Audace 1905-2005 La signora del calcio elbano Agostino Anselmi Questo libro è stato stampato con il contributo di: Arcipelago Libero – Isola d’Elba Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Comune di Portoferraio Autoscuola Elba © 2005 Agostino Anselmi Via Ninci 15 -57037 Portoferraio Prima edizione Ottobre 2007 Stampato a Livorno da Media Print nel febbraio 2008 Presentazione Sono stati scritti molti libri sugli avvenimenti sportivi: libri divulgativi per principianti, dilettanti e professionisti. Non mancano altresì libri specifici con finalità puramente sportive. Per illustrare le loro opere gli autori hanno, di volta in volta, fatto uso delle potenzialità presenti nella loro epoca. La pubblicazione di questo volume ha finalmente realizzato un sogno lungamente accarezzato dall’autore, un sogno che fino ad oggi era apparso impossibile: “La storia di cento anni della squadra del cuore”, dove egli ha militato come centravanti. Agostino Anselmi ha riunito nel suo libro episodi e personaggi che raccontano la storia della società “Audace”. Ed ecco uscirne cent’anni di sport, di sacrifici, di trasferte, di tifo, di campanilismo e di amore per la squadra che rappresenta la nostra città: “Portoferraio”. Dalla lettura emergono scene significative, non solo per il percorso di una delle società fra le più antiche d’Italia, ma per quella più generale, del costume. È dunque molto di più di una semplice storia del nostro calcio. Il libro è una sorta di diario di Agostino, innamorato del suo sport e della sua città. È un racconto popolare, il superamento della cronaca spicciola a favore di un inanellamento proteso verso una catena interminabile nel tempo. Non si tratta quindi di frugare fra le righe del passato per l’unico desiderio di documentare tale specialità agonistica, ma di recuperare, nei fatti di un determinato tempo, quel sapere popolare che è sintomatico delle inclinazioni e delle preferenze di tanta gente. Nella narrazione, tradizioni e sport “si stringono la mano” con frequenza, dando vita a pagine dove prevale il folclore ma che tuttavia non inquina il calore genuino degli sportivi. -3- Particolare ricerca e cura è stata riservata all’inserimento di fotografie do-cumentative, sia per ricordare che per avere una valutazione genuina del passaggio del tempo. Agostino si sofferma sui campionati vinti, sul passaggio in categorie superiori, quando la folla solleva un’esplosione di “elbanità” in tutto il suo orgoglio e si sente portoferraiese in ogni angolo del territorio, in ogni goccia di mare circostante, cioè vive un momento corale di tale entità che non trova precedenti nella storia della nostra isola. Si tratta di una vera e propria terapia istintiva di esaltazione elbana e portoferraiese, senza alcun isterismo sciovinistico. La pubblicazione di questa “storia” vuole essere non solo un omaggio ai nostri concittadini, ma anche un recupero del nostro essere portoferraiesi; una speranza di riportare alla luce della nostra coscienza il nostro passato, per meditare sui sacrifici di questi giocatori, sacrifici tanto più onerosi di quelli di oggi, per trarne insegnamenti e forza da investire sul presente e sul futuro, per sentirsi parte integrante di un popolo artefice della propria vita. Ed io, come sportivo, intendo esprimere un desiderio: che ciascun portoferraiese abbia in casa questo libro e lo custodisca gelosamente per attingervi volontà e forza sportiva. Ringrazio la Fondazione della Cassa di Risparmi di Livorno, come sempre sensibile e disponibile alla cultura del territorio, che ha finanziato la maggior parte della stampa di quest’opera. Ringrazio, infine, Agostino e quanti hanno collaborato per portare alla luce questo prezioso lavoro del nostro patrimonio sportivo e culturale, anche a nome di tutti quegli abitanti dell’Isola d’Elba che vogliono restituirla allo splendore del passato. Carlo Gasparri -4- Dedicato all’Avvocato Antonio Lupi Prefazione Questo libro sulla storia calcistica della Società Sportiva Audace, doviziosamente illustrata, è un tuffo nella memoria sportiva portoferraiese. Con il suo contenuto di fotografi e informazioni, vicende e luoghi calcistici, permette di riscoprire i volti dei nostri piccoli campioni locali e ricordare momenti magici di battaglie calcistiche, sui campi sportivi di Santa Fine, Punta della Rena, delle Ghiaie, del Littorio e del Carburo, ora stadio Antonio Lupi. Finalmente è stato pubblicato, grazie a tutti gli appassionati biancorossi, che hanno messo a disposizione il materiale fotografico per la ricostruzione storica della Società Sportiva Audace e il Movimento “Arcipelago Libero” che ne ha curato l’edizione. È una modesta opera dedicata a tutti coloro che hanno innalzato il valore di questa piccola, grande Società. Sembra una favola, più semplicemente è una delle tante storie che animano la vita della nostra città, dove correre dietro ad un pallone, significa un prezioso punto di riferimento per