Editoriale
di Giangi Cretti
È
incontestabile. In un’epoca in cui le comunicazioni di massa impongono il loro metro di misura
anche il consumo culturale, adottando i parametri della capacità di attrazione e di seduzione
dell’audience è difficile (magari temerario, provocatorio e persino autolesionista?) poter prescindere
dal lusso di concedersi un lusso. Perché scegliere di garantirsi la presenza della star di indubbio
richiamo, per lo scampolo di tempo necessario ad una pubblica comparsata, altro non è se non
un lusso. Che, in quanto tale, bisogna potersi permettere. Pagando s’intende.
Esemplificando: 100’000 franchi, per avere all’ombra del megaschermo di Piazza Grande a Locarno
Cameron Diaz che ringrazia, saluta il pubblico, esprime la propria soddisfazione per essere stata
invitata (e ci mancherebbe), si concede sorridente all’ingordo obiettivo fotografico e, scortata
dal meritato applauso, se ne va, sono un investimento oppure un costo?
Dipende: se si dispone uno sponsor espressamente dedicato all’evento sono investimento,
diversamente un costo. Come tale: saggiamente soggetto alla rigorosa legge delle priorità.
Va da sé, volendo - nell’orgoglioso atteggiamento del presidente del Festival del Film di Locarno,
Marco Solari, che ribadisce e difende, ad ogni pie’ sospinto, l’originalità di un Festival che resiste
(è il secondo al mondo per anzianità) fiero della sua indipendenza e della libertà culturale di cui è
convinto paladino - si possono riscontrare dei parallelismi con l’apologo della volpe e l’uva.
Potrebbe essere che Solari sia costretto, pertanto suo malgrado, a fare di necessità virtù.
Anzi, è ragionevole pensare che le cose stiano così: non per partito preso, ma dettate dalla
consapevolezza di dover fare i conti con le risorse di cui si dispone, nel convinto rispetto dell’identità
(cifra stilistica?) del Festival. Al di là del rischio di (pretestuose o giustificate che siano) rimostranze
per spese faraoniche intese a soddisfare l’effimero dei sensi, c’è spazio, in periodo di manifesta crisi,
per annotare, (per la serie: l’importante è distrarre) una pericolosa e strumentale contiguità
con il “panem et circenses” di antica memoria.
Divagazioni e traballanti accostamenti moral-filosofici a parte, è del tutto evidente che sullo sfondo
dell’accusa di mancanza di glamour, che solo la presenza di grandi star pare possa conferire,
artatamente architettato c’è il crescente antagonismo con il rampante Festival del film di Zurigo,
che prima di qualsiasi altra cosa, si premure di comunicare che lui le star (l’anno scorso Stallone
quest’anno Polanski), per giunta a costi che dice ridotti, ce le ha.
A chi giova tutto questo? Evidentemente a Zurigo e a chi accarezza l’idea di scalzare Locarno
dal rango che si è conquistato in oltre 60 anni di vita. Una competizione sensata? Forse per chi in
questo modo ambisce ad ottenere maggiore considerazione finanziaria da parte di sponsor pubblici.
Per il resto, non pare avere molto senso lasciarsi trascinare in una sfida o, peggio ancora,
rinchiudersi nella torre d’avorio della propria lesa dignità.
Zurigo è una realtà in divenire, con un suo impianto organizzativo che non gli consente di sostituirsi
a Locarno. Che è una realtà consolidata - sicuramente perfettibile e, a tal fine benvenuta sia la
concorrenza - con un tratto distintivo che nessuno le può togliere: il suo festival del film è anche una
festa popolare di cui, oltre agli addetti e agli appassionati, un intero territorio si sente protagonista.
Un valore aggiunto che Zurigo, pur con tutto il glamour e il clamore di questo mondo,
difficilmente riuscirà ad avere.
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Rivista – Settembre 2009
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Sommario
RUBRICHE
In breve
9
Italiche
11
Europee
13
Internazionali
15
Oltrefrontiera
17
Benchmark
25
Burocratiche
27
Angolo Fiscale
35
Angolo legale
37
Convenzioni Internazionali
38
L’elefante invisibile
43
Carnet
54
Scaffale
59
Sequenze
63
Diapason
65
Convivio
73
Motori
77
Starbene
80
In copertina:
Il megaschermo di Piazza Grande a Locarno
1
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Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
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G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI,
L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì,
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La Rivista
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all’Estero)
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Editoriale
PRIMO PIANO
19
A Zurigo in tram per gustare l’Italia
19
Chiara Cigolini nuova responsabile dell’Enit Svizzera
21
Con qualche preoccupazione incontro al futuro
62° Festival del film Locarno
Lavoratori immigrati in Svizzera negli anni 70:
lo sguardo di Alvaro Bizzarri
Pubblicato il doppio DVD che raccoglie 5 film
del regista italiano
31
4
21
La responsabilità del manager
Rivista – Settembre 2009
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INCONTRI
41
45
49
Dolce gratificante peccato di gola
Donne in carriera: Paola Cabalà
Le molte facce della diplomazia
Intervista esclusiva con Cornelio Sommaruga
Henry Dunant e le origini della Croce Rossa
1859-2009: a 150 anni della battaglia
di Solferino
73
78
79
55
56
58
60
«Passions partagées – De Cézanne
à Rothko»
Capolavori del XX secolo nelle collezioni
private svizzere
In occasione dei 25 anni di attività
espositiva dell’Hermitage di Losanna
Antonio Rosmini e il federalismo:
dal progetto dell’800 alla realtà di oggi.
Incontro a Lugano il 25 settembre
66
68
71
Le parole di Rilke seducono un pubblico
sempre più numeroso
Bilancio del Festival Rilke 2009 a Sierre
21-23 agosto 2009
Voce e Specchio - Storia
della radiotelevisione svizzera
di lingua italiana
Intervista al curatore Theo Mäusli
Il Museo del Precinema, il Museo della
Specola, il Museo delle Arti e Tradizioni
Popolari
Gli scrigni delle curiosità8
“Siamo piccoli, ma cresceremo”
Davide e Stefano: Gente di Mare
84
85
86
87
La qualità oltre la crisi: dal progetto
alla distribuzione
Abitare il Tempo: Verona, 17 - 21 settembre
La cultura al servizio delle imprese
Marmomacc: Verona
30 settembre - 3 ottobre
Il mondo della lavorazione dei metalli
EMO MILANO 2009: Milano 5 - 10 ottobre
Forte apertura internazionale
Cibus Tec: Parma 27 - 30 ottobre
90
91
92
93
94
96
Lo Stage alla CCIS: un'esperienza unica,
intensa e... il resto dipende da se stessi!
Eva Gallo “stagista”
Incontro con la provincia di Vercelli
Raduno del centenario della CCIS
EINLADUNG ZUM SEMINAR:
Die steuerlichen Beziehungen zwischen
Italien und der Schweiz nach dem
«Sommerpaket» der italienischen Regierung
Contatti commerciali
Servizi camerali
68
Deragliamento a trecento l'ora
A colloquio con Giovanni Mirabassi
Riflessioni intime di un cantautore assennato
Intervista con Joe Barbieri
Festival Franciacorta 2009
Rivista – Settembre 2009
La
TNT Express Italy viaggia su veicoli
commerciali Fiat Professional
IL MONDO IN CAMERA
DOLCE VITA
64
Collezioni italiane di rango
Motociclette d’epoca
IL MONDO IN FIERA
CULTURA
54
Il pesce azzurro: povero ma ricco di sapore
7
In Breve
Debutta a Francoforte la nuova
Maserati GranCabrio
Debutterà il 15 settembre al prossimo Salone dell’automobile di Francoforte la Maserati
GranCabrio, la prima cabriolet a quattro posti nella storia della Casa del Tridente. Con la
GranCabrio – la terza punta del Tridente - si
completa la gamma Maserati, ora forte di tre
famiglie di modelli: Quattroporte, GranTurismo, GranCabrio – cioè: berlina, coupé, cabriolet.
La GranCabrio rappresenta la sintesi Maserati
in tema di vetture scoperte. È una Maserati
nel senso più puro del termine: dallo stile
inconfondibile di Pininfarina alla spaziosità
degli interni, dalla artigianalità di ogni particolare al piacere di guida e alle performance. La Maserati GranCabrio arricchisce tutti
i cinque sensi in un’esperienza condivisa en
plein air, senza rinunciare al comfort e alle
prestazioni.
Un’auto da sogno pensata e costruita per uomini e donne che amano vivere all’insegna
Cisalpino: dal 13 dicembre
si sale anche a Chiasso
Con l’introduzione del nuovo orario FFS, il
13 dicembre prossimo, la stazione di Chiasso sarà servita dai treni Cisalpino ETR 470. È
quanto risulta dall’accordo stipulato tra FFS e
Cantone, presentato dall’amministratore delegato (CEO) delle FFS Andreas Mayer e dal
direttore del Dipartimento del territorio Marco
Borradori.
«Questa è stata una scelta dettata dal buonsenso. Se a Chiasso il treno si ferma per ragioni tecniche, allora bisogna sfruttare la fermata
anche a favore della clientela» ha detto Mayer,
auspicando al contempo che aumenti il numero dei passeggeri, in media ne sono calcolati
8, che effettivamente salgono a Chiasso.
La fermata dei convogli Cisalpino alla stazione
internazionale sarà garantita fino all’apertura
del tunnel di base del San Gottardo, prevista
per il 2017, o fintanto che non sarà possibile il
transito dei treni internazionali senza fermata
tecnica alla frontiera.
Naturalmente soddisfatti dell’accordo sia marco Borradori « è frutto dell’ottima collabo-
Rivista – Settembre 2009
La
dell’understatement. Come tutte le scoperte
made in Maserati: auto speciali destinate a
raffinati intenditori. La GranCabrio continua
infatti la tradizione Maserati nelle vetture
scoperte, andando ad aggiungersi a modelli
che hanno fatto la storia della Casa modenese come la A6G Frua Spyder del 1950, la
3500GT Vignale Spyder del 1960, la Mistral
Spyder del 1964, la Ghibli Spyder del 1968
e la Spyder del 2001 disegnata da Giorgetto
Giugiaro, la vettura con la quale la Maserati è
tornata negli Stati Uniti.
Nel solco della tradizione, la GranCabrio
apre un nuovo capitolo, perché mai dagli
stabilimenti di Viale Ciro Menotti 322 sono
usciti modelli open-air a quattro posti. Quattro posti veri, affinché i passeggeri posteriori
non siano comprimari, ma co-protagonisti del
viaggio. La GranCabrio è spinta da un motore
V8 di 4.7 litri e 440 HP ed è la cabriolet con il
passo più lungo sul mercato. Per rimarcare il
legame con la tradizione Maserati, il tettuccio
della GranCabrio è rigorosamente in tela.
La Maserati GranCabrio sarà commercializzata a partire dal prossimo inverno, per essere
vissuta a partire dalla successiva primavera.
razione tra FFS e Cantone», sia il sindaco di
Chiasso Moreno Colombo.
Garantire la stabilità dell’orario è un altro degli obiettivi che stanno a cuore alle FFS le quali cercheranno di realizzarlo in collaborazione
con Trenitalia anche se, ha precisato Mayer,
non è impresa da poco dato che «non tutti i
paramenti che garantiscono la puntualità sono
facilmente controllabili».
FFS e Cantone Ticino hanno concordato anche
alcune misure per migliorare la puntualità dei
treni sull’asse del San Gottardo a partire appunto dal 13 dicembre.
La prima consiste nella concentrazione
dell’intera flotta dei treni ETR 470 Cisalpino
su quest’asse, e i treni non invertiranno più la
direzione di marcia a Lugano, come oggi avviene per 4 coppie di collegamenti, ma collegheranno direttamente Zurigo e Milano; cadrà
così l’obbligo di cambiare a Lugano.
Inoltre, due ETR 470 di riserva saranno «parcheggiati» a Zurigo e Milano, pronti a partire
in caso di ritardo del convoglio in viaggio. Si
chiuderà, poi, il cantiere di rinnovo della galleria dell’Axen, tra Sisikon e Flüelen. Infine,
Rete ferroviaria italiana, Trenitalia e FFS costituiranno un gruppo di lavoro che controllerà
costantemente «stabilità e qualità dell’orario».
9
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
La domanda di fondo è: “qual è lo stato dell’economia e della società italiana dopo lo scoppio
della crisi finanziaria?” Ferruccio De Bortoli, oggi
direttore del Corriere della Sera e in precedenza
del Sole 24 Ore non si è sottratto alla questione
nel suo intervento a Milano alla Camera di commercio svizzera in Italia in occasione dell’assemblea generale e del cambio di presidenza.
Come giornalista, ha detto, posso semplicemente esporre alcune particolarità dell’attualità che
stiamo vivendo. Abbiamo imparato veramente la
lezione delle crisi che è esplosa con i subprime
nel corso del 2007? La mia risposta è “no”. Non
abbiamo imparato. Non vi è stata in nessun Paese un’analisi corretta e approfondita sulle cause
reali e psicologiche dell’enorme diffusione dei
titoli tossici non quotati nei mercati e non iscritti
nei bilanci ufficiali. Ciò per esempio si riflette sul
comportamento degli specialisti dell’economia
ledizione del doppio 5 (perdita del Pil e crescita
del debito), l’Italia ha qualche virtù nascosta.
Per esempio, il peso del settore manifatturiero è
stato a lungo la dimostrazione della nostra arretratezza rispetto ad altre economie, ad esempio
a quelle con un maggior peso relativo dei servizi. Oggi questo peso del manifatturiero è un
elemento di relativa fiducia, se il Paese avrà naturalmente maggiori attenzioni. Abbiamo 5 milioni di imprese. Non c’è altro Paese che abbia
un numero d’imprese come l’Italia. Sono spesse
volte micro imprese (98% sotto 20 dipendenti),
però ne abbiamo più di altri Paesi. Sono piccole
e fragili, non c’è dubbio, ma costituiscono un
tessuto prezioso molto forte. Sei piccoli imprenditori su 10 sono ex lavoratori dipendenti. È un
nuovo popolo. C’è un popolo di produttori che
sono la spina dorsale dell’economia italiana, in
particolare del nord. L’Italia gode di un capitale
Per evitare di invecchiare tra rancori
e della finanza che spesso sono anche coloro
che in buona parte questa crisi l’hanno causata.
Quindi, a volte, il medico chiamato al capezzale dell’economia, è colui che ha causato questa
malattia. Certo, c’è una preoccupante fretta di
chiudersi la porta dietro le spalle come se tutto
quello che è accaduto fosse stata una spiacevole
indigestione ormai smaltita. Le origini e le cause
della crisi sono abbastanza chiare. L’accumularsi di squilibri profondi e non corretti nella bilancia dei pagamenti, l’illusione, soprattutto americana, che la crescita potesse essere alimentata
all’infinito col debito, il progressivo attenuarsi
della percezione del rischio che è stato trasferito con l’innovazione finanziaria, di per sé utile
(dobbiamo dirlo, questo) a detentori sconosciuti e qualche volte del tutto ignari. Il fallimento
dei regolatori è sotto gli occhi di tutti. Eppure,
sembra che abbiamo imparato poco. L’attività di
regolazione internazionale è fatta di molti annunci ma di poche decisioni concrete. Non c’è
una discussione aperta sulle norme di Basilea II,
mentre dovrebbe esservi e più approfondita. Le
norme contabili hanno nascosto molta polvere
sotto i tappeti. Perché nella valutazione di molti
progetti d’investimento si è rinunciato al coraggio dell’indipendenza e dello spirito critico per
seguire docilmente i criteri della maggioranza?
In altre parole: perché siamo stati anche noi
giornalisti così conformisti? Non c’è dubbio che
i salvataggi di banche, imprese, abbiano scongiurato reazioni a catena e affrontato emergenze
sociali, ma è anche vero che questi interventi di
denaro pubblico hanno finito per premiare chi i
rischi non li aveva calcolati a danno di chi si è
mostrato prudente.
Il nostro Paese, ha aggiunto De Bortoli, sta meglio rispetto agli altri o non è vero? È solo propaganda o un luogo comune? Direi che il nostro
Paese sta meglio, ha osservato. Al di là della ma-
Rivista – Settembre 2009
La
sociale ricco e diffuso. Gli immigrati si integrano
più facilmente che altrove, al di là degli aspetti
patologici dell’immigrazione. Si trasformano in
elementi di stabilità. Quello che era prima un
difetto, rischia di essere paradossalmente un
pregio. Una scarsa mobilità è un difetto nei momenti di crescita ma è un ammortizzatore sociale in più nel momento in cui il reddito cade.
Ovviamente, la presenza di una vasta economia
sommersa è in questo momento tecnicamente
utile. C’è il lavoro nero ma anche tanti ammortizzatori in nero. Lo stato di indebitamento dello
Stato cresce, ma quello delle famiglie è molto
lontano dalle media europea. Rispetto alla media, quelle italiane sono meno del 50% rispetto
al reddito mentre in altri Paesi arriva al 90% e in
quelli anglosassoni supera il 100%. Solo il 15%
delle famiglie italiane ha un mutuo. L’80% possiede la propria casa. Il rapporto tra patrimonio
e reddito in Italia è di 8 a uno ed è superiore
alla media europea. Il problema non è il patrimonio, ma il reddito che cresce poco. E cresce
meno di altri Paesi perché c’è un’endemica perdita di competitività, una bassa produttività che
è il riflesso non tanto di un modesto tasso d’investimento del capitale che invece è molto più
elevato, ma frutto di un modesto investimento
in istruzione e formazione continua. I problemi
seri sono la criminalità, la perdita della legalità,
ma dal punto di vista delle condizioni economiche, il nostro Paese ha tutte le possibilità di
riprendersi, e forse anche di riprendersi meglio
degli altri, a patto che faccia riforme che sempre
rinvia (pensioni, pubblica amministrazione). Se
non fa queste riforme lo scenario è quello di invecchiare tra rancori.
Ma sono convinto che non sarà così, ha concluso, perché nei momenti di emergenza, questo
Paese dà il meglio di sé stesso. Ciò che purtroppo non avviene nella normalità.
11
www.navyboot.ch
Europee
di Philippe Bernasconi
È un’estate di calma relativa e di attesa quella
che sta vivendo l’Europa in queste settimane.
