N *N AM G ULA SING U LI c ur atore ft S il C TO RE SIN S LET TE R* A EW DO B R O SI A C O L L E G II I * * V . M D CI *NEWS * L’ANALISI* di Loredana Fabbri .D Evento straordinario alla Biblioteca Ambrosiana Lunedì 14 settembre 2015 Il Metropolita Hilarion di Volokolamsk in Ambrosiana Il Metropolita Hilarion Il Prefetto dell’Ambrosiana Franco Buzzi Lunedì 14 settembre 2015, alle h. 17,30, ha avuto luogo la visita del Metropolita Hilarion di Vilokolamsk, Presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, per la presentazione dell’Opera Omnia di Sant’Ambrogio in edizione latino-russo, edita dall’Università Ortodossa Umanistica “San Tichon” di Mosca e dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Dopo il saluto del Prefetto Mons. Franco Buzzi, che aveva a sua volta presentato i primi volumi della traduzione proprio in quella Università, è seguita la presentazione scientifica dell’edizione a cura dei professori Yurij Schichalin e Natalija Kul’Kova, docente presso l’Unoversità di Mosca. Davanti ad un pubblico numeroso, che ha visto riunito non solo gli ortodossi della parrocchia di Sant’Ambrogio di Milano, ma anche quelli delle parrocchie di Lecco, Legnano, Varese, Bergamo, alla presenza dell’arcivescovo di Murmansk ed altri prelati ortodossi e cattolici, il Metropolita ha tenuto una lectio academica molto interessante: una sintesi sulla nascita, sviluppo e propagazione del Cristianesimo, ha parlato delle prime eresie ed ha sottolineato l’importanza di Sant’Ambrogio e dei Padri della Chiesa, non trascurando la grandezza del pensiero e dell’operato del patrono di Milano, riconosciuto da tutte le chiese cristiane nel mondo che ammettono il culto dei santi e che ha reso Milano una città particolare. L’accoglienza del Metropolita Hilarion di Volokolamsk nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana, in cui sono conservate tutte le opere di Ambrogio, è una dimostrazione dell’apertura culturale e interreligiosa tra i popoli. Un’accoglienza che potrà aprire nuovi orizzonti Hilarion nel corso della sua giornata milanese aveva espresso l’interesse a preparare l’incontro fra il Papa e il Patriarca di Mosca da effettuarsi presto e in un Paese neutrale. Hilarion era stato a Roma recentemente, il 25 giugno, in occasione dei lavori della commissione mista per lo studio “Verso una comprensione comune del primato e della sinodalità della Chiesa nel primo millennio”, un testo assunto come base comune per il Dialogo Teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana. Una precedente seduta si era positivamente svolta ad Amman (Giordania), il 16 – 22 settembre 2014. Durante la visita di giugno aveva incontrarto il Presidente della Repubblica Italiana, il cardinale segretario di Stato e il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Ora, a Milano, ha incontrato l’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, per sottolineare i buoni rapporti fra le Chiese cristiane, ortodossa russa e cattolica romana. E poi in Ambrosiana. Nasce così la sua visita nella celebre Biblioteca, nella quale così si era espresso: “Ambrogio è un classico della letteratura teologica e della poesia. Studiarlo e tradurlo ci rende suoi in- terlocutori e ci chiama a scoprire in Cristo la fonte del nostro lavoro scientifico e a riscoprire le radici cristiane della civiltà europea”. Aveva precedentemente inaugurato la mostra nel padiglione russo di Expo: “La missione della Chiesa ortodossa russa nel mondo moderno” Infine, in serata, un concerto nella basilica di S. Ambrogio: 55 elementi del Coro sinodale del Patriarcato di Mosca fondato nel 1721, riportato in auge nel 1999, dopo l’implosione dell’Urss, dal Patriarca Kirill; 11 brani per rappresentare “La musica sacra russa attraverso cinque secoli”: Rachmaninov, Čajkovskij, Cesnokov e Hilarion. Il Metropolita Hilarion è infatti un raffinatissimo compositore contemporaneo. Hilarion Alfeyev (il metropolita Hilarion, Mosca, 24 luglio 1966 -) ha studiato composizione a Mosca, prima al Gnessins School of Music e poi al Conservatorio Statale di Mosca. Sacerdote nel 1987, nel 2002 è