la crescita e l’educazione dei nostri giovani. Penso, in conclusione, che, in un periodo difficile come l’attuale, questo quadro fotografico del calcio locale rappresenti un messaggio forte per i nostri giovani, affinché sappiano che l’amicizia che nasce sui campi da gioco rimane ben salda nel tempo. Agostino Anselmi -7- L’Elba: ieri Le origini Isola del Mar Tirreno settentrionale, è la maggiore isola dell’Arcipelago Toscano (223,5 kmq) e la più grande d’Italia dopo la Sicilia e la Sardegna.. Ha la forma pressoché triangolare, detta la Trinacria (tre promontori) Tirrena, con una lunghezza di 29 km. e una larghezza massima di 18,5. Le coste, in genere alte e rocciose. Sono molto frastagliate, ricche d’insenature e si sviluppano per ben 118 km. L’Elba e geologicamente costituita da terreni vari, dai depositi paleozoico (prima forma di vita) e mesozoico (comparsa primi mammiferi), ricchi di giacimenti minerali di ferro e di graniti del Monte Capanne (mt. 1019). Il clima è mite e temperato dal flusso marino. Le precipitazioni sono primaverili e autunnali e siccità estiva. La storia dell’Elba, terra ambita di conquista per la sua strategica posizione, per il commercio marittimo, fino al periodo bellico (1940-45) non era ben conosciuta. Questo appunto sull’Elba di ieri è particolarmente dedicato ai nostri campioni in erba: Gli Etruschi nel V secolo a.C. sfruttavano i giacimenti metalliferi che erano una inesauribile fonte di ricchezza ed esportavano il ferro in tutto il Mediterraneo; idearono i forni che fondevano giorno e notte i minerali con alti bagliori. Per effetto di detto scintillare continuo ed intenso, i navigatori greci la chiamarono “Aethalia” (scintilla). Dalla decadenza degli Etruschi, i Romani ereditarono la fusione dei minerali, ma seppero valorizzare anche i giacimenti di granito bianco e la coltivazione dei vitigni. Nel Medioevo fu la Repubblica Marinara di Pisa a sfruttare i giacimenti metalliferi e quelli del granito. Mentre Cosimo I dei Medici nel 1548 fortificò la città di Portoferraio, un gioiello di urbanistica militare, chiamandola “Cosmopoli”. A Porto Azzurro si insidiavano gli spagnoli costruendo Forte San Giacomo (oggi Casa di Pena) e il Santuario di Monserrato. Successivamente a questo periodo, l’Elba, tra convulse manovre diplomatiche o furiose battaglie, era l’oggetto del contendere tra francesi, inglesi, tedeschi e austriaci. Le Istituzioni Nel 1802 con l’emanazione di un decreto, Napoleone Bonaparte unì l’Elba alla Repubblica Francese. L’Elba ottenne le franchigie doganali e l’organizzazione amministrativa. Fu nominato un Commissario Generale. Le isole sottoposte erano: Isola d’Elba, Capraia, Pianosa, Montecristo, Palmaiola. -9- Contemporaneamente furono creati sette Comuni: - Portoferraio - Portolongone - Marciana - San Piero in Campo - Rio - Capoliveri - Capraia Con la caduta di Napoleone l’Elba passò al Granducato di Toscana ed i Comuni furono ridotti a quattro: - Portoferraio - Marciana: (Marciana Marina, S. Piero, S. Ilario, Poggio) - Portolongone - Rio Il 21 maggio del 1882 con regio decreto (Umberto I) divenne Comune: - Rio Marina Il 23 maggio del 1884, su istanza dei cittadini, con la deliberazione del Consiglio Provinciale di Livorno, il regio decreto, dispose la divisione del Comune di Marciana. - Nacque il Comune di Marciana Marina che comprendeva anche le frazioni di S. Carlo, S. Piero, Pila e Pianosa. - Nel 1894 venne creato il Comune di Campo nell’Elba, comprendente le frazioni di S. Ilario, S. Piero, Pila e Pianosa. - Il Comune di Capoliveri viene ripristinato nel 1908. L’era napoleonica Nel 1814 l’Elba fu assegnata a Napoleone Bonaparte, con pieno diritto di possesso e di sovranità. Governò dieci mesi. In questo breve periodo oltre a costruire strade, incrementò l’esportazione del ferro elbano e del vino, migliorò l’organizzazione mineraria; costruì il Teatro dell’Accademia dei Fortunati, che successivamente fu chiamato dell’Accademia dei Vigilanti. Confinante al Teatro fece costruire uno stanzone a piano terra, da adibire ad Ospedale per militari. Durante il suo soggiorno elbano stringe sincera amicizia con Vincenzo Foresi, facoltoso armatore e agricoltore elbano; si narra che aiutò concretamente con le sue navi e i suoi denari la piccola rinascita dei Cento Giorni di Napoleone. Il 12 luglio del 1814 Bonaparte scrive allo zio, il Cardinale Fesch, pregandolo di acquistare libri per la sua biblioteca personale, con il denaro ricavato da una vendita di ferro elbano. Strumento fondamentale per la ricostruzione storica del breve soggiorno all’Elba è la biblioteca personale di Napoleone I, che, con atto autografo, fu donata dallo stesso al momento del suo rientro in Francia, al Comune di Portoferraio Per detta donazione, i rapporti tra il Comune (Ente proprietario della Biblioteca Napoleonica) e il Granducato di Toscana, furono tempestosi, perché il Granducato disconosceva la donazione autografa di Napoleone. Tale