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R A I D
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Un’impresa
motociclistica
storica del
Motoclub
Avventure
nel Mondo.
23 moto
e 6 fuoristrada
dal Pakistan
all’Italia.
Attraverso Cina,
Kirghizstan,
Kazakistan,
Uzbekistan,
Turkmenistan,
Iran, Turchia,
Grecia, per oltre
10.000 Km
dal 20 Agosto al
23 Settembre
2
Testo e foto di
Vittorio Kulczycki
LA CINA
SEMBRAVA LONTANA
La Cina sembrava lontana, lontanissima per un motociclista, l'idea di ripercorrere integralmente l'itinerario di una delle tante Vie della Seta, seguendo le tracce del grande veneziano Marco Polo, sembrava irrealizzabile... Eppure ce l'abbiamo fatta, dopo anni di tentativi, iniziati nel lontano 1993
quando la FMIci accordò una presentazione ufficiale grazie alla quale riuscimmo ad ottenere un permesso ma che risultò troppo costoso per quei tempi; ne seguirono altri con itinerari che prevedevano
l'ingresso in Tibet da Kathmandu, dalla Mongolia ma tutti naufragarono. Fino al 1999 quando il nostro corrispondente in Xinjiang ci fece
intravedere la possibilità di entrare con un gruppo di moto italiane nella parte più occidentale della Cina, l'antico Turkestan Orientale, il
Sinkiang o Xinjiang, confinante con il Pakistan e con le nuove repubbliche ex-sovietiche dell'Asia Centrale.
L'itinerario venne studiato rapidamente in modo da uscire in tempo con un programma di massima e un preventivo di costi e fu subito un successo. Al porto di Genova quel fatidico 3 luglio 2000 eravamo 28 piloti con 22 moto e 6 auto (la 23° moto sarebbe stata spedita in aereo),
assistemmo tutti e partecipammo di persona al carico, al fissaggio e alla legatura dei mezzi e prima di chiudere quei quattro container lunghi 12
metri, ancora un ultimo nodo, un ultimo pezzo si polistirolo, un cartone... fra una moto e l'altra... avrebbero navigato per almeno 30 giorni
su oceani e mari tempestosi, poi trasferiti su camion a Karachi avrebbero aggiunto Lahore per attendere dopo 50 giorni il nostro arrivo...
Vittorio Kulczycki
detto “gaz gaz”
Alberto Carlini
videoperatore folle 1
Alessandro De Longis
detto “O Direttore”
Michele D’Ambrosio
il Rianimatore
Gianni Frascarolo l’Eroico,
detto “Gianniiiiiiiiii!”
Giorgio Quaranta
detto “Gücia” o “Yeti”
Andrea Rigazio detto “Yak”
Riccardo Ghezzi
il genovese
Massimo Bozzini e Monica
Stragliati, in luna di miele
Eugenio Galli
detto “Il nonno”
Alberto Bedeschi
ovvero “Sahara dream”
Osvaldo Berni detto
“il marinaio” o “il duro”
giovanni corbo
detto “er batteria”
Roberto Ravanelli
detto “Minimoto”
fabrizio Giamminuti
detto “Snam”
Marco Ciancone
detto “Il vicedirettore”
Dario Faganel
detto “Bombi”
Giovanni Gabrieli
detto “Il duca”
Franco Arduca,
videoperatore folle 2
Riccardo Rapizza
detto “Varadero”
Giancarlo De Franco
detto “Cirò”
Augusto Zanetti, il meccanico, detto “Nazionale”
Leonardo Agosti
detto “Leo”
Nicola Quartullo
detto “S...frizione”
Gianluca Giuliani
Alessandro Londi,
“Brioche for ever”
Christine Angela, la Mamma
Mauro De Vecchis
lo chef d’officina
Sandro, Riccardo e Renato Garavelli, il clan
Lidia Cassini, Giuseppe Vincenzi, Maurizio Bonato,
Aldo Comencini, Stefania Meazza e raffaello simonetti
Piero Angela, Manila Montis, Simone
e alessandro Kulczycki, Margherita Pastore
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poi messo il casco che lo ha salvato. Viaggiamo sotto una
buona stella, non c’è dubbio, tutto sta andando per il
meglio, speriamo che non ci abbandoni mai, la strada
per l’Italia è lunga, lunghissima.
PERCORSI: 273 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: AL TRAMONTO
DISSENTERIE: 1
ARRIVO
3 luglio: operazione di carico al porto di genova
LA PARTENZA
20 Agosto, Domenica - Dopo qualche peripezia e il
cambiamento del piano dei voli, ci troviamo tutti all’aeroporto di Francoforte in partenza con volo diretto della
PIA per Lahore dove arriviamo il 21 mattina alle 5:00 in
perfetto orario.
Un container al momento dello scarico a Lahore
LO
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SVUOTAMENTO DEI C ONTAINER
21 Agosto, Lunedì - L’impatto con il caldo umido non
è drammatico, abbiamo previsto l’intera giornata e
buona parte del 22 Agosto per lo sdoganamento dei
mezzi. La SBS International si dimostra efficiente nonostante la complessa burocrazia doganale. La presenza a
Lahore di Nicola Quartullo e Alberto Bedeschi (arrivato prima per sdoganare in anticipo la sua moto spedita
via aerea) fa si che la SBS si mobiliti subito ed inizi ad
impostare con anticipo tutte le pratiche. Alle 10:30
sono in dogana con Nicola dopo aver fatto firmare alcuni documenti ai piloti. Il caldo si fa soffocante, passiamo
da un ufficio all’altro di funzionari e militari. Poi alle
13:00 circa tutto il gruppo ci raggiunge al Dry Port.
Manca un’ultima firma poi i nostri 4 container vengono
ricaricati su 4 camion che li portano su un verde prato in
piena campagna. Una gru con cavi all’apparenza fatiscenti ci fa vivere le ultime emozioni, poi finalmente si
aprono i container. Le moto e le auto sono in condizione perfette, nonostante gli 80 gradi raggiunti durante il
trasferimento in nave. Lo svuotamento avviene rapidamente, alcune moto partono subito, altre hanno bisogno
di una breve messa a punto. Il sole è ancora sull’orizzonte quando dopo appena 10 ore dal nostro arrivo in Asia
siamo tutti in sella ed in auto per percorrere i primi 20
KM del nostro Asia Raid 2000. Ottima cena pakistana
al Faletti Hotel e tutti a letto, dopo questa prima giornata intensa ma senza dubbio positiva. Il morale è alle
stelle, dopo oltre 47 giorni ritroviamo, in condizioni perfette, i nostri veicoli che avevamo lasciato al porto di
Genova il 3 Luglio. Siamo pronti ad iniziare nel migliore dei modi la nostra Grande Avventura Motociclistica
in terra d’Asia. In serata il primo collaudo col telefono
satellitare ci permette di parlare con l’Italia, non aggiorniamo il sito perché stanchi ce ne andiamo a dormire.
NEL CAOS DELLE STRADE
PAKISTANE
22 Agosto, Martedì - Fa caldo, un pallido sole sale sull’orizzonte e ci trova già sudati a lavorare attorno a moto
e auto per sistemare tutto il bagaglio. Riempiamo il
minibus che trasporterà il bagaglio dei motociclisti, poi
l’auto officina di Augusto Zanetti; una ricca colazione e
prima delle 11:00 lasciamo l’albergo. Apre la fila il minibus, seguono le moto, le 4x4 e chiude l’auto officina.
Entriamo nell’inferno di Lahore, un incredibile e caotico traffico che mette a dura prova il fisico ed i nervi di
tutti. Procediamo lentamente, il caldo si fa soffocante e
anche le tute della Brema, studiate appositamente per il
clima che dovevamo affrontare, sembravano corrazze di
ferro. 40 minuti per uscire dalla città e dopo un pò
lasciamo la strada principale per Rawalpindi per una
breve deviazione al Mausoleo di Jehangir. Entriamo
quindi in un mondo diverso, quello della campagna
pakistana, con carretti, profumi, odori nauseaboni,
capre, mucche, cammelli, buoi; un caos a livello umano.
Visitiamo i bei giardini chiusi in una cinta muraria, spicchi di paradiso terrestre creati dagli architetti moghul.
La tomba Jehangir è un sarcofago in marmo bianco con
preziosi intarsi di lapislazzuli, ametiste, giade ed altre
pietre preziose. Il complesso risale al 1600 la visita ci
permette di rompere la tensione che avevamo accumulato per uscire da Lahore. Imbocchiamo l’autostrada e
procediamo abbastanza veloci con tappe di 50 km. Ma il
traffico è incredibilmente indisciplinato, non esistono
sensi di marcia anche quando la strada è a due sensi, si
incontrano motociclette, vespe-car, minibus, camion,
capre, somari, cani, mucche che tranquillamente procedono in senso inverso o attraversano la strada indisturbati. I sorpassi poi avvengono a destra, a sinistra, per singoli veicoli o a coppie simmultaneamente. Siamo 23
moto e 6 auto e in questo marasma il rischio è continuo.
Ne usciamo infine indenni con due momenti di suspance: una collisione da parte di due camion in sorpasso
veloce con alcuni motociclisti che evitano frammenti di
vetro e di metallo e ancor più grave la disavventura di
Alberto Bedeschi che viene colpito in testa da un grosso sasso tirato da un ragazzino. Alberto era partito da
Lahore indossando il vecchio chech di cotone compagno
di tante avventure africane ma fortunatamente aveva
AL M AESTOSO I NDO
23 Agosto, Mercoledì - Tappa di trasferimento da
Rawalpindi a Besham. Partiamo alle 8 dopo la solita
abbondnte colazione e siamo di nuovo nel caos del traffico già descritto nel diario di ieri, evitiamo ulteirori
commenti, un vero casino! La strada sale di quota e
attraversa cittadine e villaggetti fino a raggiungere i
1300 metri. Perdiamo un paio d’ore per ritrovarci con
alcuni motociclisti che avevano perso il contatto con il
gruppo. La strada prende a scendere fino a raggiungere il
fiume Indo che incontriamo nella prima volta in tutta la
sua potenza: un fiume vorticoso di acque grigie che
infonde un senso di ammirazione e timore. Arriviamo
quando ormai è buio al Pakistan Tourism Motel di
Besham. Un piccolo miracolo di Simone Kulczycki per
riuscire ad alimentare telefono, modem e computer con
un castello di spine di tipo diverso e incollaggi con
nastro isolante e siamo collegati con il mondo.
Riusciamo ad aggiornare il sito e ricevere e-mail. A sera,
come al solito verso le nostre 21:00 (le 18:00 ora italiana) riceviamo la prima telefonata per Michele
d’Ambrosio. Desideriamo esprimere un ringraziamento
collettivo a Universat Italia e a Telecom Italia per aver
reso possibile questo collegamento con la nostra lontana
Italia.
PERCORSI: 300 KM - PARTITI: 8:00 - ARRIVATI: DOPO IL TRAMONTO
DISSENTERIE: 1 PERSISTE, VEDREMO DOMANI
Fiume Hunza con piccolo affluente
NEL CUORE DEL HIMALAYA
FRA KARAKORUM E HINDU KUSH
24 Agosto, Giovedì - La tappa odierna è lunga ed
impegnativa e partiamo alle 7:05, la strada segue la valle
dell’Indo che nel primo tratto è stretta e tortuosa con
uno fondo molto rovinato e numerosi cantieri che riparano i danni di frane e smottamenti, segue un andamento tormentato, prima sale di quota per alcune centinaia
di metri permettendo scorci panoramici sul fiume sottostante, scende insinuandosi in valli laterali per poi raggiungere il livello del fiume e così via finche la valle non
si allarga e il fiume comincia a scendere lento lambendo
dune di sabbia e ammassi di ghiaia. A 30 km da Chilas
la stada migliora decisamente attraversando un fondovalle pianeggiante. Poi, come d’incanto alle nostre spalle appare quasi d’improvviso il Nanga Parbat, il primo
8000 Himalayano con le sue creste immense, i suoi
ghiacciai pensili, le seraccate, le morene, tutto di una
bellezza rara e preziosa. Restiamo ad ammirare la grande
montagna ed i giochi di luci e di ombre che gli ultimi
raggi del sole disegnano sulle sue tormentate pareti di
neve e di ghiaccio. La dissenteria vince la sua battaglia e
un motociclista è costretto a lasciare la sua moto e prendere posto in un auto. Sostiamo alla confluenza del
fiume Indo con l’Hunza, inbocchiamo la valle di quest’ultimo ed entriamo a Gilgit. Ci sistemiamo nel simpatico Park Hotel. Come ogni sera si forma la fila per le
telefonate, poi Giorgio Quaranta detto “El Gucia” ci
intrattiene con le storie delle gare di moto piu’ pazze del
mondo facendoci sbellicare dalle risate e ci prepara una
grolla di caffè valdostano con la correzione del Anice
Varnelli offerta da Alberto Carlini. A sera la vittima
della dissenteria, assistita da Michele d’Ambrosio (anestesista rianimatore), da Manilla Montis (pediatra) e
dalle coccole materne di Christine Angela, riesce a
prendere sonno. Domani starà sicuramente meglio.
