stagione 2007-2008, numero 2, 29 ottobre 2007 in questo numero Peter Pan Indemoniate Ornella Vanoni in concerto Shaolin&Wudang Monks La variante di Lüneburg Politeama 30 ottobre-4 novembre Sala Bartoli 29 ottobre - 11 novembre Politeama 7 novembre Politeama 8 novembre Politeama 10-11 novembre Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia redazione Viale XX Settembre, 45 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it [email protected] Lunedì 29 ottobre 21.00 Sala Bartoli Anno XVI - numero 152 29 ottobre 2007 Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna Sabato 3 novembre 16.00 Politeama Rossetti, turno FAM Peter Pan musiche di Edoardo Bennato 20.30 Politeama Rossetti, turno N Peter Pan musiche di Edoardo Bennato 21.00 Sala Bartoli Indemoniate 18.00 Café Rossetti Incontro con la compagnia dello spettacolo “Indemoniate”. Interverranno Giampaolo Gri e Pietro Spirito 20.30 Politeama Rossetti, fuori abbonam. Domenica 4 novembre Indemoniate drammaturgia di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi - TUTTO ESAURITO - Martedì 30 ottobre 20.30 Politeama Rossetti, turno M Peter Pan musiche di Edoardo Bennato - TUTTO ESAURITO - 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Mercoledì 31 ottobre 20.30 Politeama Rossetti, turno libero Peter Pan musiche di Edoardo Bennato - TUTTO ESAURITO - 21.00 Sala Bartoli Indemoniate 16.00 Politeama Rossetti, turno P Peter Pan musiche di Edoardo Bennato - TUTTO ESAURITO - 17.00 Sala Bartoli Indemoniate Lunedì 5 novembre 8.30 Biglietterie Prenotazioni abb. gold e platinum per “Le cinque rose di Jennifer” 20.30 Politeama Rossetti Società dei concerti. Pietro De Maria, pianoforte 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Martedì 6 novembre 8.30 Biglietterie Prenotazioni abb. stelle per “Le cinque rose di Jennifer”, “Why...”, “Se stasera sono qui”, “Faccio del mio meglio” 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Venerdì 2 novembre 18.00 Café Rossetti Incontro con Manuel Frattini e la compagnia di “Peter Pan” 20.30 Politeama Rossetti, turno O Peter Pan musiche di Edoardo Bennato 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Venerdì 9 novembre 19.00 Sala Bartoli Indemoniate Sabato 10 novembre 18.00 Foyer del Politeama Rossetti Inaugurazione della sezione della mostra “Strhler privato. Affetti, carattere, passioni” 20.30 Politeama Rossetti, turno AP Mercoledì 7 novembre 20.30 Politeama Rossetti fuori abbonam. La variante di Luneburg 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Giovedì 1° novembre 16.00 Politeama Rossetti, turno libero Peter Pan musiche di Edoardo Bennato 20.30 Politeama Rossetti, turno libero Peter Pan musiche di Edoardo Bennato 17.00 Sala Bartoli Indemoniate Shaolin Wudang. Kung Fu 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Domenica 11 novembre Ornella Vanoni in concerto 21.00 Sala Bartoli Indemoniate Giovedì 8 novembre 8.30 Biglietterie Inizio prevendita biglietti per “Le cinque rose di Jennifer”, “Why...”, “Se stasera sono qui”, “Faccio del mio meglio”, Dionne Warwick in concerto 16.00 Politeama Rossetti, turno libero La variante di Luneburg 17.00 Sala Bartoli Indemoniate Lunedì 12 novembre 8.30 Biglietterie Prenotazioni abbonati gold e platinum per “Quale droga fa per me” 20.30 Politeama Rossetti Società dei concerti. Cei Youth Orchestra. Direttore Igor Coretti - Kuret Peter Pan dalla commedia di J.M. Barrie musiche di Edoardo Bennato regia di Maurizio Colombi supervisione artistica di Arturo Br con Manuel Frattini, Claudio Castrogiovanni, Alice Gianluca Grecchi, Angelo Di Loredana Fadda,Valentina Cristian Bevilacqua e Elisa Epifanio, Andre Carrillo, Simone Com Dario Cuzzupoli,Vale chetti, Noemi Gari Ledda, Pierpaolo L Nardi, Fiorella Nuraliyeva, F e con la part Riccardo produzi in co T «Ogni favola è un gioco» dice Edoardo Bennato in una sua famosa canzone: Peter Pan che inaugura il cartellone Musical & grandi eventi del Teatro Stabile regionale, si sviluppa proprio fra queste due dimensioni. La magia della favola che emoziona e il gioco che sorprende e diverte. Una formula, che assieme al talento degli interpreti, ha fatto dello spettacolo un titolo fortunatissimo, che dopo essersi affermato - in forza dei suoi oltre 135.000 spettatori - il più visto della stagione teatrale scorsa ritorna a farci sognare. Gli ingredienti per creare un successo, ci sono tutti: a iniziare dalle canzoni di Edoardo Bennato. Il musical infatti nasce dalla forza coinvolgente del suo storico concept-album Sono Solo Canzonette, riarrangiato per l’occasione in una colonna sonora arricchita anche da un brano inedito, Che paura che fa Capitan Uncino. La delicata storia del “bambino che non voleva crescere mai”, inventata da James Matthew Barrie, diviene dunque tema di un musical e si avvale - in questa edizione italiana – di un allestimento ricchissimo, che valorizza la dimensione fiabesca attraverso incredibili e sofisticati effetti speciali: basta dire che la supervisione artistica è a cura di un genio della fantasia quale Arturo Brachetti e che il regista, Maurizio Colombi ha puntato su una messinscena piena d’incanto (il personaggio di Trilly è creato addirittura con un incredibile effetto laser). «Il nostro – assicura infatti Colombi – è uno spettacolo d’ispirazione volutamente cartoonistica, che sa appassionare spettatori di tutte le età con la magia del volo, le acrobazie di uno straordinario corpo di ballo, scenografie fiabesche e le affascinanti coreografie di Gillian Bruce e Chiara Valli». E ovviamente è fondamentale l’apporto dell’intero cast: a partire da Manuel Frattini, forse l’artista più completo e originale che il panorama del musical italiano abbia finora espresso. A lui va il ruolo del titolo, mentre alla simpatia di Riccardo Pe ro n i tocca il colorito pirata Spugna e alla testa d’una terribile ciurma si muove l’energico Claudio Castrogiovanni, Capitan Uncino. Venticinque in tutto gli ottimi artisti impegnati a raccontare con suggestioni nuove l’indimenticabile favola di Barrie. Nato come testo teatrale - e solo in seguito divenuto romanzo - Peter Pan ha sempre ispirato il mondo dello spettacolo: se resta irraggiungibile la poesia del cartone di Disney, vanno ricordati anche i recenti Hook di Spielberg con un memorabile Robin Williams nel ruolo di Peter Pan e la Trilly di Julia Roberts e il commovente Neverland con Johnny Deep che interpreta lo scrittore. Un uomo che alla geniale creatività letteraria intrecciava una rara sensibilità: riservando i diritti del suo capolavoro al Great Ormond Street Hospital, Barrie ha fatto sì che Peter Pan potesse donare per sempre gioia ai lettori e soprattutto ai bambini che più ne hanno bisogno. di Ilaria Lucari 4 Politeama Rossetti dal 30 ottobre al 4 novembre musical durata 3 ore con intervallo rachetti e Mistroni, i Figlia, a Corrao ea Borin, Juan mità, entina Facini, Francesca Lisca, Max a Nolis,Olga Filippo Randisi tecipazione di o Peroni ione ATI Il Sistina ollaborazione con Teatro delle Erbe e Officine Smeraldo 5 Peter Pan il protagonista, Manuel Frattini “Vera creatura da musical”: così la critica Rita Cirio premiava qualche anno fa Manuel Frattini, sulle pagine de L’Espresso. E la definizione gli calza a pennello: fin dal suo primo apparire in palcoscenico, o quale ballerino e coreografo in note trasmissioni televisive come Fantastico, Pronto... è la Rai e Festivalbar, Manuel Frattini si è imposto infatti all’attenzione del pubblico e degli appassionati più competenti per la sua versatilità, la sua profonda dedizione, la sua alta professionalità. Doti grazie alle quali in breve tempo si è imposto come uno dei musical A Chorus Line, dove riscuote un immediato successo personale; la consacrazione avviene nella Stagione 1996/1997 quando memore e rispettoso della lezione di Donald O’Connor è uno strepitoso Cosmo Brown in Cantando sotto la piog- miglioi e più completi artisti nel panorama del musical italiano. La sua parabola nel mndo del musical inizia già nel 1991 quando la Comapgnia della Rancia lo sceglie per interpretare il ruolo di Mike Costa nel gia, sempre con la Rancia. Meritatissimi a questo punto il premio “Bob Fosse”, “Danza & Danza” e il “Premio Sandro Massimini” tributatogli proprio a Trieste dall’Associazione Internazionale dell’Operetta. 