conflitto cessò con il Regno d’Italia, subentrato al Granducato di Toscana, che riconosceva la proprietà al Comune di Portoferraio. La raccolta libraria che Napoleone riunì nella Palazzina dei Mulini, residenza ufficiale dell’esule all’Elba, era composta da 2.378 volumi scelti da Napoleone. All’ampliamento della Biblioteca collaborò lo zio Cardinale. Fuggito dall’Elba, il generale francese lasciò due residenze, divenute musei nazionali, meta di migliaia di turisti. - 10 - La Torre della Linguella detta anche di “Passamante” Portoferraio: Bagno Penale della Linguella (foto anni ‘20) Nel 1873 la zona della Linguella fu trasformata in Bagno Penale. Nella Torre del Martello fu rinchiuso il famoso brigante Carmine Donatello, condannato alla pena di morte che, con decreto reale del 1874, fu graziato e la pena di morte gli venne commutata con quella dei lavori forzati. Il Bagno Penale di Portoferraio divenne popolare con il condannato Giovanni Passanante, l’anarchico attentatore alla vita di Umberto I Re d’Italia. Per questo motivo è conosciuta anche come “Torre di Passanante”. Il Passamante dopo molti anni di carcerazione, per una grave malattia mentale, fu trasferito al Manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove morì il 14 febbraio del 1910. Aveva 59 anni. Nella Torre del Martello (detta anche Passanante) in attesa del giudizio del tribunale di Portoferraio, vi soggiornò temporaneamente, Alessandro Pertini, diventato Presidente della Repubblica, all’epoca della sua carcerazione politica all’Isola di Pianosa. Il Palazzo della Biscotteria Il cinquecentesco Palazzo della Biscotteria, sede dell’Amministrazione Comunale di Portoferraio, fu progettato dall’architetto Camerini nel 1559. La costruzione del palazzo iniziò nel 1559 e termino dopo due anni circa, subendo nel tempo restauri e modifiche notevoli. La costruzione dell’edificio non era un progetto elegante ma funzionale, doveva servire ad usi vari: dal magazzinaggio delle farine, del vino, delle polveri da sparo, ai locali dei forni dove si cocevano e si seccavano i biscotti e le gallette, destinate e consumate dagli equipaggi delle navi, dalla gendarmeria, dalla guarnigione e dalla popolazione. Ai piani superiori furono costruiti alloggi e uffici. Nel 1600 fu scavata e costruita una cisterna sotterranea alimentata da una sorgente, nella zona nord dell’edificio. Nel 1802 la Biscotteria divenne “Sede Amministrativa” a seguito - 11 - di un decreto napoleonico, Portoferraio divenne Comune. Durante l’anno del 1813, un incendio distrusse parte del fabbricato. L’incendio si sviluppò nella zona dei forni. I lavori di ristrutturazione e restauro durarono decenni. Nel 1929 fu lastricato il cortile in pietra serena. I Navigli Nei primi anni del 1900, il collegamento marittimo con Piombino, veniva effettuato con una corsa giornaliera con piccoli piroscafi. Dal 1914 i servizi marittimi per le isole dell’Arcipelago Toscano venivano effettuati con i piroscafi: Alfredo Cappellini, F.D. Guerrazzi, Montecristo, Argentario e S. Stefano. Dal 1920 al 1930 entrarono in servizio: Elbano Gasperi, Dino Leoni, Limbara, Conte Menabrea e Andrea Sgarallino. Nel 1936 arrivò la moderna motonave Giuseppe Orlando che fu requisita dalle autorità militari e trasformata in nave-ospedale. Durante la seconda guerra mondiale (1940-45) tutte le unità navali private vennero militarizzate e inviate al fronte; con l’affondamento dell’Andrea Sgarallino (22 settembre 1943), l’Elba si ritrovò priva di unità navali private e l’affondamento portò alla sospensione dei servizi e rifornimenti alla popolazione elbana. Nel dicembre dle 1943 entrò il servizio il Giovanni Ingrao, solo per effettuare collegamenti d’emergenza con le isole dell’Arcipelago. Il Giovanni Ingrao era un piccolo piroscafo, una preda bellica, che si trovava abbandonato nel porto di Livorno. A seguito di un attacco L’equipaggio della motobarca Giovanni Battista padre, nota come “La Sciantos”, ormeggiata nella di Portoferraio. Da sin.: Francesco Ghelardini, Cristoforo Colombo detto “Fofo”, Franaereo alleato, il piroscafo affondò darsena cesco Raspollini, Renzo Bracci (da “Lo scoglio”,2° trim. 1989) all’ingresso del porticciolo di Pianosa. Da allora il motopeschereccio Vincere di 46,5 Tsl., costruito nel 1942 a Salerno, continuò ad effettuare, quasi giornalmente, una traversata del canale di Piombino, per trasporto passeggeri e posta, sotto il controllo dei militari tedeschi. Nel febbraio del 1944, il Vincere, disarmato delle armi, fu affidato al Comune di Portoferraio e successivamente nel mese di maggio fu assegnato alla Compagnia N.T. Il 19 giungo del 1944, il Vincere, ancorato nella rada di Portoferraio, Il piroscafo Montecristo - 12 - a seguito di un mitragliamento aereo, affondò e cessò completamente ogni forma di collegamento. Durante l’occupazione tedesca, i bastimenti con equipaggi elbani, garantirono all’Elba i rifornimenti delle merci e il trasporto passeggeri-posta. Si