A S I A R A I D 2 0 0 0 Un’impresa motociclistica storica del Motoclub Avventure nel Mondo. 23 moto e 6 fuoristrada dal Pakistan all’Italia. Attraverso Cina, Kirghizstan, Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Iran, Turchia, Grecia, per oltre 10.000 Km dal 20 Agosto al 23 Settembre 2 Testo e foto di Vittorio Kulczycki LA CINA SEMBRAVA LONTANA La Cina sembrava lontana, lontanissima per un motociclista, l'idea di ripercorrere integralmente l'itinerario di una delle tante Vie della Seta, seguendo le tracce del grande veneziano Marco Polo, sembrava irrealizzabile... Eppure ce l'abbiamo fatta, dopo anni di tentativi, iniziati nel lontano 1993 quando la FMIci accordò una presentazione ufficiale grazie alla quale riuscimmo ad ottenere un permesso ma che risultò troppo costoso per quei tempi; ne seguirono altri con itinerari che prevedevano l'ingresso in Tibet da Kathmandu, dalla Mongolia ma tutti naufragarono. Fino al 1999 quando il nostro corrispondente in Xinjiang ci fece intravedere la possibilità di entrare con un gruppo di moto italiane nella parte più occidentale della Cina, l'antico Turkestan Orientale, il Sinkiang o Xinjiang, confinante con il Pakistan e con le nuove repubbliche ex-sovietiche dell'Asia Centrale. L'itinerario venne studiato rapidamente in modo da uscire in tempo con un programma di massima e un preventivo di costi e fu subito un successo. Al porto di Genova quel fatidico 3 luglio 2000 eravamo 28 piloti con 22 moto e 6 auto (la 23° moto sarebbe stata spedita in aereo), assistemmo tutti e partecipammo di persona al carico, al fissaggio e alla legatura dei mezzi e prima di chiudere quei quattro container lunghi 12 metri, ancora un ultimo nodo, un ultimo pezzo si polistirolo, un cartone... fra una moto e l'altra... avrebbero navigato per almeno 30 giorni su oceani e mari tempestosi, poi trasferiti su camion a Karachi avrebbero aggiunto Lahore per attendere dopo 50 giorni il nostro arrivo... Vittorio Kulczycki detto “gaz gaz” Alberto Carlini videoperatore folle 1 Alessandro De Longis detto “O Direttore” Michele D’Ambrosio il Rianimatore Gianni Frascarolo l’Eroico, detto “Gianniiiiiiiiii!” Giorgio Quaranta detto “Gücia” o “Yeti” Andrea Rigazio detto “Yak” Riccardo Ghezzi il genovese Massimo Bozzini e Monica Stragliati, in luna di miele Eugenio Galli detto “Il nonno” Alberto Bedeschi ovvero “Sahara dream” Osvaldo Berni detto “il marinaio” o “il duro” giovanni corbo detto “er batteria” Roberto Ravanelli detto “Minimoto” fabrizio Giamminuti detto “Snam” Marco Ciancone detto “Il vicedirettore” Dario Faganel detto “Bombi” Giovanni Gabrieli detto “Il duca” Franco Arduca, videoperatore folle 2 Riccardo Rapizza detto “Varadero” Giancarlo De Franco detto “Cirò” Augusto Zanetti, il meccanico, detto “Nazionale” Leonardo Agosti detto “Leo” Nicola Quartullo detto “S...frizione” Gianluca Giuliani Alessandro Londi, “Brioche for ever” Christine Angela, la Mamma Mauro De Vecchis lo chef d’officina Sandro, Riccardo e Renato Garavelli, il clan Lidia Cassini, Giuseppe Vincenzi, Maurizio Bonato, Aldo Comencini, Stefania Meazza e raffaello simonetti Piero Angela, Manila Montis, Simone e alessandro Kulczycki, Margherita Pastore 3 A S I A R A I D 2 0 0 0 poi messo il casco che lo ha salvato. Viaggiamo sotto una buona stella, non c’è dubbio, tutto sta andando per il meglio, speriamo che non ci abbandoni mai, la strada per l’Italia è lunga, lunghissima. PERCORSI: 273 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: AL TRAMONTO DISSENTERIE: 1 ARRIVO 3 luglio: operazione di carico al porto di genova LA PARTENZA 20 Agosto, Domenica - Dopo qualche peripezia e il cambiamento del piano dei voli, ci troviamo tutti all’aeroporto di Francoforte in partenza con volo diretto della PIA per Lahore dove arriviamo il 21 mattina alle 5:00 in perfetto orario. Un container al momento dello scarico a Lahore LO 4 SVUOTAMENTO DEI C ONTAINER 21 Agosto, Lunedì - L’impatto con il caldo umido non è drammatico, abbiamo previsto l’intera giornata e buona parte del 22 Agosto per lo sdoganamento dei mezzi. La SBS International si dimostra efficiente nonostante la complessa burocrazia doganale. La presenza a Lahore di Nicola Quartullo e Alberto Bedeschi (arrivato prima per sdoganare in anticipo la sua moto spedita via aerea) fa si che la SBS si mobiliti subito ed inizi ad impostare con anticipo tutte le pratiche. Alle 10:30 sono in dogana con Nicola dopo aver fatto firmare alcuni documenti ai piloti. Il caldo si fa soffocante, passiamo da un ufficio all’altro di funzionari e militari. Poi alle 13:00 circa tutto il gruppo ci raggiunge al Dry Port. Manca un’ultima firma poi i nostri 4 container vengono ricaricati su 4 camion che li portano su un verde prato in piena campagna. Una gru con cavi all’apparenza fatiscenti ci fa vivere le ultime emozioni, poi finalmente si aprono i container. Le moto e le auto sono in condizione perfette, nonostante gli 80 gradi raggiunti durante il trasferimento in nave. Lo svuotamento avviene rapidamente, alcune moto partono subito, altre hanno bisogno di una breve messa a punto. Il sole è ancora sull’orizzonte quando dopo appena 10 ore dal nostro arrivo in Asia siamo tutti in sella ed in auto per percorrere i primi 20 KM del nostro Asia Raid 2000. Ottima cena pakistana al Faletti Hotel e tutti a letto, dopo questa prima giornata intensa ma senza dubbio positiva. Il morale è alle stelle, dopo oltre 47 giorni ritroviamo, in condizioni perfette, i nostri veicoli che avevamo lasciato al porto di Genova il 3 Luglio. Siamo pronti ad iniziare nel migliore dei modi la nostra Grande Avventura Motociclistica in terra d’Asia. In serata il primo collaudo col telefono satellitare ci permette di parlare con l’Italia, non aggiorniamo il sito perché stanchi ce ne andiamo a dormire. NEL CAOS DELLE STRADE PAKISTANE 22 Agosto, Martedì - Fa caldo, un pallido sole sale sull’orizzonte e ci trova già sudati a lavorare attorno a moto e auto per sistemare tutto il bagaglio. Riempiamo il minibus che trasporterà il bagaglio dei motociclisti, poi l’auto officina di Augusto Zanetti; una ricca colazione e prima delle 11:00 lasciamo l’albergo. Apre la fila il minibus, seguono le moto, le 4x4 e chiude l’auto officina. Entriamo nell’inferno di Lahore, un incredibile e caotico traffico che mette a dura prova il fisico ed i nervi di tutti. Procediamo lentamente, il caldo si fa soffocante e anche le tute della Brema, studiate appositamente per il clima che dovevamo affrontare, sembravano corrazze di ferro. 40 minuti per uscire dalla città e dopo un pò lasciamo la strada principale per Rawalpindi per una breve deviazione al Mausoleo di Jehangir. Entriamo quindi in un mondo diverso, quello della campagna pakistana, con carretti, profumi, odori nauseaboni, capre, mucche, cammelli, buoi; un caos a livello umano. Visitiamo i bei giardini chiusi in una cinta muraria, spicchi di paradiso terrestre creati dagli architetti moghul. La tomba Jehangir è un sarcofago in marmo bianco con preziosi intarsi di lapislazzuli, ametiste, giade ed altre pietre preziose. Il complesso risale al 1600 la visita ci permette di rompere la tensione che avevamo accumulato per uscire da Lahore. Imbocchiamo l’autostrada e procediamo abbastanza veloci con tappe di 50 km. Ma il traffico è incredibilmente indisciplinato, non esistono sensi di marcia anche quando la strada è a due sensi, si incontrano motociclette, vespe-car, minibus, camion, capre, somari, cani, mucche che tranquillamente procedono in senso inverso o attraversano la strada indisturbati. I sorpassi poi avvengono a destra, a sinistra, per singoli veicoli o a coppie simmultaneamente. Siamo 23 moto e 6 auto e in questo marasma il rischio è continuo. Ne usciamo infine indenni con due momenti di suspance: una collisione da parte di due camion in sorpasso veloce con alcuni motociclisti che evitano frammenti di vetro e di metallo e ancor più grave la disavventura di Alberto Bedeschi che viene colpito in testa da un grosso sasso tirato da un ragazzino. Alberto era partito da Lahore indossando il vecchio chech di cotone compagno di tante avventure africane ma fortunatamente aveva AL M AESTOSO I NDO 23 Agosto, Mercoledì - Tappa di trasferimento da Rawalpindi a Besham. Partiamo alle 8 dopo la solita abbondnte colazione e siamo di nuovo nel caos del traffico già descritto nel diario di ieri, evitiamo ulteirori commenti, un vero casino! La strada sale di quota e attraversa cittadine e villaggetti fino a raggiungere i 1300 metri. Perdiamo un paio d’ore per ritrovarci con alcuni motociclisti che avevano perso il contatto con il gruppo. La strada prende a scendere fino a raggiungere il fiume Indo che incontriamo nella prima volta in tutta la sua potenza: un fiume vorticoso di acque grigie che infonde un senso di ammirazione e timore. Arriviamo quando ormai è buio al Pakistan Tourism Motel di Besham. Un piccolo miracolo di Simone Kulczycki per riuscire ad alimentare telefono, modem e computer con un castello di spine di tipo diverso e incollaggi con nastro isolante e siamo collegati con il mondo. Riusciamo ad aggiornare il sito e ricevere e-mail. A sera, come al solito verso le nostre 21:00 (le 18:00 ora italiana) riceviamo la prima telefonata per Michele d’Ambrosio. Desideriamo esprimere un ringraziamento collettivo a Universat Italia e a Telecom Italia per aver reso possibile questo collegamento con la nostra lontana Italia. PERCORSI: 300 KM - PARTITI: 8:00 - ARRIVATI: DOPO IL TRAMONTO DISSENTERIE: 1 PERSISTE, VEDREMO DOMANI Fiume Hunza con piccolo affluente NEL CUORE DEL HIMALAYA FRA KARAKORUM E HINDU KUSH 24 Agosto, Giovedì - La tappa odierna è lunga ed impegnativa e partiamo alle 7:05, la strada segue la valle dell’Indo che nel primo tratto è stretta e tortuosa con uno fondo molto rovinato e numerosi cantieri che riparano i danni di frane e smottamenti, segue un andamento tormentato, prima sale di quota per alcune centinaia di metri permettendo scorci panoramici sul fiume sottostante, scende insinuandosi in valli laterali per poi raggiungere il livello del fiume e così via finche la valle non si allarga e il fiume comincia a scendere lento lambendo dune di sabbia e ammassi di ghiaia. A 30 km da Chilas la stada migliora decisamente attraversando un fondovalle pianeggiante. Poi, come d’incanto alle nostre spalle appare quasi d’improvviso il Nanga Parbat, il primo 8000 Himalayano con le sue creste immense, i suoi ghiacciai pensili, le seraccate, le morene, tutto di una bellezza rara e preziosa. Restiamo ad ammirare la grande montagna ed i giochi di luci e di ombre che gli ultimi raggi del sole disegnano sulle sue tormentate pareti di neve e di ghiaccio. La dissenteria vince la sua battaglia e un motociclista è costretto a lasciare la sua moto e prendere posto in un auto. Sostiamo alla confluenza del fiume Indo con l’Hunza, inbocchiamo la valle di quest’ultimo ed entriamo a Gilgit. Ci sistemiamo nel simpatico Park Hotel. Come ogni sera si forma la fila per le telefonate, poi Giorgio Quaranta detto “El Gucia” ci intrattiene con le storie delle gare di moto piu’ pazze del mondo facendoci sbellicare dalle risate e ci prepara una grolla di caffè valdostano con la correzione del Anice Varnelli offerta da Alberto Carlini. A sera la vittima della dissenteria, assistita da Michele d’Ambrosio (anestesista rianimatore), da Manilla Montis (pediatra) e dalle coccole materne di Christine Angela, riesce a prendere sonno. Domani starà sicuramente meglio. PERCORSI: 354 KM - PARTITI: 