stagione 2007-2008, numero 2, 29 ottobre 2007
in questo numero
Peter Pan
Indemoniate
Ornella Vanoni in concerto
Shaolin&Wudang Monks
La variante di Lüneburg
Politeama
30 ottobre-4 novembre
Sala Bartoli
29 ottobre - 11 novembre
Politeama
7 novembre
Politeama
8 novembre
Politeama
10-11 novembre
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
redazione Viale XX Settembre, 45
34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it [email protected]
Lunedì 29 ottobre
21.00 Sala Bartoli
Anno XVI - numero 152
29 ottobre 2007
Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna
Sabato 3 novembre
16.00 Politeama Rossetti, turno FAM
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
20.30 Politeama Rossetti, turno N
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
18.00 Café Rossetti
Incontro con la compagnia dello spettacolo
“Indemoniate”.
Interverranno Giampaolo Gri
e Pietro Spirito
20.30 Politeama Rossetti, fuori abbonam.
Domenica 4 novembre
Indemoniate drammaturgia di
Giuliana Musso e Carlo Tolazzi
- TUTTO ESAURITO -
Martedì 30 ottobre
20.30 Politeama Rossetti, turno M
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
- TUTTO ESAURITO -
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Mercoledì 31 ottobre
20.30 Politeama Rossetti, turno libero
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
- TUTTO ESAURITO -
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
16.00 Politeama Rossetti, turno P
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
- TUTTO ESAURITO -
17.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Lunedì 5 novembre
8.30 Biglietterie
Prenotazioni abb. gold e platinum
per “Le cinque rose di Jennifer”
20.30 Politeama Rossetti
Società dei concerti.
Pietro De Maria, pianoforte
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Martedì 6 novembre
8.30 Biglietterie
Prenotazioni abb. stelle per “Le cinque rose
di Jennifer”, “Why...”, “Se stasera sono qui”,
“Faccio del mio meglio”
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Venerdì 2 novembre
18.00 Café Rossetti
Incontro con Manuel Frattini
e la compagnia di “Peter Pan”
20.30 Politeama Rossetti, turno O
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Venerdì 9 novembre
19.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Sabato 10 novembre
18.00 Foyer del Politeama Rossetti
Inaugurazione della sezione della mostra
“Strhler privato. Affetti, carattere, passioni”
20.30 Politeama Rossetti, turno AP
Mercoledì 7 novembre
20.30 Politeama Rossetti fuori abbonam.
La variante di Luneburg
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Giovedì 1° novembre
16.00 Politeama Rossetti, turno libero
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
20.30 Politeama Rossetti, turno libero
Peter Pan musiche di Edoardo Bennato
17.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Shaolin Wudang. Kung Fu
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Domenica 11 novembre
Ornella Vanoni in concerto
21.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Giovedì 8 novembre
8.30 Biglietterie
Inizio prevendita biglietti per “Le cinque
rose di Jennifer”, “Why...”, “Se stasera
sono qui”, “Faccio del mio meglio”, Dionne
Warwick in concerto
16.00 Politeama Rossetti, turno libero
La variante di Luneburg
17.00 Sala Bartoli
Indemoniate
Lunedì 12 novembre
8.30 Biglietterie
Prenotazioni abbonati gold e platinum
per “Quale droga fa per me”
20.30 Politeama Rossetti
Società dei concerti.
Cei Youth Orchestra.
Direttore Igor Coretti - Kuret
Peter Pan
dalla commedia di J.M. Barrie
musiche di Edoardo Bennato
regia di Maurizio Colombi
supervisione artistica di Arturo Br
con Manuel Frattini,
Claudio Castrogiovanni, Alice
Gianluca Grecchi, Angelo Di
Loredana Fadda,Valentina
Cristian Bevilacqua
e Elisa Epifanio, Andre
Carrillo, Simone Com
Dario Cuzzupoli,Vale
chetti, Noemi Gari
Ledda, Pierpaolo L
Nardi, Fiorella
Nuraliyeva, F
e con la part
Riccardo
produzi
in co
T
«Ogni favola è un gioco»
dice Edoardo Bennato in
una sua famosa canzone:
Peter Pan che inaugura
il cartellone Musical &
grandi eventi del Teatro
Stabile regionale, si sviluppa
proprio fra queste due dimensioni. La magia della favola che
emoziona e il gioco che sorprende e
diverte. Una formula, che assieme al talento
degli interpreti, ha fatto dello spettacolo
un titolo fortunatissimo, che dopo essersi
affermato - in forza dei suoi oltre 135.000 spettatori - il più visto della stagione teatrale scorsa
ritorna a farci sognare.
Gli ingredienti per creare un successo, ci
sono tutti: a iniziare dalle canzoni di Edoardo
Bennato. Il musical infatti nasce dalla forza coinvolgente del suo storico concept-album Sono
Solo Canzonette, riarrangiato per l’occasione
in una colonna sonora arricchita anche da un
brano inedito, Che paura che fa Capitan Uncino.
La delicata storia del “bambino che non voleva
crescere mai”, inventata da James Matthew
Barrie, diviene dunque tema di un musical e si
avvale - in questa edizione italiana – di un allestimento ricchissimo, che valorizza la dimensione
fiabesca attraverso incredibili e sofisticati effetti
speciali: basta dire che la supervisione artistica
è a cura di un genio della fantasia quale Arturo
Brachetti e che il regista, Maurizio Colombi ha
puntato su una messinscena piena d’incanto (il
personaggio di Trilly è creato addirittura con un
incredibile effetto laser). «Il nostro – assicura
infatti Colombi – è uno spettacolo d’ispirazione
volutamente cartoonistica, che sa appassionare
spettatori di tutte le età con la magia del volo,
le acrobazie di uno straordinario corpo di ballo,
scenografie fiabesche e le affascinanti coreografie di Gillian Bruce e Chiara Valli».
E ovviamente è fondamentale l’apporto dell’intero cast: a partire da Manuel Frattini, forse
l’artista più completo e originale che il panorama del musical italiano abbia finora espresso. A
lui va il ruolo del titolo, mentre alla simpatia di
Riccardo
Pe ro n i
tocca
il
colorito
pirata Spugna
e alla testa d’una
terribile ciurma
si muove l’energico
Claudio Castrogiovanni,
Capitan Uncino. Venticinque in tutto
gli ottimi artisti impegnati a raccontare
con suggestioni nuove l’indimenticabile favola
di Barrie.
Nato come testo teatrale - e solo in seguito
divenuto romanzo - Peter Pan ha sempre ispirato il mondo dello spettacolo: se resta irraggiungibile la poesia del cartone di Disney, vanno
ricordati anche i recenti Hook di Spielberg
con un memorabile Robin Williams nel ruolo
di Peter Pan e la Trilly di Julia Roberts e il
commovente Neverland con Johnny Deep che
interpreta lo scrittore. Un uomo che alla geniale creatività letteraria intrecciava una rara sensibilità: riservando i diritti del suo capolavoro al
Great Ormond Street Hospital, Barrie ha fatto
sì che Peter Pan potesse donare per sempre
gioia ai lettori e soprattutto ai bambini che più
ne hanno bisogno.
di Ilaria Lucari
4
Politeama Rossetti
dal 30 ottobre al 4 novembre
musical
durata
3 ore
con intervallo
rachetti
e Mistroni,
i Figlia,
a Corrao
ea Borin, Juan
mità,
entina Facini, Francesca
Lisca, Max
a Nolis,Olga
Filippo Randisi
tecipazione di
o Peroni
ione ATI Il Sistina
ollaborazione con
Teatro delle Erbe e
Officine Smeraldo
5
Peter Pan
il protagonista,
Manuel Frattini
“Vera creatura da musical”: così
la critica Rita Cirio premiava
qualche anno fa Manuel Frattini,
sulle pagine de L’Espresso. E la
definizione gli calza a pennello:
fin dal suo primo apparire in
palcoscenico, o quale ballerino
e coreografo in note trasmissioni televisive come Fantastico,
Pronto... è la Rai e Festivalbar,
Manuel Frattini si è imposto
infatti all’attenzione del pubblico e degli appassionati più
competenti per la sua versatilità, la sua profonda dedizione,
la sua alta professionalità. Doti
grazie alle quali in breve tempo
si è imposto come uno dei
musical A Chorus Line, dove
riscuote un immediato successo personale;
la consacrazione avviene
nella Stagione
1996/1997
quando memore e
rispettoso
della lezione
di Donald
O’Connor è uno strepitoso Cosmo
Brown in
Cantando
sotto la piog-
miglioi e più completi artisti
nel panorama del musical italiano. La sua parabola nel mndo
del musical inizia già nel 1991
quando la Comapgnia della
Rancia lo sceglie per interpretare il ruolo di Mike Costa nel
gia, sempre con la Rancia.
Meritatissimi a questo punto
il premio “Bob Fosse”, “Danza
& Danza” e il “Premio Sandro
Massimini” tributatogli proprio a Trieste dall’Associazione
Internazionale dell’Operetta.
6
I riconoscimenti incoraggiano
Fratini a perfezionarsi sempre più ed i risultati di questo
costante lavoro sono evidenti
in Sette spose per sette fratelli, in cui danza, canta e recita in modo assolutamente
convincente
nei panni di
Gedeone,
al fianco
di Raffaele
Paganini e
Tosca.
Si allontana - solo
momentaneamente - dalla
Compagnia
della Rancia
per esibirsi
con Christian
De Sica in
Tr i b u t o a
G e o r g e
Gershwin
U n
Americano a
Parigi, diretto e coreogafato
da Franco Miseria. Il pubblico
del Politeama Rossetti - che
ha applauditoquesto grande
spettacolo - non potrà certo
dimenticare il numero di tip-tap
virtuosistico e acrobatico in cui
finva per chiudersi in un pianoforte. Contemporaneamente
è protagonista di Musical,
Maestro! firmato da Fabrizio
Angelini: dello spettacolo, un
inedito tutto italiano, Frattini è
anche fra gli ideatori. Nel 2001
ritorna con Saverio Marconi
e accanto a Rossana Casale e
Carlo Reali, recita ne La Piccola
Bottega degli Orrori, e nella
stagione successiva è un bravissimo Pinocchio, nell’omonima grande produzione musicata dai Pooh. Dopo il debutto
al Teatro Diners della Luna -
i numeri musicali
costruito a Milano proprio per
ospitare questo kolossal - inizia una tournée che lo conduce anche allo Stabile regionale,
accolto da una notevole attesa e, ormai, dal calorosissimo
affetto del pubblico.