6 I riconoscimenti incoraggiano Fratini a perfezionarsi sempre più ed i risultati di questo costante lavoro sono evidenti in Sette spose per sette fratelli, in cui danza, canta e recita in modo assolutamente convincente nei panni di Gedeone, al fianco di Raffaele Paganini e Tosca. Si allontana - solo momentaneamente - dalla Compagnia della Rancia per esibirsi con Christian De Sica in Tr i b u t o a G e o r g e Gershwin U n Americano a Parigi, diretto e coreogafato da Franco Miseria. Il pubblico del Politeama Rossetti - che ha applauditoquesto grande spettacolo - non potrà certo dimenticare il numero di tip-tap virtuosistico e acrobatico in cui finva per chiudersi in un pianoforte. Contemporaneamente è protagonista di Musical, Maestro! firmato da Fabrizio Angelini: dello spettacolo, un inedito tutto italiano, Frattini è anche fra gli ideatori. Nel 2001 ritorna con Saverio Marconi e accanto a Rossana Casale e Carlo Reali, recita ne La Piccola Bottega degli Orrori, e nella stagione successiva è un bravissimo Pinocchio, nell’omonima grande produzione musicata dai Pooh. Dopo il debutto al Teatro Diners della Luna - i numeri musicali costruito a Milano proprio per ospitare questo kolossal - inizia una tournée che lo conduce anche allo Stabile regionale, accolto da una notevole attesa e, ormai, dal calorosissimo affetto del pubblico. Anche questa impegnativa prova gli vale prestigiosi riconoscimenti: vince per la seconda volta il premio “Danza&Danza”, il premio IMTA 2003 e in occasione del primo “Musical Award” italiano, vince quale miglior attore. Dopo aver sorpreso e ammaliato le platee con il canto, lo humor, le capacità espressive e soprattutto con il suo energico e spericolato modo di ballare, a Manuel Frattini mancava soltanto di provare a volare... ci riesce benissimo, da ormai due stagioni, nel ruolo delicato e divertente di Peter Pan. Primo Atto 1. Ma che sarà..................................................................................Maurizio Colombi 2. Frottole...................................................................................................................... Ensemble 3. Fantasia..................................................Wendy, John, Michael, Mrs. Darling 4. L’Isola che non c’è........................................................... Peter Pan,Wendy 5. Sono solo canzonette......Peter Pan,Wendy, John, Michael 6. Il Rock di Capitan Uncino.........Capitan Uncino e i Pirati 7. Dopo il liceo che potevo far.............................................. Spugna Secondo Atto 1. In Fila Per Tre............................................................................Bambini Sperduti 2. Viva La Mamma..................................................................................................Wendy 3. Le Ragazze Fanno Grandi Sogni...................Giglio Tigrato 4. Attento Ragazzino...................................................................Giglio Tigrato 5. Ogni Favola è Un Gioco....................................................................Wendy 6. Quando Sarai Grande.............................................. Peter Pan,Wendy 7. Trilly (La Fata).............................................................................................. Peter Pan 8. Che Paura............................................................................................... Capitan Uncino 9. Nel Covo dei Pirati.............. Wendy, Capitan Uncino e i Pirati 10. Ogni Favola è Un Gioco (ripresa) ............................................................................................. Peter Pan,Wendy, John, Mr. Darling 7 Peter Pan Peter Pan, e la favola arriva a teatro Forse non tutti sanno che la fiaba di Peter Pan nacque per intrattenere i cinque figli della vedova Llewellyn-Davies. Dal racconto orale, le avventure del principe dei folletti diventarono nel 1902 una novella, The Little White Bird (L’uccellino bianco), dove si raccontava la storia di uno scapolo solitario che incontrava un ragazzo nei Kensington Gardens. Insieme inventarono la storia di Peter Pan, un ragazzino che abitava sull’isola del lago Serpentine. Nel 1906 il libro, dedicato ai coniugi Llewellyn Davies, Sylvia e Arthur, e ai loro ragazzi, venne adattato e ripubblicato con il titolo di Peter Pan in Kensington Gardens. Nel 1904 invece James Matthew Barrie firmerà la versione teatrale quella che gli procurerà fama e fortuna. La storia come l’abbiamo o ce l’hanno letta da bambini risale appena al 1911, quando l’autore scozzese la scriverà in forma di romanzo dal titolo Peter e Wendy. Peter Pan comunque decolla a teatro, in quel lontano 27 dicembre 1904 al Duke of York’s di Londra. La pièce rifiutata da Beerbohm Tree, fu accettata da Charles Frohman e vide sul palcoscenico nei panni di Peter, l’attrice Nina Boucicault (Peter è sempre stato interpretato da donne), sorella del regista Dion Boucicault, in quelli di Wendy Hilda Trevelyan e in quelli di Mr. Darling e Capitan Uncino il padre della scrittrice Daphne du Maurier, Gerald. La rappresentazione serviva a raccogliere i fondi necessari per l’allestimento di una nuova ala dell’Ospedale Pediatrico Great Ormond Street Hospital, concepita a ospitare tutti quei bambini sperduti, bisognosi di cure. Il successo fu tale che nel 1929 Barrie fece dono all’ospedale degli utili che derivavano dai compensi del diritto d’autore sull’opera. Introiti tra l’altro resi perpetui dal governo inglese nel 1988 con l’art. 301 del Copyright, Designs and Patents Act. La fortuna del ragazzino che non voleva crescere arriva oltreoceano, così il 6 novembre 1905 anche Broadway all’Empire Theatre farà volare sopra il proprio pubblico Maude Adam e nel 1924 Marylin Miller. A Paulina Chase e a Jean ForbesRobertson comunque l’onore di essere state il Peter più amato. La prima lo interpretò a Londra dal 1906 al 1913, la seconda dal 1927 al 1934 e poi nel 1938 (anche Maggie Smith nel 1973 fu Peter Pan). Fin dall’inizio ci fu la necessità di far volare il protagonista. Fu 8 George Kirby, il primo falegname del Duke of York’s Theatre, a ideare il corsetto con imbragatura che le attrici indossarono per galleggiare in aria. La versione musicale più famosa di Peter Pan rimane comunque quella scritta nel 1954, diretta e coreografata da Jerome Robbins, con la musica di Moose Charlap e il libretto di Carolyn Leigh, supportati da Betty Comden e Adolph Green i quali, alle canzoni iniziali come Tender Shepherd, I’ve Got To Crow, I’m Flying e I Won’t Grow Up aggiunsero Captain Hook’s Waltz, Wendy, Mysterious Lady e la dolce Never Never Land. La protagonista Mary Martin ricevette un Tony Award come miglior attrice. Questa versione ovviamente non poteva dimenticare quella scritta quattro anni prima da Leonard Bernstein e che aveva visto sul palcoscenico Jean Arthur e Boris Karloff (di questa partitura è recentemente uscito un cd interpretato tra gli altri da Linda Eder). Nel corso degli anni innumerevoli Peter Pan si sono avvicendati sulle scene di tutto il mondo (complice anche il successo del cartoon Disney, uscito nel 1953). Broadway replicò con maggior fortuna dell’originale nel 1979 con due star del calibro di Sandy Duncan e Gorge Rose e poi nel 1998 con Cathy Rigby, Londra invece ne fece una versione molto british, con uno score pop e un po’ da cartoon nel 1994. Anche Buenos Aires ha firmato una versione di successo tre anni fa, nella versione di Marisé Monteiro, autrice che ha trasposto sulla scena altri racconti per l’infanzia come Cenerentola, Il Mago venerdì 2 novembre ore 18, Café Rossetti incontro con Manuel Frattini e la compagnia di “Peter Pan”, a cura di Stefano Curti personaggi............................................................... interpreti Peter Pan. ................................................... Manuel Frattini Capitan Uncino......... Claudio Castrogiovanni Wendy................................................................. Alice Mistroni Spugna........................................................... Riccardo Peroni Michael...................................................... Gianluca Grecchi John................................................................... Angelo Di Figlia Giglio Tigrato......................................... Loredana Fadda Mrs. Darling......................................... Valentina Corrao Tritabudella................................. Cristian Bevilacqua Ensemble. ........................................................ Elisa Epifanio Andrea Borin, Juan Carrillo Simone Comità, Dario Cuzzupoli Valentina Facchetti, Noemi Garini Francesca Ledda, Pierpaolo Lisca Max Nardi, Fiorella Nolis Olga Nuraliyeva, Filippo Randisi di Oz e Heidi. Innumerevoli le versioni cinematografiche, dal film muto del 1924 al recente remake della Disney con attori in carne e ossa al posto dei cartoni; da ricordare anche Hook di Steven Spielberg, con Robin Williams nel ruolo di Capitan Uncino e Finding Neverland con Johnny Depp. Anche la musica leggera italiana si è lasciata affascinare dalla storia di Peter Pan: oltre a Bennato, il cui album Sono solo canzonette ha fatto da base al musical, hanno dedicato canzoni al ragazzo che non voleva crescere Enrico Ruggeri e Patti Pravo (I giardini di Kensington). (e.cu.) 9 Indemoniate all’intera vicenda lo pone uno dei due luminari, il dottor Franzolini, annotando in un saggio del 1883 che Verzegnis rimarrà un paese d’isteriche e superstiziose, ma il bastone della scienza ha percosso giusto e soggiogato il soggiogabile». Che fosse una forma di protesta verso la miseria che attanagliava il popolo in quegli anni, o una emersione di strati profondi della psiche collettiva, un sintomo di malessere femminile o un caso di istintiva anarchia, di fatto l’episodio sollecita e chiama in causa approcci pluridisciplinari: dopo un primo studio pionieristico del 1989 di Luciana Borsatti (riedito nel 2002), ha suggestionato anche lo scrittore-giornalista triestino Pietro Spirito, che sul fatto ha costruito un affascinante romanzo, e ha ispirato un video-documentario del regista Giampaolo Penco. Da ultimo, giunge questo spettacolo - diretto da Massimo Somaglino e interpretato da un cast intenso e appassionato - con cui si ridanno corpo e voce a una storia oscura di donne che, negate per secoli alla parola, hanno trovato l’espressione di sé nel deliquio e in una perturbante fisicità. Era il maggio 2006 quando il pubblico della Sala Bartoli, nell’ambito del Festival Play.01 assistette alla fase laboratoriale di uno spettacolo che già allora si annunciava ricco di suggestioni. Ora quel progetto giunge al “traguardo” della compiutezza, prodotto da due istituzioni regionali - il Teatro Club di Udine e lo Stabile del Friuli Venezia Giulia - che aprono qui una significativa collaborazione, nel comune obiettivo della valorizzazione del patrimonio culturale e delle potenzialità artistiche del territorio. Per Indemoniate, è stato