n. 2
anno 2009
Azienda
I nuovi Direttori
Ospedale
Prevenzione
Indagine
sui pazienti
ricoverati in ospedale
Influenza A H1N1
Territorio
Distributori
automatici di
latte crudo
azienda
I nuovi Direttori
Nomine ai vertici dell’Azienda sanitaria
SIMONA AURELIA BELLOMETTI - Direttore Sanitario
Residente in Provincia di Padova, è laureata in Medicina e Chirurgia a pieni voti assoluti e lode presso l’Università degli Studi di Milano. Ha conseguito specializzazioni in Anestesia e Rianimazione, in microbiologia e
virologia medica, in Idrologia Medica e in Farmacologia Clinica. Ha partecipato al Programma di Formazione
in Biostatistica, Epidemiologia, Ricerca Clinica e sui Servizi Sanitari della Mediterranean School, frequentando
con profitto i corsi di sperimentazione Clinica ed Epidemiologia. Nel 2009 ha conseguito il perfezionamento in
Research methods, Public Health Programmes and Ethics presso l’Università di Oxford e il perfezionamento in Comunicazione
Sanitaria presso l’Università di Brescia. È da anni impegnata in una consolidata serie di collaborazioni e consulenze con opinion
leader del mondo medico/scientifico, relativamente a protocolli epidemiologici e di sperimentazione clinica. È autore di numerose
pubblicazioni scientifiche, nazionali ed internazionali. Ha collaborato con l’Azienda Ospedali civili di Brescia e con la Fondazione Clinica del Lavoro “S. Mangeri”. Ha ricoperto ruoli accademici presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La
Sapienza” di Roma e dell’Università degli Studi di Pavia. Ha inoltre collaborato ripetutamente con Commissioni Ministeriali e
con l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali per la predisposizione di Linee Guida negli ambiti della sperimentazione
clinica e ha collaborato con il Servizio per i Rapporti Socio Sanitari Internazionali della Regione Veneto. Dal 01 settembre 2008 è
Dirigente Medico in staff alla Direzione Generale dell’Ulss 5.
SERGIO BUONAIUTO - Direttore Amministrativo
Residente a Padova ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e il titolo di Avvocato con iscrizione all’Albo
degli Avvocati di Padova dal luglio 1984. Dal 1988 al 09.09.2009 è stato Dirigente Avvocato presso l’Ulss
16 di Padova, ha ricoperto i ruoli di Responsabile dell’Ufficio Legale dell’Ulss 16 e dell’Istituto Oncologico
Veneto, di Responsabile dell’Ufficio Legale Interaziendale tra l’Ulss 16 e l’Azienda Ospedaliera di Padova,
di Responsabile dell’U.O.C. “Patrimonio”, e di Responsabile nomina e attività degli Ufficiali Roganti per
l’Ulss 16, l’Azienda Ospedaliera di Padova e l’Istituto Oncologico Veneto.
CHIARA FRANCESCA MARANGON - Direttore Distretto Socio Sanitario
Residente a Vicenza, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Trieste
e le specializzazioni in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso e in Medicina di Comunità presso l’Università
di Padova. Dal 1992 ha ricoperto i ruoli di Dirigente Medico presso l’Istituto di Patologia Speciale Chirurgia di
Trieste, di Dirigente Medico presso il Servizio di Pronto Soccorso dell’Ulss 21 di Legnago, di Dirigente Medico
presso il Servizio di Pronto Soccorso e del Servizio di Medicina Territoriale dell’Ulss 6 di Vicenza e di Direttore
facente funzione dell’Unità Operativa Infanzia Adolescenza Famiglia del Distretto Socio Sanitario di Vicenza.
Ulss 5 Notizie
Periodico d’informazione
dell’Azienda Ulss 5 Ovest
Vicentino
numero 2 anno 2009
dicembre 2009
DIRETTORE
Renzo Alessi
2
DIRETTORE RESPONSABILE
Elisabetta Carlotti
REDAZIONE
Maria Camilla Boato,
Michela Preto Martini
Azienda Ulss 5
Via Trento, 4
36071 Arzignano (VI)
tel. 0444/479616
www.ulss5.it
e-mail: [email protected]
Consegnato in tipografia
dicembre 2009
RACCOLTA PUBBLICITARIA
Meneghini&Associati Srl
Viale Trento, 56
36100 Vicenza
tiratura 69.000 copie
distribuzione gratuita
GRAFICA E STAMPA
Officina Grafica Aldighieri
Via U. Nobile, 5
36071 Arzignano (VI)
Autorizzazione
del Tribunale di Vicenza
n. 669 del 21.12.1989
A questo numero hanno
collaborato:
Giancarlo Acerbi, Alberto Acqua,
Venceslao Ambrosini,
Simona Aurelia Bellometti,
Don Alvidio Bisognin,
Rita Bortolan, Enrico Bottona,
Enrico Castaman, Romina Cazzaro,
Andrea Fracca, Fabrizio Fusco,
Maurizio Lestani, Paolo Marangoni,
Milvia Marchiori,
Dario Mastropasqua,
Graziano Meneghini, Cristina Oliani,
Andrea Pagliarusco,
Federico Pegoraro,
Raffaela Pernigotto, Piera Pozza,
Giovanni Ronzani,
Alessandro Ruffato, Elena Sandri,
Francesco Santin,
Riccardo Sinigaglia, Valter
Spanevello, Laura Vignaga,
Giuseppe Zordan
Sommario:
Azienda
2
4
6
7
8
10
10
11
12
12
I nuovi Direttori
Il benessere organizzativo
Malati di Alzheimer
S.O.G.IT.
Ringraziamenti
Ulss5
e formazione avanzata
L’accesso alla
documentazione
amministrativa
Un nuovo pulmino
per i malati oncologici
Donne in salute
Fondazione
“aiutiamoli a vivere”
Ospedale
14
14
15
16
17
18
20
21
22
Indagine sui pazienti
ricoverati in ospedale
Salute e sicurezza nell’Ulss5
L’osteoporosi
L’incontinenza urinaria
maschile post chirurgica
L’unità operativa di
ortopedia e traumatologia
Il progetto asma in pediatria
nel Veneto
Il glaucoma
Dalla Centrale Unica
di Screening
Uno sguardo al servizio
di oncologia
Il Direttore
Generale
Renzo Alessi
Editoriale
G
iornate più brevi e temperature più rigide ci stanno portando verso il
cuore dell’inverno, dopo un’estate ed un autunno prolungatesi anche oltre
il previsto.
Per la nostra Ulss questo autunno è stato caratterizzato da considerevoli
novità.
La nomina del nuovo Direttore Sanitario, dott.ssa Simona Aurelia Bellometti, del nuovo Direttore Amministrativo, avv. Sergio Buonaiuto e del nuovo
Direttore del Distretto, dott.ssa Chiara Marangon.
Professionisti qualificati, abili ed esperti che godono della mia stima e fiducia, con lunghe esperienze nel mondo della sanità e che mi aiuteranno nella
sfida più importante per la nostra Comunità: la realizzazione del nuovo “Polo
Sanitario Unico” di Arzignano e Montecchio Maggiore. Un’importante opera
che vedrà l’impegno, la dedizione e la partecipazione di tutto il personale della
nostra Ulss e di tutti i 22 Sindaci, con prospettiva di porre la prima pietra nei
primi mesi del nuovo anno.
Con il sopraggiungere della stagione fredda, sono arrivate anche le influenze. Quest’anno si tratta di due virus influenzali, quello stagionale e quello
dell’influenza virus A/H1N1 agente della cosiddetta “influenza suina”. La nostra Ulss si è mobilitata fin dai primi giorni di novembre con diverse iniziative
per garantire un ottimale livello di informazione tutela ed assistenza a tutta la
comunità degli assistiti. In questo numero della rivista abbiamo voluto aprire
una finestra sul tema “Influenza A” per chiarire eventuali dubbi e preoccupazioni e per offrire informazioni utili a chi si appresta alla vaccinazione.
A tutto il personale dell’Azienda e a voi lettori possiamo quindi rivolgere i
più sentiti e cordiali auguri di Buon Natale e di un Felice 2010.
Territorio
23
24
25
26
Oncologia:
carcinoma mammario
Indirizzi sugli aspetti
sanitari in ambito scolastico
Distributori automatici
di latte crudo
Sensibilizzazione alla
donazione di organi e tessuti
Renzo Alessi
27
28
29
30
Influenza A H1N1
Alimetazione e tumori
I controlli sugli alimenti
di origine animale
La malattia celiaca
dicembre 2009
Prevenzione
3
azienda
Il benessere
organizzativo
dicembre 2009
N
4
ella scorsa primavera la Direzione Generale ha promosso un’attività di rilevazione del benessere organizzativo
rivolta a tutti i dipendenti e collaboratori dell’Azienda sia della Dirigenza che del Comparto.
Questa iniziativa è prevista dalla normativa sulla sicurezza sul lavoro e per l’accreditamento delle strutture sanitarie
(decreto legislativo 81/2008 e L.R. 22/2002) che obbligano
il datore di lavoro a valutare i rischi da stress lavoro-correlato
e a rilevare il livello di soddisfazione del personale.
Per effettuare l’indagine è stato scelto di avvalersi di uno
strumento già collaudato presso altre aziende sanitarie della
Regione e cioè il programma denominato “Magellano” del
Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione,
realizzato in collaborazione con la cattedra di Psicologia del
Lavoro dell’Università “La Sapienza” di Roma e adattato alle
specificità aziendali.
Il progetto prevede una serie di incontri informativi con
il personale, propedeutici alla distribuzione dei questionari, l’inserimento dei dati raccolti in uno specifico database,
la loro successiva elaborazione ed infine la restituzione ai
dipendenti in forma di incontri e pubblicazioni. Il tutto finalizzato all’adozione di misure correttive volte a migliorare le
condizioni lavorative. La gestione dell’attività è stata curata
da un gruppo di lavoro composto dai signori: Alberto Acqua,
per il Servizio di Prevenzione e Protezione, Giuseppe Zordan
per l’U.O. Qualità accreditamento e residenzialità extraospedaliera, Elena Sandri per l’Ufficio Relazioni con il Pubblico,
Chiara Sinigaglia per il Centro Formazione e Moreno Menini
per il Servizio Informatico. L’inserimento dei dati è stato affidato alla società cooperativa Studio-Progetto Onlus di Cornedo Vicentino.
Per spiegare l’iniziativa sono stati realizzati, fra la fine di
marzo e l’inizio di maggio, nelle diverse strutture aziendali
25 incontri cui hanno partecipato circa 500 dipendenti, alcuni dedicati a Dirigenti, Capisala ed ai Rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza.
Il questionario è stato distribuito a tutti i dipendenti tramite i coordinatori dei servizi ed una volta completata la
raccolta i dati sono stati inseriti a computer per l’elaborazione. Sono già disponibili i dati sulla adesione al progetto, come
Uno strumento per
migliorare l’attività aziendale
pure alcuni risultati generali relativi al giudizio espresso dal
dipendente sui fattori di benessere organizzativo.
I questionari distribuiti sono stati 1964, quelli restituiti
1881 (95.77%), di cui 1818 ritenuti validi (92.56%). L’elevata percentuale di adesione e di risposta costituisce già un
segnale positivo dell’interesse che l’argomento riscuote tra i
dipendenti, indica che gli stessi, lungi dal “accettare passivamente” il proprio lavoro, vogliono far sentire le loro opinioni,
indica altresì che il clima aziendale non viene generalmente
avvertito come censorio/repressivo, ma che si crede in una
possibilità di cambiamento.
Percentuali dei questionari restituiti per strutture aziendali.