Anche questa impegnativa prova gli vale prestigiosi riconoscimenti: vince per
la seconda volta il premio
“Danza&Danza”, il premio
IMTA 2003 e in occasione del
primo “Musical Award” italiano,
vince quale miglior attore.
Dopo aver sorpreso e ammaliato le platee con il canto, lo
humor, le capacità espressive e
soprattutto con il suo energico
e spericolato modo di ballare,
a Manuel Frattini mancava soltanto di provare a volare... ci
riesce benissimo, da ormai due
stagioni, nel ruolo delicato e
divertente di Peter Pan.
Primo Atto
1. Ma che sarà..................................................................................Maurizio Colombi
2. Frottole...................................................................................................................... Ensemble
3. Fantasia..................................................Wendy, John, Michael, Mrs. Darling
4. L’Isola che non c’è........................................................... Peter Pan,Wendy
5. Sono solo canzonette......Peter Pan,Wendy, John, Michael
6. Il Rock di Capitan Uncino.........Capitan Uncino e i Pirati
7. Dopo il liceo che potevo far.............................................. Spugna
Secondo Atto
1. In Fila Per Tre............................................................................Bambini Sperduti
2. Viva La Mamma..................................................................................................Wendy
3. Le Ragazze Fanno Grandi Sogni...................Giglio Tigrato
4. Attento Ragazzino...................................................................Giglio Tigrato
5. Ogni Favola è Un Gioco....................................................................Wendy
6. Quando Sarai Grande.............................................. Peter Pan,Wendy
7. Trilly (La Fata).............................................................................................. Peter Pan
8. Che Paura............................................................................................... Capitan Uncino
9. Nel Covo dei Pirati.............. Wendy, Capitan Uncino e i Pirati
10. Ogni Favola è Un Gioco (ripresa)
............................................................................................. Peter Pan,Wendy, John, Mr. Darling
7
Peter Pan
Peter Pan, e la favola
arriva a teatro
Forse non tutti sanno che la
fiaba di Peter Pan nacque per
intrattenere i cinque figli della
vedova Llewellyn-Davies.
Dal racconto orale, le avventure
del principe dei folletti diventarono nel 1902 una novella, The
Little White Bird (L’uccellino
bianco), dove si raccontava la
storia di uno scapolo solitario
che incontrava un ragazzo nei
Kensington Gardens. Insieme
inventarono la storia di Peter
Pan, un ragazzino che abitava
sull’isola del lago Serpentine.
Nel 1906 il libro, dedicato ai
coniugi Llewellyn Davies, Sylvia
e Arthur, e ai loro ragazzi,
venne adattato e ripubblicato con il titolo di Peter Pan in
Kensington Gardens. Nel 1904
invece James Matthew Barrie
firmerà la versione teatrale
quella che gli procurerà fama e
fortuna. La storia come l’abbiamo o ce l’hanno letta da bambini risale appena al 1911, quando l’autore scozzese la scriverà
in forma di romanzo dal titolo Peter e Wendy. Peter Pan
comunque decolla a teatro, in
quel lontano 27 dicembre 1904
al Duke of York’s di Londra.
La pièce rifiutata da Beerbohm
Tree, fu accettata da Charles
Frohman e vide sul palcoscenico nei panni di Peter, l’attrice Nina Boucicault (Peter è
sempre stato interpretato da
donne), sorella del regista Dion
Boucicault, in quelli di Wendy
Hilda Trevelyan e in quelli di
Mr. Darling e Capitan Uncino
il padre della scrittrice Daphne
du Maurier, Gerald. La rappresentazione serviva a raccogliere i fondi necessari per
l’allestimento di una nuova ala
dell’Ospedale Pediatrico Great
Ormond Street Hospital, concepita a ospitare tutti quei
bambini sperduti, bisognosi di
cure. Il successo fu tale che nel
1929 Barrie fece dono all’ospedale degli utili che derivavano
dai compensi del diritto d’autore sull’opera. Introiti tra l’altro
resi perpetui dal governo inglese nel 1988 con l’art. 301 del
Copyright, Designs and Patents
Act. La fortuna del ragazzino
che non voleva crescere arriva
oltreoceano, così il 6 novembre
1905 anche Broadway all’Empire Theatre farà volare sopra il
proprio pubblico Maude Adam
e nel 1924 Marylin Miller. A
Paulina Chase e a Jean ForbesRobertson comunque l’onore di essere state il Peter più
amato. La prima lo interpretò a Londra dal 1906 al 1913,
la seconda dal 1927 al 1934
e poi nel 1938 (anche Maggie
Smith nel 1973 fu Peter Pan).
Fin dall’inizio ci fu la necessità
di far volare il protagonista. Fu
8
George Kirby, il primo falegname del Duke of York’s Theatre,
a ideare il corsetto con imbragatura che le attrici indossarono per galleggiare in aria.
La versione musicale più
famosa di Peter Pan rimane
comunque quella scritta nel
1954, diretta e coreografata da
Jerome Robbins, con la musica
di Moose Charlap e il libretto
di Carolyn Leigh, supportati da
Betty Comden e Adolph Green
i quali, alle canzoni iniziali come
Tender Shepherd, I’ve Got To
Crow, I’m Flying e I Won’t Grow
Up aggiunsero Captain Hook’s
Waltz, Wendy, Mysterious Lady
e la dolce Never Never Land.
La protagonista Mary Martin
ricevette un Tony Award come
miglior attrice.
Questa versione ovviamente
non poteva dimenticare quella scritta quattro anni prima
da Leonard Bernstein e che
aveva visto sul palcoscenico
Jean Arthur e Boris Karloff (di
questa partitura è recentemente uscito un cd interpretato
tra gli altri da Linda Eder). Nel
corso degli anni innumerevoli
Peter Pan si sono avvicendati
sulle scene di tutto il mondo
(complice anche il successo
del cartoon Disney, uscito nel
1953). Broadway replicò con
maggior fortuna dell’originale
nel 1979 con due star del calibro di Sandy Duncan e Gorge
Rose e poi nel 1998 con Cathy
Rigby, Londra invece ne fece
una versione molto british, con
uno score pop e un po’ da cartoon nel 1994. Anche Buenos
Aires ha firmato una versione
di successo tre anni fa, nella
versione di Marisé Monteiro,
autrice che ha trasposto sulla
scena altri racconti per l’infanzia come Cenerentola, Il Mago
venerdì 2 novembre ore 18, Café Rossetti
incontro con Manuel Frattini
e la compagnia di “Peter Pan”, a cura di Stefano Curti
personaggi............................................................... interpreti
Peter Pan. ................................................... Manuel Frattini
Capitan Uncino......... Claudio Castrogiovanni
Wendy................................................................. Alice Mistroni
Spugna........................................................... Riccardo Peroni
Michael...................................................... Gianluca Grecchi
John................................................................... Angelo Di Figlia
Giglio Tigrato......................................... Loredana Fadda
Mrs. Darling......................................... Valentina Corrao
Tritabudella................................. Cristian Bevilacqua
Ensemble. ........................................................ Elisa Epifanio
Andrea Borin, Juan Carrillo
Simone Comità, Dario Cuzzupoli
Valentina Facchetti, Noemi Garini
Francesca Ledda, Pierpaolo Lisca
Max Nardi, Fiorella Nolis
Olga Nuraliyeva, Filippo Randisi
di Oz e Heidi.
Innumerevoli le versioni cinematografiche, dal film muto del
1924 al recente remake della
Disney con attori in carne e
ossa al posto dei cartoni;
da ricordare anche Hook di
Steven Spielberg, con Robin
Williams nel ruolo di Capitan
Uncino e Finding Neverland
con Johnny Depp.
Anche la musica leggera italiana si è lasciata affascinare
dalla storia di Peter Pan: oltre a
Bennato, il cui album Sono solo
canzonette ha fatto da base al
musical, hanno dedicato canzoni al ragazzo che non voleva
crescere Enrico Ruggeri e Patti
Pravo (I giardini di Kensington).
(e.cu.)
9
Indemoniate
all’intera vicenda lo pone uno dei due luminari,
il dottor Franzolini, annotando in un saggio del
1883 che Verzegnis rimarrà un paese d’isteriche e
superstiziose, ma il bastone della scienza ha percosso giusto e soggiogato il soggiogabile».
Che fosse una forma di protesta verso la miseria
che attanagliava il popolo in quegli anni, o una
emersione di strati profondi della psiche collettiva, un sintomo di malessere femminile o un caso
di istintiva anarchia, di fatto l’episodio sollecita e
chiama in causa approcci pluridisciplinari: dopo
un primo studio pionieristico del 1989 di
Luciana Borsatti (riedito nel 2002), ha suggestionato anche lo scrittore-giornalista
triestino Pietro Spirito, che sul fatto
ha costruito un affascinante romanzo,
e ha ispirato un video-documentario
del regista Giampaolo Penco. Da ultimo,
giunge questo spettacolo - diretto da
Massimo Somaglino e interpretato
da un cast intenso e appassionato - con cui si ridanno corpo
e voce a una storia oscura
di donne che, negate per
secoli alla parola, hanno
trovato l’espressione di
sé nel deliquio e in una
perturbante fisicità.
Era il maggio 2006 quando il pubblico della Sala
Bartoli, nell’ambito del Festival Play.01 assistette
alla fase laboratoriale di uno spettacolo che già
allora si annunciava ricco di suggestioni. Ora
quel progetto giunge al “traguardo” della compiutezza, prodotto da due istituzioni regionali
- il Teatro Club di Udine e lo Stabile del Friuli
Venezia Giulia - che aprono qui una significativa collaborazione, nel comune obiettivo della
valorizzazione del patrimonio culturale e delle
potenzialità artistiche del territorio.
Per Indemoniate, è stato scelto un percorso creativo singolare: prima della tappa a Play.01, l’idea
di Indemoniate veniva impostata nel novembre
2005 a Remanzacco e in seguito approdava a
Mittelfest 2006 e da lì in altre sette “tappe di studio itinerante”: infine il rodaggio nel circuito Ert
in forma di lettura scenica. In tale genesi hanno
trovato convergenza gli apporti di attori, esperti,
drammaturghi, ognuno coinvolto per il suo specifico nel fine condiviso di una sorta di scrittura
scenica partecipata e nutrita della verifica pratica
della messa in scena.
