE DIVIDE E SCARDINA IL SISTEMA DELLE RELAZIONI E I DIRITTI SINDACALI
IL NO ALL’ACCORDO SEPARATO E LE RAGIONI DELLA CGIL
IL FATTO
L’accordo quadro separato “Riforma
degli assetti contrattuali” è stato firmato il 22 gennaio 2009, dal Governo, CISL, UIL, UGL e dalle Associazioni Imprenditoriali.
COMMENTO
La costruzione di questa intesa separata contiene un’esplicita volontà di
esclusione della CGIL.
E’ un atto che giudichiamo di irresponsabilità innanzitutto del Governo,
che ha lavorato per costruire un’intesa che: dividesse il sindacato e aprisse la strada ad ulteriori passi legislativi di scardinamento del sistema
delle relazioni e di diritti sindacali.
Infatti:
• non si è potuto svolgere un negoziato sul testo elaborato da Confindustria in nome e per conto della pluralità di associazioni imprenditoriali;
• la parte dedicata al pubblico impiego è fintamente analoga a quella
privata;
• si è scelto di precipitare un accordo separato anche per nascondere
sul piano mediatico l’assoluta mancanza di interventi sulla crisi.
Bisogna rimarcare che si interviene
sul modello contrattuale, prevedendo la riduzione dei salari, senza alcuna politica fiscale che riconosca detrazioni al lavoro dipendente e senza
restituzione del fiscal drag.
In sostanza il Governo decide che le
dinamiche retributive del lavoro dipendente pubblico e privato sono
esclusivamente delegate alla contrattazione.
ACCORDO SEPARATO
E MODELLO CONTRATTUALE
L’impianto dell’accordo quadro separato cancella il modello contrattuale universale.
Infatti, nell’accordo sono indicati dei
“principi”, da cui discenderanno poi
accordi interconfederali specifici (per
settore, per associazione d’impresa,
ecc.) che definiranno le regole applicative, poi da tali “intese specifiche”
deriveranno i contratti nazionali.
E’ evidente che, oltre alla moltiplicazione burocratica di adempimenti, in
questo modo si avvallano le intese separate già effettuate; la stessa, apparente, leggerezza dell’accordo assorbe già i contenuti delle linee guida di Confindustria, Confapi, Confcommercio ecc. ecc..
Queste modalità, inoltre, limitano l’autonomia contrattuale delle categorie
e la funzione dei contratti, infatti il
CCNL si riduce ad essere solo un luogo di applicazione delle decisioni assunte nelle intese interconfederali o
nei comitati interconfederali.
IL MERITO DELL’INTESA
L’accordo è sperimentale per 4 anni
e sostituisce integralmente le regole
definite nel luglio ’93.
Si commenta da sola l’idea di sostituire con un accordo separato un’intesa unitaria.
CONTRATTO NAZIONALE
La durata del contratto diventa triennale.
Il salario per i lavoratori privati: per
gli incrementi dei salari si dovrà fare
riferimento ad un indice previsionale
di inflazione costruito sulla base dell’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo). Questo
Indice sarà poi depurato dalla dinamica
dei prezzi dei beni energetici importati, mentre la verifica circa gli eventuali scostamenti rispetto all’inflazione effettiva si farà considerando i due
indici sempre al netto dei prodotti
energetici importati.
Il comitato interconfederale verificherà la
significatività degli eventuali scostamenti
mentre il recupero sarà effettuato entro la
vigenza contrattuale.
Tutto ciò sarà applicato ad un valore retributivo individuato dalle “specifiche intese”:
• l’unico valore economico del contratto deriva dall’IPCA depurato;
• lo scostamento non recupera sull’inflazione reale ma si mantiene la depurazione;
• se lo scostamento verrà giudicato
“significativo” si applica nella vigenza triennale.
Il valore si calcolerà sulle “nuove” paghe basi di riferimento.
Ne consegue che il CCNL, per la parte economica:
• si limiterà ad applicare ciò che gli
viene consegnato, senza flessibilità
né in alto né in basso;
• ciò che perde non verrà mai recuperato;
• che il valore retributivo individuato può ulteriormente abbassare la dinamica retributiva.
Ovvero: si programma la riduzione
della tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni e si limita la funzione
negoziale delle categorie nei contratti.
Il salario per i lavoratori pubblici: il
calcolo non verrà fatto dal comitato interconfederale ma dai ministeri competenti. Il riferimento è all’IPCA depurato, ma tutto è comunque subordinato alla programmazione prevista
dalla legge finanziaria e viene calcolato solo sulle voci di carattere stipendiale. Ovvero, sulla retribuzione
senza salario accessorio con la produttività, mentre ora avviene sulla
retribuzione di fatto al netto degli
straordinari.