PERCORSI: 354 KM - PARTITI: 7:30 - ARRIVATI: 18:30
FORATURE: 3 MOTO, 1 AUTO
SU
DI N OI I NCOMBE IL R AKAPOSHI
25 Agosto, Venerdì - Breve tappa di acclimatazione,
poco più di 100 km nella valle dell’Hunza con il fiume
omonimo che traversa un paesaggio stupendo di piccoli
villaggi arroccati su dirupi scoscesi, di oasi verdeggianti,
di orticelli che ricevono l’acqua da incredibili acquedotti a cielo aperto costruiti sui fianchi della montagna. Un
curvone attorno a una parete strapiombante e ci appare
la bastionata del Rakaposhi con le sue creste battute da
un vento impetuoso e le sue vette che si stagliano nell’azzurro del cielo, uno spettacolo emozionante in particolare per noi motociclisti che siamo immersi in questo
ambiente staordinario senza filtri nella nostra splendida
solitudine. Continuiamo fino a raggiungere il Rakaposhi
View Point da dove si gode la vista del grande ghiacciaio
che scende verso valle. Scorrono rapidamente gli ultimi
km e siamo a Karimabad, ci sistemiamo al Mountain
View Hotel con una bella vista panoramica sulla valle.
Siamo tutti sulla terrazza assolata e decidiamo di inviare
a parenti e amici la prova latente che siamo tutti in ottima salute compreso il dissenterico (non saprete mai il
suo nome). Infine ce ne andiamo a visitare il forte di
Baltit in stile tibetano che domina la verde valle nello
scenario di montagne innevate. La dissenteria è stata
vinta, il telefono squilla, e molti parlano con i loro cari
e i loro amici, il sito sta per essere aggiornato per fare
sapere a tutti che stiamo bene.
PERCORSI: 110 KM - PARTITI: 9:00 - ARRIVATI: 15:15
LA “SPECIALE”
AL N ALTAR G LACIER
26 Agosto, Sabato - Oggi il programma prevedeva
una escursione nella valle del Naltar, un affluente
dell’Hunza. Le informazioni avute sulle difficoltà della
pista sono contrastanti: dapprima sembra che sia le auto
che le moto possano salire, poi solo alcune auto, poi un
faraonico consiglio del proprietario del Mountain View
Hotel, ci fa riflettere sulla opportunità di evitare inutili
PERCORSI: NELLA VALLE DI NAGAR KM 44; DA KARIMABAD A SUST KM 95.
PARTITI: 8:20 - ARRIVATI: 16:30 - FORATURE: 1
AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: 2 O 3
VARIE: UN PICCOLO SASSO HA COLPITO ALLA FRONTE CIANCONE
(SENZA CASCO!!!); ONOMASTICO DEI NOSTRI 4 ALESSANDRO.
La Karakorum Highway
Valle dell’Hunza, incontro con il gr. Sinkiang Trek - Pianezza
rischi alle auto. Saliranno quindi solo 15 moto, il Toyota
di Gianluca Giuliani e la HiLux di Alessandro Londi
(che al ritorno si pentirà della decisione presa), tutto il
resto del gruppo in jeep noleggiate. La salita si trasforma
per i motociclisti più raspanti come il Gucia, il Ghezzi,
il Berni, il De Longis, D’Ambrosio, ecc. in una vera e
propria speciale. Risaliamo la valle per 22 km fino al
ghiacciaio che non è niente di eccezionale mentre i villaggetti, i campi, i frutteti, le aie dove viene battuto il
grano sono quadretti di viate idilliaca e arcaica di un
fascino unico. uno spicchio di mondo che sembra fermo
nel tempo, semplice e affascinante. La gente è gentile e
sorridente in particolare i bambini e le donne sono bellissimi con occhi azzurri e neri e fattezze mediterranee.
Scorgiamo donne intente a lavare i panni nelle acque
dei torrentelli che scendono dal monte, altre che raccolgono le ultime albicocche e le dispongono sui tetti delle
loro case per essicarle al sole. Siamo a 2800 m di quota,
saliamo un breve pendio che ci porta su una terrazza
naturale a strapiombo sul ghiacciaio e sull’immensa
morena. Riscendiamo poi per la stessa strada dopo aver
assistito Roberto Ravanelli che ha la gomma anteriore a
terra e, sentendosi abbandonato, sta per affrontare i 22
km con il solo cerchione... Fortunatamente Alessandro
Londi gli fornisce una bomboletta di Fast che miracolosamente terrà fino alla fine della discesa. Tornati all’albergo, un’oretta di relax e partenza per la breve tappa di
95 km per Sust. Tappa che ci riserva in ogni caso paesaggi incredibilmente belli come il Pasu peak, una selva
di piramidi rocciose strabiombanti e i ghiacciai che
scendono dai monti del Batura e si avvicinano sulla strada che stiamo precorrendo. La luce del tramonto dipinge con caldi colori ocra le immani pareti rocciose che
chiudono la valle. Durante una sosta, all’altezza di un
ponte sospeso, incontriamo il gruppo Sinkiang Trek con
coordinatore G. Pianezza, foto ricordo, abbracci, saluti,
auguri e dopo aver avuto utili informazioni sul clima
cinese (sembra che non faccia freddo ma che tiri un fortissimo vento) percorriamo gli ultimi chilometri per
Sust. Ci sistemiamo al PTDC motel e andiamo a far benzina 3 o 4 km a monte di Sust, un distributore isolato, al
buio, a manovella, illuminato dalle luci di una decina di
moto, sotto un cielo stellato dove scorgiamo a sud la
costellazione dello Scorpione e a nord il Piccolo Carro
con la Stella Polare che ci indica il Nord, il Kunjerab
Pass, la Cina. Domani scavalcheremo la catena
dell’Himalaya. Con una forte emozione in cuore, rientriamo a Sust.
La Valle Naltar
I Pasu Peaks
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In attesa di entrare in Cina
Primo check post cinese
IL MITICO KUNJERAB PASS
è splendido alla luce del sole che tramonta. Ed eccoci
entrare a Tashkorgan, un primo controllo con i soldatini cinesi che al nostro passaggio si mettono sull’attenti,
poi la vera e proprio frontiera dove incontriamo Song
Yong della Xinjiang Nature, nostro corrispondente.
Inizia un lungo e meticoloso controllo di tutti i veicoli:
numero motore, numero telaio ecc. e purtroppo vengono al pettine errori su alcuni numeri. Song Yong fa del
tutto per abbattere la burocrazia locale ma non c’è nulla
da fare: la Toyota di Giuliani, e le 3 moto di Berni,
Rapizza e De Longis vengono bloccate. Inoltre i nostri 2
più giovani partecipanti (12 anni) sono costretti a un
controllo della vaccinazione anti polio mediante un
esame....delle feci che consegnano di mala voglia....Noi
tutti in Cina e loro 4 al di là dei cancelli . Un momento
difficile per noi e drammatico per loro. Ma il sorriso di
Song Yong ci fa prevedere per il meglio. È già notte e
non è assolutamente il caso di proseguire per i 90 km che
ci separano dal lago Karakul. Raggiungiamo tutti l’albergo compresi i 4 “sequestrati” che sono costretti a lasciare i veicoli in dogana e dopo la prima cena cinese ce ne
andiamo tutti a letto con un filo di preoccupazione per
l’indomani dopo aver ricevuto la targa cinese, patente e
libretto di circolazione per ciascun veicolo.
27 Agosto, Domenica - Alle 8:00 precise siamo tutti
davanti al cancello della dogana. È domenica e gli ispettori doganali tardano ad arrivare, poi grazie all’ assistenza del direttore della Pakistan Tourism Co. riusciamo a
partire alle 10:30. Salutiamo gli autisti pakistani e trasbordiamo il bagaglio nel bus che ci porterà in Cina. Ci
infiliamo in una valle stretta e la risaliamo per parecchi
chilometri, poi il fiume comincia a dividersi in molti
rami secondari che portano le acque dei ghiacciai vicini.
La valle si apre e l’orizzonte si allarga sempre più, poi una
serie di tornanti, l’aria è sempre più rarefatta...... 4000,
4100, 4200 e ancora su con i motori che non carburano,
1° e 2° marcia, in particolare per le monocilindriche......
4300, 4400, 4500, uno splendido ghiacciaio sulla
destra......4600, 4700, un piccolo monumento ed eccoci
ai 4730 m del Kunjerab Pass. Siamo a cavallo della catena himalayana, stiamo scavalcando in moto e auto 4x4
la catena montuosa più alta del mondo. L’entusiasmo è
alle stelle, foto a volontà, foto di gruppo per Brema, per
Ferrino, per noi, e per un ricordo che resterà indelebile
per tutta la vita. Il cielo è coperto e comincia a cadere
un leggero nevischio. Fa freddo. E allora.... tutti in sella,
siamo in Cina. Dopo poco meno di 1 km il primo check
post cinese. Impieghiamo una buona mezz’ora per le foto
ricordo con i soldati cinesi che sono simpatici ed emozionati quanto noi (le donne del gruppo riscuotono
grande successo e vengono fotografate una per una con
un soldato alla volta). Continua a nevischiare e si è fatto
tardi, iniziamo la discesa verso Tashkorgan. La valle è
ampia e la strada ottima. Lo scenario di picchi innevati
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Foto di gruppo al Passo Kunperab
La prima visione del Muztagh-Ata
Il Lago Karakul e il Muztag-Ata, incontri lungo la strada
PERCORSI: 207 KM - PARTITI: 10,30 - ARRIVATI: 16,30
AI PIEDI
DEL M UZTAGH A TA
28 Agosto, Lunedì - Possiamo partire tutti meno i 4
“sequestrati”: I saluti sono fra il comico e il patetico:
comico per chi parte che sfodera ogni genere di battuta
Veduta del Lago Karakul e del Mt. Kongur Shan
Yurte uyguri nel Xinjiang
Un villaggio sul Lago Karakul e sotto il Muztag-Ata
“salutateci il Pakistan”,” ci vediamo in Italia” e così via;
patetico per qui resta con un magone tra la gola e lo stomaco. Ma Song Yong continua a sorridere. Il paesaggio
nel versante nord dell’Himalaya ha campi più lunghi e
più ampi e lo sguardo può spaziare verso monti lontani.
Seguiamo di nuovo una valle con un fiume le cui acque
ormai scorrono verso il nord, ad ovest si intravvedono i
monti dell’Afganistan e del Tagjkistan il cui confine
corre a pochi chilometri dalla strada. Un ansa del fiume,
una breve salita, una roccia strapiombante e ci si apre
dinnanzi il Muztagh Ata in tutta la sua maestosa immensa mole con i suoi 7546 m è un vero colosso che si staglia nel cielo azzurro con le sue nevi eterne e i suoi poderosi ghiacciai che scendono numerosi. Sostiamo a lungo
per fotografare poi traversiamo un lungo plateau sassoso
girando attorno alla grande montagna ammirandone i
diversi versanti. Iniziamo la salita di un passo che stimiamo di circa 4100 m e i motori li sentono tutti.
Raggiunto il passo ci si scopre un altro straordinario
panorama sul gruppo del Kongur Shan, una bastionata di
cime immense che raggiunge i 7719 m. Scendiamo rapidamente di quota e incontriamo le prime yurte con i
pastori tajiki, i branchi di yak, i cammelli (quelli veri
con due gobbe) ed eccoci al lago Karakul con le sue
acque azzurre che fanno da specchio alle vette circostanti, siamo a quota 3800 con questi due colossi,
Muztagh Ata e Kongur, che fanno da scenario ad uno
spettacolo naturale di incredibile bellezza.
Stiamo tutti consumando il packet lunch quando arrivano le tre moto e la macchina fra un fragore di applausi.
Siamo di nuovo tutti insieme appassionatamente. Non
riusciamo a stare fermi: chi se ne va in moto alla base del
ghiacciaio, chi a scoprire i villaggetti attorno al lago, chi
a cercare marmotte ed aquile. Poi a sera tutti a cena e
dopo una bella cantata sotto le stelle, tutti nelle yurte
dove dormiremo a gruppi di otto. Per la prima volta proviamo un collegamento telefonico alimentando il telefono satellitare Thrane & Thrane fornitoci dalla
Universat, alla batteria della macchina e riusciamo a
parlare con i nostri amici e i nostri cari. Una giornata
stupenda ma dura per il fisico, sono ben 2 giorni che
siamo in quota e le yurte non sono proprio comodissime
Incontro con gli Jak
anche se l’esperienza di una notte in stile locale piace a
tutti.
PERCORSI: 95 KM + CIRCA 40 KM DI ESCURSIONI - PARTITI: 10,00
ARRIVATI: 14,00 - FORATURE: NESSUNA - AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: 2 O 3
VARIE: IL GRUPPO DIVISO SI RICONGIUNGE AL LAGO KARAKUL
ARRIVIAMO
A K ASHI
29 Agosto, Martedì - Scartiamo l’ipotesi di dormire
una seconda notte al lago Karakul e dopo un ultimo,
breve giro nei dintorni del lago partiamo per Kashi.Per
un primo tratto la strada è comoda e con un buon fondo,
poi costeggia un’enorme lago semi asciutto ed infine si
infila in una stretta valle dominata da montagne innevate che incombono minacciose a distanza ravvicinatissima. E in effetti troviamo lunghi tratti di strada sconvolti da recenti frane. Poi siamo costretti a fermarci in
attesa che un grosso bulldozer ripulisca la strada dalla
terra e dai macigni caduti. Scendiamo rapidamente di
quota e il caldo aumenta, l’aria si fa più pesante, siamo
costretti a toglierci i pile e le imbottiture. Durante uno
dei passaggi sulle frane avviene una caduta senza conseguenze. Poi nel guadare un fiume limaccioso due moto
finiscono in 30 cm di fango e sono con il manubrio a
terra, nessuna conseguenza per moto e piloti. Entriamo a
Kashi tutti insieme, i cinesi sono molto curiosi e si fanno
tutti intorno a noi, arriviamo all’albergo Seman, ottima
cena, una partitina a pallone nel piazzale dell’albergo e
una presa di contatto con la città e la sua realtà poi tutti
a nanna. A tarda sera arriva da Urumqi Piero Angela
con sua moglie Margherita che si aggregheranno al
gruppo per tre giorni per l’escursione al Deserto del
Taklamakan e a Yarkand.
