n. 2 anno 2009 Azienda I nuovi Direttori Ospedale Prevenzione Indagine sui pazienti ricoverati in ospedale Influenza A H1N1 Territorio Distributori automatici di latte crudo azienda I nuovi Direttori Nomine ai vertici dell’Azienda sanitaria SIMONA AURELIA BELLOMETTI - Direttore Sanitario Residente in Provincia di Padova, è laureata in Medicina e Chirurgia a pieni voti assoluti e lode presso l’Università degli Studi di Milano. Ha conseguito specializzazioni in Anestesia e Rianimazione, in microbiologia e virologia medica, in Idrologia Medica e in Farmacologia Clinica. Ha partecipato al Programma di Formazione in Biostatistica, Epidemiologia, Ricerca Clinica e sui Servizi Sanitari della Mediterranean School, frequentando con profitto i corsi di sperimentazione Clinica ed Epidemiologia. Nel 2009 ha conseguito il perfezionamento in Research methods, Public Health Programmes and Ethics presso l’Università di Oxford e il perfezionamento in Comunicazione Sanitaria presso l’Università di Brescia. È da anni impegnata in una consolidata serie di collaborazioni e consulenze con opinion leader del mondo medico/scientifico, relativamente a protocolli epidemiologici e di sperimentazione clinica. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, nazionali ed internazionali. Ha collaborato con l’Azienda Ospedali civili di Brescia e con la Fondazione Clinica del Lavoro “S. Mangeri”. Ha ricoperto ruoli accademici presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza” di Roma e dell’Università degli Studi di Pavia. Ha inoltre collaborato ripetutamente con Commissioni Ministeriali e con l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali per la predisposizione di Linee Guida negli ambiti della sperimentazione clinica e ha collaborato con il Servizio per i Rapporti Socio Sanitari Internazionali della Regione Veneto. Dal 01 settembre 2008 è Dirigente Medico in staff alla Direzione Generale dell’Ulss 5. SERGIO BUONAIUTO - Direttore Amministrativo Residente a Padova ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e il titolo di Avvocato con iscrizione all’Albo degli Avvocati di Padova dal luglio 1984. Dal 1988 al 09.09.2009 è stato Dirigente Avvocato presso l’Ulss 16 di Padova, ha ricoperto i ruoli di Responsabile dell’Ufficio Legale dell’Ulss 16 e dell’Istituto Oncologico Veneto, di Responsabile dell’Ufficio Legale Interaziendale tra l’Ulss 16 e l’Azienda Ospedaliera di Padova, di Responsabile dell’U.O.C. “Patrimonio”, e di Responsabile nomina e attività degli Ufficiali Roganti per l’Ulss 16, l’Azienda Ospedaliera di Padova e l’Istituto Oncologico Veneto. CHIARA FRANCESCA MARANGON - Direttore Distretto Socio Sanitario Residente a Vicenza, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Trieste e le specializzazioni in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso e in Medicina di Comunità presso l’Università di Padova. Dal 1992 ha ricoperto i ruoli di Dirigente Medico presso l’Istituto di Patologia Speciale Chirurgia di Trieste, di Dirigente Medico presso il Servizio di Pronto Soccorso dell’Ulss 21 di Legnago, di Dirigente Medico presso il Servizio di Pronto Soccorso e del Servizio di Medicina Territoriale dell’Ulss 6 di Vicenza e di Direttore facente funzione dell’Unità Operativa Infanzia Adolescenza Famiglia del Distretto Socio Sanitario di Vicenza. Ulss 5 Notizie Periodico d’informazione dell’Azienda Ulss 5 Ovest Vicentino numero 2 anno 2009 dicembre 2009 DIRETTORE Renzo Alessi 2 DIRETTORE RESPONSABILE Elisabetta Carlotti REDAZIONE Maria Camilla Boato, Michela Preto Martini Azienda Ulss 5 Via Trento, 4 36071 Arzignano (VI) tel. 0444/479616 www.ulss5.it e-mail: [email protected] Consegnato in tipografia dicembre 2009 RACCOLTA PUBBLICITARIA Meneghini&Associati Srl Viale Trento, 56 36100 Vicenza tiratura 69.000 copie distribuzione gratuita GRAFICA E STAMPA Officina Grafica Aldighieri Via U. Nobile, 5 36071 Arzignano (VI) Autorizzazione del Tribunale di Vicenza n. 669 del 21.12.1989 A questo numero hanno collaborato: Giancarlo Acerbi, Alberto Acqua, Venceslao Ambrosini, Simona Aurelia Bellometti, Don Alvidio Bisognin, Rita Bortolan, Enrico Bottona, Enrico Castaman, Romina Cazzaro, Andrea Fracca, Fabrizio Fusco, Maurizio Lestani, Paolo Marangoni, Milvia Marchiori, Dario Mastropasqua, Graziano Meneghini, Cristina Oliani, Andrea Pagliarusco, Federico Pegoraro, Raffaela Pernigotto, Piera Pozza, Giovanni Ronzani, Alessandro Ruffato, Elena Sandri, Francesco Santin, Riccardo Sinigaglia, Valter Spanevello, Laura Vignaga, Giuseppe Zordan Sommario: Azienda 2 4 6 7 8 10 10 11 12 12 I nuovi Direttori Il benessere organizzativo Malati di Alzheimer S.O.G.IT. Ringraziamenti Ulss5 e formazione avanzata L’accesso alla documentazione amministrativa Un nuovo pulmino per i malati oncologici Donne in salute Fondazione “aiutiamoli a vivere” Ospedale 14 14 15 16 17 18 20 21 22 Indagine sui pazienti ricoverati in ospedale Salute e sicurezza nell’Ulss5 L’osteoporosi L’incontinenza urinaria maschile post chirurgica L’unità operativa di ortopedia e traumatologia Il progetto asma in pediatria nel Veneto Il glaucoma Dalla Centrale Unica di Screening Uno sguardo al servizio di oncologia Il Direttore Generale Renzo Alessi Editoriale G iornate più brevi e temperature più rigide ci stanno portando verso il cuore dell’inverno, dopo un’estate ed un autunno prolungatesi anche oltre il previsto. Per la nostra Ulss questo autunno è stato caratterizzato da considerevoli novità. La nomina del nuovo Direttore Sanitario, dott.ssa Simona Aurelia Bellometti, del nuovo Direttore Amministrativo, avv. Sergio Buonaiuto e del nuovo Direttore del Distretto, dott.ssa Chiara Marangon. Professionisti qualificati, abili ed esperti che godono della mia stima e fiducia, con lunghe esperienze nel mondo della sanità e che mi aiuteranno nella sfida più importante per la nostra Comunità: la realizzazione del nuovo “Polo Sanitario Unico” di Arzignano e Montecchio Maggiore. Un’importante opera che vedrà l’impegno, la dedizione e la partecipazione di tutto il personale della nostra Ulss e di tutti i 22 Sindaci, con prospettiva di porre la prima pietra nei primi mesi del nuovo anno. Con il sopraggiungere della stagione fredda, sono arrivate anche le influenze. Quest’anno si tratta di due virus influenzali, quello stagionale e quello dell’influenza virus A/H1N1 agente della cosiddetta “influenza suina”. La nostra Ulss si è mobilitata fin dai primi giorni di novembre con diverse iniziative per garantire un ottimale livello di informazione tutela ed assistenza a tutta la comunità degli assistiti. In questo numero della rivista abbiamo voluto aprire una finestra sul tema “Influenza A” per chiarire eventuali dubbi e preoccupazioni e per offrire informazioni utili a chi si appresta alla vaccinazione. A tutto il personale dell’Azienda e a voi lettori possiamo quindi rivolgere i più sentiti e cordiali auguri di Buon Natale e di un Felice 2010. Territorio 23 24 25 26 Oncologia: carcinoma mammario Indirizzi sugli aspetti sanitari in ambito scolastico Distributori automatici di latte crudo Sensibilizzazione alla donazione di organi e tessuti Renzo Alessi 27 28 29 30 Influenza A H1N1 Alimetazione e tumori I controlli sugli alimenti di origine animale La malattia celiaca dicembre 2009 Prevenzione 3 azienda Il benessere organizzativo dicembre 2009 N 4 ella scorsa primavera la Direzione Generale ha promosso un’attività di rilevazione del benessere organizzativo rivolta a tutti i dipendenti e collaboratori dell’Azienda sia della Dirigenza che del Comparto. Questa iniziativa è prevista dalla normativa sulla sicurezza sul lavoro e per l’accreditamento delle strutture sanitarie (decreto legislativo 81/2008 e L.R. 22/2002) che obbligano il datore di lavoro a valutare i rischi da stress lavoro-correlato e a rilevare il livello di soddisfazione del personale. Per effettuare l’indagine è stato scelto di avvalersi di uno strumento già collaudato presso altre aziende sanitarie della Regione e cioè il programma denominato “Magellano” del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, realizzato in collaborazione con la cattedra di Psicologia del Lavoro dell’Università “La Sapienza” di Roma e adattato alle specificità aziendali. Il progetto prevede una serie di incontri informativi con il personale, propedeutici alla distribuzione dei questionari, l’inserimento dei dati raccolti in uno specifico database, la loro successiva elaborazione ed infine la restituzione ai dipendenti in forma di incontri e pubblicazioni. Il tutto finalizzato all’adozione di misure correttive volte a migliorare le condizioni lavorative. La gestione dell’attività è stata curata da un gruppo di lavoro composto dai signori: Alberto Acqua, per il Servizio di Prevenzione e Protezione, Giuseppe Zordan per l’U.O. Qualità accreditamento e residenzialità extraospedaliera, Elena Sandri per l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, Chiara Sinigaglia per il Centro Formazione e Moreno Menini per il Servizio Informatico. L’inserimento dei dati è stato affidato alla società cooperativa Studio-Progetto Onlus di Cornedo Vicentino. Per spiegare l’iniziativa sono stati realizzati, fra la fine di marzo e l’inizio di maggio, nelle diverse strutture aziendali 25 incontri cui hanno partecipato circa 500 dipendenti, alcuni dedicati a Dirigenti, Capisala ed ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Il questionario è stato distribuito a tutti i dipendenti tramite i coordinatori dei servizi ed una volta completata la raccolta i dati sono stati inseriti a computer per l’elaborazione. Sono già disponibili i dati sulla adesione al progetto, come Uno strumento per migliorare l’attività aziendale pure alcuni risultati generali relativi al giudizio espresso dal dipendente sui fattori di benessere organizzativo. I questionari distribuiti sono stati 1964, quelli restituiti 1881 (95.77%), di cui 1818 ritenuti validi (92.56%). L’elevata percentuale di adesione e di risposta costituisce già un segnale positivo dell’interesse che l’argomento riscuote tra i dipendenti, indica che gli stessi, lungi dal “accettare passivamente” il proprio lavoro, vogliono far sentire le loro opinioni, indica altresì che il clima aziendale non viene generalmente avvertito come censorio/repressivo, ma che si crede in una possibilità di cambiamento. Percentuali dei questionari restituiti per strutture aziendali. Questionari restituiti 2% 8% Ospedale 17% Distretto socio sanitario Dipartimento di prevenzione Servizi amministrativi 73% È interessante osservare come nella fascia di età compresa tra i 35 e i 50 anni si collochi quasi i due terzi del personale. Le fasce di età 20-29 e superiori a 55 contribuiscono ognuna con il 5% circa. azienda Le femmine rappresentano il 74% del totale dei dipendenti, i maschi il restante 26%, quindi un’azienda molto “rosa”. La distribuzione in base al sesso riporta una forte maggioranza di femmine nei livelli B, C e specialmente D, dove si concentra il personale infermieristico, il rapporto si inverte fra i dirigenti dove le donne costituiscono solo il 38%. Percentuale uomini e donne Gli indicatori del benessere organizzativo in grado di fornire un profilo generale sono indicati nel grafico seguente, che riporta gli scostamenti dai valori medi (su una scala da 1 a 4) dei dodici fattori esaminati. Come viene evidenziato la richiesta lavorativa percepita è elevata, cui si fa fronte con una intensa collaborazione fra colleghi ed una efficienza lavorativa ritenuta buona. In antitesi non viene ritenuta adeguata l’equità organizzativa e risulta elevata la percezione soggettiva dello stress. Gli altri fattori si scostano di poco dalla media dei valori complessivamente espressi. 