scelto un percorso creativo singolare: prima della tappa a Play.01, l’idea di Indemoniate veniva impostata nel novembre 2005 a Remanzacco e in seguito approdava a Mittelfest 2006 e da lì in altre sette “tappe di studio itinerante”: infine il rodaggio nel circuito Ert in forma di lettura scenica. In tale genesi hanno trovato convergenza gli apporti di attori, esperti, drammaturghi, ognuno coinvolto per il suo specifico nel fine condiviso di una sorta di scrittura scenica partecipata e nutrita della verifica pratica della messa in scena. Un puzzle teatrale che trova le sue prime basi nella drammaturgia di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, ispirata all’enigmatica vicenda delle “indemoniate” di Verzegnis. Si tratta del clamoroso caso di possessione collettiva femminile che perturbò la piccola comunità carnica dal 1878 al 1879, e si esaurì solo in virtù del draconiano intervento delle forze dell’ordine con l’internamento coatto nel manicomio di Udine di 17 donne. «Il primo accenno ufficiale alla vicenda delle indemoniate risale al 3 settembre 1878 spiega Tolazzi - quando don Giovanni D’Orlando, parroco di Verzegnis scrive al Vescovo di Udine. Il 18 dicembre il quotidiano Il Giornale di Udine diffonde per primo la notizia che “Molte ragazze di quel paese si abbandonano ad ogni stranezza; una canta da gallo, l’altra imita il miagolio del gatto o l’abbajare del cane; a tratti urlano come lupi; tutte quante poi buttan fuori bestemmie mai più sentite...”. Il 28 dicembre due insigni luminari della medicina inviati sul posto dalla prefettura diagnosticano alle donne spiritate di Verzegnis una “isterodemonopatia”. Il sigillo 10 Sala Bartoli dal 29 ottobre all’11 novembre altri percorsi drammaturgia di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi elementi di scena e costumi di Belinda De Vito musiche e disegno luci di Claudio Parrino regia di Massimo Somaglino con Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Fabiano Fantini, Riccardo Maranzana, Federico Scridel, Massimo Somaglino produzione Teatro Club Udine Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia durata 1 ora e 30’ senza intervallo indemoniate drammaturgia Giuliana Musso e Carlo Tolazzi regia Massimo Somaglino con Sandra Cosatto Marta Cuscunà Fabiano Fantini Riccardo Maranzana Federico Scridel Massimo Somaglino elementi di scena e costumi Belinda DeVito hanno partecipato alle tappe di studio Francesca Varsori,Andrea Collavino, Werner Di Donato,Giovanni Battista Storti musiche e disegno luci Claudio Parrino con il contributo creativo di con il sostegno di Regione Autonoma FVG ERT Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone Mittelfest 2006 – E.R.D.I.S.U./Università degli Studi di Udine Comune di San Vito al Tagliamento ScenAperta/Comune di Udine SSSPA=PNK?HQ>Q@EJAEP noi andiamo alla Sala Bartoli dal 29 ottobre all’11 novembre 2007 11 assistente alla regia Serena Di Blasio consulenza coreografica organizzazione Teatro Club Udine,, tel. 0432.507953 SSSEHNKOOAPPEEP Martina Bertoni al violoncello Marta Bevilacqua Studios realizzazione costumi F.G. Teatro realizzazione scene Delta Indemoniate Quei mesi di fine Ottocento, a Verzegnis... di Pietro Spirito Nei conflitti di potere dell’era moderna il demonio ha sempre trovato ottimo terreno di pascolo. Se già Goethe vedeva il demoniaco nella figura di Napoleone, il potere fatto persona, e Max Weber ricordava l’uscita dei demoni dalle loro caverne per prendere in mano il mondo dei mezzi razionali, la storia della modernità è costellata da rappresentazioni demoniache dei conflitti di potere. Poco meno di trent’anni fa, nell’inverno del 1980, in un piccolo cimitero privato di Verzegnis, nel cuore della Carnia, in Friuli, vennero eseguiti alcuni lavori di scavo e risistemazione dei tumuli. Il camposanto risaliva alla fine dell’Ottocento, ed era riservato ai massoni della Società di mututo soccorso di Verzegnis. Là riposavano dodici componenti delle famiglie Frezza, Billiani e Marzona, tutte persone di cultura liberale, risorgimentale e anticlericale, che nel secolo passato a lungo avevano avuto incarichi di rilievo nella vita pubblica del comune carnico. Nel corso dei lavori fu esumata anche la bara di Antonio Billiani, per un periodo sindaco e segretario comunale a Verzegnis. All’interno della bara, oltre ai resti sche- letrici di Billiani, c’era una piccola agenda appartenuta al defunto. Nel diario, assieme a una lista di debitori e all’annotazione di massime, proverbi e pensieri, una breve nota recitava così: “Diedero segno di isterodemonopatia i seguenti individui: Deotto Eugenio Amadio di Giovanni Chiappa da diverso tempo Maria di Tommaso; alle prime due centesimi 40 al giorno e alla terza soli centesimi 20. I spauracchi seminati dal nostro clero corrotto su quelle ignoranti, se non è causa unica sarà certo uno dei coefficienti allo sviluppo e conservazione di tale malattia”. La scoperta del diario di Billiani con la e in questi giorni la sua sorella Maria Maddalena nata nel 1871; in questi giorni anche Chialina Domenica Maddalena nata nel 1871 di Giovanni detto il Vescovo, nata nel 1868 essendo anche il Deotto Eugenio nato nel 1868. Col processo verbale della giunta 1 novembre 1879 fu stabilito di sussidiare le tre isterodemonopatiche Vidusson Margherita fu Giuseppe, Vidusson Maria fu Domenico e Da Pozzo nota riportò alla memoria uno di fatti più straordinari che siano mai accaduti sulle montagne del Nord Italia: il caso di possessione diabolica collettiva che afflisse Verzegnis tra il 1878 e il 1879. I vari e approfonditi studi condotti successivamente hanno fatto piena luce su quegli avvenimenti, che nel loro sviluppo rappresentano un spaccato esemplare della società montana – ma non solo – sul finire del XIX secolo, anche se quello di Verzegnis rimane un caso eccezionale. La particolare posizione geografica del paese (che in realtà è composto da un agglomerato di borghi sparsi sulle propaggini delle prealpi carniche, con il Tagliamento a dividerli da Tolmezzo), l’estrema povertà e la crisi economica 12 l’incontro al Café Rossetti diffusi nella regione in quegli anni, i capovolgimenti politici e amministrativi succeduti all’unità d’Italia, la feroce guerra ideologica e culturale fra lo Stato liberale e la Chiesa cattolica, l’isolamento fisico e psicologico, la precaria condizione sanitaria: tutto ciò aveva contribuito a formare una miscela esplosiva che deflagrò nella primavera del 1878 colpendo (come del resto era avvenuto in analoghi frangenti a Morzine, nell’Alta Savoia fra il 1857 e il 1873) i soggetti più deboli, le donne. Sette ragazze di Chiaicis, una delle frazioni di Verzegnis, cominciarono a dare segni di una pericolosa forma di isteria con orribili contorsioni, urla, strepiti e bestemmie. Non era la prima volta che le donne di Verzegnis manifestavano malesseri psicosomatici: in passato depressione, dolori di stomaco, svenimenti erano quasi all’ordine del giorno. Ma stavolta la sindrome si presentò con particolare virulenza, e con una serie di sintomi presto attribuiti dal clero locale alla possessione demoniaca. In quel periodo la situazione sociale nel paese e tra le frazioni era quanto mai tesa, vuoi per i dissapori continui fra l’amministrazione comunale retta dal sindaco Billiani - di accese idee liberali - e il clero rappresentato dal parroco Giovanni D’Orlando, vuoi per una serie di screzi fra le stesse frazioni, a cominciare da quella di Chiaicis, che da anni chiedeva di fare parrocchia a sé. La povertà endemica, l’emigrazione degli uomini, il peso delle responsabilità familiari contribuirono a rendere molto difficile l’esistenza soprattutto per le donne di Verzegnis, che vennero colte da una crisi di possessione demoniaca alla quale il parroco rispose, non senza aver prima interpellato la curia di Udine, con la pratica diffusa degli esorcismi. Come ha scritto la giornalista Luciana Borsatti, che ha indagato a fondo in quelle vicende, “facendo convergere su di sé, in un certo modo, queste tensioni, le donne avrebbero lanciato al clero una sfida e un appello disperato, espressi nel linguaggio simbolico della possessione: praticando gli esorcismi, com’erano di fatto chiamati a fare, i preti avrebbero giovedì 8 novembre, ore 18.00 Café Rossetti Incontro con la compagnia di “Indemoniate” Interverranno, oltre ai protagonisti dello spettacolo, Angela Felice direttore artistico Teatro Club di Udine Massimo Somaglino regista e interprete dello spettacolo Giuliana Musso e Carlo Tolazzi autori Giampaolo Gri docente di antropologia culturale all’Università di Udine Pietro Spirito autore del romanzo “Le indemoniate di Verzegnis” dovuto liberare loro dal demonio, e la comunità intera dalle insidie che la minacciavano”. Le cose, naturalmente, peggiorarono, e nel giro di alcune settimane oltre quaranta donne caddero in “crisi da possessione demoniaca”. L’amministrazione comunale non stette a guardare, e se il parroco aveva chiesto gli esorcismi, il sindaco si rivolse alla prefettura di Udine sollecitando Ingresso libero un intervento sanitafino a esaurimento dei posti disponibili rio straordinario. Anche perché nel frattempo si era sparsa la voce di La vicenda arrivò fino in Parlamento e ciò che stava succedendo in quell’angolo divenne un caso politico. Ma poi, con il della Carnia e i giornali avevano spedito passare dei mesi, se ne parlò sempre lassù i loro inviati. meno, e a partire dal novembre del 1879 Il 26 dicembre del 1878, su ordine del l’epidemia scompare dai documenti uffiConsiglio sanitario provinciale, in una ciali. Le indemoniate ricoverate in