Audace 1905-2005
La signora del calcio elbano
Agostino Anselmi
Questo libro è stato stampato con il contributo di:
Arcipelago Libero – Isola d’Elba
Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno
Comune di Portoferraio
Autoscuola Elba
© 2005 Agostino Anselmi
Via Ninci 15 -57037 Portoferraio
Prima edizione Ottobre 2007
Stampato a Livorno da Media Print nel febbraio 2008
Presentazione
Sono stati scritti molti libri sugli avvenimenti sportivi: libri divulgativi per
principianti, dilettanti e professionisti. Non mancano altresì libri specifici
con finalità puramente sportive.
Per illustrare le loro opere gli autori hanno, di volta in volta, fatto uso delle
potenzialità presenti nella loro epoca.
La pubblicazione di questo volume ha finalmente realizzato un sogno lungamente accarezzato dall’autore, un sogno che fino ad oggi era apparso impossibile: “La storia di cento anni della squadra del cuore”, dove egli ha
militato come centravanti.
Agostino Anselmi ha riunito nel suo libro episodi e personaggi che raccontano la storia della società “Audace”.
Ed ecco uscirne cent’anni di sport, di sacrifici, di trasferte, di tifo, di
campanilismo e di amore per la squadra che rappresenta la nostra città:
“Portoferraio”.
Dalla lettura emergono scene significative, non solo per il percorso di una
delle società fra le più antiche d’Italia, ma per quella più generale, del costume.
È dunque molto di più di una semplice storia del nostro calcio.
Il libro è una sorta di diario di Agostino, innamorato del suo sport e della sua
città. È un racconto popolare, il superamento della cronaca spicciola a favore di un inanellamento proteso verso una catena interminabile nel tempo.
Non si tratta quindi di frugare fra le righe del passato per l’unico desiderio
di documentare tale specialità agonistica, ma di recuperare, nei fatti di un
determinato tempo, quel sapere popolare che è sintomatico delle inclinazioni
e delle preferenze di tanta gente.
Nella narrazione, tradizioni e sport “si stringono la mano” con frequenza,
dando vita a pagine dove prevale il folclore ma che tuttavia non inquina il
calore genuino degli sportivi.
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Particolare ricerca e cura è stata riservata all’inserimento di fotografie do-cumentative, sia per ricordare che per avere una valutazione genuina del passaggio del
tempo.
Agostino si sofferma sui campionati vinti, sul passaggio in categorie superiori,
quando la folla solleva un’esplosione di “elbanità” in tutto il suo orgoglio e si sente
portoferraiese in ogni angolo del territorio, in ogni goccia di mare circostante, cioè
vive un momento corale di tale entità che non trova precedenti nella storia della
nostra isola.
Si tratta di una vera e propria terapia istintiva di esaltazione elbana e portoferraiese, senza alcun isterismo sciovinistico.
La pubblicazione di questa “storia” vuole essere non solo un omaggio ai nostri
concittadini, ma anche un recupero del nostro essere portoferraiesi; una speranza di
riportare alla luce della nostra coscienza il nostro passato, per meditare sui sacrifici
di questi giocatori, sacrifici tanto più onerosi di quelli di oggi, per trarne insegnamenti e forza da investire sul presente e sul futuro, per sentirsi parte integrante di un
popolo artefice della propria vita.
Ed io, come sportivo, intendo esprimere un desiderio: che ciascun portoferraiese
abbia in casa questo libro e lo custodisca gelosamente per attingervi volontà e forza
sportiva.
Ringrazio la Fondazione della Cassa di Risparmi di Livorno, come sempre sensibile e disponibile alla cultura del territorio, che ha finanziato la maggior parte della
stampa di quest’opera.
Ringrazio, infine, Agostino e quanti hanno collaborato per portare alla luce questo
prezioso lavoro del nostro patrimonio sportivo e culturale, anche a nome di tutti quegli abitanti dell’Isola d’Elba che vogliono restituirla allo splendore del passato.
Carlo Gasparri
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Dedicato all’Avvocato Antonio Lupi
Prefazione
Questo libro sulla storia calcistica della Società Sportiva Audace, doviziosamente illustrata, è un tuffo nella memoria sportiva portoferraiese.
Con il suo contenuto di fotografi e informazioni, vicende e luoghi calcistici, permette di riscoprire i volti dei nostri piccoli campioni locali e ricordare momenti
magici di battaglie calcistiche, sui campi sportivi di Santa Fine, Punta della
Rena, delle Ghiaie, del Littorio e del Carburo, ora stadio Antonio Lupi.
Finalmente è stato pubblicato, grazie a tutti gli appassionati biancorossi,
che hanno messo a disposizione il materiale fotografico per la ricostruzione
storica della Società Sportiva Audace e il Movimento “Arcipelago Libero”
che ne ha curato l’edizione.
È una modesta opera dedicata a tutti coloro che hanno innalzato il valore di
questa piccola, grande Società.
Sembra una favola, più semplicemente è una delle tante storie che animano la
vita della nostra città, dove correre dietro ad un pallone, significa un prezioso
punto di riferimento per la crescita e l’educazione dei nostri giovani.
Penso, in conclusione, che, in un periodo difficile come l’attuale, questo quadro fotografico del calcio locale rappresenti un messaggio forte per i nostri
giovani, affinché sappiano che l’amicizia che nasce sui campi da gioco rimane
ben salda nel tempo.
Agostino Anselmi
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L’Elba: ieri
Le origini
Isola del Mar Tirreno settentrionale, è la maggiore isola dell’Arcipelago Toscano (223,5 kmq) e la più grande
d’Italia dopo la Sicilia e la Sardegna..