26% Maschi Indicatori del profilo generale Supporto dei dirigenti 2,65 Collaborazione tra colleghi Femmine 3,20 Equità organizzativa 74% 2,28 Efficenza Organizzativa 2,93 Gestione delle Conflittualità 2,68 Percezione stress 1,96 Richiesta lavorativa 3,08 Comfort ambientale 2,77 Sicurezza lavorativa 2,77 Apertura all’innovazione 2,68 Soddisfazione 2,63 Disturbi psicofisici 2,72 0 0,4 0,8 1,2 1,6 2 2,8 3,2 3,6 4 Elenco esemplificativo B: operatori sociosanitari, operai, coadiutori amministrativi C: Infermieri generici, assistenti amministrativi D: capisala, ostetriche, infermieri, collaboratori amministrativi, tecnici di laboratorio, radiologia, riabilitazione, ecc. Dir.: medici, veterinari, psicologi, farmacisti, ecc. dicembre 2009 Alberto Acqua Elena Sandri 5 azienda Malati di Alzheimer L’associazione AMA vuole aiutare le loro famiglie L’ dicembre 2009 associazione AMA Ovestvicentino ONLUS è formata da un gruppo di familiari di malati di Alzheimer (o di altre forme di demenza) che si sono riuniti assieme per dare voce a questi malati e ai loro congiunti. La malattia di Alzheimer rappresenta la causa più comune di demenza (50-60%) e colpisce circa il 5% della popolazione sopra i 65 anni, ma addirittura il 30% oltre gli 85 anni, registrando inoltre negli ultimi anni un abbassamento della soglia d’età. Ciò significa che si registrano casi di Alzheimer in persone che vengono considerate ancora in età lavorativa. 6 La famiglia di un malato di Alzheimer è spesso lasciata sola a gestire i numerosi problemi del quotidiano e a far fronte ad una malattia che a tutt’oggi si può trattare, ma non guarire. Secondo una ricerca del Censis, i familiari dedicano in media 7 ore al giorno all’assistenza rivolta al paziente e quasi 11 ore alla sorveglianza. Uno dei punti fermi dell’associazione AMA è condividere con le famiglie e farsi interlocutori con la pubblica amministrazione per valutare le esigenze e le risorse da proporre alla popolazione. L’Associazione AMA da anni propone gruppi di sostegno psicologico ai familiari (caregivers) con cadenza mensile. Questi incontri rappresentano un proficuo investimento, data la costanza e la coesione dei partecipanti e sono svolti presso l’ex scuola infermieri dell’Ospedale di Montecchio Maggiore e condotti da personale specializzato. Per favorire, ed allargare, la presenza dei familiari interessati all’iniziativa, si sta valutando di estendere l’esperienza nei poli di Valdagno e Lonigo. Data l’estensione territoriale questa Associazione chiede a quanti interessati la disponibilità di persone che possono farsi parte attiva e propositiva. Coloro i quali volessero mettersi in contatto con l’Associazione possono lasciare un messaggio in segreteria telefonica al numero 3472399986 oppure inviare un messaggio alla casella di posta elettronica [email protected] o indirizzare una lettera alla casella postale n. 25 dell’Ufficio Postale di Arzignano centro. Chi sentisse l’esigenza di farsi conoscere e intraprendere un dialogo con questa Associazione può tesserarsi come socio alla cifra simbolica di 5 euro, soldi che servono per sostenere le spese di gestione e organizzazione dei nostri impegni. Rita Bortolan Per sostenere le nostre attività i contributi possono essere effettuati presso la CASSA RURALE E ARTIGIANA DI BRENDOLA – AGENZIA di ARZIGNANO VIA BROLI 4/A Conto Corrente Bancario: COD. PAESE IT 20 CIN Y ABI 08399 CAB 60120 N. CONTO 000000312872 L’Ufficio di Via Bonazzi n. 28 in Arzignano (edificio scuola Media Zanella angolo Via Trento), condiviso con altre associazioni, è il luogo dove si svolgono le riunioni del direttivo AMA ma anche gli incontri dei familiari. Per eventuali necessità e per informazioni di vario genere l’ufficio è aperto il 1° mercoledì di ogni mese dalle 17,00 alle 19,00. azienda S.O.G.IT. Un sostegno a chi è in difficoltà L parrocchiale, costituita nell’ ottobre 2007, attualmente conta una trentina di volontari. Il nostro servizio offre assistenza sanitaria di primo soccorso con l’ausilio di un’ambulanza con medici ed infermieri nelle manifestazioni pubbliche e private, sociali e culturali. Eseguiamo trasporto per visite mediche, terapie presso ospedali e centri medici. Organizziamo corsi di primo soccorso aperti alla cittadinanza. Andrea Fracca Per informazioni: Sede Associazione c/o campo sportivo di Chiampo Presidente: Andrea Fracca e-mail: [email protected] sito web: www.sogitagnochiampo.it Tel/Fax: 0444-421349 Cell: 329-1689926 dicembre 2009 a Croce di S. Giovanni è una emanazione cavalleresca dell’Ordine di San Giovanni dell’Ospedale di Gerusalemme, risalente ai tempi delle Crociate nel 1099 AD. I cavalieri, chiamati Giovanniti, operavano soccorrendo i bisognosi attraverso piccoli ospedali, ostelli, baraccamenti dislocati lungo i percorsi dei pellegrinaggi e gestendo un ospedale di 2000 posti letto, vicino alla chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, da cui l’Ordine ebbe il nome. Trentadue anni sono passati dal disastroso terremoto nel Friuli, quando l’impegno di molte organizzazioni di soccorso e risorse umanitarie, appartenenti soprattutto all’Ordine di San Giovanni, giunte sul luogo della catastrofe in sole poche ore dalla Germania e Austria, portarono aiuto a quanti erano in difficoltà. Per questo motivo, un anno dopo, all’interno della comunità evangelico – luterana di Trieste, venne fondata una simile struttura di soccorso con sede nazionale proprio a Trieste. S.O.G.IT, cioè Soccorso dell’Ordine di San Giovanni in Italia, nacque nel 1977 e fu solo l’inizio dell’ormai trentennale storia dell’Ordine dei Giovanniti nel nostro Paese. Ad oggi sono 16 le sezioni di volontari distribuite in tutta Italia, che portano il loro aiuto a chi ne ha bisogno. La sezione di Chiampo, che ha sede presso il campo sportivo 7 azienda Un grazie dai pazienti D H o avuto occasione di frequentare il reparto medicina dell’Ospedale di Arzignano nel mese di dicembre a causa del ricovero seguito dal decesso di una mia cara zia e sono rimasta stupita dall’atmosfera che regna nel reparto. Ho visto un’attenta e accurata assistenza medica anche verso ammalati che non avevano speranza di ripresa. Un’umanità fatta di piccoli ma significativi gesti di gentilezza non solo verso i ricoverati, ma anche con i famigliari spesso invadenti e incontrollati a causa dell’apprensione per la salute dei loro cari. Quanta pazienza e …quanta disponibilità! Non ho parole per ringraziare tutto il personale medico ed in particolare quello paramedico per tutte le attenzioni ricevute da mia zia e da noi parenti. Grazie mille angeli bianchi! Con profonda riconoscenza dicembre 2009 Rosetta Bellotto 8 esidero esprimere a Lei, Direttore Medico dell’Ospedale di Arzignano, una profonda riconoscenza per la prontezza, l’efficienza e la cordiale umanità delle cure prestate a mio marito (…) la notte tra il 24 e 25 ottobre 2008. Già il pronto intervento a casa era stato celere, delicato, premuroso fino a richiedere l’opera dei Vigili del Fuoco per rendere più agevole il trasporto per le scale di casa. In Pronto Soccorso abbiamo chiaramente percepito una professionalità squisita, senza risparmio di forze ma insieme una delicatezza umana verso il malato e misericordia verso mia figlia ed io, che eravamo fuori e siamo state rassicurate e confortate che il nostro marito e padre era nelle mani di amici. Pur essendo quella la notte in cui ci ha lasciate, rimane in noi il ricordo di ogni premura, delle corse poi nel reparto di Medicina, del prodigarsi di cardiologo, radiologo, anestesista e della squisita e desiderabile assistenza che in generale il suo Ospedale ha profuso. Oltre a ciò mi preme sottolineare che il lucido esame del via via sempre più grave stato di mio marito, è stato accompagnato ed esposto a noi familiari come una pacata quanto profonda e radicata umanità dal dottor Valente. Mi preme dirle quanta consolazione ci ha dato il sacerdote accorso con sorprendente prontezza alle cinque del mattino e poi la commovente rispettosa opera dell’infermiere delle celle mortuarie. Sia fiero di tutte queste persone di cui non so i nomi, estenda loro la nostra stima e ammirazione per come svolgono la loro faticosa professione. Nicoletta ed Elisa Tonelato I n tempi odierni dove l’evidenza ha spazio e risalto solamente e unicamente per le negatività mi sento in dovere, con estremo piacere, di uscire dal coro scrivendo questa mia. Io, che mi occupo professionalmente anche di aspetti etici e sociali debbo rendere merito al servizio del Vostro pronto soccorso di Arzignano per quanto ho ricevuto come assistenza. Mai domandato apertamente, seppure fortemente desiderato, ho sempre ricevuto durante tutta la mia necessità, dal servizio infermieristico dell’ambulanza a quello dell’accettazione, dalle visite agli accertamenti, la migliore assistenza e disponibilità con sorrisi ed estrema cortesia. A corollario, non escludendo il possibile caso fortuito, ma non per questo il fatto debba essere degno di minore nota, la velocità di tutti i servizi prestati e ricevuti nell’occasione. Con sentito ringraziamento e stima, e con la preghiera di girare il contenuto di questa mia a tutte le persone coinvolte, ricambio un sorriso augurandoVi un buon lavoro. Lettera firmata maggio 2009 azienda 9 azienda Ulss 5 e formazione avanzata Il Master Universitario per “Coordinatori delle Professioni Sanitarie” I l 2009 ha visto la nostra Azienda protagonista di un’esperienza assolutamente nuova, voluta dal Direttore Generale dott. Renzo Alessi ed accolta con favore dall’Amministrazione Comunale leonicena. Grazie ad una convenzione con l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica della facoltà di Medicina e Chirurgia, è stata attivata una sede staccata del Master di 1° livello in “Coordinamento delle Professioni Sanitarie”, diretto dal prof. Renzo Zanotti. La presenza di un corso di formazione universitaria post-base è estremamente qualificante, in quanto spinge l’intera organizzazione in cui si colloca a confrontarsi con ragiona- menti ed approcci professionali attuali, favorendo una crescita dell’organizzazione stessa. In particolare, il Corso attivato nella nostra Azienda ha consentito di formare dei professionisti esperti nell’ambito del management sanitario. La popolazione degli studenti comprende 50 professionisti rappresentanti di molti dei profili delle professioni sanitarie provenienti da Veneto e Friuli Venezia Giulia. Tutti gli studenti, oltre alle lezioni