Questionari restituiti
2%
8%
Ospedale
17%
Distretto socio sanitario
Dipartimento di prevenzione
Servizi amministrativi
73%
È interessante osservare come nella fascia di età compresa tra i 35 e i 50 anni si collochi quasi i due terzi del personale. Le fasce di età 20-29 e superiori a 55 contribuiscono
ognuna con il 5% circa.
azienda
Le femmine rappresentano il 74% del totale dei dipendenti, i maschi il restante 26%, quindi un’azienda molto
“rosa”. La distribuzione in base al sesso riporta una forte
maggioranza di femmine nei livelli B, C e specialmente D,
dove si concentra il personale infermieristico, il rapporto si
inverte fra i dirigenti dove le donne costituiscono solo il 38%.
Percentuale uomini e donne
Gli indicatori del benessere organizzativo in grado di fornire un profilo generale sono indicati nel grafico seguente,
che riporta gli scostamenti dai valori medi (su una scala da
1 a 4) dei dodici fattori esaminati.
Come viene evidenziato la richiesta lavorativa percepita
è elevata, cui si fa fronte con una intensa collaborazione
fra colleghi ed una efficienza lavorativa ritenuta buona. In
antitesi non viene ritenuta adeguata l’equità organizzativa e
risulta elevata la percezione soggettiva dello stress. Gli altri
fattori si scostano di poco dalla media dei valori complessivamente espressi.
26%
Maschi
Indicatori del profilo generale
Supporto dei dirigenti
2,65
Collaborazione tra colleghi
Femmine
3,20
Equità organizzativa
74%
2,28
Efficenza Organizzativa
2,93
Gestione delle Conflittualità
2,68
Percezione stress
1,96
Richiesta lavorativa
3,08
Comfort ambientale
2,77
Sicurezza lavorativa
2,77
Apertura all’innovazione
2,68
Soddisfazione
2,63
Disturbi psicofisici
2,72
0
0,4
0,8
1,2
1,6
2
2,8
3,2
3,6
4
Elenco esemplificativo
B: operatori sociosanitari, operai, coadiutori amministrativi
C: Infermieri generici, assistenti amministrativi
D: capisala, ostetriche, infermieri,
collaboratori amministrativi, tecnici di laboratorio,
radiologia, riabilitazione, ecc.
Dir.: medici, veterinari, psicologi, farmacisti, ecc.
dicembre 2009
Alberto Acqua
Elena Sandri
5
azienda
Malati di Alzheimer
L’associazione AMA vuole
aiutare le loro famiglie
L’
dicembre 2009
associazione AMA Ovestvicentino ONLUS è formata da un gruppo di familiari di malati di Alzheimer (o
di altre forme di demenza) che si sono
riuniti assieme per dare voce a questi
malati e ai loro congiunti.
La malattia di Alzheimer rappresenta la causa più comune di demenza (50-60%) e colpisce circa il 5%
della popolazione sopra i 65 anni, ma
addirittura il 30% oltre gli 85 anni, registrando inoltre negli ultimi anni un
abbassamento della soglia d’età. Ciò
significa che si registrano casi di Alzheimer in persone che vengono considerate ancora in età lavorativa.
6
La famiglia di un malato di Alzheimer è spesso lasciata sola a gestire i
numerosi problemi del quotidiano e a
far fronte ad una malattia che a tutt’oggi si può trattare, ma non guarire.
Secondo una ricerca del Censis,
i familiari dedicano in media 7 ore al
giorno all’assistenza rivolta al paziente
e quasi 11 ore alla sorveglianza.
Uno dei punti fermi dell’associazione AMA è condividere con le
famiglie e farsi interlocutori con la
pubblica amministrazione per valutare le esigenze e le risorse da proporre
alla popolazione. L’Associazione AMA
da anni propone gruppi di sostegno
psicologico ai familiari
(caregivers) con cadenza
mensile. Questi incontri
rappresentano un proficuo investimento, data
la costanza e la coesione
dei partecipanti e sono
svolti presso l’ex scuola
infermieri
dell’Ospedale
di Montecchio Maggiore e
condotti da personale specializzato. Per favorire, ed
allargare, la presenza dei
familiari interessati all’iniziativa, si sta valutando di
estendere l’esperienza nei
poli di Valdagno e Lonigo.
Data l’estensione territoriale questa Associazione chiede a quanti interessati la disponibilità di
persone che possono farsi
parte attiva e propositiva.
Coloro i quali volessero
mettersi in contatto con l’Associazione possono lasciare un messaggio in
segreteria telefonica al numero 3472399986 oppure inviare un messaggio alla casella di posta elettronica
[email protected] o indirizzare una lettera alla casella postale
n. 25 dell’Ufficio Postale di Arzignano
centro. Chi sentisse l’esigenza di farsi
conoscere e intraprendere un dialogo
con questa Associazione può tesserarsi come socio alla cifra simbolica di 5
euro, soldi che servono per sostenere
le spese di gestione e organizzazione
dei nostri impegni.
Rita Bortolan
Per sostenere le nostre attività
i contributi possono essere effettuati
presso la CASSA RURALE E
ARTIGIANA DI BRENDOLA –
AGENZIA di ARZIGNANO
VIA BROLI 4/A
Conto Corrente Bancario:
COD. PAESE IT 20 CIN Y
ABI 08399 CAB 60120
N. CONTO 000000312872
L’Ufficio di Via Bonazzi n. 28 in
Arzignano (edificio scuola Media
Zanella angolo Via Trento),
condiviso con altre associazioni, è
il luogo dove si svolgono le riunioni
del direttivo AMA ma anche gli
incontri dei familiari.
Per eventuali necessità e per informazioni di vario genere l’ufficio è
aperto il 1° mercoledì di ogni mese
dalle 17,00 alle 19,00.
azienda
S.O.G.IT.
Un sostegno a chi è in difficoltà
L
parrocchiale, costituita nell’ ottobre 2007, attualmente conta una trentina di volontari. Il nostro servizio offre assistenza
sanitaria di primo soccorso con l’ausilio di un’ambulanza
con medici ed infermieri nelle manifestazioni pubbliche e
private, sociali e culturali.
Eseguiamo trasporto per visite mediche, terapie presso
ospedali e centri medici. Organizziamo corsi di primo soccorso aperti alla cittadinanza.
Andrea Fracca
Per informazioni:
Sede Associazione
c/o campo sportivo di Chiampo
Presidente: Andrea Fracca
e-mail: [email protected]
sito web: www.sogitagnochiampo.it
Tel/Fax: 0444-421349
Cell: 329-1689926
dicembre 2009
a Croce di S. Giovanni è una emanazione cavalleresca dell’Ordine di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme, risalente ai tempi delle Crociate nel 1099 AD. I cavalieri, chiamati Giovanniti, operavano soccorrendo i bisognosi
attraverso piccoli ospedali, ostelli, baraccamenti dislocati
lungo i percorsi dei pellegrinaggi e gestendo un ospedale
di 2000 posti letto, vicino alla chiesa dedicata a S. Giovanni
Battista, da cui l’Ordine ebbe il nome.
Trentadue anni sono passati dal disastroso terremoto
nel Friuli, quando l’impegno di molte organizzazioni di soccorso e risorse umanitarie, appartenenti soprattutto all’Ordine di San Giovanni, giunte sul luogo della catastrofe in
sole poche ore dalla Germania e Austria, portarono aiuto a
quanti erano in difficoltà. Per questo motivo, un anno dopo,
all’interno della comunità evangelico – luterana di Trieste,
venne fondata una simile struttura di soccorso con sede
nazionale proprio a Trieste. S.O.G.IT, cioè Soccorso dell’Ordine di San Giovanni in Italia, nacque nel 1977 e fu solo
l’inizio dell’ormai trentennale storia dell’Ordine dei Giovanniti nel nostro Paese.
Ad oggi sono 16 le sezioni di volontari distribuite in tutta Italia, che portano il loro aiuto a chi ne ha bisogno. La
sezione di Chiampo, che ha sede presso il campo sportivo
7
azienda
Un grazie dai pazienti
D
H
o avuto occasione di frequentare il reparto medicina dell’Ospedale
di Arzignano nel mese di dicembre a
causa del ricovero seguito dal decesso di una mia cara zia e sono rimasta
stupita dall’atmosfera che regna nel
reparto. Ho visto un’attenta e accurata assistenza medica anche verso
ammalati che non avevano speranza
di ripresa. Un’umanità fatta di piccoli
ma significativi gesti di gentilezza non
solo verso i ricoverati, ma anche con
i famigliari spesso invadenti e incontrollati a causa dell’apprensione per la
salute dei loro cari.
Quanta pazienza e …quanta disponibilità! Non ho parole per ringraziare
tutto il personale medico ed in particolare quello paramedico per tutte le
attenzioni ricevute da mia zia e da noi
parenti.
Grazie mille angeli bianchi!
Con profonda riconoscenza
dicembre 2009
Rosetta Bellotto
8
esidero esprimere a Lei,
Direttore Medico dell’Ospedale di Arzignano, una profonda riconoscenza
per la prontezza, l’efficienza e la cordiale umanità delle cure prestate a
mio marito (…) la notte tra il 24 e 25
ottobre 2008. Già il pronto intervento a
casa era stato celere, delicato, premuroso fino a richiedere l’opera dei Vigili
del Fuoco per rendere più agevole il
trasporto per le scale di casa.
In Pronto Soccorso abbiamo chiaramente percepito una professionalità
squisita, senza risparmio di forze ma
insieme una delicatezza umana verso
il malato e misericordia verso mia figlia
ed io, che eravamo fuori e siamo state
rassicurate e confortate che il nostro
marito e padre era nelle mani di amici.
Pur essendo quella la notte in cui ci ha
lasciate, rimane in noi il ricordo di ogni
premura, delle corse poi nel reparto di
Medicina, del prodigarsi di cardiologo,
radiologo, anestesista e della squisita
e desiderabile assistenza che in generale il suo Ospedale ha profuso.
Oltre a ciò mi preme sottolineare
che il lucido esame del via via sempre
più grave stato di mio marito, è stato
accompagnato ed esposto a noi familiari come una pacata quanto profonda
e radicata umanità dal dottor Valente.
Mi preme dirle quanta consolazione ci ha dato il sacerdote accorso
con sorprendente prontezza alle cinque del mattino e poi la commovente
rispettosa opera dell’infermiere delle
celle mortuarie.
Sia fiero di tutte queste persone
di cui non so i nomi, estenda loro la
nostra stima e ammirazione per come
svolgono la loro faticosa professione.
Nicoletta ed Elisa Tonelato
I
n tempi odierni dove l’evidenza
ha spazio e risalto solamente e unicamente per le negatività mi sento in
dovere, con estremo piacere, di uscire
dal coro scrivendo questa mia.
Io, che mi occupo professionalmente anche di aspetti etici e sociali
debbo rendere merito al servizio del Vostro pronto soccorso di Arzignano per
quanto ho ricevuto come assistenza.
Mai domandato apertamente,
seppure fortemente desiderato, ho
sempre ricevuto durante tutta la mia
necessità, dal servizio infermieristico
dell’ambulanza a quello dell’accettazione, dalle visite agli accertamenti, la
migliore assistenza e disponibilità con
sorrisi ed estrema cortesia.
A corollario, non escludendo il
possibile caso fortuito, ma non per
questo il fatto debba essere degno di
minore nota, la velocità di tutti i servizi
prestati e ricevuti nell’occasione.
Con sentito ringraziamento e stima, e con la preghiera di girare il contenuto di questa mia a tutte le persone
coinvolte, ricambio un sorriso augurandoVi un buon lavoro.
Lettera firmata
maggio 2009
azienda
9
azienda
Ulss 5
e formazione avanzata
Il Master Universitario per “Coordinatori
delle Professioni Sanitarie”
I
l 2009 ha visto la nostra Azienda
protagonista di un’esperienza assolutamente nuova, voluta dal Direttore
Generale dott. Renzo Alessi ed accolta
con favore dall’Amministrazione Comunale leonicena. Grazie ad una convenzione con l’Università degli Studi
di Padova, Dipartimento di Medicina
Ambientale e Sanità Pubblica della facoltà di Medicina e Chirurgia, è stata
attivata una sede staccata del Master
di 1° livello in “Coordinamento delle
Professioni Sanitarie”, diretto dal prof.
