PAGINE
PER
LA CITTA’
Coordinamento, impaginazione
e cura:
Antonio Napoletano
Presentazione:
Gian Mario Anselmi
Intervengono:
Pierluigi Cervellati
Fausto Anderlini
Luigi Parlatore
Aldino Monti
Francesca Ruocco
Paola Furlan
Silvano Bertini
Gianluigi Bovini
Franco Chiarini
Brigitta Guerasci
Cosimo Braccesi
Gian Guido Nobili
Giovanni Sacchini
Francesco Evangelisti
Giovanni Ginocchini
Claudio Boniciolli
Gabriele Pastrello
Francesca Ruocco
Marzia Marchi
Ida Ceri
Manuela Fabbrici
Ezio Bincoletto
Alberto Spadoni
Matilde Callari Galli
Massimiliano Geraci
Mili Romano
Giovanna Gliozzi
Giacomo Martini
Rodolfo Francesconi
Luigi Moressa
Comune di Bologna
Istituzione Biblioteche
Immagini della città
che è e che sarà:
diffusa , postfordista,
metropolitana, multietnica,
città di città,
dei flussi e delle reti,
globale
Bibliografia tematica
tratta dai cataloghi delle
Biblioteche:
“Sala Borsa”,
“Centro Amilcar Cabral”,
“Biblioteca nazionale delle
Donne”
a cura di:
Antonio Napoletano
Claudia Zacchi
Elena Tripodi,
Anna Maria Tagliavini
Riprese&Anticipazioni:
Aldino Monti
Giugno 2009,VI, 14-15
**
anche al bambino africano, a quello russo, a
quello rumeno e ai loro genitori in una percentuale
piuttosto bassa, ma significativa. Sono i bambini
adottati, quasi mai i bambini di cittadini
extracomunitari. Solo pochi anni fa io non
ascoltavo i problemi del colore della propria pelle,
del sentirsi maledettamente diversi, della
negazione della diversità, del tacere le origini o di
non poterle raccontare ecc. Ora, come
professionista, la riflessione s’impone ed è
percorsa assieme a quei genitori che hanno fatto
la scelta di avere un figlio preso in posti lontani e
che ha iscritto nel corpo la diversità.
Non ascoltavo i bambini italiani alle prese
quotidianamente con bambini extracomunitari,
con cui condividono le otto ore di scuola,
l’astuccio e la matita e il sapere.
2
Di bambini ne ho conosciuto tantissimi e ho
lavorato fianco a fianco con chi i bambini li
accudiva, li accoglieva, giocava con loro,
organizzava spazi e rifletteva su metodologie
pedagogiche e problematiche psicologiche.
Bologna e l’Emilia Romagna ha accolto nei suoi
nidi e nelle sue Scuole dell’infanzia migliaia e
migliaia di bimbi con i loro genitori. Li ha ascoltati,
aiutati, e di volta in volta, di periodo storico in
periodo storico, li ha raccontati e ha preso in
considerazione i loro bisogni sotto aspetti diversi,
in un rapporto influenzato dalle spinte sociali e
ideologiche del momento.
Dapprima i bimbi (e i loro genitori) avevano
bisogno e diritto all’assistenza; poi i bimbi
necessitavano di socializzazione; poi ai bambini
competenti si riconosceva un loro mondo
autonomo, una loro specifica creatività e
operatività. Forse, da ultimo, influenzati da una
ricerca scientifica verso l’infanzia sempre più
attenta, si è approdati alla visione di un neonato
capace di relazioni precocissime, che per
esprimersi senza sofferenza deve essere accolta
all’interno di una relazione emotiva significativa e
non casuale.
La città di Bologna, sede anche dell’Università,
ha guardato i suoi bambini con gli occhi della
scienza e dell’ideologia, a volte a braccetto, a
volte in rotta di collisione.
I tanti sguardi degli adulti inquadrano l’infanzia
con angolature diverse, assumendo vertici
osservativi differenti e che dovrebbero
consegnare alla città e a chi la amministra una
I bambini e la città
di
Ida Ceri
con l’inserto:
La radice e il verso delle galline
di
Manuela Fabbrici
Quando mi è stato chiesto di esprimere le mie
idee su un argomento così delicato e importante,
sono entrata in uno stato di tensione: argomento
molto vasto per me che di bambini me ne occupo
per la loro sofferenza psichica, per le loro
depressioni spesso mascherate, per le loro
difficoltà di crescita.
Nella città di Bologna, il mio studio sgarruppato
spesso deve reggere gli infiniti insulti rabbiosi di
bambini e adolescenti, e quasi sempre accoglie le
infinite inibizioni del corpo e della mente di
un’infanzia in difficoltà, incapace di giocare, di
pensare, coartata dell’angoscia, che rende difficile
il poter vivere bene il loro presente e forse anche
il loro futuro.
Un punto, il mio, nella città, non più grande di
uno spillo da cui guardo fuori e in cui entrano i
cambiamenti prodotti da eventi sociali ed
economici d’enormi dimensioni, che avvengono
nel mondo e che vanno sotto il nome di
globalizzazione.
Nel mio puntino di studio, vetrino per un
microscopio, la mia stanza di terapia si apre
2
molteplicità d’occasioni di risposta alle esigenze
quotidiane di vita dei piccoli.
I bambini della città di Bologna sembrano
essere invece quasi invisibili.
Il calo demografico non riempie certo le strade e
le piazze delle loro grida o pianti o richiami. I
tempi frenetici di una città tesa al commercio non
si dilata né rallenta per accoglierli. L’adulto è
spesso di fretta in una città che non si sa mai a
riposare. Il bambino invece, quando non è
inquieto, ha uno sguardo sul mondo riflessivo,
attento, valutativo, esplorativo. Sembra andar
veloce perché ha voglia di correre e di esplorare
gli spazi, che gli si offrono, ma in realtà continua
ad assimilare e a adattare le informazioni che gli
vengono dal mondo esterno rispetto agli impellenti
bisogni interni e ai poco procrastinabili desideri.
rimozione nella mente d’adulti troppo…
adultizzati.
2
La città relega i bambini, li ghettizza: ai giardini,
nei parchi, nelle scuole, nelle parrocchie, in
qualche festa ad hoc.
Più banalmente basta andare poi davanti alle
scuole elementari e medie per ritrovarli in massa,
chiassosi e pieni di vitalità, coloratissimi nei loro
vestitini e tute e zainetti pesantissimi, zeppi di libri
e quaderni.
Le mie due nipotine, Alice tredicenne e Arianna,
otto anni, mi meravigliano sempre per quel
meraviglioso disordine metodologico con cui
imparano le nozioni e per quella loro capacità
straordinaria di fare dei trattati…presi da Internet
su qualsiasi argomento.
Approdiamo, dunque, nel vasto gruppo dei
bambini tecnologici, che passano dal televisore al
computer e, non muovendo il corpo, se non
leggermente le dita su una tastiera più o meno
grande, vivono e giocano con mondi virtuali
onnipotenti ed eroici. Il cellulare fa il resto.
La città potrebbe proprio scomparire, in
quest’ottica e considerata da questo punto di
vista. I luoghi fisici dell’incontro annullarsi, a
favore di quelli virtuali.
Questa è una parte importante del loro mondo,
della loro realtà presente e futura. La capacità ad
apprendere il nuovo che la tecnologia offre loro è
sorprendente, anche se in fondo, a ben guardare,
si tratta sempre di pigiare su dei tasti e per far
questo occorrono pochi metri quadri.
Ma la preistorica nonna sa bene che saranno
questi bambini a cambiare il mondo, non tutti
certo, ma alcuni di loro useranno il computer
come strumento per ricercare e dare risposte alle
complesse sfide future del nostro mondo.
I bambini hanno già la possibilità di collegarsi a
livello globale tra loro, anche se in classe, nella
pratica quotidiana, hanno problemi a socializzare
tra loro.
In fondo, a me viene da pensare come si siano
moltiplicate le occasioni per creare una
separatezza, o meglio, la scissione tra corpo e
mente, tra le mani e il cervello, tra intelletto e
sensazioni. Porto l’esempio banale di bambini che
a sei anni non si sanno togliere il cappotto perché
non sanno fare con i bottoni, ma di contro sanno
impostare una partita di calcio come degli
allenatori di squadre da serie A; bambini di dieci
anni che non portano l’orologio perché non sanno
2
Voglio fare degli esempi banali, più da donna
che da psicologa.
Dove mai potrebbe essere allattato un bambino,
ad esempio, se non correndo a casa? Ogni
genitore conosce la fatica dei preparativi per
vestire il proprio figlio piccolo per una passeggiata
con tanto di carrozzella, e borse e borsine per le
cose di prima necessità. C’è mai un bar, un
negozio, una piazzetta capace di far posto a
questi elementari bisogni? In che modo la città
assiste, dunque, i suoi piccoli cittadini? Un modo
diverso di rapportarsi al bebè vuol dire
innanzitutto capire che i bambini abitano davvero
in città, anche nel centro storico, e prenderlo
davvero in considerazione vuol dire creare, in
quello che già c’è, lo spazio e gli oggetti e i tempi
per accogliere l’infanzia.
Ma se questo manca nella mente degli
amministratori, o diventa solamente elemento una
tantum, allora tutta la città soffre di questa
carenza.
Credo che nessuno voglia una città
infantilizzata, o a misura di bambino, è un’utopia
che non reggerebbe, ma, piuttosto, una città
capace di far posto nelle sue strade, nei suoi
negozi, nei suoi punti di ritrovo, nei suoi esercizi
commerciali, nei suoi negozi, nei suoi uffici
pubblici, nei ristoranti, nelle banche, anche ai
bambini, la qual cosa sposta l’ottica dei progetti
organizzativi e formativi.
Non è di difficile realizzazione, né molto
costosa, se non ci fosse quella negazione dei
bisogni infantili, quella dimenticanza, quella
3
ancora capire a che mai servano le lancette e il
quadrante dell’orologio, abituati come sono agli
orologi digitali, che ti dicono anche l’ora.
Riuscire a prendere una palla in mano quando
uno te la tira, presuppone un coordinamento
corporeo e un divertimento ben differente da
quello di far gol con un video game, e molti di loro
non giocano perché si può perdere o sbagliare,
offesa narcisistica insopportabile, che un gioco al
computer risparmia con più facilità
facevano subito gruppo. I cortili e spesso le strade
erano anche dei bambini.
Insomma, tutto e i negozi erano raccolti in spazi
piuttosto piccoli, accessibili facilmente anche a noi
bambini, anche se certamente non erano stati
pensati per noi in maniera specifica.
L’infanzia, forse, non aveva allora un suo codice
identitario riconosciuto: esistevano molti bambini e
basta, ma le strade della città offrivano una
varietà ricca di sorprese per le nostre menti e per
le nostre capacità di fantasticare. Compravamo,
ma non in un negozio specializzato in giocattoli,
ma un po’ qui e un po’ lì le nostre biglie, le nostre
bamboline di celluloide, i nostri tegamini,
aspettando anche le Fiere, che ogni tanto, a
dicembre e a marzo, dilagavano nelle strade della
città, portando una quantità di oggetti introvabili
nei negozi di tutti i giorni.
2
La mia agitazione iniziale dipende dal fatto che il
mio essere bambina di cinquant’anni fa, aveva a
che fare molto di più con una città piena di cortili
dove si potevano incontrare altri bambini, di
giardini e giardinetti non gran che organizzati, ma
a disposizione per imparare ad andare in bici, a
scavare buchi per creare tesori, a incontrare
bande nemiche tipo Via Pal.
Mi rendo conto che la città, con quegli
straordinari negozietti di artigiani favorivano uno
scenario dove il favoloso poteva trovare posto,
poteva agganciarsi: il calzolaio con la fila dei suoi
strumenti e le sue suole poteva nascondere tra le
scarpe quella perduta e di cristallo di Cenerentola;
la mesticheria con i vasi colorati pieni di zucchero
filato e caramelle e mentine odorava degli odori
della casetta della strega di Hansel e Gretel; i
piccoli negozi del sarto, con il gessetto bianco per
abbozzare le cuciture e le imbastiture ricordavano
la mamma di Arlecchino. Ricordo il negozio degli
animali, stipato all’inverosimile di cardellini,
usignoli, gatti, merli parlanti, tartarughe: oggi il
proprietario sarebbe denunciato per
maltrattamento, ma l’odore strano di escrementi e
di miglio era buonissimo e particolare. E quello dei
colori e delle vernici, quello dei chiodi e dei
martelli e delle pialle, ma sì Geppetto in fondo era
lì. E l’osteria che vendeva il vino sfuso, sempre
piena di strana gente un po’ rubizza e ridanciana.
Poi il barbiere, con i suoi calendari profumati con
le donnine che i nostri nonni portavano a casa nel
taschino della giacca; e il farmacista un poco
dottore che faceva con delle polverine di miscugli
misteriosi e costosissimi. E ancora il caffè con i
giornali stesi sui portariviste di legno che conferiva
al luogo un non so che di biblioteca profumata e
disimpegnata. E’ vero, la città anche allora non
era pensata per accogliere i bambini, ma questi si
imponevano perché erano tanti, grappoli di
bambini, attorno alle donne che si incontravano e
2
Erri De Luca nel piacevole romanzo Il giorno
prima della felicità, descrive la città (Napoli)
attraverso lo sguardo di un ragazzino. <<In cortile
i bambini giocavano in mezzo al passato remoto
dei secoli. La città era vecchissima, scavata,
imbottita di grotte e nascondigli. Nei pomeriggi
d’estate, quando gli abitanti erano in villeggiatura
o scomparivano dietro le persiane, andavo in un
secondo cortile dove c’era la bocca di una
cisterna coperta da tavole di legno. Mi ci sedevo
sopra a sentire i rumori. Dal fondo, chissà quanto
più in giù, veniva un fruscio di acqua mossa. C’era
una vita rinchiusa là sotto, un prigioniero, un orco,
un pesce. Tra le tavole saliva aria fresca e
asciugava il sudore. Avevo nell’infanzia la più
speciale libertà. I bambini sono esploratori e
1
vogliono conoscere i segreti.>>
Io credo che i bimbi di oggi trovino la città
piuttosto noiosa, e non a torto. Molte banche,
molti grandi magazzini quasi tutti uguali, molte
piazze dove perfino i piccioni e i cani sono
malvisti, molte strade piene di macchine e
autobus, molti supernegozi dove il troppo è
disorientate e sfinente.
Perfino dove si vendono le patatine fritte ci si
avvilisce con quelle sedie in serie di plastica e
quei tristi tavolini tutti uguali.
Benché l’infanzia oggi sia più di una volta
studiata e riconosciuta e addirittura fatta oggetto
1
Erri De Luca, Il giorno prima della felicità, Feltrinelli,
2009.
4
d’attenzione, la città mostra la sua noncuranza,
offrendo negozi bellissimi che replicano i giocattoli
degli spot televisivi. Nessun mistero, nessuna
scoperta, nessuna provocazione intellettuale.
Un genitore che va a spasso col suo bimbo non
trova un negozio, che sia uno, disposto a mettere
a disposizione del bambino un tavolinetto e
qualche giocattolo.
La città non accoglie il giocare del bambino, che
è per lui il suo modo per poter pensare, elaborare,
incontrare ciò che è altro dalla casa, dal noto, dal
familiare. Invece occorrono spazi e oggetti su cui
appoggiare le proprie emozioni e fantasie, che
facciano correre l’immaginifico, il desiderio della
scoperta e dell’esplorazione, dell’anfratto e della
grotta nel contrasto con l’immenso di una piazza;
il vicolo, il voltone a fronte di lunghe strade di
scorrimento. E qualche bell’albero con un poco di
verde, e perché no qualche fontana in più,
qualche panchina in più, qualche scivolo in più,
qualche altalena , piccole oasi di acrobazie
motorie, qualche casetta, qualche castello.
E perché su queste strade non si potrebbero
aprire luoghi di incontro organizzati dai genitori e
bambini, sale in cui ritrovarsi a giocare o a
leggere, o a dipingere e disegnare, o a provare a
fare teatro e recitare, e travestirsi?
Insomma, per incontrarsi, occorrono luoghi che
non siano quelli commerciali, che in realtà, nelle
periferie, offrono bagni di palline di plastica quasi
divertenti in cui tuffarsi.
La città respinge i bambini e le loro mamme, i
loro papà e i loro nonni, cosicché dopo un’oretta
che si è in giro, lo stress è alle stelle, i bambini si
lamentano, esigono risarcimenti in giocattoli che
poi non li soddisfano, e…non si vede l’ora di
tornare a casa a guardare la tele.
diverse è già problema difficile in sé e non può
essere consegnato solo al senso civile del
cittadino, che, lo sappiamo, non è affatto innato.
Anzi, al contrario, è innata la diffidenza da ciò che
avvertiamo come diverso, straniero, estraneo.
Bologna con le sue mura e le sue porte era nata
per difendersi dall’estraneo, proteggendo il proprio
cittadino dalle minacce reali e immaginarie.
Benché ci sia quel sociologo, Zygmunt
2
Bauman , che parla d’identità fluida, vista la
globalizzazione e le rapide capacità d’entrare in
contatto in tempo reale con la diversità e le veloci
contaminazioni di cui siamo oggi capaci, sembra
che quest’identità sovradeterminata dagli aspetti
tecnologici e da esigenze di mercato, debba fare i
conti con l’autentico senso di Sé del cittadino, che
arcaicamente si stringe attorno alle sue torri, o
alla sua chiesa, o al suo monumento, o alla sua
piazza grande. Esiste, insomma, l’inconscio che
possiamo far finta d’ignorare, ma fino a un certo
punto.
Il bambino è molto vicino a questo inconscio: la
pelle nera inquieta e da nero si passa subito a
negro, dispregiativo e razzista. I bambini si
specchiano nel volto della madre ed è razzista
anche con lei quando va dalla parrucchiera e si
tinge, ad esempio, i capelli di una tinta diversa o
improvvisamente se li taglia: non riconoscendola,
ha paura di non riconoscersi, di smarrirsi, di
ricevere un insulto alla propria identità che sta
costruendo che è, dunque, fragile, non ancora
organizzata. Capisce, ad esempio, che la madre,
che lui vorrebbe sempre uguale e sempre per sé,
è invece disposta a cambiare non solo il colore
dei propri capelli, ma anche tonalità di affetti,
frustrandolo con richieste tese ad accettare
sempre più il mondo esterno, con le sue
regolamentazioni, i suoi statuti, le sue richieste
sociali che lo allontanano dal piacere immediato
che la simbiosi materna offre da subito.
Perfino il padre è per il bambino il primo
estraneo, lo straniero cui dovrà adattarsi e
accettare. Ed è bene per il bambino che questo
accada, perché sarà elemento di crescita e di
sviluppo.
2
2
Se non ci sono i luoghi per i bambini, ma solo
per i grandi indaffarati, allora la città non li vuole.
E tanto meno vuole integrare razze ed etnie
diverse, perché non sa mettere a disposizione lo
spazio necessario per l’incontro, oltre che un
tempo umanamente giocoso.
Sappiamo che i bambini hanno grandi risorse e
capacità d’incontrare l’altro diverso da sé: sono
curiosi, danno per scontato, e hanno minori
pregiudizi. Non ne sono esenti, ma imparano più
facilmente perché sono curiosi, vitali, tesi al
futuro.
Ma non bastano, dunque, i cortili e le aule delle
scuole, perché l’integrazione tra razze ed etnie
La città non offre autentici luoghi di incontro.
La scuola sì.
Obbligatoriamente i bambini dei ricchi e dei
poveri, dei credenti e non credenti, dei belli e dei
2
Zygmunt Baumann, Intervista sull’identità, Laterza 2003;
Zygmunt Baumann, Voglia di comunità, Laterza 2003.
5
brutti, dei capaci e dei meno capaci, di pelle
bianca o nera o gialla o olivastra si distribuiscono
nelle aule per giocare o per studiare.
Ognuno con un nome e con un cognome che
stabilisce da subito la propria identità e
appartenenza. Faccio un esempio: scuola Don
Milani, Quartiere Santo Stefano, classe 2ª.Ecco
l’appello: Arianna (Italia), Dareel (Filippine), Giulio
(Italia), Rubyat (Bangladesh), Rebecca (Italia),
Giulio, (Italia), Hedy (Russia – Algeria), Rita
(Italia), ecc
Ancora, Scuola Tempesta, classe 2ª Quartiere
San Vitale: Moahmed (Marocco) ,Dimitri
(Moldavia) Noaila (Marocco), Alessia (Italia),
Maya (Angola), Paolo (Italia). ecc
Sono i bambini che affrontano da subito il
problema della diversità e dell’uguaglianza.
In banco con una femmina, il maschio già è
messo alla prova, e viceversa.
La compagna non è la sorella, cioè non ha nulla
di familiare. E poi si è tutti uguali di fronte alle
maestre. Si è uno tra i tanti, extracomunitari
rispetto alla famiglia di origine, e questo crea a
volte veri smarrimenti e crisi, in un mondo di figli
quasi unici.
Per non dire di quei bambini che vengono dalle
Filippine, dal Marocco, dai Paesi Arabi, dalla
Romania, dalla Russia, dalla Cina, dall’India. Tutti
in classe ad apprendere e a socializzare,
provenendo da culture, religioni differenti, tutti
uguali e così terribilmente differenti.
Lo sforzo richiesto all’infanzia è molto grande,
perché siamo noi adulti che speriamo nelle nuove
generazioni, nella loro mente aperta, nella loro
capacità di dare per scontato le conquiste civili
fatte a prezzi , per noi, altissimi: il mondo che oggi
esiste è, per loro, così da sempre: se lo ritrovano
e partono da lì.
Questi bambini stranieri sono i loro compagni di
scuola, è un dato di fatto, oggettivo, come i libri e i
quaderni, e a questo dato di fatto, che contiene
soprattutto la diversità, essi sanno rapportarsi. I
genitori, anche quelli più ben disposti, imparano
dai figli. I più curiosi si spingono fino a voler
conoscere i genitori marocchini, arabi, indiani,
russi, eccetera. I più di sinistra sono felici che
tante etnie si radunino tra gli stessi banchi di
scuola. Risuona l’internazionalismo di vecchia
memoria. Ma non è così facile come sembra.
Perché ogni bambino ha i suoi problemi
personali, i suoi insuccessi, le sue crisi individuali.
Ogni etnia che ha lasciato i propri luoghi di origine
ha una ferita aperta. Inoltre, alcuni bambini sono
particolarmente fragili psicologicamente, alcuni
possono presentare problemi di handicap fisico,
ecc. La classe, contenitore di così tante diversità,
può non farcela. Le insegnanti spesso sono in
esaurimento, eroici combattenti in prima linea di
tanto cambiamento, con pochi mezzi, qualche
breve corso teorico, e tanta buona volontà, sicché
sembrano a volte l’esercito italiano mal
equipaggiato della seconda guerra mondiale alla
conquista di un territorio di cui si sa poco, ma che
deve essere colonizzato per la conquista di un
posto al sole.
Il rischio di fallire nell’impresa è molto alto,
nonostante la buonissima volontà del corpo
docente, che affina i suoi strumenti nella pratica,
veri artigiani della scienza dell’educazione.
2
I progetti d’integrazione non possono essere
riversati tutti nella scuola.
Ma se nella città non ci si incontra e ai bambini
non si danno i luoghi di incontro, le diverse
tradizioni, i diversi cibi, i diversi significati, i diversi
linguaggi e idiomi, le diverse abitudini, non
trovano traduzione in quel linguaggio che è il
giocare che accomuna tutti i bambini del mondo,
in quale integrazione si potrà contare?
Sono per questo interessanti quei progetti di
quartiere che offrono luoghi d’incontro per i
bambini, come le ludoteche, biblioteche, o le aule
didattiche. Basta uno stagno anche tra i
grattacieli, come quello di Villa Scandellara, per
aprire le porte alle innumerevoli curiosità
scientifiche che ogni bambino può soddisfare,
terreno d’incontro per bambini di ogni etnia,
poiché una rana, un pesce, una libellula, parlano
della vita e costituiscono l’incontro con l’ambiente
naturale che la città tenta, a volte con successo,
di cancellare.
2
La radice e il verso delle galline
Manuela Fabbrici, biologa, è la responsabile del
Laboratorio di Educazione Ambientale del
Quartiere San Vitale, Servizio Educativo del
Comune di Bologna.
Offre ogni anno percorsi alle scuole e attività
didattiche e ricreative gratuite per le famiglie e i
loro bambini. Ecco cosa dice di questa sua
esperienza:
<< Esistono varie tipologie di radici. Questo mi
ha insegnato la botanica. La radice può
presentarsi a fittone, se la radice primaria cresce
e si sviluppa di più di quelle secondarie. E’ una
6
radice forte, che si incunea nel terreno ma ha
difficoltà nel trapianto. Ramificata, se la radice
principale si ramifica subito in un certo numero di
radici secondarie di dimensioni più o meno uguali.
Ho la fortuna di lavorare sempre a contatto con i
bambini. Ne incontro circa ottocento l’anno nelle
scuole e una cinquantina nelle attività
extrascolastiche. Ogni giorno sono in una classe
diversa. Quando arrivo è un momento speciale,
non per mie particolari doti, ne sono consapevole,
ma perché ho come mia alleata la natura che mi
rende subito affascinante agli occhi dei bambini e
delle bambine che mi aspettano. Quando arrivo si
esce in giardino, si osserva qualche animale , si
scava , si fanno interviste ai passanti, si gioca con
automobili solari.
Ho un passato di bambina in una classe già
multietnica. Dawid etiope, Alessandra peruviana e
Fabio l’ho capito solo da grande che era algerino.
Non me ne ero accorta.
Quando ora entro nelle classi la commistione
però è molto più evidente. E gli arrivi sono
continui.
A volte noto dei bambini muti nella parola,
perché ancora non sanno la lingua, ma espliciti
nei loro sguardi incuriositi quando osserviamo il
mimetismo di un insetto stecco o la corteccia di un
enorme pioppo del loro giardino.
E’ un po’ come se, attraverso la natura, parlassi
una lingua universale, un esperanto non di parole
ma di desiderio di conoscere, di curiosità e
divertimento che facilita la relazione.
Quando torno nella stessa classe spesso ritrovo
gli stessi bambini muti che già sanno comunicare
con i loro compagni, veri maestri alla pari.
M’interrogo spesso sul mio ruolo educativo.
L’obiettivo dei percorsi offerti alle scuole dal
Laboratorio di Educazione Ambientale del
Quartiere San Vitale è favorire la conoscenza e il
rispetto per l’ambiente e il territorio. Spesso mi
accontento anche di far trascorrere loro
un’esperienza piacevole a contatto diretto con il
loro ambiente.
Guardando questi bimbi in azione,
silenziosamente mi chiedo: Quale loro ambiente?
Il giardino, le vie della città, i prati e i boschi fuori
porta? Per chi è qui di passaggio è un incontro
veloce, ma molti di loro rimarranno in Italia con le
loro famiglie. E allora quell’ambiente sarà il loro e
sarà quello più importante, perché è quello della
loro infanzia e quindi della loro città. I paesaggi si
confondono, o forse si sovrappongono, o forse si
integrano. I territori rimangono uniti in diverse
diramazioni della radice.
E’ stato così anche per me e per moltissimi
bolognesi, figli di immigrati studenti di altre
regioni. Io così trentina a Bologna e così
bolognese fra i trentini, con tradizioni e abitudini
così diverse dalla mia famiglia di origine, ma così
sempre legata agli affetti e ai paesaggi dei nonni.
Radice ramificata, la mia, anche se tutta italiana,
che mi permette però di comprendere,
identificarmi, ascoltare le narrazioni dei bambini
dalle diverse provenienze.
E così mi confronto con i racconti. C’è chi mi
parla del suo stagno in Albania, chi delle sue
caprette in Marocco, chi di alberi dai nomi a me
sconosciuti, ma anche del suo gatto a casa, qui a
Bologna.
Tre bimbe mi spiegano mimando con tutti i
gesti: in Iraq le galline fanno Co co co, in
Bangladesh fanno Co co co dè e in Moldavia
Coco Coco Coco. E in Italia? Non lo sanno, le
vedono poco.
Si mettono a ridere e io con loro. Conoscono a
sei anni almeno tre lingue e hanno viaggiato tanto
e io mi sento un po’ indietro rispetto a queste
bolognesi di domani.
Do loro appuntamento il giovedì, quando
possono venire o allo stagno o al Laboratorio
assieme ai loro fratelli e ai loro genitori. Qualcuno
si ricorda e viene, aggiungendo un nuovo verso di
animale al loro vocabolario.>>
2
Sono interessantissimi quei negozi/ librerie per
ragazzi che in pieno centro città offrono i loro
interni attrezzati per accogliere la loro voglia di
lettura che prende le distanze dal linguaggio delle
immagini, sperimentando anche al loro interno
piccoli laboratori grafici e pittorici e dove anche la
narrazione trova spazio e significato. I progetti
della città potrebbero tenere in considerazione la
relazione madre – bambino, famiglia -bambino e
allora si dovranno inventare luoghi di
aggregazione dove accogliere e dare risposte ai
bisogni congiunti di adulti e bambini impegnati nel
difficile compito di crescere e vivere in situazioni
davvero complesse.
Perché non aprire, lungo una strada della città,
tra i tanti negozi, anche un posto e un luogo
d’incontro, ben organizzato, osservatorio
intelligente di situazioni, coordinato magari da uno
psicologo, capace di un attento e non invadente
ascolto dei bisogni dei genitori e dei bambini?
2
7
Il gioco è il linguaggio universale di tutti i
bambini del mondo.
Anche quando il mondo esterno crolla sotto
eventi catastrofici, come guerre e terremoti, i
bimbi occupano spazi per giocare che è il loro
modo di poter pensare, elaborare, spazio
transizionale tra illusione e realtà, senza il quale si
3
cade ammalati, coartati.
Gli adulti, quando diventano genitori, a contatto
con i figli sono disposti un poco a regredire, a
diventare tolleranti, curiosi. Ripercorrono la loro
infanzia e riparano le offese e le ferite ricevute dai
loro genitori.
La casa è troppo piccola, la famiglia si è
nuclearizzata: rimane la bella città di Bologna, che
deve continuare a darsi da fare nell’inventarsi,
capace di consegnare i suoi spazi organizzandoli
per accogliere la diversità di etnie.
Incominciamo dai bambini, ma non per
infantilizzare la città, ma per dare accoglienza al
bisogno di diversità che ogni adulto è disposto a
vivere.
Tale conoscenza della diversità, se è autentica,
non è esente dal pregiudizio, dalla paura, dalla
diffidenza, poiché ciò che i fenomeni sociali
costringono alla prova è la propria identità
faticosamente conquistata.
Cerchiamo di non usare troppo l’ideologia e il
dover essere, ma piuttosto proponiamo progetti e
luoghi concreti dove i cittadini si possano
incontrare con quella parte migliore di loro stessi
che sono i loro bambini, i loro figli.
3
Winnicott D.W. , Gioco e Realtà, Armando Armando
1974.
8
benessere per tutti continui per sempre. Perciò
l’attuale crisi mondiale nulla pare cambiare nella
filosofia esistenziale, ormai acquisita e
consolidata da quasi cinquant’anni.
Rispetto agli anni Sessanta certamente sono
avvenuti altri cambiamenti e su di essi sono state
effettuate innumerevoli analisi sociologiche.
Tra questi cambiamenti a me paiono di
fondamentale importanza, nel determinare le
nuove condizioni d’esistenza dei giovani, il fatto
dell’enorme sviluppo (come quantità,
immediatezza e distanza raggiungibile) delle
comunicazioni e quello dell’uso domestico e
privato della realtà virtuale.
Quindi, benessere diffuso, senso morale del
dover godere la vita, comunicazioni facili-rapidediffuse, uso del virtuale, mi sembrano i dati che
hanno cambiato realmente, come mai era
avvenuto prima nella vita dell’uomo, l’esistenza di
tutti, con ciò mutando radicalmente il senso della
trasmissione educativa e, quindi, mutando
doppiamente -perché agendo su di loro in
maniera diretta e indiretta- le condizioni di vita dei
giovani.
Anche se ciò non ha cambiato ancora, a mio
avviso, alcunché di ciò che l’uomo profondamente
vuole e di ciò per cui vive.
Sono cambiate certamente le espressioni, i
fenomeni visibili, a volte anche le condizioni di
sicurezza e di rischio (cambiate ma non
aumentate, queste ultime, visto per esempio che
non si fanno mortifere guerre mondiali da più di
sessantanni) di tutti e soprattutto dei giovani.
La città attuale-globale, espressione della nuova
realtà sociale, relazionale, e personale di ognuno,
offre, dunque, ai giovani sia una propria nuova
strutturazione fisica e organizzativa, sia nuove
indicazioni educative.
La vita dei giovani nelle nostre città
di
Ezio Bincoletto
Mi sembra più facile rilevare le differenze tra
l’ambiente del mio passato di giovane rispetto a
quello che vedo ora -per professione e per
attenzione di passante- piuttosto che pensare alla
città globale, termine che, come tutti quelli che
intendono offrire immagini globali -appuntoevoca una certa idea di suggestione
semplificatrice.
Dunque, rispetto al passato, le cose sono molto
cambiate per la vita dei giovani.
Sono cambiate soprattutto a partire dagli anni
Sessanta, quando, con l’aumentare continuo,
prima del benessere materiale, poi delle
autorizzazioni a godere la vita, evitando il più
possibile dolore e fatica, tutto l’assetto educativo
precedente (fondato sull’incertezza dei beni di
sostentamento e sulla preparazione alle fatiche
della vita), cedeva il passo al nuovo trend.
La nuova tendenza educativa e morale era resa
possibile, dunque, dal nuovo fatto strutturale del
benessere, ora disponibile per tutti (o quasi), che
causava nuove riflessioni sul senso della vita e
sul senso, quindi, dell’educazione.
Si capì solo molto tempo dopo -e proprio ora,
con la crisi economica, ne abbiamo particolare
testimonianza- che gran parte della certezza del
benessere era sostenuta da meccanismi
complessi e non così sicuri perché legati a giochi
economici impossibili da controllare.
Ma, nonostante l’evidenza attuale, sembrano
mantenersi salde, profondamente nelle persone,
la speranza e la fiducia che la garanzia di
9
Alcune immagini delle città
queste -ahimè- sono possibili solo se si accetta di
esercitarsi a soffrire, senza che nessuno ci
sostituisca o eviti le nostre sofferenze.
Mi spiego: parlo ovviamente delle sofferenze
insite nelle normali relazioni ed esperienze di vita,
come avere un insuccesso, dover sottostare a
una regola, a un rimprovero…dover aspettare il
proprio turno, dover accettare qualche rinuncia,
vedersi frustrati nelle proprie aspettative di
successo, d’amicizia, d’amore… Accettarle senza
esserne travolti, devastati nella propria autostima,
ma traendone ulteriore stimolo di riflessione per
migliorare, o anche semplicemente traendone la
mesta considerazione che sono a volte ineluttabili
esperienze di vita, richiede, dunque, un esercizio
graduale a tutti nella propria crescita (e nella
propria vita) che nessuno può evitare, pena la
fuga dalle relazioni (e dalla vita stessa).
E allora a me pare che i giovani, oggi, abbiano
più occasioni e aiuti per evitare la dolorosa
esperienza dei contatti umani reali, mentre noi, a
nostro tempo, avevamo mediamente minore
possibilità di sfuggire a questo dovere.
E che la città, l’ambiente di vita rispecchi con le
sue forme diverse, ora come allora, queste
diverse condizioni esistenziali e di crescita
Ma, senza pensare solo -in una visione
scontata per la mia età- ai bei tempi passati,
(pronunciare il fatidico mala tempora currunt non
ci porta molto lontani) dobbiamo considerare
come, in fondo, i tentativi dei ragazzi di migliorare
la propria immagine tramite vestiti, oggetti che ci
ricoprono e mostrano agli altri chi siamo,
muscolature ad hoc…fanno pensare a una
variante moderna dello sforzo di crescita: pur
nell’evidenza, oggi come allora, che la
Le nostre città offrono soprattutto più negozi,
più occasioni di acquistare qualsiasi cosa, da soli
o meglio insieme.
I ragazzi hanno più soldi e più autorizzazioni a
spendere. Esistono meno luoghi di gioco gratuito
e creativo, sempre più sostituiti da luoghi offerti a
pagamento, in cambio di giochi già pronti,
preparati da imprese private o anche sociali.
Per giochi intendo forme generiche di svago, ad
esempio il guardare le vetrine, il collezionare capi
di abbigliamento o telefonini dotati di particolare
simbologia sociale, l’andare con amici a bere
aperitivi nelle ore in cui vengono offerti dai baristi
a minore prezzo; dove ci sono, andare anche a
centri di aggregazione in cui hanno la possibilità di
navigare nella rete o dare una mano in attività
sociali agli operatori, o provare strumenti
musicali…
Questo va bene a tutti: i ragazzi non chiedono
direttamente (non hanno mai chiesto) aiuto. Tanto
più che è aumentata ora l’opportunità d’avere
giochi solitari (videogiochi e personal computer,
sforzi altrettanto solitari in palestra per rendere
non solo l’abbigliamento, ma anche il corpo
sottostante più adeguato all’immagine che rende
più sicuri di sé…) o relazioni mediate tramite
Internet, più facili perché si corrono meno rischi
rispetto alle relazioni dirette: queste, infatti,
espongono maggiormente alle frustrazioni, che
sono naturalmente insite in tutti i rapporti umani.
Insomma, i giovani possono non solo non
chiedere, come è loro congeniale, ma anche
desiderare meno, realmente, quegli spazi e
quelle occasioni d’incontro spontaneo e gratuito
che erano più frequenti nella città del passato
rispetto alla città globale .
Questa presenta più offerte e varietà e
differenze (etniche, di costumi,
d’incontri…Pensiamo alla miriade di spettacoli,
riunioni culturali, concerti che vengono organizzati
durante tutto l’anno e particolarmente d’estate in
ogni città…), ma esse in realtà sono, a mio
avviso, solo apparenti: le offerte della città
globale diventano spesso passanti, eventi, da
osservare, da vedere di sfuggita, ma -perlopiùda tenere lontani, accontentandosi di sapere che
esistono; perché ciò che fa avvicinare all’altro e
alle cose è la curiosità, quando essa supera la
paura del mettersi in gioco con gli altri; ma tale
curiosità è possibile solo con la certezza della
propria identità e quest’ultima si consolida solo
con l’esercizio della creatività e delle relazioni... E
competizione per la vita è vinta da chi ha più
10
coraggio e accetta più ferite (nel lavoro come
nell’amore e nell’apprezzamento sociale), pare
che ora molti giovani possano permettersi di
pensare più a lungo a una propria crescita
formale e solitaria legata al perfezionamento di ciò
che li rende evidenti agli altri, come in un
prolungamento dell’attesa, della preparazione del
sé…
(fortemente desiderato o respinto, ma mai
indifferente).
I bar al contempo si sono espansi nelle vie e
nelle piazze con riscaldatori che permettono l’uso
dei tavolini all’esterno anche col freddo e
soprattutto l’aggregazione di decine, a volte
centinaia di giovani per il rito tardo pomeridiano
dell’happy hour, una delle invenzioni più redditizie,
che merita particolare attenzione .
Premetto che, avendo tuttora l’hobby della
musica rock, organizzo da anni, nel mio tempo
libero, concerti qui nel Trentino; concerti di gruppi
locali, rassegne estive per divertimento e senza
altro fine che far suonare dilettanti, anche di buon
livello ma non nomi (a parte i Bastard Sons of
Dioniso che ora sono diventati famosi).
Da anni il rock non ha né migliaia né centinaia di
fan, a meno che non si somministri con alimenti e
bevande in feste di quartiere. Fanno eccezioni
solo i grandi nomi per i quali si spostano, anche
pagando molto, moltissimi giovani. Ma è più
l’evento che la musica in sé a far accorrere i
ragazzi.
A Trento mi è capitato in più di una occasione di
contare (a occhio) i giovani che bevevano fuori dai
bar classici nelle ore con lo sconto (si fa fatica a
passare nella piazzetta e sui marciapiedi) e di
desiderare che altrettante persone venissero ai
concerti…
Il quadro urbanistico rende simili le città
europee. Si può pensare che simili siano anche le
persone che fanno sopravvivere e proliferare
questi negozi e bar in tutta l’Europa.
E simili sono i giovani e la loro educazione e la
tendenza attuale del loro crescere per diventare
adulti; tendenza che m’induce da un lato a
rimpiangere (anche per loro) i tempi passati
quando c’erano meno soldi a disposizione, più
richieste di sviluppare il senso del dovere, più
naturale abitudine al contatto con gli altri anche
per carenza o assenza di alternative private.
Dall’altro lato, visto che indietro non si torna,
penso che si debbano considerare i ragazzi, al
contrario di quanto spesso si sostiene, più delicati
e immaturi che nel passato e più bisognosi di
essere aiutati ancora, con il nostro stimolo
protettivo paterno a sopportare frustrazioni, divieti,
evidenza di limiti….
Protettivo perché li consideriamo ancora un po’
piccoli, ed è vero.
Stimolo perché senza di esso non si hanno
crescite (quando, come ora, è possibile esimersi).
Paterno perché non è di madri che hanno
maggiore bisogno i figli attuali, cui spesso è stata
Anche l’uso in aumento dell’alcool, che in Italia
sembra preoccupare (non a torto) le autorità, pare
assumere nei giovani la caratteristica di una
ricerca d’aiuto per affrontare l’altro (e il proprio
desiderio dell’altro) mantenendosi dentro di sé,
senza uscire mai del tutto da soli, portandosi
dietro sempre qualcosa che attenui e tranquillizzi
sulla pericolosità del contatto: l’inebriarsi permette
di sentire meno la paura, avvertire maggiormente
la propria forza, le proprie potenzialità…
L’inebriarsi comune poi permette sia di vincere la
vergogna del ricorso alla sostanza, sia di trovare
complice risposta nell’altro alle proprie avances.
La città attuale, nell’esasperazione della ricerca
d’occasioni di lavoro e guadagno (esiste un
generale sforzo notevolmente creativo per nuove
idee redditizie), prepara, dunque, offerte per tutti,
con speciale attenzione ai giovani: vediamo tutti
come grandi catene d’abbigliamento a prezzi
medio bassi, negozi d’intimo e d’occhiali, negozi
d’oggettistica a basso prezzo per la casa e per
regali (chissà perché molti negozi di candele…)
abbiano sostituito, assieme alle banche, la
maggior parte dei negozi autoctoni e caratteristici
in ogni città (e non solo in Italia).
Accanto a questi invasori persistono soprattutto
alcuni negozi icona delle firme che i giovani
riconoscono come proprio riferimento ideale
11
risparmiata ogni possibile sofferenza, ma di padri
che sappiano limitare, indicare, incoraggiare nella
fatica; e anche difendere con forza e decisione
dai pericoli veri.
avvenire gradatamente, a mano a mano che viene
consolidandosi l’armatura portante, in altre parole
la fierezza e la capacità d’incominciare a far da
sé, sopportando, come Ulisse, senza flettere, il
timore della solitudine e le sirene della nostalgia.
Sarà molto utile il tifo d’appoggio a distanza
della famiglia che, possibilmente, dovrà
accompagnare il giovane in modo discreto e non
ansioso.
Se tutto andrà bene, gli sarà di grande aiuto la
scuola. Sugli insegnanti e sui compagni lui
trasferirà gran parte dei sentimenti che prima
erano destinati ai genitori, ai nonni e ai fratelli, sia
quelli positivi che quelli negativi: l’idealizzazione e
l’amore, ma anche l’odio e il disprezzo.
Già Freud, esattamente un secolo fa’, scriveva:
<<...la scuola secondaria...deve creare in loro il
piacere di vivere e offrire sostegno in un periodo
della loro esistenza in cui sono necessitati dalle
condizioni del proprio sviluppo ad allentare i
legami con la casa paterna e la famiglia. Mi
sembra incontestabile che la scuola non faccia ciò
e che per molti aspetti rimanga al di sotto del
proprio compito, che è quello di offrire un sostituto
della famiglia e di suscitare l’interesse per la vita
che si svolge fuori, nel mondo....La scuola non
deve mai dimenticare di avere a che fare con
individui ancora immaturi, ai quali non è lecito
negare il diritto di indugiare in determinate fasi,
seppur sgradevoli, dello sviluppo. Essa non si
deve assumere la prerogativa di inesorabilità,
propria della vita, non deve voler essere più che
un gioco di vita>> (Freud Opere, Vol. 6°,
Boringhieri, Torino,1974, p.301-302, il grassetto è
mio).
Da allora molte cose sono cambiate in meglio, a
incominciare dalla nascita della fratellanza
pacifica tra gli Stati d’Europa, ma per varie ragioni
la scuola sembra ancora lontana dal saper
svolgere le preziose funzioni auspicate dal
fondatore della psicoanalisi.
Ad esempio, si ha l’impressione che gli
insegnanti e la scuola nel suo insieme, a
incominciare dai muri, non riescano a farsi
rispettare, quindi siano molli col gruppo degli
allievi, ma eccessivamente duri e frustranti coi
singoli quando si tratta di valutare il risultato di
una verifica. Sarebbe molto più incoraggiante
esigere che il compito, la prova vengano rifatti nel
caso siano insufficienti, piuttosto che siglare la
correzione con un voto inutilmente umiliante. Voti
che non vengono mai usati all’Università,
neppure quando si tratta di valutare un somarone
impenitente. L’allievo viene invitato
Ancora sull’adolescenza.
di
Alberto Spadoni
Tutti oggi sanno che l’adolescenza non è un’età
di passaggio, ma, al pari dell’infanzia, è una
fondamentale stagione della vita, che ha la
funzione d’allargare le basi della personalità per
consentire un pieno sviluppo dell’individuo in
modo tale che non vadano perduti i talenti e le
risorse rimaste allo stato embrionale durante gli
anni precedenti.
L’adolescente, se ha fortuna e se viene
opportunamente aiutato, che sono spesso la
stessa cosa, costruisce giorno per giorno quel
primo tronco dal quale, nella stagione successiva,
si svilupperà l’intero albero che costituisce la
persona adulta.
L’impresa è tutt’altro che semplice anche
quando non intervengono incidenti di percorso.
Innanzitutto, deve essere abbandonato l’assetto
psicologico infantile con l’intera impalcatura di
sostegno che legava il ragazzino ai genitori e alle
loro cure. Questo movimento di liberazione deve
12
semplicemente a ripetere l’esame senza che
venga sporcato il libretto. Lo stesso metodo
dovrebbe essere utilizzato alle superiori che sono
frequentate da ragazzi meno maturi e quindi
suscettibili di reagire con un calo dell’autostima a
ogni frustrazione eccessiva, tanto più se inutile,
come in questo caso.
Ma le difficoltà provengono molto spesso
proprio dai giovani che appaiono sfiduciati e inerti,
o al contrario aggressivi e addirittura violenti. Pare
giunto il momento per una vera trasformazione
della scuola che porti a una stabile alleanza fra
insegnati e allievi uniti nel comune intento di
privilegiare la crescita e la maturazione delle
persone -a incominciare dalle capacità
linguistiche- rispetto alla pura e semplice
erudizione che fino a oggi ha dominato l’intero
sistema scolastico italiano, università compresa.
Vorrei sbagliarmi, ma penso spesso con dolore
che sia ancora vivo nella nostra scuola superiore
il clima monastico delle sue origini. Un’aria di
chiuso, di conventuale, di completo isolamento
dalla realtà esterna e una totale incomprensione
dei bisogni basilari dei giovani. Un arrampicarsi
sugli specchi delle inutili finezze grammaticali e
sintattiche, del tutto avulso dalle necessità della
vita professionale e relazionale. I risultati li
vediamo ogni giorno. Non c’è ministro, né
senatore della Repubblica che per esprimere il
suo pensiero non faccia ricorso alla lettura della
relazione scritta. Ma che lingua è dunque la
nostra che non può essere usata in via diretta,
semplice, facilmente comprensibile? Sembra
ancora attuale la sfottitura che ne faceva la
maschera bolognese del Dottor Balanzone, col
suo ridicolo linguaggio ricercato, notarile, con
citazioni latine per non essere compreso e destar
soltanto muto stupore.
Le mie nipoti frequentano, a distanza di
settantanni, lo stesso mio liceo che si trova in un
ex-convento seicentesco della Bologna papalina,
sgomberato e trasformato in scuola laica dopo il
plebiscito. Vi si ritrova molta della tetraggine d’un
tempo, appena mitigata da un arredamento più
consono ai gusti d’oggi. Ma non è tanto un
problema edilizio, quanto piuttosto di natura
psicologica e pragmatica. Come può una scuola
ottocentesca essere d’aiuto alle famiglie nel
comune impegno di far crescere psichicamente e
intellettualmente dei ragazzi giustamente protesi
verso il futuro?
Penso sia meglio una scuola che riesca a
tenere attivi tutti gli studenti a ogni lezione e non
soltanto nei compiti in classe e nelle
interrogazioni. Una scuola che funzioni a tempo
pieno sino alle 17,30 e che si proponga
d’eliminare molta parte dei compiti di casa e delle
ripetizioni fino al conseguimento della maturità,
come succede nei paesi europei al passo coi
tempi. Fra l’altro, rimarrebbe meno tempo per
frequentare le mescite di bevande alcooliche.
Un modello da discutere e, se è il caso, da
imitare potrebbe essere quello che ci ha fornito il
film francese La classe. L’intento dell’autore mi
pare sia quello di proporre un insegnamento che,
invece di rimpinzare gli allievi con nozioni che
verranno presto dimenticate, incoraggi la loro
attiva collaborazione obbligandoli a leggere a
voce alta in classe pagine di letteratura o di
poesia e invitandoli a prendere parte alla
discussione senza consentire esclusioni. Forse
impareranno meno date storiche, ma si faranno
un’idea personale (da sostenere in classe) sugli
eventi presenti e passati che arricchirà la loro
mente e favorirà la loro individuazione.
Comunque, impareranno a usare il proprio
pensiero per poter parlare in pubblico in qualsiasi
occasione e di moltissimi argomenti di vita
vissuta e di cultura come sanno fare i francesi e
gli inglesi, lasciando noi italiani a bocca aperta.
Può capitare di dover impiegare un’intera
esistenza per liberarsi della soggezione della
lingua, che impone continui vincoli di forma,
piuttosto che mettersi al servizio del bisogno
urgente di comunicare e di raccontare, come
proponeva Primo Levi. Mi scuso di questa
incursione in un campo, quello della pedagogia,
che conosco solo da utente e torno a parlare
dell’adolescenza con gli argomenti della
psicologia dinamica e per non dilungarmi
procederò per libere associazioni e con brevi
riflessioni.
2
La mente dei ragazzi è, come la nostra, affollata
da personaggi, sia di origine interna e genetica
che di provenienza esterna, empirica. Non
sempre l’Io, cioè il regista, l’autore, il presidente
del parlamento interno, riuscirà a mantenere
l’ordine e a far prevalere lo stile costruttivo. Va
detto subito che la mente dei giovani è un po’ più
sparpagliata della nostra, anche perché convivono
in essa elementi molto violenti, anarchici, poco
avvezzi ai costumi democratici, e altri, al contrario,
tendenzialmente rinunciatari, pessimisti, a volte
addirittura autolesionisti. Non è facile far
funzionare un’assemblea siffatta. Per avere
un’idea delle difficoltà che incontra l’Io nella sua
funzione di coordinatore conviene rivedere il
13
bellissimo film di Fellini Prova d’orchestra, dove,
al posto dell’Io c’è il Direttore.
Si sente spesso dire che i giovani sono vuoti. E’
un’affermazione senza senso, che non tiene conto
del ricordo che ciascuno ha della propria
adolescenza. Semmai la loro mente è troppo
piena di elementi in contrasto fra loro, a partire dai
sentimenti di amore-odio, di umiltà-alterigia, di
megalomania o d’impotenza. Esistono anche le
menti vuote, ma appartengono a persone
gravemente malate, ai limiti con la follia o già folli,
nelle quali un evento catastrofico ha disperso ogni
ricchezza, ha portato via ogni valore, come fanno
le alluvioni col prezioso humus e con gli alberi,
lasciando il sottofondo pietroso.
Se l’adulto ha raggiunto una soddisfacente
compattezza interiore vivrà il proprio corpo come
una parte di sé, ben integrata nell’insieme della
persona. Non così l’adolescente che per lunghi
periodi sentirà il corpo come una parte staccata di
sé, anzi come un doppio, un gemello, un’ombra
che lo segue ovunque, dalla quale ora trae
piacere e vanto, ma più spesso sente solo
l’ingombro. Mi capita d’immaginare che i ragazzi
trattino il corpo come il fantino tratta il proprio
cavallo. Se lo fa vincere, lo mostra con
compiacimento e lo riempie di zuccherini. Se
rischia di perdere, lo colpisce con gli speroni e
colla frusta. Insomma, i ragazzi hanno ben poca
cura della parte fisica di se stessi. Si espongono a
rischi senza valutare il pericolo, quasi fossero
convinti di poter sostituire il corpo danneggiato
con uno nuovo fiammante come farebbero col
motorino. E noi, nonni sgomenti, non possiamo
neppure dire che ci sembra che non vi vogliate
bene.
Vi sono al contrario periodi di cura ossessiva,
dell’acconciatura e dell’abbigliamento, periodi
caratterizzati da una vivissima apprensione, basta
un capello storto per far crollare l’autostima non
solo corporea.
Si servono del corpo come di una bandiera sulla
quale applicare i segni della somiglianza coi
compagni, ma anche quelli della diversità. I
tatuaggi marcano i confini personali, come i segni
sul muro indicano la zona del loro potere. Tutto
serve a nascondere la paura di non contare, di
non esistere individualmente fuori di casa come
fossero sardine nel branco. Qualcuno, per sentire
d’esistere, arriva a bruciarsi la cute con la brace
della sigaretta o a inciderla col taglierino.
2
Confondono spesso il fuori col dentro. Quando
si battono strenuamente per cambiare il mondo,
esprimono la loro ferrea aspirazione a diventare
grandi, autonomi, liberi e impavidi. Ma vi sono,
alla base di certi loro comportamenti, anche
motivazioni più fini e personali. Nell’adolescenza
si riattivano i vecchi e mai del tutto sopiti conflitti
generazionali, fra figlio e padre, figlia e madre. Se
la contrapposizione violenta dei figli non ha
trovato in casa, fin dall’infanzia, un’adeguata
fermezza, può capitare che lo scontro venga
esportato e che il muro venga cercato fuori, ad
esempio nelle forze dell’ordine (Galimberti U. ne
L’ospite inquietante,2007), o peggio ancora in un
palo di cemento o contro il guard-rail. Tutti ormai
già sanno quanta confusione generino i genitori
che vogliono per puro narcisismo apparire buoni,
seduttivi e amici dei figli, falsificando il rapporto in
un momento in cui i giovani hanno un gran
bisogno di verità e non di favole. E’ bene che i
conti in casa vengano regolati con gli avversari
naturali, altrimenti i ragazzi scambiano gli uomini
politici o i professori per il babbo e se la prendono
con loro anziché con lui. Solo per questa via si
eviteranno le confusioni, nella speranza che
almeno il padre sia una figura valida, visto il
pessimo esempio che molti politici nostrani danno
alla gioventù. Harold Searles, famoso
psicoanalista inglese, ci ricorda come sia
importante che il bambino, e ancor più
l’adolescente, non siano spaventati e pieni di
colpa se provano momentanee disillusioni e
persino disprezzo per quegli adulti che prima
venivano idealizzati. Nei bambini e nei ragazzi
questi sentimenti di delusione e deprezzamento
sono necessari per potere incominciare a
separarsi e a differenziarsi, valorizzando le risorse
che si vanno sviluppando all’interno della loro
persona, a incominciare dalle idee nuove, dalle
loro appassionate utopie.
Allora, se capita che il diverso vociare delle parti
in causa, all’interno della mente, o nelle stanze di
casa, diventi fastidioso, un rimedio oggi a portata
di tutti è quello di stordirsi con la musica, con le
parole del telefonino, con il frastuono della
discoteca. Viene zittito il mondo interno e
consentito l’ingresso in un mondo esterno ancor
più rumoroso e scuotente, ma anonimo. Quando
poi questi rimedi non fossero sufficienti si può
ricorrere a sistemi di marca hitleriana e luciferina,
quali sono quelli indotti dalle dosi elevate di alcool
o addirittura dalle droghe. C’è tutta una schiera di
personaggi che specula sulle velleità, sulle
debolezze e sui capricci degli adolescenti con la
tacita complicità di molti genitori: dal gestore del
bar- che nelle happy hour distribuisce
14
storia d’amore, abbia commesso il gesto col quale
ha potuto scatenare una guerra?...>>.
Per evitare che uno o più giovani esaltati, o
adulti mai divenuti responsabili, prendano in mano
il volante della storia e ci conducano verso una
nuova catastrofe, dobbiamo essere presenti e
svegli se vogliamo tentare di salvare loro e noi
stessi.
Mi sembra di poter dire che gli enormi
cambiamenti di vita, di consuetudini e di interessi
intervenuti con l’uso dei telefonini e di Internet non
abbiano minimamente appianato le difficoltà che
si frappongono al raggiungimento di una buona
differenziazione personale, all’acquisizione di una
soddisfacente identità. Le cose, nella sostanza,
sono rimaste le stesse. E’ cambiata solo la
facciata, quella che, ad esempio, fonda la propria
diversità e specificità sulla marca del motorino o
del telefonino. Ma non è la stesso fenomeno che
sta cancellando l’identità e la storica specificità
delle nostre vecchie strade, delle nostre città?
Interessi esclusivamente commerciali hanno
sostituito il vecchio tessuto urbano ricco di
proposte, spesso differenti da quartiere a
quartiere, con un’unica soluzione valida a tutte le
latitudini e di una monotonia esasperante. A cosa
serve alternare ai bar e ai negozi d’abbigliamento
delle vaste librerie dotate di caffè e charcutrie, se
coi media si fa di tutto, ogni giorno, per
incrementare la forza d’attrazione dei primi?
Non resta che sperare proprio nei giovani e
nella loro capacità di liberarsi delle reti che
imprigionano, preferendo quelle che arricchiscono
la mente e consentono relazioni non stereotipate,
ma aperte alle gioie e agli inevitabili dolori della
nostra comune esistenza.
Una proposta stimolante di questi ultimi tempi è
quella contenuta negli ultimi film di Ermanno Olmi,
un autore capace di parlare ai giovani senza
propositi di seduzione o di rapina. Penso a I
cento chiodi e a Terra Madre, che è attualmente
sugli schermi. Usciamo, dunque, dalle città
sempre più omogeneizzate per cercare fuori di
esse le nostre radici e nuove occasioni per
arricchirci interiormente senza correre il rischio di
perdere tempo.
superalcolici a basso prezzo- allo spacciatore che
corteggia i giovanissimi nell’interesse del mostro
mafioso che si arricchisce restando nella sua
tana. Questi sono i non pochi casi nei quali la
distruttività interna, più o meno naturale, si allea
con quella sempre presente e ubiquitaria della
criminalità. Gli adulti sani non hanno sempre le
chiavi per entrare negli attuali vastissimi spazi dei
giovani, mentre chi vende alcool e droghe in
quegli spazi è di casa.
Per fortuna non tutti gli assaggiatori incauti
diventano tossicodipendenti. Non dobbiamo
dimenticare che molte crisi degli adolescenti, sia
quelle solo scolastiche che quelle che
s’accompagnano a comportamenti autolesivi,
molte di queste crisi hanno lo scopo inconscio di
verificare se i genitori tengono ai ragazzi più di
ogni altra cosa, a incominciare dalla propria
carriera e dal guadagno. Dopo averci fatto penare
per mesi e talvolta per anni, dopo aver messo a
dura prova la nostra stessa salute mentale,
inaspettatamente tornano in carreggiata, con o
senza l’aiuto di un bravo insegnante privato di
sostegno, che, finanze permettendo, non
dovrebbe mai essere negato, almeno finché
perdura la vecchia scuola superiore.
Ben diverse sono le crisi che non hanno lo
scopo di mettere alla prova i familiari. Sono
giovani molto soli e difficilmente raggiungibili, che
hanno da tempo tagliato gli ormeggi e le cui
dèfaillance riguardano unicamente se stessi. In
questi casi drammatici è del tutto ininfluente che vi
siano degli amici e dei congiunti disperati. Sono
giovani che, come Icaro, hanno perso ogni spinta
interiore e che hanno urgente bisogno di un Io
vicariante che sappia rimettere insieme i pezzi
della loro mente. Questo aiuto richiede una
grande competenza tecnica e altrettanta umanità
come si possono trovare solo in terapeuti di
provata esperienza.
2
Una cosa è certa. Per uscire dall’adolescenza
senza correre troppi rischi e senza perdere pezzi
preziosi di sé occorre che vi siano persone
affezionate, non necessariamente di famiglia, che
sappiano incrementare l’autostima dei ragazzi e
tifare per la loro riuscita, rimanendo, come si è
detto, rigorosamente dietro le quinte, senza mai
abbandonare la partita prima del fischio finale,
perché gli ultimi minuti sono non di rado i più
pericolosi.
Nel finale di E la nave va.. Fellini fa dire alla
voce narrante: <<...Com’è possibile che un
giovane, proprio quando sta vivendo la sua bella
15
educare l’individuo alla sua autonomia personale
e allo stesso tempo alla condivisione di quella rete
di diritti/doveri che costituisce la base per una
gestione comune della vita pubblica.
Quest’idea vacilla oggi che le nostre città e le
nostre vite più di ieri sono attraversate dalle
diversità, che, a livello reale e virtuale, la scena
sociale produce in gran numero, a un ritmo così
incalzante da poter essere definito frenetico.
Gli incontri con le diversità accompagnano
l’individuo nell’intero arco della sua vita,
avvengono quotidianamente nei suoi percorsi
urbani, nei suoi momenti lavorativi, nei suoi
svaghi, nel suo girovagare tra le reti televisive e
quelle di Internet. D’altro canto, come reazione
alle forme di spaesamento, che questa
esposizione continua spesso produce e che
investono luoghi e persone, appaiono resistenze e
chiusure a nuovi contatti, rinascite di tradizioni
per lo più desuete, attaccamenti tenaci a schemi e
modelli del passato, veri o presunti che siano.
Così, la città ci sollecita a seguire gli intrecci tra
locale e globale, ad analizzare insieme i processi
di globalizzazione e di indigenizzazione, i
movimenti transnazionali e contemporaneamente
i loro radicamenti.
La città è uno scenario plurale e molteplice
abitato da culture fluide e differenti nel quale sono
agite, insieme, nuove e vecchie pratiche culturali;
nel quale sono prodotte e diffuse rappresentazioni
sociali contraddittorie.
Le città appaiono spazi meticci nei quali sono in
atto conflitti e negoziazioni dei contrasti
socioeconomici e delle risorse culturali, abitate
come sono – le nostre città – da nuove forme di
povertà e d’esclusione sociale, dall’insicurezza nei
rapporti di vicinato, dalla precarietà del futuro.
Nuove mappe urbane e percorsi emotivi
di Bologna
di
Matilde Callari Galli
Massimiliano Geraci
2
Dal 2006, a partire da questi convincimenti, si è
costituito presso la Fondazione Istituto Gramsci
un laboratorio di ricerca sulle nuove geografie
degli spazi urbani con un duplice obiettivo:
elaborare forme d’interventi che approfondiscano
la conoscenza del territorio urbano e promuovere
la partecipazione dei diversi gruppi – sociali,
etnici, generazionali, sessuali – alla progettazione
di nuove identità in grado di cancellare i molti
confini – fisici e culturali – che oggi dividono la
nostra città.
Il laboratorio, che abbiamo chiamato mappe
urbane, (http://www.iger.org/mappeurbane-d30.html) è costituito da un gruppo di lavoro, cui
La città è oggi al centro del nostro presente e
della nostra progettualità. E non solo perché verso
le città, in tutti i continenti, accorrono masse
crescenti d’individui; non solo perché la città quale
luogo fisico si oppone al villaggio, al paese, alla
campagna, quanto piuttosto perché la città
costituisce il modello di vita che i mezzi di
comunicazione di massa dilatano sino a farlo
divenire modello per tutti i contesti abitativi.