d’aula, sono stati chiamati a svolgere un periodo di stage applicativo. Le Unità Operative (U.O.) sono state individuate sia all’interno della nostra ULSS, sia presso altre strutture operative delle Aziende ULSS 3 e 4. I coordinatori delle U.O. della no- stra ULSS sono stati impegnati nella primavera scorsa in un corso di formazione, organizzato dal Centro di Formazione Aziendale, finalizzato a far conoscere alcune delle tematiche affrontate nel percorso di studio, per poter capire e gestire meglio gli studenti durante la frequenza delle U.O. Il corso di Master si sta avviando alla conclusione. Data l’esperienza positiva, si auspica che presso la nostra Azienda ULSS si possano proporre ulteriori occasioni di alta formazione universitaria, sia nell’ottica del “lifelong learning” ma soprattutto in quella del miglioramento dell’assistenza erogata ai nostri cittadini. Federico Pegoraro L’accesso alla documentazione amministrativa Indicazioni operative dicembre 2009 C 10 he cos’è il diritto di accesso e da chi può essere esercitato? Il diritto di accesso consiste nella possibilità di accedere ai documenti relativi a procedimenti amministrativi, anche durante il corso degli stessi, mediante l’esame dei documenti con la conseguente o eventuale estrazio- ne di copia. Il diritto di accesso può essere esercitato dal soggetto cui i dati si riferiscono, da chi esercita la patria potestà, dal tutore di minore, dal tutore di persona interdetta giudiziale, dall’amministratore di sostegno e da soggetti terzi, compresi gli eredi, qualora vi sia un interesse accertato. A che cosa si può accedere? L’accesso è consentito sia ai documenti originali sia a copie integrali degli stessi, a seguito di richiesta motivata (specificazione dell’interesse alla conoscenza di ogni singolo atto) con l’indicazione dei documenti dei quali si richiede l’accesso, rivolta all’ammini- azienda strazione che ha formato il documento o lo detiene stabilmente – la richiesta può riguardare più di un documento e deve essere formulata in modo tale da consentirne l’identificazione. L’esame della documentazione è gratuito, mentre il rilascio di copie, salvo le disposizioni vigenti in materia di bollo, è subordinato al rimborso del costo di riproduzione (per ogni facciata A4 € 0,20 e per ogni facciata A3 € 0,30), delle spese generali (fissate in € 2,00) e delle eventuali spese di spedizione. Come si esercita il diritto di accesso? Il diritto di accesso si esercita: - in via informale mediante richiesta verbale all’ufficio o alla struttura competente, che ha formato il do- cumento amministrativo o lo detiene stabilmente. Questa richiesta viene immediatamente esaminata dal responsabile dell’Ufficio o dalla struttura; - in via formale attraverso domanda scritta su apposita modulistica reperibile sul sito aziendale (www.ulss5. it - documenti e moduli – regolamenti aziendali – regolamento accesso) o richiesta all’Ufficio Protocollo (tel. 0444 479652/479642) e può essere presentata: • per POSTA: indirizzata a ULSS 5 via Trento 4 36071 Arzignano (VI) • a MANO: al Protocollo aziendale in via Trento 4 – Arzignano (VI) o presso la struttura che ha formato l’atto o lo detiene • via FAX: al n. 0444 459551; • via E-MAIL: [email protected] La documentazione va consegnata entro 30 giorni dalla data di ricevimento della richiesta, salvo tempi diversi previsti per legge per particolari tipologie documentali. Raffaela Pernigotto L’Azienda ULSS n. 5, come previsto dalla Legge n. 69 del 18 giugno 2009, mette a disposizione il seguente indirizzo di Posta Elettronica Certificata, mediante il quale tutti i cittadini possono comunicare ed ottenere informazioni sulle attività dell’Azienda stessa: [email protected] Un nuovo pulmino per i malati oncologici razie all’A.N.D.O.S (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), alla Regione Veneto e all’ULSS 5 oggi i pazienti oncologici che necessitano di radioterapia all’Ospedale di Legnago (VR) possono usufruire di un nuovo pulmino Fiat Ducato a nove posti. Il servizio di trasporto, attivo da tre anni, grazie ad una convenzione stipulata tra l’A.N.D.O.S. e il Comune di Brendola, continua adesso con l’ULSS 5. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì, personale volontario (dell’Associazione S.O.G.IT., del Gruppo Amicizia di Arzignano e del Gruppo di Educazione Civica (G.E.C.) coordinato dall’A.N.D.O.S. accompagnano i pazienti al loro appuntamento di cura con il nuovo pulmino. Da novembre, è stato attivato anche il trasporto da Valdagno a Legnago, grazie ai volontari dell’Associazione Lavoratori Anziani Marzotto di Valdagno. Il percorso del malato oncologico che deve sottoporsi alla radioterapia presso altre strutture sanitarie, lontane dalla propria residenza, comporta non solo fatica per il paziente, ma anche un notevole impegno economico e di tempo per le persone dedicate a questo servizio. È importante considerare altresì che la condivisione con altre persone della stessa realtà, può contribuire in qualche modo a far vivere diversamente un momento delicato della propria vita. Ci auguriamo pertanto, che questo pulmino possa contribuire ad un percorso più confortevole sia materialmente che spiritualmente, con la sincera speranza che i posti a sedere nel tempo siano sempre meno al completo! Piera Pozza Per informazioni: Comitato A.N.D.O.S. Ovest Vicentino ONLUS Via Cà Rotte 9 – Montecchio Maggiore (VI) c/o Ospedale di Montecchio Maggiore - Tel. 0444/708119 e-mail:[email protected] dicembre 2009 G 11 azienda Donne in Salute Una mostra interattiva sulla salute femminile “D lonne in Salute”, questo il titolo della prima mostra in Europa sulla salute femminile organizzata a Montecchio Maggiore dall’A.N.D.O.S. OvestVicentino in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da.), tenutasi dal 18 ottobre all’08 novembre scorso, presso la Sala Civica Comunale Corte delle Filande. Medici e ricercatori infatti, stanno scoprendo che le donne si ammalano in modo diverso dagli uomini e devono adottare strategie diverse per “curare” la propria salute. Nonostante nte alcune patologie tipicamente femmiminili diventino sempre più controllabili abili grazie ai nuovi metodi di diagnosi e di prevenzione, le donne si ammalano di più rispetto agli uomini per malattie autoimmuni, osteoporosi, depressione ed Alzheimer e sono a rischio per diverse patologie cardiovascolari. La mostra, piacevolmente interattiva, e dedicata ad un pubblico di tutte le età, ha riscosso un particolare successo sosu prattutto da p parte delle p scuole del territorio che vi te hanno partecipato molto numerose. Per tutta la popolazione dunque, un unico e importante “obiettivo”, quello di fornire conoscenze aggiornate e promuovere l’adozione di stili di vita salutari. Piera Pozza Fondazione “aiutiamoli a vivere” dicembre 2009 D 12 a oltre 17 anni opera in Italia la fondazione “Aiutiamoli a vivere”, grazie alla quale molti bambini provenienti da regioni contaminate dalle radiazioni seguite al disastro di Chernobyl possono trascorrere alcune settimane nel nostro paese, ospitati da famiglie disposte ad accoglierli. Il soggiorno in Italia si rivela utile per i ragazzi, in quanto il nostro clima ed il nostro cibo permettono di abbattere in modo significativo il tasso di cesio presente nel loro sangue, migliorando anche le patologie da cui sono affetti: vivere, seppur temporaneamente, in un ambiente salubre costituisce quindi un vantaggio notevole per la qualità della loro vita. Anche quest’anno il Comitato di Alonte con i vari Comuni e Parrocchie che vi aderiscono- Alonte, Lonigo, Sarego- ha sperimentato questa esperienza di accoglienza durante il mese di settembre, aprendo le porte a 18 ospiti dai 7 ai 9 anni provenienti dalla Bielorussia, ed essendo un’esperienza triennale solitamente si creano legami di amicizia che proseguono nel tempo. E’ stato un mese intenso, ricco di momenti di gioia con una settimana al mare, una gita a Venezia ed una ad Arquà Petrarca. Da alcuni anni il nostro Comitato di Alonte grazie alle strutture dell’Ulss 5, può seguire anche Saluti della Dott.ssa Sara Mondino ai bambini di Chernobyl ospiti nel nostro territorio il 25/9/09 la parte sanitaria dei piccoli ospiti nel momento del bisogno per questo a nome loro, diciamo grazie ai responsabili di questo Ente. Venerdì 25 settembre presso l’Ospedale di Lonigo, i bambini di Chernobyl accompagnati dalla maestra Alessia ed interprete Gianna con il responsabile del Comitato di Alonte, hanno portato i loro ringraziamenti ai Responsabili dell’Ulss 5. È stato un momento di gioiosa conversazione con i piccoli ospiti, conclusosi con l’augurio di ritrovarsi l’anno successivo. Paolo Marangoni Come contattare la Fondazione: Associazione Aiutiamoli a Vivere Bambini di Chernobyl Comitato di Alonte Per informazioni: Paolo Marangoni Portineria Ospedale di Lonigo Tel. 0444/439223 - E-mail: [email protected] s.r.l. 36070 TRISSINO (Vicenza) Viale Stazione, 42/44 E-mail: sirio@siriomaterassi. it ORAR I APER TURA dal M a al Sa rtedì bato Mat. 9 Pom. ,00 - 12,00 16,00 -19,00 dicembre 2009 0445.962241 Direttamente in Fabbrica a: 13 ospedale Indagine sui pazienti ricoverati in ospedale L’ Agenzia Regionale Socio Sanitaria del Veneto (ARSS), in collaborazione con le Aziende Sanitarie, ha avviato un Progetto con la finalità di definire ed attivare a livello regionale un sistema per lo studio e lo sviluppo della qualità dal punto di vista del cittadino utente del Servizio Socio Sanitario Regionale, nelle diverse ed articolate modalità di espressione in cui si manifesta. Nell’ambito di questa area progettuale nel 2008 è stata realizzata una prima indagine sperimentale sui pazienti che sono stati ricoverati in ospedale, con l’obiettivo di testare in alcune Aziende Sanitarie la metodologia e gli strumenti di indagine del Picker Institute Europe (ente leader che coordina il programma per la rilevazione del Servizio Sanitario Nazionale inglese), in particolare il questionario e la sua modalità di somministrazione, al fine del loro adattamento al contesto regionale. Tenuto conto dei buoni risultati dell’indagine sperimentale, l’ARSS ha deciso di estendere l’indagine sui dimessi dagli ospedali a tutto il territorio regionale. Per questo motivo, nell’ultima settimana di agosto 2009 è stato inviato un questionario postale ad un campione di pazienti di età superiore ai 17 anni dimessi nel primo trimestre 2009 dalle strutture ospedaliere della nostra Azienda, ai quali viene chiesto di esprimersi su diversi aspetti della loro esperienza: l’ammissione, la qualità dell’assistenza, la gestione del dolore, la comunicazione con i medici e gli infermieri, le informazioni ricevute, i farmaci, il coinvolgimento nell’assistenza, il cibo, la pulizia e la dimissione. La compilazione del questionario rimarrà del tutto anonima e i dati saranno trattati nel rispetto della riservatezza e secondo il Codice della Privacy. I risultati dell’indagine, disponibili nei primi mesi del 2010, saranno utilizzati per aiutarci a mettere in luce i nostri punti di forza e ad identificare le aree in cui