Antropologia - Lezione 24^ Capitolo VIII Solidarietà in Cristo e complicità in Adamo: il Peccato Originale “Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza. Tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore. A tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo, perché nell’ubbidienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. E quando, per la sua disubbidienza egli perse la tua amicizia, tu non lo hai abbandonato in potere della morte ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare” (Preghiera eucaristica IV) Il PO nella Teologia contemporanea dall’‘800 una pluralità di fermenti innovatori Tre fattori: scienza (evoluzionismo) esegesi biblica (generi letterari) e ermeneutica del dogma: non bisogna confondere la realtà del PO con la sua dottrina: distinguere il nucleo veritativo essenziale dai presupposti necessari a salvaguardarlo Es.: Paolo (adulti): l’universalità dell’essere peccatore (l’hamartia come potenza personificata del male) Agostino (bambini): modello antropologico-biologico di un nesso universale dovuto alla generazione. recupero del cristocentrismo in teologia UR 22: principio della gerarchia delle verità OT 16: connessione dei misteri tra loro Il PO come asserto di fede non è una verità a se stante, ma totalmente relativa all’affermazione della salvezza in Cristo (cf il cristocentrismo di Rm 5) Dogma della Immacolata concezione = esenzione dal PO Cristo redentore Dogma del POuniversale Perciò: L’occasione stimolante = le scoperte scientifiche mutano la rappresentazione tradizionale delle origini umane una visione evoluzionista del mondo pareva imporre il poligenismo e contraddire il monogenismo La causa determinante del cambiamento col riconoscimento dei “generi letterari” (lettura non storicizzante dei racconti genesiaci) Il motivo principale Concilio Vaticano II col recupero del cristocentrismo Sintesi teologica: dalla solidarietà in Cristo alla complicità in Adamo Sviluppo: Inversione metodologica Stato Originario: da Adamo a Cristo Come dire lo stato di peccato ereditario nell’uomo? (POoriginato) Come dire la causa del peccato ereditario nell’uomo? (POoriginante) Inversione metodologica la teologia attuale inverte la trattazione = dall’ordine cronologico a quello logico: È Cristo che rivela pienamente chi sia l’uomo (GS 22) è il criterio ermeneutico per interpretare anche l’attuale condizione umana non interessa più la questione di un primo uomo o meno: siamo anzitutto solidali in Cristo in questa comunione il peccato di uno interessa tutti gli altri uomini. Non più: PeccatodiAdamo Trasmissione POo bensì: Gesù Cristo POo POn, ossia la causa partire da Cristo per comprendere la situazione peccaminosa dell’uomo (POo) e poi risalire alla ricerca della sua origine (POn) Passaggio di lavoro teologico: schema classico SO POn = PdA proposta attuale Predestinazione in Cristo uomo (storico) = POo Trasmissione POo causa: POn = PdA+PdM Stato Originario: da Adamo a Cristo la solidarietà di tutti gli uomini in Cristo è originaria e antecedente rispetto alla complicità in Adamo È il metodo scritturistico: in Rom 5 emerge il primato cristologico (e derivatamente la ricaduta antropologica): 5,1-11, l’annuncio della giustificazione precede e fonda il versante del peccato (5,12-21). La dottrina del PO è la formulazione negativa di un enunciato positivo: «Come si può esplicitare positivamente la confessione cristiana, così la si può esplicitare negativamente. L’enunciato teologico che Dio in Gesù Cristo è la salvezza di tutto il mondo, implica cioè l’enunciato negativo che fuori di Cristo non vi è salvezza, e che il mondo senza Cristo si trova nella perdizione. La dottrina del peccato originale, dunque, se la si spoglia di modi di comprendere storicamente condizionati, non è che il lato negativo e la formulazione negativa in un enunciato positivo. In questo senso è comprensibile anche oggi; in questo senso anzi si tratta di una dottrina che non si può assolutamente mettere in forse senza mettere in forse la stessa verità cristologica» (W. Kasper) Vantaggi della partenza: Cristo è lo SO supera le ristrettezze dell’impostazione amartiocentrica tradizionale permette di svincolarsi dall’eccessiva enfasi data nel quadro teologico alla dottrina del PO il punto di partenza cristocentrico permette di fondare la necessità di Cristo in positivo, non più in negativo: Cristo “riguarda” ogni uomo non a motivo del peccato (da cui lo libera) ma anzitutto per il fatto di essere creati in Lui! negativamente, rispondere di tutta la realtà di male/peccato presente nella storia La previa solidarietà dell’uomo in Cristo dice quale sia il senso dell’uomo, la sua libertà: non anzitutto liberarsi dal male, ma assumere i contorni filiali, la filiazione in Gesù. Questo è la salvezza dell’uomo! La “complicità in Adamo” è il rifiuto di questa destinazione della libertà, è la pretesa di salvarsi al di fuori del dono di Dio = semplicemente è la pretesa di “autosoteria” «Il peccato è propriamente e ultimamente contrapposizione alla filiazione in Cristo, è la vicenda della libertà che