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Giornalisti e politica
Tutto su Renzi
Lo conosce da quando era uno spettinato consigliere provinciale
a Firenze. E segue il Pd (lo vota pure) dalle colonne del Foglio,
giornale che non cambierebbe con nessun altro. Dalla corte
di re Giuliano che gli ha insegnato il mestiere, Claudio Cerasa
svela retroscena e disegna scenari. Ora scommette sul decisionismo
di Matteo. Che vuole piacere a tutti, proprio come Silvio…
Ha l’aspetto di uno
le cosche mafiose e delstudente un po’ secla faticosa tela tessuta
chione, Claudio Cerasa,
dai magistrati coraggiofaccia pulita e ingannasi del pool, Falcone,
trice che non rivela i
Borsellino, Ayala, Casuoi 32 anni, capelli
ponnetto. Volavo spescorti, occhiali tondi con
so in Sicilia, a raccontamontatura nera, un’omre con l’aiuto dei due
bra di barba. Poi quel
corrispondenti il fronte
piercing sulla punta
palermitano, e non di
dell’orecchio sinistro ti
rado la sera venivo acmette in sospetto e accolto in casa Cerasa,
cendendo il computer
davanti all’Ucciardone,
sui suoi profili cambi
dove la signora Anna
definitivamente idea.
Maria si esprimeva suSu Facebook trucca
perbamente nella sua
Renzi con i baffi che si
arte culinaria: pasta
liscia soddisfatto dopo
con le sarde, involtini
l’incontro del 10 febdi pesce spada, caponabraio scorso con Napota di melanzane, cannolitano. Su Twitter e sul
li. Attorno a questa tasuo blog Cerazade (sotvola di Bengodi sgamtotitolo: Tè politico) si
bettava un frugoletto
presenta in versione Claudio Cerasa, 32 anni, firma politica del Foglio e anche responsabile del che avrà avuto tre o
Che Guevara, barba fol- coordinamento dei settori del quotidiano dove è entrato nel 2007 come sta- quattro anni, già allora
ta e berretto con visie- gista per occuparsi di desk e di sport, forte della sua collaborazione alla discreto, mai petulante
ra, ritratto da Emanue- Gazzetta. Oggi è in prima fila fra i trentenni d’assalto della carta stampata. come quasi tutti i suoi
Nato a Palermo, Cerasa arriva a Roma nel 1988 quando a suo padre, Giule Fucecchi. Cinguettii seppe, giornalista di punta di Repubblica in Sicilia, venne chiesto di trasfe- coetanei. Giocava e rie annotazioni sempre rirsi alla redazione centrale dove oggi è capo della cronaca romana.
deva con noi fino alle 9
puntuali e graffianti: un
poi dava educatamente
florilegio dei giudizi al curaro di Casini contro Berlusconi la buonanotte e filava a letto senza frignare.
prima del nuovo flirt, un calcio allo scoop-bufala di Alan
Quando il piccolo Claudio lasciò Palermo per cominciare
Friedman su Napolitano, uno stupidario su Nichi Vendola, la sua vita romana aveva sei anni e alle sue spalle ricordi
la cronaca del match Letta-Renzi raccontato con lo stile troppo cupi per un bambino di quella età. I racconti del pache preferisce, quello battente ed essenziale di una partita dre, le sirene che squarciavano l’aria, i telegiornali che
di calcio. Usa i social come tutti i tecno-giornalisti della grondavano sangue quasi ogni sera. Nelle orecchie ha ansua generazione, forse anche di più. Non so dove trovi il cora gli strilloni che vendevano i giornali per strada gritempo, ma tutto quello che leggeremo domani a sua firma dando “Sparatine! Ammazzatine!”. Ora dice che non ha
potete saperlo oggi in poche righe, anche una sola, come perduto l’orgoglio palermitano (“Siciliano, tifoso dell’Inter
avviso ai naviganti.
e giornalista del Foglio”, si definisce su Twitter), ma che
Immagino che suo padre strabuzzerà gli occhi. Giuseppe l’avere vissuto altrove è stata una fortuna. Da quando non
Cerasa è un giornalista sessantenne sbarcato a Roma nel ha più i nonni, in Sicilia ci torna raramente, qualche volta
1988 per ficcarsi nella redazione di Repubblica e non uscir- va alle Eolie o alle Egadi in vacanza con la famiglia.