Sino a qualche decennio fa, si riteneva che la
città con le sue istituzioni fornisse il modello per
16
partecipano studiosi ed esperti sia dell’analisi
culturale della città sia dei meccanismi per attivare
la partecipazione alla sua vita e alla gestione dei
suoi spazi.
E’ un gruppo interdisciplinare, che comprende
architetti, urbanisti, antropologi, storici della città,
esperti di comunicazione e social network, artisti,
amministratori. Questa composizione rispecchia la
consapevolezza delle numerose direzioni che
oggi deve guidare l’ambizione di disegnare una
mappa della città.
Seguendo questi presupposti teoricometodologici, il gruppo mappe urbane ha svolto e
sta ancora svolgendo numerosi programmi,
aprendo ambiti di ricerca e di riflessione diversi:
da una ricognizione etnografica dell’esclusione e
della marginalità presenti a Bologna, all’analisi dei
modelli interpretativi della complessità urbana,
dalla funzione che l’estetica esercita sulla
percezione dell’abitare urbano, all’individuazione
dei diversi linguaggi che descrivono i vissuti
quotidiani e le memorie di molti luoghi bolognesi.
sociale della città e del proprio quartiere, abbiamo
nuove mappe che in modo diverso descrivono
questi nuovi ambiti.
Troviamo in ambito artistico le prime esperienze
che nell’epoca moderna hanno voluto leggere e
narrare da un punto di vista emotivo la città:
pensiamo a Baudelaire che mentre attraversa “il
nuovo Carrousel” chiama Andromaca, e a
Benjamin, che esalta il vagabondare da flaneur tra
i passages di Parigi, scoprendo quel mondo in
piccolo fatto di tarde istituzioni della civiltà: caffè,
gabinetti di lettura, bische; spazi intermedi tra la
strada e l’interno, in cui Baudelaire amava
trascorrere il tempo da attento spettatore dei suoi
abitanti (R.Calasso, La folie Baudelaire, p.180).
E’ poi il surrealismo che comincia a elaborare
una rappresentazione dello spazio in base alle
emozioni che esso provoca in chi lo vive e lo
attraversa. E, oggi, è sempre più ampia, nell’arte,
l’apertura ai grandi temi della nostra epoca mentre
continuo è il tentativo di molti artisti a renderli
soggettivi e individuali sia nella loro espressività
sia nell’accettazione del fruitore.
Molta della produzione artistica contemporanea
documenta le nuove prospettive identitarie, i
difficili rapporti tra le alterità, l’indeterminatezza
dei confini, nazionali ma anche sessuali e sociali,
le illusioni della decolonizzazione, lo svanire della
memoria identitaria, le angosce delle periferie e
delle favelas. Aprendosi alle problematiche
urbane, l’arte contemporanea ha privilegiato la
rappresentazione dei nuovi modelli migratori, degli
incessanti nomadismi che percorrono il nostro
pianeta, ha cercato di colloquiare con i nuovi
spazi aperti dalle configurazioni delle città, ha
inteso creare nuove centralità nei tessuti urbani.
Venendo alle scienze umane, Kevin Lynch ha
elaborato una metodologia per formalizzare alcuni
protocolli cognitivi della percezione dello spazio
urbano. Le persone, afferma Lynch, costruiscono
mappe mentali dei luoghi utilizzando un insieme di
elementi di base: percorsi, bordi, distretti, nodi,
punti salienti. Il suo scopo era d’individuare,
attraverso interviste rivolte ai city user, gli oggetti
urbani che producono un’immagine forte e vivida,
con la speranza di convincere la pianificazione
urbana e l’architettura a scegliere forme che
rendessero riconoscibile il proprio ambiente e
consentissero di orientarsi facilmente in esso.
Un altro riferimento teorico, che contribuisce a
individuare gli ambiti delle mappe emotive, ci
viene da Michel de Certau che ha messo a
confronto due modelli di razionalità: una di tipo
strategico e l’altra di tipo tattico. La prima è
Mappe emotive
Il problema della rappresentazione cartografica,
a un’analisi approfondita, si rivela assai
complesso: <<le mappe arrivarono sulla scena
della storia prima del denaro>>scrive Miles
Harvey ne L’isola delle mappe perdute e
prosegue affermando che anche bambini molto
piccoli sono in grado di decifrare una semplice
mappa grazie a una capacità intellettuale
probabilmente innata.
Oggi sembrerebbe che tutto il globo sia
conosciuto così accuratamente da rendere
possibile una sua rappresentazione cartografica
completa. Se questo può essere considerato
pressoché vero da un punto di vista geografico,
non lo è se apriamo i molti livelli di conoscenza
consentiti dal metodo cartografico. Inoltre, ogni
epoca e ogni gruppo esprime le sue tensioni
culturali dominanti anche attraverso la scelta dei
domini che intende mappare: nell’era in cui le
nazioni europee tentarono la conquista militare e
commerciale del mondo, scoprendo nuovi territori,
ci fu la grande produzione delle mappa
geografiche; oggi, quando nell’Occidente la
tensione culturale sembra orientarsi verso la
conoscenza dei sentimenti e dei comportamenti
che guidano l’occupazione degli spazi, verso la
percezione che di essi hanno i diversi gruppi che li
vivono e li attraversano, verso l’individuazione
delle relazioni tra luoghi e partecipazione alla vita
17
esercitata dai pianificatori dello spazio urbano urbanisti, architetti e amministratori - che ne
determinano assetti, trasformazioni, regole. La
seconda è l’adattamento che della razionalità
strategica fanno i fruitori della città, che possono
costruire in essa propri percorsi, mappe che
appartengono alle soggettività degli individui e dei
gruppi.
A partire da queste elaborazioni, da queste
suggestioni, abbiamo cercato di mettere a punto
uno strumento che permettesse alle differenti
componenti della nostra vita quotidiana di
raccontare come vivono nella loro memoria e nel
loro presente i luoghi che abitano e che
attraversano. E di raccontarlo partendo dalle
emozioni che provocano e stimolano, di
raccontarlo con molti linguaggi e molti codici: con
la parola scritta, ma anche con la
rappresentazione iconografica, con la
registrazione audio e con la fotografia, con
materiali prodotti da altri o con elaborazioni
personali. E’ un metodo, quello che abbiamo
messo a punto, che vuole offrire una raccolta di
dati differenziati, aperta a tutti, preparata perché
in essa e con essa le molte differenze presenti
nella nostra città possano confrontarsi e
dialogare: e l’ambizione è che su di essa
confluiscano molte narrazioni, quelle dei giovani
abituati a percorrere gli spazi elettronici, ma
anche dei molti che li usano raramente o che ne
sono tenuti lontani dall’età, dall’istruzione, dalla
provenienza etnica, dal reddito. Vogliamo, in altre
parole, che i luoghi della nostra città parlino delle
emozioni di cui sono carichi, affinché esse
affianchino i dati più tradizionali su cui sono
costruite le modalità con cui strade e piazze e
giardini sono disegnati, producendo e svelando,
accanto a una Bologna reale, una Bologna
vissuta, raccontata, ricordata e sognata.
A differenza dei blog tradizionali, gestiti da un
singolo utente o da ristretti gruppi redazionali, e
aperti alla partecipazione nella sola forma del
commento, percorsi-emotivi è aperto all’iscrizione
e alla partecipazione di chiunque. Inoltre, in un
blog tradizionale, i flussi comunicativi (post e
commenti) si orientano secondo una logica
lineare-sequenziale e diacronica, laddove la
modalità rappresentativa che si è scelta per
percorsi-emotivi predilige la compresenza e la
sincronicità.
La visualizzazione e l’inserimento dei post è
organizzato attraverso sei categorie ombrello
semanticamente aperte (Cosa ricordi, Come
siamo, Come vorremmo, Cos’hai scoperto, Cosa
ami, Cosa temi) in modo da poter includere in
esse una molteplicità di sfumature emotive. A ogni
categoria corrisponde un’icona emotivamente
connotata (emoticon) che l’utente sceglie di
inserire sulla mappa nel luogo specifico a cui si
riferisce il suo post.
L’idea alla base di percorsi-emotivi è di far
dialogare i cittadini di Bologna con la mappa
elettronica della loro città. Gli iscritti al sito
avranno modo d’inserire, su un punto specifico
della mappa (georeferenziazione), un pensiero,
una proposta, un ricordo suscitati da quel luogo,
concorrendo così a creare una sorta di “digital
storytelling urbano, polifonico, i cui protagonisti
sono i luoghi e il racconto delle emozioni che essi
suscitano.
2
Il paesaggio urbano muta continuamente in
base agli affetti, agli stati d’animo e alle pratiche
che in esso si svolgono e che su percorsi-emotivi
possono essere registrati. In questo senso, il
geoblog, può diventare una fonte d’informazioni
preziose per aumentare la conoscenza della
percezione dei luoghi e di come essi sono vissuti
dai loro abitanti e dai city user, attraverso la
lettura delle tracce, dei solchi lasciati da questa
molteplicità di attraversamenti urbani.
Si tratta di una modalità di conoscenza ed
esplorazione dell’ambiente urbano che valorizza
l’energia delle emozioni e dell’immaginazione,
quasi sempre trascurate dalle analisi scientifiche
della città e che costituiscono uno strato
informativo prezioso, che sovrapposto agli strati di
dati ricavati dalle ricerche socio-demografiche
tradizionali, contribuisce a restituire in modo più
sfaccettato la ricchezza dei fenomeni, delle
pratiche, dei vissuti, che coesistono in tutte le
grandi città.
Percorsi-emotivi
Il sito web www.percorsi-emotivi.org nasce a
partire dalle riflessioni e dalle proposte elaborate
dal laboratorio mappe urbane e gode del
contributo finanziario della Fondazione Cassa di
Risparmio in Bologna.
Percorsi-emotivi è un geoblog multiutente
aperto. Dal punto di vista tecnologico, si tratta di
una piattaforma innovativa che fa dialogare,
interfacciandoli, Wordpress, il software più noto
per la creazione e gestione di blog, e il servizio di
mappe offerto da Google.
18
Questo geoblog vuole, dunque, fornire un
suggestivo punto d’osservazione del territorio
urbano, inteso come agglomerazione d’umori e
flussi emozionali, in grado d’arricchire il quadro di
riferimento di pianificatori e decisori politici
accanto e al di là delle usuali procedure di analisi
e d’urbanistica partecipata.
al forte radicamento territoriale e alla loro
esperienza, hanno già creato un canale
comunicativo privilegiato con loro.
Stabilire dei legami con reti sociali già
consolidate, può fungere da stimolo e fornire il
supporto necessario a coinvolgere chi è più
svantaggiato nella comunicazione e, nondimeno,
portatore d’una preziosa diversità d’esperienze,
prospettive e, dunque, narrazioni possibili, che è
negli intenti del progetto far emergere.
La redazione di percorsi-emotivi
Il lavoro della redazione si articola
essenzialmente in due funzioni.
La prima è quella di agire da filtro rispetto agli
interventi degli utenti che posteranno i loro
contributi su percorsi-emotivi.org. L’unico criterio
guida per la selezione dei materiali da pubblicare
sarà la loro congruità con le finalità del progetto.
Nessun intervento di editing precederà invece la
pubblicazione e ciò per non inficiare la genuinità
dei contributi che deve necessariamente passare
anche attraverso la soggettività stilistica.
La seconda funzione della redazione sarà quella
di costruire un archivio di materiali, non
necessariamente di recente produzione, allo
scopo di rendere disponibili espressioni
dell’immaginario urbano capaci di sollecitare la
fantasia e la riflessione degli utenti.
Postazioni pubbliche
Una postazione pubblica per la consultazione e
la pubblicazione su percorsi-emotivi.org è
presente all’interno dell’Urban Center Bologna e
altre sono in corso di attivazione.
Percorsi-emotivi, sarà inoltre presente alla
manifestazione La città dello Zecchino
(http://www.cittadellozecchino.it), organizzata
dall’Antoniano di Bologna.
Sabato 12 settembre 2009 La Città dello
Zecchino animerà una via della città di Bologna
con una grande festa di strada che diventa
metafora della vita di quartiere che ogni bambino
vive quotidianamente nella propria città.
La zona di via del Pratello e piazza S.
Francesco, saranno per un giorno Territorio
franco per tutti i bambini, che potranno scoprire la
sua storia lunga e particolare, perlustrarla
curiosando tra i cortili e i piccoli giardini nascosti, i
bar e le osterie, grazie ai giochi e alle attività
appositamente organizzate, e naturalmente
pubblicare le loro scoperte, i loro pensieri, le loro
emozione su www.percorsi-emotivi.org.
L’archivio e la voce delle molte diversità urbane
L’archivio, inoltre, attraverso la specifica
modalità della sua costruzione, avrà uno scopo
ancor più rilevante: far fronte, per quanto
possibile, all’inevitabile problema
dell’autoselezione dei partecipanti
Qualsiasi sperimentazione su Internet, infatti,
soprattutto quando basata sull’invito agli utenti
alla partecipazione e all’autoespressione (in
questo caso percezioni e vissuto dei luoghi), si
scontra con le selezione implicita dei propri
interlocutori di cui si proietta un profilo fortemente
dipendente da alcune specifiche variabili
sociologiche come il genere, l’etnia, il livello di
scolarità e di alfabetizzazione informatica.
L’aspettativa di partecipazione di utenti
appartenenti alle molte diversità presenti a
Bologna, non sempre avvezze all’utilizzo del
mezzo, non può essere alta se ci si affida al solo
invito diretto (la semplice esistenza del sito e la
pubblicità che se ne può fare), ma deve passare
dal coinvolgimento di quegli attori (associazioni
che lavorano con i migranti, con le donne in
situazioni di disagio, con i senza fissa dimora, i
centri sociali anziani, le scuole, ecc.) che, grazie
19
Lo sguardo dell’artista si concretizza così in
interventi che prevedono le tecniche e i linguaggi
più diversi e un lavoro in fieri, rigorosamente
contestuale, progettato per il luogo e non altro,
non preconfezionato, portatore dell’identità forte
dell’artista che lo crea, ma il più possibile aperto,
attraverso strumenti di relazione, d’ascolto e
coinvolgimento.
Da molti anni ormai lavoro, da curatrice e da
artista, in progetti d’arte nella città e verso una
Public art che nasca da una relazione con lo
spazio e le sue memorie, e che si ponga come
obiettivo, quando possibile, un riconoscimento
identitario da parte del pubblico e che, in qualche
maniera, solleciti, criticamente e attraverso lievi e
sorprendenti straniamenti, a guardare e a vivere
lo spazio pubblico delle nostre città con modi e
tempi nuovi.
Questo percorso è iniziato nel 1997, quando fui
chiamata insieme a Roberto Daolio
dall’Associazione dei familiari delle vittime della
strage del 2 agosto 1980 a curare una mostra di
giovani artisti che rinviasse alla memoria della
Strage. La mostra si trasformò sin da subito in un
laboratorio in situ per un gruppo di giovani artisti,
allievi allora della nostra Accademia di Belle Arti,
con il fine di progettare interventi per tutti gli spazi
della stazione ferroviaria: binari, sottopassaggi,
sale d’aspetto, pensiline, biglietterie.
Gli interventi, temporanei o permanenti,
dovevano essere tutti site-specific e dovevano
tener conto della realtà antropologica della
stazione di Bologna e delle sue memorie. E il
lavoro si concentrava soprattutto sull’idea di una
memoria attiva, fortemente proiettata al presente
nel sollecitare a non dimenticare, utilizzando i
segni incisivi e fortissimi della leggerezza contro
retorica ed enfasi.
La manifestazione Accademia in stazione è
stata, fino al 2005, uno straordinario rituale,
innovativo sul piano nazionale, perché non mi
risulta che ci fossero stati prima di allora, in Italia
almeno, interventi in stazioni ferroviarie,
metropolitane e altri nonluoghi, che avessero
quell’impronta metodologica.
Ed è stata anche una palestra di formazione per
giovani artisti entrati poi con successo nel
panorama internazionale: Sissi, Paolo Chiasera,
Sandrine Nicoletta, Alessandra Andrini, Paolo
Bertocchi e Vanessa Chimera, per non citarne
che alcuni che in stazione hanno iniziato.
Dopo di allora ho curato e continuo a curare altri
progetti di Public art, progetti faticosi e di lunga
Sguardi e segni d’artista nello spazio
pubblico
di
Mili Romano
E’ dagli anni Novanta che, seguendo un
movimento già avviato da qualche decennio
all’estero, si è con sempre maggiore convinzione
fatta strada anche in Italia la considerazione di un
utilizzo dell’arte come opportunità per generare
una qualità della vita urbana più alta, contributo
prezioso a programmi di riqualificazione e
risanamento.
L’arte pubblica, nel suo più profondo significato
di Public Art, si è progressivamente allontanata
dal monumento o decorazione tout court, o
almeno da un monumento fine a se stesso e poco
dialogante con il contesto. Gli artisti hanno
cominciato a porsi come stimolo e filo di relazione
con il tessuto urbanistico-sociale-antropologico,
contribuendo a farne emergere necessità
primarie, contraddizioni, desideri, nuove
funzionalità. Nell’intervento artistico così inteso il
pubblico non ha più soltanto un ruolo da
spettatore, ma diventa portatore di senso e la sua
azione e presenza diventano fondamentali per il
divenire dell’opera, come fondamentale
importanza acquistano il contesto, la storia e le
memorie del territorio e dello spazio nel quale
s’interviene. L’arte stessa ha cominciato a essere
sempre più un possibile catalizzatore di nuove
energie e sensibilità atte a indagare il senso di
un’identità collettiva, dinamico strumento
d’indagine antropologico-sociale per una
conoscenza/azione del/nel territorio e dei suoi
problemi, capace di stimolare una pratica
condivisa, attraverso progetti riconosciuti dalla
collettività, proprio perché risultato di una
partecipazione attiva e spontanea.
20
durata, progetti sociali che in qualche modo
accompagnano la città che cambia.
Di alcuni di essi è mia intenzione raccontare
qui: Cuore di pietra, Container osservatorio/
laboratorio mobile di arte pubblica, Si-cura nel
parco, l’ultimo in ordine temporale. Prima però di
addentrarmi nel racconto di metodi e pratiche
messe in atto nel corso di queste esperienze
vorrei fare una premessa/divagazione.
Nella relazione fra l’arte e la vita, nelle pagine
della letteratura, da Il capolavoro sconosciuto di
Balzac al romanzo L’opera di Zola, fino ad
arrivare a Rilke o, ai nostri giorni, ai racconti e
romanzi di Paul Auster, la vita sembra sfuggire
sempre.
Nonostante gli entusiasmi degli artisti - gli
impressionisti ad esempio- tesi a cogliere e a
rappresentare luci e vita febbrile dello spazio
pubblico, la vita appariva come imprendibile e
irrimediabilmente distante. Alla sua
rappresentazione sembrava mancare sempre
qualcosa.
Senza sosta la donna mi guidava/ qua e là per
la città, quando io dissi: /mi fa male vedere che
costruiscono/ un nuovo ponte come quello in
qualche mese, / io so che ho bisogno di più
tempo/ per scrivere un libro. Loro hanno potere,
/questo è tutto, ella mi rispose. E’ questo tutto/
quello che tu vuoi. Se non puoi fare altro/ almeno
riconosci che è così./ A te non lo daranno, quel
potere.
Così William Carlos Williams di fronte a New
York sventrata per la costruzione dell’highway che
negli anni Cinquanta avrebbe trasformato il Bronx
in un ghetto, separandolo con una scure di carne
dal resto della città (6).
Rispetto ai poeti e agli scrittori, gli artisti, almeno
dall’impressionismo in poi, da quando l’obiettivo
sembra non essere più il ritrarre la città come
paesaggio bensì il corpo a corpo con la vita vera,
avevano dalla loro una fiducia diversa rispetto a
quell’accordata ai versi e alle parole: la fiducia nel
colore e nella luce che davano vita a forme nello
spazio, e quella, forse, di memoria
Rinascimentale che nasceva dal poter vedere fusi
in uno stesso artista il far insieme architettura,
pittura, scultura, poesia, ingegneria. E’ con
l’avanguardia futurista, la progettazione fantastica
surrealista, e oltre, negli anni Cinquanta con
l’attraversamento e la deriva metropolitana o lo
sberleffo di un’architettura e di un funzionalismo
fantasiosi da parte dei situazionisti, che si tenta di
appropriarsi dello spazio urbano, mappandolo
attraverso percorsi emozionali e sensoriali,
stranianti e ironicamente tesi a rovesciare la
percezione codificata.
Dagli anni Sessanta, attraverso la Pop Art, la
Land Art con il suo rifiuto di musei e gallerie, e
l’inizio di una Public Art orientata verso gli aspetti
relazionali e sociali, si dà avvio a quella riflessione
e a quelle pratiche che costituiscono le basi, per
quanto molto varie e senza regole, della
situazione odierna.
2
Una cosa che mi piace ricordare quando sono
invitata a parlare di metodo e a definire l’arte
pubblica, soprattutto in Italia e allo stato attuale
delle cose, è che, una parte fondamentale della
mia formazione culturale, è stata dedicata allo
studio delle città della letteratura e dell’arte
moderna.
Dall’immagine di Parigi nei Fiori del male di
Baudelaire, la città che cambia più velocemente
del cuore di un mortale, alla città dei centomila
romanzi di Balzac, fino ai progetti di interazione
fra le arti delle avanguardie futurista e surrealista,
che si rimpossessano fisicamente e
passionalmente della città, con la passeggiata di
gruppo e il ludico e straniato stupore del
meraviglioso quotidiano, e la ridisegnano in
architetture fantastiche. La città miraggio e la città
minaccia, dell’Ottocento, nell’altalenante
sentimento di fascinazione e di paura spesso
legata proprio alla presenza dell’altro nella sua
implicazione culturale ed etnica: gli altri allora
erano zingari, poeti squattrinati, mendicanti e
manodopera che dalla provincia e dalla
campagna si riversava in città, artisti e attori
girovaghi, le classi lavoratrici, classi pericolose per citare il titolo di un vecchio classico della
sociologia urbana francese (Chevalier) –
riferimenti che riportano tristemente alle
quotidiane cronache dell’oggi che disegnano le
nostre città sotto assedio e in costante emergenza
sicurezza.
Nelle pagine dei racconti d'artista, quel genere
letterario che dall’epoca romantica ai nostri giorni
ha come protagonisti personaggi alle prese con il
processo creativo, l’attenzione è sempre rivolta al
dissidio tra arte e vita, idea e azione, progetto e
realizzazione, ai relativi slanci fattivi e alle
sensazioni e constatazioni brucianti della distanza
e dell’impotenza davanti a un mondo (la città,
appunto, nell’epoca moderna, preludio alla nostra
problematica contemporaneità) che cambia.
21
hanno molto sofferto dell’orrore del vuoto. I loro
abitanti, per vincere l’agorafobia, hanno elevato
dappertutto monumenti e statue senza
preoccuparsi minimamente di mescolarli alla vita
reale, quotidiana dell’uomo. I monumenti sono o
deserti, stupidi, inutili, o consacrati alle più infime
superstizioni… Sinceri partigiani del meglio, noi
abbiamo cercato di abbellire un po’ fisicamente e
moralmente la fisionomia di Parigi sulla quale tanti
cadaveri hanno lasciato la loro impronta>> (11).
Nel 1955 Guy Debord e i Situazionisti, con la
convinzione che l’architettura influenzi i
comportamenti di chi l’abita, propongono una
serie di Migliorie razionali della città di Parigi. Tra
le proposte per una nuova funzionalità: aprire i
tetti della città al passeggio, creando per questo
delle passerelle; munire d’interruttore i lampioni
stradali; abolire i musei e sistemare le opere
d’arte nei bar; spostare le statue e giocare con i
nomi dei monumenti. Ma alle migliorie razionali
deve mescolarsi anche una dimensione emotiva:
<<Lo sviluppo spaziale deve tener conto degli
effetti emozionali… L’architettura libera, nuova…
deve progredire prendendo come materiale di
lavoro … situazioni emozionalmente toccanti>>
(7).
Se a queste ipotesi di ricerca/azione
affianchiamo anche quella citazione dal
Manhattan Transfer di Dos Passos, che tanto mi
piace ricordare (1) nella quale un personaggio
immagina i muri dei grattacieli di New York
ricoperti di colori sgargianti così da rompere la vita
<<rigida e sagomata>>, vediamo delinearsi le
linee concettuali, di ricerca e di poetica, che
appartengono a buona parte dell’Arte Pubblica
attuale:
-un’arte che possiede una dimensione ludica, di
straniante sorpresa, capace d’attivare flussi
L’arte pubblica è così, per me, un’occasione di
riflessione e di pratica continue, per trovare la
misura tra le molte teorie e i passaggi all’azione,
fra le letterature sulla città e l’arte che ne può
essere una pratica.
Essa implica un passaggio dalla
rappresentazione o evidenziazione di certe
problematiche del sito, all’agire in esso, non più
soltanto attraverso l’inconsueto gesto artistico che
s’insinua, sorprendente e destabilizzante, fra le
maglie della vita quotidiana, ma facendo sì, e non
è facile, che questa tattica come la definiva De
Certeau, si trasformi progressivamente in pratica
quotidiana volta a dar voce, a coinvolgere, a
rappresentare, ciò che sta oltre ciò che di
incontrollato vi è quotidianamente nella città, i
flussi affettivi, istintivi, i desideri, le paure, tutto ciò
che da queste nuove relazioni e prossimità può
scaturire. E’ su quell’oltre nel suo processo che
bisognerebbe focalizzare l’attenzione; è quell’oltre
che bisognerebbe accompagnare: ciò che sta
prima e viene dopo e ciò che rimane nella città
come risultato degli esaltanti tentativi di produrre
nuovi modi d’appartenenza attraverso azioni
performative, progetti e azioni artistiche,
installazioni site-specific.
Questo, credo, sia il problema fondamentale:
non soltanto il fare e l’investire in arte, ma come
fare perché installazioni nello spazio pubblico
esterno (o interno), o percorsi museali a cielo
aperto non rimangano rigorosamente separati in
un dialogo muto con la città e con le discipline che
della città si occupano. E attraverso l’arte,
interrogarsi e agire nello spazio metropolitano,
nello spazio pubblico esterno, oggi investito da
uno dei grandi temi della contemporaneità, che è
proprio quello della minaccia, della paura, del
degrado e della violenza.
Nella trasformazione inarrestabile dello spazio
urbano e dello spazio pubblico si protegge
l’interno dalla minaccia dell’esterno. E questo
porta all’arroccamento difensivo, alla paura,
all’arretrare spaesati.
Nel 1933, nel numero sei de Le Surréalisme au
service de la révolution è pubblicato un
questionario sulle modifiche fantastiche da
apportare ai monumenti di Parigi e alla città intera:
ricerche sperimentali su certe possibilità di
abbellimento irrazionale d’una città.
Le proposte lasciavano andare a ruota libera
provocazioni e giochi onirici e pulsionali, ma erano
tutte accomunate dall’idea d’un monumento che
abbandonasse il piedistallo. Nel testo introduttivo
all’inchiesta Paul Eluard scriveva: <<Le città
22
relazionali, lasciando affiorare nella vita urbana
ciò che il progetto urbanistico molto spesso ha
escluso o non contemplato così che, come scrive
De Certeau, le pratiche di chi vive la città
acquistano sempre più forza, sviluppandosi e
insinuandosi fra le pieghe della vita quotidiana e
fra <<le maglie delle reti di sorveglianza>>,
aprendo nuovi orizzonti di senso e nuovi modi
dell’abitare gli spazi quotidiani;
-un’arte con forte valenza etica, capace di
sollecitare la qualità della comunicazione,
aprendo a una dimensione emotiva;
-un’arte che è di stimolo, per l’architettura e
l’urbanistica, verso nuove funzionalità e soluzioni
nella qualità dell’abitare, più consone ai bisogni e
ai desideri degli abitanti e al bisogno di creare
nello spazio pubblico nuove prossimità, oltre che
capaci di attivarli ed esprimerli.
strumento preziosissimo d’attivazione di relazioni
durevoli e profonde con lo spazio esterno e con
chi lo abita e lo usa, e stimolo per un
cambiamento culturale e di qualità della vita nelle
nostre città, in sintonia e in continua relazione con
altre discipline e altri settori del mondo del lavoro
e altre attività creative. Ma perché questo sia
veramente così, necessitano risorse e fiducia
vere, non demagogiche, fiducia e assunzione di
responsabilità - altra parola che a più livelli
sembra sparita dalla nostra dimensione etica.
Responsabilità, risorse e tempo, fiducia e
comprensione.
Diciamo, dunque, che la Public Art dovrebbe
essere un dispositivo di dialogo continuo,
amplificazione e consolidamento dei vari progetti
a spot. Il progetto da realizzare bisogna
accompagnarlo nelle sue varie fasi, sempre
pronti, se esso ha a che fare con una collettività, a
mutare qualcosa, se necessario. Sempre pronti,
dunque, a una cura e a un’attenzione, nella lunga
durata, che normalmente nel lavorare in gallerie,
musei o spazi più o meno protetti, non sono
richieste. E che, purtroppo, spesso non sono
contemplate neanche quando si tratta di
manifestazione all’esterno.
Siamo in un paese, e lo sappiamo bene,
profondamente contraddittorio, che, da una parte,
è molto focalizzato sulla conservazione del
paesaggio mentre, dall’altro, permette l’orrendo
espandersi d’edilizia di bassa qualità, la
cementificazione selvaggia e il dilagare di deserti
urbani, un paese che conserva i centri storici
come cammei senza pensare che a volte anche
Verso un nuovo comprendere
Sempre più si parla, di questi tempi d’investire
sull’immateriale e l’intangibile per una nuova
economia della cultura, difficilissima da radicarsi
nel nostro paese in cui persiste l’enfasi del Museo
e del monumento e la retorica/ossimoro del
cambiamento che preservi la memoria.
Perché sia produttiva, l’arte dovrebbe
veramente produrre valore, e nel nostro caso il
valore sarà produttivo soltanto se porterà
rinnovamento culturale e solo allora sarà duraturo
e penetrato nella pratica e nell’approccio delle
amministrazioni. Anche qui si tratta di metodo.
L’arte non va intesa solo come intrattenimento,
nè come fumo negli occhi, specchietto per le
allodole, ma come strumento di sollecitazione,
ampliamento e diversificazione degli spazi del
mercato culturale.
Soltanto così essa, e soprattutto quella
Pubblica, così come faticosamente - attraverso
aperture e negazioni, costruzione e distruzione
che tutto cancella, leggi che sovvenzionano e
stimolano e postille alle stesse leggi che rimettono
i paletti - si sta configurando negli ultimi anni in
alcune città e regioni italiane - senza che
naturalmente vi sia in proposito un orientamento
nazionale comune e stabile- può essere oltre che
strumento di riqualificazione estetica e di
coinvolgimento di un pubblico normalmente
lontano da musei e gallerie, un metodo per
rivitalizzare aree verdi e abitate, centri e periferie,
quartieri di grandi metropoli e piccoli paesi. E può
affermarsi, quando ben coltivata, come uno
un piccolo segno della contemporaneità, non
necessariamente dell’architetto o dell’artista star
del momento, se fatto con coerenza, se mai da
23
architetti e artisti giovani, può essere un elemento
dinamico, di rivitalizzazione e riqualificazione.
posta proprio sull’evanescenza della soggettività
morale e sull’individuo senza legami.
<<La ri-personalizzazione dell’etica – sottolinea
Carmen Leccardi nell’introduzione al volume- che
passa attraverso la responsabilità ha un nemico
dichiarato nella velocità, nell’accelerazione dei
ritmi della vita sociale, nella contrazione degli
orizzonti temporali, l’egemonia del principio della
deadline, il lavoro a scadenza, la tendenza a
pensare le relazioni come forme di coinvolgimento
sempre revocabili>>. La perdita della durata mette
in gioco l’assunzione di responsabilità verso l’altro
concreto con cui s’interagisce. Impedisce anche
d’assumere concreta responsabilità verso le
conseguenze che le nostre azioni producono nel
tempo. La corsa all’individualismo e la
conseguente tendenza a tutto strumentalizzare e
usare in modo personalistico, è in diretta
congiunzione con la ridefinizione delle coordinate
temporali e con lo svuotamento dell’idea di
responsabilità morale. L’enfasi sull’individualità
impedisce di guardare ai legami sociali e ai
rapporti intersoggettivi della vita pubblica come a
una risorsa. La metropoli contemporanea,
suggerisce Bauman, spazio d’affettività negate è
<<lo spazio tempo in cui sembra venir meno il
progetto di vita concepito come cuore della
biografia>>.
Sul tempo della cura
Il sistema dell’arte (ma non soltanto quello)
sembra esigere sempre tempi sincopati, frettolosi,
che corrispondono a un’organizzazione frettolosa,
a una scrittura frettolosa, a un rapporto con gli
artisti, fra gli artisti e fra gli artisti e le istituzioni,
frettolosissimo. Questo, quando si ha a che fare
con lo spazio pubblico esterno, è ancora più
negativamente evidente. La fretta per mancanza
di fondi con i quali ripagare il tempo impiegato, la
frenesia del consumo che fa entrare nel trip del
già fatto, già visto, già mostrato una volta, fa sì
che i cambiamenti anche là dove s’intravedono
non si trasformino mai in qualcosa che si definisce
culturalmente, non si sedimentano.
L’Italia è il paese dove nessun cambiamento
può essere considerato acquisito stabilmente.
Nulla, seppur considerato importante, propositivo,
vitale, resiste a questa triste consuetudine. Lo
spazio pubblico si apre e poi si richiude e tutto è
inghiottito e cancellato da un oblio passivo; ogni
valore d’affettività, fondamentale per dare un
nuovo senso alla geografia alla città e allo spazio
perché si trasformi in luogo, è cancellato
attraverso l’arte della dimenticanza, quasi si
trattasse di una memoria su videotape sempre
pronta a essere cancellata per registrarvi nuove
immagini.
<<Chiudere ogni partita velocemente significa
evitare impegni a lungo termine. Rifiutare di
sistemarsi in un modo o nell’altro. Non legarsi ad
un posto. Non impegnare la propria vita per
seguire un’unica vocazione. Non giurare
perseveranza e fedeltà a niente e a nessuno. Non
controllare il futuro, ma rifiutarsi di ipotecarlo: fare
in modo che le conseguenze del gioco non si
trascinino oltre il gioco stesso, e rinunciare alla
responsabilità per quelle che si trascinano.
Impedire al passato di influenzare il presente. In
breve, isolare il presente da entrambi i lati,
separandolo dalla storia>>.
Così scrive Zygmunt Bauman in La società
dell’incertezza.
Nella riflessione che parte dalla constatazione di
quanto poco propensi si sia ad assumersi
responsabilità, e di fronte alla pratica costante
dello scaricabarile trovo sostegno e conforto
anche nelle più recenti analisi di Bauman in
Individualmente insieme (5) dove l’attenzione è
Su alcuni progetti da me curati, brevemente
Cuore di Pietra, a Pianoro, paese dell’area
metropolitana bolognese, è un progetto molto
articolato nella lunga durata (è iniziato nel 2005 e
continuerà presumibilmente fino al 2011) e nei
metodi d’approccio e di progettazione e azione, e
vede gli artisti lavorare in stretta relazione con gli
abitanti del paese.
La prima idea è nata in me assistendo alla
demolizione di una delle palazzine dell’ex- IACP
che sono state, dopo la seconda guerra mondiale,
fra i primi edifici del centro del paese: con quella
demolizione aveva inizio il PRU, un vasto progetto
di ristrutturazione e riqualificazione urbana,
destinato a trasformare profondamente la forma e
la vita di Pianoro.
L’esigenza di documentare, allora, le mutazioni
delle città e ciò che si cancella e che scompare
nella struttura urbanistica e di conseguenza anche
nelle abitudini e nei comportamenti della vita
quotidiana, mi ha portato all’elaborazione ironicopoetica in forma fotografica di un manifesto che
rappresentasse una sorta di resistenza del cuore
di pietra degli edifici, fatto dell’avvicendarsi delle
24
Veniamo adesso al Container.
Osservatorio/laboratorio mobile di arte pubblica,
progetto sperimentale di ricerca e azione
dinamica sul territorio del quartiere San Donato a
Bologna attraverso azioni e installazioni artistiche
nate per la maggior parte dall’osservazione del
contesto urbano e dalle relazioni con gli abitanti.
Esso è stato attivo a Bologna dal novembre 2007
e si è concluso alla fine di giugno 2008, con la
cura mia e di Gino Gianuizzi della Galleria e
associazione culturale Neoncampobase, come
uno dei laboratori del progetto più generale :
Sposta il tuo centro. San Donato. Città di città, a
cura del Quartiere San Donato, e come prima
sperimentale tappa all’esterno del laboratorio
Mappe urbane a cura di Matilde Callari Galli.
Gli artisti in azione, MP5, Cuoghi Corsello,
Cinzia Delnevo, Anna Ferraro, Emilio Fantin,
Sabrina Muzi, Monika Stemmer, ZimmerFrei e me
stessa, con progetti tutti contestuali alle memorie
e ai tratti peculiari urbanistico-antropologicosociali, multiculturali e multietnici del quartiere
San Donato cercando di coinvolgere le varie
comunità e le diverse fasce generazionali, anche
attraverso la collaborazione con alcune scuole,
centri diurni per anziani, centri culturali, gruppi di
aggregazione e associazioni multiculturali.
Dispositivo dinamico di comunicazione con la
strada e sorta di micropiazza in movimento, il
Container, a fronte del fenomeno sempre più
evidente di erosione dei tradizionali luoghi di
incontro e di socializzazione nella città, di un
cambiamento radicale delle relazioni, della
diffusione di sempre nuovi contenitori, superluoghi
di consumo di massa e d’intrattenimento per
l’individuo consumatore sempre più isolato ed
egoista, è stato uno spazio di stimolo a una
riflessione critica e alle relazioni. Mobile non
soltanto perché nel corso dell’anno si è spostato
quattro volte, cambiando continuamente il punto
d’osservazione sulla città e sulle differenti aree del
quartiere, ma anche perché con quella mobilità
meglio era predisposto a cogliere i continui
ridisegni degli spazi, i rapidi e bruschi mutamenti,
le trasformazioni strutturali urbanisticoarchitettoniche, che fanno della città un cantiere in
corso, sollecitando l’osserv-azione d’una fluidità e
mobilità metropolitane, che continuamente
ridefiniscono i confini, spaziali, antropologici e
identitari .
Molti dei progetti si sono posti qui l’obiettivo
etico ed educativo d’una relazione creativa e
diffusa con la città e i suoi abitanti, cercando di
attivare dei percorsi affettivi, flussi di reciproca
generazioni e delle tante storie di umano abitare
che le loro pareti ci tramandano, e ai primi contatti
con gli abitanti, per lo più anziani, e per molta
parte donne, di quelle case, che vivevano con
angoscia l’irrompere di quel cambiamento
traumatico nelle loro esistenze. Ma, stravolgendo
la memoria nostalgica del luogo che
inevitabilmente ogni demolizione porta con sé, ho
pensato di far sì che quell’immagine circolasse fra
la gente, cercando di trasformarla in una sorta di
catalizzatore di storie e narrazioni che dal passato
giungessero al presente, in memoria proiettata
verso il futuro, portatrice d’identità. L’intervento
artistico è diventato una sollecitazione e quasi una
miccia verso, da una parte, un’indagine
antropologico-sociale per una conoscenza più
profonda del territorio e dei suoi problemi, ma
dall’altra parte, pratica quasi quotidiana, direi
condivisa, passo verso una possibile ridefinizione
dell’identità del luogo e del rafforzamento del
senso d’appartenenza attraverso progetti artistici
riconosciuti e frutto della partecipazione collettiva.
Il progetto è in fieri, e ogni anno, fino al 2011,
quando i lavori di riqualificazione e ricostruzione
dovrebbero essere completati, si prevedono
strategie d’interventi artistici (temporanei e
permanenti) diversi. Fra gli artisti che sono
intervenuti finora: Cuoghi Corsello, MP5, Sandrine
Nicoletta, Sabrina Torelli, Annalisa Cattani, Paola
Binante, ZimmerFrei.
La documentazione dei primi due anni di attività
si può trovare nel primo “Quaderno” : Cuore di
pietra. Un progetto di public art a Pianoro con
allegato DVD (12). E’ in corso di pubblicazione il
“Quaderno numero due”, sempre con allegato
DVD (Editrice Pendragon) che testimonia
sinteticamente gli interventi realizzati nel corso
degli ultimi due anni e un aggiornamento
pressoché in tempo reale sul progetto può trovarsi
nel sito www.cuoredipietra.it.
Per Cuore di pietra la cura attenta nel tempo e
la pressoché quotidiana relazione con gli abitanti
sono state fondamentali, non solo per la
realizzazione in sé del progetto, ma per sviluppare
dinamiche collaborative e partecipative,
nell'interazione con gli artisti, con la città, col
contesto sociale, ed ha trasformato il pubblico da
spettatore passivo a soggetto attivo di creazione.
Il lavoro sta proseguendo con un progressivo
passaggio dal temporaneo al permanente, con
l’obiettivo di lasciare, alla fine, nel nuovo centro,
un percorso di arte contemporanea alla cui
realizzazione corale avrà partecipato buona parte
del paese.
25
comunicazione e di creazione riconosciuta che si
adeguassero al contesto, assecondandone le
diversità culturali ed etniche e cercando di
trasformarsi in uno strumento maieutico per un più
forte radicamento identitario capace, secondo noi,
di contrastare l’estendersi a macchia d’olio della
paura di criminalità e del degrado.
Il Container è stato uno spazio di non controllo,
ma di forte rispetto reciproco, un no man’s land
per sua natura intrinseca interculturale e pacifico,
perché crocevia di gesti e di parole in libertà, e di
minimi riti quotidiani disegnati da coloro che
avevano preso l’abitudine di fermarvisi e di
partecipare alle sue quotidiane attività.
Il fatto stesso che in aree dove nessun muro
esterno sembra resistere alle incursioni di tags e
graffiti, quell’ufo di tre metri per sei in tanti mesi
non sia mai stato oggetto di vandalismo, dovrebbe
già di per sé farci riflettere se sia proprio la linea
dura, repressiva e rondista a sortire gli effetti
migliori.
Fra i progetti più efficaci partiti dal Container che
ancora è possibile incontrare fra le strade di San
Donato, le sagome-ritratto a grandezza naturale
delle vecchie signore abituali frequentatrici di
negozi e bar di San Donato, con cui Monika
Stemmer ha segnato alcune palazzine d’edilizia
popolare o le palizzate dei cantieri; la serie di men
at work, omini di carta che si arrampicano
dappertutto che Maria Pia Cinque e il gruppo
Tolet hanno disseminato un po’ ovunque, nel
periodo in cui MP5 ha realizzato, attraverso
Polaroid a fumetti la sua mappatura dei
commercianti e degli artigiani del quartiere.
Riflettendo sui progetti che più di altri, forse,
hanno costituito, nel corso dei vari spostamenti,
una sorta di rituale aggregante con forza coesiva
stimolatrice di narrazioni, partecipazione e
maggiore coesione identitaria, vorrei soffermarmi
su quelli di Anna Ferraro, Things for Thoughts e
Segnali di vita.
Things for thoughts è stato un mercatino che ha
scambiato cose con pensieri sul quartiere e,
totalmente estraneo alla logica monetaria, si è
proposto di mettere in crisi uno dei cardini
dell’economia di mercato e del consumismo
compulsivo, spingendo a riflettere sul valore che
si attribuisce agli oggetti. Dopo lo spiazzamento
iniziale, soprattutto degli adulti di fronte all’artista
che regala oggetti d’affezione in cambio di
pensieri, il progetto lasciava delicatamente
insinuarsi un’idea che dovrebbe essere sottesa in
molti degli interventi di arte pubblica nella città,
quella del dono e della reciprocità, rovesciando
quell’assunto dilagante che tende sempre più a
esaltare, delle persone, il ruolo di consumatori.
Il progetto Segnali di vita invece ha visto gruppi
d’abitanti e soprattutto gli adolescenti di un gruppo
d’aggregazione e i loro educatori progettare
insieme una segnaletica stradale improntata ai
desideri e che richiama quei piccoli gesti di
appaesamento contro lo spaesamento che
spesso contraddistingue il rapporto degli abitanti
con la città, e che vogliono segnare
identitariamente gli spazi delle abitudini
quotidiane.
La nuova segnaletica, doppio speculare di
quella normalmente in uso, ha segnato nelle aree
verdi e in alcune aree condominiali un percorso
sorprendente e ironico d’affermazione d’identità e
riconoscimento.
Utilizzando la videocamera come pungolo
relazionale, non documentaristico, ho realizzato il
video Per San Donato. Appunti visivi, sorta di fil
rouge che ha cucito i vari episodi del progetto
Container. La videocamera in questo caso è
diventata, nel corso dei ripetuti contatti, uno
strumento morbido, un elemento familiare per
memorie e racconti nei tempi quotidiani che, nei
percorsi nella città, lontano dal suscitare un
eccitato protagonismo di tipo televisivo, è
sembrato addirittura svanire .
Concludo, accennando all’ultimo progetto,
ancora in corso, che mi vede impegnata, da
curatrice e da artista, insieme ad Anna Ferraro
(che ha realizzato una segnaletica di genere e
Gender gym, un Percorso Cultura che,
ironicamente e con levità rovescia, come doppio
speculare tagliente e sarcastico, quel Percorso
vita presente spesso nei parchi pubblici e sempre
indirizzato al potenziamento dei muscoli e della
sola fisicità maschile) e Sabrina Torelli, in un
percorso d’arte nelle aree verdi d’un altro
quartiere di Bologna, il quartiere Savena.
La manifestazione Si-cura nel parco in
collaborazione con l’associazione di donne
Armonie, si propone di contrastare la violenza
contro le donne e la paura che porta tutti a vivere
gli spazi esterni delle nostre città come fonte di
continua minaccia.
Questi progetti lunghi e faticosissimi da seguire
e accompagnare perché presuppongono una
presenza costante e un ruolo da curatore che sia
mediatore a tempo pieno, m’impongono di dover
fare continuamente i conti con una sorta di
balbuzie da fatica, fra entusiasmi e dubbi,
esaltazioni e delusioni.
26
Molti i temi di riflessione che in me si agitano e
che cercano una soluzione. Una certezza però è
l’efficacia, la ricchezza e la profondità d’azione dei
vari metodi, che hanno dimostrato, come, ad
esempio, nel caso del Container, quanto essi,
metodi-pratiche in progress dell’Arte Pubblica
contemporanea, senza ricette predefinite,
potrebbero divenire pratica fenomenologica di
azione sulla città che cambia. Temiamo però che
l’interesse per questi interventi nelle strade delle
nostre città e nello spazio pubblico continui a
essere intermittente, visto l’interesse altalenante
delle amministrazioni pubbliche che procedono
per episodi più che per progetti e scelte
coraggiose e coerenti, così che dopo quei piccoli
passi in avanti se ne debbono fare poi il doppio
arretrando, a confermare, con il principe di Salina
che:<<Tutto cambia perché niente cambi>> (14).
Siti di riferimento
www.accademiainstazione.com
www.cuoredipietra.it
www.artepubblica.com
Riferimenti bibliografici
1. AA.VV. La città storica contemporanea, a
cura di F. Evangelisti, P. Orlandi, M. Piccinini,
Urban Center Bologna 2008.
2. AA.VV. Legge Sedici. Note a margine .
Bologna, Compositori 2005.
3. G. Bassanini, Per amore della città. Donne,
partecipazione e progetto, Milano, Franco Angeli
2008.
4. Z. Bauman, La società dell’incertezza,
Bologna, il Mulino 2006.
5. Z. Bauman, Individualmente insieme, Reggio
Emilia, Diabasis 2008.
6. M. Berman, L’esperienza della modernità,
Bologna, il Mulino 1985.
7. G. Bruno, Atlante delle emozioni. In viaggio
tra arte, architettura e cinema, Milano, Bruno
Mondadori 2006.
8. M. De Certeau, L’invenzione del quotidiano,
Roma, Edizioni del Lavoro 2001.
9. G. Paba, Luoghi comuni. La città come
laboratorio di progetti collettivi, Milano, Franco
Angeli, 1998.
10. M. Romano, Città della letteratura. Immagini
e percorsi, Bologna, Clueb 1996.
11. M. Romano, aRITMIe. Ultime visioni
metropolitane, Bologna, Clueb, 2003.
12. M. Romano, Cuore di pietra, quaderno
numero uno, Bologna, Clueb 2007.
13. N. Thrift – A. Amin, Città. Ripensare la
dimensione urbana. Bologna, il Mulino 2005.
14. G.Tomasi Di Lampedusa, Il Gattopardo,
Milano, Feltrinelli 1958
27
anni Ottanta, siti in corso d’esplorazione nel
2
distretto di Jiroft, nel sud-est dell’Iran .
La foto scattata da Dio è solo l’ultima delle
reductio ad unum cui il nostro pianeta è
periodicamente sottoposto.
Alla fine del XIX secolo, quando da un pezzo
3
<<l’uomo incontrava solo se stesso>> ed era
4
entrato nell’epoca della riproducibilità tecnica ,
l’ossessione classificatoria nutrita da ideali
pacifisti e universalistici spinge Albert Kahn, un
Planetopolis. Dagli Archives du planet a
Google Earth
di
Giovanna Gliozzi
Sfogliare e riporre il pianeta come un album
stinto.
Svolgerlo e riavvolgerlo, rewind-forward.
Cavalcarlo, infine, come un cosmico tappeto
volante: le fauci dello spazio e del tempo terrestri
si sono da poco docilmente serrate nella prima
notte planetaria, quattrocento scatti satellitari
montati dalla NASA come in una foto scattata da
1
Dio .
La Terra, distesa in una pratica bidimensione e
avvolta da una placida quanto impossibile notte
sincrona, appare come un immenso giardino
misterioso punteggiato di luci, ora fitte come
manciate di diamanti, ora rade e sperdute come i
sassolini di Pollicino.
Un racconto pieno di suggestione; e falso, come
tutti i racconti. Ma non privo di verità, come tutti i
racconti. L’impossibile foto scattata da Dio
racconta, intanto, la storia vera di un pianeta
abitato e trasformato da una specie che ha
sconfitto il buio della notte in cui individui,
aggregati in polis da millenni, proprio dal 2007,
per la prima volta nel corso della loro evoluzione,
vivono in maggioranza assoluta proprio nelle
polis; ed esse oggi, soprattutto a nord
dell’equatore, sono così innervate, con-urbate le
une alle altre da apparire, nella notte virtuale,
quasi una sola, immensa, sterminata planetopolis.
La planetopolis brulica come un formicaio
fosforescente perché succhia risorse dai
semipopolati, tenebrosi deserti dello stesso
pianeta. La foto impossibile racconta anche
questa verità. E chiarisce, inoltre, come si è
evoluta la capacità della specie di costruire
informazioni e, ancor più, la capacità di costruire
informazioni e di documentarne l’origine
concettuale, il processo, gli effetti, le prospettive.
filantropo utopista, a un’impresa senza
precedenti: l’Archivio del Pianeta.
Albert Kahn (1860-1940) è un banchiere
d’origine alsaziana, nato nella piccola comunità
ebraica di Maoutier nel Basso Reno.
A Parigi, dove appena ventenne s’impiega nella
banca di cui in un breve arco di tempo diverrà
proprietario, compie gli studi e consegue il bac és
lettres e poi il bac és sciences sotto la guida di
Henri Bergson, poi suo fraterno amico e
autorevolissimo consulente del grandioso progetto
cominciato a Boulogne-Billancourt nel 1894.
Kahn è convinto che la pace universale sarà
possibile grazie alla conoscenza di tutti i luoghi e
di tutti i popoli della terra e, pertanto, decise di
mettere il proprio patrimonio e la propria casagiardino a disposizione di un’opera demiurgica:
visitarli, documentarli, classificarli, conservarne
memoria.
<<Può sembrare strano usare il termine opera
per un uomo che ha lasciato così poche
testimonianze scritte. Tuttavia, visitando L’Espace
Albert Kahn alla periferia di Parigi, si ha
Le potenzialità euristiche
Per la specie umana discorso e funzione-formatecnica del discorso sono tra loro inestricabili al
punto che, secondo recentissimi studi
archeologici, la scrittura sarebbe stata inventata
per creare scambi tra Uruk e Aratta, il mitico
regno delle leggende sumere, scoperto forse negli
1
2
“Archeologia viva”, n. 122, marzo-aprile 2007.
W. Heisemberg, natura e fisica moderna, Garzanti, 1960.
4
W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica, Einaudi, 2000.
3
La fotografia è stata pubblicata in Italia il 23 aprile 2009
28
l’impressione di trovarsi di fronte a un’opera,
5
l’opera di un’intera vita>.
L’Espace Albert Kahn, oggi museo, è un
giardino repertorio a scene multiple e un archivio
audiovisivo costituito da settanduemila lastre
fotografiche e centosettanduemila metri di
pellicola – a disposizione sia degli studiosi sia dei
visitatori -, ovvero dai prodotti dei due dispositivi, il
cinema e gli autochromes, che i fratelli Lumière
avevano messo al centro dell’Esposizione
Universale del 1900.
3. geografica economica e sociale (modificazioni
legate alla società, alla legislazione, ecc.):
4. geografia politica e geografia della storia – è
alla base dei due tipi di documentazione
degli Archives: documentazione
dell’ambiente e dell’habitat;
documentazione economico-sociale, da un
lato, e politico-storica, dall’altro.
Il rigore scientifico, la prospettiva euristica e la
finalità politico-filosofica degli Archives marcano la
distanza tra i materiali foto-cinematografici intesi
come rappresentazione-attrazione, tipica delle
vues pittoresche e aneddotiche che i Lumière
realizzano fino al 1905, e la documentazione
intesa come produzione << sia in relazione al
referente (il paesaggio come risultato
dell’interazione tra natura e cultura che
caratterizza differenti società), sia in relazione alla
tecnica di documentazione (la natura meccanica
della riproduzione fotografica e cinematografica
da pure attrazione meccanica è diventata il
presupposto di una vera e propria produzione
7
discorsiva)>> . Conoscere per cooperare,
cooperare per conoscere: l’utopia di Albert Kahn è
travolta dalla Storia e muore con lui, ormai
poverissimo, in un anno fatidico di un secolo
8
breve che si conclude con la caduta di un Muro.
Dèmolition d’un mur s’intitola, bizzarrie della
sorte, uno dei primi film dei fratelli Lumière, registi
in nuce: alcuni operai con dei picconi e un
martinetto fanno crollare un muro. <<Niente di
straordinario, ma quel minimo evento, una volta
catturato dal cinema, resta fissato per sempre,
può essere mostrato di nuovo a ogni proiezione. E
se invertiamo la direzione del movimento della
pellicola, il muro ritorna in piedi. Prima del cinema,
9
i muri cadevano una sola volta>> .E anche le
Torri. Ma non è ancora tutto. Perché l’occhio dei
satelliti, più potente, invadente e pervasivo di
quello dell’obiettivo foto-cinetico, irretito nella
Grande Rete ha trasformato l’Archivio del Pianeta
nella mappa di Planetopolis, un gigantesco
insediamento di tribù agglomerate in megalopoli
(reali e virtuali). Oltre la riproducibilità tecnica e in
una dimensione in cui ogni evento è preceduto
dalla notizia dell’evento – cioè dal suo racconto,
cioè dalla sua manipolazione-, Francesco
Conversano e Nene Grignaffini hanno
documentato da Occidente a >Oriente le sei
maggiori tribù reali: Los Angeles, San Paolo, Il
Dall’Esposizione Universale agli Archives du
Planete
Ma una differenza sostanziale corre tra gli
Archives du Planete d’Albert Kahn e le
Esposizioni Universali. L’ideologia colonialista
scompare e lascia il posto a un ideale
internazionalista, che trova la sua
rappresentazione in una sintesi originalissima tra
le tendenze figurative del XIX secolo e le
potenzialità riproduttive del XX. Instancabile
6
viaggiatore e promotore degli Author du Monde ,
tra il 1908 e il 1909 Albert Kahn mette a punto
l’idea di documentare egli stesso un viaggio a
percorso circolare, dopo aver sottoposto il suo
autista Albert Dutertre a un apprendistato sulle più
recenti innovazioni foto-cinematografiche e
sonore (i Lumière mettono in commercio gli
autochromes nel 1907). Il vero e proprio progetto
degli Archives prende tuttavia corpo nel 1912 e
Kahn su consiglio di Bergson e del geologo
Emmanuel de Mangerie, chiama a dirigerlo Jean
Bruhnes iniziatore della geografia umana (la cui
cattedra al Collège de France è istituita e
finanziata dallo stesso Kahn), il quale fornisce agli
oltre trenta operatori inviati in giro per il mondo
direttive molto precise circa i fenomeni da
documentare e regole altrettanto precise per la
classificazione delle foto e delle riprese (data,
luogo, soggetto, ecc.).
La concezione scientifica di Bruhnes, che
articola la geografia umana in:
1. geografia delle necessità vitali (alimentazione,
abitazione);
2. geografia dello sfruttamento della terra (dallo
sfruttamento delle risorse alla produzione
delle risorse);
5
A. Costa, Cinema, architettura e paesaggio, seminario del
Dottorato in eccellenza in Storia dell’architettura e della
Città, Milano, 2006.
6
E. Hobsbawn, Il secolo breve, BUR, 1997.
7
A. Costa, ibidem.
E. Hobsbawn, Il secolo breve, BUR, 1997.
9
B. Fornara, Geografia del cinema. Viaggi nella
messinscena, BUR, 2001.
8
29
Cairo, Shenzhen, Karachi, Tokyo. <<Per
come Clarke, Asimov, Dick o le città non-luogo
10
come quelle descritte da Marc Augé>> .
Riprese in digitale, voce off, forma del discorso,
esplicitamente ispirata al paradigma lynchiano di
11
Mulholland Drive. In mezzo, tra lo scientismo
utopista di Kahn e l’antropologia visionaria di
Conversano e Griffagnini, c’è La Ragion centrale,
un film sperimentale che Michael Snow –
fotografo, regista, pittore e musicista canadesegira nel 1970 con una macchina da presa
montata su un aggeggio speciale che la mette in
grado di riprendere immagini in tutte le direzioni e
senza interruzioni per l’intera durata della
pellicola. Snow colloca la macchina da presa in
una zona montagnosa e disabitata del Canada e
l’abbandona. Le tre ore di riprese cominciano con
una sorta di piano circolare di ambientazione e
proseguono con <<una serie di lunghi sguardi
della cinepresa senza nessuna determinazione
gerarchica di importanza, ora calmi, ora vorticosi,
orizzontali o verticali […] la ragione centrale è là.
La macchina da presa è qui che guarda, si muove
12
e registra […]un film è una faccenda fisica>>.
Dice Godard che << il cinema è in un certo senso
13
la resurrezione del reale>>.
E l’occhio di Google Earth che cos’è?
rappresentare queste megalopoli del XXI secolo,
la loro crescita, le conseguenze concrete che
provocano e che cambiano la geografia del
mondo e le condizioni di vita di più della metà
della popolazione globale, i sei documentari
attingono anche alla science fiction, la letteratura
della fantascienza che in anticipo sui tempi aveva
già prefigurato le città come luogo dello scontro e
delle tensioni sociali, le città di paura che avevano
alimentato le pagine di scrittori del secolo scorso
10
F. Conversano e N. Grignaffini, Megalopolis, Movie
Movie-Rai Tre, 2008.
11 D. Lynch,
Mulholland Drive, USA, 2001.
12
B. Fornara, ibidem.
13
B. Fornara, ibidem
30
Il cinema e la città che cambia
di
Giacomo Martini
L’ultimo film di Pupi Avati, dal titolo Gli amici del
bar Margherita, voleva essere un’opera dedicata
alla memoria e alla cronaca di un gruppo di amici,
che erano soliti ritrovarsi in un bar di Bologna,
uno dei più noti negli anni Cinquanta e Sessanta;
un film che voleva ricostruire, come ha fatto altre
volte il regista, il clima, l’atmosfera, il costume, le
abitudini, il modo di parlare, attraverso le piccole
storie quotidiane di un gruppo di persone, di
quegli anni.
Per girare le scene, però, Pupi Avati ha scelto
la città di Cuneo, in Piemonte, perché- come ha
dichiarato lo stesso regista- non ha ritrovato a
Bologna quelle condizioni ambientali ed
esistenziali del tempo in cui s’intrecciano le storie
degli amici del bar.
Questa scelta inaspettate e dolorosa impone
alcuni elementi di riflessione. Essi vanno al di là
del fatto specifico e ne sottolineano gli elementi
personali (anche se discutibili) del regista, che nel
passato, invece, aveva spesso usato Bologna, la
sua città, come set per raccontare le proprie
storie.
E’ lungo, infatti, l’elenco dei film (e sceneggiati
girati a Bologna).
Questa fuga dalla sua Bologna vuole essere,
soprattutto, un implicito atto d’accusa verso le
trasformazioni che, nel frattempo, ha subito la
città, in particolare negli ultimi anni.
Trasformazioni, ovviamente giudicate da Pupi
Avati in negativo.
E si tratta di trasformazioni di carattere
architettonico, ambientale, di costume ed
esistenziale.
Per intenderci, con la mancata location nella
propria città, il regista ci dice che è cambiato
irrimediabilmente il genius locis, la riconoscibilità
distintiva, lo spirito singolo e collettivo della città e
dei suoi abitanti.
A questo punto la riflessione c’impone subito
una domanda: quale ruolo svolge il cinema
quando racconta (e si svolge in) una città ?
E come la macchina da presa ha raccontato
Bologna ?
E come nel tempo il cinema ha raccontato la
città, i suoi abitanti, le sue contraddizioni e
aspirazioni, la sua identità, ma anche la sua
diversità, la sua tipicità non omologata ?
Come tutte le città (poche) con un centro storico
conservato, molto bello e curato e con una
tradizione storica e artistica importante, Bologna è
stata il set per molti film, sceneggiati, fiction, spot
pubblicitari, video clip….. e oggi, addirittura,
ospita un consorzio di produttori multimediali
(Digicittà), che ha voluto con questa scelta
valorizzare e sviluppare le potenzialità
immaginarie della città.
In qualche modo, la città ha testimoniato e
continua a testimoniare la sua vocazione
cinematografica e audiovisiva che oggi vive, è
conservata, studiata e promossa attraverso la
Cineteca del Comune di Bologna, una delle più
importanti nel mondo.
Ma, al contrario, stando alla scelta compiuta da
Pupi Avati, oggi si sarebbe come divaricata e
definitivamente disgiunta la storia dell’ininterrotta
accoglienza che a Bologna ha trovato la cultura
cinematografica e dell’immagine, con il seguito di
importanti infrastrutture culturali realizzate nel
tempo per consolidarla e diffonderla, con quella
riguardante il suo assetto, per così dire, più
intimo, più tipico, identitario si dovrebbe forse dire,
che ne ha fatto per decenni la location più adatta
31
per raccontare, colle immagini, storie e caratteri,
con incredibile continuità, quasi che il tempo
storico li avesse fissati nei decenni agli ambienti le strade, i portici, i palazzi, gli angoli- della città.
E, quindi, sia pure per finzione – come sostiene
Pupi Avati – la città così com’è diventata non può
più sostenere l’artificio per immagini di una
presentificazione, di una storia per immagini di un
passato appena remoto.
mura di vecchi palazzi, che più si addicevano alla
sua storia, un racconto di crisi e depressione.
La città come storia, cronaca, cultura ..ma
anche mistero e crimine. Raccontata in modo
splendido dai libri di Loriano Macchiavelli e
passata sul piccolo schermo attraverso le imprese
dell’ispettore Sarti, interpretato efficacemente dal
bolognese Gianni Cavina.
Crimine e delitti tra l’alta borghesia in Fatti di
gente per bene di Mauro Bolognini, dedicato al
caso Murri; tra il silenzio dei portici, le nebbie delle
piazze, le piccole strade, i vicoli e i colori cadenti
del tramonto la macchina da presa trova e scopre
immagini, suoni ed emozioni che hanno costruito
la fama di Bologna come città del cinema e non
solo. Ma, credo che pochi come Pupi Avati hanno
saputo cogliere le potenzialità narrative, visionarie
e cromatiche della città e della sua gente; non
potremo mai dimenticare le quattro puntate
televisive di Cinema, cinema (1974).