non assume la forma della fides Jesu» (FG. Brambilla) Partendo da Cristo: qual è il senso del PO? L’impostazione cristocentrica ricalibra il senso e la funzione della dottrina del PO: essa intende fornire un’ermeneutica della libertà peccatrice Dunque: • non giustifica la necessità della redenzione = tutti hanno bisogno di Cristo non anzitutto in quanto peccatori, ma – prima ancora – perché creati in Lui • non ha solo la funzione di giustificare l’universalità della redenzione: tutti peccatori redenti in Cristo • consente di introdurre la libertà peccatrice in una storia di peccato (inteso come autoredenzione) di cui è complice l’intero genere umano Come dire lo stato di peccato ereditario nell’uomo? (POoriginato) Il nucleo del dogma non è il PdA, la causa, bensì il suo contenuto: il PO come situazione peccaminosa dell’umanità Le opzioni della teologia contemporanea: senso = non è di illuminare qualcosa sulle origini dell’uomo, sul passato, ma sulle reali condizioni della libertà, dunque, sul presente sempre meno si è interessata dei modelli di trasmissione del PO e sempre più le questioni circa la natura del PO L’ESSENZA DEL PO (?) TN: Il PO è «privazione di grazia»: un passaggio dalla cosificazione alla scoperta della natura essenzialmente relazionale della grazia a partire dalla tesi dello SO dove si coglie il contenuto cristologico della grazia e la sua dimensione relazionale: la grazia è la persona dello Spirito di Cristo inabitante nell’uomo è diversa la comprensione di ciò che significa “avere” o “perdere” la grazia: più precisamente quella grazia che è la relazione personale con Dio nello Spirito Santo. alcune interpretazioni moderne del concetto teologico di “privazione di grazia”: “Rifiuto della grazia ereditaria” (K.H. Weger) “appartenenza alla storia peccatrice del mondo” (G.Martelet) “egoismo potenziato” (J.I Gonzales-Faus) “storicità dissociata” (J.L. Ruiz de la Peña) “Una situazione universale di non salvezza che tocca tutti gli uomini, prima della propria e personale decisione quale si realizza nei peccati personali” (Ignazio Sanna) GS 8, 13, 37 La definizione più completa: «Il PO originato è l’alienazione dialogale da Dio e dagli altri uomini, determinata dalla mancata partecipazione alla vita divina (come vita filiale: dimensione ontologica) che a sua volta è prodotta da una libera iniziativa umana di chiusura a Dio (dimensione etica) precedente ogni presa di posizione dei singoli membri dell’umanità attuale» (M. Flick – Z. Alszeghy, Il peccato originale, Queriniana, Brescia 1972, 370-371) La morfologia descrittiva del PO Flick e Alszeghy tre livelli del PO: l’aspetto personalistico l’aspetto ontico l’aspetto storico-comunitario I. Aspetto personalistico: - Incapacità dell’uomo di amare Dio sopra tutte le cose senza la grazia Si usano i termini della opzione fondamentale: - alienazione dialogale: presa di posizione con cui la persona da orientamento e senso a tutta la sua vita L’incapacità-impossibilità: - Senza la grazia l’uomo non ha l’appello sufficiente per adottare il ruolo filiale - l’incapacità di dialogare con Dio implica anche l’incapacità di uscire dal proprio egoismo (individuale - collettivo) e di entrare in un vero dialogo con tutti gli altri uomini È l’aspetto principale dell’affermazione: “L’incapacità di optare per Dio connota un disordine nella volontà umana, da cui proviene che l’uomo, finché non accetta la grazia di Cristo offertagli, moltiplicherà inevitabilmente i peccati personali, e quindi sta in uno stato analogo a quello del peccato personale, prima ancora di ogni sua decisione libera” (M. Flick – Z. Alszeghy, 370). molto importante: • Non pensare il Poo in termini di colpa morale (che colpa ne ha il bambino, allora Dio è ingiusto!) • Ma di ASSENZA di relazione che è ATTESA di relazione: Dio vuole comunicare la grazia della filiazione agli uomini in Cristo storicamente, dopo la colpa di Adamo, il modo è redentivo-battesimale La privazione della grazia (alienazione) in cui il neonato si trova può essere detta “peccaminosa” in quanto implica un disordine (potenziale) nella volontà basti pensare a Rm 5,12-21; Rm1-4; Rm 7 in cui Paolo parla della “divisione dell’uomo” Inevitabilità del peccato personale per l’uomo non inserito in Cristo La libertà è incrinata a volere in modo disordinato, e prima o poi si manifesterà moltiplicando i peccati personali Siccome la capacità di impegnarsi liberamente per valori e persone appartiene alla sfera della persona, si può concludere che la corruzione ontica eriditaria del PO ha un aspetto anche personalistico: La tendenza a porre atti liberi cattivi, per cui la corruzione della condizione umana non esiste solamente in seguito ad un atto di volontà altrui, ma esiste nella volontà stessa di chi la contrae, e così entra nella sfera della moralità, e può chiamarsi peccato. In sintesi: L’influsso di una libera iniziativa umana di chiusura a Dio che precede le scelte del singolo ma che pesa su di lui, caratterizzandolo per una libertà colpevole (incrinata al male) che si esprime di fatto in scelte puntuali e concrete di