Calma, perché dopo le elezioni europee di giugno e il G8 di inizio luglio il clima vacanziero sembra aver contagiato i leader del Vecchio
continente, nonostante i problemi irrisolti e la
mancanza di prospettiva in un’Europa che unita
non lo è più da un pezzo. Attesa, perché molto
del futuro dell’Europa dipenderà dall’esito del
voto sul Trattato di Lisbona in Irlanda, in programma in ottobre. Un nuovo no alle urne significherebbe infatti la fine dei sogni comunitari
e le velleità di ergersi a superpotenza globale,
al fianco di Stati Uniti e Cina. La crisi economica e finanziaria, che – partita dagli Stati Uniti
lancio economico. E – probabilmente – hanno
prodotto degli effetti. Ma, forse, adesso andrebbero riviste le priorità e le strategie andrebbero
adattate alla nuova situazione. Ma, soprattutto, i
proclami che hanno seguito il crack del sistema
finanziario internazionale andrebbero tramutati in fatti. Le regole di controllo e di gestione
del sistema (i famosi paletti che limiterebbero
l’azione di avidi banchieri e manager senza
scrupoli) andrebbero davvero varate. E non solo
promesse. Per evitare che una crisi come quella
che abbiamo vissuto negli ultimi due anni possa
ripetersi. Ma i problemi che assillano l’Europa
non sono solo di natura prettamente economica. C’è anche la politica. L’Unione europea è
sempre alla ricerca di
una sua identità, di
una sua chiara fisionomia per compiere quel
salto di qualità che la faccia diventare una vera
superpotenza mondiale, al pari di Stati Uniti e
Cina. Ma per farlo deve dotarsi di una costituzione che ne definisca diritti e doveri, poteri e
organi istituzionali. Un primo tentativo è andato a vuoto. Ora si cerca di portare in porto il
secondo. Il Trattato di Lisbona è uno strumento
essenziale per portare a termine quella trasformazione avviata con l’allargamento ad Est di
quella che fu - in un’epoca ormai defunta - la
Comunità economica europea. Bisognerà però
superare lo scoglio irlandese. Il voto è in programma in autunno e per addolcirlo Bruxelles
ha escogitato un protocollo aggiuntivo che, nel
caso di sì popolare, darà a Dublino piena autonomia su dossier delicati, come la politica fiscale, quella sulla famiglia e sulla vita. Sempre se
entrerà in vigore, il nuovo Trattato europeo sarà
quindi a geometria variabile.
E le eccezioni non riguardano solo l’Irlanda
(uno Stato tutto sommato marginale nel contesto europeo), ma anche la potente e fondamentale Germania. Una recente sentenza della
Corte costituzionale tedesca ha infatti stabilito
che la nuova carta europea potrà entrare in vigore, purché non entri in collisione con alcune
peculiarità nazionali. Le decisioni di principio
su alcuni punti fondamentali per lo Stato tedesco (l’esercito, il fisco, la legislazione sociale, le
leggi sulla famiglia, il diritto penale) dovranno
essere prese esclusivamente dal parlamento di
Berlino.
Perché, questa la conclusione della massima autorità giudiziaria tedesca, l’Europa non
deve diventare federalista, ma deve rimanere
un’unione di nazioni. Per chi sognava (come i
padri fondatori della comunità) la nascita di una
nuova superpotenza sullo scacchiere internazionale (con tutte le garanzie costituzionali del
caso, in termini di competenze e decisioni) non
c’è che dire, è una bella doccia fredda. Il Trattato europeo rischia insomma di nascere zoppo,
fin troppo zoppo per essere utile.
Un’estate di speranze e grattacapi
– ha travolto anche l’Europa, sembrava dover
tener banco per mesi, se non per anni. E invece,
dopo lo scoppiettante G20 di marzo a Londra
e il meno spettacolare G8 di luglio di Aquila, il
tema sembra essere passato in secondo piano.
L’estate ha certamente influito. In tempo di vacanze meglio non infastidire troppo i cittadinielettori con cupe previsioni e scenari da incubo. Ma c’è anche dell’altro. L’ottimismo sembra
aver preso il sopravvento. Dopo mesi in cui si
diceva che la crisi sarebbe durata a lungo e, soprattutto, si sarebbe rivelata pesantissima, ora,
improvvisamente, si scopre che il peggio sembra essere passato, che la ripresa potrebbe già
manifestarsi verso la fine di quest’anno e che la
luce in fondo al tunnel potrebbe essere lì, dietro
l’angolo. È vero, qualche segnale confortante
c’è stato. Le borse – dopo i tonfi e i minimi toccati in marzo – sono tutte in sostanziale ripresa.
Gli investitori sembrano insomma scommettere
sulla ripresa. E anche i consumatori sembrano
meno pessimisti e più fiduciosi.
E poi ci sono i dati reali. Nel secondo trimestre
dell’anno il prodotto interno lordo di Germania
e Francia è cresciuto, seppur di un misero 0,3
percento, ma è cresciuto. Il vento starebbe cambiando e forse, davvero, il 2010 potrebbe essere
l’anno dell’uscita dalla crisi più devastante degli ultimi 80 anni. Ma la cautela è d’obbligo. Gli
istituti di previsione non sono unanimi. E poi
rimangono molte incognite. La disoccupazione,
innanzitutto. Il mercato del lavoro, si sa, reagisce con ritardo ai dati congiunturali. Il picco dei
senza lavoro è dunque previsto per l’anno prossimo. E un tasso di disoccupazione elevato non
facilita certo la propensione al consumo e non
cimenta la fiducia della popolazione. Ecco perché sarebbe oltremodo sbagliato abbassare la
guardia e farsi prendere dai facili entusiasmi. Il
comportamento dei singoli governi e della stessa Commissione europea sembra però essere un
po’ troppo zigzagante. È vero, nel bel mezzo
della crisi sono stati varati cospicui piani di ri-
Rivista – Settembre 2009
La
13
5500
CINQUANT’ANNI CON TE
Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore
di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella
creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano.
NATUZZI STORES:
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0
Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
Il viaggiatore che arriva in un qualsiasi aeroporto della Confederazione s’imbatte in un manifesto bianco sul quale sono indicati in più lingue
ed in caratteri rossi i sintomi dell’influenza suina: “I viaggiatori provenienti da regioni dov’è
presente il virus devono osservare se dopo sette
giorni dalla fine del viaggio accusano i seguenti
sintomi: febbre superiore ai 38 °C, tosse, dolori
muscolari, diarrea, dolori alla testa. Se del caso
informare il proprio medico e telefonare allo
031/322 21 00 (Ufficio Federale della Sanità
Pubblica)”.
Il punto è che il virus è presente ormai in tutti i
Paesi e si tratta di una vera e propria pandemia.
Soltanto nel luglio scorso il servizio sanitario
britannico ha registrato 100'000 nuovi casi alla
ne – contrarrà il virus e probabilmente il picco
sarà nei prossimi mesi invernali dell’Emisfero
Boreale. Tutto è dipeso dalla velocità con cui
il contagio è avvenuto. L’aviazione civile è tra
i responsabili della diffusione rapidissima in
regioni tra loro lontane. La velocità di spostamento, inimmaginabile solo alcuni decenni fa,
comporta nuovi rischi per la salute pubblica
con la diffusione immediata di malattie virali.
Pro e contro della mondializzazione si fanno
sentire in maniera palese anche nei paesi sviluppati. Del resto, basta solo uno starnuto per
trasmettere il virus.
Ad eccezione di alcune categorie di persone
(donne incinte, bambini con malattie croniche
e persone con problemi respiratori), l’H1N1
non tende per ora ad
essere più letale dei virus influenzali già noti.
Può darsi però che muti,
aumentando la sua virulenza. Nell’Emisfero Australe questi sono i mesi
più freddi ed il 5 agosto scorso in Argentina è
stato registrato un incremento del numero di
morti dovuto alla pandemia: dalle 165 vittime
di due settimane prima alle 337 su 700'000
casi sospetti di influenza nel Paese. La mortalità
è per ora in linea con gli altri virus influenzali
e spesso si tratta di complicanze in pazienti già
deboli. Tuttavia, i giovani adulti ed i bambini
sono più vulnerabili mentre gli anziani hanno
più difficoltà a contrarre questa variante del virus influenzale dato che, a quanto pare, hanno
già maturato gli anticorpi necessari negli anni
Cinquanta per via di un’epidemia simile.
Per ora il virus rimane geneticamente stabile
consentendo la creazione di un vaccino per ridurre i sintomi in caso di contagio.
La capacità attuale di produzione permette di
arrivare a 900 milioni di dosi di vaccino in un
anno, una quantità insufficiente per l’intera
popolazione mondiale che ammonta ormai a
6,8 miliardi di persone. D’altro canto, anche
se fosse raggiunto in tempo il numero di dosi,
i programmi di vaccinazione sono difficili da
attuare in tempi brevi. Ad esempio, secondo
TIME Magazine del 24 agosto scorso, nel 2008
soltanto il 40% della popolazione statunitense
s’è fatta vaccinare contro l’influenza nonostante il vaccino fosse disponibile a tutti.
È vero che le pandemie influenzali sono fenomeni ciclici e non c’è ragione di prepararsi a
scene di panico degne del miglior film di fantascienza. È vero anche che la scienza medica
ha fatto dei progressi dai tempi dell’epidemia
di spagnola (tra l’altro l’H1N1 è una variante
di quel virus), che all’inizio del secolo scorso
causò la morte di circa 50 milioni di persone.
Tuttavia, riemerge quella paura atavica per
qualcosa che la fragilità umana, pur irrobustita
dal progresso scientifico, non può controllare
completamente.
L’influenza suina (virus H1N1):
una pandemia sotto controllo?
settimana in tutto il paese. La situazione del
contagio sta destando preoccupazione nelle
autorità pubbliche poiché è insolito che l’influenza si manifesti durante l’estate. L’H1N1
è adesso il ceppo dominante d’influenza in
Argentina, Australia, Brasile e Nuova Zelanda.
Non è il caso di tracciare scenari apocalittici,
tuttavia l’influenza suina sta avendo uno sviluppo genetico imprevedibile e forse proprio
da ciò deriva il clamore a cui s'è assistito sinora. A giugno l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato l’esistenza
della pandemia e in autunno le conseguenze
di quest’influenza si faranno sentire sui sistemi
sanitari nazionali e sull’economia in generale,
anche se una misurazione precisa è difficile.
Un dato per tutti riguarda il turismo. Ad esempio, rispetto ad un anno fa le prenotazioni sono
diminuite nelle zone turistiche dell’Argentina.
Nei Paesi del Mediterraneo invece l’industria
crocieristica non sta risentendo della diffusione del virus. Sulle navi di alcune compagnie
di crociera quali, ad esempio, MSC Crociere e
Costa Crociere, ci sono stati alcuni casi di passeggeri che accusavano i sintomi descritti poco
sopra. Ciò ha avviato tutte le procedure necessarie per arginare il contagio, quali l’isolamento e lo sbarco dei passeggeri malati, e permettere così la continuazione del viaggio in tutta
serenità. Sono state inoltre attuate misure preventive quali l’installazione di telecamere per
rilevare la temperatura corporea in modo da
individuare casi sospetti prima dell’imbarco.
Bisogna dire poi che ogni anno nel mondo tra
250'000 e 500'000 persone muoiono a causa
dell’influenza stagionale. Il nuovo virus H1N1,
rilevato per la prima volta nel marzo scorso in
Messico, aumenterà il loro numero? L’O.M.S.
stima che tra il 15 ed il 45% della popolazione mondiale – da uno a tre miliardi di perso-
Rivista – Settembre 2009
La
15
Oltrefrontiera
di Fabrizio Macrì
C’è una terra nel Mediterraneo che è lambita dal mare, coperta di verdi colline con al
centro una città di travolgente bellezza, un
tempo Capitale dell’Impero Romano; questa
terra è ricca di tradizioni culturali, dispone di
un patrimonio architettonico ricchissimo, che
testimonia il succedersi di epoche storiche avvincenti, la sua gente è ospitale ed elegante,
laboriosa e piena di voglia di vivere, la sua
cucina varia e artigianale: questa terra non è
l’Italia o per lo meno non tutta e la sua capitale non è Roma.
La terra di cui parliamo è la Romagna e la sua
“Capitale” è Ravenna, Capitale dell’Impero
Romano d’Occidente per 74 anni nella sua
fase decadente, quando nè Roma nè Milano
garantivano la Corte dalle insistenti invasioni
barbariche che tormentavano l’Impero.
Un Paese ospitale
La parola che racchiude tutte le virtù di questa terra è “ospitalità”: verso gli immigrati, che
vivono integrati rispettosi e rispettati dalla popolazione locale, verso il turista per il quale
c’è sempre un sorriso, un gesto, una battuta
maliziosa così tipicamente romagnola.
La Romagna è ospitale anche per lo sguardo
che si apre su strade pulite e curate circondate
da monumenti di epoca romana, medioevale e rinascimentale, strade percorse da gente
bella ed elegante, spesso sorridente e cortese.
I volti sereni delle persone e la pulizia con
cui anche le persone più semplice parlano
la lingua italiana non coincide con le sgrammaticature con cui politici, attori, giornalisti e
docenti universitari quotidianamente impoveriscono la lingua di Dante: tre giorni in Romagna non lasciano il segno di quell’Italia, povera, arrabbiata, incivile, superficiale e frustrata
dalla crisi economica che ci viene descritta
dai media.
La Romagna in realtà è l’Italia dei nostri sogni
che unisce sole, mare, storia, cultura, leggerezza ed eleganza ad ordine, pulizia e civiltà,
ci sembra l’Italia del sogno risorgimentale di
Garibaldi e Mazzini, come ricordano le innumerevoli targhe dedicate ai due grandi padri
della Patria, che abbelliscono portici, chiostri
e piazze delle città in questo ridente angolo
di Paese.
Ci si chiede se la civiltà di Roma, fiaccata
da secoli di conquiste militari senza paragoni, non abbia scelto di venire a spegnersi qui
per godere, almeno nei suoi ultimi decenni di
esistenza, delle dolcezze della vita.
Questa terra possiede un potenziale promozionale unico e, come forse anche la Svizzera,
trae la sua forza, non dalla semplice qualità
della sua offerta economica e turistica, ma dal
suo modello sociale in primis, che agevola lo
sviluppo di un’economia sana: questo modello sociale combina brillantemente benessere
individuale e attenzione al bene pubblico,
come testimoniano la pulizia delle strade, la
qualità dei servizi, il rispetto dell’ambiente e
la civiltà delle persone.
Il tricolore sventola ovunque e ci sembra proprio che non stoni in questo contesto ridente
e civile. Il tricolore è a casa sua in Romagna e forse sarebbe dovuto venire qui lo statista austriaco Metternich prima di scrivere
quella sua controversa frase che definì l’Italia
“un’espressione geografica”: a chi come Metternich ancora oggi pensa che l’Italia non esista, forse scoraggiato, angustiato e disilluso di
fronte ai mille problemi che affliggono il Bel
Paese, ci sentiamo di rispondere parafrasando
il Presidente John F. Kennedy, il giovane Presidente americano della Nuova Frontiera, che,
di fronte al Muro di Berlino il 26 giugno 1963,
rispose ai difensori dei regimi comunisti, che
ne negavano la natura reazionaria, tirannica
e liberticida, scandendo: “Let them come to
Berln!” che vengano a Berlino!”
Quando dopo una giornata di lavoro ci concediamo una corsa nel parco cittadino di Forlì, il
disegno dei vialetti alberati e i percorsi salute
di scandinavo stampo ci ricordano più la ricca
Germania Ovest degli anni ’70 e ’80 , la Sve-
Ai nostri scettici interlocutori, eredi
dell’austriaco Metternich alla costante ricerca
di un’idea d’Italia desiderabile e affascinante
noi invece risponderemo “Let them come to
Ravenna, let them come to Romagna”.
In questa terra a Rimini, Forlì e Ravenna, la
CCIS ha realizzato dal 28 al 20 giugno un
ciclo di presentazioni sul mercato alimentare svizzero per le aziende esportatrici delle 3
province romagnole.
Rivista – Settembre 2009
La
zia o l’Austria piuttosto che l’Italia in crisi economica e sociale degli anni 2000; i ragazzi
di colore che parlano con accento romagnolo
e fanno jogging insieme a ragazze italiane ci
fanno venire in mente il Central Park di New
York, piuttosto che le aree verdi delle città italiane, dove al calar del sole non entra più nessuno per paura di violenze e stupri.
17
La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
A
Zurigo in tram per gustare l’Italia
Non si chiama Desiderio, ma questo
tram qualche desiderio lo soddisfa: quantomeno quello di avventurarsi nel variegato e gustoso paesaggio gastronomico
italiano. Per iniziativa dell’ENIT (Ente
Nazionale Italiano del Turismo) – che ha
curato la raffinata campagna televisiva
promozionale “Italia much more” – fino
al 17 ottobre un tram circolerà lungo i
binari di Zurigo con una livrea inequivocabilmente italiana.
Non si tratta solamente di un fatto estetico, perché tre sera la settimana: il giovedì
venerdì e sabato, dalle 18 alle 22 il tram
si trasforma in un ristorante ambulante.
Durante 2 turni di 2 ore l’uno, viene infatti proposto un menù gastronomico di
3 portate (al prezzo di CHF 89.-) accompagnato da vini, naturalmente italiani.
A tutti coloro che vorranno godere di
questa proposta viene offerto un buono
del valore di 15.—da utilizzare presso la
gelateria Leonardo.
La riservazione è raccomandata. La
prenotazione dei tavoli è possibile ogni
giorno dalle 6 alle 22 allo 0848 80 18 80,
oppure in ogni momento per e-mail ala
seguente indirizzo: [email protected]. Tutte
le informazioni relative agli orari ai costi
e al percorso, si possono trovare sul sito
www.vbz.ch/extrafahrten oppure www.
enit.ch.
Sul sito dell’Enit è stato lanciato un concorso collegato all’iniziativa tramite il
quale è possibile vincere numerosi premi
tra i quali: viaggi in aereo o in treno, soggiorni in hotel e tanto altro ancora.
Chiara Cigolini nuova responsabile
dell’Enit Svizzera
Dal 1° settembre l´Ufficio di Zurigo dell´ENIT - Agenzia
Nazionale del Turismo può contare sulla presenza della
Dr.ssa Chiara Cigolini in qualità di Responsabile, ad affiancare il Direttore per la Svizzera, i Paesi di lingua tedesca e l´Est europeo, Dr. Marco Montini, nella promozione
della destinazione Italia sul territorio elvetico.
“La Svizzera rappresenta un mercato di sicuro interesse
per il nostro Paese, di proporzioni minori rispetto alla
Germania, primo bacino di incoming per l´Italia, ma particolarmente rilevante in termini di propensione al viaggio,
elevato livello culturale e capacità di spesa – commenta
il Direttore Montini – e la presenza di un Responsabile
in loco non potrà che rafforzare l´attività promozionale
dell´ufficio, che conta ad oggi cinque impiegati.”
Rivista – Settembre 2009
La
Marco Montini,
Direttore Enit
per la Svizzera,
i Paesi di lingua
tedesca e l´Est
europeo, e Vito D’Elia
dell’Uffiico Enit
di Zurigo, in posa
davanti al Tram
Italia.