7:30 - ARRIVATI: 18:30 FORATURE: 3 MOTO, 1 AUTO SU DI N OI I NCOMBE IL R AKAPOSHI 25 Agosto, Venerdì - Breve tappa di acclimatazione, poco più di 100 km nella valle dell’Hunza con il fiume omonimo che traversa un paesaggio stupendo di piccoli villaggi arroccati su dirupi scoscesi, di oasi verdeggianti, di orticelli che ricevono l’acqua da incredibili acquedotti a cielo aperto costruiti sui fianchi della montagna. Un curvone attorno a una parete strapiombante e ci appare la bastionata del Rakaposhi con le sue creste battute da un vento impetuoso e le sue vette che si stagliano nell’azzurro del cielo, uno spettacolo emozionante in particolare per noi motociclisti che siamo immersi in questo ambiente staordinario senza filtri nella nostra splendida solitudine. Continuiamo fino a raggiungere il Rakaposhi View Point da dove si gode la vista del grande ghiacciaio che scende verso valle. Scorrono rapidamente gli ultimi km e siamo a Karimabad, ci sistemiamo al Mountain View Hotel con una bella vista panoramica sulla valle. Siamo tutti sulla terrazza assolata e decidiamo di inviare a parenti e amici la prova latente che siamo tutti in ottima salute compreso il dissenterico (non saprete mai il suo nome). Infine ce ne andiamo a visitare il forte di Baltit in stile tibetano che domina la verde valle nello scenario di montagne innevate. La dissenteria è stata vinta, il telefono squilla, e molti parlano con i loro cari e i loro amici, il sito sta per essere aggiornato per fare sapere a tutti che stiamo bene. PERCORSI: 110 KM - PARTITI: 9:00 - ARRIVATI: 15:15 LA “SPECIALE” AL N ALTAR G LACIER 26 Agosto, Sabato - Oggi il programma prevedeva una escursione nella valle del Naltar, un affluente dell’Hunza. Le informazioni avute sulle difficoltà della pista sono contrastanti: dapprima sembra che sia le auto che le moto possano salire, poi solo alcune auto, poi un faraonico consiglio del proprietario del Mountain View Hotel, ci fa riflettere sulla opportunità di evitare inutili PERCORSI: NELLA VALLE DI NAGAR KM 44; DA KARIMABAD A SUST KM 95. PARTITI: 8:20 - ARRIVATI: 16:30 - FORATURE: 1 AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: 2 O 3 VARIE: UN PICCOLO SASSO HA COLPITO ALLA FRONTE CIANCONE (SENZA CASCO!!!); ONOMASTICO DEI NOSTRI 4 ALESSANDRO. La Karakorum Highway Valle dell’Hunza, incontro con il gr. Sinkiang Trek - Pianezza rischi alle auto. Saliranno quindi solo 15 moto, il Toyota di Gianluca Giuliani e la HiLux di Alessandro Londi (che al ritorno si pentirà della decisione presa), tutto il resto del gruppo in jeep noleggiate. La salita si trasforma per i motociclisti più raspanti come il Gucia, il Ghezzi, il Berni, il De Longis, D’Ambrosio, ecc. in una vera e propria speciale. Risaliamo la valle per 22 km fino al ghiacciaio che non è niente di eccezionale mentre i villaggetti, i campi, i frutteti, le aie dove viene battuto il grano sono quadretti di viate idilliaca e arcaica di un fascino unico. uno spicchio di mondo che sembra fermo nel tempo, semplice e affascinante. La gente è gentile e sorridente in particolare i bambini e le donne sono bellissimi con occhi azzurri e neri e fattezze mediterranee. Scorgiamo donne intente a lavare i panni nelle acque dei torrentelli che scendono dal monte, altre che raccolgono le ultime albicocche e le dispongono sui tetti delle loro case per essicarle al sole. Siamo a 2800 m di quota, saliamo un breve pendio che ci porta su una terrazza naturale a strapiombo sul ghiacciaio e sull’immensa morena. Riscendiamo poi per la stessa strada dopo aver assistito Roberto Ravanelli che ha la gomma anteriore a terra e, sentendosi abbandonato, sta per affrontare i 22 km con il solo cerchione... Fortunatamente Alessandro Londi gli fornisce una bomboletta di Fast che miracolosamente terrà fino alla fine della discesa. Tornati all’albergo, un’oretta di relax e partenza per la breve tappa di 95 km per Sust. Tappa che ci riserva in ogni caso paesaggi incredibilmente belli come il Pasu peak, una selva di piramidi rocciose strabiombanti e i ghiacciai che scendono dai monti del Batura e si avvicinano sulla strada che stiamo precorrendo. La luce del tramonto dipinge con caldi colori ocra le immani pareti rocciose che chiudono la valle. Durante una sosta, all’altezza di un ponte sospeso, incontriamo il gruppo Sinkiang Trek con coordinatore G. Pianezza, foto ricordo, abbracci, saluti, auguri e dopo aver avuto utili informazioni sul clima cinese (sembra che non faccia freddo ma che tiri un fortissimo vento) percorriamo gli ultimi chilometri per Sust. Ci sistemiamo al PTDC motel e andiamo a far benzina 3 o 4 km a monte di Sust, un distributore isolato, al buio, a manovella, illuminato dalle luci di una decina di moto, sotto un cielo stellato dove scorgiamo a sud la costellazione dello Scorpione e a nord il Piccolo Carro con la Stella Polare che ci indica il Nord, il Kunjerab Pass, la Cina. Domani scavalcheremo la catena dell’Himalaya. Con una forte emozione in cuore, rientriamo a Sust. La Valle Naltar I Pasu Peaks 5 A S I A R A I D In attesa di entrare in Cina Primo check post cinese IL MITICO KUNJERAB PASS è splendido alla luce del sole che tramonta. Ed eccoci entrare a Tashkorgan, un primo controllo con i soldatini cinesi che al nostro passaggio si mettono sull’attenti, poi la vera e proprio frontiera dove incontriamo Song Yong della Xinjiang Nature, nostro corrispondente. Inizia un lungo e meticoloso controllo di tutti i veicoli: numero motore, numero telaio ecc. e purtroppo vengono al pettine errori su alcuni numeri. Song Yong fa del tutto per abbattere la burocrazia locale ma non c’è nulla da fare: la Toyota di Giuliani, e le 3 moto di Berni, Rapizza e De Longis vengono bloccate. Inoltre i nostri 2 più giovani partecipanti (12 anni) sono costretti a un controllo della vaccinazione anti polio mediante un esame....delle feci che consegnano di mala voglia....Noi tutti in Cina e loro 4 al di là dei cancelli . Un momento difficile per noi e drammatico per loro. Ma il sorriso di Song Yong ci fa prevedere per il meglio. È già notte e non è assolutamente il caso di proseguire per i 90 km che ci separano dal lago Karakul. Raggiungiamo tutti l’albergo compresi i 4 “sequestrati” che sono costretti a lasciare i veicoli in dogana e dopo la prima cena cinese ce ne andiamo tutti a letto con un filo di preoccupazione per l’indomani dopo aver ricevuto la targa cinese, patente e libretto di circolazione per ciascun veicolo. 27 Agosto, Domenica - Alle 8:00 precise siamo tutti davanti al cancello della dogana. È domenica e gli ispettori doganali tardano ad arrivare, poi grazie all’ assistenza del direttore della Pakistan Tourism Co. riusciamo a partire alle 10:30. Salutiamo gli autisti pakistani e trasbordiamo il bagaglio nel bus che ci porterà in Cina. Ci infiliamo in una valle stretta e la risaliamo per parecchi chilometri, poi il fiume comincia a dividersi in molti rami secondari che portano le acque dei ghiacciai vicini. La valle si apre e l’orizzonte si allarga sempre più, poi una serie di tornanti, l’aria è sempre più rarefatta...... 4000, 4100, 4200 e ancora su con i motori che non carburano, 1° e 2° marcia, in particolare per le monocilindriche...... 4300, 4400, 4500, uno splendido ghiacciaio sulla destra......4600, 4700, un piccolo monumento ed eccoci ai 4730 m del Kunjerab Pass. Siamo a cavallo della catena himalayana, stiamo scavalcando in moto e auto 4x4 la catena montuosa più alta del mondo. L’entusiasmo è alle stelle, foto a volontà, foto di gruppo per Brema, per Ferrino, per noi, e per un ricordo che resterà indelebile per tutta la vita. Il cielo è coperto e comincia a cadere un leggero nevischio. Fa freddo. E allora.... tutti in sella, siamo in Cina. Dopo poco meno di 1 km il primo check post cinese. Impieghiamo una buona mezz’ora per le foto ricordo con i soldati cinesi che sono simpatici ed emozionati quanto noi (le donne del gruppo riscuotono grande successo e vengono fotografate una per una con un soldato alla volta). Continua a nevischiare e si è fatto tardi, iniziamo la discesa verso Tashkorgan. La valle è ampia e la strada ottima. Lo scenario di picchi innevati 6 2 0 0 0 Foto di gruppo al Passo Kunperab La prima visione del Muztagh-Ata Il Lago Karakul e il Muztag-Ata, incontri lungo la strada PERCORSI: 207 KM - PARTITI: 10,30 - ARRIVATI: 16,30 AI PIEDI DEL M UZTAGH A TA 28 Agosto, Lunedì - Possiamo partire tutti meno i 4 “sequestrati”: I saluti sono fra il comico e il patetico: comico per chi parte che sfodera ogni genere di battuta Veduta del Lago Karakul e del Mt. Kongur Shan Yurte uyguri nel Xinjiang Un villaggio sul Lago Karakul e sotto il Muztag-Ata “salutateci il Pakistan”,” ci vediamo in Italia” e così via; patetico per qui resta con un magone tra la gola e lo stomaco. Ma Song Yong continua a sorridere. Il paesaggio nel versante nord dell’Himalaya ha campi più lunghi e più ampi e lo sguardo può spaziare verso monti lontani. Seguiamo di nuovo una valle con un fiume le cui acque ormai scorrono verso il nord, ad ovest si intravvedono i monti dell’Afganistan e del Tagjkistan il cui confine corre a pochi chilometri dalla strada. Un ansa del fiume, una breve salita, una roccia strapiombante e ci si apre dinnanzi il Muztagh Ata in tutta la sua maestosa immensa mole con i suoi 7546 m è un vero colosso che si staglia nel cielo azzurro con le sue nevi eterne e i suoi poderosi ghiacciai che scendono numerosi. Sostiamo a lungo per fotografare poi traversiamo un lungo plateau sassoso girando attorno alla grande montagna ammirandone i diversi versanti. Iniziamo la salita di un passo che stimiamo di circa 4100 m e i motori li sentono tutti. Raggiunto il passo ci si scopre un altro straordinario panorama sul gruppo del Kongur Shan, una bastionata di cime immense che raggiunge i 7719 m. Scendiamo rapidamente di quota e incontriamo le prime yurte con i pastori tajiki, i branchi di yak, i cammelli (quelli veri con due gobbe) ed eccoci al lago Karakul con le sue acque azzurre che fanno da specchio alle vette circostanti, siamo a quota 3800 con questi due colossi, Muztagh Ata e Kongur, che fanno da scenario ad uno spettacolo naturale di incredibile bellezza. Stiamo tutti consumando il packet lunch quando arrivano le tre moto e la macchina fra un fragore di applausi. Siamo di nuovo tutti insieme appassionatamente. Non riusciamo a stare fermi: chi se ne va in moto alla base del ghiacciaio, chi a scoprire i villaggetti attorno al lago, chi a cercare marmotte ed aquile. Poi a sera tutti a cena e dopo una bella cantata sotto le stelle, tutti nelle yurte dove dormiremo a gruppi di otto. Per la prima volta proviamo un collegamento telefonico alimentando il telefono satellitare Thrane & Thrane fornitoci dalla Universat, alla batteria della macchina e riusciamo a parlare con i nostri amici e i nostri cari. Una giornata stupenda ma dura per il fisico, sono ben 2 giorni che siamo in quota e le yurte non sono proprio comodissime Incontro con gli Jak anche se l’esperienza di una notte in stile locale piace a tutti. PERCORSI: 95 KM + CIRCA 40 KM DI ESCURSIONI - PARTITI: 10,00 ARRIVATI: 14,00 - FORATURE: NESSUNA - AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: 2 O 3 VARIE: IL GRUPPO DIVISO SI RICONGIUNGE AL LAGO KARAKUL ARRIVIAMO A K ASHI 29 Agosto, Martedì - Scartiamo l’ipotesi di dormire una seconda notte al lago Karakul e dopo un ultimo, breve giro nei dintorni del lago partiamo per Kashi.Per un primo tratto la strada è comoda e con un buon fondo, poi