Un puzzle teatrale che trova le sue prime
basi nella drammaturgia di Giuliana Musso e
Carlo Tolazzi, ispirata all’enigmatica vicenda delle
“indemoniate” di Verzegnis. Si tratta del clamoroso caso di possessione collettiva femminile
che perturbò la piccola comunità carnica dal
1878 al 1879, e si esaurì solo in virtù del draconiano intervento delle forze dell’ordine con
l’internamento coatto nel manicomio di Udine di
17 donne. «Il primo accenno ufficiale alla vicenda
delle indemoniate risale al 3 settembre 1878 spiega Tolazzi - quando don Giovanni D’Orlando,
parroco di Verzegnis scrive al Vescovo di Udine.
Il 18 dicembre il quotidiano Il Giornale di Udine
diffonde per primo la notizia che “Molte ragazze
di quel paese si abbandonano ad ogni stranezza;
una canta da gallo, l’altra imita il miagolio del
gatto o l’abbajare del cane; a tratti urlano come
lupi; tutte quante poi buttan fuori bestemmie
mai più sentite...”. Il 28 dicembre due insigni
luminari della medicina inviati sul posto dalla
prefettura diagnosticano alle donne spiritate
di Verzegnis una “isterodemonopatia”. Il sigillo
10
Sala Bartoli
dal 29 ottobre all’11 novembre
altri percorsi
drammaturgia di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi
elementi di scena e costumi di Belinda De Vito
musiche e disegno luci di Claudio Parrino
regia di Massimo Somaglino
con Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Fabiano Fantini,
Riccardo Maranzana, Federico Scridel, Massimo Somaglino
produzione Teatro Club Udine
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
durata 1 ora e 30’
senza intervallo
indemoniate
drammaturgia
Giuliana Musso
e Carlo Tolazzi
regia Massimo
Somaglino
con Sandra Cosatto
Marta Cuscunà
Fabiano Fantini
Riccardo Maranzana
Federico Scridel
Massimo Somaglino
elementi di scena e costumi
Belinda DeVito
hanno partecipato alle tappe di studio
Francesca Varsori,Andrea Collavino,
Werner Di Donato,Giovanni Battista Storti
musiche e disegno luci
Claudio Parrino
con il contributo creativo di
con il sostegno di Regione Autonoma FVG
ERT Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia
Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
Mittelfest 2006 – E.R.D.I.S.U./Università degli Studi di Udine
Comune di San Vito al Tagliamento ScenAperta/Comune di Udine
SSSPA=PNK?HQ>Q@EJAEP
noi andiamo alla Sala Bartoli
dal 29 ottobre all’11 novembre 2007
11
assistente alla regia
Serena Di Blasio
consulenza coreografica
organizzazione Teatro Club Udine,, tel. 0432.507953
SSSEHNKOOAPPEEP
Martina Bertoni al violoncello
Marta Bevilacqua
Studios
realizzazione costumi F.G. Teatro
realizzazione scene Delta
Indemoniate
Quei mesi di fine Ottocento, a Verzegnis...
di Pietro Spirito
Nei conflitti di potere dell’era moderna
il demonio ha sempre trovato ottimo
terreno di pascolo. Se già Goethe vedeva
il demoniaco nella figura di Napoleone, il
potere fatto persona, e Max Weber ricordava l’uscita dei demoni dalle loro caverne per prendere in mano il mondo dei
mezzi razionali, la storia della modernità
è costellata da rappresentazioni demoniache dei conflitti di potere.
Poco meno di trent’anni fa, nell’inverno
del 1980, in un piccolo cimitero privato di Verzegnis, nel cuore della Carnia,
in Friuli, vennero eseguiti alcuni lavori
di scavo e risistemazione dei tumuli. Il
camposanto risaliva alla fine dell’Ottocento, ed era riservato ai massoni della
Società di mututo soccorso di Verzegnis.
Là riposavano dodici componenti delle
famiglie Frezza, Billiani e Marzona, tutte
persone di cultura liberale, risorgimentale
e anticlericale, che nel secolo passato a
lungo avevano avuto incarichi di rilievo
nella vita pubblica del comune carnico.
Nel corso dei lavori fu esumata anche la
bara di Antonio Billiani, per un periodo
sindaco e segretario comunale a Verzegnis.
All’interno della bara, oltre ai resti sche-
letrici di Billiani, c’era una piccola agenda
appartenuta al defunto. Nel diario, assieme
a una lista di debitori e all’annotazione
di massime, proverbi e pensieri, una breve
nota recitava così:
“Diedero segno di isterodemonopatia i
seguenti individui: Deotto Eugenio Amadio
di Giovanni Chiappa da diverso tempo
Maria di Tommaso; alle prime due centesimi 40 al giorno e alla terza soli
centesimi 20. I spauracchi seminati dal
nostro clero corrotto su quelle ignoranti,
se non è causa unica sarà certo uno dei
coefficienti allo sviluppo e conservazione
di tale malattia”.
La scoperta del diario di Billiani con la
e in questi giorni la sua sorella Maria
Maddalena nata nel 1871; in questi giorni
anche Chialina Domenica Maddalena nata
nel 1871 di Giovanni detto il Vescovo,
nata nel 1868 essendo anche il Deotto
Eugenio nato nel 1868. Col processo verbale della giunta 1 novembre 1879 fu
stabilito di sussidiare le tre isterodemonopatiche Vidusson Margherita fu Giuseppe,
Vidusson Maria fu Domenico e Da Pozzo
nota riportò alla memoria uno di fatti
più straordinari che siano mai accaduti
sulle montagne del Nord Italia: il caso di
possessione diabolica collettiva che afflisse
Verzegnis tra il 1878 e il 1879. I vari e
approfonditi studi condotti successivamente
hanno fatto piena luce su quegli avvenimenti, che nel loro sviluppo rappresentano
un spaccato esemplare della società montana – ma non solo – sul finire del XIX
secolo, anche se quello di Verzegnis rimane
un caso eccezionale.
La particolare posizione geografica del
paese (che in realtà è composto da
un agglomerato di borghi sparsi sulle
propaggini delle prealpi carniche, con
il Tagliamento a dividerli da Tolmezzo),
l’estrema povertà e la crisi economica
12
l’incontro al Café Rossetti
diffusi nella regione in quegli anni, i
capovolgimenti politici e amministrativi
succeduti all’unità d’Italia, la feroce guerra
ideologica e culturale fra lo Stato liberale
e la Chiesa cattolica, l’isolamento fisico e
psicologico, la precaria condizione sanitaria: tutto ciò aveva contribuito a formare
una miscela esplosiva che deflagrò nella
primavera del 1878 colpendo (come del
resto era avvenuto in analoghi frangenti
a Morzine, nell’Alta Savoia fra il 1857 e il
1873) i soggetti più deboli, le donne.
Sette ragazze di Chiaicis, una delle frazioni
di Verzegnis, cominciarono a dare segni di
una pericolosa forma di isteria con orribili contorsioni, urla, strepiti e bestemmie.
Non era la prima volta che le donne di
Verzegnis manifestavano malesseri psicosomatici: in passato depressione, dolori di
stomaco, svenimenti erano quasi all’ordine
del giorno. Ma stavolta la sindrome si
presentò con particolare virulenza, e con
una serie di sintomi presto attribuiti dal
clero locale alla possessione demoniaca.
In quel periodo la situazione sociale nel
paese e tra le frazioni era quanto mai
tesa, vuoi per i dissapori continui fra
l’amministrazione comunale retta dal sindaco Billiani - di accese idee liberali
- e il clero rappresentato dal parroco
Giovanni D’Orlando, vuoi per una serie di
screzi fra le stesse frazioni, a cominciare
da quella di Chiaicis, che da anni chiedeva
di fare parrocchia a sé. La povertà endemica, l’emigrazione degli uomini, il peso
delle responsabilità familiari contribuirono a rendere molto difficile l’esistenza
soprattutto per le donne di Verzegnis, che
vennero colte da una crisi di possessione
demoniaca alla quale il parroco rispose,
non senza aver prima interpellato la curia
di Udine, con la pratica diffusa degli
esorcismi. Come ha scritto la giornalista
Luciana Borsatti, che ha indagato a fondo
in quelle vicende, “facendo convergere su
di sé, in un certo modo, queste tensioni,
le donne avrebbero lanciato al clero una
sfida e un appello disperato, espressi nel
linguaggio simbolico della possessione:
praticando gli esorcismi, com’erano di
fatto chiamati a fare, i preti avrebbero
giovedì 8 novembre, ore 18.00
Café Rossetti
Incontro con la compagnia
di “Indemoniate”
Interverranno,
oltre ai protagonisti dello spettacolo,
Angela Felice
direttore artistico Teatro Club di Udine
Massimo Somaglino
regista e interprete dello spettacolo
Giuliana Musso e Carlo Tolazzi
autori
Giampaolo Gri
docente di antropologia culturale
all’Università di Udine
Pietro Spirito
autore del romanzo
“Le indemoniate di Verzegnis”
dovuto liberare loro dal
demonio, e la comunità
intera dalle insidie che
la minacciavano”.
Le cose, naturalmente,
peggiorarono, e nel giro
di alcune settimane
oltre quaranta donne
caddero in “crisi da
possessione demoniaca”. L’amministrazione
comunale non stette a
guardare, e se il parroco aveva chiesto gli
esorcismi, il sindaco si
rivolse alla prefettura
di Udine sollecitando
Ingresso libero
un intervento sanitafino a esaurimento dei posti disponibili
rio straordinario. Anche
perché nel frattempo si
era sparsa la voce di
La vicenda arrivò fino in Parlamento e
ciò che stava succedendo in quell’angolo
divenne un caso politico. Ma poi, con il
della Carnia e i giornali avevano spedito
passare dei mesi, se ne parlò sempre
lassù i loro inviati.
meno, e a partire dal novembre del 1879
Il 26 dicembre del 1878, su ordine del
l’epidemia scompare dai documenti uffiConsiglio sanitario provinciale, in una
ciali. Le indemoniate ricoverate in ospeVerzegnis affondata nella neve arrivarono
dale guarirono tutte, e almeno per i tre
il protomedico provinciale Giuseppe Chiap
anni successivi non si registrarono altri
e il primario chirurgo dell’ospedale di
casi di possessione. Quattro anni dopo
Udine, Fernando Franzolini. Quest’ultimo
aver messo per la prima volta piede nel
in particolare, noto chirurgo di solida forpaese Franzolini tirò le fila della vicenda:
mazione positivista, non ci mise molto a
“Verzegnis – scrisse - rimarrà un paese di
diagnosticare una forma acuta di demonoisteriche e di superstiziose, ma il bastone
patia, un’isteria collettiva dovuta a cause
della scienza ha percosso giusto ed ha
che con il sovrannaturale avevano ben
soggiogato il soggiogabile”.
poco a che fare. E i rimedi consigliati
Quando, una decina di anni fa, un amico
dal medico furono altrettanto empirici: mi raccontò dei ritrovamenti del 1980
due delle ragazze più indemoniate, Lucia
nel cimitero di Verzegnis ricordando per
Chialina e Margherita Vidusson, sarebbero
sommi capi lo straordinario caso delle
state ricoverate all’ospedale per esseindemoniate, in Italia era in atto uno
re sottoposte ad esami e accertamenti, scontro di potere fra governo e magistramentre in paese un drappello di carabitura fra i più virulenti nella recente storia
nieri avrebbe vigilato affinché venissero
della repubblica. In una sorta di sovraprispettati alcuni precetti, a cominciare dal
posizione metaforica delle due vicende
divieto di tenere altri esorcismi e di far
non riuscii a non vedere il significato
suonare le campane delle chiese. I rimedi
ultimo, la morale se vogliamo, di queste
ebbero scarso successo, e l’anno dopo, realtà: quando i poteri lottano per sé
di fronte al protrarsi della situazione la
stessi oscurando ogni attribuzione di senso
Prefettura di Udine ordinò l’intervento
alla vita, il diavolo trova sempre modo di
dell’esercito, e una compagnia di fantemanifestarsi. E a farne le spese sono gli
ria mise di fatto sotto assedio il paese. anelli più deboli della società.