Renzo Zanotti. La presenza di un corso
di formazione universitaria post-base è
estremamente qualificante, in quanto
spinge l’intera organizzazione in cui
si colloca a confrontarsi con ragiona-
menti ed approcci professionali attuali,
favorendo una crescita dell’organizzazione stessa. In particolare, il Corso attivato nella nostra Azienda ha consentito di formare dei professionisti esperti
nell’ambito del management sanitario.
La popolazione degli studenti comprende 50 professionisti rappresentanti di molti dei profili delle professioni
sanitarie provenienti da Veneto e Friuli
Venezia Giulia. Tutti gli studenti, oltre
alle lezioni d’aula, sono stati chiamati
a svolgere un periodo di stage applicativo. Le Unità Operative (U.O.) sono
state individuate sia all’interno della
nostra ULSS, sia presso altre strutture
operative delle Aziende ULSS 3 e 4.
I coordinatori delle U.O. della no-
stra ULSS sono stati impegnati nella
primavera scorsa in un corso di formazione, organizzato dal Centro di Formazione Aziendale, finalizzato a far conoscere alcune delle tematiche affrontate
nel percorso di studio, per poter capire
e gestire meglio gli studenti durante la
frequenza delle U.O. Il corso di Master
si sta avviando alla conclusione. Data
l’esperienza positiva, si auspica che
presso la nostra Azienda ULSS si possano proporre ulteriori occasioni di alta
formazione universitaria, sia nell’ottica
del “lifelong learning” ma soprattutto
in quella del miglioramento dell’assistenza erogata ai nostri cittadini.
Federico Pegoraro
L’accesso alla
documentazione amministrativa
Indicazioni operative
dicembre 2009
C
10
he cos’è il diritto di accesso e
da chi può essere esercitato?
Il diritto di accesso consiste nella
possibilità di accedere ai documenti
relativi a procedimenti amministrativi, anche durante il corso degli stessi,
mediante l’esame dei documenti con
la conseguente o eventuale estrazio-
ne di copia. Il diritto di accesso può
essere esercitato dal soggetto cui i
dati si riferiscono, da chi esercita la
patria potestà, dal tutore di minore,
dal tutore di persona interdetta giudiziale, dall’amministratore di sostegno
e da soggetti terzi, compresi gli eredi,
qualora vi sia un interesse accertato.
A che cosa si può accedere?
L’accesso è consentito sia ai documenti originali sia a copie integrali
degli stessi, a seguito di richiesta motivata (specificazione dell’interesse alla
conoscenza di ogni singolo atto) con
l’indicazione dei documenti dei quali si
richiede l’accesso, rivolta all’ammini-
azienda
strazione che ha formato il documento
o lo detiene stabilmente – la richiesta
può riguardare più di un documento
e deve essere formulata in modo tale
da consentirne l’identificazione. L’esame della documentazione è gratuito,
mentre il rilascio di copie, salvo le disposizioni vigenti in materia di bollo, è
subordinato al rimborso del costo di
riproduzione (per ogni facciata A4 €
0,20 e per ogni facciata A3 € 0,30),
delle spese generali (fissate in € 2,00)
e delle eventuali spese di spedizione.
Come si esercita il diritto di
accesso?
Il diritto di accesso si esercita:
- in via informale mediante richiesta verbale all’ufficio o alla struttura
competente, che ha formato il do-
cumento amministrativo o lo detiene
stabilmente. Questa richiesta viene immediatamente esaminata dal responsabile dell’Ufficio o dalla struttura;
- in via formale attraverso domanda scritta su apposita modulistica reperibile sul sito aziendale (www.ulss5.
it - documenti e moduli – regolamenti
aziendali – regolamento accesso) o
richiesta all’Ufficio Protocollo (tel.
0444 479652/479642) e può essere
presentata:
• per POSTA: indirizzata a ULSS 5
via Trento 4 36071 Arzignano (VI)
• a MANO: al Protocollo
aziendale in via Trento 4 –
Arzignano (VI) o presso
la struttura che ha formato
l’atto o lo detiene
• via FAX: al n. 0444 459551;
• via E-MAIL: [email protected]
La documentazione va consegnata entro 30 giorni dalla data di ricevimento della richiesta, salvo tempi
diversi previsti per legge per particolari
tipologie documentali.
Raffaela Pernigotto
L’Azienda ULSS n. 5, come previsto
dalla Legge n. 69 del 18 giugno
2009, mette a disposizione
il seguente indirizzo
di Posta Elettronica Certificata,
mediante il quale tutti i cittadini
possono comunicare ed ottenere
informazioni sulle attività dell’Azienda stessa: [email protected]
Un nuovo pulmino
per i malati oncologici
razie all’A.N.D.O.S (Associazione Nazionale Donne
Operate al Seno), alla Regione Veneto e all’ULSS 5 oggi i pazienti oncologici che necessitano di radioterapia all’Ospedale
di Legnago (VR) possono usufruire di un nuovo pulmino Fiat
Ducato a nove posti. Il servizio di trasporto, attivo da tre anni,
grazie ad una convenzione stipulata tra l’A.N.D.O.S. e il Comune di Brendola, continua adesso con l’ULSS 5. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì, personale volontario (dell’Associazione S.O.G.IT., del Gruppo Amicizia di Arzignano e del Gruppo
di Educazione Civica (G.E.C.) coordinato dall’A.N.D.O.S.
accompagnano i pazienti al loro appuntamento di cura con
il nuovo pulmino.
Da novembre, è stato attivato anche il trasporto da Valdagno a Legnago, grazie ai volontari dell’Associazione Lavoratori Anziani Marzotto di Valdagno. Il percorso del malato
oncologico che deve sottoporsi alla radioterapia presso altre
strutture sanitarie, lontane dalla propria residenza, comporta
non solo fatica per il paziente, ma anche un notevole impegno economico e di tempo per le persone dedicate a questo
servizio. È importante considerare altresì che la condivisione
con altre persone della stessa realtà, può contribuire in qualche modo a far vivere diversamente un momento delicato
della propria vita. Ci auguriamo pertanto, che questo pulmino
possa contribuire ad un percorso più confortevole sia materialmente che spiritualmente, con la sincera speranza che i
posti a sedere nel tempo siano sempre meno al completo!
Piera Pozza
Per informazioni:
Comitato A.N.D.O.S. Ovest Vicentino ONLUS
Via Cà Rotte 9 – Montecchio Maggiore (VI)
c/o Ospedale di Montecchio Maggiore - Tel. 0444/708119
e-mail:[email protected]
dicembre 2009
G
11
azienda
Donne in Salute
Una mostra interattiva sulla salute femminile
“D
lonne in Salute”, questo
il titolo della prima mostra in Europa
sulla salute femminile organizzata a
Montecchio Maggiore dall’A.N.D.O.S.
OvestVicentino in collaborazione con
l’Osservatorio Nazionale sulla Salute
della Donna (O.N.Da.), tenutasi dal 18
ottobre all’08 novembre scorso, presso la Sala Civica Comunale Corte delle Filande. Medici e ricercatori infatti,
stanno scoprendo che le donne si ammalano in modo diverso dagli uomini
e devono adottare strategie diverse per
“curare” la propria salute. Nonostante
nte
alcune patologie tipicamente femmiminili diventino sempre più controllabili
abili
grazie ai nuovi metodi di diagnosi e di
prevenzione, le donne si ammalano di
più rispetto agli uomini per malattie autoimmuni, osteoporosi, depressione ed
Alzheimer e sono a rischio per diverse
patologie cardiovascolari. La mostra,
piacevolmente interattiva, e dedicata ad
un pubblico di tutte le età, ha riscosso
un particolare
successo
sosu
prattutto
da
p
parte
delle
p
scuole del territorio
che vi
te
hanno partecipato molto numerose. Per
tutta la popolazione dunque, un unico e
importante “obiettivo”, quello di fornire
conoscenze aggiornate e promuovere
l’adozione di stili di vita salutari.
Piera Pozza
Fondazione
“aiutiamoli a vivere”
dicembre 2009
D
12
a oltre 17 anni opera in Italia la fondazione “Aiutiamoli
a vivere”, grazie alla quale molti bambini provenienti da regioni
contaminate dalle radiazioni seguite al disastro di Chernobyl
possono trascorrere alcune settimane nel nostro paese, ospitati da famiglie disposte ad accoglierli. Il soggiorno in Italia si
rivela utile per i ragazzi, in quanto il nostro clima ed il nostro
cibo permettono di abbattere in modo significativo il tasso di
cesio presente nel loro sangue, migliorando anche le patologie da cui sono affetti: vivere, seppur temporaneamente, in un
ambiente salubre costituisce quindi un vantaggio notevole per
la qualità della loro vita. Anche quest’anno il Comitato di Alonte
con i vari Comuni e Parrocchie che vi aderiscono- Alonte, Lonigo, Sarego- ha sperimentato questa esperienza di accoglienza
durante il mese di settembre, aprendo le porte a 18 ospiti dai
7 ai 9 anni provenienti dalla Bielorussia, ed essendo un’esperienza triennale solitamente si creano legami di amicizia che
proseguono nel tempo. E’ stato un mese intenso, ricco di momenti di gioia con una settimana al mare, una gita a Venezia
ed una ad Arquà Petrarca. Da alcuni anni il nostro Comitato
di Alonte grazie alle strutture dell’Ulss 5, può seguire anche
Saluti della Dott.ssa Sara Mondino ai bambini di
Chernobyl ospiti nel nostro territorio il 25/9/09
la parte sanitaria dei piccoli ospiti nel momento del bisogno
per questo a nome loro, diciamo grazie ai responsabili di questo Ente. Venerdì 25 settembre presso l’Ospedale di Lonigo, i
bambini di Chernobyl accompagnati dalla maestra Alessia ed
interprete Gianna con il responsabile del Comitato di Alonte,
hanno portato i loro ringraziamenti ai Responsabili dell’Ulss
5. È stato un momento di gioiosa conversazione con i piccoli
ospiti, conclusosi con l’augurio di ritrovarsi l’anno successivo.
Paolo Marangoni
Come contattare la Fondazione:
Associazione Aiutiamoli a Vivere
Bambini di Chernobyl Comitato di Alonte
Per informazioni: Paolo Marangoni
Portineria Ospedale di Lonigo
Tel. 0444/439223 - E-mail: [email protected]
s.r.l.
36070 TRISSINO (Vicenza)
Viale Stazione, 42/44
E-mail: sirio@siriomaterassi. it
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Pom. ,00 - 12,00
16,00
-19,00
dicembre 2009
0445.962241
Direttamente in Fabbrica a:
13
ospedale
Indagine sui pazienti
ricoverati in ospedale
L’
Agenzia Regionale Socio Sanitaria del Veneto
(ARSS), in collaborazione con le Aziende Sanitarie, ha avviato
un Progetto con la finalità di definire ed attivare a livello regionale un sistema per lo studio e lo sviluppo della qualità dal
punto di vista del cittadino utente del Servizio Socio Sanitario
Regionale, nelle diverse ed articolate modalità di espressione
in cui si manifesta.