vescovo e nel 2009 arcivescovo della Chiesa ortodossa russa. Autore di oltre 500 pubblicazioni tra cui 20 libri. Tra le sue composizioni musicali: Divina Liturgia (2006), All-Night Vigil (2006) per coro a cappella, l’Oratorio di Natale (2007) e la Passione secondo Matteo (2008) per coro e orche- stra, ispirata ai grandi corali bachiani, con recitativi, arie e fughe. Il libretto in russo della Passione, 90 pagine, con prefazione del predecessore di Kirill, il Patriarca di tutte le Russie Alexei II, è stato tradotto in inglese, tedesco e francese. In Ambrosiana, dopo l’ampia spiegazione scientifica fatta dal professore Jurij Schichalin, docente dell’Università di Mosca San Tichon e curatore dell’edizione dell’Opera Omnia di Sant’Ambrogio, il Metropolita Hilarion ha preso la parola ed ha annunciato che la prolusione in programma sulla “demitologizzazione neo-testamentaria e i problemi e le prospettive del Vangelo all’inizio del XXI secolo sarebbe stata anacronistica, in quanto la spiegazione scientifica era stata molto esaustiva ed aveva “toccato” degli argomenti comuni con la detta prolusione. Hilarion, quindi, si è soffermato sulle origini del Cristianesimo, spiegando che noi abbiamo solo una minima parte di informazioni sul personaggio di Gesù di Nazaret e da queste poche notizie non siamo in grado di affermare che Gesù sia nato da una vergine, come non possiamo affermare che Gesù di Nazaret sia veramente vissuto. Non possiamo nemmeno basarci sui suoi resti: Gesù è risorto, quindi non ci sono resti del suo corpo. Continua dicendo che le prime comunità cristiane vivevano di ricordi di ciò che avevano visto e che si tramandavano oralmente, ovviamente questa tradizione orale non aveva basi affidabili dal punto di vista storico. In seguito, quando queste generazioni furono scomparse, si sentì il bisogno di testimonianze codificate; nacquero così gli Evangeli che il Metropoilita definisce “fenomeni”, poiché i quattro evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni, narrano, nonostante vissuti in tempi diversi, la stessa storia. Nei Vangeli sinottici e soprattutto in quello di Giovanni ci sono alcuni fatti che non si sovrappongono, ma che mai si contraddicono. Il Metropolita, molto semplicemente, ha portato l’esempio di un incidente raccontato da più persone: la narrazione non risulterà mai uguale. Anche nei Vangeli ci sono delle diversità, ma proprio queste sono la testimonianza, sostiene il Metropolita, che le storie raccontate sono la verità, altrimenti si sarebbero ben guardati bene dallo scriverle. Dunque le testimonianze degli evangelisti non possono che essere vere. Ma gli scritti degli evangelisti non sono sufficienti, continua Hilarion, per conoscere Gesù, infatti molti studiosi laici non credono nel Salvatore e i Vangeli sono considerati semplicemente libri antichi. La necessità di testimonianze codificate, come già detto, è nata con la scomparsa dei testimoni diretti e la Chiesa è stata un “laboratorio”, dove si è formato il Cristianesimo. Dopo questa efficace definizione il Metropolita ha parlato dell’importanza delle opere dei Padri della Chiesa sia per la diffusione che per la chiarificazione di concetti concernenti il Cristianesimo, soffermandosi sul IV secolo, importantissimo e denso di avvenimenti basilari per la storia di questa religione, quando …la Chiesa esce allo scoperto e diventa libero esercito di seguaci… . In sostanza, l’autorità della tradizione all’interno della Chiesa, e l’autorità dei Padri che ne sono l’espressione privilegiata, è fondamentale per comprendere il concetto di storicità, che la Chiesa afferma e applica alla figura di Gesù Cristo e ai Vangeli. Proprio per questo Hilarion, dopo essersi soffermato sulle prime eresie1), sostiene che i Padri della Chiesa con le loro opere sono stati basilari per consentire di distinguere la verità dalle dottrine eretiche e i loro scritti sono stati ispirati dallo Spirito Santo come anche quelli di san Paolo, dei quattro evangelisti e dei martiri. I Padri della Chiesa non sono solo quelli che conosciamo scolasticamente, ma ci sono sempre stati e ci