13
Indemoniate
Le Indemoniate di Verzegnis
e i delfini di Artaud
di Angela Felice
Un mito da sviluppare in racconto o una
dimostrazione da argomentare con sequenza
sistematica di punti? Il quesito, e il dubbio
che lo sottende, non sono oziosi. Toccano alle
radici ogni scelta preventiva sulla via più
efficace per filtrare e trasmettere una storia,
un tema, una visione del mondo o perfino
una lezione. Ma, al riguardo, il Protagora di
Platone non ha dubbi. Sollecitato a “dimostrare più chiaramente come la virtù si può
insegnare”, egli non esita a dire che, a fronte dell’opzione tra narrazione ed esposizione,
“raccontare un mito pare più bello”. La
domanda è diretta e la risposta altrettanto
trasparente, secondo quella limpida saggezza
degli antichi in cui non è mai impertinente
trovare sicure ancore di riferimento.
Quel dilemma, del resto, riguarda ogni comunicazione, soprattutto artistica, di ogni tempo
e luogo, e, insomma, la scelta dell’involucro
(stile, genere, poetica, tessitura verbale, ecc.)
di un contenuto è premessa decisiva per la
sua incisività. E tanto più, se la comunicazione sceglie di incanalarsi sulla via del teatro,
in cui le alternative formali si sventagliano
in una fertile anarchia di soluzioni possibili
e, oltre alla trama verbale, si tratta di
tener conto della mediazione dell’attore,
delle componenti di spazio e di tempo e,
da lì, del tipo di relazione da intrattenere
col pubblico, in condivisione dal vivo. Il
discorso, evidentemente, vale anche per la
strutturazione teatrale delle “Indemoniate di
Verzegnis”, in previsione del finale approdo
al palcoscenico. Anzi, esso può tornare utile
per spiegare il rovello tormentato – lungo
due anni e più- che ha irretito la folta
squadra degli artisti, veri minatori del buio,
che ne sono stati contagiati, a volte bloccati
al palo, a volte esaltati dal furor creativo,
sempre al bivio tra l’urgenza di una storia
da scavare e il vaglio del modo più congruo
in cui illuminarlo.
È fuor di dubbio, intanto, che quella vicenda
arcana di fine Ottocento, vissuta da una
piccola comunità, appartenga al serbatoio
dei “miti” e ne porti impresse le stigmate di
fascino archetipico e misterioso. È un fatto
minuscolo di popolo marginale, un ombelico
da micro-storia, ma capace di riverberarsi in
cerchi di risonanze più vaste: fa riaffiorare
disagi oscuri, provoca interrogativi sul divario
tra ordine e disordine, logos e caos, potere
e bios, mette in rilievo anonime figure di
donne escluse da secoli al diritto di voce e
di volto, rispolvera paragoni di lunghissima
durata, le baccanti, le streghe, le isteriche.
Da enigma sfuggente si cristallizza in “caso”,
perfino da manuale, per il ripetitivo esercizio
dell’allarmismo pubblico, come episodio scomodo da reprimere e soffocare con la forza,
come avvenne nei fatti, e poi con quel più
efficace colpo di spugna che è il silenzio,
arma potente per la rimozione definitiva o
per il compiacimento dell’ipocrisia collettiva.
Quale vicenda mitica più affascinante di
questa, dunque, come se essa non aspettasse
altro che essere risvegliata, dissepolta e
rischiarata dalla visione teatrale? Appunto,
ma come? Con quale procedura di sviluppo? Con quale drammaturgia - d’autore e
d’autore - che, nelle intenzioni preliminari
di una scena della memoria, non rischi
anche di arenarsi nelle secche della documentazione o di un involontario, ma inerte,
didascalismo?
E in più, a complicare le difficoltà, c’è
dell’altro. La vicenda delle “indemoniate” è
pluriprospettica e stratificata, perciò inafferrabile. Ritaglia un coro di figure (donne,
invasate e non, uomini, autorità civili e
religiose, il sindaco, il parroco, il medico,
il gendarme) e nessun protagonista, in cui
sia possibile pedinare l’evoluzione di un
punto di vista o di una psicologia risentita. Il “fenomeno” inoltre si dipana lungo
tutto un anno, ma non conosce una vera
curva: nasce, si spegne, riaffiora, si smorza
di nuovo, esplode ancora in fiammata, poi
via via si assorbe e svanisce, anche al di
là dell’intervento esterno di coercizione.
In sostanza, disegna una cronaca, non un
14
intreccio. È una non-storia, che offre pochi
appigli, se non quello, monocorde, della
ripetizione a intervalli di un’epidemia da
“possessione”, al più variata nella dinamica
dell’espansione quantitativa delle contagiate,
non nella qualità di mutazioni significanti.
La psiche collettiva vi pare mossa quasi in
un ritmo cardiaco da sistole-diastole, fino
alla calma piatta di un finale (ma quanto
definitivo?) rientro nella normalità.
La materia è intrigante, fluida e, dunque, più
pare di poterla raccogliere e interpretare
intorno ad un motore centrale (antropologico, sociologico, politico, psicoanalitico, di
genere..) da cui partire per una definizione
formale, più essa sfugge, costringe a riaprire
il discorso, reclama a raggiera possibili scorci
di approccio. Certamente Shakespeare è lì a
dimostrarci che sul palinsesto della storia,
filogicamente accertata, si può anche inventare e lavorare di cesello, ma intanto, per le
“indemoniate”, i dati da cui procedere, per
un eventuale lifting di fantasia, sono questi,
problematici e seducenti, ma anche spogli,
a loro modo grezzi, soprattutto poveri di
evidenti potenzialità drammaturgiche. E, ad
esempio, se da un lato abbondano materiali
di oggettiva documentazione (relazioni mediche, carteggi, cronache di stampa), dall’altro
è avvolta dal totale mutismo la voce delle
donne, di cui si fatica perfino a rintracciare
qualche scolorito dato anagrafico.
Tre, allora, paiono le soluzioni in cui quel
materiale - uno scheletro, una traccia, più
che una miniera- può calarsi in una praticabile forma teatrale. La prima, la più
semplice o, oggi, la più scontata, è la via
della narrazione teatrale per voce solitaria.
Scena a mani nude, questa, in cui un attore
- attore/autore più che interprete/esecutore
- si investe di una ruolo di testimone-mediatore e attiva uno sguardo di distacco critico
e di scarto rispetto alla vicenda rievocata
e restituita grazie alle risorse della tecnica
affabulatoria. La scena contemporanea offre
gli esempi più disparati di questa tendenza
diffusa al monologo teatrale, le cui ragioni
genetiche e profonde vanno al di là della
bruta emergenza economica dell’ottenere “il
massimo risultato col minimo dispendio” e
certo rispondono all’urgenza del recupero
di una parola e di una verità autentiche, a
contrasto con il depauperamento linguistico
e comunicativo operato dai media. Ma, nei
suoi tanti rivoli, questo filone pare aver via
via sbiadito le forti motivazioni originarie
(dei Paolini, Baliani, Curino), in parte isterilendosi nella maniera e nell’inerzia della
soluzione di ripiego. Soprattutto, se applicata
alla trama delle “indemoniate”, mille fili di
cui nessuno è rosso, può finire con l’enfatizzare e sottolineare il solo punto di vista
del monologante, con il rischio in agguato
che egli - corpo e voce inconfondibili- si
sovrapponga al materiale incandescente, ne
schiacci la magmatica fluidità e, a conti
fatti, favorisca soprattutto l’identificazione
con il narratore, autoinvestito di carisma
scenico. Si - è infatti una seconda soluzione- della rappresentazione-esecuzione di
una testo drammaturgico di fattura classica,
in cui i vari personaggi, nella dinamica
tra protagonisti e comprimari, trovino voce
e fisionomia, secondo canoni convenzionali
di scrittura, con organizzazione gerarchica
delle presenze, dinamica del contrasto tra
posizioni opposte, ritmo delle entrate e delle
uscite, concatenazione logico-cronologica delle
scene. Si può anche ipotizzare che in questo
modello testuale sia isolato un solo momento della storia che, come la parte per il
tutto, sia in grado di richiamare con forza
centripeta anche gli altri tasselli del mosaico.
In fondo, tanto per tornare ai classici, basta
solo l’esplosione della peste per innescare a
catena la macchina infernale dell’investigazione di Edipo e portarne a galla, a ritroso,
l’infelice destino.
Ma appunto, nel caso delle “indemoniate”,
quale punta dell’iceberg si presta ad essere
ritagliata? Ogni selezione pare arbitraria su
quel materiale scivoloso, senza picchi, refrattario a operazioni di univoco insabbiamento.
Si può profilare allora la possibilità di una
terza via che, con modalità non autoritarie,
valorizzi proprio la complessità poliprospettica della vicenda e aderisca alle intenzioni di
una scena aperta, problematica, congetturale.