ne se non per guadagnare il letto di casa. Un capocronista
Abitando nel quartiere Prati, ha svolto ginnasio e liceo al
con i fiocchi, culo di pietra e fiuto volpino, oggi capo stori- Mamiani, storico istituto romano della borghesia radicalco della cronaca romana. Si era fatto le ossa a Palermo co- chic sinistrorsa e progressista, dove sul libretto delle giustime corrispondente del giovane giornale di Scalfari assieme ficazioni non c’è scritto ‘madre’ e ‘padre’ ma ‘genitore 1’ e
ad Attilio Bolzoni. Un tandem che collezionava scoop (veri, ‘genitore 2’ per la salvaguardia delle coppie gay.
non alla Friedman) facendo piangere gli avversari, fra i
All’università La Sapienza approdò con idee ben precise
quali fior di giornalisti come Felice Cavallaro e Adriano in testa, che tendevano sì a sinistra ma soprattutto poggiaBaglivo del Corriere della Sera, Francesco Santini e Giusep- vano su due piedistalli: garantismo e democrazia, cioè ripe Zaccaria della Stampa, Antonio Tajani del Giornale. An- spetto e piena espressione di ogni posizione. Mentre stuni Settanta-Ottanta, quelli della guerra senza quartiere tra diava scienze della comunicazione cercò di trasferire que66 - PRIMA/FEBBRAIO 2014
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sti principi in un’impresa che allora gli sembrò gigantesca
ma che coronava un sogno coltivato probabilmente fin dai
primi vagiti, considerato il padre, il suo mestiere e le sue
frequentazioni, le pile di giornali sparse ovunque in casa.
Sogno che un carattere energico e ambizioso come il suo
identificava non nello scrivere per un giornale, ma fare un
giornale. Raccolse un’altra decina di improvvisati giornalisti come lui e varò Comuniversity, che qualcuno scambiò
per ‘università comunista’, ma che nelle intenzioni significava invece ‘comune universitaria’. Periodicità variabile tra
i 45 e i 60 giorni, carta super patinata, 4mila copie, 16 pagine, free press. I 950 euro di costo a numero erano coperti
dalla pubblicità. Il giornale trattava dei problemi universitari ma anche di politica. Con un occhio benevolo verso la
sinistra, ma un coro di voci variegato.
Per Claudio non era un debutto vero e proprio. A 14 anni, costretto a casa da un’operazione di appendicite, ingannava il tempo guardando in tivù le Olimpiadi di Atlanta,
suonando il violino e scrivendo. Di tutto. Buttò giù, fra gli
altri, un racconto sull’orchestra di Chiusa Sclafani, il paese
natale di papà Giuseppe, celebre per le sue dolcissime patate, 3mila anime su una collina alta 600 metri, distante
circa 80 chilometri da Palermo, che prende il nome dal
conte Matteo Sclafani, il suo fondatore nel Trecento. C’era
stato pochi mesi prima in vacanza e, appassionato com’era
di musica, quella banda, i suoi componenti, gli spartiti che
suonava lo avevano folgorato. Grazie alle amicizie del padre, l’articolo venne pubblicato dal mensile Palermo con il
titolo ‘Si piantano patate, crescono musicisti’. Il ritaglio appare tuttora nella ex camera di Claudio in casa dei genitori.
Fu comunque Comuniversity a lanciare in orbita il giovane Cerasa. Il giornale capitò in mano a Pietro Calabrese,
amico di famiglia, appena nominato direttore di Capital, il
quale lo apprezzò a tal punto che a 19 anni Claudio entrò
nella schiera dei collaboratori del settimanale. Vi rimase
per tre anni, anche sotto la direzione di Giovanni Iozzia.
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Contratto? Neanche a parlarne, sempre collaboratore molto esterno.
Nel 2004, a 22 anni, la prima svolta. Calabrese lo chiama
alla Gazzetta dello Sport, redazione romana. Claudio risponde entusiasta. Lo sport è la sua passione. Gioca a calcio (si
definisce “terzinaccio dai piedi quadrati”), gioca a tennis
(“pallettaro disumano”), non si perde in tivù una sola partita dell’Inter di cui è diventato tifoso da quando il fratello di
un compagno di scuola elementare gli regalò una divisa
completa della squadra nerazzurra. Frequenta la redazione
romana, si accaparra tutto ciò che per le grandi firme è
mangime per i polli: dal rugby femminile al nuoto, dall’atletica al canottaggio, la Lazio e la Roma Primavera. Ma va a
caccia e fiuta l’occasione come un cane da tartufi. Alla vigilia di un derby quel sesto senso che distingue il giornalista
da un tranviere lo spinge al circolo Due Ponti dove è in programma un torneo di calciotto al quale partecipano giocatori ed ex giocatori di larga popolarità. In campo c’è anche
Roberto Mancini, allenatore della Lazio, che ama le interviste come Berlusconi le aule di tribunale. Ma Cerasa, con la
sua faccia da bravo ragazzo e un pizzico di ruffianeria, riesce nell’impresa. Chiama emozionato il capo servizio Franz
Lajacona, il quale ribatte “impossibile, Mancini non dà interviste”. Va al giornale, scrive, il capo della redazione Ruggiero Palombo gira il pezzo a Milano. La firma di Claudio
Cerasa compare per la prima volta sulle pagine nazionali. E
il contratto? Non è il momento, si vedrà.