PERCORSI: 190 KM - PARTITI: 12,30 - ARRIVATI: 18,00
FORATURE: 0 - AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: NESSUNO
VARIE: TRE CADUTE SENZA CONSEGUENZA
KASHI STOP-OVER
30 Agosto, Mercoledì - Oggi siamo fermi a Kashi; con
due pulmini andiamo a visitare la città che offre qualche
monumento di interesse come il Mausoleo di Abakh
Hoja con pareti e cupola ricoperte di piastrelle policrome e la moschea di Id Kah in totale fase di restauro o
meglio ricostruzione con il portale d’ingresso che da
sulla grande piazza omonima brulicante di gente. Nel
pomeriggio ci immergiamo nella città vecchia, nei vicoli dove, con la consueta divisione per corporazione di
artigiani, frequente in tutto l’oriente, assistiamo al lavoro di fabbri, falegnami, liutai, sarti, tessitori. Poi imbocchiamo la via degli orafi con giovanetti che lavorano
l’oro trasformandolo in spille, orecchini, anelli, braccialetti, catenine. Interessante anche la fabbrica di tappeti
dove alcune donne lavorano ai tradizionali telai a mano
annodando con grande maestria centinaia di fili colorati. A sera poi, dopo uno spettacolo di danze ugiuri abbastanza genuine con canti, suoni e una presentatrice che
parlava esclusivamente cinese, ce ne andiamo in carrozzella a cavallo alla grande piazza di Id Kah dove con il
fresco notturno confluiscono venditori ambulanti, ristorantini mobili che offrono di tutto a prezzi bassissimi. La
gente poi affolla la piazza, mangia, guarda la televisione
(tre programmi contemporaneamente) seduta in terra,
gioca a biliardo, chiacchiera e passeggia. Non incontriamo turisti.
PERCORSI: 20 KM IN BUS E CARRETTO A CAVALLO
FORATURE: 1, DELLA RUOTA DEL CARRETTO A CAVALLO RIMBORSATA
AL CARRETTIERE
SALUTE: TUTTI I PARTECIPANTI STANNO GODENDO DI OTTIMA SALUTE
VARIE: ALCUNI PILOTI SI SONO SOTTOPOSTI AL MASSAGGIO CINESE CHE
Scendendo verso Kashgar
RISULTA PARTICOLARMENTE EFFICACE
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i contadini locali costituiamo “l’evento dell’anno del
ALLA RICERCA DEL DESERTO
topo”; cominciano ad affluire in massa, prima i bambini
DEL T AKLAMAKAN
e gli uomini, poi le donne, arrivano a piedi, in motorino,
KASHI-YARKAND-TARSU
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31 Agosto, Giovedì - Dopo la piacevole sosta a Kashi
partiamo per una meta importante, il Taklamakan, l’immenso deserto chiamato anche impriopriamente Gobi
che si estende per migliaia di chilometri tra i monti del
Kun Lun a sud e la catena del Tien Shan e gli Altai
mongoli a nord: un enorme bacino che riceve ed assorbe nelle sue sabbie le acque dei numerosi fiumi che scendono dalle montagne come lo Yarkand, il più grande
corso d’acqua che ha scavato un’ampia vallata. E partiamo, dopo aver superato il solito caos di raffico di carretti a trazione animale, di camion, di auto a cui si aggiungono greggi di pecore e capre che viaggiano placidamente sull’autostrada. Sostiamo a Yensar dove esistono
numerose fabbriche di coltelli di ogni tipo, dal coltellino minuscolo alle scimitarre decorate, alle mannaie.
Arriva la Toyota di Mauro De Vecchis con il Tènèrè di
Alessandro De Longis al traino. I problemi di carburazione sono peggiorati fino all’arresto definitivo. Sarà il
carburatore o la centralina? Lo vedremo domani. La
nostra guida non conosce bene la regione e ci propone
un pernottamento sulle rive di un enorme bacino ad
appena 40 km da Kashi. Non è certo quello che cerchiamo, vogliamo un assaggio del grande deserto e proseguiamo per una strada con buon fondo fino a Yarkand
dove incontriamo una guida locale disposta a portarci
fino ai margini del Taklamakan. Sostiamo circa un’ora a
Yarkand presso l’hotel dove dormiremo domani e decidiamo di lasciare il Tènèrè di De Longis e altre 2 moto
molto pesanti. E ripartiamo, traversiamo villaggi di contadini per strade ombreggiate da filari infiniti di pioppi.
Superiamo un guado su un ponte di terra appena costruito, poi ancora avanti per campicelli verdeggianti dove
coltivano cotone, granoturco ed ogni tipo di ortaggio.
Imbocchiamo una galleria costituita da un pergolato di
ottima e dolcissima uva. Ma l’ambiente circostante è
sempre verde, cominciamo ad avere seri dubbi sulla
nostra nuove guida e un senso di delusione serpeggia nel
gruppo. Al termine del pergolato un enorme gazebo di
legno con una uscita che da dà direttamente sulle prime
sabbie del deserto, improvvisamente, inaspettatamente,
cambia il paesaggio siamo nel Taklamakan. I più esperti
partono di getto e conquistano la prima duna dove i
locali hanno costruito una alta torre di osservazione
fatta di tronchi. Altri motociclisti si esibiscono in splendide cadute con doppi salti carpiati e con qualche
ammaccatura senza conseguenze per moto e pilota,
seguono poi tutti gli altri ognuno alla conquista della sua
duna, della sua cresta. Le auto poi cominciano a spaziare verso l’infinito di sabbia che si apre dinanzi a noi. Per
in bici-taxi e seguono da vicino, troppo vicino con una
immensa curiosità ogni nostro movimento: seguono di
corsa le moto, le auto, toccano tutto, aprono le auto una
curiosità comprensibile ma senza alcun dubbio soffocante. Marco Ciancone, con la sua peluria rossiccia è oggetto di grandi risate e viene invitato a cena in una casa
locale. Facciamo il campo sotto una duna con le tende a
cinque posti fornite dalla Ferrino e dopo una buona cena
a base di spiedini alla griglia e spaghetti ci mettiamo
tutti intorno ad un grande fuoco e fino a tardi restiamo
ad ammirare le stelle e a chiacchierare ed escono, come
d’incanto dagli zaini e dai borsoni bottiglie di grappa, di
vino e dolcetti. Anche Margherita Angela partecipa con
una Panforte che riesce a dividere in 43 pezzettini ed
insieme a Piero Angela vivono da protagonisti questa
nostra prima esperienza nel deserto asiatico, al nostro
primo campo in Cina. Molti preferiscono dormire sotto
le stelle, la temperature è mite. Dopo le ultime telefonate in Italia (riusciamo a chiamare anche da questo sperduto villaggio che si chiama Tarsù alimentando il telefono della Universat con la batteria dell’auto) tutti nel
sacco a pelo, chi in cima alla duna, chi accanto alla sua
moto, chi sul tetto della sua auto. Il sonno si impadronisce del campo ed ognuno si addormenta con i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi timori, il ricordo di amici e
parenti lontani.
Campo nel Karakorum Desert
Riparazione alla TT a Yarkand
PERCORSI: 257 KM + CIRCA 20 SULLA SABBIA - PARTITI: 10:00
ARRIVATI: UN’ORA PRIMA DEL TRAMONTO
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
CADUTE: TRE O QUATTRO SULLA SABBIA
INSABBIAMENTI: NUMEROSI
TARSÙ - YARKAND
1 Settembre, Venerdì - Le prime luci dell’alba illuminano il campo e i sacchi a pelo cominciano a muoversi
ed escono le prime figure intorbidite che vanno a salire
la duna per fotografare il sole nascente. Pian piano il
risveglio generale: Giorgio Quaranta prepara il suo rituale caffè mattutino, Alessandro Londi distribuisce i cornetti e le focaccine di sua produzione (ben conservati
nonostante i 45 giorni nel container), poi un richiamo
dal gazzebo per la robusta colazione a base di fagioli,
yoghurt, wurstel, patate bollite ed altro. La processione
dei locali continua incessante, arrivano anche molte
donne che indossano per l’occasione i loro bei vestiti
variopinti e fraternizzano con Stefania Meazza. Dopo
colazione si riparte per le dune. Riccardo Ghezzi e
Alessandro De Longis si esibiscono in prodezze di guida
a grande velocità scavalcando creste e suscitando l’am-
mirazione non solo dei locali. Cristina Kulczycki e
Mauro De Vecchis, con le loro potenti Toyota 4200cc
scendono pendii ripidissimi e compiono straordinarie
evoluzioni sulla sabbia. Verso le 13:00 partiamo per
ripercorrere i 60 km che ci separano da Yarkand. Lungo
la strada la BMW di Giovanni Corbo si ferma definitivamente per esaurimento della batteria e rottura dell’alternatore, viene trainata fino a Yarkand dove verrà
acquistata una batteria da auto montata sul portapacchi.
Il guasto del Ténéré è oggetto di lunghe analisi: se fosse
la cenbtralina, di cui siamo sprovvisti occorrerà farcela
spedire a Tashkent dove arriveremo fra 5 o 6 giorni; a
tale proposito allertiamo Paolo Nugari di Viaggi
Avventure nel Mondo per un interventio in tal senso.
Poi si decide di telefonare al meccanico, ex proprietario
della moto, a Perugia, che ci suggerisce di verificare il
piccolo filtro sotto i due galleggianti del carburatore
dove scopriamo una incredibile intasatura costituita da 3
o 4 cm di materiale simile al silicone. Un vero mistero!
Il bravo Augusto Zanetti rimonta tutto e la moto riparte regolarmente. Manutenzione di moto e auto di fronte
al piazzale dell’albergo, leggiamo quindi tutti gli e-mail
che parenti e amici ci inviano. Tentiamo poi di collegare il pc portatile alla fotocamera digitale di Giovanni
Gabrieli senza successo. Decidiamo così di chiedere
aiuto via e-mail al figlio Joseph attualmente in America.
PERCORSI: 257 KM + CIRCA 20 SULLA SABBIA - PARTITI: 10:00
ARRIVATI: UN’ORA PRIMA DEL TRAMONTO
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
CADUTE: TRE O QUATTRO SULLA SABBIA
INSABBIAMENTI: NUMEROSI
E-MAIL RICEVUTI FINO A OGGI: 57
TELEFONATE EFFETTUATE FINO A OGGI: 102
YARKAND - KASHI
2 Settembre, Venerdì - Dedichiamo la mattinata alla
ricerca del mercato di Yarkand e ci perdiamo nelle stradine di questa cittadina ai margini del deserto, ma è
troppo presto e solo a mattina inoltrata il mercato si
anima di gente, aprono i negozietti, le botteghe degli
artigiani e viviamo così da vicino la realtà di una Cina
così lontana da Pechino sia per cultura (qui sono prevalentemente musulmani) che per tradizioni. Dopo un
veloce pasto nel piazzale dell’albergo partiamo e in due
tappe rientriamo a Kashi allo stesso albergo Seman.
Kashi si prepara al mercato domenicale.
PERCORSI: 196 KM - PARTITI: 13:00 - ARRIVATI: 16:00
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: LA NOSTRA STELLA SPLENDE SUL NOSTRO VIAGGIO
IL MERCATO DI KASHI
3 Settembre, Domenica - Oggi ci aspetta un immersione totale nella folla del mercato. Partiamo chi in carrozzella, chi in taxi verso l’area dove si tiene il famoso
Mercato di Kashgar
drammatica, nel bel mezzo del nulla, con centinaia di
chilometri davanti e la Cina, ormai per noi chiusa, alle
nostre spalle. Grazie alla nostra buona stella. Il sole
appare a tratti per illuminare paesaggi stupendi, yurte,
vallate verdi, roccioni dipinti dal sole che tramonta.
Siamo in ritardo, obbiamo arrivare all’asfalto prima del
tramonto per poter proseguire anche di notte fino a
Naryn, dove ci aspettano le nostre yurte e la cena calda
e sicura. Ed eccolo l’asfalto tanto agognato, appare di
lontano come una striscia scura che contrasta con il
bianco dello sterrato. Ci fermiamo per ricompattare il
gruppo e per raccogliere quanto il Bmw di Giovanni
Frascarolo andava seminando.Poi alla luce dei fari
andiamo verso via verso Naryn. Bucano Cristina
Angela, Leonardo Agosti e Roberto Ravanelli. Un paio
di moto non hanno i fari e vengono assistite dalle 4x4
con i fari supplementari. Gli ultimi chilometri di sterrataccio in discesa ed eccoci tutti arrivare alle yurte di
Naryn: stanchi, frastornati ma soddisfatti di questo
lungo, lunghissimo giorno. Rapida cena e ancor più
rapidamente tutti a letto.