In questo caso, torna utile la (ri)costruzione della vicenda-fenomeno per frammenti,
spezzoni di dialoghi, fotogrammi verbali e
gestuali, come tasselli sparsi di una trama
sfilacciata mostrata per esempi. A contare,
qui, è naturalmente il montaggio che collaziona le varie tessere, le giustappone e
così, da mezzo squisitamente tecnico, finisce
per assolvere a una funzione brechtiana di
filtro interpretativo e di ritmo narrativo, tra
pieni “citati” e vuoti da riempire, a piacere,
secondo la sensibilità critica della pluralità
dei punti di vista chiamati in causa anche
tra il pubblico.
Tre vie possibili, dunque. E tutte e tre sono
state vagliate e discusse, sperimentate singolarmente e poi rigettate, riprese di nuovo
e intrecciate in compromessi e in ipotesi di
convergenza, nel corso del lungo laboratorio
a tappe che ha entusiasmato, stregato e
talora perfino travolto un gruppo di artisti –attori, drammaturghi, musicisti, esperti,
consulenti-, quasi fossero posseduti anch’essi
dal tema perturbante. Ma poi, come spesso
avviene, tutto si tiene, e non certo per
alchimie miracolose. Il fatto è che sul tema
–sulla scrittura teatrale che ne è derivata e
su quella spettacolare che ne scaturirà- si
è incastrato un reale lavoro di gruppo, a
intreccio tra competenze diverse. Gli attori
hanno messo in campo la sapienza del
mestiere e i drammaturghi, a loro volta, la
perizia letteraria e verbale, in una baratto
tra esperienze, poetiche e pratiche da far
convergere in quella che, a consuntivo, pare
il felice capolinea di una scrittura scenica a
più mani e, anch’essa, a più strati.
Il risultato pare interessante, soprattutto
perché mette a frutto e intreccia in modo
originale le tre possibili modalità di strutturazione, cui prima si faceva accenno. Porta
in scena, infatti, i personaggi riconoscibili
della vicenda, ricostruendone la fisionomia
dalle fonti documentarie e insieme dotandoli
con fantasia inventiva di una parola, di
una traccia psicologica e di un comportamento verosimili, in vista di un incastro di
quadri dialogici, secondo una sequenza di
incontri-scontri a due. Nel contempo, questi
quadri non organizzano un intreccio logico15
cronologico da pièce bien faite tradizionale,
ma procedono per salti e fughe, entro un
collage combinatorio di esemplari reperti
storici e immaginari, screziati per tono e
atteggiamento (sarcasmo grottesco, spirito critico, siparietti comici, pathos tragico,
empatia emotiva) e perciò rispondenti alle
prismatiche facce del mito da raccontare
e dei tanti sguardi che vi sono implicati. E, ancora, agisce all’interno del puzzle
una guida sottile di orientamento, costituita
dalla figura del folle, lo scemo del villaggio,
silhouette inserita nel coro con azzardo
inventivo ma non del tutto improbabile tra
i borderline di una piccola comunità isolata.
E’ un essere un po’ “idiota” e un po’ filosofo,
versione di montagna del fool shakespeariano o, volendo, di quella voce profetica
di verità mai credute che è consegnata
all’archetipo di Cassandra. Ma è evidente che
a questo picchiatello di paese, con i suoi
stralunati tic linguistici, non viene affidata
alcuna autorevolezza salvifica e alcun punto
di vista superiore. Il jolly un po’ tocco
delle “indemoniate” resta fonte sospetta e
largamente inattendibile; è figura da ossimoro, scisso tra marginalità reale e saggezza
impraticabile e reietta. Spiazza, dunque, più
che orientare a un sicuro e pacificante
accertamento della verità. Ed è allora figura
di felice invenzione sulla partitura di una
storia-non storia che non approda a nessun
riscatto rivoluzionario, ma si limita ad aprire
squarci inquietanti sull’anarchia del profondo.
Il folle è il doppio delle “indemoniate di
Verzegnis”. E’ una voce di scarto, megafono
sghembo di quella che la superstizione,
l’ignoranza, la miseria, il potere, i preti
hanno negato alle donne. Ne è anche una
coscienza, ma indiretta, ambigua, indifesa e
naturalmente effimera. E in questo senso,
per cerchi concentrici di allusione, il folle
di Verzegnis si eleva a anche a metafora e
Doppio del teatro stesso. Per lo meno, per
come lo intendeva Antonin Artaud. Perché
per lui il Teatro era questo: “il Doppio non
della realtà quotidiana (…), ma di un’altra
realtà rischiosa e tipica, dove i principii,
come delfini, una volta mostrata la testa,
si affrettano a reimmergersi nell’oscurità
delle acque”.
La variante di Lüneburg
è rimasto a lungo lontano da tali dimensioni,
per volere dello stesso autore, che non ha mai
nascosto di guardare con sospetto a qualsiasi
“traduzione altra” rispetto alla complessità della
pagina letteraria.
Ma grazie a un affascinante progetto di a.Artisti
Associati, La variante di Lüneburg approda
ora al palcoscenico in una versione ricca di suggestioni: quella della “fabula in musica”. La riduzione
è stata firmata dallo stesso Maurensig, autore
anche dei testi delle canzoni che tanta parte
hanno nell’economia della messinscena. Dà loro
anima la sensibilissima interpretazione di Milva,
una raffinata signora della scena italiana e internazionale, interprete appassionata e toccante che
attraverso la forza della propria voce ci restituisce
a quella capacità di commozione, a quel pathos
emotivo, a quel guardare gli eventi del passato con
partecipazione, che fa uomini.
Accanto a lei, Walter Mramor interpreta le parti recitate del monodramma, mentre le musiche
originali portano la firma di
Valter Sivilotti. A restituire sulla scena in
palpabile
vibrazio-
«Quale amore o compassione si può provare per un
pezzo di scacchi sacrificato al gioco?» la battuta di
Frisch, uno dei personaggi centrali de La variante di Lüneburg potrebbe senz’altro apparire, di
primo acchito, condivisibile: non c’è rischio, non
c’è responsabilità... Perdere una pedina sulla scacchiera significa rifarsi alla mossa successiva; nel
peggiore dei casi, perdere quella partita e dover
convincere l’avversario a concedere una rivincita.
Ma se la metafora della partita a scacchi assume un
significato diverso, crudele e sconcertante, allora il
gioco non è più leggero. È quanto ha immaginato
lo scrittore goriziano Paolo Maurensig nel suo La
variante di Lüneburg, pubblicato nel 1993 e
divenuto in breve un best-seller internazionale.
Intrecciando la passione per il gioco degli scacchi
a un climax da libro giallo, e a una riflessione
invece molto profonda su uno dei periodi più
bui della storia dell’umanità - come è stato il
nazismo - Maurensig si è rivelato al mondo: il
suo romanzo, molto corteggiato dal cinema
e dal teatro,
dal romanzo
di Paolo Maurensig
adattamento teatrale
e testi delle canzoni
Paolo Maurensig
musiche originali e direzione Valter Sivilotti
con Milva e Walter Mramor
al pianoforte Valter Sivilotti soprano solista Franca Drioli
ai sassofoni Marco Albonetti
Coro e Orchestra ArsAtelier diretto dal m° I. Laurensic
In collaborazione con U.S.C.I. della provincia di Gorizia
produzione a.ArtistiAssociati
16
durata
1 ora e 40’
senza intervallo
g
Politeama Rossetti
dal 10 all’11 novembre
altri percorsi
tardi si scoprirà che anche Hans è un campione
di scacchi ed è stato allievo del misterioso Tabori
«un uomo che ha giocato all’inferno». L’inferno di
Tabori, di famiglia ebrea, è stato quello del lager.
Un ulteriore e personale inferno era stata poi
la durissima, cinica partita di scacchi in cui aveva
dovuto affrontare l’ufficiale nazista Frisch: la posta
in gioco allora non erano le semplici pedine
sulla scacchiera, ma le vite vere e innocenti di
tanti internati, per la cui salvezza Tabori si batte
indefessamente in una guerra infinita e tesissima,
fino all’arrivo dei russi. Sarà Hans ad accogliere
il segreto del maestro, ormai giunto alla fine dei
sui giorni, e a spegnere per sempre l’ombra di
quell’inferno, inducendo Frisch a togliersi la vita,
ancora una volta attraverso una sfida all’ultimo
respiro, sulla scacchiera. (i.lu.)
ne le emozioni del testo, un assieme di voci e
strumenti tanto imponente da rendere necessaria
la partecipazione di molte realtà della regione, alla
realizzazione dello spettacolo, in un’unione artistica e di anime che supera confini storici, geografici
e culturali: giusto menzionarle tutte, dall’Associazione ArsAtelier Centro sloveno di Educazione
Musicale “Emil Komel” , all’Associazione Culturale
“Canzoni di Confine”, dalla Glasbena Šola Nova
Gorica al Kulturni dom di Gorizia, all’ U.S.C.I. e al
Comune e alla Provincia di Gorizia.
Uno spettacolo dunque composito e di sicuro
effetto, per ripercorrere le emozioni de La
variante di Lüneburg. Il testo è fondato su
un lungo flash back: il giovane narratore, Hans, si
assume la responsabilità dell’apparente suicidio di
un grande sperto di scacchi, il signor Frisch. Più
17
La variante di Lüneburg
la protagonista,
Milva appare nel mondo dello
spettacolo classificandosi
“prima” - fra 7600 candidate a un concorso della RAI per le
nuove voci e ottiene nei primi
anni Sessanta la sua consacrazione al Festival di Sanremo:
ma da lì la sua parabola artistica vola verso vette altissime,
passando per scelte di significato ed eleganza ben precise,
e spesso coraggiose.
Oggi è di certo una delle personalità che più ci viene invidiata all’estero. Nasce a Goro,
un piccolo centro della Pianura
Padana, ma il suo canto appassionato, le sue struggenti
interpretazioni ci hanno fatto
conoscere di lei un’ insospettabile anima mitteleuropea,
colta, sensibile, doti che la rendono una protagonista di rara
sensibilità, la più adatta a interpretare ad esempio il difficile
capolavoro di Maurensig.
Un lavoro - quest’ultimo che l’artista ha affrontato con
molta generosità e partecipazione, commentando «È una
favola in musica, un teatro
canzone, come se ne vedono pochi. I brani dedicati alla
Shoah fanno sentire emozioni straordinarie che spero in
molti possano sentire».
Il suo eclettismo, la sua plasmabilità hanno fatto sì che
il grande Giorgio Strehler la
scegliesse fra le sue più amate
primedonne: «Non sarei quella che sono oggi, dopo più
di quarant’anni di carriera
internazionale, se non avessi
avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino Giorgio
Milva
Strehler» dice la stessa Milva.