Il recupero degli eventuali scostamenti avverrà alla scadenza del triennio contrattuale e l’eventuale recupero si realizzerà nel successivo triennio, ma tenendo conto delle retribuzioni di fatto dall’intero settore.
Ciò significa che se il governo stanzia meno risorse di quelle necessarie
per soddisfare l’indice previsionale:
• il riferimento saranno le risorse
stanziate;
• nel triennio non si recupereranno
gli scostamenti;
• gli eventuali scostamenti comunque
verrebbero calcolati sapendo che se
la contrattazione di secondo livello
ha fatto crescere le retribuzioni (anche se non sono omogenee, si fa la
media di settore) questo inciderà nella considerazione della differenza
eventualmente da erogare.
Si conferma quindi anche per il pubblico la riduzione programmata della tutela del potere d’acquisto.
INFLAZIONE PROGRAMMATA
Si afferma che la novità dell’Accordo sarebbe il superamento dell’inflazione programmata, meglio sarebbe
dire della politica dei redditi.
Questo di per sé dovrebbe determinare maggiori risorse per i lavoratori, in realtà se per il pubblico il punto dirimente continuerà ad essere lo
stanziamento previsto nella finanziaria, per l’insieme dei settori si decide un meccanismo semi automatico che non recupererà mai l’inflazione reale.
IL CONTRATTO NAZIONALE
E’ esplicita una volontà quantitativa
- economicamente e di struttura della contrattazione - di indebolimento
del contratto nazionale.
Questa volontà è confermata dalla
scelta di mettere nei “principi” dell’accordo quadro separato un capitolo
sulle deroghe, che si riferiscono al
territorio o all’azienda, alla crisi o allo sviluppo con la deroga in parte o in
tutto di istituti contrattuali.
La collocazione nei principi non è casuale, infatti il rimando alle specifiche
intese (di settore, di associazione, ecc.)
definisce procedure, modalità, condizioni delle deroghe contrattuali.
LA RAPPRESENTANZA
Nell’articolo 17 è presente una norma che demanda a successivi accordi (tre mesi di tempo) la definizione di
nuove regole in materia di rappresentanza.
Il tema, insieme a quello relativo alla democrazia, recepisce indubbiamente una nostra rivendicazione –
pur mancando una ipotesi unitaria
sul tema - ma la stessa norma viene
utilizzata per sancire che nel secondo livello dei servizi pubblici locali
sono solo i sindacati rappresentativi
della maggioranza dei lavoratori che
possono proclamare scioperi. .
E’ evidente che siamo di fronte ad
una norma anticostituzionale, un vulnus all’azione dei sindacati, e, soprattutto, siamo in presenza di una
lesione del diritto allo sciopero che è
un diritto che appartiene ad ogni singolo lavoratore.
Non a caso questa norma è stata apprezzata dal Ministro del Welfare
che ha visto in quel testo un via libera alla sua proposta di legge sullo sciopero.
Se un tema, apparentemente limitato, viene collocato nei principi si afferma con valenza generale.
LA CONTRATTAZIONE
DI SECONDO LIVELLO.
Si tratta di una parte sicuramente molto pasticciata e composta da continui
rinvii e riferimenti alle specificità.
La cornice generale conferma la richiesta di incentivazione attraverso
la detassazione, che è bene precisare viene allargata al pubblico gradualmente e compatibilmente con i
vincoli di finanza pubblica.
La formula dei premi è quella del collegamento agli indicatori finalizzati
alla competitività nonché agli andamenti economici delle imprese. Men-
tre, con l’eccezione degli artigiani, le
materie della contrattazione di secondo livello sono riferite al “ne bis in
idem” (cioè l’impossibilità di trattare la stessa materia in due livelli contrattuali diversi).
In concreto non vi sono elementi che
indichino un ampliamento ed una
riarticolazione della contrattazione
di secondo livello. Il rinvio agli “accordi specifici” fa ipotizzare, come le
intese separate firmate nelle scorse
settimane affermano, la conferma
della prassi in atto.
PIATTAFORME E TEMPI
Per il contratto nazionale e per la contrattazione di secondo livello sono
previste le norme temporali per la
presentazione delle piattaforme e i
relativi periodi di “tregua”.
Al rispetto di queste procedure è condizionato il riconoscimento della copertura economica dalla scadenza del
contratto precedente, con una formula generica che può determinare
soluzioni differenti.
Si prevede che, in caso di crisi del negoziato, le “specifiche intese” possano coinvolgere il livello interconfederale.
Vi è poi un’affermazione sulla garanzia dell’effettività del periodo di
tregua che lascia aperto il terreno
delle sanzioni.
Le controversie sull’applicazione, in
particolare nel rapporto tra materie
contrattuali e quelle delegate alla contrattazione collettiva, si prevede siano disciplinate con strumenti di conciliazione ed arbitrato.
Si conferma così un’idea di procedure che limitano l’autonomia negoziale.