citano i motovelieri: - la Maria - il Sempre Amedeo - il Giovanni Battista Padre detto “Sciantosa” - il Successo. Nel periodo post-bellico i suddetti bastimenti con altri motovelieri Il piroscafo Andrea Sgarallino assicurarono all’Elba il trasporto posta-merci e passeggeri. Terminata la guerra, per riprendere i collegamenti marittimi con l’Elba, non esistendo più la ex flotta militarizzata, ridotta a rottame o autoaffondata dai tedeschi, la compagnia che gestiva i servizi marittimi nell’arcipelago, noleggiò due motovelieri: - l’Alba, di 50 Tsl. - L’Assunta di 39 Tsl. Con questi due piccoli navigli, nel maggio del 1945, furono attivati i servizi marittimi. In seguito, per migliorare i collegamenti, furono noleggiate altre unità. Si citano: - Mn. Patriota, Tsl 325 - Mn. Vittoria, Tsl 132 - Rimorchiatore Muletto II, Tsl 54. Solo nel 1947, con l’arrivo della motonave “Pola” (una barca che non temeva il mare in burrasca), che poteva trasportare circa 500 passeggeri ed alcune autovetture, il servizio marittimo si potenziò con l’effettuazione di due corse giornaliere Portoferraio-Piombino e un servizio settimanale per Livorno. Dal 1950-51 entrarono in servizio due corvette canadesi (buone barche), ristrutturate e battezzate Portoferraio e Porto Azzurro che restarono in servizio fino al 1960 e permisero di effettuare la “terza” corsa giornaliera Portoferraio-Piombino. Nel 1956 entra in servizio l’indimenticabile “Aethalia”. Nel 1960 viene immesso sulla rotta elbana il mitico “Calimero”, cioè la Maria Maddalena. Con l’avvento di queste due storiche barche inizia l’era turistica elbana. Minerali e graniti Dopo l’appunto sui trasporti marittimi, la nostra attenzione si sposta sul comparto estrattivo dei minerali e sulle cave dei graniti. Questo comparto, che creò lavoro e benessere, era composto dalle miniere di ferro a cielo aperto di Rio Marina, da secoli funzionanti, e dalle miniere di Punta Calamita (Capoliveri) che, grazie all’estrazione della “magnetite”, occupava molta maestranza nella località di Punta Calamita. La magnetite non era l’unico materiale estratto nelle miniere dell’Elba e lavorato nello stabilimento di Portoferraio. - 13 - Nel 1911 si verificò la prima crisi del comparto, con tumulti e tensioni, si contarono anche alcuni morti. Dopo la prima guerra mondiale l’attività riprese, così come ci fu l’accrescimento occupazionale nel periodo fino alla seconda guerra. A partire dagli anni ’60 si cominciò a ridimensionare la produzione per i costi concorrenziali. Lentamente ma progressivamente si arrivò così agli anni ’80 con la dismissione del comparto minerario con i problemi Rio Marina: Miniera a cielo aperto economico-occupazionali. Nella zona occidentale, esattamente nell’area di Cavoli e Seccheto, da moltissimi decenni esisteva la lavorazione del granito bianco. Questo comparto fu supportato dall’opera dei maestri scalpellini fiorentini, la cui professionalità, tramandata alla popolazione indigena, nel 1937 fece nascere una cooperativa di produzione e lavorazione del granito dell’Elba. Per quei tempi l’organizzazione era eccellente. A Cavoli funzionava un centro di produzione Seccheto/Cavoli: Cava di granito bianco elettrica e una ferrovia collegata alle gru di legno, installate sugli scogli per imbarcare sui bastimenti i pezzi di granito bianco lavorati. L’attività estrattiva si estese in seguito a S. Piero, S. Ilario, Pomonte e Chiessi. Dopo il conflitto mondiale (1940-45), l’estrazione e la lavorazione del granito bianco riprese il suo normale ciclo produttivo. Nel tempo la tecnologia ha reso più sopportabile lo sforzo fisico. Personaggi Nel 1946, esattemente nel mese di agosto, muore il Maestro Giuseppe Pietri, il genio dell’opera italiana. Figlio di un capitano a riposo, era natao a S. Ilario in Campo il 6 maggio del 1886. Completò gli studi musicali al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano dove si formò musicalmente, per diventare un “grande” della musica italiana. Nel marzo del 1910 (aveva 24 anni) al Teatro La Pergola di Firenze il suo Calendimaggio, libretto scritto da Pietro Gori, suo grande amico, ottenne un trionfo. Si citano alcune delle opere del Maestro Pietri: - Calendimaggio, commedia musicale, un atto e due parti (14 marzo 1910); - In flemmerlanda, fiaba musicale, Teatro Fossati di Milano (settembre 1913); - 14 - - Addio giovinezza, commedia musicale, Teatro Goldoni di Livorno (febbraio 1915); - Il Signor di Ruy Blas, operetta in 3 atti, Teatro Duse di Bologna (marzo 1916); - La modella, operetta in 3 atti, Teatro Quirino di Roma (gennaio 1917); - Lucciola, operetta in 3 atti, Teatro Politeama di Livorno (settembre 1918); - L’acqua cheta, commedia musicale, 3 atti, Teatro Nazionale di Roma (novembre 1920); - L’Ascensione, commedia lirica, 3 atti, Teatro Pergola di Firenze (marzo 1922); - Primarosa, operetta, 3 atti, Teatro Lirico di Milano (1926); - Tuffolina, operetta in 3 atti, Teatro Nazionale di Roma (novembre Giuseppe Pietri 1927); - Rompicollo, operetta in 3 atti, Teatro Dal Verme di Milano (dicembre 1928); - L’isola verde, operetta in 3 atti, Teatro Dal Verme di Milano (ottobre 1929); - Casa mia, casa mia, operetta in 3 atti, Teatro Quirino di Roma (aprile 1932); - Giocondo Zappaterra, commedia musicale, 3 atti in vernacolo fiorentino, Teatro Alfieri di Firenze (dicembre 1930); - Vent’anni, operetta, 3 atti, Teatro Quirino di Roma (aprile 1932); - Maristella, opera lirica, 3 atti, Teatro S. Carlo di Napoli (22 marzo 1934); - La canzone di San Giovanni, opera lirica, 2 atti, Casinò di Sanremo (30 gennaio 1939); - Arsa del Giglio, opera lirica, 3 atti, Teatro di Portoferraio (20 settembre 1952). Giuseppe Pietri ha lasciato pagine di musica tuttora inedita. La pesca Un’altra attività non secondaria per l’Elba è stata la pesca. La pesca per la popolazione indigena che viveva con un reddito modesto, è stata una valida fonte di sostentamento, particolarmente durante i due conflitti mondiali. Famose sono state le tonnare dell’Elba, una pesca secolare che si tramandava da padre in figlio. I pescatori delle tonnare erano chiamati “Tonnarotti”. E il “Rais” era il capo che sceglieva il posto, dirigeva la messa a mare della tonnara e comandava gli uomini nella pesca al tonno. Nel 1911, la direzione e la lavorazione industriale del pescato venne trasferita dal Bagno di Marciana a Portoferraio. Durante il periodo bellico le tonnare furono calate sporadicamente. La tonnara del Bagno di Marciana dal 1954 non fu più calata, mentre a quella dell’Enfola - 15 - fu ampliata la lunghezza, per spostare la zona di pesca in alto mare. L’ultima mattanza risale al 24 giugno del 1958, con un pescato di 25 tonnellate. La cessazione defintiva della tonnara dell’Elba fu causata da un violento temporale che si abbattè sulla tonnara dell’Enfola, riducendola ad una palla di cavi e reti; tutto questo avvenne il 27 giugno del 1958. Con essa scomparve una attività secolare del 1600 circa. Speriamo in un museo del mare per conservare questa testimonianza storica dell’Elba. Gli eventi Nel 1908 giunge all’Elba la 1ª automobile. Nel 1911 a Portoferraio si inaugura: - nel mese di novembre: “La luce elettrica”; - La prima linea di autobus dell’Elba per passeggeri e la Posta. Nel 1924 viene inaugurata la “Biblioteca Pinacoteca Foresiana”. Occorsero 10 anni, dal 1914 al 1924, per trasportare e sistemare nella sede adatta la collezione donata da Mario Foresi alla sua isola. Si trattava di migliaia di libri e diverse centinaia di opere d’arte. La Foresiana fu inaugurata nel 1924 e occupava il 2° piano del Palazzo Comunale della Biscotteria. Nel 1932 viene pubblicato l’inventario della Pinacoteca a cura del Dr. Eugenio Marini, direttore della Foresiana. Nel 1940 si pubblicò il 2° inventario della Pinacoteca a cura dell’Avv. Leone Damiani, succeduto nella direzione della Foresiana al Dr. Marini. Durante la 2ª guerra mondiale (1940/45) la Biblioteca Foresiana fu trasferita nella Villa di S. Martino, dove è rimasta per quasi 45 anni fino alla riapertura della sede attuale. Chi è Mario Foresi (1849-1932) Mario Foresi nasce a Pisa nel 1849 da una illustre famiglia elbana. Si laurea in Ingegneria all’Università di Pisa e Parigi, non eserciterà mai la professione di ingegnere. Dedica la sua vita alla cultura. Poeta, letterato e critico insigne, molto attento alla storia dell’arte. Contrassegnerà la sua collezione in due parti. Nel 1914, all’età di 65 anni, dona all’Elba la sua collezione privata. Esposto in deposito: “Foresi Mario” (1849 - 1932) Biblioteca Foresiana - 16 - PORTOFERRAIO NEL 1908 La Calata con il palazzo Coppedè (dei merli) La Torre del Martello La guerra Concludiamo questo appunto trattando l’argomento della 2ª guerra mondiale per tramandare ai nostri giovani gli effetti devastanti della guerra e la grande sofferenza patita dalla popolazione elbana inerme. Nel mese di giugno del 1940 si registra il primo attacco di un aereo inglese: fu respinto dalle batterie. Nel mese di settembre del 1943 l’Elba viene occupata dalle truppe tedesche. Antecedentemente al 16 settembre 1943, giorno della resa d’Elba, diverse motozattere, cariche di truppe tedesche, tentarono di sbarcare nel golfo di Procchio, ma furono respinte dalla batteria dell’Enfola. Nel giorno della resa, i terribili Stukas, cacciabombardieri tedeschi, bombardarono pesantemente Portoferraio. Oltre 150 bombe furono lanciate. La batteria delle Grotte venne distrutta. Migliaia di manifestini con la dichiarazione di resa, furono lanciati sulla città di Portoferraio. Il Comando dell’Elba si arrende. I militari italiani furono catturati. Il tributo di sangue fu alto. Le vittime civili furono oltre cento, quelle militari diverse decine. Il 22 settembre 1943 l’“Andrea Sgarallino” che collegava Portoferraio a Piombino, davanti a Nisporto, viene silurato, trascinando in fondo al mare, oltre 300 passeggeri fra civili e militari tedeschi. I