emergono margini di miglioramento. Giuseppe Zordan Salute e sicurezza nell’Ulss 5 Avviato un processo di segnalazione volontaria dicembre 2009 I 14 diversi studi pubblicati negli ultimi anni sui danni provocati da errori nella gestione sanitaria, hanno lanciato un allarme sulla sicurezza dei pazienti, evidenziando come la maggior parte degli incidenti siano prevenibili ed evitabili. Le informazioni riportate in letteratura fanno emergere che, a seconda delle fonti, delle modalità e degli anni di rilevazione del dato, si verificano eventi avversi, cioè danni causati dall’assistenza sanitaria più che della malattia in sé, in 3-16 ricoveri su 100. La strategia vincente per affrontare il problema della sicurezza del paziente consiste nel puntare sul miglioramento dell’organizzazione oltre che sulla formazione e sull’incremento della professionalità del singolo operatore, per creare un contesto culturale rinnovato, aperto alla trasparenza, al riconoscimento dell’incidente e al coinvolgimento di tutte le parti in causa per imparare e migliorare. L’Azienda ULSS 5, con il coordinamento della Regione Veneto, ha intrapreso un articolato percorso di gestione del rischio e promozione della sicurezza, che prevede la conoscenza del rischio di ogni realtà, il suo trattamento e il successivo monitoraggio al fine di dare maggior sicurezza ai pazienti e agli operatori. All’interno di questo progetto di miglioramento, in via sperimentale, tre Unità Operative hanno avviato un processo di segnalazione volontaria degli eventi avversi, detto anche “incident reporting”, da parte degli operatori sanitari. Ogni segnalazione apre la strada ad un’analisi dell’organizzazione del reparto e mira a definire o modificare i percorsi dei pazienti e i protocolli di lavoro, affinché ogni episodio in grado di mettere a rischio la sicurezza del paziente o dell’operatore non abbia modo di ripetersi. Milvia Marchiori Romina Cazzaro ospedale L’osteoporosi Una patologia non solo degli anziani osteoporosi conclamata viene fatta mediante densitometria ossea, ed in base al criterio adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si esprime come una diminuzione della massa ossea di oltre 2,5 deviazioni standard rispetto al valore medio rilevato nella popolazione giovane di riferimento. Il trattamento dell’osteoporosi conclamata deve basarsi non solo sulla modificazione dello stile di vita, ma anche sull’adeguato utilizzo di farmaci atti a regolarizzare il metabolismo dell’osso. Oggi possiamo dire che la ‘vera’ cura dell’osteoporosi è la prevenzione. Questa deve basarsi non solo sullo screening della popolazione anziana, sulla quale si deve intervenire con trattamenti finalizzati al rinforzo dell’osso e alla normalizzazione del suo metabolismo, ma soprattutto sull’identificazione dei soggetti a rischio di sviluppare la malattia. Importante è svolgere un’attività fisica regolare e preferibilmente all’aria aperta, contenere il fumo e l’assunzione di alcolici, consumare cibi ricchi di calcio (quali latticini e derivati), frutta e verdura fin dalla giovane età. Inoltre, limitare al più breve tempo possibile eventuali periodi di immobilizzazione, evitare il sollevamento di pesi eccessivi, utilizzare calzature adeguate e correggere vizi posturali, così da ridurre il rischio di cadute. Infine, nei soggetti anziani, deve essere supplementato il deficit di vitamina D. Fig. 1: Paziente con fratture atraumatiche di L1 e intraspongiosa di L3 su base osteoporotica. Riccardo Sinigaglia Fig. 2: Paziente con frattura del polso destro. dicembre 2009 L’ osteoporosi è “una malattia dello scheletro caratterizzata dalla compromissione della resistenza dell’osso che predispone il paziente ad un aumentato rischio di fratture”. L’alterazione dell’osso è sia qualitativa che quantitativa: risulta cioè ridotta sia la sua massa, che alterata la sua microarchitettura. Questa ridotta resistenza dell’osso ai traumi, associata alla maggiore predisposizione della popolazione anziana alle cadute, fa diventare l’osteoporosi un vero problema socio-economico nella nostra società occidentale, dove una donna su quattro ed un uomo su dieci possono andare incontro alla malattia nel corso della propria vita. Nelle sue fasi iniziali l’osteoporosi è patologia silente, se non minimamente sintomatica. Una volta conclamata, invece, si manifesta con fratture spontanee, o da traumi di lieve entità, generalmente a livello della colonna vertebrale, dell’anca o del polso. La guarigione di una frattura su base osteoporotica passa generalmente per trattamenti conservativi prolungati, a causa della scarsa risposta dell’osso stesso alla riparazione e al rimodellamento. In alcuni casi può essere necessario intervenire chirurgicamente (Fig. 1 e 2). Deve essere tenuto presente, inoltre, che l’osteoporosi è una malattia multifattoriale ma vi contribuiscono diversi fattori di rischio modificabili, quali scarsa attività fisica, scarsa esposizione ai raggi solari, fumo, e ridotto apporto o assorbimento di calcio e vitamina D. Ma anche fattori non modificabili, quali l’età, la familiarità, il sesso femminile e la menopausa precoce. La diagnosi di 15 ospedale Incontinenza urinaria maschile Procedure e tecniche L’ dicembre 2009 incontinenza urinaria da sforzo nel maschio è prevalentemente di tipo iatrogeno e conseguente ad interventi chirurgici o endoscopici della prostata. È in particolare una complicanza molto temuta dal paziente che deve essere sottoposto a prostatectomia radicale per neoplasia. Il motivo è puramente anatomico e legato alla stretta vicinanza tra la prostata e lo sfintere uretrale, il muscolo striato deputato al controllo della continenza. Nella maggior parte dei casi l’incontinenza si risolve spontaneamente dopo l’intervento chirurgico: a volte è sufficiente la ripresa della normale attività fisica e poche settimane di disagio, altre volte il recupero è più lento. Attualmente, per quei casi in cui le perdite persistono inalterate anche dopo 8-12 mesi dall’intervento, sono disponibili dei trattamenti chirurgici mininvasivi che permettono il recupero più o meno completo della continenza. Tra le diverse procedure attualmente in uso, due sembrano essere le più affidabili: il posizionamento di due palloncini protesici accanto allo sfintere uretrale (Pro-ACT) e il posizionamento di una benderella protesica di sostegno sotto l’uretra bulbare (AdVance). 16 Pro-ACT (adjustable continence system) Il Pro-ACT è un dispositivo composto da due palloncini espansibili in silicone posti all’estremità di uno stelo, munito di una piccola valvola in gomma, che serve a riempirli. Mediante un apposito ago i palloncini vengono posizionati per via perineale ai lati dell’uretra e del collo vescicale. Una volta verificata la loro corretta posizione vengono facilmente gonfiati con acqua sterile attraverso le due piccole valvole poste sotto la pelle dello scroto. Lo scopo è quello di migliorare il meccanismo di chiusura dello sfintere uretrale con un’azione compressiva. È una procedura realmente mininvasiva, efficace (recupero o miglioramento della continenza nel 80-90% dei casi) e personalizzata poiché i palloncini vengono gonfiati secondo le esigenze del paziente. In caso di dislocazione o malfunzionamento i palloncini possono essere facilmente sfilati e riposizionati o sostituiti. Ad-Vance (male sling system) Questo dispositivo consiste in una benderella di polipropilene, posta sotto l’uretra bulbare, che ripristina la normale continenza con un meccanismo già utilizzato nel trattamento dell’incontinenza urinaria femminile. L’intervento di prostatectomia radicale può determinare una dislocazione dello sfintere uretrale verso il perineo, un prolasso, per cui durante lo sforzo non riesce a svolgere adeguatamente la sua funzione di contenimento. La benderella ripristina la continenza perché solleva e stabilizza lo sfintere uretrale nella sua posizione originaria. L’intervento viene eseguito mediante un’incisione perineale, si isola l’uretra bulbare e con due aghi per via transotturatoria si posiziona la benderella come una “sella” sotto l’uretra. Alessandro Ruffato ospedale L’unità operativa di ortopedia e traumatologia Un punto di riferimento in ambito regionale e nazionale L’ È su patologie di particolare gravità, per pesanti esiti protesici, marcate deformità o non consolidazioni ossee di varia natura, che la struttura ortopedica-traumatologica di Montecchio è diventata un punto di riferimento in ambito regionale e nazionale. Il numero annuale di tali interventi maggiori è mediamente di 3500 casi. Dal 2005 è iniziata un’attività di sostegno sanitario a scopo umanitario a favore dell’Ospedale pubblico di Scutari, nell’Albania settentrionale, con sessioni di apprendimento per medici ed infermieri di quella sede, così da renderli autonomi al compimento di impegnativi interventi ortopedici. Nel frattempo, vengono svolte a Scutari periodiche missioni operative in cui si eseguono intensive sedute di chirurgia ortopedica su casi gravi, soprattutto per la patologia dell’anca e su malformazioni scheletriche congenite. Enrico Castaman dicembre 2009 unità L’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Montecchio Maggiore è attualmente diretta dal dott. Enrico Castaman, giuntovi nel 1998 dopo esperienze come responsabile di reparto negli Ospedali di Vicenza, Tione di Trento e Rovereto. Del gruppo medico fanno parte anche: il dott. Giovanni Collesan, il dott. Leonardo Cazzato, la dott.ssa Cinzia Bergamasco, il dott. Carmelo Scialabba, il dott. Davide D’Adamo, il dott. Riccardo Sinigaglia, il dott. Antonio Ruo ed il dott. Michele Soldà. Il reparto è un buon riferimento per la popolazione locale, che vi accede da molti anni in gran numero e rappresenta un richiamo consolidato non solo per pazienti delle varie province limitrofe ma anche del Triveneto e delle altre Regioni italiane. Il comparto di degenza è dotato di 36 posti letto, a cui si aggiungono i 4 del servizio di Day-Hospital. Nei riguardi degli utenti esterni è attivo un servizio di Pronto Soccorso dalle ore 8.00 alle ore 19.00 con reperibilità sulle 24 ore. Le prestazioni sono di consulenza ortopedica urgente, con trattamento immediato di traumi minori, riduzione di fratture e lussazioni di grado lieve, sutura di piccole ferite anche con lesioni tendinee e muscolari. Cospicua l’attività ambulatoriale è suddivisa in settori superspecialistici, nell’ambito dei quali ciascuno dei medici si responsabilizza sul singolo caso, seguendolo poi con i vari controlli fino a conclusione. I casi di maggiore impegno sono ricoverati. L’attività chirurgica programmata è particolarmente intensa: • La chirurgia protesica di primo impianto e revisione nelle diverse sedi di anca, ginocchio, spalla, gomito e caviglia; • La chirurgia artroscopica di spalla e ginocchio; • La chirurgia della mano e del gomito con sindromi da intrappolamento nervoso; • La chirurgia del piede con interventi correttivi per piede piatto e cavo, per alluce valgo, per gravi deformità post-traumatiche o artrosiche del retropiede e del mesopiede; • La chirurgia correttiva di deformità d’asse o brevità di qualsiasi segmento osseo; • La chirurgia vertebrale con interventi ordinari per ernie discali lombari ed anche più impegnativi con cifoplastica o spaziatori interspinosi. 