ospeVerzegnis affondata nella neve arrivarono dale guarirono tutte, e almeno per i tre il protomedico provinciale Giuseppe Chiap anni successivi non si registrarono altri e il primario chirurgo dell’ospedale di casi di possessione. Quattro anni dopo Udine, Fernando Franzolini. Quest’ultimo aver messo per la prima volta piede nel in particolare, noto chirurgo di solida forpaese Franzolini tirò le fila della vicenda: mazione positivista, non ci mise molto a “Verzegnis – scrisse - rimarrà un paese di diagnosticare una forma acuta di demonoisteriche e di superstiziose, ma il bastone patia, un’isteria collettiva dovuta a cause della scienza ha percosso giusto ed ha che con il sovrannaturale avevano ben soggiogato il soggiogabile”. poco a che fare. E i rimedi consigliati Quando, una decina di anni fa, un amico dal medico furono altrettanto empirici: mi raccontò dei ritrovamenti del 1980 due delle ragazze più indemoniate, Lucia nel cimitero di Verzegnis ricordando per Chialina e Margherita Vidusson, sarebbero sommi capi lo straordinario caso delle state ricoverate all’ospedale per esseindemoniate, in Italia era in atto uno re sottoposte ad esami e accertamenti, scontro di potere fra governo e magistramentre in paese un drappello di carabitura fra i più virulenti nella recente storia nieri avrebbe vigilato affinché venissero della repubblica. In una sorta di sovraprispettati alcuni precetti, a cominciare dal posizione metaforica delle due vicende divieto di tenere altri esorcismi e di far non riuscii a non vedere il significato suonare le campane delle chiese. I rimedi ultimo, la morale se vogliamo, di queste ebbero scarso successo, e l’anno dopo, realtà: quando i poteri lottano per sé di fronte al protrarsi della situazione la stessi oscurando ogni attribuzione di senso Prefettura di Udine ordinò l’intervento alla vita, il diavolo trova sempre modo di dell’esercito, e una compagnia di fantemanifestarsi. E a farne le spese sono gli ria mise di fatto sotto assedio il paese. anelli più deboli della società. 13 Indemoniate Le Indemoniate di Verzegnis e i delfini di Artaud di Angela Felice Un mito da sviluppare in racconto o una dimostrazione da argomentare con sequenza sistematica di punti? Il quesito, e il dubbio che lo sottende, non sono oziosi. Toccano alle radici ogni scelta preventiva sulla via più efficace per filtrare e trasmettere una storia, un tema, una visione del mondo o perfino una lezione. Ma, al riguardo, il Protagora di Platone non ha dubbi. Sollecitato a “dimostrare più chiaramente come la virtù si può insegnare”, egli non esita a dire che, a fronte dell’opzione tra narrazione ed esposizione, “raccontare un mito pare più bello”. La domanda è diretta e la risposta altrettanto trasparente, secondo quella limpida saggezza degli antichi in cui non è mai impertinente trovare sicure ancore di riferimento. Quel dilemma, del resto, riguarda ogni comunicazione, soprattutto artistica, di ogni tempo e luogo, e, insomma, la scelta dell’involucro (stile, genere, poetica, tessitura verbale, ecc.) di un contenuto è premessa decisiva per la sua incisività. E tanto più, se la comunicazione sceglie di incanalarsi sulla via del teatro, in cui le alternative formali si sventagliano in una fertile anarchia di soluzioni possibili e, oltre alla trama verbale, si tratta di tener conto della mediazione dell’attore, delle componenti di spazio e di tempo e, da lì, del tipo di relazione da intrattenere col pubblico, in condivisione dal vivo. Il discorso, evidentemente, vale anche per la strutturazione teatrale delle “Indemoniate di Verzegnis”, in previsione del finale approdo al palcoscenico. Anzi, esso può tornare utile per spiegare il rovello tormentato – lungo due anni e più- che ha irretito la folta squadra degli artisti, veri minatori del buio, che ne sono stati contagiati, a volte bloccati al palo, a volte esaltati dal furor creativo, sempre al bivio tra l’urgenza di una storia da scavare e il vaglio del modo più congruo in cui illuminarlo. È fuor di dubbio, intanto, che quella vicenda arcana di fine Ottocento, vissuta da una piccola comunità, appartenga al serbatoio dei “miti” e ne porti impresse le stigmate di fascino archetipico e misterioso. È un fatto minuscolo di popolo marginale, un ombelico da micro-storia, ma capace di riverberarsi in cerchi di risonanze più vaste: fa riaffiorare disagi oscuri, provoca interrogativi sul divario tra ordine e disordine, logos e caos, potere e bios, mette in rilievo anonime figure di donne escluse da secoli al diritto di voce e di volto, rispolvera paragoni di lunghissima durata, le baccanti, le streghe, le isteriche. Da enigma sfuggente si cristallizza in “caso”, perfino da manuale, per il ripetitivo esercizio dell’allarmismo pubblico, come episodio scomodo da reprimere e soffocare con la forza, come avvenne nei fatti, e poi con quel più efficace colpo di spugna che è il silenzio, arma potente per la rimozione definitiva o per il compiacimento dell’ipocrisia collettiva. Quale vicenda mitica più affascinante di questa, dunque, come se essa non aspettasse altro che essere risvegliata, dissepolta e rischiarata dalla visione teatrale? Appunto, ma come? Con quale procedura di sviluppo? Con quale drammaturgia - d’autore e d’autore - che, nelle intenzioni preliminari di una scena della memoria, non rischi anche di arenarsi nelle secche della documentazione o di un involontario, ma inerte, didascalismo? E in più, a complicare le difficoltà, c’è dell’altro. La vicenda delle “indemoniate” è pluriprospettica e stratificata, perciò inafferrabile. Ritaglia un coro di figure (donne, invasate e non, uomini, autorità civili e religiose, il sindaco, il parroco, il medico, il gendarme) e nessun protagonista, in cui sia possibile pedinare l’evoluzione di un punto di vista o di una psicologia risentita. Il “fenomeno” inoltre si dipana lungo tutto un anno, ma non conosce una vera curva: nasce, si spegne, riaffiora, si smorza di nuovo, esplode ancora in fiammata, poi via via si assorbe e svanisce, anche al di là dell’intervento esterno di coercizione. In sostanza, disegna una cronaca, non un 14 intreccio. È una non-storia, che offre pochi appigli, se non quello, monocorde, della ripetizione a intervalli di un’epidemia da “possessione”, al più variata nella dinamica dell’espansione quantitativa delle contagiate, non nella qualità di mutazioni significanti. La psiche collettiva vi pare mossa quasi in un ritmo cardiaco da sistole-diastole, fino alla calma piatta di un finale (ma quanto definitivo?) rientro nella normalità. La materia è intrigante, fluida e, dunque, più pare di poterla raccogliere e interpretare intorno ad un motore centrale (antropologico, sociologico, politico, psicoanalitico, di genere..) da cui partire per una definizione formale, più essa sfugge, costringe a riaprire il discorso, reclama a raggiera possibili scorci di approccio. Certamente Shakespeare è lì a dimostrarci che sul palinsesto della storia, filogicamente accertata, si può anche inventare e lavorare di cesello, ma intanto, per le “indemoniate”, i dati da cui procedere, per un eventuale lifting di fantasia, sono questi, problematici e seducenti, ma anche spogli, a loro modo grezzi, soprattutto poveri di evidenti potenzialità drammaturgiche. E, ad esempio, se da un lato abbondano materiali di oggettiva documentazione (relazioni mediche, carteggi, cronache di stampa), dall’altro è avvolta dal totale mutismo la voce delle donne, di cui si fatica perfino a rintracciare qualche scolorito dato anagrafico. Tre, allora, paiono le soluzioni in cui quel materiale - uno scheletro, una traccia, più che una miniera- può calarsi in una praticabile forma teatrale. La prima, la più semplice o, oggi, la più scontata, è la via della narrazione teatrale per voce solitaria. Scena a mani nude, questa, in cui un attore - attore/autore più che interprete/esecutore - si investe di una ruolo di testimone-mediatore e attiva uno sguardo di distacco critico e di scarto rispetto alla vicenda rievocata e restituita grazie alle risorse della tecnica affabulatoria. La scena contemporanea offre gli esempi più disparati di questa tendenza diffusa al monologo teatrale, le cui ragioni genetiche e profonde vanno al di là della bruta emergenza economica dell’ottenere “il massimo risultato col minimo dispendio” e certo rispondono all’urgenza del recupero di una parola e di una verità autentiche, a contrasto con il depauperamento linguistico e comunicativo operato dai media. Ma, nei suoi tanti rivoli, questo filone pare aver via via sbiadito le forti motivazioni originarie (dei Paolini, Baliani, Curino), in parte isterilendosi nella maniera e nell’inerzia della soluzione di ripiego. Soprattutto, se applicata alla trama delle “indemoniate”, mille fili di cui nessuno è rosso, può finire con l’enfatizzare e sottolineare il solo punto di vista del monologante, con il rischio in agguato che egli - corpo e voce inconfondibili- si sovrapponga al materiale incandescente, ne schiacci la magmatica fluidità e, a conti fatti, favorisca soprattutto l’identificazione con il narratore, autoinvestito di carisma scenico. Si - è infatti una seconda soluzione- della rappresentazione-esecuzione di una testo drammaturgico di fattura classica, in cui i vari personaggi, nella dinamica tra protagonisti e comprimari, trovino voce e fisionomia, secondo canoni convenzionali di scrittura, con organizzazione gerarchica delle presenze, dinamica del contrasto tra posizioni opposte, ritmo delle entrate e delle uscite, concatenazione logico-cronologica delle scene. Si può anche ipotizzare che