Un grande atto d’amore verso il cinema, dove il
regista ci fa rivivere, con sensibilità e passione, la
sua storia come storia collettiva di una
generazione di giovani, che cerca nel cinema il
proprio riscatto, una testimonianza inequivocabile
della profonda identità tra la città, il cinema e la
sua letteratura che si ritrova dentro i sassi, i
palazzi, i giardini, le strade, le osterie, le piazze di
una città, che ha affidato la sua memoria, la sua
storia, la sua architettura, la sua arte agli occhi
sapienti di tanti registi per essere raccontata al
mondo.
Ogni strada ogni sasso sono una storia che
cattura anche i giovani registi, come la mitica Via
del Pratello, narrata nei suoi momenti di maggiore
provocazione in Paris dabar di Piero Angelini; una
strada che è ed è stata un mondo, una realtà
sempre vissuta nella sua diversità e nella sua
ambizione a mantenersi tale, dal fascismo a
Cofferati; la strada- un tempo?- degli artisti, dei
ladri, delle prostitute, dei piccoli artigiani, delle
osterie, del Circolo Pavese, del cineclub Angelo
Azzurro…. una strada popolaresca come quelle di
San Frediano, a Firenze, raccontate
magistralmente da Vasco Pratolini e da Valerio
Zurlini, emiliano di Parma, innamorato dell’arte di
Morandi; ma anche la strada della rivolta e di
radio Alice, che nel 1977 divenne un simbolo della
lotta antiautoritaria e rivoluzionaria di un
movimento giunto ormai al suo inesorabile
declino.
2
L’elenco dei film girati a Bologna è lunghissimo
da: Il cardinale Lambertini, di G. Pastina del 1954,
alla fiction dell’Ispettore Coliandro del 2008,
passando attraverso film come Hanno rubato un
tram di Aldo Fabrizi (1954), L’estate violenta di
Valerio Zurlini (1959), La banda Casaroli di
Florestano Vancini (1962), Una bella grinta di
Giuliano Montaldo (1964), Edipo re di Pier Paolo
Pasolini (1967), Fatti di gente perbene di Mauro
Bolognini (1974) fino a Jazz band di Pupi Avati
(1978), Chiedo asilo di Marco Ferreri (1979), Gli
occhi la bocca di Marco Bellocchio (1982), Regalo
di natale di Pupi Avati (1986), Jack Frusciante è
uscito dal gruppo di Enza Negroni (1996), Paris
dabar di Piero Angelini (2000), Il cuore altrove di
Pupi Avati (2002), Lavorare con lentezza di Guido
Chiesa (2003), Il vento di sera di Andrea Adriatico
(2004), Il papa’ di Giovanna di Pupi Avati
(2007)…solo per citarne alcuni.
Un lungo viaggio attraverso la città per
raccontarne i fatti di cronaca più allettanti e
famosi, la storia, la cultura, il modo di vivere, le
abitudini e le tradizioni della sua gente o
semplicemente per mere ragioni tecniche, di luce,
di colore dei palazzi, d’una architettura per alcuni
versi unica (i portici, le piazze, le osterie, i bar…)
per i suoni che provengono dalle strade.
Pasolini amava il colore che prendevano i
mattoni e le pietre dei palazzi al tramonto.
Florestano Vancini con La banda Casaroli non
solo volle raccontare un episodio che in quegli
anni suscitò molto clamore (la rapina della banda
con delitto) e che lo aveva molto colpito, ma,
anche e soprattutto, le condizioni morali e sociali
dei protagonisti in una città, che stava
ricostruendo la propria immagine, dopo i disastri e
le ferite della guerra. Quell’episodio di cronaca e
di sangue era, in qualche modo, un sintomo di
una situazione che si stava evolvendo,
moralmente ed economicamente…
Bellocchio negli Occhi e la bocca aveva trovato
a Bologna il clima esistenziale e psicologico tra le
2
32
adottando lo sguardo della microcriminalità e del
degrado esistenziale e ambientale.
I vari ispettori, Sarti, De Luca, Coliandro
indagano e mettono a nudo mondi che bene si
nascondono tra le mura, i portici e le strade del
centro storico o nelle stanze in affitto agli studenti
della più antica università del mondo e una delle
più popolose (circa centomila iscritti).
Com’è antropologicamente diversa la città di
Hanno rubato un tram di Aldo Fabrizi (1954) da
quella di Jack Frusciante è uscito dal gruppo
(1996) di Enza Negroni, da quella della Banda
Casaroli (1962) di Florestano Vancini, da Il vento
di sera (2004) di Andrea Adriatico.
Un cambiamento che troviamo anche nelle
poesie di Roberto Roversi, nelle canzoni di
Francesco Guccini e Lucio Dalla, un
cambiamento figlio di un processo inesorabile,
che il cinema ha testimoniato in tutti i suoi
passaggi anche i più traumatici, Per non
dimenticare (1992) di M. Martelli. Ma anche nei
suoi momenti di consumo giovanile, A domani
(1999) di Gianni Zanasi.
La difficile condizione giovanile, le esplosive
contraddizioni sociali, politiche e di costume di
una città che cambia troppo rapidamente trovano
immagini e un’eco amara nei film E allora mambo
(1999) di Lucio Pellegrini, Fortezza Bastiani
(2002 ) di Michele Mellara e Alessandro Rossi,
Cavedagne (2003 ) di Bernardo Bolognesi e
Francesco Merini…
2
Tanti anni orsono ebbi la fortuna di trascorrere
alcune ore a Modena con Cesare Zavattini, in
occasione d’una rassegna dedicata agli autori
emiliano-romagnoli, che hanno rappresentato e
rappresentano un momento alto della storia del
cinema italiano e internazionale, da Zurlini a
Fellini, da Bellocchio a Antonioni, da Bertolucci a
Avati, da Vancini alla Cavani…E gli chiesi come
lui, il poeta del cinema italiano, il padre del
neorealismo, uno dei grandi sceneggiatori del
cinema nazionale, spiegasse questa forte
simbiosi, cinema/Emilia-Romagna.
La nostra terra, la nostra origine contadina, la
nostra sensualità, la nostra socialità, la nostra
tradizione culturale, il nostro amore per la musica
e per il melodramma, le nostre città d’arte, la
bassa, il grande fiume, i pittori naif, il nostro mare
piatto, la nostra lingua (dialetto) così musicale, il
nostro pragmatismo e la nostra carnalità
potrebbero essere le ragioni che stanno alla base
di questa sensibilità all’immagine che caratterizza
la nostra terra. Così Zavattini cercava di spiegarmi
un fenomeno per alcuni aspetti unico e di non
facile lettura.
Tutto questo lo ritroviamo nel Fellini dei Vitelloni
e di Amarcord (con la sceneggiatura di un altro
grande poeta, Tonino Guerra), nei film di
Bertolucci, di Zurlini, di Mingozzi, di Antonioni, di
Vancini…e nei film di Pupi Avati, che più di tutti ha
amato Bologna, un amore tanto grande che lo ha
portato a tradirla e a scegliere Cuneo per il suo
ultimo film bolognese.
E in questa difficile scelta ritroviamo, dunque, un
altro aspetto del cinema come testimonianza della
trasformazione, dello sviluppo, dell’involuzione
della città, che in parte ha perduto in questi anni
alcuni dei suoi connotati più tipici e significativi.
L’occhio del cinema è impietoso, non perdona e
ci restituisce le diverse realtà anche le più amare
e a nulla vale cercare di truccare il paesaggio.
Tranne che, nel caso ci si chiami Federico
Fellini, che per sfuggire probabilmente alle stesse
angosce provate da Pupi Avati, decise da subito
di reinventarsi i luoghi della propria affabulazione,
ricostruendoli negli studi di Cinecittà, fino a
quell’iperbole, insieme, realista e visionaria
realizzata con la Rimini di Amarecord.
Se è vero che il centro storico resta un set
affascinante e stimolante, l’immediata periferia,
oltre che a essere teatro di una pesante attività
edilizia, reca i segni di una città trasformata nella
sua identità, nei suoi comportamenti,
nell’immagine di sé e dei suoi quartieri e niente
come le fiction ce lo raccontano meglio, magari
E’ vero: Bologna è cambiata e non poteva
essere diversamente. Non è riuscita a mantenere
la sua diversità, che il cinema ci aveva raccontato.
E’ stata anch’essa trascinata nel mondo piccolo e
terribile della globalizzazione economica, politica
e morale. Anche se, almeno al cinema, riesce
ancora a non farci dimenticare la poesia che Pupi
Avati ci ha trasmesso con Una gita scolastica
(1983), dove la città che era quasi si immerge nei
colori, nei suoni e nella natura delle sue colline e
delle sue montagne, queste sì ancora quasi del
tutto intatte.
33
Film girati su e a Bologna
1915
1917
1917
1918
1918
1922
1934
1936
1948
1954
1954
1959
1962
1963
1964
1967
1968
1969
1969
1974
1975
1976
1976
1976
1977
1977
1977
1978
1978
1979
1979
I bimbi d’Italia son tutti
balilla
Bianco e nero
Come conclude amore
Marinella
Rebus
La prova misteriosa
Il cardinale Lambertini
Bertoldo, Bertoldino e
1
Cacasenno
2
Totò al giro d’Italia
Il cardinale Lambertini
Hanno rubato un tram
L’estate violenta
La banda Casaroli
I fuorilegge del
matrimonio
Una bella grinta
3
Edipo re
1980
1981
1982
Si salvi chi vuole
8
Dancing Paradise
Gli occhi e la bocca
1982
1983
Zeder
Acapulco, prima spiaggia
a…sinistra
Una gita scolastica
Blu cobalto
Impiegati
9
La neve nel bicchiere
Regalo di natale
Sconcerto Rock
Sposi
1983
1985
1985
1986
1986
1986
1987
A. Testoni
M. Isma
M. Isma
R. Scotti
M. Isma
A. Primitivi
P. Bassi
G. Simonelli
M. Mattioli
G. Pastina
A. Fabrizi
V. Zurlini
F. Vancini
P. e V.
Taviani
G. Montaldo
P.P.
Pasolini
P. Avati
Il decimo clandestino
1989
1990
Musica per vecchi
animali
Storia di ragazzi e
ragazze
Stanno tutti bene
1991
Faccia di lepre
1991
1992
1992
1994
1994
1994
1995
1997
1998
1998
1998
1998
Il trasloco
Per non dimenticare
Sognando California
Dichiarazioni d’amore
11
L’ispettore Sarti 2
La lampada di Wood
Strane storie-Racconti di
fine millennio
Viaggio di Nozze
Jack Frusciante è uscito
dal gruppo
Consigli per gli acquisti
La forza dell’amore
Incontri proibiti
Jolly blu, il film degli 883
Matrimoni
1999
1999
A domani
La guerra degli Antò
1989
Balsamus, l’uomo di
Satana
Plagio
S. Capogna
Thomas…gli indemoniati
P. Avati
Fatti di gente perbene
M. Bolognini
Salò e le 120 giornate di
P.P.
Sodoma
Pasolini
L’affittacamere
M. Laurenti
Al piacere di rivederla
M. Leto
Decadenza
A.M. Magro
4
L’esercito di Scipione
G.
Berlinguer
La polizia è sconfitta
D. Paolella
Gli ultimi tre giorni
G. Mingozzi
5
Disonora il padre
S. Bolchi
6
Jazz band
P. Avati
Chiedo asilo
M. Ferreri
7
Cinema!!!
P. Avati
1995
1996
7
10
1989
R. Faenza
P. Avati
M.
Bellocchio
P. Avati
S. Martino
P. Avati
G.F.Donati
P. Avati
F. Vancini
P. Avati
L. Manuzzi
P. Avati,
Bastelli
L.
Wertmüller
S. Benni,
Angelucci
P. Avati
G.
Tornatore
L.
Gianneschi
R. De Maria
M. Martelli
C. Vanzina
P. Avati
G. Questi
L. Capogna
S. Baldoni
C. Verdone
E. Negroni
S. Baldoni
V. Verdicchi
A. Sordi
S. Salvati
C.
Comencini
G. Zanasi
12
R. Milani
Film TV in quattro puntate.
Film TV.
9
Film TV in due puntate.
10
Film TV.
11
Film TV in sei puntate
12
I dati fin qui riportati sono tratti dalla ricerca: Per
conservare la memoria visiva emiliano romagnola, condotta
da Manuela Marchesan e Mauro Bonifacino, con la
8
1
Girato nella campagna bolognese.
Ambientato nella ricostruzione fatta negli Studi romani.
3
Il film si conclude a Bologna.
4
Film TV in tre puntate.
5
Film TV in tre puntate.
6
Film TV in tre puntate.
2
34
2000
2000
13
Best of Both Worlds
La mucca magnetica
2000
2000
2000
2000
2001
2001
2002
2002
2002
Lupo mannaro
14
Via Zanardi 33
Paris dabar
Almost Blue
15
Ferrari
Paz
Il segreto del successo
Il cuore altrove
Fortezza Bastiani
2003
2003
Echi di sera
17
La felsina pittrice
16
2003
2003
2003
2003
2003
Il giorno del lupo
18
Quanti siamo quelli che
19
siamo
20
L’enigma del sonno
Prima dammi un bacio
2003
2003
2003
2003
2003
La storia di Bologna
presentata da
21
Hisashi Inoue
La rivincita di Natale
Amatemi
Natale in India
Lavorare con lentezza
22
Gli ultimi
2003
2003
Che ne sarà di noi
23
Bologna e Bologna
D. Richard
D. Sorlini e
A.
Romagnoli
A. Tibaldi
Sit-com TV.
Film TV.
Docu-Fiction.
16
17
Ma quando arrivano le
ragazze
E se domani
Lui e lei…l’amante del
prete?
Quo vadis baby?
2005
2005
2005
2005
2005
2005
2005
2006
2006
2006
2006
2007
2007
2007
2007
Cerasuolo
A. Lo
Giudice
H. Inoue
2007
2007
P. Avati
R. de Maria
N. Parenti
G. Chiesa
R.
Marchesini
G. Veronesi
Conversano
-Griffagnini
2007
2007
2008
2008
Documentario per Rai Educ.
18
Puntata pilota Fiction.
Mediometraggio.
20
Documentario.
21
Documentario
22
Mediometraggio.
23
Film-documentario.
19
35
Fratelli
Manetti
P. Avati
G. La Parola
Anastasi
G.
Salvatores
S. Strocchi
D. Marengo
E. Olmi
P. Avati
Il germe del melograno
Notturno bus
Cento Chiodi
La seconda notte di
nozze
25
Une nuite en noir
A. Grilli
Diario di viaggio a
Griffagnini26
Bologna
Conversano
All’amore assente
A. Adriatico
27
Finale di partita
E. Deotti
28
Senza voce
M. Zaccaria
La vita come viaggio
P. Muran
29
aziendale
30
Salvemini
E. Guzzetti
Albakiara
S. Salvati
31
Il commissario De Luca
Frazzi
32
Quo vadis baby?
G. Chiesa
33
L’ispettore Coliandro 2
Fratelli
Manetti
Il papà di Giovanna
P. Avati
34
Bologna dove suona
R.
Marchesini
L’ingegner Levi. Storia di
F. Satta
35
un vicino
36
Sfoglia Bologna
C. Mazzanti
Matrimoni e altri disastri
N. Di Majo
37
L’ispettore Coliandro 3
Fiction TV.
Cortometraggio.
26
Documentario.
27
Documentario.
28
Documentario.
29
Documentario.
30
Documentario.
31
Fiction TV.
32
Fiction TV.
33
Fiction TV.
34
Documentario.
35
Documentario.
36
Documentario.
37
Fiction TV.
25
supervisione di Renzo Renzi, e promossa dalla Cineteca di
Bologna in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna.
13
Fiction TV.
15
2004
2004
24
14
L’ispettore Coliandro
2004
2004
Angelini
A. Infascelli
C. Carlei
R. de Maria
M. Martelli
P. Avati
M. MellaraA. Rossi
E. Negroni
F.
Conversano
- N.
Grignaffini
Fratelli
Manetti
E. Negroni
24
2004
rivelarono poi strategici sia per condizionare lo
sviluppo edilizio delle città turistiche sia, in epoche
recenti, per l’alto valore di posizione che le aree
avevano acquisito.
Facciamo ora un passo indietro nel tempo per
capire come è avvenuto, nei secoli che ci hanno
preceduto, il popolamento delle nostre spiagge.
1
Lucio Gambi è stato uno dei grandi studiosi di
questo fenomeno e questo autore annotava come
il territorio di Rimini sotto la signoria dei Malatesta
nel 1371, (come riportato nella “Descriptio
Romandiole” compilata dal Legato Anglic de
Grimoard) per ciò che riguardava la sua
popolazione presentava le seguenti condizioni:
nella fascia collinare al di sopra dei duecento
metri di altitudine prevalevano gli insediamenti
molto aggruppati che il documento papale
chiamava in genere castelli.
I castelli con più di duecento abitanti erano in
questa zona venticinque: una delle maggiori
densità di tale tipo d’insediamento in Romagna.
Invece nel fondovalle del Marecchia, dell’Uso e
del Conca e soprattutto nella pianura
fronteggiante predominava un insediamento
sparso in minuscoli nuclei – quelli che il testo
chiama ville - corrispondenti a minuscoli villaggi,
casali, borghetti. In questo tipo di insediamento fra
la zona collinare e la zona di pianura era raccolto
l’ottanta per cento della popolazione che viveva
nella pianura dell’Uso e il cinquanta per cento
della popolazione che viveva fra il Marecchia e il
Conca. Ma la divergenza d’insediamento fra la
zona collinare e la zona di pianura non era altro
che l’eredità di come gli insediamenti si erano
disegnati prima, e delle evoluzioni ricevute da
quest’impianto: cioè l’effetto della precedente
occupazione romana e di quelle precedenti a
essa.
La costa dell’alto Adriatico è sempre stata
oggetto di migrazioni intense: nel IV sec. a.C. le
primavere sacre vi portarono umbri, piceni, sabini;
nel 268 a. C. si stanziarono nel territorio riminese
ben seimila coloni che, tenuto conto dell’ampiezza
delle famiglie, corrispondevano a circa
venticinquemila persone; per non parlare poi dei
Galli, la cui invasione in Italia nel IV sec. a.C. fu
stimata in circa trecentomila unità.
La stessa strada che i Romani decisero di
costruire nel 187 a. C. tra Rimini e Piacenza si
rivelerà così importante e così funzionale al
tessuto economico e sociale del territorio da
L’invenzione della metropoli balneare
di
Rodolfo Francesconi
Un navigatore che avesse bordeggiato lungo la
costa romagnola negli anni fra le due guerre, non
avrebbe faticato a individuare il paese davanti al
quale si fosse trovato. Il portolano veniva in aiuto,
illustrando le strutture che senza ombra di dubbio
identificavano la posizione; un campanile, le
ciminiere di qualche fornace, alcune ville. Ma, a
permettere un sicuro riconoscimento, erano
soprattutto le colonie marine. Questi edifici, di
solito bassi sull’orizzonte, ma isolati in zone non
inquinate dalle costruzioni, oltre ad assolvere il
compito per il quale erano stati edificati, avevano
quello, senz’altro ignoto al progettista, di
individuare con precisione un tratto di costa. Gli
aggiornamenti dei portolani hanno seguito un
ritmo più lento dell’incalzare travolgente
dell’edilizia balneare, perciò sono poche le colonie
rimaste a difendere il ruolo ora occupato dai
grattacieli, da mostruosi alberghi o dalle torri
piezometriche degli acquedotti. Anche la funzione
originaria delle colonie è scomparsa e un ignaro
visitatore che percorresse oggi le strade più vicine
al mare, che da Cattolica giungono fino a Marina
di Ravenna, s’imbatterebbe in grandi edifici
ancora abbandonati, fatiscenti o destinati ad altre
attività, e stenterebbe a immaginare che fino a
pochi anni fa’ questi stessi edifici costituivano uno
dei poli, se non il più importante, di coagulazione
della vita balneare.
La loro origine risale agli anni fra l’Ottocento e il
Novecento quando la cultura dei bagni di mare fu
propugnata da numerosi igienisti d’eccezione fra i
quali, in Italia, spicca Paolo Mantegazza.
Il rifiuto degli aspetti degenerativi della civiltà
industriale sono alla base delle città di vacanza
dell’Ottocento e gli ospizi marini, assieme agli
stabilimenti balneari e ai villini, ne costituiscono
uno degli elementi dominanti. In quegli anni si
scoprì che la talassoterapia aveva notevole
successo nel combattere le forme tubercolari della
scrofola e dobbiamo ricordarci che dal 1860 al
1890 in Italia i bambini morti nei primi cinque anni
di vita ammontavano al 45% dei morti
complessivi. Non fu certamente filantropica la
scelta di questa tipologia di balneazione e il fatto
che queste costruzioni fossero identificate molto
spesso con i cognomi dei proprietari fornisce
esaurienti indicazioni sulla natura reddituale
dell’investimento. Questi insediamenti si
1
Lucio Gambi, L’analisi storica della formazione di un
territorio, in “Duemila incontri”, mensile di Bologna e
dell’Emilia Romagna, 1989, fasc. 8/9.
36
estendere – caso unico in Italia – il suo nome
all’intera regione: Aemilia, appunto, come attesta
già nella seconda metà del I sec. d.C. il poeta
Marziale (il termine Romagna – Romania – sarà in
uso solo dal VI° sec. d.C.)
Addirittura, come sostiene sempre Lucio Gambi
<<la Via Emilia fu la vera polis mater, l’unica
metropoli, la città madre del nostro territorio>>.
Nelle antiche piante delle città che si
affacciavano sul mare si nota che esse erano
circondate da mura; la cinta muraria isolava,
ovviamente, dalla terra e si apriva al mare. Da qui,
infatti, giungevano i commerci, le novità, altre
culture; il pericolo, allora, veniva più dall’entroterra
che dal mare.
Ma, con il volgere degli anni, la situazione si
modifica e si scopre che i veri semi
dell’edificazione balneare, sono innestati, ancor
prima, ma molto tempo prima, delle colonie
marine, che abbiamo indicato come precorritrici,
dalle torri di avvistamento.
La descrizione, nelle vecchie mappe
topografiche, di molte località della costa come
Castello significa che siamo ancora ben lontani
dall’avere un abitato e la lontananza delle
abitazioni dal litorale era dovuta alla minaccia
costituita dagli sbarchi dei pirati; la descrizione di
Leonardo Negri del 1581 sottolineava il fatto che
la popolazione era obbligata a vivere sulle alture,
in maniera da poter avvistare per tempo le loro
imbarcazioni e trovare scampo nell’entroterra.
<<Dai primi anni del secolo XVI, la nostra costa
iniziò ad essere infestata da continui sbarchi,
prima da parte dei corsari barbareschi e
successivamente dagli uscocchi. I primi,
denominati barbareschi, erano i turchi, che
avendo conquistato nel periodo della loro
massima espansione, l’Africa del Nord detta
Barberia, provenivano per lo più dai porti di
Tripoli, Tunisi e Algeri. I secondi, gli Uscocchi,
termine che deriva dalla parola serba uskok che
significa rifugiati o fuga erano nuclei dediti alla
pirateria, di una popolazione che cacciata dal
Regno di Ungheria dai turchi, si era stanziata a
Segna in Dalmazia, in un luogo inaccessibile sia
dal mare che dalla terra. Di origine cristiana,
avevano fondato due monasteri, ai quali
consegnavano periodicamente la decima del
bottino, ed è curioso il fatto che gli stessi monaci
2
partecipassero, di tanto in tanto, alle incursioni>>
1563 – In quel periodo era grande la paura per le
incursioni dei corsari turchi. Il Consiglio di Rimini
delibera che la rata spettante per le fortificazioni,
<<a vantaggio sia pei commerci sia per la difesa
contro le incursioni turchesche>> era di ducati
3
137 .
La costruzione delle torri costiere iniziò nel 1660
e nella zona balneare fra Rimini e Cattolica nel
1672 figuravano già quattro torri di avvistamento.
Osserviamo con attenzione questa stampa del
1677 e concentriamo la nostra attenzione sul fatto
che nei tempi antichi la spiaggia non aveva,
ovviamente, la stessa immagine di oggi. La
percezione del mare dei nostri progenitori (fra
l’altro solo tredici generazioni ci separano da quei
tempi) era diversa dalla nostra; è solo con il
secolo appena trascorso che si assiste alla
scoperta del mare.
La riva era considerata il ricettacolo degli
escrementi marini; sulla spiaggia il mare si
purgava e vomitava i suoi mostri. Ancora nel 1712
i veneziani ritenevano che la schiuma fosse il
sudore del mare e le maree le sue febbri.
Spiaggia nefasta, invasioni normanne, saracene,
il mare come itinerario della peste nera, la
malvagità dei pirati, i predoni dei naufragi, i
contrabbandieri, i banditi degli arenili. Questo era
il marchio o l’immagine della costa che si trascinò
fino al XVII° e XVIII° secolo!
Fra il 1690 e il 1760 le coste italiane ispiravano
ripugnanza. Perché di quelle adriatiche non si
sarebbe dovuto avere la stessa percezione?
2
Luigi Ghirotti, I pirati sulla costa romagnola, tratto da
Luigi Ghirotti:una vita per l’archeologia. Raccolta degli
scritti nel decennale della scomparsa,(a cura di) Fosco
Rocchetta, Comune di Riccione, 2007.
3
Agenda storica di Rimini e provincia,(a cura di) Piero
Meldini, Pietroneno Capitani, Piergiorgio Terenzi, Aexterna,
1994.
37
Avevamo, all’inizio, accennato ai portolani;
anche quello sopra raffigurato lo è: il Manuel de la
navigation dans le mer adriatique del 1855. e non
vi è alcuna differenza con la stampa di duecento
anni prima!
Però proprio in questi anni inizia l’edificazione
dei primi ospizi marini ai quali pure avevamo
accennato; il primo di essi fu inaugurato a
Viareggio nel 1828 e sulla nostra costa, fra i primi,
a Riccione, nel 1877.
Se si guardano le vecchie immagini di questi
edifici si rimane sconcertati dal loro aspetto
severo: le linee architettoniche ci rimandano ai
vecchi ospedali cittadini (la colonia Murri di Rimini
fu progettata dall’ing. Marcovigi, lo stesso
dell’ospedale Niguarda di Milano), molti dei quali
tuttora esistenti e il carattere dominante era
l’isolamento dai centri delle città o dai borghi di
appartenenza.
Il passaggio dalla dizione ospizio a quello di
colonia, avvenuta nel 1918, dimostra una diversa
attenzione a queste strutture. Colonie (si
chiamavano così allora anche le comunità dei
bagnanti che frequentavano le spiagge),
nettamente distinte e con pochissimo scambio
con gli indigeni.
I bambini ivi ospitati erano il contenuto, il
contenitore doveva far ricordare la zona di origine:
la modenese, la bergamasca, la comasca, la
bolognese. C’era un che di familiare e di
protettivo in questa dizione, un’affiliazione
indiretta da parte dei locali e dei turisti che
fatica a discernere, specie dal lato mare, quale
fosse l’ingresso principale. Le colonie cominciano
invece ad assumere una connotazione più
materna, più protettiva: il corpo centrale, non
troppo altro, con le due ali laterali, fornisce il
senso dell’abbraccio, dell’accoglienza e una sola
grande porta capace di accogliere nel suo grembo
schiere di bambini e finestre ampie, proprio grandi
aperture luminose dalle quali suggere il sole.
Dopo gli anni Trenta le colonie diventano virili: il
corpo centrale diviene più agile, si rizza fra le ali
simile a un becco di uccello. come nella novarese
di Rimini (costruita in soli centoventisei giorni su
progetto dell’ing. Peverelli nel 1934), oppure
diviene orizzontale, un cuneo allungato che si
protende nel mare, come nelle navi di Cattolica
(progettata nel 1934-36 dall’architetto Clemente
Busiri Vici. .
Dopo la seconda guerra mondiale le colonie
perdono di nuovo le loro connotazioni: divengono
case di vacanza e la loro architettura, per lo meno
in quelle di nuova costruzione – e ve ne furono
parecchie – non si discostano dalla struttura di
una comune pensione. Con un’unica importante
eccezione: la colonia Enel progettata
dall’architetto De Carlo nel 1963 a Riccione.
Un'altra osservazione non marginale che
spiega, in parte, la struttura dell’edificazione
balneare è la costruzione della ferrovia nell’anno
1861: prima la Bologna-Rimini; poi la RiminiAncona e infine la costiera per Ravenna-Ferrara.
L’ubicazione della stazione ferroviaria costituì
un attestato indiretto delle caratteristiche
economiche delle varie zone; la scelta, infatti, di
collocare la stazione ferroviaria verso monte o
verso mare sottintendeva l’importanza che era
data all’economia agricola o a quella marinara. Le
stazioni (o i caselli) di Rimini e Riccione furono
ubicate verso monte a sottolineare la scarsa
importanza dell’apporto dal mare, mentre la
statuizione verso mare di quelle di Cattolica e
Pesaro (e, più avanti, quando si inaugurerà la
Rimini-Ravenna, Cesenatico) sottolineava
pesantemente la vocazione marittima di quelle
località.
4
A questo proposito ricordiamo che Dante Tosi
così si era espresso:<<Ai pionieri che si
avventuravano al di sotto della ferrovia per
costruire alloggi e villette e per impiantare attività
e servizi a favore dei bagnanti si contrapponevano
i conservatori legati ai loro mestieri e
testimoniava un progressivo avvicinamento fra i
due mondi, in contrasto con l’emarginazione che
aveva caratterizzato il periodo precedente, quello
degli ospizi.
Dopo la prima guerra mondiale si assiste, oltre
alla modifica della denominazione, a un’ulteriore
differenziazione architettonica: il termine ospizio è
maschile, colonia è femminile. Questa
connotazione sessista si ritrova anche
nell’architettura: i primi ospizi erano androgini:
porte e finestre si susseguivano, una vicino
all’altra, lungo tutto l’edificio; in certi casi si faceva
4
Dante Tosi, La vecchia Riccione prima del Comune in
Riccione 70 anni, “Il Resto del Carlino”, 1992.
38
all’agricoltura. (…) Si crearono due fazioni: da una
parte si schierarono gli innovatori che volevano la
stazione sul lato mare così da agevolare il flusso
dei villeggianti, dall’altra si ricompattarono i
conservatori, residenti nella vecchia borgata,
spalleggiati dagli agricoltori arrivati in soccorso
anche da fuori. Il confronto fu serrato e fu
sostenuto da opposte petizioni inviate al Comune
di Rimini, l’ente che doveva prendere la
decisione>>.
A Riccione (e forse non solo in questa località)
la ferrovia ha agito in passato come fattore di
divisione non solo territoriale, ma di cultura; vi era
una differente identità e, in fondo di valori, fra chi
abitava sopra la ferrovia e sotto la ferrovia nella
zona del naufragio (o anche al di là o al di qua del
porto) e questa distinzione si rese evidente nella
popolazione fin negli anni del dopoguerra.
La zona sopra la ferrovia, quella guardata
dall’ingresso della stazione, formata da contadini
e artigiani, come quella al di là del porto limitata
alla scarsa attività peschereccia, si era identificata
in una cultura della conoscenza nella quale il
raggiungimento di un più alto stato sociale ed
economico era endogeno a un mestiere o alla
professione: bisognava imparare a studiare e a far
bene una cosa per aspirare a migliori condizioni di
vita.
La cultura della zona sotto la ferrovia, come
quella al di qua del porto seppure innescata da
coloro che furono identificati come i pionieri del
turismo e che erano tutti permeati della loro
cultura originaria formatasi a monte, si sarebbe
trasformata presto in una cultura del successo,
che però era esogena, veniva da fuori, era
elargita non dalla professionalità, ma dalla rendita
di posizione.
Non è questa un’osservazione etica o morale,
ma provvederà poi il turismo a far sì che la cultura
del successo il cui valore è il denaro ottenuto con
lo sfruttamento intensivo della spiaggia (molto
spesso da parte di immigrati da altre regioni)
divenga vincente, facendo prima soccombere la
vecchia cultura marinara e a relegare forse la
vecchia cultura nella zona artigianale e a
impadronirsi anche delle colline.
Per quanto riguarda il popolamento riprendiamo
ancora le annotazioni di Lucio Gambi: << (oggi) si
passa da un centro con un nome ad un altro con
diverso nome, e non ci se ne accorge: o solo lo si
sa perché lo dichiarano le scritte burocratiche. Le
scritte burocratiche però non servono a capire i
processi storici. Questa unica cortina urbana da
Gabicce a Cervia si é formata con i medesimi ritmi
e nei medesimi anni. Il persistere di un ritaglio
comunale vecchissimo, con gli esuli peduncoli
(rimasti), ha ritardato solo un poco in rispondenza
di queste aree il fenomeno di urbanizzazione. I
comuni i cui centri si trovano nella pianura interna
avevano meno spinta ad allestire l’urbanizzazione
dei loro esigui fronti costieri. Ma dopo il 1955 la
grossa speculazione edilizia, consentita da
iniziative politiche poco ponderate, ha modificato
l’atteggiamento di questi comuni e riempito di
forme urbane a volta oscene anche queste
aree.>>
Queste annotazioni sulla cultura innescano altri
interrogativi: quale è la cultura di riferimento dei
singoli paesi? Come si genera? Quale è
l’importanza dei porti nelle località balneari? E su
quale cultura si basa o si è basata l’invenzione
della metropoli balneare? Il mare, come cultura
del lavoro, così come era vissuta all’epoca
dell’apertura delle città verso l’Adriatico, è risultato
soccombente alla cultura del non lavoro, a quella
delle vacanze alla base dell’edificazione balneare.
Lavoro e non lavoro: è una prima dualità fra
quelle che incontreremo successivamente, ma ora
permettiamoci di osservare come avviene il
passeggio nelle città, lo struscio: questo avviene
sempre nel centro in modo da toccare anche
metaforicamente i centri del potere (e della
legalità): il municipio, la chiesa, il palazzo
importante, la fontana che una volta elargiva
l’acqua potabile, come se la gente volesse
impadronirsene, strusciarvisi, appunto, addosso.
<<E’ la medesima tecnica usata, - ci avvertono i
semiologi,- nelle processioni come
rintracciamento dello spazio secondo un percorso
che assicura in questo caso una protezione
divina. Il rito va rinnovato come se lo spazio
potesse scordare, far svanire una definizione che
lo assicura ai suoi abitanti come benevolo>>.
Lo struscio nelle città balneari diviene invece
edonistico toccando solo i nuovi simboli del potere
economico, i negozi, i bar, i ristoranti; non sempre
questo avviene lungo il mare, ma quasi sempre
lungo i peduncoli interni, come viale Ceccarini a
Riccione.
Molte città di mare non hanno una vera piazza
cioè il luogo dove si produceva cultura, oppure
quando c’è, questa è collocata nella zona
guardata dalla stazione. Questo era il vero centro
delle città,
la sua struttura centripeta, il cui legante era (o è)
la legalità e l’identità, che da essa promana, e che
si traduce in valori condivisi, in cultura, necessita
sempre di essere rinsaldata come avviene
39
altre località], punto di riferimento sociale, i tre
percorsi poderali, successivamente propulsori
dello sviluppo della marina proprio perché assi di
congiunzione tra la nuova e la vecchia realtà, ed
infine il tronco ferroviario, ineluttabile spartiacque
tra quelle che diverranno due fasce ben
distinte.(…) Contemporaneamente accade una
sorta di zoning spontaneo per cui la fascia a
mare, trasformandosi si specializza in un ruolo
turistico-alberghiero e la parte a monte acquista
un carattere prettamente residenziale. Questa
zonizzazione crea con l’alternanza delle stagioni
una sorta di pendolarismo urbano determinando
una fluttuante condizione di periferia assunta
alternativamente dalla residenziale, a monte della
ferrovia, durante la stagione estiva, e dalla zona
alberghiera, al disotto della ferrovia, durante la
stagione invernale. (…). Viale Ceccarini, centro
del primo modulo di sviluppo della marina, ha
sottratto lentamente al borgo il ruolo di centro
della città, confermandosi costantemente, nel
raddoppio modulare d’espansione della città,
centro non solo del suo modulo, ma dei centri di
tutti i moduli, tanto ché è palesemente vissuto e
riconosciuto nel suo assoluto ruolo polare aldilà
dell’alternanza delle stagioni.>>
Questa esatta e acuta osservazione sulla
fluttuazione o alternanza di centro e periferia ci
conduce a una seconda dualità (la prima,
ricordiamo, era il lavoro e il non lavoro) in
compagnia di altre dualità (come fu affermato nel
convegno sopraccitato) che caratterizzano le zone
balneari: dualità: marinara/balneare; giorno/notte;
turismo estivo/turismo invernale, esodo
invernale/pieno estivo, turista/cittadino, turisti
nomadi/turisti stanziali. Queste dualità sono
presenti in tutte le località balneari e vi è quindi la
necessità di rispondere urbanisticamente a
molteplici esigenze quindi si chiarisce meglio il
tessuto arlecchinesco di molte località di mare. chi
attraversa la città, chi vuole la piazza, chi vuole la
quiete, chi ricerca il rapporto magmatico della
spiaggia, chi vuole sognare guardando il mare.
Come si fa a stabilire un centro? Quindi
progettare un centro diviene un’operazione retro,
inutile e falsa in quanto sono le località balneari a
essere loro stesse una grande piazza estiva ove
si cerca di toccare non i simboli del potere o
l’identificazione storica, ma gli altri segni
edonistici.
E un confine (a parte quello amministrativo)? Il
confine definisce un’identità è una traccia che
distingue l’abitare dal non abitare. E’ come se il
confine fosse un allargamento del centro, un
appunto, come abbiamo già visto, con la
passeggiata toccandone i luoghi simbolici.
Renzo Piano sosteneva che:<<la piazza è un
luogo multifunzionale perché deve essere una
miscela di diversi piani di esistenza e di
convivenza e deve essere un luogo vivo dalle sei
della mattina fino a notte, una torre di Babele
incasinata>>. E che altro è la cultura se non un
sistema di scambio: di nozioni, di esperienza (si
viene ad apprendere), di oggetti (i negozi) dove le
differenze del reale (cioè di quello che succede in
realtà) che sussistono fra i vari componenti
debbono essere mantenuti?
Nel 1916 il Consiglio Comunale di Rimini (prima
del terremoto) aveva riconosciuto la necessità
della costruzione di una piazza nella Borgata di
Riccione quindi di un centro, situato però a mare,
ammettendo implicitamente che una località che
si stava sviluppando necessitava di un luogo
come quello descritto da Renzo Piano.
Ma le vere città di mare si raggiungono dal
mare: i loro centri di potere (o della legalità), le
loro vere piazze sono sui porti, anzi il porto stesso
è la piazza (sulla nostra costa solo Ancona,
Cesenatico e, una volta, Cattolica, mostrano
queste caratteristiche); le città balneari si
raggiungono invece da terra e i porti sono porti
servitori (Rimini, Riccione e tutte le altre località
balneari della nostra zona).
Lucio Gambi e l’architetto Inardi (quest’ultimo in
un convegno sull’Architettura delle città di mare
svoltosi a Riccione nel 1995) constatano, ognuno
con una differente ottica, che la costa romagnola,
edificata come una periferia, ha i caratteri
metropolitani di città attraversata, di città che non
ha più mura, dove l’individuo diviene illegale e si
oppone a tutto poiché è sparito il potere mediatore
dell’autorità ubicata al suo centro.
Queste osservazioni si scontrano in parte con
5
quelle di Maria Flora Fabbri <<Lo sguardo
distratto sull’odierna Riccione, ma in senso
generale ciò vale per tutta l’urbanizzazione della
costa romagnola da Cesenatico a Cattolica,
genera lo scontato e superficiale giudizio di città
ordita anarchicamente, senza alcuna logica di
utilizzo del territorio ed inevitabilmente ciò
rassicura su ogni tipo di intervento di
modificazione privo di alcuna salvaguardia. La
lettura delle fasi di sviluppo prova esattamente il
contrario.(…) Gli elementi in gioco sono il paese
[N.d.A. Questo vale per Riccione, ma anche per
5
Maria Flora Fabbri, Ricostruzione storica
dell’urbanizzazione del territorio riccionese, Studi
Romagnoli, XLII (1991), Stilgraph, 1995.
40
trovarsi di fronte a un lungo paesone o, con un
termine più consono ai tempi e alle abitudini, un
iperpaese costiero. Un iperpaese che non ha
assunto, nonostante l’eccesso d’enfasi di alcuni
amministratori e analisti, una vera e propria
dimensione metropolitana, in termini di unitarietà
e servizi, di cultura e socialità. Un iperpaese che
comunque, da una più accorta frequentazione,
sembra accomunato da un vivere, almeno
potenzialmente, diverso da quello che caratterizza
le tante periferie che invadono pianure e valli.
Lunga la riva urbana il mare mantiene, pur
nell’evolversi delle consuetudini, una sua
attrattiva, diversa spesso a seconda delle
stagioni. (…) Il mare che è lì, a pochi metri dalle
nostre case, capace di regalare emozioni, di
sostanziare un rapporto fisico intenso, in estrema
sintesi di connaturare il vivere.>>
Quindi ricordiamoci sempre che siamo sul mare
8
e come diceva Maria Corti : <<Mio mare, mia vera
città senza nomi di strade, dove si galleggia
obliqui, verticali, orizzontali come angeli sulle
nuvole>>.
corollario, un’estensione di una centratura
avvenuta.
6
Secondo Aldo Bonomi i nuovi confini, quelli che
una volta erano le mura della città, sono oggi
costituiti dal tempo; ognuno perimetra spazi ove
difendere l’opulenza o dove realizzare
un’illusione. <<Non esistono più>>continua
l’autore citato <<le tre figure idealtipiche
dell’operaio, artigiano, albergatore, ove sono
centrali la laboriosità, la fatica, lo sforzo. Ora c’è
un intreccio profondo fra fabbrica, territorio, luoghi
del tempo libero>> e l’importanza del tempo (nel
definire i nuovi confini) è fondamentale; vi sono un
tempo degli operai e imprenditori: scattante e
rapido, il tempo del ceto medio: lineare e calmo, il
tempo degli emarginati: intermittente e profondo, il
tempo dei contadini: quasi fermo e infine il tempo
dei lavoratori della conoscenza: iperveloci. (…)
Poiché il divertimento è considerato come
momento privilegiato della vita e il popolo della
notte è già sconfinato nel giorno con il
divertimento, il far festa, la sfida al limite e nello
stesso spazio e nello stesso tempo metropolitano
convivono il massimo di innovazione e di
mediocrità” , allora, sembra concludere l’autore<<non vi è alcuna necessità di un centro, ma
piuttosto di più centri ognuno con una sua
specifica caratteristica.>>
Una prova è fornita dalla proliferazione dei
centri commerciali (o degli Outlet costruiti come
falsi paesi) come piazze ove non si elaborano
valori, ma questi si subiscono e si acquistano
quelli offerti, quelli del consumo.
La sintesi, in fondo, delle varie interpretazioni
dell’invenzione della metropoli balneare è quella
7
formulata da Fabio Fiori che definisce rive urbane
la nostra costa: << Rive urbane, perché quelle
adriatiche sono diventate da nord a sud una lunga
conurbazione costiera a densità variabile. E’
dunque superfluo riportare cifre e dati di un
processo di urbanizzazione di dimensioni epocali,
che ha investito la costa da Trieste a Brindisi,
negli ultimi cinquant’anni. Basterà qui ricordare
che si è trattato di una vera e propria migrazione
interna, che ha stravolto equilibri già di per se
molto precari, come lo sono quelli d’interfaccia fra
terra e mare. Oggi, oltre nove milioni di persone
vivono nelle province costiere italiane che si
affacciano sull’Adriatico, a cui si vanno ad
aggiungere i reflui delle ben più ampie aree
retrostanti e milioni di turisti. Il risultato è quello di
6
Aldo Bonomi, Il distretto del piacere, Bollati Boringhieri,
2000.
7
Fabio Fiori, Rive urbane (manoscritto), 2009.
8
41
Maria Corti, Il canto delle sirene, Bompiani, 1989.
integrato, specchio d’una società dalle classi ben
definite. La rivoluzione industriale impose, invece,
la netta spartizione tra gli edifici per il lavoro e le
dimore residenziali, ampliando una spinta
omologante già intuita all’indomani della
Rivoluzione francese, quando, con la nascita della
borghesia, sorsero le alte e compassate dimore
degli austeri corsi cittadini, definiti
irrevocabilmente attraverso le facciate chiuse di
palazzi che celavano l’ampiezza dei decori e degli
scaloni, la profondità di giardini ampi e ben curati,
capaci d’intonare il decoro del vivere allo spirito
con cui la nobiltà aveva costruito palazzi di città e
ville di campagna.
Sorta di traccia e di percorso idealmente
immaginabile sul tessuto viario cittadino, la linea
che congiunge le sezioni dell’abitato urbano nel
secolo XXI sembra possedere il compito d’aiutare
il viaggiatore a non smarrirsi e l’abitante a
identificarsi con un tessuto edilizio, che, se non è
ancora lo specchio della sua mente, diviene il
riflesso delle funzioni cui il suo pensiero è
chiamato a rispondere. L’edilizia in vetro e
cemento, i volumi scanditi da ritmi semplificati e
monotoni, la forma di edifici squadrati a memoria
delle tesi architettoniche d’ispirazione metafisica,
che furono interpretate dal Razionalismo europeo
già nel primo quarto del Novecento: questa
galleria delle ipotesi per le città contemporanee
suggerisce la strutturazione di agglomerati
periferici, con un tempo quotidiano scandito
dall’attesa dell’impegno e dell’assunzione del
ruolo a cui il cittadino, giorno dopo giorno, è
convocato. Così, la fondazione di nuovi quartieri,
con piazze di recente apertura, vie tracciate exnovo, quartieri inventati dal nulla, apre un nuovo
La citta’ invisibile
di
Luigi Moressa
“Ogni uomo porta nella mente una città,
fatta soltanto di differenze, una città
senza figura e senza forma, e le città
particolari la riempiono.”
(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)
Lo spazio per i pensieri
Nel secolo scorso, sul principio degli anni
Settanta, si è assistito in vari capoluoghi italiani
alla nascita delle isole pedonali: zone del centro
cittadino, che componevano, se non un’area di
privilegio, un luogo di rispetto. E di reale
trasformazione si trattò, in quanto la separazione
fra lo spazio del traffico automobilistico libero e la
zona riservata ai pedoni e al transito delle sole
biciclette compose il senso di un tempo diverso e
di un ritmo nuovo capace d’accostarsi a quello
antico. In questo senso, l’isola pedonale
richiamava fin dal nome il senso d’un confine
demarcato e d’un accesso non immediato; con
suggestiva efficacia, l’idea di una diversa
pensabilità per l’ambiente circostante si svelò
capace di suggerire un diverso ascolto rivolto alle
evocazioni monumentali e urbanistiche stratificate
nel corso dei secoli.
La spinta contemporanea a riqualificare le aree
urbane tende a operare una segmentazione, che
talvolta si manifesta come un’opera di
frammentazione, tanto distinta all’interno dei
luoghi si fa la destinazione di spazi e percorsi
(zone verdi, nucleo antico, viali di scorrimento,
cittadella della cultura). Viene da pensare a una
nuova necessità del pensiero contemporaneo,
propenso a dover essere guidato verso percorsi
ispirati a una facile riconoscibilità d’ambienti
diversi, d’opposte funzioni, d’impieghi distinti
dell’energia e del tempo.
Di fatto, la città antica si caratterizzava per la
giustapposizione delle case ai palazzi, degli edifici
privati a quelli del potere e offriva lo spunto per la
sinergia e la composizione d’un tessuto urbano
42
capitolo della storia urbana e indica una
responsabilità dei progettisti: la maggiore
conservazione possibile di quanto della memoria
resta insito nei luoghi, l’immissione con misura e
discrezione dei segni di un recente progresso,
l’evitamento di un anonimo sviluppo per zone
omologabili alla non pensabilità e tutte uguali in
ogni parte del mondo, capaci infine di sottrarre
senso e identità al tempo quotidiano. La creazione
di punti d’incontro e di socialità presenti in ogni
ambito delle nuove urbanizzazioni pare sollecitare
l’idea di un reciproco riconoscimento fra le
persone all’interno di uno spazio realmente
vissuto, realmente condiviso.
palazzi pubblici, l’idea dello stile predefinito, del
senso già saturo di significati nel momento in cui
la pianta urbica veniva tracciata.
Prendiamo il caso di Terra del Sole nella
Romagna toscana. Città ideale voluta da Cosimo I
de’ Medici, fu destinata a rappresentare il volto del
potere fiorentino sul confine che demarcava i
territori granducali dallo Stato della Chiesa.
Dismessa, dunque, la possanza medioevale e
ferrigna della rocca di Castrocaro, Cosimo, che
vantava ascendenze romagnole per parte di
padre (Giovanni dalle Bande Nere, figlio a sua
volta di Caterina Sforza, sovrana forlivese) intese
ingentilire a grazia rinascimentale l’immagine di
bastioni e palazzo, di castello e piazzaforte per le
armi. Nacque, così, fra il 1564 e il 1580, una
cittadella dalla singolare avvenenza, che
rappresentò per secoli il segno del potere gigliato
e il centro di un’amministrazione che si distinse
per l’equità e la tolleranza. Affidatone il disegno
all’architetto militare Baldassarre Lanci, che
scelse come aiuti il Camerini, il Genga e il
Buontalenti, il sovrano mediceo vide sorgere nella
pianura romagnola il disegno regolare di una delle
migliori cittadelle che il Cinquecento abbia
annoverato. Quattro bastioni di moderna
concezione (dalla pianta in forma di picca),
denominati Santa Reparata, Santa Maria,
Sant’Andrea, San Martino, alcune casematte,
dodici garitte in regolare spaziatura, due ingressi
fortificati (Porta Romana e Porta Fiorentina) con
due castelli (del Capitano delle Artiglierie e del
Capitano della Piazza) a guardia dei varchi: il
borgo fortificato prendeva una forma compiuta,
destinata ad accogliere anche case d’abitazione
per militari e funzionari, fino a dotarsi, nel centro
della pianta, di una vasta Piazza d’Armi delimitata
La fondazione e l’addizione
Italo Cavino ci ricorda ancora che:<<non si
deve mai confondere la città col discorso che la
descrive>>. Le cosiddette città di fondazione,
erette, cioè, con un progetto o uno scopo ben
preciso, finiscono, invece, per interpretare spesso
il pensiero o il discorso di chi le ha volute. La
strutturazione di un nuovo agglomerato urbano
sottrae territori al vuoto e impone un nome al nulla
che prima si estendeva sullo spazio aperto. Viene
alla mente la funzione assunta dalle pievi, le
piccole chiese campestri, trovatesi, dopo la
caduta dell’Impero Romano, a conservare le unità
di peso e di misura, a ospitare le assemblee del
popolo nel loro ambiente monoaula, a fornire un
toponimo viario a luoghi ormai privi di
giurisdizione civile e d’amministrazione definita.
La pieve, in latino plebs, cioè popolo, indicò un
punto di riferimento alle genti ormai prive di
certezze, trovatesi improvvisamente investite dal
caos e dalla distruzione portata dalle orde
barbariche. Così, la segmentazione concreta degli
spazi, sancita dalle piccole strutture ecclesiali,
poté conservare all’Italia il segno di una civiltà
destinata successivamente a trovare
un’espansione compiuta e pensata attraverso la
struttura del libero Comune medioevale.
Per comprendere lo spirito che innervò lo
sviluppo degli antichi Comuni occorre guardare
alla spontanea forza d’aggregazione espressa dal
popolo, capace di mantenere aperto il discorso
creativo e d’imprimere all’espansione urbana il
senso creativo universalmente condiviso.
Le città di fondazione, volute dal potere e
disegnate dagli architetti, presentano, invece, un
percorso creativo chiuso, un chiaro riflesso del
modello elaborato da una sola mente, tanto da
imprimere alle mura e ai bastioni, alle case e ai
in ritmica scansione laterale dal Palazzo dei
43
Ben diversa è la storia dell’addizione
malatestiana avvenuta a Cesena fin dall’ultimo
scorcio del Trecento. La città, descritta
dall’Alighieri sui versi della Commedia come
seduta tra il piano e il monte, nel 1377 subiva il
triste e celebre sacco dei Bretoni. Cesena,
oppostasi due anni prima con fierezza al governo
di papa Gregorio XI, veniva da questi colpita con
violenza; il pontefice opponeva, infatti, al ribelle
comune romagnolo l’autorità del legato Roberto
da Ginevra, che incaricava Giovanni Acuto di
controllare il territorio con i suoi armati. Pare che
un banale contrasto sorto fra alcuni soldati e i
macellai della città desse origine alla repressione
armate e al successivo sacco, che condusse, fra
l’1 e il 3 febbraio 1377, alla distruzione di Cesena.
Da un annientamento nasce una ricostruzione.
Nel 1379 papa Urbano VI concedeva Cesena in
signoria vicariale ai Malatesti. Galeotto, il primo
signore, dava inizio alla ricostruzione della città.
Suoi successori saranno Andrea, Carlo, Pandolfo,
Domenico detto Novello. Ampie sono le zone del
piano entro cui si sviluppa l’abitato, mentre una
rocca moderna viene eretta sul colle Garampo.
Nella zona sommitale di questo colle, detta
Sterlino, si apre Porta Montanara accanto ai resti
della vecchia fortezza. Andrea Malatesti aprirà lo
spazio selciato della nuova piazza ai piedi del
colle su cui sorgeva la distrutta città medioevale.
Un asse viario, ancora oggi disteso come
percorso principale del centro cittadino, congiunge
la piazza cesenate con la cattedrale, dedicata,
come quella antica, a San Giovanni Battista,
Maggiorenti e da quello dei Provveditori, mentre il
potere religioso e quello civile disponevano,
isolati, su due segmenti contrapposti, la chiesa di
santa Reparata (costruita solo un secolo più tardi)
e il Pretorio (o Palazzo dei Provveditori).
L’articolazione dello schema compositivo previde
un’esattezza di misure tanto nella distribuzione
dei volumi destinati alla chiesa e al Pretorio,
concepiti in esatta simmetria, tanto nella cinta
bastionata, che misura 560 metri per lato. L’idea
di un’amministrazione della giustizia, che fosse il
compendio esatto del pensiero armonioso caro al
Rinascimento fiorentino, trovava consone
proporzioni in Terra del Sole, tanto da richiamarsi
al pensiero ideale della filosofia neoplatonica e al
computo aritmetico della Grecia antica.
Su consimili fondamenti numerici si costituì la
cosiddetta addizione erculea, sancita a Ferrara da
Ercole I d’Este sul finire del Quattrocento e
affidata a Biagio Rossetti. La pianta della nuova
Ferrara trova spazio secondo una sequenza che
riprende il ritmo della Gerusalemme liberata di
Torquato Tasso. Tredici i canti del poema, 1:3 la
proporzione tra gli edifici in altezza volumetrica e
profondità spaziale. Il nome del nuovo quartiere
(presente tuttora in un toponimo viario) è quello di
Arianuova, a indicare la circolazione di nuova aria
e nuove idee nei luoghi del rinnovato potere
estense.
Scrive Franco Farinelli: <<la città, svincolata da
ogni dato materiale e costruita solo in base alla
geometria, fonda… il proprio sviluppo in base a un
asse prospettico>>. La prospettiva dell’asse
Arianuova-Ferrara acquisisce il compendio del
Palazzo dei Diamanti, che inserisce lungo uno
degli assi viari il senso del calcolo di forme e
misure intonate al nuovo senso dell’esistenza che
il sovrano intendeva mostrare: un tempo
dell’armonia e della certezza sottratto alle
angustie del pensiero medioevale. Intento a una
politica di mediazione fra gli Stati e le potenze,
Ercole I diede prova di una singolare capacità nel
destreggiarsi tra la diplomazia e il fasto, riuscendo
a conservare il proprio ducato a dispetto delle
mire di altre potenze. L’arrivo alla sua corte del
musicista picardo Josquin Desprez consentì
l’ascolto della Missa “Hercules Dux Ferrariae”, in
cui la sequenza delle otto note affiancate a
comporre, come sillabando, il nome del sovrano e
del suo stato (RE DO RE DO RE FA MI RE),
generò un’architettura musicale non lontana dal
senso di armonia celeste che anche la
Rinascenza padana aveva inteso evocare.
mentre un ponte viene gettato sul fiume Savio. La
Cesena quattrocentesca che si sta formando non
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reca i segni di un progetto edilizio steso a priori,
né mostra il vanto di una scansione predefinita.
Cesena è città che si forma per la volontà e
l’affetto dei nuovi principi, capaci di dotarla nel
Quattrocento, con Malatesta Novello e Violante
del Montefeltro, d’un ospedale e d’un acquedotto.
Gioiello finale della città nuova sarà la Biblioteca
Malatestiana, la mirabile libreria per l’illustrissima
comunità compiuta nel 1454 dall’architetto fanese
Matteo Nuti, entro la quale l’intatta aula di lettura,
coi banchi fatti del legno tolto alla pineta di
Ravenna e le snelle colonnine in sasso di
Montecodruzzo, rinvia ai materiali poveri e intimi
del luogo nativo, mentre la scansione dello spazio
in campate leggere e armoniche illustra un tempo
della mente e del sentimento capace di accogliere
centinaia di codici miniati commissionati dal
signore cesenate ad artigiani del pennello e del
colore giunti d’oltralpe. Entro la città nuova, con
l’amore e il mecenatismo espressi nell’addizione
urbica, che allo spazio civico consegnava intensa
vita, l’aula malatestiana rappresentava il motore
dei pensieri, il cuore degli affetti, il centro fondante
di uno sviluppo capace d’imprimere forme originali
al piccolo mondo circostante.
compiuta da Napoleone a cavallo fra Settecento e
Ottocento. Il lascito principale dei francesi si
coglie su Piazza del Popolo e sui Giardini del
Pincio. Il progetto iniziale concepito da Luigi
Valadier fu ritenuto troppo esiguo, tanto da essere
affidato dall’architetto imperiale, Louis-Martin
Berthauld, che riusciva a imprimere al disegno
della piazza la caratteristica forma ellittica ispirata
alla parigina Place de la Concorde. Anche Pio VII,
di ritorno dall’esilio di Fontainebleau, avrebbe
saputo apprezzare questa nuova sistemazione.
La volontà di Napoleone si legava al desiderio di
lasciare un segno indelebile sulle principali città
italiane; a Milano, per esempio, il progetto del
Foro Bonaparte doveva consegnare al capoluogo
la più grande piazza d’Europa. A Roma, invece, la
replica del modello parigino di capitale andava a
insinuarsi dentro i vecchi borghi, col proposito non
dissimulato di esaltare il senso di monumentalità,
cancellando parti dell’anima popolare che pure
appartenevano all’antico capo del mondo. In un
istantaneo isomorfismo fra luogo e persona,
l’accrescimento dell’imponenza di Roma avrebbe
dovuto assegnare uguale importanza al nuovo
conquistatore. Accanto a questa specifica volontà
del recente padrone dell’Urbe, s’assisteva allo
sviluppo d’un processo tipico del tempo
neoclassico: quello di modificare l’assetto viario in
senso rigorosamente prospettico, attraverso la
creazione di giardini e di passeggiate, d’incroci e
raccordi viari.
d’Italia, in attesa di cedere il titolo alla conquistata
Roma di Porta Pia Viene alla mente ciò che su
Firenze sarà compiuto circa cinquant’anni dopo,
quando la mano degli architetti ne trasformerà
radicalmente il volto nel periodo compreso fra il
1865 e il 1870, anni in cui il capoluogo toscano
sarà scelto come capitale del Regno. Così
l’impianto medioevale dell’antico centro caro al
potere mediceo e lorenese assisterà a
sventramenti e riassetti in senso moderno, con
perdita delle mura e di interi quartieri, fino alla
creazione della lunga passeggiata distesa da
porta Romana fino al ponte San Niccolò e alle
rampe che consentivano l’accesso al Piazzale
Michelangelo, grandiosa creazione di Giuseppe
Poggi.
Il modello urbanistico trasfuso all’Italia sabauda
restava pur sempre quello francese, col tracciato
dei grandi boulevards destinato a percorrere il
lungo segmento del giro murario medioevale
ormai abbattuto; allo stesso tempo, l’ultima vittoria
della Rivoluzione francese e dell’evo napoleonico
in Italia apparve il lascito urbanistico impresso sul
L’immagine di Roma
Roma ha vissuto e sofferto d’ogni sorta
d’irruzioni, di crisi, di rivoluzioni. Vincenzo
Cardarelli, viaggiatore insocievole, d’inizio
Novecento, con questa massima esprimeva un
pensiero che ad altri osservatori era stato
comune: l’idea d’una Roma cosmopolita sulla
quale la successione delle potenze di governo
avevano imposto un tratto della volontà di
affermare il loro nome, attraverso trasformazioni
destinate a restare eterne, e assumendo
un’incongrua presunzione d’eternità dallo stesso
destino dell’Urbe.
Si trattò, in definitiva, dell’esito d’un singolare
tentativo che finì per collocare la sua impronta fra
i tratti della creazione e della distruttività,
mostrando una sostanziale irriverenza per quanto
dai secoli precedenti fosse stato compiuto.
Proseguiva Cardarelli:<<Si consideri che il
Seicento non esitò a radere al suolo qualche
edificio del Bramante; che bene spesso i Papi
ricostruirono molte facciate non ad altro scopo
che di innalzare il proprio stemma, che, insomma,
le vicende di Roma non potevano essere più
idilliche della sua formidabile storia>>.
Una sostanziale trasformazione dell’assetto
urbanistico nella conquistata capitale dei papi fu
45
volto delle città appartenenti alla nuova provincia,
dove i lunghi viali e le ariose piazze alberate
segnavano il tempo e la giornata della nascente
borghesia.
Il discorso su Roma consente maggiore
profondità. L’Urbe, attraverso il senso millenario
della sua vicenda, è divenuta un elemento
inconsapevole della storia personale
appartenente a ogni individuo, fino a comporre,
come annotava Fausto Petrella, una metafora
della città sepolta in ciascuno, all’interno di
un’espressione della pluristratificata complessità
degli affetti e delle immagini profonde.
Il Settecento, lungo i percorsi del Grand Tour,
compì un’autentica scoperta del ruolo emozionale
di Roma, che finiva per assumere, soprattutto
nelle pagine di Goethe, la consistenza di
un’immagine interiore e della raffigurazione dei
desideri profondi di contatto e di conoscenza,
destinati a farsi febbrile esaltazione e sofferenza
sanabile solo per l’incontro con gli oggetti
concreti, con la reale essenza della città. La
presenza di Roma fra le tappe del Grand Tour
indica il punto nodale di un contatto con lo spirito
attraverso cui il viaggio d’istruzione romantica e
sentimentale veniva compiuto: la trasposizione dal
tempo della storia a quello della crescita interiore,
l’incontro con parti di sé legate all’interpretazione
romantica dei classici e dello stile di vita. In quegli
stessi anni, comparvero le inquietanti incisioni di
un altro artista, che di Roma fece il centro del
proprio mondo estetico ed emotivo. Si tratta del
veneto Giovanni Batista Piranesi, capace, fin dal
1745, di raffigurare Roma in termini puntuali e
grandiosi, concentrando lo sguardo soprattutto sui
monumenti e sulle rovine. Si formarono in questo
modo le celebri vedute in cui l’artista offriva la
densità d’una figurazione potente e carica di
emozioni. Gli scori piranesiani componevano la
quinta di un’Urbe attraversata da forti valori
estetici, dove il chiaroscuro incisorio si faceva lo
specchio di inquiete vibrazioni. Magnificenza e
architettura dei Romani: la serie delle tavole di
Piranesi svelava l’ascendenza etrusca del
modello costruttivo latino. Capricci e Carceri
d’invenzione: da spazio della visione e della
raffigurazione esterna, l’incisione diveniva lo
specchio sul mondo interno dell’autore, tanto da
acquisire i gradienti d’un sentimento profondo e
terribile, presente in un mondo irreale e fantastico
che scopriva luoghi tetri, enormi scalee, infernali
spazi per il tormento. Dalla rappresentazione di
Roma all’infinita enunciazione di un ambito
emozionale e turbato: l’immagine dell’Urbe
coinvolse a tal punto il segno e la mente
dell’incisore da consentirgli la creazione di una
città invisibile, derivata solo in parte dalle visioni di
un’antichità, che Piranesi ben coglieva tanto
nell’assetto urbano coevo quanto nella sequenza
personale fatta d’intime riflessioni.