“Sono onorata di essere chiamata ad occuparmi della promozione dell’Italia turistica in
un Paese che ama e apprezza
le innumerevoli risorse delle
nostre Regioni e dei nostri territori e dove potrò mettere in
pratica la formidabile esperienza formativa vissuta nell’ultimo
anno presso l´ufficio ENIT di
Francoforte”. Chiara Cigolini,
originaria di Genova, è laureata
in economia presso l´università
Bocconi di Milano, dove ha conseguito anche il master in
economia del turismo, ha lavorato tre anni presso la sede
centrale di Roma, dove si è occupata di amministrazione
e successivamente dell´ufficio stampa, prima di essere assegnata all’Ufficio di Francoforte nel dicembre 2007.
19
Grancereale – i biscotti ricchi di fibre
Grancereale – il biscotto integrale che regala un vero piacere. Ricco di salutari fibre e ingredienti
naturali selezionati. Grancereale esiste nelle tre varietà Classico, Frutta e Croccante.
C
62° Festival del film Locarno
on qualche preoccupazione
incontro al futuro
Un’edizione all’insegna della medietà (una sorta di via di mezzo che si ostina a non voler essere
mediocrità) che conferma come tecnicamente (grazie anche alle moderne tecnologie) i film oggi
siano di elevata qualità, mentre le loro sceneggiature evidenziano una preoccupante mancanza di
idee. Fatte salve le lodevoli eccezioni, a Locarno sono mancate le storie: sia nel Concorso che sulla
Piazza. Del Festival, che comunque conserva anche la sua dimensione di festa popolare, nella memoria restano alcuni episodi, la curiosità sul passaggio di consegne (da Maire a Père) e alcune
preoccupazioni nei confronti di un futuro in cui si moltiplicano le sfide e si riducono le risorse
Malgrado
un programma non
proprio accattivante,
la Piazza Grande
ha fatto registrare
un incremento
di pubblico.
Verdetti tutto sommato condivisi e condivisibili. Riconoscimenti ecumenici: le
giurie hanno salomonicamente premiato tutto quanto era meritevole di essere
premiato. Polemiche – se si escludono
quelle sull’assenza di glamour e il guanto di sfida lanciato dal rampante festival
di Zurigo - poche, con la crisi pretesto
omnibus per spiegare il calo di pubblico
(-12%) e la prudenza nelle spese, e le incertezze sul futuro.
In altre parole, un Festival che non ha
scaldato gli animi, almeno non pubblicamente. Alla fine, deludente: forse più
per le attese di cui (si) era caricato (era
l’ultimo firmato Maire, che lo aveva presentato come il migliore di quelli da lui
diretti) che per veri e propri demeriti.
Anche se va detto che le proiezioni in
Un primo bilancio
La 62esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno ha chiuso i battenti sabato 15 agosto in Piazza Grande,
con un concerto a sorpresa della cantante mongola Urna al
termine della prima mondiale di The Two Horses of Genghis
Khan di Byambasuren Davaa. Qualche ora prima, la cerimonia di premiazione si è conclusa con la vittoria della regista
e scrittrice Xiaolu GUO (Gran Bretagna/Germania/Francia),
Pardo d’oro 2009 per She, A Chinese. Nel corso della serata di chiusura, il Direttore artistico uscente Frédéric Maire ha
ringraziato tutti gli attori, cineasti e produttori, nonché i collaboratori che l’hanno affiancato per quattro anni, prima di
salutare il pubblico del Festival. Il Presidente Marco Solari ha
poi ufficialmente passato il testimone al francese Olivier Père,
che dal 1° settembre assume le funzioni di nuovo Direttore.
Uno sguardo ai numeri. La 62esima edizione ha risentito della difficile congiuntura economica degli ultimi mesi, anche
se le ripercussioni sono state minori del previsto. Il numero
totale di presenze è diminuito del 12,7% (157’057 spettatori,
contro i180’008 del 2008). In calo anche il numero totale di
Rivista – Settembre 2009
La
Piazza Grande, per sua natura luogo deputato al grande pubblico, dopo un inizio promettente ((500) Days of Summer e
Giulias Verschwinden di Christoph Shaub,
che vede nel cast la gloria locale Bruno
Ganz è che, forse per questo non casualmente, ha vinto il Premio del Pubblico) sono transitate sul grande schermo
fra pacifica noia (Petit Indi) contenuto
accrediti (12% in meno rispetto al 2008): il Festival ha accolto
quest’anno 2985 addetti ai lavori (nel 2008 erano 3384) e 955
giornalisti. Questi dati sono compensati da un aumento degli
spettatori in Piazza Grande (+2,5%), per un totale di 58’100
spettatori (56’700 nel 2008). Tra i momenti salienti della
62esima edizione, la presenza di personaggi d’eccezione agli
incontri con il pubblico al Forum, dal cineasta americano
William Friedkin (Pardo d’onore Swisscom) alla produttrice
francese Martine Marignac (Premio Raimondo Rezzonico per
il Migliore produttore indipendente), all’attore italiano Toni
Servillo (Excellence Award – Moët & Chandon); le diverse apparizioni teatrali e cinematografiche di Pippo Delbono che
hanno costellato la manifestazione; l’arrivo dei più noti arbitri
internazionali per la prima mondiale del documentario Les arbitres; le sessioni operative del laboratorio di coproduzione
Open Doors imperniate su progetti di film di una decina di registi provenienti dall’area culturale cinese; senza dimenticare
i numerosi cineasti, attori, produttori e artisti venuti di persona
a presentare i loro film in tutte le sezioni del Festival e in Piazza Grande. La 63esima edizione del Festival internazionale
del film Locarno si terrà dal 4 al 14 agosto 2010.
21
un evento
negli Eventi:
l’Excellence Award
a Toni Servillo.
disappunto (My Sister’s Keeper), parziale delusione (La valle
delle Ombre) e manifesto rifiuto (2600
presenze per la notte
dei Manga). E non è
che nel concorso si
sia visto molto di più
eccitante. Pressoché
tutte le opere, contrariamente a quanto avveniva sino ad una decina di anni fa,
sono stilisticamente e tecnicamente più
che dignitose. Difettano però in inventiva, talvolta sembrano addirittura prive
di una storia che li sostenga e consenta
di scalzare la fastidiosa sensazione che
siano un mero esercizio di stile. Apprezzate eccezioni: le pellicole che figurano
nel palmares.
Gli stimoli giungo dalle sezioni “minori”
Di maggior interesse le proposte nelle altre sezioni, dove hanno fatto bella figura
anche alcune opere italiane (assenti nel
Concorso internazionale). Tre i film italiani in competizione fra i Cineasti del presente: Piombo fuso, di Stefano Savona (che
si è meritato il Premio speciale delle Giuria), dedicato alla drammatica quotidianità del popolo palestinese costretto nella
Striscia di Gaza; Sogno il mondo il venerdì,
di Pasquale Marrazzo, che si camuffa da
poliziesco per indagare l’animo umano
attraverso l’intreccio di storie di solidarietà e di quotidiana disperazione in una
Milano ormai irrimediabilmente multietnica; e Mirna, di Corso Salani, che racconta l’odissea di una giovane donna alla
ricerca di se stessa. Fra gli Eventi speciali
spicca la retrospettiva (e l’incontro) con
Pippo del Bono, regista teatrale e cinematografico (e viceversa) alla ricerca degli
strumenti (non da ultimo un telefonino)
che permettano di rispondere all’esigenza contemporanea “di un nuovo realismo che
consenta di raccontare e percepire la realtà in
un modo diverso”. Evento Speciale anche
l’omaggio ad Alvaro Bizzarri, l’operaio italiano emigrato in Svizzera che, nei
primi anni Settanta, imbracciando una
Super 8 “si inventò regista”, realizzando
film che testimoniano della sua situazione, condivisa da altre centinaia di migliaia
di lavoratori immigrati. In occasione della pubblicazione di un doppio DVD che
raccoglie i suoi lavori (ne parliamo su queste
pagine – ndr) il Festival gli ha reso omaggio inserendo nel calendario delle proiezioni due sue opere: Lo stagionale (1971)
e Pagine di vita dell’emigrazione – Estratti
(1976). Seppur fuori dalla specifica sezione, un evento lo è stato anche l’Excellence Award attributo a Toni Servillo, il
grande attore e regista, soprattutto teatrale, la cui, oggi grande e meritata, notorietà presso il grande pubblico è dovuta
alle sue recenti apparizioni in film come
Gomorra o Il Divo. L’incontro con l’attore, di cui in sala si è visto Le conseguenze
dell’amore (2004) di Paolo Sorrentino, è
da considerarsi come uno dei momenti
più interessanti dell’intero Festival.
Pubblicato il doppio DVD che raccoglie 5 film del regista italiano
Lavoratori immigrati in Svizzera negli anni 70: lo sguardo di Alvaro Bizzarri
I film di Alvaro
Bizzarri nascono
da una pratica
cinematografica
particolarmente
rara: un semplice
lavoratore italiano nella Svizzera di inizio anni
70 realizza, con
una banale cinepresa super 8, due film
sulla sua condizione di vita. Senza
conoscere il mestiere e senza risorse,
trova l’energia necessaria per motivare
i suoi amici e consacrare tutto il suo
tempo libero in un’avventura impegna-
22
tiva: la creazione di un film. Il successo
arriva puntuale, tanto in Svizzera che
all’estero, dove i suoi film sono presentati in numerosi festival e diffusi su
diverse reti televisive. Senza contare le
molteplici proiezioni nelle associazioni di immigrati, in un periodo segnato
da una serie di iniziative popolari di
stampo xenofobo.
Questa edizione in DVD – con cinque film accompagnati da un ritratto
dell’autore e da un libretto di presentazione - permette di scoprire, o di
rivedere, delle opere che, sia sul piano artistico e cinematografico, che su
quello della storia sociale svizzera,
sono il frutto di una pratica di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che
obbliga al rispetto.
Questi i titoli:
IL TRENO DEL SUD
fiction – 56 min. – super 8 – col. – 1970
Paolo parte per lavorare in Svizzera
dove scopre la situazione dei lavoratori
immigrati, senza diritti e costretti a vivere nelle baracche.
Il protagonista cerca di mobilitarli per
migliorarne le condizioni.
Disgustato dal clima xenofobo, decide
di riprendere il treno del sud per continuare la sua lotta in Italia.
Rivista – Settembre 2009
La
Nostalgia e crudo realismo
Nostalgia e crudo realismo nelle pellicole made in Italy viste nella sezione Ici et
Ailleurs. Noi che abbiamo fatto la Dolce Vita,
documentario realizzato da Gianfranco Mingozzi e ideato da Tullio Kezich,
scomparso poche settimane fa, è probabilmente il più raffinato e tenero omaggio
cinematografico a Federico Fellini, costruito attorno alle testimonianze di chi,
autori, regista, attori o tecnici ha partecipato alla realizzazione del celebre film.
“Aver partecipato alla Dolce vita – confida
Mastrioianni – è un po’ come aver fatto il
servizio militare insieme. È un’esperienza che
unisce”. Un ritratto della famosa cantante Nada è il tessuto connettivo di Il mio
cuore umano, documentario della giovane
regista Costanza Quatriglio, nel quale la
cantante rievoca il suo sradicamento dal
mondo rurale e parla con lucidità della
vita e delle controversie della sua professione. Nada intervenuta alla proiezione,
accompagnata dal chitarrista degli Avion
Travel Fausto Mesolella ha animato un
happening che ha coinvolto il folto pubblico di giornalisti presente alla proiezione. Duro, distaccato e, per certi versi
rassegnato, lo sguardo di Roberta Torre
in Itibutinoterzo e La notte quando morì Pasolini. Due documentari figli di progetto unico nato un paio di anni fa da un
viaggio della Torre nelle periferie romane per realizzare uno spettacolo teatrale
e da un incontro con Pino Pelosi, presunto omicida di Pasolini. I materiali di
lavoro hanno poi assunto la forma di due
LO STAGIONALE
fiction – 50 min. – super 8 – b/n – 1971
In seguito alla morte della moglie, Giuseppe deve prendere con sé in Svizzera, dove lavora come stagionale, il suo
bambino. Lo statuto dello stagionale
vieta al figlio di rimanere con il padre,
le autorità gli negano un permesso di
soggiorno. Il ragazzo è costretto a vivere
chiuso in casa aspettando il ritorno del
padre dal lavoro. Il giorno dell’espulsione organizza una manifestazione per
denunciare la condizione dei figli clandestini.
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
documentario – 48 min. – 16 mm – b/n – 1974
Dietro la facciata di una moderna città
svizzera in piena espansione, un’altra
realtà: le baracche malsane dove allog-
Rivista – Settembre 2009
La
distinti documentari, il primo dedicato ai ragazzi della
Borgata Tiburtino
Terzo e alle loro storie di droga e delinquenza, il secondo
al Caso Pasolini. In
entrambi, la regista
riesce a raccontare una situazione
estrema con profonda verità restituendoci uno spaccato
della Roma periferica. Nel primo lavoro
Roberta Torre gioca sulla mistificazione
del porsi davanti alla macchina da presa
dei ragazzi della borgata, bulli di periferia che però, davanti all'occhio vigile
della cinepresa, si scoprono confessando
la propria incapacità di condurre un'esistenza 'regolare'. L’altro lavoro contiene
l'intervista a Pelosi è psicologicamente
complesso e delicato. A trent'anni dalla
morte di Pier Paolo Pasolini, quello che
all'epoca si professò autore del delitto,
decide infatti di ritrattare la sua versione dei fatti indicando come autori materiali del delitto tre uomini sconosciuti, accompagnati dai fratelli Borsellino,
all'epoca giovani delinquenti di borgata
oggi scomparsi. Un lavoro in cui la Torre
punta a fare emergere le incongruenze e
le ambiguità di un uomo che ha trascorso
la propria esistenza diviso tra il carcere
e la borgata, bugiardo cronico e unico
depositario di una verità che forse non
verrà mai resa nota fino in fondo.
giano migliaia di lavoratori stagionali
separati dalle loro famiglie.
PAGINE DI VITA DELL’EMIGRAZIONE
poema visivo – 54 min. – 16 mm – b/n – 1976
Traduzione in immagini di poesie scritte
da immigrati che evocano le sofferenze
dello sradicamento, la nostalgia del paese d’origine e le difficoltà d’integrazione nel nuovo paese.
TOUCHOL
fiction – 56 min. – 16 mm – col. – 1990
Arrivato di recente in Svizzera come
stagionale, Giuseppe non sopporta di
vivere nelle baracche fornite dal suo
datore di lavoro. Grazie a una coppia
di portinai italiani, riesce ad affittare un
monolocale. Ma i suoi vicini gli rimproverano di suonare la chitarra la sera e
Il passaggio
di consegne
da Maire a Père.
minacciano i portinai di sporgere denuncia dato che il contratto d’affitto è
illegale. Giuseppe è costretto a tornare
a vivere nella baracca.
Il DVD intitolato Accolti a braccia chiuse – Lavoratori immigrati in Svizzera
negli anni 70 – Lo sguardo di Alvaro
Bizzarri è pubblicato su iniziativa di
Morena La Barba e Alex Mayenfisch in
partnership con Climage, la Cinemateca svizzera e la TSR.
Il DVD è in vendita online nella boutique della TSR:
www.tsrboutique.ch/advanced_search_
result.p?keywords=bizzarri&x=0&y=0
e su artfilm.ch:
www.artfilm.ch/accoltiabracciachiuse
23
Benchmark
di Nico Tanzi
Avevamo a malapena fatto l’abitudine al passaggio dal “vecchio” internet (statico, unidirezionale, lento) al web 2.0 interattivo e caratterizzato da conversazione e intelligenza
collettiva, che già ci troviamo di fronte a un
nuovo fenomeno che sembrerebbe in grado di
rivoluzionare le dinamiche della rete. Facciamo un nome, per essere chiari fin da subito:
chi non ha mai sentito parlare di Facebook?
Facebook è il più importante dei cosiddetti
social network, reti sociali online in grado di
interconnettere fra loro un numero potenzialmente infinito di individui. Entrare in un social
network è semplice, come dimostra il numero
degli utilizzatori di Facebook, che si avvia a raggiungere quota 300 milioni. È sufficiente creare
un proprio profilo, con le informazioni di base
Business e social network:
come cambia il marketing
nell’era di Facebook
su se stessi, dai dati anagrafici alla formazione, alle esperienze di lavoro, fino a passioni e
interessi personali. Creato il profilo, si passa a
ricercare e invitare gli amici (e magari anche i
conoscenti e gli amici degli amici) a entrare in
connessione, e così via in un processo, appunto, potenzialmente infinito. E fra amici, come
avviene nel mondo reale, si chiacchiera (o meglio si chatta), ci si passa foto, musica, video…
si fa vita sociale, insomma. E ci si scambia
opinioni su tutto, compresi prodotti e servizi.
Nessuno ha ancora capito come faranno i social network ad essere finanziariamente attivi,
visto che la ricerca di un modello di business
efficace è tuttora febbrilmente in corso. Ma naturalmente gli specialisti di marketing hanno
messo da tempo gli occhi addosso a Facebook, arrivando a una conclusione ampiamente condivisa: i social media saranno sempre
più strumenti imprescindibili per organizzare
campagne promozionali efficaci, e per rafforzare la reputazione dei marchi sul mercato.
Claudio Vaccaro, autore di un blog intitolato
Marketing 2.0, ipotizza un modello basato sulle
“3 nuove P del Social Media Marketing”. Eccole:
Piattaforma: è il mezzo, luogo virtuale in cui
avviene la conversazione, il territorio in cui
si concretizzano le relazioni sociali e promozionali tra aziende e clienti/prospect. L’importanza della scelta e della conoscenza della/e
piattaforma/e è chiave per chi vuole fare Social
Media Marketing.
Promozione: è il fine delle attività di Marketing, anche se attuate con approccio Marketing 2.0. Non va dimenticato che è essenziale
Rivista – Settembre 2009
La
definire una strategia di comunicazione ben
precisa, anche adottando modalità promozionali non tradizionali.
Partecipazione: è il modo in cui la strategia
di comunicazione viene attuata. Le aziende
conversano con i propri clienti, stimolano la
partecipazione al processo ideativo e produttivo, si aprono alla possibilità di giudizio. Una
svolta epocale che deve modificare profondamente l’atteggiamento delle aziende verso la
comunicazione, mettendo il cliente al centro
del processo promozionale.
Piattaforma, promozione, partecipazione: una
definizione semplice e lineare che sembrerebbe indicare linee guida altrettanto semplici.