in questo modello testuale sia isolato un solo momento della storia che, come la parte per il tutto, sia in grado di richiamare con forza centripeta anche gli altri tasselli del mosaico. In fondo, tanto per tornare ai classici, basta solo l’esplosione della peste per innescare a catena la macchina infernale dell’investigazione di Edipo e portarne a galla, a ritroso, l’infelice destino. Ma appunto, nel caso delle “indemoniate”, quale punta dell’iceberg si presta ad essere ritagliata? Ogni selezione pare arbitraria su quel materiale scivoloso, senza picchi, refrattario a operazioni di univoco insabbiamento. Si può profilare allora la possibilità di una terza via che, con modalità non autoritarie, valorizzi proprio la complessità poliprospettica della vicenda e aderisca alle intenzioni di una scena aperta, problematica, congetturale. In questo caso, torna utile la (ri)costruzione della vicenda-fenomeno per frammenti, spezzoni di dialoghi, fotogrammi verbali e gestuali, come tasselli sparsi di una trama sfilacciata mostrata per esempi. A contare, qui, è naturalmente il montaggio che collaziona le varie tessere, le giustappone e così, da mezzo squisitamente tecnico, finisce per assolvere a una funzione brechtiana di filtro interpretativo e di ritmo narrativo, tra pieni “citati” e vuoti da riempire, a piacere, secondo la sensibilità critica della pluralità dei punti di vista chiamati in causa anche tra il pubblico. Tre vie possibili, dunque. E tutte e tre sono state vagliate e discusse, sperimentate singolarmente e poi rigettate, riprese di nuovo e intrecciate in compromessi e in ipotesi di convergenza, nel corso del lungo laboratorio a tappe che ha entusiasmato, stregato e talora perfino travolto un gruppo di artisti –attori, drammaturghi, musicisti, esperti, consulenti-, quasi fossero posseduti anch’essi dal tema perturbante. Ma poi, come spesso avviene, tutto si tiene, e non certo per alchimie miracolose. Il fatto è che sul tema –sulla scrittura teatrale che ne è derivata e su quella spettacolare che ne scaturirà- si è incastrato un reale lavoro di gruppo, a intreccio tra competenze diverse. Gli attori hanno messo in campo la sapienza del mestiere e i drammaturghi, a loro volta, la perizia letteraria e verbale, in una baratto tra esperienze, poetiche e pratiche da far convergere in quella che, a consuntivo, pare il felice capolinea di una scrittura scenica a più mani e, anch’essa, a più strati. Il risultato pare interessante, soprattutto perché mette a frutto e intreccia in modo originale le tre possibili modalità di strutturazione, cui prima si faceva accenno. Porta in scena, infatti, i personaggi riconoscibili della vicenda, ricostruendone la fisionomia dalle fonti documentarie e insieme dotandoli con fantasia inventiva di una parola, di una traccia psicologica e di un comportamento verosimili, in vista di un incastro di quadri dialogici, secondo una sequenza di incontri-scontri a due. Nel contempo, questi quadri non organizzano un intreccio logico15 cronologico da pièce bien faite tradizionale, ma procedono per salti e fughe, entro un collage combinatorio di esemplari reperti storici e immaginari, screziati per tono e atteggiamento (sarcasmo grottesco, spirito critico, siparietti comici, pathos tragico, empatia emotiva) e perciò rispondenti alle prismatiche facce del mito da raccontare e dei tanti sguardi che vi sono implicati. E, ancora, agisce all’interno del puzzle una guida sottile di orientamento, costituita dalla figura del folle, lo scemo del villaggio, silhouette inserita nel coro con azzardo inventivo ma non del tutto improbabile tra i borderline di una piccola comunità isolata. E’ un essere un po’ “idiota” e un po’ filosofo, versione di montagna del fool shakespeariano o, volendo, di quella voce profetica di verità mai credute che è consegnata all’archetipo di Cassandra. Ma è evidente che a questo picchiatello di paese, con i suoi stralunati tic linguistici, non viene affidata alcuna autorevolezza salvifica e alcun punto di vista superiore. Il jolly un po’ tocco delle “indemoniate” resta fonte sospetta e largamente inattendibile; è figura da ossimoro, scisso tra marginalità reale e saggezza impraticabile e reietta. Spiazza, dunque, più che orientare a un sicuro e pacificante accertamento della verità. Ed è allora figura di felice invenzione sulla partitura di una storia-non storia che non approda a nessun riscatto rivoluzionario, ma si limita ad aprire squarci inquietanti sull’anarchia del profondo. Il folle è il doppio delle “indemoniate di Verzegnis”. E’ una voce di scarto, megafono sghembo di quella che la superstizione, l’ignoranza, la miseria, il potere, i preti hanno negato alle donne. Ne è anche una coscienza, ma indiretta, ambigua, indifesa e naturalmente effimera. E in questo senso, per cerchi concentrici di allusione, il folle di Verzegnis si eleva a anche a metafora e Doppio del teatro stesso. Per lo meno, per come lo intendeva Antonin Artaud. Perché per lui il Teatro era questo: “il Doppio non della realtà quotidiana (…), ma di un’altra realtà rischiosa e tipica, dove i principii, come delfini, una volta mostrata la testa, si affrettano a reimmergersi nell’oscurità delle acque”. La variante di Lüneburg è rimasto a lungo lontano da tali dimensioni, per volere dello stesso autore, che non ha mai nascosto di guardare con sospetto a qualsiasi “traduzione altra” rispetto alla complessità della pagina letteraria. Ma grazie a un affascinante progetto di a.Artisti Associati, La variante di Lüneburg approda ora al palcoscenico in una versione ricca di suggestioni: quella della “fabula in musica”. La riduzione è stata firmata dallo stesso Maurensig, autore anche dei testi delle canzoni che tanta parte hanno nell’economia della messinscena. Dà loro anima la sensibilissima interpretazione di Milva, una raffinata signora della scena italiana e internazionale, interprete appassionata e toccante che attraverso la forza della propria voce ci restituisce a quella capacità di commozione, a quel pathos emotivo, a quel guardare gli eventi del passato con partecipazione, che fa uomini. Accanto a lei, Walter Mramor interpreta le parti recitate del monodramma, mentre le musiche originali portano la firma di Valter Sivilotti. A restituire sulla scena in palpabile vibrazio- «Quale amore o compassione si può provare per un pezzo di scacchi sacrificato al gioco?» la battuta di Frisch, uno dei personaggi centrali de La variante di Lüneburg potrebbe senz’altro apparire, di primo acchito, condivisibile: non c’è rischio, non c’è responsabilità... Perdere una pedina sulla scacchiera significa rifarsi alla mossa successiva; nel peggiore dei casi, perdere quella partita e dover convincere l’avversario a concedere una rivincita. Ma se la metafora della partita a scacchi assume un significato diverso, crudele e sconcertante, allora il gioco non è più leggero. È quanto ha immaginato lo scrittore goriziano Paolo Maurensig nel suo La variante di Lüneburg, pubblicato nel 1993 e divenuto in breve un best-seller internazionale. Intrecciando la passione per il gioco degli scacchi a un climax da libro giallo, e a una riflessione invece molto profonda su uno dei periodi più bui della storia dell’umanità - come è stato il nazismo - Maurensig si è rivelato al mondo: il suo romanzo, molto corteggiato dal cinema e dal teatro, dal romanzo di Paolo Maurensig adattamento teatrale e testi delle canzoni Paolo Maurensig musiche originali e direzione Valter Sivilotti con Milva e Walter Mramor al pianoforte Valter Sivilotti soprano solista Franca Drioli ai sassofoni Marco Albonetti Coro e Orchestra ArsAtelier diretto dal m° I. Laurensic In collaborazione con U.S.C.I. della provincia di Gorizia produzione a.ArtistiAssociati 16 durata 1 ora e 40’ senza intervallo g Politeama Rossetti dal 10 all’11 novembre altri percorsi tardi si scoprirà che anche Hans è un campione di scacchi ed è stato allievo del misterioso Tabori «un uomo che ha giocato all’inferno». L’inferno di Tabori, di famiglia ebrea, è stato quello del lager. Un ulteriore e personale inferno era stata poi la durissima, cinica partita di scacchi in cui aveva dovuto affrontare l’ufficiale nazista Frisch: la posta in gioco allora non erano le semplici pedine sulla scacchiera, ma le vite vere e innocenti di tanti internati, per la cui salvezza Tabori si batte indefessamente in una guerra infinita e tesissima, fino all’arrivo dei russi. Sarà Hans ad accogliere il segreto del maestro, ormai giunto alla fine dei sui giorni, e a spegnere per sempre l’ombra di quell’inferno, inducendo Frisch a togliersi la vita, ancora una volta attraverso una sfida all’ultimo respiro, sulla scacchiera. (i.lu.) ne le emozioni del testo, un assieme di voci e strumenti tanto imponente da rendere necessaria la partecipazione di molte realtà della regione, alla realizzazione dello spettacolo, in un’unione artistica e di anime che supera confini storici, geografici e culturali: giusto menzionarle tutte, dall’Associazione ArsAtelier Centro sloveno di Educazione Musicale “Emil Komel” , all’Associazione Culturale “Canzoni di Confine”, dalla Glasbena Šola Nova Gorica al Kulturni dom di Gorizia, all’ U.S.C.I. e al Comune e alla Provincia di Gorizia. Uno spettacolo dunque composito e di sicuro effetto, per ripercorrere le emozioni de La variante di Lüneburg. Il testo è fondato su un lungo flash back: il giovane narratore, Hans, si assume la responsabilità dell’apparente suicidio di un grande sperto di scacchi, il signor Frisch. Più 17 La variante di Lüneburg la protagonista, Milva appare nel mondo dello spettacolo