rifiuto di Dio e dell’amore per i fratelli QUI FG Brambilla: PO è “privazione di grazia”: non la trasmissione di una natura “spogliata”, priva di un dono di grazia, ma riletto a partire dal compimento della libertà: Se la libertà personale e collettiva non si lascia conformare dal dono dello Spirito di Gesù, essa non è solo priva di uno “dono” come di una “cosa” ma è una libertà incrinata, ripiegata, centrata sull’io, non solo nelle sue scelte (volontà voluta), ma nella sua possibilità storica di volere (volontà volente). il dogma riconosce questo “stato” dell’uomo sin dal suo venire al mondo, previamente ad ogni scelta al punto che la prima offerta di grazia si presente comunque con un carattere redentivo dunque il PO “non è l’ultima parola sull’uomo ma è appello per la libertà, perché si lasci rianimare dallo Spirito di Gesù ed entri nel cammino storico (il bat-tesimo e la comunità cristiana) che riplasma la conformità alla vicenda filiale di Gesù. La dottrina del PO ha un carattere secondo (perché viene dopo la buona notizia della creazione in Cristo) e penultimo (perché viene prima e in vista della redenzione di Cristo)”. pur chiamato/predestinato alla grazia, l’uomo viene riconosciuto non ancora dentro questa realtà storica di comunione /relazione (= “privazione di grazia”) che è nell’intenzione di Dio: dunque è peccatore (ma in senso non univoco bensì analogico rispetto al peccato personale) questa condizione antropologica – che è universale e intrinseca a ciascuno – diviene comprensibile solo alla luce di Cristo e della antropologia relazionale/ solidale che la rivelazione dischiude, contro il modello individualista moderno. II. Livello ontico: un modo di essere che consiste nella priva-zione della partecipazione alla vita divina (inabitazione dello Spirito e grazia creata) equivale a uno stato di “morte spirituale” cioè di “mancanza di grazia” La ragione “essenziale” per cui l’uomo prima di essere inserito in Cristo è incapace di dialogare con Dio è la privazione di questa perfezione ontica che lo eleva allo stato di figlio di Dio l’assenza-incapacità di un rapporto filiale con Dio una natura umana residuale: un essere sottratto dalla sua finalizzazione a Cristo Il PO è stato localizzato in riferimento al caso-limite dei neonati, cioè di persone incapaci di prese di posizione libere per mettere in luce che non è un peccato personale sul piano entitativo si colloca invece sul piano delle realtà esistenti in antecedenza alle opzioni personali Cioè appartiene a ciò che si suole chiamare NATURA in opposizione alla PERSONA Per sottolineare l’indole pre-personale, pre-opzionale, pre-intenzionale dell’uomo si parla di ontico che implica la realtà puramente esistenziale del fenomeno umano, precedente l’aspetto ontologico, frutto dell’autodetermi-nazione esistentiva. È inacettabile la posizione “solo storica e non ontica” (es. Schoonenberg - Boros) • Riduce il PO alla naturale difficoltà e impossi-bilità che l’uomo sperimenta nell’aprirsi a Dio a causa dello stato religioso-morale dell’ambiente • il PO consiste nella situazione psico-sociologica (culturale) in cui si trova il soggetto che entra a far parte della società attuale (es. mancata trasmissione della fede, necessità di adeguarsi a una logica individualistica della vita) il battesimo ricevuto da questo bambino non gli gioverebbe perché rimane in un ambiente corrotto che non gli conferisce la giustificazione in quanto è un ambiente immorale, ateo viceversa, non avrebbe bisogno del battesimo in remissione dei peccati il figlio di genitori credenti e fervorosi * Siccome agisce sul livello ontico (comunicazione della grazia di cui il bambino è privo) il battesimo di un bimbo è efficace per superare il PO, senza togliere la difficoltà socio-psicologica che il bimbo possa arrivare ad un atto di fede viva visto il suo ambiente storico III. Livello storico-comunitario La situazione dell’uomo decaduto dalla amicizia con Dio si spiega solamente in quanto egli si è reso incapace di possederla, con una presa di posizione libera, esistente anteriormente alle libere decisioni dei singoli uomini, che fanno parte dell’umanità attuale e che in virtù della solidarietà umana, ha avuto un effetto sui singoli membri dell’umanità. Proprio per sottolineare questa responsabilità (non individuale), parliamo di privazione della vita divina, in quanto essa dovrebbe essere nell’uomo, ma non vi è, per colpa dell’uomo (M. Flick – Z. Alszeghy, 371). • Questa situazione di “assenza di grazia” in cui versa l’umanità è inserita nello schema storicocomunitario della relazione di tutti gli uomini con Adamo primo peccatore per due funzioni: 1) La spiegazione EZIOLOGICA del deficit di grazia: - La Scrittura afferma il ruolo mediatore della umanità delle origini che era stabilita per far passare tutta l’umanità dal possesso virtuale a quello attuale della grazia - la chiusura volontaria a Dio operata dalla umanità (che per prima è arrivata alla soglia della vita morale) ha causato una mancata mediazione della benedizione e la alienazione (morte) spirituale 2) La spiegazione