17 ospedale Il “progetto asma” in pediatria Il primo aiuto viene dal Pediatra di famiglia dicembre 2009 O 18 ffrire le cure migliori ai bambini e ai ragazzi che soffrono di asma bronchiale, nell’ambulatorio del loro Pediatra di fiducia: è l’obiettivo di un innovativo progetto che ha preso l’avvio 2 anni fa e messo a punto dalla Regione Veneto assieme ai Pediatri di famiglia. L’asma bronchiale è la più frequente malattia cronica in età pediatrica. Al di sopra dei 5 anni ne è affetto circa 1 bambino su 15 . Nella maggior parte dei bambini il problema continua anche dopo lo sviluppo, per cui cure adeguate durante l’infanzia possono contribuire a rendere la malattia meno grave quando saranno adulti. I sintomi della malattia possono essere presenti solo in alcune stagioni oppure durante tutto l’anno. Spesso sono evidenti: la difficoltà di respirare, un sibilo nel respiro. Ma in altre situazioni sono più difficili da riconoscere: la tosse notturna o dopo uno sforzo (per esempio una corsa), risvegli notturni per difficoltà di respiro, o talvolta la mancanza di fiato dopo uno sforzo (una corsa, una lunga risata). Se la malattia viene riconosciuta e curata in modo adeguato, la qualità della vita del bambino che soffre di asma risente poco della malattia: nella maggior parte dei casi il bambino può infatti condurre la sua vita e le sue attività allo stesso modo di tutti gli altri bambini. Per questo è molto importante che il bambino asmatico non venga visto e curato da un Medico solo in caso di urgenza, o con visite saltuarie. Deve invece essere seguito con controlli regolari, programmati attentamente in base allo specifico andamento della sua malattia. Molti studi hanno dimostrato inoltre che la maggior parte dei bambini affetti da asma non ha mai eseguito una spirometria, esame fondamentale per seguire l’andamento della malattia, o la esegue solo in modo occasionale. È stato anche rilevato che molti bambini asmatici vengono visitati e curati con farmaci solo quando presentano importanti attacchi d’asma, mentre i sintomi meno evidenti vengono spesso sottovalutati, trascurando perciò la cura “di fondo” della malattia, che è la più importante. Solo con un monitoraggio assiduo e completo della malattia è perciò possibile continuare ad adattare le cure di ciascun bambino alle sue esigenze, in modo da ottenere un controllo ottimale del suo asma. Per la cura dell’asma sono disponibili farmaci efficaci e sicuri. Perché la terapia funzioni davvero bene devono essere usati secondo regole precise. Se questo viene fatto in modo regolare, permettono di ottenere un buon controllo dei sintomi dell’asma senza provocare effetti collaterali e senza sprecare inutilmente soldi e risorse del Servizio sanitario. Proprio da tutte queste considerazioni ha preso avvio 2 anni fa il progetto regionale per l’assistenza ai bambini asmatici, che ha affidato la cura principale del bambino che soffre di asma al Pediatra di famiglia. ospedale tifici già pubblicati nel mondo!). Il progetto è il risultato di una scelta intelligente e di uno sforzo che la Regione Veneto sta sostenendo assieme alla FIMP (il sindacato dei Pediatri di famiglia): è un investimento sulla qualità dell’assistenza pediatrica. E risulta tanto più importante proprio in un momento come questo, che attualmente vede in Italia pochi esempi e iniziative che vadano in questa direzione. Ancora una volta si deve dare atto alla nostra Regione di sapersi confermare all’avanguardia a livello nazionale nella qualità dell’assistenza sanitaria. Nel gruppo di coordinamento regionale del progetto, per assicurare la massima unità di intenti e uniformità di interventi assistenziali, sono stati coinvolti da subito e con uguale responsabilità rappresentanti di tutte le altre aree che intervengono nell’assistenza pediatrica oltre ai Pediatri di famiglia (Ospedale, Distretti, Medicina specialistica, Università). In conclusione il Pediatra di famiglia diventa da oggi a pieno titolo il regista di tutti gli interventi necessari per la cura del bambino asmatico, rapportandosi quando necessario con altri specialisti, e instaurando una collaborazione continua con i genitori, per fare in modo che la cura sia sempre appropriata, con i farmaci necessari e alla dose giusta. Senza dimenticare, Pediatri e genitori assieme, in una preziosa alleanza, di educare il bambino ad una corretta gestione della sua malattia e di fare attenzione ad identificare possibili interventi di prevenzione (riduzione dell’esposizione a sostanze che provocano allergie, o a sostanze che inquinano l’aria dentro casa e nell’ambiente esterno). Fabrizio Fusco Valter Spanevello dicembre 2009 Il progetto è fondato su 4 componenti: 1. Un percorso diagnostico-terapeutico: si tratta di un documento che fornisce ai Medici indicazioni e raccomandazioni su come utilizzare gli strumenti migliori per la diagnosi e la cura dell’asma nei bambini. È stato scritto in collaborazione da un gruppo composto da Pediatri esperti di asma (universitari, ospedalieri e pediatri di famiglia) sulla base della più recente e autorevole letteratura scientifica internazionale. 2. Un percorso di formazione e aggiornamento professionale: sotto la regia del CESPER (Centro studi per la Formazione e la Ricerca in pediatria territoriale) tutti i Pediatri di famiglia del Veneto negli ultimi 2 anni si sono formati per mantenere elevate le proprie competenze sulla cura dell’asma. 3. Un sistema di monitoraggio e controllo: è una delle peculiarità che rende innovativo e importante tutto il progetto. È previsto che ad ogni visita di controllo per asma il Pediatra di famiglia registri in una scheda nel computer, dopo aver acquisito il consenso dei genitori, tutti i dati importanti per la sorveglianza dell’andamento della malattia. Questo permette al Pediatra di avere sempre sotto controllo tutti i parametri clinici necessari per decidere la terapia più corretta. Questi dati, inoltre, vengono periodicamente trasmessi, in forma rigorosamente anonima, per via telematica ad un centro di elaborazione dati regionale: sarà perciò possibile in futuro valutare i risultati del progetto (la sua efficacia nel migliorare le cure ai bambini asmatici). Potranno essere acquisite anche conoscenze migliori sul trattamento dell’asma in generale (il numero di bambini con asma seguiti nel progetto è molto superiore a quello di molti importanti studi scien- 19 ospedale Il glaucoma Diagnosi, terapia e controlli dicembre 2009 C 20 on il termine glaucoma si intende una serie di patologie oculari accomunate dalla presenza di un danno al nervo ottico, collegato all’aumento della pressione interna dell’occhio, che si traduce in una progressiva perdita del campo visivo. Il campo visivo è una delle principali funzioni visive costituendo la percezione dello spazio che ci circonda: quando il campo visivo è perduto, la vista può ridursi ad un lumicino laterale fino alla completa cecità. (Fig. 1) Alcuni glaucomi si manifestano in modo evidente: accade ad esempio nel Fig. 1 glaucoma da chiusura d’angolo, caratterizzato da una pressione dell’occhio molto alta, con manifestazione in modo acuto con cefalea, a volte nausea, occhio rosso e dolente. Ciò non accade invece nella maggioranza dei glaucomi, cosiddetti cronici: il glaucoma primario ad angolo aperto, il pigmentario, il glaucoma pseudoesfoliativo ecc. Questi glaucomi sono subdoli: il paziente non si rende conto che progressivamente sta perdendo vista, sia perché la pressione dell’occhio si eleva in modo asintomatico, sia perché il deficit visivo riguarda solo certe zone del campo visivo. La diagnosi del medico oculista potrà essere di: - ipertensione oculare: se la pressione dell’occhio è elevata in assenza di danni funzionali - glaucoma: se sono presenti danni al nervo ottico e al campo visivo. Una volta effettuata la diagnosi, va approntata una adeguata terapia che, almeno inizialmente, è di tipo farmacologico, con colliri che riducono la pressione dell’occhio. Successivamente il paziente va seguito attraverso controlli periodici della pressione dell’occhio e del campo visivo. (Fig. 2). Quest’ultimo è l’esame più affidabile per studiare la progressione del danno funzionale. Esso va ripetuto annualmente, tuttavia nei casi in cui vi è la percezione di un maggior rischio di perdita funzionale la frequenza di esame va aumentata; nei casi in cui il quadro clinico appare stabile nel tempo gli esami possono anche essere maggiormente diluiti nel tempo. Se la terapia farmacologica non blocca la progressione della malattia, si rendono necessari appositi interventi laser o chirurgici mirati ad Fig. 2 ottenere l’abbassamento della pressione endoculare. In tutti gli ambulatori oculistici della nostra ULSS vi sono Specialisti in grado di effettuare la diagnosi di glaucoma e di eseguire i controlli periodici. Presso il reparto di Oculistica dell’Ospedale di Montecchio sono inoltre presenti le strumentazioni per effettuare gli esami correlati (pachimetria, perimetria, OCT) e la strumentazione laser e chirurgica per eventuali interventi, cosiddetti filtranti. È stato recentemente aperto un ambulatorio dedicato solo al glaucoma, gestito il mercoledì mattina dal Dr. Andrea Pagliarusco e dal Dr. Andrea Toscano dove si effettuano: visite di controllo, appuntamenti per la prima visita e sedute dedicate all’esecuzione di laser urgenti o controlli a pazienti operati. Andrea Pagliarusco ospedale Dalla Centrale Unica di Screening una proposta originale per l’utenza femminile dell’Ovest Vicentino COLLOQUIO COL DR. MAURIZIO LESTANI. Domanda: Lei ha presentato una proposta dai contenuti particolarmente innovativi nell’incontro precongressuale del 28 settembre a villa “Cordellina Lombardi”: è proprio certo di essere riuscito a centrare l’obiettivo e coinvolgere i suoi colleghi? Risposta: La domanda nasconde un giudizio negativo: lei è convinta che poco si sia capito dell’allineamento ma la ringrazio per questa seconda opportunità che mi offre. La nostra proposta (nostra in quanto condivisa dal Comitato Screening e dalla Direzione Strategica dell’Ulss) non ha nulla di coercitivo e macchinoso, ma è rivolta a soddisfare in modo più razionale le esigenze dell’utente. Si rivolge in specifico alle donne della fascia d’età compresa tra i 50 e i 69 anni. Queste donne ricevono attualmente ben tre diversi inviti ad aderire a tre diverse campagne sonale adeguatamente formato che – dopo aver raccolto l’adesione ad uno o a tutti tre gli screening – accompagnerà l’utente all’esecuzione degli esami. Domanda: E l’esame per la prevenzione del carcinoma del colon-retto? Risposta: Eseguito il “PAP test” le utenti saranno accompagnate alla Centrale di Screening e dopo adeguata istruzione riceveranno il Kit per la ricerca del “SOF”(sangue occulto fecale). Questo sarà utilizzato comodamente a casa propria, verrà inserito in una apposita busta