Durante gli anni del Fascismo, Roma è stata
resa oggetto di altre trasformazioni e di concreti
cambiamenti. L’Italia del duce risentì d’un intenso
progetto di revisione architettonica, che avrebbe
spazzato via soprattutto nell’Urbe gli edifici del
Rinascimento, con un’intensa propaganda volta a
inurbare in nuovi quartieri residenziali le
popolazioni rurali. Le direttrici secondo cui si
muoveva l’urbanesimo mussoliniano erano
rappresentate dal culto di una romanità rediviva e
dalla propaganda razionalista. Entrambi i termini
parvero coincidere soprattutto nella concezione
della semplicità insita nei manufatti architettonici,
che, attraverso il moderno svecchiamento degli
antichi nuclei storici, spesso modesti e fatiscenti,
consegnavano al panorama dell’Italia proletaria e
fascista il senso d’un assetto fatto d’igiene e
sobrietà, che al mondo fisico e morale della
nazione sarebbe dovuto appartenere. L’Italietta
giolittiana diveniva il principale bersaglio del
piccone risanatore, capace di sventrare interi
quartieri per fare risaltare le linee del nuovo
impianto ortogonale, intenzionato a riprendere i
principi del cardo e del decumanus tracciati sulle
46
città latine. Un processo secolare, capace di
comporre a Roma interi agglomerati cittadini,
frutto delle apposizioni di un pensiero incessante
e dell’edilizia fiorita spontaneamente, lasciava il
posto a fredde e solenni volumetrie che, se da un
lato generavano il senso d’un distacco infinito,
dall’altro compiacevano il progetto mussoliniano di
fare giganteggiare i monumenti della Roma
imperiale nel loro necessario ed esaltante
isolamento. L’immagine della città sventrata era
ottenuta dallo spirito con cui la violenza
urbanizzatrice del regime interpretava il senso
dell’antica Roma, escludendo per sempre dal
pensiero contemporaneo la traccia di quella
crescita umile e popolare, che proprio alla città dei
Cesari era appartenuta, attraverso la
composizione d’un tessuto urbano pensato e
realizzato secondo la misura d’uno spirito che
aveva avvertito la consistenza d’una città invisibile
presente nei luoghi.
Antonio Cederna nel 1979 descriveva come
frenesia sventratoria la concezione dello
svecchiamento fascista, intenzionato a cancellare
e raschiare via per sempre interi isolati e perfino i
celebri scorci paesistici immortalati dagli artisti. Se
il pittore di origini boeme Ettore Roesler Franz
aveva immortalato nell’ultimo Ottocento la sua
Roma sparita, le distruzioni novecentesche
intesero rappresentare il senso di un’urbanistica
non dissimile dai processi mentali della dittatura:
la cancellazione di tutti i pensieri e i progetti
concepiti in senso difforme dal nuovo sistema di
governo e dalle imposizioni dirette alla vita
pubblica e privata del cittadino e dello stato.
La Roma di Mussolini avrebbe dovuto
eguagliare per fasto e potere la capitale di
Augusto, dominatrice del mondo, secondo
un’evoluzione quarantennale concepita dagli
architetti del duce e, negli intenti, destinata a
essere compiuta solo nel 1975.
concreto del luogo. Il secolo successivo farà di
più, occupandosi della reale raffigurazione dei
luoghi, finalmente resi percepibili e distinguibili
attraverso le immagini ottenute dalla pittura e
dalla fotografia. La visione fisica del mondo cara
ad Alexander von Humboldt conduce sotto gli
occhi di molti la rappresentazione non più astratta
e il meno soggettiva possibile degli spazi lontani.
Il mondo diviene l’ambito della rappresentazione e
si sottrae all’immaginazione totalizzante, che
aveva reso densi di pericolo e di mistero i territori
incogniti. Si veda anche il dipinto di Silvestro Lega
Motivo dal vero presso Firenze o Orti a Piagentina
(1865), nel quale il pittore ritrae la città come di
soppiatto, da una prospettiva esterna con i volumi
della cupola brunelleschiana e il campanile del
duomo visti sorgere al di là delle mura, improvvisi
come emersi dalla campagna circostante, senza
altre frapposizioni se non quelle di alberi
rinsecchiti per il freddo. Pare questa la
descrizione di un processo: quello della nascita
dell’arte e della civiltà fiorentina dall’humus del
contado, dalla terra capace di dare i natali anche
a Giotto; il centro del dipinto è formato dagli orti,
ove una solitaria figura siede a terra, come a
ristorarsi dalle rustiche occupazioni.
Tra il 1890 e il 1930, i fratelli Alinari
esprimeranno il significato culturale e letterario
della loro concezione dello spazio. Le fotografie
degli Alinari svelano d’improvviso il volto di
un’Italia colta come di sorpresa, percepita nei tratti
solitari e monumentali delle sue città, che paiono
manifestare il senso di una bellezza schiva e
segreta, talvolta aspra e di difficile fruizione, ma
destinata a diventare il segno inconfondibile per il
riconoscimento nazionale e internazionale del
luogo. La mattonella dei fratelli Alinari, cioè il
punto esclusivo dal quale trarre il fotogramma di
un angolo cittadino o monumentale si rende il
modello di una visione fissa, che giova a
imprimere nella memoria il marchio distintivo di
una visione comune. La costante frequentazione
tenuta dagli Alinari col paesaggio urbano di
matrice rinascimentale consegna alle fotografie
scattate i termini della prospettiva classica.
Scriveva Carlo Gentili:<<l’immagine della città si
offre… come il risultato di un processo di
interiorizzazione tra l’esperienza del soggetto
percipiente –nella quale entrano anche i fattori del
vissuto- e il dato oggettivo rappresentato dalla
presenza storica della città>>. Così, la stessa
fotografia s’inserisce nei processi di transizione
fra l’interiorità soggettiva e il piano esterno
dell’oggettività. Non solo documentazione del
Immagine e antropologia dei luoghi: il caso Forlì
Se la variazione intervenuta, entro il pensiero e
le arti, nel passaggio dal Rinascimento al
Neoclassicismo può essere intesa come un
mutamento nella concezione antropologica
dell’individuo, questa si riscontra anche nel
diverso pensiero esercitato sulla concezione della
città. Il ‘500 la descrive, infatti, come un
raggruppamento di uomini, il ‘700 passa, invece, a
indicare il centro abitato come un agglomerato di
case; nasce la mappa cartografica perfezionata,
capace di rappresentare in astratto il senso
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mondo destinato a rapidi e turbinosi cambiamenti,
gli esordi della fotografia realizzano la reale
socializzazione dell’immagine pubblica del luogo,
spazio antropologico del mutamento e della
conservazione. Lo stesso Gentili annotava come
nella Bologna del primo ‘900, la retorica intesa a
ripristinare lo spirito caro al Medioevo dei liberi
comuni volle ridisegnare in termini neo-medioevali
e stilisticamente non aggiornati vasti tratti
dell’assetto urbano. Non dimentichiamo la
Ravenna dell’espansione industriale, intenta a
dotarsi nel medio ‘900 di palazzi enormi distribuiti
sul confine tra il centro e la periferia, quasi vedette
del progresso messe a vegliare sul sonno
dell’antichità, pur nell’insolenza della loro mole
sorta a specchio delle industrie petrolchimiche
appena fondate per l’estrazione d’idrocarburi da
un sottosuolo rivelatosi geologicamente ricco.
Il senso sociale della città invisibile tende
spesso a estendere la concezione di
presentabilità dei luoghi con quello di pensabilità
collettiva relativa allo spirito con cui questi
dovevano essere concepiti o aggiornati entro il
loro volto visibile e negli specifici significati della
loro esistenza. Pensiamo a una modesta città di
provincia, capoluogo nell’appartata Romagna
dell’entroterra. La Forlì medioevale e
rinascimentale, nota per il suo ruolo di stato
cuscinetto nell’Italia degli equilibri fra le potenze,
vede declinare la propria importanza per circa
quattro secoli, fino a conoscere l’onore e il
gravame di un aggiornamento edilizio in senso
monumentale e razionalista, firma impressa da
Benito Mussolini sulla sede provinciale delle
proprie origini umili e campestri. Un’addizione
novecentesca e solenne diviene il biglietto da
visita per chi arriva in treno nel capoluogo del
duce, con il lungo boulevard disteso dalla stazione
(realizzata a partire dal 1925 secondo i canoni di
un tardo eclettismo) fino alla lontana prospettiva
dell’enorme colonna di marmo che domina il
Monumento ai caduti. I desideri di Mussolini
toccano altre zone del centro, dove distendono i
segni dell’irrompente necessità di svecchiare e di
ripristinare, ma soprattutto di segnalare il senso di
un potere e di un’autorità che tanto gli anarchici e
i socialisti romagnoli quanto i fautori della fede
repubblicana non dovevano dimenticare. La
pianta della città antica non viene, però,
snaturata. Il nucleo racchiuso dalle mura
trecentesche (abbattute nel 1901 per lasciare il
posto all’anello viario circolare) conserva il senso
che il potere degli Ordelaffi e dei Riario-Sforza
volle imprimere alla fiera capitale. La città
medioevale continua a vivere nel reticolato delle
piccole strade, negli slarghi delle piazze e resta
ben leggibile e integrata con le apposizioni edilizie
successive. Il quadro di Forlì appare subito chiaro,
folgorante come una rivelazione improvvisa, ad
Antonio Cederna, viaggiatore nell’Italia del medio
‘900: <<Come in altre città italiane, il pregio di
Forlì sta nella compattezza della struttura
urbanistica, nella raffinatezza della sua rete
stradale, nella continuità armoniosa della sua
architettura: le strade seguono un corso sinuoso e
dolcemente ondulato, con sezione mutevole, gli
sbocchi delle radiali sono sempre sfasati, ed è
raro un attraversamento che non riprenda, al di là
dell’incrocio, su un asse diverso
L’immagine d’una città concepita in pieno
Medioevo come spazio per il riparo e la difesa
consegna al prospetto viario, tuttora conservato, il
senso antropologico del limite e del confine da
non violare e insieme indica le necessità difensive
di chi, all’arrivo del nemico, poteva, grazie al
continuo variare dei percorsi, trovare vie di fuga e
salvamento. E Forlì, priva di monumenti da
manuale di storia dell’arte, proprio da questa
assenza trae un valore antropologico e filologico
legato al senso unitario dei suoi particolari,
destinati nel loro insieme a realizzare un
compendio accurato dei pensieri e degli intenti
concepiti sulla città attraverso lo scorrere dei
secoli. Aggiungeva Cederna:<<pare che questa
città tutta distesa nella pianura abbia voluto
segregarsi e ripararsi dalla campagna di cui
continuamente si avverte la presenza intorno>>.
L’acume di questa annotazione consegna a Forlì il
senso con cui quasi tutte le città furono fondate: la
separazione dall’agro, la segmentazione dello
spazio secondo canoni e strutture ben definite, la
necessità di raggrupparsi per offrire scambievoli
servizi rivolti alla protezione e alla sussistenza, al
lavoro e alla cura diretta a sé e agli altri. Ma la
composizione della città antica non dimenticava
né escludeva la campagna, che poteva restare
ben percepibile e talvolta anche visibile
dall’interno del contesto urbano, come il luogo
delle origini resta chiaro e presente alla mente di
ciascuno. L’idea della città non può disgiungersi
dall’immagine dell’individuo, destinato a portare
dentro di sé il senso di quella città invisibile,
composta dalle emozioni e dalle esperienze
soggettive, che fin dalla nascita ognuno reca
dentro di sé, in attesa di dare forma ai singoli
agglomerati urbani visibili e di abitarli, così da
rintracciare in essi il significato delle differenze e
delle somiglianze individuali.
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Bibliografia
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BibliografiaPer
Immagini della città
che è e che sarà:
diffusa, postfordista,
metropolitana, multietnica,
città di città,
dei flussi e delle reti,
globale.
A cura di:
Antonio Napoletano, Claudia Zacchi, Elena Tripodi, Anna Maria Tagliavini
2
La città com’è e come sarà dal catalogo della Biblioteca Sala Borsa:
Abalos, Inaki
Albertini, Gabriele
Amendola,
Giandomenico
Anderlini, Fausto
Amin, Ash
Anholt, Simon
Archibugi, Franco
Astarita, Rossano
Augé, Marc
Augé, Marc
Augé, Marc
Augé, Marc
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Astarita ; prefazione di Cesare De Seta. – Milano : F. Angeli, 2000!. –
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Disneyland e altri nonluoghi / Marc Augé. – Torino : Bollati Boringhieri,
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Un etnologo nel metrò / Marc Augé ; a cura e con un’introduzione di
Francesco Maiello. – Milano : Eléuthera, [1992]. – 101 p. ; 19 cm.
Nonluoghi : introduzione a una antropologia della surmodernità / Marc
Augé. – Milano : Eleuthera, stampa 1999. – 11 p. ; 19 cm.
Tra i confini : città, luoghi, integrazioni / Marc Augé. - [Milano] : B.
Mondadori, [2007]. – IX, 64 p. ; 17 cm. ((Scritti già pubbl.
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S 728 ABALI
S 351.45211
ALBEG
S 307.76
AMENG
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S 307.76
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S 307.76
ASTAR
S 306.4
AUGEM
S 306.09
AUGEM
AAS 306
AUGEM
S 307.76
AUGEM
Ave, Gastone
Aymonino, Carlo
Aymonino, Carlo
Bairoch, Paul
Balbo, Marcello
Baldissara, Luca
Balducci, Valter
Banham, Reyner
Barbieri, Giuseppe
<1943->
Bauman, Zygmunt
Bazzini, Davide
Béguot, Bruce
Bellicini, Lorenzo
Bellucci, Sergio
Bernoulli, Hans
Benevolo,
Leonardo
Benjamin, Walter
Benjamin, Walter
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Terzo mondo / Paul Bairoch. – 2. ed. – Milano : Jaca book, 1996. – 93
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negli anni della ricostruzione, 1945-1956 / Luca Baldissara. – Bologna :
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Banlieue, banlieue : architettura e società nella periferia di Parigi /
Valter Balducci e Valentina Orioli. .- Bologna : Clueb, 2007. – 88 p. : ill. ;
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occasione della mostra tenuta a Cesena tra novembre e dicembre
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cura di Peter Beilharz. – Roma : Armando, ©2005 (stampa 2004). – 415
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Il senso delle periferie : un approccio relazionale alla rigenerazione
urbana / Davide Bazzini, Matteo Puttilli. - [Milano] : Elèuthera, [2008]. –
118 p. ; 18 cm.
Zeropoli : Las Vegas, città del nulla / Bruce Béguot. – Torino : Bollati
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Periferia italiana / Lorenzo Bellicini, Richard Ingersoll. – Roma :
Meltemi, 2001!. – 118 p. : ill. ; 19 cm. ((In appendice: Schede sulle
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di Franco Wilmar.
E-work : lavoro, rete, innovazione / Sergio Bellucci ; prefazione di
Domenico De Masi ; postfazione di Fausto Bertinotti. – Roma :
DeriveApprodi, 2005. – 189 p. ; 23 cm.
La città e il suolo urbano / Hans Bernoulli ; prefazione di Edoardo
Salzano ; nota biografica di Mirelle Senn. – Venezia : Corte del
Fontego, [2006]. – XXXV, 90 p., [28] c. di tav. : ill. ; 25 cm.
Le origini dell’urbanistica moderna / Leonardo Benevolo. – 15. ed. –
Roma etc.! : Laterza, 1998. – 191 p., 8! c. di tav. : ill. ; 18 cm.
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Ganni ; prefazione di Claudio Magris ; con uno scritto di Peter Szondi. –
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11 : Parigi, capitale del 19. secolo : i passages di Parigi / Walter
Benjamin ; a cura di Rolf Tiedemann. – Torino : G. Einaudi, 1986. –
XXII, 1110 p., 14! c. di tav. : ill. ; 22 cm. ((In custodia.
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S 307.1
AVEG
Acquisizione
in corso
S 711
AYMOC
S 307.7609
BAIRP
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BALBM
SL
352.04541
BALDL
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BARBG
S 301
BAUMZ
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BAZZ
S 307.76
BEGOB
S 711 BELLL
S 331.12
BELLS
Acquisizione
in corso
S 711
BENEL
S 838
BENJW
S 834
BENJW
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L’Italia dei sistemi urbani / Giuseppe Boatti. – Milano : Electa, 2008. –
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Bologna 2000 : la città della cultura, la cultura della città : dossier di
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Come cambia Bologna / Comune di Bologna. – Bologna : Comune di
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52
S 711
BERDP
S 306.4
BERMM
S 791.43
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COMEC
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Branzi, Andrea
Brown, Lester
Bruno, Giuliana
Cagnardi, Augusto
Calabi, Donatella
Calabi, Donatella
Caldiron, Guido
Campos Venuti,
Giuseppe
Campos Venuti,
Giuseppe
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L’urbanistica riformista / Giuseppe Campos Venuti ; antologia di scritti,
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dell’Autore a cura di Patrizia Gabellini. – Milano : ETAS libri, 1991. –
414 p. : ill. ; 24 cm.+ 6 c.
La città abbandonata : dove sono e come cambiano le periferie italiane
/ Caritas italiana ; a cura di Mauro Magatti. – Bologna : Il mulino, [2007].
– 523 p. ; 22 cm. + 1 CD-ROM.
S 720
BRANA
S 333.7
BROWLR
S 700.1
BRUNG
S 720.951
CAGNA
S 711.4
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S 3003.6
CALDG
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S 7112
CAMPVG
S
307.760945
CITTA
+ CD-ROM
Carta, Maurizio
Next city : culture city / Maurizio Carta. – Roma : Meltemi, [2004]. – 164 S 711
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CARTM
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Castells, Manuel
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Castrignano, Marco La città degli individui : tra crisi ed evoluzione del legame sociale /
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La città post-industriale / Pier Luigi Cervellati. – Bologna : Il mulino,
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Luigi
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CHARA
Chartroux,
Cercasi casa disperatamente / Riccardo Chartroux ; prefazione di
S 363.5
Riccardo
Walter Veltroni. – Milano : Il saggiatore, [2008]. – 287 p. ; 22 cm.
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S 720.9
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S 153.3
CHASSJ
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Davis, Mike
<1946->
Deiana, Angelo
S 307.76
DAVIM
S 331.25
DEIAA
De Lucia, Vezio
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54
S 791.43
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S 711 CIARF
S 720.9
CIUCG
S 711
NUOVA
S 307.76
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S 331.25
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S 303.48
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S 307.7609
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S 307.7609
DAVIM
S 711
DELUV
De Magistris,
Alessandro
Dematteis,
Giuseppe
D’Eramo, Marco
De Quarto, Mario
Desideri, Paolo
Dockes, Pierre
Donadieu, Pierre
Donini, Giovanna
Donti, Alberto
D’Orsogna, Loretta
M.
Dozza, Giuseppe
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Emilia Romagna :
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Il buon governo e la rinascita della città : scritti 1945-1966 / Giuseppe
Dozza ; saggi di Walter Tega, Luciano Bergonzini, Luigi Arbizzani. –
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L’architettura difficile : filosofia del costruire / Nicola Emery. – Milano :
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Il vuoto : riflessioni sullo spazio in architettura / Fernando Espuelas ;
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Tra globo e spazio: la forma della città / Franco Farinelli. Fa parte di
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Strade urbane : architettura e arredo / Paolo Favole. – Milano :
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55
S 720
DEMAA
S 307.76
DEMAG
S 307.7609
DERAM
S 307.76
DEQUM
S 307.76
DESIP
SDEP 330.1
DOCKP
S 711
DONAP
S 388.4
DONIG
S 711
DONTA
S 947.7
DORSLM
SL
352.045411
DOZZG
S 720.1
EMERN
S 711
RAPPO
S 720.1
ESPUF
Metronomie
S 711
FAVOP
Fazio, Mario
Finotto, Francesco
Fiorani, Eleonora
Florida, Richard
Florida, Richard
Floris, Fabrizio
Foglio, Antonio
<1940->
Foot, John
Franklin, Stuart
Frisby, David
Fuligni, Paolo
Fuksas,
Massimiliano
Gabellini, Patrizia
Gallingani,
Mariangiola
Gandini, Leonardo
Gandino, Bruno
Gasparrini, Carlo
Gauzin-Müller,
Dominique
Passato e futuro delle città : processo all’architettura contemporanea /
Mario Fazio. – Torino : Einaudi, 2000! . – XIX, 214 p., 8! c. di tav. : ill. ;
20 cm.
La città aperta : storia delle teorie urbanistiche moderne / Francesco
Finotto. – Venezia : Marsilio, 2001. – 239 p., [16] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
I panorami del contemporaneo / Eleonora Fiorani. – Milano : Lupetti,
[2005]. – 235 p. : ill. ; 23 cm.
L’ascesa della nuova classe creativa : stile di vita, valori e professioni /
Richard Florida. – Milano : Mondadori, 2003. – 483 p. ; 22 cm.
La classe creativa spicca il volo : la fuga dei cervelli: chi vince e chi
perde / Richard Florida. – Milano : Mondadori, 2006. – 330 p. ; 20 cm.
Baracche e burattini? : la città-slum di Korogocho in Kenya / Fabrizio
Floris : °presentazione di Alex Zanotelli. – Torino : L’harmattan Italia,
©2003. – 169 p. ; 21 cm.
Il marketing urbano-territoriale : il marketing per città, aree urbane e
metropolitane, organismi territoriali / Antonio Foglio. – Milano : F.
Angeli, [2006]. – 383 p. ; 23 cm.
Milano dopo il miracolo : biografia di una città / John Foot. – Milano :
Feltrinelli, [2003]. – 285 p. ; 23 cm. ((Bibliografia: p. 247-279.
La città dinamica : viaggio nelle metropoli del terzo millennio / Stuart
Franklin. – Milano : Mondadori, [2003]. – 279 p. : ill. 30x30 cm.
Frammenti di modernità : Simmel, Kracauer, Benjamin / David Frisby. –
Bologna : Il mulino, [1992]. – 352 p. ; 22 cm.
Manuale di ecologia urbana e sociale : lo studio della qualità della vita
nelle città e nelle aree ad alta industrializzazione / Paolo Fuligni, Paolo
Rognini. – Milano : F. Angeli, [2005]. – 125 p. ; 23 cm.
Caos sublime : note sulla città e taccuini di architettura / Massimiliano
Fuksas con Paolo Conti. – Milano : Rizzoli, 2009. – 152 p., [16! c. di tav.
: ill. ; 22 cm.
Bologna e Milano : temi e attori dell’urbanistica / Patrizia Gabellini. –
Milano : F. Angeli, [1988]. – 221 p. : ill. ; 22 cm.
Le occasioni della metropoli : la pianificazione metropolitana a Bologna
: disegni compiuti, sentieri interrotti, sogni, suggestioni / Mariangiola
Gallingani. – Bologna : CLUEB, [2004]. – XIV, 372 p., [8] c. di tav. : ill. ;
24 cm.
L’immagine della città americana nel cinema hollywoodiano, 1927-1932
/ Leonardo Gandini. – Bologna : Clueb, [1994]. – 286 p. ; 24 cm.
La città possibile / Bruno Gandino, Dario Manuetti. – 3. ed. agg. –
Como : Red, 1998. – 174 p. : ill. ; 27 cm. ((Nell’occhietto: Le radici del
futuro ; 21.
Passeggeri e viaggiatori : paesaggio e progetti delle nuove infrastrutture
in Europa / Carlo Gasparrini. – Roma : Meltemi, °20 03!. – 214 p. : ill. ;
19 cm.
Architettura sostenibile : [29 esempi europei di edifici e insediamenti ad
alta qualità ambientale] / Dominique Gauzin-Müller ; con il contribito di
Nicolas Favet e di Pascale Maes ; [edizione italiana a cura di Marco
Moro]. – Milano : Edizioni Ambiente, stampa 2003. – 257 p. : ill. ; 27 cm.
56
S 720.94
FAZIM
S 711 FINOF
S 307.1
FIORE
S 303.44
FLORR
S 331.12
FLORR
S 330.96762
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S 338.9
FOGLA
S
945.211092
FOOTJ
S 770
FRANS
SDEP 306
SIMMG
S 307.76
FULIP
S 720.9
FUKSM
SL711
GABEP
SL 711
GALLMA
S 791.43
GANDL
S 712
GANDB
S 711
GASPC
S 720
GAUZMD
Gauzin-Müller,
Dominique
Gentile, Emilio
Giaconia, Paola
Giordano, Valeria
Gottmann, Jean
Greco, Claudio
Greco, Laura
Gregotti, Vittorio
Griffa, Cesare
Guiducci, Roberto
Gutkind, Erwin
Anton
Hardt, Michael
Harvey, David
<1935->
Hellmann, Claudia
Ilardi, Emiliano
Ilardi, Massimo
Ilardi, Massimo
Ilardi, Massimo
Ingersoll, Richard
Case ecologiche : i principi, le tendenze, gli esempi : 25 proposte nel
mondo / Dominique Gauzin-Müller. – Milano : Edizioni Ambiente,
[2006!. – 159 p. : ill. ; 29 cm.
Fascismo di pietra / Emilio Gentile. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza,
2007. – X, 271 p., [4] c. di tav. : ill. ; 21 cm.
S 720
GAUZMD
S
720.945632
GENTE
Los Angeles : città unica / Paola Giaconia. – Torino : Testo & immagine, S 307.7609
2001. – 93 p. : ill. ; 19 cm.
GIACP
La metropoli e oltre : percorsi nel tempo e nello spazio della modernità / S 307.76
Valeria Giordano. – Roma : Meltemi, [2005]. – 160 p. ; 19 cm.
GIORV
Megalopoli : funzioni e relazioni di una pluri-città / Jean Gottmann ;
S 307.7
edizione italiana a cura di Lucio Gambi. – Torino : Einaudi, [1970]. – 2
GOTTJ
v. : ill. ; 22 cm.
Pechino : la città nuova / Claudio Greco, Carlo Santoro. – Milano :
S 720.9
Skira, [2008]. – 272 p. : ill. ; 21 cm.
GRECC
Renzo Piano : dalla macchina urbana alla città dell’informazione / Laura S 720
Greco. – Venezia : Marsilio, 2005. – 95 p. : ill. ; 19 cm.
PIANOR
La città visibile : frammenti di disegno della città ordinati e catalogati
S 711
secondo i principi dell’architettura della modificazione contestuale /
GREGV
Vittorio Gragotti. – Torino : Einaudi, [1993]. – XV,202 p. : ill. ; 18 cm.
La città cibernetica / Cesare Griffa. – Roma : Meltemi, [2008]. – 188 p. : S 720 GRIFC
ill. ; 19 cm.
L’urbanistica dei cittadini : dalla città ai parchi scientifici e tecnologici /
S 711
Roberto Guiducci. – Roma [etc.] : Laterza, 1990. – VII, 277 p. ; 21 cm.
GUIDR
L’ambiente in espansione : la fine delle città, il sorgere delle comunità / SDEP 711
E. A. Gutkind. – Milano : Edizioni di Comunità, 1955. – 99 p. : ill. ; 26
GUTKEA
cm.
Impero : il nuovo ordine della globalizzazione / Michael Hardt, Antonio
S 325
Negri. – Milano : Rizzoli, 2992. – 451 p. ; 23 cm.
HARDM
La crisi della modernità / David Harvey. – Milano : Net, 2002. – 426 p. : S 306.09
ill. ; 20 cm. ((Complemento di tit. sulla cop.: Riflessioni sulle origini del
HARVD
presente.
Location : le città del mondo nei film / Claudia Hellmann, Claudine
VIAGGI 910
Weber-Hof ; introduzione di Wim Wenders. – Milano : Il viaggiatore,
HELLC
[2006]. – 192 p. : ill. ; 27 cm.
Il senso della posizione : romanzo, media e metropoli da Balzac a
S 809.3
Ballard / Emiliano Ilardi. – Roma : Meltemi, [2005] (stampa 2004). – 237 ILARE
p. ; 19 cm.
In nome della strada : libertà e violenza / Massimo Ilardi. – Roma :
S 307.76
Meltemi, [2002]. – 143 p. ; 19 cm.
ILARM
Il tramonto dei non luoghi : fronti e frontiere dello spazio metropolitano / S 307.76
Massimo Ilardi. – Roma : Meltemi, [2007]. – 117 p. ; 19 cm.
ILARM
Negli spazi vuoti della metropoli : distruzione, disordine, tradimento
S 302.5
dell’ultimo uomo / Massimo Ilardi. – Torino : Bollati Boringhieri, 1999. – ILARM
138 p., [4! c. di tav. : ill. ; 20 cm.
Sprawltown : cercando la città in periferia / Richard Ingersoll. – Roma : S 711
Meltemi, [2004]. – 236 p. : ill. ; 19 cm.
INGER
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Irace, Fulvio
Jacobs, Jane
Jameson, Fredric
Jones, Emrys
Kern, Stephen
Kohr, Leopold
Koolhaas, Rem
Koolhaas, Rem
Koolhaas, Rem
Kopp, Anatole
Kracauer, Siegfried
La Cecla, Franco
La Cecla, Franco
La Cecla, Franco
Lanzani, Arturo
Le Corbusier
Le Corbusier
Legrenzi, Paolo
Lenoci, Sabina
Leotta, Nicolò
Milano moderna : architettura e città nell'epoca della ricostruzione /
Fulvio Irace ; fotografie di Gabriele Basiclico e Paolo Rosselli. – Milano :
F. Motta, 1996. – 167 p. : ill. ; 29 cm.
Vita e morte delle grandi città : saggio sulle metropoli americane / Jane
Jacobs. – Torino : G. Einaudi, [1969]. – VIII, 426 p. ; 22 cm.
Il postmoderno, o la logica culturale del tardo capitalismo / Fredric
Jameson. – Milano : Garzanti, 1989. – 107 p. ; 19 cm.
Metropoli : le più grandi città del mondo / Emrys Jones ; introduzione di
Cesare de Seta. – Roma : Donzelli, 1993!. – X, 213 p. : ill. ; 22 cm.
Il tempo e lo spazio : la percezione del mondo tra Otto e Novecento /
Stephen Kern. – Bologna : Il mulino, [2007]. – XXXI, 404 p. ; 22 cm.
La città a dimensione umana / Leopold Kohr. – Como : Red, 1992. –
121 p. ; 23 cm.((In cop.: Pianificazione,bellezza,convivialità nella città
policentrica.
Delirious New York : un manifesto retroattivo per Manhattan / Rem
Koolhaas ; edizione italiana a cura di Marco Biraghi . – Milano : Electa,
2001!. – 305 p. : ill. ; 24 cm.
Junkspace : per un ripensamento radicale dello spazio urbano / Rem
Koolhaas ; a cura di Gabriele Mastrigli. – Macerata : Quodlibet, [2006].
– 123 p. ; 19 cm.
Rem Koolhaas : verso un’architettura estrema / a cura di Sandor
Kwinter e Marco Rainò. – Milano : Postmedia, 2002!. – 95 p. ill. ; 21 cm.
Città e rivoluzione : architettura e urbanistica sovietiche degli anni Venti
/ Anatole Kopp ; a cura di Emilio Battisti. – Milano : Feltrinelli, 1987. –
308 p., 24! c. di tav. : ill. ; 23 cm.
Strade di Berlino e altrove / Siegfried Kracauer ; a cura di Daniele
Pisani. – Bologna : Pendragon, [2004]. – 182 p. ; 21 cm.
Contro l’architettura / Franco La Cecla. – Torino : Bollati Boringhieri,
2008. – 117 p. ; 20 cm.
Mente locale : per un’antropologia dell’abitare / Franco La Cecla. –
Milano : Eléuthera, [1993]. – 127 p. ; 19 cm.
Perdersi : l’uomo senza ambiente / Franco La Cecla ; prefazione di
Gianni Vattimo. – Roma [etc.] : Laterza, 1988. XV, 141 p. ; 18 cm.
I paesaggi italiani / Arturo Lanzani. – Roma : Meltemi, °2003!. – 479 p. :
ill. ; 19 cm.
Maniera di pensare l’urbanistica / Le Corbusier. – 7. ed. – Roma ; Bari :
Laterza, 1981. – 205 p. : ill. ; 18 cm.
Precisazioni sullo stato attuale dell’architettura e dell’urbanistica : con
un prologo, un corollario brasiliano, seguiti da una temperatura parigina
e da una atmosfera moscovita / Le Corbusier ; a cura di Francesco
Tentori. – Roma ; Bari : Laterza, stampa 1979. – XXV, 313 p. : ill. ; 22
cm.
Creatività e innovazione / Paolo Legrenzi. – Bologna : Il mulino, [2005].
– 129 p. ; 20 cm.
Tra arte, ecologia e urbanistica : il progetto dello spazio collettivo /
Sabina Lenoci. – Roma : Meltemi, [2005]. – 115 p. : ill. ; 19 cm.
Approcci visuali di turismo urbano : il tempo del viaggio, il tempo dello
sguardo / Nicolò Leotta. – Milano : Hoepli, ©2005. – 246 p. ; 21 cm. + 1
DVD video.
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S
720.945211
IRACF
S 711
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S 111
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S 307.76
JONEE
S 306.4
KERNS
S 711
KOHRL
S 711
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S 711
KOOLR
S 720.9
KOOLR
S 720.947
KOPPA
S 306.09
KRACS
S 720
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S 155.9
LACEF
S 304.2
LACEF
S 712
LANZA
S 771 LECO
S 711 LECO
S 153.3
LEGRP
S 720
LENOS
S 338.4
LEOTN
S 338.4
LEOTN DVD
Li, Lillian M.
Pechino : storia di una città / Lillian M. Li, Dray.Novey, Haili Kong. –
Torino : Einaudi, [2008]. – XVII, 423 p., [16! c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Lorenzo, Raymond La città sostenibile : partecipazione, luogo, comunità / Raymond
Lorenzo. – Milano : Elèuthera, 1998!. – 126 p. : ill. ; 19 cm.
Lottman, Herbert R. Salvare le città / Herbert R. Lottman. – Bari : Dedalo libri, 1981. – 163 p.
: ill. ; 22x24 cm.
Lynch, Kevin
L’immagine della città / Kevin Lynch ; a cura di Paolo Ceccarelli. –
Venezia : Marsilio, c1998. – 200 p., [8] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Lynch, Kevin
Progettare la città : la qualità della forma urbana / Kevin Lynch ;
introduzione di Bruno Gabrielli. – Milano! : ETAS libri, 1990. – XXIX,
507 p. : ill. ; 24 cm.
Lyotard, JeanLa condizione postmoderna : rapporto sul sapere / Jean-François
François
Lyotard. – 17. ed. – Milano : Feltrinelli, 2006. – 122 p. ; 20 cm.
Macciocco,
La città possibile : territorialità e comunicazione nel progetto urbano /
Giovanni
Giovanni Macciocco, Silvano Tagliagambe. – Bari : Dedalo, 1997!. –
304 p. ; 21 cm.
Maffi, Mario
New York, l’isola delle colline : i luoghi, la vita e le storie di una
metropoli sconosciuta / Mario Maffi ; con fotografie di Marlis Momber. –
Milano : Feltrinelli, 2003. – 148 p., [8] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Maltese, Curzio
I padroni delle città / Curzio Maltese. – Milano : Feltrinelli, 2007. – 185
p. ; 23 cm.
Mance, Euclides
La rivoluzione delle reti : l’economia solidale per un’altra
André
globalizzazione / Euclides André Mance. – Bologna : EMI, °2003!. – 222
p. ; 21 cm.
Manella, Gabriele
Nuovi scenari urbani : la sociologia del territorio negli USA oggi /
Gabriele Manella. – Milano : F. Angeli, [2008]. – 143 p. ; 23 cm.
Mantegazza,
Una città per narrare / Raffaele Mantegazza. – Roma : Meltemi, 2000!.
Raffaele
– 166 p. ; 19 cm.
Manzini, Ezio
Quotidiano sostenibile : scenari di vita urbana / Ezio Manzini, Francois
Jegou. – Milano : Edizioni Ambiente, [2003]. – 270 p.: ill. ; 23 cm.+ 1
fasc.
Marcelloni,
Pensare la città contemporanea : il nuovo piano regolatore di Roma /
Maurizio
Maurizio Marcelloni. – Roma °etc.! : GLF editori La terza, 2003. – X, 236
p., °24! c. di tav. : ill. ; 24 cm.
Marc,Olivier
Psicanalisi della casa / Olivier Marc. – Como : Red, 1994. – 128 p. ; 22
cm.
Marchignani, Elena Paesaggi urbani e post-urbani : Lyon e IBA Emscher Park / Elena
Marchignani. – Roma : Meltemi, [2005]. – 275 p. : ill. ; 19 cm.
Martinotti, Guido
Metropoli : la nuova morfologia sociale della città / Guido Martinotti. –
Bologna : Il mulino, [1993]. – 24° p. Ill. ; 22 cm.
Mattelart, Armand
Storia dell’utopia planetaria : dalla città profetica alla società globale /
Armand Mattelart. – Torino : Einaudi, 2003. – VIII, 429 p. ; 21 cm.
Mello, Patrizia
Metamorfosi dello spazio : annotazioni sul divenire metropolitano /
Patrizia Mello. – Torino : Bollati Boringhieri, 2002. – 153 p., 8! c. di tav. :
ill. ; 20 cm.
Melograni, Carlo
Architettura italiana sotto il fascismo : l’orgoglio della modestia contro la
retorica monumentale 1926-1945 / Carlo Melograni. – Torino : Bollati
Boringhieri, 2008. – 329 p. : ill. ; 22 cm.
59
S 951.1 LI
LM
S 711
LORER
S 711
LOTHR
S 711
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S 711
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S 121
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S 307.1
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S 307.76
MALTC
S 337.1
MANCEA
S 307.76
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S 307.7609
MANTR
S 307.76
MANZE
S 711
MARCM
S 155.9
MARCO
S 711
MARCE
S 307.76
MARTG
S 337
MATTA
S 711
MELLP
S 720.945
MELOC
Melucci, Alberto
Menzio, Pino
Merlino, Massimo
Metha, Suketu
Micelli, Ezio
Migliorini, Laura
Mittner, Dunia
Montanari, Guido
Montanari,
Leopoldo
<1963->
Morandi, Corinna
Morandi, Maurizio
Morbelli, Guido
Mori, Marco
<1973->
Moriani, Gianni
Mumford. Lewis
Mumford, Lewis
Mumford, Lewis
Musatti, Tullia
Musso, Pierre
Creatività : miti, discorsi, processi / Alberto Melucci ; con la
collaborazione di Anna Franchini…et al.!. – Milano : Feltrinelli, 1994. –
263 p. ; 22 cm.
Orientarsi nella metropoli : Walter Benjamin e il compito dell’artista /
Pino Menzio. – Bergamo : Moretti & Vitali, \2002!. – 230 p. ; 21 cm.
Percorsi di cambiamento : logistica, infrastrutture, management,
economia, geopolitica, città / Massimo Merlino ; [prefazione di Stefano
Paleari]. – Milano : Guerrini e Associati, 2006. – 332 p. : ill. ; 23 cm.
Maximum City : Bombay città degli eccessi / Seketu Metha. – Torino :
Einaudi, c2006. – 544 p. : 1 c. topogr. ; 22 cm.
Perequazione urbanistica : pubblico e privato per la trasformazione
della città / Ezio Micelli. – Venezia : Marsilio, 2004. – 172 p. ; 22 cm.
Città e legami sociali : introduzione alla psicologia degli ambienti urbani
/ Laura Migliorini, Lucia Venini. – Roma : Carocci, 2001. – 161 p. ; 22
cm.
Le città di fondazione nel Novecento / Dunia Mittner. – Torino : Testo &
Immagine, 2003. – 91 p. : ill. ; 19 cm.
Architettura e città nel Novecento : i movimenti e i protagonisti / Guido
Montanari, Andrea Bruno jr. – Roma : Carocci, 2009. – 314 p. : ill. ; 24
cm.
Salvarsi dal traffico : governo, regole, soluzioni e tecnologie per una
mobilità urbana di qualità / Leopoldo Montanari, Andrea Zara, Simone
Gragnani. – Milano : Il sole-24 ore, 2005. – XIV, 108 p. ; 24 cm.
Milano : la grande trasformazione urbana / Corinna Morandi. – Venezia
: Marsilio, ©2005. – 95 p. : ill. ; 19 cm.
Fare centro : città europee in trasformazione / Maurizio Morandi. –
Roma : Meltemi, 2004. – 190 p. ; 19 cm.
Città e piani d’Europa : la formazione dell’urbanistica contemporanea /
Guido Morbelli. – Bari : Dedalo, [1997]. – 508 p. : ill. ; 21 cm.
Giovani e luoghi / Marco Mori. – Gussago : Vannini editrice, [2008]].
419 p. ; 24 cm.
L’aria rubata : traffico, inquinamento e salute nelle nostre città / Gianni
Moriani. – Venezia : Marsilio, 2000. – 140 p. ; 21 cm.
La città nella storia / Lewis Mumford. – Milano : Edizioni di Comunità,
1963. – 780 p., [68] p. di tav. ; 24 cm.
La cultura delle città / Lewis Mumford. – Nuova ed. / a cura di Michele
Rosso e Paolo Scrivano. – Torino : Edizioni di Comunità, 1999!. –
LXXIX, 522 p. : ill. ; 22 cm.
Passeggiando per New York : scritti sull’architettura della città / Lewis
Mumford : edizione italiana a cura di Elena Marchigiani, presentazione
di Paola Di Biagi. – Roma : Donzelli, [2000!. – XXVII,243 p., [8! p. di tav.
: ill. ; 22 cm.
Un luogo per bambini e genitori nella città : trasformazioni sociali e
innovazione nei servizi per l’infanzia e le famiglie / Tullia Musatti,
Mariacristina Picchio ; con un saggio di Susanna Mantovani. – Bologna
: Il mulino, [2005]. – 240 p. ; 22 cm.
L’ideologia delle reti / Pierre Musso. – Milano : Apogeo, [2007]. – XVI,
239 p. ; 21 cm.
60
S 153.3
MELUA
S 700.1
BENJW
S 658.5
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SN MEHETS
MAX
S 711
MICEE
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MIGLL
S 711 MITTD
Acquisizione
in corso
S 388.4
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MORAC
S 711
MORAM
S 711
MORBG
S 307.76
MORIM
S 363.73
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S 711
MUMFL
S 307.76
MUMFL
S 720.97471
MUMFL
S 362.82
MUSAT
S 306.4
MUSSP
Natalicchio, Savino
Grandi aree e stazioni ferroviarie : attori, strategie, pratiche di
trasformazione urbana / Savino Natalicchio, Luca Tamini ;
presentazione di Pier Luigi Bersani. – Milano : EGEA, °2003!. – XI, 209
p., °8! c, di tav. : ill. ; 24 cm.
Neuwirth, Robert
Città ombra : viaggio nelle periferie del mondo / Robert Neuwirth. –
[Roma! : Fusi orari, 2007. – 284 p. ; 21 cm.
Nicoloso, Paolo
Gli architetti di Mussolini : scuole e sindacato, architetti e massoni,
professori e politici negli anni del regime / Paolo Nicoloso. – Milano : F.
Angeli, c1999. – 239 p. ; 22 cm.
Nicoloso, Paolo
Mussolini architetto : propaganda e paesaggio urbano nell’Italia fascista
/ Paolo Nicoloso. – Torino : G. Einaudi, [2008]. – XXXI, 315 p. : ill. ; 23
cm.
Norberg-Schulz,
L’abitare : l’insediamento, lo spazio urbano, la casa / Christian NorbergChristian
Schulz. – Milano : Electa, c1984. – 140 p. : ill. ; 24 cm.
Novelli, Luigi
Shanghai : architettura & città tra Cina e Occidente / Luigi Novelli. –
Roma : Dedalo, 1999!. – 153 p. : ill. ; 24 cm.
Nuvolati,
Lo sguardo vagabondo : il flaneur e la città da Baudelaire ai
Giampaolo
postmoderni / Giampaolo Nuvolati. – Bologna : Il mulino, [2006]. – 167
p., [4] c. di tav. : ill. ; 21 cm.
Olivetti, Adriano
Città dell’uomo / Adriano Olivetti ; introduzione di Giuseppe Berta ;
prefazione di Geno Pampaloni. – Torino : Edizioni di Comunità, 2001!. –
XXXV, 191 p. ; 22 cm.
Oswalt, Philipp
Berlino città senza forma : strategie per un’altra architettura / Philipp
Oswalt ; [edizione italiana a cura di Paola Cannavò!. – Roma : Meltemi,
[2006!. – 215 p. : ill. ; 24 cm.
Pagano, Giuseppe Architettura e città durante il fascismo / Giuseppe Pagano ; a cura di
Cesare De Seta. – Roma ; Bari : Laterza, 1990. – LXXXVI, 367 p. : ill. ;
21 cm,.
Palermo, Pier Carlo I limiti del possibile : governo del territorio e qualità dello sviluppo / Pier
Carlo Palermo. – Roma : Donzelli Editore, [2009]. – VI, 183 p. ; 21 cm.
Paone, Sonia
Lo sguardo che esclude : segregazione e marginalizzazione nello
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Paolella, Adriano
L’ombra dei grattacieli : per una critica ambientale dell’architettura
contemporanea / Adriano Paolella. – Saonara : Il Prato, stampa 2006. –
115 p. : ill. ; 24 cm.
Paris, Spartaco
Tecnologia, ambiente e sviluppo tra Nord e Sud del mondo : casi di
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sviluppo / Spartaco Paris. – Roma : Gangemi, stampa 2003. – 139 p. :
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Park, Robert Ezra
La città / Robert E. Park, Ernest W. Burgess, Roderick D. Mckenzie ;
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Comunità, 199!. – XXVIII, 214 p. ; 22 cm.
Pasqui, Gabriele
Città, popolazioni, politiche / Gabriele Pasqui ; con un contributo di
Marianna Giraudi e Anna Moro. – Milano : Jaka Book, 2008. – 176 p. :
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Pavia, Rosario
Le paure dell’urbanistica : disagio e incertezza nel progetto della città
contemporanea / Rosario Pavia. – Roma : Meltemi, [2005]. – 214 p. : ill.
; 19 cm.
61
S 711
NATAS
S 307.3
NEUWR
S 720.945
NICOP
S 720.9
NICOP
S 307.76
NORBSC
S720.951
NOVEL
S 307.76
NUVOG
S 307 OLIVA
S 720.9
OSWAP
S 720.945
PAGAG
S 711
PALEPC
S 307.76
PAONS
S 724
PAOLA
UC 304.2
PARIS
S 307.76
PARKRE
S 301
PASQG
S 711 PAVIR
Pedditzi, Rita
Rifiutopoli : Napoli, da Regno delle due Sicilie a capitale della
monnezza / Rita Pedditzi. – Reggio Emilia : Alberti, [2008]. – 141 p. ; 21
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Perelli, Lorenza
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prefazione di Vittorio Fagone. – Milano : F. Angeli, [2006]. – 123 p.: ill. ;
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Atlante metropolitano : il mutamento sociale nelle grandi città / Paolo
Perulli. – Bologna : Il mulino, [1992]. – 158 p. ; 22 cm.
Perulli, Paolo
La città delle reti : forme di governo nel postfordismo / Paolo Perulli. –
Torino : Bollati Boringhieri, 2000. – 192 p. ; 22 cm.
Perulli, Paolo
La città : la società europea nello spazio globale / Paolo Perulli. –
Milano : B. Mondadori, [2007]. – IX, 181 p. : ill. ; 21 cm.
Perulli, Paolo
Visioni di città : le forme del mondo spaziale / Paolo Perulli. – Torino :
Einaudi, [2009]. – VII, 163 p. ; 20 cm.
Petranzan,
Franco Purini : la città uguale : scritti scelti sulla città e il progetto
Margherita
urbano dal 1966 al 2004 / Margherita Petranzan, Gianfranco Neri. –
Padova : Il Poligrafo, °2005!. – 379 p. : ill. ; 22 x23 cm.
Petrillo, Agostino
La città perduta : l’eclissi della dimensione urbana nel mondo
contemporaneo / Agostino Petrillo : prefazione di Alessandro Dal Lago.
– Bari : Dedalo, 2000!. – 224 p. ; 21 cm.
Petrillo, Agostino
Villaggi, città, megalopoli / Agostino Petrillo. – Roma : Carocci, 2006. –
149 p. ; 22 cm.
Petti, Alessandro
Arcipelaghi e enclave : architettura dell’ordinamento spaziale
contemporaneo / Alessandro Petti ; a cura di Maria Nadotti ; prefazione
di Bernardo Secchi. – Milano : B. Mondadori, [2007!. – XIII,190 p., [8] c.
di tav. : ill. ; 19 cm.
Piani, Gianguido
Il Protocollo di Kyoto : adempimento e sviluppi futuri : normativa,
strategie, tecnologie / Gianguido Piani. – Bologna : Zanichelli, 2008. –
XXXIX, 720 p. : ill. ; 22 cm.
Piccinato, Giorgio
Un mondo di città / Giorgio Piccinato. – Torino : Edizioni di Comunità,
2002!. – XI, 223 p. : ill. ; 21 cm.
Pizzi, Donata
Città metafisiche: città di fondazione dall’Italia all’oltremare : 1920-1945
/ Donata Pizzi. – Ginevra ; Milano : Skira, [2005]. – 144 p. : quasi tutte
ill. ; 21 cm.
Pizzi, Donata
Città nuove : innovazione e idealità nelle città di fondazione / foto di
Donata Pizzi. – Milano : Skira, °2004!. – 153 p. : il gran parte ill. ; 31 cm.
((Catalogo.
Puglisi, Gianni
La città di carta / Gianni Puglisi, Paolo Proietti. – Palermo : Sellerio,
[2002]. – 128 p. ; 20 cm.
Pulselli, Riccardo
Città fuori dal caos : la sostenibilità dei sistemi urbani / Riccardo M.
M.
Pulselli, Enzo Tiezzi ; Prefazione di Paolo Portoghesi. – Roma :
Donzelli, [2008]. – XII, 161 p. : ill. ; 22 cm.
62
S 363.72
PEDDR
S 720.945
PENNA
S 700.9
PEREL
S 307.76
PERUP
S 352
PERUP
S 307.76
PERUP
S 7111
PERUP
S 711.4
PURIF
S 307.76
PETRA
S 307.76
PETRA
S 711
PETTA
S 363.738
PIANG
S 307.76
PICCG
S 779 PIZZD
S 720.945
PIZZD
S 307.76
PUGLG
S 7111
PULSRM
Purini, Franco
Città e luoghi : materiali per la Città rimossa / Franco Purini, Roberta
Albiero, Valter Tronchin. – Roma : Cangemi, 2004. – 159 p. : ill. ; 24 cm.
Remotti, Francesco Centri, ritualità, potere : significati antropologici dello spazio / Francesco
<1943->
Remotti, Pietro Scarduelli, Ugo Fabietti. – Bologna : Il mulino, [1989!. –
251 p. ; 22 cm.
Rampini, Federico Il secolo cinese : storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del
mondo / Federico Rampini. – Milano : Mondadori, 2005. – 350 p. ; 21
cm.
Rampini, Federico La speranza indiana : storie di uomini, città e denaro dalla più grande
democrazia del mondo / Federico Rampini. – Milano : Mondadori, 2007.
– 245 p. : 1 c. geogr. ; 21 cm.
Rehmann, Jan
I nietzscheani di sinistra : Deleuze, Foucault e il postmoderno: una
decostruzione / Jan Rehmann ; a cura di Stefano G. Azzara. – Roma :
Odradek, [2009]. – 235 p. ; 24 cm.
Richie, Alexandra
Berlino : storia di una metropoli / Alexandra Richie. – Milano : A.
Mondadori, 2003. – 1107 p., °16! c. di tav. : ill. ; 24 cm.
Ricoeur, Paul
Leggere la città : quattro testi di Paul Ricoeur / a cura di Franco Riva. –
Troina : Città aperta, [20081. – 113 p. ; 21 cm.
Riganti, Paolo
Trasformazione urbana e mobilità : una guida alla valutazione dei
progetti / Paolo Riganti. – Milano : F. Angeli, °20 03!. – 108 p. ; 23 cm.
Riguzzi, Gabriele
Analisi e pianificazione dei tessuti urbani : il caso di Bologna / Gabriele
Riguzzi ; presentazione di Carlo Monti. – Bologna : CLUEB, [1993]. –
171 p. : ill. ; 24 cm.
Romano, Marco
Costruire le città / Marco Romano. – Milano : Skira, [2004]. – 320 p. : ill.
; 21x22 cm.
Romano, Marco
L’estetica della città europea : forme e immagini / Marco Romano. –
Torino : G. Einaudi, [1993]. – XII, 218 p., [17] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Romano, Mili
Aritmie : ultime visioni metropolitane / Mili Romano. – Bologna : CLUEB,
2003. – 83 p., °18! c. di tav. : ill. ; 24 cm.
Romano, Mili
Città della letteratura : immagini e percorsi / Mili Romano. – Bologna :
CLUEB, [1996]. – 215 p., [8] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Romano, Mili
Cuore di pietra : un progetto di Public Art a Pianoro / Mili Romano. –
Bologna : CLUEB, 2007. – 155 p. : ill. ; 24 cm. + 1 DVD. ((Sul front.:
Quaderno n. 1.
S 711 PURIF
S 306
REMOF
S 330.9
RAMPF
S 330.954
RAMPF
S 320.01
NIETF
S 943.155
RICHA
S 711
RICOP
S 711 RIGAP
CL 711
RIGUG
S 711.4
ROMAM
S 711
ROMAM
S 700.1
ROMAM
S 809
ROMAM
SL 701
ROMAM
SL 701
ROMAM
DVD
Roncayolo, Marcel La città : storia e problemi della dimensione urbana / Marcel Roncayolo. S 711
– Torino : G. Einaudi, [1988]. – VIII, 150 p. ; 18 cm. ((Già pubbl. in:
RONCM
Enciclopedia Einaudi, 3., 1978. – Segue: Aggiornamento tematico e
biblioghrafico 1988.
Rosso, Beppe
La città fragile / Beppe Rosso e Filippo Taricco ; postfazione di Marco
S 858
Revelli. – Torino : Bollati Boringhieri, 2008. – 92 p. ; 22 cm.
ROSSB
Ruggiero, Vincenzo Movimenti nella città : gruppi in conflitto nella metropoli europea /
S 307.76
<1950->
Vincenzo Ruggiero. – Torino : Bollati Boringhieri, ©2000. – 211 p. ; 20
RUGGV
cm.
Rykwert, Joseph
L’idea di città : antropologia della forma urbana nel mondo antico /
S 711
Joseph Rykwert ; a cura di Giuseppe Scattone. – Milano : Adelphi,
RYKWJ
c2002. – XXVIII, 306 p. : ill. ; 24 cm.
63
Rykwert, Joseph
La seduzione del luogo : storia e futuro della città / Joseph Rykwert. –
Torino : Einaudi, 2003!. – VIII, 366 p., 8! c. di tav. : ill. ; 21 cm.
Sacchi, Livio
Tokyo-to : architettura e città / Livio Sacchi ; introduzione di Franco
Purini ; iconografia di Franco Mercuri. – Milano : Skira, [2004]. – 249 p. :
ill. ; 21 cm.
Salzano, Edoardo
Fondamenti di urbanistica : la storia e la norma / Edoardo Salzano. –
Nuova ed. accresciuta. – Roma °etc.! : GLF editori Laterza, 2003. – XII,
326 p. : ill. ; 24 cm.
Salzano, Edoardo
Ma dove vivi? : la città raccontata / Edoardo Salzano. – Venezia : Corte
del Fontego, [2007]. – XVI, 118 p. : ill. ; 24 cm.
Sandercock, Leonie Verso cosmopolis : città multiculturali e pianificazioni urbana / Leonie
Sandetrcock ; postfazione di Valeria Monno. – Bari : Dedalo, °2004!. –
386 p. : ill. ; 22 cm.
Sampieri, Angelo
Nel paesaggio : il progetto per la città negli ultimi venti anni / Angelo
Sampieri. – Roma : Donzelli, [2008]. – 159 p. ; 21 cm.
Sassen, Saskia
Città globali : New York, Londra, Tokyo / Saskia Sassen ; prefazione di
Guido Martinotti. – Torino : UTET libreria ; [Roma] : tyelecon Italia,
1997. – XXIV, 456 p. ; 23 cm.
Sassen, Saskia
Le città nell’economia globale / Saskia Sassen. – Bologna : Il mulino,
[1997]. – 206 p. ; 21 cm.
Sassen, Saskia
Una sociologia della globalizzazione / Saskia Sassen, - Torino :
Einaudi, [2008]. – XII, 304 p. ; 20 cm.
Scandurra, Enzo
La città che non c’è : pianificazione al tramonto / Enzo Scandurra. –
Bari : Dedalo, 1999. – 198 p. ; 21 cm.
Scandurra, Enzo
Città morenti e città viventi : pianificare stanca / Enzo Scandurra. –
Roma : Meltemi, °2003!. – 143 p. ; 19 cm.
Scandurra, Enzo
Gli storni e l’urbanista : progettare nella contemporaneità / Enzo
Scandurra. – Roma : Meltemi, 2001!.- 215 p. ; 19 cm.
Scannavini,
La nascita della città post-unitaria, 1889-1930: la formazione della
Roberto
prima periferia storica di Bologna / di Roberto Scannavini e Raffaella
Palmieri, Michele Marchesini. – Bologna : Nuova Alfa, [1988]. – 365 p. :
ill. ; 28 cm.
Schiavi, Flavia
Parigi, Barcellona, Firenze: forme e racconto : dalla città ottocentesca a
quella contremporanea / Flavia Schiavo ; note introduttive di Francesco
Indovina e Giuseppe O. Longo. – Palermo : Sellerio, [2004]. – 250 p. ;
21 cm.
Scott, Allen J.
Le regioni nell’economia mondiale : produzione, competizione e politica
nell’era della globalizzazione / Allen J. Scott. – Bologna : Il mulino,
2001!. – 202 p. ; 22 cm.
Secchi, Bernardo
La città del ventesimo secolo / Bernardo Secchi. – Roma [etc.] : GLF
editori Laterza, 2005. – V, 203 p. : ill. ; 18 cm.
Segantini, Maria
Atlante dell’abitare contemporaneo / Maria Alessandra Segantini. –
Alessandra
Milano : Skira, [2008]. – 334 p: : ill. ; 22 cm.
Sennett, Richard
La cultura del nuovo capitalismo / Richard Sennett. – Bologna : Il
mulino, [2006]. – 145 p. ; 21 cm.
Sennett, Richard
L’uomo flessibile : le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita
personale / Richard Sennett. – Milano : Feltrinelli, 1999. – 158 p. ; 22
cm.
64
S 307.7609
RYKWJ
S 720.95
SACCL
S 711
SALZE
S 307.76
SALZE
S 711
SANDL
S 711
SAMPA
S 332
SASSS
S 330.9
SASSS
S 303.48
SASSS
S 711
SCANE
S 307.76
SCANE
S 711
SCANE
SL 711
SCANR
S 711 SCHIF
S 338.91
SCOTAJ
S 711.4
SECCB
S 728
SEGAMA
S 330.12
SENNR
S 306.3
SENNR
Sica, Paolo
Frammenti di un discorso sull’architettura e la città / Paolo Sica ; a cura
di Grazia Gobbi Sica ; prefazione di André Corboz. – Napoli : Edizioni
scientifiche italiane, °2002!. – 327 p. ; 24 cm. (( Già pubbl.
Silber, John
Architetture dell’assurdo : come il genio ha tradito un’arte al servizio
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Sitte, Camillo
L’arte di costruire le città : l’urbanistica secondo i suoi fondamenti
artistici / Camillo Sitte ; note a cura di Daniel Wieczoreck. – Milano :
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Sobrero, Alberto M. Antropologia della città / Alberto M: Sobrero. – Roma : NIS, 1992. – 246
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Socco, Carlo
Città, ambiente, paesaggio : lineamenti di progettazione urbanistica /
Carlo Socco. – Torino : UTET libreria, 2000. – VII, 216 p., 8! c. di tav. :
ill. ; 24 cm.
Stajano, Corrado
La città degli untori / Corrado Stajano. – Milano : Garzanti, 2009. – 254
p. ; 22 cm.
Stein, Clarence S.
Verso nuove città per l’America / Clarence S. Stein ; con
un’introduzione di Lewis Mumford. – Milano : Il saggiatore, 1969. – 390
p. : ill. ; 22 cm.
Steiner, Frederick
Costruire il paesaggio : un approccio ecologico alla pianificazione /
°Frederick Steiner! ; a cura di Maria Cristina Treu , Danilo Palazzo. – 2.
ed. – Milano : McGraw-Hill, °2004!. – XXXI, 274 p., °8! c. di tav. : ill. ; 27
cm.
Stroppa, Claudio
La cultura urbana tra passato e futuro : una ricerca sociologica a
Milano, Budapest e Praga / Claudio Stroppa ; prefazione di Roberto
Formigoni. – Milano : F. Angeli, °2003!. – 237 p. : ill. ; 23 cm.
Summa, Franco
Town-art : l’arte della città / Franco Summa ; [contributi di:] Enrico
Crispolti…[et al.]. – Roma : Gangemi, stampa 2007. – 123 p. : ill. ; 23
cm.
Tafuri, Manfredo
Progetto e utopia : architettura e sviluppo capitalistico / Manfredo Tafuri
; introduzione di Franco Purini. – Roma [etc.] : Glf editori Laterza, 2007.
– XXI, 174 p. : ill. ; 21 cm.
Tange, Kenzo
Kenzo Tange : 1946-1996 : architecture and urban design = architettura
e disegno urbano / edited by / a cura di Massimo Bettinotti. – Milano :
Electa, ©1996. – 323 p. : ill. ; 1 ritr. ; 29x29 cm.
Terranova,
Mostri metropolitani / Antonino Terranova. – Roma : Meltemi, 2001!. –
Antonino
163 p. : ill. ; 19 cm.
<1942->
Toccolini,
Progettare i percorsi verdi : manuale per la realizzazione di greenways :
Alessandro
percorsi pedonali, piste ciclabili, vie d’acqua, ferrovie dismesse, vie
equestri, greenways urbane / Alessandro Toccolini, Natalia Fumagalli,
Giulio Senes ; con la collaborazione di Paolo Stefano Ferrario. –
Santarcangelo di Romagna (RN) : Maggioli, c2004. – 330 p. : ill. ; 24
cm.
Tondelli, Simona
Reti del territorio per la sostenibilità ambientale / Simona Tondelli. –
Bologna : CLUEB, °2003!. – 170 p. : ill. ; 24 cm.
Tonucci, Francesco La città dei bambini : un modo nuovo di pensare la città / Francesco
Tonucci. – Roma [etc.! : GLF Editori Laterza, 2005. – XV, 242 p. : ill. ;
21 cm.
65
S 711
SICAP
S 724 SILBJ
S 711
SITTC
S 306
SOBRAM
S 711
SOCCC
SN STAJC
CIT
In corso di
trattamento
S 712
STEIF
S 307.76
STROC
S 720
SUMMF
S 724C
TAFUM
S 720.9
TANGK
S 724.6
TERRA
S 712
TOCCA
S 333.7
TONDS
S 362.7
TONUF
Tonucci, Francesco Se i bambini dicono: adesso basta! / Francesco Tonucci ; premessa di
Romano Prodi. – Roma [etc.! : GLF Editori Laterza, 2002. – X, 273 p. :
ill. ; 21 cm.
Torres i Capell,
La formacio de la urbanistica metropolitana de Barcelona : l’urbanisme
Manuel de
de la diversitat / Manuel de Torres i Capell. – Barcelona : Area
metropolitana de Barcelona : Mancomunitat de municipis, [1999?]. –
369 p. : ill. ; 29x25 cm.