ASSIOLOGICA dell’applicazione del termine peccato alla privazione di grazia - La privazione di grazia acquista un certo disordine morale in quanto è prodotta dall’azione peccaminosa di una persona, che è solidale con colui che ne subisce le conseguenze. - L’umanità ha la vocazione comunitaria a realizzare l’immagine complessiva di Dio, di cui i singoli uomini devono essere parti integranti - Con il rifiuto originario tutta l’umanità cominciò a rifiutare di realizzare in sé l’immagine complessiva per cui è stata creata. - Il bambino neonato, per quanto personalmente innocente, è difforme dall’intenzione originale di Dio - E ciò a motivo di un peccato che, per quanto non commesso da lui, tuttavia non è un peccato del tutto estraneo a lui, perché è un peccato interno a quella totalità umana a cui lui appartiene Alszeghy: da una spiegazione coerente con la nostra impostazione dell’antropologia teologica: mancata partecipazione alla vita divina (= vita filiale) libera iniziativa umana di chiusura a Dio tesi fondamentale: Predestinazione ad essere conformi al Cristo, il Figlio 1° momento sistematico: L’uomo è una libertà creata, chiamata a rispondere al progetto di Dio Peccato Originale = privazione di grazia PECCATO MA peccato in senso analogico e non univoco Se si insiste solo sull’idea di peccato = difficile distinguere tra i due generi Se si insiste solo sull’analogia = il PO rischia di diventare una realtà insignificante Peccato ma in senso analogico: il soggetto responsabile di tale peccato non è il soggetto di cui parliamo, bensì un altro questo peccato non è scelto, non è responsabile, ma ciò non significa che il soggetto non porti una reale “colpevolezza” Che senso ha parlare allora di peccato? In senso analogico ma peccato: perché l’effetto è di non-comunione con Dio: esattamente ciò che la teologia classica definiva come “privazione di grazia” L’effetto è realmente peccaminoso, ma la responsabilità è altrui È dunque peccaminoso l’effetto, lo stato in cui si è, ma non la responsabilità Ma il PO non esprime un difetto qualsiasi, ma una mancanza colpevole: non solo l’eredita-rietà, anche la colpevolezza della condizione peccatrice dell’uomo. Perciò due elementi costitutivi di questa “colpa”: 1) Comporta una situazione di mancanza della grazia santificatrice: non l’assenza di un dono periferico (= un dono creato) ma il deficit dell’elemento essenziale (= lo Spirito increato) che costituisce l’uomo come creato in grazia prima di ogni decisione personale 2) È in relazione alla libera decisione dell’uomo: Non c’è all’inizio una situazione di non-grazia: una fase primitiva di evoluzione in cui la grazia non c’era ancora Ma una perdita della grazia o dell’offerta della grazia a causa di una libera decisione di rifiuto da parte degli uomini a cui era affidato il compito di mediare la presenza della grazia nel mondo è possibile che il peccato altrui mi condizioni a tal punto da segnare il mio rapporto personale con Dio? ricordiamo che il rapporto con Dio è sempre personale (cioè riguarda me), ma mai individuale: gli altri sono sempre implicati l’uomo non comincia la sua vita in una posizione zero: non diventa peccatore soltanto in quanto pecca ma pecca perché si trova già nella situazione di una umanità che è nel peccato Si vede l’importanza di aver risposto precedentemente alla domanda fondamentale «chi è l’uomo?»: • in negativo si mette in luce il limite dell’antropologia individualista tipica dell’epoca moderna (e che, purtroppo, è acriticamente passata anche nella mentalità cristiana) • in positivo, Cristo rivela una antropologia relazionale o se si vuole solidale: l’uomo è relazione! • Secondo Gen 2 e Rom 5; Ef 1, Col 1, l’uomo è (non semplicemente), ha relazione: con Dio e con gli altri. • Per questo gli altri condizionano anche dal punto di vista religioso (es.: un esempio “spaziale”: anziché “vicino”, mi pongono “lontano”). Come dire la causa del peccato ereditario nell’uomo? (Peccato Originale originante) la questione legata al PO ORIGINANTE che è “relativa”: mantiene ancora senso? cosa intende veicolare? la questione resta legittima in quanto pone la domanda eziologica sull’origine cioè sulla “causa” iniziale di una tale condizione antropologica di non-salvezza in cui ogni uomo nasce Due questioni decisive: Adamo: Primo padre o primo peccatore? Peccato del mondo o peccato di uno? Adamo: Primo padre o primo peccatore? POn non intende anzitutto gettare lumi sul peccato “storico” di Adamo (peccato di superbia, peccato sessuale…) POn non rivela anzitutto le “origini” della storia, ma ci parla di ciò che sta all’origine della nostra situazione peccaminosa attuale per questo si relativizzano molte questioni relative al confronto con le scienze sulle origini della storia umana Nucleo dottrinale: la condizione di POo dipende dal peccato altrui. è necessario che tutti gli uomini nati in stato di PO discendano fisicamente da colui che ha commesso materialmente il primo peccato? Monogenismo monos = una + génesis = generazione l’intero genere umano chiamato da Dio alla predestinazione deriva da un’unica