Un cammino che è impossibile sintetizzare con efficacia, in
tutte le sue sfacettature, nelle
sue mutevoli direzioni, segno
del carattere aperto, intelligentemente curioso, del costante
desiderio di confrontarsi con
nuove sfide.
Inizia a cantare giovanissima,
partecipa alla competizione
sanremese oltre dieci volte.
Nel 1962 interpreta il suo
primo film, La bellezza d’Ippolita con Gina Lollobrigida.
Ma è la carriera di cantante a
darle le maggiori soddisfazioni
anche internazionali: incide in
Germania il disco Liebelei e
in Italia ha una ricca attività
nel mondo della canzone commerciale: il Festival di Sanremo
la vuole e la premia, e con le
sue quattordici partecipazioni
Milva è la cantante che più ha
frequentato la competizione).
Alla musica leggera alterna
però l’impegno in un repertorio di canzoni della tradizione
popolare italiana, che nel 1964
culmina nello spettacolo Canti
della libertà, con Arnoldo Foà
che al Lirico di Milano suscita
l’attenzione di Paolo Grassi e
Giorgio Strehler.
Il regista triestino la dirige
nei recital Poesie e canzoni di
Bertolt Brecht, Ma cos’è questa crisi e Io, Bertolt Brecht:
quest’ultimo le darà un successo europeo. Recita poi a
teatro nel Ruzante diretto da
De Bosio, con Strehler in La
cantata del mostro lusitano di
Peter Weiss.
Nel 1973 ancora Strehler la
18
g
sceglie per il ruolo di Jenny
delle Spelonche ne L’opera da
tre soldi.
Da allora si allontana dal
mondo della musica leggera
per specializzarsi in un repertorio di grandi autori: canta Io,
Bertolt Brecht n.2, nel 1978
è alla Piccola Scala in Diario
dell’assassinata di Gino Negri
e al Regio di Torino in Orfeo
all’inferno di Offenbach, poi
interpreta Io, B.B. n.3 e nel
1982 è alla Scala per La vera
storia di Luciano Berio, con
cui collaborerà a lungo.
Alla Bouffes du Nord, il teatro di Peter Brook, è insieme
a Astor Piazzolla in El tango:
altra dimensione artistica in
cui Milva esprime appieno le
proprie potenzialità.
Al Teatro Stabile regionale è
stata protagonista più volte:
nel 1968 e nel 1975 con i suoi
recital brechtiani firmati da
Strehler, nel 1971 ha recitato in Angeli in bandiera, commedia musicale di Garinei e
Giovannini in cui si è cimentata con humor e talento e
infine - nel 1975 - col suo
appassionato El tango, regia di
Crivelli.
Lavora poi ancora con Strehler
in Francia, con Sepe, negli anni
Novanta è la volta di un nuovo
recital brechtiano di successo internazionale. Continua a
interessarsi di cinema (prende
parte a un documentario di
Werner Herzog), a incidere
dischi, partecipa a progetti
importanti con grandi orchestre, sviluppa il suo cammino
nella conoscenza del tango
(applaudita anche al Festival
di Buenos Aires) imponendosi
come una vera stella, protagonista di classe nel canto come
nella recitazione.
19
Ornella Vanoni tour teatra
Le canzoni del nuovo album di Ornella Vanoni “Una bellissima ragazza”
debuttano dal vivo nel lungo tour che l’artista milanese sta per intraprendere e che si protrarrà fin nei primi mesi del prossimo
anno. Dunque una Vanoni ancora protagonista sui
palcoscenici italiani, che nelle ultime stagioni l’hanno
vista impegnata in una tournèe “senza fine” con
Gino Paoli. L’entusiasmo e la partecipazione che
Ornella ha espresso in questo nuovo lavoro anche come autrice oltre che come
superba interprete ai massimi livelli della
sua lunga carriera, le donano uno stato
di grazia ed una luce particolarmente
favorevoli per affrontare un nuovo e
impegnativo tour teatrale. Dopo la
partenza con due “anteprime” a Cattolica,
“Una bellissima ragazza tour” sarà il 7
novembre al Rossetti di Trieste, per poi proseguire a Torino, Bergamo, Ravenna, Milano e
Roma. Il calendario di dicembre prevede poi
le città di Bari, Firenze,Venezia e Modena.
Le canzoni del nuovo album non saranno naturalmente le sole protagoniste di questi concerti,
ed è difficile prevedere quali brani del suo immenso
repertorio l’artista proporrà al pubblico. Sicuramente
non mancherà il suo amore per il Brasile – non dimentichiamo che è stata la prima artista a far conoscere
in Italia la poesia e la musica di giganti come Jobim o
Vinicius De Moraes; così come ascolteremo di sicuro
molti capolavori d’autore e qualche incursione nel jazz,
altra passione che ha saputo estendere al grande pubblico
con naturalezza e semplicità. Ad accompagnare Ornella sul
palco ci saranno l’argentino Natalio Luis Mangalavite
al pianoforte, Luca Scarpa al pianoforte, tastiere e alla programmazione, Michele Ascolese
alle chitarre, Dino D’Autorio al basso,
Roberto Testa alla batteria e Carlo
di Francesco alle percussioni. La
regia dello spettacolo è affidata
ad uno dei migliori e più “innovativi” registi dell’avanguardia
teatrale : Giancarlo Cauteruccio,
curatore anche della bellissima scenografia che non
mancherà di suscitare
consensi per l’essenzialità e l’eleganza.
20
ale 2007
i biglietti
Platea A
Interi € 55
Rid. abbonati € 53
Platea B
Interi € 44
Rid. abbonati € 42
Platea C
Interi € 38
Rid. abbonati € 37
I Galleria
Interi € 33
Rid. abbonati € 32
II Galleria
Interi € 27
Rid. abbonati € 26
Loggione
Interi € 16
eventi speciali
ed erotica Il Marinaio. Sono anni
in cui ogni suo disco incontra
un consenso sempre crescente di
critica e pubblico, così come un
trionfale tour in coppia con Gino
Paoli verrà definito l’evento musicale dell’anno. Nel 1986 Ornella
realizza un suo sogno. È Ornella
&..., doppio album di atmosfere
jazz, con un cast di all-stars della
scena jazz internazionale come
Herbie Hancock, Gerry Mulligan,
George Benson, Gil Evans. Gli anni
’90 cominciano all’insegna della
collaborazione con Mario Lavezzi,
produttore e autore di tante
canzoni da top-ten. Di MogolLavezzi Ornella porta al successo
Insieme a te, Stella nascente,
Piccoli brividi. Il 1996 è l’anno
di Sheherazade – Disco d’Oro
1996. Ornella sviluppa il discorso
sulla contaminazione tra i generi
musicali e le modalità espressive
e dalla collaborazione con Paolo
Fresu e Beppe Quirici nasce nel
1998 Argilla con il quale affronta
la sfida di reinterpretare la
musica leggera attraverso il new
jazz, la nuova onda bahiana e il
pop. Come logica prosecuzione
del discorso avviato con Argilla,
un disco live, praticamente il
primo nella storia di Ornella –
Adesso - che si arricchisce di
ben due inediti: Isola - scritta
da Samuele Bersani su un pezzo
di R. Sakamoto, e Alberi, canzone
con la quale Ornella partecipa
al 49° Festival di Sanremo
in qualità di ospite di Enzo
Gragnaniello. In questa occasione
le viene consegnato il Premio
alla carriera, in riconoscimento
delle sue qualità di interprete
della canzone italiana. Nel 2001
pubblica due album di cover. Con
il primo Un panino, una birra... e
poi si conclude il sodalizio con la
CGD e con il secondo E poi... la
tua bocca da baciare inizia una
Ornella Vanoni esordì sulla scena
come attrice nella scuola del
Piccolo Teatro di Milano diretta da
Giorgio Strehler; fu tra le prime
interpreti dei drammi di Brecht. È
da questa iniziazione teatrale che
nasce il primo successo di Ornella
Vanoni cantante, Le canzoni della
Mala, un repertorio di canzoni
di grande impatto drammatico.
Negli anni ’60 un altro incontro
fondamentale, quello con Gino
Paoli, con il quale comincia un
sodalizio artistico e sentimentale.
Paoli scriverà per lei Senza fine,
un piccolo gioiello della canzone
italiana. In questo periodo Ornella
alterna impegni teatrali di grande
successo (Rugantino, che arriverà
fino a Broadway), platee televisive
e dischi che restano in vetta
alle classifiche. Nel suo repertorio
oltre alle canzoni di Paoli, trovano posto successi di Domenico
Modugno, Burt Bacharach, Charles
Aznavour, Gibert Becaud e altri.
I ’70 sono anni di grandi successi televisivi e di mercato come
L’appuntamento e Domani è un
altro giorno che accompagnano
la crescita e i sogni di un’intera
generazione. Ornella Vanoni si
afferma come raffinata e sensuale
interprete della canzone d’amore
italiana. È del 1976 il grande successo internazionale di La voglia,
la pazzia, l’incoscienza, l’allegria,
un evergreen discografico con
Toquinho e Vinicius De Moraes.
A Ornella va il grande merito di
aver fatto conoscere in Italia il
meglio della musica brasiliana.
Negli anni ’80 Ornella si afferma
come la “Signora della Canzone
Italiana”, un titolo che le viene
riconosciuto di diritto per la
sua raffinatezza e per i continui
successi discografici. È sempre
più frequente che Ornella firmi i
suoi brani di successo, tra cui la
frizzante Vai Valentina e la calda
21
nuova collaborazione con Sony
Music/Epic. Nel 2002 incrocia
la strada di Sergio Bardotti e
si lascia incantare dal progetto
di interpretare il meglio di Burt
Bacharach: tutto in italiano e
appositamente tradotto per lei.