Nell’ambito di questa area progettuale nel 2008 è stata
realizzata una prima indagine sperimentale sui pazienti che
sono stati ricoverati in ospedale, con l’obiettivo di testare in
alcune Aziende Sanitarie la metodologia e gli strumenti di indagine del Picker Institute Europe (ente leader che coordina
il programma per la rilevazione del Servizio Sanitario Nazionale inglese), in particolare il questionario e la sua modalità
di somministrazione, al fine del loro adattamento al contesto regionale. Tenuto conto dei buoni risultati dell’indagine
sperimentale, l’ARSS ha deciso di estendere l’indagine sui
dimessi dagli ospedali a tutto il territorio regionale. Per questo
motivo, nell’ultima settimana di agosto 2009 è stato inviato
un questionario postale ad un campione di pazienti di età
superiore ai 17 anni dimessi nel primo trimestre 2009 dalle strutture ospedaliere della nostra Azienda, ai quali viene
chiesto di esprimersi su diversi aspetti della loro esperienza:
l’ammissione, la qualità dell’assistenza, la gestione del dolore,
la comunicazione con i medici e gli infermieri, le informazioni
ricevute, i farmaci, il coinvolgimento nell’assistenza, il cibo,
la pulizia e la dimissione. La compilazione del questionario
rimarrà del tutto anonima e i dati saranno trattati nel rispetto
della riservatezza e secondo il Codice della Privacy. I risultati
dell’indagine, disponibili nei primi mesi del 2010, saranno utilizzati per aiutarci a mettere in luce i nostri punti di forza e ad
identificare le aree in cui emergono margini di miglioramento.
Giuseppe Zordan
Salute e sicurezza nell’Ulss 5
Avviato un processo di segnalazione volontaria
dicembre 2009
I
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diversi studi pubblicati negli ultimi anni sui danni provocati da errori nella gestione sanitaria, hanno lanciato un
allarme sulla sicurezza dei pazienti, evidenziando come la
maggior parte degli incidenti siano prevenibili ed evitabili.
Le informazioni riportate in letteratura fanno emergere che,
a seconda delle fonti, delle modalità e degli anni di rilevazione del dato, si verificano eventi avversi, cioè danni causati
dall’assistenza sanitaria più che della malattia in sé, in 3-16
ricoveri su 100. La strategia vincente per affrontare il problema della sicurezza del paziente consiste nel puntare sul
miglioramento dell’organizzazione oltre che sulla formazione
e sull’incremento della professionalità del singolo operatore, per creare un contesto culturale rinnovato, aperto alla
trasparenza, al riconoscimento dell’incidente e al coinvolgimento di tutte le parti in causa per imparare e migliorare. L’Azienda ULSS 5, con il coordinamento della Regione
Veneto, ha intrapreso un articolato percorso di gestione del
rischio e promozione della sicurezza, che prevede la conoscenza del rischio di ogni realtà, il suo trattamento e il
successivo monitoraggio al fine di dare maggior sicurezza ai
pazienti e agli operatori. All’interno di questo progetto di miglioramento, in via sperimentale, tre Unità Operative hanno
avviato un processo di segnalazione volontaria degli eventi
avversi, detto anche “incident reporting”, da parte degli operatori sanitari. Ogni segnalazione apre la strada ad un’analisi
dell’organizzazione del reparto e mira a definire o modificare
i percorsi dei pazienti e i protocolli di lavoro, affinché ogni
episodio in grado di mettere a rischio la sicurezza del paziente o dell’operatore non abbia modo di ripetersi.
Milvia Marchiori
Romina Cazzaro
ospedale
L’osteoporosi
Una patologia non solo degli anziani
osteoporosi conclamata viene fatta mediante densitometria ossea, ed in base
al criterio adottato dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità si esprime come
una diminuzione della massa ossea di
oltre 2,5 deviazioni standard rispetto al
valore medio rilevato nella popolazione
giovane di riferimento.
Il trattamento dell’osteoporosi conclamata deve basarsi non solo sulla
modificazione dello stile di vita, ma anche sull’adeguato utilizzo di farmaci atti
a regolarizzare il metabolismo dell’osso.
Oggi possiamo dire che la ‘vera’ cura
dell’osteoporosi è la prevenzione. Questa deve basarsi non solo sullo screening della popolazione anziana, sulla
quale si deve intervenire con trattamenti finalizzati al rinforzo dell’osso e alla
normalizzazione del suo metabolismo,
ma soprattutto sull’identificazione dei
soggetti a rischio di sviluppare la malattia. Importante è svolgere un’attività
fisica regolare e preferibilmente all’aria
aperta, contenere il fumo e l’assunzione di alcolici, consumare cibi ricchi di
calcio (quali latticini e derivati), frutta
e verdura fin dalla giovane età. Inoltre,
limitare al più breve tempo possibile
eventuali periodi di immobilizzazione,
evitare il sollevamento di pesi eccessivi, utilizzare calzature adeguate e correggere vizi posturali, così da ridurre
il rischio di cadute. Infine, nei soggetti
anziani, deve essere supplementato il
deficit di vitamina D.
Fig. 1: Paziente con fratture atraumatiche di L1 e intraspongiosa di L3 su
base osteoporotica.
Riccardo Sinigaglia
Fig. 2: Paziente con frattura del polso destro.
dicembre 2009
L’
osteoporosi è “una malattia dello scheletro caratterizzata dalla compromissione della resistenza
dell’osso che predispone il paziente ad
un aumentato rischio di fratture”. L’alterazione dell’osso è sia qualitativa che
quantitativa: risulta cioè ridotta sia la
sua massa, che alterata la sua microarchitettura. Questa ridotta resistenza
dell’osso ai traumi, associata alla maggiore predisposizione della popolazione
anziana alle cadute, fa diventare l’osteoporosi un vero problema socio-economico nella nostra società occidentale,
dove una donna su quattro ed un uomo
su dieci possono andare incontro alla
malattia nel corso della propria vita.
Nelle sue fasi iniziali l’osteoporosi è
patologia silente, se non minimamente
sintomatica. Una volta conclamata, invece, si manifesta con fratture spontanee, o da traumi di lieve entità, generalmente a livello della colonna vertebrale,
dell’anca o del polso.
La guarigione di una frattura su
base osteoporotica passa generalmente
per trattamenti conservativi prolungati,
a causa della scarsa risposta dell’osso
stesso alla riparazione e al rimodellamento. In alcuni casi può essere necessario intervenire chirurgicamente
(Fig. 1 e 2).
Deve essere tenuto presente, inoltre, che l’osteoporosi è una malattia
multifattoriale ma vi contribuiscono diversi fattori di rischio modificabili, quali
scarsa attività fisica, scarsa esposizione
ai raggi solari, fumo, e ridotto apporto
o assorbimento di calcio e vitamina D.
Ma anche fattori non modificabili, quali
l’età, la familiarità, il sesso femminile e
la menopausa precoce. La diagnosi di
15
ospedale
Incontinenza urinaria
maschile
Procedure e tecniche
L’
dicembre 2009
incontinenza urinaria da sforzo nel maschio è prevalentemente di
tipo iatrogeno e conseguente ad interventi chirurgici o endoscopici della
prostata.
È in particolare una complicanza
molto temuta dal paziente che deve
essere sottoposto a prostatectomia radicale per neoplasia. Il motivo è puramente anatomico e legato alla stretta
vicinanza tra la prostata e lo sfintere
uretrale, il muscolo striato deputato al
controllo della continenza.
Nella maggior parte dei casi l’incontinenza si risolve spontaneamente
dopo l’intervento chirurgico: a volte è
sufficiente la ripresa della normale attività fisica e poche settimane di disagio, altre volte il recupero è più lento.
Attualmente, per quei casi in cui
le perdite persistono inalterate anche
dopo 8-12 mesi dall’intervento, sono
disponibili dei trattamenti chirurgici
mininvasivi che permettono il recupero più o meno completo della continenza.
Tra le diverse procedure attualmente in uso, due sembrano essere
le più affidabili: il posizionamento di
due palloncini protesici accanto allo
sfintere uretrale (Pro-ACT) e il posizionamento di una benderella protesica
di sostegno sotto l’uretra bulbare (AdVance).
16
Pro-ACT
(adjustable continence system)
Il Pro-ACT è un dispositivo composto da due palloncini espansibili in
silicone posti all’estremità di uno stelo,
munito di una piccola valvola in gomma, che serve a riempirli. Mediante
un apposito ago i palloncini vengono
posizionati per via perineale ai lati
dell’uretra e del collo vescicale. Una
volta verificata la loro corretta posizione vengono facilmente gonfiati con
acqua sterile attraverso le due piccole
valvole poste sotto la pelle dello scroto. Lo scopo è quello di migliorare il
meccanismo di chiusura dello sfintere
uretrale con un’azione compressiva.
È una procedura realmente mininvasiva, efficace (recupero o miglioramento della continenza nel 80-90%
dei casi) e personalizzata poiché i
palloncini vengono gonfiati secondo le
esigenze del paziente.
In caso di dislocazione o malfunzionamento i palloncini possono essere facilmente sfilati e riposizionati o
sostituiti.
Ad-Vance
(male sling system)
Questo dispositivo consiste in una
benderella di polipropilene, posta sotto
l’uretra bulbare, che ripristina la normale continenza con un meccanismo
già utilizzato nel trattamento dell’incontinenza urinaria femminile. L’intervento
di prostatectomia radicale può determinare una dislocazione dello sfintere
uretrale verso il perineo, un prolasso,
per cui durante lo sforzo non riesce a
svolgere adeguatamente la sua funzione di contenimento.
La benderella ripristina la continenza perché solleva e stabilizza lo sfintere
uretrale nella sua posizione originaria.
L’intervento viene eseguito mediante
un’incisione perineale, si isola l’uretra
bulbare e con due aghi per via transotturatoria si posiziona la benderella
come una “sella” sotto l’uretra.
Alessandro Ruffato
ospedale
L’unità operativa
di ortopedia e traumatologia
Un punto di riferimento in ambito regionale e nazionale
L’
È su patologie di particolare gravità, per pesanti esiti protesici, marcate deformità o non consolidazioni ossee di varia
natura, che la struttura ortopedica-traumatologica di Montecchio è diventata un punto di riferimento in ambito regionale e
nazionale. Il numero annuale di tali interventi maggiori è mediamente di 3500 casi. Dal 2005 è iniziata un’attività di sostegno sanitario a scopo umanitario a favore dell’Ospedale pubblico di Scutari, nell’Albania settentrionale, con sessioni di
apprendimento per medici ed infermieri di quella sede, così
da renderli autonomi al compimento di impegnativi interventi
ortopedici. Nel frattempo, vengono svolte a Scutari periodiche missioni operative in cui si eseguono intensive sedute di
chirurgia ortopedica su casi gravi, soprattutto per la patologia
dell’anca e su malformazioni scheletriche congenite.
Enrico Castaman
dicembre 2009
unità L’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia
dell’Ospedale di Montecchio Maggiore è attualmente diretta
dal dott. Enrico Castaman, giuntovi nel 1998 dopo esperienze come responsabile di reparto negli Ospedali di Vicenza,
Tione di Trento e Rovereto.
Del gruppo medico fanno parte anche: il dott. Giovanni
Collesan, il dott. Leonardo Cazzato, la dott.ssa Cinzia Bergamasco, il dott. Carmelo Scialabba, il dott. Davide D’Adamo,
il dott. Riccardo Sinigaglia, il dott. Antonio Ruo ed il dott. Michele Soldà. Il reparto è un buon riferimento per la popolazione locale, che vi accede da molti anni in gran numero e
rappresenta un richiamo consolidato non solo per pazienti
delle varie province limitrofe ma anche del Triveneto e delle
altre Regioni italiane. Il comparto di degenza è dotato di 36
posti letto, a cui si aggiungono i 4 del servizio di Day-Hospital.
Nei riguardi degli utenti esterni è attivo un servizio di
Pronto Soccorso dalle ore 8.00 alle ore 19.00 con reperibilità
sulle 24 ore. Le prestazioni sono di consulenza ortopedica
urgente, con trattamento immediato di traumi minori, riduzione di fratture e lussazioni di grado lieve, sutura di piccole
ferite anche con lesioni tendinee e muscolari. Cospicua l’attività ambulatoriale è suddivisa in settori superspecialistici,
nell’ambito dei quali ciascuno dei medici si responsabilizza
sul singolo caso, seguendolo poi con i vari controlli fino a
conclusione. I casi di maggiore impegno sono ricoverati.