pre-affrancata e potrà essere spedito via posta direttamente al laboratorio d’analisi. Domanda: E poi la lunga attesa delle risposte… Risposta: A regime l’utente vedrà recapitata nel giro di un mese, a casa propria, una lettera con le risposte dei tre diversi esami eseguiti; se negative sarà ricontattata non prima di due anni, altrimenti (ma questo riguarda una piccola percentuale di popolazione studiata) sarà invitata a proseguire le indagini. Credo che le ragioni del management sanitario (ottimizzazione nell’uso delle risorse) e le esigenze dell’utenza trovino in trovino in questo modello la risposta attualmente più razionale. a cura di IPAZIA, Arzignano (VI) ottobre 2009 dicembre 2009 A di screening per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina (PAPtest), del tumore del colon retto (ricerca SOF) e del tumore della mammella (mammografia). Gli inviti si disperdono nell’arco di due/tre anni, con orari, sedi e modalità di presentazione diversi ma spesso sovrapposti nel tempo. Un impegno spesso eccessivo e ingiustificato per le donne coinvolte, possibile causa della mancata adesione agli screening. Tutto questo si traduce in uno spreco di tempo e di risorse, senza che esista una giustificazione scientifica, o per lo meno motivazioni pratiche. Domanda: Come pensa di mettere ordine ed organizzare diversamente le campagne di screening rivolte alle donne di questa fascia d’età? Risposta: Ragioni di razionalizzazione della spesa e valorizzazione dell’interesse dell’utenza possono trovare una sintesi proprio nella nostra proposta: una sola chiamata, presso una singola struttura sanitaria, ogni due anni, per eseguire in giornata (nell’arco di una-due ore) i tre esami. Le chiamate saranno sincronizzate sui tempi dello screening mammografico (le apparecchiature sono costose e non facilmente spostabili dalla sede in cui si trovano ad operare); le donne riceveranno una lettera d’invito, con la quale saranno adeguatamente informate. Al Centro Screening di Montecchio si troverà per- 21 ospedale Uno sguardo al servizio di oncologia La parola a Don Alvidio Bisognin dicembre 2009 R 22 ingrazio cordialmente dell’ospitalità riservatami nel notiziario dell’ULSS n. 5. Da tempo mi interesso con gli amici Uberto Repele, Fiorenzo Dotto e ultimamente Massimo De Bernardini dei malati oncologici. Nel tracciare a distanza di due anni un bilancio rispetto alle segnalazioni contenute nella petizione popolare del 2007 che ha ottenuto un largo consenso nel nostro territorio (14.620 firme), emergono segnali che vanno nella giusta direzione per risolvere in modo positivo le aree di criticità in ambito oncologico, come avevamo evidenziato nel chiedere il sostegno della popolazione. L’attuale Direttore Generale al suo arrivo nella nostra ULSS ha elaborato e presentato il 17 novembre 2008 il progetto “L’assistenza integrata al malato oncologico”, denominato “Circuito”. Ha potenziato l’organico con due medici, due infermieri e il 1° dicembre è arrivato il medico palliativista. A Montecchio Maggiore è stato avviato l’Ospedale di Comunità a disposizione di tutti i malati, ma con occhio di riguardo per quelli oncologici in fase terminale. Certamente il percorso coordinato della prevenzione, cura e assistenza (prima, durante e dopo) conduceva logicamente all’istituzione del Dipartimento Oncologico, affidato al primario dott.ssa Cristina Oliani. A lei e a tutto il personale di oncologia esprimo il ringraziamento più sincero per la professionalità, umanità e passione nell’essere a disposizione dei “nostri” malati. Al dott. Renzo Alessi il grazie per aver preso a cuore i problemi, con l’augurio di proseguire con efficacia e determinazione l’itinerario intrapreso accelerando le fasi operative del programma. Si osservano tuttavia difficoltà nella predisposizione di spazi adeguati presso il reparto di oncologia di Montecchio, del quale viene chiesto ancora una volta un trasferimento necessario e urgente presso la struttura ospedaliera di Arzignano dove si curano le patologie acute. Ciò per rispondere in maniera più adeguata alle indagini e assistenze strumentali e sanitarie di competenza e qualità, con notevole risparmio di tempo per il personale e minori disagi per i pazienti. Se ora l’Ospedale di Comunità, Valdagno e Montecchio, può offrire una soluzione a certi problemi legati all’accompagnamento nella fase terminale della vita, penso sia giunto il tempo per chiedere con convinzione e determinazione l’apertura dell’hospice anche per la nostra zona. Mi permetto di aggiungere una speranza, condivisa pure dagli amici citati all’inizio: superata la fase del movimento per sollecitare l’attenzione sui malati oncologici, è necessario far nascere un volontariato costituito in associazione che offra una speranza di “vita”, soprattutto, ma non solo, attraverso la testimonianza di ex pazienti guariti, a tutti coloro che direttamente o indirettamente sono coinvolti nell’esperienza del cancro. Un volontariato motivato e formato, pronto a interagire in modo organico con gli operatori sanitari. Un volontariato che sia autonomo, efficiente ed efficace, rispettoso delle competenze, ma capace di dialogare senza timori e costruttivamente con le istituzioni nell’unico scopo di offrire un servizio al malato oncologico, alla sua famiglia e alla comunità. Bisognin Don Alvidio territorio I l Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione in collaborazione con il Centro di Formazione dell’ULSS 5, organismo di formazione accreditato dalla Regione Veneto, organizza corsi per il rilascio e il rinnovo del libretto formativo (ex libretto sanitario). Il corso è obbligatorio e previsto dalla Regione Veneto per il personale addetto alla produzione, vendita e manipolazione di sostanze alimentari. Per informazioni: U.O.S. Formazione ULSS 5 - Tel.: 0444 431371 e-mail: [email protected] sito: www.formazione5.it Dipartimento di Prevenzione ULSS 5 Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione Tel.: 0444 475712 - e-mail: [email protected] Oncologia: eccellenza ed a senologia ha subito negli ultimi anni una profonda trasformazione per i progressi compiuti in campo diagnostico e terapeutico. La maggior consapevolezza delle donne, l’implementazione dei programmi di screening e la migliore conoscenza della biologia delle neoplasie mammarie hanno sicuramente contribuito a modificare le cure con innegabili benefici in termini di sopravvivenza e di qualità di vita. “Patologo ed Oncologo: sinergie interdisciplinari nel trattamento del carcinoma mammario”: è questo il tema dell’importante convegno che si è svolto alla fine di settembre nella splendida cornice della neo-palladiana villa “Cordellina Lombardi”. Organizzata dalle tre strutture dell’Ulss dedicate al trattamento della patologia mammaria (le U.O.C. di Senologia/Centro Donna, di Oncologia e di Anatomia Patologica) ha coinvolto alcuni tra i migliori esperti italiani nello studio e nel trattamento del carcinoma del seno. Il Convegno è stato introdotto dall’ing. Sandro Sandri (Assessore alla Sanità del Veneto), dalla Dr.ssa Simona Aurelia Bellometti (Direttore Sanitario dell’Ulss 5) e dal Prof. Alberto Amadori (Direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto). Il Dr. Graziano Meneghini, nella doppia veste di Direttore del “Centro Donna” e Direttore dell’U.O.C. di Senologia, ha sottolineato con decisione l’importanza del concetto di sinergia: la collaborazione strutturata tra le diverse figure sanitarie coinvolte nella lotta ai tumori; sinergia e multidisciplinarietà sono particolarmente importanti nella diagnosi e nel trattamento del carcinoma del seno. La Dr.ssa Cristina Oliani, Direttore dell’U.O.C. di Oncologia ha introdotto i lavori centrando il tema del Convegno. Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequente nel sesso femminile ma negli ulti- mi decenni sono stati fatti progressi molto importanti sia nel campo della diagnosi che del trattamento. La possibilità di guarire è oggi molto elevata. Anche quando non si può più sperare in una definitiva cura chirurgica, la chemio-terapia classica e i nuovi farmaci target con gli studi di sensibilità pre trattamento (analisi di predittività della risposta, eseguita dal patologo sul tessuto prelevato), intervengono con sempre maggiore successo. Tra tanti relatori di elevata qualificazione ed autorevolezza, vanno ricordati i professori milanesi Luca Gianni (Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori) e Giuseppe Viale (Istituto Europeo di Oncologia). Il Prof. Gianni ha tenuto una lettura magistrale sulle novità in tema di terapia preoperatoria. Momento di confronto privilegiato per i diversi specialisti, convenuti da varie parti d’Italia è stata la tavola rotonda dal titolo “L’individualizzazione della terapia: un obiettivo perseguibile?” Lo studio delle caratteristiche biologiche del tumore come guida all’uso dei farmaci target è stata discusso in termini di fattibilità ed impegno di risorse, con un chiaro obiettivo: il miglior trattamento possibile per ogni singola paziente. In conclusione il convegno è stato un successo per l’attualità delle tematiche discusse e l’eccellenza dei relatori. Gli specialisti hanno tutti sottolineato l’incremento marcato nei tassi di guarigione o di sopravvivenza a lungo termine nel carcinoma della mammella, testimonianza dei progressi raggiungibili con una metodologia multidisciplinare integrata. Cristina Oliani Graziano Meneghini Maurizio Lestani dicembre 2009 L appropriatezza nel trattamento del carcinoma mammario 23 territorio Indirizzi sugli aspetti sanitari in ambito scolastico Due documenti per la salute degli alunni dicembre 2009 N 24 el corso dell’anno scolastico 2008/2009 l’U.O.C. Materno-infantile ha distribuito alle scuole statali / private di ogni ordine e grado ed asili nido comunali / privati dell’Aulss 5 due documenti di indirizzo inerenti: 1) le norme igienico sanitarie e le nuove modalità di certificazione per la riammissione dopo l’assenza per malattia; 2) la corretta gestione delle problematiche sanitarie più frequenti in ambito scolastico. Il documento “Linee di indirizzo delle norme igienico sanitarie ed in tema di certificazione per le scuole” individua modalità di prevenzione e di gestione delle malattie infettive e diffusive nelle comunità infantili, nonché una nuova modalità di certificazione che comporta una maggiore e più oculata responsabilizzazione da parte dei genitori e di tutte le figure istituzionali e professionali nei riguardi della salute dei bambini. La dispensa “Nozioni generali per la gestione delle problematiche sanitarie in ambito scolastico” vuole rispondere alla frequente richiesta di informazioni da parte del personale scolastico riguardo ad alcune patologie (diabete insulino-dipendente, epilessia, asma grave,ecc...) che a volte i bambini/ ragazzi frequentanti la scuola presentano. Nella scuola come nelle aziende in generale sono presenti gli addetti al pronto soccorso, designati ai sensi dell’art. 12, comma 1, lettera b, del Decreto Legge n. 62619/9/1994 e sono formati all’attuazione delle misure di primo