costeggia un’enorme lago semi asciutto ed infine si infila in una stretta valle dominata da montagne innevate che incombono minacciose a distanza ravvicinatissima. E in effetti troviamo lunghi tratti di strada sconvolti da recenti frane. Poi siamo costretti a fermarci in attesa che un grosso bulldozer ripulisca la strada dalla terra e dai macigni caduti. Scendiamo rapidamente di quota e il caldo aumenta, l’aria si fa più pesante, siamo costretti a toglierci i pile e le imbottiture. Durante uno dei passaggi sulle frane avviene una caduta senza conseguenze. Poi nel guadare un fiume limaccioso due moto finiscono in 30 cm di fango e sono con il manubrio a terra, nessuna conseguenza per moto e piloti. Entriamo a Kashi tutti insieme, i cinesi sono molto curiosi e si fanno tutti intorno a noi, arriviamo all’albergo Seman, ottima cena, una partitina a pallone nel piazzale dell’albergo e una presa di contatto con la città e la sua realtà poi tutti a nanna. A tarda sera arriva da Urumqi Piero Angela con sua moglie Margherita che si aggregheranno al gruppo per tre giorni per l’escursione al Deserto del Taklamakan e a Yarkand. PERCORSI: 190 KM - PARTITI: 12,30 - ARRIVATI: 18,00 FORATURE: 0 - AVVISAGLIE DI DISSENTERIE: NESSUNO VARIE: TRE CADUTE SENZA CONSEGUENZA KASHI STOP-OVER 30 Agosto, Mercoledì - Oggi siamo fermi a Kashi; con due pulmini andiamo a visitare la città che offre qualche monumento di interesse come il Mausoleo di Abakh Hoja con pareti e cupola ricoperte di piastrelle policrome e la moschea di Id Kah in totale fase di restauro o meglio ricostruzione con il portale d’ingresso che da sulla grande piazza omonima brulicante di gente. Nel pomeriggio ci immergiamo nella città vecchia, nei vicoli dove, con la consueta divisione per corporazione di artigiani, frequente in tutto l’oriente, assistiamo al lavoro di fabbri, falegnami, liutai, sarti, tessitori. Poi imbocchiamo la via degli orafi con giovanetti che lavorano l’oro trasformandolo in spille, orecchini, anelli, braccialetti, catenine. Interessante anche la fabbrica di tappeti dove alcune donne lavorano ai tradizionali telai a mano annodando con grande maestria centinaia di fili colorati. A sera poi, dopo uno spettacolo di danze ugiuri abbastanza genuine con canti, suoni e una presentatrice che parlava esclusivamente cinese, ce ne andiamo in carrozzella a cavallo alla grande piazza di Id Kah dove con il fresco notturno confluiscono venditori ambulanti, ristorantini mobili che offrono di tutto a prezzi bassissimi. La gente poi affolla la piazza, mangia, guarda la televisione (tre programmi contemporaneamente) seduta in terra, gioca a biliardo, chiacchiera e passeggia. Non incontriamo turisti. PERCORSI: 20 KM IN BUS E CARRETTO A CAVALLO FORATURE: 1, DELLA RUOTA DEL CARRETTO A CAVALLO RIMBORSATA AL CARRETTIERE SALUTE: TUTTI I PARTECIPANTI STANNO GODENDO DI OTTIMA SALUTE VARIE: ALCUNI PILOTI SI SONO SOTTOPOSTI AL MASSAGGIO CINESE CHE Scendendo verso Kashgar RISULTA PARTICOLARMENTE EFFICACE 7 A S I A R A I D 2 0 0 0 i contadini locali costituiamo “l’evento dell’anno del ALLA RICERCA DEL DESERTO topo”; cominciano ad affluire in massa, prima i bambini DEL T AKLAMAKAN e gli uomini, poi le donne, arrivano a piedi, in motorino, KASHI-YARKAND-TARSU 8 31 Agosto, Giovedì - Dopo la piacevole sosta a Kashi partiamo per una meta importante, il Taklamakan, l’immenso deserto chiamato anche impriopriamente Gobi che si estende per migliaia di chilometri tra i monti del Kun Lun a sud e la catena del Tien Shan e gli Altai mongoli a nord: un enorme bacino che riceve ed assorbe nelle sue sabbie le acque dei numerosi fiumi che scendono dalle montagne come lo Yarkand, il più grande corso d’acqua che ha scavato un’ampia vallata. E partiamo, dopo aver superato il solito caos di raffico di carretti a trazione animale, di camion, di auto a cui si aggiungono greggi di pecore e capre che viaggiano placidamente sull’autostrada. Sostiamo a Yensar dove esistono numerose fabbriche di coltelli di ogni tipo, dal coltellino minuscolo alle scimitarre decorate, alle mannaie. Arriva la Toyota di Mauro De Vecchis con il Tènèrè di Alessandro De Longis al traino. I problemi di carburazione sono peggiorati fino all’arresto definitivo. Sarà il carburatore o la centralina? Lo vedremo domani. La nostra guida non conosce bene la regione e ci propone un pernottamento sulle rive di un enorme bacino ad appena 40 km da Kashi. Non è certo quello che cerchiamo, vogliamo un assaggio del grande deserto e proseguiamo per una strada con buon fondo fino a Yarkand dove incontriamo una guida locale disposta a portarci fino ai margini del Taklamakan. Sostiamo circa un’ora a Yarkand presso l’hotel dove dormiremo domani e decidiamo di lasciare il Tènèrè di De Longis e altre 2 moto molto pesanti. E ripartiamo, traversiamo villaggi di contadini per strade ombreggiate da filari infiniti di pioppi. Superiamo un guado su un ponte di terra appena costruito, poi ancora avanti per campicelli verdeggianti dove coltivano cotone, granoturco ed ogni tipo di ortaggio. Imbocchiamo una galleria costituita da un pergolato di ottima e dolcissima uva. Ma l’ambiente circostante è sempre verde, cominciamo ad avere seri dubbi sulla nostra nuove guida e un senso di delusione serpeggia nel gruppo. Al termine del pergolato un enorme gazebo di legno con una uscita che da dà direttamente sulle prime sabbie del deserto, improvvisamente, inaspettatamente, cambia il paesaggio siamo nel Taklamakan. I più esperti partono di getto e conquistano la prima duna dove i locali hanno costruito una alta torre di osservazione fatta di tronchi. Altri motociclisti si esibiscono in splendide cadute con doppi salti carpiati e con qualche ammaccatura senza conseguenze per moto e pilota, seguono poi tutti gli altri ognuno alla conquista della sua duna, della sua cresta. Le auto poi cominciano a spaziare verso l’infinito di sabbia che si apre dinanzi a noi. Per in bici-taxi e seguono da vicino, troppo vicino con una immensa curiosità ogni nostro movimento: seguono di corsa le moto, le auto, toccano tutto, aprono le auto una curiosità comprensibile ma senza alcun dubbio soffocante. Marco Ciancone, con la sua peluria rossiccia è oggetto di grandi risate e viene invitato a cena in una casa locale. Facciamo il campo sotto una duna con le tende a cinque posti fornite dalla Ferrino e dopo una buona cena a base di spiedini alla griglia e spaghetti ci mettiamo tutti intorno ad un grande fuoco e fino a tardi restiamo ad ammirare le stelle e a chiacchierare ed escono, come d’incanto dagli zaini e dai borsoni bottiglie di grappa, di vino e dolcetti. Anche Margherita Angela partecipa con una Panforte che riesce a dividere in 43 pezzettini ed insieme a Piero Angela vivono da protagonisti questa nostra prima esperienza nel deserto asiatico, al nostro primo campo in Cina. Molti preferiscono dormire sotto le stelle, la temperature è mite. Dopo le ultime telefonate in Italia (riusciamo a chiamare anche da questo sperduto villaggio che si chiama Tarsù alimentando il telefono della Universat con la batteria dell’auto) tutti nel sacco a pelo, chi in cima alla duna, chi accanto alla sua moto, chi sul tetto della sua auto. Il sonno si impadronisce del campo ed ognuno si addormenta con i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi timori, il ricordo di amici e parenti lontani. Campo nel Karakorum Desert Riparazione alla TT a Yarkand PERCORSI: 257 KM + CIRCA 20 SULLA SABBIA - PARTITI: 10:00 ARRIVATI: UN’ORA PRIMA DEL TRAMONTO STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO CADUTE: TRE O QUATTRO SULLA SABBIA INSABBIAMENTI: NUMEROSI TARSÙ - YARKAND 1 Settembre, Venerdì - Le prime luci dell’alba illuminano il campo e i sacchi a pelo cominciano a muoversi ed escono le prime figure intorbidite che vanno a salire la duna per fotografare il sole nascente. Pian piano il risveglio generale: Giorgio Quaranta prepara il suo rituale caffè mattutino, Alessandro Londi distribuisce i cornetti e le focaccine di sua produzione (ben conservati nonostante i 45 giorni nel container), poi un richiamo dal gazzebo per la robusta colazione a base di fagioli, yoghurt, wurstel, patate bollite ed altro. La processione dei locali continua incessante, arrivano anche molte donne che indossano per l’occasione i loro bei vestiti variopinti e fraternizzano con Stefania Meazza. Dopo colazione si riparte per le dune. Riccardo Ghezzi e Alessandro De Longis si esibiscono in prodezze di guida a grande velocità scavalcando creste e suscitando l’am- mirazione non solo dei locali. Cristina Kulczycki e Mauro De Vecchis, con le loro potenti Toyota 4200cc scendono pendii ripidissimi e compiono straordinarie evoluzioni sulla sabbia. Verso le 13:00 partiamo per ripercorrere i 60 km che ci separano da Yarkand. Lungo la strada la BMW di Giovanni Corbo si ferma definitivamente per esaurimento della batteria e rottura dell’alternatore, viene trainata fino a Yarkand dove verrà acquistata una batteria da auto montata sul portapacchi. Il guasto del Ténéré è oggetto di lunghe analisi: se fosse la cenbtralina, di cui siamo sprovvisti occorrerà farcela spedire a Tashkent dove arriveremo fra 5 o 6 giorni; a tale proposito allertiamo Paolo Nugari di Viaggi Avventure nel Mondo per un interventio in tal senso. Poi si decide di telefonare al meccanico, ex proprietario della moto, a Perugia, che ci suggerisce di verificare il piccolo filtro sotto i due galleggianti del carburatore dove scopriamo una incredibile intasatura costituita da 3 o 4 cm di materiale simile al silicone. Un vero mistero! Il bravo Augusto Zanetti rimonta tutto e la moto riparte regolarmente. Manutenzione di moto e auto di fronte al piazzale dell’albergo, leggiamo quindi tutti gli e-mail che parenti e amici ci inviano. Tentiamo poi di collegare il pc portatile alla fotocamera digitale di Giovanni Gabrieli senza successo. Decidiamo così di chiedere aiuto via e-mail al figlio Joseph attualmente in America. PERCORSI: 257 KM + CIRCA 20 SULLA SABBIA - PARTITI: 10:00 ARRIVATI: UN’ORA PRIMA DEL TRAMONTO STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO CADUTE: TRE O QUATTRO SULLA SABBIA INSABBIAMENTI: NUMEROSI E-MAIL RICEVUTI FINO A OGGI: 57 TELEFONATE EFFETTUATE FINO A OGGI: 102 YARKAND - KASHI 2 Settembre, Venerdì - Dedichiamo la mattinata alla ricerca del mercato di Yarkand e ci perdiamo nelle stradine di questa cittadina ai margini del deserto, ma è troppo presto e solo a mattina inoltrata il mercato si anima di gente, aprono i negozietti, le botteghe degli artigiani e viviamo così da vicino la realtà di una Cina così lontana da Pechino sia per cultura (qui sono prevalentemente musulmani) che per tradizioni. Dopo un veloce pasto nel piazzale dell’albergo partiamo e in due tappe rientriamo a Kashi allo stesso albergo Seman. Kashi si prepara al mercato domenicale. PERCORSI: 196 KM - PARTITI: 13:00 - ARRIVATI: 16:00 STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: LA NOSTRA STELLA SPLENDE SUL NOSTRO VIAGGIO IL MERCATO DI KASHI 3 Settembre, Domenica - Oggi ci aspetta un immersione totale nella folla del mercato. Partiamo chi in carrozzella, chi in taxi verso l’area dove si tiene il famoso Mercato di Kashgar drammatica, nel bel mezzo del nulla, con centinaia di chilometri davanti e la Cina, ormai per noi chiusa, alle nostre spalle. Grazie alla nostra buona stella. Il sole appare a tratti per illuminare paesaggi stupendi, yurte, vallate verdi, roccioni dipinti dal sole che tramonta. Siamo in ritardo, obbiamo arrivare all’asfalto prima del tramonto per poter proseguire anche di notte fino a Naryn, dove ci aspettano le nostre yurte e la cena calda e sicura. Ed eccolo l’asfalto tanto agognato, appare di lontano come una striscia scura che contrasta con il bianco dello sterrato. Ci fermiamo per ricompattare il gruppo e per raccogliere quanto il Bmw di Giovanni Frascarolo andava seminando.Poi alla luce dei fari andiamo verso via verso Naryn. Bucano Cristina Angela, Leonardo Agosti e Roberto Ravanelli. Un paio di moto non hanno i fari e vengono assistite dalle 4x4 con i fari supplementari. Gli ultimi chilometri di sterrataccio in discesa ed eccoci tutti arrivare alle yurte di Naryn: stanchi, frastornati ma soddisfatti di questo lungo, lunghissimo giorno. Rapida cena e ancor più rapidamente tutti a letto. 