Nel frattempo, Calabrese va a dirigere Panorama e il suo
figlioccio debutta anche sul settimanale filoberlusconiano.
Una premonizione?
2007: a Claudio giunge voce che Il Foglio cerca stagisti.
Proprio Il Foglio che l’aspirante giornalista palermitano ha
eletto sin dal debutto, un anno prima, sua prima lettura, il
top dei quotidiani. Si presenta, viene arruolato. Come deskista con licenza di scrivere di sport, cosa che accade con
minore frequenza di una crisi di governo. Ma gli si schiude
quel mondo che da lettore aveva immaginato:
riunioni aperte anche ai fattorini, pari dignità
fra redattori e stagisti, dialogo quotidiano con
le teste pensanti. A Ferrara piace quel ragazzo
che al giornale ha piantato le tende e che discute di politica e di calcio con la stessa passione e competenza. Gli regala un contratto a
progetto, lo spedisce a caccia di scoop. A Rignano Claudio si butta: dal punto di vista giudiziario la condanna dei maestri accusati di
pedofilia non esiste. E vince. Ferrara decide
→
Pietro Calabrese, amico di famiglia e grande
scopritore di talenti giornalistici, quando era
direttore di Capital offre al giovanissimo
Cerasa la sua prima collaborazione, poi nel
2004 lo chiama alla Gazzetta dello Sport,
redazione romana. Cerasa risponde
entusiasta. Lo sport è la sua passione. Nella
foto piccola a destra, Roberto Mancini quando
era allenatore della Lazio. Un’intervista con
Mancini, notoriamente refrattario ai rapporti
con la stampa, è il primo scoop di Cerasa che
gli vale il debutto sulle pagine nazionali della
Gazzetta. A destra, Walter Veltroni quando era
segretario del Pd. In vista delle elezioni
politiche del 2008, è curato a vista dal segugio
Cerasa che porta a casa in esclusiva la sua
decisiva dichiarazione: “Corro da solo” (foto
Canio Romaniello e Livio Anticoli/Olycom).
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C. Cerasa - Nel momento più bello della giornata, la riu→
che il ‘picciotto’ è maturo per essere scaraventato nell’are- nione delle 11. Seduti ovunque attorno a un tavolone pieno
na di Montecitorio. E mentre il gran direttore s’impegna di computer e di scartoffie. Giuliano espone le proprie
nella campagna per il partito all’americana, l’infaticabile idee, poi parlano gli altri, tutti gli altri. Una sorta di conClaudio si appiccica al sedere dei piddini e in particolare di certo jazz, un insieme di suoni che finiranno per comporre
Walter Veltroni che piace assai anche a Giuliano. Quando il giornale.
F. Recanatesi - Tuo padre ti avrà parlato delle celebri
Veltroni si candida come premier alle elezioni del 2008 come leader di una coalizione Pd-Italia dei Valori, Cerasa riunioni scalfariane a Repubblica. Un po’, a quanto mi dici,
centra il suo secondo bingo dopo quello con Mancini al le vostre le assomigliano. Qualche volta, alla fine, Scalfari
campo di calciotto. Intervista Veltroni raccogliendo in dava la linea.
C. Cerasa - Sì, credo che abbiano delle somiglianze, ma
esclusiva una sua decisiva dichiarazione: “Corro da solo”.
Encomio solenne e prima pagina. Titolo: “Il manifesto di Il Foglio è un giornale anarchico. Non ci sono gerarchie,
io sono caporedatW”.
tore ma conto coFu allora che
me gli altri, tranne
Claudio cominciò
direttore e i due
a scalare posizioni.
vice, naturalmenL’assunzione? C’è
te. E ognuno scritempo, passeranno
ve ciò che vuole,
altri due anni. Ogs’intende dopo agi è in prima fila
vere avuto un confra i trentenni
fronto col direttod’assalto della carre. Giuliano ha le
ta stampata, sposue idee, fa le sue
sato da un anno e
battaglie, anche ficon un bambino di
loberlusconiane,
due (“generazione
ma non vuole certouch: Leonardo
velli all’ammasso.