Ha la forma pressoché triangolare, detta la Trinacria (tre promontori) Tirrena, con una lunghezza di 29 km.
e una larghezza massima di 18,5.
Le coste, in genere alte e rocciose. Sono molto frastagliate, ricche d’insenature e si sviluppano per ben 118 km.
L’Elba e geologicamente costituita da terreni vari, dai depositi paleozoico (prima forma di vita) e mesozoico (comparsa primi mammiferi), ricchi di giacimenti minerali di ferro e di graniti del Monte Capanne (mt.
1019).
Il clima è mite e temperato dal flusso marino. Le precipitazioni sono primaverili e autunnali e siccità estiva.
La storia dell’Elba, terra ambita di conquista per la sua strategica posizione, per il commercio marittimo,
fino al periodo bellico (1940-45) non era ben conosciuta.
Questo appunto sull’Elba di ieri è particolarmente dedicato ai nostri campioni in erba:
Gli Etruschi nel V secolo a.C. sfruttavano i giacimenti metalliferi che erano una inesauribile fonte di ricchezza ed esportavano il ferro in tutto il Mediterraneo; idearono i forni che fondevano giorno e notte i minerali
con alti bagliori.
Per effetto di detto scintillare continuo ed intenso, i navigatori greci la chiamarono “Aethalia” (scintilla).
Dalla decadenza degli Etruschi, i Romani ereditarono la fusione dei minerali, ma seppero valorizzare anche
i giacimenti di granito bianco e la coltivazione dei vitigni.
Nel Medioevo fu la Repubblica Marinara di Pisa a sfruttare i giacimenti metalliferi e quelli del granito.
Mentre Cosimo I dei Medici nel 1548 fortificò la città di Portoferraio, un gioiello di urbanistica militare,
chiamandola “Cosmopoli”.
A Porto Azzurro si insidiavano gli spagnoli costruendo Forte San Giacomo (oggi Casa di Pena) e il Santuario
di Monserrato.
Successivamente a questo periodo, l’Elba, tra convulse manovre diplomatiche o furiose battaglie, era l’oggetto del contendere tra francesi, inglesi, tedeschi e austriaci.
Le Istituzioni
Nel 1802 con l’emanazione di un decreto, Napoleone Bonaparte unì l’Elba alla Repubblica Francese.
L’Elba ottenne le franchigie doganali e l’organizzazione amministrativa. Fu nominato un Commissario
Generale.
Le isole sottoposte erano:
Isola d’Elba, Capraia, Pianosa, Montecristo, Palmaiola.
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Contemporaneamente furono creati sette Comuni:
- Portoferraio
- Portolongone
- Marciana
- San Piero in Campo
- Rio
- Capoliveri
- Capraia
Con la caduta di Napoleone l’Elba passò al Granducato di Toscana ed i Comuni furono ridotti a quattro:
- Portoferraio
- Marciana: (Marciana Marina, S. Piero, S. Ilario, Poggio)
- Portolongone
- Rio
Il 21 maggio del 1882 con regio decreto (Umberto I) divenne Comune:
- Rio Marina
Il 23 maggio del 1884, su istanza dei cittadini, con la deliberazione del Consiglio Provinciale di Livorno, il
regio decreto, dispose la divisione del Comune di Marciana.
- Nacque il Comune di Marciana Marina che comprendeva anche le frazioni di
S. Carlo, S. Piero, Pila e Pianosa.
- Nel 1894 venne creato il Comune di Campo nell’Elba, comprendente le frazioni di
S. Ilario, S. Piero, Pila e Pianosa.
- Il Comune di Capoliveri viene ripristinato nel 1908.
L’era napoleonica
Nel 1814 l’Elba fu assegnata a Napoleone Bonaparte, con pieno diritto di possesso e di sovranità.
Governò dieci mesi. In questo breve periodo oltre a costruire strade, incrementò l’esportazione del ferro
elbano e del vino, migliorò l’organizzazione mineraria; costruì il Teatro dell’Accademia dei Fortunati, che
successivamente fu chiamato dell’Accademia dei Vigilanti. Confinante al Teatro fece costruire uno stanzone
a piano terra, da adibire ad Ospedale per militari.
Durante il suo soggiorno elbano stringe sincera amicizia con Vincenzo Foresi, facoltoso armatore e agricoltore elbano; si narra che aiutò concretamente con le sue navi e i suoi denari la piccola rinascita dei Cento
Giorni di Napoleone.
Il 12 luglio del 1814 Bonaparte scrive allo zio, il Cardinale Fesch, pregandolo di acquistare libri per la sua
biblioteca personale, con il denaro ricavato da una vendita di ferro elbano.
Strumento fondamentale per la ricostruzione storica del breve soggiorno all’Elba è la biblioteca personale
di Napoleone I, che, con atto autografo, fu donata dallo stesso al momento del suo rientro in Francia, al
Comune di Portoferraio
Per detta donazione, i rapporti tra il Comune (Ente proprietario della Biblioteca Napoleonica) e il Granducato
di Toscana, furono tempestosi, perché il Granducato disconosceva la donazione autografa di Napoleone.
Tale conflitto cessò con il Regno d’Italia, subentrato al Granducato di Toscana, che riconosceva la proprietà
al Comune di Portoferraio.
La raccolta libraria che Napoleone riunì nella Palazzina dei Mulini, residenza ufficiale dell’esule all’Elba,
era composta da 2.378 volumi scelti da Napoleone. All’ampliamento della Biblioteca collaborò lo zio Cardinale.
Fuggito dall’Elba, il generale francese lasciò due residenze, divenute musei nazionali, meta di migliaia di
turisti.