intervento e primo soccorso. Ciò tuttavia, non esaudisce la necessità di una più ampia informazione rivolta a tutto il personale della scuola su una serie di eventi sanitari che possono interessare gli alunni nello specifico. Ci auguriamo che questo lavoro fatto a più mani, possa essere strumento utile per la salute degli alunni e faciliti la collaborazione tra scuola, genitori e operatori sanitari. Tutto il materiale prodotto è consultabile e scaricabile dal sito internet: http://www.ulss5.it/documenti_moduli/carta_servizi_guide_ depliant/-categoria5/pagina44.html Durante questi primi mesi dell’a.s. 2009/2010, inoltre, si sono tenuti quattro incontri sul tema degli alunni con diabete insulino-dipendente a favore del personale delle scuole. Relatori sono stati il Prof. Leonardo Pinelli, Direttore Centro di Riferimento Regionale Diabetologia Pediatrica – Università e Ulss 20 di Verona e la Dott.ssa Silvana Zaffani, Psicologa – psicoterapeuta del Centro. L’iniziativa ha goduto di una ottima adesione e interesse da parte degli operatori scolastici. Venceslao Ambrosini Laura Vignaga territorio Distributori automatici di latte crudo Vendita diretta al consumatore L frigorifero per un massimo di 3 giorni dalla data di acquisto) e sancisce il divieto di somministrazione di latte crudo nella ristorazione collettiva, comprese le mense scolastiche. La Regione Veneto, sempre nello stesso periodo, ha emanato il Decreto n. 510 a modifica della D.G.R. n. 2950, che fissa i requisiti igienico-sanitari che devono essere rispettati dai produttori (sia a livello di allevamento, sia a livello di trasporto e di vendita) e le modalità di controllo da parte dei Servizi Veterinari delle ULSS competenti. Il Servizio Veterinario, in seguito a presentazione della domanda di inizio attività da parte dell’allevatore, provvede agli accertamenti di competenza: la vendita di latte crudo al consumatore finale può iniziare solo in seguito all’avvenuta notifica dell’esito favorevole del sopralluogo del Veterinario Ufficiale incaricato. Successivamente il Servizio Veterinario deve effettuare almeno due controlli all’anno su ciascuna attività di vendita per la verifica della conformità del latte e dell’azienda di produzione alla normativa vigente. Nel territorio dell’Ulss n. 5 “Ovest Vicentino” sono attualmente in attività 4 distributori di latte crudo: uno a Lonigo, due ad Arzignano e uno a Castelgomberto. Nel 2009, in considerazione del crescente interesse del consumatore nei confronti di questo tipo di produzione e del progressivo aumento delle attività di vendita diretta di latte crudo, è stato previsto dal Servizio Veterinario dell’Ulss n. 5 “Ovest Vicentino” di aumentare del 30% l’attività di controllo prevista sui distributori automatici e sulle aziende produttrici: è significativo rilevare che tutti i sopralluoghi effettuati finora hanno dato esito favorevole ed il latte prelevato è risultato conforme alla normativa vigente. Francesco Santin dicembre 2009 a vendita diretta del latte crudo bovino, tradizionalmente praticata in passato nelle aree rurali, ha ricevuto nuovo impulso in Veneto nel 2005, anno di approvazione della D.G.R. n. 2950, in seguito alla quale si è potuto assistere al proliferare nel territorio regionale di numerosi distributori automatici dislocati in punti considerati strategici per il contatto con il consumatore (centri commerciali, stazioni, aree di afflusso turistico, piazze ecc.). Il latte crudo, oltre ad essere, secondo la percezione del consumatore medio un alimento “nuovo”, “naturale”, “genuino”, “economico”, rappresenta sicuramente per gli allevatori del nostro territorio un’opportunità di incremento del reddito in un periodo di forte crisi del settore e di valorizzazione del latte locale che, oltre ad essere di ottima qualità, è controllato sistematicamente dai Veterinari dell’Ulss n. 5 “Ovest Vicentino” al fine di garantire al consumatore un prodotto sicuro e rintracciabile. Nel mese di dicembre 2008, in seguito all’ospedalizzazione di alcuni cittadini che avevano consumato latte crudo non sottoposto a trattamento termico, il Ministero della Salute ha emanato un’Ordinanza specifica che, imponendo di esporre sul frontale della macchina erogatrice la scritta “prodotto da consumarsi previa bollitura”, mira a tutelare il consumatore da eventuali rischi per la salute. La suddetta Ordinanza prescrive inoltre l’obbligo da parte del produttore di fornire al cittadino informazioni sulla data di scadenza (conservazione in 25 territorio Sensibilizzazione alla donazione di organi e tessuti Al via il progetto nelle scuole dicembre 2009 T 26 ra le attività di competenza del Coordinamento Locale per i Trapianti dell’Azienda Sanitaria n° 5 rientrano le iniziative di sensibilizzazione alla donazione di organi e tessuti, che si rivolgono, tra l’altro, agli studenti dell’ultimo anno delle Scuole Medie Superiori del Territorio e più raramente ai ragazzi delle Scuole Medie Inferiori. L’intervento formativo viene preparato in collaborazione con il Servizio Educazione alla Salute Aziendale, l’Unità Operativa Formazione e i referenti per l’Educazione Sanitaria delle Scuole. Agli Istituti Scolastici viene pertanto inviato nel mese di giugno, per via informatica, un pieghevole esplicativo ed una scheda di adesione. Finalità elettiva del progetto è la corretta informazione sul trapianto ai ragazzi delle Scuole Medie Superiori affinché siano in grado, una volta raggiunta la maggiore età, di esercitare con piena consapevolezza una scelta di grande civiltà, come quella di dare il proprio assenso alla donazione di organi e tessuti, nei modi previsti dalla legislazione italiana. L’organizzazione prevede un incontro della durata di circa 2-3 ore, preceduto da un questionario mirato a valutare il grado di conoscenza e gli atteggiamenti dei soggetti nei confronti di questa problematica, durante il quale un’équipe di esperti, formata da un Medico Rianimatore, uno Psicologo e un esperto in Bioetica, illustra e discute la tematica del trapianto nei suoi aspetti epidemiologici, tecnici, psicologici ed etici. A completamento dell’iniziativa viene distribuito del materiale informativo e vengono date indicazioni sulle modalità per effettuare un’eventuale dichiarazione di disponibilità alla donazione di organi. A partire dall’anno scolastico 2009-2010 sarà presente agli incontri anche un rappresentante dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’Azienda, che informerà gli studenti circa gli aspetti normativi e tecnici della compilazione della dichiarazione di volontà e concorderà con il Dirigente Scolastico un successivo momento, durante il quale gli interessati che hanno raggiunto la maggiore età po- tranno riconsegnare la loro espressione positiva o negativa. Nell’anno scolastico 2008-2009 hanno aderito al progetto 420 studenti e sono state raccolte 89 dichiarazioni di volontà positive. Un grazie sentito agli insegnanti e ai Dirigenti degli Istituti Scolastici: • Liceo Scientifico L. Da Vinci di Arzignano • Istituto G. Galilei di Arzignano • Istituto GG. Trissino di Valdagno • Istituto Superiore di Lonigo • Istituto Ceccato di Montecchio Maggiore Dario Mastropasqua prevenzione Influenza A H1N1 a nuova influenza A (H1N1) è un’infezione virale acuta dell’apparato respiratorio con sintomi simili a quelli classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal di gola, malessere generale. L’influenza A si trasmette per via aerea attraverso le goccioline di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie, mentre non vi è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carne suina cotta o prodotti a base di carne suina. Raccomandazioni per la prevenzione: - evitare luoghi affollati e manifestazioni di massa; - lavare regolarmente le mani con acqua e sapone o, in alternativa, possono essere usate soluzioni detergenti a base di alcol o salviette disinfettanti; - coprire il naso e la bocca con un fazzoletto di carta quando si tossisce e starnutisce e gettare il fazzoletto usato nella spazzatura; - aerare regolarmente le stanze; - in caso di febbre superiore ai 38°, tosse, mal di gola, malessere consultare il proprio medico di famiglia. Il Vaccino La vaccinazione con vaccino pandemico A/H1N1 è considerata una delle più efficaci misure di protezione della popolazione durante una pandemia. Il vaccino, come per tutto il territorio nazionale, è il FOCETRIA della Novartis. In ottemperanza alle indicazioni ministeriali e regionali, a partire dall’inizio del mese di novembre, l’Ulss 5 ha già attivato una serie di servizi per garantire l’accesso alla vaccinazione contro l’influenza A/H1N1 agli operatori socio sanitari, ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di Libera Scelta, ai Medici della Continuità Assistenziale, alle donne in gravidanza, ai bambini e adolescenti con patologie tra i 6 mesi e i 17 anni di età. Le linee guida della Regione Veneto prevedono ora l’accesso gratuito alla vaccinazione alle seguenti categorie di persone: - tutti i cittadini a rischio per patologia di età compresa tra 28 e 64 anni compiuti (come da Ordinanza Ministeriale del 30 settembre u.s.); - tutta la popolazione nella fascia di età compresa fra i 6 mesi e i 27 anni compiuti. L’Ulss 5 ha predisposto un call center dal lunedì al venerdì al numero telefonico 0444.475720 dalle ore 15 alle ore 19 che a partire dal lunedì 30 novembre consentirà la prenotazione della seduta vaccinale. Al momento della vaccinazione è necessario essere muniti di Tessera Sanitaria. IL DIRETTORE SANITARIO Dott.ssa Simona Aurelia Bellometti dicembre 2009 L 27 prevenzione Alimentazione e tumori dicembre 2009 N 28 Anche il cibo aiuta a prevenire i tumori el nostro Paese, rispetto al secolo scorso, si è verificato un profondo cambiamento delle cause di morte che alla fine del 1800 era per circa il 70% dovuto a malattie infettive e a mortalità perinatale; nel 1995 queste stesse cause incidevano solo per l’11%, mentre il 70% era legato a malattie cardiovascolari e a tumori. Nonostante il miglioramento delle terapie e lo sviluppo delle campagne di screening e prevenzione precoce del tumore, questa malattia è ancora oggi fatale per molte persone, e la previsione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i prossimi 10 anni non è confortante. Il rapporto cibo-tumore, talvolta poco valutato e relegato a “effetto placebo” dalla medicina ufficiale farmaco basata o, a campagna di marketing dell’industria agroalimentare, riveste un’importanza straordinaria. L’evidenza scientifica conferma infatti, l’importanza di questo binomio come prevenzione all’insorgenza del tumore, come trattamento coadiuvante nella gestione clinica (oncologica, chirurgica, radioterapia) del paziente con tumore, e come trattamento della malnutrizione cancro correlata (cachessia neoplastica). Alcuni studi condotti dall’Istituto Americano per la Ricerca sul Cancro e dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, hanno stimato che il 30-40% dei tumori possano essere prevenuti per mezzo di una dieta appropriata (molto ricca di frutta e