classificandosi “prima” - fra 7600 candidate a un concorso della RAI per le nuove voci e ottiene nei primi anni Sessanta la sua consacrazione al Festival di Sanremo: ma da lì la sua parabola artistica vola verso vette altissime, passando per scelte di significato ed eleganza ben precise, e spesso coraggiose. Oggi è di certo una delle personalità che più ci viene invidiata all’estero. Nasce a Goro, un piccolo centro della Pianura Padana, ma il suo canto appassionato, le sue struggenti interpretazioni ci hanno fatto conoscere di lei un’ insospettabile anima mitteleuropea, colta, sensibile, doti che la rendono una protagonista di rara sensibilità, la più adatta a interpretare ad esempio il difficile capolavoro di Maurensig. Un lavoro - quest’ultimo che l’artista ha affrontato con molta generosità e partecipazione, commentando «È una favola in musica, un teatro canzone, come se ne vedono pochi. I brani dedicati alla Shoah fanno sentire emozioni straordinarie che spero in molti possano sentire». Il suo eclettismo, la sua plasmabilità hanno fatto sì che il grande Giorgio Strehler la scegliesse fra le sue più amate primedonne: «Non sarei quella che sono oggi, dopo più di quarant’anni di carriera internazionale, se non avessi avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino Giorgio Milva Strehler» dice la stessa Milva. Un cammino che è impossibile sintetizzare con efficacia, in tutte le sue sfacettature, nelle sue mutevoli direzioni, segno del carattere aperto, intelligentemente curioso, del costante desiderio di confrontarsi con nuove sfide. Inizia a cantare giovanissima, partecipa alla competizione sanremese oltre dieci volte. Nel 1962 interpreta il suo primo film, La bellezza d’Ippolita con Gina Lollobrigida. Ma è la carriera di cantante a darle le maggiori soddisfazioni anche internazionali: incide in Germania il disco Liebelei e in Italia ha una ricca attività nel mondo della canzone commerciale: il Festival di Sanremo la vuole e la premia, e con le sue quattordici partecipazioni Milva è la cantante che più ha frequentato la competizione). Alla musica leggera alterna però l’impegno in un repertorio di canzoni della tradizione popolare italiana, che nel 1964 culmina nello spettacolo Canti della libertà, con Arnoldo Foà che al Lirico di Milano suscita l’attenzione di Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Il regista triestino la dirige nei recital Poesie e canzoni di Bertolt Brecht, Ma cos’è questa crisi e Io, Bertolt Brecht: quest’ultimo le darà un successo europeo. Recita poi a teatro nel Ruzante diretto da De Bosio, con Strehler in La cantata del mostro lusitano di Peter Weiss. Nel 1973 ancora Strehler la 18 g sceglie per il ruolo di Jenny delle Spelonche ne L’opera da tre soldi. Da allora si allontana dal mondo della musica leggera per specializzarsi in un repertorio di grandi autori: canta Io, Bertolt Brecht n.2, nel 1978 è alla Piccola Scala in Diario dell’assassinata di Gino Negri e al Regio di Torino in Orfeo all’inferno di Offenbach, poi interpreta Io, B.B. n.3 e nel 1982 è alla Scala per La vera storia di Luciano Berio, con cui collaborerà a lungo. Alla Bouffes du Nord, il teatro di Peter Brook, è insieme a Astor Piazzolla in El tango: altra dimensione artistica in cui Milva esprime appieno le proprie potenzialità. Al Teatro Stabile regionale è stata protagonista più volte: nel 1968 e nel 1975 con i suoi recital brechtiani firmati da Strehler, nel 1971 ha recitato in Angeli in bandiera, commedia musicale di Garinei e Giovannini in cui si è cimentata con humor e talento e infine - nel 1975 - col suo appassionato El tango, regia di Crivelli. Lavora poi ancora con Strehler in Francia, con Sepe, negli anni Novanta è la volta di un nuovo recital brechtiano di successo internazionale. Continua a interessarsi di cinema (prende parte a un documentario di Werner Herzog), a incidere dischi, partecipa a progetti importanti con grandi orchestre, sviluppa il suo cammino nella conoscenza del tango (applaudita anche al Festival di Buenos Aires) imponendosi come una vera stella, protagonista di classe nel canto come nella recitazione. 19 Ornella Vanoni tour teatra Le canzoni del nuovo album di Ornella Vanoni “Una bellissima ragazza” debuttano dal vivo nel lungo tour che l’artista milanese sta per intraprendere e che si protrarrà fin nei primi mesi del prossimo anno. Dunque una Vanoni ancora protagonista sui palcoscenici italiani, che nelle ultime stagioni l’hanno vista impegnata in una tournèe “senza fine” con Gino Paoli. L’entusiasmo e la partecipazione che Ornella ha espresso in questo nuovo lavoro anche come autrice oltre che come superba interprete ai massimi livelli della sua lunga carriera, le donano uno stato di grazia ed una luce particolarmente favorevoli per affrontare un nuovo e impegnativo tour teatrale. Dopo la partenza con due “anteprime” a Cattolica, “Una bellissima ragazza tour” sarà il 7 novembre al Rossetti di Trieste, per poi proseguire a Torino, Bergamo, Ravenna, Milano e Roma. Il calendario di dicembre prevede poi le città di Bari, Firenze,Venezia e Modena. Le canzoni del nuovo album non saranno naturalmente le sole protagoniste di questi concerti, ed è difficile prevedere quali brani del suo immenso repertorio l’artista proporrà al pubblico. Sicuramente non mancherà il suo amore per il Brasile – non dimentichiamo che è stata la prima artista a far conoscere in Italia la poesia e la musica di giganti come Jobim o Vinicius De Moraes; così come ascolteremo di sicuro molti capolavori d’autore e qualche incursione nel jazz, altra passione che ha saputo estendere al grande pubblico con naturalezza e semplicità. Ad accompagnare Ornella sul palco ci saranno l’argentino Natalio Luis Mangalavite al pianoforte, Luca Scarpa al pianoforte, tastiere e alla programmazione, Michele Ascolese alle chitarre, Dino D’Autorio al basso, Roberto Testa alla batteria e Carlo di Francesco alle percussioni. La regia dello spettacolo è affidata ad uno dei migliori e più “innovativi” registi dell’avanguardia teatrale : Giancarlo Cauteruccio, curatore anche della bellissima scenografia che non mancherà di suscitare consensi per l’essenzialità e l’eleganza. 20 ale 2007 i biglietti Platea A Interi € 55 Rid. abbonati € 53 Platea B Interi € 44 Rid. abbonati € 42 Platea C Interi € 38 Rid. abbonati € 37 I Galleria Interi € 33 Rid. abbonati € 32 II Galleria Interi € 27 Rid. abbonati € 26 Loggione Interi € 16 eventi speciali ed erotica Il Marinaio. Sono anni in cui ogni suo disco incontra un consenso sempre crescente di critica e pubblico, così come un trionfale tour in coppia con Gino Paoli verrà definito l’evento musicale dell’anno. Nel 1986 Ornella realizza un suo sogno. È Ornella &..., doppio album di atmosfere jazz, con un cast di all-stars della scena jazz internazionale come Herbie Hancock, Gerry Mulligan, George Benson, Gil Evans. Gli anni ’90 cominciano all’insegna della collaborazione con Mario Lavezzi, produttore e autore di tante canzoni da top-ten. Di MogolLavezzi Ornella porta al successo Insieme a te, Stella nascente, Piccoli brividi. Il 1996 è l’anno di Sheherazade – Disco d’Oro 1996. Ornella sviluppa il discorso sulla contaminazione tra i generi musicali e le modalità espressive e dalla collaborazione con Paolo Fresu e Beppe Quirici nasce nel 1998 Argilla con il quale affronta la sfida di reinterpretare la musica leggera attraverso il new jazz, la nuova onda bahiana e il pop. Come logica prosecuzione del discorso avviato con Argilla, un disco live, praticamente il primo nella storia di Ornella – Adesso - che si arricchisce di ben due inediti: Isola - scritta da Samuele Bersani su un pezzo di R. Sakamoto, e Alberi, canzone con la quale Ornella partecipa al 49° Festival di Sanremo in qualità di ospite di Enzo Gragnaniello. In questa occasione le viene consegnato il Premio alla carriera, in riconoscimento delle sue qualità di interprete della canzone italiana. Nel 2001 pubblica due album di cover. Con il primo Un panino, una birra... e poi si conclude il sodalizio con la CGD e con il secondo E poi... la tua bocca da baciare inizia una Ornella Vanoni esordì sulla scena come attrice nella scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler; fu tra le prime interpreti dei drammi di Brecht. È da questa iniziazione teatrale che nasce il primo successo di Ornella Vanoni cantante, Le canzoni della Mala, un repertorio di canzoni di grande impatto drammatico. Negli anni ’60 un altro incontro fondamentale, quello con Gino Paoli, con il quale comincia un sodalizio artistico e sentimentale. Paoli scriverà per lei Senza fine, un piccolo gioiello della canzone italiana. In questo periodo Ornella alterna impegni teatrali di grande successo (Rugantino, che arriverà fino a Broadway), platee televisive e dischi che restano in vetta alle classifiche. Nel suo repertorio oltre alle canzoni di Paoli, trovano posto successi di Domenico Modugno, Burt Bacharach, Charles Aznavour, Gibert Becaud e altri. I ’70 sono anni di grandi successi televisivi e di mercato come L’appuntamento e Domani è un altro giorno che accompagnano la crescita e i sogni di un’intera generazione. Ornella Vanoni si afferma come raffinata e sensuale interprete della canzone d’amore italiana. È del 1976 il grande successo internazionale di La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria, un evergreen discografico con Toquinho e Vinicius De Moraes. A Ornella va il grande merito di aver fatto conoscere in Italia il meglio della musica brasiliana. Negli anni ’80 Ornella si afferma come la “Signora della Canzone Italiana”, un