cerca di far scorreChe poi su alcuni
re con un dito antemi anche io che
che le immagini
voto Pd non so
del televisore”),
dargli torto.
cercato dai talk teF. Recanatesi levisivi, temutissiPer esempio?
mo dai colleghi
C. Cerasa - La
che si occupano
giustizia. Berluscodel Pd. Il figlio di
uno dei capi di Re- Giuliano Ferrara, direttore del Foglio. “Il momento più bello della giornata”, dice Cerasa, ni ha molte ragioni
pubblica tra le fir- “è la riunione delle 11. Seduti ovunque attorno a un tavolone pieno di computer e di scar- per credere di esme di punta e in- toffie. Giuliano espone le proprie idee, poi parlano gli altri, tutti gli altri. Una sorta di con- sere perseguitato
dai giudici. E angranaggio cardine certo jazz, un insieme di suoni che finiranno per comporre il giornale” (foto Olycom).
dando a braccetto
di un quotidiano
con la magistratura, la sinistra gli offre numerosi alibi per
berlusconiano.
Claudio Cerasa - Ti sbagli. Il Foglio è un quotidiano li- alzare la voce. Magistrati che fanno politica, magistrati nelbero che racconta i fatti, dei fatti cerca le radici, con i fatti le amministrazioni comunali.
F. Recanatesi - È un discorso complesso che adesso
costruisce scenari. Io mi occupo del coordinamento dei
settori, sono a contatto tutti i giorni con Giuliano e con le porterebbe via troppo spazio. Io potrei controbattere con le
teste pensanti del giornale, ho votato sempre a sinistra e ti condanne che Berlusconi ha subìto, le sue violente campadico che non cambierei questo giornale – di nicchia, lo so – gne eversive contro le toghe, ma torniamo a noi. Anzi a te.
Alla tua cronaca minuziosa su ogni movimento in casa Pd.
con nessun altro al mondo.
C. Cerasa - Minuziosa? Seguo il Pd da quasi tre anni in
Franco Recanatesi - Giuliano Ferrara non ha mai nascosto la sua fede, no, appartenenza, forse oggi è meglio di- modo maniacale, quasi autistico. Mi piaceva il progetto, una
cosa nuova, con tante storie da raccontare, tante battaglie
re simpatia berlusconiana.
C. Cerasa - Pochi hanno criticato Berlusconi con la du- interne. Un po’ come nello sport, mille derby quotidiani.
F. Recanatesi - Segui Matteo Renzi dagli albori della
rezza del Foglio. Spesso a firma dell’elefantino. E comunque se Ferrara la pensa in un certo modo non siamo obbli- sua carriera politica. Lo conoscerai meglio di tua moglie.
gati a uniformarci. È l’ultima cosa che Giuliano chiede ai Tant’è che spesso hai anticipato gli altri giornali sulle sue
mosse. Sul Foglio del 6 gennaio, per esempio, anticipi di
suoi redattori.
una settimana la sua candidatura alla presidenza del ConF. Recanatesi - Un modello di democrazia.
C. Cerasa - Sicuramente un modello di direttore. Lascia siglio con un articolo dal titolo ‘I potenti che spingono
alla redazione ampio margine di espressione e conserva la Renzi a rottamare Letta’, dove nomini una quindicina fra
passione per fare il giornale e insegnare il mestiere alla sua banchieri, imprenditori e manager fra i più celebrati che
soffiano sulla vela del nuovo messia fiorentino: da Mario
truppa.
F. Recanatesi - Come vengono reclutati i redattori al Fo- Greco ad Alberto Nagel, da Giorgio Squinzi a Diego Della
Valle, da Carlo De Benedetti a Marco Tronchetti Provera,
glio?
C. Cerasa - Per un buon 70%, attraverso gli stage. Per da Fabrizio Palenzona a Francesco Gaetano Caltagirone.
C. Cerasa - Cominciai a seguire Renzi quand’era presispuntarla sono indispensabili due qualità: dedizione e
competenza. Alcuni, pochi, vengono arruolati dall’esterno dente della Provincia, un ragazzino spettinato con la panda Giuliano, come ad esempio Paolo Rodari e Francesco cetta, però si capiva che aveva un… un…
F. Recanatesi - Un passo in più?
Cundari. No, a nessuno viene chiesto di manifestare la proC. Cerasa - Un quid. E una irrefrenabile pulsione, fin da
pria fede politica. Siamo una redazione giovane, 30 anni o
poco più di media, se si eccettuano i dirigenti navigati. E allora, di piacere a tutti. Come Veltroni. In questo assai vicini a Berlusconi.
per la maggior parte votiamo a sinistra.