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La Torre della Linguella detta anche di “Passamante”
Portoferraio: Bagno Penale della Linguella (foto anni ‘20)
Nel 1873 la zona della Linguella fu trasformata in Bagno Penale. Nella Torre del Martello fu rinchiuso il
famoso brigante Carmine Donatello, condannato alla pena di morte che, con decreto reale del 1874, fu graziato e la pena di morte gli venne commutata con quella dei lavori forzati.
Il Bagno Penale di Portoferraio divenne popolare con il condannato Giovanni Passanante, l’anarchico attentatore alla vita di Umberto I Re d’Italia. Per questo motivo è conosciuta anche come “Torre di Passanante”.
Il Passamante dopo molti anni di carcerazione, per una grave malattia mentale, fu trasferito al Manicomio
criminale di Montelupo Fiorentino, dove morì il 14 febbraio del 1910. Aveva 59 anni.
Nella Torre del Martello (detta anche Passanante) in attesa del giudizio del tribunale di Portoferraio, vi
soggiornò temporaneamente, Alessandro Pertini, diventato Presidente della Repubblica, all’epoca della sua
carcerazione politica all’Isola di Pianosa.
Il Palazzo della Biscotteria
Il cinquecentesco Palazzo della Biscotteria, sede dell’Amministrazione Comunale di Portoferraio, fu progettato dall’architetto
Camerini nel 1559.
La costruzione del palazzo iniziò nel 1559 e termino dopo due anni
circa, subendo nel tempo restauri e modifiche notevoli.
La costruzione dell’edificio non era un progetto elegante ma funzionale, doveva servire ad usi vari: dal magazzinaggio delle farine,
del vino, delle polveri da sparo, ai locali dei forni dove si cocevano
e si seccavano i biscotti e le gallette, destinate e consumate dagli
equipaggi delle navi, dalla gendarmeria, dalla guarnigione e dalla
popolazione.
Ai piani superiori furono costruiti alloggi e uffici.
Nel 1600 fu scavata e costruita una cisterna sotterranea alimentata
da una sorgente, nella zona nord dell’edificio.
Nel 1802 la Biscotteria divenne “Sede Amministrativa” a seguito
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di un decreto napoleonico, Portoferraio divenne Comune.
Durante l’anno del 1813, un incendio distrusse parte del fabbricato. L’incendio si sviluppò nella zona dei
forni. I lavori di ristrutturazione e restauro durarono decenni.
Nel 1929 fu lastricato il cortile in pietra serena.
I Navigli
Nei primi anni del 1900, il collegamento marittimo con Piombino, veniva effettuato con una corsa giornaliera con piccoli piroscafi.
Dal 1914 i servizi marittimi per le isole dell’Arcipelago Toscano venivano effettuati con i piroscafi: Alfredo
Cappellini, F.D. Guerrazzi, Montecristo, Argentario e S. Stefano.
Dal 1920 al 1930 entrarono in servizio: Elbano Gasperi, Dino Leoni, Limbara, Conte Menabrea e Andrea
Sgarallino.
Nel 1936 arrivò la moderna motonave Giuseppe Orlando che fu requisita dalle autorità militari e trasformata
in nave-ospedale.
Durante la seconda guerra mondiale (1940-45) tutte le unità navali private vennero militarizzate e inviate
al fronte; con l’affondamento dell’Andrea Sgarallino (22 settembre
1943), l’Elba si ritrovò priva di
unità navali private e l’affondamento portò alla sospensione dei
servizi e rifornimenti alla popolazione elbana.
Nel dicembre dle 1943 entrò il servizio il Giovanni Ingrao, solo per
effettuare collegamenti d’emergenza con le isole dell’Arcipelago.
Il Giovanni Ingrao era un piccolo
piroscafo, una preda bellica, che
si trovava abbandonato nel porto
di Livorno. A seguito di un attacco L’equipaggio della motobarca Giovanni Battista padre, nota come “La Sciantos”, ormeggiata nella
di Portoferraio. Da sin.: Francesco Ghelardini, Cristoforo Colombo detto “Fofo”, Franaereo alleato, il piroscafo affondò darsena
cesco Raspollini, Renzo Bracci (da “Lo scoglio”,2° trim. 1989)
all’ingresso del porticciolo di Pianosa.
Da allora il motopeschereccio Vincere di 46,5 Tsl., costruito nel 1942
a Salerno, continuò ad effettuare,
quasi giornalmente, una traversata
del canale di Piombino, per trasporto passeggeri e posta, sotto il
controllo dei militari tedeschi.
Nel febbraio del 1944, il Vincere,
disarmato delle armi, fu affidato al
Comune di Portoferraio e successivamente nel mese di maggio fu
assegnato alla Compagnia N.T.
Il 19 giungo del 1944, il Vincere,
ancorato nella rada di Portoferraio, Il piroscafo Montecristo
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a seguito di un mitragliamento aereo, affondò e cessò completamente ogni forma di collegamento.
Durante l’occupazione tedesca, i
bastimenti con equipaggi elbani,
garantirono all’Elba i rifornimenti
delle merci e il trasporto passeggeri-posta.
Si citano i motovelieri:
- la Maria
- il Sempre Amedeo
- il Giovanni Battista Padre
detto “Sciantosa”
- il Successo.
Nel periodo post-bellico i suddetti
bastimenti con altri motovelieri
Il piroscafo Andrea Sgarallino
assicurarono all’Elba il trasporto
posta-merci e passeggeri.
Terminata la guerra, per riprendere i collegamenti marittimi con l’Elba, non esistendo più la ex flotta militarizzata, ridotta a rottame o autoaffondata dai tedeschi, la compagnia che gestiva i servizi marittimi nell’arcipelago, noleggiò due motovelieri:
- l’Alba, di 50 Tsl.