L’attività chirurgica programmata è particolarmente intensa:
• La chirurgia protesica di primo impianto e revisione nelle
diverse sedi di anca, ginocchio, spalla, gomito e caviglia;
• La chirurgia artroscopica di spalla e ginocchio;
• La chirurgia della mano e del gomito con sindromi
da intrappolamento nervoso;
• La chirurgia del piede con interventi correttivi per
piede piatto e cavo, per alluce valgo, per gravi deformità
post-traumatiche o artrosiche del retropiede
e del mesopiede;
• La chirurgia correttiva di deformità d’asse o brevità
di qualsiasi segmento osseo;
• La chirurgia vertebrale con interventi ordinari per ernie
discali lombari ed anche più impegnativi con
cifoplastica o spaziatori interspinosi.
17
ospedale
Il “progetto asma”
in pediatria
Il primo aiuto viene
dal Pediatra di famiglia
dicembre 2009
O
18
ffrire le cure migliori ai bambini e ai ragazzi che soffrono di asma
bronchiale, nell’ambulatorio del loro
Pediatra di fiducia: è l’obiettivo di un
innovativo progetto che ha preso l’avvio 2 anni fa e messo a punto dalla
Regione Veneto assieme ai Pediatri
di famiglia. L’asma bronchiale è la
più frequente malattia cronica in età
pediatrica. Al di sopra dei 5 anni ne è
affetto circa 1 bambino su 15 . Nella
maggior parte dei bambini il problema continua anche dopo lo sviluppo,
per cui cure adeguate durante l’infanzia possono contribuire a rendere la
malattia meno grave quando saranno
adulti.
I sintomi della malattia possono
essere presenti solo in alcune stagioni
oppure durante tutto l’anno. Spesso
sono evidenti: la difficoltà di respirare, un sibilo nel respiro. Ma in altre
situazioni sono più difficili da riconoscere: la tosse notturna o dopo uno
sforzo (per esempio una corsa), risvegli notturni per difficoltà di respiro, o
talvolta la mancanza di fiato dopo uno
sforzo (una corsa, una lunga risata).
Se la malattia viene riconosciuta
e curata in modo adeguato, la qualità
della vita del bambino che soffre di
asma risente poco della malattia: nella maggior parte dei casi il bambino
può infatti condurre la sua vita e le
sue attività allo stesso modo di tutti gli
altri bambini. Per questo è molto importante che il bambino asmatico non
venga visto e curato da un Medico
solo in caso di urgenza, o con visite
saltuarie. Deve invece essere seguito
con controlli regolari, programmati
attentamente in base allo specifico
andamento della sua malattia. Molti
studi hanno dimostrato inoltre che la
maggior parte dei bambini affetti da
asma non ha mai eseguito una spirometria, esame fondamentale per
seguire l’andamento della malattia, o
la esegue solo in modo occasionale.
È stato anche rilevato che molti
bambini asmatici vengono visitati e
curati con farmaci solo quando presentano importanti attacchi d’asma,
mentre i sintomi meno evidenti vengono spesso sottovalutati, trascurando perciò la cura “di fondo” della
malattia, che è la più importante. Solo
con un monitoraggio assiduo e completo della malattia è perciò possibile
continuare ad adattare le cure di ciascun bambino alle sue esigenze, in
modo da ottenere un controllo ottimale del suo asma. Per la cura dell’asma
sono disponibili farmaci efficaci e sicuri. Perché la terapia funzioni davvero bene devono essere usati secondo
regole precise. Se questo viene fatto
in modo regolare, permettono di ottenere un buon controllo dei sintomi
dell’asma senza provocare effetti collaterali e senza sprecare inutilmente
soldi e risorse del Servizio sanitario.
Proprio da tutte queste considerazioni ha preso avvio 2 anni fa il
progetto regionale per l’assistenza ai
bambini asmatici, che ha affidato la
cura principale del bambino che soffre di asma al Pediatra di famiglia.
ospedale
tifici già pubblicati nel mondo!).
Il progetto è il risultato di una scelta intelligente e di uno sforzo che la
Regione Veneto sta sostenendo assieme alla FIMP (il sindacato dei Pediatri
di famiglia): è un investimento sulla
qualità dell’assistenza pediatrica. E
risulta tanto più importante proprio in
un momento come questo, che attualmente vede in Italia pochi esempi
e iniziative che vadano in questa direzione. Ancora una volta si deve dare
atto alla nostra Regione di sapersi
confermare all’avanguardia a livello
nazionale nella qualità dell’assistenza
sanitaria.
Nel gruppo di coordinamento regionale del progetto, per assicurare
la massima unità di intenti e uniformità di interventi assistenziali, sono
stati coinvolti da subito e con uguale
responsabilità rappresentanti di tutte
le altre aree che intervengono nell’assistenza pediatrica oltre ai Pediatri di
famiglia (Ospedale, Distretti, Medicina specialistica, Università).
In conclusione il Pediatra di famiglia diventa da oggi a pieno titolo il
regista di tutti gli interventi necessari
per la cura del bambino asmatico,
rapportandosi quando necessario con
altri specialisti, e instaurando una collaborazione continua con i genitori,
per fare in modo che la cura sia sempre appropriata, con i farmaci necessari e alla dose giusta. Senza dimenticare, Pediatri e genitori assieme,
in una preziosa alleanza, di educare
il bambino ad una corretta gestione
della sua malattia e di fare attenzione
ad identificare possibili interventi di
prevenzione (riduzione dell’esposizione a sostanze che provocano allergie,
o a sostanze che inquinano l’aria dentro casa e nell’ambiente esterno).
Fabrizio Fusco
Valter Spanevello
dicembre 2009
Il progetto è fondato su 4 componenti:
1. Un percorso diagnostico-terapeutico: si tratta di un documento
che fornisce ai Medici indicazioni e
raccomandazioni su come utilizzare
gli strumenti migliori per la diagnosi e
la cura dell’asma nei bambini. È stato
scritto in collaborazione da un gruppo
composto da Pediatri esperti di asma
(universitari, ospedalieri e pediatri di
famiglia) sulla base della più recente
e autorevole letteratura scientifica internazionale.
2. Un percorso di formazione e
aggiornamento professionale: sotto la regia del CESPER (Centro studi per la Formazione e la Ricerca in
pediatria territoriale) tutti i Pediatri di
famiglia del Veneto negli ultimi 2 anni
si sono formati per mantenere elevate le proprie competenze sulla cura
dell’asma.
3. Un sistema di monitoraggio
e controllo: è una delle peculiarità
che rende innovativo e importante tutto il progetto. È previsto che
ad ogni visita di controllo per asma
il Pediatra di famiglia registri in una
scheda nel computer, dopo aver acquisito il consenso dei genitori, tutti
i dati importanti per la sorveglianza
dell’andamento della malattia. Questo
permette al Pediatra di avere sempre
sotto controllo tutti i parametri clinici
necessari per decidere la terapia più
corretta. Questi dati, inoltre, vengono
periodicamente trasmessi, in forma
rigorosamente anonima, per via telematica ad un centro di elaborazione
dati regionale: sarà perciò possibile in
futuro valutare i risultati del progetto
(la sua efficacia nel migliorare le cure
ai bambini asmatici). Potranno essere
acquisite anche conoscenze migliori
sul trattamento dell’asma in generale
(il numero di bambini con asma seguiti nel progetto è molto superiore a
quello di molti importanti studi scien-
19
ospedale
Il glaucoma
Diagnosi,
terapia e controlli
dicembre 2009
C
20
on il termine glaucoma si intende una serie di patologie oculari accomunate dalla presenza di un danno al
nervo ottico, collegato all’aumento della pressione interna dell’occhio, che si
traduce in una progressiva perdita del
campo visivo. Il campo visivo è una delle
principali funzioni visive costituendo la
percezione dello spazio che ci circonda:
quando il campo visivo è perduto, la vista può ridursi ad un lumicino laterale
fino alla completa cecità. (Fig. 1)
Alcuni glaucomi si manifestano in
modo evidente: accade ad esempio nel
Fig. 1
glaucoma da chiusura d’angolo, caratterizzato da una pressione dell’occhio molto alta, con manifestazione in modo acuto con cefalea, a volte nausea, occhio
rosso e dolente. Ciò non accade invece nella maggioranza
dei glaucomi, cosiddetti cronici: il glaucoma primario ad
angolo aperto, il pigmentario, il glaucoma pseudoesfoliativo
ecc. Questi glaucomi sono subdoli: il paziente non si rende
conto che progressivamente sta perdendo vista, sia perché
la pressione dell’occhio si eleva in modo asintomatico, sia
perché il deficit visivo riguarda solo certe zone del campo
visivo. La diagnosi del medico oculista potrà essere di:
- ipertensione oculare: se la pressione dell’occhio è elevata
in assenza di danni funzionali
- glaucoma: se sono presenti danni al nervo ottico e al campo visivo.
Una volta effettuata la diagnosi, va approntata una adeguata terapia che, almeno inizialmente, è di tipo farmacologico, con colliri che riducono la pressione dell’occhio.
Successivamente il paziente va seguito attraverso controlli periodici della pressione dell’occhio e del campo visivo.
(Fig. 2). Quest’ultimo è l’esame più affidabile per studiare
la progressione del danno funzionale. Esso va ripetuto annualmente, tuttavia nei casi in cui vi è la percezione di un
maggior rischio di perdita funzionale la frequenza di esame
va aumentata; nei casi in cui il quadro clinico appare stabile
nel tempo gli esami possono anche essere maggiormente
diluiti nel tempo.
Se la terapia farmacologica
non
blocca la progressione della malattia, si rendono
necessari appositi
interventi laser o
chirurgici mirati ad
Fig. 2
ottenere l’abbassamento della pressione endoculare.
In tutti gli ambulatori oculistici della nostra ULSS vi sono
Specialisti in grado di effettuare la diagnosi di glaucoma e di
eseguire i controlli periodici. Presso il reparto di Oculistica
dell’Ospedale di Montecchio sono inoltre presenti le strumentazioni per effettuare gli esami correlati (pachimetria,
perimetria, OCT) e la strumentazione laser e chirurgica per
eventuali interventi, cosiddetti filtranti. È stato recentemente
aperto un ambulatorio dedicato solo al glaucoma, gestito il
mercoledì mattina dal Dr. Andrea Pagliarusco e dal Dr. Andrea Toscano dove si effettuano: visite di controllo, appuntamenti per la prima visita e sedute dedicate all’esecuzione di
laser urgenti o controlli a pazienti operati.
Andrea Pagliarusco
ospedale
Dalla Centrale Unica
di Screening una
proposta originale
per l’utenza femminile
dell’Ovest Vicentino
COLLOQUIO
COL DR. MAURIZIO LESTANI.
Domanda: Lei ha presentato una
proposta dai contenuti particolarmente innovativi nell’incontro precongressuale del 28 settembre a villa “Cordellina Lombardi”: è proprio certo di
essere riuscito a centrare l’obiettivo e
coinvolgere i suoi colleghi?
Risposta: La domanda nasconde un giudizio negativo: lei è convinta
che poco si sia capito dell’allineamento ma la ringrazio per questa seconda
opportunità che mi offre. La nostra
proposta (nostra in quanto condivisa
dal Comitato Screening e dalla Direzione Strategica dell’Ulss) non ha nulla di
coercitivo e macchinoso, ma è rivolta a
soddisfare in modo più razionale le esigenze dell’utente. Si rivolge in specifico
alle donne della fascia d’età compresa
tra i 50 e i 69 anni. Queste donne ricevono attualmente ben tre diversi inviti ad aderire a tre diverse campagne
sonale adeguatamente formato che –
dopo aver raccolto l’adesione ad uno o
a tutti tre gli screening – accompagnerà
l’utente all’esecuzione degli esami.