Trentin, Bruno
La città del lavoro : sinistra e crisi del fordismo / Bruno Trentin. – Milano
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Trias, Eugenio
L’artista e la città / Eugenio Trias ; a cura di Francisco José Martin. –
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Trivellin, Eleonora
Abitare on the road / Eleonora Trivellin ; prefazione di Massimo Ruffilli.
– Firenze : Alinea, °2003!. – 70 p. : ill. ; 22 cm.
Turri, Eugenio
La conoscenza del territorio : metodologia per un’analisi storicogeografica / Eugenio Turri. – Venezia : Marsilio, 2002. – 190 p. : ill. ; 19
cm.
Turri, Eugenio
La megalopoli padana / Eugenio Turri. – 2. ed. – Venezia : Marsilio,
2004. – 310 p., [16] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Urbani, Paolo
Urbanistica consensuale : la disciplina degli usi del territorio tra
<1945-; Asmara>
liberalizzazione, programmazione negoziata e tutele differenziate /
Paolo Urbani. – Torino : Bollati Boringhieri, 2000. – 154 p. ; 22 cm.
Vaccaro, Giuseppe Giuseppe Vaccaro : architetture per Bologna / a cura di Mariastella
Casciato, Giuliano Gresleri. – Bologna : Compositori, [2006]. – 238 p. :
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Ventura, Zuenir
Viva Rio : reportage da una città divisa / Zuenir Ventura. – Milano :
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Vercelloni, Virgilio
Atlante storico dell’idea europea della città ideale / Virgilio Vercelloni. –
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Véron, Jacques
L’urbanizzazione del mondo / Jacques Véron. – Bologna : Il mulino,
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Viale, Guido
Azzerare i rifiuti : vecchie e nuove soluzioni per una produzione e un
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212 p. ; 20 cm.
Viale, Guido
Vita e morte dell’automobile : la mobilità che viene / Guido Viale. –
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La città contemporanea / Serena Vicari Haddock. – Bologna : Il mulino,
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Vitta, Maurizio
Dell’abitare : corpi, spazi, oggetti, immagini / Maurizio Vitta. – Torino :
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Vulpio, Carlo
La città delle nuvole : viaggio nel territorio più inquinato d’Europa / Carlo
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Wackernagel,
L’impronta ecologica : come riidurre l’impatto dell’uomo sulla terra /
Mathis
Mathis Wackernagel, William E. Rees ; ed. italiana / a cura di
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23 cm.
Wallerstein,
Utopistica : le scelte storiche del 21. Secolo / Immanuel Wellerstein. –
Immanuel
Trieste : Asterios, 2003. – 108 p. ; 20 cm.
Ward, Colin
Il bambino e la città / Colin Ward. – Napoli : L’ancora del Mediterraneo,
2000. – 174 p. ; 21 cm. ((Ed. italiana ampliata.
Weber, Max
La città / Max Weber ; introduzione di Livio Schirollo ; prefazione di
Enzo Paci. – Milano : Bompiani, 1979. – XL, 188 p. ; 20 cm.
66
S 155.4
TONUF
S 711
TORRIC
S 331
TRENB
S 809
TRIAE
S 302.5
TRIVE
S 712
TURRE
S 307.76
S 307.1
URBAP
SL 720.9
VACCG
S 306.09
VENTZ
S 711
VERCV
S 307.76
VEROJ
S 363.72
VIALG
S 388.3
VIALG
S 307.7609
VICAHAS
S 720
VITTM
S 363.738
VULPC
S 333.72
WACKM
S 321
WALLIM
S 155.4
WARDC
S 307.76
WEBEM
White, Edmund
Il flaneur / Edmund White. – Parma : Guanda, c2005. – 169 p. ; 20 cm.
Worldwatch
Institute
State of the world 2007 : il nostro futuro urbanizzato : rapporto sullo
stato del pianeta / Worldwatch Institute ; ed. italiana a cura di
Gianfranco Bologna. – Milano : Edizioni Ambiente, [2007]. – 431 p.: ill. ;
19 cm.
Wright, Frank Lloyd La città vivente / Frank Lloyd Wright ; introduzione di Bruno Zevi. [Nuova ed.]. – Torino : Einaudi, [1991]. – XXXIV, 234 p., [18] c. di tav. :
ill. ; 19 cm.
Zanfi, Federico
Città latenti : un progetto per l’Italia abusiva / Federico Zanfi ; con saggi
fotografici di Paolo De Stefano…[et al.]. – Milano : Bruno Mondadori,
[2008]. – XVI, 287 p. : ill. ; 21 cm.
Zimmermann,
L’era delle metropoli : urbanizzazione e sviluppo delle grandi città /
Clemens
Clemens Zimmermann. – Bologna : Il mulino, [2004]. – 222 p. ill. ; 21
cm.
Zucconi, Vittorio
La città del sogno : viaggio nelle metropoli americane / Vittorio Zucconi.
– Torino : La stampa, [1995]. – XIII, 180 p. : ill. ; 21 cm.
(a) : Asfalto: il carattere della città / a cura di Mirko Zardini ; con Giovanna Borasi, Isabella
Inti, Ludovica Molo. – Milano : Electa, °2003!. – 3 00 p. : ill. ; 24 cm.((Catalogo della Mostra
tenuta a Milano nel 2003.
L’abbattimento delle mura : un dibattito nella Bologna d’inizio ‘900 / Ideazione e
coordinamento Angelo Varni ; ricerca e testi Alberto Malfitano, Elena Musiani ; montaggio,
realizzazione modelli e computer grafica Giovanni Bacci…[et al.]. - [Bologna] : Fondazione
del Monte di Bologna e Ravenna, c2004. – 1 CD-ROM ; 12 cm. ((Requisiti del sistema: PCWindows, CPU: Pentium 300 Mhz, RAM 128 MB consigliati, video: SVGA 1024X768
64.000 colori, Sistema operativo: Windows 98, NT/2000/XP, scheda audio; Apple
Macintosh: CPU: Power PC (300 Mhz), Video: 1024x768 pixel, migliaia colori, Sistema
operativo MacOS versione 9.2 o Mac OS X. – Descrizione basata sul contenitore. Abitare in città : questioni architettoniche sociali ambientali / a cura di Marta Calzolaretti. –
Roma : Cangemi, stampa 2006. – 271 p. : ill. ; 21 cm.
Accordo per la città metropolitana di Bologna : un anno dopo: 14 febbraio 1994-14 febbraio
1995. - [S.l. : s. n., 1995?] (Bologna : Tip. Moderna). – 413 p. : ill. ; 30 cm.
Aeroporti e territorio : conflitti e opportunità di sviluppo / a cura di Roberto Zucchetti e
Oliviero Baccelli. – Milano : EGEA, 2001. – VIII, 215 p. ; 24 cm.
L’altra architettura : città, abitazione e patrimonio / a cura di Ramon Gutierrez. – Milano :
Jaca Book, 2000. – 278 p. : ill. ; 33 cm. ((Opera realizzata con la collaborazione del Centro
de documentation de la arquitectura latinoamericana.
Un’altra idea di città : atti del Forum tenuto il 22 febbraio 2003 / presentazione della
Segreteria della Camera del lavoro. – Roma : Ediesse, [2004]. – 120 p. ; 21 cm. ((In
appendice: Un’altra idea di città: una prima proposta della Camera del lavoro metropolitana
di Bologna. – In testa al front.: CGIL-CdLM di Bologna.
Antologia dell’architettura moderna / [a cura di] Mara De Benedetti, Attilio Pracchi. –
Bologna : Zanichelli, 1988. – XVII, 840 p. : ill. ; 25 cm.
Architetture e città del Mediterraneo tra Oriente ed Occidente / saggi di: R. Berardi…et al.! ;
a cura di Alireza Naser Estami. – Genova : De Ferrari, 2002!. – 283 p. : ill. ; 24 cm.
Le aree metropolitane in Europa. – Bologna : Il mulino, [1994]. – 263 p. ; 22 cm.
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SN WHITE
FLA
CDEP 333.7
STAOTW
2007
S 711
WRIGF
S
711ZANFF
S 307.76
ZIMMC
VIAGGI
917.3
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S 666.5 A
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ABBAT
S 720
ABITA
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307.1
ACCOR
S 387.709
AEROP
S 724
ALTRA
S 330.9441
ALTRA
S 724
ANTOL
S 711
ARCHI
S 307.1
AREEM
Avventure urbane : progettare la città con gli abitanti / Marianella Sclavi…et al.!.- Milano :
Eleuthera, 2002. – 246 p. ; 19 cm.
Bologna centrale : città e ferrovia tra metà Ottocentio e oggi / a cura di Riccardo Dirindin,
Elena Pirazzoli ; con un saggio di Emanuela Ascari. – Bologna : CLUEB, [2008]. – 211 p.,
[8] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Bologna 2002 : primo rapporto sulla città / a cura di Michele La Rosa ; scritti di Vando
Borghi…et al.!. – Milano : F. Angeli, 2002. – 335 p. ; 23 cm.((In testa al front::
C.I.Do.S.Pe.L. Centro internazionale di documentazione e studi sociologici sui problemi del
lavoro. – In appendice dati statistici e strutturali.
Bologna 2007 per un progetto di città / prefazione di Valdo Spini ; introduzione Vasco
Errani ; saggi di F. Bottino…[et al.]. – Firenze : Alinea, 2006. – 256 p. ; 23 cm.
Bologna : una città per gli anni ’90 : il progetto del nuovo piano regolatore generale / a cura
di Giancarlo Mattioli…[et al.]. – Venezia : Marsilio, 1985. – 207 p. : ill. ; 22x22 cm.
Bologna : la metropoli rimossa. – Roma : Meltemi, stampa 2004. – 130 p. : ill. ; 24 cm.
Bologna oltre il benessere : accompagnare la città nelle sue trasformazioni : rapporto
finale. – Roma : [s.n.], 2002. – 185 p. ; 30 cm. ((In cop.: Con il patrocinio del Comune di
Bologna. – In testa alla cop.: Fondazione Censisi, Fondazione cassa di risparmio in
Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Caratteri delle recenti trasformazioni urbane : osservatorio città / a cura di Ada Becchi e
Francesco Indovina ; scritti di Michele Altieri…et al.!. – Milano : F. Angeli, 1999!. – 287 p. ;
22 cm.
La Carta di Cracovia 2000: principi per la conservazione e il restauro del patrimonio
costruito / a cura di Giuseppe Cristinelli. – Venezia : Marsilio, 2002. – 258 p. ; 22 cm.
((Relazioni presentate alla Conferenza internazionale tenuta a Cracovia nel 2000.
Casa per tutti: abitare la città globale / a cura di Fulvio Irace. – Milano : Triennale Electa,
[2008]. – 207 p. : ill. ; 28 cm.((Catalogo della Mostra tenuta a Milano nel 2008.
Ciao, Bologna! / a cura di Archivio di studi urbani e regionali ; scritti di P. Bianchi…°et al. !.
– Milano : F. Angeli, °2004!. – 216 p. ; 23 cm.
Cinquant’anni di urbanistica in Italia, 1942-1992 / a cura di Giuseppe Campos Venuti e
Federico Oliva. – Roma [etc.] : Laterza, 1993. – 484 p. , [16] c. di tav. : ill. ; 25 cm.
Cities in a globalizing world : global report on human settlements 2001 / United
Nations Centre for Human Settlements (Habitat). – London ; Sterling : Earthscan, 2001. –
XXXVIII, 344 p. ; 30 cm.
La città di domani : strategie, programmi, progetti di riqualificazione urbana, forum 2000 :
atti del convegno internazionale, Bologna 24-25 gennaio 2000 / a cura di Gianfranco
Franz. - [S. l. : s.n., 2000?] (Ferrara : TLA). – 202 p. : ill. ; 24 cm. ((In cop.: Regione EmiliaRomagna, Facoltà di Architettura di Ferrara.
Le città di fondazione : atti del 2. Convegno internazionale di storia urbanistica : Lucca, 711 settembre 1977 / a cura di Roberta Martinelli e Lucia Nuti. – Lucca : CISCU ; Venezia :
Marsilio, 1978. – 327 p. : ill. ; 21x23 cm.
Città e parchi : idee e percorsi critici nella riqualificazione urbana e ambientale / a cura di
Luciano Fonti ; presentazione Stefano Garano ; prefazione Calogero Muscara ; saggi di
Luciano Fonti…\et al.!.- Roma : Cangemi, stampa 2003. – 175 p. : ill. ; 31 cm.
Città e progetto : pre-testi di urbanistica riflessiva / a cura di Gianni Villanti. – Bologna :
Compositori, [2006]. – 350 p. : ill. ; 24 cm.
Città e proprietà immobiliare in Italia negli ultimi due secoli / di G. Bazzocchi…[et al.] ; a
cura di Carlo Carozzi e Lucio Gambi. - Milano : Franco Angeli, c1981. – 533 p. : ill. ; 22 cm.
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S 307.1
SCLAM
SL 725
BOLOG
Sl
330.945411
BOLOG
SL 945.411
BOLOG
CL 711
BOLOG
SL 711
BOLOG
CLDEP
3003.4
BOLOG
S 307.7609
CARAT
S 720.28
CARTA
S 728.7
CASAP
SL 711
CIAOB
S 711
CINQU
CEDP 307.1
CITIES
S 711
CITTA
S 711
COIDSU
S 333.78
CITTA
S 711
CITTA
S 333.3
CITTA
Città e scienze umane : sociologie del territorio, geografia, storia, urbanistica, antropologia,
semiotica, informatica / scritti di S. Aureli…°et a l.! ; a cura di Franco Martinelli. – Napoli :
Liguori, 2004. – IX,322p. ; 24 cm.
La città europea del 21. secolo : lezioni di storia urbana / Bernardo Secchi…[et al.! ; a cura
di Catia Mazzeri. – Milano : Skira, [2002!. – 127 p. : ill. ; 21 cm.
Le città filosofiche : per una geografia della cultura filosofica italiana del Novecento / a cura
di Pietro Rossi e Caro Augusto Viano. – Bologna : Il mulino, [2004]. – 396 p. ; 22 cm.
((Scritti già pubbl. in: Rivista di filosofia, 2000-2003.
Città giardino : cento anni di teorie, modelli, esperienze / a cura di Gabriele Tagliaventi. –
Roma : Gangemi, stampa 1994. – 352 p. : ill. ; 30 cm. ((Pubblicato in occasione della
mostra “Città classica,città giardino”, Bologna, 1994. Tit. e testo anche in inglese.
La città infinita / a cura di Aldo Bonomi e Alberto Abruzzese. – Milano : B. Mondadori,
©2004. – 319 p. : ill. ; 22 cm. ((Pubbl. in occasione della mostra tenuta a Milano nel 2004.
Città metropoli tecnologie : le politiche di pianificazione territoriale regionale in EmiliaRomagna / di G. Campos Venuti…[et al.] ; a cura di G. Campos Venuti. – Milano : Angeli,
c1983. – 282 p. ; 22 cm.
Città nude : iconografia dei campi profughi / a cura di Camillo Boano e Fabrizio Floris. –
Milano : F. Angeli, [2005]. – 115 p. ; 23 cm.
Le città perdute : le grandi metropoli del mondo antico / [testi di Marco Ceresa…[et al.] ; a
cura di Maria Teresa Guaitoli e Simone Rambaldi]. – Vercelli : White Star, 2002. – 324 p. :
ill. ; 37 cm.
La città plurale : trasformazioni urbane e servizi interculturali / a cura di Lorenzo Luatti. –
Bologna : EMI, [2006]. – 380 p. ; 21 cm.
La città possibile : territorialità e comunicazione nel progetto urbano / Giovanni Maciocco,
Silvano Tagliagambe. – Bari : Dedalo, 1997!. – 304 p. ; 21 cm.
La città prossima ventura / C. Carozzi…[et al.] ; a cura di Jean Gottmann e Calogero
Muscarà. – Roma [etc.] : Laterza, 1991. – XXIII, 350 p. ; 22 cm.
Città satellite? : Le Laives d’Europa : quale sviluppo attraverso la cultura / a cura di Giorgio
Tavano Blessi. – Roma : Meltemi, [2006]. – 143 p. ; 21 cm. ((Seguono gli atti di un
convegno tenuto a Laives nel 2004.
La città senza confini : studi sull’immaginario urbano nelle letterature di lingua inglese / a
cura di Carlo Pagetti. – Roma : Bulzoni, [1995]. – 311 p. ; 21 cm.
La città : utopie e realtà / a cura di! Françoise Choay. – Torino : G. Einaudi, 2000!. – XIII,
457 p. ; 20 cm.
Le città visibili : spazi urbani in Italia, culture e trasformazioni dal dopoguerra a oggi / a
cura di Robert Lumley e John Foot. – Milano : Il saggiatore, [2007]. – 300 p. : ill. ; 22 cm.
Civiltà dell’abitare: l’evoluzione degli interni domestici europei / a cura di Roberto Rizzi. –
Milano : Lybra, °2003!. – 263 p. : ill. ; 24 cm. (( Catalogo della mostra tenuta a Milano nel
2003.
La civiltà dei superluoghi : notizie dalla metropoli quotidiana : outlet, aeroporti, stazioni,
centri commerciali / con contributi di Massimiliano Fuskas…[et al.]. – Bologna : Damiani,
[2007]. – 203 p. : ill. ; 20x20 cm.
La cognizione del paesaggio : scritti di Lucio Gambi sull’Emilia Romagna e dintorni / a cura
di Maria Pia Guermandi e Giuseppina Tonet. – Bologna : Bononia University Press, 2008.
– 341 p. : ill., ritr. ; 21 cm.((In testa al front.: Regione Emilia-Romagna, Istituto per i beni
artistici culturali e naturali.
Cohousing e condomini solidali : guida pratica alle nuove forme di vicinato e vita in comune
con allegato il documentario “Vivere in cohousing” / a cura di Matthieu Lietaert. – Firenze :
Aam Terra Nuova, 2007. – 192 p. ; 21 cm. + 1 DVD.
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S 711
CITTA
A 711
CITTA
S 195
CITTA
S 711
CITTA
S 307.76
CITTA
S 711
CITTA
S 325
CITTA
S 711
CITTA
S 307.1
CITTA
S 307.1
MACIG
S 307.76
CITTAS 307.1
CITTA
S 823
CITTA
S 711
CITTA
S 711
CITTA
S 729 CIVIL
S 711 CIVIL
S 914.54
GAMBL
S 307.77
COHOU
S 307.77
COHOU
DVD
Comitati di cittadini e democrazia urbana / a cura di Donatella della Porta. – Soveria
Mannelli : Rubbettino, [2004]. – 268 p. ; 23 cm.
Conferenza metropolitana : Bologna 28 giugno 1995 : documenti. - [Bologna] : [s.n.],
[1995]. – 1v. : ill. ; 30 cm.
S 302
COMIT
CLDEP
352.04541
CONFE
I confini della globalizzazione : lavoro, culture, cittadinanza / a cura di Sandro Mezzadra e S 337
Agostino Petrillo. – Roma : Manifestolibri, 2000!. – 265 p. ; 21 cm.
CONFI
Conoscenza e coscienza della città: una politica per il centro storico di Bologna : Bologna, CLDEP 711
Palazzo Re Enzo, ottobre-dicembre 1974 / [catalogo a cura di Giovanni M. Accame!. - [S. l. CONOS
: s.n.!, stampa 1974 (Bologna : Grafis industrie grafiche). – 161 p. : ill. ; 20x20 cm.
Convenzione europea del paesaggio e governo del territorio / a cura di Gian Franco Cartei. S 346.4
– Bologna : Il mulino, 2007. – 264 p. ; 22 cm.
CONVE
Cronofagia : la contrazione del tempo e dello spazio nell’era della globalizzazione / a cura S 304.2
di Gabriella Paolucci ; con un contributo di Agnes Heller. – Milano : Guerini studio, 2003. – CRONO
191 p. ; 21 cm. ((Relazioni presentate a un convegno tenuto a San Domenico di Fiesole
nel 2002.
Costruire la città dell’uomo : Adriano Olivetti e l’urbanistica / a cura di Carlo Olmo ;
S 711
presentazione di Laura Olivetti. – Torno : Edizioni di Comunità, 2001!. – XVI, 281 p. : ill. ;
OLIVA
27 cm. ((Pubbl. in occasione di una mostra tenuta a Ivrea nel 2001.
Dal Piano regolatore al piano regalatore : una discussione sulle recenti trasformazioni
SLDEP 711
urbane a Bologna : atti del seminario di Monte Sole, novembre 2001 / [testi e interventi a
DALPI
cura di: Alessandro Delpiano…et al.]. - [Bologna : s. n.], 2002. – 64 p. : ill. ; 26 cm. ((In
testa al front. : La Compagnia dei celestini per pensare e costruire una città migliore.
Dalla città preindustriale alla città del capitalismo / saggi di M. Berengo…[et al.] ; a cura di S 307.7609
Alberto Caracciolo. – Bologna : Il Mulino, [1975]. – 321 p. : ill. ; 21 cm.
DALLA
Democratizzare la democrazia : i percorsi della democrazia partecipativa / a cura di
S 321.8
Bonaventura de Sousa Santos ; introduzione di Giovanni Allegretti. – Troina : Città aperta, DEMOC
°2003!. – XXXIII,548 p. ; 23 cm.
La diffusione urbana : tendenze attuali, scenari futuri / a cura di Cristoforo Sergio Bertuglia, S 307.7609
Andrea Stanghellini, Luca Staricco ; scritti di C.S. Bertuglia…°et al.!. – Milano : F. Angeli,
DIFFU
°2003!. – 287 p. ; 23 cm.
La dimensione metropolitana : sviluppo e governo della nuova città / a cura di Guido
S 307.76
Martinotti. – Bologna : Il mulino, 1999!. – 358 p. ; 22 cm.
DIMEN
Dinamiche della crisi mondiale / Giovanni Arrighi…[et al.] ; a cura di Riccardo Parboni. –
SDEP 338.5
Roma : Editori riuniti, 1988. – 268 p. ; 22 cm. ((Scritti in parte già pubbl.
DINAM
Edilizia per l’ambiente : spazi della mobilità urbana, giardini, parchi e verde urbano,
S 721 PRO
progettazione e inserimento nell’ambiente, architettura delle aree naturali / a cura di Carlo 7
Socco, Enrico Rivella, Alberto Maffiotti. – Torino : UTET Scienze Tecniche, [2006]. – XV,
347 p . : ill. ; 31 cm.
Enrico Pasquali fotografo : Bologna negli anni della ricostruzione, 1951-1960 / a cura di
SL779
Franco Bonilauri. – Casalecchio di Reno : Grafis,[1985]. – 166 p. : ill. ; 23 cm. ((Catalogo
PASQE
della mostra tenuta a Bologna nel 1985.
Esperienze di progettazione partecipata negli USA : appunti di un viaggio di studio in North S 711
Carolina e nella Bay Area / a cura di Donatella Venti…[et al.]. – Imola : La Mandragora,
ESPER
[2003]. – 141 p. : ill. ; 24 cm. ((In testa al front.: Regione Emilia-Romagna, Assessorato alle
politiche sociali, Immigrazione, Progetto giovani, Cooperazione internazionale.
70
L’esplosione della città : Barcellona, Bologna, Donosti-Bayonne, Genova, Lisbona, Madrid,
Marsiglia, Milano, Montpellier, Napoli, Porto, Valencia, Veneto centrale / comitato
scientifico: Antonio Font, Francesco Indovina, Nuno Portas ; a cura di Francesco Indovina,
Laura Fregolent, Michelangelo Savino. – Bologna : Compositori, [2005]. – 239 p. : ill. ;
23x33 cm. ((Catalogo della Mostra tenuta a Bologna nel 2005. In testa al front.:
Fondazione Cassa di risparmio in Bologna; Provincia di Bologna; Università IUAV di
Venezia, Dipartimento di Pianificazione.
Eterotopia : luoghi e non-luoghi metropolitani / Michel Foucault…[et al!. – Milano : Mimesis,
1994. – 184 p. : ill. ; 25 cm.
Eurometropoli : atti del convegno, Milano, 21-22 gennaio 1999 : analisi e studi di settore
per il progetto di Piano territoriale di coordinamento provinciale / a cura di Cristina Ricci. –
Milano : F. Angeli, 1999!. – 141 p. : ill. ; 29 cm.
Fermenti urbani e frammenti spaziali : Bologna città europea / a cura di Giorgio Praderio ;
scritti di Alessio Erioli, Giorgio Praderio, Gianfranco Tedeschi ; redazione di Roberta
Ferroni. – Bologna : CLUEB, [2003]. – 141 p. : ill. ; 21x27 cm.
Il ferro fa bene ai bambini : la mobilità a Bologna ieri, oggi e domani : atti del seminario di
Monte Sole, 23-24 novembre 2002. - [S. l. : s. n., 2002?]. – 79 p. ill. ; 26 cm. ((In testa al
front.: la Compagnia dei Celestini, per pensare e costruire una città migliore.
Forma: la città moderna e il suo passato / a cura di Adriano La Regina, Massimiliano
Fuksas, Doriana O. Mandrelli. – Milano : Electa, [2004]. – 154 p. : ill. ; 29 cm. ((Mostra
tenuta a Roma nel 2004-2005.
Forme e tracce dell’abitare : una risposta sociale per la qualità urbana in Emilia-Romagna /
a cura di Luisella Gelsomino e Piero Orlandi ; saggi di Giandomenico Amendola…°et al.!.Bologna : Compositori, °2003!. – 239 p. : ill. ; 28 cm.
Il futuro fuori porta : storia del Centro fieristico direzionale di Bologna / [a cura della]
Finanziaria Fiere di Bologna S.p.A. – Bologna : Finanziaria Fiere di Bologna S.p.A.,
[1986?]. – 93 p. : in gran parte ill. ; 35 cm.
Futuro metropolitano : un progetto per il territorio bolognese. – Firenze : Alinea, [2005]. –
55 p. : ill. ; 21x20 cm. ((In testa al front.: Provincia di Bologna, Piano territoriale di
coordinamento provinciale, PTCP.
Giuseppe Vaccaro : architetture per Bologna / a cura di Maristella Casciato, Giuliano
Gresleri. – Bologna : Compositori, [2006]. – 238 p. : ill. ; 24 cm.
Governance metropolitana : esperienze europee e metodologie di valutazione dell’efficacia
/ a cura di Claudio Tolomelli e Silvia Grassi ; prefazione di Bruno Solaroli. – Bologna :
Regione Emilia-Romagna, stampa 2008. – 238 p. : ill. ; 24 cm.
La grande ricostruzione : il piano INA-casa e l’Italia degli anni Cinquanta / a cura di Paola
Di Biagi. – Roma : Donzelli, 2001!. – XXVI, 502 p. : ill. ; 22 cm.
Gruppo architetti urbanisti “Città Nuova” : progetti e architetture 1961-1991 / a cura di
Raffaello Scatasta ; scritti di Pier Luigi Cervellati…\et al.! ; con un saggio di Giuseppe
Gresleri. – Milano : Electa, c1992. – 207 p. : ill. ; 24 cm. ((Catalogo della mostra tenuta a
Bologna nel 1992. – Nell’occhietto: Gruppo Architetti Urbanisti “Città Nuova” : Umberto
Maccaferri, Gian Paolo Mazzuccato.
Un’idea di città : radici, storia ed opere per il futuro metropolitano di Bologna. – Bologna :
Finanziaria Bologna Metropolitana, stampa 2004. – 122 p. : ill. ; 30 cm.
Idee per la città : seminario di studi sulla città di Léon Krier / a cura di Ivo Tagliaventi. –
Casalecchio di Reno : Grafis, [1989]. – 141 p. : ill. ; 24 cm. ((Tenuto a Bologna nel 1988.
Informal city : Caracas case / edited by Alfredo Brillembourg, Kristin Feireiss, Hubert
Klumpner. – Münich [etc.] : Prestel, 2005. – 360 p. ; 24 cm.
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S 711
ESPLO
S 307.76
ETERO
S 711
EUROM
SL 720.9
FERME
SLDEP 388
FERRO
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FORMA
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FORME
SLDEP 711
FUTUR
SLDEP 711
FUTUR
SL 720.9
VACCG
S 307.1
GOVER
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GRAND
SL 720.9
GRUPP
CL 711
IDEAD
SL 711
IDEEP
S 711
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Io arte noi città: natura e cultura dello spazio urbano / a cura di Patrizia Ferri, Daniela Fonti,
Manuela Crescentini. – Roma : Gangemi, stampa 2006. – 304 p. : ill. ; 24 cm. ((Atti del
convegno tenuto a Roma nel 2004.
Iperurbs/Roma : visioni di conflitto e di mutamenti urbani / a cura di Roberto De Angelis. –
Roma : DeriveApprodi, 2005. – 252 p. ; 24 cm.
L’Italia cerca casa : [Venezia, Tese delle Vergini all’Arsenale, 14 settembre-23 novembre
2008] / a cura di / edited by Francesco Garofalo. – Milano : Electa, [2008]. – 199 p. : ill. ; 28
cm. ((Catalogo della Mostra organizzata nell’ambito della 11. Mostra internazionale di
architettura.
Legge sedici : note a margine : architettura, arte pubblica, paesaggio / a cura di Luisella
Gelsomino e Piero Orlandi. – Bologna : Compositori, [2005]. – 154 p. : ill. 21x24 cm.
Mappe urbane : per un’etnografia della città / a cura di Matilde Callari Galli. – Rimini :
Guaraldi, 2007. – 277 p. ; 21 cm.
Martorell Bohigas Mackay MBM: fiaschi. – Firenze : Alinea ; Bologna! : Bologna 2000, Città
europea della cultura, 2001. – 83 p. : ill. ; 23x24 cm. ((Catalogo della Mostra tenuta a
Bologna nel 2000-2001. – Testo anche in inglese. – In testa al front.: Centro studi
dell’abitare, OIKOS.
Il Mercato: una storia di rigenerazione urbana a Bologna / a cura di Giovanni Ginocchini e
Cristina Tartari. - [Ferrara] : Edisai, c2007. – 149 p. : ill. ; 24 cm.
Le metodologie partecipative per lo sviluppo del territorio / a cura di Alfredo Agustoni e
Mara Maretti. – Roma : Carocci, 2008. – 128 p. : ill. ; 22 cm.
La metropoli del 2010 : idees, escenaris, projectes i il-lusions. - [S.l.] : Generalitat de
Catalunya : Departament de politica territorial i obres publiques, 2001. – 144 p. : ill. ; 31
cm.(Suppl. a Espais monografic, n,47.
La metropoli dopo / a cura di Pippo Ciorra e Gabriele Mastrigli. – Roma : Meltemi, 2002!. –
167 p. : ill. ; 19 cm.
Metropoli, sostenibilità e governo dell’ambiente / a cura di Aurelio Angelini ; presentazione
di Emanuele Sgroi. – Roma : Carocci, 2004. – 197 p. ; 22 cm.
Milano : cronache dell’abitare / [a cura di] Multiplicity.lab. - [Milano] : B. Mondadori, [2007].
– 369 p. : ill. ; 25 cm.
Milano, la fabbrica del futuro: il rinnovamento di una metropoli del Novecento. – Milano :
Skira : Provincia, [2004!. – 223 p. : in gran parte ill. ; 28 cm. ((catalogo della Mostra tenuta
a Milano nel 2004.
Mobility management : strategie di gestione della mobilità urbana / a cura di Lanfranco
Senn e Mauro Ravasio. – Milano : EGEA, 2002. – VII, 213 p. ; 24 cm.
Modelli di città : strutture e funzioni politiche / a cura di Pietro Rossi. – Torino : G. Einaudi,
1987. – XXI, 581 p., [8] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Neomedievalismi : recuperi, evocazioni, invenzioni nelle città dell’Emilia.Romagna / a cura
di Maria Giuseppina Muzzarelli. – Bologna : Clueb, [2007]. – 296 p. : ill. ; 24 cm.
Neoregionalismo : l’economia-arcipelago / a cura di Paolo Perulli. – Torino : Bollati
Boringhieri, 1998. – 186 p. ; 20 cm.
I nodi della città : proposte per scioglierli. - [S. l. : s.n.], stampa 1996 (Bologna :
Compositori). – 112 p. ; 21 cm. ((Atti del Convegno tenuto a Bologna nel 1996.
Nomare : nascita e sviluppo della metropoliriviera / a cura di Mirko Zardini ; con Valeria
Alebbi [e] Laura Pigozzi. – Bologna : Editrice Compositori, [2006]. – 173 p. : in gran parte
ill. ; 25x25 cm.
I nonluoghi in letteratura : globalizzazione e immaginario territoriale / a cura di Stefano
Calabrese e Maria Amalia D’Aronco. – Roma : Carocci, 2005. – 149 p., 2 c. di tav. : ill. ; 22
cm.
72
S 724
IOART
S 791.43
IPERU
S 720 ITALI
S 344.45
LEGGE
S 307.76
MAPPE
S 720.9
MARTO
SL 711
MERCA
S 338.9
METOD
S 711
METRO
S 711
METRO
S 711
METRO
S 307.76
MILAN
S. 945.2
MILAN
S 388.4
MOBIL
S 307.7609
MODEL
SL 720.9454
NEOME
S 330
NEORE
SL 351.4
NODID
S 711
NOMAR
S 808.3
NONIN
Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950 / a cura di Giuliano Gresleri,
Pier Giorgio Massaretti. – Venezia : Marsilio, stampa 2001. – 476 p. : ill. ; 29 cm.
((Catalogo della mostra tenuta a Bologna nel 2001.
La nuova carta di Atene : i principi del Consiglio europeo degli urbanisti per la
pianificazione delle città / Consiglio europeo degli urbanisti ; Associazione nazionale
urbanisti; Istituto nazionale di urbanistica. – Firenze : Alinea, 2000!. – 79 p. ; 22 cm.
Nuovi committenti ; un programma di produzione di opere d’arte per lo spazio pubblico :
Torino Mirafiori Nord / a cura di a.titolo (Giorgina Bertolino, Francesca Cisso, Nicoletta
Leonardi, Lisa Parola, Luisa Perlo). – Roma : L. Sossella, 2004!. – 47 p., [32] p. di tav. : ill.
; 16x25 cm.
Oltre il degrado : il coraggio di cambiare Bologna / a cura di Raffaello Bolognesi. – Bologna
: Compositori, 2008.
Paesaggi e identità dell’Appennino : valorizzazione e sviluppo sostenibile lungo la
Porrettana / a cura di Felicia Bottino ; saggi di Paolo Ceccarelli…[et al.]. – Bologna :
Editrice Compositori, [2006]. – 271 p. : ill. ; 29 cm.
Le parole dell’architettura : un’antologia di testi teorici e critici: 1945-2000 / a cura di Marco
Biraghi e Giovanni Damiani. – Torino : Einaudi,[2009]. – XVIII, 487 p. ; 20 cm.
Periferie e nuove urbanità / a cura di Federico Bucci. – Milano : Electa, °2003!. – 223 p. : ill.
; 28 cm.
Periferie : viaggio ai margini della città / Silvio Bernelli…[et al.] ; a cura di Stefania Scateni.
– Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 2006. – VIII, 117 p. : ill. ; 18 cm.
La persistenza degli aggregati : cittadini e welfare locale in un’area periferica di Bologna / a
cura di Giovanni Pieretti. – Milano : F. Angeli, 2000. – 325 p. ; 23 cm.
Persone e progetti per la città. - [S.l.] : SIGEM, stampa 2001. – 208 p. ; 21 cm.
I piani della città : trasformazione urbana, identità politiche e sociali tra fascismo, guerra e
ricostruzione in Emilia.Romagna / a cura di Roberto Parisini ; saggi di Paolo Bolzani…°et
al.! – Bologna : Compositori, °2003!. – 310 p. : il l. ; 25 cm.
La pianificazione sostenibile delle aree periurbane / a cura di Roberto Camagni. – Bologna
: Il mulino, 1999!. – 331 p., 6! c. di tav. : ill. ; 22 cm.
Politiche per lo sviluppo territoriale : teorie, strumenti, valutazione / a cura di Enrico Ciciotti
e Paolo Rizzi. – Roma : Carocci, 2005. – 366 p. ; 22 cm.
Politiche urbane e ricostruzione in Emilia-Romagna / a cura di Roberto Parisini. – Bologna :
Bononia university press, 2006. – 186 p. ; 24 cm. ((Atti del Convegno tenuto a Bologna nel
2003. – In testa al front.: Laboratorio sulla storia dei centri storici urbani, Fondazione del
Monte di Bologna e Ravenna.
Il postfordismo : idee per il capitalismo prossimo venturo / a cura di Enzo Rullani e Luca
Romano. – Milano : ETAS libri, 1998. – X, 236 p. ; 23 cm.
Pratiche complesse, innovazione e formazione avanzata per una pianificazione sostenibile
/ a cura di Gianfranco Franz. – Firenze : Alinea, [2005]. – 181 p. : ill. ; 28 cm.
Progetto per una città: Bologna anni ’80 / a cura di Gian Paolo Mazzucato. – Venezia :
Marsilio, 1983. – 120 p.: Ill. ; 22 cm. ((Atti del Convegno tenuto a Bologna nel 1981. SCH
1190
Un quartiere alla moda : immagini e racconti del Ticinese a Milano / a cura di Laura
Bovone. – Milano : F. Angeli, 1999!. – 289 p. : ill. ; 22 cm.((Segue: Appendice.
La ricostruzione in Emilia-Romagna / a cura di Pier Paolo D’Attorre ; [saggi di L. Gambi…et
al.]. – Parma : Pratiche, [1980]. – 350 p. ; 21 cm.((In testa al front.: Istituto Gramsci,
Sezione dell’Emilia Romagna.Contiene parte delle relazioni presentate al seminario
promosso dalla sezione emiliana dell’Istituto Gramsci nel 1977.
73
SL 720
NORMA
S711
NUOVA
S 709.45121
NUOVI
SL
330.945411
OLTRE
SL 914.541
PAESA
S 720.1
PAROL
S 307.76
PERIF
S 307.7409
PERIF
S 307.7609
PERSI
S 307.1
PERSO
S 711 PIANI
S 307.74
PIANI
S 338.9
POLIT
S 711
POLIT
S 331
POSTF
CLDEP 711
PRATI
SL 350
PROGE
S307.3
QUART
S 330.945
RICOS
Rifiuto: riduco e riciclo per vivere meglio : guida alle buone pratiche / a cura di Stefano
Montanari. – Bologna : Arianna, 2009. – 153 p. ; 21 cm.
Riflessioni sull’urbanistica per la città contemporanea / a cura di Francesca Moraci ;
presentazione di Alessandro Bianchi ; scritti di Francesco Alessandria…[et al.]. – Roma :
Gangemi, stampa 2003. – 255 p. ; 24 cm.
Il ritorno alla città : seminario di studi sulla città di Bologna con Maurice Culot / a cura di
Anna Barozzi e Gabriele Tagliaventi. – Modena : Franco Cosimo Panini, [1990]. – 301 p. :
ill. ; 24 cm. ((Tenuto a Bologna nel 1989.
Riqualificare la città con gli abitanti / a cura di Andrea De Eccher, Elena Marchigiani,
Alessandra Marin. – Monfalcone : EdicomEdizioni, 2005. – 206 p. : ill. ; 24 cm.
La rivolta delle periferie : precarietà urbana e protesta giovanile: il caso francese / a cura di
Hugues Lagrange e Marco Oberti. - [Milano] : B. Mondadori, [2006]. – 261 p. ; 17 cm.
Scenari della città nel futuro prossimo venturo / a cura di Giandomenico Amendola. –
Roma etc.! : GLF editori Laterza, stampa 2000. – 173 p. ; 21 cm.
Senso e metropoli : per una semiotica posturbana / a cura di Gianfranco Marrone e
Isabella Pezzini. – Roma : Meltemi, [2006]. – 223 p. : ill. ; 24 cm.
I servizi flessibili di trasporto per una mobilità sostenibile / a cura di G. Ambrosino, M.
Romanazzo. – Roma : ENEA, 2002. – 284 p. : ill. ; 24 cm.
Shanghai : architecture & urbanism for modern China / edited by Seng Kuan and Peter G.
Rowe. – Münich [etc.] : Prestel, c2004. – 184 p. : ill. ; 29 cm.
Il sistema delle città europee / N. Cattan…[et al.] ; edizione e traduzione a cura di Silvia
Gaddoni. – Bologna : Patron, 1997. – 215 p. ; 22 cm.
Il sistema urbano italiano nello spazio unificato europeo / a cura di Giuseppe Dematteis e
Piero Bonavero. - Bologna : Il mulino, [1997]. – 440 p. ; 21 cm.
Le società di trasformazione urbana : contesto legislativo, caratteri giuridici, problematiche
applicative : le modalità di attuazione nell’esperienza di 11 comuni / a cura di Giancarlo
Storto. – Milano : Il sole 24-ore, 2004. – X, 365 p. ; 24 cm.
Sostenibilità e cambiamenti climatici : il protocollo di Kyoto e i suoi strumenti / a cura di
Federica Rangheri ; postfazione di Corrado Clini. – Milano : Guerini studio, 2005. – 236 p. ;
24 cm.
Spazi comuni : reinventare la città / a cura di Pino Brugellis, Francesco Pezzulli. – Milano :
Bevivino, c2006. – 285 p. : ill. ; 23 cm.
State of the world 2007 : il nostro futuro urbanizzato : rapporto sullo stato del pianeta /
Worldwatch Institute ; ed. italiana a cura di Gianfranco Bologna. – Milano : Edizioni
Ambiente, [2007]. – 431 p. : ill. ; 19 cm.
La stazione del 21. secolo : dalle stazioni Alta Velocità alle ultime ristrutturazioni, i progetti
e la visione delle Ferrovie dello Stato / a cura di / edited by Alessia Ferrarini. – Milano :
Electa, [2007]. – 157 p. : ill. ; 25x31cm.
Stazioni ferroviarie e riqualificazione urbana / a cura di Daniele Pini e Filippo Boschi ;
presentazione di Alfredo Peri ; saggi di Daniele Pini…[et al.]. – Bologna : Compositori,
2004. – 223 p.: ill. ; 28 cm. ((In cop.: OIKOS Centro Studi.
Stazioni : luoghi per le città. – Milano : Electa, °2004!. – 125 è.: ill. ; 29 cm.
Territori d’Europa : l’ampliamento dell’UE: prospettive e limiti per le politiche della città, del
territorio e dello sviluppo locale / a cura di Giovanni Caudo e Giorgio Picinato. – Firenze :
Alinea, °2004!. – 265 p. : ill. ; 24 cm.
Tra città e campagna : periurbanizzazione e politiche territoriali / a cura di Flavio Boscacci,
Roberto Camagni. - [Bologna] : Il mulino, [1994]. – 467 p., [8] p. di tav. : ill. ; 22 cm.
Transurbanism / [Joke Brouwer, Arjen Mulder, Laura Martz]. – Rotterdam : V2_Publishers,
c2002. – 240 p. : ill. ; 23 cm.
74
S 363.72
RIFI
S 711
RIFLE
SL 711
RITOR
S 711.4
RIQUA
S 303.6
RIVOL
S 307.76
SCENA
S 307.76
SENSO
S 388.4
SERVI
S 720.95
SHANG
S 711
SISTE
S 307.7609
SISTE
S 711
SOCIE
S 33.7
SOSTE
S 307.76
SPA
CDEP 333.7
STAOTW
2007
S 725
STAZI
S 725
STAZI
S 725
STAZI
S 337.1
TERRI
S 307.1
TRACI
S 307.76
TRANS
Trasporto urbano / a cura di / edited by Elisabetta Venezia. – Milano : F. Angeli, [2005]. –
308 p. ; 23 cm.
L’ultima città possibile : recupero del patrimonio architettonico a fini sociali e culturali nei
centri storici dell’Emilia Romagna / a cura di Marina Foschi, Andrea Malacarne, Piero
Orlandi. – Bologna : A.G.E., [1991]. – XII, 266 p., [8] c. di tav. : ill. ; 26 cm. ((In testa al
front.: Regione Emilia Romagna, Istituto beni culturali.
L’uomo e la città : verso uno sviluppo umano e sostenibile / Luigi Fusco Girard…°et al.!. –
Milano : F. Angeli, ©2003. – 688 p. : ill. ; 23 cm.
Urban imaginaries from Latin America : documenta 11 / edited by Armando Silva. Ostfildern-Ruit :_ Hatje Cantz, ©2003. – 319 p. : ill. ; 23 cm.
Urban renewal partecipation experiments : heralds of a new local democracy? / reporter
N.J. M. Nelissen. - [S.l.] : Council of European municipalities-Dutch section, c1982. – 268
p. : ill. ; 31 cm.
Urbanisti italiani : Piccinato, Marconi, Samonà, Quaroni, De Carlo, Astengo, Campos
Venuti / a cura di Paola Di Biagi e Patrizia Gabellini ; postfazione di Bernardo Secchi. –
Roma [etc.] : Laterza, 1992. – XI, 593 p. : ill. ; 25 cm.
Urbanistica fascista : ricerche e saggi sulle città e il territorio e sulle politiche urbane in
Italia tra le due guerre / a cura di Alberto Mioni. – Milano : Angeli, c1980. – 344 p. : ill. ; 22
cm.
Urbanistica in Emilia-Romagna : esperienze e analisi / a cura di Patrizia Gabellini, Mario
Piccinini e Stefano Stanghellini. – Milano : Angeli, c1983. – 405 p. : ill. ; 22 cm.
Ventuno parole per l’urbanistica / a cura di Claudia Mattogno. – Roma : Carocci, 2008. –
339 p. : ill. ; 24 cm.
A vision of Europe : 3. Triennale internazionale di architettura e urbanistica di Bologna :
Centro San Giorgio in Poggiale, Bologna, 9 marzo-14 maggio 2000 : una manifestazione di
Bologna 2000, città europea della cultura : Convegno internazionale ed esposizione L’altra
modernità : atti del Convegno : Costruire e abitare la nuova architettura della città :
Bologna, 9-10-11 marzo 2000. – Bologna : A vision of Europe, stampa 2000. – 431 p. : ill. ;
30 cm.
Written city : scrivere la città : Gea Casolaro…Roma : Cangemi, [2006]. – 63 p. : ill. color. ;
24 ((Catalogo della Mostra tenuta a Frascati nel 2006.
S 388.4
TRSP
S 720.9454
ULTIM
S 307.76
UOMOE
S 307.76
URBAT
CLDEP 711
URBAN
S 711
URBAN
S 711
MIONA
S 711
URBAN
S 711
VENTU
S 720.94
VISIO
S 709.05
WRITT
2
Migranti, Identità, Sicurezza, Convivenza, Sviluppo dal catalogo di Sala Borsa
Abruzzese, Alberto Dal romanzo alle reti : soggetti e territori della grande narrazione
moderna / Alberto Abruzzese, Isabella Pezzini. – Torino : Testo &
immagine, 2004. – XXVIII, 232 p. ; 19 cm.
Addams, Jane
Donne, immigrati, governo della città : scritti sull’etica sociale / Jane
Addams ; a cura e con introduzione di Bruna Bianchi. – Santa Maria
Capua Vetere : Spartaco, 2004. – 297 p. ; 17 cm.
Agamben, Giorgio
La comunità che viene / Giorgio Agamben. – Torino : Bollati Boringhieri,
2001. – 93 p. ; 20 cm.
Aime, Marco
Eccessi di culture / Marco Aime. – Torino : G. Einaudi, °2004!. – 136 p. ;
18 cm.
Allam, Khaled
La città multiculturale : identità, diversità, pluralità / Khaled Fouad Allam,
Fouad
Marco Martinello, Aluisi Tosolini ; a cura di Tiziano Ruffilli e Aluisi
Tosolini. – Bologna : EMI, [2004]. – 187 p. ; 21 cm.
75
S 808.3
ABRUA
S 301
ADDAJ
S 302.5
AGAMG
S 306
AIMEM
S 305.8
ALLAKF
Ambrosini, Maurizio Un’altra globalizzazione : la sfida delle migrazioni transnazionali /
Maurizio Ambrosini. – Bologna : Il mulino, [2008]. – 247 p. ; 22 cm.
Anderlini, Fausto
Identità e spazio locale : formazioni territoriali intermedie e reti
istituzionali in Italia ed in Emilia-Romagna / Fausto Anderlini, Maurizio
Zani ; presentazione di Giuseppe Petruzzelli ; Provincia di Bologna,
Settore programmazione. – Bologna : CLUEB, 1993. – IX, 215 p. : ill. ;
22 cm.
Anderson, Benedict Comunità immaginate : origini e fortuna dei nazionalismi / Benedict
Anderson ; prefazione di Marco D’Eramo. – Roma : Manifestolibri, 2000.
– 259 p. ; 18 cm.
Appadurai, Arjun
Sicuri da morire : la violenza nell’epoca della globalizzazione / Arjun
Appadurai ; a cura di Piero Vereni. – Roma : Meltemi, [2005!. – 189 p. ;
19 cm.
Bagnasco, Arnaldo Tracce di comunità : temi derivati da un concetto ingombrante / Arnaldo
Bagnasco. – Bologna : Il mulino, c1999. – 179 p. ; 21 cm.
Balbo, Laura
In che razza di società vivremo? : l’Europa, i razzismi, il futuro / Laura
Balbo. - [Milano! : B. Mondadori, [2006!. – 149 p. ; 19 cm. ((Segue:
Appendice. Bibliogr.: p. 143-149.
Balbo, Laura
I razzismi reali / Laura Balbo, Luigi Manconi. – Milano : Feltrinelli, 1992.
– 143 p. ; 20 cm.
Balbo, Paola
Rifugiati e asilo : il diritto reale soffocato: excursus tra direttive europee
e leggi nazionali / Paola Balbo. – Matelica : Halley, stampa 2007. – 242
p. ; 24 cm. + 1 cd-rom.
Baldoni, Emiliana
Balibar, Etienne
Balsamo, Franca
Barbagli, Marzio
Barbieri, Luca
Bartholini, Ignazia
Baumann, Gerd
<1953->
Bauman, Zygmunt
Bauman, Zygmunt
Bauman, Zygmunt
Racconti di trafficking : una ricerca sulla tratta delle donne straniere a
scopo di sfruttamento sessuale / Emiliana Baldoni. – Milano : F. Angeli,
2007. – 288 p. ; 23 cm.
Razza, nazione, classe : le identità ambigue / Etienne Balibar,
Immanuel Wallerstein ; nota introduttiva di Giorgio Baratta. – Roma :
Edizioni associate, 1991. – 240 p. ; 23 cm.
Famiglie di migranti : trasformazioni dei ruoli e mediazione culturale /
Franca Balsamo. – Roma : Carocci, 2003. – 190 p. ; 22 cm.
Immigrazione e sicurezza in Italia / Marzio Barbagli. – Nuova ed.Bologna : Il mulino, 2008. – 236 p. ; 21 cm.
Amore negato : società multietnica e mutilazioni genitali femminili / Luca
Barbieri. – Torino : Ananke, [2005!. – 141 p. ; 21 cm.
Uno e nessuno : identità negata nella società globale / Ignazia
Bartholini ; prefazione di Vincenzo Cesareo. – Milano : F. Angeli,
[2003]. – 287 p. ; 23 cm.
L’enigma multiculturale : stati, etnie, religioni / Gerd Baumann. –
Bologna : Il mulino, [2003!. – 181 p. ; 21 cm.
Dentro la globalizzazione : le conseguenze sulle persone / Zygmunt
Bauman. – Roma [etc.] : Laterza, 2001. – 152 p. ; 21 cm.
Fiducia e paura nella città / Zygmunt Bauman. - [Milano] : B. Mondadori,
[2005]. – XV, 79 p. ; 17 cm. ((Relazione introduttiva presentata al
Convegno tenuto a Milano nel 2004.
Intervista sull’identità / Zygmunt Bauman ; a cura di Benedetto Vecchi.
– Roma °etc.] : GLF editori Laterza, 2003. – X, 126 p. ; 18 cm.
76
S 304.8
AMBRM
CL 320.8
ANDEF
S 320.5
ANDEBR
S 303.62
APPAA
S 307
BAGNA
S 303.4
BALBL
S 320.5
BALBL
S 342.08
BALBP
S 342.08
BALBP CD
ROM
S 306.74
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S 305.8
BALIE
S 325.45
BALSF
S 364.9
BARBM
S 392
BARBL
S 305.42
BARTI
S 306
BAUMG
S 303.4
BAUMZ
S 307.76
BAUMZ
S 306
BAUMZ
Bauman, Zygmunt
Modernità liquida / Zygmunt Bauman. – Roma [etc.] : GLF editori
Laterza, 2002. – XXII, 272 p. ; 21 cm.
Bauman, Zygmunt Paura liquida / Zygmunt Bauman. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza,
2008. – 233 p. ; 21 cm.
Bauman, Zygmunt Voglia di comunità / Zygmunt Bauman. – Roma °etc.! : GLF editori
laterza, 2003. – IX, 145 p. ; 21 cm.
Bazzicalupo, Laura Il governo delle vite : biopolitica ed economia / Laura Bazzicalupo ;
prefazione di Roberto Esposito. – Roma [etc.] : GLF Laterza, 2006. –
XI, 166 p. ; 21 cm.
Beccucci, Stefano
Criminalità multietnica : i mercati illegali in Italia / Stefano Beccucci. –
Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 2006. – XV, 145 p. ; 21 cm.
Beck, Ulrich
L’Europa cosmopolita : società e politica nella seconda modernità /
Ulrich Beck, Edgar Grande. – Roma : Carocci, 2006. – 371 p. ; 22 cm.
Beck, Ulrich
Lo sguardo cosmopolita / Ulrich Beck. – Roma : Carocci, 2005. – 261 p.
; 22 cm.
Bedogni, Sonia
Minori stranieri tra disagio e integrazione nell’Italia multietnica : uno
sguardo antropologico / Sonia Bedogni. – Torino : L’harmattan Italia,
©2004. – 182 p. ; 21 cm.
Benigni, Rita
L’identità religiosa nel rapporto di lavoro : la rilevanza giuridica della
fede del prestatore e del percettore d’opera / Rita Benigni. – Napoli :
Jovene, 2008. – VI, 290 p. ; 24 cm.
Bertuglia, Cristoforo Formazione di un’identità urbana : il caso delle villes nuovelles /
Sergio
Cristoforo Sergio Bertuglia, Silvia Prodam Tich, Andrea Stanghellini. –
Milano : F. Angeli, [2004]. – 142 p. : ill. ; 23 cm.
Bonora, Paola
I centri interculturali in Emilia-Romagna: un progetto di ricerca-azione
per una territorialità attiva : rapporto finale della ricerca: spazi
dell’appartenenza, segni dell’identità, riterritorializzazione multietnica
del territorio / di Paola Bonora e Angela Giardini. - [S.l. : s. n.], stampa
2004 (Bologna : Industrie grafiche Nanni e Labanti). – 192 p. ; 21 cm.
((In cop.: Regione Emilia-Romagna, Assessorato politiche sociali,
progetto giovani, cooperazione interculturale; E-miliaromagna
innovazione culturale.
Borracchini, Niccolò Banche e immigrati : credito, rimesse e finanza islamica / Niccolò
Borracchini. – Ospedaletto, Pisa : Pacini, [2007]. – V, 146 p. : ill. ; 20
cm.
Branca, Paolo
Yalla Italia! : le vere sfide dell’integrazione di arabi e mussulmani nel
<1957->
nostro paese / Paolo Branca ; presentazione di Gad Lerner. – Roma :
Edizioni Lavoro, [2007]. – 190 p. ; 19 cm.
Branca, Silvia
Lingua italiana per migranti : uno strumento fondamentale per il legame
sociale e lo scambio interculturale / Silvia Branca, Denise Calabresi,
Daniela Rocca ; introduzione di Giuseppe Guarnieri ; illustrazioni e
copertina di Flavia Branca. -–Bologna : Martina, 2006. – XII, 132 p. : ill.
; 22 cm.
Bregola, Davide
Da qui verso casa / Davide Bregola. – Roma : Edizioni interculturali,
[2002]. – 157 p. ; 21 cm.
Brunori, Luisa
Stranieri fuori, stranieri dentro : una riflessione sullo spazio interetnico /
Luisa Brunori, Francesca Tombolini ; presentazione di Franco Del
Corno. – Milano : F. Angeli, 2001. – 142 p. ; 23 cm.
77
S 303.4
BAUMZ
S 302
BAUMZ
S 303.4
VOGLI
S 361.2
BAZZL
S 364.3
BECUS
S 320.94
BECKU
S 303.48
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S 362.7
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711 BERTCS
C 370.11
BONOP
S 332.7
BORRN
S 325
BRANP
S 458
BRANS
S 809.3
BREGD
S 155.8
BRUNL
Burgio, Alberto
Butler, Judith
Cacciari, Massimo
L’invenzione delle razze : studi su razzismo e revisionismo storico /
Alberto Burgio. – Roma : Manifestolibri, [1998]. – 210 p. ; 21 cm.
La vita psichica del potere : teorie della soggettivazione e
dell’assoggettamento / Judith Butler ; a cura di Carla Weber. – Roma :
Meltemi, [2005]. – 204 p. ; 21 cm.
Geo-filosofia dell’Europa / Massimo Cacciari. – 2. ed. – Milano :
Adelphi, c1994. – 170 p. ; 22 cm.
Callari Galli,
Matilde
Callari Galli,
Matilde
Antropologia senza confini : percorsi nella contemporaneità / Matilde
Callari Galli. – Palermo : Sellerio, [2005]. – 316 p. ; 21 cm.
Formare alla complessità : prospettive dell’educazione nelle società
globali / Matilde Callari Galli, Franco Cambi, Mauro Ceruti. – Roma :
Carocci, 2003. – 181 p. ; 22 cm.
Callari Galli,
Pensare la diversità : idee per un’educazione alla complessità umana /
Matilde
Matilde Callari Galli, Mauro Ceruti, Telmo Pievani. – Roma : Meltemi,
[1998]. – 237 p. ; 19 cm.
Camarca, Claudio
Migranti : verso una terra chiamata Italia / Claudio Camarca. – Milano :
Rizzoli, 2003. – 346 p. ; 23 cm.
Campomori,
Immigrazione e cittadinanza locale : la governance dell’integrazione in
Francesca
Italia / Francesca Campomori. – Roma : Carocci, 2008. – II,255 p. ; 22
cm.
Canevacci,
Culture extreme : mutazioni giovanili tra i corpi delle metropoli /
Massimo
Massimo Canevacci. – Roma : Meltemi, 1999!. – 212 p. : ill. ; 19 cm.
Codeluppi, Vanni
Il biocapitalismo : verso lo sfruttamento integrale di corpi, cervelli ed
emozioni / Vanni Codeluppi. – Torino : Bollati Boringhieri, 2008. – 116
p. ; 20 cm.
Caponio, Tiziana
Città italiane e immigrazione : discorso pubblico e politiche a Milano,
Bologna e Napoli / Tiziana Caponio. – Bologna : Il Mulino, [2006!. – 304
p. ; 22 cm.
Capriotti, Maria
Fenomeno immigrazione : il punto di vista delle famiglie e delle donne
Cristina
extracomunitarie / rapporto di ricerca di Maria Cristina Capriotti ;
supervisione scientifica; Bruna Zani. – Cesena : Il ponte vecchio, 2001.
– 95 p. ; 24 cm.
Carchedi,
Piccoli schiavi senza frontiere : il traffico dei minori stranieri in Italia /
Francesco
Francesco Carchedi ; prefazione di Giovanni Mottura. – Roma :
Ediesse, [2004]. – 294 p . ; 21 cm.
Castells, Manuel
Il potere delle identità / Manuel Castells. – Milano : Università Bocconi,
[2003]. – X, 464 p. ; 23 cm.
Castellett. Marco
Marketing per il territorio : strategie e politiche per lo sviluppo locale
nell’economia globalizzata / Marco Castellett, Marco D’Acunto. – Milano
: F. Angeli, [2006]. – 108 p. ; 23 cm.
Casti, Lidia
Chi ha paura dei cinesi? / Lidia Casti, Mario Portanova. – Milano : BUR,
2008. – 233 p. ; 20 cm. ((Segue: Appendice.
Castrignano, Marco La città degli individui : tra crisi ed evoluzione del legame sociale /
Marco Castrignano. -–Milano : F. Angeli, [2004]. – 127 p. ; 23 cm.
Cavalletti, Andrea
La città biopolitica : mitologie della sicurezza / Andrea Cavalletti. [Milano! : B. Mondadori, c2005. – 275 p. ; 17 cm.
78
S 305.8
BURGA
S 126 BUTJ
SDEP
320.01
CACCM
S 301
CALLG
S 306
CALLG
S 306
CALLG
S 304.8
CAMAC
S 325.45
CAMPF
S 306
CANEM
S 361.2
CODEV
S 325.45
CAPOT
S 304.8
CAPRMC
S 362.7
CARCF
S 303.48
CASTM
S 338.9
CASTM
S 305.895
CASTL
S 307.76
CASTM
S 307.76
CAVAA
Ciconte, Enzo
Le nuove schiavitù : il traffico degli esseri umani nell’Italia del 21. secolo
/ Enzo Ciconte, Pierpaolo Romani. – Roma : Editori riuniti, 2002. – 199
p. : ill. ; 21 cm.
Cigognetti, Luisa
Migranti in celluloide : storici, cinema ed emigrazione / Luisa Cigognetti
e Lorenza Servetti. – Foligno : Editoriale umbra, [2003]. – 94 p : ill. ; 21
cm.
Cima, Rosanna
Abitare la diversità : pratiche di mediazione culturale: un percorso fra
territorio e istituzioni / Rosanna Cima. – Roma : Carocci, 2005. – 143 p.
; 22 cm.
Cingolani, Pietro
Romeni d’Italia : migrazioni, vita quotidiana e legami transnazionali /
Pietro Cingolani. – Bologna : Il mulino, [2009]. – 305 p., [16] p. di tav. :
ill. ; 22 cm.
Colombo, Asher
Gli immigrati in Italia / Asher Colombo, Giuseppe Sciortino. – Bologna :
Il mulino, [2004]. – 132 p. ; 2 cm.
Coppo, Piero
Tra psiche e culture : elementi di entnopsichiatria / Piero Coppo. –
Torino : Bollati Boringhieri, 2003. – 274 p. ; 22 cm.
Cotesta, Vittorio
Lo straniero : pluralismo culturale e immagini dell’altro nella società
globale / Vittorio Cotesta. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza. 2002. –
VII, 139 p. ; 21 cm.
Dal Fiume, Giorgio Un’altra storia è possibile : scontro di civiltà, consenso sociale,
globalizzazione / Giorgio Dal Fiume. – Torino : Bollati Boringhieri, 2005.
– 231 p. ; 20 cm.
Dal Lago,
Non-persone : l’esclusione dei migranti in una società globale /
Alessandro
Alessandro Dal Lago. – Nuova ed.- Milano : Feltrinelli, 2004. – 279 p. ;
20 cm.
Davico, Luca
Le società urbane / Luca Davico, Alfredo Mela. – Roma : Carocci, 2002.
– 127 p. ; 20 cm.
Davis, Mike
Geografie della paura : Los Angeles : l’immaginario collettivo del
<1946->
disastro / Mike Davis. – Milano : Feltrinelli, 1999!. – 459 p. : ill. ; 22 cm.
Davis, Mike
Il pianeta degli slum / Mike Davis. – Milano : Feltrinelli, 2006. – 213 p. ;
<1946->
22 cm.
Deaglio, Mario
La globalizzazione dimezzata : [nono rapporto sull’economia globale e
l’Italia] Mario Deaglio, Pier Giuseppe Montanari, Anna Caffarena. –
Milano : Guerini e Associati, 2004. – XII, 218 p. ; 23 cm. ((Nell’occh.:
Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi; Lazard.
Decimo, Francesca Quando emigrano le donne : percorsi e reti femminili della mobilità
transnazionale / Francesca Decimo. – Bologna : Il mulino, [2005]. –
236p. ; 22 cm.
De Robert, Daniela Frontiere nascoste : storie ai confini dell’esclusione sociale / Daniela de
Robert. – Torino : Bollati Boringhieri, 2009. – 140 p. ; 22 cm.
Del Pistoia, David
Globalizzazione, neorazzismo e scontri culturali : quando la cultura
divide / David Del Pistoia. – Roma : Armando, [2007]. – 319 p. ; 22 cm.