- L’Assunta di 39 Tsl.
Con questi due piccoli navigli, nel maggio del 1945, furono attivati i servizi marittimi.
In seguito, per migliorare i collegamenti, furono noleggiate altre unità. Si citano:
- Mn. Patriota, Tsl 325
- Mn. Vittoria, Tsl 132
- Rimorchiatore Muletto II, Tsl 54.
Solo nel 1947, con l’arrivo della motonave “Pola” (una barca che non temeva il mare in burrasca), che poteva
trasportare circa 500 passeggeri ed alcune autovetture, il servizio marittimo si potenziò con l’effettuazione
di due corse giornaliere Portoferraio-Piombino e un servizio settimanale per Livorno.
Dal 1950-51 entrarono in servizio due corvette canadesi (buone barche), ristrutturate e battezzate Portoferraio
e Porto Azzurro che restarono in servizio fino al 1960 e permisero di effettuare la “terza” corsa giornaliera
Portoferraio-Piombino.
Nel 1956 entra in servizio l’indimenticabile “Aethalia”.
Nel 1960 viene immesso sulla rotta elbana il mitico “Calimero”, cioè la Maria Maddalena.
Con l’avvento di queste due storiche barche inizia l’era turistica elbana.
Minerali e graniti
Dopo l’appunto sui trasporti marittimi, la nostra attenzione si sposta sul comparto estrattivo dei minerali e
sulle cave dei graniti.
Questo comparto, che creò lavoro e benessere, era composto dalle miniere di ferro a cielo aperto di Rio
Marina, da secoli funzionanti, e dalle miniere di Punta Calamita (Capoliveri) che, grazie all’estrazione della
“magnetite”, occupava molta maestranza nella località di Punta Calamita.
La magnetite non era l’unico materiale estratto nelle miniere dell’Elba e lavorato nello stabilimento di
Portoferraio.
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Nel 1911 si verificò la prima crisi
del comparto, con tumulti e tensioni, si contarono anche alcuni
morti.
Dopo la prima guerra mondiale
l’attività riprese, così come ci fu
l’accrescimento occupazionale nel
periodo fino alla seconda guerra.
A partire dagli anni ’60 si cominciò
a ridimensionare la produzione per
i costi concorrenziali. Lentamente
ma progressivamente si arrivò così
agli anni ’80 con la dismissione del
comparto minerario con i problemi Rio Marina: Miniera a cielo aperto
economico-occupazionali.
Nella zona occidentale, esattamente nell’area di Cavoli e Seccheto,
da moltissimi decenni esisteva la
lavorazione del granito bianco.
Questo comparto fu supportato
dall’opera dei maestri scalpellini
fiorentini, la cui professionalità,
tramandata alla popolazione indigena, nel 1937 fece nascere una
cooperativa di produzione e lavorazione del granito dell’Elba.
Per quei tempi l’organizzazione
era eccellente. A Cavoli funzionava un centro di produzione
Seccheto/Cavoli: Cava di granito bianco
elettrica e una ferrovia collegata
alle gru di legno, installate sugli
scogli per imbarcare sui bastimenti i pezzi di granito bianco lavorati. L’attività estrattiva si estese in seguito
a S. Piero, S. Ilario, Pomonte e Chiessi.
Dopo il conflitto mondiale (1940-45), l’estrazione e la lavorazione del granito bianco riprese il suo normale
ciclo produttivo.
Nel tempo la tecnologia ha reso più sopportabile lo sforzo fisico.
Personaggi
Nel 1946, esattemente nel mese di agosto, muore il Maestro Giuseppe Pietri, il genio dell’opera italiana.
Figlio di un capitano a riposo, era natao a S. Ilario in Campo il 6 maggio del 1886. Completò gli studi musicali al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano dove si formò musicalmente, per diventare un “grande”
della musica italiana.
Nel marzo del 1910 (aveva 24 anni) al Teatro La Pergola di Firenze il suo Calendimaggio, libretto scritto
da Pietro Gori, suo grande amico, ottenne un trionfo.
Si citano alcune delle opere del Maestro Pietri:
- Calendimaggio, commedia musicale, un atto e due parti (14 marzo 1910);
- In flemmerlanda, fiaba musicale, Teatro Fossati di Milano (settembre 1913);
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- Addio giovinezza, commedia musicale, Teatro Goldoni di Livorno
(febbraio 1915);
- Il Signor di Ruy Blas, operetta in 3 atti, Teatro Duse di Bologna
(marzo 1916);
- La modella, operetta in 3 atti, Teatro Quirino di Roma (gennaio
1917);
- Lucciola, operetta in 3 atti, Teatro Politeama di Livorno (settembre
1918);
- L’acqua cheta, commedia musicale, 3 atti, Teatro Nazionale di Roma
(novembre 1920);
- L’Ascensione, commedia lirica, 3 atti, Teatro Pergola di Firenze
(marzo 1922);
- Primarosa, operetta, 3 atti, Teatro Lirico di Milano (1926);
- Tuffolina, operetta in 3 atti, Teatro Nazionale di Roma (novembre
Giuseppe Pietri
1927);
- Rompicollo, operetta in 3 atti, Teatro Dal Verme di Milano (dicembre 1928);
- L’isola verde, operetta in 3 atti, Teatro Dal Verme di Milano (ottobre 1929);
- Casa mia, casa mia, operetta in 3 atti, Teatro Quirino di Roma (aprile 1932);
- Giocondo Zappaterra, commedia musicale, 3 atti in vernacolo fiorentino,
Teatro Alfieri di Firenze (dicembre 1930);
- Vent’anni, operetta, 3 atti, Teatro Quirino di Roma (aprile 1932);
- Maristella, opera lirica, 3 atti, Teatro S. Carlo di Napoli (22 marzo 1934);
- La canzone di San Giovanni, opera lirica, 2 atti, Casinò di Sanremo (30 gennaio 1939);
- Arsa del Giglio, opera lirica, 3 atti, Teatro di Portoferraio (20 settembre 1952).