coppia umana e la prima vera ominizzazione è avvenuta una sola volta in un’unica coppia NB: la dottrina del monogenismo stretto non è una dottrina definita: Non ha chiaro fondamento nella Bibbia: Adamo è un singolo individuo (Gn 3,20) o una persona corporativa, cioè “l’uomo/umanità”? (Gn 2,7-23) Il poligenismo è rigettato solo se minaccia l’unità interna della storia umana della salvezza e la dottrina del peccato “ereditario” se la solidarietà di ciascuno con il POon è concepibile senza il legame della discendenza carnale, il monogenismo non è un postulato indispensabile del dogma fase preparatoria del Concilio Vaticano I (1870): il monogenismo appartiene alla dottrina rivelata, prevista una condanna per i negatori Nella Humani Generis (Pio XII - 1950) ribadisce il monogenismo e prende le distanze dall’idea poligenista: non è lecito affermare che “dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine per generazione naturale dal medesimo, come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori” PERCHÉ? continua l’Humani Generis: “non si vedrebbe, come queste affermazioni (dei poligenisti) si possano accordare con quanto le fonti della rivelazione e il magistero ci insegnano circa il PO, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente a ciascuno come suo proprio Qui il monogenismo ha il valore di un enunciato di sostegno al PO più che verità dogmatica. “Non esistono argomenti diretti che impongono il monogenismo come appartenente alla fede” (Flick Alszeghy) nei decenni successivi la teologia (con migliore ermeneutica delle fonti bibliche e magisteriali) conia diverse formule per spiegare il PO come compossible con il poligenismo scientifico per la tutela del dogma del PO le teorie mono o poligenistiche sarebbero indifferenti in quanto né l’unità teologica dell’umanità (= solidarietà) né il PO (= trasmissione) sono indissolubilmente legati al mongenismo (di cui l’esegesi e le scienze naturali mostrano i limiti) ma Gn 1-3 è monogenista? Gn 3 pensa la nascita dell’umanità sullo schema capostipite-discendenza: l’immagine di un progenitore unico universale era frequente nella cultura tribale L’uso dello schema monogenista nella Scrittura può essere un modo di parlare spontaneo e irriflesso senza che si appelli per questo particolare al consenso di chi ascolta (Flick Alszeghy) Antropologia antica: la discendenza da un unico progenitore serve a giustificare la necessità di solidarietà e uguaglianza tra i membri dello stesso clan. Vantaggio del monogenismo per far risaltare la universalità della salvezza di Cristo di cui tutti hanno bisogno perché tutti interessati dall’eredità del peccato. Confronto con la visione evoluzionista: Ipotesi del poligenismo (polys = molteplice + génesis = principio, generazione) la dottrina per cui il genere umano deriverebbe non da un’unica coppia umana, ma da più coppie primordiali comparse all’incirca contemporaneamente in luoghi diversi (Asia orientale, Africa) visto che l’evoluzione dell’uomo si sarebbe attuata in una pluralità di casi sarebbe più corretto parlare di polifiletismo (più fili genetici): più gruppi di creature che giungono quasi contemporaneamente al livello umano da un livello inferiore L’ipotesi di una evoluzione non nega la comune discendenza ma la àncora al di là dell’ominizzazione: Anche se tutti gli uomini avessero varcato la soglia dell’esistenza umana per diversi “fili” genetici, sarebbero provenienti da una comune materia primordiale, creata da Dio per diventare sostrato dell’ominizzazione. Tutti sarebbero emersi dalle forme inferiori, sotto l’influsso del medesimo concorso creativo, tutti sarebbero orientati a formare quell’immagine collettiva che è il fine di tutta la creazione, cioè l’umanità in Cristo (Flick - Alszeghy) Materia primordiale: Forme umane inferiori create da Dio ominizzazione: processo evolutivo dalle forme di vita più elementari verso le forme più perfette e complesse sono salvaguardati: Unità del disegno salvifico Comune discendenza La Scrittura non si pone contro un evoluzionismo che non neghi il dogma della creazione dell’umanità e del singolo uomo e non pretenda di essere una spiegazione completa dell’origine dell’uomo • È lecito pensare la creazione divina anche come un concorso evolutivo divino, che abilita una creatura ad autotrascendersi dall’interno verso qualcosa di essenzialmente più elevato • L’Humani Generis ritiene, quanto all’origine del corpo umano, che è lecito discutere la dottrina dell’evoluzionismo In un’ottica di possibile poligenismo (= più padri): Chi è il primo peccatore? Due linee interpretative: La prima spiegazione: Il POon è il peccato collettivo commesso alle origini dai diversi progenitori del genere umano: il peccato dei capostipiti dei vari gruppi umani comparsi nei diversi luoghi della terra Ad es. K. Rahner: 1) il POon è il peccato della “umanità originante” che può essere indifferentemente composta da uno o più individui il carattere determinante del primo peccato sta nella peculiarità di ogni inizio di un processo storico = l’inizio non è il primo istante di una serie omogenea di istanti, ma il fondamento dell’intero processo dell’intera serie perciò possiede una particolare potenza di incidere su come si conformerà il processo stesso. 