superstiti furono cinque, due militari italiani, due militari tedeschi (uno dei superstiti di questo orribile delitto di guerra, perderà la gamba all’Ospedale di Villa Ottone) e il fuochista dell’Andrea Sgarallino Stefano Campodonico. Con l’inizio del 1944, l’Elba è ripetutamente bombardata dagli alleati, essendo ancora sotto il controllo tedesco. Nel bombardamento del 22 marzo perdono la vita oltre quaranta civili. Nel mese di maggio i bombardamenti saranno più di dieci. Per Portoferraio è un evento disastroso. Il Comando tedesco si ritira. Il 16 giugno del 1944 ebbe l’inizio l’occupazione da parte alleata ad opera del Battaglione 255°, al comamdo del generale De Lattre de Tassigny. Lo sbarco avviene sulla spiaggia di Marina di Campo (minata dai tedeschi). Rapidamente le Forze Alleate avanzano lungo la linea di Procchio, Monte Mulino a Vento e S. Martino (chi scrive, insieme alla sua famiglia, durante l’avanzata, fu salvato dalle bianche brache della sua povera mamma, utilizzate come bandiera bianca, per uscire da una fossa ricavata nel terreno di un campo). L’esercito tedesco arretrò e organizzò, per difendersi, un secondo fronte, tra Portoferraio e Lido, giorni di scontri durissimi, oltre un migliaio di caduti, centri abitati dell’isola gravemente colpiti, Capoliveri e Marina di Campo cannoneggiate. Portoferraio subì circa venti incursioni aeree: l’obiettivo principale era lo Stabilimento Siderurgico. Nella notte tra il 19 e 20 settembre, i tedeschi, al comando del generale Gall, si ritirarono alla volta di Piombino. L’Elba è stata liberata. Il 20 settembre del 1944 si costituisce “l’Allied Military Governement of Elba”. - 18 - Portoferraio: Palazzo dei Merli distrutto durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale Portoferraio: La Torre della Linguella visibilmente danneggiata - 19 - Campi sportivi di calcio a Portoferraio Il primo ed unico campo sportivo a Portoferraio era in Piazza d’Armi, dove oggi ci sono le ex Caserme Vittorio Veneto, adibite ad uffici istituzionali. La scarpata delle palazzine che scendeva sul campo sportivo, veniva utilizzata come gradinata dagli appassionati del foot-ball. Successivamente questa area sportiva fu chiamata Santa Fine. Quando iniziarono i lavori per la costruzione delle caserme, con la terra di riporto delle fondamenta, fu costruito il Campo delle Ghiaie. Il Campo Sportivo delle Ghiaie fu realizzato nel 1931 e fu inaugurato il 10 maggio dello stesso anno, con la partita: Ferrigna - A.S. Cecinese (1-1) Nello stesso anno (1931), il Campo delle Ghiaie fu ulteriormente sistemato, affinche l’Unione Sportiva Elbana, nata dalla fusione “Audace e Ferrigna” (18 giugno 1931) potesse partecipare al Campionato di 3ª Divisione. Con l’inizio del Campionato di 3ª Divisione il Campo delle Ghiaie prese il nome di “Campo Sportivo del Littorio”. Successivamente fu realizzato il Campo Sportivo “Punta della Rena”, nell’area limitrofa di S. Giovanni. Questo campo, troppo distante dal centro urbano, venne poco utilizzato per la carenza dei mezzi di trasporto. Nel 1946, finita la guerra, l’impianto di calcio del Littorio riprese il nome di Campo Sportivo delle Ghiaie. L’ultima partita giocata in quel campo fu nel 1956: Audace -Venturina 2-1 Formazione Audace: Bensa Giuseppe, Angilella Filippo, Calafuri Carlo, Vannucci Dino, Boggio G.C., Morganti Nino, Frangioni Giuseppe, Lippi Sergio, Anselmi Agostino, Ridi Umberto, Polastri Marcello. Il nuovo campo sportivo comunale fu realizzato nell’area del Carburo, successivamente intitolato “Stadio Antonio Lupi”. Campo Sportivo di Santa Fine - 20 - Campo Sportivo Punta della Rena Promozione 1955/56: Audace - Grosseto 2-0 - Campo Sportivo delle Ghiaie - 21 - 1905-2005 - I cento anni della signora del calcio elbano L’Audace Per celebrare il centenario della signora del calcio elbano con pazienza certosina, per la gioia di tutti gli sportivi, sono stati ricostruiti i suoi cento anni di vita sportiva. E’ biancorosso il primato di anzianità, nel mondo sportivo del calcio elbano. La ricerca storica, espletata dal giornalista sig. Stefano Bensa, ci conferma che l’Audace è la squadra più antica dell’Isola d’Elba, nasce, infatti il:15 Luglio 1905 Anche un presidente storico della S.S. Audace, il Cav. Virgilio Fabiani che dal 1930-31, fino alla stagione sportiva del 1967/68 (circa 40 anni), ha ricoperto importanti ruoli societari durante la lunga militanza nelle file biancorosse, ha sempre asserito che il 1905 era l’anno di nascita dell’Audace, anno in cui gli appassionati di foot-ball di due gruppi sportivi confluirono in un nuovo gruppo sportivo che fu chiamato “Audace”. Questo accorpamento avvenne per unificare le energie sportive ed ottenere una squadra efficiente. Anche il decano degli ex audaciani ci racconta che aveva sentito dire da anziani sportivi che dalla fusione di due gruppi di giovani che praticavano il foot-ball, nell’anno 1905 nasceva il Gruppo Sportivo Audace. Quegli appassionati