4 Settembre, Lunedì - Oggi lasciamo la Cina e scavalcheremo la catena del Tien Shan per entrare in
Kirghistan. La dogana cinese, ad appena 65 chilometri
da Kashi apre solo alle 11:00 ed è quindi inutile partire
troppo presto, anticipiamo in ogni caso la partenza alle
8:30, percorriamo rapidamente il primo tratto di strada,
ma quando arriviamo i soldatini cinesi sono ancora
intenti alle grandi manovre mattutine. Alle 11:00 in
punto iniziano le pratiche di dogana ed immigrazione:
un’oretta e siamo tutti in sella verso il mitico passo.
Dopo pochi chilometri incontriamo lo sterrato che proseguirà per oltre 180 km. Il tempo non è bello, una
foschia densa di nuvole, polvere o sabbia del
Taklamakan offusca il cielo e ci toglie il piacere di godere appieno del panorama. Arriviamo ad una vecchia
base militare, ancora in territorio cinese, e aspettiamo
che arrivi l’ultima moto, la Bmw di Giovanni Frascarolo,
con la sua splendida carenatura e il manubrio stradale,
che sullo sterrato sta guadagnando punti al merito per
una medaglia al valore sportivo. Infine eccolo arrivare,
provato ma soddisfatto e proseguiamo per il passo sempre seguendo il fondo valle, poi gli ultimi tornanti e il
sole, generoso, appare improvvisamente illuminando
l’arco che segna il confine con ancora l’insegna
dell’Unione Sovietica, CCCP. Un momento emozionante per tutti, c’è un’atmosfera generale di agitazione:
qui arrivano i bus cinesi che attendono quelli kighisi, un
vai vai di passeggeri con i loro bagagli portati a mano.
Per noi i soldati fanno un’eccezione e permettono al
nostro camion di avvicinarsi all’arco così come fa quello
kirghiso, rapido trasferimento dei bagagli, una serie
interminabile di foto ricordo, saluti al bravo corrispondente cinese e incontro con quello kirghiso che si fa
riconoscere con un cartello: “Asia Raid 2000”. Un
momento magico poi il sole scompare dietro le nuvole.
Proseguiamo in discesa per pochi chilometri e siamo di
fronte al cancello kirghiso, chiuso e ben protetto (anche
con un campo minato che corre lungo il recinto ad alta
tensione). Sono tutti a pranzo. Dovremo attendere un’ora e comincia a far freddo e a cadere una pioggerellina
mista a nevischio. Poi infine si apre il cancello e iniziamo le lunghe e cotiche formalità di frontiera. I soldati
sembrano burberi e sgarbati, poi sempre più simpatici e
comprensivi. Con un cielo che promette pioggia, siamo
di nuovo tutti in sella. Percorriamo pianori di sterrato
duro, attenti a non incappare nella buca fatale, fra sassi
e un corrugato (tôle ondulée) profondo e snervante.
Una moto in sorpasso veloce incappa nella peggiore
delle buche di tutto l’itinerario, salta in aria, carambola
su se stessa per ricadere con tutto il suo peso sul portapacchi posteriore che ammortizza fortunosamente la
caduta, il pilota vola, vola in aria e ricade a terra protetto dalla nostra buona stella!!! È illeso!!! E la moto, mal
ridotta, dopo un paio di martellate è ancora in grado di
proseguire. È andata bene ma poteva essere ben più
Il mercato del bestiame a Kashgar
Dopo la caduta nei pressi del Torugart
Yurte kirghise
mercato. Di questa Cina povera ma operosa e attivissima
abbiamo assistito, durante questo nostro breve soggiorno, ad una serie di scene che prese singolarmente
appaiono quasi insignificanti ma che unite insieme creano un quadro armonico nel quale si muovono contadini
impegnati nel duro lavoro dei campi, artigiani che lavorano il ferro, il legno, il cuoio con un’arte da noi ormai
dimenticata e creano gli strumenti da lavoro. Ovunque
il rumore del martello del fabbro, delle seghe circolari,
dei forni da legna, dei mantici creano un sottofondo che
è l’anima della vita di questa gente. Tutto questo si concentra nel mercato di Kashi dove ritroviamo, in una sintesi, la povertà e la ricchezza del Xinjiang. Già sul ponte
che da accesso all’area del Sunday Market i primi venditori con la loro merce in mostra sulla strada, poi il recinto degli animali con asini, mucche, buoi, capre, pecore,
volatili e cavalli che corrono su una pista di prova a loro
riservata. Nel caos generale una mucca perde la pazienza e da in escndescenza, poi cade e colpisce con un corno
Giovanni Frascarolo fortunatamente senza conseguenze.
L’area dei tessuti poi è un’apoteosi di colori, sete, sciarpe, cotoni, pelli, cappelli, giacche, il tutto ammucchiato, esposto, nascosto e la folla, un fiume di persone che
ti strattona, ti spinge , ci sono bambini, donne con l’elegante abito domenicale e mendicanti. Poi una serie infinita di ristorantini che vendono di tutto, minestre,
paste, spaghetti, fagottoni di carne, brodi con carne a
pezzi, spiedini, teste intere di pecore, zamponi. Un pentolone di umanità in ebollizione. Dopo quattro ore torniamo al carrettino che ci aspetta fedele e attraverso i
vicoli della città vecchia torniamo in albergo ognuno
col suo pacchettino, un frammento della Cina da portare a casa. Cena eccellente e per il saluto ai nostri ospiti
arriva una pecora intera arrosto e le abili mani del cuoco
le riducono in pochi minuti in piccoli bocconi. Un brindisi a Song Yong, nostro fido e bravo corrispondente e ai
suoi collaboratori, una bevuta di grappa cinese al grido
di “Tutti a Brindisi”. Poi sulle scale dell’albergo per le
ultime chiacchiere. Salutiamo Piero Angela e
Margherita Pastore in partenza per l’Italia, partecipi per
alcuni giorni giorni, anch’essi, protagonisti della nostra
avventura asiatica.
Ci attendono 3 giorni duri: domani il passo Torugart poi
Bishkek e Tashkent, quasi 1400 km tra i monti del Tien
Shan e gli immensi spazi dell’Asia Centrale.
PERCORSI: 10 KM A PIEDI
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: IMMERSIONE TOTALE NELLA REALTÀ UYGURI
IL PASSO TORUGART
IL GIORNO PIÙ LUNGO
PERCORSI: 349 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: 22:00
FORATURE: 3
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: TUTTI UN POCO SHAKERATI DALLO STERRATO
CADUTE: 1 CHE VALE 10
VARIE: LA NOSTRA STELLA CONTINUA A PROTEGGERE ANCHE LE NOSTRE
IMPRUDENZE
NARYN - BISHKEK
5 Settembre, Martedì - Ci alziamo di buon mattino,
dopo la tappa di ieri occorre revisionare tutti i mezzi e
cercare di riparare gli eventuali danni. Prima dal vulcanizzatore per i pneumatici bucati, poi in un arcaica officina meccanica per cercare di raddrizzare con mantice e
martello la forcella della moto incidentata.
Riusciamo a partire con auto e moto in condizioni soddisfacenti e dopo aver smontato la carena del Bmw, che
oramai pende da tutte le parti. Il paesaggio e piacevole,
risaliamo una valle idilliaca con un fiumiciattolo ricco di
trote e molti insediamenti di pastori con le loro yurte
che vendono ai viaggiatori prodotti freschi e genuini,
latte e formaggio. Superiamo un passo oltre i 3000 metri
e iniziamo la discesa verso il lago Issik Kul, un bacino
enorme di acqua bluastra, il secondo lago alpino come
grandezza dopo il Titicaca, con sorgenti termali e molto
salato tanto da non ghiacciarsi neanche d’inverno. Una
breve deviazione ci porta alla spiaggia con parco giochi
e vecchi ombrelloni, meta di moltissimi bagnanti in
epoca sovietica. Il lago è immenso, qualcuno fa il bagno,
due calci al pallone e di nuovo in sella.
Comincia a piovere e con l’asfalto liscio occorre molta
attenzione. Poi torna il sole velato che oramai ci accompagna da un paio di giorni ed entriamo in una regione
9
A S I A
R A I D
densamente popolata, con verdi campi ben irrigati. La
strada è buona e riusciamo a fare ottime medie.
Entriamo a Bishkek al tramonto. La città ha tutte le
caratteristiche di una metropoli europea ed è molto
vasta con un’estensione di oltre 8 km. La traversiamo
tutta: negozi di ogni tipo, boutique, supermercati, molti
russi, si respira un’aria di liberismo assoluto. Prediamo
posto fuori città in un bell’albergo con un ampio parco e
a sera andiamo a scaricare tutte le tensioni ed i digiuni
accumulati in questi ultimi giorni al ristoranti italiano
dove, fra pizze, carbonare, tagliolini al sugo, bistecche e
fettine panate, ci immergiamo globalmente in sapori ed
odori di casa nostra per finire poi in un’apoteosi di vodke
locali, di gare a braccio di ferro e così via, insomma una
serata di totale rilassamento... eccessivo forse, e l’indomani qualcuno accuserà i postumi di qualche bevuta di
troppo.
PERCORSI: 362 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: AL TRAMONTO
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: POSTUMI DA VODKA BUM-BUM
BISHKEK - TASHKENT
6 Settembre, Mercoledì - ...ma bisogna andare, perché la tappa di oggi è lunghissima, circa 600 km.
Partiamo con l’aria frizzante del buon mattino e, dopo il
solito rifornimento di carburante, su ottima strada, si
susseguono le tappe di 60, 70, 80 km. Abbiamo deciso di
modificare il programma ed arrivare oggi a Tashkent e
guadagnare una mezza giornata a Samarkanda.
Traversiamo una regione abbastanza monotona: una
catena di montagne, il Tien Shan, con vette innevate ci
lascia sulla sinistra, dopo circa 200 km. Entriamo in
Kazakistan e le formalità sono semplici e brevi. Il paesaggio è molto simile a quello delle grandi praterie americane: immensi campi arati, colline verdeggianti spesso
bordate da filari di pioppi. Rari momenti di interesse
particolare e così, concentrati sulla strada e soli con i
nostri pensieri, arriviamo infine alla frontiera con
l’Uzbekistan. Ci fanno sostare in un grande piazzale e poi
lentamente inizia la trascrizione dei dati dei passaporti,
dei veicoli, delle dichiarazioni doganali. In un tempo
lungo ma accettabile siamo pronti ad entrare nel paese
di Tamerlano... ma qualche cosa si blocca, non possiamo
proseguire. Perché?! Non lo sapremo mai, 5/6 ore ad
attendere senza ragione, senza una spiegazione.
Comincia a far freddo, molti si sdraiano a dormire sul
prato e rischiamo di brutto, per averli fotografati, la confisca delle pellicole e delle fotocamere. È evidente che
qui qualcosa non è cambiato dopo la caduta del muro di
Berlino. Solo all’una di notte, finalmente, qualcuno da
il permesso di raggiungere il nostro albergo e una cena
oramai stagionata. E proprio in dogana avviene il guasto
10
Le yurte di Naryn
2 0 0 0
più grave del viaggio: la Toyota di Alessandro Londi
emette dei preoccupanti guaiti. La trainiamo fino all’hotel Tashkent dove arriviamo oltre le due: stanchi, infreddoliti ed affamati di una fame che non certo quella cena
uzbeca potrà sfamare. A poco valgono le bottiglie di
champagne offerte dal nostro corrispondente. L’albergo
ha un’atmosfera lugubre, di un’eleganza funerea, con
drappi, tende, velluti, broccati e un arredamento stile
anni ‘40. In quest’ambiente, con questa fame, con questa stanchezza, festeggiamo con una bevuta i cinquant’anni di Alessandro De Longis... meritava di più, cercheremo di celebrarli più degnamente in giorni migliori,
poi tutti di corsa a letto meno il bravo Mauro De
Vecchis, che indossa il suo grembiulino, mette i guanti e
come un chirurgo comincia ad operare sulla Toyota ferita... fino alle 5 di mattina: smonta il carterino della cinghia di distribuzione per riuscire a scoprire il danno e
trova la puleggia fuori sede a causa del grippaggio del
cuscinetto e la conseguente rottura del bullone di fissaggio di cui la parte filettata rimane incastrata nel monoblocco. Sembra un problema insolubile eppure con una
pazienza certosina, Mauro riesce in una ventina di minuti a svitare il moncone del perno. Ora sappiamo della
gravità del danno e possiamo dormirci sopra. Nicola
Quartullo continua ad amoreggiare con la frizione della
sua Suzuki che da un paio digiorni accusa preoccupati
slittamenti. Domani vedremo se la buona stella che sin
dall’inizio del viaggio è su di noi è ancora lassù nel cielo
a mandarci i suoi influssi benefici. Un sonno profondo
chiude questa difficile giornata.
PERCORSI: 592 KM - PARTITI: 8:00 - ARRIVATI: 2:00 DI NOTTE
SALUTE: AVVISAGLIE DI DISSENTERIE E POSTUMI DA SERATA BRAVA
VARIE: GUASTO ALLA TOYOTA DI ALESSANDRO LONDI E AL SUZUKI DI
NICOLA QUARTULLO
TASHKENT - SAMARKANDA
7 Settembre, Giovedì - Ritardiamo la partenza per
dare tempo a tutti di riconciliarsi con il ritmo del viaggio sconvolto ieri sera dalla burocrazia uzbeca. Resta a
Tashkent Mauro con la sua Toyota, Londi con la Toyota
in panne e Nicola con la sua Suzuki. La tappa di oggi
prevede l’arrivo a Samarkanda al più presto possibile,
modifichiamo ulteriormente il programma e decidiamo
di pernottare due notti in modo di assorbire l’eventuale
ritardo dei veicoli in panne: Entriamo a Samarkanda,
nei vialoni alberati della città buca la Toyota di
Gianluca Giuliani, ma per le 17 siamo tutti in albergo.