2) Il POon non può essere inteso solo come la somma dei peccati individuali: L’umanità originante era chiamata a svolgere una funzione mediatrice di grazia con il peccato, essa ha tradito questa funzione e ha innescato un processo storico di peccato. La seconda spiegazione: meno ingenua tiene conto del fattore “gradualità” nel processo di ominizzazione: Soggetto del PO è l’individuo (o gruppo di individui) che come primo è arrivato a poter distinguere tra il bene e il male, nell’orizzonte della libertà (Flick Alszeghy) Ma se ci furono più coppie originarie come salvaguardare la universalità del peccato? rapporto uno-tutti ! (Adamo padre di tutti) molti-tutti ? (Adamo padre dei suoi discendenti) Tener conto (partim) della teoria evoluzionistica: l’unità del genere umano non è garantita dal discendere da un unico progenitore, quanto dal provenire tutti da una comune materia primordiale, creata da Dio in ordine alla ominizzazione (Flick - Alszeghy) Soluzione del problema dal punto di vista della solidarietà per generazione fisica ammesso il polifiletismo: materia primordiale: forme umane inferiori create da Dio qui il principio di unità Solo i suoi discendenti peccatori? primo uomo cosciente capace di peccato non qui il principio di unità Altri autori percorrono una via teologica per rispondere come un singolo individuo possa avere un influsso su tutti gli esseri umani anche se non provengono fisicamente da lui si fa ricorso al concetto biblico di personalità corporativa: persone che rappresentano (portano in sé) l’intera comunità e i loro atti personali hanno conseguenze per tutti i membri della comunità anche quando non si tratta di discendenti biologici. Esempi: Abramo padre di una moltitudine di credenti Giuseppe d’Egitto mediatore della ricostruzione del suo popolo Mosé condottiero-liberatore del neo-nato Israele Anche i ruoli mediatori: giudici, capi, re, profeti… Obiezione = questa visione è coerente con il concilio di Trento che parla di trasmissione del PO per via di propagazione? (di per sé non “per generazione”) • L’idea della personalità corporativa cozza contro l’idea di una discendenza fisica? • TN: intende affermare il fatto della universalità della condizione di POo piuttosto che il modo della trasmissione Conclusione su Adamo progenitore/peccatore: PdAdamo: superato il problema di Adamo (1 o Molti) la tesi del POon afferma che sin dall’inizio il peccato è entrato nella storia a causa dell’uomo: Dio non ha creato dei peccatori, ma l’uomo ha peccato liberamente Trasmissione: per propagazione e non per imitazione: il Concilio di Trento nega un modo errato, non si definisce quale sia quello corretto propagazione = in definitiva si vuol dire che al momento in cui uno nasce è coinvolto in una storia che porta il peso di questa eredità Ad esempio in tedesco si parla meno di peccato originario e più di peccato ereditario (Erbsünde): c’è meno sapore biologico si sottolinea un contesto di peccato in cui l’uomo si trova per il fatto di essere inserito in un’umanità che forma una certa unità Peccato del mondo o peccato di uno? Il POon dev’essere ritenuto necessariamente un atto commesso da una determinata persona in un momento determinato del tempo oppure va identificato col peccato del mondo cioè con il complesso di tutti i peccati personali commessi nel passato e che pesa sui singoli uomini in modo che l’accumulo di tutti i peccati dell’umanità sia la causa dell’incapacità di dialogo con Dio? Il dibattito postconciliare risponde all’interrogativo sul PO “originario” vedendovi una realtà complessa: Peccato del mondo (= PdM) + Peccato di Adamo (= PdA) l’origine prossima del PO in noi è immediatamente e soprattutto il PdM ossia quella realtà drammatica di peccato propria dell’umanità e della storia in cui ciascuno viene all’esistenza non si tratta di un uomo solo – Adamo – ma di tutta una storia di peccato – il PdM – che è veicolo del PO e dunque in qualche modo lo causa per noi Da dove viene? concetto biblico Peccato del Mondo concetto antropologico: “essere situato” PdM = concetto biblico-giovanneo tra i nemici della vita cristiana Gv annovera “il mondo” = lo spirito oggettivo che regna nella umanità e che considera la realtà terrestre chiusa in sé e indipendente da Dio Gv 1,29 Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! 