Ma nella realtà le cose non sono davvero cosi
semplici. Innanzitutto perché per una buona
parte delle imprese, anche per quelle che avevano fatto sforzi non indifferenti per trovare
una propria collocazione online, è tutt’altro
che facile orientarsi in una dimensione, quella
del web 2.0 appunto, in cui le conversazioni
avvengono in modi e luoghi del tutto non lineari e non prevedibili. E il problema non sta
soltanto nella – pur “pesante” – scarsa dimestichezza dei quadri superiori delle aziende con
Facebook, Twitter e in generale con l’universo
dei social network. Da una parte, infatti, il decalogo del business sui social network prevede
(o meglio: impone) una presenza costante in
forum, blog, conversazioni online: ovvero nei
luoghi in cui sempre più si costruisce la reputazione di un’azienda o di un prodotto. Dall’altra, questa presenza da sola non garantisce
di trasformare gli utenti in clienti. Quando si
tratta di tirare le somme, le regole tradizionali
del marketing che sembravano essere uscite
dalla porta rientrano dalla finestra: per passare “dalle chiacchiere ai soldi”, come scrive
andando al dunque lo stesso Claudio Vaccaro
rispondendo nel suo blog a un lettore, “è sempre valida la regola delle 4P: Product, Price,
Place (distribuzione), Promotion. Quello che
cambia è che il Place e la Promotion ora hanno una marcia in più, grazie ai social media;
fermo restando che Product e Price debbano
essere altamente competitivi e con un contenuto qualitativo di alto livello”.
A questo punto, in realtà, i social network
sembrerebbero essere più utili ai consumatori
e ai cittadini per acquisire informazioni attendibili sui prossimi acquisti, che alle aziende
alla ricerca di strategie promozionali facili da
adottare. Ma naturalmente siamo ancora agli
inizi dell’era dei social network (Facebook così
come lo conosciamo oggi è nato appena tre
anni fa). Le sorprese, anche a breve, non mancheranno di certo. Prima fra tutti dalla stessa
Facebook, che sta per investendo massicciamente nelle sue pagine “business”. Come si
dice: affaire à suivre.
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Burocratiche
di Luigi Cortese
Chi richiede il rinnovo della licenza di guida
già scaduta da alcuni anni deve specificare
dettagliatamente i motivi del suo ritardo dimostrando di non aver perso nel frattempo
il possesso dei requisiti di idoneità tecnica
necessaria per la guida. Per questo motivo
l’interessato potrà allegare anche dichiarazioni certificate di terzi ed ogni altro elemento
ritenuto utile allo scopo. Lo ha chiarito il Ministero dei Trasporti con la circolare n. 7053
del 26 gennaio 2009 . E’ frequente per alcuni
automobilisti riporre la patente nel cassetto
ni fornite dalla Guardia di Finanza nella circolare sui controlli. Anche il figlio convivente
del portatore di handicap grave, qualora non
vi siano altri soggetti idonei a prendersene
cura, ha diritto a fruire del congedo previsto
dal Tu sulla maternità. Lo sottolinea l’Inps nella circolare n. 41/2009, con la quale l’Istituto
prende atto della recente sentenza della Corte
Costituzionale. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art.
42, comma 5, del d.lgs. n.151/2001 (Tu della
maternità) nella parte in cui non include, nel
Rinnovo della licenza di guida scaduta
Pugno di ferro contro le aggressioni sessuali
“Ma chi ti credi di essere?”: irriguardoso non minaccioso
lasciandola scadere per mancato utilizzo in
un lasso di tempo indefinito. In genere l’interessato, al momento del previsto riutilizzo,
propone alla motorizzazione una normale
richiesta di rinnovo. Secondo la prassi, specifica la nota, se la patente è scaduta da oltre
tre anni è consuetudine richiedere la revisione della licenza, anche nel rispetto della
circolare n. 16/1971. A seguito di numerose
vertenze, specifica il Ministero, si ritiene necessario integrare la procedura con ulteriori
indicazioni. La revisione non può essere automaticamente applicata dagli uffici ogni volta
che si sia superato un triennio dalla scadenza del titolo «ma la valutazione va fatta caso
per caso tenendo conto delle argomentazioni
prospettate dal richiedente circa i motivi del
ritardo nella richiesta di conferma». In ogni
caso il provvedimento di revisione, prosegue
la nota, dovrà essere sempre preceduto dalla comunicazione di avvio del procedimento
e il richiedente dovrà dimostrare di non aver
perso i requisiti di idoneità tecnica. Per questo motivo potranno essere valutati dagli uffici
anche le dichiarazioni di terzi, certificate ai
sensi del dr 445/2000, nonché ogni altro elemento utile allo scopo.
Il conto corrente è una prova schiacciante
Il reperimento di documentazione bancaria in
sede di verifica fiscale permette un ridimensionamento dei diversi componenti di reddito così come dichiarati e contabilizzati dal
contribuente. L’individuazione di consistenti
disponibilità sui conti correnti del soggetto
interessato, unitamente alla accertata indisponibilità di altre fonti di reddito danno luogo
ad una quantificazione evidente e immediata
della capacità contributiva. Sono le indicazio-
Rivista – Settembre 2009
La
novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo, il figlio convivente, in assenza di altri
soggetti idonei a prendersi cura della persona
in situazione di disabilità grave. Secondo il dispositivo della sentenza, pertanto, il congedo
di cui trattasi (assenza dal lavoro fino a due
anni con diritto alla conservazione del posto)
può essere riconosciuto al figlio convivente del portatore di handicap grave, qualora
non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura. Il factotum della società risponde
di bancarotta fraudolenta anche se, a statuto,
l’amministratore è un altro. Lo ha stabilito la
Corte di Cassazione che, con la sentenza n.
7044 del 18 febbraio 2009, ha confermato la
condanna nei confronti di un amministratore
di fatto che era solito firmare tutte le bolle di
consegna. “Nei reati di bancarotta in ambito
societario, - si legge in sentenza - “soggetto
attivo può essere anche colui che svolga in via
di mero fatto, come nella specie, le funzioni
di amministratore, poiché le fattispecie legali
non introducono alcuna distinzione tra ruolo
corrispondente ad una carica formale ed analoga funzione esercitata in via di fatto”. Non
basta. Questa funzione “può ricavarsi dall’inserimento del soggetto, in qualsiasi momento dell’iter di organizzazione, produzione e
commercializzazione dei beni e servizi”. Sulla base di questi principi, quindi, anche il factotum è responsabile penalmente. E la prova
che, di fatto, sia lui ad amministrare la società,
oltre che dalle firme sulle bolle, può essere
fornita per testimoni. Tanto è vero che la quinta sezione penale ha condiviso le valutazioni dei giudici di merito perché, ha sostenuto,
“tutti gli elementi di prova, quella orale (sia la
testimonianza che le dichiarazioni del correo)
e quella documentale (le forme sulle bolle di
27
consegna) convergevano nell’indicare l’imputato non
come un collaboratore ma il vero dominus della società
che aveva la responsabilità di tutte le compravendite”.
La copia non basta
Non basta la fotocopia della fattura per dedurre i costi.
In azienda dev’essere conservato l’originale o il fax (originale) altrimenti il fisco può recuperare le imposte. Il
massimo rigore nella tenuta dei documenti in amministrazione lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha
respinto il ricorso di una società che aveva dedotto dei
costi documentati dalle fotocopie di fatture faxate dal
fornitore. Una cosa è, ha spiegato la sezione tributaria, conservare i fax o i documenti originali. Un’altra è
una fotocopia che può sempre essere oggetto di un fotomontaggio. La Suprema Corte ha fornito motivazioni
dettagliate stabilendo che «è ben vero che il documento
che incorpora la fattura trasmessa a mezzo fax è sostanzialmente una copia dell‘originale. Ma è altrettanto vero
che l‘originale del fax offre maggiori garanzie perché non
può essere frutto di un fotomontaggio, almeno da parte
del ricevente». Non solo. Il Collegio, «ove mai si fosse
trattato di fax trasmesso a mezzo di personal computer»,
ha imposto l‘obbligo di conservare il supporto elettronico fino al momento della stampa, proprio «per evitare il
rischio di manipolazioni (a monte come a valle), insito
in ogni riproduzione meccanografica non confrontabile
con l‘originale». Insomma «le fotocopie dei documenti
originali, che non risultino smarrite o distrutte per cause
non imputabili al contribuente, non hanno lo stesso valore probatorio degli originali, apparendo anzi come una
documentazione sospetta. Specialmente se non sono allegate le ragioni che giustificano la mancata esibizione
degli originali».
Non è un caso di insubordinazione
Non si può essere licenziati se, nell’ambito di un alterco,
ci si rivolge al proprio capo dicendogli «chi c… ti credi di
essere?». La Cassazione ha infatti convalidato la decisione con la quale la Corte d’Appello di Napoli aveva detto
“no” al licenziamento di un ausiliario di una clinica privata, che si era rivolto così al suo superiore durante una
discussione. Una simile espressione sarebbe «irriguardosa ma non minacciosa» e va considerata come «effetto di
una reazione emotiva ai rimproveri ricevuti».
Non si tratta quindi di «vera e propria insubordinazione». L’episodio da cui scaturisce la decisione della Suprema Corte è avvenuto nella casa di cura Alma Mater
di Napoli dove, per due giorni consecutivi il lavoratore
incaricato di portare il carrello con le stoviglie per il vitto dei pazienti aveva rotto tutti i piatti e i bicchieri perché pretendeva di esaurire le consegne in un solo giro,
e il terzo giorno aveva fatto sbattere il carrello contro le
bombole dell’ossigeno. L’amministratore delegato della
ABB Schweiz AG
Brown Boveri Strasse 6 - 5400 Baden (AG)
28
Rivista – Settembre 2009
La
casa di cura lo aveva rimproverato, provocando così la
risposta “incriminata”. Il caso specifico sarà tuttavia riesaminato dalla Corte d’Appello, che dovrà valutare se
precedenti sanzioni disciplinari riportate dall’operaio
possano aggravare la sua posizione e motivare la sanzione espulsiva.
… E SOPRATTUTTO …
chiede per la sua integrazione, oltre all’accordo della
volontà dei compartecipi al delitto, anche la simultanea
effettiva presenza di coloro nel luogo e nel momento
di consumazione dell’illecito, in un rapporto causale
inequivocabile senza che, peraltro, ciò comporti anche
la necessità che ciascun compartecipe ponga in essere
un’attività tipica di violenza sessuale, né che realizzi
l’intera fattispecie nel concorso contestuale dell’altro o
degli altri correi, potendo il singolo realizzare soltanto
una frazione del fatto tipico ed essendo sufficiente che
la violenza o la minaccia provenga da uno solo degli
agenti”. E ancora. Sul fronte del concorso morale nel reato di stupro i giudici di legittimità hanno aggiunto che
“può configurarsi nella sola ipotesi di quello morale ossia in tutti i casi in cui un terzo, pur non partecipando
agli atti di violenza sessuale e pur non essendo presente
sul luogo del delitto, abbia istigato, consigliato, aiutato
e agevolato il singolo autore materiale della violenza”.
Ora il ragazzo sconterà il carcere e dovrà rifondere le
spese processuali.
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Condanne più severe al branco in caso di abusi sulle
donne. Va infatti condannato per violenza sessuale di
gruppo (pena minima 6 anni) e concorso morale nello
stupro (da 5 a 10) anche chi ha fatto solo da palo. Il
pugno di ferro contro le aggressioni sessuali lo ha usato
la Cassazione proprio alla vigilia del Consiglio dei Ministri convocato con all’ordine del giorno il decreto legge, “misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e
di contrasto alla violenza sessuale”. La seconda sezione
penale ha confermato la condanna a sette anni di reclusione nei confronti di un 23enne che aveva fatto da palo
a un amico mentre, in un parcheggio, veniva violentata
una giovane milanese. Con motivazioni chiare e destinate al massimario ufficiale penale della Suprema Corte,
la seconda sezione ha fatto il punto sulla posizione del
ragazzo chiarendo che “il delitto di violenza sessuale di
gruppo costituisce una fattispecie autonoma di reato, a
carattere necessariamente plurisoggettivo proprio, e ri-
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Rivista – Settembre 2009
La
29
Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la
propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre
stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto
scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza
molto rilevante.
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dal 1958
L
a responsabilità del Manager
Nell’attuale situazione economica responsabilità dei manager non è un tema di discussione raro.
Non solo coloro che hanno subito un pregiudizio economico si chiedono quali siano le premesse
affinché gli amministratori e i direttori delle società si assumano la responsabilità per decisioni
manageriali sbagliate. Anche chi decide vuole sapere se e quando egli si debba assumere la responsabilità e come può difendersi.
di Barbara Klett*
Quali sono le basi per una possibile
responsabilità?
Durante la sua attività per una società, il membro del Consiglio di amministrazione si espone a molteplici rischi.
La legge prevede la responsabilità per
atti illeciti legati alla fondazione di una
società o alla sua direzione e gestione.
Un’ulteriore norma di responsabilità è
prevista per le aziende quotate in borsa,
nel caso in cui vengano fornite indicazioni sbagliate nel prospetto di emissione. Da non sottovalutare è inoltre la
responsabilità in ambito fiscale o delle
assicurazioni sociali e la perseguibilità
dal punto di vista penale.
Questo articolo si concentra sulla fattispecie della responsabilità per l’amministrazione, la gestione e la liquidazione secondo l’art. 754 CO (Codice delle
obbligazioni svizzero). Secondo questa
norma, i membri del Consiglio di amministrazione e tutti coloro che si occupano della gestione o della liquidazione
sono responsabili, sia verso la società
sia verso i singoli azionisti e creditori
della stessa, del danno loro cagionato a
causa di una violazione, intenzionale o
dovuta a negligenza, dei doveri loro incombenti. Per le società a garanzia limitata (Sagl) si rimanda ai principi delle
società per azioni.
*LL.M, Avvocato
specialista FSA
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Quali sono i principali compiti e obblighi degli amministratori?
Oltre alla direzione e alla facoltà di
impartire le istruzioni necessarie, tra i
compiti di un membro del Consiglio di
amministrazione ci sono anche i doveri
di diligenza e di fedeltà, così come l’obbligo di notifica in caso di eccedenza
dei debiti. Le seguenti norme giuridiche
determinano i compiti dei membri del
Consiglio di amministrazione:
Rivista – Settembre 2009
La
1. Compiti non trasferibili e non inalienabili secondo l’art. 716a CO:
- l’alta direzione della società;
- la definizione dell’organizzazione
- la responsabilità delle finanze;
- la nomina delle persone incaricate
della gestione e della rappresentanza;
- l’alta vigilanza sulla gestione.
2. Obbligo di diligenza e di fedeltà, Art.
717 CO.
3. Introduzione delle misure di ristrutturazione e avviso del giudice in caso di
eccedenza di debiti, Art. 725 CO.
Chi può essere ritenuto responsabile?
I membri del Consiglio di amministrazione sono responsabili indipendentemente dal fatto che siano o no iscritti nel
registro di commercio o se sono concretamente attivi nella gestione. Essi costituiscono gli organi formali della società.
Nel caso in cui venga ammessa la delegazione dei loro compiti - ad esempio di
gestione - la responsabilità si limita alla
colpa derivante dalla scelta e della vigilanza delle persone a cui sono delegate le
incombenze.
Oltre agli organi formali, rispondono anche le persone che concretamente e di
fatto prendono decisioni riservate agli
organi formali o che si occupano della ge31
stione. Essi vengono detti organi di fatto. Gli organi
formali sono regolarmente designati da un atto societario interno e svolgono la funzione ad essi affidata mediante delegazione, descritta negli appositi
regolamenti (ad esempio la gestione aziendale o la
direzione). Gli organi di fatto invece svolgono questi compiti senza una delegazione formale e senza
un vero e proprio atto di delega (ad esempio un collaboratore direttivo o un dirigente).
Quando c’è responsabilità?
La responsabilità presuppone di una violazione
degli obblighi e di un danno. Una violazione degli
obblighi sussiste quando viene violata una norma
atta ad evitare un pregiudizio. Si risponde per ogni
grado di colpa, quindi anche per una leggera negligenza. Una colpa è sempre data quando il responsabile non ha agito nel modo in cui obiettivamente
un organo avrebbe dovuto agire nella situazione
concreta. La mancanza di formazione o di tempo
non costituiscono attenuanti. Qualora manchino
le conoscenze necessarie è richiesta la consulenza
di esperti. Il principio della responsabilità richiede
la copertura totale del danno inclusi gli interessi.
Sono possibili riduzioni della responsabilità nel
caso di concorso di colpa della persona lesa e nel
caso di leggera negligenza. Anche il fatto di avere
32
consultato esperti può ridurre o eliminare l’obbligo di risarcimento del danno.
Gli obblighi principali, che determinano una responsabilità nel caso in cui essi siano violati, sono
i compiti elencati nell’art. 716a CO. Essi sono ad
esempio la cura per un’adeguata organizzazione,
l’organizzazione della contabilità, l’alta sorveglianza sulla gestione e la comunicazione al giudice in
caso di eccedenza di debiti. Si rende inoltre responsabile del danno derivatone colui che viola
l’obbligo di diligenza e di fedeltà (art. 717 CO), o
che si rende colpevole di amministrazione infedele
o di appropriazione indebita.
Il Consiglio di amministrazione può delegare i
compiti di gestione ad un Collegio direttivo. Quando la gestione dell’impresa è delegata, il Consiglio
di amministrazione ha l’obbligo di sorvegliare su
di essa.
Gli obblighi della gestione sono determinati dal regolamento organizzativo. I compiti ivi comprese le
facoltà decisionali dei dipendenti sono regolati nei
contratti di lavoro con una chiara definizione delle
mansioni e dei limiti di competenza e in processi
strutturati e in particolare contemplante regolari
resoconti. L’obbligo di sorveglianza comprende
aspetti economici aziendali, il controllo della conformità dello scopo e dell’adeguatezza dei pro-
Rivista – Settembre 2009
La
cessi avviati e delle misure prese e in particolare
la presa in visione e la verifica di indici e cifre di
riferimento e di regolari rapporti di gestione (reporting). Il controllo delle singole decisioni non è
invece richiesto.
Responsabilità per decisioni gestionali?
Nella sua posizione di organo supremo di gestione
e di controllo, il Consiglio di amministrazione non
ha solamente l’obbligo di attenersi alle norme legali, ma anche di prendere costantemente decisioni.
Spesso queste decisioni aziendali devono essere
prese con urgenza e inevitabilmente le decisioni
comportano un certo rischio di generare perdite e
non solo guadagni.
Una decisione aziendale errata può produrre delle
perdite per la società, per gli azionisti e i creditori,
ma non porta necessariamente ad una responsabilità di chi ha preso la decisione. Infatti, se questo
può provare di avere deciso in virtù di informazioni complete e nel pieno rispetto delle sue competenze, anche una decisione rilevatasi errata non
deve necessariamente rappresentare una violazione di un obbligo.