Delle Donne,
Un cimitero chiamato Mediterraneo : per una storia del diritto d’asilo
Marcella
nell’Unione europea / Marcella Delle Donne. – Roma : DeriveApprodi,
2004. – 200 p. ; 23 cm.
Delle Donne,
Convivenza civile e xenofobia / Marcella Delle Donne. – Milano :
Marcella
Feltrinelli, 2000. 154 p. ; 20 cm.
Demetrio, Duccio
Agenda interculturale : quotidianità e immigrazione a scuola : idee per
chi inizia / Duccio Demetrio. – Roma : Meltemi, 1997!. – 131 p. ; 19 cm.
79
S 325.45
CICOE
S 791.43
CIGOL
S 370.117
CIMAR
S 305.8
CINGP
S 305.8
COLOA
S 155.8
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S 305.8
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S 303.4
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S 305.8
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S 307.76
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S 363.3
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S 307.76
DAVIM
S 337.09
DEAGM
S 325 DECIF
S 305.8
DEROD
S 303
DELPD
S 325.4
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S 305.8
DELLM
S 370.19
DEMED
De Rita, Giuseppe
De Robert, Daniela
Detienne, Marcel
Di Marco, Lella
Dioguardi,
Gianfranco
Edallo, Edoardo
Esposito, Roberto
<1950->
Esposito, Roberto
<1950->
Fabietti, Ugo
Fenaroli, Patrizia
Fanon, Frantz
Ferrari Bravo,
Luciano
Fistetti, Francesco
Floriani, Sonia
Foglio, Antonio
Fontana, Toni
Forni, Elisabetta
Foschi, Manuela
Foucault, Michel
Frabboni, Franco
Manifesto per lo sviluppo locale : dall’azione di comunità ai Patti
territoriali / Giuseppe De Rita e Aldo Bonomi. – Torino : Bollati
Boringhieri, 1998. – 223 p. ; 20 cm.
Frontiere nascoste : storie ai confini dell’esclusione sociale / Daniela de
Robert. – Torino : Bollati Boringhieri, 2009. – 140 p. ; 22 cm.
Essere autoctoni : come denazionalizzare le storie nazionali / Marcel
Detienne. - °Firenze! : Sansoni, 2004. – 117 p. ; 2 0 cm.
I saperi delle donne : il patrimonio culturale delle donne migranti nella
cura della persona e la gestione del quotidiano / [testi scritti di Lella Di
Marco, Paola Lo Tuso]. – Bologna : Martina, [2008]. – XI, 127 p. : ill. ;
21 cm.
Le imprese rete / Gianfranco Dioguardi. – Torino : Bollati Boringhieri,
2007. – 153 p. ; 20 cm.
Gli spazi del vivere : architettura e antropologia / Edoardo Edallo ;
introduzione di Gianni Ottolini. – Sotto il Monte BG : Servitium, 1999. –
141 p. ; 22 cm.
Communitas : origine e destino della comunità / Roberto Esposito. –
Torino : Einaudi, [1998]. – XXXVI, 157 p. ; 20 cm.
Immunitas : protezione e negazione della vita / Roberto Esposito. –
Torino : Einaudi, 2002!. – 212 p. ; 21 cm.
L’identità etnica : storia e critica di un concetto equivoco / Ugo Fabietti.
– Nuova ed. – Roma : Carocci, 1998. – 181 p. ; 22 cm.
Famiglie miste e identità culturali / Patrizia Fenaroli, Chiara Panari. –
Roma : Carocci, 2006. – 127 p. ; 20 cm.
Pelle nera, maschere bianche : il nero e l’altro / Frantz Fanon. – Milano
: M. Tropea, [1996]. – 204 p. ; 19 cm.
Dal fordismo alla globalizzazione : cristalli di tempo politico / Luciano
Ferrari Bravo ; prefazione di Sergio Bologna. – Roma : Manifestolibri,
°2001!. – 365 p. ; 21 cm.
Comunità / Francesco Fistetti. – Bologna : Il mulino, 2003. – 190 p. ; 21
cm.
Identità di frontiera : migrazione, biografie, vita quotidiana / Sonia
Floriani ; presentazione di Paolo Jedlowski. – Soveria Mannelli :
Rubbettino, [2004]. – 140 p. ; 21 cm.
Il marketing urbano-territoriale : il marketing per città, aree urbane e
metropolitane, organismi territoriali / Antonio Foglio. – Milano : F:
Angeli, [2006]. – 383 p. ; 23 cm. ((In cop.: Più allegato on line.
L’apartheid : viaggio nel regime di segregazione che sta nascendo nel
nord-est / Toni Fontana. – Roma : Nutrimenti, 2008. – 107 p. ; 21 cm.
La città di Batman : bambini, conflitti, sicurezza urbana / Elisabetta
Forni. – Torino : Bollati Boringhieri, 2002. – 220 p., °12 c. di tav. : ill. ; 22
cm.
Vite senza permesso : interviste ad ambulanti immigrati / Manuela
Foschi. – Bologna : Emi, [2009]. – 157 p. ; 21 cm.
Spazi altri : luoghi delle eterotopie / Michel Foucault ; a cura di Salvo
Vaccaro. – Milano : Mimesis, 2001!. – 100 p. ; 17 cm.
Educare in città / Franco Frabboni. – Roma : Editori Riuniti, 2006. – 191
p. : ill. ; 21 cm.
80
S 320. 8
DERIG
S 305.8
DEROD
S 306.09
DETIM
S S 305.9
DIMAL
S 338.8
DIOGG
S 720
EDALE
S 307
ESPOR
S 195
ESPOR
S 305.8
FABIU
S 306.84
FENAP
S 305.896
FANOF
S 306.3
FERRABL
S 320.01
FISTF
S 305.8
FLORS
S 338.9
FOGLA
S 305.8
FONTT
S 305.23
FORNE
S 331.6
FOSCM
S 114
FOUCM
S370.1
FRABF
Francescato,
Donata
Fondamenti di psicologia di comunità : principi, strumenti, ambiti di
applicazione / Donata Francescato, Manuela Tomai, Guido Ghirelli. –
Roma : Carocci, 2002. – 431 p. ; 24 cm.
Fusaro, Maria
Reti commerciali e traffici globali in età moderna / Maria Fusaro. –
Roma [etc.] : GLF editori Laterza, [2008]. – XV, 168 p. : c. geogr. ; 18
cm.
Gallissot, René
L’imbroglio etnico : in quattordici parole-chiave / René Gallissot,
Mondher Kilani, Annamaria Rivera. – Nuova ed. ampliata e aggiornata.
– Bari : Dedalo, 2001!. – 383 p. 21 cm.
Garavini, Roberto
Verso quale città? : economia ed urbanesimo del capitale maturo /
Roberto Garavini. – Roma : Officina, 1970. – 363 p. ; 24 cm.
Geertz, Clifford
Mondo globale, mondi locali : cultura e politica alla fine del ventesimo
secolo / Clifford Geertz. – Bologna : Il mulino, 1999!. – 127 p. ; 21 cm.
Giaconia, Paola
Los Angeles : città unica / Paola Giaconia. – Torino : Testo & immagine,
2001. – 93 p. : ill. ; 19 cm.
Giovannetti, Monia L’accoglienza incompiuta : le politiche dei comuni italiani verso un
sistema di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati
/ Monia Giovannetti. – Bologna : Il mulino, [2008]. – 375 p. : ill. ; 22 cm.
Giudici, Cristina
L’Italia di Allah : storie di mussulmani fra autoesclusione e desiderio di
integrazione / Cristina Giudici. – Milano : Bruno Mondadori, c2005. –
138 p. ; 19 cm.
Giustiniani, Corrado Fratellastri d’Italia : vite di stranieri tra noi / Corrado Giustiniani. – Roma
°etc.! : GLF editori Laterza, 2003. – IX, 197 p. ; 21 cm.((In appendice:
Numeri che contano, dello stesso A.
Godono, Elvira
La città nella letteratura postmoderma / Elvira Godono. – Napoli :
Liguori, 2001. – VIII, 178 p. ; 24 cm.
Gozzoli, Caterina
Migrazioni e famiglie : percorsi, legami e interventi psicosociali /
Caterina Gozzoli, Camillo Regalia. – Bologna : Il mulino, [2005]. – 283
p. : ill. ; 22 cm.
Grassivaro,
Economia dell’impresa : multinazionali, transnazionali, reti / Francesco
Francesco
Grassivaro. – Padova : CEDAM, 2002. – VIII, 265 p. ; 24 cm.
Greco, Pietro
La città della scienza : storia di un sogno a Bagnoli / Pietro Greco ; con
la collaborazione di Alfonso Fraia ; prefazione di Romano Prodi ;
introduzione di Tullio Regge. – Torino : Bollati Boringhiri, 2006. – 254
p., [16] c. di tav. : ill. ; 20 cm.
Grinberg, Léon
Psicoanalisi dell’emigrazione e dell’esilio / Léon Grinberg, Rebeca
Grinberg ; prefazione di Mauro Mancia. – Milano : F. Angeli, [1990]. –
232 p. ; 22 cm.
Halilovich, Davide
Tema sulla mia vita : il diario di un ragazzo rom / Davide Halilovich ;
fotografie di Marco Delogu. – Roma : DeriveApprodi, 1999. – 91 p., 11!
c. di tav. : ill. ; 20 cm.
Hall, Stuart
Politiche del quotidiano : culture, identità e senso comune / Stuart Hall ;
introduzione e cura di Giovanni Leghissa ; prefazione di Giorgio
Baratta. – Milano : Il saggiatore, [2006]. – 348 p. ; 22 cm.
Hammad, Manar
Leggere lo spazio, comprendere l’architettura / Manar Hammad. –
Roma : Meltemi, [2003!. – 335 p. ; 19 cm.
Hannerz, Ulf
La diversità culturale / Ulf Hannerz. – Bologna : Il Mulino, ©2001. – 161
p. ; 21 cm.
Hannerz, Ulf
Esplorare la città : antropologia della vita urbana / Ulf Hannerz. –
Bologna : Il mulino, [1992]. – 554 p. ; 22 cm.
81
S 155.9
FRAND
S 382
FUSAM
S 305.8
GALLR
UC 307.76
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S 306.09
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S. 307.7609
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S 362.7086
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S 297
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S 362.85
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S 809
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S 325
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S 338.8
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S 507
GRECP
S 155.9
GRINL
S 305.8 HAL
S 306.4
HALLS
S 7201
HAMMM
S 303.48
HANNU
S 307.76
HANNU
Huntington, Samuel
P.
Huntington, Samuel
P.
Innerarity, Daniel
Koser, Khalid
Leogrande,
Alessandro
Liotta, Elena
Lombardi Satriani,
Luigi M.
Lyon, David
Lyon, David
Lyon, David
Maalouf, Amin
Maffi, Mario
Magnaghi, Alberto
<1941->
Mance, Euclides
André
Mandich, Giuliana
Mantovani,
Giuseppe
Manzini, Ezio
Marchetti, Chiara
Marchi, Pino
Marramao,
Giacomo
La nuova America : le sfide della società multiculturale / Samuel P.
Huntington. – Milano : Garzanti, 2005. – 511 p. ; 22 cm.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale / Samuel P.
Huntington. - [Milano] : Garzanti, 1997. – 499 p. : ill. ; 21 cm.
Il nuovo spazio pubblico / Daniel Innerarity. – Roma : Meltemi, [2008!. –
287 p. ; 19 cm.
Le migrazioni internazionali / Khalid Koser. – Bologna : Il Mulino, [2009].
– 148 p. ; 21 cm.
Uomini e caporali : viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud /
Alessandro Leogrande. – Milano : Mondadori, 2008. – 252 p. ; 21 cm.
Su anima e terra : il valore psichico del luogo / Elena Liotta ; con i
contributi di Elena Angelini…[et al.]. – Roma : Magi, [2005]. – 422 p. : ill.
; 25 cm.
Il sogno di uno spazio : itinerari ideali e traiettorie simboliche nella
società contemporanea / Luigi M. Lombardi Satriani. – Soveria Mannelli
: Rubbettino, ©2004 (stampa 2005). – XIV, 219 p. ; 21 cm.((Scritti già
pubbl.
Massima sicurezza : sorveglianza e guerra al terrorismo / David Lyon. –
Milano : Cortina, 2005. – XXIII, 194 p. ; 23 cm.
L’occhio elettronico : privacy e filosofia della sorveglianza / David Lyon.
– Milano : Feltrinelli, [1997]. – 327 p. ; 22 cm.
La società sorvegliata : tecnologie di controllo della vita quotidiana /
David Lyon ; prefazione di Stefano Rodotà. – Milano : Feltrinelli, 2002. –
XIX, 250 p. ; 22 cm.
L’identità / Amin Maalouf ; nuova introduzione dell’autore a cura di Anna
Maria Lorusso ; postfazione di Egi Volterrani. – Milano : Tascabili
Bompiani, 2005. – 159 p. ; 20 cm.
Nel mosaico della città : differenze etniche e nuove culture in un
quartiere di New York / Mario Maffi. – Milano : Feltrinelli, 1992. 333p.,
[8] c. di tav. : ill. ; 23 cm.
Il progetto locale / Alberto Magnaghi. – Torino : Bollati Boringhieri,
2000. – 256 p. ; 20 cm.
La rivoluzione delle reti : l’economia solidale per un’altra
globalizzazione / Euclides André Mance. – Bologna : EMI, °2003!. – 222
p. ; 21 cm.
Abitare lo spazio sociale : giovani, reti di relazioe e costruzione
dell’identità / Giuliana Mandich. – Milano : Guerini studio, 2003. – 173 p.
; 21 cm.
L’elefante invisibile : tra negazione e affermazione delle diversità :
scontri e incontri multiculturali / Giuseppe Mantovani. – Firenze : Giunti,
[1998]. – 231 p. ; 23 cm.
Quotidiano sostenibile : scenari di vita urbana / Ezioo Manzini, Francois
Jegou. – Milano : Edizioni Ambiente, [2003]. – 270 p. : ill. ; 23 cm. + 1
fasc.
Un mondo di rifugiati : migrazioni forzate e campi profughi / Chiara
Marchetti. – Bologna : EMI, [2006]. – 287 p. ; 21 cm.
Italia spray : graffiti e dintorni / Pino Marchi ; presentazione di Omar
Calabrese. – Siena : Protagon, [2007]. – 310 p. : ill. ; 22 cm.
Dopo il Leviatano : individuo e comunità / Giacomo Marramao. – 2. ed.!.
– Torino : Bollati Boringhieri, 2000. – 443 p. ; 22 cm.
82
S 305.8
HUNTSP
SW 327.1
HUNTSP
S 307.76
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S 331.5
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S 720.1
LOMBSL
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S 305.8
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S 307.1
MAGNA
S 337.1
MANCEA
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S 305.8
MANTG
S 307.76
MANZE
S 325
MARCC
S 390.09
MARCP
S 320.101
MARRG
Marramao,
Giacomo
Mazzara, Bruno M.
Melucci, Alberto
Merini, Alberto
Micelli, Stefano
Migliorini, Laura
Mori, Marco
Musso, Pierre
Mutti, Antonio
Napoleoni, Loretta
Oliva, Fiorenzo
Olivares, Manuel
Ong, Aihwa
Oriani, Raffaele
Paci, Francesca
Palidda, Salvatore
Palumbo, Raffaele
<1971->
Pani, Roberto
Parsons, Talcott
Minima temporalia : tempo, spazio, esperienza / Giacomo Marramao. –
Milano : Il saggiatore, 1990. – 153 p. ; 21 cm.
Appartenenza e pregiudizio : psicologia sociale delle relazioni
interetniche / Bruno M. Mazzara. – 3. rist. – Roma : Carocci, 1998. –
206 p. ; 22 cm.
Culture in gioco : differenze per convivere / Alberto Melucci. – Milano : Il
saggiatore, [2000]. – 159 p. ; 22 cm.
Il viso nero stellato : racconti di migranti / Alberto Merini. – Bologna :
Clueb, 2005. – 92 p. ; 22 cm.
Imprese, reti e comunità virtuali / Stefano Micelli ; presentazione di
Enzo Rullani. – Milano : Etas libri, 2000. – XIV, 224 p. : ill. ; 22 cm.
Città e legami sociali : introduzione alla psicologia degli ambienti urbani
/ Laura Migliorini, Lucia Venini. – Roma : Carocci, 2001. – 151 p. ; 22
cm.
Giovani e luoghi / Marco Mori. – Gussago : Vannini editrice, [2008]. –
419 p. ; 24 cm.
L’ideologia delle reti / Pierre Musso. – Milano : Apogeo, [2007]. – XVI,
239 p. ; 21 cm.
Il buon vicino : rapporti di vicinato nella metropoli / Antonio Mutti. –
Bologna : Il mulino, [1992]. – 132 p. ; 222 cm.
Economia canaglia : il lato oscuro del nuovo ordine mondiale / Loretta
Napoleoni. – Milano : Il saggiatore, c2008. – 310 p. ; 22 cm.
Il mondo in una piazza / Fiorenzo Oliva. – Viterbo : Stampa
alternativa/Nuovi equilibri, [2009!. – 197 p. ; 17 cm.((In cop.: Diario di un
anno tra 55 etnie.
Comuni comunità ed ecovillaggi in Italia / Manuel Olivares. – Roma :
Malatempora, 2003. – 131 p. : ill. ; 21 cm.
Da rifugiati a cittadini : pratiche di governo nella nuova America / Aihwa
Ong ; edizione italiana a cura di Davide Zoletto. – Milano : R. Cortina,
2005. – XX, 369 p. : ill. ; 23 cm.
I cinesi non muoiono mai : [lavorano, guadagnano, cambiano l’Italia e
per questo ci fanno paura] / Raffaele Oriani, Riccardo Stagliano. –
Milano : Chiarelettere, 2008. – 236 p. ; 21 cm.
L’islam sotto casa : l’integrazione silenziosa / Francesca Paci ;
prefazione di Khaled Fouad Allam. – Venezia : Marsilio, 2004. – 134 p. ;
21 cm.
Mobilità umane : introduzione alla sociologia delle migrazioni /
Salvatore Palidda. – Milano : R. Cortina, 2008. – IX, 211 p. ; 23 cm.
La tua città sulla strada : cronache di ordinarie prostituzioni / Raffaele
Palumbo. – San Domenico, Fiesole : ECP, 1997!. – 134 p. ; 21
cm.((Segue: Un libro sgradevole, di Valentina Piattelli.
Il sé insipido negli adolescenti : compulsioni autolesionistiche,
suicidarie, sessuali, disturbi alimentari. Abusi, piromania, spray murali /
Roberto Pani, Rita Ferrarese. – Bologna : CLUEB, [2007]. – 188 p. ; 24
cm.
Comunità societaria e pluralismo : le differenze etniche e religiose nel
complesso della cittadinanza / Talcott Parsons ; a cura di Giuseppe
Sciortino ; prefazione di Achille Ardigò. – Milano : F. Angeli, 1994!. –
270 p. ; 22 cm. ((In appendice: Talcott Parsons: riflessioni sullo studioso
e sul suo interesse per lo studio dell’etnicità, di Victor Lidz.
83
S 115
MARRG
S 305.8
MAZZBM
S 306.09
MELUA
S 325
MERIA
S 658
MICES
S 155.9
MIGLL
S307.76
MORIM
S 306.4
MUSSP
S 302.5
MUTTA
S 364.16
NAPOL
S
305.800945
OLIVF
S 306.0945
OLIVM
S 305.895
ONG A
S 305.895
ORIAR
S 305.6
PACIF
S 304.8
PALIS
S 306.74
PALUR
S 155.5
PANIR
S 305.8
PARST
Pazé, Valentina
Il comunitarismo / Valentina Pazé. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza,
2004. – 135 p. ; 18 cm.
Pazé, Valentina
Il concetto di comunità nella filosofia politica contemporanea / Valentina
Pazé ; prefazione di Michelangelo Bovero. – Roma etc.! : GLF editori
++Laterza, 2002. – XVII, 187 p. ; 21 cm.
Perrone, Luigi
Da straniero a clandestino : lo straniero nel pensiero sociologico
<1942->
occidentale / Luigi Perrone. – Napoli : Liguori, 2005. – VIII, 273 p. ; 24
cm.
Plessner, Helmuth I limiti della comunità : per una critica del radicalismo sociale / Helmuth
Plessner ; a cura di Bruno Accarino. – Roma etc.! : GLF editori Laterza,
2001. – 176 p. ; 21 cm.
Podestà, Filippo
Campioni senza dimora : la favolosa storia di Multietnica, la squadra di
immigrati campione del mondo / Filippo Podestà. – Milano : Terre di
mezzo, [2005!. – 149 p. : ill. ; 20 cm.
Possenti, Ilaria
L’apolide e il paria : lo straniero nella filosofia di Hannah Arendt / Ilaria
Possenti. – Roma : Carocci, 2002. – 199 p. ; 22 cm.
Pugliese, Enrico
L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne / Enrico
Pugliese. – Bologna : Il mulino, 2002. – 145 p. ; 21 cm.
Putnam, Robert D. Capitale sociale e individualismo : crisi e rinascita della cultura civica in
America / Robert D. Putnam ; edizione italiana a cura di Roberto
Cartocci. – Bologna : Il mulino, [2004]. – XI, 495 p. ; 22 cm.
Putnam, Robert D. La tradizione civica nelle regioni italiane / Robert D. Putnam ; con
Robert Leonardi e Raffaella Y. Nanetti. – Milano : A. Mondadori, 1997.
– XII, 279 p. ; 20 cm.
Quarta, Elisabetta
Un’istituzione totale dei giorni nostri : i centri di “accoglienza” e di
“permanenza temporanea” : un’indagine sul campo / Elisabetta Quarta ;
prefazione di Luigi Perrone. – Milano : Guerini scientifica, [2006]. – 254
p. ; 21 cm.
Queirolo Palmas,
Prove di seconde generazioni : giovani di origine immigrata tra scuole e
Luca
spazi urbani / Luca Queirolo Palmas. – Milano : F. Angeli, [2006]. – 203
p. ; 23 cm.
Rebughini, Paola
Violenza e spazio urbano : rappresentazioni e significati della violenza
nella città contemporanea / Paola Rebughini. – Milano : Guerini studio,
2001. – 266 p. ; 23 cm.
Remotti, Francesco Contro l’identità / Francesco Remotti. – Roma ; Bari : Laterza, 1996. –
<1943->
108 p. ; 21 cm.
Revelli, Marco
Fuori luogo : cronaca da un campo rom / Marco Revelli. – Torino :
Bollati Boringhieri, 1999. – 114 p. ; 18 cm.
Ricciardi, Antonio
Le reti di imprese : vantaggi competitivi e pianificazione strategica /
Antonio Ricciardi. – Milano : F. Angeli, [2003]. – 265 p. ; 23 cm.
Riccio, Bruno
Toubab e vu cumprà : transnazionalità e rappresentazioni nelle
migrazioni senegalesi in Italia / Bruno Riccio. – Padova: CLEUP, 2007.
– 164 p. ; 24 cm.
Romania, Vincenzo Farsi passare per italiani : strategie di mimetismo sociale / Vincenzo
Romania. – Roma : Carocci, 2004. – 183 p. ; 22 cm.
Rovelli, Marco
Lager italiani / Marco Rovelli. – Milano : BUR, 2006. – 283 p. ; 20 cm.
<1969->
Ruggiero, Vincenzo Movimenti nella città : gruppi in conflitto nella metropoli europea /
<1950->
Vincenzo Ruggiero. – Torino : Bollati Boringhieri, ©2000. – 211 p. ; 20
cm.
84
S 320.1
PAZEV
S 307
PAZEV
S 325
PERRL
S 320.5
PLESH
S 796.334
PODEF
S 320.01
ARENH
S 304.809
PUGLE
S 302.5
PUTNRD
S 353.945
PUTNRD
S 361
QUARE
S 325
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S 307.76
REBUP
S 305.8
REMOF
S 362.84
REVEM
S 658.4
RICCA
S 305.896
RICCB
S 301
ROMAV
S 305.8
ROVEM
S 307.76
RUGGV
Rullani, Enzo
Sabahi, Farian
Sabatino, Gian
Matteo
Sartori, Giovanni
Sassatelli, Monica
Sassen, Saskia
Sassen, Saskia
Sassen, Sakia
Scalia, Vincenzo
Scarduelli, Pietro
La fabbrica dell’immateriale : produrre valore con la conoscenza / Enzo
Ruillani. – Roma : carocci, 2004. – 263 p. ; 22 cm.
Islam: l’identità inquieta dell’Europa : viaggio tra i mussulmani
d’Occidente / Farian Sabahi ; prefazione di Ferruccio de Bortoli. –
Milano : Il saggiatore, [2006]. – 326 p. ; 22 cm.
Tutti a scuola : la presenza degli stranieri e il ruolo di inclusione della
scuola italiana / Gian Matteo Sabatino. – Brescia : La scuola, [2008!. –
252 p. : tab. ; 21 cm.
Pluralismo, multiculturalismo e estranei : saggio sulla società
multietnica / Giovanni Sartori. – Milano : Rizzoli, 2000. – 122 p. ; 23 cm.
Identità, cultura, Europa : le città europee della cultura / Monica
Sassatelli. – Milano : Angeli, [2005]. – 218 p. ; 23 cm.
Globalizzati e scontenti / Saskia Sassen. – Milano : Il saggiatore,
[2002!. – 286 p. ; 22 cm. ((In cop.: Il destino delle minoranze nel nuovo
ordine mondiale. – Bibliografia: p. 259-276.
Migranti, coloni, rifugiati : dall’emigrazione di massa alla fortezza
Europa / Saskia Sassen. – Milano : Feltrinelli, 1999. – 196 p. ; 22 cm.
Territorio, autorità, diritti . assemblaggi dal Medioevo all’età globale /
Saskia Sassen. – Milano : B. Mondadori, [20081. – 597 p. ; 21 cm.
Migranti, devianti e cittadini : uno studio sui processi di esclusione /
Vincenzo Scalia ; presentazione di Luigi Manconi. – Milano : F. Angeli,
[2005]. – 159 p. ; 23 cm.
La costruzione dell’etnicità / Pietro Scarduelli. – Torino : L’harmattan
Italia, stampa 2000. – 188 p. ; 22 cm.
Semprini, Andrea
S 001
RULLE
S 305.6
SABASF
S 370.117
SABAGM
S 323.1
SARTG
S 303.48
SASSM
S 303.48
SASSS
S 304.809
SASSS
S 306.2
SASSS
S 361.61
SCALV
S 305.8
SCARP
La società di flusso : senso e identità nelle società contemporanee /
Andrea Semprini. – Milano : F. Angeli, °2003!. – 24 6 p. ; 23 cm.
Sen, Amatya
Identità e violenza / Amartya Sen. 2. ed. – Roma [etc.] : GLF editori
Kumar
Laterza, 2006. – XVII, 219 p. ; 21 cm.
Serino, Carmençita Percorsi del sé : nuovi scenari per la psicologia sociale dell’identità /
Carmençita Serino. – Roma : Carocci, 2001. – 162 p. ; 22 cm.
Sibhatu, Ribka
Il cittadino che non c’è : l’immigrazione nei media italiani / Ribka
Sibhatu. – Roma : Edup, 2004. – 340 p. ; 21 cm.
Sobrero, Alberto M. Antropologia della città / Alberto M. Sobrero. – Roma : NIS, 1992. – 246
p. ; 22 cm.
Soldati, Maria
Quando l’altrove è qui : costruire spazi di mediazione culturale ed
Grazia
etnoclinica / Maria Grazia Soldati, Giuliana Crescini ; prefazione di
Duccio Demetrio. – Milano : F. Angeli, [2006]. – 245 p. ; 23 cm.
Solivetti, Luigi
Immigrazione, integrazione e crimine in Europa / Luigi Maria Solivetti. –
Maria
Bologna : Il mulino, [2004]. – 203 p. ; 22 cm.
S 303.4
SEMPA
S 303.6 SEN
AK
S 155.2
SERIC
S 305.8
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S 306
SOBRAM
S 362.84
SOLDMG
Sossi, Federica
S 304.8
SOSSF
S 302.5
TAGUPA
Taguieff, PierreAndré
Taguieff, PierreAndré
Tapia, Stéphane :
de
Storie migranti : viaggio tra i nuovi confini / Federica Sossi. – Roma :
DeriveApprodi, 2005. – 163 p. : ill. ; 20 cm.
Cosmopolitismo e nuovi razzismi : populismo, identità e
neocomunitarismi / scritti di Pierre-Andre Taguieff…et al.!. – Milano :
Mimesis, c2003. – 208 p. ; 24 cm.((In testa alla cop.:Pierre-Andre
Taguieff.
La forza del pregiudizio : saggio sul razzismo e sull’antirazzismo /
Pierre-André Taguieff. – Bologna : Il mulino, [1994]. – 646 p. ; 22 cm.
Immigrati irregolari : aspetti politici e sociali / Stéphane de Tapia. [Roma! : Sapere 2000, 2005. – 91 p. ; 21 cm.
85
S 304.8
SOLILM
S 305.8
TAGUPA
S 325 TAPIS
Tinagli, Irene
Talento da svendere / Irene Tinagli. – Torino : Einaudi, [2008]. – XXII,
191 p. ; 21 cm.
Todorov, Tzvetan
Noi e gli altri : la riflessione francese sulla diversità umana / Tzvetan
Todorov. – Torino : Einaudi, ©1991. – XVIII, 479 p. ; 21 cm.
Todorov, Tzvetan
La paura dei barbari : oltre lo scontro di civiltà / Tzvetan Todorov. –
Milano : Garzanti, 2009. – 284 p. ; 22 cm.
Todorov, Tzvetan
L’uomo spaesato : i percorsi dell’appartenenza / Tzvetan Torov. –
Roma : Donzelli, [1997]. – VI, 181 p. ; 22 cm.
Tondelli, Jacopo
Sceriffi democratici : la metamorfosi della sinistra / Jacopo Tondelli. –
Venezia : Marsilio, 2009. – 173 p. ; 22 cm.
Tönnies, Ferdinand Comunità e società / Ferdinand Tönnies ; introduzione di Renato
<1855-1936>
Treves. – Milano : Edizioni di Comunità, 1963. – XXXIII, 313 p. ; 25 cm.
Turco, Livia
Il muretto : storie di ordinaria convivenza tra italiani e immigrati / Livia
Turco. – Roma : Donzelli, 2009. – XI, 175 p. ; 16 cm.
Vanolo, Alberto
Geografia economica del sistema mondo : territori e reti nello scenario
globale / Alberto Vanolo. – Nuova ed. – Torino : UTET Università,
©2008. – VII, 213 p. : ill. ; 24 cm.
Vidler, Anthony
Il perturbante dell’architettura : saggi sul disagio nell’età contemporanea
/ Anthony Vidler. – Torino : Einaudi, [2006]. – XIII,255 p. : ill. ; 21 cm.
Virilio, Paul
Città panico : l’altrove comincia qui / Paul Virilio. – Milano : R. Cortina,
2004. – 129 p. ; 20 cm.
Vitale, Annamaria
Sociologia della comunità / Annamaria Vitale. – Roma : Carocci, 2007.
– 96 p. ; 20 cm.
Vitale, Ermanno
Ius migrandi : figure di erranti al di qua della cosmopoli / Ermanno
Vitale. – Torino : Bollati Boringhieri, 2004. – 161 p. ; 20 cm.
Vitale, Sergio
La dimora della lontananza : saggi sull’esperienza nello spazio
intermedio / Sergio Vitale. – Bergamo : Moretti & Vitali, [2005]. – 266 p.
: ill. ; 21 cm.
Wallerstein,
La retorica del potere : critica dell’universalismo europeo / Immanuel
Immanuel Maurice Wallerstein. – Roma : Fazi, ©2007. – X, 125 p. ; 20 cm.
Wallerstein,
Utopistica : le scelte storiche del 21. secolo / Immanuel Wallersteim. –
Immanuel Maurice Trieste : Asterios, 2003. – 108 p. ; 20 cm.
Wieviorka, Michel
La differenza culturale : una prospettiva sociologica / Michel Wieviorka.
– Roma ; Bari : GLF editori Laterza, 2002. – XIII, 216 p. ; 21 cm.
Wieviorka, Michel
L’inquietudine delle differenze / Michel Wieviorka. – Milano : Bruno
Mondadori, [2008]. – IX, 83 p. ; 17 cm.
Yaghamaian,
Abbracciando l’infedele : storie di mussulmani migranti verso Occidente
Behzad
/ Behzad Yaghamaian. – Torino : Einaudi, [2007!. – 370 p.,[8! c. di tav. :
ill. ; 21 cm.
Zanfrini, Laura
Cittadinanze : appartenenza e diritti nella società dell’immigrazione /
Laura Zanfrini. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 2007. – XXIV, 11 p. ;
21 cm.
Zanfrini, Laura
Sociologia della convivenza interetnica / Laura Zanfrini. – Roma ; Bari :
GLF Laterza. 2004. – VI, 185 p. ; 21 cm.
Le adolescenze : criticità, conflitti e mutamenti urbani / a cura di Giovanni Amodio. –
Santarcangelo di Romagna : Maggioli, 2008. – 194 p. ; 24 cm.
Album italiano : vivere insieme : verso una società multietnica / a cura di Valerio
Castronovo ; con un saggio di Corrado Giustiniani : iconografia di Manuela Fugenzi e
Pepa Sparti. – Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 2007. – 271 p. : ill. ; 28 cm.
86
S 658.3
TINAI
S 320.5
TODOT
S327.101
TODOT
S 320.5
TODOT
S 364 .1
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S 301
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S 305.8
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S 330.9
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S 720 VIDLA
S 307.76
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S 307 VITAA
S 304.8
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S 128 VITAS
S 303.48
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S 321
WALLIM
S 305.8
WIEVM
S 305.8
WIEVM
S 325
YAGHB
S 323.6
ZANFL
SS 302
ZANFL
S 305.235
ADOLE
S 779
ALBUM
Allattati dalla lupa : scritture migranti / a cura di Armando Gnisci ; postfazione di
Alessandro Portelli. – Roma : Sinnos, [2005]. – 103 p. ; 21 cm.
Un’ altra educazione è possibile : Forum mondiale dell’educazione di Porto Alegre / a
cura di Alessio Surian. – Roma : Editori riuniti, 2002. – 294 p. ; 22 cm.
Altri codici: aree di movimento nella metropoli / a cura di Alberto Melucci. – Bologna : Il
mulino, [1984]. – 527 p. ; 22 cm.
L’amministrazione locale della paura : ricerche tematiche sulle politiche di sicurezza
urbana in Italia / a cura di Massimo Pavarini. – Roma : Carocci, 2006. – 349 p. ; 22 cm.
S 809 ALLAT
Antropologia dei flussi globali : strategie dei mondi minimi e locali / a cura di Adriana
Destro. – Roma : Carocci, 2006. – 159 p. ; 22 cm.
Appartenenze multiple : l’esperienza dell’immigrazione nelle nuove generazioni / a cura di
Giovanni G. Valtolina e Antonio Marazzi. – Milano : F. Angeli, [2006]. – 226 p. ; 23 cm.
L’arte pubblica nello spazio urbano : committenti, artisti, fruitori / a cura di Carlo Birrozzi e
Marina Pugliese. – Milano : B. Mondadori, [2007!. – IX, 181 p. : ill. ; 22 cm.
Assimilati ed esclusi / a cura di Asher Colombo, Giuseppe Sciortino. – Bologna : Il mulino,
[2002]. – 347 p. ; 22 cm.
Biopolitica e territorio : i rapporti di potere passano attraverso i corpi. – Milano : Mimesis,
1996!. – 140 p. : ill. ; 24 cm. ((In cop: presentato come autore principale: Michel Foucault.
– Scritti vari.
Centri di permanenza temporanea e assistenza : anatomia di un fallimento : rapporto / di
Medici senza frontiere ; a cura di Luca Leone. – Roma : Sinnos, [2005]. – 271 p. : ill. ; 21
cm.
I centri interculturali in Emilia-Romagna: un progetto di ricerca-azione per una territorialità
attiva : rapporto finale della ricerca: spazi dell’appartenenza, segni dell’identità,
riterritorializzazione multietnica del territorio / di Paola Bonora e Angela Giardini. - [S.l. :
s.n.], stampa 2004 (Bologna : Industrie grafiche Nanni e Labanti). – 192 p. ; 21 cm. ((In
cop.: Regione Emilia-Romagna, Assessorato politiche sociali, immigrazione, progetto
giovani, cooperazione interculturale; E-miliaromagna innovazione culturale.
Change : il paese, l’impresa, le persone / a cura di Giorgio Brunetti, Enzo Rullani. –
Milano : EGEA, 2006. – VIII, 211 p. ; 23 cm.
La Cina che arriva : il sistema del dragone / a cura di Giorgio Treentin. – Roma :
Avagliano, [2005]. – 257 p. ; 20 cm.
La Cina sotto casa : convivenza e conflitti tra cinesi e italiani in due quartieri di Milano /
Comune di Milano ; a cura di Daniele Cologna. – Milano : F. Angeli, 2002. – 92 p. ; 23
cm.
Città nude : iconografia dei campi profughi / a cura di Camillo Boano e Fabrizio Floris. –
Milano : F. Angeli, [2005]. – 115 p. ; 23 cm.
La cittadinanza : appartenenza, identità, diritti / Luca Baccelli…[et al.] ; a cura di Danilo
Zolo ; postfazione di Stefano Rodotà. – Roma [etc.] : Laterza, 1994. – XIX, 347 p. ; 21
cm.
Cittadinanza attiva : il coinvolgimento degli abitanti nella costruzione della città / a cura di
Giancarlo Paba e Camilla Perrone. – Firenze : Alinea, ©2002 (stampa 2004). – 313 p. ;
24 cm.
Cittadini invisibili : rapporto 2002 su esclusione sociale e diritti di cittadinanza / Caritas
italiana e Fondazione E. Zancan ; a cura di Walter Nanni e Tiziano Vecchiato. – Milano :
Feltrinelli, 2002. – 350 p. ; 22 cm.
Cittadini stranieri a Bologna : schede tematiche sulle quindici nazionalità più diffuse /
Comune di Bologna, Settore programmazione, controlli e statistica, Ufficio di statistica. –
Bologna : Comune di Bologna, 2006 . – 131 p. ; 30 cm.
S 306
ANTRO
S 304.8
APPAR
A 717
ARTEP
In corso di
trattamento
S 305.8
BIOPO
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CENTR
C 370.11
BONOP
S 658.4
CHANG
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CINAC
S 305.895
CINAS
S 325 CITTA
S 322.6
CITTA
S 323.6
CITTA
S 361.6
CITTA
CL 305.8009
CITTA
Classi meticce : giovani, studenti, insegnanti nelle scuole delle migrazioni / a cura di
Enrico Fravega e Luca Queirolo Palmas. – Roma : Carocci, 2003. – 119 p. ; 22 cm.
Come cambia Bologna : le principali trasformazioni della città nella seconda metà del 20.
Secolo analizzate attraverso i dati dei censimenti dal 1951 al 2001 / a cura del Settore
Programmazione, Controlli e Statistica del Comune di Bologna. – [S. l., s. n.], 2007
(Bologna : Clivis). 1 CD-ROM ; 12 cm. ((Requisiti del sistema: Cd-rom utilizzabile tramite
browser Html. – Tit. dell’etichetta.
Comunicare le identità : percorsi della soggettività nell’età contemporanea / a cura di
Laura Bovone e Paolo Volonté. – Milano : F. Angeli, [2006]. – 285 p. ; 23 cm.
Comunità, rete, arcipelago : metafore del vivere sociale / a cura di Bianca R. Gelli. –
Roma : Carocci, 2002. – 159 p. ; 22 cm.
Diaspore europee e lettere migranti : primo festival europeo degli scrittori migranti :
Roma, giugno 2002 / [a cura di] Armando Gnisci, Nora Moll. – Roma : Edizioni
interculturali, [2002]. – 219 p. ; 21 cm.
I dilemmi dell’integrazione : il futuro del modello sociale europeo : rapporto 2006
sull’integrazione europea / a cura di Giuseppe Vacca e José Luis Rhi-Sausi. – Bologna :
Il mulino, c2006. – 294 p. ; 22 cm. ((In testa al front.: Fondazione Istituto Gramsci, Centro
studi di politica internazionale Cespi.
Dizionario delle diversità : parole e concetti per capire l’immigrazione / Guido Bolaffi…[et
al.] (a cura di). – Roma : EDUP, 2004. – 347 p ; 24 cm.
Donne dell’altro mondo : donne migranti a Casalecchio di Reno / [a cura di] Lucia Berardi
e Catulla Catia. – Grafiche MM : Casalecchio di Reno, stampa 2005. – 223 p. : ill. ; 21
cm.
Donne e uomini migranti : storie e geografie tra breve e lunga distanza / a cura di
Angiolina Arru, Daniela Luigia Caglioti, Franco Ramella. – Roma : Donzelli, 2008. – XXXI,
380 p. ; 22 cm.
Donne migranti dall’accoglienza alla formazione : un’analisi culturale dentro e fuori i
servizi / a cura di Aldina Sgrignuoli. – Milano : F. Angeli, 2002. – 136 p. ; 23 cm.
Dopo la democrazia? : il potere e la sfera pubblica nell’epoca delle reti / a cura di Derrick
de Kerckhove e Antonio Tursi. – Milano : Apogeo, [2006]. – XI, 200 p. ; 21 cm.
Economia senza cittadini? : settimo rapporto sull’economia globale e l’Italia! / Mario
Deaglio…et al. !. – Milano : Guerini, 2002. – XII, 184 p. ; 23 cm.((Nell’occhietto: Centro di
ricerca e documentazione Luigi Einaudi; Lazard.
Egregio signor sindaco : lettere dei cittadini e risposta dell’istituzione sui problemi della
sicurezza / a cura di marzio Barbagli. – Bologna : Il mulino, 1999!. – 235 p. ; 22 cm.
L’era della transizione : le traiettorie del sistema-mondo 1945-2025 / coordinato da
Terence K. Hopkins e Immanuel Wallerstein ; con John Casparis…[et al.]. – Trieste :
Asterios, 1997. – 330 p. ; 22 cm.
Famiglie migranti : primo rapporto nazionale sui processi d’integrazione sociale delle
famiglie immigrate in Italia / a cura di Marta Simoni e Gianfranco Zucca ; indagine
promossa dal patronato Acli nazionale. – Milano : F. Angeli, 2007. – 267 p. ; 23 cm.
Famiglie migranti e stili genitoriali : i servizi e la scuola in prospettiva interculturale /
[contributi di Maurizio Ambrosini…et al.]. - [Bologna : Provincia,2007]. – 194 p. ; 30 cm.
((Titolo dalla cop. – In testa alla cop.: Provincia di Bologna, Assessorato Sanità e Servizi
Sociali : Istituzione Gian Franco Minguzzi. – Contributi vari delle cinque giornate di studio
e dei quattro seminari di approfondimento organizzati nel 2006.
88
S 371.8
CLAM
CL 945.411
COMEC
S 303.48
COMUN
S 307
COMUN
S 809 DIASP
CDEP
341.242
DILEM
S 325 DIZIO
SL 305.4
DONNE
S 325
DONNE
S 331.4
DONNE
S 321.8
DOPOL
S 306.3
ECONO
SL 364.94
EGREG
S 330.9
ERADE
C305.9
FAMIG
S 362.84
FAMIG
Fuori luogo : l’immigrazione e i media italiani : rapporto di ricerca dell’Osservatorio
Terza.com su informazione, pratiche giornalistiche e opinione pubblica / a cura di Marco
Binotto e Valentina Martino, direz. del progetto e pref. di Mario Morcellini, saggi di M.
Binotto…et al. – Roma : Luigi Pellegrini ed. ; Rai Eri, 2004. – 366 p. ; 24 cm.
Il futuro del lavoro : trasformazioni dell’occupazione e prospettive della regolazione del
lavoro in Europa : rapporto redatto per la Commissione europea in collaborazione con
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cura di Egeria Di Nallo, Paolo Guidicini e Michele La Rosa ; scritti di M. Castrignano…°et
al.!. – Milano : F. Angeli, °2004!. – 160 p. ; 23 c m.
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cura di Luisa Leonini. – Milano : Guerini studio, 2003. – 382 p. ; 23 cm.((Relazioni
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Immagini migranti : forme intermediali del cinema nell’era digitale / a cura di Luciano De
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L’immigrazione che nessuno racconta : l’esperienza di Ghanacoop e l’immigrazione che
crea sviluppo / Enrico Bellavia…[et al.! ; prefazione di Jean.Leonard Touadi ; postfazione
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Immigrazione e metropoli : un confronto europeo / a cura di Maurizio Ambrosini,
Emanuela Abbatecola. – Milano : F. Angeli, [2004]. – 395 p. ; 23 cm.
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L’immigrazione straniera : indicatori e misure di integrazione / a cura di Antonio Golini. –
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L’immigrazione straniera in Emilia Romagna : dati al 2005 / a cura dell’Osservatorio
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Il lavoro servile e le nuove schiavitù / a cura di Francesco Carchedi, Giovanni Mottura,
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Letterature migranti e identità urbane : i centri interculturali e la promozione di spazi
pubblici di espressione, narrazione e ricomposizione identitaria / a cura di Miriam
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La lingua strappata : testimonianze e letteratura migranti / Kossi Komla-Ebri…[et al.! ; a
cura di Alberto Ibba, Raffaele Taddeo. – Milano : Leoncavallo libri, 1999. – 207 p. ; 19
cm.
89
S 325.45
FUORI
S 306.3
FUTUR
S 303.4
GLOBA
S 303.48
GLOCA
CDEP 338.
945 GOVER
S 302.5
IDEN
S 305.42
IDENT
S 791.43
IMMAG
S 331.6
IMMIG
S 304.8
IMMIG
S 325 IMMIG
S 304.8
IMMIG
S 305.9
IMMIG
CDEP 305.9
IMMIG
S 305.896
INVEN
S 362.7
INVIS
S 325.45
LAVOR
S 305.8
LETTE
SN LINGU
LIN
Luoghi, culture e globalizzazione / a cura di Doreen Massey e Pat Jess ; edizione italiana
a cura di Elena Dell’Agnese. – Torino : UTET libreria, 2001. – XX, 230 p. : ill. ; 24 cm.
La migrazione come evento familiare / a cura di Eugenia Scabini e Giovanna Rossi. –
Milano : BV&P, 2008. – 325 p. ; 22 cm.
Migrazioni globali, integrazioni locali / a cura di Tiziana Caponio, Asher Colombo. –
Bologna : Il mulino, [2005]. – 329 p. ; 22 cm.
Minori in città : diritti e servizi nel nuovo welfare locale / a cura di Carla Landuzzi e
Manuela Corazza. – Milano : F. Angeli, [2005]. – 228 p. ; 23 cm.
Minori migranti : diritti e devianza : ricerche socio-giuridiche sui minori non accompagnati
/ Alvise Sbraccia e Chiara Scivoletto (a cura di) ; prefazione di Giuseppe Mosconi. –
Torino : L’harmattan Italia, ©2004. – 270 p. ; 21 cm.
Nel nome della razza: il razzismo nella storia d’Italia 1870-1945 / a cura di Alberto Burgio.
– 2. ed. – Bologna : Il mulino, 2000. – 565 p. ; 22 cm. ((Atti del Convegno tenuto a
Bologna nel 1997.
Non solo nero : immigrazione straniera e trasformazioni dell’economia italiana. – Roma :
Agra, 2008. – 125 p. ; 19 cm.
Nomadismi contemporanei : rapporti tra comunità locali, stati-nazione e flussi culturali
globali / Matilde Callari Galli (a cura di) : con contributi di M. Callari Galli…[et al.]. – 2. ed.
– Rimini : Guaraldi, 2004. – 171 p. ; 21 cm.
Patrie elettive : i segni dell’appartenenza / a cura di Clara Gallini. – Torino : Bollati
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Paure in città : strategie ed illusioni delle politiche per la sicurezza urbana / a cura di
Giandomenico Amendola. – Napoli : Liguori, 2003. – 193 p. ; 21 cm.
Periferie dell’impero : poteri globali e controllo sociale / a cura di Silvio Ciappi ; interventi
di Gregg Barak…[et al. ! – Roma : DeriveApprodi, 2003. – 217 p. ; 23 cm.
Povertà e politiche sociali in Emilia-Romagna : primo dossier regionale sulla povertà : i
dati dei Centri d’ascolto delle Caritas diocesane / a cura della Delegazione regionale
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1. Primo rapporto: e-governement e infrastruttura a banda larga in Regione EmiliaRomagna. – Bologna : Regione Emilia-Romagna, [2003?]. – 196 p. ; 21 cm.(( Fa parte di
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La protezione negata : primo rapporto sul diritto di asilo in Italia / ICS, Consorzio italiano
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Ragazze e ragazzi nella migrazione : adolescenti stranieri: identità, racconti, progetti / a
cura di Graziella Favaro, Monica Napoli. – Milano : Guerini studio, 2004. – 250 p. : ill. ; 24
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Reti migranti / a cura di Francesca Decimo, Giuseppe Sciortino. – Bologna : Il mulino,
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Le reti per lo sviluppo, lo sviluppo delle reti : rapporto Nomisma sulla politica industriale /
a cura di Nomisma. – Roma : Carocci, 2003. – 204 p. ; 22 cm.
Ripartire dai poveri : rapporto 2008 su povertà ed esclusione sociale in Italia / Caritas
Italiana, Fondazione E. Zancan. – Bologna : Il mulino, 2008. – 256 p. : ill. ; 21 cm.
Il ritorno dell’etnocentrismo : purificazione etnica versus universalismo cannibale / a cura
di Serge Latousche. – Torino : Bollati Boringhieri, 2003. – X,. 217 p. ; 22 cm.
Scenari demografici nell’area bolognese 2003-2018 / Comune di Bologna, Settore
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La scuola dell’accoglienza : gli alunni stranieri e il successo scolastico / a cura di Otto
Filtzinger e Miriam Traversi. – Roma : Carocci Faber, 2006. – 158 p. : ill. ; 25 cm.
90
S 304.2
LUOGH
S 304.8
MIGRA
S 325.45
MIGRA
S 362.7
MINOR
S 362.7
MINOR
SDEP 305.8
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S 325.45
NONSO
S 305. 8
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S 306 PATRI
S 307.76
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S 303.3
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C 361. 6
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S 323.6
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S 362.7
RAGAZ
S 304.8
CDEP 384.3
RETIP
C 361.9
RIPAR
S 305.8
RITOR
SL 304.6
S 370.117
SCUOL
Sentirsi in/sicuri in città / a cura di Bruna Zani. – Bologna : Il mulino, [2003]. – 269 p. ; 21
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Silenziose storie : percorsi con i richiedenti asilo e vittime di tortura / Franca Moiraghi (a
cura). – Torino : L’harmattan Italia, [2004]. – 192 p. ; 21 cm.
Sogni e conflitti : mediazione sociale e sicurezza urbana partecipata per una città (che)
si-cura / a cura di Leonardo Carocci, Antonio Antolini ; prefazione di Walter Veltroni. –
Torino : EGA, 2007. – 188 p. ; 21 cm.
I sommersi e i sanati : le regolarizzazioni degli immigrati in Italia / a cura di Marzio
Barbagli, Asher Colombo e Giuseppe Sciortino. – Bologna : Il mulino, [2004]. – 276 p. ;
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Spazi comuni : reinventare la città / a cura di Pino Brugellis, Francesco Pezzulli. – Milano
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Trent’anni dopo / a cura di Asher Colombo, Giuseppe Sciortino. – Bologna : Il mulino,
[2008]. – 300 p. ; 22 cm.
La tua libertà : libro bianco sulla convivenza metropolitana / a cura di Gian Luigi Falabrino
e Maria Grazia Mazzocchi ; fotografie: Roby Bettolini…et al.! ; impaginazione grafica:
Marta Giussani, Mario Trimarchi ; segretaria di redazione: Veronica Carminati. – Genova
: Marietti, 2000. – XI, 333 p. : ill. ; 24 cm.
Uscendo dall’ombra : il processo di regolarizzazione degli immigrati e i suoi limiti / a cura
di Maurizio Ambrosini e Meri Salati. – Milano : F. Angeli, [2004]. – 142 p. ; 23 cm.((In
testa al front.: Caritas ambrosiana.
Verso quale casa : storie di ragazze migranti / a cura di Maria Chiara Patuelli. – Bologna :
Giraldi, [2005]. – 187 p. ; 21 cm.
S 307.7609
S 362.87
SILEN
S 361
SOGNI
S 342.45
S 307.76
SPA
S 304.8
TRENT
S 307.76
TUALI
S 342.45
USCEN
S 304. 8
VERSO
2
La città delle donne/ Violenza dal catalogo della Biblioteca Nazionale delle Donne
Boggio, Maricla
Ragazza madre : storie di donne e dei loro bambini / Maricla Boggio. BIBLIO 853 BOG
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Ginocidio : la violenza contro le donne nell’era globale / Daniela
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DAN
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BIBLIO
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Pitch, Tamara
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Un silenzio assordante : la violenza occulta su donne e minori /
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Patrizia Romito. – Milano : F. Angeli, [2005]. – 207 p. ; 23 cm.
ROM
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internazionale / Barbara Spinelli. – Milano : Franco Angeli, [2008]. – 362.88082 SPI
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Deve essere stata colpa mia : normalità della violenza all’infanzia nella famiglia / a
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cura del Gruppo sulla violenza ai minori. – Bologna : Casa delle donne per non subire 364.15554 DEV
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Diritto e rovescio : studi sulle donne e il controllo sociale / a cura di Tamara Pitch. –
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I colori della notte : migrazioni, sfruttamento sessuale, esperienze di intervento sociale
/ a cura di Francesco Carchedi…[et al.]. – Milano : Franco Angeli, [2000]. – 409 p. ; 23
cm.
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Discriminazione e violenza contro le donne : conoscenza e prevenzione / a cura di
Fiorenza Deriu e Giovanni B. Sgritta ; presentazione di Maria Grazia Passuello. –
Milano : F. Angeli ; Roma : Solidea, istituzione di genere femminile e solidarietà,
Provincia, [2007]. – 151 p. ; 23 cm. ((In testa al front.: Osservatorio sulle donne in
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Gener-ando la violenza : forme locali di rappresentazione del fenomeno / Progetto
Urban Rete Antiviolenza. - [Catania] : Arti grafiche Le Ciminiere, stampa 2004. – IV,
201 p. ; 24 cm.
Libertà femminile e violenza sulle donne : strumenti per interventi con orientamenti di
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le bambine: fino a quando? : piano d’azione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
(L.285/97)” Vol. 2
Scegliere la libertà: affrontare la violenza : indagini ed esperienze dei Centri
antiviolenza in Emilia-Romagna / a cura di Giuditta Creazzo. – Milano : Franco Angeli,
[2008]. – 265 p. ; 22 cm.
S.O.S violenza : punto di ascolto per donne e minori negli ospedali della città. –
Venezia : \Comune!, 2002. – 112 p. ; 21 cm. ((Fa parte di “ Violenza contro le donne, i
bambini e le bambine: fino a quando? : piano d’azione per i diritti dell’infanzia e
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Violenza sulle donne : parliamo di femminicidio : spunti di riflessione per affrontare a
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democratici.
BIBLIO 341.5 DIR
BIBLIO
303.33082 DIR
BIBLIO
362.8309454
CEN
BIBLIO 363.44
COL
BIBLIO 362.76
COM
BIBLIO
362.83094563
DIS
BIBLIO 362.8292
GEN
BIBLIO
362.830945 LIB
BIBLIO 362.8292
VIO 2/
BIBLIO
362.8309454
SCE
BIBLIO 362.8292
VIO 1/
BIBLIO
362.88082 VIO
2
La città delle donne/Donne migranti dal catalogo della Biblioteca nazionale delle Donne
Balbo, Laura
I razzismi reali / laura Balbo, Luigi Manconi. – Milano : Feltrinelli,
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BAL
Cambi, Franco
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DON
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92
Decimo,
Francesca
Quando emigrano le donne : percorsi e reti femminili della mobilità
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Centro Donna
Donne con la valigia : percorsi d’immigrazione : il progetto
<Forlì>
Immigrated women health acces [!]: risultati e sviluppi futuri / Centro
Donna. - [S.l. : s. n., 2003?]. – 121, 109 p. ; 24 cm. ((Pubbl. bifronte.
Crisantino, Amelia Ho trovato l’Occidente : storie di donne immigrate a Palermo /
Amelia Crisantino. – Palermo : La luna, 1992!. – 189 p. ; 16x16 cm.
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DEC
BIBLIO 325.1
DON
BIBLIO
304.845823082
CRI
De Bernart,
Migrazioni femminili, famiglia e reti sociali tra il Marocco e l’Italia : il
BIBLIO
Maura
caso di Bologna / Maura De Bernart, Lucia di Pietrogiacomo, Loretta 304.845064 DEB
Michelini. – Torino : L’harmattan Italia, ©1995. – 240 p. ; 21 cm.
Lombardi, Lia
Società, culture e differenze di genere : percorsi migratori e stati di
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LOM
Sanicola, Lia
La dimora ritrovata : un’esperienza d’accoglienza della donna
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immigrata / Lia Sanicola, Paola Cigarini. – Napoli : Liguori, 2003. –
304.845082 SAN
X, 317 p. ; 21 cm.
Turco, Livia
I nuovi italiani : L’immigrazione, i pregiudizi, la convivenza / Livia
BIBLIO 325.45
Turco ; con Paola Tavella. – Milano : Mondadori, 2005. – 286 p. ; 23 TUR
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Donne arabe in Italia : una storia per immagini e parole / ricerca e testi di Graziella
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Favaro ; fotografie di Cristina Omenetto ; contributi di Costanza Bargellini e Samia
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Kouider ; progetto e cura di Lucia Lanzanova. – Milano : ICEI : Guerini, 1993. – 94 p. : FAV
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Donne migranti dall’accoglienza alla formazione : un’analisi culturale dentro e fuori i
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362.8309454
DON
Donne migranti : Eritree a Milano : una storia per immagini e parole / fotografie di
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Cristina Omenetto ; ricerca e testi di Graziella Favaro ; progetto a cura di Lucia
304.84521063
Lanzanova. – Milano : Mazzotta, c1986. – 82 p. : in gran parte ill. ; 20x21 cm.
DON
((Catalogo della Mostra tenuta a Milano, ICEI, 30 orttobre-14 novembre 1986.
Lontano da dove : la nuova immigrazione e le sue culture / a cura di Duccio
BIBLIO 304.845
Demetrio…[et al.]. – Milano : F. Angeli, ©1990. – 273 p. ; 22 cm.
LON
Le mille e una donna : donne migranti : incontri di culture : atti del convegno promosso BIBLIO
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Tre paesi, un progetto : percorsi formativi con donne migranti / a cura di Donatella
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Schmidt e Antonio Marazzi. – Padova : Unipress, ©2004. – III, 172 p. ; 21 cm.
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Verso quale casa : storie di ragazze migranti / a cura di Maria Chiara Patuelli. –
BIBLIO 304.8082
Bologna : Giraldi, [2005]. – 187 p. ; 21 cm.
PAT
2
La città delle donne/ Lavoro dal catalogo della Biblioteca Nazionale delle Donne
Casale, Ornella
Lavorare con piacere : equilibrio tra vita e azienda / di Ornella
BIBLIO
Casale e Paola Piva ; prefazione di Sonia Masini. – Roma : Ediesse, 346.450134 LAV
[2005]. – 130 p. ; 18 cm. ((In testa la front.: Strumenti per il welfare
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93
Coriglian Emma
Dovigo, Fabio
Tra donne : vecchi legami e nuovi spazi : pratiche tradizionali e
transnazionali nel lavoro delle immigrate / Emma Corigliano, Lidia
Greco. – Milano : F. Angeli, [2005]. – 128 p. ; 23 cm.
Strategie di sopravvivenza : donne tra famiglia e cura di sé / Fabio
Dovigo. - [Milano] : B. Mondadori, [2007]. – IX, 165 p. ; 21 cm.
Dateci credito : donne e microfinanza nel Nord e nel Sud del mondo
/ Irene Gatti. – Bologna : EMI, [2004]. – 237 p. ; 21 cm.
BIBLIO
304.8450083 TRA
BIBLIO 331.25
DOV
Gatti, Irene
BIBLIO
305.42091724
GAT
Care carissime donne : racconti di vita e di lavoro / a cura di Barbara Mapelli ;
BIBLIO 305.4092
prefazione di Anna Del Bo Boffino. – Roma : Ediesse, 1995!. – 207 p. ; 18 cm.
CAR
Disparità salariale : l’esperienza di benchmarking promossa dalla Provincia di Bologna BIBLIO 658.401
/ a cura di Luca Carlo Maria Santagostino. - [Santarcangelo di Romagna] : Maggioli,
SAN
stampa 2008. – 257 p. ; 24 cm.
Donne globali : tate, colf e badanti / a cura di Barbara Ehrenreich e Arlie Russell
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Hochschild. – Milano : Feltrinelli, 2004. – 308 p. ; 22 cm.
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DON
Geografie e storie di donne : spazi della cultura e del lavoro / a cura di Maria Luisa
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Il lavoro cambia, cambia l’organizzazione : mille donne a Bologna. – Roma : EL,
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2001!. – 94 p. ; 21 cm. ((In testa al front.: Coordinamento nazionale donne Cisl.
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Il lavoro mal diviso : ricerca sulla distribuzione dei carichi di lavoro nelle famiglie / a
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cura di Chiara Saraceno. – Bari : De Donato, c1980. – 277 p. ; 18 cm.
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LAV
Le mani invisibili : la vita e il lavoro delle donne immigrate / a cura di Giovanna
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Vicarelli. – Roma : Ediesse, 1994!. – 248 p. ; 19 cm.
331.62045 MAN
La serva serve : le nuove forzate del lavoro domestico / Cristina Morini ; introduzione
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Salvatore Palidda. – Roma : DeriveApprodi, 2001. – 164 p. ; 21 cm.
4208693 MOR
2
La città delle donne/Servizi dal catalogo della Biblioteca Nazionale delle Donne
Desiderare un figlio, adottare un bambino : l’integrazione come risorsa BIBLIO 362.734
metodologica / Simonetta Cavalli, Maria Cristina Aglietti ; prefazione di DES
Marisa Pittaluga. – Roma : Armando, °2004!. – 159 p . : ill. ; 22 cm.
Istituto regionale Famiglia e servizi per l’infanzia / IreR ; ricerca condotta da Adina Ciorli BIBLIO 362.7 CIO
di ricerca della
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Lombardia
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Donadi, Paola
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La città delle donne/ Famiglia,Matrimonio,Infanzia dal catalogo della Biblioteca Nazionale delle Donne
Boggio, Maricla Ragazza madre : Storie di donne e dei loro bambini / Maricla Boggio. BIBLIO 853 BOG
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Donne migranti : le difficili scelte di maternità : ricerca sull’interruzione BIBLIO
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La giornata del mio bambino : madri, lavoro e cura dei più piccoli nella BIBLIO 362.82
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La casa e la struttura urbana per la liberazione della donna /
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Spazio e immaginario : maschile e femminile in architettura / Paola
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Pignatelli, Paola
Coppola Pignatelli. – Roma : Officina, 1982. – 231 p. : ill. ; 24 cm.
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Guidicini, Paolo
Migrantes : ovvero: la città che ci dobbiamo aspettare / Paolo
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Guidicini. – Milano : F. Angeli, [2008]. – 172 p. ; 23 cm.
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Isnenghi, Marta
Donne di fiori : paesaggi al femminile / Marta Isnenghi, Flaminia
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Palminteri, Ines Romitti ; prefazione di Dacia Maraini. – Milano :
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La politica delle città / Chiara Sebastiani. – Bologna : Il mulino,
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Buongoverno della città : strategie di genere / a cura di Associazione orlando. –
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La città delle donne : un approccio di genere alla geografia urbana / a cura di Gisella BIBLIO 307.76
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L’oro delle vicine di casa : una pratica che rende umana la città. – Milano : Libreria
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Periferie : viaggio ai margini delle città / Silvio Bernelli…[et al.] ; a cura di Stefania
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Balbo, Marcello
Povera grande città : l’urbanizzazione nel Terzo mondo /
Marcello Balbo. – Milano : F. Angeli, ©1992. – 215 p. ; 22 cm.