4 Settembre, Lunedì - Oggi lasciamo la Cina e scavalcheremo la catena del Tien Shan per entrare in Kirghistan. La dogana cinese, ad appena 65 chilometri da Kashi apre solo alle 11:00 ed è quindi inutile partire troppo presto, anticipiamo in ogni caso la partenza alle 8:30, percorriamo rapidamente il primo tratto di strada, ma quando arriviamo i soldatini cinesi sono ancora intenti alle grandi manovre mattutine. Alle 11:00 in punto iniziano le pratiche di dogana ed immigrazione: un’oretta e siamo tutti in sella verso il mitico passo. Dopo pochi chilometri incontriamo lo sterrato che proseguirà per oltre 180 km. Il tempo non è bello, una foschia densa di nuvole, polvere o sabbia del Taklamakan offusca il cielo e ci toglie il piacere di godere appieno del panorama. Arriviamo ad una vecchia base militare, ancora in territorio cinese, e aspettiamo che arrivi l’ultima moto, la Bmw di Giovanni Frascarolo, con la sua splendida carenatura e il manubrio stradale, che sullo sterrato sta guadagnando punti al merito per una medaglia al valore sportivo. Infine eccolo arrivare, provato ma soddisfatto e proseguiamo per il passo sempre seguendo il fondo valle, poi gli ultimi tornanti e il sole, generoso, appare improvvisamente illuminando l’arco che segna il confine con ancora l’insegna dell’Unione Sovietica, CCCP. Un momento emozionante per tutti, c’è un’atmosfera generale di agitazione: qui arrivano i bus cinesi che attendono quelli kighisi, un vai vai di passeggeri con i loro bagagli portati a mano. Per noi i soldati fanno un’eccezione e permettono al nostro camion di avvicinarsi all’arco così come fa quello kirghiso, rapido trasferimento dei bagagli, una serie interminabile di foto ricordo, saluti al bravo corrispondente cinese e incontro con quello kirghiso che si fa riconoscere con un cartello: “Asia Raid 2000”. Un momento magico poi il sole scompare dietro le nuvole. Proseguiamo in discesa per pochi chilometri e siamo di fronte al cancello kirghiso, chiuso e ben protetto (anche con un campo minato che corre lungo il recinto ad alta tensione). Sono tutti a pranzo. Dovremo attendere un’ora e comincia a far freddo e a cadere una pioggerellina mista a nevischio. Poi infine si apre il cancello e iniziamo le lunghe e cotiche formalità di frontiera. I soldati sembrano burberi e sgarbati, poi sempre più simpatici e comprensivi. Con un cielo che promette pioggia, siamo di nuovo tutti in sella. Percorriamo pianori di sterrato duro, attenti a non incappare nella buca fatale, fra sassi e un corrugato (tôle ondulée) profondo e snervante. Una moto in sorpasso veloce incappa nella peggiore delle buche di tutto l’itinerario, salta in aria, carambola su se stessa per ricadere con tutto il suo peso sul portapacchi posteriore che ammortizza fortunosamente la caduta, il pilota vola, vola in aria e ricade a terra protetto dalla nostra buona stella!!! È illeso!!! E la moto, mal ridotta, dopo un paio di martellate è ancora in grado di proseguire. È andata bene ma poteva essere ben più Il mercato del bestiame a Kashgar Dopo la caduta nei pressi del Torugart Yurte kirghise mercato. Di questa Cina povera ma operosa e attivissima abbiamo assistito, durante questo nostro breve soggiorno, ad una serie di scene che prese singolarmente appaiono quasi insignificanti ma che unite insieme creano un quadro armonico nel quale si muovono contadini impegnati nel duro lavoro dei campi, artigiani che lavorano il ferro, il legno, il cuoio con un’arte da noi ormai dimenticata e creano gli strumenti da lavoro. Ovunque il rumore del martello del fabbro, delle seghe circolari, dei forni da legna, dei mantici creano un sottofondo che è l’anima della vita di questa gente. Tutto questo si concentra nel mercato di Kashi dove ritroviamo, in una sintesi, la povertà e la ricchezza del Xinjiang. Già sul ponte che da accesso all’area del Sunday Market i primi venditori con la loro merce in mostra sulla strada, poi il recinto degli animali con asini, mucche, buoi, capre, pecore, volatili e cavalli che corrono su una pista di prova a loro riservata. Nel caos generale una mucca perde la pazienza e da in escndescenza, poi cade e colpisce con un corno Giovanni Frascarolo fortunatamente senza conseguenze. L’area dei tessuti poi è un’apoteosi di colori, sete, sciarpe, cotoni, pelli, cappelli, giacche, il tutto ammucchiato, esposto, nascosto e la folla, un fiume di persone che ti strattona, ti spinge , ci sono bambini, donne con l’elegante abito domenicale e mendicanti. Poi una serie infinita di ristorantini che vendono di tutto, minestre, paste, spaghetti, fagottoni di carne, brodi con carne a pezzi, spiedini, teste intere di pecore, zamponi. Un pentolone di umanità in ebollizione. Dopo quattro ore torniamo al carrettino che ci aspetta fedele e attraverso i vicoli della città vecchia torniamo in albergo ognuno col suo pacchettino, un frammento della Cina da portare a casa. Cena eccellente e per il saluto ai nostri ospiti arriva una pecora intera arrosto e le abili mani del cuoco le riducono in pochi minuti in piccoli bocconi. Un brindisi a Song Yong, nostro fido e bravo corrispondente e ai suoi collaboratori, una bevuta di grappa cinese al grido di “Tutti a Brindisi”. Poi sulle scale dell’albergo per le ultime chiacchiere. Salutiamo Piero Angela e Margherita Pastore in partenza per l’Italia, partecipi per alcuni giorni giorni, anch’essi, protagonisti della nostra avventura asiatica. Ci attendono 3 giorni duri: domani il passo Torugart poi Bishkek e Tashkent, quasi 1400 km tra i monti del Tien Shan e gli immensi spazi dell’Asia Centrale. PERCORSI: 10 KM A PIEDI STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: IMMERSIONE TOTALE NELLA REALTÀ UYGURI IL PASSO TORUGART IL GIORNO PIÙ LUNGO PERCORSI: 349 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: 22:00 FORATURE: 3 STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: TUTTI UN POCO SHAKERATI DALLO STERRATO CADUTE: 1 CHE VALE 10 VARIE: LA NOSTRA STELLA CONTINUA A PROTEGGERE ANCHE LE NOSTRE IMPRUDENZE NARYN - BISHKEK 5 Settembre, Martedì - Ci alziamo di buon mattino, dopo la tappa di ieri occorre revisionare tutti i mezzi e cercare di riparare gli eventuali danni. Prima dal vulcanizzatore per i pneumatici bucati, poi in un arcaica officina meccanica per cercare di raddrizzare con mantice e martello la forcella della moto incidentata. Riusciamo a partire con auto e moto in condizioni soddisfacenti e dopo aver smontato la carena del Bmw, che oramai pende da tutte le parti. Il paesaggio e piacevole, risaliamo una valle idilliaca con un fiumiciattolo ricco di trote e molti insediamenti di pastori con le loro yurte che vendono ai viaggiatori prodotti freschi e genuini, latte e formaggio. Superiamo un passo oltre i 3000 metri e iniziamo la discesa verso il lago Issik Kul, un bacino enorme di acqua bluastra, il secondo lago alpino come grandezza dopo il Titicaca, con sorgenti termali e molto salato tanto da non ghiacciarsi neanche d’inverno. Una breve deviazione ci porta alla spiaggia con parco giochi e vecchi ombrelloni, meta di moltissimi bagnanti in epoca sovietica. Il lago è immenso, qualcuno fa il bagno, due calci al pallone e di nuovo in sella. Comincia a piovere e con l’asfalto liscio occorre molta attenzione. Poi torna il sole velato che oramai ci accompagna da un paio di giorni ed entriamo in una regione 9 A S I A R A I D densamente popolata, con verdi campi ben irrigati. La strada è buona e riusciamo a fare ottime medie. Entriamo a Bishkek al tramonto. La città ha tutte le caratteristiche di una metropoli europea ed è molto vasta con un’estensione di oltre 8 km. La traversiamo tutta: negozi di ogni tipo, boutique, supermercati, molti russi, si respira un’aria di liberismo assoluto. Prediamo posto fuori città in un bell’albergo con un ampio parco e a sera andiamo a scaricare tutte le tensioni ed i digiuni accumulati in questi ultimi giorni al ristoranti italiano dove, fra pizze, carbonare, tagliolini al sugo, bistecche e fettine panate, ci immergiamo globalmente in sapori ed odori di casa nostra per finire poi in un’apoteosi di vodke locali, di gare a braccio di ferro e così via, insomma una serata di totale rilassamento... eccessivo forse, e l’indomani qualcuno accuserà i postumi di qualche bevuta di troppo. PERCORSI: 362 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: AL TRAMONTO STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: POSTUMI DA VODKA BUM-BUM BISHKEK - TASHKENT 6 Settembre, Mercoledì - ...ma bisogna andare, perché la tappa di oggi è lunghissima, circa 600 km. Partiamo con l’aria frizzante del buon mattino e, dopo il solito rifornimento di carburante, su ottima strada, si susseguono le tappe di 60, 70, 80 km. Abbiamo deciso di modificare il programma ed arrivare oggi a Tashkent e guadagnare una mezza giornata a Samarkanda. Traversiamo una regione abbastanza monotona: una catena di montagne, il Tien Shan, con vette innevate ci lascia sulla sinistra, dopo circa 200 km. Entriamo in Kazakistan e le formalità sono semplici e brevi. Il paesaggio è molto simile a quello delle grandi praterie americane: immensi campi arati, colline verdeggianti spesso bordate da filari di pioppi. Rari momenti di interesse particolare e così, concentrati sulla strada e soli con i nostri pensieri, arriviamo infine alla frontiera con l’Uzbekistan. Ci fanno sostare in un grande piazzale e poi lentamente inizia la trascrizione dei dati dei passaporti, dei veicoli, delle dichiarazioni doganali. In un tempo lungo ma accettabile siamo pronti ad entrare nel paese di Tamerlano... ma qualche cosa si blocca, non possiamo proseguire. Perché?! Non lo sapremo mai, 5/6 ore ad attendere senza ragione, senza una spiegazione. Comincia a far freddo, molti si sdraiano a dormire sul prato e rischiamo di brutto, per averli fotografati, la confisca delle pellicole e delle fotocamere. È evidente che qui qualcosa non è cambiato dopo la caduta del muro di Berlino. Solo all’una di notte, finalmente, qualcuno da il permesso di raggiungere il nostro albergo e una cena oramai stagionata. E proprio in dogana avviene il guasto 10 Le yurte di Naryn 2 0 0 0 più grave del viaggio: la Toyota di Alessandro Londi emette dei preoccupanti guaiti. La trainiamo fino all’hotel Tashkent dove arriviamo oltre le due: stanchi, infreddoliti ed affamati di una fame che non certo quella cena uzbeca potrà sfamare. A poco valgono le bottiglie di champagne offerte dal nostro corrispondente. L’albergo ha un’atmosfera lugubre, di un’eleganza funerea, con drappi, tende, velluti, broccati e un arredamento stile anni ‘40. In quest’ambiente, con questa fame, con questa stanchezza, festeggiamo con una bevuta i