Giuseppe Pietri ha lasciato pagine di musica tuttora inedita.
La pesca
Un’altra attività non secondaria per l’Elba è
stata la pesca.
La pesca per la popolazione indigena che
viveva con un reddito modesto, è stata una
valida fonte di sostentamento, particolarmente durante i due conflitti mondiali.
Famose sono state le tonnare dell’Elba, una
pesca secolare che si tramandava da padre
in figlio.
I pescatori delle tonnare erano chiamati “Tonnarotti”. E il “Rais” era il capo che sceglieva il
posto, dirigeva la messa a mare della tonnara e
comandava gli uomini nella pesca al tonno.
Nel 1911, la direzione e la lavorazione industriale del pescato venne trasferita dal Bagno
di Marciana a Portoferraio.
Durante il periodo bellico le tonnare furono
calate sporadicamente.
La tonnara del Bagno di Marciana dal 1954
non fu più calata, mentre a quella dell’Enfola
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fu ampliata la lunghezza, per spostare la zona di pesca in alto mare.
L’ultima mattanza risale al 24 giugno del 1958, con un pescato di 25 tonnellate.
La cessazione defintiva della tonnara dell’Elba fu causata da un violento temporale che si abbattè sulla
tonnara dell’Enfola, riducendola ad una palla di cavi e reti; tutto questo avvenne il 27 giugno del 1958. Con
essa scomparve una attività secolare del 1600 circa.
Speriamo in un museo del mare per conservare questa testimonianza storica dell’Elba.
Gli eventi
Nel 1908 giunge all’Elba la 1ª automobile.
Nel 1911 a Portoferraio si inaugura:
- nel mese di novembre: “La luce elettrica”;
- La prima linea di autobus dell’Elba per passeggeri e la Posta.
Nel 1924 viene inaugurata la “Biblioteca Pinacoteca Foresiana”.
Occorsero 10 anni, dal 1914 al 1924, per trasportare e sistemare nella sede adatta la collezione donata da
Mario Foresi alla sua isola. Si trattava di migliaia di libri e diverse centinaia di opere d’arte.
La Foresiana fu inaugurata nel 1924 e occupava il 2° piano del Palazzo Comunale della Biscotteria.
Nel 1932 viene pubblicato l’inventario della Pinacoteca a cura del Dr. Eugenio Marini, direttore della Foresiana.
Nel 1940 si pubblicò il 2° inventario della Pinacoteca a cura dell’Avv. Leone Damiani, succeduto nella direzione della Foresiana al Dr. Marini.
Durante la 2ª guerra mondiale (1940/45)
la Biblioteca Foresiana fu trasferita
nella Villa di S. Martino, dove è rimasta
per quasi 45 anni fino alla riapertura
della sede attuale.
Chi è Mario Foresi
(1849-1932)
Mario Foresi nasce a Pisa nel 1849 da
una illustre famiglia elbana.
Si laurea in Ingegneria all’Università
di Pisa e Parigi, non eserciterà mai la
professione di ingegnere.
Dedica la sua vita alla cultura.
Poeta, letterato e critico insigne, molto
attento alla storia dell’arte.
Contrassegnerà la sua collezione in
due parti.
Nel 1914, all’età di 65 anni, dona all’Elba la sua collezione privata.
Esposto in deposito: “Foresi Mario” (1849 - 1932)
Biblioteca Foresiana
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PORTOFERRAIO NEL 1908
La Calata con il palazzo Coppedè (dei merli)
La Torre del Martello
La guerra
Concludiamo questo appunto trattando l’argomento della 2ª guerra mondiale per tramandare ai nostri giovani
gli effetti devastanti della guerra e la grande sofferenza patita dalla popolazione elbana inerme.
Nel mese di giugno del 1940 si registra il primo attacco di un aereo inglese: fu respinto dalle batterie.
Nel mese di settembre del 1943 l’Elba viene occupata dalle truppe tedesche.
Antecedentemente al 16 settembre 1943, giorno della resa d’Elba, diverse motozattere, cariche di truppe
tedesche, tentarono di sbarcare nel golfo di Procchio, ma furono respinte dalla batteria dell’Enfola.
Nel giorno della resa, i terribili Stukas, cacciabombardieri tedeschi, bombardarono pesantemente Portoferraio. Oltre 150 bombe furono lanciate. La batteria delle Grotte venne distrutta. Migliaia di manifestini con
la dichiarazione di resa, furono lanciati sulla città di Portoferraio.
Il Comando dell’Elba si arrende. I militari italiani furono catturati. Il tributo di sangue fu alto. Le vittime
civili furono oltre cento, quelle militari diverse decine.
Il 22 settembre 1943 l’“Andrea Sgarallino” che collegava Portoferraio a Piombino, davanti a Nisporto, viene
silurato, trascinando in fondo al mare, oltre
300 passeggeri fra civili e militari tedeschi. I
superstiti furono cinque, due militari italiani,
due militari tedeschi (uno dei superstiti di questo orribile delitto di guerra, perderà la gamba
all’Ospedale di Villa Ottone) e il fuochista dell’Andrea Sgarallino Stefano Campodonico.
Con l’inizio del 1944, l’Elba è ripetutamente
bombardata dagli alleati, essendo ancora sotto
il controllo tedesco.