Liberi fino a domani mattina, partiamo alla scoperta di
questa splendida città: chi se ne va davanti alla piazza
del Reghistan ad assistere gratuitamente allo spettacolo
di Suoni e Luci con la voce di Timur che tuona dalle
cupole e dai minareti. Una telefonata all’albergo di
Si fa notte alla frontiera uzbeka
Tashkent ci dalla buona notizia: “Sono partiti !!”. Vuol
dire che tutti i problemi sono risolti e infatti arrivano a
tarda sera dopo aver percorso i 280 km di notte con tensione e momenti difficili per i blocchi stradali. Ma sono
tutti qui, felici e contenti di aver risolto il problema più
grave. Grazie all’aiuto di un personaggio incontrato in
albergo erano riusciti infatti a trovare la puleggia con i
cuscinetti, la cinghia di distribuzione e...incredibile e far
fare al tornio il bullone di fissaggio. Dopo un’ottima
cena a base di carne, spiedini, arrosti cucinati anche
dalla nostra Lidia Cassini che prende possesso della cucina,tutti a dormire. Domani visiteremo la città di
Tamerlano con le sue cupole turchesi, i suoi minareti e
le testimonianze della sua grande cultura.
PERCORSI: 290 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: 17:00
FORATURE: 2
SALUTE DEL GRUPPO: PARZIALMENTE IN RIPRESA, STANCHEZZA GENERALE
VARIE: LA POLIZIA IN INCOGNITO VEGLIA SU DI NOI
NELLA CITTÀ
DI T IMUR
8 Settembre, Venerdì - Samarkanda doveva essere
splendida già ai tempi di Alessandro Magno che la definì “più bella di ogni aspettativa”, poi crebbe e si sviluppò arricchita dai suoi traffici commerciali fino all’anno
1230 quando il terribile mongolo Gengis Khan la rase al
suolo, e rimase tale finchè Tamerlano, nel 1370, non
decise di riedificarla e farla capitale del suo grande
regno. E questa è la città che abbiamo visitato. Oggi
Samarkanda è una città moderna e piacevole con grandi viali alberati, piazze e fontane ed edifici monumentali, offre generosa le testimonianze della sua antica storia.
Giriamo la città con autobus e guida calandoci in questa
dimensioine da turisti che in effetti ci sta un pò scomoda. Ed eccoci all’osservatorio di Ulugh Bek nipote di
Timur, sovrano illuminato, astronomo e scienziato, poi
allo Shahi Zinda, la strada funeraria con mausolei decorati con maioliche policrome, una breve sosta al bazar
con pranzo nei ristorantini ed infine al Reghistan, maestoso complesso monumentale formato da tre medresse
(scuole coraniche). Uno scenario talmente straordinario
che decidiamo di usarlo per le foto di gruppo; torneremo
domani mattina di buon’ora. Cena tutti seduti sulle
chaicane e domani si parte per Bukhara.
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: BUONA
SAMARKANDA
E B UKHARA
9 Settembre, Sabato - Come in programma riusciamo
a raggiungere tutti in ordine il Reghistan per una serie
interminabile di foto di gruppo. Poi partiamo con la
polizia che ci scorta fuori città ed è comodo perché passiamo tutti con il rosso e gli agenti agli incroci bloccano
il traffico per lasciarci passare. Usciamo dalla città e il
Cupole a Samarkanda
paesaggio diventa verdeggiante, la strada è sempre
buona. Procediamo con tappe di 80/100 km e per pranzo ci fermiamo presso un casale che ci predispone in
breve tempo un centinaio di ottimi spiedini di ottima
qualità. Poi la Suzuki di Nicola Quartullo si ferma definitivamente e siamo costretti a caricarla sul camion
Kamaz. A sera predisporremo con una serie di telefonate a Paolo Nugari e al meccanico di Nicola, l’invio di
una nuova frizione a Teheran in tempo utile per averla
già alla frontiera tra Iran e Turkmenistan attraverso il
nostro corrispondente iraniano.
Arriviamo a Bukhara e ci sistemiamo tutti all’undicesimo piano del Old Bukhara Hotel da dove si gode una
splendida vista della città, con le sue cupole turchesi e i
suoi minareti. Serata libera ma ci ritroviamo tutti a alla
Labi Houz, una piazza costruita nel 1600 attorno ad una
piscina con zampilli d’acqua che irradiano una piacevole frescura. Mangiamo sotto gelsi enormi dai tronchi
immani vecchi di 4-5 secoli. A sera come al solito collegamento telefonico, internet, e-mail ed è un piacere parlare con parenti ed amici e leggere le loro e mail a volte
simpatiche e scherzose che ci fanno sorridere e sentire
vicino agli amici lontani.
PERCORSI: 285 KM - PARTITI: 8:30 - ARRIVATI: 15:00
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: BUONO
VARIE: CARICATA LA MOTO DI NICOLA QUARTULLO SUL CAMION
BUKHARA
10 Settembre, Domenica - Giornata dedicata alla visita della città che appare più ricca e più soddisfacente di
Samarkanda con il suo minareto in mattoni che si
intrecciano in una miriade di forme geometriche verso il
cielo. Poi medrese, moschee, mausolei e mercati coperti
che qui a Bukhara assumono una originale forma architettonica con cupole e cupolette e giochi di luci che
attribuiscono loro un fascino antico. Il bazar è ricco di
tessuti, coltelli, scimitarre, tappeti e fra le cianfrusaglie si
scoprono oggetti di antiquariato pregevole.
Predisponiamo carburante e logistica per una partenza
all’alba. Le moto dovranno essere tutte con il pieno e
con una tanica di riserva per il lungo percorso. Il bagaglio dovrebbe essere caricato questa sera sul camion che
partirà all’alba. Sveglia alle 5:00, colazione alle 5:20,
partenza alle 6:00. Ci aspetta la traversata del Kyzilkum
Desert quasi 500 km. In mattinata è partito il bravo
Jamè Shid con tutti i passaporti, si incontrerà domani
mattina con il corrispondente turkmanno per l’ottenimento del visto così il gruppo non perderà nemmeno un
Veduta di Bukhara
Particolare di Bukhara
minuto sul programma e il ritardo di Samarkanda verrà
assorbito in modo definitivo. La moto di Nicola
Quartullo resta caricata sul camion nonostante gli ulteriori tentativi di farla ripartire. La cena a Bukhara sempre nei simpatici ristoranti, un gruppetto viene invitato
ad un matrimonio. Poi tutti a letto, domani sarà un giorno duro.
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: MOTO DI QUARTULLO ANCORA SUL CAMION
DEL K YZYLKUM
11 Settembre, Lunedì - Alle 6:30 siamo tutti in sella,
ordinati seguiamo l’auto del corrispondente, poi appena
usciti dalla città proseguiamo con tappa 100 km. Con l’aria fresca del mattino moto e piloti vanno a meraviglia, in
tre ore i primi 200 km, poi la media si abbassa.
Traversiamo una zona desertica con dune e ciuffi di vegetazione. Tira un forte vento traverso e fili di sabbia corrono vorticosamente sull’asfalto. Poi il sole scompare dietro
una nuvolaglia bassa. Cade qualche goccia d’acqua e continua il forte vento. Ad un certo punto temiamo la tem-
pesta di sabbia: il vento aumenta, la sabbia si fa più
abbondante. Poi, dopo circa 300 km, scorgiamo in lontananza il fiume Aruda Rya, il vecchio mitico Oxus, ed
entriamo in una valle verde densamente popolata. Una
grande centrale idroelettrica, villaggi dopo villaggi, qualche indecisione nel trovare la strada giusta, poi infine
entriamo a Khiva che ci appare con il suo minareto e le
sue cupole delle moschee. Raggiungiamo l’albergo appena
fuori città, alcuni stramazzano sul letto stanchi della lunga
tappa, altri vanno a vedere il tramonto dalle mura della
città poi, a notte fonda, tutti a mangiare dentro le mura
della città vecchia. Khiva, uno scrigno prezioso, una
atmosfera irreale, rivive sotto i nostri occhi alla luce della
luna piena. La città è affascinante, integra nella sua struttura urbanistica nonostante l’eccesso di ricostruzione ma
è una vera perla del deserto. Ammalia tutti noi per i suoi
vicoletti, per i suoi bambini, per i suoi artigiani, per i suoi
splendidi monumenti.
PERCORSI: 493 KM - PARTITI: 6:30 - ARRIVATI: 4:00
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: LA SUZUKI DI QUARTULLO È ANCORA CARICATA SUL CAMION,
QUALCHE DISSENTERIA PER L’ECCESSO DI ALIMENTAZIONE E DI
BEVANDE FRESCHE.
IL DESERTO
Le auto e i partecipanti al seguito
11
Il gruppo a Samarkanda davanti al Reghistan
A S I A
R A I D
2 0 0 0
proseguiamo spediti verso Ashgabad. 250 km di strada
impossibile provocano 2 forature, la rottura di un cerchione di un BMW e la totale perdita d’olio di una forcella. Il sole che tramonta ci vede al distributore di benzina per la solita lunga trafila per lo riempimento dei
serbatoi. Poi la luna piena, appena sorta ci vede entrare
ad Ashgabad. L’hotel Nissa è quanto di più lussuoso
abbiamo visto in questo viaggio, il ristorante italiano è
gestito da italiani, il cibo è ottimo ed il vino migliore.
Festeggiamo il compleanno di Lidia Cassini poi piscina,
idromassaggio e all’1:47 del 14 settembre a scrivere queste brevi note di viaggio.
PERCORSI: 580 KM - PARTITI: 8:00
ARRIVATI: AL TRAMONTO - FORATURE: 3 E UN CERCHIONE ROTTO
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO
VARIE: IL PULMAN DEI BAGAGLI DEI MOTOCICLISTI NON È ARRIVATO.
ASHGABAD - QUCHAN
Vista di Khiva dal minareto
KHIVA,
LA P ERLA DEL D ESERTO
12 Settembre, Martedì - Dedichiamo la mattinata
alla visita della città, saliamo sul minareto, ammiriamo
la splendida cinta muraria e le quattro porte che davano
accesso alla città. Ma il ricordo di Khiva sotto la luna
piena resterà indelebile. Abbiamo i passaporti con i visti
del Tukmenistan e possiamo partire, arriviamo al confine dopo una sessantina di chilometri ed incontriamo il
corrispondente turkmeno. In meno di un’oretta passiamo attraverso le complicatissime procedure di immigrazione e di importazione di veicoli in Turkmenistan grazie all’ottimo lavoro del corrispondente che ha predisposto tutto. Proseguiamo per Kunya Urgenc ma ci fermiamo fuori città, imbocchiamo una strada di campagna e ci
troviamo nella foresteria di una Kolkos che ci ospiterà
per la notte e per la cena. Entriamo in un’enorme sala
dove è stata organizzata la cena su tappeti variopinti e
cuscinoni, una cena tipicamente turkomanna: ottima ed
abbondante. Dopo cena dal nulla arrivano auto con la
nostra benzina. Poi tutti a letto, anzi 21 a letto e 20 per
terra.
14 Settembre, Giovedì - Ci svegliamo con la pessima
notizia: il camion dei bagagli non è arrivato. Dobbiamo
decidere se proseguire per la frontiera ed attendere lì il
bagaglio o aspettare qui per maggiore sicurezza. Optiamo
per la prima soluzione fidandoci del corrispondente che
proclama la massima onestà dell’autista (avevamo considerato l’ipotesi di un furto globale). Salutiamo gli italiani che gestiscono l’albergo Nissa e alle 9.00 circa partiamo verso l’Iran. Attraversiamo la città che fa sfoggio di
monumenti ed edifici ultramoderni e puntiamo decisamente verso i monti. I controlli in uscita turkmena sono
più complessi di quelli in entrata perché il corrispondente non ha predisposto tutte le scartoffie burocratiche
necessarie. Attraversiamo una bella zona di montagne
che confinano con l’Iran. Con un rapido collegamento
telefonico (temiamo le guardie di frontiera) abbiamo la
prima cattiva notizia: il camion non è ancora arrivato.
Lasciamo così il Turkmenistan con la certezza che i
doganieri faranno passare il camion anche senza di noi.
Ancora 10 km ed eccoci in Iran. Incontriamo la guida
che parla perfettamente italiano. È lì dalle 7 di mattina
e sono le 12.30. Iniziamo le pratiche iraniane che sono
semplici, ma lunghe. I doganieri non ci permettono di
tornare al confine turkmeno per avere notizie del
camion. Siamo praticamente senza collegamento e dob-
PERCORSI: 177 KM - PARTITI: 1:30 - ARRIVATI: AL TRAMONTO
SALUTE: DISSENTERIA IN GUARIGIONE, UN INFLUENZATO SI CURA
CON L’ASPIRINA
VARIE: LA TOYOTA DI GIANLUCA GIULIANI NON PARTE MA È SOLO IL
FILTRO DELLA NAFTA; CON UN MARCHINGENIO DIABOLICO MAURO
DE VECCHIS E NICOLA QUARTULLO RIESCONO A FAR PARTIRE IL
SUZUKI.