Domanda: E l’esame per la prevenzione del carcinoma del colon-retto?
Risposta: Eseguito il “PAP test”
le utenti saranno accompagnate alla
Centrale di Screening e dopo adeguata
istruzione riceveranno il Kit per la ricerca del “SOF”(sangue occulto fecale).
Questo sarà utilizzato comodamente a
casa propria, verrà inserito in una apposita busta pre-affrancata e potrà essere
spedito via posta direttamente al laboratorio d’analisi.
Domanda: E poi la lunga attesa
delle risposte…
Risposta: A regime l’utente vedrà
recapitata nel giro di un mese, a casa
propria, una lettera con le risposte dei
tre diversi esami eseguiti; se negative
sarà ricontattata non prima di due anni,
altrimenti (ma questo riguarda una piccola percentuale di popolazione studiata) sarà invitata a proseguire le indagini.
Credo che le ragioni del management
sanitario (ottimizzazione nell’uso delle
risorse) e le esigenze dell’utenza trovino
in trovino in questo modello la risposta
attualmente più razionale.
a cura di IPAZIA,
Arzignano (VI)
ottobre 2009
dicembre 2009
A
di screening per la diagnosi precoce
del tumore della cervice uterina (PAPtest), del tumore del colon retto (ricerca SOF) e del tumore della mammella
(mammografia). Gli inviti si disperdono
nell’arco di due/tre anni, con orari, sedi
e modalità di presentazione diversi ma
spesso sovrapposti nel tempo. Un impegno spesso eccessivo e ingiustificato
per le donne coinvolte, possibile causa
della mancata adesione agli screening.
Tutto questo si traduce in uno spreco di
tempo e di risorse, senza che esista una
giustificazione scientifica, o per lo meno
motivazioni pratiche.
Domanda: Come pensa di mettere ordine ed organizzare diversamente
le campagne di screening rivolte alle
donne di questa fascia d’età?
Risposta: Ragioni di razionalizzazione della spesa e valorizzazione
dell’interesse dell’utenza possono trovare una sintesi proprio nella nostra
proposta: una sola chiamata, presso
una singola struttura sanitaria, ogni due
anni, per eseguire in giornata (nell’arco
di una-due ore) i tre esami. Le chiamate saranno sincronizzate sui tempi dello
screening mammografico (le apparecchiature sono costose e non facilmente
spostabili dalla sede in cui si trovano
ad operare); le donne riceveranno una
lettera d’invito, con la quale saranno
adeguatamente informate. Al Centro
Screening di Montecchio si troverà per-
21
ospedale
Uno sguardo
al servizio di oncologia
La parola a Don Alvidio Bisognin
dicembre 2009
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ingrazio cordialmente dell’ospitalità riservatami nel notiziario
dell’ULSS n. 5. Da tempo mi interesso
con gli amici Uberto Repele, Fiorenzo Dotto e ultimamente Massimo De
Bernardini dei malati oncologici. Nel
tracciare a distanza di due anni un bilancio rispetto alle segnalazioni contenute nella petizione popolare del 2007
che ha ottenuto un largo consenso nel
nostro territorio (14.620 firme), emergono segnali che vanno nella giusta
direzione per risolvere in modo positivo le aree di criticità in ambito oncologico, come avevamo evidenziato nel
chiedere il sostegno della popolazione.
L’attuale Direttore Generale al suo
arrivo nella nostra ULSS ha elaborato
e presentato il 17 novembre 2008 il
progetto “L’assistenza integrata al malato oncologico”, denominato “Circuito”. Ha potenziato l’organico con due
medici, due infermieri e il 1° dicembre è arrivato il medico palliativista. A
Montecchio Maggiore è stato avviato
l’Ospedale di Comunità a disposizione di tutti i malati, ma con occhio di
riguardo per quelli oncologici in fase
terminale. Certamente il percorso coordinato della prevenzione, cura e
assistenza (prima, durante e dopo)
conduceva logicamente all’istituzione
del Dipartimento Oncologico, affidato
al primario dott.ssa Cristina Oliani. A
lei e a tutto il personale di oncologia
esprimo il ringraziamento più sincero
per la professionalità, umanità e passione nell’essere a disposizione dei
“nostri” malati.
Al dott. Renzo Alessi il grazie per
aver preso a cuore i problemi, con
l’augurio di proseguire con efficacia e
determinazione l’itinerario intrapreso
accelerando le fasi operative del programma.
Si osservano tuttavia difficoltà nella predisposizione di spazi adeguati
presso il reparto di oncologia di Montecchio, del quale viene chiesto ancora
una volta un trasferimento necessario
e urgente presso la struttura ospedaliera di Arzignano dove si curano le
patologie acute. Ciò per rispondere in
maniera più adeguata alle indagini e
assistenze strumentali e sanitarie di
competenza e qualità, con notevole
risparmio di tempo per il personale e
minori disagi per i pazienti.
Se ora l’Ospedale di Comunità,
Valdagno e Montecchio, può offrire
una soluzione a certi problemi legati
all’accompagnamento nella fase terminale della vita, penso sia giunto il
tempo per chiedere con convinzione e
determinazione l’apertura dell’hospice
anche per la nostra zona.
Mi permetto di aggiungere una
speranza, condivisa pure dagli amici citati all’inizio: superata la fase del
movimento per sollecitare l’attenzione sui malati oncologici, è necessario
far nascere un volontariato costituito
in associazione che offra una speranza di “vita”, soprattutto, ma non
solo, attraverso la testimonianza di
ex pazienti guariti, a tutti coloro che
direttamente o indirettamente sono
coinvolti nell’esperienza del cancro.
Un volontariato motivato e formato,
pronto a interagire in modo organico
con gli operatori sanitari. Un volontariato che sia autonomo, efficiente ed
efficace, rispettoso delle competenze,
ma capace di dialogare senza timori
e costruttivamente con le istituzioni
nell’unico scopo di offrire un servizio
al malato oncologico, alla sua famiglia
e alla comunità.
Bisognin Don Alvidio
territorio
I
l Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione in collaborazione
con il Centro di Formazione dell’ULSS 5, organismo di formazione accreditato dalla Regione Veneto, organizza corsi
per il rilascio e il rinnovo del libretto formativo (ex libretto
sanitario). Il corso è obbligatorio e previsto dalla Regione
Veneto per il personale addetto alla produzione, vendita e
manipolazione di sostanze alimentari.
Per informazioni:
U.O.S. Formazione ULSS 5 - Tel.: 0444 431371
e-mail: [email protected]
sito: www.formazione5.it
Dipartimento di Prevenzione ULSS 5
Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione
Tel.: 0444 475712 - e-mail: [email protected]
Oncologia: eccellenza ed
a senologia ha subito negli ultimi anni una profonda
trasformazione per i progressi compiuti in campo diagnostico e terapeutico. La maggior consapevolezza delle donne,
l’implementazione dei programmi di screening e la migliore
conoscenza della biologia delle neoplasie mammarie hanno
sicuramente contribuito a modificare le cure con innegabili
benefici in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. “Patologo ed Oncologo: sinergie interdisciplinari nel trattamento
del carcinoma mammario”: è questo il tema dell’importante
convegno che si è svolto alla fine di settembre nella splendida cornice della neo-palladiana villa “Cordellina Lombardi”.
Organizzata dalle tre strutture dell’Ulss dedicate al trattamento della patologia mammaria (le U.O.C. di Senologia/Centro
Donna, di Oncologia e di Anatomia Patologica) ha coinvolto
alcuni tra i migliori esperti italiani nello studio e nel trattamento del carcinoma del seno.
Il Convegno è stato introdotto dall’ing. Sandro Sandri (Assessore alla Sanità del Veneto), dalla Dr.ssa Simona Aurelia
Bellometti (Direttore Sanitario dell’Ulss 5) e dal Prof. Alberto
Amadori (Direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto).
Il Dr. Graziano Meneghini, nella doppia veste di Direttore del
“Centro Donna” e Direttore dell’U.O.C. di Senologia, ha sottolineato con decisione l’importanza del concetto di sinergia: la
collaborazione strutturata tra le diverse figure sanitarie coinvolte nella lotta ai tumori; sinergia e multidisciplinarietà sono
particolarmente importanti nella diagnosi e nel trattamento
del carcinoma del seno. La Dr.ssa Cristina Oliani, Direttore
dell’U.O.C. di Oncologia ha introdotto i lavori centrando il
tema del Convegno. Il tumore della mammella rappresenta
la neoplasia più frequente nel sesso femminile ma negli ulti-
mi decenni sono stati fatti progressi molto importanti sia nel
campo della diagnosi che del trattamento. La possibilità di
guarire è oggi molto elevata.
Anche quando non si può più sperare in una definitiva
cura chirurgica, la chemio-terapia classica e i nuovi farmaci target con gli studi di sensibilità pre trattamento (analisi
di predittività della risposta, eseguita dal patologo sul tessuto prelevato), intervengono con sempre maggiore successo.
Tra tanti relatori di elevata qualificazione ed autorevolezza,
vanno ricordati i professori milanesi Luca Gianni (Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori) e Giuseppe Viale
(Istituto Europeo di Oncologia). Il Prof. Gianni ha tenuto una
lettura magistrale sulle novità in tema di terapia preoperatoria. Momento di confronto privilegiato per i diversi specialisti,
convenuti da varie parti d’Italia è stata la tavola rotonda dal
titolo “L’individualizzazione della terapia: un obiettivo perseguibile?” Lo studio delle caratteristiche biologiche del tumore
come guida all’uso dei farmaci target è stata discusso in termini di fattibilità ed impegno di risorse, con un chiaro obiettivo: il miglior trattamento possibile per ogni singola paziente.
In conclusione il convegno è stato un successo per l’attualità
delle tematiche discusse e l’eccellenza dei relatori. Gli specialisti hanno tutti sottolineato l’incremento marcato nei tassi
di guarigione o di sopravvivenza a lungo termine nel carcinoma della mammella, testimonianza dei progressi raggiungibili
con una metodologia multidisciplinare integrata.
Cristina Oliani
Graziano Meneghini
Maurizio Lestani
dicembre 2009
L
appropriatezza nel trattamento del
carcinoma mammario
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territorio
Indirizzi sugli aspetti sanitari
in ambito scolastico
Due documenti per la salute degli alunni
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el corso dell’anno scolastico
2008/2009 l’U.O.C. Materno-infantile
ha distribuito alle scuole statali / private di ogni ordine e grado ed asili
nido comunali / privati dell’Aulss 5
due documenti di indirizzo inerenti:
1) le norme igienico sanitarie e le
nuove modalità di certificazione per
la riammissione dopo l’assenza per
malattia;
2) la corretta gestione delle problematiche sanitarie più frequenti in
ambito scolastico.
Il documento “Linee di indirizzo
delle norme igienico sanitarie ed in
tema di certificazione per le scuole” individua modalità di prevenzione
e di gestione delle malattie infettive
e diffusive nelle comunità infantili,
nonché una nuova modalità di certificazione che comporta una maggiore
e più oculata responsabilizzazione da
parte dei genitori e di tutte le figure
istituzionali e professionali nei riguardi della salute dei bambini.
La dispensa “Nozioni generali
per la gestione delle problematiche
sanitarie in ambito scolastico” vuole
rispondere alla frequente richiesta di
informazioni da parte del personale
scolastico riguardo ad alcune patologie (diabete insulino-dipendente,
epilessia, asma grave,ecc...) che a
volte i bambini/ ragazzi frequentanti
la scuola presentano.