I tribunali svizzeri procedono con cautela nel controllo sulle decisioni riguardante la gestione di
un’azienda. In particolare viene controllata la sostenibilità di una decisione aziendale, non la sua
opportunità. Una possibile soluzione per il controllo delle decisioni aziendali è rappresentata dal concetto sviluppato negli USA di “Business Judgment
Rule“. Nella giurisprudenza svizzera, nell’ambito
della verifica della violazione di norme di comportamento, si trova già la tendenza ad applicare alcuni criteri del Business Judgment Rule. A differenza degli USA o della Germania, in Svizzera manca
però ancora una giurisprudenza lineare che prenda
concretamente posizione a favore o contro l’applicazione del Business Judgement Rule.
Gestione del rischio legale
Il rischio di una responsabilità delle persone con
mansioni dirigenziali richiede l’impiego di procedure di gestione dei rischi e di controllo (Risk Managment) di provata efficienza. Obiettivo di una vigilanza in materia di conformità alle norme (Compliance) è minimizzare il rischio di sanzioni giuridiche, di perdite finanziarie e di danni d’immagine.
La gestione del rischio legale permette di limitare i
rischi, essa ha dunque una ripercussione diretta e
concreta sull’esito finanziario di un’azienda.
In seguito all’abbattimento delle barriere commerciali (WTO, accordi bilaterali) e all’aumento delle
relazioni economiche internazionali, l’imprenditore è obbligato dalla crescente concorrenza internazionale a gestire in modo effettivo ed efficiente il
rischio. Un ruolo importante è rappresentato dal-
Rivista – Settembre 2009
La
le basi contrattuali per le trattative con i partner
commerciali, tra cui le regole sull’esecuzione dei
contratti, sulla responsabilità, ma anche dai fattori culturali e linguistici, che esercitano un grande
influsso sulla stipulazione dei contratti, rispettivamente sulla loro interpretazione e sulla regolamentazione di indesiderate forme di inadempimento.
Tutti questi rischi e questi fattori possono essere
positivamente influenzati attraverso la gestione
del rischio legale. Di conseguenza l’impostazione
dei rapporti giuridici riveste un ruolo sempre più
importante. Una completa analisi del rischio è il
punto di partenza per la determinazione e la messa
in pratica di misure adeguate. Un’accurata configurazione dei contratti permette di definire concretamente e nel migliore dei modi il contenuto di
essi così come anche le conseguenze dell’inadempimento e rappresenta dunque la migliore misura
di prevenzione dei rischi.
Misure per ridurre la responsabilità
I seguenti strumenti possono servire al membro di
un Consiglio di amministrazione o ad un organo di
una società ad evitare violazioni di obblighi o danni e quindi a ridurre la responsabilità (selezione):
prima dell’accettazione del mandato:
Analisi accurata della società e del mercato in
questione
Esame delle proprie conoscenze, capacità e disponibilità
Verifica riguardante la composizione del Consiglio di amministrazione.
durante l’esercizio del mandato:
Regolamento d’organizzazione e gestione
Processi di gestione standardizzati
Sistema di controllo interno (SCI)
Gestione del rischio (Risk management) inclusa
gestione del rischio legale
Documentazione personale amplia
Sistema di gestione della qualità, ad esempio
ISO
Attenta osservanza delle prescrizioni formali
dopo la cessazione del mandato
Determinare il momento della revoca tempestivamente.
Controllare la cancellazione dell’iscrizione dal
registro di commercio.
Nell’ambito della prevenzione - oltre ai citati strumenti di verifica e controllo - è essenziale la consultazione tempestiva di consulenti competenti, per
tutti gli ambiti di cui non si dispone delle esperienze e capacità richieste. Infine con la stipulazione
di una polizza assicurativa Directors and Officers
(D&O), si può inoltre delegare parzialmente un
eventuale rischio finanziario residuo.
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Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
Questo articolo prende lo spunto dal progetto di
circolare “Sistemi di remunerazione” pubblicato
nello scorso giugno dalla FINMA (www.finma.ch)
e riassume la presa di posizione presentata dal
nostro Studio nel quadro della procedura di consultazione.
La FINMA intende introdurre dal 1° gennaio 2010
un sistema di norme atte a disciplinare i sistemi di
remunerazione degli istituti finanziari in vista di
garantire il buon funzionamento dei mercati e la
stabilità degli istituti stessi, ed in particolare anche
evitare l’introduzione di sistemi di remunerazione
che incoraggino l’assunzione di rischi eccessivi.
Secondo il tenore del progetto pubblicato nello
scorso giugno la circolare si applicherebbe a tutti i
collaboratori di tutti gli istituti, fatta eccezione per
istituti che soddisfano almeno due dei tre criteri di
esenzione (numero di collaboratori non superiore a 100, salario variabile non superiore al 20%
da dell’autorità fiscale coinvolta. Riteniamo infatti
che l’introduzione di una normativa quadro di
sistemi di remunerazione applicabile a tutti i collaboratori di tutti gli istituti, come auspicato dalla
FINMA in fase di progetto, non può ignorare gli
effetti che un’ineguaglianza di trattamento fiscale
avrebbe sulla politica del personale e dei salari
degli istituti finanziari.
Siamo quindi dell’avviso che la FINMA debba discutere le modalità della tassazione delle remunerazioni differite con le autorità fiscali e accertare
le conseguenze del nuovo sistema prima dell’introduzione degli standards, e questo, più precisamente, per i motivi seguenti:
– La FINMA intende introdurre la nuova normativa in tempi estremamente brevi e in forma indifferenziata onde evitare una distorsione della
concorrenza;
– La disuguaglianza di imposizione di un sistema
Fiscalità dei “Sistemi di remunerazione”
Osservazioni critiche al progetto di circolare FINMA
del salario totale, salari annuali non superiori a
CHF 800’000). Punto chiave del nuovo sistema di
remunerazione proposto dalla FINMA è l’introduzione delle cosiddette remunerazioni differite,
cioè remunerazioni che sono corrisposte dopo
un periodo di blocco di almeno 3 anni a partire dalla loro assegnazione e che sono soggette a
fluttuazione di valore a dipendenza del successo
dell’istituto inteso come utile economico a lungo
termine. In particolare fanno parte delle remunerazioni differite anche le remunerazioni variabili
o “bonus”. Il pacchetto delle remunerazioni differite può peraltro comprendere pagamenti in denaro, azioni o opzioni di collaboratori o qualsiasi
altra forma di remunerazione.
Il progetto di circolare si sofferma sull’opportunità politica e economica dell’introduzione di
nuovi standards, trattando solo indirettamente le
problematiche centrali della compatibilità della
normativa proposta con il diritto del lavoro e il
diritto fiscale svizzero. Mentre per quanto riguardo il diritto del lavoro le norme in aperto conflitto
con il sistema proposto dalla FINMA sono molteplici e l’entrata in vigore degli standards oggi
proposti dalla FINMA necessita probabilmente
dell’emendamento parziale di alcune disposizioni
del Codice delle Obbligazioni, dal punto di vista
del diritto fiscale le basi legali armonizzate in materia di imposizione dei redditi e la prassi sviluppata negli ultimi anni dal Tribunale Federale permettono di posizionare il sistema auspicato dalla
FINMA in un quadro ordinato e efficace.
Insufficiente è tuttavia a mente della scrivente il
rinvio della FINMA alla difficoltà della materia fiscale e a pratiche che potrebbero variare a secon-
Rivista – Settembre 2009
La
di remunerazione dovuta a pratiche regionali o
a concessioni fatte a singoli istituti è un fattore capace di causare una gravissima distorsione della concorrenza. Si pensi in particolare
all’importanza dell’impatto fiscale sui redditi
dei collaboratori nell’ottica della politica salariale degli istituti;
– In Svizzera le norme di imposizione dei redditi
sono armonizzate e costituiscono uno strumento sufficiente per garantire una prassi unitaria;
– La raccomandazione espressa dalla FINMA nel
progetto di Rapporto esplicativo pubblicato
con il progetto di circolare, secondo la quale
si consiglia di considerare come punto di riferimento temporale il momento a partire dal
quale i collaboratori possono disporre senza
restrizioni delle remunerazioni è imprecisa e
insufficiente, poiché non tutela gli istituti da
una possibile distorsione della concorrenza e
li espone ad un onere amministrativo estremamente elevato.
Anche se in passato autorità o consulenti locali
potrebbero non aver perseguito sistematicamente
l’applicazione unitaria delle leggi armonizzate,
la nostra esperienza dimostra che una procedura
coordinata di tax rulings permette anche in casi
di ordine intercantonale di raggiungere un’unità
di vedute in tempi relativamente brevi. Sulla base
delle leggi attualmente in vigore e della prassi, le
seguenti regole di imposizione dovrebbero garantire in materia di remunerazioni differite il consenso delle autorità fiscali.
(continua nel prossimo numero)
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Angolo Legale
di Massimo Calderan
Il diritto svizzero distingue il lavoro straordinario disciplinato dalla Legge federale sul lavoro
(in tedesco “Überzeit“), dal lavoro straordinario disciplinato dal Codice delle obbligazioni
(in tedesco “Überstunden“).
Lavoro straordinario secondo
la Legge sul lavoro
La Legge sul lavoro fissa la durata massima
della settimana lavorativa in 45 ore per i lavoratori delle aziende industriali, il personale
d’ufficio, gli impiegati tecnici e altri, compreso
il personale di vendita delle grandi aziende del
commercio al minuto, e in 50 ore per tutti gli
altri lavoratori. Sono considerate lavoro straordinario le ore lavorative che superano questi
limiti. Per determinate categorie di aziende,
determinate categorie di lavoratori o per determinate aziende, la durata massima della
Lavoro straordinario
secondo il diritto svizzero
settimana lavorativa può essere prolungata
temporaneamente ed eccezionalmente di 4
ore al massimo, nella misura e per il tempo in
cui il prolungamento sia giustificato da motivi
impellenti, per rispondere all’urgenza o a uno
straordinario accumulo di lavoro, per compilare un inventario, chiudere i conti o procedere
a una liquidazione o per prevenire o correggere disfunzioni d’esercizio, nella misura in cui
non si possano ragionevolmente pretendere
dal datore di lavoro altri provvedimenti. Il lavoro straordinario per singolo lavoratore non
può superare, però, 2 ore al giorno, tranne nei
giorni feriali liberi o in caso di necessità, né
superare complessivamente, in un anno civile, le 170 ore per i lavoratori con una durata
massima della settimana lavorativa di 45 ore,
o le 140 ore per i lavoratori con una durata
massima della settimana lavorativa di 50 ore.
Il datore di lavoro deve pagare per le ore straordinarie un supplemento salariale almeno
del 25%. Tuttavia, al personale d’ufficio, agli
impiegati tecnici e altri, compreso il personale
di vendita delle grandi aziende del commercio
al minuto, il supplemento è pagato solo per il
lavoro straordinario che supera le 60 ore per
anno civile. Il Tribunale Federale Svizzero ha
confermato il carattere imperativo di queste
norme, ribadendo che il lavoratore non può
rinunciare al pagamento del 125% del salario
per le ore di lavoro straordinario qualora non
c’è compensazione.
Per contro, se il lavoro straordinario é compensato mediante congedo di pari durata, al
lavoratore non viene pagato alcun supple-
Rivista – Settembre 2009
La
mento. Il lavoratore deve dare il suo consenso
alla compensazione. La compensazione deve
avvenire entro un periodo “adeguato” di 14
settimane, a meno che il datore di lavoro e
il lavoratore non convengano un termine più
lungo che non deve superare 12 mesi. Il Tribunale Federale ha più volte affermato che i
datori di lavoro sono tenuti a vigilare affinché i
lavoratori non superino l’orario di lavoro massimo contemplato dalla legge per proteggere
i lavoratori. Qualora l’orario massimo venga
comunque superato, i datori di lavoro sono tenuti a compensare in tempo o in denaro le ore
supplementari prestate dai lavoratori.
Lavoro straordinario secondo il Codice
delle obbligazioni
Quando le circostanze esigono un tempo di
lavoro maggiore di quello convenuto fra datore di lavoro e lavoratore nel contratto di lavoro, d’uso per la categoria o stabilito mediante
contratto normale o contratto collettivo di lavoro, il lavoratore è tenuto a prestare ore supplementari nella misura in cui sia in grado di
prestarle e lo si possa ragionevolmente pretendere da lui. Le ore straordinarie devono essere
richieste esplicitamente dal datore di lavoro e
notificate regolarmente dal lavoratore al datore
di lavoro. Nei casi in cui il datore di lavoro non
abbia fatto una richiesta esplicita e non debba
riconoscere la necessità di lavoro straordinario
in base alle circostanze, il lavoratore deve informarlo immediatamente della sua prestazione supplementare. Se il lavoratore è d’accordo,
il datore di lavoro può chiedergli di compensare il lavoro straordinario mediante un congedo di durata almeno corrispondente. L’assenso
del lavoratore non necessita di alcuna forma e
può essere data nel caso concreto ad hoc oppure all’inizio del rapporto di lavoro, ovvero
mediante una relativa clausola nel contratto di
lavoro. La compensazione deve avvenire entro
un tempo adeguato; la giurisprudenza, prendendo spunto da quanto stabilito dalla Legge
sul lavoro, ha stabilito che periodi di 16 mesi
possono essere considerati adeguati, tenendo
presente però che le parti possono concordare
periodi anche più lunghi. Se il lavoro straordinario non è compensato mediante congedo, il
datore di lavoro deve pagare per il lavoro straordinario il salario normale più un supplemento di almeno 25%. A condizione che non ci
sia un accordo scritto tra le parti, un contratto
normale o un contratto collettivo di lavoro che
disponga diversamente. In particolare, accordi
in base ai quali le ore straordinarie vengono
remunerate senza alcun supplemento necessitano della forma scritta.
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37
Convenzioni Internazionali
E’ ormai chiaro che la tassazione dei proventi
finanziari, nello specifico i dividendi, è certamente di maggior favore rispetto alla tassazione
di un reddito di carattere puramente industriale
ma è anche chiaro che questo avviene (il maggior favore) in quanto si presume che il reddito
sottostante al dividendo (ovvero il reddito che
la società controllata ha potuto generare) sia
stato oggetto di piena tassazione nel paese in
cui detta controllata è residente ai fini fiscali e
quindi che il dividendo altro non sia che quel
reddito industriale portato solo in mani diverse
con la conseguenza che una tassazione piena
dello stesso significherebbe di fatto tassare due
volte il reddito sottostante (diciamo il reddito
sostanziale).
Le nuove norme
sui rapporti di gruppo
E’ di tutta evidenza che questa impostazione
teorica non sempre è quella corretta e che esistono quelle situazioni in cui (come ha cura di
indicare la relazione ministeriale al Decreto
legge 78/2009 poi convertito) il contribuente fa
un arbitraggio fiscale.
Un arbitraggio fiscale di fatto è quella situazione (diciamo di vero tax planning) in cui un
reddito sostanzialmente industriale viene “lavato” in un paese a bassa tassazione e quindi
trasferito in Italia nella forma di dividendo e di
fatto elude una qualsiasi forma di tassazione
in quanto come reddito industriale non viene
tassato nello stato in cui si genera e come dividendo non viene tassato in Italia sulla base
della ipotesi sopracitata, ipotesi che in qualche
caso diviene una credenza.
Questa impostazione in alcuni casi è certamente una artificiosa costruzione fiscale e dal
momento della emanazione del Decreto legge
78/2009 non è più lecita e costringe il contribuente a tassare nelle mani del residente fiscale
1
Abbiamo sostanzialmente condizioni multiple che devono essere realizzate insieme
come è quella della tassazione “bassa” e
della percezione di certi redditi (quello che
gli eleganti chiamano “passive income”);
quando si hanno queste condizioni la norma
scatta e ovviamente ne conseguono gli effetti
sostanziali della tassazione in capo alla capogruppo.
2
E questo è giusto: la norma vuole colpire
il fenomeno di “income washing” e quindi il
luogo ove di trova la società lavatrice non ha
importanza alcuna.
3
Un principio fondamentale in quanto principio di rango costituzionale e che si mette
alla pari con quello della capacità contribu-
38
di Paolo Comuzzi
italiano quelli che sono i redditi generatisi in
capo alla società estera.
Ecco che il punto è di interesse e merita certamente un commento sulle pagine di questa
rivista.
Commenti
Possiamo affermare che la norma di fatto colpisce quelle società che percepiscono interessi,
dividendi, royalties e / o raggiungono mediante
servizi infragruppo più del 50% dei loro ricavi e
queste società, nel momento in cui godono per
una qualsiasi ragione di una aliquota fiscale minore del 50% di quella italiana si presume che
siano da qualificare come delle normali CFC
companies (di fatto come società estere controllate da tassare per trasparenza) e quindi che il
loro reddito sia da tassare (a prescindere dalla
distribuzione di un dividendo) in capo al soggetto italiano e con aliquota normale1.
Va anche precisato che il luogo in cui queste
società sono residenti fiscali non assume alcuna
importanza in quanto la norma colpisce queste
entità estere proprio per la loro natura di società
dedite alla forma di arbitraggio tra reddito industriale e dividendo2.
Si tratta di una norma che ovviamente ha un
suo fondamento teorico ma che deve sempre
misurarsi con un principio importante: quello
per cui la iniziativa economica privata è libera
e l’imprenditore può organizzare la sua attività
nel modo che ritiene più opportuno3.
A questa considerazione è chiaro che si può
obiettare che la organizzazione che la organizzazione deve sempre essere rispettosa delle norme vigenti ma è anche chiaro che le norme devono essere allineate al principio di cui sopra.
Un imprenditore che decidesse di far svolgere
nel paese XYZ i servizi contabili per le società
del gruppo e quindi addebitasse questi servizi
alle diverse entità del gruppo stesso nel rispetto
del principio del valore normale possiamo dire
che ha deciso di organizzarsi in un certo modo
sul piano industriale e non esiste normativa che
possa impedirgli di muovere questo passo di carattere organizzativo.
tiva: il secondo cede quando la sostanza organizzativa prevale e quindi l’imprenditore si
inserisce nel primo principio; questo mi pare
in sostanza quanto afferma la Cassazione nella ultime sentenza in tema di elusione fiscale
(di fatto un bilanciamento tra i due principi).
4
In questa situazione l’imprenditore non riesce a far valere il principio di cui all’articolo 41 della costituzione in quanto manca di
quella sostanza che è necessaria per parlare
della liberta di iniziativa economica.
5
In questo caso non scatta la tassazione per
trasparenza ma scatta la non deducibilità del
costo in capo al soggetto erogante.