cinquant’anni di Alessandro De Longis... meritava di più, cercheremo di celebrarli più degnamente in giorni migliori, poi tutti di corsa a letto meno il bravo Mauro De Vecchis, che indossa il suo grembiulino, mette i guanti e come un chirurgo comincia ad operare sulla Toyota ferita... fino alle 5 di mattina: smonta il carterino della cinghia di distribuzione per riuscire a scoprire il danno e trova la puleggia fuori sede a causa del grippaggio del cuscinetto e la conseguente rottura del bullone di fissaggio di cui la parte filettata rimane incastrata nel monoblocco. Sembra un problema insolubile eppure con una pazienza certosina, Mauro riesce in una ventina di minuti a svitare il moncone del perno. Ora sappiamo della gravità del danno e possiamo dormirci sopra. Nicola Quartullo continua ad amoreggiare con la frizione della sua Suzuki che da un paio digiorni accusa preoccupati slittamenti. Domani vedremo se la buona stella che sin dall’inizio del viaggio è su di noi è ancora lassù nel cielo a mandarci i suoi influssi benefici. Un sonno profondo chiude questa difficile giornata. PERCORSI: 592 KM - PARTITI: 8:00 - ARRIVATI: 2:00 DI NOTTE SALUTE: AVVISAGLIE DI DISSENTERIE E POSTUMI DA SERATA BRAVA VARIE: GUASTO ALLA TOYOTA DI ALESSANDRO LONDI E AL SUZUKI DI NICOLA QUARTULLO TASHKENT - SAMARKANDA 7 Settembre, Giovedì - Ritardiamo la partenza per dare tempo a tutti di riconciliarsi con il ritmo del viaggio sconvolto ieri sera dalla burocrazia uzbeca. Resta a Tashkent Mauro con la sua Toyota, Londi con la Toyota in panne e Nicola con la sua Suzuki. La tappa di oggi prevede l’arrivo a Samarkanda al più presto possibile, modifichiamo ulteriormente il programma e decidiamo di pernottare due notti in modo di assorbire l’eventuale ritardo dei veicoli in panne: Entriamo a Samarkanda, nei vialoni alberati della città buca la Toyota di Gianluca Giuliani, ma per le 17 siamo tutti in albergo. Liberi fino a domani mattina, partiamo alla scoperta di questa splendida città: chi se ne va davanti alla piazza del Reghistan ad assistere gratuitamente allo spettacolo di Suoni e Luci con la voce di Timur che tuona dalle cupole e dai minareti. Una telefonata all’albergo di Si fa notte alla frontiera uzbeka Tashkent ci dalla buona notizia: “Sono partiti !!”. Vuol dire che tutti i problemi sono risolti e infatti arrivano a tarda sera dopo aver percorso i 280 km di notte con tensione e momenti difficili per i blocchi stradali. Ma sono tutti qui, felici e contenti di aver risolto il problema più grave. Grazie all’aiuto di un personaggio incontrato in albergo erano riusciti infatti a trovare la puleggia con i cuscinetti, la cinghia di distribuzione e...incredibile e far fare al tornio il bullone di fissaggio. Dopo un’ottima cena a base di carne, spiedini, arrosti cucinati anche dalla nostra Lidia Cassini che prende possesso della cucina,tutti a dormire. Domani visiteremo la città di Tamerlano con le sue cupole turchesi, i suoi minareti e le testimonianze della sua grande cultura. PERCORSI: 290 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: 17:00 FORATURE: 2 SALUTE DEL GRUPPO: PARZIALMENTE IN RIPRESA, STANCHEZZA GENERALE VARIE: LA POLIZIA IN INCOGNITO VEGLIA SU DI NOI NELLA CITTÀ DI T IMUR 8 Settembre, Venerdì - Samarkanda doveva essere splendida già ai tempi di Alessandro Magno che la definì “più bella di ogni aspettativa”, poi crebbe e si sviluppò arricchita dai suoi traffici commerciali fino all’anno 1230 quando il terribile mongolo Gengis Khan la rase al suolo, e rimase tale finchè Tamerlano, nel 1370, non decise di riedificarla e farla capitale del suo grande regno. E questa è la città che abbiamo visitato. Oggi Samarkanda è una città moderna e piacevole con grandi viali alberati, piazze e fontane ed edifici monumentali, offre generosa le testimonianze della sua antica storia. Giriamo la città con autobus e guida calandoci in questa dimensioine da turisti che in effetti ci sta un pò scomoda. Ed eccoci all’osservatorio di Ulugh Bek nipote di Timur, sovrano illuminato, astronomo e scienziato, poi allo Shahi Zinda, la strada funeraria con mausolei decorati con maioliche policrome, una breve sosta al bazar con pranzo nei ristorantini ed infine al Reghistan, maestoso complesso monumentale formato da tre medresse (scuole coraniche). Uno scenario talmente straordinario che decidiamo di usarlo per le foto di gruppo; torneremo domani mattina di buon’ora. Cena tutti seduti sulle chaicane e domani si parte per Bukhara. STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: BUONA SAMARKANDA E B UKHARA 9 Settembre, Sabato - Come in programma riusciamo a raggiungere tutti in ordine il Reghistan per una serie interminabile di foto di gruppo. Poi partiamo con la polizia che ci scorta fuori città ed è comodo perché passiamo tutti con il rosso e gli agenti agli incroci bloccano il traffico per lasciarci passare. Usciamo dalla città e il Cupole a Samarkanda paesaggio diventa verdeggiante, la strada è sempre buona. Procediamo con tappe di 80/100 km e per pranzo ci fermiamo presso un casale che ci predispone in breve tempo un centinaio di ottimi spiedini di ottima qualità. Poi la Suzuki di Nicola Quartullo si ferma definitivamente e siamo costretti a caricarla sul camion Kamaz. A sera predisporremo con una serie di telefonate a Paolo Nugari e al meccanico di Nicola, l’invio di una nuova frizione a Teheran in tempo utile per averla già alla frontiera tra Iran e Turkmenistan attraverso il nostro corrispondente iraniano. Arriviamo a Bukhara e ci sistemiamo tutti all’undicesimo piano del Old Bukhara Hotel da dove si gode una splendida vista della città, con le sue cupole turchesi e i suoi minareti. Serata libera ma ci ritroviamo tutti a alla Labi Houz, una piazza costruita nel 1600 attorno ad una piscina con zampilli d’acqua che irradiano una piacevole frescura. Mangiamo sotto gelsi enormi dai tronchi immani vecchi di 4-5 secoli. A sera come al solito collegamento telefonico, internet, e-mail ed è un piacere parlare con parenti ed amici e leggere le loro e mail a volte simpatiche e scherzose che ci fanno sorridere e sentire vicino agli amici lontani. PERCORSI: 285 KM - PARTITI: 8:30 - ARRIVATI: 15:00 STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: BUONO VARIE: CARICATA LA MOTO DI NICOLA QUARTULLO SUL CAMION BUKHARA 10 Settembre, Domenica - Giornata dedicata alla visita della città che appare più ricca e più soddisfacente di Samarkanda con il suo minareto in mattoni che si intrecciano in una miriade di forme geometriche verso il cielo. Poi medrese, moschee, mausolei e mercati coperti che qui a Bukhara assumono una originale forma architettonica con cupole e cupolette e giochi di luci che attribuiscono loro un fascino antico. Il bazar è ricco di tessuti, coltelli, scimitarre, tappeti e fra le cianfrusaglie si scoprono oggetti di antiquariato pregevole. Predisponiamo carburante e logistica per una partenza all’alba. Le moto dovranno essere tutte con il pieno e con una tanica di riserva per il lungo percorso. Il bagaglio dovrebbe essere caricato questa sera sul camion che partirà all’alba. Sveglia alle 5:00, colazione alle 5:20, partenza alle 6:00. Ci aspetta la traversata del Kyzilkum Desert quasi 500 km. In mattinata è partito il bravo Jamè Shid con tutti i passaporti, si incontrerà domani mattina con il corrispondente turkmanno per l’ottenimento del visto così il gruppo non perderà nemmeno un Veduta di Bukhara Particolare di Bukhara minuto sul programma e il ritardo di Samarkanda verrà assorbito in modo definitivo. La moto di Nicola Quartullo resta caricata sul camion nonostante gli ulteriori tentativi di farla ripartire. La cena a Bukhara sempre nei simpatici ristoranti, un gruppetto viene invitato ad un matrimonio. Poi tutti a letto, domani sarà un giorno duro. STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: MOTO DI QUARTULLO ANCORA SUL CAMION DEL K YZYLKUM 11 Settembre, Lunedì - Alle 6:30 siamo tutti in sella, ordinati seguiamo l’auto del corrispondente, poi appena usciti dalla città proseguiamo con tappa 100 km. Con l’aria fresca del mattino moto e piloti vanno a meraviglia, in tre ore i primi 200 km, poi la media si abbassa. Traversiamo una zona desertica con dune e ciuffi di vegetazione. Tira un forte vento traverso e fili di sabbia corrono vorticosamente sull’asfalto. Poi il sole scompare dietro una nuvolaglia bassa. Cade qualche goccia d’acqua e continua il forte vento. Ad un certo punto temiamo la tem- pesta di sabbia: il vento aumenta, la sabbia si fa più abbondante. Poi, dopo circa 300 km, scorgiamo in lontananza il fiume Aruda Rya, il vecchio mitico Oxus, ed entriamo in una valle verde densamente popolata. Una grande centrale idroelettrica, villaggi dopo villaggi, qualche indecisione nel trovare la strada giusta, poi infine entriamo a Khiva che ci appare con il suo minareto e le sue cupole delle moschee. Raggiungiamo l’albergo appena fuori città, alcuni stramazzano sul letto stanchi della lunga tappa, altri vanno a vedere il tramonto dalle mura della città poi, a notte fonda, tutti a mangiare dentro le mura della città vecchia. Khiva, uno scrigno prezioso, una atmosfera irreale, rivive sotto i nostri occhi alla luce della luna piena. La città è affascinante, integra nella sua struttura urbanistica nonostante l’eccesso di ricostruzione ma è una vera perla del deserto. Ammalia tutti noi per i suoi vicoletti, per i suoi bambini, per i suoi artigiani, per i suoi splendidi monumenti. PERCORSI: 493 KM - PARTITI: 6:30 - ARRIVATI: 4:00 STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: LA SUZUKI DI QUARTULLO È ANCORA CARICATA SUL CAMION, QUALCHE DISSENTERIA PER L’ECCESSO DI ALIMENTAZIONE E DI BEVANDE FRESCHE. IL DESERTO Le auto e i partecipanti al seguito 11 Il gruppo a Samarkanda davanti al Reghistan A S I A R A I D 2 0 0 0 proseguiamo spediti verso Ashgabad. 250 km di strada impossibile provocano 2 forature, la rottura di un cerchione di un BMW e la totale perdita d’olio di una forcella. Il sole che tramonta ci vede al distributore di benzina per la solita lunga trafila per lo riempimento dei serbatoi. Poi la luna piena, appena sorta ci vede entrare ad Ashgabad. L’hotel Nissa è quanto di più lussuoso abbiamo visto in questo viaggio, il ristorante italiano è gestito da italiani, il cibo è ottimo ed il vino migliore. Festeggiamo il compleanno di Lidia Cassini poi piscina, idromassaggio e all’1:47 del 14 settembre a scrivere queste brevi note di viaggio. PERCORSI: 580 KM - PARTITI: 8:00 ARRIVATI: AL TRAMONTO - FORATURE: 3 E UN CERCHIONE ROTTO STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: OTTIMO VARIE: IL PULMAN DEI BAGAGLI DEI MOTOCICLISTI NON È ARRIVATO. ASHGABAD - QUCHAN Vista di Khiva dal minareto KHIVA, LA P ERLA DEL D ESERTO 12 Settembre, Martedì - Dedichiamo la mattinata alla visita della città, saliamo sul minareto, ammiriamo la splendida cinta muraria e le quattro porte che davano accesso alla città. Ma il ricordo di Khiva sotto la luna piena resterà indelebile. Abbiamo i passaporti con i visti del Tukmenistan e possiamo partire, arriviamo al confine dopo una sessantina di chilometri ed incontriamo il corrispondente turkmeno. In meno di un’oretta passiamo attraverso le complicatissime procedure di immigrazione e di importazione di veicoli in Turkmenistan grazie all’ottimo lavoro del corrispondente che ha predisposto tutto. Proseguiamo per Kunya Urgenc ma ci fermiamo fuori città, imbocchiamo una strada di campagna e ci troviamo nella foresteria di una Kolkos che ci ospiterà per la notte e per la cena. Entriamo in un’enorme sala dove è stata organizzata la cena su tappeti variopinti e cuscinoni, una cena tipicamente turkomanna: ottima ed abbondante. Dopo cena dal nulla arrivano auto con la nostra benzina. Poi tutti a letto, anzi 21 a letto e 20 per terra. 