Nella scuola come nelle aziende
in generale sono presenti gli addetti
al pronto soccorso, designati ai sensi
dell’art. 12, comma 1, lettera b, del
Decreto Legge n. 62619/9/1994 e
sono formati all’attuazione delle misure di primo intervento e primo soccorso.
Ciò tuttavia, non esaudisce la
necessità di una più ampia informazione rivolta a tutto il personale della
scuola su una serie di eventi sanitari che possono interessare gli alunni
nello specifico.
Ci auguriamo che questo lavoro
fatto a più mani, possa essere strumento utile per la salute degli alunni
e faciliti la collaborazione tra scuola,
genitori e operatori sanitari.
Tutto il materiale prodotto è
consultabile e scaricabile dal sito
internet:
http://www.ulss5.it/documenti_moduli/carta_servizi_guide_
depliant/-categoria5/pagina44.html
Durante questi primi mesi dell’a.s.
2009/2010, inoltre, si sono tenuti
quattro incontri sul tema degli alunni con diabete insulino-dipendente
a favore del personale delle scuole.
Relatori sono stati il Prof. Leonardo
Pinelli, Direttore Centro di Riferimento Regionale Diabetologia Pediatrica
– Università e Ulss 20 di Verona e la
Dott.ssa Silvana Zaffani, Psicologa –
psicoterapeuta del Centro. L’iniziativa
ha goduto di una ottima adesione e
interesse da parte degli operatori scolastici.
Venceslao Ambrosini
Laura Vignaga
territorio
Distributori
automatici di latte crudo
Vendita diretta al consumatore
L
frigorifero per un massimo di 3 giorni
dalla data di acquisto) e sancisce il divieto di somministrazione di latte crudo
nella ristorazione collettiva, comprese
le mense scolastiche.
La Regione Veneto, sempre nello
stesso periodo, ha emanato il Decreto
n. 510 a modifica della D.G.R. n. 2950,
che fissa i requisiti igienico-sanitari che
devono essere rispettati dai produttori
(sia a livello di allevamento, sia a livello
di trasporto e di vendita) e le modalità
di controllo da parte dei Servizi Veterinari delle ULSS competenti. Il Servizio
Veterinario, in seguito a presentazione
della domanda di inizio attività da parte
dell’allevatore, provvede agli accertamenti di competenza: la vendita di latte
crudo al consumatore finale può iniziare solo in seguito all’avvenuta notifica
dell’esito favorevole del sopralluogo del
Veterinario Ufficiale incaricato.
Successivamente il Servizio Veterinario deve effettuare almeno due
controlli all’anno su ciascuna attività di
vendita per la verifica della conformità
del latte e dell’azienda di produzione
alla normativa vigente.
Nel territorio dell’Ulss n. 5 “Ovest
Vicentino” sono attualmente in attività
4 distributori di latte crudo: uno a Lonigo, due ad Arzignano e uno a Castelgomberto. Nel 2009, in considerazione
del crescente interesse del consumatore nei confronti di questo tipo di produzione e del progressivo aumento delle
attività di vendita diretta di latte crudo,
è stato previsto dal Servizio Veterinario
dell’Ulss n. 5 “Ovest Vicentino” di aumentare del 30% l’attività di controllo
prevista sui distributori automatici e
sulle aziende produttrici: è significativo
rilevare che tutti i sopralluoghi effettuati
finora hanno dato esito favorevole ed il
latte prelevato è risultato conforme alla
normativa vigente.
Francesco Santin
dicembre 2009
a vendita diretta del latte crudo bovino, tradizionalmente praticata
in passato nelle aree rurali, ha ricevuto nuovo impulso in Veneto nel 2005,
anno di approvazione della D.G.R. n.
2950, in seguito alla quale si è potuto assistere al proliferare nel territorio
regionale di numerosi distributori automatici dislocati in punti considerati
strategici per il contatto con il consumatore (centri commerciali, stazioni,
aree di afflusso turistico, piazze ecc.).
Il latte crudo, oltre ad essere, secondo
la percezione del consumatore medio
un alimento “nuovo”, “naturale”, “genuino”, “economico”, rappresenta sicuramente per gli allevatori del nostro
territorio un’opportunità di incremento
del reddito in un periodo di forte crisi
del settore e di valorizzazione del latte locale che, oltre ad essere di ottima
qualità, è controllato sistematicamente
dai Veterinari dell’Ulss n. 5 “Ovest Vicentino” al fine di garantire al consumatore un prodotto sicuro e rintracciabile. Nel mese di dicembre 2008, in
seguito all’ospedalizzazione di alcuni
cittadini che avevano consumato latte crudo non sottoposto a trattamento
termico, il Ministero della Salute ha
emanato un’Ordinanza specifica che,
imponendo di esporre sul frontale della
macchina erogatrice la scritta “prodotto
da consumarsi previa bollitura”, mira a
tutelare il consumatore da eventuali rischi per la salute.
La suddetta Ordinanza prescrive
inoltre l’obbligo da parte del produttore
di fornire al cittadino informazioni sulla data di scadenza (conservazione in
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territorio
Sensibilizzazione alla
donazione di organi e tessuti
Al via il progetto nelle scuole
dicembre 2009
T
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ra le attività di competenza del
Coordinamento Locale per i Trapianti
dell’Azienda Sanitaria n° 5 rientrano
le iniziative di sensibilizzazione alla
donazione di organi e tessuti, che
si rivolgono, tra l’altro, agli studenti
dell’ultimo anno delle Scuole Medie
Superiori del Territorio e più raramente
ai ragazzi delle Scuole Medie Inferiori.
L’intervento formativo viene preparato
in collaborazione con il Servizio Educazione alla Salute Aziendale, l’Unità
Operativa Formazione e i referenti per
l’Educazione Sanitaria delle Scuole.
Agli Istituti Scolastici viene pertanto
inviato nel mese di giugno, per via
informatica, un pieghevole esplicativo
ed una scheda di adesione. Finalità
elettiva del progetto è la corretta informazione sul trapianto ai ragazzi
delle Scuole Medie Superiori affinché
siano in grado, una volta raggiunta la
maggiore età, di esercitare con piena
consapevolezza una scelta di grande
civiltà, come quella di dare il proprio
assenso alla donazione di organi e
tessuti, nei modi previsti dalla legislazione italiana.
L’organizzazione prevede un incontro della durata di circa 2-3 ore,
preceduto da un questionario mirato
a valutare il grado di conoscenza e
gli atteggiamenti dei soggetti nei confronti di questa problematica, durante
il quale un’équipe di esperti, formata da un Medico Rianimatore, uno
Psicologo e un esperto in Bioetica,
illustra e discute la tematica del trapianto nei suoi aspetti epidemiologici,
tecnici, psicologici ed etici.
A completamento dell’iniziativa
viene distribuito del materiale informativo e vengono date indicazioni
sulle modalità per effettuare un’eventuale dichiarazione di disponibilità
alla donazione di organi.
A partire dall’anno scolastico
2009-2010 sarà presente agli incontri
anche un rappresentante dell’Ufficio
Relazioni con il Pubblico dell’Azienda, che informerà gli studenti circa
gli aspetti normativi e tecnici della
compilazione della dichiarazione di
volontà e concorderà con il Dirigente
Scolastico un successivo momento,
durante il quale gli interessati che
hanno raggiunto la maggiore età po-
tranno riconsegnare la loro espressione positiva o negativa.
Nell’anno scolastico 2008-2009
hanno aderito al progetto 420 studenti e sono state raccolte 89 dichiarazioni di volontà positive.
Un grazie sentito agli insegnanti e
ai Dirigenti degli Istituti Scolastici:
• Liceo Scientifico
L. Da Vinci di Arzignano
• Istituto G. Galilei di Arzignano
• Istituto GG. Trissino di Valdagno
• Istituto Superiore di Lonigo
• Istituto Ceccato
di Montecchio Maggiore
Dario Mastropasqua
prevenzione
Influenza A H1N1
a nuova influenza A (H1N1) è un’infezione virale
acuta dell’apparato respiratorio con sintomi simili a quelli
classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal
di gola, malessere generale. L’influenza A si trasmette per
via aerea attraverso le goccioline di saliva di chi tossisce o
starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto
con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie, mentre
non vi è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo
di carne suina cotta o prodotti a base di carne suina.
Raccomandazioni per la prevenzione:
- evitare luoghi affollati e manifestazioni di massa;
- lavare regolarmente le mani con acqua e sapone o,
in alternativa, possono essere usate soluzioni
detergenti a base di alcol o salviette disinfettanti;
- coprire il naso e la bocca con un fazzoletto di carta
quando si tossisce e starnutisce e gettare il fazzoletto
usato nella spazzatura;
- aerare regolarmente le stanze;
- in caso di febbre superiore ai 38°, tosse, mal di gola,
malessere consultare il proprio medico di famiglia.
Il Vaccino
La vaccinazione con vaccino pandemico A/H1N1 è considerata una delle più efficaci misure di protezione della popolazione durante una pandemia. Il vaccino, come per tutto
il territorio nazionale, è il FOCETRIA della Novartis.
In ottemperanza alle indicazioni ministeriali e regionali,
a partire dall’inizio del mese di novembre, l’Ulss 5 ha già
attivato una serie di servizi per garantire l’accesso alla vaccinazione contro l’influenza A/H1N1 agli operatori socio sanitari, ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di Libera
Scelta, ai Medici della Continuità Assistenziale, alle donne
in gravidanza, ai bambini e adolescenti con patologie tra i 6
mesi e i 17 anni di età.
Le linee guida della Regione Veneto prevedono ora l’accesso gratuito alla vaccinazione alle seguenti categorie di
persone:
- tutti i cittadini a rischio per patologia
di età compresa tra 28 e 64 anni compiuti
(come da Ordinanza Ministeriale del 30 settembre u.s.);
- tutta la popolazione nella fascia di età compresa
fra i 6 mesi e i 27 anni compiuti.
L’Ulss 5 ha predisposto un call center dal lunedì al
venerdì al numero telefonico 0444.475720 dalle ore 15
alle ore 19 che a partire dal lunedì 30 novembre consentirà la prenotazione della seduta vaccinale.
Al momento della vaccinazione è necessario essere muniti di Tessera Sanitaria.
IL DIRETTORE SANITARIO
Dott.ssa Simona Aurelia Bellometti
dicembre 2009
L
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prevenzione
Alimentazione
e tumori
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Anche il cibo aiuta a
prevenire i tumori
el nostro Paese, rispetto al secolo scorso, si è verificato un profondo
cambiamento delle cause di morte che
alla fine del 1800 era per circa il 70%
dovuto a malattie infettive e a mortalità
perinatale; nel 1995 queste stesse cause incidevano solo per l’11%, mentre il
70% era legato a malattie cardiovascolari e a tumori. Nonostante il miglioramento delle terapie e lo sviluppo delle
campagne di screening e prevenzione
precoce del tumore, questa malattia è
ancora oggi fatale per molte persone, e
la previsione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i prossimi
10 anni non è confortante.
Il rapporto cibo-tumore, talvolta
poco valutato e relegato a “effetto placebo” dalla medicina ufficiale farmaco
basata o, a campagna di marketing
dell’industria agroalimentare, riveste
un’importanza straordinaria. L’evidenza
scientifica conferma infatti, l’importanza di questo binomio come prevenzione all’insorgenza del tumore, come
trattamento coadiuvante nella gestione
clinica (oncologica, chirurgica, radioterapia) del paziente con tumore, e come
trattamento della malnutrizione cancro
correlata (cachessia neoplastica).
Alcuni studi condotti dall’Istituto
Americano per la Ricerca sul Cancro e
dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul
Cancro, hanno stimato che il 30-40%
dei tumori possano essere prevenuti per mezzo di una dieta appropriata
(molto ricca di frutta e verdura), di una
adeguata attività fisica e dal mantenimento di un giusto peso corporeo.