Floris, Fabrizio
Eccessi di città : baraccopoli, campi profughi e periferie
psichedeliche / Fabrizio Floris ; prefazione di Marco Aime ;
introduzione di Enzo Nucci. – Milano : Paoline, 2007. – 180 p. ;
20 cm.
Petti, Alessandro
Arcipelaghi e enclave : architettura dell’ordinamento spaziale
contemporaneo / Alessandro Petti ; a cura di Maria Nadotti ;
prefazione di Bernardo Sacchi. – Milano : B. Mondadori, [2007. –
XIII, 190 p. : [8] c. di tav. : ill. ; 19 cm.
Tiepolo, Maurizio
Mercato e politiche dei suoli nelle città del Terzo mondo /
Maurizio Tiepolo. – Torino : L’harmattan Italia, ©1997. – 160 p. ;
22 cm.
Managing urban futures : sustainability and urban growth in developing countries /
edited by Marco keiner, Martina Koll-Schretzenmayr, Willy A. Schmid. – London :
Ashgate, 2005. – XV, 277 p. : ill. ; 25 cm.
Senso e metropoli : per una semiotica posturbana / a cura di Gianfranco Marrone e
Isabella Pezzini. – Roma : Meltemi, [2006]. – XV, 277 p. ; 22 cm.
Le metropoli marginali: città e mondo urbano del sottosviluppo alla ricerca di un
possibile futuro / scritti di G. P. Catelli…et al.! ; a cura di P. Guidicini e G. Scidà. –
Milano : F. Angeli, ©1986. – 347 p. ; 22 cm.
World cities beyond the West : globalization, development, and inequality / edited by
Josef Gugier. – Cambridge : Cambridge University Press, 2004. – XV, 396 p. : ill. ; 23
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II F.a BAIR
II.I h. BALB
III.37 F. FLOR
II. I. h.PETT
II. F. d. TIEP
II. F. MANA
II. F. SENS
II. F. a. METR
II. F. d. WORL
2
Aree urbane in Africa dal catalogo della Biblioteca Centro ”A. Cabral”
Abitare in Africa : architetture, villaggi e città nell’Africa
subsahariana dal passato al presente / Alberto Arecchi. – Milano
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Coquery-Vidrovith,
Histoire des villes d’Afrique noire : des origines à la colonisation /
Catherine
Catherine Coquery-Vidrovitch. – Paris : A. Michel, 1993. – 412 p.
: ill. ; 23 cm.
Davidson, Basil
The lost cities of Africa / Basil Davidson. – Rev. ed. – Boston :
James Currey, c1996. – XXIII, 216 p. : ill. ; 22 cm.
Denison, Edward
Asmara : Africa’s secret modernist city / Edward Denison, Guang
Yu Ren, Naigzy Gebremedhin. – London [etc.] : Merrell, 2003. –
240 p. : ill. ; 29 cm.
Floris, Fabrizio
Baracche e burattini? : la città-slum di Krogocho in Kenya /
Fabrizio Floris ; presebntazione di Alex Zanotelli!. – Torino :
L’harmattan Italia, ©- 169 p. ; 21 cm.
Freund, Bill
The African city : a history / Bill Freund. – Cambridge :
Cam,bridge University Press, 2007. – X, 213 p. : ill. ; 23 cm.
Arecchi, Alberto
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III. I. h. AREC
III. N. COQU
III. N. DAVI
III.59 I. h. DENI
III. 37 F.a. FLOR
III. O.c. MARC
Marchi, Marzia
Moschetti, Daniele
Piermay, Jean-Luc
Simone, Abou Maliq
Yoka, Lye M.
Indagini geo-storiche sulla città in Africa occidentale / Marzia
Marchi. – Bologna : CLUEB, [2005]. – 240 p. : ill. ; 24 cm.
Città o baraccopoli? : gli insediamenti informali in Africa : il caso
di Nairobi (Kenya) / Daniele Moschetti…et al.!. – Torino :
L’harmattan Italia, 1998. – 110 p. ; 22 cm.
Cittadini e suoli urbani in Africa centrale / Jean-Luc Piermay. –
Torino : L’harmattan Italia
For the city yet to come : changing African life in four cities /
AbdouMaliq Simone. - Durham ; London : Duke University Press,
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Kinshasa, signes de vie / Lye M. Yoka. - Paris : L'Harmattan,
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III. 37 F. a. CITT
III O. c PIER
III.F. SIMO
African urban economies : viability, vitality, or vitiation? / edited by Deborah Fahy
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Briceson and Deborah Potts. - New York : Palgrave Macmillan, 2006. - 352 p. : ill. ; 23
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Bissau, Louga, Niamey, Praia : gestione urbana a rischio in Africa saheliana / Maurizio
Tiepolo (a cura di). - Torino : L'harmattan Italia, 2005. - 192 p. ; 21 cm.
Islam e città nell'Africa a Sud del Sahara : tra sufismo e fondamentalismo / a cura di
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Adriana Piga. - Napoli : Liguori, 2001. - IX, 329 p. ; 24 cm.
Nairobi contemporain : les paradoxes d'une ville fragmentee / sous la direction de
Helene Charton-Bigot et Deyssi Rodriguez-Torres. - Paris : Khartala ; Nairobi : IFRA,
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Urban Africa : changing contours of survival in the city / Abdoumaliq Simone &
Abdelghani Abouhani, editors. - Dakar : Codesria in association with Zed books,
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Castro. - Parma : Guanda, [2007. - 213 p. : ill. ; 21 cm.
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L'Avana / Claudia Lightfoot; prefazione di Danilo Manera. [Milano] : B. Mondadori, [2008. - XVII, 283 p. ; 21 cm.
98
V.34 F. CHAV
V.36 F.c. GOIR
V.8 O.d. LIGH
Riva, Alberto
Ventura, Zuenir
Wilson, Jason
Seguire i pappagalli fino alla fine : voci di Rio de Janeiro / Alberto V.36 F.a. RIVA *
Riva. - Milano : Il saggiatore, [2008]. - 332 p. : c. geogr. ; 22 cm.
Viva Rio : reportage da una città divisa / Zuenir Ventura ;
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traduzione di Adelina Aletti. - Milano : Feltrinelli, 1997. - 179 p. ;
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V.F. URBA
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Pechino : biografia di una capitale / Vilma Costantini. - Roma :
Editori Riuniti, 2008. - 294 p. ; 23 cm.
Delisle, Guy
Shenzhen / Guy Delisle. - Roma : Fusi Orari, 2007. - [152] p. : ill.
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Calcutta : a cultural and literary history / Krishna Dutta. - Oxford :
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Friedmann, John
Chinas urban transition / John Friedmann. - Minneapolis ; London
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Hutnyk, John
The rumour of Calcutta : tourism, charity and the poverty of
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Metha, Suketu
Maximum City : Bombay citta degli eccessi / Suketu Mehta. Torino : Einaudi, c2006. - XII, 542 p. ; 25 cm.
Onnis, Barbara
Shanghai : da concessione occidentale a metropoli asiatica del
terzo millennio / Barbara Onnis. - Milano : F. Angeli, [2005]. - 217
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Stefani, Giorgio
Le città del Sudest asiatico : bisogni essenziali, squilibri e
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Globalization and the Chinese city / edited by Fulong Wu. - London : New York :
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Urbanization and governance in India / edited by Evelin Hust, Michael Mann. - New
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Costantini, Vilma
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VIII.1 N.c. COST
VIII.1 F DELI*
VII.3. N.c. DUTT
VIII.1 F. FRIE
VII.3 F: HUTN
VIII.1 I.g. WANG
VIII.1 N.c. LILI *
VII.3 O.d. METH *
VIII.1 N.c. ONNI
VII F.d. STEF
VIII.1 F.c. GLOB
VIII.3 F.c. URBA
Aree urbane del Mondo Arabo dal catalogo della biblioteca Centro “A. Cabral”
Beattie, Andrew
Cairo : a cultural and literary history / Andrew Beattie. - Oxford :
III.7 N. BEAT
Signal, 2005. - X, 234 p. : ill. ; 21 cm.
Barthel, PierreTunis en projet(s) : la fabrique d'une metropole au bord de l'eau / III.5 F BART
Arnaud
Pierre-Arnaud Barthel. - Rennes : Presses Universitaire de
Rennes, 2006. - 206 p. : ill. ; 24 cm.
Pellitteri, Antonino
Damasco dal profumo soave : seduzione e poesia di una grande VI.2 N. PELL *
citta musulmana / Antonino Pellitteri. - Palermo : Sellerio, [2004. 264 p. : ill. ; 21 cm.
Ricca, Simone
Reinventing Jerusalem : Israels reconstruction of the jewish
VI.5 I.h RICC
quarter after 1967 / Simone Ricca. - London : I. B. Tauris, 2007. XIII, 258 p. : [4] c. di tav., ill. ; 24 cm.
Sebag, Paul
Tunis : histoire d'une ville / Paul Sebag. - Paris etc.! :
III.5 N.c. SEBA
L'Harmattan, c1998. - 685 p. : ill.; 24 cm.
Città e società nel mondo arabo contemporaneo : dinamiche urbane e cambiamento
VI I.h CITT
sociale. - Torino : Fondazione Giovanni Agnelli, 1997. - XIV, 320 p. ; 21 cm.
Present et avenir des Medinas : (de Marrakech a Alep). - Tours : E.R.A. 706, Institut
BS SOUR PRES
de geographie, 1982. - 281 p. : ill .; 30 cm.
2
Immigrazioni e spazi urbani dal catalogo della Biblioteca Centro “A. Cabral”
Caponio, Tiziana
Città italiane e immigrazione : discorso pubblico e politiche a
I IMM Cap*
Milano, Bologna e Napoli / Tiziana Caponio. - Bologna : Il Mulino,
[2006. - 304 p. ; 22 cm.
Colombo, Asher
Immigrazione e nuove identita urbane : la citta come luogo di
I IMM Imm*
incontro e scambio culturale / Asher Colombo, Antonio Genovese
e Andrea Canevaro (a cura di). - Gardolo, Trento : Erickson,
[2006. - 160 p. ; 24 cm.
Queirolo Palmas,
Prove di seconde generazioni : giovani di origine immigrata tra
E EDU Que*
Luca
scuole e spazi urbani / Luca Queirolo Palmas. - Milano : F.
Angeli, [2006]. - 203 p. ; 23 cm.
Riccio, Bruno
Politiche, associazioni e interazioni urbane : percorsi di ricerca
I SOC Ric
antropologica sulle migrazioni contemporanee / Bruno Riccio. –
Rimini : Guaraldi, 2008. – 175 p. ; 21 cm.
La città eventuale : pratiche sociali e spazio urbano dell'immigrazione a Roma : 4
I SOC Cit
percorsi fotografici : 5 studi di caso. - Macerata : Quodlibet, 2005. - 163 p. ; ill. ; 23 cm.
La città meticcia : riflessioni teoriche e analisi di alcuni casi europei per il governo
E IMM Cit
locale delle migrazioni / a cura di Francesco Grandi e Emilio Tanzi ; scritti di A. Arjona
Garrido ... [et al.]. - Milano : Angeli, [2007]. - 282 p. : ill. ; 23 cm.
Città nude : iconografia dei campi profughi / a cura di Camillo Boano e Fabrizio Floris.
- Milano : F. Angeli, [2005. - 115 p. ; 23 cm.
La città plurale : trasformazioni urbane e servizi interculturali / a cura di Lorenzo Luatti. I SOC Cit*
- Bologna : EMI, [2006]. - 380 p. ; 21 cm.
I rom in una metropoli e noi / a cura di Massimiliano Cossi e Marzia Ravazzini ;
I NOM Rom
introduzione di don Virginio Colmegna. - Milano : Jaca Book, 2008. - 159 p. ; 23 cm.
2
Il caso francese dal catalogo della Biblioteca Centro “A. Cabral”
100
Collectiv Qui fait la
France?
Cronache di una società annunciata : [racconti dalle banlieue! /
E STO Col
Collettivo Qui fait la France? (chi fa la Francia?). - Viterbo : Stampa
alternativa/nuovi equilibri, c2008 (stampa 2009). - 158 p. ; 21 cm.
Daniel, Jean
Ribelli in cerca di una causa : sommosse nelle periferie francesi /
Jean Daniel. - Milano : Baldini Castoldi Dalai, [2006. - 127 p. ; 21
cm.
Les banlieues : immigrazione e conflitti urbani in Europa / a cura di Umberto Melotti. Roma : Meltemi, [2007!. - 118 p; 19 cm.
Banlieues : trente ans d'histoire et de revoltes / [numero coordonne par Dominique
Vidal]. - Paris : Le Monde Diplomatique, 2006. - 98 p. ; 29 cm.
La rivolta delle periferie : precarietà urbana e protesta giovanile: il caso francese / a
cura di Hugues Lagrange e Marco Oberti. - [Milano] : B. Mondadori, [2006]. - 261 p. ;
17 cm.
2
101
E CUL Dan*
E SOC Ban
E IMM Man
IX.3 F. RIVO*
Scrittori migranti Bibliografia tratta dal catalogo della Biblioteca “Sala Borsa”
La produzione degli scrittori migranti ha subito in questi
ultimi anni una profonda trasformazione: da narrazione
autobiografica, spesso scritta a quattro mani per superare la
scarsa conoscenza della seconda lingua, si è passati a una
produzione non più, o non soltanto, autobiografica, scritta
direttamente nella lingua del paese ospitante.
Proprio per evidenziare questo fenomeno le citazioni
bibliografiche sono proposte in ordine cronologico.
Per ogni libro vengono riportate le notizie relative a:
pubblicazione, collocazione nella biblioteca,
citazione delle prime parole,
breve nota biografica sull'autore
Antonio Campobasso, Nero di Puglia, Milano, Feltrinelli, 1980
<< Era una monaca barbuta, piena di denti cavallini, bassa e tozza,
forse una contadina strappata alle sue campagne>>
Antonio Campobasso è nato in terra di Puglia da un nero americano e
da una pugliese. Ha studiato alla scuola di arti sceniche ed è stato
assistente alla regia. Vive a Roma.
SNDEP CAMPA NER
Buchi Emecheta, Cittadina di seconda classe, Firenze, Giunti, 1987
<<Tutto era iniziato come un sogno>>
Buchi Emecheta è nata in Nigeria nel 1944. Dagli anni '60 a Londra, ha
pubblicato articoli, romanzi e libri per ragazzi. Vive tra Londra e la
Nigeria.
SN EMECB CIT
Pap Khouma, Io venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar,
Parigi e Milano, Milano, Garzanti, 1990
<< Vengo dal Senegal>>
Pap Khouma è nato a Dakar. Vive e lavora a Milano dove è il
principale animatore della Comunità dei senegalesi. Dirige "El Ghibli",
rivista on line di letteratura della migrazione.
S 305.896 KHOUP
Tahar Ben Jelloun (con la collaborazione di Egi Volterrani), Dove lo
Stato non c'è: racconti italiani, Torino, Einaudi, 1991
<<Gli hanno detto: "Tu che ami tanto le donne, che ne parli sempre e ne
celebri la bellezza nei tuoi romanzi, dovresti andare in Cilento">>
Tahar Ben Jelloun è nato a Fes nel 1944. Dopo gli studi a Rabat, nel
1971 si è trasferito a Parigi per un dottorato in psichiatria. Divenuto
romanziere, vive attualmente in Francia.
SN BEN JT DOV
102
Erminia Dell'Oro, L'abbandono: una storia eritrea, Torino, Einaudi, 1991
<< L'universo, accendendo i suoi soli e le stelle negli spazi infiniti, vibrò
per l'incanto che gli era toccato, ma capì che era solo, e per sempre >>
Erminia dell'Oro è nata all'Asmara e vive a Milano.
SN DELLE ABB
Itab Hassan, La tana della iena, curato da Renato Curcio, Roma,
Sensibili alle foglie, 1991
<< L'aereo era appena decollato da Beirut quando tra i miei pensieri si
fece strada Habebe, la mia nonna materna>>
Itab Hassab è nato a Chatila nel 1969. La sua famiglia viveva in quel
campo profughi dal 1948, quando gli israeliani li cacciarono dalla loro
terra. Appena quindicenne arrivò in Europa per compiere un attentato ad
un ufficio delle linee aeree britanniche. Subito dopo fu arrestato. Da allora
è stato recluso prima in un carcere minorile, poi a Rebibbia.
S 956.9405 HASSI
In casa d'altri. Sedici immigrate filippine si raccontano, a cura di Ivana
Matteucci, Roma, Datanews, 1991
<< Permettetemi di esprimere liberamente alcune delle ragioni per le
quali sono diventata una lavoratrice emigrata>>
Le donne che parlano lavorano a Roma. Nella quasi totalità sono
domestiche. Tutte hanno titoli di studio elevati; l'obiettivo di tutte è aiutare
la famiglia rimasta nelle Filippine.
SDEP 331.6 INCAS
Thea Laitef, Lontano da Baghdad, Roma, Sensibili alle foglie, 1994
<< Per me, quella era una mattina del tutto diversa dalle altre, quando
uscii dallo sbocco del vicolo, diretto verso il Caffè della Gioventù >>
Thea Laitef è nato a Samarra. Poeta e scrittore, esule iracheno, da anni
vive a Roma, dopo varie peregrinazioni per motivi politici.
SN LAITT LON
Malika Mokeddem, Gente in cammino, Firenze, Giunti, 1994
<< Era una donna dalla pelle olivastra e tatuata>>
Discendente dai nomadi Tuareg, Malika Mokeddem è nata in un
villaggio algerino.
Opponendosi alla mentalità conservatrice dei genitori, è riuscita a
studiare, fino ad approdare all'università di Orano. In seguito alla
comparsa dell'integralismo islamico ha deciso di trasferirsi in Francia,
dove si è laureata in medicina. Attualmente esercita la professione
medica.
SN MOKEM GEN
103
Shirin Ramzanali Fazel, Lontano da Mogadiscio, Roma, Datanews,
1994
<< Il mio paese un tempo era il paese delle favole >>
Shirin Ramzanali Fazel è nata a Mogadiscio. Dopo aver studiato in
scuole italiane in Somalia, agli inizi degli anni '70 si è trasferita con la
famiglia in Italia. Collabora con diverse associazioni di aiuto e solidarietà
alle donne immigrate.
SN RAMZFS LON
Mohsen Melliti, I bambini delle rose, Roma, Edizioni Lavoro, 1995
<< Fuori piove>>
Mohsen Melitti, giovane scrittore tunisino, vive da anni a Roma. Per la
prima volta scrive direttamente in italiano.
SN MELLM BAM
Saidou Moussa Ba, Alessandro Micheletti, La memoria di A.,
Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1995
<< Sul teleschermo sfilavano le immagini di un aeroporto brulicante di
viaggiatori, con una voce metallica che ripeteva in tutte le lingue l'annuncio di
un volo imminente>>
Saidou Moussa Ba, nato a Dakar, è in Italia dal 1988. Lavora e vive a Milano
intercultura. come animatore per l'educazione alla
SN MICHA MEM
Jarmila Ockayovà, Verrà la vita e avrà i tuoi occhi, Milano, Baldini &
Castoldi, 1995
<< E' pieno di pratoline selvatiche, qui da te >>
Jarmila Ockayovà è nata in Slovacchia e dal 1974 si è trasferita in
Italia. Dopo essersi laureata a Bologna, vive e lavora a Reggio Emilia. Ha
pubblicato, giovanissima, racconti e poesie su diverse riviste e volumi
antologici della nuova narrativa e poesia della ex Cecoslovacchia. Dopo
dieci anni di silenzio narrativo, impostole dal cambiamento della lingua,
ha ripreso a scrivere in italiano.
SN OCKAJ VER
Rafik Schami, L'albero volante, Lecce, Argo, 1995
<< Sul conte Dracula sono state scritte molte storie dell'orrore>>
Rafik Schami è nato a Damasco nel 1946. Si è laureato in chimica in
Germania, dove vive dal 1971. E' stato curatore di antologie sul tema
dell'emigrazione. Scrive in tedesco favole, racconti fantastici e romanzi.
SN SCHAR ALB
Tahar Ben Jelloun, Le pareti della solitudine, Torino, Einaudi, 1997
<< Il sole ha cacciato le dita nella cenere di una nuvola che mi separa
dalla vita>>
Lo spunto della narrazione nasce dall'attività di psicologo presso un
centro di accoglienza per immigrati svolta a Parigi da Ben Jelloun,
anch'egli arrivato da poco dal Marocco, negli anni '70.
SN BEN JT PAR
104
Jarmila Ockayová, L'essenziale è invisibile agli occhi, Milano, Baldini
& Castoldi, 1997
<< Prima di uscire di casa, mi fermai dirimpetto alla porta d'ingresso,
davanti allo specchio appeso alla parete: il leggero tailleur bianco aderiva
perfettamente al mio corpo e la collana a doppio giro di piccole perle
inframmezzate da palline di corallo rosso sembrava una bocca aperta in
una risata; l'insieme mi parve avvincente >>
Jarmila Ockayovà è nata in Slovacchia e dal 1974 si è trasferita in
Italia. Dopo essersi laureata a Bologna, vive e lavora a Reggio Emilia. Ha
pubblicato, giovanissima, racconti e poesie su diverse riviste e volumi
antologici della nuova narrativa e poesia della ex Cecoslovacchia. Dopo
dieci anni di silenzio narrativo, impostole dal cambiamento della lingua,
ha ripreso a scrivere in italiano.
SN OCKAJ ESS
Mohamed Ghonim, La foglia di fico e altri racconti, Santarcangelo di
Romagna, Fara, 1998
<< Il mondo è vasto>>
Mohamed Ghonim, egiziano, da diversi anni risiede in Lombardia. E'
stato selezionato fra gli autori pubblicati nelle antologie del premio
Eks&Tra. Ha pubblicato poesie e racconti.
SN GHONM FOG
Ribka Sibhatu, Aulò: canto-poesia dall'Eritrea, illustrazioni di Marco
Petrella e Ribka Sibhatu, Roma, Sinnos, 1998 (Testo originale a fronte)
<< Gli europei mi chiamano Ribka, Rebka, Rebecca>>
Ribka Sibhatu è nata ad Asmara, in Eritrea. In Italia dal 1987, è
laureata in Lingue e Letterature straniere all'Università La Sapienza di
Roma.
S 398.2096 SIBHR
Le voci dell'arcobaleno, a cura di Alessandro Ramberti, Roberta
Sangiorgi, Santarcangelo di Romagna, Fara, 1998
<< Cielo sereno, giornata serena,
una passeggiata nelle profondità della tristezza>>
S 850 VOCID
Davide Halilovich, Tema sulla mia vita, Roma, DeriveApprodi, 1999
<<Mi chiamo Davide Halilovich, sono nato a Firenze, ho 18 anni>>
Davide Halilovich è nato a Firenze in una famiglia rom di origine
jugoslava in Italia da circa trent'anni.
SN HALID TEM
105
La lingua strappata: testimonianze e letteratura migranti, a cura di
Alberto Ibba, Raffaele Taddeo, Milano, Leoncavallo libri, 1999
<< Da circa un anno a questa parte un nuovo termine è entrato nel
gergo e nell'immaginario collettivo: "clandestino">>
Hossein Hosseinzadek è nato in Iran nel 1957. Sfuggito alle
repressioni khomeiniste vive, esule politico, da anni a Milano.
Kossi Komla-Ebri è nato in Togo. In Italia dal 1974, si è laureato nel
nostro paese in medicina.
Saidou Moussa Ba, nato a Dakar, in Italia dal 1988. Vive e lavora a
Milano come animatore per l'educazione alla intercultura.
Abdel Malek Smari è nato in Algeria. In Italia dal 1992, collabora con il
Centro Culturale Multietnico "La tenda".
Marcelo Vega, nato in Ecuador, ha lasciato il suo paese all'inizio degli
anni novanta. Dopo una collaborazione con Amnesty International si è
stabilito in Italia, dove lavora come pony express.
Said Sahm, nato in Marocco, vive in Italia dal 1990.
SN LINGU LIN
Muin Madih Masri, Il sole d'inverno, Milano, Lupetti, L'Aquila, Fabiani,
1999
<< Erano già passati tre giorni di sole preghiere da quando Miriam si
era chiusa, per sua scelta, nel Walli All' Amudi senza acqua né cibo>>
Muin Madih Masri è nato a Nablus. Da molti anni vive in Italia dove si
occupa di informatica.
SN MASRMM SOL
Feridun Zaimoglu, Schiuma, Torino, Einaudi, 1999
<< E' morto Farouk, un amico>>
Feridun Zaimoglu è nato in Turchia nel 1964 e vive in Germania.
SN ZAIMF SCH
Mbacke Gadji, Pap, Ngagne, Yatt, e gli altri, Milano, Edizioni dell'arco,
2000
<< "Pronto", fece la voce stanca di Yatt>>
Mbacke Gadji, senegalese, ha lasciato l'Africa nel 1986. Dopo aver
abitato in Francia vive dal '94 in Italia.
S 853 GADJM
Moses Isegawa, Cronache africane, Milano, Frassinelli, 2000
<< Mentre spariva tra le mascelle del colossale coccodrillo tre immagini
balenarono nella mente di Serenity: un bufalo in putrefazione brulicante
di larve e mosche, la sua amante di un tempo, la zia della moglie
scomparsa, e la misteriosa donna che quand'era bambino l'aveva guarito
dalla sua ossessione delle donne alte>>
Moses Isegawa è nato nel 1963 a Kampala in Uganda. Dopo aver
studiato in seminario e aver insegnato storia, ha lasciato il suo paese per
trasferirsi ad Amsterdam, dove ha preso la cittadinanza.
CRO SN ISEGM
106
Ron Kubati, Va e non torna, Nardò, Besa, 2000
<< Il mio primo amore è Keti>>
Ron Kubati è nato a Tirana nel 1971. Arrivato in Italia nel 1991, vive
attualmente a Bari, dove lavora come traduttore.
SN KUBAR VAE
Smari Abdel Malek, Fiamme in paradiso, Milano, il Saggiatore, 2000
<< Pioggia a scrosci, a cateratte>>
Smari Abdel Malek è nato nel 1958 a Costantina, in Algeria. Dopo
essersi laureato in psicologia si è trasferito in Italia. Insegna arabo e
italiano a Milano.
SN SMARAM FIA
Julio Monteiro Martins, Racconti italiani, Nardò, Besa, 2000
<< Sai, mi era venuto da ridere allora, ma non potevo ridere per non
complicare ancora di più la mia vita>>
Julio Monteiro Martins è nato in Brasile nel 1955. Ha pubblicato
numerosi romanzi e racconti. Attualmente vive in Toscana.
SN MONTMJ RAC
Martins Agbonlahor, La ragazza perduta, romanzo nigeriano, Torino,
L'Harmattan, 2001
<< La piccola venne chiamata "Onaiwu", nome liberamente scelto per il
suo significato di "basta con la morte">>
Martins Agbonlahor è nato a Port-Harcourt (Nigeria meridionale) nel
1963 ed è arrivato in Italia nel 1996. E' corrispondente del giornale
statunitense "Fate magazine" ed è membro dell'associazione degli
scrittori nigeriani di Lagos. Vive a Torino, dove collabora con il Servizio
Migranti della Caritas.
SN AGBOM RAG
Anime in viaggio: la nuova mappa dei popoli, Roma, Adnkronos libri,
2001
<< Il cane di stamane è un cane con la coda a ferro da calza>>
(Contiene i testi partecipanti alla sesta edizione del Concorso Letterario
Eks&Tra per Scrittori Migranti)
S 808.8 ANIME
Jadelin Mabiala Gangbo, Rometta e Giulieo, Milano, Feltrinelli, 2001
<< I giorni d'artista, Sire>>
Jadelin Mabiala Gangbo è nato in Congo nel 1976 e vive a Bologna.
SN GANGJM ROM
107
Fawzi Mellah, Clandestino nel Mediterraneo, Trieste, Asterios editore,
2001
<< Quei volti tesi verso le persiane chiuse del consolato, quasi a
elemosinare verso una mano avara, erano stati sul punto di togliermi la
voglia di intraprendere il viaggio>>
Fawzi Mellah, nato in Tunisia nel 1946, è docente universitario,
giornalista e scrittore.
S 304.8 MELLF
Younis Tawfik, La straniera, Milano, Bompiani, 2001
<< Ero andato ad aspettarla all'uscita dal lavoro>>
Younis Tawfik è nato nel 1957 a Mosul, in Iraq. Laureato in lettere a
Torino, attualmente è docente di lingua e letteratura araba all'Università
di Genova e presiede il centro culturale italo-arabo "Dar Al Hikma" a
Torino.
SN TAWFY STR
Diaspore europee e lettere migranti: primo festival europeo degli
scrittori migranti, Roma, giugno 2002, a cura di Armando Gnisci, Nora
Moll, Roma, Edizioni interculturali, 2002
<< cammino
stupita
nei prati
verdeggianti
del tuo sguardo >>
L'antologia, nata dal 1° festival Europeo delle Let tere Migranti, tenuto a
Roma nel 2002, raduna le voci, le storie, le poetiche degli scrittori
migranti.
S 809 DIASP
Rania Hammad, Palestina nel cuore, illustrazioni di Rachele Lo Piano,
Roma, Sinnos, 2002 (testo originale a fronte)
<< Washington, 13 settembre 1993: alla Casa Bianca, dopo lunghi anni
di occupazione militare e profonda sofferenza per il nostro popolo, il
Presidente palestinese Yasser Arafat, sottoscrive con il Primo ministro
israeliano Yitzhak Rabin, un documento>>
Rania Hammad è figlia dell'ambasciatore palestinese in Italia. Nata a
Damasco nel 1970, in Italia dal 1974, si è laureata in scienze politiche a
Roma.
S 956.9405 HAMMR
Kossi Komla-Ebri, Imbarazzismi: quotidiani imbarazzi in bianco e
nero, Milano, Edizioni dell'Arco Barzago, Marna, 2002
<< Un giorno uscivo dal supermercato con mia moglie, che è
un'italiana>>
Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954. In Italia dal 1974, si è laureato
a Bologna in medicina e chirurgia. Autore di diversi racconti, articoli e
saggi, lavora presso l'ospedale Fatebenefratelli di Erba, occupa il suo
tempo libero come mediatore interculturale nel mondo della scuola e
della sanità.
S 305.8 KOMLEK
108
Kossi Komla-Ebri, Neyla, Milano, Edizioni dell'Arco Barzago, Marna,
2002.
<< Era estate e io partivo dall'Europa, per le vacanze>>
SN KOMLEK NEY
Monica Ali, Sette mari tredici fiumi, Milano, Tropea, 2003
<< Un'ora e quarantacinque minuti prima che cominciasse a vivere - e
per qualche tempo la sua vita sarebbe proseguita nello stesso modo,
ossia nell'incertezza - la madre di Nazneen, Rupban, si sentì strizzare il
ventre da un pugno di ferro.>>
Monica Ali è nata a Dacca, in Bangladesh ed è cresciuta in Inghilterra.
SN ALI M SET
Tania Costa, Questa notte solo i pesci sono felici, Roma, Edizioni
interculturali, 2003
<< L'Africa, un continente immensamente ricco di risorse naturali, oggi
si riprende a fatica in seguito alla cosiddetta democrazia che gli
occidentali ci hanno imposto insieme a guerre, torture, violenze,
persecuzioni e una serie di minacce che hanno fatto sprofondare questo
continente in un ciclo di violazioni massicce>>
Tania Costa è nata in Brasile. Vive a Roma. Fondatrice della
Associazione EST, si è dedicata alla clinica per le vittime di tortura.
S 869 QUEST
Dhondy Farrukh, Vieni alla Mecca, Quodlibet, 2003
<< Ogni volta che Sahid si arrabbiava, pareva che i capelli cortissimi gli
si rizzassero in testa, come le piume sul collo di un gallo da
combattimento>>
Farruk Dhondy è nato a Poona nel 1944. Immigrato dall'India in Gran
Bretagna è autore di testi teatrali, di sceneggiature e di vari programmi
per la televisione inglese.
SN DHONF VIE
Mbacke Gadji, Kelefa: la prova del pozzo, Milano, Edizioni dell'arco;
Barzago, Marna, 2003
<< "Ehi, signore, cerchi qualche cosa?" mi chiede perentorio un
ragazzino>>
Mbacke Gadji, senegalese, vive dal 1994 a Milano. Pubblicista,
collabora col Gruppo Solidarietà Come.
SN GADJM KEL
Samuel Ayotunde Kalejaiye, La mia prima mamma, Santarcangelo di
Romagna, Fara, 2003
<< Alle ore 2:20 del 4 ottobre, 2002, mi sono fatto accompagnare con
molto anticipo alla stazione di Rimini per prendere il treno per Bologna>>
Samuel Ayotunde Kalejaiye è nato in Nigeria nel 1955 e si è laureato in
Italia, dove ora svolge la professione di agente di commercio
S 305.42 KALEAS
109
Kossi Komla-Ebri, All'incrocio dei sentieri: i racconti dell'incontro,
Bologna, EMI, 2003
<< Di tutti gli anni trascorsi in Italia, non saprei quale incolpare per
quello che mi succede ora>>
Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954. In Italia dal 1974, si è
laureato a Bologna in medicina e chirurgia. Autore di diversi racconti,
articoli e saggi, lavora presso l'ospedale Fatebenefratelli di Erba e
occupa il suo tempo libero come mediatore interculturale nel mondo della
scuola e della sanità.
SN KOMLEK ALL
Julio Monteiro Martins, Passione del vuoto, Nardò, Besa, 2003
<< La pesante pioggia tropicale si fermò all'improvviso e un attimo dopo
già cinguettava nuovamente accanto alla mia finestra, tra i rami
dell'albero della guaiava, quello strano uccello marrone dal petto giallo,
che i nativi chiamano Ben Tivì>>
Julio Monteiro Martins è nato in Brasile nel 1955. Ha pubblicato
numerosi romanzi e racconti. Attualmente vive in Toscana.
SN MONTMJ PAS
Pace in parole migranti, Nardò, Besa, 2003
<< Non so perché ti ho pensato
Compagno di banco del Liceo>>
Antologia di opere partecipanti all'edizione 2002 del concorso letterario
per immigrati "Eks&Tra".
SN PACET PAC
Helene Paraskeva, Il tragediometro e altri racconti, Santarcangelo di
Romagna, Fara Editore, 2003
<< Quello era un anno di grandi aspettative>>
Helene Paraskeva è nata ad Atene. Ha studiato in Grecia, in Italia e nel
Regno Unito. Vive e lavora a Roma. Oltre all'insegnamento organizza e
coordina progetti interculturali nell'Istituto Superiore "G. Caetani".
SN PARAH TRA
Artur Spanjolli, Cronaca di una vita in silenzio, Nardò, Besa, 2003
<< E' una qualsiasi domenica pomeriggio di aprile>>
Artur Spanjolli è nato a Durazzo nel 1970. Vive in Italia dal 1992.
SN SPANA CRO
Younis Tawfik, L'Iraq di Saddam, Milano, Bompiani, 2003
<< Vi scongiuro di non farlo!.. >>
Younis Tawfik è nato nel 1957 a Mosul, in Iraq. Laureato in lettere a
Torino, attualmente è docente di lingua e letteratura araba all'Università
di Genova e presiede il centro culturale italo-arabo "Dar Al Hikma" a
Torino.
SN TAWFY IRA
110
Valentina Acava Mmaka, Io? donna? immigrata: Volere Dire Scrivere,
Bologna, EMI, 2004
<< Si deve appartenere a un luogo per essere una persona?>>
Valentina Acava Mmaka è giornalista, scrittrice, poeta e autrice di
teatro. Mediatrice culturale, coordina laboratori di scrittura creativa. Vive
tra l'Africa e l'Italia.
S 852 ACAVMV
Fatou Diome, Sognando Maldini, Roma, Edizioni Lavoro, 2004
<< Corre, contrasta, dribbla, tira, cade, si rialza e corre ancora>>
Fatou Diome è nata nel 1968 in Senegal. Residente in Francia dal
1994, vi sta conseguendo il dottorato di Lettere.
SN DIOMF SOG
Gezim Hajdari, Spine nere, Nardò, Besa, 2004
<< "Sta andando via professore
la sua finestra mi illuminava
mi faceva compagnia nelle notti insonni
mentre lei scriveva
e non mi sentivo sola
ora è tutto spento
chiuso">>
Gezim Hajdari è nato in Albania nel 1957. Si è laureato in Lettere
Moderne a Roma presso "La Sapienza". E' autore di numerosi volumi di
poesia
S 891 HAJDG
Allattati dalla lupa: scritture migranti, a cura di Armando Gnisci,
Roma, Sinnos, 2005
<< Hanno ucciso sorella Dorothy Stang che con il suo corpo, la sua
fede e la sua anima difendeva il respiro del mondo, l'Amazzonia.>>
(La raccolta nasce dal ciclo di colloqui "Scritture migranti", svoltosi a
Roma tra novembre 2004 e giugno 2005.Raccoglie racconti di Marcia
Theophilo, Christiana de Caldas Brito, Ron Kubati, Igiaba Scego, Ubax
Cristina Ali Farah, Ingy Mubiayi Kakese.)
S 809 ALLAT
Calixthe Beyala, A bruciarmi è stato il sole, Milano, Epochè, 2005
<< Jean Zepp si scapicolla giù per le scale della segheria>>
Originaria del Camerun, Calixthe Beyala vive e lavora a Parigi.
SN BEYAC ABR
Garane Garane, Il latte è buono, Isernia, Iannone, 2005
<< Il latte è buono in tempo di pace.>>
Discendente di una stirpe reale, Garane Garane è nato in Somalia.
Compiuti gli studi universitari a Firenze, attualmente vive negli Stati
Uniti.
SN GARAG LAT
111
Gezim Hajdari, Poema dell'esilio / Poema e mergimit, Santarcangelo
di Romagna, Fara editore, 2005
<< Ho contribuito al crollo della dittatura albanese>>
Gezim Hajdari vive esule in Italia dal 1992. E' poeta, saggista,
traduttore.
S 891 HAIDG
Italiani per vocazione, Fiesole, Cadmo, 2005
<< La vita di un pomodoro comincia nell'attimo esatto in cui viene
colto>>
(L'antologia raccoglie le voci di 11 narratori, tra i quali anche Jadelin
Mabiala Gangbo, che vive a Bologna e qui ha ambientato il suo
racconto "Com'è se giù vuol dire ko?")
SN ITALI ITA
Pap Khouma, Nonno Dio e gli spiriti danzanti, Milano, Baldini Castoldi
Dalai, 2005
<< "Signore e signori, fra qualche minuto">>
Pap Khouma è nato a Dakar. Vive e lavora a Milano dove è il
principale animatore della Comunità dei senegalesi. Dirige El Ghibli,
rivista on line di letteratura della migrazione
SN KHOUP NON
Kossi Komla-Ebri, Nuovi imbarazzismi: quotidiani imbarazzi in
bianco e nero... e a colori, Bologna, Editrice dell'arco, Barzago, Marna,
2004
<< Quando mi fu concessa la cittadinanza italiana, il maresciallo della
locale stazione dei carabinieri, nel complimentarsi con me,
puntualizzò>>
Kossi Komla-Ebri è nato in Togo nel 1954. In Italia dal 1974, si è
laureato a Bologna in medicina e chirurgia. Autore di diversi racconti,
articoli e saggi, lavora presso l'ospedale Fatebenefratelli di Erba e
occupa il suo tempo libero come mediatore interculturale nel mondo
della scuola e della sanità.
S 305.8 KOMLEK
Kossi Komla-Ebri, La sposa degli dei: nell'Africa degli antichi riti,
Bologna, Edizioni dell'arco, Barzago, Marna, 2005
<< Lasciando la statale asfaltata, la strada che porta al villaggio di
Dugà si srotola come un serpente rosso che scivola pian piano in
mezzo al verde fitto e brillante della foresta, curvandosi per
arrampicarsi sui monti>>
SN KOMLEK SPO
Pecore nere: racconti, Roma, GLF editori Laterza, 2005
<< A Roma la gente corre sempre, a Mogadiscio la gente non corre
mai>>
(Raccolta di racconti scritti da figli di immigrati. Nati o cresciuti in Italia
raccontano la propria identità divisa)
SN PECOR PEC
112
Alberto Merini, Il viso nero stellato: racconti di migranti, Bologna,
Clueb, 2005
(Il libro raccoglie tre storie di migranti raccolte da Alberto Merini,
terapeuta presso il Centro di psichiatria multietnica Georges Devereux,
da lui fondato dieci anni fa)
S 325 MERIA
Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio,
Roma, E/O, 2006
SN LAKHA SCO
Félicité Mbezele, Kantheros: un'africana a Roma: atto unico, Roma,
Armando, 2006
<< Un rumore di traffico forte e di clacson tipici del centro >>
Félicité Mbezele è nata in Camerun e si è trasferita a Roma per
proseguire gli studi. E' attrice, il suo impegno sociale si traduce in
numerosi interventi nelle scuole italiane e come mediatrice esperta di
cultura africana.
S 390.09 MBEZF
S 390.09 MBEZF CD-ROM
Duska Kovacevic, L'orecchino di Zora, San Giovanni in Persiceto,
Eks&Tra, 2007
<< Le notti insonni hanno lasciato marcate tracce sul viso di Zora.>>
Duska Kovacevic è nata a Fiume (Croazia) nel 1976 e risiede in Italia
dal 1995. Nel 2007 ha vinto il concorso letterario Eks&Tra per la
narrativa.
SN KOVAD ORE
Tahar Ben Jelloun, Partire, Milano, Bompiani, 2007
<< A Tangeri, d’inverno, il Caffè Hafa si trasforma in un osservatorio
dei sogni e delle loro conseguenze.>>
SN BEN JT PAR
Tahar Ben Jelloun, L'ha ucciso lei, Torino, Einaudi, 2008
SN BEN JT LHA
Karim Metref, Tagliato per l'esilio, Napoli, Mangrovie, 2008
<<Sono nato in esilio sulla terra dei miei avi.>>
Karim Metref è nato in Algeria nel 1967, dopo studi di scienze sociali
ha lavorato come insegnante per dieci anni. In Italia dal 1998 è
scrittore, giornalista, redattore del sito ASAKA-Italia.
SN METRK TAG
Amori bicolori : racconti, Roma, GLF editori Laterza, 2008
<< Non è stato un grande affare per me nascere in Italia.>>
Raccolta di racconti di quattro scrittori immigrati (Muin Masri, Ingy
Mubiayi, Zhu Qifeng, Igiaba Scego)
SN AMORI AMO
113
Inoltre, sugli scrittori migranti:
Alì e altre storie: letteratura e immigrazione, Roma, RAI-ERI, 1998
A cura della redazione della trasmissione "Permesso di soggiorno" in
occasione del convegno "Letteratura e immigrazione" svoltosi a Perugia
nel 1997.
S 809 ALIEA
Altri lati del mondo, a cura di Maria Antonietta Saracino, Roma,
Sensibili alle foglie, 1994
Raccolta di saggi per la conoscenza di culture "altre".
S 809 ALTRI
Diaspore europee e lettere migranti: primo festival europeo degli
scrittori migranti: Roma, giugno 2002 a cura di Armando Gnisci, Nora
Moll, Roma, Edizioni interculturali, 2002
Antologia di scrittori partecipanti al 1° Festival europeo delle Lettere
Migranti, tenuto a Roma nel 2002.
S 809 DIASP
Armando Gnisci, Creolizzare l'Europa: letteratura e migrazione,
Meltemi, 2003
Armando Gnisci è insegnante di letteratura comparata presso
l'Università "La Sapienza" di Roma. In questa raccolta di saggi traccia
lo scenario di un'Europa avviata ad una nuova creolizzazione, di cui
gli scrittori e gli artisti migranti sono l'annuncio.
S 809 GNISA
Parole di Babele: percorsi didattici sulla letteratura dell'immigrazione,
a cura di Davide Rigallo, Donatella Sasso, Torino, Loescher, 2002
Strumento didattico per favorire il dialogo tra culture e popoli diversi.
S 370.1 RIGAD + CD-ROM
Scrivere = incontrare: migrazione, multiculturalità, scrittura in dialogo
con Anthony Phelps, Peter Carey, Driss Chraïbi, Vikram Chandra, a
cura di Matteo Baraldi e Maria Chiara Gnocchi, Macerata, Quodlibet,
2001
Alcuni scrittori extra-europei confrontano le loro esperienze di
migrazione e multiculturalità.
S 809 SCRIV
114
Vivere una sola vita
in una sola città
in un solo Paese
in un solo universo
Vivere in un solo mondo è prigione.
Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia
Amare una sola persona è prigione.
Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà
Conoscere una sola logica è prigione.
Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza
Avere un solo essere è prigione.
Mok Prigione, Yogo Ndjock Ngana,
in Nhindo Nero, Roma, Anterem, 1994.
115
La memoria storica associa
nel meccanismo del ricordo
due fondamentali motivazioni:
un radicato senso
dell’appartenenza identitaria e
una forte e partecipata
soggettivizzazione del
processo di ricostruzione della
memoria, sia nel senso positivo
della foscoliana esortazione
alla storia e alle memorie dei
grandi esempi paradigmatici
del passato, che in quello
negativo delle tragedie subite e
memorie condivise e tanto
meno storie condivise – queste
ultime nemmeno augurabili –
se non dentro il campo delle
scelte fondamentali di valori
indisponibili, quali la dignità
dell’uomo, la democrazia,
l’orrore dello sterminio di
massa e del genocidio, ecc.,
ma, dentro questo campo dai
confini invalicabili, la pluralità
delle esperienze politiche e dei
valori porta memoria e
storiografia a dividersi e a
ricomporsi solo nel
riconoscimento dei principi e
delle procedure negoziali che
presiedono nei regimi
democratici alla coesistenza
attiva e competitiva di verità e
valori che, nelle declinazioni
personali di ciascuno di noi, si
presentano spesso e
impropriamente come non
delle ingiustizie patite; è il
nesso, secondo Walter
Benjamin, tra Erfahrung, ossia
la memoria trasmessa, ed
Erlebniss, cioè la memoria
vissuta.
Il passaggio dalla memoria
alla storia – è cosa notoria -si è
sempre dimostrata
storiograficamente complessa,
non essendo indenni da roventi
polemiche anche i più sofisticati
strumenti e criteri metodologici
adottati dagli storici. Non sono
possibili, a parere di chi scrive,
negoziabili. Il problema
dell’appartenenza identitaria si
è istituzionalizzato in un
paradigma della
rappresentazione storica,
collettiva e personale, dell’età
moderna e contemporanea che
fin dalla metà del ‘600 – al
termine delle guerre di
religione- un grande pensatore
come Spinoza aveva così
formulato nella Prop.XLVI della
III Parte dell’Etica:<<Se uno
sia stato affetto da Gioia o
Tristezza da qualcuno di una
Riprese&Anticipazioni
Memorie sovrapposte: il
’19 -‘22 nel ’43 -’45
nell’immediato
dopoguerra a Bologna e
in Emilia-Romagna
di
Aldino Monti
116
certa classe o nazione diversa
dalla sua, in concomitanza
dell’idea di lui, sotto il nome
universale di classe o nazione,
come causa: egli amerà o avrà
in odio non soltanto lui, ma tutti
quelli che appartengono alla
1
stessa classe o nazione>> . E’
un paradigma che attraversa le
lotte tra ordini e ranghi della età
monarchico-assolutistica, tra
élite e classi della Rivoluzione
francese e dei processi di
industrializzazione in Inghilterra
e in Europa, matura e sfocia
nelle grandi costruzioni
ideologiche e filosofiche
dell’800 - idealismo, marxismo
e positivismo, – e nella loro
socializzazione e
massificazione nella società di
massa del Novecento.
L’altro problema che si
affaccia sulla soglia del
giudizio storico – il secondo
tema della soggettivazione
della memoria - è il rapporto tra
esistenza personale e
l’universo complessivo della
storia cui si è partecipato: il
vissuto nella propria carne, nel
suo dato di irreversibile e
irrisarcibile ferita nel tessuto
della propria memoria, non è
razionalizzabile nel processo di
elaborazione, integrazione e
negoziazione delle ragioni con
cui si elabora normalmente il
giudizio storico; esso rimane
una perdita secca nel bilancio
di un’epoca, e lo storico ne
deve prendere atto. Questa
presa d’atto dovrebbe, nella
formulazione del giudizio,
consentirgli un certo distacco
dalle sue stesse categorie
d’indagine
(che sono
necessariamente il prodotto
1
B.Spinoza, Etica, a cura di
E.Giancotti, Editori Riuniti, Roma
1988, Parte III, Prop.XLVI, p.205 e la
relativa dimostrazione alla Prop.XVI,
p.184.
delle sue preferenze filosofiche
, ideologiche, ecc.) ed evitargli
l’esercizio di quello storicismo
sanguinoso, proprio soprattutto
dell’approccio olistico della
tradizione idealistica e marxista
in cui molta parte della mia
generazione è cresciuta,
allorché cerca disperatamente
la ratio dei sovrumani e
disumani eventi del nostro
Novecento, secolo in cui il
conflitto delle appartenenze
raggiunse, come sappiamo, per
intensità ideologica
contrappositiva e numero di
vittime, dimensioni
assolutamente inedite nella
storia del mondo.
Nell’articolare queste note sul
sovrapporsi delle memorie tra il
primo e secondo dopoguerra
emiliano, è ormai d’obbligo il
riferimento all’antecedente
della Iª guerra mondiale, che –
a partire dalla metà degli anni
’80 – è diventato nella
storiografia contemporaneistica
il grande spartiacque, il termine
ineludibile di ogni
periodizzazione sul corpo del
Novecento, il crogiuolo, ovvero
quell’officina di ogni modernità
definita negli studi degli ultimi
quattro decenni.
L’officina della guerra
A partire dagli anni ’60 del
secondo dopoguerra iniziò, con
gli studi di Forcella e Monticane
e di Mario Isnenghi, la revisione
del mito della Grande Guerra
come guerra patriottica,
documentando i fenomeni di
dissenso e di rifiuto di massa
da parte di fanti contadini e
operai, portati alla guerrasecondo già un lucido e celebre
giudizio di Angelo Tasca –
forzatamente, violentati e
ingannati.
I contributi successivi sulla
memoria della guerra di Paul
Fussel, di Eric Leed e di
2
Antonio Gibelli – da cui ho
tratto il titolo di questo piccolo
paragrafo – hanno
rappresentato l’irruzione di
categorie analitiche nuove,
2
Cfr. E.Forcella, A.Monticone,
Plotone d’esecuzion :i processi della
prima guerra mondiale, Laterza, Bari
1968; M.Isnenghi, I vinti di Caporetto
nella letteratura di guerra, Marsilio,
Padova 1967; P.Fussel, La Grande
Guerra e la memoria moderna, il
Mulino, Bologna 1984 (ediz.inglese
1975); E.J. Leed, Terra di nessuno.
Esperienza bellica e identità personale
nella prima guerra mondiale
(ediz.inglese 1979); A.Gibelli,
L’officina della guerra. La Grande
Guerra e le trasformazioni del mondo
mentale, Bollati Boringhieri, Torino
2007, III ediz. (I ediz.1991),p.224, da
cui ho tratto la distinzione di
Benjamin.
117
letterarie, antropologiche,
mediche, sulla memoria della
guerra, indagata decisamente
sul fronte della Erlebniss
vissuta, secondo una pratica
storiografica intesa: << a
riportare le soggettività . i corpi
e le menti, le percezioni e i
sentimenti, dentro il cuore della
storia>> a identificare nel
trauma epocale della Grande
Guerra la fucina della
modernità industriale del
Novecento, in cui milioni di
persone, contadini e operai in
gran parte, subiscono e
consumano, irreggimentati in
una disciplina durissima e a
contatto delle macchine e delle
tecniche di una guerra
moderna, un rito sanguinoso di
passaggio alla moderna società
industriale di massa. La guerra
mondiale:
<< sfonda i
confini che rendono
riconoscibile la realtà secondo
un ordine che è quello
ottocentesco: borghesia e
proletariato, mondo esteriore e
mondo interiore, scrittori e
popolo, spazio e tempo>> e si
costituisce come l’evento
genetico di ciò che siamo soliti
definire da tempo la società di
massa, <<che indica non un
inserimento delle masse nel
vecchio ordine ma
semplicemente la rottura di
quell’ordine, la perdita di
significato delle vecchie
gerarchie e rilevanze…>>
3
ecc.
Dalla fucina della guerra
interessa in questa sede trarre
- ai fini del presente articolo –
solo la componente genetica
dei miti della politica di massa
del Novecento - ancorché
precedenti a essa, ma da essa
dilatati nel loro ruolo e nel loro
significato nel corso del secolo
3
A.Gibelli, op.cit. pp.222, 225.
in una dimensione abnorme e
totalitaria – in particolare la
genesi di quei processi di
brutalizzazione della politica, di
cui George Mosse è stato uno
dei più acuti
studiosi. Lo studioso americano
ha mostrato come nel far fronte
alla trauma della guerra –
l’incontro per la prima volta con
la morte organizzata su scala
tecnologica e industriale - gli
europei ricorsero a varie
modalità di elaborazione del
lutto, uno dei quali, di gran
lunga il prevalente e diventato
vittorioso con la dittatura
fascista e nazista, fu
l’invenzione d’una religione
civica del nazionalismo ad
opera della destra politica, volta
a conferire alla guerra, al
sacrificio dei caduti la dignità di
un evento positivo, sacro, che
ne giustificasse il costo
sanguinoso e irreparabile. <<Il
Mito dell’Esperienza della
Guerra – scrive Mosse - era
volto ad occultare la guerra e a
legittimare l’esperienza della
guerra; esso mirava a
rimuovere la realtà della
guerra>>. Volontari e reduci ne
furono gli artefici e ne fecero il
supporto ideologico della
rigenerazione della Nazione e
dei suoi assetti comunitari; il
culto del cameratismo e della
virilità aggressiva, nato nella
comunità di squadra delle
trincee, divenne uno degli
ingredienti principali del Mito e
si tradusse in una forza politica
effettiva con i corpi franchi
tedeschi e con lo squadrismo
fascista. Il cameratismo del
tempo di guerra in particolare –
osserva Mosse – <<conteneva
la promessa di un assetto
sociale che, se trasferito alle
condizioni di pace, avrebbe
liquidato una repubblica
corrotta basata sulla lotta di
classe e su partiti politici
faziosi>>. La guerra sembrò
continuare per molti anche
durante la pace effimera tra le
due guerre: la brutalizzazione
dei rapporti sociali e politici,
l’indifferenza verso la morte di
massa e dei singoli -che
ebbero nel crogiuolo della
guerra un addestramento
primordiale a contatto con la
crudezza della morte di massa,
e con l’asprezza delle gerarchie
militari e dei sistemi disciplinari
- travolsero la sottile pellicola
del processo secolare di
civilizzazione europea; si
aggiunga che l’odio e la volontà
di annientamento del nemico,
la sua disumanizzazione
tesero a penetrare nella vita
pubblica, a permeare i rapporti
sociali, e non trovarono negli
apparati statali sufficienti
barriere giuridiche e morali. La
guerra, in conclusione, <<non
creò le forze che scatenò.
Essa diede loro un mordente
nuovo e una nuova energia, e
4
le aiutò a vincere>> .
Il primo dopoguerra in Italia
vide il precipitare di condizioni,
umori e atteggiamenti politici
che si erano già definiti prima e
durante la guerra. La vittoria
militare – in un paese che in
maggioranza era rimasto
duramente ostile alla guerra e
alle élite che l’avevano voluta –
non rappresentò l’occasione,
se non di una riconciliazione di
classi, almeno di una nuova
disposizione degli animi e delle
culture politiche; negli anni che
seguirono, il 1919 e il 1920 – il
cosiddetto biennio rosso – e
1921 e 1922 – la reazione
squadrista - i diversi problemi
del paese, di politica interna e
di politica estera, si fusero in
4
G.L.Mosse, Le guerre mondiali.
Dalla tragedia al mito dei caduti,
Laterza, Bari 1990 , pp. 7,184,198.
118
una miscela esplosiva e la
razionalità della politica tese a
bruciare nei miti che la politica
di massa aveva già nel
frattempo apprestato: il mito
classista della rivoluzione
socialista, esaltato dall’avvento
della rivoluzione bolscevica del
1917 e quello nazionalpatriottico di una solidale
comunità nazionale di
produttori, non dilaniata dalla
lotta tra le classi, capace di
fronteggiare la guerra tra le
nazioni. Non è qui la sede per
ricostruire le sequenze storiche
e politiche che nella
congiuntura del 1919-1922
portarono allo scontro dei due
principali massimalismi
ideologico-politici, o per
indugiare sulle articolazioni
della struttura di classe su cui
tante volte la storiografia
neomarxiana italiana si è
diffusa; più importante, a mio
avviso, è sottolineare come la
partita decisiva che condusse
alla vittoria del fascismo, pur
presupponendo un blocco
articolato di classe – che
rimane sempre indispensabile
per capire le basi dei processi
storici – si giocasse più sul
terreno dell’agire comunicativo,
delle reciproche
rappresentazioni e percezioni,
in cui, anche in Italia, al pari
della Germania weimariana
studiata da Mosse, “<<i metodi
e gli atteggiamenti politici della
destra erano tagliati su misura
per l’epoca della politica di
massa…le cui esigenze la
destra comprese meglio della
5
sinistra>> .
Quale era, dunque, la
panoplia di simboli e di miti in
cui la borghesia italiana, in tutte
le sue sezioni socioprofessionali, come nelle sue
5
Ivi. p.198.
frantumazioni localistiche e
corporative, riuscì a
riconoscersi e a ricomporsi, a
trascinare, infine, l’intero paese
sotto la dittatura del fascismo?
Fin dall’età risorgimentale e
postunitaria, i dibattiti politici e
sociali testimoniano d’una
borghesia che entra in dissidio
con se stessa, con la propria
vocazione a costruire una
società moderna, nel timore di
subirne il contraccolpo
nell’insorgere dei moderni
conflitti sociali a opera delle
classi subordinate. A differenza
delle proprie consorelle
europee, la classe dirigente
italiana esita di fronte
all’avventura della modernità,
non riesce a comprendere e ad
assimilare la natura
impersonale e oggettiva del
moderno conflitto sociale, ma lo
percepisce come affronto e
insubordinazione rispetto al
proprio ruolo dirigente. Come
ha osservato un grande storico
del liberalismo, Guido De
Ruggiero, manca ai liberali
italiani dell’Ottocento, l’idea
della vitalità e della legittimità
del conflitto sociale, come fonte
di progresso comune di una
società. D’altra parte la stessa
nozione di borghese e di
borghesia è rifiutata come
lessico di autoidentificazione
sociale; essa evoca una
dimensione d’affarismo e
materialismo, che ripugna a
una classe dirigente che non
crede alla moralità del denaro e
della concorrenza come veicoli
di sviluppo e che teme il
confronto col proletariato, che,
per antagonismo, la parola
borghesia evoca
specularmente. Essa si
riconosce, infatti, in quei valori
etici e politici che la tradizione
culturale e letteraria italiana
aveva elaborato e
sistematizzato in alcune
formule tipo, che finiranno per
avere un grande destino con
l’avvento del fascismo: il
primato classico-italiano delle
lettere, il retaggio della Roma
dei Cesari e dei Papi, il mito
della missione civilizzatrice
dell’Italia nel mondo, il culto
della nazione e della
necessaria armonia delle classi
che la devono sorreggere;
inutile osservare quanto queste
formule potessero suonare
come irrisione e offesa nelle
campagne italiane dei
braccianti e dei contadini!
Solo fra l’inizio del
Novecento e l’avvento del
fascismo si alzano voci dalla
stampa e dalla pubblicistica
nazionalista che incitano –
anche per sfida al linguaggio
delle organizzazioni operaie e
socialiste - la borghesia
produttiva, agraria e industriale,
ad assorbire il lessico
dell’autoidenticazione
borghese, e ad accettare
consapevolmente il proprio
ruolo di borghesia egemone
all’insegna di una ideologia del
produttivismo, che associava
imprenditori e operai entro il
mito di un’Italia produttiva
contrapposta a un‘Italia
burocratica e parassitaria della
pubblica amministrazione e
delle oligarchie politicoamministrative; contro queste si
scagliava con una durissima
polemica antiparlamentare – il
Parlamento come santuario dei
politicanti e dei burocrati - e si
parlò ancora, con scarsi esiti
pratici, di un partito nazionale
agrario e di un partito
industriale. Ma, in sostanza,
non fu il mito del produttivismo,
ma il codice nazionalpatriottico, d’impronta
fortemente retorico-letteraria, a
costituire, in ultima istanza, il
119
collante ideologico
comunicativo che,
nell’emergenza della
congiuntura bellica e
postbellica, riuscì a collegare in
una comunità d’azione, prima
ancora che nella durevole
costruzione di un blocco
sociale, le diverse
stratificazioni, corporative e
localistiche, produttive e
burocratiche, della borghesia
italiana: dalle avanguardie
imprenditrici, dai tecnici e dai
gruppi di competenza
all’interno del partito fascista,
alle masse nazionalfasciste
degli studenti e degli ufficiali
smobilitati a caccia di un
impiego e di una rivalsa sociale
contro contadini, operai e
6
braccianti organizzati .
Certo, vi era un abisso tra
l’enfasi retorico-comunicativa
del mito dello Stato nuovo,
corporativo e industrialista, e
l’inconsistenza o comunque la
fragilità delle sue basi socioeconomiche, ma occorre al
riguardo evitare due estremi
interpretativi: reiterare il
vecchio leit-motiv della
debolezza originaria della
borghesia italiana, che dalla
pubblicistica di Oriani, Gobetti e
Gramsci è poi passata alla
storiografia economica italiana
del secondo dopoguerra;
dissolvere le classi nell’insieme
dei valori, delle credenze, dei
simboli che costruirono il
blocco politico-ideologico alla
base della vittoria politica del
6
Si vedano:G.De Ruggiero,Storia del
liberalismo europeo, Laterza, Bari
1995, p.322; G.Bollati, L’Italiano.Il
carattere nazionale come storia e
come invenzione, Einaudi, Torino
1983; A.M.Banti, Storia della
borghesia italiana.L’età liberale,
capp. 8 e 12.
7
fascismo . Nell’avvento della
dittatura noi possiamo
correttamente vedere sia le
strozzature di una fragilità e
immaturità di fondo della
struttura economica sociale del
paese - un fondale che
percorre tutta la storia
contemporanea e costituisce il
perimetro oggettivo, la lunga
durata che circoscrive qualsiasi
spazio a disposizione della
manovra politica – sia
l’efficienza di un’operazione
politica, che ebbe la capacità,
anziché il ruolo di schiuma
della storia, nell’accezione di
Braudel, di produrre a sua volta
strutture di lungo periodo
(istituzioni e apparati
economici, culture e sensibilità
politiche, centri di potere che
costituirono una configurazione
sociale di lungo destino
commista di burocrazia,
industria di stato, corporazioni
sindacali, mass media ecc.,
perduranti sotto la I Repubblica
e ancor oggi operanti).
L’avvento del fascismo, al
pari di altri grandi eventi politici
del Novecento, ripropone allo
storico un ripensamento
radicale, valido anche per
l’attualità politica, del rapporto
tra evento e struttura, tra storia
politica e storia economica e
sociale del paese. Gramsci ha
lucidamente visto nella
congiuntura 1919 -1922 una
situazione di crisi organica, in
cui forze sociali della media e
piccola borghesia, organizzate
e armate nelle associazioni
varie dei reduci, degli ex
combattenti e delle squadre,
7
La dissoluzione delle classi nelle
percezioni dei suoi membri e nella
inventività delle classificazioni
economiche e sociali è il limite, a mio
parere, del modello interpretativo, per
altro molto intelligente, di A.M.Banti,
op.cit.
senza esporre il ruolo e il
prestigio dell’esercito e dello
Stato, si posero- a guisa dei
cosacchi zaristi che si
scaglionavano lungo i confini
di nazionalità – agli interstizi dei
gruppi sociali intermedi, ne
captarono la paura, ne
unificarono i luoghi comuni
politici e le passioni con una
retorica a essi familiare fin dal
Risorgimento e
dall’unificazione, e la
trasformarono nel mito nazional
patriottico della Nazione contro
l’Antinazione del tradimento,
che aveva rifiutato la guerra,
che dilaniava la patria con i
conflitti di classe e le impediva
di gareggiare nella guerra
8
imperiale tra le nazioni. Il
fascismo, si può concludere,
ha, dunque, storicamente
costituito il primo moderno
partito di massa in cui la
borghesia italiana, in tutte le
sue sezioni, si è politicamente
riconosciuta, almeno
limitatamente alla dinamica
della presa del potere nella
congiuntura ’19 -‘22.