titolo che le viene riconosciuto di diritto per la sua raffinatezza e per i continui successi discografici. È sempre più frequente che Ornella firmi i suoi brani di successo, tra cui la frizzante Vai Valentina e la calda 21 nuova collaborazione con Sony Music/Epic. Nel 2002 incrocia la strada di Sergio Bardotti e si lascia incantare dal progetto di interpretare il meglio di Burt Bacharach: tutto in italiano e appositamente tradotto per lei. Esce l’album Sogni proibiti Ornella e le canzoni di Bacharach, dove Bacharach ha composto, arrangiato e suonato per lei un nuovo brano inedito dal titolo Love is (still) the answer. Nel 2003 esce l’ album Noi, le donne noi, dove il brano omonimo, unico inedito dell’album, interpretato da Ornella in coppia con Nancy Brilli, è la sigla dell’edizione 2003 de Il bello delle donne fiction di Canale 5. Sergio Bardotti e Mario Lavezzi, i due produttori che “storicamente” hanno lavorato con Ornella, per questo disco hanno giocato ad uno scambio artistico: le canzoni scritte o precedentemente arrangiate dall’uno, sono state “rilette” dall’altro. Nel 2004 Ornella Vanoni, dopo quasi vent’anni dal precedente incontro artistico, torna di nuovo insieme a Gino Paoli con il nuovo album di inediti Ti ricordi? No non mi ricordo ed il libro Noi due, una lunga storia scritto con Enrico De Angelis seguiti da una tournée che, ancora una volta, si rivela l’evento in assoluto battendo tutti i record d’incasso ai botteghini dei teatri. Il successo viene suggellato dalla pubblicazione del doppio CD e DVD VanoniPaoli Live. Il nuovo album dal titolo Una bellissima ragazza è uscito il 28 settembre e contiene 12 inediti tutti dedicati all’amore e alla vita. Prodotto da Mario Lavezzi è un lavoro alla cui realizzazione hanno partecipato e collaborato molti importanti artisti e musicisti tra i quali Pacifico e Mario Biondi. Shaolin&Wudang Colui che conosce gli altri è saggio, colui che conosce sé stesso è illuminato. Colui che domina sé stesso è forte, colui che domina sé stesso è un eroe. Colui che possiede il necessario è ricco, colui che lotta per la moderazione vedrà i suoi desideri realizzati. Colui che non lascia la sua casa avventatamente, troverà ovunque la casa ideale Colui che non è soggiogato dalla morte vivrà in eterno. Laotse Ritorna in Italia e al Rossetti di Trieste, dopo il successo ottenuto cinque stagioni or sono, la nuova tournée europea dei monaci Shaolin e dei monaci Wudang in un nuovo spettacolo dal titolo L’altro volto della Cina. Lo spettacolo è uno vero e proprio spaccato della realtà cinese attuale, divisa tra misticismo e modernità, che vede coesistere due mondi opposti, due volti contrastanti di una stessa nazione in cui iniziative di sviluppo e progresso convivono con una cultura millenaria e antiche tradizioni . È in particolare quest’ultimo l’aspetto che lo spettacolo vuole mettere in risalto: i 15 Monaci Shaolin e Wudang verranno portati come esempio di un modello di vita condotto secondo lo spirito, i principi e i segreti dell’antica Cina. Lo Spettacolo Sono ben undici anni che l’arte dei Monaci cinesi viene portata sui palcoscenici di tutto il mondo lasciando increduli milioni di spettatori grazie alle loro straordinarie abilità fisiche e mentali. L’altro volto della Cina è uno spettacolo per famiglie ispirato alla filosofia dello Yin Yang e del Buddismo Zen e alle incredibili tecniche di combattimento e meditazione dei Maestri Shaolin e Wudang. Lo spettacolo riflette l’immagine dell’incomprensibile e straordinario potere della mente, mostra le incredibili performance dei monaci, che esulano dalle normali capacità umane. Gli elementi principali sono gli incredibili esercizi di Hard Qi Gong, con cui i monaci catalizzano l’energia vitale in una parte del corpo conferendole poteri straordinari e rendendola insensibile al dolore, e gli esercizi di combattimento di gruppo con le armi tradizionali. Per valorizzarne ogni aspetto e per mostrare ancor meglio la realtà cinese odierna, costantemente divisa tra antico e contemporaneo, ogni momento dello spettacolo è supportato da moderne tecnologie: effetti luce, video e proiezioni. Grande novità di questa produzione: la musica suonata dal vivo dalla “Yin-Yang 22 Mo onks Kung Fu eventi speciali Lo scopo fu sempre - e ancora è - quello di essere in grado di controllare il flusso d’energia positiva del corpo che i monaci chiamano Qi. Tale controllo rende le parti del corpo insensibili al dolore. I monaci rompono sbarre di ferro sulla testa; mazze di legno vengono spezzate sui loro corpi senza lasciare segni. Questi esercizi non sono fine a sé stessi, ma la prova della capacità di controllo del corpo. Accanto alla scuola Shaolin, più “fisica”, fu fondata un’altra scuola più “spirituale”, basata su uno stile di arte marziale cinese dalle caratteristiche più pacate, chiamato Wudang. Esso fu sviluppato nei templi delle montagne Wudang (nominate dall’UNESCO patrimonio mondiale) 1.200 chilometri a sudovest di Pechino nella provincia di Hubei e contiene sia le teorie del yin-yang che i 5 elementi della cosmologia taoista: acqua, terra, fuoco, legno e oro. Queste azioni sono apprese per essere combinate e unite alla respirazione “Neigong” per sviluppare una forza interiore sia per scopi difensivi che d’attacco. Wudang è la “casa” del Tai Chi, dello Yin Yang e del Feng Shui. Negli anni, l’area intorno a Shaolin e Wudang divenne il centro spirituale della Cina. Gli studenti presenti oggi, non ricevono solo un’eccellente educazione, infatti, i monaci, attraverso i loro insegnamenti, rivelano i segreti dello Wushu. Gli Shamis (gli studenti, i novizi) vengono formati secondo un sistema di classi e si allenano per un periodo che varia tra i 15 e i 20 anni finché non diventano loro stessi dei Maestri legittimati ad insegnare a loro volta ai nuovi studenti. Orchestra”. Formata da quattro elementi e posizionata all’interno della scenografia dietro un velo di seta, accompagnerà con musiche tradizionali i monaci nei loro esercizi. La Storia Il monastero Shaolin fu fondato nella provincia cinese di Henan a 600 chilometri a sud di Pechino dal monaco indiano Tamo, che tradusse in cinese gli insegnamenti del Buddismo e sviluppò una nuova dottrina: il Buddismo Zen. In contrasto con gli insegnamenti classici, il Buddismo Zen si focalizza più sull’unione tra mente e corpo. Attraverso la contemplazione della natura e la meditazione, il fondatore del Monastero Shaolin Songshan creò una nuova consapevolezza del corpo, chiamata, dai monaci, “Wushu”. L’obiettivo è il controllo del corpo attraverso il potere della mente. I monaci svilupparono esercizi finalizzati all’allenamento e la medi- tenti tazione, tramite i quali acquisirono incredibili abilità fisiche. Questi metodi di preparazione rappresentarono le origini di tutte le arti marziali conosciute in occidente, come l’arte del Kung Fu per fare un esempio. I monaci non si definirono mai dei veri e propri combatdi Kung Fu o dei soldati; le loro abilità erano solamente un effetto secondario del loro allenamento. 23 café Rossetti primadurante Gran festa in Viale XX Settembre il 9 ottobre scorso per l’inaugurazione ufficiale del nuovo Café Rossetti, il nuovo ristorante del teatro aperto tutti i giorni dalle 18 all’1 e per l’apertura della stagione con lo spettacolo “Vita di Galileo”. Alla cerimonia del taglio del nastro hanno partecipato il sindaco Roberto Dipiazza del Teatro Stabile Paris Lippi, la vice presidente Cristina Benussi e il direttore Antonio Calenda. La musica 24 e&dopoteatro a, il presidente a dal vivo è stata offerta dalla Ragtime Jazz Band di Trieste. 25 café Rossetti primadurante › ottimo rapporto qualità/prezzo › i nostri piatti sono comprensivi di coperto e servizio › scegliamo solo prodotti freschi e di stagione. › Il menu varia ogni giorno a seconda della reperibilità del pesce sul mercato › I nostri vini sono serviti anche a bicchiere › Se a casa ti aspetta il tuo fedele amico, richiedi il cartoccio del tuo pasto › Vuoi portarti a casa un vino della nostra cantina ti costa il 20% in meno › Servizio 360° tutti i nostri piatti sono anche da asporto › Servizio 360° tutti i nostri vini possiamo mandarteli a casa – basta una telefonata › Servizio 360° catering tutti i nostri piatti e vini, la nostra accoglienza e professionalità anche a casa tua Speciale Peter Pan dal 30 ottobre al 4 novembre dalle 19 alle 20.30 il Cartoccio di Trilly pollettofritto & patatine € 4,00 26 ilmenù e&dopoteatro › Se desideri essere informato sui prossimi eventi, lascia la tua mail al personale di sala Piatti Polenta e Salmone della Valrosandra € 12,00 in Savor Mistica ….”insalata d’erbe” € 14,00 pesciolini e crostacei Pesce & carne in crudo € 13,00 Lubianska in stecco € 12,00 Jota Box € 10,00 Minestra di Patate e Sedano, Rapa, Crostacei, Extravergine “buran 2006” € 14,00 Passata di fagioli, € 13,00 cereali tostati e pesciolini Pastapadella.... Spaghetti olio, alio, crostacei, pesciolini e pomodoro€ 14,00 Burrata 38, Piovra Bruciata € 13,00 Patate, carciofi, pesciolini € 14,00 scottati e taggiasche Anatra in conserva € 12,00 › Il nostro locale è sottoposto a certificazione HACCP per la sicurezza alimentare › Accettiamo Bancomat CartaSi Visa American Express Diners › Menù particolari per cene con più di otto persone Dolci Cioccolato & Pistacchio Mandarino Catalana Snacks Friccoli Giardinetto Formaggi, Mostarde, Confetture e Mieli Frittole con l’Anima Tempura € 7,00 € 6,00 € 6,00 € 4,00 € 6,00 € 6,00 € 5,00 € 7,00 Il Café Rossetti è aperto tutti i giorni dalle 18 alle 01. Per informazioni e prenotazioni 040-578882. 