KARA-KUM,
12
IL D ESERTO N ERO
13 Settembre, Mercoledì - Partiamo di buon mattino
ed andiamo a visitare i resti dell’antica Kunya Urgenc,
un mausoleo che è un eccezionale prodotto architettonico e rappresenta l’andare del tempo, un minareto che
con i suoi 60 m circa è il più alto dell’Asia Centrale, un
secondo mausoleo con la cupola a piramide come le
chiese armene.
Il verde va scomparendo ed entriamo nel Kara-Kum che
attraverseremo per oltre 500 km. Siamo poco meno di
un granello di sabbia in questo immenso deserto eppure,
alla guida delle nostre moto e delle nostre 4x4 ci sentiamo al centro dell’universo e con questa consapevolezza
Si attraversa il Karakum Desert
biamo scendere per altri 3 km per il controllo dei carnet.
Decidiamo di arrischiare un altro collegamento con il
satellitare (amico fedele ed utile di tutto il viaggio) e
riceviamo buone notizie: i nostri bagagli arriveranno
entro un’ora. Sarà già buio, perciò decidiamo di proseguire per il centro abitato più vicino in fila indiana.
Come un suggestivo serpente luminoso, in poco più di
un’ora percorriamo una strada di montagna che sale e
scende ed in fine entriamo a Quchan dove ci ha preceduto l’autista iraniano per predisporre il pernottamento
in un alberghetto che assomiglia di più ad un dormitorio. Ci viene servita una tipica cenetta iraniana con
minestra, kebab e Fanta. Stanchi, ce ne andiamo a letto
e decidiamo di partire prestissimo l’indomani per recuperare la tappa di ieri con la sveglia alle 5.00. Decidiamo
inoltre di prendere la strada del deserto, che sembra ottima e scorrevole.
Domani dobbiamo arrivare a Teheran!!!
PERCORSI: 127 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: 22,00
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: DISCRETO
VARIE: RINGRAZIAMO DI NUOVO LA UNIVERSAT CHE CI HA PERMESSO
DI CONOSCERE LA SORTE DEI NOSTRI BAGAGLI CHE INFINE
SONO ARRIVATI
ON
THE ROAD AGAIN
citazione da Osvaldo Berni detto “il marinaio”
15 Settembre, Venerdì - Sveglia alle 5.00, ma Mauro
De Vecchis che ha il compito di svegliare tutto il gruppo, non ha rimesso l’orologio con l’ora legale e sveglia
tutti alle 4.30. Così riusciamo a partire alle 6.00 dopo la
solita trafila per il rifornimento di carburante. Siamo su
un’ottima autostrada, quando il sole fa capolino all’orizzonte. La strada che seguiamo è ai margini del grande
deserto iraniano e a tappe di 100 km corriamo verso
Teheran. Sostiamo a visitare le rovine di un paio di caravanserragli che ci riportano col pensiero alle carovane di
un tempo che nel caravanserraglio - vero e proprio
albergo fortificato - trovavano un riparo sicuro per la
notte. Al tramonto entriamo a Teheran e nella bolgia
infernale del suo traffico. Città di 12 milioni di abitanti,
il venerdì sera è tutta un formicolìo di auto, motorini,
camion, minibus che si muovono senza alcuna regola per
le vie della città che noi dobbiamo attraversare da sud a
nord. Ci perdiamo, ci ritroviamo ed infine, dopo due
ore, arriviamo al superalbergo.... Dalla polvere di
Quchan agli altari di Teheran. Un albergo ottimo che
offre a tutti una bella doccia ed un buon riposo. Qui a
Teheran lasceremo Alessandro e Simone Kulczycki e
Manilla Montis che rientreranno in Italia in volo sabato notte.
PERCORSI: 818 KM - PARTITI: 06:00 - ARRIVATI: 21:30
SALUTE: SANDRO DE LONGIS È FEBBRICITANTE
PER CAUSE IGNOTE MA È ASSISTITO AMOREVOLMENTE DAL SUO
RIANIMATORE PERSONALE MICHELE DOTT. D’AMBROSIO.
IL VICE DIRETTORE DOTT. MARCO CIANCONE COMINCIA A
DARE SEGNI DI CEDIMENTO DA SELLA.
VARIE: FRANCO ARDUCA DIMENTICA LA CINEPRESA AD UN DISTRIBUTORE,
MA FORTUNATAMENTE (...) LA RITROVA.
TEHERAN - TABRIZ,
INIZIA
LA GALOPPATA VERSO L ’I TALIA
16 Settembre, Sabato - Salutiamo Alessandro,
Simone e Manilla, una foto ricordo, qualche lacrimuccia, ma bisogna andare. Ci abbracciamo con affetto per
salutare i tre che se ne vanno. È un mese che viviamo
insieme come una comunità autonoma ed autosufficiente e veder partire tre del gruppo dispiace a tutti,
ma bisogna andare. Per fortuna l’autostrada per Tabriz
parte dal settore nord della città, così usciamo facilmente dalla morsa del traffico di Teheran e siamo su buon
asfalto a tappe di 100 - 150 km.
Questo Iran che attraversiamo così rapidamente, ci sembra un paese sulla strada di una rapida occidentalizzazione. La gente poi è simpatica ed ospitale, se poi diciamo
che siamo italiani, allora è un’apoteosi di sorrisi.
Ognuno di noi ha un episodio da raccontare sulla gentilezza di questa gente: c’è chi si affianca in corsia ed offre
una mela, chi una scatola di dolcetti, chi addirittura
scende dall’auto con un bicchiere e un termos per offrirci tè caldo. All’ingresso dell’autostrada poi, ci offrono di
passare gratuitamente. Le ragazze del gruppo, costrette a
portare il velo, percepiscono la simpatia e comprensione
delle donne iraniane nascoste completamente sotto
pesanti chador neri. Insomma, grazie IRAN! Ci hai
accolti con grande entusiasmo. Da ieri ci segue una troupe televisiva iraniana che riprende ed intervista i partecipanti del gruppo. Domani saremo in televisione e ci
riconosceranno lungo la strada come il gruppo degli italiani che vengono dalla Cina. Un giornale di Teheran
La Moschea di Kunya Urgench
pubblica la notizia del nostro gruppo; l’ambasciatore italiano si lamenta di non essere stato informato, ma noi
proseguiamo a tappe di 100-150 km verso Tabriz. Tappa
lunga quella di oggi, oltre 600 km e siamo partiti un po’
tardi.
Il tramonto ci prende in una splendida gola, con una
strada che invita alla velocità su una lunga serie di
curve. Poi il buio, i camion con i fari abbaglianti, le auto
senza fari, i sorpassi allucinanti, e finalmente le luci di
Tabriz e qui succede di tutto: il Gücia si ferma. non arriva più benzina e bisogna caricare la moto, il Tenerè di
De Longis s’ingolfa di nuovo, fora lo Yak (Andrea
Rigazio), mentre Nicola che da 5 ore non si ferma alle
varie tappe per paura che la sua frizione scoppi definitivamente, ci aspetta nell’albergo. Poi arriviamo in qualche modo all’albergo, seguendo un ragazzo del posto che
si è reso disponibile spontaneamente a guidare il convoglio con il suo motorino. Resteremo fino a tarda notte
(oltre le due) a lavorare sulle moto. Poi a letto stanchi...
stanchissimi.
PERCORSI: 645 KM - PARTITI: 00:00 - ARRIVATI: DOPO IL TRAMONTO
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: STANCHEZZA GENERALIZZATA
VARIE: OGGI È SUCCESSO DI TUTTO
I
CAVALIERI DELL ’ APOCALISSE
CONTINUANO LA LORO GLORIOSA
CAVALCATA (citazione del Gücia)
TABRIZ - DOGUBAYAZIT
17 Settembre, Domenica - Incredibilmente, inaspettatamente, imprevedibilmente ed instancabilmente siamo
tutti in sella e ripartiamo verso il Monte Ararat e il confine con la Turchia. Tappa breve e sosta lunga alla frontiera fra Iran e Turchia, ci vogliono 6-7 ore per passare,
anche se il doganiere iraniano ci aveva visti in tv. La
burocrazia è assassina ed inoltre dobbiamo organizzare
un pulmino che ci porti il bagaglio fino al confine greco.
Andremo a dormire in un campeggio nei pressi di
Dogubayazit e finalmente, dopo tanto integralismo, ci
dissetiamo con buone bevute di birra ghiacciata. Per
arrivare al campeggio percorriamo un paio di chilometri
di strada completamente ricoperta da catrame liquido,
rischiando cadute e finendo con moto e macchine completamente imbrattate. I più scrupolosi lavoreranno fino
Il gruppo a Teheran ancora al completo
a tarda sera per ripulire i loro mezzi. Dopo l’ennesimo
sorso di whisky e wodka, ci accampiamo tutti sul pavimento del ristorante dove abbiamo mangiato, tutti
insieme appassionatamente. Ma Osvaldo Berni, detto il
marinaio soffre del male oscuro che tocca prima o poi
tutti noi (o quasi) e si butta letteralmente per terra,
vestito così come era sulla moto. Lo coccoliamo un po’
perché è proprio un personaggio: marinaio per trent’anni, ha conosciuto tutti i porti del mondo, assomiglia un
po’ a Kirk Douglas nel film “20.000 leghe sotto i mari”
con le sue “... mille storie da raccontar, di donne ardite e di
folli amor, un po’ inverosimile è sicuro, ma vere ve lo giuro”.
Ma stasera è proprio a terra. La Lidia Cassini, che dorme
vicino a lui, lo sistema, lo copre e poi insieme gli cantiamo un a dolce ninna nanna: “Dormi Osvaldo dormi,
dormi e fai la nanna...”. Domani sarà ancora, come sempre “on the road again”. La luna illumina un minareto
ardito proprio sopra di noi e l’indomani scopriremo che
si tratta del famoso castello di Isak Pascià che avevamo
in programma di visitare. A notte inoltrata, dalla spoglia
stanza che ospita gli stanchi centauri s’alza la voce di
Fabrizio Gianminuti che intona una romanza dal
Rigoletto. Poi, tutti insieme, “Bella ciao”, “Sul ponte di
Berati”... ecc. Poi le note si spengono pian piano, qualcuno inizia a russare, la nobiltà dorme nei piani alti (i
tavoli del ristorante), i duri per terra, donne comprese,
finché la stanchezza e le abbondanti bevute di wodka e
whisky hanno la meglio sui canti e le battute e uno dopo
l’altro ci perdiamo nel sonno profondo dei giusti.
PERCORSI: 326 KM - PARTITI: 9.00 - ARRIVATI: 20.30
SALUTE: OSVALDO IN DÉBACLE, MARCO CIANCONE IN CASSA MALATTIA,
GIANLUCA IN NETTA RIPRESA.
VARIE: QUI USANO PRIMA INCATRAMARE LE STRADE E POI, DOPO ALCUNI
GIORNI, STENDERE SOPRA IL BRECCIOLINO. PER BEN DUE VOLTE IN
DUE LUOGHI DIVERSI, NELLO STESSO GIORNO, SIAMO STATI
COSTRETTI A NAVIGARCI SOPRA.