L’ OMS sottolinea che un aumen-
to del rischio di cancro è sicuramente
legato al sovrappeso e all’obesità, (responsabili del 14% e del 20% di tutte
le morti per cancro rispettivamente negli uomini e nelle donne), al consumo
elevato di bevande alcoliche, all’ingestione di aflatossine e al consumo di
alcuni tipi di pesci fermentati e salati.
Inoltre sono anche possibili fattori di
rischio: un elevato consumo di carni
conservate, cibi sotto sale e l’ingestione
di cibi o bevande molto calde, i grassi animali, le amine eterocicliche e le
nitrosamine. Effetto protettivo viene
svolto invece dal consumo di frutta e
verdura, fibre, soja, pesce, acidi grassi
Ω 3, carotenoidi, vitamine B2, B6, C,
D, E, Calcio, Selenio, Zinco e fitochimici
di derivazione vegetale (polifenoli etc.).
Un’associazione positiva fra aumento di peso e tumore è stata riscontrata per il cancro dell’esofago, del
colon-retto, del fegato, della colecisti,
del pancreas, del rene, della prostata,
dell’utero, della cervice, dell’ovaio e
della mammella. Per quest’ultimo, oggetto di particolare attenzione nella nostra ULSS, è opportuno ricordare che
le donne in sovrappeso od obese con
cancro alla mammella o che aumentano di peso dopo il trattamento del tumore stesso, hanno un rischio più elevato di complicanze legate alle terapie,
un maggior tasso di recidive del tumore
e una più elevata mortalità globale rispetto alle donne normopeso. L’obesità
è, infatti, associata ad un profilo ormonale favorente la crescita tumorale dei
carcinomi mammari.
In conclusione, la dieta prudente
per la prevenzione del cancro non si
scosta molto da una sana razione alimentare ed un comportamento alimentare prudente che prevede:
1. assunzione di calorie che non
faccia aumentare il peso corporeo;
2. assunzione di frutta e verdura
per un minimo di 5 porzioni al giorno,
fino ad una quantità ottimale di 10-15
porzioni variando la qualità e i colori;
3. un aumento del consumo di fibre alimentari (almeno 25 g/al giorno);
4. una riduzione del consumo di
grassi totali ma un incremento del consumo di acidi grassi della serie Ω 3 (pesce e semi di lino), di soja e altre fonti
di fitoestrogeni;
5. una limitazione notevole degli
zuccheri semplici e dei dolci;
6. una limitazione del consumo di
bevande alcoliche (massimo 2 unità al
giorno, unità = bicchiere di vino, lattina
di birra, bicchierino di superalcolico);
7. una riduzione del consumo di sale
e di prodotti conservati sotto sale, specialmente da piccoli;
8. un consumo moderato di carne conservata (affettati, insaccati etc.);
9. attenzione nell’assunzione di cibi e
bevande troppo caldi;
10. un’esposizione moderata ai raggi
solari per incrementare la produzione
di vitamina D e in casi definiti un’assunzione supplementare di Selenio,
Zinco, Calcio, vitamine A,C,D, vitamine
B2,B6,B12 e fitochimici.
Giovanni Ronzani
prevenzione
I controlli sugli alimenti
Buoni risultati per il nostro
territorio
di origine animale
N
effettuato n° 303 campioni ufficiali, su
alimenti, su animali destinati alla macellazione e sulla loro alimentazione.
In base a valutazioni legate al rischio
e alla sicurezza alimentare è stato dato
notevole incremento ai controlli al momento della commercializzazione dei
prodotti, quindi macellerie, pescherie,
supermercati, spacci, agriturismi etc.,
con n° 216 ispezioni eseguite. Ciò ha
portato un notevole incremento nell’uso
delle risorse, ma anche ad ottimi risultati per la salvaguardia della sicurezza
alimentare. Nell’ambito delle Registrazioni e delle Certificazioni, l’impegno
del 2008 è stato consistente rispetto
agli scorsi anni (n. 648 prestazioni), in
particolare nei pareri preventivi a stabilimenti riconosciuti CE e nelle autorizzazioni a nuove strutture in genere, e nelle
diverse pratiche, a volte complesse, di
registrazione delle ditte alimentari. In
conclusione, si può certamente affermare che anche nel 2008 le attività di
controllo igienico-sanitario sui prodotti
alimentari di origine animale sono state seriamente sviluppate dal Servizio
Veterinario dell’Ulss 5, con controlli “di
routine” ed anche per emergenze straordinarie.
La qualità e la salubrità delle produzioni alimentari della nostra Asl sono
senz’altro buone, con diverse punte di
eccellenza in certi tipologie di prodotti,
molto apprezzate anche all’estero. Il
merito senza dubbio va ascritto alla capacità e alla correttezza dei nostri piccoli/medi/grandi imprenditori del territorio,
che spesso hanno saputo in questi anni
coniugare tradizione con innovazione
ed igiene con qualità. Questo a riprova
che le norme europee, nell’assegnare
maggiori responsabilità alle aziende,
non significano certo appiattimento
qualitativo dei prodotti o la scomparsa
di tecniche o prodotti tradizionali del
territorio. Questa è la strada intrapresa
dal Servizio Veterinario dell’Ulss 5, che
grazie alla professionalità e alla disponibilità di tutto il personale, dirigenti, tecnici e amministrativi, ha senza dubbio
migliorato nel 2008 gli standards qualiquantitativi delle proprie attività, agendo
sempre in un’ottica di collaborazione e
di soddisfazione reciproca con le aziende del territorio e svolgendo così una
sempre più importante azione di “sanità
pubblica veterinaria”.
Giancarlo Acerbi
dicembre 2009
el corso del 2008 c’è stata
l’entrata a regime sostanziale di tutta
la normativa riguardante il cosiddetto “pacchetto igiene” della Comunità
Europea. Ciò, assieme alle successive direttive Regionali applicative (vedi
DGR 292/2007 e DGR 3710/2007)
ha senz’altro determinato un aumento
quali-quantitativo sostanziale delle attività di controllo del Servizio Veterinario
Ulss 5 con un maggior grado di sicurezza per il consumatore. La collaborazione con le aziende è stata in generale
buona, con il comune obiettivo di garantire la salubrità degli alimenti.
Gli interventi più consistenti nel
2008 inerenti le attività di controllo igienico sanitario sono state:
• Attività di Macellazione: n. 587
ispezioni durante sedute di macellazione
• Laboratori di Sezionamento CE
(6 esistenti nell’Asl): n. 81 controlli
• Laboratori di Trasformazione
(Prosciuttifici, Salumifici): n. 162 controlli ufficiali, con buone situazioni e
senza particolari problemi connessi alle
attività svolte
• Settore del Latte e dei Prodotti
Lattiero-Caseari: n. 82 controlli ufficiali nei quali è emerso un livello igienico
sanitario medio sufficiente e in diversi
casi buono.
Nel corso del 2008 sono state eseguite anche n. 689 ispezioni veterinarie
sui Suini macellati a domicilio, senza
particolari lamentele o disservizi.
Seguendo in parte la calendarizzazione fornita dalla Regione, il nostro
Servizio si è dotato di un apposito Piano
dei Campioni Ufficiali che ovviamente
interferisce con tutte le attività Veterinarie, dai Macelli, ai Salumifici, ai Caseifici, Mangimifici etc. Nel 2008 abbiamo
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prevenzione
La malattia celiaca
Una diagnosi difficile in un paziente variabile
dicembre 2009
L
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a malattia celiaca è una malattia del piccolo intestino (intestino
tenue che assorbe gli alimenti) che si
manifesta, in soggetti geneticamente
predisposti, a seguito dell’ingestione
del glutine, proteina contenuta in alcuni cereali. Il glutine scatena un processo autoimmunitario che porta al
danneggiamento della mucosa intestinale e alla sua atrofia, che comporta la
riduzione della capacità di assorbire le
sostanze nutritive.
Il glutine in natura si trova in cereali di largo consumo come il frumento
e l’orzo e in altri meno utilizzati come
segale, farro, kamut, triticale e spelta.
E’ assente invece in riso, mais, grano
saraceno, miglio, sesamo e nei legumi.
Negli ultimi anni, la maggiore conoscenza e consapevolezza della malattia
da parte degli operatori sanitari e la
disponibilità di test sensibili e specifici
sul sangue per la diagnosi e la individuazione dei soggetti da inviare all’esame endoscopico, hanno permesso di
scoprire soggetti celiaci che altrimenti
sarebbero rimasti non diagnosticati.
Attualmente si stima che risulti affetto
da malattia celiaca un individuo ogni
100/150, per una prevalenza dello
0,6-1% sulla popolazione. Di questi
pazienti, solo una parte è consapevole
della malattia.
La malattia si manifesta con quadri
clinici estremamente diversi e variabili.
La forma classica, che esordisce solitamente nei primi 6-24 mesi, poco dopo
l’introduzione del glutine durante il divezzamento, si manifesta con sintomi
gastrointestinali quali: diarrea cronica,
vomito, addome globoso, meteorismo,
inappetenza. A questi, si accompagnano segni laboratoristici e sintomi dovuti
al malassorbimento quali anemia, alterazioni della coagulazione, edemi,
deficit di vitamine e oligominerali. Questa forma sta diventando ormai rara,
mentre e’ in aumento l’incidenza della
forma tardiva, caratterizzata da sintomi
gastrointestinali atipici o da manifestazioni extraintestinali (Tab. 1). L’unica
terapia attualmente disponibile per i
soggetti affetti da celiachia è la totale e
permanente esclusione dalla dieta degli alimenti contenenti glutine. Questa
terapia non solo permette la scomparsa dei sintomi e delle malattie associate
in tempi rapidi (solitamente la guarigione clinica avviene in circa 1-2 mesi dal
momento dell’esclusione del glutine),
ma previene lo sviluppo delle possibili
complicanze. Essa rimane attualmente
l’unico trattamento disponibile anche
se la ricerca scientifica è impegnata nel
trovare alternative come il vaccino e la
pillola anti-celiachia, anche se sui tempi di attuazione pratica bisogna essere
ancora molto cauti.
Il Servizio Sanitario Nazionale con
Legge 04/07/2005 n. 123, aiuta il celiaco fornendo gratuitamente ai pazienti prodotti di largo consumo senza glutine (pane, pasta, biscotti ecc..). Altro
valido aiuto è offerto dall’Associazione
Italiana Celiachia (AIC) che dal 1979
promuove l’assistenza ai celiaci, informa la classe medica sulle possibilità
diagnostiche e terapeutiche, stimola
la ricerca scientifica e sensibilizza le
strutture politiche, amministrative e
sanitarie. La Regione Veneto particolarmente sensibile nei confronti della
celiachia con una recente legge (n. 15
del 07/11/2008) ha modificato il contributo per l’acquisto dei prodotti aglutinati ed ha esentato i celiaci residenti
nel Veneto dal pagamento del ticket
per le prestazioni sanitarie necessarie
al monitoraggio della malattia, delle
sue complicanze e per la prevenzione
degli ulteriori aggravamenti.
L’ULSS 5 “Ovest Vicentino” ha
prontamente recepito le normative regionali e negli ultimi mesi del 2008 ha
provveduto, in collaborazione con la
Struttura di Gastroenterologia, a rilasciare le esenzioni.
Enrico Bottona
(Tab. 1)
Manifestazioni extraintestinali
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Dermatite erpetiforme
Anemia
Bassa statura
Ritardo puberale
Infertilità ed aborti ricorrenti
Alopecia areata
Stomatite aftosa
Ipoplasia dello smalto dentario
Ipertransaminasemia
da causa non identificata
Disturbi neurologi: epilessia
farmacoresistente, atassia,
polineuropatie
Osteoporosi
Miocardiopatia dilatativa
Artriti
31
dicembre 2009
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Ulss5_2009_N2