1Gv 2,16 Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. Gv 12,31 Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo La storia = un accumularsi di peccato Il peccato giunge al parossismo (la punta massimale) quando la Rivelazione di Dio arriva alla sua perfezione: massima espressione: il rifiuto di Cristo, di credere in Lui Gv 1,11 “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Gv 1,10 “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto” At 3,15 = Avete ucciso l’autore della vita Concetto antropologico = “Essere situato” Ciascuno vive “in situazione”, all’interno di una rete di relazioni e il suo agire è sempre in relazione all’agire altrui: Agiamo con o per condizionamento di altri (collaborazione, limitazione, impedimento…) Ogni agire personale produce delle oggettivazioni, delle realtà che restano nel nostro mondo e che condizionano (in + o in -) l’agire delle altre persone: es. + = le istituzioni/forme ecclesiali prodotte dai santi (chiese, monasteri, centri assistenziali) es. - = le divisioni confessionali tra i cristiani (le guerre di religione) La libertà è condizionata/orientata dal frutto che il peccato delle generazioni precedenti fa pesare sull’esercizio attuale della libertà Adamo è la “cifra” di una mediazione umana che invece di trasmettere la grazia, ha trasmesso il peccato (rifiuto/chiusura a Dio) la mediazione-mancata di tante generazioni di peccatori fa sì che le generazioni posteriori restino prive di quell’abbondanza di grazia che avrebbero voluto ottenere C’è un dinamismo di propagazione del PO da una generazione all’altra e di contagio da un ambiente all’altro che si esplica con un intreccio di mediazioni umane sbagliate, che intralciano e condizionano, anche se non determinano in modo assoluto e modificano l’esito finale della storia della salvezza è sicuramente una questione complessa in cui i dati culturali psicologici e sociali entrano a condeterminare la situazione nativa di ciascuno. Vantaggio: il riferimento unilaterale al PdA, tipico del modello tradizionale, dava un’importanza esclusiva al peccato del progenitore, come principio e responsabile unico della caduta dell’umanità (rispetto allo SO) e causa delle condizioni attuali la scelta del PdM intendeva integrare la responsabilità degli inizi con il “cumulo dei peccati di tutti” Svantaggio: di fatto si arrivò a contrapporre ed escludere un qualsiasi ruolo del PdA Il POon è il peccato del mondo: cioè l’insieme delle azioni peccaminose commesse lungo il corso della storia in questo insieme non c’è un ruolo partico-lare per il primo peccato; la sua importanza è uguale a quella di tutti gli altri che costituiscono il regno del peccato non c’è ragione di pensare a un influsso che riguarda un solo primo peccato. Per alcuni autori: il primo peccato ha una concausalità con gli altri peccati PO è una realtà non statica, ma dinamica che inizia a produrre il suo effetto dal primo peccato storico e va così ingrossandosi a motivo dei peccati personali (=palla di neve che si carica a tal punto da formare una valanga) in effetti ogni azione peccaminosa afferma il dominio del male sul mondo e potenzia il peso della colpevolezza che sovrasta l’esistenza umana Al contrario, per parecchi autori: è importante affermare il ruolo del PdA Se non ci fosse stato un primo peccato (= inizio storico) che ha dato origine a una storia di nonsalvezza, Gesù non salverebbe dal peccato dell’uomo, ma dallo sbaglio di un Dio creatore che ha creato un uomo difettoso Se i peccati personali non sono che componenti del peccato del mondo, i primi peccati non avrebbero costituito la situazione odierna dell’umanità (= stato di non-salvezza) Essa sarebbe l’esito del progressivo accumulo dei peccati personali fino ad un preciso momento in cui la realtà è istantaneamente cambiata: da questo punto in poi tutti cominciano a nascere assolutamente incapaci di entrare in dialogo filiale con Dio, determinando il PO sin dalla nascita. Se è così sorgono due difficoltà: 1) Ma può una lenta crescita delle difficoltà determinare il cambiamento istantaneo per cui i bambini cominciano a nascere senza la grazia della filiazione e sono del tutto incapaci di amare Dio? 2) Quando collocare questo momento? Schoonenberg lo colloca piuttosto tardi, quando gli uomini hanno rifiutato il Figlio incarnato. Ma allora questo Peccato non spiegherebbe i mali precedenti che rendevano necessaria la redenzione di Cristo!? Flick – Alszeghy: pur ammettendo che il peccato del mondo pesa su tutti i membri dell’umanità, tuttavia vi è un peccato particolare commesso all’inizio della storia umana che ha uno statuto speciale, un influsso paragonabile a quello dell’ubbidienza di Cristo il prototipo a rovescio! Ma allora come articolare PdM e PdA? Il problema è duplice = causalità e trasmissione del peccato la con-determinazione delle libertà affermata da Rahner, dove si fonda? Il contributo di Ladaria ha sufficientemente fondato la mediazione antropologica della grazia che si fonda sulle strutture antropologiche che affermano l’essenziale struttura relazionale dell’uomo Osservazioni conclusive sul PO originante Punto di partenza è un’alternativa drammatica: o l’uomo realizza nella storia il disegno eterno di Dio (= predestinazione universale e positiva: solidarietà in Cristo) o progetta la sua esistenza storica in modo difforme rispetto a questa vocazione che invece segna la sua origine e la sua struttura Il PO è l’atto dell’autosoteria, ossia della libertà che si chiude a Cristo tale chiusura ha la forma di una vicenda complessa, multidimensionale, dove entrano molti elementi «La multidimensionalità dell’atto di autosoteria ha la forma di un evento, di un processo