6
Cosa questa del tutto vera, basta leggere il
libro sulla vita di Lino Zanussi (famoso per
gli elettrodomestici) e si appura facilmente
che il padre fece il suddetto errore nella stesura della targa della azienda ma è chiaro
a tutti che un grande imprenditore questi
aspetti formali li trascura e va alla sostanza
delle cose e targa o non targa arriva a 3000
dipendenti.
7
Frase anche questa famosa e addebitata a
Giovanni Borghi (sempre di elettrodomestici
parliamo – Ignis) che la disse ad una signora
la quale mangiava in un ristorante di Cassinetta e che si lamentava del rumore chiedendo
se fossero tuoni e quindi se fosse in arrivo un
temporale, con flemma il commendatore le
spiegò che i rumori erano dati dalla pressa
della Ignis in pieno lavoro.
Rivista – Settembre 2009
La
La stessa cosa quando decide di concentrare la
finanza e / o la organizzazione di una attività
nel paese che meglio si presta per caratteristiche
legislative extrafiscali a mantenere una determinata azienda.
Al contrario è banale dire che l’imprenditore
che, seppur mediante una operazione in apparenza complessa, ha solo portato all’estero
il marchio senza alcuna forma di tassazione e
quindi ha trasformato royalties in dividendi ha
certamente una operazione interessante ma ha
posto in essere una operazione che è proprio tra
quelle che la norma vuole colpire4.
Possiamo certamente affermare che la norma si
colloca in quel cammino di prevalenza della sostanza sulla forma per cui non basta esserci in
un determinato paese estero ma occorre esserci per una motivazione economica che non sia
solo “marginale” ma sia vera e abbia una precisa razionalità.
Questa esistenza di una ratio industriale impedisce che si possa “impedire” la scelta imprenditoriale (e quindi la norma non impedisce e non
può e mai potrà impedire la delocalizzazione
produttiva) ma certamente la norma impedisce
la delocalizzazione fiscale e questo comporta
che la richiesta di ruling (necessaria per poter
disapplicare la norma) sia motivata con preciso
riferimento a aspetti di carattere sostanziale (ovvero vado in quel paese per raggiungere obiettivi
di valenza economica gestionale che altrimenti
mi sarebbero preclusi).
La norma emanata in questo Decreto legge viene prima del valore normale e prima di qualsiasi
altra norma che regoli i rapporti nel gruppo: è
chiaro che di fatto quando il soggetto estero percepisce oltre il 50% dei suoi ricavi da rapporti
di gruppo, ricavi sempre riferiti a prestazioni di
servizi, la norma scatta sia che i servizi siano
addebitati a valore normale sia che questo non
accada.
Possiamo dire che le due norme sono in sequenza: se passiamo il test riferito alla prima norma
(arbitraggio) allora dobbiamo fare anche un esame della seconda norma in quanto potrebbe essere che non siamo nella situazione della artificiosa costruzione fiscale ma l’addebito è troppo
alto e quindi stiamo violando la norma in tema
di valore normale5.
Di grande interesse è il riferimento normativo a
qualsiasi paese estero e quindi non solo ai ben
noti paradisi fiscali ma anche a paesi molto più
vicini ma che agevolano la tassazione di determinate attività (siano essere finanziarie e / o di
altra natura) e che consentono quindi di avere
una riduzione complessiva della tassazione.
Ad un primo esame la norma pare in linea con
un principio che ormai sembra assodato anche
nelle convenzioni contro le doppie imposizioni
ovvero quello per cui eliminare la doppia imposizione non significa giungere ad una non tassazione del reddito (come invece avviene quando
Rivista – Settembre 2009
La
l’arbitraggio è certamente perfetto nella sua forma) e questo è un principio che appare del tutto
corretto e che deve essere applicato con grande
fermezza.
Possiamo affermare che la norma richiede anche la collaborazione degli Stati esteri per dichiarare in modo netto quale sia la tassazione
che viene applicata a quello specifico contribuente e quindi sono richieste delle risposte
precise in merito alla determinazione della
base imponibile (si pensi alla esistenza di eventuali crediti di imposta, a benefici garantiti per
legge che comunque paiono ricompresi nella
norma e che non sembrano essere più tollerati se guardiamo alla formulazione letterale del
dettato normativo).
Tutto questo richiede una collaborazione molto
ampia che torniamo a dire si attua quello scambio di informazioni che ormai è necessario di
fronte al cd contribuente globale ovvero al contribuente che fraziona la sua attività in diversi
paesi assegnando a ognuno di questi paesi una
funzione e che dovrebbe essere tassato guardando ormai al bilancio consolidato di gruppo più che al bilancio della singola società (a
maggior ragione quando parliamo della società
capogruppo).
Conclusione
Possiamo dire che la norma non si applica
per questioni formali: se uno scrive sulla targa
“Antonio Zanussi – fabrica del vapore”6 non
per questo può vedersi aggredito dalla norma
il problema esiste quando manca la “fabrica”
di cui di cui si parla nella targa ed al suo posto
esiste semplicemente quella costruzione fiscale artificiosa di cui di fa menzione nella norma,
una costruzione che nasconde solo una volontà di “ripulire” un certo reddito trasformandolo
in altro.
Possiamo dire che nessuno colpisce una organizzazione vera e presente nel territorio e che
sia motivata da ragioni economiche non marginali ma da ragioni apprezzabili da quello che è
un uomo ragionevole, al contrario viene attaccata una organizzazione che non presenta alcuna carattere di collegamento con la sottostante
attività industriale ma che si presenta solo come
una entità tesa a favorire un vantaggio fiscale.
La conclusione ancora una volta è univoca:
l’imprenditore che all’estero ha messo il maglio (o diciamo la pressa) e che quando questa
organizzazione estera lavora può dire che “ …
ogni colpo è un milione …”7 non ha da temere deve solo muoversi mediante il ruling spiegando come si è organizzato nell’ambito della
produzione e quindi della sua attività mentre
colui che detta frase non la può pronunciare
in quanto manca proprio della sostanza dovrà organizzarsi in modo diverso e forse meno
efficiente per lui con riferimento alla materia
fiscale.
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Donne in carriera: Paola Cabalà
olce gratificante
peccato di gola
di Ingeborg Wedel
L’intervista a Paola Cabala’ – che produce cioccolato, così
amato in tutto il mondo – mi intriga parecchio, anche perché
negli ultimi tempi il consumo di questo prodotto è stato ridimensionato e ne sono state esaltate le virtù terapeutiche, che
in un certo senso “giustificano” il consumo anche da parte di
coloro che seguono una dieta, per concedersi un momento di
….. piacere! (purché sia rigorosamente fondente)
Paola è nata a Premosello Chiovenda, in provincia
di Verbania il 22.6.1967. Ha studiato lingue e si è
diplomata al liceo linguistico. Successivamente si è
spostata, ma nel 2001 si è separata. Ha due figli maschi di 15 e 10 anni.
Suo nonno Giusto aveva rilevato la pasticceria
Grandazzi nel 1924, che ha poi trasmesso al figlio
Giovanni, continuando a sfornare una pasticceria tradizionale, fatta di torte, cannoncini e bignè.
Quando questa attività è passata alle “nipotine”, Paola – un vero vulcano di idee, piena di fantasia – ha
creato “L’Officina del cioccolato”, depositandone il
marchio. In questo laboratorio la produzione cambia completamente, dando prova tangibile che, per
distinguersi dalle forme tradizionali, il cioccolato –
proprio come in una “officina” – viene “forgiato” e
prende le forme di vecchie chiavi inglesi, caffetterie,
tazzine e persino siringhe e bisturi, se i clienti lo richiedono.
Infatti, il laboratorio rispecchia la passione di Paola
per i vecchi mestieri e gli antichi attrezzi. In questa attività, dove le improvvisazioni e le variazioni
sono all’ordine del giorno, Paola può contare sulla
collaborazione costante di sua sorella Cristiana e
su due lavoranti, mentre Alessandra, l’altra sorella,
interviene quando il lavoro si fa pressante, ossia in
occasione delle feste tradizionali. Si tratta quindi di
un team tutto al femminile.
Resta tuttavia aperta al pubblico la pasticceria Grandazzi, per la vendita di torte e cioccolato.
Paola, tenace perfezionista, è anche volata in America nel 2008 per presentare a New York l’eccellenza dei prodotti alimentari piemontesi, tra cui il suo
cioccolato nelle varie forme.
Tra i suoi clienti esteri, abituali, c’è una ditta svizzera di Briga ed una tedesca di Creilsheim (Baden
Wurtenberg) che le commissionano il cioccolato
nelle forme e dimensioni da loro fornite.
Abbiamo chiesto alla nostra donna in carriera quanto sia difficile farsi apprezzare, professionalmente
parlando, rispetto agli uomini. Ci ha risposto che è
necessario seminare, sempre seminare e ancora seminare senza sapere quando si potrà raccogliere.
Come donna, ha anche i figli da seguire, mentre
l’uomo è facilitato, in quanto può dedicarsi maggiormente alle sua attività.
La difficoltà che incontra si manifesta all’inizio di un
colloquio, quando i possibili clienti chiedono di poter
Rivista – Settembre 2009
La
trattare direttamente con il titolare, non pensando di
averlo già di fronte, spesso restandone sconcertati!
Altrimenti non rileva particolari difficoltà, e anche
l’iniziale diffidenza cessa quando ci sono risultati positivi, documentati.
Gli ostacoli per una donna ci sono. Per esempio non
è sempre possibile seguire corsi di aggiornamento,
in quanto si pone il problema di a chi affidare i figli
per più giorni?
I vantaggi la nostra donna in carriera li rileva nella possibilità di gestire l’azienda senza chiedere
permessi a nessuno e nella grande soddisfazione di
vedere il lavoro progettato e poi programmato che
riesce bene ed il cliente ne è soddisfatto.
Svantaggi veri e propri non risultano a Paola se non
la grande responsabilità della gestione aziendale, gli
eventuali imprevisti personali e la cura attenta della
clientela.
I privilegi per le attività femminili sono stati rivalutati negli ultimi anni, creando “l’Imprenditoria
femminile”, uno strumento che prevede anche aiuti
finanziari, progetti di aggiornamento, canali preferenziali.
“Sono certa” confida Paola “che le intuizioni femminili
sono sicuramente superiori a quelle maschili: l’abbiamo nel
nostro DNA!”
Per quanto riguarda la seduzione, anche allo stato inconscio, Paola conferma di non usare questo
stratagemma, ma di intervenire unicamente con la
simpatia e la passione che mette nel suo lavoro. La
sua più grande soddisfazione è poter aumentare la
produzione, portare più in alto l’azienda e proseguire, sempre esclusivamente al femminile, fino alla 3a
generazione!
Le rinunce di Paola sono molte, ma per fortuna ama
il suo lavoro e non le pesa più di tanto rinunciare al
30% della vita familiare, mentre non coltiva nessun
hobby in particolare. Ama leggere e viaggiare: ultimamente ha abbinato un viaggio di lavoro ad un
successivo soggiorno con i figli in Svezia, a UMEA,
dove ha visitato una fiera importante.
Le piace cantare e – quando può – ma raramente, va
in palestra.
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Elefante invisibile
di Vittoria Cesari Lusso
«Una vergogna!»; «Un pesce d’aprile fuori stagione!»; «Un tentativo di disgregazione!»; «Un gioco
allo sfascio!»; «Un’insensata deriva»; ecc…
Chi lo dice? Di cosa si parla?
Sono le reazioni di autorevoli rappresentanti delle
forze politiche italiane di destra e di sinistra a due
proposte estive della Lega: la prima concerne l’introduzione di test per gli insegnanti sulla loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto
delle regioni in cui vogliono lavorare; la seconda si
riferisce alla richiesta di dare rilievo costituzionale
ai «simboli identitari di ciascuna Regione, individuati nella bandiera e nell’inno».
Identità regionali…
Leggendo tali indignati commenti ho, dapprima,
tirato un sospiro di sollievo. Ma attenzione, a costo
di scandalizzare non pochi lettori, dico subito che
non ho intenzione di conformarmi alla moda del
politically correct che vuole che ci si mostri sempre
indignati di fronte ai propositi del partito di Bossi.
La sensazione di sollievo era indotta unicamente
dalla constatazione che esisteva ancora nella nostra
cara penisola la capacità di indignarsi per qualcosa.
Dal mio osservatorio a nord delle Alpi, mi ero in
effetti quasi convinta che in Italia ci si fosse ormai
assuefatti a tutto: conflitti di interessi inammissibili
nella normali democrazie; incarichi politici attribuiti in base a criteri “estetici”; prestazioni erotiche
senili esibite e applaudite come medaglie al valor
civile; vecchi e nuovi clientelismi; confusione e
collusione tra relazioni di amicizia e relazioni tra
poteri; ecc…
Una vecchia
leggenda indiana
narra di
un elefante che
pur muovendosi
tra le folle
con la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
In un secondo momento, mi sono invece rammaricata per una sorta di effetto – come dire? – antiMida che produce l’agone politico. Mi spiego.
Mentre, come è noto, il mitico re della Frigia aveva
ottenuto da Dionisio il potere di trasformare in oro
tutto quello che toccava (come sarebbe piaciuto a
Tremonti!), la competizione politica all’italiana,
verbalmente esasperata, sembra avere la facoltà di
ridurre a spazzatura molti temi di rilevante pregio
intrinseco. Combattere l’avversario, non concedergli punti, distinguersi ad ogni costo finisce per contare di più che non affrontare in modo costruttivo
le problematiche del nostro tempo. Ebbene, la questione della valorizzazione delle identità regionali
mi sembra un’illustrazione di tale fenomeno. Malgrado si tratti di un tema di grande spessore culturale, civico, storico e psicosociale, i meccanismi concorrenziali della politica lo trasformano in una sorta
di battaglia a suon di slogan e preconcetti. Se Tizio
porta argomenti a favore sarà automaticamente
classificato fra i biechi seguaci del leader della Padania. Se Caio nutre invece alcune perplessità sarà
ascoltato solo le rivestirà di termini smodati, conditi
di dosi massicce di “profonda indignazione”.
E così il dibattito sulle identità e tradizioni regionali è destinato ad allungare la schiera degli elefanti
invisibili.
Chi vive a cavallo tra la realtà italica e quella elvetica rischia di sentirsi, a questo proposito, prigioniero di una sorta di trappola schizofrenica: ciò
che in Italia viene liquidato in modo spregiativo
Rivista – Settembre 2009
La
come localismo, nella Confederazione elvetica costituisce un valore irrinunciabile e fondante della
democrazia! Come è ben noto, le istituzioni e le
comunità svizzere sono basate sulla valorizzazione
delle appartenenze, delle autonomie, delle tradizioni, delle lingue, dei dialetti locali, dei simboli
comunali e cantonali. Il che vuol dire che si ritiene
– giustamente, a mio parere – che le identità nazionali, regionali e comunali non sono in conflitto fra
di loro, bensì del tutto complementari. Come una
bambola russa i cui singoli elementi danno consistenza al tutto.
In effetti, il rispetto e l’orgoglio per le tradizioni
locali sono le fondamenta su cui costruire identità e
appartenenze più allargate. Nel caso di società con
forte immigrazione, sono altresì la condizione per
poter, da un lato, “ben tollerare” le caratteristiche
culturali specifiche dei nuovi gruppi (un’identità
ricca e consapevole non teme le differenze); dall’altro, per identificare chiaramente i principi e i valori
irrinunciabili capaci di fondare una “casa comune”
nazionale o sovranazionale. Tra l’altro, c’è un aspetto paradossale che salta agli occhi: succede spesso
che quegli stessi militanti politici che si scandalizzano all’idea di rafforzare le identità locali, siano
poi in prima fila nell’appoggiare a-criticamente le
rivendicazioni di gruppi di immigrati anche quando
ciò significa calpestare le proprie radici culturali.
È vero, sappiamo tutti come i due Paesi abbiano
storie assai diverse. Le vicende storiche italiane
hanno comprensibilmente reso una parte degli
abitanti della penisola allergica al termine Patria,
mentre un’altra parte inorridisce all’idea di vere
autonomie territoriali e di una valorizzazione delle
tradizioni locali! Non mi dilungo ovviamente sulle
vicende dell’intera Penisola, ma vorrei ricordare un
fenomeno concernente la regione di cui sono originaria: il mio amato (ci tengo a dirlo) Piemonte!
È una regione che purtroppo si è molto impoverita sul piano della specifica identità. Ad esempio, il
dialetto è di fatto scomparso. Cosa è successo? Per
dirla brevemente, l’Italia ufficiale fascista (e anche
post-fascista) ha impresso il marchio di inferiorità
sociale a coloro, ed erano molti, che parlavano
quotidianamente il dialetto piemontese. Inoltre, si è
fatto credere a tutta una generazione di genitori che
se non si fossero sforzati a parlare soltanto italiano
con i figli questi avrebbero avuto grossi problemi a
scuola. Senza contare poi i contatti con la burocrazia statale (in larghissima parte proveniente da altre
parti d’Italia): essi erano compromessi in partenza
per tutti “i sudditi piemontesi” che non sapevano
sfoggiare l’eloquio italico.
Certo, indietro non si torna. Le città e le campagne del Piemonte sono oggi società “pluriculturali”.
Però, proprio per questo, un dibattito fuor di retorica sulle identità e tradizioni “particolari” (autoctone e importate) costituisce forse una condizione per
guardare avanti con più consapevolezza.
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L
Intervista esclusiva con Cornelio Sommaruga
e molte facce della diplomazia
L’affabilità è uno dei tratti principali di Cornelio Sommaruga. Diplomatico svizzero di origini ticinesi, con un’infanzia e
un’adolescenza trascorse a Roma, Sommaruga è stato a lungo una delle figure preminenti della diplomazia della Confederazione. Del periodo formativo trascorso in Italia rimane il gusto nel sottolineare le proprie parole con gesti opportuni e che
mostrano l’abitudine di conversare e di parlare in pubblico. È stato Segretario di Stato all’Economia Esterna dal 1984 al
1986 e Presidente del CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) dal 1987 al 1999, legando indissolubilmente il
suo nome a quest’istituzione e mettendo sempre la sua arte diplomatica al suo servizio.
Qui di seguito la prima parte del colloquio concesso in esclusiva a La Rivista. Nel prossimo numero la seconda e ultima
parte in cui Cornelio Sommaruga ripercorre alcuni degli eventi che hanno segnato il suo mandato al vertice del CICR quali
il genocidio in Ruanda, la guerra in Cecenia e la discussione sugli ultimi sviluppi del diritto internazionale umanitario.
di Michele Caracciolo
di Brienza
Dottor Sommaruga il suo percorso professionale è stato straordinario, vista anche la
varietà dei campi in cui ha operato.