14 Settembre, Giovedì - Ci svegliamo con la pessima notizia: il camion dei bagagli non è arrivato. Dobbiamo decidere se proseguire per la frontiera ed attendere lì il bagaglio o aspettare qui per maggiore sicurezza. Optiamo per la prima soluzione fidandoci del corrispondente che proclama la massima onestà dell’autista (avevamo considerato l’ipotesi di un furto globale). Salutiamo gli italiani che gestiscono l’albergo Nissa e alle 9.00 circa partiamo verso l’Iran. Attraversiamo la città che fa sfoggio di monumenti ed edifici ultramoderni e puntiamo decisamente verso i monti. I controlli in uscita turkmena sono più complessi di quelli in entrata perché il corrispondente non ha predisposto tutte le scartoffie burocratiche necessarie. Attraversiamo una bella zona di montagne che confinano con l’Iran. Con un rapido collegamento telefonico (temiamo le guardie di frontiera) abbiamo la prima cattiva notizia: il camion non è ancora arrivato. Lasciamo così il Turkmenistan con la certezza che i doganieri faranno passare il camion anche senza di noi. Ancora 10 km ed eccoci in Iran. Incontriamo la guida che parla perfettamente italiano. È lì dalle 7 di mattina e sono le 12.30. Iniziamo le pratiche iraniane che sono semplici, ma lunghe. I doganieri non ci permettono di tornare al confine turkmeno per avere notizie del camion. Siamo praticamente senza collegamento e dob- PERCORSI: 177 KM - PARTITI: 1:30 - ARRIVATI: AL TRAMONTO SALUTE: DISSENTERIA IN GUARIGIONE, UN INFLUENZATO SI CURA CON L’ASPIRINA VARIE: LA TOYOTA DI GIANLUCA GIULIANI NON PARTE MA È SOLO IL FILTRO DELLA NAFTA; CON UN MARCHINGENIO DIABOLICO MAURO DE VECCHIS E NICOLA QUARTULLO RIESCONO A FAR PARTIRE IL SUZUKI. KARA-KUM, 12 IL D ESERTO N ERO 13 Settembre, Mercoledì - Partiamo di buon mattino ed andiamo a visitare i resti dell’antica Kunya Urgenc, un mausoleo che è un eccezionale prodotto architettonico e rappresenta l’andare del tempo, un minareto che con i suoi 60 m circa è il più alto dell’Asia Centrale, un secondo mausoleo con la cupola a piramide come le chiese armene. Il verde va scomparendo ed entriamo nel Kara-Kum che attraverseremo per oltre 500 km. Siamo poco meno di un granello di sabbia in questo immenso deserto eppure, alla guida delle nostre moto e delle nostre 4x4 ci sentiamo al centro dell’universo e con questa consapevolezza Si attraversa il Karakum Desert biamo scendere per altri 3 km per il controllo dei carnet. Decidiamo di arrischiare un altro collegamento con il satellitare (amico fedele ed utile di tutto il viaggio) e riceviamo buone notizie: i nostri bagagli arriveranno entro un’ora. Sarà già buio, perciò decidiamo di proseguire per il centro abitato più vicino in fila indiana. Come un suggestivo serpente luminoso, in poco più di un’ora percorriamo una strada di montagna che sale e scende ed in fine entriamo a Quchan dove ci ha preceduto l’autista iraniano per predisporre il pernottamento in un alberghetto che assomiglia di più ad un dormitorio. Ci viene servita una tipica cenetta iraniana con minestra, kebab e Fanta. Stanchi, ce ne andiamo a letto e decidiamo di partire prestissimo l’indomani per recuperare la tappa di ieri con la sveglia alle 5.00. Decidiamo inoltre di prendere la strada del deserto, che sembra ottima e scorrevole. Domani dobbiamo arrivare a Teheran!!! PERCORSI: 127 KM - PARTITI: 10:00 - ARRIVATI: 22,00 STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: DISCRETO VARIE: RINGRAZIAMO DI NUOVO LA UNIVERSAT CHE CI HA PERMESSO DI CONOSCERE LA SORTE DEI NOSTRI BAGAGLI CHE INFINE SONO ARRIVATI ON THE ROAD AGAIN citazione da Osvaldo Berni detto “il marinaio” 15 Settembre, Venerdì - Sveglia alle 5.00, ma Mauro De Vecchis che ha il compito di svegliare tutto il gruppo, non ha rimesso l’orologio con l’ora legale e sveglia tutti alle 4.30. Così riusciamo a partire alle 6.00 dopo la solita trafila per il rifornimento di carburante. Siamo su un’ottima autostrada, quando il sole fa capolino all’orizzonte. La strada che seguiamo è ai margini del grande deserto iraniano e a tappe di 100 km corriamo verso Teheran. Sostiamo a visitare le rovine di un paio di caravanserragli che ci riportano col pensiero alle carovane di un tempo che nel caravanserraglio - vero e proprio albergo fortificato - trovavano un riparo sicuro per la notte. Al tramonto entriamo a Teheran e nella bolgia infernale del suo traffico. Città di 12 milioni di abitanti, il venerdì sera è tutta un formicolìo di auto, motorini, camion, minibus che si muovono senza alcuna regola per le vie della città che noi dobbiamo attraversare da sud a nord. Ci perdiamo, ci ritroviamo ed infine, dopo due ore, arriviamo al superalbergo.... Dalla polvere di Quchan agli altari di Teheran. Un albergo ottimo che offre a tutti una bella doccia ed un buon riposo. Qui a Teheran lasceremo Alessandro e Simone Kulczycki e Manilla Montis che rientreranno in Italia in volo sabato notte. PERCORSI: 818 KM - PARTITI: 06:00 - ARRIVATI: 21:30 SALUTE: SANDRO DE LONGIS È FEBBRICITANTE PER CAUSE IGNOTE MA È ASSISTITO AMOREVOLMENTE DAL SUO RIANIMATORE PERSONALE MICHELE DOTT. D’AMBROSIO. IL VICE DIRETTORE DOTT. MARCO CIANCONE COMINCIA A DARE SEGNI DI CEDIMENTO DA SELLA. VARIE: FRANCO ARDUCA DIMENTICA LA CINEPRESA AD UN DISTRIBUTORE, MA FORTUNATAMENTE (...) LA RITROVA. TEHERAN - TABRIZ, INIZIA LA GALOPPATA VERSO L ’I TALIA 16 Settembre, Sabato - Salutiamo Alessandro, Simone e Manilla, una foto ricordo, qualche lacrimuccia, ma bisogna andare. Ci abbracciamo con affetto per salutare i tre che se ne vanno. È un mese che viviamo insieme come una comunità autonoma ed autosufficiente e veder partire tre del gruppo dispiace a tutti, ma bisogna andare. Per fortuna l’autostrada per Tabriz parte dal settore nord della città, così usciamo facilmente dalla morsa del traffico di Teheran e siamo su buon asfalto a tappe di 100 - 150 km. Questo Iran che attraversiamo così rapidamente, ci sembra un paese sulla strada di una rapida occidentalizzazione. La gente poi è simpatica ed ospitale, se poi diciamo che siamo italiani, allora è un’apoteosi di sorrisi. Ognuno di noi ha un episodio da raccontare sulla gentilezza di questa gente: c’è chi si affianca in corsia ed offre una mela, chi una scatola di dolcetti, chi addirittura scende dall’auto con un bicchiere e un termos per offrirci tè caldo. All’ingresso dell’autostrada poi, ci offrono di passare gratuitamente. Le ragazze del gruppo, costrette a portare il velo, percepiscono la simpatia e comprensione delle donne iraniane nascoste completamente sotto pesanti chador neri. Insomma, grazie IRAN! Ci hai accolti con grande entusiasmo. Da ieri ci segue una troupe televisiva iraniana che riprende ed intervista i partecipanti del gruppo. Domani saremo in televisione e ci riconosceranno lungo la strada come il gruppo degli italiani che vengono dalla Cina. Un giornale di Teheran La Moschea di Kunya Urgench pubblica la notizia del nostro gruppo; l’ambasciatore italiano si lamenta di non essere stato informato, ma noi proseguiamo a tappe di 100-150 km verso Tabriz. Tappa lunga quella di oggi, oltre 600 km e siamo partiti un po’ tardi. Il tramonto ci prende in una splendida gola, con una strada che invita alla velocità su una lunga serie di curve. Poi il buio, i camion con i fari abbaglianti, le auto senza fari, i sorpassi allucinanti, e finalmente le luci di Tabriz e qui succede di tutto: il Gücia si ferma. non arriva più benzina e bisogna caricare la moto, il Tenerè di De Longis s’ingolfa di nuovo, fora lo Yak (Andrea Rigazio), mentre Nicola che da 5 ore non si ferma alle varie tappe per paura che la sua frizione scoppi definitivamente, ci aspetta nell’albergo. Poi arriviamo in qualche modo all’albergo, seguendo un ragazzo del posto che si è reso disponibile spontaneamente a guidare il convoglio con il suo motorino. Resteremo fino a tarda notte (oltre le due) a lavorare sulle moto. Poi a letto stanchi... stanchissimi. PERCORSI: 645 KM - PARTITI: 00:00 - ARRIVATI: DOPO IL TRAMONTO STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: STANCHEZZA GENERALIZZATA VARIE: OGGI È SUCCESSO DI TUTTO I CAVALIERI DELL ’ APOCALISSE CONTINUANO LA LORO GLORIOSA CAVALCATA (citazione del Gücia) TABRIZ - DOGUBAYAZIT 17 Settembre, Domenica - Incredibilmente, inaspettatamente, imprevedibilmente ed instancabilmente siamo tutti in sella e ripartiamo verso il Monte Ararat e il confine con la Turchia. Tappa breve e sosta lunga alla frontiera fra Iran e Turchia, ci vogliono 6-7 ore per passare, anche se il doganiere iraniano ci aveva visti in tv. La burocrazia è assassina ed inoltre dobbiamo organizzare un pulmino che ci porti il bagaglio fino al confine greco. Andremo a dormire in un campeggio nei pressi di Dogubayazit e finalmente, dopo tanto integralismo, ci dissetiamo con buone bevute di birra ghiacciata. Per arrivare al campeggio percorriamo un paio di chilometri di strada completamente ricoperta da catrame liquido, rischiando cadute e finendo con moto e macchine completamente imbrattate. I più scrupolosi lavoreranno fino Il gruppo a Teheran ancora al completo a tarda sera per ripulire i loro mezzi. Dopo l’ennesimo sorso di whisky e wodka, ci accampiamo tutti sul pavimento del ristorante dove abbiamo mangiato, tutti insieme appassionatamente. Ma Osvaldo Berni, detto il marinaio soffre del male oscuro che tocca prima o poi tutti noi (o quasi) e si butta letteralmente per terra, vestito così come era sulla moto. Lo coccoliamo un po’ perché è proprio un personaggio: marinaio per trent’anni, ha conosciuto tutti i porti del mondo, assomiglia un po’ a Kirk Douglas nel film “20.000 leghe sotto i mari” con le sue “... mille storie da raccontar, di donne ardite e di folli amor, un po’ inverosimile è sicuro, ma vere ve lo giuro”. Ma stasera è proprio a terra. La Lidia Cassini, che dorme vicino a lui, lo sistema, lo copre e poi insieme gli cantiamo un a dolce ninna nanna: “Dormi Osvaldo dormi, dormi e fai la nanna...”