implosivo che invece di condurre ad una genealogia dell’umano, alla sua trasfigurazione, comporta la sua deformazione e depravazione. Tale atto è di più della semplice somma di molti atti e gesti tra loro irrelati, è una storia, anzi una nonstoria lontana dal volto dell’uomo che prende i contorni di Gesù». (F.G. Brambilla). L’atto di autosoteria non si può ridurre e isolare all’atto della scelta negativa, consapevole e responsabile, ossia al cosiddetto “peccato personale” o attuale nel mio peccato c’è dell’altro, ma questo “altro” non sta “oltre” o “prima” dell’atto cosciente e libero, ma sta dentro il “mio peccato” e aiuta a capirlo fin nella sua “radice” non è estrinseco alla persona, puramente “esemplare” (il cattivo esempio = errore plagiano), ma influisce sulla scelta stessa Domanda: è volontaria o involontaria la nostra solidarietà con la storia di peccato con cui è intessuta la nostra vicenda? Lo stato di peccato è volontario così come è volontario l’uso della lingua materna, il cui apprendimento è stato spontaneo, senza essere mai diventato oggetto di una scelta libera. Il bambino ha acconsentito, con un consenso inevitabile, ma non costrittivo, ad usare questa lingua, mentre l’apprendimento di una nuova lingua è determinato quasi sempre da una scelta libera. In virtù di questa analogia si può dire che gli uomini sono costituiti peccatori perché trascinati nel comportamento peccaminoso del loro ambiente, comportamento al quale danno un’adesione spontanea, volontaria, senza che sia sempre frutto di una libera decisione. Anche se non è frutto, almeno all’inizio, di un atto della libertà personale del soggetto che ne è affetto, questo stato viene chiamato peccato (Dubarle) La lettura attuale del POon corregge il ruolo esagerato attribuito al PdA grazie alla categoria biblica del PdM con la quale si vuole: 1) in negativo, ridurre la colpevolizzazione unilaterale del PdA, quasi fosse stata una catastrofe, la responsabile unica ed assoluta del dramma del peccato 2) in positivo, integra il contributo di tutta la storia di peccato che precede ciascuno di noi: anche questa appartiene alla “causa” ed è il “tramite” che veicola a ciascuno la condizione di colpa. il PO porta a ricomprendere la libertà dell’uomo (e, dunque, in negativo anche il suo peccato) dentro una storia, anzi, come storia: contro una riduzione individualistica e “attimistica” della libertà la libertà non può essere considerata come “un punto isolato” in cui ciò che sta prima e ciò che segue non riguarda la “mia” libertà o sia qualcosa di puramente estrinseco ad essa Ci sono dei fattori condizionanti che mediano una storia di peccato o di grazia in cui il singolo si inserisce: Ladaria ha sufficientemente fondato la mediazione antropologica della grazia «Tanto la Scrittura, quanto la tradizione e il magistero della chiesa coincidono nel dare a questo momento iniziale una peculiare importanza», per indicare che, «in qualche momento ha dovuto aver inizio questa catena. Vale in questo l’interpretazione di Rahner riguardo all’umanità originaria (Urmenschheit) che non era influenzata dai condizionamenti negativi come noi, inoltre il suo rifiuto determina il corso della storia». Non porre in alternativa PdA e PdM, bensì una loro integrazione: non c’è contraddizione tra il PdA e il PdM: non si tratta di un’alternativa. Piuttosto entrambi si richiedono in qualche modo a vicenda: il secondo senza il primo non può essere spiegato il primo peccato non ha un peso particolare “per natura o per gravità” è importante non in quanto cronologicamente primo ma in quanto “peccato stesso” come tale in qualche modo è causa scatenante di una storia di peccato senza dare al primo peccato/i (prescindendo dal modo concreto in cui possono essersi prodotti) una rilevanza speciale, non si vede come si possa salvare l’universalità della condizione peccatrice dell’umanità il dominio del peccato è entrato nel mondo sin dall’inizio, sebbene non soltanto questo momento iniziale sia responsabile di tutto il male che adesso viviamo il primo peccato influisce sull’uomo non necessariamente in forma diretta e immediata, ma mediante la catena di peccati che da esso derivano e giungono a noi Cristo protologia redenzione Adamo (chiusura dell’umanità originaria) + peccato del mondo Adamo inaugura e media una storia che si afferma sempre più in modo difforme al disegno originale Alienazione dialogale in rapporto al PecdAdamo? Bulgakov descrive i termini di questa rottura relazionale che produce la non-partecipazione alla vita divina: «L’ironia della tentazione spinge Eva ad isolarsi, a singolarizzarsi, la incita ad abusare della sua ipostasi e a farne un centro dell’essere autonomo [...] [In Adamo], la sensualità e la sete di sapere hanno la stessa origine: un abuso della sua ipostasi. Tale abuso fa sì che egli si allontani da Dio per rivolgersi verso il mondo, verso la creatura; precipiti in un cosmismo parziale (immanentismo); abbia sete solo del mondo e non più di Dio; si renda colpevole del tradimento nei confronti dell’amore di Dio» (La lumière sans déclin, 285).