Esce l’album Sogni proibiti Ornella e le canzoni di Bacharach,
dove Bacharach ha composto,
arrangiato e suonato per lei un
nuovo brano inedito dal titolo
Love is (still) the answer. Nel
2003 esce l’ album Noi, le donne
noi, dove il brano omonimo, unico
inedito dell’album, interpretato
da Ornella in coppia con Nancy
Brilli, è la sigla dell’edizione 2003
de Il bello delle donne fiction di
Canale 5. Sergio Bardotti e Mario
Lavezzi, i due produttori che
“storicamente” hanno lavorato
con Ornella, per questo disco
hanno giocato ad uno scambio
artistico: le canzoni scritte o precedentemente arrangiate dall’uno,
sono state “rilette” dall’altro. Nel
2004 Ornella Vanoni, dopo quasi
vent’anni dal precedente incontro
artistico, torna di nuovo insieme
a Gino Paoli con il nuovo album
di inediti Ti ricordi? No non mi
ricordo ed il libro Noi due, una
lunga storia scritto con Enrico De
Angelis seguiti da una tournée
che, ancora una volta, si rivela
l’evento in assoluto battendo
tutti i record d’incasso ai botteghini dei teatri. Il successo viene
suggellato dalla pubblicazione del
doppio CD e DVD VanoniPaoli
Live. Il nuovo album dal titolo
Una bellissima ragazza è uscito
il 28 settembre e contiene 12
inediti tutti dedicati all’amore
e alla vita. Prodotto da Mario
Lavezzi è un lavoro alla cui
realizzazione hanno partecipato
e collaborato molti importanti
artisti e musicisti tra i quali
Pacifico e Mario Biondi.
Shaolin&Wudang
Colui che conosce gli altri è saggio,
colui che conosce sé
stesso è illuminato.
Colui che domina sé stesso è forte,
colui che domina sé
stesso è un eroe.
Colui che possiede il necessario è ricco,
colui che lotta per la moderazione
vedrà i suoi desideri realizzati.
Colui che non lascia la sua casa
avventatamente,
troverà ovunque la casa ideale
Colui che non è soggiogato dalla morte
vivrà in eterno.
Laotse
Ritorna in Italia e al Rossetti di Trieste,
dopo il successo ottenuto cinque
stagioni or sono, la nuova tournée
europea dei monaci Shaolin e dei
monaci Wudang in un nuovo spettacolo dal titolo L’altro volto
della Cina.
Lo spettacolo è uno vero e proprio spaccato della realtà cinese
attuale, divisa tra misticismo e
modernità, che vede coesistere
due mondi opposti, due volti
contrastanti di una stessa
nazione in cui iniziative di sviluppo e progresso
convivono con una
cultura millenaria e
antiche tradizioni .
È in particolare
quest’ultimo l’aspetto che lo spettacolo vuole mettere in risalto:
i 15 Monaci
Shaolin e Wudang verranno portati
come esempio di un modello di vita
condotto secondo lo spirito, i principi e i segreti dell’antica Cina.
Lo Spettacolo
Sono ben undici anni che l’arte dei
Monaci cinesi viene portata sui palcoscenici di tutto il mondo lasciando
increduli milioni di spettatori grazie
alle loro straordinarie abilità fisiche
e mentali.
L’altro volto della Cina è uno
spettacolo per famiglie ispirato alla
filosofia dello Yin Yang e del
Buddismo Zen e alle incredibili tecniche di combattimento e meditazione dei
Maestri Shaolin e Wudang.
Lo spettacolo riflette l’immagine dell’incomprensibile e straordinario potere
della mente, mostra le incredibili performance dei monaci,
che esulano dalle normali capacità
umane.
Gli elementi principali sono gli
incredibili esercizi di Hard Qi
Gong, con cui i monaci catalizzano l’energia vitale in una parte
del corpo conferendole poteri
straordinari e rendendola insensibile
al dolore, e gli esercizi di combattimento di gruppo con le armi
tradizionali.
Per valorizzarne ogni aspetto e
per mostrare ancor meglio la realtà
cinese odierna, costantemente divisa
tra antico e contemporaneo, ogni
momento dello spettacolo è supportato
da moderne tecnologie: effetti luce, video
e proiezioni.
Grande novità di questa produzione: la
musica suonata dal vivo dalla “Yin-Yang
22
Mo
onks Kung Fu
eventi speciali
Lo scopo fu sempre - e ancora è - quello di
essere in grado di controllare il flusso d’energia positiva del corpo che i monaci chiamano
Qi. Tale controllo rende le parti del corpo
insensibili al dolore.
I monaci rompono sbarre di ferro sulla testa;
mazze di legno vengono spezzate sui loro
corpi senza lasciare segni. Questi esercizi
non sono fine a sé stessi, ma la prova della
capacità di controllo del corpo. Accanto alla
scuola Shaolin, più “fisica”, fu fondata un’altra scuola più “spirituale”, basata su uno stile
di arte marziale cinese dalle caratteristiche
più pacate, chiamato Wudang.
Esso fu sviluppato nei templi delle montagne Wudang (nominate dall’UNESCO patrimonio mondiale) 1.200 chilometri a sudovest di Pechino nella provincia di Hubei
e contiene sia le teorie del yin-yang che i
5 elementi della cosmologia taoista: acqua,
terra, fuoco, legno e oro.
Queste azioni sono apprese per essere combinate e unite alla respirazione
“Neigong” per sviluppare una forza
interiore sia per scopi difensivi che
d’attacco.
Wudang è la “casa” del Tai Chi, dello
Yin Yang e del Feng Shui. Negli anni,
l’area intorno a Shaolin e Wudang
divenne il centro spirituale della
Cina. Gli studenti presenti oggi, non
ricevono solo un’eccellente educazione, infatti, i monaci, attraverso
i loro insegnamenti, rivelano i
segreti dello Wushu. Gli Shamis
(gli studenti, i novizi) vengono
formati secondo un sistema
di classi e si allenano per
un periodo che varia tra i
15 e i 20 anni finché non
diventano loro stessi dei
Maestri legittimati ad
insegnare a loro volta
ai nuovi studenti.
Orchestra”.
Formata da quattro elementi e posizionata
all’interno della scenografia dietro un velo di
seta, accompagnerà con musiche tradizionali i
monaci nei loro esercizi.
La Storia
Il monastero Shaolin fu fondato nella provincia cinese di Henan a 600 chilometri a sud di
Pechino dal monaco indiano Tamo, che tradusse in cinese gli insegnamenti del Buddismo e
sviluppò una nuova dottrina: il Buddismo Zen.
In contrasto con gli insegnamenti classici, il
Buddismo Zen si focalizza più sull’unione tra
mente e corpo. Attraverso la contemplazione
della natura e la meditazione, il fondatore del
Monastero Shaolin Songshan creò una nuova
consapevolezza del corpo, chiamata, dai monaci, “Wushu”. L’obiettivo è il controllo del corpo
attraverso il potere della mente. I monaci
svilupparono esercizi finalizzati all’allenamento e la medi-
tenti
tazione, tramite i quali
acquisirono incredibili
abilità fisiche.
Questi metodi di
preparazione rappresentarono le origini di tutte le arti
marziali conosciute in
occidente, come l’arte
del Kung Fu per fare
un esempio. I monaci
non si definirono mai
dei veri e propri combatdi Kung Fu o dei soldati;
le loro abilità erano solamente
un effetto secondario del loro
allenamento.
23
café Rossetti primadurante
Gran festa in Viale XX Settembre il 9 ottobre scorso
per l’inaugurazione ufficiale del nuovo Café Rossetti,
il nuovo ristorante del teatro aperto tutti i giorni dalle 18 all’1 e per l’apertura della stagione con lo spettacolo “Vita di Galileo”. Alla cerimonia del taglio del nastro hanno partecipato il sindaco Roberto Dipiazza
del Teatro Stabile Paris Lippi, la vice presidente Cristina Benussi e il direttore Antonio Calenda. La musica
24
e&dopoteatro
a, il presidente
a dal vivo è stata offerta dalla Ragtime Jazz Band di Trieste.
25
café Rossetti primadurante
› ottimo rapporto qualità/prezzo
› i nostri piatti sono comprensivi di coperto e servizio
› scegliamo solo prodotti freschi e di stagione.
› Il menu varia ogni giorno a seconda della
reperibilità del pesce sul mercato
› I nostri vini sono serviti anche a bicchiere
› Se a casa ti aspetta il tuo fedele amico,
richiedi il cartoccio del tuo pasto
› Vuoi portarti a casa un vino della
nostra cantina ti costa il 20% in meno
› Servizio 360° tutti i nostri piatti sono
anche da asporto
› Servizio 360° tutti i nostri vini possiamo mandarteli a casa – basta una
telefonata
› Servizio 360° catering tutti i nostri piatti e vini, la nostra accoglienza e professionalità anche a casa tua
Speciale Peter Pan
dal 30 ottobre al 4 novembre
dalle 19 alle 20.30
il Cartoccio di Trilly
pollettofritto & patatine € 4,00
26
ilmenù
e&dopoteatro
› Se desideri essere informato
sui prossimi eventi, lascia la tua mail
al personale di sala
Piatti
Polenta e Salmone della Valrosandra
€ 12,00
in Savor
Mistica ….”insalata d’erbe”
€ 14,00
pesciolini e crostacei
Pesce & carne in crudo
€ 13,00
Lubianska in stecco
€ 12,00
Jota Box
€ 10,00
Minestra di Patate e Sedano,
Rapa, Crostacei,
Extravergine “buran 2006”
€ 14,00
Passata di fagioli,
€ 13,00
cereali tostati e pesciolini
Pastapadella.... Spaghetti olio, alio,
crostacei, pesciolini e pomodoro€ 14,00
Burrata 38, Piovra Bruciata
€ 13,00
Patate, carciofi, pesciolini
€ 14,00
scottati e taggiasche
Anatra in conserva
€ 12,00
› Il nostro locale è sottoposto
a certificazione HACCP
per la sicurezza alimentare
› Accettiamo Bancomat
CartaSi
Visa
American
Express
Diners
› Menù particolari
per cene
con più
di otto
persone
Dolci
Cioccolato & Pistacchio
Mandarino
Catalana
Snacks
Friccoli
Giardinetto
Formaggi, Mostarde,
Confetture e Mieli
Frittole con l’Anima
Tempura
€ 7,00
€ 6,00
€ 6,00
€ 4,00
€ 6,00
€ 6,00
€ 5,00
€ 7,00
Il Café Rossetti
è aperto tutti i giorni dalle 18 alle 01.
Per informazioni e prenotazioni 040-578882.
27
Politeama Rossetti
Novembre 2007
Peter Pan
Peter Pan
20.30, turno M
20.30, turno libero
16.00 e 20.30, t. libero
20.30, turno O
16, Famiglie 20.30, N
16.00, turno P
Società dei Concerti
Ornella Vanoni
20.30, fuori abbon.
Monaci Shaolin
20.30
La variante
di Lüneburg
20.30, AP
16.00, turno libero
Società dei Concerti
20.30, turno PRI
16.00, turno E
I Due Gemelli
Veneziani
20.30, turno A
20.30, turno B
20.30, turno C
16.00, turno D
Società dei Concerti
20.30, turno M
Jekyll
&
Hyde
20.30, turno libero
20.30, turno libero
20.30, turno O
20.30, turno N
16.00, turno P
Società dei Concerti
Dicembre 2007
Why...