Nel bombardamento del 22 marzo perdono la
vita oltre quaranta civili. Nel mese di maggio
i bombardamenti saranno più di dieci. Per
Portoferraio è un evento disastroso.
Il Comando tedesco si ritira.
Il 16 giugno del 1944 ebbe l’inizio l’occupazione da parte alleata ad opera del Battaglione
255°, al comamdo del generale De Lattre de
Tassigny.
Lo sbarco avviene sulla spiaggia di Marina di
Campo (minata dai tedeschi).
Rapidamente le Forze Alleate avanzano lungo
la linea di Procchio, Monte Mulino a Vento e S.
Martino (chi scrive, insieme alla sua famiglia,
durante l’avanzata, fu salvato dalle bianche
brache della sua povera mamma, utilizzate
come bandiera bianca, per uscire da una fossa
ricavata nel terreno di un campo).
L’esercito tedesco arretrò e organizzò, per difendersi, un secondo fronte, tra Portoferraio e Lido, giorni di scontri durissimi, oltre un migliaio di caduti,
centri abitati dell’isola gravemente colpiti, Capoliveri e Marina di Campo cannoneggiate. Portoferraio subì
circa venti incursioni aeree: l’obiettivo principale era lo Stabilimento Siderurgico.
Nella notte tra il 19 e 20 settembre, i tedeschi, al comando del generale Gall, si ritirarono alla volta di Piombino.
L’Elba è stata liberata.
Il 20 settembre del 1944 si costituisce “l’Allied Military Governement of Elba”.
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Portoferraio: Palazzo dei Merli distrutto durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale
Portoferraio: La Torre della Linguella visibilmente danneggiata
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Campi sportivi di calcio a Portoferraio
Il primo ed unico campo sportivo a Portoferraio era in Piazza d’Armi, dove oggi ci sono le ex Caserme
Vittorio Veneto, adibite ad uffici istituzionali.
La scarpata delle palazzine che scendeva sul campo sportivo, veniva utilizzata come gradinata dagli appassionati del foot-ball.
Successivamente questa area sportiva fu chiamata Santa Fine.
Quando iniziarono i lavori per la costruzione delle caserme, con la terra di riporto delle fondamenta, fu
costruito il Campo delle Ghiaie.
Il Campo Sportivo delle Ghiaie fu realizzato nel 1931 e fu inaugurato il 10 maggio dello stesso anno, con
la partita: Ferrigna - A.S. Cecinese (1-1)
Nello stesso anno (1931), il Campo delle Ghiaie fu ulteriormente sistemato, affinche l’Unione Sportiva
Elbana, nata dalla fusione “Audace e Ferrigna” (18 giugno 1931) potesse partecipare al Campionato di 3ª
Divisione.
Con l’inizio del Campionato di 3ª Divisione il Campo delle Ghiaie prese il nome di “Campo Sportivo del
Littorio”.
Successivamente fu realizzato il Campo Sportivo “Punta della Rena”, nell’area limitrofa di S. Giovanni. Questo campo, troppo distante dal centro urbano, venne poco utilizzato per la carenza dei mezzi di trasporto.
Nel 1946, finita la guerra, l’impianto di calcio del Littorio riprese il nome di Campo Sportivo delle
Ghiaie.
L’ultima partita giocata in quel campo fu nel 1956: Audace -Venturina 2-1
Formazione Audace: Bensa Giuseppe, Angilella Filippo, Calafuri Carlo, Vannucci Dino, Boggio G.C., Morganti Nino, Frangioni Giuseppe, Lippi Sergio, Anselmi Agostino, Ridi Umberto, Polastri Marcello.
Il nuovo campo sportivo comunale fu realizzato nell’area del Carburo, successivamente intitolato “Stadio
Antonio Lupi”.
Campo Sportivo di Santa Fine
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Campo Sportivo Punta della Rena
Promozione 1955/56: Audace - Grosseto 2-0 - Campo Sportivo delle Ghiaie
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1905-2005 - I cento anni della signora del calcio elbano
L’Audace
Per celebrare il centenario della signora del calcio elbano con pazienza certosina, per la gioia di tutti gli
sportivi, sono stati ricostruiti i suoi cento anni di vita sportiva.
E’ biancorosso il primato di anzianità, nel mondo sportivo del calcio elbano.
La ricerca storica, espletata dal giornalista sig. Stefano Bensa, ci conferma che l’Audace è la squadra più
antica dell’Isola d’Elba, nasce, infatti il:15 Luglio 1905
Anche un presidente storico della S.S. Audace, il Cav. Virgilio Fabiani che dal 1930-31, fino alla stagione
sportiva del 1967/68 (circa 40 anni), ha ricoperto importanti ruoli societari durante la lunga militanza nelle
file biancorosse, ha sempre asserito che il 1905 era l’anno di nascita dell’Audace, anno in cui gli appassionati
di foot-ball di due gruppi sportivi confluirono in un nuovo gruppo sportivo che fu chiamato “Audace”.
Questo accorpamento avvenne per unificare le energie sportive ed ottenere una squadra efficiente.
Anche il decano degli ex audaciani ci racconta che aveva sentito dire da anziani sportivi che dalla fusione
di due gruppi di giovani che praticavano il foot-ball, nell’anno 1905 nasceva il Gruppo Sportivo Audace.
Quegli appassionati in seguito ottennero, dalla direzione dell’Ilva (Altoforni), le prime divise di colore
bianco-rosse, scarpe da gioco e palloni.
La Piazza d’Armi fu il primo ed unico campo sportivo a Portoferraio. Successivamente questa area fu chiamata “Campo Sportivo di Santa Fine”, ed era posizionata lungo lo storico Fosso del Ponticello.