Si potrebbe approfondire
questo spunto di sociologia
politica offerto dal Gramsci dei
Quaderni, grandiosa riflessione
sulle cause di una rivoluzione
8
A.Gramsci, Quaderni del carcere,III,
Einaudi, Torino 1975,p.1608.
120
socialista fallita in Occidente.
Mi limito a osservare che su tre
punti il fascismo, nella presa
del potere, ebbe un’indiscutibile
superiorità sull’opposizione
antifascista, da quella liberale a
quella socialista: la
centralizzazione politica del
movimento – ancora prima
della fondazione del Partito
Nazionale fascista nel
novembre 1921 – rafforzata
dalla leadership carismatica
del suo Capo, Mussolini; il
ruolo dinamico di una cultura
moderna o modernizzatrice,
tra futurismo e idealismo
volontaristico, che funse da
collante ideologico e
comunicativo per le disparate
sezioni delle élite intellettuali
della piccola e media borghesia
italiana; una strategia politicomilitare di conquista del
territorio, fondata sull’estrema
mobilità delle sue squadre,
attuata tramite l’uso degli
autocarri per il trasporto delle
medesime, strumento logistico
cruciale introdotto dalla guerra.
Tutto il contrario per i
socialisti: non avevano una
direzione politica unitaria – ogni
istanza dirigente andava per
conto suo, la direzione
nazionale, il gruppo
parlamentare, i sindacati, il
giornale l’Avanti! possedevano un contesto
culturale tardo positivistico e di
marxismo elementare, radicato
nelle vecchie generazioni e non
certo capace d’affascinare
quelle giovani, e infine
praticavano una conflittualità
sociale prevalentemente
localistica, capace di creare per
l’appunto delle enclave locali –
come Molinella – battezzate
rapidamente come baronie
rosse dalla stampa agraria,
caratterizzate dall’arbitrio
politico e amministrativo, ma
incapace di porsi il problema
del potere in una prospettiva
strategica nazionale. Queste
tre fondamentali carenze del
movimento socialista, furono
poi alla base della scissione
comunista del gennaio 1921.
Ma, a parte le considerazioni
storiche generali, ciò che si
deve sottolineare è la
compresenza, nella
congiuntura politica postbellica
1919 –1922, di tre dimensioni
del conflitto che preannunciano
la classica distinzione, ormai
diventata canonica nella
storiografia
contemporaneistica, operata da
9
Claudio Pavone : un conflitto
politico e ideologico tra fascisti
e antifascisti sulle ragioni della
patria nella sua costituzione
interna e nel suo ruolo
internazionale ovvero una
guerra patriottica tra patrioti e
antipatrioti; una strisciante
guerra civile tra italiani; una
guerra di classe tra padroni da
una parte e operai e contadini
dall’altra.
in maggioranza all’apertura
delle ostilità, inducendolo a
votare per la dichiarazione di
guerra; infine, la marcia su
Roma e l’incarico di governo a
10
Mussolini il 28 ottobre 1922 .Il
processo di elaborazioni dei
materiali ideologici nazionalisti,
antisocialisti e antiliberali, ebbe
inizio contestualmente
all’aprirsi dell’età giolittiana e
alla fine della reazione illiberale
di fine secolo e si accentuò
con l’impresa di Libia: la rottura
giolittiana coi socialisti preparò
la svolta liberale verso lo
sbocco conservatore
salandrino e predispose il
blocco politico e sociale
favorevole alla guerra. Questa
fu vissuta dalla maggioranza
degli italiani – non solo masse
operaie e bracciantili socialiste,
ma anche dalle masse
contadine cattoliche e da vasti
ceti medi produttivi di
orientamento radicale e
repubblicano – come una
decisione imposta al Paese da
una minoranza prevaricatrice e
Dal biennio rosso 1919 – 20
alla controffensiva nazionalfascista del 1921-22
Secondo la celebre tesi di
Luigi Salvatorelli, tre date, tre
colpi di stato in successione
storica, articolarono la crisi e la
scomparsa dello Stato liberale:
la crisi di fine secolo con la
strage di Milano del gen. Bava
Beccarsi del maggio 1898 e le
successive leggi Pelloux; il
maggio radioso del 1915 dove
una minoranza nazionalista
rumorosa, con l’appoggio della
classe monarchico-militare e
dell’industria di guerra, riuscì a
forzare la mano di un
parlamento intimidito, contrario
come il tentativo di una classe,
la borghesia, di consolidare con
la guerra il suo potere sulle
altre classi, in primo luogo la
classe lavoratrice
rappresentata dal partito
11
10
9
C.Pavone, Una guerra civile. Saggio
storico sulla moralità nella Resistenza,
Bollati Boringhieri, Torino 1991.
socialista, raggiungere,
insomma, con la guerra
esterna anche un obiettivo di
11
stabilizzazione interna .
La guerra civile era già
predisposta negli animi, nelle
intenzioni, nelle strategie
politiche. La fine vittoriosa del
conflitto non poté diventare
un’occasione di riconciliazione
nazionale, perché la nazione
era già spaccata, nel ‘14 sulla
guerra, nel ‘18 sulla gestione
della vittoria; negli anni che
seguirono i diversi problemi del
paese, di politica interna e di
politica estera si fusero in una
miscela esplosiva, dove la ratio
dei programmi bruciò
nell’accecamento
massimalistico del mito
nazional patriottico della destra,
e in quello rivoluzionario
esaltato dalla recente
rivoluzione bolscevica del ’17
dei socialisti. Si deve dire infatti
che il Psi non aiutò certamente
un’uscita dalla crisi di tipo
liberaldemocratico: il congresso
di Bologna del 5-8 ottobre
1919 opta per una strategia
modellata sulla rivoluzione
russa e delibera, tra l’altro:<< di
promuovere accordi con le
organizzazioni sindacali che
sono sul terreno della lotta di
classe, perché informino la loro
azione per la più profonda
realizzazione dei su esposti
12
principii>> . Il massimalismo
ideologico e politico diventava
anche un programma
sindacale. La radicalizzazione
politica e sociale ebbe, a
questo punto, ad articolarsi
seccamente intorno a un
classico dilemma da crisi
organica e da guerra civile: chi
Si veda L.Salvatorelli,
Nazionalfascismo, Piero Gobetti
Editore, Torino 1923 ,cit. da
C.Pavone,op.cit., p.266.
121
Roberto Vivarelli, Storia delle
origini del fascismo.L’Italia dalla
grande guerra alla marcia su Roma, il
Mulino, Bologna 1991, vol.I, cap.I .
12
R.Vivarelli, op.cit., vol.II, p.211.
gestisce la vittoria ? Quale
nuovo Stato costruire, dopo
l’estinzione di quello vecchio,
liberale-oligarchico, incapace di
creare la Nazione? Vennero a
scontrasi allora due opposte
Italie; quella nazional patriottica
di quel blocco sociale e di
azione di cui abbiamo parlatoproprietari, imprenditori,
impiegati , militari, studenti,
magistrati, ecc. e l’Italia
socialista, laico radicale e
repubblicana e cattolica ,
profondamente divisa sul piano
ideologico e politico, incapace
di dare uno sbocco di
centrosinistra alla crisi in atto.
Un quarto di secolo dopo,
durante e dopo la guerra
fascista perduta del 1940-43, le
due Italie riproposero il
medesimo dilemma, nel gestire
non una vittoria, ma una
sconfitta epocale e al bivio
della costruzione di un altro
Stato nuovo, questa volta
quello democratico e per il
quale era importante
rispondere, ai fini della sua
nuova identità nazionale e
statuale, alla seguente
domanda posta da Pavone:
<<Chi era stato sconfitto nella
guerra fascista… Soltanto il
fascismo? o lo stato italiano
con il quale il fascismo si era
identificato? o ancora di più
l’Italia stessa, come entità
nazionale storicamente
13
definita?>> . La domanda di
Pavone ha poi innescato negli
anni novanta del secolo scorso
quella problematica della morte
della patria all’indomani dell’8
settembre, che tante polemiche
ebbe a suscitare sul piano
politico-storiografico – cioè sul
piano dell’uso politico della
storia – in cui si tentò, in ambito
revisionista, di smantellare i
materiali etico-politici e
ideologici della mitologia civile
della Resistenza e della sua
pretesa fondativa della Nazione
italiana e del suo Stato
14
democratico . Mi limito, al
riguardo, solo a poche
osservazioni.
E’ un fatto che l’8 settembre
’43 lo stato si disfece, la classe
dirigente – la monarchia,
l’esercito, gli ufficiali, la
burocrazia, ecc.- non ebbe
senso dello stato, non ebbe il
sentimento dell’appartenenza e
della solidarietà nazionale,
diciamo pure il senso
dell’italianità: la popolazione si
smarrì e si disperse nei mille
rivoli della lotta per l’esistenza
quotidiana, con tutti i suoi
egoismi e le sue viltà. Come in
altre situazioni cruciali dell’Italia
contemporanea – il 1860-61, il
1915, il 1919-22, anche nel
1943-45 una minoranza di
italiani, di tutti gruppi sociali,
con prevalenza evidente dei
ceti popolari operai e contadini,
si costituì forza costituente
nazionale e dopo due mesi
circa di attesa – settembre e
ottobre – salì risolutamente in
montagna costituendosi in
Resistenza e come tale
rappresentante virtuale della
nazione italiana e del rinnovato
stato democratico, decisa a
riscattare quelli che erano e
sono gli ingredienti
fondamentali dell’identità
nazionale, il sentimento
dell’onore, della libertà e della
virtù militare; e fu subito guerra
civile contro l’Antinazione dei
militanti della RSI, gli ex titolari
del monopolio forzoso
dell’identità nazionale. Certo, la
minoranza era solo una parte
dell’Italia, minoranza peraltro
14
13
C.Pavone, op.cit., p.169.
E.Galli della Loggia, La morte della
patria, Laterza, Bari 1996.
122
articolata e divisa in tanti partiti,
ideologie, con diverse
prospettive di ricostruzione del
paese in ordine ai caratteri
economici, alle basi sociali, alle
forma delle istituzioni, alla
collocazione internazionale del
nuovo stato, ecc.; su di essa
incombeva, infine, il ricordo
cocente della sconfitta
dell’antifascismo nel 1919-22.
Una serie, insomma, di fattori e
di vincoli storici e politici
fissavano il perimetro entro cui
poteva operare la Resistenza non ultima l’essere subordinata
agli Alleati, che esercitavano la
vera, reale e non virtuale
sovranità nazionale – per cui la
sua capacità a nazionalizzare
gli italiani secondo un unico
parametro nazional-statale,
durante e dopo la guerra, fu
assai scarsa, tanto è vero che
una guerra fredda civile,
ideologica e politica condotta
dalla pluralità dei partiti che
avevano fatto la Resistenza, ha
continuato a dividere il Paese
fino a oggi. Ma, il deficit di
statualità della Resistenza
italiana, rispetto a quella
francese o scandinava, non
annulla il valore di
legittimazione fondativo della
Repubblica da parte della
Resistenza e dell’antifascismo,
non solo per i suoi valori di
testimonianza ideale, ma per il
peso militare non indifferente
sul quale essi si appoggiavano
e per il notevole valore
combattentistico da essa
15
dimostrato .
15
Tra il 9 settembre 1943 e la fine di
aprile 1945 caddero - compresi i civili
– 72500 italiani, si aggiungono 39167
mutilati e invalidi compresi sempre i
civili. Dopo la Liberazione fu
riconosciuta la qualifica di partigiano
combattente a 232841 persone, di
“patriota”, cioè di collaboratore
costante e attivo della resistenza a
125714 persone. Nell’ottobre del
1944 i partigiani italiani tennero
impegnate da 6 a 8 divisioni tedesche,
delle 26 che si trovavano in Italia per
fronteggiare gli eserciti alleati.
All’esercito alleato si deve aggiungere
l’esercito regolare italiano del Corpo
italiano di liberazione composto di
cinque divisioni che risalì la penisola
con gli Alleati con gravi perdite.
Cfr.F.Chabod, L’Italia contemporanea
(1918-1948).Lezioni alla Sorbona,
Einaudi, Torino 1961, pp.127-128. Per
avere un’idea del peso storico-militare
dell’esercito partigiano e di quello
regolare in Italia, si faccia un paragone
con le forze guidate dal generale De
Gaulle della Francia libera. Secondo
un rapporto per il generale :<<
nell’ottobre 1943 esistevano 250000
uomini sulle liste dell’’armata
segreta’(quasi tutti comunisti e
gollisti) dei quali 70000 organizzati
per l’azione immediata, ma solo
16000 di questi erano armati. Le armi
erano in gran parte fornite dagli
angloamericani con lanci dagli
aerei>>. Mentre sulle Prealpi e
sull’Appennino tosco –emiliano
combatteva nell’estate-autunno del
1944 contro Tedeschi e fascisti un
esercito partigiano di 100.000 uomini.
In sintesi:<<la resistenza italiana
rappresentò un contributo non
trascurabile allo sforzo di guerra di
guerra alleato ma ebbe anche un alto
valore morale>> e ciò:<<fa giustizia
di ogni considerazione relativa a
un’ipotetica neutralità degli italiani
di fronte a un conflitto, che non
avrebbe dovuto interessarli più. La
libertà ha un prezzo, che andava
pagato e che fu pagato, non verso i
nuovi alleati o contro i vecchi, ma per
ricostituirsi la propria anima. Questa
fu la molla segreta, che indusse molti
alla lotta contro i tedeschi e i loro
alleati fascisti”. Cfr. M.Silvestri, La
decadenza dell’Europa occidentale,IV,
La catastrofe 1939-1945, Einaudi,
Torino 1982, p.455-458. A mio parere,
la continuità della patria nel ‘43-‘45
può dirsi assicurata in base a elementi
storici di fatto di natura militarstatuale e morali - la volontà di riscatto
nazionale -; altra questione, che deve
essere distinta dalla prima, è il
processo di partitizzazione della
medesima a opera dei partiti del
blocco antifascista, che ripetevano una
prassi tipica della nostra storia unitaria
dal 1860-61 al 1914-22, fino al 1943-
Nel momento in cui alcune
migliaia poi centinaia di migliaia
di persone rispondevano
positivamente all’appello delle
cose e dalla parte giusta con
sentimento di responsabilità
verso il paese - comunque
configurabile dalla coscienza di
ognuno come Nazione e/o
Stato – consapevoli della
incertezza della guerra e del
proprio anomalo stato giuridico
che non gli avrebbe consentito
di fruire delle garanzie del
16
diritto di guerra , questi, al pari
dei patrioti del 1859-60,
diventavano di fatto i padri
fondatori del nuovo Stato. Si
aggiunga il supplemento di
legittimazione – al di là della
lotta contro l’anticristo
nazifascista – che proveniva
dalla macerie del vecchio stato
monarchico autoritario,
incapace di fornire un capo in
grado di condurre la resistenza
in nome di una idea nazionalstatale dentro cui coalizzare e
assorbire le diverse forze
politiche del Paese: invece di
un re norvegese, belga o
olandese, a capo del suo
esercito e dei suoi partigiani,
avemmo il fuggiasco Vittorio
Emanuele III, al posto di un De
Gaulle, avemmo un Badoglio.
48, prassi cui accenna anche Silvestri,
per il quale, a livello di
partiti:<<scontata la vittoria sul
nazifascismo, la guerra partigiana fu
diretta avendo in mente i vantaggi che
essa avrebbe portato a ciascuna delle
forze momentaneamente coalizzate,
nella lotta politica del dopoguerra>>.
Ivi, p.458. Per la tesi sulla morte della
patria, cfr. E. Galli Della Loggia,
op.cit.,p.40 ss.
16
I partigiani furono equiparati
all’esercito regolare con il decreto
luogotenenziale n.73 del 28 febbraio
1945.Cfr. N.Sauro Onofri, Il triangolo
rosso.La guerra di liberazione e la
sconfitta del fascismo (1943-1947),
Sapere 2000, Roma 2007,p.88.
123
Tra i tanti fattori che
impedivano e avrebbero
impedito alla Resistenza
antifascista di dispiegare per
intero la sua azione di
unificazione e penetrazione
dell’intera compagine
nazionale, vi è la memoria della
sconfitta della guerra civile del
1919-22 , costata al paese
3000-4000 morti, di cui – in un
rapporto ineguale e sfavorevole
agli antifascisti – 2000-3000
caduti socialisti , legalitari e più
impreparati allo scontro militare
come è noto, e 647 morti da
17
parte dei fascisti . Ma oltre alla
contrapposizione sulla ragioni
della patria e sull’esercizio della
sua rappresentazione e del suo
ruolo nazionale e
internazionale, un fattore
specificamente italiano,
radicato soprattutto nella storia
delle campagne italiane, in
particolare nelle contrade
dell’Emilia Romagna, conferì
alla Resistenza una peculiare
valenza ideologica, che la
distinse dalla consorelle
Resistenze europee: la guerra
di classe contro i padroni,
industriali e agrari, identificati
spesso e volentieri, a opera
della terribile semplicità degli
oppressi e delle astrazioni
teoreticiste degli intellettuali,
tout-court coi fascisti e coi
nazisti. Vediamone un rapido
profilo per i venti mesi di guerra
partigiana e per la sua
sanguinosa deriva del 45–46,
deriva inevitabile di ogni guerra
civile, occorre sottolineare,
contro tutte le
strumentalizzazioni politiche
che si sono consumate dalla
fine della guerra a oggi e su cui
17
Si vedano i dati in E.Gentile, Storia
del Partito Fascista,19191922.Movimento e milizia, Laterza,
Roma-Bari 1989,pp.493-494.
verrò nella parte finale di
queste note.
Dalla svolta di Salerno nella
primavera del ’44 in poi, il PCI
sotto la direzione di Palmiro
Togliatti intese rassicurare, non
intimidire e meno che mai
terrorizzare, sottomettere,
dunque, il lascito classista del
marxismo rivoluzionario al filtro
di una politica di unità
nazionale antifascista prima, di
riconciliazione nazionale poi
(amnistia del ’46 concessa
dallo stesso Togliatti ministro
della Giustizia). Tale politica
suscitò, com’è noto, forti
perplessità e anche opposizioni
nella base sociale operaia,
contadina e dei quadri
dirigenti, oltre che nelle file
stesse del PSI e del Partito
d’Azione; ciò costituì un
problema politico e sociale
complesso. Si deve osservare,
infine, che il PCI nel radicare le
formazioni garibaldine nelle
campagne emiliane, ereditava
non solo la splendida tradizione
del riformismo solidarista e del
movimento cooperativo e
associazionista, ma anche
quella del massimalismo
agrario socialista, non in
contraddizione ma
organicamente connesso alla
18
prima . Inoltre, ereditava la
resa dei conti per la sconfitta
politica e militare del ‘19-‘22,
con la memoria ancora
sanguinante dei crimini, delle
uccisioni e delle umiliazioni
subite da una generazione di
quadri operai e contadini,
ancora ben viva e operante
durante la guerra partigiana
antifascista. La guerra civile tra
fascisti e antifascisti del ‘43-‘45
, scrive Pavone, può essere
vista come:<<la ricapitolazione
e lo svolgimento finale, sotto la
cappa dell’occupazione
tedesca, di un conflitto apertosi
nel 1919-22>>. Ancora di
recente, anziani operai e
contadini, intervistati per una
ricerca di storia
orale:<<assimilano nel ricordo
il 1919-21, il periodo cioè del
biennio rosso e dello
squadrismo, con quello del
19
1943-45>> .
D’altra parte, una evidente
componente classista,
specificamente antioperaia e
non soltanto antisocialista, era
nella mentalità e nei valori
ideologici della gioventù
squadrista. Un esponente fra i
più rappresentativi della
componente popolana del
fascismo fiorentino, Umberto
Bacchelli, si dichiarava
infastidito dalla violenza
scatenata per motivazioni
classiste dai figli di papà entrati
nel fascismo per:
<<
esercitare la giustizia di classe
,cioè punire non come fascisti,
ma come figli dell’avvocato, del
dottore, del fornitore, ecc.>>.
Bastava che costoro:<<
incontrassero gente vestita da
operaio, perché i giustizieri
picchiassero di santa ragione.
Avevano anch’essi una
concezione eguale a quella dei
comunisti che avevano
picchiato e assassinato gente
perché decentemente
vestita>>.Certo, il classismo
era mediato dal velo
dell’ideologia antiegualitaria e
gerarchica del nazionalismo,
che nascondeva agli occhi di
quei giovani la oggettiva
natura classista delle violenze
18
19
La memoria dello squadrismo
agrario e la guerra di classe
partigiana 43 -45
C.Pavone, op.cit. p.383
Ivi, p.256.
124
contro braccianti e contadini,
facendole apparire come una
legittima rivendicazione di
valori morali sviliti dal
sovversivismo. Ma esso era
l’espressione di un’autentica,
per così dire, questione sociale
e politica: l’interventismo del
1914 aveva sottratto al
movimento operaio una parte
cospicua degli studenti – circa il
40% degli effettivi delle
squadre – delusi nelle loro
aspirazioni sociali da uno stato
liberale percepito come debole
e corrotto, che favoriva i
pescecani della grande
borghesia e le aristocrazie
operaie sindacalizzate a
scapito dei ceti di piccola
borghesia che aveva fatto la
guerra; la vita di squadra
restituiva ad essi, in qualche
modo, un ruolo protagonistico,
nato nel cameratismo delle
trincee, e premessa di un futuro
ruolo dirigente nello stato
nuovo che si voleva
20
rivendicare .
Nell’ambito di questo
contesto sociale e politico, il
ruolo dello squadrismo agrario,
preponderante in Emilia e
Romagna, fu trainante, senza il
quale – a giudizio di Renzo De
20
M.Franzinelli,
Squadristi.Protagonisti e tecniche
della violenza fascista 1919 –1922,
Mondadori,Milano 2003, pp.39-40.
Felice – Mussolini non
avrebbe:<<potuto portare
avanti il suo gioco politico e
non sarebbe potuto arrivare al
potere>>. Il giudizio era già
formulato e condiviso dai
contemporanei, in particolari da
autorità di polizia dotati di
spirito critico e di senso dello
stato: per il direttore generale
della PS Giacomo Vigliani, ad
es., l’Emilia era la:<<vera culla
del fascismo>> in cui i
proprietari terrieri lo avevano
finanziato:
<< come
reazione alle numerose
imposizioni dei leghisti nelle
loro vertenze economiche con
gli agricoltori>> e nelle province
di Bologna, Ferrara e
Modena:<< è tra gli ultimi del
1920 ed ai primi dell’anno in
corso del che si è cominciato a
verificare questa guerra
21
civile>> . Certo, la somma di
prevaricazioni consumate dai
capilega a danno dei
proprietari nel ventennio
precedente – boicottaggi,
taglie, multe ed estorsioni,
incendi dolosi, sabotaggi alla
produzione, imponibile di
manodopera, ecc. - aveva
predisposto una larga parte
dell’opinione pubblica a
simpatizzare per lo
squadrismo: i processi di
brutalizzazione sociale e
politica sia a destra che a
sinistra che avevano avuto
larga applicazione nell’Europa
centro-orientale e in Russia
con la guerra civile seguita alla
22
Rivoluzione , avevano avuto
anche in Italia una loro
espressione già prima della
guerra, ma non reggono il
21
Ivi, p.59, dove è riportato anche il
giudizio di De Felice.
22
Si vedano le osservazioni di
E.Traverso, A ferro e fuoco.La guerra
civile europea 1914-1945, il Mulino,
Bologna 2007.
confronto con la violenza
sistematica e pianificata dello
squadrismo agrario. In
sostanza, sembra equanime e
condivisibile il giudizio
formulato alla metà degli anni
Trenta da Gaetano Salvemini,
esule negli USA, nelle lezioni
tenute alla Harvard
University:<<Nel corso dei due
anni della loro ‘tirannia’ i
‘bolscevichi’ non devastarono
neppure una volta l’ufficio di
un’associazione degli
industriali, degli agrari o dei
commercianti; non obbligarono
mai con la forza alle dimissioni
nessuna amministrazione
controllata dai partiti
conservatori; non bruciarono
neppure una tipografia di un
giornale; non saccheggiarono
mai una sola casa di un
avversario e politico. Tali atti di
‘eroismo’ furono introdotti nella
vita italiana dagli
‘antibolscevichi’. Inoltre va
notato che mentre i delitti
commessi dai ‘bolscevichi’
negli anni 1919-20 furono quasi
sempre commessi da folle
eccitate, le ‘eroiche imprese’
degli ‘antibolscevichi’ troppo
spesso furono preparate e
condotte a sangue freddo da
appartenenti a quei ceti
benestanti che hanno la
pretesa di essere i custodi
23
della civiltà>> .
Le memoria di tutto questo fu
bruciante durante e dopo la
resistenza, soprattutto in
partigiani di estrazione operaia
e contadina e non solo; i nemici
della patria ritrovata e rifondata
con la resistenza e i nemici di
classe tendevano a coincidere.
Per queste generazioni di
partigiani, anziani del ‘20 –‘21
ma anche per giovani
23
Il giudizio di Salvemini è cit. da
M.Franzinelli, op.cit., p.64.
125
ventenni:<<il nemico ideale scrive Pavone- la figura più
chiara e riassuntiva di nemico,
sarebbe stata quella di un
padrone che fosse anche
fascista e sfacciatamente servo
dei tedeschi, e come tale non
più vero italiano (secondo il
processo di annichilamento
dell’identità nazionale dei
rinnegati già sottolineato a
proposito della guerra civile).I
fucilati che morirono gridando
‘viva il comunismo, viva l’Italia,
viva la libertà’ oppure ‘viva
l’Italia, viva Stalin, viva il
comunismo’ sintetizzarono in
questo estremo messaggio le
ragioni plurime della loro
scelta>>. Pavone ha
documentato e chiarito come
non si possa schematizzare
contrapponendo una
Resistenza rossa a una
Resistenza tricolore, ma come
gli elementi di classe si
presentassero, a vari livelli e
nelle varie situazioni, ora isolati
e ora strettamente intrecciati
con <<spinte e motivazioni
puramente antifasciste e
patriottiche>> e che nella
stessa politica di unità
nazionale del PCI non esisteva
solo una doppiezza del vertice
nei confronti della base
classista, ma:<<esistevano
una ‘doppia anima’ di vertice e
una ‘ doppia anima’ di base, e
la seconda in parte era indotta
dalla prima e veniva con essa
a coincidere, in parte aveva
una sua propria fisionomia,
chiamata in genere dal vertice
incomprensione, ritardo,
deviazione. L’impegno posto
dai dirigenti nel reprimere
questi atteggiamenti costituisce
una delle non molte fonti
disponibili per avvicinarsi agli
24
atteggiamenti stessi>> .
L’identificazione del regime
fascista col regime dei padroni,
trasmessa dagli anziani del ’21
ai giovani, portava credere che
fosse arrivata l’ora di una resa
dei conti non solo politica , ma
anche sociale, che già nella
resistenza fosse in atto una
guerra rivoluzionaria, che il
dopoguerra si sarebbe
incaricato di concludere. Si
aggiunga, infine, nella genesi
delle attese rivoluzionarie nella
Resistenza l’impatto della
ripresa, sotto l’occupazione
tedesca e del regime di Salò
dopo un ventennio di dittatura,
delle lotte agrarie di braccianti
e mezzadri per il rinnovo di
contratti e riparti; anche sotto
questo profilo riemergeva il filo
rosso delle lotte del I°
dopoguerra e dell’annullamento
delle conquiste sindacali del
biennio rosso a opera del
regime fascista a favore degli
25
agrari . Ma l’eredità delle
memorie politiche, sociali e
ideologiche del ‘19 –‘22 non
avrebbe potuto fermentare al
grado di odio e di violenza
propri di una guerra civile – è
esistita anche la violenza e la
cultura della violenza entro le
fila della Resistenza, cui
Pavone ha dedicato un capitolo
sostanzioso del suo libro senza le stragi naziste lungo le
linee della ritirata dell’esercito
tedesco dal Sud al Nord a
partire dalla fine del ’43, e
senza i crimini, le uccisioni di
partigiani e di civili da parte dei
militi della RSI, desiderosi di
dimostrare ai loro padroni
tedeschi un’autonoma ma
24
C.Pavone, op.cit., pp.314-315, 319320.
25
G.Crainz, Padania.Il mondo dei
braccianti dall’Ottocento alla fuga
dalle campagne, Donzelli, Roma 1994
pp.217-231; N.Sauro Onofri, op.cit.,
cap.V.
infondata capacità di gestire in
termini efficienti la
sopravvivenza della Repubblica
fantoccio di Salò. Due ragioni lo
provano in termini ,a mio
parere, abbastanza persuasivi:
il fatto che nei 45 giorni tra il
25 luglio e l’8 settembre e
anche oltre – l’attendismo
caratterizzò entrambe le parti
fino alla fine di ottobre - non ci
sia stata nel paese alcuna resa
dei conti, a parte qualche
sporadico incidente; infine il
fatto che nella serie di uccisioni
che seguirono il 25 aprile e nei
mesi immediatamente
successivi a opera di singoli e
di gruppi partigiani di
orientamento classista e
comunista le vittime furono
scelte con logica ancora
combattente. Si uccide il
nemico sconfitto, si vendicano i
caduti e gli eccidi. Si anticipa il
corso di una giustizia che
ritarda troppo la sua
azione…La tipologia delle
vittime conferma questa logica
di vendetta messa in atto nei
giorni della Liberazione e nelle
settimane seguenti: oltre i due
terzi degli uccisi sono
appartenenti a reparti militari di
Salò (GNR e Brigata nera),
mentre numerosi sono gli iscritti
al PFR e persone già
segnalate nel corso della lotta
per il loro collaborazionismo.
Dove, infatti, dove più forte
aveva infierito la repressione
nazifascista, più forte colpisce
la vendetta del postliberazione.
In molti casi questa memoria
‘recente’ si salda con quella più
‘antica’”, chiudendo così il ciclo
iniziato nel 1920-22 e
proseguito << in alcuni casi
anche negli anni Trenta e
terminato nei venti mesi di lotta
26
partigiana>> .
26
M.Storchi, Il sangue dei
vincitori.Saggio sui crimini fascisti e i
processi del dopoguerra (194546),Aliberti, Reggio Emilia 2008,
126
Negli atti di giustizia
sommaria che seguirono il 25
aprile, occorre certo
annoverare anche altre
tipologie di uccisioni: delitti a
sfondo politico e ideologico, di
carattere sociale - uccisioni di
possidenti e di professionisti, in
quanto semplicemente ricchi,
magari anziani liberali afascisti
e di epoca prefascista – fu il
caso del padre, ingegnere e
possidente, del politologo
Nicola Matteucci - e delitti di
delinquenza comune che
approfittava della maglia larga
e sfilacciata di uno Stato
necessariamente in fase di
transizione all’indomani della
Liberazione. Ma non è
sostenibile, alla luce della più
seria ricerca storica, che il PCI
avesse un occulto interesse a
sostenere gli atti di giustizia
sommaria per indebolire i
ranghi dirigenti della borghesia
italiana, come sembra pensare
Giampaolo Pansa nel suo
volume Il sangue dei vinti. Su
questi eventi il PCI e la sinistra
in generale portano la
responsabilità di una troppo
lunga rimozione e di una
reticenza sistematica – per
evidenti ragioni di ragion di
stato o di partito - mentre la
destra porta la responsabilità di
un uso politico-propagandistico
smoderato, a partire dalla
quantificazione stessa delle
vittime, e di una incapacità
sostanziale a schierare
un’alternativa storiografica
scientificamente seria alla
sinistra. E’ necessario, dunque,
offrire qui al lettore alcuni
numeri e valutazioni che sono
pp.27,29. Sulle stragi tedesche in
Emilia-Romagna cfr.ora L.Casali –
D.Gagliani (a cura di), La politica del
terrore. Stragi e violenze naziste e
fasciste in Emilia Romagna, l’ancora,
Napoli 2008.
stati dati negli ultimi quindici
anni da una seria storiografia
che possiamo definire
nell’ambito di un antifascismo e
patriottismo costituzionale:
intendo riferirmi alle ricerche e
sintesi complessive di Claudio
Pavone, di Nazario Sauro
Onofri, di Massimo Storchi, di
Mirco Dondi, mi limito a citare
gli autori da cui ho tratto le
informazioni per la stesura
delle presenti note.
Contro le iperboliche
valutazioni di decine o
addirittura di centinaia di
migliaia di vittime del terrore
rosso accreditate dalla
pubblicistica di destra, Onofri,
sulla base di fonti del ministero
degli Interni del governo De
Gasperi del 1946, valuta a
8197 i fascisti uccisi a livello
nazionale dopo la Liberazione,
cui si aggiungono altre 1167
persone di cui non è certa la
motivazione politica, in totale
9364 morti che, secondo uno
studio di Mirco Dondi,
salirebbero a 9911.Per quanto
riguarda l’Emilia Romagna le
persone giustiziate perché
sicuramente fasciste sono
1535, cui si aggiunge il
contingente di quelle la cui
appartenenza politica non è
certa, cioè 423, in totale 1958,
così ripartite per ogni città della
regione (tra parentesi il numero
delle appartenenze non certe):
Bologna 349 (191);Piacenza
259 (0);Ferrara 211 (60);Parma
206 (3); Modena 192
(59);Ravenna 150 (20),Forlì
127 (20);Reggio Emlia 50 (70).
Totale 1535 (423).Totale
complessivo 1958.Onofri
sottolinea comunque che si
tratta ancora di totali non
definitivi, suscettibili di
ridefinizione ove si autorizzi
l’apertura di nuovi documenti
del Ministero dell’Interno e di
altre istituzioni. Può essere,
infine, di qualche curiosità
sapere che il primato dei morti
spetta, in questa triste
gerarchia regionale, al
Piemonte e non all’Emilia
Romagna – definita anche il
Messico d’Italia- come si è
sempre scritto e propagandato
per mezzo secolo:2363 vittime,
di cui 2216 con certezza
fascisti e 147 di incerta
definizione. Segue seconda la
regione rossa per
27
eccellenza .Ma la correzione
storiografica dell’errore non può
essere solo quantitativa, anche
se i numeri nella ricerca hanno
pur sempre un peso
essenziale; occorre anche una
riconsiderazione storica del
ruolo dell’Emilia Romagna nella
recente storia nazionale, a
partire proprio da quel
processo di stabilizzazione
politica che il PCI riuscì a
imporre in una regione
nevralgica per gli equilibri
politici del movimento operaio e
del Paese intero e dove la
tradizione classista della lotta
politica e del conflitto sociale
era radicatissima a partire dalla
fine dell’Ottocento.
Per comprendere la brillante
riuscita di questo processo di
stabilizzazione bisogna fare
riferimento a quella sorta di
Bibbia del movimento operaio
italiano ed emiliano che è stato
il discorso di Togliatti Ceto
medio ed Emilia rossa,
pronunciato il 24 settembre
1946 al Teatro Municipale di
Reggio Emilia , in cui il
27
N.Sauro Onofri, op.cit, pp.74,78.
Sui giudizi di G.Pansa, Il sangue dei
vinti,Sperling e Kupfer,Milano 2003 e
sulla sua valutazione di 20.000 vittime
dopo la Liberazione, cfr.G.Crainz,
L’ombra della guerra.Il
1945,l’Italia,Donzelli, Roma 2007,
pp.79 ss.
127
segretario comunista poneva le
premesse per il conseguimento
di due grandi obiettivi: il primo
relativo alla congiuntura politica
sanguinosa in cui ex partigiani
e militanti esponevano il
prestigio e l’autorità del partito
con i gravi fatti criminosi di
giustizia sommaria di cui si è
detto, avviando quella lotta
politica contro una componente
di partito armato dentro il
Partito – partito occulto,
sfuggente, poco documentabile
storicamente perché non ebbe
mai la possibilità o la volontà di
emergere alla luce del sole,
privo di un leader e di una
proposta concreta – che durò
alcuni anni e si concluse alla
metà degli anni Cinquanta con
la sua piena sconfitta; il
secondo fu obiettivo strategico
di lungo periodo, volto a
costruire una prospettiva di
sviluppo fondato sulla nozione
di democrazia progressiva nella
prospettiva di una via italiana al
socialismo, anche se di
quest’ultima, nei mesi
successivi alla svolta di Salerno
dell’aprile 1944 – mentre in
Grecia le truppe inglesi
reprimevano l’insurrezione dei
partigiani comunisti contro il
progetto di restaurazione della
monarchia – Togliatti non fece
28
mai cenno . Formula
essenzialmente politica, di cui
erano indeterminati nel ‘44 i
termini concreti, presero
contorni più ravvicinati proprio
28
A.Agosti, Palmiro Togliatti,
Utet,Torino 1996,pp.282ss. Il discorso
di Togliatti fu ripubblicato in
Id.,Politica nazionale e Emilia rossa, a
cura di L.Arbizzani, Editori
Riuniti,Roma 1974,pp.21-51. Si veda
anche G.Bocca, Palmiro Togliatti,vol
I, ed.L’Unità, Roma 1992,p.337, in cui
sottolinea come per Togliatti non si
ponesse assolutamente in quella
congiuntura storica la questione del
socialismo.
in un discorso in cui erano
poste le basi di quel modello
emiliano di prossimo e sicuro
avvenire nei decenni seguenti,
modello fondato sulla proposta
di una politica di riforme, entro
il sistema dell’economia di
mercato e della democrazia
parlamentare irrobustita dalla
presenza di un grande partito
moderno di massa di carattere
nazionale, capace di trascinare
i ceti intermedi dell’impresa,
delle professioni e
dell’intelligenza sulla via di una
modernizzazione economica e
sociale di interesse generale e
nazionale. Togliatti ebbe,
dunque, ad assimilare la
lezione del I° dopoguerra,
allorché i socialisti furono
incapaci di fare del socialismo
una forza nazionale in grado di
sbarrare la strada al fascismo.
Nel concludere queste note
mi sembra di potere
sottolineare la singolarità
storica e politica di una regione
come l’Emilia-Romagna,
storicamente caratterizzata da
profondi conflitti di classe e
altrettanti radicate turbolenze
politiche, in cui, tra l’altro,come nelle altre regioni rosseil PCI si era dovuto trincerare in
qualche misura durante la
durissima prima guerra fredda
fino al disgelo della fine degli
anni ’50 , ma in cui la politica
del PCI fu in grado di operare
una stabilizzazione politica di
valore nazionale e
internazionale: nella mappa
politica del comunismo
mondiale, le regioni rosse
furono l’unico luogo nel quale
l’utopia comunista –
intrinsecamente, cioè
dottrinariamente totalitaria - sia
stata capace di piegarsi a
quella dialettica di utopia e
riforma, che è un contrassegno
storico specifico del liberalismo
29
illuministico . Per questa
inedita configurazione
congiurarono, agli inizi, vari
fattori: innanzi tutto una lezione
di realismo politico, essendo
l’Italia dopo Yalta rimasta in
zona di occupazione angloamericana e preoccupazione
primaria fu, dunque, la
sopravvivenza, evitando la
cosiddetta soluzione greca;
l’eredità della tradizione
socialista, solidaristica e
cooperativistica; infine, una
profonda e autentica
conoscenza della storia italiana
, filtrata dalla lezione dei
Quaderni di Gramsci. Si deve
riconoscere al PCI di aver
operato a favore - anziché
complottato a sfavore - della
democrazia italiana con
l’inventività politica propria della
sua tradizione rivoluzionaria,
pur all’interno degli stretti
margini delle sue alleanze
internazionali, che finirono
drammaticamente per erodere,
nei decenni del dopoguerra,
anche la sua credibilità
nazionale. Ma questa è un’altra
storia.
29
Cfr. F.Venturi, Utopia e riforma
nell’Illuminismo, Einaudi, Torino
1970.
128
Hanno collaborato a
“Pagine per”
LUCA ALESSANDRINI, Direttore
Istituto Storico Parri EmiliaRomagna
FAUSTO ANDERLINI, Direttore
Settore Programmazione e del
Centro Demoscopico
Metropolitano della Provincia di
Bologna, Direttore di
“Metronomie”
GIAN MARIO ANSELMI, Università
di Bologna, Presidente
Consiglio d’Amministrazione
dell’Istituzione Biblioteche del
Comune di Bologna
EZIO ANTONIONI, Presidente
ANPPIA di Bologna
SIMONA ARGENTIERI,
Psicoanalista e Didatta della
A.I.P., Full Member
dell’International
Psychoanalytical Association
REMIGIO BARBIERI, Giornalista
ANGELO BATTISTINI,
Psicoanalista
SILVANO BERTINI, Responsabile
del Servizio sviluppo
economico della Regione
Emilia-Romagna
ETTORE BIANCIARDI, Ingegnere
elettronico. Editore e
Fotoartista
EZIO BINCOLETTO, Psichiatra e
Psicoterapeuta
MARIANNA BOLKO, Psichiatra e
Psicoanalista, fondatrice e
condirettrice di “Psicoterapia e
Scienze Umane”
PIERO BONA, Docente
CLAUDIO BONICIOLLI, Presidente
dell’Autorità Portuale di Trieste
VANDO BORGHI, Università di
Bologna
GIANLUIGI BOVINI, Direttore del
Settore Programmazione,
Controlli e Statistica del
Comune di Bologna
COSIMO BRACCESI, Esperto e
Consulente per la sicurezza
PATRIZIA BRUNORI, Psicologa e
Psicoterapeuta
GIUSEPPE CAMPOS VENUTI,
Urbanista, Presidente Onorario
dell’INU
MATILDE CALLARI GALLI,
Università di Bologna
GIANNA CANDOLO, Psicologa e
Psicoterapeuta
VITTORIO CAPECCHI, Università
di Bologna
Luciano CASALI, Università di
Bologna, Università di
Barcellona
GIUSEPPE CASARRUBEA,
Docente e Storico della Sicilia
ALESSIO CECCHERELLI,
Università Carlo Bo di Urbino
IDA CERI, Psicologa e
Psicoterapeuta, Supervisore e
docente presso la Scuola di
specializzazione in Psicologia,
Università di Bologna
PIER LUIGI CERVELLATI,
Urbanista, Istituto Universitario
di Architettura di Venezia
FRANCESCA CESARI, Docente e
Ricercatrice Università di
Genova
OULDELUL CHELATI DIRAR,
Università di Macerata
FRANCO CHIARINI, Dirigente del
Settore Programmazione,
Controlli e Statistica del
Comune di Bologna
OTELLO CIAVATTI, Comitato
Piazza Verdi.-Zona
universitaria
CATERINA COSSETTO,
Documentalista
ANNA COTUGNO, Università La
Sapienza Roma
ANTONIO DALLA LIBERA, di
“Africa e Mediterraneo”
129
CRISTINA DAL MARE, Gallerista
e Viaggiatrice
SUSANNA DAL PORTO,
Bibliotecaria Università di Pisa
DAVIDE DAZZI, Ricercatore
VINCENZO DE CAPRIO, Università
della Tuscia Viterbo
MASSIMO DESSÌ, CISL regionale
COSTANTINO DI SANTE, Storico
GIOVANNI DORE, Università Ca’
Foscari Venezia
FRANCESCO EVANGELISTI,
Responsabile Programmi
Urbani Complessi del Settore
Territorio e Urbanistica del
Comune di Bologna
FEDERICA FABBIANI, Giornalista,
responsabile comunicazione
del portale women.it
MANUELA FABBRICI, Biologa,
responsabile del Laboratorio di
educazione ambientale del
Quartiere S. Vitale
FERRUCCIO FARINA,Ideatore e
Direttore del ‘Balnea Museo’ e
Storico del turismo
SAMUELA FELICIONI, Ricercatrice
ANDREA FERRARI, Ricercatore
DAVIDE FERRARI, della “Casa
dei Pensieri”
FABRIZIO FOCARDI, Università di
Padova
RODOLFO FRANCESCONI,
Dirigente d’azienda e cultore di
storia locale
MIMMO FRANZINELLI, Storico
PAOLA FURLAN, Archivio Storico
Comunale di Bologna
DIANELLA GAGLIANI, Università
di Bologna
PIER FRANCESCO GALLI,
Psichiatra e Psicoanalista,
fondatore e direttore di
“Psicoterapia e Scienze
Umane”
MARIA ANGIOLA GALLINGANI,
Responsabile Studi e ricerche
del Settore Programmazione
della Provincia di Bologna,
condirettrice di “Metronomie”
LUCIANO GALLINO, Università di
Torino
FRANCESCO GARIBALDO,
Consulente e Ricercatore, del
direttivo della Rete Regional
and Local Development for
Work and Labour;
vicepresidente del Research
Committee and Partecipation.
Organizational Democracy
dell’Associazione
Internazionale di Sociologia
MASSIMILIANO
GERACI,Ricercatore
GIOVANNI GINOCCHINI,
Architetto, Consulente Urban
Center Bologna
GIOVANNA GLIOZZI, Docente
della Scuola Superiore per
l’Insegnamento secondario
BRIGITTA GUARASCI,
Responsabile Statistiche
Demografiche e Sociali del
Settore Programmazione,
Controlli e Statistica del
Comune di Bologna
PIERO LEONI, Coordinatore
scientifico della consulta dei
Comuni Turistici dell’ANCI,
Università di Bologna sede di
Rimini
GIACOMO LOPERFIDO, CERCOUniversità di Bergamo; IRISEHESS, Paris
LAMBERTO MAGGIOLI, Antiquario
MARZIA MARCHI, Università di
Bologna
LUIGI MARIUCCI, Università Ca’
Foscari Venezia
PAOLA MAROTTA, Assegnista
dell’Università di Palermo
FABIO MARTELLI, Università di
Bologna sede di Ravenna
GIACOMO MARTINI, Critico e
storico del cinema
VITTORIO MARTONE, di “Tabard”
GIORGIO MEREU, Psicologo
clinico
CESARE MINGHINI, Direttore
IRES-Cgil dell’Emilia-Romagna
FRANCESCA MOLFINO,
Psicoanalista
ALDINO MONTI,Università di
Bologna
LUIGI MONTUSCHI, Università di
Bologna
PIERLUIGI MORESSA, Psichiatra
e Pubblicista
PAOLO NANNETTI, Ricercatore
GIAN GUIDO NOBILI,
Responsabile area ricerca e
progettazione del Servizio
Politiche per la sicurezza e
della Polizia Locale della
Regione Emilia-Romagna
NAZARIO SAURO ONOFRI,
Giornalista, Storico della
Resistenza bolognese
LUCIO PARDO, della Comunità
Israelitica di Bologna
PAUL PARIN, Psicoanalista e
Antropologo
LUIGI PARLATORE, Dirigente
Industriale, già Rappresentante
dell’IRI a Mosca e Pechino
GABRIELE PASTRELLO,
Università di Trieste,
Opinionista de “Il Piccolo”
ANDREA PEZZOLI, Direttore
dell’Ufficio Agroalimentare e
Trasporti dell’Autorità Garante
della concorrenza e del
mercato
OLGA PIGNATELLI, Bibliotecaria
Biblioteca Italiana delle Donne
ANTONIO PRETE, Università di
Siena
FLORINDA RINALDINI,
Ricercatrice IRES-Cgil
dell’Emilia- Romagna
MILI ROMANO, Artista e docente
dell‘Accademia di Belle Arti di
Bologna
ROSSELLA ROPA, Docente e
Ricercatrice a contratto
Università di Bologna
FRANCESCA RUOCCO,
Assegnista dell’Università di
Bologna
GIOVANNI SACCHINI, del Servizio
Politiche per la sicurezza e
della Polizia Locale della
Regione Emilia-Romagna
CHIARA SANTINI, Borsista
Università di Bologna
RENATO SASDELLI, Senior
member dell’IEEE, già
130
dell‘Università di Bologna
GIANNI SCALIA, Fondatore e
direttore di “In Forma di
Parole”, già dell’Università di
Siena
ROBERTO SCARDOVA,
Giornalista Rai-TV
ALESSANDRA SERVIDORI,
Editorialista, Componente del
Collegio Istruttorio del Ministero
del Lavoro
ANDREA SEVERI, Assegnista
Università di Bologna, “Il
Domani”
ALBERTO SPADONI, Psichiatra e
Psicoanalista
MASSIMO STORCHI, Storico,
Responsabile Archivio storico
comunale di Reggio Emilia
ANNAMARIA TAGLIAVINI,
Direttrice della Biblioteca
Italiana delle Donne
ELENA TRIPODI, Bibliotecaria
responsabile della Biblioteca e
Centro di Documentazione
“Amilcar Cabral”
ILDO TUMSCITZ, Psicologo e
Psicoterapeuta
SILVIA VEGETTI FINZI, Università
di Pavia
CINZIA VENTUROLI, Direttore del
Centro di Documentazione
storico-politica sullo stragismo
MARCO VEGLIA, Università di
Bologna
STEPHEN VIZIENCZEY, Scrittore
e saggista
MAURIZIO ZAMBONI, già
Assessore del Comune di
Bologna
CLAUDIA ZACCHI, Bibliotecaria
“Sala Borsa ”
ANTONIO ZAVOLI, Avvocato
GINO ZUCCHINI, Psichiatra e
Psicoanalista
SILVIO ZUCCONI, Psicoanalista
PAOLO ZURLA, Università di
Bologna
La città considerata come
principio ideale delle istorie
italiane (1858)
IIª parte
di
Carlo Cattaneo
Ma la rimanente Italia soggiacque ad
altra più profonda sovversione
dell'ordine municipale e a più intenso
grado di barbarie, quand'ebbe a stabili
abitatori suoi gli stessi barbari.
Per volgo degli scrittori, l'invasione
gotica e longobarda è l'ultimo esito
d'un'inveterata guerra tra Roma
dominatrice e le nazioni vergini e libere
del settentrione. Non è cosi. Goti e
Longobardi non avevano mai avuto a
difendere i patrii deserti dalla conquista
romana; non combattevano pei loro
diritti; ma erano in uno od altro modo
mercenari o vassalli o profugi nelle
terre bizantine; e fattisi ribelli, venivano
riversati per ripiego dei governanti
verso l'Italia, ch'era divenuta per questi
una frontiera al di là dai mari e dai
monti. [...].
Intanto erano isolate nel secolo quinto
e sesto le città, perché vi si era
introdotto di recente l'uso rituale della
lingua latina, o conservato forse in
alcune il primiero uso della greca, ma
nelle campagne, presso la casta
militare, dominava la fede ariana e la
lingua gotica, e presso le genti rustiche
il culto degli antichi Dei.
Ebbene, in tanta confusione, la forza
dei municipii comunque prostrati e
conculcati, fu tanta, che il rituale latino
poté uscirne ad occupare
insensibilmente tutta la superficie
dell'Italia. E a misura che il paganesimo
spariva dalle campagne, i confini tra
l'una e l'altra diocesi vennero a
coincidere all'incirca con quelli delle
antiche giurisdizioni municipali, che
rappresentavano altri più vetusti termini
di popoli e religioni. Era come una
selva atterrata che ripullula da sepolte
radici. La stessa casta longobarda,
opponendo un vescovo ariano ad ogni
vescovo latino, accettò e sancí quelle
prische circoscrizioni. Il municipio fu più
forte della conquista. [...].
Il dominio dei Longobardi fu men vasto
di quello dei Visigoti, degli Eruli, degli
Ostrogoti e molto più lontano dal
raggiungere l'unità, ed ebbe più
poderosi nemici dentro e fuori; eppure
durò due secoli, quando quello degli
Ostrogoti che abbracciò tutta l'Italia
durò solo sessant'anni; e quelli degli
Eruli e dei Visigoti assai meno.
Tutti questi regni, ed altri, caddero non
perché fosse loro troppo angusta la
terra e poca la gente, sicché non
potessero affrontarsi con qualsiasi altra
potenza dei tempi loro; ma perché non
avevano radice nei popoli, perché si
erano grettamente appresi alle glebe
dei feudi e alle chiuse delle Alpi, e non
all'antica forza municipale, al comizio,
al tribunato, al foro; non si erano
assimilate le città come i Romani; non
le avevano fraternamente ascritte alle
tribù e alle legioni. Avevano bensí i loro
malli e arringhi, i loro parlamenti armati,
ma in disparte dei popoli. E non erano
più che i consigli di guerra di una casta
militare; non erano più che lo stato
maggiore d'un esercito disseminato per
una terra, sulla quale da più
generazioni esso nacque e rinacque
come pianta parassita, senza prendere
innesto sul tronco nativo, né
appropriarsi la legge della sua vita.[...].
Nei quattro secoli incirca del dominio
gotico e longobardo, la barbarie andò
crescendo; poiché nessuno poteva
inalzarsi se non seguendo ed imitando i
barbari. Le città non erano apprezzate
se non come fortezze; i cittadini, come
tali, non avevano parte nelle cose del
regno; né avevano potere alcuno sulle
proprie sorti; il municipio era quasi
disciolto e abolito. Le buone tradizioni
si andavano sempre più spegnendo di
generazione in generazione. II male
non è il bene; barbarie, ruina,
distruzione non è progresso. Milizia,
agricoltura, commercio, scienze,
lettere, l'alfabeto stesso, andavano in
oblio. La gente più non aveva valore né
virtù. I barbari si andavano spegnendo,
insieme alle città che avevano
desolate. [...].
Non più favorevole alle città italiche fu
l'éra settima, o vogliam dire la
dominazione di Carlomagno e de' suoi
posteri e pretendenti, per l'indole sua
feudale e rusticana. Ma giovò ad esse
l'odio suo contro i Longobardi, e più
ancora la debolezza e caducità delle
sue istituzioni.
Già si sa che Carlo medesimo non
sapeva scrivere; né alcuno darà colpa
a lui dell'ignoranza del secolo in cui
crebbe. Ma gli scrittori sinceri non
possono negare che le sue istituzioni
fecero le città d'Italia più barbare che
non le avessero lasciate i Goti. Da
Carlomagno il secolo del ferro. [...].
Al tramonto di quella abbagliante
meteora di Carlomagno, l'imperio suo,
accerchiato da cinque nazioni nemiche,
non aveva già più difensori. [...].
Il flusso e riflusso della conquista
nell'inerme retaggio di Carlomagno si
sarebbe ripetuto senza fine con altri
barbari, come da tempo immemorabile
nella imbelle Mesopotamia. [...].
Da quel tempo non fu più fatto ostacolo
a qualsiasi signore di provvedere a sé
ed a' suoi. In poche generazioni,
sull'intera superficie dell'imperio si
venne tessendo con nuovi elementi
una feudalità locale, che ridusse a torri
e castella le case, murò i villaggi, armò
131
i servi più gagliardi; ospitò profughi,
tollerò asili, e anziché far traffico della
propria gente da' Greci e Musulmani,
come al tempo di Carlomagno, ne
comperò dalle terre germaniche, e più
dalle slave, per ripopolare i deserti. [...].
Disperse per entro alla selva delle
castella, le città non ebbero nemmeno
più il privilegio d'essere il rifugio dei
potenti fra le incursioni dei barbari;
rimasero tanto più disarmante e
avvilite. [...].
E così mentre oltralpe i feudi
sopraffacevano le deboli città, in Italia
si poterono alzare, una a fronte
dell'altra, due milizie. L'una urbana
composta di liberi artefici, mercanti,
scribi e altri superstiti delle famiglie
degli antichi giureconsulti e sacerdoti,
divisa per arti o per porte, pronta ad
accorrere sulle mura, ricordava le tribù
civiche della prisca Italia; celava in sé il
principio d'un risorgimento integrale.
L'altra sparsa per le foreste del
contado, composta di castellani e
torrigiani e di loro bastardi e bravi, si
attruppava intorno alle romite muraglie
di Biandrate, di Castel Seprio, di Castel
Marte, ove una gotica strategia aveva
posto il ricapito delle cavalcate feudali.
La diversità delle giurisdizioni e delle
leggi, ch'erano romane nella città e
confidate a giudici elettivi, mentre nelle
campagne erano più sovente
longobarde o saliche, e confuse colla
disciplina militare e coll'arbitrio feudale,
fecero si, che il servo della gleba
potesse anch'egli farsi franco, purché
solo riuscisse a fuggire e a lucrarsi
colle braccia il pane nella prossima
città o nella sua giurisdizione. Quindi
crescente ogni giorno il popolo urbano;
e per forza di ciò, maggiore ogni anno
nel contado la necessità d'armare altri
gagliardi, e interessarli con franchigie e
feudi e livelli alla difesa delle castella.
Le città, non appena riscosse dal
letargo dei secoli gotici, espandevano
dunque in circuito un'influenza
avvivatrice che rigenerava anche il
patto feudale; ed era più possente,
ov'esse erano mercati e officine di più
largo contado, mentre le città piccole e
povere della montagna o delle terre
basse e impaludate, e quelle che
(Segue in quarta di copertina)
avevano più patito per le ultime
invasioni, dovevano rimaner più ligie
alla feudalità. Pertanto esse dovettero
recare fino a più tarda età, non
l'impronta longobarda, ma l'impronta
dell'età dei Longobardi, non perché
fossero in origine più barbare, ma
perché trovarono intorno a sé minori
sussidi a uscir dalla barbarie.
Il fatto supremo si è che per tutte le
dominazioni gotiche, longobarde e
franche si era trasmesso nella ierarchia
episcopale quell'ordine di preminenza
in cui le città stavano fra loro nei tempi
in cui quella erasi instituita. Sempre
Roma era stata nell'ordine sacro la
prima città d'Italia; sempre Milano era
stata la seconda Roma; il primato
ambrosiano comprendeva Torino e
Genova, si dilatava oltremonti fino a
Coira e Ratisbona. Le città non
emergevano dunque come dal fiume
dell'oblio, ma come da lungo sonno,
con tutti gli orgogli dell'antico stato. [...].
Nel primo secolo dopo il mille, che si
può chiamare l'éra ottava delle città, le
guerre tra i primati e le diocesi
suffraganee, tra la chiesa ambrosiana e
la romana, tra i pontefici e la dinastia
salica a cagione delle investiture; e
infine la prima crociata, ebbero tutte
un'indole teocratica. [...].
Ma già nel principio del secolo
seguente, ossia nell'éra nona delle
città, le guerre si fecero secolari e
mondane, benché fossero in parte
effetto e continuazione delle rivalità
episcopali. Dapprima le città contesero
in cerchio colle città finitime, come già
l'antica Roma con Sabini e Latini. Esse
dovevano ristabilire le giurisdizioni e i
confini che la geografia militare dei
barbari aveva trasandati e manomessi.
Poscia in cospetto del possente
Barbarossa le inimicizie vicinali si
atteggiarono in due grandi leghe. E
finalmente, dopo trent'anni di guerra, la
pace di Costanza introdusse nella
legge imperiale le città libere. [...].
Ebbene, qui vediamo fin da quei remoti
tempi le nostre città dare il primo
esempio di quella grande innovazione
sociale che ora soltanto vediamo
iniziarsi in Russia e in Polonia, quale
imperiosa necessità di tardo secolo.
Tra i molti fatti che Giuseppe Ferrari
trasse dalle tenebre delle croniche
municipali, e ordinò e chiarì ne' suoi
studi su i Guelfi e Ghibellini, nessuno è
più degno d'essere ricordato ai posteri
e additato alla malevola Europa di
quello ch'ei raccolse in una cronica
bolognese: "Nel 1236 furono liberati
tutti i contadini; e il popolo di Bologna li
comperò a denari contanti; e si decretò
sotto pena della vita che non si avesse
a tener più alcuno per fedele (cioè
schiavo); e il comune riscattò i servi e
le serve del contado; e i signori
conservarono i loro beni" (V. II, 231).
Chi faccia ragione di sei secoli
d'intervallo, dovrà dire che questo fatto
supera al paragone anche quel glorioso
decreto, col quale il parlamento
britannico consacrò cinquecento milioni
di franchi a redimere tutti i Negri delle
sue colonie.
Liberato a questo o ad altro patto o
anche a forza il contado, si trovarono
con ciò risuscitati i comuni rurali. Le
selve e montagne, su cui la caccia
feudale aveva steso le sue gotiche
interdizioni, o furono rese all'aratro, o
partecipate in possesso a tutto il
popolo, come già nella lontana éra
celtica. I servi affrancati, coscritti dalla
città in cerne, riebbero anche il virile
diritto di portare le armi private che la
legge feudale aveva loro interdetto
sotto pena di mutilazione o di morte.
Tutte le popolazioni vennero unificate
sotto il nome della loro città, la cui
legge si stese su tutta l'antica sua
terra.[...].
Nel tempo medesimo, dalle
consuetudini dei naviganti e degli
artefici si svolse il nuovo diritto
commerciale e marittimo, che parve
un'esenzione e un privilegio concesso
ai mercanti, e ch'era la più pura formula
dell'eguaglianza, tra gli individui non
solo, ma tra le nazioni che il commercio
conduceva a incontrarsi. E così usciva
dalle città un nuovo diritto delle
genti.[...].
La terra sgombra di servi, libera dalle
sbarre e chiuse feudali, non più
stabilmente assediata dalle masnade
castellane, percorsa da vie la cui
custodia, tolta ai vescovadi, fu data alle
corporazioni stesse dei mercanti,
venduta, comprata, divisa, suddivisa
per progressivo influsso del diritto
romano in liberi patrimoni, vide
diradarsi le foreste, sfogarsi le paludi,
ristaurarsi le grandi arginature dei fiumi
già intraprese dalle antichissime città
etrusche.
Ma il dono più magnifico delle città alle
campagne fu quello delle generose
irrigazioni ch'esse con pensiero
provvido e con braccio possente e
irresistibile condussero, ad onta di tutte
le barbare immunità, per vasti territori
intorno a Milano, a Novara, a Pavia, a
Lodi, a Cremona, a Brescia. Fa
stupore, veramente stupore, che
siffatte imprese potessero aver
principio e compimento in quegli anni
medesimi in cui le travagliate città
combattevano fra le stragi e le ruine.
Perocché il canale del Ticino si crede
intrapreso (1179) tre anni dopo la
battaglia di Legnano su le pianure
medesime ove fu combattuta. E la
Muzza, il più grande dei canali
irrigatorii, fu aperto dopo la battaglia di
Casorate contro Federico II e i suoi
132
Arabi (1239). Allora gli statuti diedero
alle acque irrigatrici il diritto di libero
passo, diritto che alcune delle più civili
nazioni non sanno ancora oggidi
conciliare colla nuda idea d'un'assoluta
proprietà. Epperciò un ingegnere
scozzese la chiamò con frase del suo
paese la Magna Charta dell'irrigazione
(Baird Smith, Italian irrigation, V. I.).
Con altro pensiero affatto nuovo in
Europa, le città condussero le acque
con tale proposito, da servire anche
alla navigazione (1257). E così si
poterono tanto più facilmente diradar le
selve su le pianure, in quanto si poté
allora supplire con quelle di lontane alpi
ai bisogni delle città; e si ebbe dovizia
di materie a riedificarle.
Il cronista di Bologna scrisse: "Il
Comune riscattò i servi e le serve del
contado e i signori conservarono i loro
beni". Ma egli non s'avvide, e non
s'avvidero allora i popoli, che i signori,
oltre al conservare i loro beni, li
avevano, per quel riscatto dei servi e
delle serve, immensamente accresciuti.
Quando la foresta feudale, sparsa qua
e là di rari campi e popolata di pochi
schiavi e da frotte di porci e cignali, si
tramutò in poderi coltivati da livellaria e
mezzadri, che potevano alimentare
l'agricoltura coi frutti delle loro fatiche o
con prestiti di denaro altrui; quando le
vie libere e i liberi fiumi ed i canali
condussero i viveri alle città; e queste
crebbero per nuove industrie a cui la
rude Europa pagava allora tributo, è
chiaro che un feudatario, il quale, sullo
spazio ove gli avi suoi tenevano cento
capi di schiavi, poté dar lavoro a mille
liberi agricoltori, e vide ricercarsi le sue
derrate a prezzo inudito, si trovò, per
influenza delle città, sollevato a
favolosa opulenza. [...].
Carlo Cattaneo
Testo a cura di Edoardo
Salzano scaricato da:
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