. Domani sarà ancora, come sempre “on the road again”. La luna illumina un minareto ardito proprio sopra di noi e l’indomani scopriremo che si tratta del famoso castello di Isak Pascià che avevamo in programma di visitare. A notte inoltrata, dalla spoglia stanza che ospita gli stanchi centauri s’alza la voce di Fabrizio Gianminuti che intona una romanza dal Rigoletto. Poi, tutti insieme, “Bella ciao”, “Sul ponte di Berati”... ecc. Poi le note si spengono pian piano, qualcuno inizia a russare, la nobiltà dorme nei piani alti (i tavoli del ristorante), i duri per terra, donne comprese, finché la stanchezza e le abbondanti bevute di wodka e whisky hanno la meglio sui canti e le battute e uno dopo l’altro ci perdiamo nel sonno profondo dei giusti. PERCORSI: 326 KM - PARTITI: 9.00 - ARRIVATI: 20.30 SALUTE: OSVALDO IN DÉBACLE, MARCO CIANCONE IN CASSA MALATTIA, GIANLUCA IN NETTA RIPRESA. VARIE: QUI USANO PRIMA INCATRAMARE LE STRADE E POI, DOPO ALCUNI GIORNI, STENDERE SOPRA IL BRECCIOLINO. PER BEN DUE VOLTE IN DUE LUOGHI DIVERSI, NELLO STESSO GIORNO, SIAMO STATI COSTRETTI A NAVIGARCI SOPRA. BOGUBAYAZIT - AGRI ERZURUM - SUSEHRI 18 Settembre, Lunedì - È l’alba ed i più mattinieri partono per il castello di Isak Pascia per riprendere il primo raggio di sole che illumina il bel complesso in stile turcocurdo-armeno. Altri raggiungono, con una decina di chilometri di sterrato l’altopiano, da dove si gode una 13 ITINERARIO KILOMETRICO AGO AGO AGO AGO AGO AGO PAKISTAN LAHORE LAHORE RAWALPINDI RAWALPINDI BESHAM BESHAM GILGIT GILGIT KARIMABAD KARIMABAD NALTAR SUST AGO AGO AGO AGO AGO SET SET SET CINA SUST KUNJERAB TASHKORGAN TASHKORGAN LAGO KARAKUL L. KARAKUL KASHI KASHI KASHI YARKAND TARSU TARSU YARKAND YARKAND KASHI KASHI 4 5 SET SET KIRGHJZSTAN KASHI TORUGART NARYN NARYN BISHKEK KM KM 349 362 6 7 8 SET SET SET KAZAKSTAN – UZBEKISTAN BISHKEK TASHKENT TASHKENT SAMARKANDA SAMARKANDA KM KM KM 592 290 0 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1 2 3 KM KM KM KM KM KM KM KM KM KM KM KM KM KM 20 273 300 354 110 139 207 95+40 190 20 257+20 61+15 196 PILOTI MOTO 14 SPONSOR 9 SET 10 SET 11 SET SAMARKANDA BUKHARA BUKHARA BUKHARA KHIVA KM KM KM 285 0 493 12 SET 13 SET TURKMENISTAN KHIVA KUNYA URGENCH KUNYA URGENCH ASHGABAD KM KM 177 580 14 SET 15 SET 16 SET IRAN ASHGABAD QUCHAN QUCHAN TEHERAN TEHERAN TABRIZ KM KM KM 127 818 645 17 SET 18 SET 19 SET TURCHIA TABRIZ DOGUBAYAZIT DOGUBAYAZIT SUSEHRI SUSEHRI BOLO ABANT KM KM KM 326 620 648 20 SET 21 SET 22 SET GRECIA BOLO ABANT ALEXANDROPOLIS ALEXANDROPOLIS KALAMBAKA KALAMBAKA IGOUMENITSA KM KM KM 545 577 270 23 SET ITALIA Arrivo a BARI KM 10.001 TOTALE PILOTI 4x4 Kulczycki Vittorio BMW F 650 FormentoGaravelli Sandro Toyota Hi-Lux De Longis Alessandro Yamaha 1 VJ XT 600Z Angela Christine Toyota HDJ 100 L Gabrieli Giovanni BMW F 650 Zanetti Augusto Toyota HI-Lux Bedeschi Alberto Yamaha TT 600 E Giuliani Gianluca Toyota BJ 42 Berni Osvaldo Honda XL PD04 De Vecchis Mauro Toyota HDJ 80 Rapizza Riccardo Honda XL 1000 varadero Londi Alessandro Toyota Hi-Lux Corbo Giovanni BMW R 80 GS Galli Eugenio Honda transalp XL 600V Quaranta Giorgio Kawasaki KL 650 AE Rigazio Andrea Yamaha XT 600 D’Ambrosio Michele Honda XL 600 PD04A Arduca Franco Honda africa twin 750 Ravanelli Roberto Yamaha XT 550 Agosti Leonardo BMW F 650 Carlini Alberto Honda XRV 750 S Quartullo Nicola Suzuki GSX 1100 Faganel Dario Honda transalp XL 600V Giamminuti Fabrizio Honda transalp PD06E De Franco Giancarlo Honda RD03 Ghezzi Riccardo Honda XR 600 Frascarolo Giovanni BMW R 100 RS Ciancone Marco Yamaha TT 600 R Bozzini Massimo BMW R 110 GS AL SEGUITO SU 4x4 Kulczycki Simone Comincini Aldo Kulczycki Alessandro Cassini Lidia F. Garavelli Riccardo Vincenzi Giuseppe Bonato Maurizio (su moto) F. Garavelli Renato Stragliati Monica Simonetti Raffaello Montis Manilla Stefania Meazza A S I A R A I D 2 0 0 0 BOLU - ABANT - ALEXANDROPOLIS SUSEHRI - BOLU - ABANT RIENTRIAMO IN EUROPA splendida vista del Monte Ararat, con la sua cima coperta di ghiaccio che maestoso domina il confine fra Turchia, Armenia e Iran. Dopo la consueta frittatina per colazione, partiamo. Ci aspetta una lunga tappa per... non sappiamo dove arriveremo, ci fermeremo al tramonto. Il sole scende, la notte cala e ancora non abbiamo trovato né villaggi né città. Proseguiamo quindi a notte inoltrata sino a Susehri, un paesotto in collina che si appresta ad andare a letto, quando compaiono nella piazza principale le nostre 23 moto e le 6 auto: il paese entra in agitazione. In pochi minuti siamo letteralmente accerchiati, mentre cerchiamo di individuare un albergo, un ristorante, un posto sicuro per parcheggiare. Tutti hanno qualcosa da proporre in lingua curda e in turco: è un vero caos. Appare addirittura la telecamera di una tv locale che comincia ad intervistare e riprendere le stanche facce dei piloti. Fortunatamente interviene la polizia che si fa largo fra la folla e gentilmente ci impone di raggiungere il parcheggio della loro caserma... e un problema è risolto. I poliziotti sono in fermento, telefonano a destra e a manca, arriva il capo della polizia, veneratissimo, viene intervistato, fa le sue dichiarazioni e ci lascia andare nel ristorante più “in” della cittadina dove un’abbondantissima danzatrice-cantante occhieggia, ammicca, tocca e tasta un po’ tutti i maschi e chiede collaborazione alle nostre 4 donne. Tappa lunga, stanchezza tanta, è ora di occupare i 17 letti ed il pavimento dell’albergo (chissà perché i furbi hanno sempre un letto ed i nobili no...). Due bagni, poca acqua (nel senso che la mattina non c’era acqua) e per il secondo giorno non ci laviamo. E gli eroi dormono.... PERCORSI: 620 KM - PARTITI: 10.00 - ARRIVATI: 20.00 - FORATURE: 1 SALUTE: OSVALDO IL MARINAIO, DOPO LE CONSUETE 50 FLESSIONI MATTUTINE, VIENE RITENUTO ABILE ED ARRUOLATO VARIE: UN CAMION FA SCHIZZARE UN SASSO (GROSSO) SOTTO LA MOTO DI DARIO FAGANEL CHE CI SALTA SOPRA E CERCA DI COLPIRE, FORTUNATAMENTE NON RIUSCENDOCI, IL COMPAGNO DI CORSA LEO AGOSTI. Sosta nel deserto del Karakum 19 Settembre, Martedì - La polizia viene a cercarci: abbiamo detto di partire alle 7 e alle 7 dobbiamo partire. Attraversiamo l’altopiano anatolico orientale ad un’altitudine che varia tra i 1700 e i 2000 metri. Paesaggi ampi e grandiosi con alpeggi, valli di fiumi tumultuosi, rocce policrome. Fa freddo, un’aria secca e pungente che penetra ovunque. Poi il sole ci riscalda sempre più: tappe da 150 km rapide, soste brevi per arrivare prima del tramonto. Dove? Viaggiamo verso ponente e il sole ce lo troviamo proprio in faccia, più scende all’orizzonte e meno vediamo la strada. Sono due notti che dormiamo ammucchiati per terra, senza lavarci e questa sera dobbiamo trovare un posto degno (ce lo meritiamo). Con un intreccio di telefonate dal nostro cellulare a Paolo Nugari a Roma e al nostro corrispondente turco che è in viaggio tra Ankara ed Istanbul, riusciamo a prenotare 38 posti (Leonardo Agosti ci ha lasciati oggi, resterà una decina di giorni in Turchia) in un paradiso che per noi ha il nome di Petrokent Club: villette di due piani con camere pulite, una doccia ricca d’acqua, un ristorante quasi elegante, il tutto in un bosco di pini nei pressi del Lago Abant. Dalla polvere all’altare. Perdiamo contatto con il bus dei bagagli e dal Petrokent telefoniamo in giro per la città di Bolu. Tutti sembrano sapere del gruppo dei motociclisti italiani e quindi il pulmino viene rintracciato, arrivano i bagagli, finalmente possiamo cambiarci e lavarci. Supercena buffet, vino per tutti, dalle riserve di Christine Angela. Poi in camera ad aggiornare il sito per condividere con i nostri amici la nostra grande AVVENTURA. PERCORSI: 648 KM - PARTITI: 07:30 - ARRIVATI: 17:50 - FORATURE: 1 SALUTE: MARCO CIANCONE HA TROVATO LA PILLOLA GIUSTA (...) RICCARDINO MANGIA SEMPRE PIÙ A SPROPOSITO (VEDREMO DOMANI GLI EFFETTI) CADUTE: 1 MACCHINA FOTOGRAFICA VARIE: MENTRE PROCEDEVA AL GRAN GALOPPO, IL PRODE YAK, LASCIATO APERTO LO ZAINETTO (!!!), PERDEVA LA MACCHINA FOTOGRAFICA CHE RIMBALZAVA SULL’ASFALTO E DECIDEVA DI TERMINARE ROVINOSAMENTE LA SUA CORSA SULLA SPALLA DELL’EROICO, NONCHÉ SFIGATO, YETI. 20 Settembre, Mercoledì - Lasciamo le nostre villette nel bosco di Abant ed iniziamo la tappa che ci riporterà in Europa oltre i Dardanelli, il Bosforo ed il Mar di Marmara. Tappe lunghe ed eccoci su uno dei moderni ponti che uniscono l’Europa all’Asia. Un odore di mare ormai dimenticato pre annuncia l’arrivo sul ponte (ma non è possibile fermarsi né fare foto o filmati). Mare azzurro, placide barchette alla pesca, una costa non deturpata... pochi secondi ed eccoci pronti a ricalpestare il suolo europeo. Saltiamo Istanbul attraverso la circonvallazione ed abbiamo la netta impressione di una città moderna, enorme e caotica. Almeno 50 km di quartieri moderni, fabbriche, moschee e poi di nuovo nella campagna verso il confine di Ipsala. Controlli abbastanza brevi alla frontiera turca (un paio d’ore per noi ormai sono praticamente niente) e pochi minuti per entrare in Grecia: ormai siamo decisamente tornati in Europa. La ricerca di un camioncino per il bagaglio si risolve grazie alla gentilezza ed efficienza di un tassista che con il “suo” telefonino fa in modo che in poco meno di mezz’ora arrivi un camion con sponda idraulica per i bagagli (utile anche per l’eventuale carico di moto). Più difficile la ricerca di un albergo: qui sembra sia ancora altissima stagione. Poi, infine, finiamo in un campeggio a Alexandropolis con appartamentini sul mare: in pochi minuti ed a notte inoltrata siamo tutti in acqua per un bagno, il primo dopo un mese di viaggio; sguazziamo a lungo, poi cena greca (chi vicino al campeggio, chi in paese) e tutti a letto (in realtà la maggior parte dorme su materassini e sacchi a pelo in spiaggia, o quasi, a far da cibo per zanzare fameliche). Domani sveglia alle 5, dobbiamo raggiungere le Meteore. PERCORSI: 545 KM - PARTITI: 08:30 - ARRIVATI: 19:30 - FORATURE: 1 SALUTE: RICCARDINO (COME DOVEVASI DIMOSTRARE - VEDI IERI) ACCUSA DISTURBI INTESTINALI VARI CHE LO TENGONO (FINALMENTE) UN PO’ QUIETO (IL GRUPPO RINGRAZIA...) VARIE: MINIMOTO (AL SECOLO ROBERTO RAVANELLI) PENSA BENE DI ROMPERE IL FILO DELLA FRIZIONE PROPRIO NEL PUNTO DI MAGGIOR TRAFFICO DELLA TANGENZIALE DI ISTANBUL, È STATO VISTO SBRACCIARSI IN MEZZO A CAMION FUMANTI CERCANDO DI INTERCETTARE AUGUSTO PER L’ASSISTENZA (NON NECESSARIA IN QUANTO IL FILO NON ERA ROTTO... MA QUESTA È UN’ALTRA STORIA). IL GÜCIA INVECE RIESCE A FARSI AZZANNARE (...) DA UN CANE GRECO (O ERA TURCO?): IN OGNI CASO COMPLIMENTI ALLO YETI. 15 A S I A R A I D 2 0 0 0 Cirò della Cantina San Francesco di Cirò offerto da Giancarlo De Franco: un vino che ha sopportato 45 giorni di mare e 30 di scrolloni in giro per l’Asia e, stappato qui in Grecia, a fine viaggio, ha conservato tutto il suo aroma ed il suo corpo schietto e sincero. Il Gücia impartisce lezioni di sirtaki un po’ troppo teoriche e poco pratiche per l’assenza delle spade (???) e i più intraprendenti cercano di dare spettacolo agli avventori greci del locale a dir poco esterrefatti. Il castello di Isak Pascia ALEXANDROPOLIS - KALAMBAKA (METEORE) 21 Settembre, Giovedì - Alle 5 in Grecia è ancora buio pesto, non albeggia nemmeno e alzarsi è veramente dura, anche perché, come al solito, siamo rimasti fino alle 2 a chiaccherare. Alle 06:15 arriva il camion e, in breve, siamo sulla strada. Il sole che sorge ci trova già con un centinaio di km fatti. Imbocchiamo la strada per Salonicco e Larissa: tappe da 150 km. A Salonicco ci lascia anche Alberto Carlini per raggiungere l’Albania dove l’aspettano la moglie e la figlia: discorso di commiato quasi commovente in piedi sul tavolo del bar e lo vediamo partire... Sosta per il pranzo e un po’ allo sbaraglio arriviamo tutti a Kalambaka. Ci sistemiamo in 3 alberghi diversi di cui uno, di ottima categoria,ci assicura il parcheggio per tutti i mezzi e l’accesso di tutti alla piscina. Tramonto sulle Meteore e ultima cena tutti insieme sotto un pergolato d’uva (a Kastraki) con graditi ospiti i prodi triestini Claudio e Furio. Si brinda a tutto e a tutti: alle moto (quelle rimaste), alle auto (ancora tutte), alle donne del gruppo (sempre splendide), a Maurizio (l’odiato cassiere sempre pronto a chiedere 200 $), a Mauro (capace di smontare e rimontare moto e jeep indifferentemente), ad Augusto (carro spazzatura che ha raccattato i resti dei prodi centauri in panne) e a noi tutti. Si fissa l’appuntamento per il grande raduno il 21 ottobre a Roma. Brindisi con l’ottimo PERCORSI: 577 KM - PARTITI: 06:30 - ARRIVATI: 17:00 SALUTE: OTTIMA, MA TUTTI STANCHISSIMI (OGGI C’ERANO QUASI 40 GRADI!!! ALTRO CHE DESERTI DI TAKLAMAKAN O KARAKUM!) VARIE: RICEVIAMO NOTIZIA DELLA NASCITA DELPICCOLO DI YAK CHE PRENDE IL NOME DI YAK JUNIOR: AUGURI ALLA MAMMA VIOLA. VERSO IL TRAGHETTO PER L ’I TALIA 22 Settembre, Venerdì - Sveglia caotica, Siamo sistemati in tre alberghi nella cittadina di Kalambaka, a poco più di 200 km. dal traghetto che ci riporterà in Italia. Appuntamento alle 9.30 nel piazzale della Grande Meteora. Visitiamo uno dei monasteri costruiti sui roccioni delle Meteore, poi lentamente iniziamo l’ultima tappa per Igoumenitsa. Superiamo il passo, una serie interminabili di curve dove tutti ci cimentiamo con piacere se non fosse per quell’aria di mare che preannuncia l’arrivo al porto... Il tachimetro segna lentamente gli ultimi chilometri... 