Questo fosso d’acqua non era navigabile e scorreva dal mare aperto (loc. Ghiaie) al mare della rada di Portoferraio.
Il canale fungeva da struttura per preservarsi dai
pericoli e dava alla città un aspetto bastionato.
Esattamente scorreva dalla Punta di Santa Felice
(oggi soprannominata Punta del Gronghetto),
all’ampia insenatura, ben protetta, del Ponticello,
dove un ponte permetteva l’accesso alla città,
struttura demolita negli anni ‘20.
Angiolino Sardi, in arte “Gronchetto”, era muratore di professione. Il Sardi divenne famoso per
una scena di un film dell’epoca, Cabiria (1914),
effettuando il salto in mare dalla Punta del Bastione di Santa Fine, da una altezza di circa 15
metri. Un salto pericoloso in uno specchio ridotto
Lo storico Fosso del Ponticello
d’acqua, circondato da scogli.
Si dice che il Sardi fosse di fede anarchica, amante
della buona musica.
Morì giovane, quando aveva circa 40 anni.
Su questo terreno di gioco, la Scarpata delle Palazzine (oggi Via Ninci) che scendeva sul campo degli appassionati, veniva utilizzata come gradinata. L’Audace disputò gare di calcio contro le squadre dei paesi elbani,
le squadre dei mercantili italiani e stranieri che attraccavano al pontile dell’Ilva, lo stabilimento siderurgico
che sorgeva nell’area attuale della Coop, fino alla zona limitrofa dell’ospedale compresa l’area delle antiche
saline, detta anche della Loppa, per scaricare il carbone coke per gli altoforni di Piombino.
La prima pietra dello stabilimento siderurgico viene posta il 13 dicembre del 1900.
E’ alimentato a carbone coke per la produzione della ghisa.
Nell’agosto del 1902 l’Altoforno N° 1 produce la prima colata di ghisa.
Nell’ottobre del 1903 entra in funzione il secondo altoforno.
Portoferraio, nei 47 anni di trasformazione dei metalli, ha goduto di una certa prosperità, certo non conquistata senza incidenti e sacrifici.
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Nell’agosto del 1907, dopo quasi 5 anni di produzione, avviene il primo incidente: la ghisa liquida sfonda
la camicia ed entra a contatto con l’acqua delle vasche di raffreddamento, provocando una fortissima esplosione.
Tre morti e moltissimi feriti, la citta intera, in preda ad una intensa emozione, si recò velocemente ai cancelli
di Marina.
Nel 1909 viene completato il terzo altoforno.
Altri incidenti, altre mutilizioni belliche e altri scioperi e scontri violenti con la famosa celere della Polizia
di Stato, il paese ha subito il dramma della chiusura definitiva dello stabilimento siderurgico, uno dei più
importanti e grandi d’Italia, avvenuta nel 1947.
Per molti fu la scelta obbligata dell’immigrazione.
La popolazione portoferraiese che decise di non andare via, seppe inventarsi nuovi mestieri, fra molte difficoltà e sacrifici, pose la prima pietra dell’Elba turistica.
Gli altoforni dell’Ilva di Portoferraio
Memorabili sono anche gli incontri di calcio, contro le squadre delle navi militari italiane e straniere, particolarmente quelle inglesi, maestri del foot-ball.
Fare sport in quegli anni significava cogliere quelle rare occasioni per stare insieme.
Dopo il primo conflitto mondiale, nel 1920 si riaccese la passione per il calcio
L’Audace nell’agosto del 1920 disputò una partita contro l’Unione Sportiva Juventus pareggiando 1-1; le
file degli appassionati biancorossi aumentarono e nell’anno 1921 gli sportivi audaciani elessero il primo
Consiglio Direttivo e il Gruppo Sportivo prese il nome di
“Audace Sport”
Il Consiglio Direttivo dell’Audace Sport chiedeva alla città:
- Consenso, per ingrossare le file degli appassionati;
- Sostegno, per ricevere un contributo materiale.
Nel 1922 l’Audace Sport incontrò sul campo sportivo di Santa Fine il “Portoferraio Sporting Club”.
La partita fu arbitrata dall’Ing. Tommasi. L’Audace vinse l’incontro alla presenza di molti appassionati,
entusiasti per la vittoria, contro la rivale portoferraiese.
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L’Audace scese in campo con la seguente formazione:
Campanini, Bettini, Aldi, Ridi Primo, Ridi M., Bandinelli, Castelli, Ceccarelli 1°, Pignatelli, Ceccarelli 2°,
Fusai.
- Audace Sport - Portoferraio Sporting Club 3-2
Nell’incontro di rivincita, la gara terminò prima dei tempi regolamentari, perché a seguito dell’espulsione di
un giocatore audaciano, per le vivaci proteste nei confronti degli avversari, i consiglieri audaciani ritirarono
la squadra, quando il risultato era ancora sullo 0-0.
Nel 1922 l’Audace Sport si aggiudicò la “Coppa Amalfi” vincendo la finale disputata il 16 luglio 1922 contro
la F.C. Calciatori:
- Audace Sport - F.C. Calciatori 2-1
A quel torneo elbano parteciparono:
1) Audace Sport
2) Sportiva Virtus (Portoferraio)
3) F.C. Calciatori (Portoferraio)
4) U.S. Rio Marina
Il 23 luglio 1922 l’incontro fra l’Audace Sport e l’U.S. Pisana fu interrotto nel secondo tempo quando i pisani erano in vantaggio per 1-0 perché il pallone si sgonfiò per la foratura della camera d’aria e non avendo
l’Audace Sport un pallone di riserva, non fu possibile continuare l’incontro.