saranno sempre per combattere la loro battaglia contro le eresie, perché l’umanità ha sempre, in tutte le epoche, bisogno di spiegazioni. Il Metropolita passa poi a parlare di un tema molto attuale: della famiglia omosessuale, ormai accettata in molti Stati del mon- do, riferisce che nel Vangelo non troviamo niente sui matrimoni dello stesso sesso; san Paolo parla dell’omosessualità come peccato, la Chiesa deve dare una risposta a questo dilemma e saranno proprio gli attuali Padri della Chiesa a rispondere alle domande del proprio tempo. Parla, inoltre, delle divergenze su tale argomento tra Protestanti da una parte e Cattolici con Ortodossi dall’altra, ma sarà la Chiesa a dare una risposta a tutto ciò, poiché ha l’autorità per interpretare le cose giuste, autorità conferitale da Gesù Cristo. Hilarion conclude auspicando un cammino fraterno e ottimi rapporti tra le Chiese. Loredana Fabbri Nota Certamente nelle parole del Metropolita c’é l’allusione a quanto avvenne con l’Editto di Milano, o Editto di tolleranza, e oltre. I risultati dell’Editto, emanato nel 313 e sottoscritto dall’imperatore Costantino per l’Occidente e dall’imperatore Licinio per l’Oriente, furono di grande importanza sia per la politica che per i Cristiani, ai quali venne riconosciuta la libertà di culto; riportiamo i passi principali: 1) Cum feliciter tam ego [quam] Costantinus Augustus quam etiam ego Licinius Augustus apud Mediolanum convenissemus atque universa quae ad commoda et securitatem publicam pertinerent, in tractatu haberemus, haec inter cetera quae videbamus pluribus hominibus profutura, vel in primis ordinanda esse credidimus, quibus divinitatis reverentia continebatur, religionem quam quisque voluisset, quod quicquid [est] divinitatis in sede coelesti, nobis atque omnibus qui sub potestate nostra sunt constituti, placatum ac propitium possit existere. Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto delle divinità, affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità. Per l’analisi dell’Editto di Costantino, si ricorda qui la Newsletter del maggio 2013: «[...] tutto quello che c’è di divino nella sfera celeste potrà riconciliarsi e cooperare con noi [...]» (http://www.ilnarratario.info/NL/Ambrosiana_2013_5_Costantino_a_Milano.pdf) Negli ultimi anni del precedente secolo c’era stata un’importante riforma della funzione imperiale: la tetrarchia, per la quale il potere non era più di un’unica persona, ma veniva esercitato da un collegio composto da due Augusti e due Cesari. L’impero venne diviso in due parti, Occidente e Oriente ciascuna delle quali aveva un Augusto e un Cesare, che scelsero la propria residenza nelle città di Treviri e di Milano per la parte occidentale e Sirmio e Sedica per quella orientale. La tetrarchia cessò nel 323, quando Costantino sconfisse Licinio in battaglia, divenendo in tal modo unico Augusto e riportando l’impero ad una condizione monocratica. Costantino emanò vari editti sempre a favore dei Cristiani, tra i più importanti ricordiamo quello del 321, in cui stabilì la domenica come giorno festivo riconosciuto anche dallo Stato; del 324, dove proibiva la magia, la divinazione ecc., fece chiudere i templi e vietò il sacrificio dei condannati a morte durante i giochi circensi; del 326, in cui proibì l’adulterio e la coabitazione con concubine e agli Ebrei vietò di convertire gli schiavi e praticare loro la circoncisione. Morto Costantino, varie furono le vicende storiche di questo secolo, tra queste il tentativo di restaurazione pagana ad opera di Giuliano l’Apostata, ma il Cristianesimo venne ripristinato subito dopo la sua morte: il mondo pagano non era in grado di far fronte ai valori rappresentati dalla Chiesa cristiana; fino ad arrivare alla politica interna dell’imperatore Teodosio, il quale considerò con speciale attenzione il problema religioso. Particolare importanza assume l’Editto di Tessalonica del 380, con il quale Teodosio elevò la religione cristiana al rango di religione ufficiale dell’Impero e nel 381, convocò un Concilio ecumenico a Costantinopoli, dove venne ribadito il “credo