in seguito ottennero, dalla direzione dell’Ilva (Altoforni), le prime divise di colore bianco-rosse, scarpe da gioco e palloni. La Piazza d’Armi fu il primo ed unico campo sportivo a Portoferraio. Successivamente questa area fu chiamata “Campo Sportivo di Santa Fine”, ed era posizionata lungo lo storico Fosso del Ponticello. Questo fosso d’acqua non era navigabile e scorreva dal mare aperto (loc. Ghiaie) al mare della rada di Portoferraio. Il canale fungeva da struttura per preservarsi dai pericoli e dava alla città un aspetto bastionato. Esattamente scorreva dalla Punta di Santa Felice (oggi soprannominata Punta del Gronghetto), all’ampia insenatura, ben protetta, del Ponticello, dove un ponte permetteva l’accesso alla città, struttura demolita negli anni ‘20. Angiolino Sardi, in arte “Gronchetto”, era muratore di professione. Il Sardi divenne famoso per una scena di un film dell’epoca, Cabiria (1914), effettuando il salto in mare dalla Punta del Bastione di Santa Fine, da una altezza di circa 15 metri. Un salto pericoloso in uno specchio ridotto Lo storico Fosso del Ponticello d’acqua, circondato da scogli. Si dice che il Sardi fosse di fede anarchica, amante della buona musica. Morì giovane, quando aveva circa 40 anni. Su questo terreno di gioco, la Scarpata delle Palazzine (oggi Via Ninci) che scendeva sul campo degli appassionati, veniva utilizzata come gradinata. L’Audace disputò gare di calcio contro le squadre dei paesi elbani, le squadre dei mercantili italiani e stranieri che attraccavano al pontile dell’Ilva, lo stabilimento siderurgico che sorgeva nell’area attuale della Coop, fino alla zona limitrofa dell’ospedale compresa l’area delle antiche saline, detta anche della Loppa, per scaricare il carbone coke per gli altoforni di Piombino. La prima pietra dello stabilimento siderurgico viene posta il 13 dicembre del 1900. E’ alimentato a carbone coke per la produzione della ghisa. Nell’agosto del 1902 l’Altoforno N° 1 produce la prima colata di ghisa. Nell’ottobre del 1903 entra in funzione il secondo altoforno. Portoferraio, nei 47 anni di trasformazione dei metalli, ha goduto di una certa prosperità, certo non conquistata senza incidenti e sacrifici. - 22 - Nell’agosto del 1907, dopo quasi 5 anni di produzione, avviene il primo incidente: la ghisa liquida sfonda la camicia ed entra a contatto con l’acqua delle vasche di raffreddamento, provocando una fortissima esplosione. Tre morti e moltissimi feriti, la citta intera, in preda ad una intensa emozione, si recò velocemente ai cancelli di Marina. Nel 1909 viene completato il terzo altoforno. Altri incidenti, altre mutilizioni belliche e altri scioperi e scontri violenti con la famosa celere della Polizia di Stato, il paese ha subito il dramma della chiusura definitiva dello stabilimento siderurgico, uno dei più importanti e grandi d’Italia, avvenuta nel 1947. Per molti fu la scelta obbligata dell’immigrazione. La popolazione portoferraiese che decise di non andare via, seppe inventarsi nuovi mestieri, fra molte difficoltà e sacrifici, pose la prima pietra dell’Elba turistica. Gli altoforni dell’Ilva di Portoferraio Memorabili sono anche gli incontri di calcio, contro le squadre delle navi militari italiane e straniere, particolarmente quelle inglesi, maestri del foot-ball. Fare sport in quegli anni significava cogliere quelle rare occasioni per stare insieme. Dopo il primo conflitto mondiale, nel 1920 si riaccese la passione per il calcio L’Audace nell’agosto del 1920 disputò una partita contro l’Unione Sportiva Juventus pareggiando 1-1; le file degli appassionati biancorossi aumentarono e nell’anno 1921 gli sportivi audaciani elessero il primo Consiglio Direttivo e il Gruppo Sportivo prese il nome di “Audace Sport” Il Consiglio Direttivo dell’Audace Sport chiedeva alla città: - Consenso, per ingrossare le file degli appassionati; - Sostegno, per ricevere un contributo materiale. Nel 1922 l’Audace Sport incontrò sul campo sportivo di Santa Fine il “Portoferraio Sporting Club”. La partita fu arbitrata dall’Ing. Tommasi. L’Audace vinse l’incontro alla presenza di molti appassionati, entusiasti per la vittoria, contro la rivale portoferraiese. - 23 - L’Audace scese in campo con la seguente formazione: Campanini, Bettini, Aldi, Ridi Primo, Ridi M., Bandinelli, Castelli, Ceccarelli 1°, Pignatelli, Ceccarelli 2°, Fusai. - Audace Sport - Portoferraio Sporting Club 3-2 Nell’incontro di rivincita, la gara terminò prima dei tempi regolamentari, perché a seguito dell’espulsione di un giocatore audaciano, per le vivaci proteste nei confronti degli avversari, i consiglieri audaciani ritirarono la squadra, quando il risultato era ancora sullo 0-0. Nel 1922 l’Audace Sport si aggiudicò la “Coppa Amalfi” vincendo la finale disputata il 16 luglio 1922 contro la F.C. Calciatori: - Audace Sport - F.C. Calciatori 2-1 A quel torneo elbano parteciparono: 1) Audace Sport 2) Sportiva Virtus (Portoferraio) 3) F.C. Calciatori (Portoferraio) 4) U.S. Rio Marina Il 23 luglio 1922 l’incontro fra l’Audace Sport e l’U.S. Pisana fu interrotto nel secondo tempo quando i pisani erano in vantaggio per 1-0 perché il pallone si sgonfiò per la foratura della camera d’aria e non avendo l’Audace Sport un pallone di riserva, non fu possibile continuare l’incontro. Il 20 aprile del 1924, l’Audace Sport, il Portoferraio Sporting Club e la F.B.C. Calciatori, la cui dirigenza non totalmente presente, si fusero e alla nuova Associazione Sportiva fu dato il nome di: “Portoferraio Audace Sporting Club” Il Portoferraio Audace Sporting Club il 15 maggio 1924, in un incontro amichevole sul campo di Santa Fine, pareggiò contro una forte squadra di Bastia (Corsica). - Portoferraio Audace Sporting Club - Cercle Atletique 0-0 Nel 1925 il Portoferraio S.C. gioca una gara amichevole contro una forte squadra di un mercantile uruguajano vincendo l’incontro per 2-0. Questa la formazione del Portoferraio Audace Sporting Club contro il mercantile uruguajano “Trenta Y Tres”: Benti (cap.), Bandinelli, Nuti, Merlini, Ridi M., Rosi, Giulianetti, Cappellini, Ridi P., Bartolini, Aldi. Gol: Aldi e Ridi P. Arbitro: Dini. Un altro incontro amichevole del Portoferraio Audace Sporting Club avviene nel 1926 contro la squadra della R.N. Duilio dove militava il centravanti dell’Unione Sportiva Torino, il marinaio Rosetti. Il Portoferraio Audace S.C. perse l’incontro. - Portoferraio Audace S.C. - R. N. Duilio 1-4 Nel 1928 all’Elba vengono costituiti i “Dopolavoro” di conseguenza scomparvero momentaneamente i diversi gruppi sportivi e a Portoferraio nasce il Dopolavoro Costanzo Ciano. Nell’aprile del 1928 il Dopolavoro Costanzo Ciano vince l’incontro di calcio contro il Dopolavoro di Portolongone. - Dopolavoro C. Ciano - Dopolavoro Portolongone 5-0 In quell’anno il Dopolavoro di Portoferraio C. Ciano vince l’incontro di calcio contro l’Alba di Piombino, una forte compagine calcistica, vince l’incontro a Portoferraio e pareggia il ritorno a Piombino. - Dopolavoro C. Ciano (Portoferraio) - Alba di Piombino 2-0 - Alba di Piombino (Piombino) - Dopolavoro C. Ciano 0-0 - 24 - Nel 1930 la società riprende il nome di: Audace Sporting Club Nel 1930 l’Audace S.C. promuove il Torneo “1ª Coppa Commercianti”. Vi parteciparono: 1) Audace Riserve 2) Giglio Rosso (Portoferraio) 3) Ferrigna (Portoferraio) 4) Giovane Italia (Portoferraio) 5) Portolongone 6) Capoliveri Nell’incontro di apertura del torneo l’Audace S.C. vince contro il Giglio Rosso. - Audace S.C. - Giglio Rosso 5-0 Nella gara di semifinale del 24 agosto 1930 l’Audace S.C. pareggia contro la S.S. Ferrigna, dopo i tempi supplementari. L’incontro viene annullato dalla giuria, causa il buio serale. - Audace S.C. - S.S. Ferrigna 2-2 (annullato) La gara viene ripetuta il 31 agosto e l’Audace S.C. perde l’incontro contro la rivale portoferraiese, dopo i tempi supplementari. - Audace S.C. - S.S. Ferrigna 2-0 Formazioni squadre: Audace S.C. riserve: Pardini, Bossari, Ancillotti, Strani, Pieruzzini (cap.), Fanucchi, Campatelli, Camedda, Mannocci, Castells 1° (Pippe), Mercatini. S.S. Ferrigna: Fantini, Bellosi, Rosati (Zombino), Barra, Martelli, Stefanelli (cap.), Vittorini (Cocchino), Marianelli, Sclano, Mellini, Ribaudo. La S.S. Ferrigna nella gara finale contro la Giovane Italia vince e si aggiudica la Coppa Commercianti. Nel 1930 l’Audace Sporting Club è regolarmente federata al C.O.N.I. e si iscrive al Torneo Giovinezza, organizzato dall’Unione Sportiva Sempre Avanti di Piombino. E’ la prima volta che l’Audace S.C. partecipa ad una manifestazione ufficiale. Per partecipare al “Torneo Coppa Giovinezza”, l’Audace S.C. e la S.S. Ferrigna, per potenziare i quadri tecnici-organizzativi e finanziari, costituirono un comitato organizzativo nominando: Presidente: Nello Andreani Direttori: Bistino Medici e Avv. Giulio Rabajou Il compito di questo comitato era d’incrementare e gestire in modo unitario le entrate e le spese occorrenti per partecipare al torneo. A tal fine il “Teatro Vigilanti” ospitava superveglionissimi dello sport a favore delle due società sportive. Dalla ricerca storica di questo teatro, emerge che nel 1619 Orazio Borbone dei Conti di Sorbello, Governatore di Portoferraio, nel luogo dove si trova oggi il Teatro dei Vigilanti, fece costruire, a titolo personale, una piccola cappella e la dedicò alla Madonna del Carmine. Confinante a questa cappella, fece costruire un salone, adibito ad ospedale per i soldati. Successivamente queste due opere le donò a Cosimo II Granduca di Toscana. Il Governatore Niccolai, nel 1718, fece abbattere la cappelletta della Madonna del Carmine per fabbricare una cappella a forma di croce, per custodire i resti del Conte di Sorbello. Direttore dell’opera, l’architetto Giuseppe Bichi, che provvederà personalmente a colorare il soffitto. In data 18 luglio 1814 per volere di Napoleone I, questo deposito fu ceduto all’Accademia dei Fortunati, - 25 -