Il 20 aprile del 1924, l’Audace Sport, il Portoferraio Sporting Club e la F.B.C. Calciatori, la cui dirigenza
non totalmente presente, si fusero e alla nuova Associazione Sportiva fu dato il nome di:
“Portoferraio Audace Sporting Club”
Il Portoferraio Audace Sporting Club il 15 maggio 1924, in un incontro amichevole sul campo di Santa Fine,
pareggiò contro una forte squadra di Bastia (Corsica).
- Portoferraio Audace Sporting Club - Cercle Atletique 0-0
Nel 1925 il Portoferraio S.C. gioca una gara amichevole contro una forte squadra di un mercantile uruguajano
vincendo l’incontro per 2-0.
Questa la formazione del Portoferraio Audace Sporting Club contro il mercantile uruguajano “Trenta Y
Tres”:
Benti (cap.), Bandinelli, Nuti, Merlini, Ridi M., Rosi, Giulianetti, Cappellini, Ridi P., Bartolini, Aldi.
Gol: Aldi e Ridi P.
Arbitro: Dini.
Un altro incontro amichevole del Portoferraio Audace Sporting Club avviene nel 1926 contro la squadra
della R.N. Duilio dove militava il centravanti dell’Unione Sportiva Torino, il marinaio Rosetti. Il Portoferraio Audace S.C. perse l’incontro.
- Portoferraio Audace S.C. - R. N. Duilio 1-4
Nel 1928 all’Elba vengono costituiti i “Dopolavoro” di conseguenza scomparvero momentaneamente i
diversi gruppi sportivi e a Portoferraio nasce il Dopolavoro Costanzo Ciano.
Nell’aprile del 1928 il Dopolavoro Costanzo Ciano vince l’incontro di calcio contro il Dopolavoro di Portolongone.
- Dopolavoro C. Ciano - Dopolavoro Portolongone 5-0
In quell’anno il Dopolavoro di Portoferraio C. Ciano vince l’incontro di calcio contro l’Alba di Piombino,
una forte compagine calcistica, vince l’incontro a Portoferraio e pareggia il ritorno a Piombino.
- Dopolavoro C. Ciano (Portoferraio) - Alba di Piombino 2-0
- Alba di Piombino (Piombino) - Dopolavoro C. Ciano 0-0
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Nel 1930 la società riprende il nome di:
Audace Sporting Club
Nel 1930 l’Audace S.C. promuove il Torneo “1ª Coppa Commercianti”. Vi parteciparono:
1) Audace Riserve
2) Giglio Rosso (Portoferraio)
3) Ferrigna (Portoferraio)
4) Giovane Italia (Portoferraio)
5) Portolongone
6) Capoliveri
Nell’incontro di apertura del torneo l’Audace S.C. vince contro il Giglio Rosso.
- Audace S.C. - Giglio Rosso 5-0
Nella gara di semifinale del 24 agosto 1930 l’Audace S.C. pareggia contro la S.S. Ferrigna, dopo i tempi
supplementari. L’incontro viene annullato dalla giuria, causa il buio serale.
- Audace S.C. - S.S. Ferrigna 2-2 (annullato)
La gara viene ripetuta il 31 agosto e l’Audace S.C. perde l’incontro contro la rivale portoferraiese, dopo i
tempi supplementari.
- Audace S.C. - S.S. Ferrigna 2-0
Formazioni squadre:
Audace S.C. riserve: Pardini, Bossari, Ancillotti, Strani, Pieruzzini (cap.), Fanucchi, Campatelli, Camedda,
Mannocci, Castells 1° (Pippe), Mercatini.
S.S. Ferrigna: Fantini, Bellosi, Rosati (Zombino), Barra, Martelli, Stefanelli (cap.), Vittorini (Cocchino),
Marianelli, Sclano, Mellini, Ribaudo.
La S.S. Ferrigna nella gara finale contro la Giovane Italia vince e si aggiudica la Coppa Commercianti.
Nel 1930 l’Audace Sporting Club è regolarmente federata al C.O.N.I. e si iscrive al Torneo Giovinezza,
organizzato dall’Unione Sportiva Sempre Avanti di Piombino.
E’ la prima volta che l’Audace S.C. partecipa ad una manifestazione ufficiale.
Per partecipare al “Torneo Coppa Giovinezza”, l’Audace S.C. e la S.S. Ferrigna, per potenziare i quadri
tecnici-organizzativi e finanziari, costituirono un comitato organizzativo nominando:
Presidente: Nello Andreani
Direttori: Bistino Medici e Avv. Giulio Rabajou
Il compito di questo comitato era d’incrementare e gestire in modo unitario le entrate e le spese occorrenti
per partecipare al torneo.
A tal fine il “Teatro Vigilanti” ospitava superveglionissimi dello sport a favore delle due società sportive.
Dalla ricerca storica di questo teatro, emerge che nel 1619 Orazio Borbone dei Conti di Sorbello, Governatore di Portoferraio, nel luogo dove si trova oggi il Teatro dei Vigilanti, fece costruire, a titolo personale,
una piccola cappella e la dedicò alla Madonna del Carmine.
Confinante a questa cappella, fece costruire un salone, adibito ad ospedale per i soldati.
Successivamente queste due opere le donò a Cosimo II Granduca di Toscana.
Il Governatore Niccolai, nel 1718, fece abbattere la cappelletta della Madonna del Carmine per fabbricare
una cappella a forma di croce, per custodire i resti del Conte di Sorbello.
Direttore dell’opera, l’architetto Giuseppe Bichi, che provvederà personalmente a colorare il soffitto.
In data 18 luglio 1814 per volere di Napoleone I, questo deposito fu ceduto all’Accademia dei Fortunati,
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Presentazione - Mucchio Selvaggio