9.970... 10.000... Abbiamo percorso in moto e in auto quasi un quarto della circonferenza terrestre dal Pakistan, alla Cina fino a quella nave che ci riporterà in Italia. Il viaggio sta finendo, un marasma di emozioni, di sensazioni ci assale e un filo di quella malinconia che s’accompagna ad ogni fine ci fa trattenere il respiro; la mente corre indietro a ricordare un passato che è vicinissimo ma che è già passato inesorabilmente: le immagini delle grandi montagne himalayane, le valli, i fiumi vorticosi, i profumi delle strade e dei mercati del Pakistan, della Cina, e di tutto l’Oriente, gli odori forti e penetranti, i sapori delle cucine di Lahore, di Kashi, di Narin, di Samarkanda, di Ashgabad, di Teheran, gli idiomi sempre incomprensibili delle genti pakistane, uyguri, kirghise, kazake, uzbeke, iraniane, turche e greche...., lo splendore dei monumenti di Samarkanda, Bukhara e Khiva, l’immensità dei grandi deserti del Taklamakan, del Kyzylkum, del Karakum, del Dasht el Kavir ... tutto vissuto intensamente, tutto si sfilaccia via, si scompone e scompare nel libro della nostra vita per riempire pagine e pagine di ricordi, di ricordi indimenticabili, indelebili che racconteremo centinaia di volte ai nostri cari, agli amici, ai colleghi, ai nipoti ed ai pronipoti a tutti quanti vorranno condividere con noi la più grande di tutte le avventure ma non riusciremo mai a trasmettere l’intensità della nostra esperienza che resterà in ognuno di noi gelosamente conservata come un patrimonio unico e irripetibile della nostra vita Abbiamo vissuto per 34 giorni come una comunità nomade spostandoci attraverso nove paesi: 41 persone unite dalla stessa passione e dalla stessa determinazione, 41 sconosciuti che, fin dalle prime tappe, hanno saputo e voluto trovare un’armonia, un’unità di intenti, un senso di collaborazione che ha trascinato tutti e tutto verso la meta, nessuno escluso, perché chi dubitava, chi tentennava minimamente è stato travolto gioiosamente da una suggestione collettiva fatta di amicizia e collaborazione che è stata l’anima del nostro viaggio. E le 23 moto e le 6 auto, fedeli compagne di viaggio con il loro cuore d’acciaio, hanno sofferto come e più di noi, su per i passi a quasi 5000 metri, dove l’ossigeno scarseggiava ed esse ansimavano su per i tornanti, soffrivano ma riuscivano a passare, e poi sulle tormentate strade del Torugart e del Karakum, al caldo e al freddo, hanno digerito benzina di ogni specie dai 70 ai 98 ottani, sempre pronte al mattino a ripartire... e sono arrivate tutte con le catene stiracchiate, le gomme consunte, ammaccature, cigolii, lamenti ma sono arrivate tutte, le nostre amatissime compagne di viaggio. E al porto ci dobbiamo infine dividere: chi parte per Bari, chi per Ancona e chi per Trieste e l’abbraccio è forte e lungo, lunghissimo talvolta per nascondere una commozione che non riusciamo a trattenere... il viaggio è finito, torniamo a casa, ma prima o poi tutti, inevitabilmente, inesorabilmente, appassionatamente ci ritroveremo come sempre “ON THE ROAD AGAIN FOR EVER”. PERCORSI: 270 KM - PARTITI: 11:00 - ARRIVATI: 17:00 ALLA SPICCIOLATA STATO DI SALUTE DEL GRUPPO: DECONCENTRATO VARIE: VITTORIO PARTE PER PRIMO E IMBOCCA LA STRADA PER L’ALBANIA, SE NE ACCORGE DOPO 30 KM E RITORNANDO RECUPERA ANCHE DARIO. 16 Campo curdo in Turchia Dedico questo mio viaggio alla luna e ad una vecchia motocicletta lasciata a casa. V.K. Dall’esperienza di Asia Raid 2000 nascono nuovi affascinati progetti di viaggio Un‘esperienza come quella vissuta dal gruppo di 41 persone che in 34 giorni ha percorso i 10.000 km da Lahore in Pakistan a Igoumenitsa in Grecia, attraverso 10 paesi, non lascia solo indelebili ricordi di bellezze naturali ed artistiche ma fa scattare un ingranaggio mentale che inevitabilmente ci porta ad ipotizzare nuovi progetti per viaggi e raid da programmare nel prossimo futuro. In effetti la relativa facilità a spedire mezzi (moto e auto) via nave/container ed a ritirarli una volta a destinazione, filtrando attraverso una burocrazia che si è dimostrata meno difficile di quanto previsto, l’efficienza dimostrata dai corrispondenti nel rispettare gli appuntamenti ai punti di confine, la possibilità di applicare delle formule alternative per i viaggi in Cina, in breve la positiva esperienza di Asia Raid 2000 rende realizzabili itinerari di indiscusso fascino, che vorremmo condividere con voi anche in questa prima fase organizzativa. E cominciamo con: MARCO POLO 2001 HILAMAYA MOTO RAID 4X4 Dal Pakistan all’Italia via terra con minibus con autista in un mese Periodo di partenza giugno, luglio, agosto Ripropone lo stesso identico itinerario dell’Asia Raid realizzato con pulmini locali con autista che incontreranno il gruppo alle frontiere. Il viaggio potrà essere realizzato in un mese completo con partenza dall’Italia per Lahore o Islamabad in aereo quindi in pulmino, la Karakorum Highway per il Passo Kunjerab, l’ingresso in Cina, il Lago Karakul e il Muztag Ata, Kashgar e il suo mercato, il Passo Torugart per il Kirghizstan poi la via per la valle di Osh e Tashkent oppure in alternativa quella per Naryn e Bishkek. Poi l’Uzbekistan con Samarkanda, Bukhara e Khiva e il passaggio in Turkmenistan per la visita della sconosciuta Kunya Urgenc e la traversata del Deserto del Karakum fino a Asghabad. Attraverso il Turkmenistan raggiungeremo prima Krasnovodsk (Turkmenbasi) poi in battello sul Mar Caspio Baku in Azerbaijan, Tiblisi, Batumi in Georgia poi il confine con la Turchia a Hopa, la lunga galoppata attraverso la Turchia, Istanbul, le Meteore e il traghetto che da Igoumenitsa ci riporterà in Italia. In alternativa l’itinerario attraverso l’Iran da Ashgabad a Quchan, Teheran, Tabriz e il confine turco. E non sarà una folle corsa ma avremo tempo di visitare bene tutto quanto andremo incontrando per poter gustare in pieno il fascino unico di questa grande traversata. Una nuova Prima dal Pakistan, alla Cina, al Tibet, al Nepal in moto e auto e 4X4 scavalcando per ben due volte la catena himalayana in tre settimane Periodo di partenza dopo il 20 agosto Un nuovo straordinario itinerario che inizierà a Genova dove imbarcheremo moto e auto per il Pakistan, poi il volo che ci porterà a Lahore da dove, ritirati i mezzi imboccheremo la Karakorum Highway per scavalcare l’Himalaya al Passo Kunjerab e raggiungere Kashgar passando per il Lago Karakum, poi imboccheremo la nuova strada che costeggia l’immenso bacino del Deserto del Taklamakan, lambendo i contrafforti della catena montuosa del Kun Lun, per raggiungere le famose Grotte di Dunhuang e quindi Golmund, la “porta del Tibet”, da dove inizieremo a salire il primo passo oltre i 5000 m. per raggiungere Lhasa, “la città proibita” capitale spirituale del Tibet. Visiteremo i monasteri di Drepung, Ganden e Sera poi su verso gli alti passi himalayani, il Karo La oltre 5040m, poi Gyantse, Shigatse, l’ultimo passo, il Lakpa La 5220m e Tingri l’escursione a Rombuk alla base del Mt. Everest; e cominciamo a scendere per i tornanti che partono al Ponte dell’Amicizia e siamo in Nepal, raggiungiamo Kathmandu dove troveremo il container da riempire con moto e auto per la spedizione in Italia attraverso Calcutta. A noi non resta che visitare la città e la valle e prendere il volo per l’Italia. Di comune accordo con il corrispondente in Cina ci porteremo le tende e la sua squadra di assistenti provvederà a preparare i pasti caldi quando decideremo di dormire fuori delle grandi città dove invece i pernottamenti saranno in alberghetti e i pasti in ristorantini, ciò ci permetterà di contenere al massimo la quota di partecipazione. ASIA MOTO RAID 4X4 2001 Ripetizione dell’Asia Raid 2000 Periodo di partenza dopo il 20 Agosto Ripropone lo stesso itinerario del raid effettuato nel 2000 con due possibili varianti che potrebbero far risparmiare un buon migliaio di chilometri : 1) da Kashgar passando per il Passo Irkesham tra Cina e Kirghizstan da dove si proseguirebbe per la cittadina di Osh e la Valle Fergana per raggiungere Tashkent 2) l’itinerario dal Turkmenistan (Ashgabad) alla Turchia evitando l’Iran e passando per Mar Caspio, Baku, Tiblisi e il confine turco di Hopa.. La durata potrebbe così essere ridotta a un mese contro i 34 giorni del viaggio appena effettuato. Il fascino di questa traversata ha un valore unico nella storia della vita di un motociclista o un pilota di 4X4, un’impresa indimenticabile da riporre nello scrigno dei nostri ricordi migliori. IRAN RAID MOTO 4X4 Raid in moto da strada ed auto dal Golfo Persico all’Italia: una prima con i veicoli spediti via nave e il ritorno via terra attraverso le località più interessanti dell’antica Persia. Viaggio di 3 settimane. Partenze da giugno a ottobre Un raid che propone agli appassionati piloti di moto e auto un’esperienza nuova e di grande interesse culturale, un’idea nata mentre percorrevamo le splendide autostrade iraniane ai margini del grande deserto Dasht e Kavir e guardavamo verso sud, verso i tesori più preziosi di questo paese, l’Iran che abbiamo riscoperto ospitale e gentile e di cui avremmo voluto vedere molto di più… ed allora perché non organizzare un viaggio ad hoc, con moto da strada (anche con due occupanti) e auto di ogni tipo? Ed allora eccoci di nuovo in viaggio per Genova dove riempiremo i container che raggiungeranno il porto iraniano di Bandar e Abbas e dove i piloti arriveranno in aereo. Da qui non avremo che risalire verso Teheran e scoprire il fascino di questo paese: cominceremo con la fortezza di Bam (quella del film “Il deserto dei Tartari”) poi Kerlman e Shiraz per la visita all’antica Persepolis e Pasargade, poi zigzagando tra est ed ovest Yazd e Isfahan con le sue sfavillanti cupole in maioliche verde-azzurro, i suoi minareti ed i suoi suq. Kasham e la città santa di Qum quindi Teheran la capitale con la vetta del Demavand che la domina dai suoi 6000 m. Imbocchiamo l’autostrada per Tabriz e proseguiamo verso il Monte Ararat che segna il confine tra Iran e Turchia ed abbiamo di fronte la Turchia tutta da scoprire vedremo se prendere la strada del Nord per il Mar Nero o se scendere per il Lago Van per Dyarbakir e il Nemrut Dag per poi traversare la Cappadocia per Ankara Istanbul e il traghetto che dalla Grecia ci riporterà in Italia o puntare su Izmir (Smirne) e prendere la nave traghetto direttamente per l’Italia. Vedremo. I LETTORI CHE FOSSERO INTERESSATI A QUESTI PROGETTI POTRANNO RICHIEDERE AGGIORNAMENTI SULLA STATO DI ORGANIZZAZIONE DEI DIVERSI VIAGGI ALLA REDAZIONE … E L’AMERICA ? Non vi preoccupate abbiamo già richiesto il costo dei noli mare container per arrivare a Guayaquil in Ecuador con ritorno da Buenos Aires. E da Guayaquil a Buenos Aires c’è il Peru, la Bolivia, il Cile tutto da fare in moto e auto ….. ma questo è tutto un altro continente! 17