ni- ceano”, ossia quello approvato nel Concilio di Nicea del 325, convocato e presieduto da Costantino in occasione della controversia “ariana”, che negava la natura divina di Cristo e contestava il principio trinitario. Il Concilio stabilì la sconfessione delle idee di Ario, in quanto ritenute pericolose per la struttura, la posizione e il ruolo stesso della Chiesa. Ario fu prete di Alessandria d’Egitto, il quale dette origine e diramò la sua dottrina (320), per la quale Cristo non sarebbe figlio di Dio, ma soltanto la sua creatura più eccellente, con una natura diversa dal Padre ed estremamente inferiore a Lui sia per dignità che per autorità. Questa dottrina fu l’inizio di un importantissimo movimento eretico, che si propagò anche in Occidente e si protrasse a causa delle invasioni barbariche: Ulfila, evangelizzatore e vescovo dei Goti, grazie alla sua predicazione ed alla traduzione della Bibbia in gotico, riuscì a convertire questo popolo al Cristianesimo ariano, che presto si diffuse anche tra gli altri popoli barbarici che si convertirono a questa fede e mano a mano che queste popolazioni germaniche si stabilirono nei territori dell’Impero, prima come federati poi come conquistatori, diffusero questa dottrina, soprattutto come segno di peculiarità razziale nei confronti dei Romani, i quali erano cristiani cattolici. È in questo contesto storico-religioso che Hilarion inserisce la figura di Sant’Ambrogio, protagonista degli ultimi decenni del IV secolo. Acclamato vescovo di Milano nel 347, fu grande sia come pastore, sia come uomo d’azione, sia come erudito e nel contempo fu anche un vero statista che si propose sempre una politica pienamente cristiana. Ebbe sempre una grande consapevolezza dei diritti della Chiesa, che egli fece primeggiare, non indugiando a porre argomenti che rispecchiavano i suoi principi, con la convinzione che i diritti della Chiesa costituivano la base principale e più sicura della società civile. Le sue opere si possono distinguere in quattro gruppi: I - gli Scritti esegetici, nati per lo più dalla rielaborazione delle omelie; II - le Opere morali, di cui la più importante è “De offiicis ministrorum”; III - gli Scritti dogmatici, dove affronta e polemizza contro le dottrine eretiche; IV - le Opere varie (inni, discorsi, lettere). Questa enorme produzione letteraria è conservata presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana. La Chiesa cattolica lo ascrive tra i quattro massimi Dottori della Chiesa occidentale, insieme a san Girolamo, Sant’Agostino e san Gregorio I papa. Le notizie sulla vita di Ambrogio le desumiamo dai suoi stessi scritti: nasce nel 340 circa a Treviri, da un’ importante famiglia senatoria romana, cristiana da alcune generazioni (quella degli Aurelio da parte di madre e dei Simmaco da parte di padre), il padre fu prefetto del pretorio delle Gallie. Destinato alla carriera amministrativa, dopo la morte prematura del padre, frequentò le migliori scuole di Roma, partecipando poi alla vita pubblica della città. Il futuro Padre della Chiesa arrivò a Milano nel 370 come governatore della provincia romana “Aemilia et Liguria”, in poco tempo divenne una figura di grande rilievo alla corte dell’imperatore Valentiniano I. La sua spiccata abilità diplomatica gli permise di definire tranquillamente i gravi contrasti tra ariani e cattolici, tanto che gli procurò una grande stima da parte di entrambe le correnti religiose. Alla morte del vescovo di Milano Aussenzio, seguace dell’arianesimo, fu acclamato vescovo di questa città da tutto il popolo. Ambrogio rifiutò perché non si sentiva competente per assumere tale carica: non era stato battezzato, secondo l’uso di alcune famiglie cristiane del tempo, e non aveva affrontato studi teologici; accettò solo quando il popolo invocò l’autorità dell’imperatore Valentiniano. Egli considerò tutto questo come volontà divina e, dopo avere ricevuto il battesimo, il 7 dicembre 374 fu ordinato vescovo di Milano. Si dedicò agli studi biblici e teologici, condusse una vita ascetica e donò i suoi beni ai poveri. Fu una figura determinante nella