verdura), di una adeguata attività fisica e dal mantenimento di un giusto peso corporeo. L’ OMS sottolinea che un aumen- to del rischio di cancro è sicuramente legato al sovrappeso e all’obesità, (responsabili del 14% e del 20% di tutte le morti per cancro rispettivamente negli uomini e nelle donne), al consumo elevato di bevande alcoliche, all’ingestione di aflatossine e al consumo di alcuni tipi di pesci fermentati e salati. Inoltre sono anche possibili fattori di rischio: un elevato consumo di carni conservate, cibi sotto sale e l’ingestione di cibi o bevande molto calde, i grassi animali, le amine eterocicliche e le nitrosamine. Effetto protettivo viene svolto invece dal consumo di frutta e verdura, fibre, soja, pesce, acidi grassi Ω 3, carotenoidi, vitamine B2, B6, C, D, E, Calcio, Selenio, Zinco e fitochimici di derivazione vegetale (polifenoli etc.). Un’associazione positiva fra aumento di peso e tumore è stata riscontrata per il cancro dell’esofago, del colon-retto, del fegato, della colecisti, del pancreas, del rene, della prostata, dell’utero, della cervice, dell’ovaio e della mammella. Per quest’ultimo, oggetto di particolare attenzione nella nostra ULSS, è opportuno ricordare che le donne in sovrappeso od obese con cancro alla mammella o che aumentano di peso dopo il trattamento del tumore stesso, hanno un rischio più elevato di complicanze legate alle terapie, un maggior tasso di recidive del tumore e una più elevata mortalità globale rispetto alle donne normopeso. L’obesità è, infatti, associata ad un profilo ormonale favorente la crescita tumorale dei carcinomi mammari. In conclusione, la dieta prudente per la prevenzione del cancro non si scosta molto da una sana razione alimentare ed un comportamento alimentare prudente che prevede: 1. assunzione di calorie che non faccia aumentare il peso corporeo; 2. assunzione di frutta e verdura per un minimo di 5 porzioni al giorno, fino ad una quantità ottimale di 10-15 porzioni variando la qualità e i colori; 3. un aumento del consumo di fibre alimentari (almeno 25 g/al giorno); 4. una riduzione del consumo di grassi totali ma un incremento del consumo di acidi grassi della serie Ω 3 (pesce e semi di lino), di soja e altre fonti di fitoestrogeni; 5. una limitazione notevole degli zuccheri semplici e dei dolci; 6. una limitazione del consumo di bevande alcoliche (massimo 2 unità al giorno, unità = bicchiere di vino, lattina di birra, bicchierino di superalcolico); 7. una riduzione del consumo di sale e di prodotti conservati sotto sale, specialmente da piccoli; 8. un consumo moderato di carne conservata (affettati, insaccati etc.); 9. attenzione nell’assunzione di cibi e bevande troppo caldi; 10. un’esposizione moderata ai raggi solari per incrementare la produzione di vitamina D e in casi definiti un’assunzione supplementare di Selenio, Zinco, Calcio, vitamine A,C,D, vitamine B2,B6,B12 e fitochimici. Giovanni Ronzani prevenzione I controlli sugli alimenti Buoni risultati per il nostro territorio di origine animale N effettuato n° 303 campioni ufficiali, su alimenti, su animali destinati alla macellazione e sulla loro alimentazione. In base a valutazioni legate al rischio e alla sicurezza alimentare è stato dato notevole incremento ai controlli al momento della commercializzazione dei prodotti, quindi macellerie, pescherie, supermercati, spacci, agriturismi etc., con n° 216 ispezioni eseguite. Ciò ha portato un notevole incremento nell’uso delle risorse, ma anche ad ottimi risultati per la salvaguardia della sicurezza alimentare. Nell’ambito delle Registrazioni e delle Certificazioni, l’impegno del 2008 è stato consistente rispetto agli scorsi anni (n. 648 prestazioni), in particolare nei pareri preventivi a stabilimenti riconosciuti CE e nelle autorizzazioni a nuove strutture in genere, e nelle diverse pratiche, a volte complesse, di registrazione delle ditte alimentari. In conclusione, si può certamente affermare che anche nel 2008 le attività di controllo igienico-sanitario sui prodotti alimentari di origine animale sono state seriamente sviluppate dal Servizio Veterinario dell’Ulss 5, con controlli “di routine” ed anche per emergenze straordinarie. La qualità e la salubrità delle produzioni alimentari della nostra Asl sono senz’altro buone, con diverse punte di eccellenza in certi tipologie di prodotti, molto apprezzate anche all’estero. Il merito senza dubbio va ascritto alla capacità e alla correttezza dei nostri piccoli/medi/grandi imprenditori del territorio, che spesso hanno saputo in questi anni coniugare tradizione con innovazione ed igiene con qualità. Questo a riprova che le norme europee, nell’assegnare maggiori responsabilità alle aziende, non significano certo appiattimento qualitativo dei prodotti o la scomparsa di tecniche o prodotti tradizionali del territorio. Questa è la strada intrapresa dal Servizio Veterinario dell’Ulss 5, che grazie alla professionalità e alla disponibilità di tutto il personale, dirigenti, tecnici e amministrativi, ha senza dubbio migliorato nel 2008 gli standards qualiquantitativi delle proprie attività, agendo sempre in un’ottica di collaborazione e di soddisfazione reciproca con le aziende del territorio e svolgendo così una sempre più importante azione di “sanità pubblica veterinaria”. Giancarlo Acerbi dicembre 2009 el corso del 2008 c’è stata l’entrata a regime sostanziale di tutta la normativa riguardante il cosiddetto “pacchetto igiene” della Comunità Europea. Ciò, assieme alle successive direttive Regionali applicative (vedi DGR 292/2007 e DGR 3710/2007) ha senz’altro determinato un aumento quali-quantitativo sostanziale delle attività di controllo del Servizio Veterinario Ulss 5 con un maggior grado di sicurezza per il consumatore. La collaborazione con le aziende è stata in generale buona, con il comune obiettivo di garantire la salubrità degli alimenti. Gli interventi più consistenti nel 2008 inerenti le attività di controllo igienico sanitario sono state: • Attività di Macellazione: n. 587 ispezioni durante sedute di macellazione • Laboratori di Sezionamento CE (6 esistenti nell’Asl): n. 81 controlli • Laboratori di Trasformazione (Prosciuttifici, Salumifici): n. 162 controlli ufficiali, con buone situazioni e senza particolari problemi connessi alle attività svolte • Settore del Latte e dei Prodotti Lattiero-Caseari: n. 82 controlli ufficiali nei quali è emerso un livello igienico sanitario medio sufficiente e in diversi casi buono. Nel corso del 2008 sono state eseguite anche n. 689 ispezioni veterinarie sui Suini macellati a domicilio, senza particolari lamentele o disservizi. Seguendo in parte la calendarizzazione fornita dalla Regione, il nostro Servizio si è dotato di un apposito Piano dei Campioni Ufficiali che ovviamente interferisce con tutte le attività Veterinarie, dai Macelli, ai Salumifici, ai Caseifici, Mangimifici etc. Nel 2008 abbiamo 29 prevenzione La malattia celiaca Una diagnosi difficile in un paziente variabile dicembre 2009 L 30 a malattia celiaca è una malattia del piccolo intestino (intestino tenue che assorbe gli alimenti) che si manifesta, in soggetti geneticamente predisposti, a seguito dell’ingestione del glutine, proteina contenuta in alcuni cereali. Il glutine scatena un processo autoimmunitario che porta al danneggiamento della mucosa intestinale e alla sua atrofia, che comporta la riduzione della capacità di assorbire le sostanze nutritive. Il glutine in natura si trova in cereali di largo consumo come il frumento e l’orzo e in altri meno utilizzati come segale, farro, kamut, triticale e spelta. E’ assente invece in riso, mais, grano saraceno, miglio, sesamo e nei legumi. Negli ultimi anni, la maggiore conoscenza e consapevolezza della malattia da parte degli operatori sanitari e la disponibilità di test sensibili e specifici sul sangue per la diagnosi e la individuazione dei soggetti da inviare all’esame endoscopico, hanno permesso di scoprire soggetti celiaci che altrimenti sarebbero rimasti non diagnosticati. Attualmente si stima che risulti affetto da malattia celiaca un individuo ogni 100/150, per una prevalenza dello 0,6-1% sulla popolazione. Di questi pazienti, solo una parte è consapevole della malattia. La malattia si manifesta con quadri clinici estremamente diversi e variabili. La forma classica, che esordisce solitamente nei primi 6-24 mesi, poco dopo l’introduzione del glutine durante il divezzamento, si manifesta con sintomi gastrointestinali quali: diarrea cronica, vomito, addome globoso, meteorismo, inappetenza. A questi, si accompagnano segni laboratoristici e sintomi dovuti al malassorbimento quali anemia, alterazioni della coagulazione, edemi, deficit di vitamine e oligominerali. Questa forma sta diventando ormai rara, mentre e’ in aumento l’incidenza della forma tardiva, caratterizzata da sintomi gastrointestinali atipici o da manifestazioni extraintestinali (Tab. 1). L’unica terapia attualmente disponibile per i soggetti affetti da celiachia è la totale e permanente esclusione dalla dieta degli alimenti contenenti glutine. Questa terapia non solo permette la scomparsa dei sintomi e delle malattie associate in tempi rapidi (solitamente la guarigione clinica avviene in circa 1-2 mesi dal momento dell’esclusione del glutine), ma previene lo sviluppo delle possibili complicanze. Essa rimane attualmente l’unico trattamento disponibile anche se la ricerca scientifica è impegnata nel trovare alternative come il vaccino e la pillola anti-celiachia, anche se sui tempi di attuazione pratica bisogna essere ancora molto cauti. Il Servizio Sanitario Nazionale con Legge 04/07/2005 n. 123, aiuta il celiaco fornendo gratuitamente ai pazienti prodotti di largo consumo senza glutine (pane, pasta, biscotti ecc..). Altro valido aiuto è offerto dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC) che dal 1979 promuove l’assistenza ai celiaci, informa la classe medica sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche, stimola la ricerca scientifica e sensibilizza le strutture politiche, amministrative e sanitarie. La Regione Veneto particolarmente sensibile nei confronti della celiachia con una recente legge (n. 15 del 07/11/2008) ha modificato il contributo per l’acquisto dei prodotti aglutinati ed ha esentato i celiaci residenti nel Veneto dal pagamento del ticket per le prestazioni sanitarie necessarie al monitoraggio della malattia, delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti. L’ULSS 5 “Ovest Vicentino” ha prontamente recepito le normative regionali e negli ultimi mesi del 2008 ha provveduto, in collaborazione con la Struttura di Gastroenterologia, a rilasciare le esenzioni. Enrico Bottona (Tab. 1) Manifestazioni extraintestinali • • • • • • • • • • • • • Dermatite erpetiforme Anemia Bassa statura Ritardo puberale Infertilità ed aborti ricorrenti Alopecia areata Stomatite aftosa Ipoplasia dello smalto dentario Ipertransaminasemia da causa non identificata Disturbi neurologi: epilessia farmacoresistente, atassia, polineuropatie Osteoporosi Miocardiopatia dilatativa Artriti 31 dicembre 2009