In effetti, ho sempre servito in qualità di diplomatico, ma in ambiti diversi. La chiamo
in ogni caso diplomazia, da quella classica e
bilaterale alla diplomazia economica e multilaterale per finire con quella umanitaria. In
fondo quello che ho fatto dopo aver lasciato il CICR è ancora in questa direzione, se
considera i miei compiti sociali e umanitari
in diverse fondazioni.
Adesso i suoi impegni comprendono la
Fondazione Initiatives for Change a Caux
vicino Montreux.
È un’istituzione interessante che vale la pena
di conoscere. Quest’anno abbiamo avuto un
forum sulla sicurezza umana, con duecento personalità dal mondo intero a discutere
delle conseguenze del cambiamento climatico e della crisi economica. Non ho più responsabilità dirette, ma continuo ad andarci
e mi chiedono di partecipare. All’inizio di
luglio c’è stata la giornata ufficiale di presentazione dell’attività della Fondazione e la
visita del magnifico Palace dove ha sede.
Spesso mi reco ad Amman in Giordania,
dove da circa due anni sono vicepresidente
del consiglio di un’altra fondazione chiamata Foundation for the Future. La sua attività è
Cornelio Sommaruga
nei panni di moderatore
del World Council
of Churches.
Rivista – Settembre 2009
La
il sostegno alla società civile in Africa del
Nord e Medio Oriente in progetti legati ai
diritti umani e alla democrazia.
Quest’anno ricorre il centocinquantesimo
anniversario della battaglia di Solferino
(24 giugno 1859). I caduti furono 30’000,
una cifra elevata per una sola battaglia.
Basti pensare che nella guerra del Vietnam (1962-75) gli Stati Uniti hanno avuto 38’000 caduti.
Solferino è un evento fondamentale per la
storia della Croce Rossa oltre che per la storia d’Italia. Per questo motivo mi sono recato il 24 giugno scorso in quei luoghi per
partecipare alle cerimonie dell’anniversario della battaglia. Ci sono andato con un
gruppo del CICR dato che ne sono membro
onorario. A causa di quella battaglia è nata
l’idea della Croce Rossa. Non è sicuro che
Henri Dunant fosse sul campo di battaglia,
ma di certo era a Castiglione delle Stiviere
dove vide i feriti e organizzò i soccorsi nella
Chiesa Maggiore di Castiglione. Reclutò le
donne della zona di Brescia e di Desenzano per venire a curare questi feriti. Lì sono
stati applicati i principi fondamentali della
Croce Rossa e del movimento ad essa legato
che hanno ancora oggi la loro importanza.
Innanzitutto il principio di Umanità, inteso
come servizio per chi soffre; poi il principio d’imparzialità. Quelle donne dicevano:
«Tutti fratelli». Significa imparzialità nel
soccorso, nel senso di non fare alcuna differenza tra l’amico ed il nemico. Non ci sono
vittime buone e vittime cattive. Sono tutte
vittime. Inoltre, aggiungerei la neutralità.
Henry Dunant in tutto il suo libro Un ricordo di Solferino non accusa nessuno. Tenta di
non prendere posizioni, anche se forse appare più vicino ai francesi per il fatto di essere ginevrino. Non dimentichiamo il prin45
cipio dell’indipendenza. In fondo Henry Dunant ha
soccorso queste vittime senza che nessuno gli dicesse
di farlo, né un governo né un’associazione. Infine, il
principio del volontariato: nessuno ha pagato Henri Dunant e tutte le donne che prestavano soccorso.
L’hanno fatto di loro spontanea volontà.
Germania e altrove. Non si sa nemmeno tutto quello
che fece, finché arrivò di nuovo in Svizzera, non a Ginevra, ma nell’Appenzell, a Heiden. Lì fu rintracciato
da un giornalista che lo riportò all’attenzione pubblica aprendogli forse la strada verso il riconoscimento
del Nobel.
Nel 1901 Henri Dunant fu insignito del premio
Nobel per la Pace. Sebbene non avesse mai cercato
questo riconoscimento, sono certo che il premio fu
gradito, se non altro perchè gli permise di avere
una vecchiaia serena, dato che la sua situazione
economica non era mai stata solida. Dunant resta
in ogni caso un personaggio in parte controverso.
Era un imprenditore fallito. Si trovava nella zona
di Solferino per prendere contatto con Napoleone
III per discutere di alcuni affari. C’era in lui il desiderio di trovare una business idea che in parte ha
trovato in quell’occasione. Dall’idea di Dunant è
poi nata un’istituzione molto grande. L’idea innovativa, che fu poi realizzata da Gustave Moynier,
era di avere un’istituzione permanente e organizzata in maniera efficiente. È vero che dà aiuto durante le guerre e non solo, tuttavia è maturata una
struttura finanziata dagli Stati, che ha sede a Ginevra e che ha avviato quel processo virtuoso che ha
reso questa città un distretto delle organizzazioni
internazionali e della diplomazia multilaterale e
umanitaria. Vedo, dunque, da un lato un forte idealismo e dall’altro una ricaduta notevole sulla città
e sul prestigio della Confederazione.
Credo che si debba separare quella che è stata la
grande idea di Henry Dunant per il fatto quasi fortuito di essere sul posto e gli sviluppi futuri. L’idea
era di creare – come già detto - un’associazione internazionale per prestare soccorso ai feriti in guerra e
allo stesso tempo di creare una struttura giuridica che
potesse salvaguardare questi feriti, in un certo senso
neutralizzarli e neutralizzare anche il personale che
presta soccorso. Dunant ha lavorato molto sodo nei
quattro - cinque anni
successivi alla battaglia
di Solferino per arrivare a creare il Comitato
Internazionale e per
riunire un certo numero di rappresentanti di
governi per l’elaborazione della prima convenzione di Ginevra.
Tuttavia, già durante
la prima conferenza
di Ginevra, Dunant
fu messo da parte dai
suoi colleghi a causa
dei suoi gravi problemi
finanziari. Cominciò
Sommaruga ne è convinto: la
convenzione di Ottawa del 1997
allora il suo peregrinaper la messa al bando delle mine
re da un paese all’altro
antipersona è oggi una realtà
d’Europa. Fu molto in
grazie anche alla testimonianza
Francia, ma fu anche in
di Lady Diana.
Tempo fa ho visitato il Museo della Croce Rossa a
Ginevra creato una ventina d’anni fa. Più che un
museo, è un percorso emotivo e mi pare efficace
nel comunicare al visitatore che cos’è il Comitato
Internazionale della Croce Rossa, la sua storia, i
vari ambiti in cui opera e le convenzioni di cui è
custode. In effetti, durante la sua presidenza alla
Croce Rossa un credito che le si poteva attribuire
fu quello di aver rilanciato la visibilità del CICR
sia con l’incontro frequente con capi di Stato sia
con i suoi interventi pubblici.
Mi fa piacere sentire la sua caratterizzazione del museo della Croce Rossa, perchè uno dei nostri problemi
all’epoca fu proprio di sapere se bisognasse chiamarlo museo, in quanto in fondo quando si dice museo si
pensa a degli oggetti, delle suppellettili, delle opere
d’arte. Mentre lì si tratta di un percorso emotivo di
quello che è stato e che è tuttora questo movimento
di soccorso a coloro che soffrono, all’Umanità intera. Anche se l’idea iniziale è stata ispirata dai feriti di
guerra, poi l’ambito di azione s’è allargato alla protezione dei prigionieri di guerra e di quelli politici, al
ricongiungimento delle famiglie, alla ricerca dei dispersi. Non dimentichiamo poi anche tutta l’attività
non legata alla guerra, tutte le catastrofi naturali e
così via.
Lei dice che abbiamo fatto molto per rimettere il
CICR al centro dell’attenzione mondiale. È vero:
questo fu uno degli incarichi che mi fu dato non da
Berna, ma dai miei colleghi membri del Comitato.
Quando arrivai mi dissero che c’erano due cose da
realizzare: la prima era di rimettere il CICR nella
carta del mondo e la seconda era di far restare il controllo dell’istituzione al Comitato e non ai dirigenti. I
venticinque membri del Comitato sono responsabili
di tutto. Dovevamo essere noi a portare questa responsabilità e a delegare ai direttori che sono nostri
funzionari e nostri collaboratori.
Poc’anzi lei accennava a Berna. Una delle cose le
più difficili per me fu di lasciare Berna come Segretario di Stato. In Svizzera allora ce n’erano soltanto
due, adesso sono tre. È la funzione più alta dell’amministrazione. Il Consiglio Federale, cioè il governo
svizzero nomina i Segretari di Stato con un compito
particolare. Io ero Segretario di Stato all’Economia
Esterna e, ad un certo momento, quando sono stato nominato al CICR, i membri del governo non ne
sapevano niente. Dovetti poi andare ad informare
di persona il mio ministro, il quale non era per nulla
contento che lasciassi. In seguito, ho dovuto informare tutti gli altri prima di dare le dimissioni, perchè ci
potevano essere dei commenti del genere: “Ah! Sommaruga lascia perchè non è d’accordo con la linea politica del
ministro”. Sarebbe diventata una questione politica.
46
Rivista – Settembre 2009
La
La nomina di un commis d’Etat della Confederazione alla presidenza del CICR potrebbe in realtà far
pensare ad una volontà da parte di Berna di controllare il CICR.
No, si sbaglia. La nomina dei membri del comitato è
una cooptazione ed è completamente indipendente da
Berna. Del resto, la ricerca di un presidente del CICR è
una faccenda piuttosto complessa perchè bisogna cercare qualcuno che abbia delle capacità diplomatiche,
che conosca il mondo, che sia un negoziatore perchè
si tratta di portare avanti un negoziato permanente di
carattere umanitario, che conosca le lingue, che abbia
un certo entre gens, nel senso che si possa inserire in
società senza troppe difficoltà. Allora andare a cercare
una persona così, e ce ne sono certamente, è compicato. Ma dove si va a finire? Su un professore universitario? Un banchiere? Uno sportivo? In fondo quello che
è più portato è un diplomatico. Un diplomatico che ha
fatto una certa scuola, una pratica. Il mio predecessore era un banchiere centrale, è stato vicepresidente
della banca nazionale svizzera. Prima c’era stato un
generale svizzero, un comandante di corpo. Tuttavia,
non penso che sia l’ideale avere un militare come presidente. È bene invece averli nel Comitato. Ho sempre
insistito perchè ce ne fossero uno o due, dato che nelle
discussioni possono portare un know-how specifico.
Che passi avete compiuto per riportare il CICR al
centro dell’attenzione della comunità internazionale?
Intanto consideriamo la situazione mondiale quando
sono entrato nel 1987. Si andava verso la caduta del
muro di Berlino e c’erano numerosi conflitti interni
ed internazionalizzati in Africa, America Centrale e in
Asia. Non dimentichiamo mai l’Indonesia e le Filippine. In fondo non feci nulla di diverso da quello che già
faceva il mio predecessore, ma parlavo di più. Pensavo
che il CICR potesse ben dire quello che faceva. Non
dovevo certo dare dei commenti sulle parti coinvolte,
fatti salvi casi eccezionali, ma dicendo cosa faceva il
CICR si rafforzava la credibilità dell’istituzione che al
mio arrivo contava circa 350 collaboratori nella sede
di Ginevra e 2’000 espatriati. Alla fine della mia presidenza nel ‘99 i collaboratori erano circa 700 a Ginevra
e 2’500 espatriati oltre ad una rete capillare di collaboratori locali. Durante la mia presidenza il budget
passò da circa 350 milioni di franchi svizzeri ad oltre il
miliardo quando lasciai dopo dodici anni.
In una sua recente intervista rilasciata alla Radiotelevisione Svizzera lei ha dichiarato che la convenzione di Ottawa del 1997 per la messa al bando delle
mine antipersona è oggi una realtà grazie anche alla
testimonianza di Lady Diana. L’impegno mediatico di una personalità pubblica, lontana dall’ambito
umanitario, ha dato peso all’iniziativa della messa al
bando di queste mine. Poi la sua morte improvvisa
e l’averla trasformata in un’icona ha dato un’accelerazione finale per far decidere gli Stati su questa
convenzione. Oggi però da parte di sportivi o di star
del mondo dello spettacolo non si vede un grande
impegno sociale. Si potrebbe secondo lei utilizzare
Rivista – Settembre 2009
La
di più la loro fama per
promuovere cause umanitarie? In fin dei conti in
passato queste testimonianze sono state efficaci.
All’inizio degli anni Ottanta Michael Jackson fu
uno dei promotori di We
Are The World ed ebbe un
successo notevole e con i
proventi di quell’iniziativa riuscirono a finanziare
tanti progetti.
Ci sono stati alcuni tentativi di altre organizzazioni
come l’UNICEF e l’Alto
Commissariato per i Rifugiati di scegliere qualche
personalità della cultura,
dello sport e delle arti per
fare l’ambasciatore uma- Fui sconvolto quando durante
nitario. Sì, può aver at- il mio primo viaggio in Angola
tirato un po’ di fondi, ma vidi tutti quei mutilati
che giravano nelle città dove
in generale non penso sia il CICR aveva creato dei centri
l’ideale. Il ricordo che con- wdi riabilitazione ortopedica”.
servo Lady Diana è per
me emozionante perchè
fui io a convincerla su quale tematica dirigere la sua
attenzione. Lei era venuta una volta in visita al CICR
e l’avevo incontrata. Un bel giorno mi telefonano e mi
voleva vedere a cena. Andai a Londra, cenai con lei ed
un piccolissimo comitato. Eravamo quattro o cinque
persone in tutto. Voleva assolutamente fare qualcosa
per la Croce Rossa, ma ne era preclusa in quanto le
posizioni ufficiali della British Red Cross erano occupate della regina e degli altri membri della famiglia
reale. All’epoca cominciavamo a muoverci nel campo
delle mine terrestri. Le proposi l’argomento ma ancora
non sapevo come avrebbe potuto contribuire. Lei subito dimostrò molto interesse e dopo un certo periodo
siamo riusciti ad organizzare la sua visita in Angola,
dove il CICR era presente e dove avevamo dei disastri
causati da quelle mine. Fui sconvolto quando durante
il mio primo viaggio in Angola vidi tutti quei mutilati
che giravano nelle città dove il CICR aveva creato dei
centri di riabilitazione ortopedica. Gli effetti di questa
piaga sulla popolazione sono tremendi. Sapevo che, se
la Principessa del Galles si fosse mossa, avrebbe avuto
tanti di quei paparazzi al seguito che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di positivo e così fu. Tempo dopo capitò quello che capitò, la sua morte avvenne in un momento delicato del negoziato della convenzione per la
messa al bando di questi ordigni. Lei non ne aveva più
niente a che fare, ma la sua scomparsa ha commosso
tutti coloro che la conoscevano come promotrice della
lotta contro le mine. Siccome l’incidente avvenne pochi giorni prima dell’apertura dell’ultima conferenza
diplomatica a Oslo per negoziare il testo finale, sono
convinto che la sua morte abbia avuto un’influenza
per la conclusione dell’accordo.
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H
1859-2009: a 150 anni della battaglia di Solferino
enry Dunant e le origini
della Croce Rossa
Il 24 giugno 1859 a Solferino-San Martino, due Comuni della Lombardia a occidente del fiume Mincio, si svolse la più memorabile battaglia terrestre della Seconda Guerra d’Indipendenza tra le truppe
austro-ungariche e quelle sardo-francesi. Forze in campo: Armata sarda ed Armata (francese) d’Italie
(complessivamente 118.600 uomini con 10.500 cavalli e 300 pezzi di artiglieria) da una parte, Austriaci (1.a e 2.a Armata; complessivamente 120.000 uomini con 6.500 cavalli e 411 pezzi di artiglieria)
dall’altra. Comandanti: Vittorio Emanuele II di Savoia per i Sardi, Napoleone III per i Francesi e
Francesco Giuseppe per gli Austriaci.
di Tindaro Gatani
Henry Dunant al
tempo della
fondazione della
Croce Rossa.
Cronaca di una battaglia terribile
La battaglia si presentò agli inizi come un
classico scontro tra opposti schieramenti
ed i due eserciti contrapposti si cominciarono a muovere l’uno contro l’altro, ritenendo l’avversario fermo sulle sue proprie
posizioni. Il contemporaneo movimento
dei due schieramenti al primo sorgere del
sole, invece di uno scontro frontale, diede
luogo ad una serie di combattimenti staccati ed indipendenti tra di loro, che crearono un certo nervosismo nei due rispettivi
alti comandi. Tra Castiglione e Solferino
alcuni Corpi francesi si scontrarono con
quelli austriaci mentre a Madonna della
Scoperta e a San Martino, l’Armata sarda
ingaggiò una terribile lotta con l’8° Corpo
austriaco. Sul mezzogiorno, quando i due
comandi supremi non erano riusciti ad avere la situazione sotto controllo, era chiaro
a tutti che non si era trattato delle solite
scaramucce prima dello scontro finale, ma
di veri e propri accaniti combattimenti,
che avevano lasciato sul terreno migliaia
di morti e feriti gravi. A prima vista ad
avere la meglio erano stati i Franco-sardi.
Fu proprio sul mezzogiorno, approfittando dei lievi vantaggi avuti sul terreno, che
Napoleone III si impegnò in prima persona, assumendo la direzione effettiva della
battaglia, lanciando il I° Corpo d’armata e
la Guardia al centro della mischia, verso
Solferino, considerato l’obiettivo principale da occupare. La cittadina venne conquistata in meno di due ore. Nel frattempo il
IV Corpo francese, aiutato dal III, resisteva ai furiosi contrattacchi degli Austriaci
che vennero più volte respinti. Alle 15,30
l’Imperatore Francesco Giuseppe era costretto ad ordinare la ritirata generale delle sue truppe oltre il Mincio. Ma, a causa
di un forte temporale che si era abbattuto
Rivista – Settembre 2009
La
sulla zona, l’ordine di ritiro non raggiunse
tutto lo schieramento austriaco, una parte
del quale impegnava ancora i Sardi che,
alla fine, riuscivano ad avere la meglio,
grazie all’impeto della fanteria e all’impiego in massa delle artiglierie. A sera tutto
l’esercito austriaco era in rotta. Prima ancora di capire le conseguenze della battaglia, bisognava fare la conta delle perdite.
I Franco-sardi avevano avuto 17.300 tra
morti e feriti gravi e gli Austriaci 22.000.
Lo stesso Napoleone III, impressionato
dal triste scenario del campo di battaglia,
temendo un possibile intervento prussiano, a fianco dell’Austria, sulle frontiere
francesi del Reno, si affrettò a concludere,
il 12 luglio, l’armistizio di Villafranca.