conversione di Sant’Agostino (manicheo) al Cristianesimo, il quale si trovava a Milano come insegnante di retorica. Fece erigere varie basiliche, di cui quattro di queste ai lati della città come se volesse proteggerla con quadrilatero di sacralità: — la basilica di San Nazaro, allora chiamata “Basilica Apostolorum, presso l’attuale Porta Romana; — dalla parte opposta quella di San Simpliciano; — la Basilica di Sant’Ambrogio, allora detta “ Basilica Martyrum” , perché conteneva i corpi dei martiri Gervasio e Protasio, di cui Ambrogio aveva ritrovato i resti; — infine la Basilica di San Dionigi. Ambrogio affrontò con successo l’ariana Giustina, moglie dell’imperatore Valentiniano, la quale voleva ottenere riconoscimenti per la sua confessione. La sua personalità energica non gli impedì di imporre la propria autorità anche all’imperatore Teodosio, minacciandolo di sanzioni spirituali per avere punito un vescovo accusato di avere incendiato una sinagoga. Nel 390, dopo che Teodosio aveva ordinato una strage a Tessalonica in seguito ad una sommossa popolare, gli impose addirittura una pubblica penitenza per riammetterlo nella comunità cristiana. Quando gli Ariani, molto numerosi a Milano, chiesero una basilica per poter praticare il loro culto, Ambrogio si oppose risolutamente ed occupò il tempio a loro destinato insieme con altri cristiani, tanto che gli Ariani furono costretti a cedere. È proprio in questa occasione, si narra, che il vescovo milanese introdusse il canto antifonale e la preghiera cantata in forma di inno, con lo scopo di tenere attenti i fedeli e di non farli addormentare. Impose all’imperatore Graziano, di cui era stato precettore, di indire il Concilio di Aquileia del 381 per condannare due vescovi eretici. Fu durante questo Concilio che Ambrogio si pronunciò contro l’arianesimo. Fu sostenitore del primato del vescovo di Roma, contro altri vescovi che lo ritenevano loro pari. Anche se non si può parlare di mariologia nell’opera di Ambrogio, numerosi sono i riferimenti che fa a Maria: la sua devozione nasce soprattutto dal ruolo che Le attribuisce nella storia della salvezza: Maria è la madre di Cristo, dunque modello per tutti coloro che credono e che, come Lei, sono chiamati a “concepire” Cristo. Ambrogio sostiene la verginità di Maria, in relazione al mistero di Cristo, infatti Egli, proprio perché nato da una vergine, non ha contratto il peccato originale. Di Maria vengono esaltate la sincerità, l’umiltà, la prudenza, l’ascesi, quindi è il modello ideale di virtù morali e cristiane per tutti i fedeli. Ambrogio ha lasciato una traccia profonda nella città di Milano e in tutta la sua diocesi, che papa Giovanni VIII definì diocesi “Ambrosiana”, termine che attualmente non individua solo la diocesi ma anche la città. Il trionfo del Cristianesimo dette luogo a importanti novità sia nella politica che nella società: il vescovo, la donna e l’uomo santo divennero protagonisti di un mondo profondamente nuovo, in questo secolo, il clero assunse grande importanza sociale, attirando le menti più brillanti dell’impero. La donna, fino ad ora era stata confinata in casa, priva di diritti politici, il suo ruolo sociale consisteva nell’essere madre e moglie, il Cristianesimo le dà la possibilità di essere modello di vita ascetica, strumento di proselitismo. L’uomo santo ha la possibilità di curare, guarire, ammaestrare. Il IV secolo ci pone davanti ad una intera società che è in rapido cambiamento. Bibliografia essenziale: Tutte le opere di Sant’Ambrogio, Ed. Bilingue a cura della Biblioteca Ambrosiana, Roma:Città nuova. — Attilio Agnoletto, Storia del Cristianesimo, IPL, Milano1981. — Vita di Sant’Ambrogio: La prima biografia del patrono di Milano di Paolino di Milano, a cura di Marco Maria Navoni, Ed. San Paolo, 1996. — Cesare Pasini, Ambrogio di Milano. Azione e pensiero di un vescovo, Ed. San Paolo, Cinisello B. 1996. — Franco Cardini, 7 dicembre 374.Ambrogio vescovo di Milano, in I giorni di Milano, Roma–Bari 2010.— San Mazzarino, Storia sociale del vescovo Ambrogio, L”Erma”di Bretschneider, Roma 1989. Loredana Fabbri