Infine, diventa molto sfumato l’elemento economico di garanzia, sia per
l’opposizione di alcune associazioni
(es.: Confcommercio), sia per la sottolineatura introdotta circa la necessità di “salvaguardare” le situazioni
di difficoltà economica-produttiva.
In sostanza l’elemento economico di
garanzia non ha, come da noi rivendicato, alcun legame con lo svolgersi o meno della contrattazione di secondo livello.
BILATERALITÀ
E’ demandato alla contrattazione collettiva nazionale o confederale la definizione di ulteriori forme di bilateralità per servizi integrativi di welfare.
Potremmo dire che la formula è generica se non fosse che la sopravvivenza delle “Linee guida” sottoscritte da Confindustria e Confapi indicano la tendenza, ovvero la scelta “più
bilateralità, meno contrattazione”.
E’ un’idea che non ci appartiene e
che sottende la crescita di una “casta parallela” che sostituisce la contrattazione con la fornitura di servizi e rappresenta una “autoalimentazione” delle organizzazioni datoriali
e sindacali.
L’ACCORDO SEPARATO
Va, infine, ricordato che un accordo
di regole non condivise, rende in realtà
inesistenti le regole stesse.
Non di meno la CGIL manterrà una
linea di rigore e serietà, affermando
nella contrattazione il suo obiettivo
di un modello contrattuale universale che incrementi i salari ed allarghi
la contrattazione (come – per altro avevamo convenuto con CISL e UIL
nella piattaforma di maggio 2008).
MODELLO CONTRATTUALE
E CRISI
Verrà molto utilizzato nella propaganda spicciola l’argomento della crisi, dell’assenza di risorse, dei sacrifici
necessari.
Tutti argomenti che non rispondono
alla costruzione di un modello di assetti contrattuali, che possono valere in occasione di un contratto, di un
accordo, ora nella situazione data,
ma non per definire regole generali,
che se applicate al futuro dicono che
dopo la crisi i lavoratori dovranno rinunciare a parte della tutela del loro reddito e quindi che si chiede, ora
per allora, a chi già sta pagando il
prezzo più pesante di continuare a
pagarlo.
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UNA VASTA CONSULTAZIONE
IL
IL VOTO
VOTO CERTIFICATO
CERTIFICATO DEI LAVORATORI, PRECARI E PENSIONATI
La consultazione si terrà nel periodo
dal 9 febbraio al 14 marzo, raccogliendo
il voto al termine delle assemblee nei
luoghi di lavoro e poi da lunedì 16 a
venerdì 20 marzo, una settimana specificatamente dedicata al voto nel territorio.
GLI OBIETTIVI
Se prendiamo a riferimento il rapporto iscritti 2007 di CGIL, CISL e UIL
(12.092.687) ed il numero di votanti
nella consultazione fatta nel 2007 relativa al Protocollo (5.128.507) l ’obiettivo che assume la nostra Organizzazione non può che collocarsi su almeno 2.100.000 votanti fra lavoratori, pensionati, precari. Raggiungere i 3 milioni di votanti significherebbe conseguire un risultato straordinario. Ricordiamo che l’intesa del 1993 nella consultazione promossa da CGIL, CISL e UIL
venne votata da 3.600.000 lavoratori.
Realizzare una consultazione, la più
vasta possibile, con precise regole che
permettano di accertare, attraverso il
ricorso al voto segreto, l’opinione dei
singoli lavoratori, pensionati, precari.
Anche per questa ragione, la possibilità - pur prevista dal Comitato direttivo
- di estendere il voto anche ai cittadini pone una complessità tale nella gestione del voto e nella lettura del risultato (come è emerso anche dalla riunione del Dipartimento nazionale d’Organizzazione) da portarci ad escludere tale previsione.
IL QUESITO
Abbiamo lavorato per definire un quesito unico per favorire un pronunciamento non frammentato. Le urne separate ci consentiranno di leggere il
voto fra lavoratori attivi e pensionati,
come fu nel 2007. La definizione del
testo ha tenuto conto dell ’insieme delle proposte e valutazioni della CGIL
con l’intento di offrire già un quadro
compiuto della nostra identità con la
sola lettura del quesito.
LE REGOLE
Tutta la fase di consultazione deve essere governata dalle regole sotto indicate, che sono, con pochissime eccezioni, le stesse definite unitariamente
nel 2007.
Esse devono essere rispettate scrupolosamente non solo perché questa è la
nostra natura ed il nostro costume negli appuntamenti democratici ma anche perché, a fronte di sicure e diffuse provocazioni e tentativi di denigrare la grande prova di democrazia che
mette in campo la nostra organizzazione, occorre che il rigore da parte
nostra sia massimo.
Possono votare lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, precarie e
precari e tutti coloro che hanno una
qualche forma di rapporto di lavoro.