BOGUBAYAZIT - AGRI
ERZURUM - SUSEHRI
18 Settembre, Lunedì - È l’alba ed i più mattinieri partono per il castello di Isak Pascia per riprendere il primo
raggio di sole che illumina il bel complesso in stile turcocurdo-armeno. Altri raggiungono, con una decina di
chilometri di sterrato l’altopiano, da dove si gode una
13
ITINERARIO KILOMETRICO
AGO
AGO
AGO
AGO
AGO
AGO
PAKISTAN
LAHORE
LAHORE RAWALPINDI
RAWALPINDI BESHAM
BESHAM GILGIT
GILGIT KARIMABAD
KARIMABAD NALTAR SUST
AGO
AGO
AGO
AGO
AGO
SET
SET
SET
CINA
SUST KUNJERAB TASHKORGAN
TASHKORGAN LAGO KARAKUL
L. KARAKUL KASHI
KASHI
KASHI YARKAND TARSU
TARSU YARKAND
YARKAND KASHI
KASHI
4
5
SET
SET
KIRGHJZSTAN
KASHI TORUGART NARYN
NARYN BISHKEK
KM
KM
349
362
6
7
8
SET
SET
SET
KAZAKSTAN – UZBEKISTAN
BISHKEK TASHKENT
TASHKENT SAMARKANDA
SAMARKANDA
KM
KM
KM
592
290
0
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
1
2
3
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
KM
20
273
300
354
110
139
207
95+40
190
20
257+20
61+15
196
PILOTI MOTO
14
SPONSOR
9 SET
10 SET
11 SET
SAMARKANDA BUKHARA
BUKHARA
BUKHARA KHIVA
KM
KM
KM
285
0
493
12 SET
13 SET
TURKMENISTAN
KHIVA KUNYA URGENCH
KUNYA URGENCH ASHGABAD
KM
KM
177
580
14 SET
15 SET
16 SET
IRAN
ASHGABAD QUCHAN
QUCHAN TEHERAN
TEHERAN TABRIZ
KM
KM
KM
127
818
645
17 SET
18 SET
19 SET
TURCHIA
TABRIZ DOGUBAYAZIT
DOGUBAYAZIT SUSEHRI
SUSEHRI BOLO ABANT
KM
KM
KM
326
620
648
20 SET
21 SET
22 SET
GRECIA
BOLO ABANT ALEXANDROPOLIS
ALEXANDROPOLIS KALAMBAKA
KALAMBAKA IGOUMENITSA
KM
KM
KM
545
577
270
23 SET
ITALIA
Arrivo a BARI
KM
10.001
TOTALE
PILOTI 4x4
Kulczycki Vittorio
BMW F 650
FormentoGaravelli Sandro
Toyota Hi-Lux
De Longis Alessandro
Yamaha 1 VJ XT 600Z
Angela Christine
Toyota HDJ 100 L
Gabrieli Giovanni
BMW F 650
Zanetti Augusto
Toyota HI-Lux
Bedeschi Alberto
Yamaha TT 600 E
Giuliani Gianluca
Toyota BJ 42
Berni Osvaldo
Honda XL PD04
De Vecchis Mauro
Toyota HDJ 80
Rapizza Riccardo
Honda XL 1000 varadero
Londi Alessandro
Toyota Hi-Lux
Corbo Giovanni
BMW R 80 GS
Galli Eugenio
Honda transalp XL 600V
Quaranta Giorgio
Kawasaki KL 650 AE
Rigazio Andrea
Yamaha XT 600
D’Ambrosio Michele
Honda XL 600 PD04A
Arduca Franco
Honda africa twin 750
Ravanelli Roberto
Yamaha XT 550
Agosti Leonardo
BMW F 650
Carlini Alberto
Honda XRV 750 S
Quartullo Nicola
Suzuki GSX 1100
Faganel Dario
Honda transalp XL 600V
Giamminuti Fabrizio
Honda transalp PD06E
De Franco Giancarlo
Honda RD03
Ghezzi Riccardo
Honda XR 600
Frascarolo Giovanni
BMW R 100 RS
Ciancone Marco
Yamaha TT 600 R
Bozzini Massimo
BMW R 110 GS
AL SEGUITO SU 4x4
Kulczycki Simone
Comincini Aldo
Kulczycki Alessandro
Cassini Lidia
F. Garavelli Riccardo
Vincenzi Giuseppe
Bonato Maurizio (su moto)
F. Garavelli Renato
Stragliati Monica
Simonetti Raffaello
Montis Manilla
Stefania Meazza
A S I A
R A I D
2 0 0 0 BOLU - ABANT - ALEXANDROPOLIS
SUSEHRI - BOLU - ABANT
RIENTRIAMO IN EUROPA
splendida vista del Monte Ararat, con la sua cima coperta di ghiaccio che maestoso domina il confine fra
Turchia, Armenia e Iran. Dopo la consueta frittatina per
colazione, partiamo. Ci aspetta una lunga tappa per...
non sappiamo dove arriveremo, ci fermeremo al tramonto. Il sole scende, la notte cala e ancora non abbiamo
trovato né villaggi né città.
Proseguiamo quindi a notte inoltrata sino a Susehri, un
paesotto in collina che si appresta ad andare a letto,
quando compaiono nella piazza principale le nostre 23
moto e le 6 auto: il paese entra in agitazione. In pochi
minuti siamo letteralmente accerchiati, mentre cerchiamo di individuare un albergo, un ristorante, un posto
sicuro per parcheggiare.
Tutti hanno qualcosa da proporre in lingua curda e in
turco: è un vero caos. Appare addirittura la telecamera
di una tv locale che comincia ad intervistare e riprendere le stanche facce dei piloti.
Fortunatamente interviene la polizia che si fa largo fra la
folla e gentilmente ci impone di raggiungere il parcheggio della loro caserma... e un problema è risolto. I poliziotti sono in fermento, telefonano a destra e a manca,
arriva il capo della polizia, veneratissimo, viene intervistato, fa le sue dichiarazioni e ci lascia andare nel ristorante più “in” della cittadina dove un’abbondantissima
danzatrice-cantante occhieggia, ammicca, tocca e tasta
un po’ tutti i maschi e chiede collaborazione alle nostre
4 donne. Tappa lunga, stanchezza tanta, è ora di occupare i 17 letti ed il pavimento dell’albergo (chissà perché i
furbi hanno sempre un letto ed i nobili no...).
Due bagni, poca acqua (nel senso che la mattina non
c’era acqua) e per il secondo giorno non ci laviamo. E gli
eroi dormono....
PERCORSI: 620 KM - PARTITI: 10.00 - ARRIVATI: 20.00 - FORATURE: 1
SALUTE: OSVALDO IL MARINAIO, DOPO LE CONSUETE 50 FLESSIONI
MATTUTINE, VIENE RITENUTO ABILE ED ARRUOLATO
VARIE: UN CAMION FA SCHIZZARE UN SASSO (GROSSO) SOTTO LA MOTO
DI DARIO FAGANEL CHE CI SALTA SOPRA E CERCA DI COLPIRE,
FORTUNATAMENTE NON RIUSCENDOCI, IL COMPAGNO DI CORSA
LEO AGOSTI.
Sosta nel deserto del Karakum
19 Settembre, Martedì - La polizia viene a cercarci:
abbiamo detto di partire alle 7 e alle 7 dobbiamo partire. Attraversiamo l’altopiano anatolico orientale ad
un’altitudine che varia tra i 1700 e i 2000 metri.
Paesaggi ampi e grandiosi con alpeggi, valli di fiumi
tumultuosi, rocce policrome. Fa freddo, un’aria secca e
pungente che penetra ovunque. Poi il sole ci riscalda
sempre più: tappe da 150 km rapide, soste brevi per arrivare prima del tramonto. Dove? Viaggiamo verso ponente e il sole ce lo troviamo proprio in faccia, più scende
all’orizzonte e meno vediamo la strada. Sono due notti
che dormiamo ammucchiati per terra, senza lavarci e
questa sera dobbiamo trovare un posto degno (ce lo
meritiamo). Con un intreccio di telefonate dal nostro
cellulare a Paolo Nugari a Roma e al nostro corrispondente turco che è in viaggio tra Ankara ed Istanbul,
riusciamo a prenotare 38 posti (Leonardo Agosti ci ha
lasciati oggi, resterà una decina di giorni in Turchia) in
un paradiso che per noi ha il nome di Petrokent Club:
villette di due piani con camere pulite, una doccia ricca
d’acqua, un ristorante quasi elegante, il tutto in un bosco
di pini nei pressi del Lago Abant. Dalla polvere all’altare. Perdiamo contatto con il bus dei bagagli e dal
Petrokent telefoniamo in giro per la città di Bolu. Tutti
sembrano sapere del gruppo dei motociclisti italiani e
quindi il pulmino viene rintracciato, arrivano i bagagli,
finalmente possiamo cambiarci e lavarci. Supercena buffet, vino per tutti, dalle riserve di Christine Angela. Poi
in camera ad aggiornare il sito per condividere con i
nostri amici la nostra grande AVVENTURA.
PERCORSI: 648 KM - PARTITI: 07:30 - ARRIVATI: 17:50 - FORATURE: 1
SALUTE: MARCO CIANCONE HA TROVATO LA PILLOLA GIUSTA (...) RICCARDINO MANGIA SEMPRE PIÙ A SPROPOSITO (VEDREMO
DOMANI GLI EFFETTI)
CADUTE: 1 MACCHINA FOTOGRAFICA
VARIE: MENTRE PROCEDEVA AL GRAN GALOPPO, IL PRODE YAK, LASCIATO
APERTO LO ZAINETTO (!!!), PERDEVA LA MACCHINA FOTOGRAFICA
CHE RIMBALZAVA SULL’ASFALTO E DECIDEVA DI TERMINARE ROVINOSAMENTE LA SUA CORSA SULLA SPALLA DELL’EROICO, NONCHÉ
SFIGATO, YETI.
20 Settembre, Mercoledì - Lasciamo le nostre villette nel bosco di Abant ed iniziamo la tappa che ci riporterà in Europa oltre i Dardanelli, il Bosforo ed il Mar di
Marmara. Tappe lunghe ed eccoci su uno dei moderni
ponti che uniscono l’Europa all’Asia. Un odore di mare
ormai dimenticato pre annuncia l’arrivo sul ponte
(ma non è possibile fermarsi né fare foto o filmati). Mare
azzurro, placide barchette alla pesca, una costa non
deturpata... pochi secondi ed eccoci pronti a ricalpestare il suolo europeo. Saltiamo Istanbul attraverso la circonvallazione ed abbiamo la netta impressione di una
città moderna, enorme e caotica. Almeno 50 km di
quartieri moderni, fabbriche, moschee e poi di nuovo
nella campagna verso il confine di Ipsala. Controlli
abbastanza brevi alla frontiera turca (un paio d’ore per
noi ormai sono praticamente niente) e pochi minuti per
entrare in Grecia: ormai siamo decisamente tornati in
Europa. La ricerca di un camioncino per il bagaglio si
risolve grazie alla gentilezza ed efficienza di un tassista
che con il “suo” telefonino fa in modo che in poco meno
di mezz’ora arrivi un camion con sponda idraulica per i
bagagli (utile anche per l’eventuale carico di moto). Più
difficile la ricerca di un albergo: qui sembra sia ancora
altissima stagione. Poi, infine, finiamo in un campeggio
a Alexandropolis con appartamentini sul mare: in pochi
minuti ed a notte inoltrata siamo tutti in acqua per un
bagno, il primo dopo un mese di viaggio; sguazziamo a
lungo, poi cena greca (chi vicino al campeggio, chi in
paese) e tutti a letto (in realtà la maggior parte dorme su
materassini e sacchi a pelo in spiaggia, o quasi, a far da
cibo per zanzare fameliche). Domani sveglia alle 5, dobbiamo raggiungere le Meteore.
PERCORSI: 545 KM - PARTITI: 08:30 - ARRIVATI: 19:30 - FORATURE: 1
SALUTE: RICCARDINO (COME DOVEVASI DIMOSTRARE - VEDI IERI) ACCUSA
DISTURBI INTESTINALI VARI CHE LO TENGONO (FINALMENTE) UN
PO’ QUIETO (IL GRUPPO RINGRAZIA...)
VARIE: MINIMOTO (AL SECOLO ROBERTO RAVANELLI) PENSA BENE DI
ROMPERE IL FILO DELLA FRIZIONE PROPRIO NEL PUNTO DI MAGGIOR
TRAFFICO DELLA TANGENZIALE DI ISTANBUL, È STATO VISTO
SBRACCIARSI IN MEZZO A CAMION FUMANTI CERCANDO DI INTERCETTARE AUGUSTO PER L’ASSISTENZA (NON NECESSARIA IN QUANTO IL FILO NON ERA ROTTO... MA QUESTA È UN’ALTRA STORIA). IL
GÜCIA INVECE RIESCE A FARSI AZZANNARE (...) DA UN CANE
GRECO (O ERA TURCO?): IN OGNI CASO COMPLIMENTI ALLO YETI.
15
A S I A
R A I D
2 0 0 0
Cirò della Cantina San Francesco di Cirò offerto da
Giancarlo De Franco: un vino che ha sopportato 45
giorni di mare e 30 di scrolloni in giro per l’Asia e, stappato qui in Grecia, a fine viaggio, ha conservato tutto il
suo aroma ed il suo corpo schietto e sincero. Il Gücia
impartisce lezioni di sirtaki un po’ troppo teoriche e
poco pratiche per l’assenza delle spade (???) e i più intraprendenti cercano di dare spettacolo agli avventori greci
del locale a dir poco esterrefatti.
Il castello di Isak Pascia
ALEXANDROPOLIS - KALAMBAKA
(METEORE)
21 Settembre, Giovedì - Alle 5 in Grecia è ancora
buio pesto, non albeggia nemmeno e alzarsi è veramente dura, anche perché, come al solito, siamo rimasti fino
alle 2 a chiaccherare. Alle 06:15 arriva il camion e, in
breve, siamo sulla strada. Il sole che sorge ci trova già
con un centinaio di km fatti. Imbocchiamo la strada per
Salonicco e Larissa: tappe da 150 km. A Salonicco ci
lascia anche Alberto Carlini per raggiungere l’Albania
dove l’aspettano la moglie e la figlia: discorso di commiato quasi commovente in piedi sul tavolo del bar e lo
vediamo partire... Sosta per il pranzo e un po’ allo sbaraglio arriviamo tutti a Kalambaka. Ci sistemiamo in 3
alberghi diversi di cui uno, di ottima categoria,ci assicura il parcheggio per tutti i mezzi e l’accesso di tutti alla
piscina. Tramonto sulle Meteore e ultima cena tutti
insieme sotto un pergolato d’uva (a Kastraki) con graditi ospiti i prodi triestini Claudio e Furio. Si brinda a
tutto e a tutti: alle moto (quelle rimaste), alle auto
(ancora tutte), alle donne del gruppo (sempre splendide), a Maurizio (l’odiato cassiere sempre pronto a chiedere 200 $), a Mauro (capace di smontare e rimontare
moto e jeep indifferentemente), ad Augusto (carro spazzatura che ha raccattato i resti dei prodi centauri in
panne) e a noi tutti. Si fissa l’appuntamento per il grande raduno il 21 ottobre a Roma. Brindisi con l’ottimo
PERCORSI: 577 KM - PARTITI: 06:30 - ARRIVATI: 17:00
SALUTE: OTTIMA, MA TUTTI STANCHISSIMI (OGGI C’ERANO QUASI 40
GRADI!!! ALTRO CHE DESERTI DI TAKLAMAKAN O KARAKUM!)