F. Recanatesi - Questa non te la perdoneranno. Sei diF. Recanatesi - Come nasce un numero del Foglio?
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Giornalisti e politica
ventato ami- nel momento in cui non vincono.
F. Recanatesi - Esame di giornalismo. Quali sono le
co di Renzi?
C. Cerasa tue fonti di informazione?
C. Cerasa - I principali giornali, Twitter. I tg non li guar- Non ho
rapporti di do, solo un po’ quelli di Sky la domenica. Mi servono relaamicizia con tivamente. Noi del Foglio dobbiamo dare ai nostri lettori
i politici. Anche per il compito di coordinamento del gior- cose che altri non hanno: storie, provocazioni, scenari.
F. Recanatesi - Giornalisti di riferimento?
nale, non frequento assiduamente la Camera. Lavoro molC. Cerasa - Tanti. Non chiedermi di fare nomi, seguo
to dalla redazione. Con il telefono, Twitter e i maggiori social. E il mio blog: alcuni articoli nascono da post sul mio tutti i giornalisti politici.
F. Recanatesi - In tivù, però, una volta ti ho sentito cablog.
F. Recanatesi - Dalle informazioni che hai non si direb- rezzare Scalfari.
C. Cerasa - Beh, come si fa a non leggere Scalfari. Mi
be che non esci mai dalla tana.
C. Cerasa - Esco poco, non mai. I personaggi di cui scri- piace confrontarmi con quello che scrive. E il fatto che mi
consideri un interlocutore – tre volte ultimamente ha citavo li incontro, ma in maniera informale.
to i miei articoli nel suo fondo domenicale – ha solleticato
F. Recanatesi - Confidenziale?
il mio orgoglio.
C. Cerasa - Informale.
F. Recanatesi - Vita lunga o corta per il giornale cartaF. Recanatesi - Credi che Renzi sarà capace di rivoltare
ceo?
l’Italia?
C. Cerasa - Così come sono
C. Cerasa - Renzi era l’uonon hanno un gran futuro. Il
mo giusto per guidare il Pd,
giornale che funziona è quelpotrebbe esserlo anche per
lo a cui il lettore strappa le
guidare il governo. Da lui mi
pagine per conservare un araspetto rapidità e decisioniticolo. Il quotidiano di notismo che sono mancati a Enrizie non può sostenere il conco Letta. A forza di piccoli
fronto con un sito h 24. Il
passi abbiamo perso dieci
modello che può resistere è
mesi.
un Foglio più ampio, fatto di
F. Recanatesi - Ti è piaciutante nicchie e di pezzi lunto il cheek to cheek di Matteo
ghi che raccontano storie con
con Berlusconi?
bella scrittura. Quelli che
C. Cerasa - Renzi ha fatto
fanno venire voglia di staccabenissimo, aprendo le porte a
re la pagina. Un giornale che
Berlusconi le ha aperte anche
trasmette idee, che fa rifletteai suoi elettori.
re. Come dice Giuliano, un
F. Recanatesi - Anche il
giornale che deve piacere prituo direttore ha apprezzato.
A sinistra, però, molti hanno Matteo Renzi in una foto degli anni in cui era presidente della ma di tutti a chi lo fa.
Intervista di
storto il naso.
Provincia di Firenze, epoca in cui Cerasa cominciò a seguire la
Franco Recanatesi
C. Cerasa - La storia inse- sua attività politica.
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(© riproduzione riservata)
Da sinistra, Diego Della Valle, Carlo De Benedetti insieme a
Francesco Gaetano Caltagirone, e Fabrizio Palenzona, alcuni
dei personaggi segnalati nell’articolo di Cerasa ‘I potenti che
spingono Renzi a rottamare Letta’, pubblicato sul Foglio il 6
gennaio, anticipando di una settimana la candidatura del
segretario del Pd alla presidenza del Consiglio (foto Marco
Marianella, Federico Greco/ Olycom).
gna che più un
leader piace a sinistra meno riscuote appeal nel
resto del Paese.
Non
dimentichiamo che Renzi ha raccolto alle primarie un
milione e mezzo
di voti, gliene
mancano 11 milioni per vincere
le elezioni.
F. Recanatesi
- Ami più la politica o l’Inter?
C. Cerasa - Tifare Inter aiuta a
capire la sinistra
italiana: la stessa
idea di essere i
più forti senza
quasi mai riuscirci, entrambi
danno il meglio
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Tutto su Renzi - Prima Comunicazione