E’ necessario che il voto, che comunque avviene mediante l ’utilizzo dello
stesso modello di scheda, sia conteggiato in modo distinto fra lavoratori e
pensionati.
Si vota dal giorno 9 febbraio al giorno 14 marzo al termine delle assemblee nei luoghi di lavoro o territoriali.
Dal 16 marzo al 20 marzo è previsto il
voto territoriale.
Dovranno essere programmati con
grande attenzione gli orarti di apertura dei seggi per riuscire ad intercettare il maggior numero possibile di votanti.
Le operazioni di voto devono avvenire mediante la registrazione e l’identificazione dei votanti.
• Nei luoghi di lavoro la consolidata
esperienza, e la possibilità di avere gli
elenchi dell’ente o dell’azienda,consentirà uno svolgimento delle operazioni in modo ottimale.
• Nei seggi territoriali, gazebo, o in
quelli collocati presso le sedi sindacali
o istituzionali (comuni, quartieri, circoscrizioni, ecc) i lavoratori, i pensionati, i precari dovranno esibire la busta paga o il libretto di pensione o l’attestato dell’Ufficio di Collocamento o
documenti analoghi che dimostrino la
condizione di lavoro.
Oltre a certificare la con dizione professionale occorre verificare l’identità
di coloro che si apprestano al voto.
Al momento del voto verrà chiesta la
firma in un apposito elenco dei votanti (da predisporre a cura delle diverse
strutture con un minimo di dati identificativi) che conterrà anche l’esplicita
dicitura che l e persone firmatarie non
hanno già votato in un altro seggio.
COMMISSIONI ELETTORALI
Devono essere costituite sui luoghi di
lavoro, sul territorio, a livello provinciale e a livello regionale.
Le Commissioni elettorali, d’intesa con
le strutture confederali, renderanno
pubbliche le sedi dei seggi, nonché le
forme e le modalità di voto che dovranno garantire ed agevolare la più
ampia partecipazione al voto.
La Commissione Elettorale Nazionale
è composta da Enrico Panini; Marco Di
Luccio; Bahram Asghari; Carlo Baldini;
Elisa Cancellieri; Sergio Tosini; Maria
Troffa.
Il Comitato di garanti nazionale sarà
composto da personalità che per la loro autorevolezza e perché in possesso
di tutte le informazioni necessarie garantiscano ulteriormente la correttez-
za e trasparenza dell’intera operazione di voto.
SCADENZE
• Dal 9 febbraio al 14 marzo, assemblee
di luogo di lavoro e territoriali. Al termine si raccoglie il voto. Terminate le
votazioni le urne vengono sigillate e,
con i fogli relativi alle operazioni di
voto, vengono custodite dalla Commissione elettorale, che conserverà
sotto la propria responsabilità i materiali, o vengono consegnate alla Commissione elettorale del livello territoriale superiore che provvederà a rilasciare un’apposita ricevuta di presa in
carico. Nei luoghi di lavoro, allo scopo di garantire la massima partecipazione al voto, è necessario prevedere
che il seggio (o i seggi) sia mobile, ovvero che la Commissione elettorale si
muova nei vari reparti o uffici a raccogliere il voto.
• Dal 16 marzo al 20 marzo si terrà una
settimana di voto territoriale.
• Le operazioni elettorali si concluderanno alle ore 18,00 del 20 marzo.
SPOGLIO
Le operazioni di spoglio delle schede si
svolgeranno nella giornata del 21 marzo contestualmente su tutto il territorio nazionale.
I risultati dello spoglio devono essere
tempestivamente comunicati alle Commissioni Elettorali di riferimento, in
modo tale che le Commissioni regionali siano in grado di fare il quadro dei
risultati da comunicare alla Commissione elettorale nazionale.
Entro le ore 22,00 del 21 marzo le Commissioni elettorali regionali dovranno
comunicare all ’indirizzo e-mail [email protected] o al numero di fax 068476363 i risultati alla Commissione
elettorale nazionale.
Il 23 marzo la Commissione elettorale
nazionale comunicherà i risultati definitivi.
Al fine di evitare inutili e controproducenti dichiarazioni parziali e/o totali sui risultati della consultazione, le
strutture, tutte e di qualsiasi livello senza esclusione alcuna, dovranno evitare di fornire dati e numeri, di indire
conferenze stampa e quant’altro riguardi l ’esito del voto per consentire
l ’ufficializzazione del risultato complessivo della consultazione, per il peso politico che ne consegue, a Guglielmo Epifani.
Eventuali quesiti dovranno essere inoltrati alle Commissioni elettorali regionali le quali, se necessario, inoltreranno i quesiti stessi alla Commissione elettorale nazionale che risponderà con
immediatezza.
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Altro volantino sulla manifestazione de 4 Aprile - slc