20.30, turno DAN
20.30, turno libero
Se stasera
20.30, turno M
sono qui
20.30, turno O
Se stasera
20.30, turno N
sono qui
16.00, turno P
Società dei Concerti
20.30, turno DAN
Tap Dogs
20.30, turno libero
20.30, turno libero
Scooby Doo
Live on Stage
20.30, turno FAM
11.00 - 16.00
11.00 - 16.00
Società dei Concerti
Giorgio Panariello
20.30, turno libero
20.30, turno PRI
L’una
e L’altra
16, t. E - 20.30, t. A
20.30, turno B
20.30, turno C
16.00, turno D
Un certo Signor G.
20.30, turno AP
20.30, turno libero
20.30, turno libero
Concerto di Cori Alpini
I Cosacchi del Don
20.30, turno DAN
16.00, turno libero
Lun 29
Mar 30
Mer 31
Gio 1
Ven 2
Sab 3
Dom 4
Lun 5
Mar 6
Mer 7
Gio 8
Ven 9
Sab 10
Dom11
Lun 12
Mar 13
Mer 14
Gio 15
Ven 16
Sab 17
Dom18
Lun 19
Mar 20
Mer 21
Gio 22
Ven 23
Sab 24
Dom25
Lun 26
Mar 27
Mer 28
Gio 29
Ven 30
Sab 1
Dom 2
Lun 3
Mar 4
Mer 5
Gio 6
Ven 7
Sab 8
Dom 9
Lun 10
Mar 11
Mer 12
Gio 13
Ven 14
Sab 15
Dom16
Lun 17
Mar 18
Mer 19
Gio 20
Ven 21
Sab 22
Dom23
Lun 24
Mar 25
Sala Bartoli
21.00
21.00
21.00
Indemoniate
17.00
21.00
21.00
17.00
21.00
21.00
Indemoniate
21.00
21.00
19.00
21.00
17.00
21.00
21.00
17.00
Lei dunque capirà
21.00
21.00
21.00
17 e 21.00
21.00
Le cinque rose
di Jennifer
17 e 21.00
17.00
21.00
21.00
17.00
21.00
21.00
21.00
21.00
21.00
17.00
Quale droga
fa per me?
i prossimi appuntamenti
Indemoniate
drammaturgia di Giuliana Musso, Carlo Tolazzi regia di Massimo Somaglino
con Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Fabiano Fantini,Riccardo Maranzana,
Federico Scridel, Massimo Somaglino Posto Unico Interi € 15 Ridotti € 12,50
Posto unico 1★
Peter Pan
dal romanzo di J.M. Barrie musiche di Edoardo Bennato con Manuel Frattini
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Shaolin & Wudang Monks
Kung Fu - L’altra faccia della Cina
Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25
I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
La Variante di Lüneburg
dal romanzo di Paolo Maurensig con Milva e Walter Mramor
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
I Due Gemelli Veneziani
di Carlo Goldoni regia di Antonio Calenda con Massimo Dapporto
Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16
Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12
Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★
Lei Dunque Capirà
di Claudio Magris regia di Antonio Calenda
con Daniela Giovanetti
Interi € 15 Ridotti € 12,50
Posto unico 1★
Jekyll & Hyde
musiche di Frank WIldhorn libretto di Leslie Bricusse con Giò Di Tonno
Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25
I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Why...
il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
Se Stasera Sono Qui
di Riccardo Cassini e Loretta Goggi regia di Gianni Brezza con Loretta Goggi
Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29
I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50
Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★
news
diretto da Antonio Calenda
Anticipo al Rossetti
della grande mostra prevista a dicembre
Gli spettacoli di Strehler allo Stabile
Esposizione fotografica nel foyer da sabato 10 novembre
La neve sulle case del
Campiello. Il volto
e l’ombrellino di Giulia
Lazzarini in Giorni felici. I drammatici controluce
del Temporale. Queste
e molte altre immagini si
potranno osservare, da sabato 10 novembre nel foyer
del Rossetti. L’esposizione
fotografica “Strehler allo
Stabile del Friuli Venezia
Giulia” proporrà al pubblico
una carrellata visiva sugli
spettacoli diretti dal regista triestino e ospitati, in
quarant’anni, nei cartelloni
del teatro.
Allestimenti come Le
baruffe chiozzotte,
Re Lear, I giganti
della montagna sono
fra quelli che gli spettatori
ricordano più facilmente per
l’incisività delle immagini e
la bravura degli interpreti.
Tornano tutti in questa
esposizione – curata da
Roberto Canziani per conto
dell’Assessorato alla Cultura
del Comune di Trieste e dei
Civici Musei – con la forza
di impressioni teatrali che
non si cancellano.
Nata in collaborazione tra
Teatro Stabile e Comune,
l’esposizione è inserita tra le
iniziative che celebreranno il
decennale della scomparsa
del regista (1921-1997) e
culmineranno il prossimo14
dicembre nell’inaugurazione,
a Palazzo Gopcevich, sul
Canale, della grande mostra
“Strehler privato. Carattere,
affetti, passioni”.
Al Café Rossetti sono previsti
incontri pomeridiani con gli
artisti ospiti della stagione
2007/2008. Saranno Milva,
Massimo Dapporto (il 15
novembre), Giulia Lazzarini
a rievocare la personalità
di questo maestro del teatro
del ‘900.
Nel foyer, l’esposizione fotografica “Strehler allo Stabile
del Friuli Venezia Giulia”
accoglierà intanto gli spettatori fino a dicembre.
Il Rossetti presente nel principale centro commerciale di Trieste
Aperto il punto vendita alle Torri
È stato presentato lunedì
8 ottobre il nuovo punto
vendita del Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia presso il Centro Commerciale
Torri d’Europa di Trieste.
All’apertura erano presenti il direttore del Centro
Commerciale Torri d’Europa
Angelo La Rocca ed il
direttore organizzativo dello
Stabile regionale Stefano
Curti. La nuova biglietteria
svolge non soltanto servizi
di vendita ma anche servizio
di prenotazione rivolto agli
30
abbonati: è infatti possibile
acquistare alle Torri tutti i
biglietti e gli abbonamenti
per gli spettacoli in programma al Politeama Rossetti
e alla Sala Bartoli, e si
possono inoltre effettuare la
prenotazione e il ritiro dei
biglietti per gli “abbonamenti
con le stelle”.
un assaggio della prossima stagione
Dionne Warwick
al Rossetti
il 15 gennaio
flash
Vita di Galileo al Piccolo di Milano
In prevendita dall’8 novembre
La star del soul Dionne
Warwick approderà al
Politeama Rossetti martedì
15 gennaio 2008: Trieste
sarà una delle quattro
città italiane (oltre a Roma,
Napoli e Firenze) toccate
dal tour della cantante
statunitense, che si concluderà il prossimo 4 maggio
al Radio City Music Hall di
New York. La prevendita dei
biglietti per questo ecce-
Ha debuttato martedì 23 ottobre al Piccolo Teatro di Milano
“Vita di Galileo”, lo spettacolo che ha recentemente inaugurato
la stagione 2007-2008 del Rossetti, coproduzione tra lo Stabile
del Friuli Venezia Giulia e il Teatro de gli Incamminati. L’edizione
diretta da Antonio Calenda e interpretata da Franco Branciaroli
è la prima, dopo quella celebre di Strehler, ad approdare sul
prestigioso palcoscenico milanese. “Vita di Galileo” rimarrà in scena
a Milano fino a domenica 11 novembre
I “Peter Pan” di Babuder in mostra
Dopo il successo della mostra su “Pinocchio”, l’artista triestino
Giuliano Babuder espone alcune delle sue opere dedicate a
Peter Pan nel foyer e nei corridoi di platea del Rossetti in
occasione delle repliche triestine del musical interpretato da
Manuel Frattini.
zionale appuntamento con
la grande musica si aprirà
giovedì 8 novembre.
Preparare gli abbonamenti
per la lettura del codice a barre
ParkSi di
Foro Ulpiano:
le novità
Al fine di consentire un più celere accesso al teatro, invitiamo
tutti gli spettatori e in particolare gli abbonati, a preparare il
proprio tagliando per la lettura del codice a barre da parte del
personale di sala. In particolare, si raccomandano gli abbonati in
possesso di più tagliandi, di lasciarli nell’apposita busta consegnata
al momento della sottoscrizione e di controllare che il codice a
barre stampato sulla parte alta dell’abbonamento sia facilmente
leggibile. I possessori di biglietti o di tagliandi di abbonamento
stelle sono pregati di consegnare alla lettura solo i tagliandi
relativi allo spettacolo in corso.
I biglietti disponibili al guardaroba
Il Teatro Stabile e il Park Si
di Foro Ulpiano hanno firmato una nuova convenzione
che permette al pubblico del
Rossetti e della Sala Bartoli
di sostare nel parcheggio per
quattro ore a un prezzo agevolato. Da quest’anno saranno disponibili due differenti
tessere prepagate, una per il
pomeriggio e una per la sera:
la prima ha un costo di €
2,50 e permette di sostare
per quattro ore a partire
dalle ore 15.30, la seconda
ha un costo di € 1,50 e
l’ingresso al parcheggio deve
avvenire dopo le ore 19.30.
Prima di uscire dal parcheggio è necessario recarsi alle
casse automatiche, situate a
ogni piano del parcheggio
di Foro Ulpiano, e inserire il tagliando ritirato al
momento dell’ingresso poi la
tessera prepagata acquistata
al guardaroba del Rossetti. La
cassa automatica restituirà,
infine il tagliando d’ingresso
il cui debito risulterà saldato
per quattro ore. La tariffa
31
agevolata è prevista solo per
i tagliandi acquistati a teatro:
non sarà più possibile infatti
richiedere la tariffa speciale
presentando l’abbonamento
o il biglietto del Rossetti
alla cassa del parcheggio.Per
l’eventuale tempo di sosta
in eccedenza sarà applicata
la tariffa normale, pari a €
1,25 all’ora.
Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92
il colore del benessere sociale
Non può esserci stabile ricchezza economica
senza ricchezza spirituale.
In qualsiasi ambito siano rivolti
– dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura,
all’arte, al tempo libero –
gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati
da concreto impegno verso la collettività.
In una società evoluta
sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità
il colore del benessere sociale.
Scarica

Indemoniate - Il Rossetti