27 Politeama Rossetti Novembre 2007 Peter Pan Peter Pan 20.30, turno M 20.30, turno libero 16.00 e 20.30, t. libero 20.30, turno O 16, Famiglie 20.30, N 16.00, turno P Società dei Concerti Ornella Vanoni 20.30, fuori abbon. Monaci Shaolin 20.30 La variante di Lüneburg 20.30, AP 16.00, turno libero Società dei Concerti 20.30, turno PRI 16.00, turno E I Due Gemelli Veneziani 20.30, turno A 20.30, turno B 20.30, turno C 16.00, turno D Società dei Concerti 20.30, turno M Jekyll & Hyde 20.30, turno libero 20.30, turno libero 20.30, turno O 20.30, turno N 16.00, turno P Società dei Concerti Dicembre 2007 Why... 20.30, turno DAN 20.30, turno libero Se stasera 20.30, turno M sono qui 20.30, turno O Se stasera 20.30, turno N sono qui 16.00, turno P Società dei Concerti 20.30, turno DAN Tap Dogs 20.30, turno libero 20.30, turno libero Scooby Doo Live on Stage 20.30, turno FAM 11.00 - 16.00 11.00 - 16.00 Società dei Concerti Giorgio Panariello 20.30, turno libero 20.30, turno PRI L’una e L’altra 16, t. E - 20.30, t. A 20.30, turno B 20.30, turno C 16.00, turno D Un certo Signor G. 20.30, turno AP 20.30, turno libero 20.30, turno libero Concerto di Cori Alpini I Cosacchi del Don 20.30, turno DAN 16.00, turno libero Lun 29 Mar 30 Mer 31 Gio 1 Ven 2 Sab 3 Dom 4 Lun 5 Mar 6 Mer 7 Gio 8 Ven 9 Sab 10 Dom11 Lun 12 Mar 13 Mer 14 Gio 15 Ven 16 Sab 17 Dom18 Lun 19 Mar 20 Mer 21 Gio 22 Ven 23 Sab 24 Dom25 Lun 26 Mar 27 Mer 28 Gio 29 Ven 30 Sab 1 Dom 2 Lun 3 Mar 4 Mer 5 Gio 6 Ven 7 Sab 8 Dom 9 Lun 10 Mar 11 Mer 12 Gio 13 Ven 14 Sab 15 Dom16 Lun 17 Mar 18 Mer 19 Gio 20 Ven 21 Sab 22 Dom23 Lun 24 Mar 25 Sala Bartoli 21.00 21.00 21.00 Indemoniate 17.00 21.00 21.00 17.00 21.00 21.00 Indemoniate 21.00 21.00 19.00 21.00 17.00 21.00 21.00 17.00 Lei dunque capirà 21.00 21.00 21.00 17 e 21.00 21.00 Le cinque rose di Jennifer 17 e 21.00 17.00 21.00 21.00 17.00 21.00 21.00 21.00 21.00 21.00 17.00 Quale droga fa per me? i prossimi appuntamenti Indemoniate drammaturgia di Giuliana Musso, Carlo Tolazzi regia di Massimo Somaglino con Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Fabiano Fantini,Riccardo Maranzana, Federico Scridel, Massimo Somaglino Posto Unico Interi € 15 Ridotti € 12,50 Posto unico 1★ Peter Pan dal romanzo di J.M. Barrie musiche di Edoardo Bennato con Manuel Frattini Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Shaolin & Wudang Monks Kung Fu - L’altra faccia della Cina Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25 I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ La Variante di Lüneburg dal romanzo di Paolo Maurensig con Milva e Walter Mramor Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ I Due Gemelli Veneziani di Carlo Goldoni regia di Antonio Calenda con Massimo Dapporto Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 Platea A-B 2★★ Platea C - Gallerie 1★ Lei Dunque Capirà di Claudio Magris regia di Antonio Calenda con Daniela Giovanetti Interi € 15 Ridotti € 12,50 Posto unico 1★ Jekyll & Hyde musiche di Frank WIldhorn libretto di Leslie Bricusse con Giò Di Tonno Platea A-B Interi € 35 Ridotti € 29 Platea C Interi € 32 Ridotti € 25 I Gall Interi € 28 Ridotti € 22 II Gall Interi € 20 Ridotti € 17 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Why... il nuovo spettacolo di Daniel Ezralow Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ Se Stasera Sono Qui di Riccardo Cassini e Loretta Goggi regia di Gianni Brezza con Loretta Goggi Platea A-B Interi € 39 Ridotti € 33 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 I Gall Interi € 29 Ridotti € 24 II Gall Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 Platea A-B 3★★★ Platea C - I Galleria 2★★ II Galleria 1★ news diretto da Antonio Calenda Anticipo al Rossetti della grande mostra prevista a dicembre Gli spettacoli di Strehler allo Stabile Esposizione fotografica nel foyer da sabato 10 novembre La neve sulle case del Campiello. Il volto e l’ombrellino di Giulia Lazzarini in Giorni felici. I drammatici controluce del Temporale. Queste e molte altre immagini si potranno osservare, da sabato 10 novembre nel foyer del Rossetti. L’esposizione fotografica “Strehler allo Stabile del Friuli Venezia Giulia” proporrà al pubblico una carrellata visiva sugli spettacoli diretti dal regista triestino e ospitati, in quarant’anni, nei cartelloni del teatro. Allestimenti come Le baruffe chiozzotte, Re Lear, I giganti della montagna sono fra quelli che gli spettatori ricordano più facilmente per l’incisività delle immagini e la bravura degli interpreti. Tornano tutti in questa esposizione – curata da Roberto Canziani per conto dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dei Civici Musei – con la forza di impressioni teatrali che non si cancellano. Nata in collaborazione tra Teatro Stabile e Comune, l’esposizione è inserita tra le iniziative che celebreranno il decennale della scomparsa del regista (1921-1997) e culmineranno il prossimo14 dicembre nell’inaugurazione, a Palazzo Gopcevich, sul Canale, della grande mostra “Strehler privato. Carattere, affetti, passioni”. Al Café Rossetti sono previsti incontri pomeridiani con gli artisti ospiti della stagione 2007/2008. Saranno Milva, Massimo Dapporto (il 15 novembre), Giulia Lazzarini a rievocare la personalità di questo maestro del teatro del ‘900. Nel foyer, l’esposizione fotografica “Strehler allo Stabile del Friuli Venezia Giulia” accoglierà intanto gli spettatori fino a dicembre. Il Rossetti presente nel principale centro commerciale di Trieste Aperto il punto vendita alle Torri È stato presentato lunedì 8 ottobre il nuovo punto vendita del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia presso il Centro Commerciale Torri d’Europa di Trieste. All’apertura erano presenti il direttore del Centro Commerciale Torri d’Europa Angelo La Rocca ed il direttore organizzativo dello Stabile regionale Stefano Curti. La nuova biglietteria svolge non soltanto servizi di vendita ma anche servizio di prenotazione rivolto agli 30 abbonati: è infatti possibile acquistare alle Torri tutti i biglietti e gli abbonamenti per gli spettacoli in programma al Politeama Rossetti e alla Sala Bartoli, e si possono inoltre effettuare la prenotazione e il ritiro dei biglietti per gli “abbonamenti con le stelle”. un assaggio della prossima stagione Dionne Warwick al Rossetti il 15 gennaio flash Vita di Galileo al Piccolo di Milano In prevendita dall’8 novembre La star del soul Dionne Warwick approderà al Politeama Rossetti martedì 15 gennaio 2008: Trieste sarà una delle quattro città italiane (oltre a Roma, Napoli e Firenze) toccate dal tour della cantante statunitense, che si concluderà il prossimo 4 maggio al Radio City Music Hall di New York. La prevendita dei biglietti per questo ecce- Ha debuttato martedì 23 ottobre al Piccolo Teatro di Milano “Vita di Galileo”, lo spettacolo che ha recentemente inaugurato la stagione 2007-2008 del Rossetti, coproduzione tra lo Stabile del Friuli Venezia Giulia e il Teatro de gli Incamminati. L’edizione diretta da Antonio Calenda e interpretata da Franco Branciaroli è la prima, dopo quella celebre di Strehler, ad approdare sul prestigioso palcoscenico milanese. “Vita di Galileo” rimarrà in scena a Milano fino a domenica 11 novembre I “Peter Pan” di Babuder in mostra Dopo il successo della mostra su “Pinocchio”, l’artista triestino Giuliano Babuder espone alcune delle sue opere dedicate a Peter Pan nel foyer e nei corridoi di platea del Rossetti in occasione delle repliche triestine del musical interpretato da Manuel Frattini. zionale appuntamento con la grande musica si aprirà giovedì 8 novembre. Preparare gli abbonamenti per la lettura del codice a barre ParkSi di Foro Ulpiano: le novità Al fine di consentire un più celere accesso al teatro, invitiamo tutti gli spettatori e in particolare gli abbonati, a preparare il proprio tagliando per la lettura del codice a barre da parte del personale di sala. In particolare, si raccomandano gli abbonati in possesso di più tagliandi, di lasciarli nell’apposita busta consegnata al momento della sottoscrizione e di controllare che il codice a barre stampato sulla parte alta dell’abbonamento sia facilmente leggibile. I possessori di biglietti o di tagliandi di abbonamento stelle sono pregati di consegnare alla lettura solo i tagliandi relativi allo spettacolo in corso. I biglietti disponibili al guardaroba Il Teatro Stabile e il Park Si di Foro Ulpiano hanno firmato una nuova convenzione che permette al pubblico del Rossetti e della Sala Bartoli di sostare nel parcheggio per quattro ore a un prezzo agevolato. Da quest’anno saranno disponibili due differenti tessere prepagate, una per il pomeriggio e una per la sera: la prima ha un costo di € 2,50 e permette di sostare per quattro ore a partire dalle ore 15.30, la seconda ha un costo di € 1,50 e l’ingresso al parcheggio deve avvenire dopo le ore 19.30. Prima di uscire dal parcheggio è necessario recarsi alle casse automatiche, situate a ogni piano del parcheggio di Foro Ulpiano, e inserire il tagliando ritirato al momento dell’ingresso poi la tessera prepagata acquistata al guardaroba del Rossetti. La cassa automatica restituirà, infine il tagliando d’ingresso il cui debito risulterà saldato per quattro ore. La tariffa 31 agevolata è prevista solo per i tagliandi acquistati a teatro: non sarà più possibile infatti richiedere la tariffa speciale presentando l’abbonamento o il biglietto del Rossetti alla cassa del parcheggio.Per l’eventuale tempo di sosta in eccedenza sarà applicata la tariffa normale, pari a € 1,25 all’ora. Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.