VARIE: RICEVIAMO NOTIZIA DELLA NASCITA DELPICCOLO DI YAK CHE
PRENDE IL NOME DI YAK JUNIOR: AUGURI ALLA MAMMA VIOLA.
VERSO IL TRAGHETTO
PER L ’I TALIA
22 Settembre, Venerdì - Sveglia caotica, Siamo sistemati in tre alberghi nella cittadina di Kalambaka, a poco
più di 200 km. dal traghetto che ci riporterà in Italia.
Appuntamento alle 9.30 nel piazzale della Grande
Meteora. Visitiamo uno dei monasteri costruiti sui roccioni delle Meteore, poi lentamente iniziamo l’ultima
tappa per Igoumenitsa. Superiamo il passo, una serie
interminabili di curve dove tutti ci cimentiamo con piacere se non fosse per quell’aria di mare che preannuncia
l’arrivo al porto...
Il tachimetro segna lentamente gli ultimi chilometri...
9.970... 10.000... Abbiamo percorso in moto e in auto
quasi un quarto della circonferenza terrestre dal
Pakistan, alla Cina fino a quella nave che ci riporterà in
Italia. Il viaggio sta finendo, un marasma di emozioni, di
sensazioni ci assale e un filo di quella malinconia che
s’accompagna ad ogni fine ci fa trattenere il respiro; la
mente corre indietro a ricordare un passato che è vicinissimo ma che è già passato inesorabilmente: le immagini delle grandi montagne himalayane, le valli, i fiumi
vorticosi, i profumi delle strade e dei mercati del
Pakistan, della Cina, e di tutto l’Oriente, gli odori forti
e penetranti, i sapori delle cucine di Lahore, di Kashi, di
Narin, di Samarkanda, di Ashgabad, di Teheran, gli
idiomi sempre incomprensibili delle genti pakistane,
uyguri, kirghise, kazake, uzbeke, iraniane, turche e greche...., lo splendore dei monumenti di Samarkanda,
Bukhara e Khiva, l’immensità dei grandi deserti del
Taklamakan, del Kyzylkum, del Karakum, del Dasht el
Kavir ... tutto vissuto intensamente, tutto si sfilaccia via,
si scompone e scompare nel libro della nostra vita per
riempire pagine e pagine di ricordi, di ricordi indimenticabili, indelebili che racconteremo centinaia di volte ai
nostri cari, agli amici, ai colleghi, ai nipoti ed ai pronipoti a tutti quanti vorranno condividere con noi la più
grande di tutte le avventure ma non riusciremo mai a
trasmettere l’intensità della nostra esperienza che resterà in ognuno di noi gelosamente conservata come un
patrimonio unico e irripetibile della nostra vita
Abbiamo vissuto per 34 giorni come una comunità
nomade spostandoci attraverso nove paesi: 41 persone
unite dalla stessa passione e dalla stessa determinazione,
41 sconosciuti che, fin dalle prime tappe, hanno saputo
e voluto trovare un’armonia, un’unità di intenti, un
senso di collaborazione che ha trascinato tutti e tutto
verso la meta, nessuno escluso, perché chi dubitava, chi
tentennava minimamente è stato travolto gioiosamente
da una suggestione collettiva fatta di amicizia e collaborazione che è stata l’anima del nostro viaggio. E le 23
moto e le 6 auto, fedeli compagne di viaggio con il loro
cuore d’acciaio, hanno sofferto come e più di noi, su per
i passi a quasi 5000 metri, dove l’ossigeno scarseggiava
ed esse ansimavano su per i tornanti, soffrivano ma
riuscivano a passare, e poi sulle tormentate strade del
Torugart e del Karakum, al caldo e al freddo, hanno
digerito benzina di ogni specie dai 70 ai 98 ottani, sempre pronte al mattino a ripartire... e sono arrivate tutte
con le catene stiracchiate, le gomme consunte, ammaccature, cigolii, lamenti ma sono arrivate tutte, le nostre
amatissime compagne di viaggio. E al porto ci dobbiamo
infine dividere: chi parte per Bari, chi per Ancona e chi
per Trieste e l’abbraccio è forte e lungo, lunghissimo talvolta per nascondere una commozione che non riusciamo a trattenere... il viaggio è finito, torniamo a casa, ma
prima o poi tutti, inevitabilmente, inesorabilmente,
appassionatamente ci ritroveremo come sempre
“ON THE ROAD AGAIN FOR EVER”.
PERCORSI: 270 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: 17:00 ALLA SPICCIOLATA
STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: DECONCENTRATO
VARIE: VITTORIO PARTE PER PRIMO E IMBOCCA LA STRADA PER
L’ALBANIA, SE NE ACCORGE DOPO 30 KM E RITORNANDO
RECUPERA ANCHE DARIO.
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Campo curdo in Turchia
Dedico questo mio viaggio alla luna
e ad una vecchia motocicletta lasciata a casa. V.K.
Dall’esperienza
di Asia Raid 2000
nascono nuovi
affascinati progetti
di viaggio
Un‘esperienza come quella vissuta dal gruppo di 41 persone che in 34 giorni ha percorso i 10.000
km da Lahore in Pakistan a Igoumenitsa in Grecia, attraverso 10 paesi, non lascia solo indelebili
ricordi di bellezze naturali ed artistiche ma fa scattare un ingranaggio mentale che inevitabilmente
ci porta ad ipotizzare nuovi progetti per viaggi e raid da programmare nel prossimo futuro.
In effetti la relativa facilità a spedire mezzi (moto e auto) via nave/container ed a ritirarli una
volta a destinazione, filtrando attraverso una burocrazia che si è dimostrata meno difficile di
quanto previsto, l’efficienza dimostrata dai corrispondenti nel rispettare gli appuntamenti ai punti
di confine, la possibilità di applicare delle formule alternative per i viaggi in Cina, in breve
la positiva esperienza di Asia Raid 2000 rende realizzabili itinerari di indiscusso fascino,
che vorremmo condividere con voi anche in questa prima fase organizzativa. E cominciamo con:
MARCO POLO 2001
HILAMAYA MOTO RAID 4X4
Dal Pakistan all’Italia via terra con minibus
con autista in un mese
Periodo di partenza giugno, luglio, agosto
Ripropone lo stesso identico itinerario dell’Asia
Raid realizzato con pulmini locali con autista che
incontreranno il gruppo alle frontiere. Il viaggio
potrà essere realizzato in un mese completo con
partenza dall’Italia per Lahore o Islamabad in
aereo quindi in pulmino, la Karakorum Highway
per il Passo Kunjerab, l’ingresso in Cina, il Lago
Karakul e il Muztag Ata, Kashgar e il suo mercato,
il Passo Torugart per il Kirghizstan poi la via per la
valle di Osh e Tashkent oppure in alternativa quella per Naryn e Bishkek. Poi l’Uzbekistan con
Samarkanda, Bukhara e Khiva e il passaggio in
Turkmenistan per la visita della sconosciuta Kunya
Urgenc e la traversata del Deserto del Karakum
fino a Asghabad. Attraverso il Turkmenistan raggiungeremo prima Krasnovodsk (Turkmenbasi) poi
in battello sul Mar Caspio Baku in Azerbaijan,
Tiblisi, Batumi in Georgia poi il confine con la
Turchia a Hopa, la lunga galoppata attraverso la
Turchia, Istanbul, le Meteore e il traghetto che da
Igoumenitsa ci riporterà in Italia. In alternativa l’itinerario attraverso l’Iran da Ashgabad a Quchan,
Teheran, Tabriz e il confine turco. E non sarà una
folle corsa ma avremo tempo di visitare bene tutto
quanto andremo incontrando per poter gustare in
pieno il fascino unico di questa grande traversata.
Una nuova Prima dal Pakistan, alla Cina, al Tibet, al Nepal in moto e auto e 4X4
scavalcando per ben due volte la catena himalayana in tre settimane
Periodo di partenza dopo il 20 agosto
Un nuovo straordinario itinerario che inizierà a Genova dove imbarcheremo moto e auto per il Pakistan, poi il volo
che ci porterà a Lahore da dove, ritirati i mezzi imboccheremo la Karakorum Highway per scavalcare l’Himalaya al
Passo Kunjerab e raggiungere Kashgar passando per il Lago Karakum, poi imboccheremo la nuova strada che
costeggia l’immenso bacino del Deserto del Taklamakan, lambendo i contrafforti della catena montuosa del Kun
Lun, per raggiungere le famose Grotte di Dunhuang e quindi Golmund, la “porta del Tibet”, da dove inizieremo a
salire il primo passo oltre i 5000 m. per raggiungere Lhasa, “la città proibita” capitale spirituale del Tibet.
Visiteremo i monasteri di Drepung, Ganden e Sera poi su verso gli alti passi himalayani, il Karo La oltre 5040m, poi
Gyantse, Shigatse, l’ultimo passo, il Lakpa La 5220m e Tingri l’escursione a Rombuk alla base del Mt. Everest; e
cominciamo a scendere per i tornanti che partono al Ponte dell’Amicizia e siamo in Nepal, raggiungiamo Kathmandu
dove troveremo il container da riempire con moto e auto per la spedizione in Italia attraverso Calcutta. A noi non
resta che visitare la città e la valle e prendere il volo per l’Italia.
Di comune accordo con il corrispondente in Cina ci porteremo le tende e la sua squadra di assistenti provvederà a
preparare i pasti caldi quando decideremo di dormire fuori delle grandi città dove invece i pernottamenti saranno in
alberghetti e i pasti in ristorantini, ciò ci permetterà di contenere al massimo la quota di partecipazione.
ASIA MOTO RAID 4X4 2001
Ripetizione dell’Asia Raid 2000
Periodo di partenza dopo il 20 Agosto
Ripropone lo stesso itinerario del raid effettuato
nel 2000 con due possibili varianti che potrebbero
far risparmiare un buon migliaio di chilometri :
1) da Kashgar passando per il Passo Irkesham tra
Cina e Kirghizstan da dove si proseguirebbe per la
cittadina di Osh e la Valle Fergana per raggiungere
Tashkent
2) l’itinerario dal Turkmenistan (Ashgabad) alla
Turchia evitando l’Iran e passando per Mar Caspio,
Baku, Tiblisi e il confine turco di Hopa.. La durata
potrebbe così essere ridotta a un mese contro i 34
giorni del viaggio appena effettuato.
Il fascino di questa traversata ha un valore unico
nella storia della vita di un motociclista o un pilota di 4X4, un’impresa indimenticabile da riporre
nello scrigno dei nostri ricordi migliori.
IRAN RAID MOTO 4X4
Raid in moto da strada ed auto dal Golfo Persico all’Italia: una prima con i veicoli spediti via nave
e il ritorno via terra attraverso le località più interessanti dell’antica Persia. Viaggio di 3 settimane.
Partenze da giugno a ottobre
Un raid che propone agli appassionati piloti di moto e auto un’esperienza nuova e di grande interesse culturale,
un’idea nata mentre percorrevamo le splendide autostrade iraniane ai margini del grande deserto Dasht e Kavir e
guardavamo verso sud, verso i tesori più preziosi di questo paese, l’Iran che abbiamo riscoperto ospitale e gentile
e di cui avremmo voluto vedere molto di più… ed allora perché non organizzare un viaggio ad hoc, con moto da
strada (anche con due occupanti) e auto di ogni tipo?
Ed allora eccoci di nuovo in viaggio per Genova dove riempiremo i container che raggiungeranno il porto iraniano
di Bandar e Abbas e dove i piloti arriveranno in aereo. Da qui non avremo che risalire verso Teheran e scoprire il
fascino di questo paese: cominceremo con la fortezza di Bam (quella del film “Il deserto dei Tartari”) poi Kerlman e
Shiraz per la visita all’antica Persepolis e Pasargade, poi zigzagando tra est ed ovest Yazd e Isfahan con le sue sfavillanti cupole in maioliche verde-azzurro, i suoi minareti ed i suoi suq. Kasham e la città santa di Qum quindi
Teheran la capitale con la vetta del Demavand che la domina dai suoi 6000 m. Imbocchiamo l’autostrada per Tabriz
e proseguiamo verso il Monte Ararat che segna il confine tra Iran e Turchia ed abbiamo di fronte la Turchia tutta da
scoprire vedremo se prendere la strada del Nord per il Mar Nero o se scendere per il Lago Van per Dyarbakir e il
Nemrut Dag per poi traversare la Cappadocia per Ankara Istanbul e il traghetto che dalla Grecia ci riporterà in Italia
o puntare su Izmir (Smirne) e prendere la nave traghetto direttamente per l’Italia. Vedremo.
I LETTORI CHE FOSSERO
INTERESSATI A QUESTI PROGETTI
POTRANNO RICHIEDERE
AGGIORNAMENTI SULLA STATO
DI ORGANIZZAZIONE DEI DIVERSI
VIAGGI ALLA REDAZIONE
… E L’AMERICA ?
Non vi preoccupate abbiamo già richiesto il
costo dei noli mare container per arrivare a
Guayaquil in Ecuador con ritorno da Buenos
Aires. E da Guayaquil a Buenos Aires c’è il Peru,
la Bolivia, il Cile tutto da fare in moto e auto
….. ma questo è tutto un altro continente!
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Un`impresa motociclistica storica del Motoclub Avventure nel Mondo