Dal Convegno di Plombières alla Pace
di Zurigo
Con quella battaglia si concludeva vittoriosamente per il Regno di Sardegna la
Seconda Guerra d’Indipendenza. Ed era
soprattutto una vittoria del primo ministro
49
I fondatori della Croce Rossa: al centro il generale G.H. Dufour, a sinistra Gustave Moynier e De Louis Appia, a destra Henry Dunant e il
dottor Th. Maunoir (Ginevra 1863).
piemontese, Camillo Benso conte di Cavour, che
aveva saputo tessere una rete internazionale favorevole alla “causa italiana” nella quale era rimasta
invischiata la potente Austria. Il Cavour per portare
avanti gli interessi di Casa Savoia, cercò con ogni
mezzo di stringere alleanze e patti segreti con l’Inghilterra e la Francia. Per convincere Napoleone III
a sostenere i suoi progetti non aveva esitato a mettere tra le braccia dell’imperatore francese sua cugina, la contessa Virginia Oldoini (1837-1899), meglio
conosciuta come Contessa di Castiglione per aver
sposato all’età di 17 anni il conte Francesco Verasis
Asinari di Castiglione, una delle donne più belle e
fascinose del suo tempo. Inviata alla Corte francese sotto «l’esperta guida» del conte Costantino Nigra,
incaricato d’affari del Regno di Sardegna a Parigi,
la Castiglione, con la sua presenza «mondana e seducente» e la sua straordinaria bellezza (la principessa
di Metternich la definì «una statua di carne»), finì per
diventare l’amante dell’imperatore e quindi lo strumento perfetto dei piani del Cavour. Tutto l’intrigo,
a dispetto della stessa imperatrice francese Eugenia
di Montijo, e degli emissari della Corte asburgica,
che fecero di tutto per distrarre Napoleone III dalle
trame del primo ministro piemontese, avrebbe dato
comunque i suoi buoni frutti. Anche dopo essere miracolosamente scampato, insieme alla moglie, all’attentato compiuto dal mazziniano romagnolo Felice
Orsini (14 gennaio 1858), Napoleone III continuò a
manifestare le sue simpatie per il Piemonte. Il 21 luglio dello stesso anno 1858, Napoleone III e Cavour
si incontrarono a Plombières (cittadina termale tra i
Vosgi) per gettare le basi di un’alleanza militare segreta contro l’Austria, che, tra l’altro, stabiliva:
a) che la Francia sarebbe intervenuta a fianco del
Piemonte, solo se l’Austria lo avesse attaccato;
b) che, in caso di vittoria, si sarebbero formati in
50
Italia quattro Stati riuniti in una sola confederazione
posta sotto la presidenza onoraria del Papa (Italia
settentrionale, Italia centrale, Stato pontificio, Italia
meridionale);
c) in compenso dell’aiuto prestato dalla Francia, il
Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III il Ducato
di Savoia e la Contea di Nizza.
Al Piemonte bastava adesso soltanto creare le premesse per farsi attaccare dall’Austria. A questo fine,
appena ritornato a Torino, il Cavour cominciò a intraprendere lavori di fortificazione, a mobilitare l’esercito, a ordinare spostamenti di truppe, a provocare
insomma, con i fatti e le parole, la suscettibilità degli
Austriaci. Non si trattenne nemmeno dall’emettere
un prestito pubblico per finanziare gli armamenti e
di assegnare a Garibaldi il compito di organizzare
un corpo di volontari (i celebri Cacciatori delle Alpi).
L’Austria, alla fine, non sapendo dell’accordo segreto
di Plombières, cadde nel tranello e mandò a Torino
un ultimatum, intimando al Piemonte di abbassare
i toni e ritirare i soldati dai confini. Era quello che
aspettava il Cavour. La guerra scoppiò e la Francia
intervenne.
Testimone per caso
Nella mattinata del 24 giugno 1859, proprio mentre
infuriava la tremenda battaglia di Solferino e San
Martino, giungeva sul posto Henry (Jean Henri)
Dunant (1828-1910), appartenente ad una famiglia
patrizia di Ginevra, dove era nato l’8 maggio 1828,
che si era distinta per opere caritatevoli e filantropiche. Non essendo uno studente particolarmente
brillante Dunant era stato costretto ad abbandonare
il Collegio Calvino ed a intraprendere un apprendistato presso una banca. Divenne allora seguace di
Alessandro Vinet, pastore e professore, letterato e
filosofo di Losanna, il quale esercitò su di lui un’influenza grande e duratura. Seguendo l’insegnamento del Vinet, Dunant fu uno dei più convinti fondatori dell’Unione cristiana dei giovani. Nel 1854, all’età
di 26 anni, ottenne l’incarico di rappresentante della
Compagnia ginevrina delle colonie di Sétif in Nord Africa
e Sicilia e quindi quello di presidente della Società
finanziaria e industriale dei mulini di Mons Diémila in
Algeria, che aveva il compito di coltivare a cereali
una vasta estensione di terreno per la quale tuttavia mancava ancora l’autorizzazione per un cospicuo approvvigionamento idrico. E poiché l’Algeria
era da tempo, nonostante l’ostinata guerriglia, una
colonia francese, ecco allora che il ginevrino decise
di rivolgersi direttamente a Napoleone III proprio
quando questi era impegnato nella spedizione italiana, raggiungendo appunto il suo accampamento il
giorno della terribile battaglia.
La vista di tanti morti e soprattutto di migliaia di
feriti abbandonati sul campo fu un vero e proprio
shock che lo segnò profondamente. Dunant dimenticò gli affari per dare una mano al soccorso dei feriti
e nello stesso tempo per prendere appunti per docu-
Rivista – Settembre 2009
La
mentare quella terribile carneficina. L’anno seguente
sarebbe uscito a Ginevra, fuori commercio ed a spese dell’autore, Un souvenir de Solferino, poi tradotto in
molte lingue.
Dall’edizione italiana curata nel 1988, in occasione
dei 125 anni della Croce Rossa, riprendiamo alcuni passi per capire i fatti che spinsero il ginevrino
a gettare le basi per fondare una grande struttura
umanitaria. «In mezzo a questi combattimenti, così diversi
e senza quartiere, che dappertutto si rinnovano, si sentono
imprecazioni uscire dalla bocca di uomini delle più diverse
nazionalità… Nella fase più acuta della lotta, allorché la
terra tremava sotto un uragano di ferro, di zolfo e di piombo… Alcune vivandiere avanzano sotto il fuoco pur di recare
ristoro ad alcuni poveri soldati… e anch’esse rimangono ferite mentre danno loro da bere e tentano di medicarli... più
lontano, alcuni cavalli, più umani di coloro che li montano,
avanzano evitando ad ogni passo di calpestare le vittime
dell’aspra, furibonda battaglia».
Morti e feriti a migliaia, dappertutto grida di aiuto,
mentre il frastuono delle cannonate si fondeva con
quello dei tuoni di un temporale che stava per abbattersi sulla zona dei combattimenti. «Il cielo s’è oscurato – ricorda Dunant – e fitte nubi coprono ad un tratto
l’orizzonte. Il vento si scatena con furia e solleva nello spazio
rami d’alberi spezzati; una pioggia fredda, spinta dall’uragano, anzi, per meglio dire, un autentico ciclone s’abbatte
sui combattenti già sfiniti dalla fame e dalla fatica, mentre
raffiche e turbini di polvere accecano i soldati, costretti a lottare anche contro gli elementi della natura».
Campo di morte e di dolore
«Tra i morti – racconta ancora Dunant – alcuni soldati
hanno un aspetto sereno e sono quelli che, colpiti d’improvviso, sono rimasti uccisi sul colpo; ma moltissimi caduti sono
rimasti contraffatti dalle torture dell’agonia… Tre giorni
e tre notti sono occorsi per seppellire i cadaveri rimasti sul
campo di battaglia… Purtroppo, nella precipitazione che
tale servizio comporta… tutto fa credere che più d’un vivo
debba esser stato sotterrato con i morti». E prima ancora
di essere seppelliti, quei poveri corpi spesso subivano l’onta dei contadini locali che li spogliavano dei
vestiti, delle scarpe e dei pochi averi che avevano
addosso. E poi c’erano gli oltraggi degli animali: «I
cadaveri degli Austriaci sono divorati da sciami di mosche e
gli uccelli da preda si librano su quei corpi verdastri, nella
speranza di cibarsene» prima che «li si ammucchia a centinaia in grandi fosse comuni».
Non si trattava soltanto di morti per ferite gravi
riportate in combattimento: «Quanti giovani ungheresi, boemi o rumeni arruolati solo da alcune settimane, si
sono gettati a terra per la fatica e l’inedia, una volta giunti fuori tiro, e non si sono più rialzati o, indeboliti dalla
perdita di sangue, benché forse lievemente feriti, sono periti
miseramente di sfinimento e di fame!». Dunant racconta quindi le strazianti scene delle amputazioni, che
a centinaia si eseguivano a catena negli ospedali da
campo in condizioni igieniche molto precarie, con «il
paziente che attraversa due periodi ben distinti, passando da
Rivista – Settembre 2009
La
Bozzetto per un francobollo Pro Juventute per celebrare il primo
centenario della nascita di H. Dunant (1828-1928).
un’agitazione, che spesso assume forme di delirio furioso,
sino all’abbattimento, ad una prostrazione completa, in cui
rimane come immerso in profondo letargo».
Alla fine, Dunant commosso ed impotente davanti
a tanta sofferenza si chiedeva: «Ma perché raccontare
tante scene di dolore e di disperazione, suscitando forse sensazioni penose? Perché aver indugiato quasi con compiacimento su episodi raccapriccianti, rievocandoli in un modo che
può sembrare minuzioso ed esasperante?». Ma un «perché»
c’era, ed era contenuto nelle seguenti riassunte considerazioni. Non potendo bandire le guerre e visto:
a) che giorno dopo giorno si assiste ad una vera e
propria corsa agli armamenti con l’invenzione di
nuovi terribili mezzi di distruzione e che gli inventori di questi strumenti di morte sono applauditi e
incoraggiati;
b) che le condizioni degli animi in Europa consentono di prevedere delle guerre, che sembrano inevitabili in un futuro più o meno remoto;
c) «ebbene», perché non approfittare di un periodo di
relativa pace e di calma per studiare e cercare di risolvere un problema di così alta e universale importanza, dal duplice punto di vista dell’umanità e del
cristianesimo, stabilendo degli accordi internazionali per soccorrere i feriti e i prigionieri di guerra?
Dunant lanciava allora, «all’attenzione dei diversi componenti la grande famiglia europea» e a tutti coloro che
avevano «un animo elevato o un cuore capace di commuoversi alle sofferenze del prossimo», l’idea di fondare un
organismo sovrannazionale che portasse soccorso
a tutti i combattenti feriti dei contrapposti schieramenti.
La prima Convenzione di Ginevra
Nonostante le difficoltà incontrate nell’attuazione
del suo progetto, Dunant, nel 1863, riuscì a fondare,
insieme ad altri quattro cittadini svizzeri, un’associazione, che in seguito prenderà il nome di Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), che aveva, per
statuto, già sul nascere gli scopi per i quali egli si era
battuto. Un anno dopo quei primi cinque membri,
con il sostegno del Governo svizzero, convocarono
51
una conferenza diplomatica
alla quale parteciparono 16
Paesi e si concluse con l’adozione della prima Convezione
di Ginevra sui soccorsi ai feriti
e ai prigionieri di guerra. La
Convezione sanciva anche il
trattamento umanitario delle vittime e l’adozione di uno
speciale emblema distintivo
costituito da una croce rossa
su sfondo bianco. Ed in quella idea, Dunant aveva posto
non solo molte speranze, ma
anche parte del suo patrimoTomba di Henry Dunant
al cimitero Sihlfeld
nio, mentre i suoi affari in Aldi Zurigo.
geria, soprattutto a causa del
suo troppo tempo dedicato ai
progetti umanitari, languivano. Il fallimento del Credito Ginevrino, nell’aprile del 1867, segnò il tracollo
finanziario suo e quello di tanti suoi amici, che si erano esposti con il suo progetto. Il 17 agosto 1868, Dunant, costretto a dichiarare bancarotta, venne condannato dal tribunale civile di Ginevra come «responsabile di aver coscientemente ingannato i suoi collaboratori». Gerard A. Jäger, l’autore svizzero di una nuova
biografia intitolata Henry Dunant: l’homme qui inventa
le droit humanitaire, ci ricorda che «fu allora che Gustave
Moynier [cofondatore del CICR], nel timore che la bancarotta e la cattiva reputazione di Dunant a Ginevra potessero
compromettere l’immagine della Croce Rossa, lo allontanò
dal Comitato». Costretto a lasciare Ginevra, Dunant,
dopo aver peregrinato per qualche tempo attraverso
tutta la Svizzera, nel 1875 si stabilì definitivamente a
Heiden, un paesino del Canton Appenzello esterno,
dove visse gli ultimi 18 anni della sua vita ricoverato
nel locale ospizio. Intanto, mentre «la gente lo credeva
morto», come ricorda Jäger, «il Comitato Internazionale della Croce Rossa continuò a lavorare e a crescere senza
di lui». La riabilitazione e gli onori, negati in patria,
sarebbero arrivati dall’estero: nel 1901, Dunant venne insignito del primo Premio Nobel per la Pace, per
la fondazione della Croce Rossa e l’adozione della
prima Convenzione di Ginevra. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa gli inviò allora un commosso messaggio di congratulazioni: «Non c’è persona
che meriti questo riconoscimento più di te che, quarant’anni
or sono, desti vita all’organizzazione internazionale che oggi
presta soccorso alle vittime sui campi di battaglia. Senza di
te, la Croce Rossa, la maggiore conquista umanitaria del
XIX secolo, non avrebbe probabilmente mai visto la luce».
Ma tra Dunant e la sua città non ci fu mai vera riconciliazione tanto che alla sua morte, avvenuta il 30
ottobre 1910, il suo corpo venne sepolto nel cimitero
di Sihlfeld a Zurigo senza cerimonia.
Ferdinando Palasciano
Henry Dunant non era comunque stato il primo
a pensare a qualche forma di soccorso dei feriti di
52
guerra indipendentemente della loro appartenenza. Tra i suoi precursori è da annoverare un medico napoletano. Tra il 2 e il 6 settembre 1848, con il
bombardamento e la presa di Messina, si registrava
l’episodio più cruento dell’insurrezione siciliana che
aveva costretto, dopo la sollevazione di Palermo del
12 gennaio dello stesso anno, i borbonici a sgomberare tutta l’Isola. La risposta dei “Napoletani” era
stata pronta e inflessibile. Nella mattinata del 7 settembre, le strade della martoriata città erano piene di
morti e di feriti. All’ordine del generale Filangieri di
non risparmiare nessuno degli insorti rimasti feriti,
si oppose fermamente un giovane medico chirurgo,
Ferdinando Palasciano, che si prodigò a prestare
loro l’assistenza medica necessaria. Posto sotto accusa per aver curato dei ribelli, a molti dei quali aveva
salvato la vita, il medico si difese affermando: «Per
me i feriti sono sacri, né possono essere considerati nemici.
Come medico e come cristiano sento l’obbligo di proteggere e
di curare ogni ferito con lo stesso zelo».
Per questo principio, rivoluzionario per quei tempi,
il medico dell’esercito borbonico, nato a Capua il 13
giugno 1815, venne condannato ad un anno di prigione e rinchiuso nel carcere di Reggio Calabria. La
guerra contro gli insorti continuò ancora per parecchi mesi e a Reggio giungevano dalla Sicilia sempre
nuovi soldati feriti. Palasciano chiese allora di potersi recare, tutte le volte che la necessità lo richiedesse, a lavorare nell’ospedale del porto, per poi fare di
nuovo ritorno in prigione, sostenendo che «dovunque
siano malati e feriti, là è il mio dovere, là è la mia anima».
Le persecuzioni a cui fu sottoposto a causa delle sue
idee non riuscirono a scoraggiarlo.
Le atrocità della guerra di Crimea e quelle della
Campagna d’Italia del 1859 (Battaglia di Solferino) lo spronarono ancora più a battersi per i suoi
nobili ideali. In occasione di due memorabili sedute
dell’Accademia Pontoniana di Napoli, il 28 gennaio
e il 28 aprile 1861, sostenne «la necessità di migliorare
l’assistenza ai feriti in guerra e di stabilire, con una convenzione internazionale, il reciproco riconoscimento fra i belligeranti della neutralità dei combattenti feriti o gravemente
malati». Saputo di quanto era stato fatto a Ginevra,
egli lodò l’iniziativa dalla quale era stato escluso, ma,
fedele ai suoi ideali, lottò affinché la protezione fosse migliorata proponendo di includervi l’assistenza
ai feriti delle guerre navali. Cosa che puntualmente
avvenne con la Convenzione di Ginevra del 1868. In
seguito furono molteplici le iniziative per riconoscere a Palasciano la priorità della sua idea rispetto a
quella del Dunant.
La nostra nota non ha questo scopo, ma solo quello
di ricordare che Ferdinando Palasciano dedicò tutta
la sua vita alla difesa e alla propaganda dello stesso
ideale che animò Dunant. Con l’avvento del Regno
d’Italia, Palasciano fu senatore e professore ordinario di clinica chirurgica nell’Università di Napoli e il
suo nome resta legato a numerose memorie e osservazioni di chirurgia pratica.
Rivista – Settembre 2009
La
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In occasione dei 25 anni di attività espositiva
dell’Hermitage di Losanna
assions partagées – De Cézanne à Rothko
Capolavori del XX secolo nelle collezioni private svizzere
e, infine, la presentazione di prestigiose collezioni
pubbliche o private.
La Fondazione dell’Hermitage di Losanna festeggia venticinque anni di attività espositiva. Tra
pochi giorni esattamente due milioni di visitatori
avranno attraversato le sale di quella che fu la residenza privata della famiglia di banchieri Bugnion.
Fu infatti nel 1841 che Charles Juste Bugnion acquistò un terreno e vi fece costruire una residenza
con un giardino dalle piante pregiate. Nel 1976 la
famiglia Buignon fece poi dono della casa e di una
parte del parco alla città di Losanna e allo stesso
tempo creò una fondazione privata che dal 1984
organizza delle esposizioni d’arte.
Gli obiettivi della Fondazione sono il far conoscere una residenza signorile della Losanna della
metà del XIX secolo, assicurando la gestione e lo
sviluppo di un museo di altissimo livello nell’ambito delle belle arti.
Annualmente vengono organizzate due o tre mostre dedicate principalmente all’arte occidentale
dal Rinascimento ai nostri giorni. La programmazione s’articola attorno a tre assi fondamentali: le
esposizioni monografiche, le esposizioni tematiche
54
La Fondazione fu inaugurata nel 1984 con una
mostra dal titolo: «L’impressionnisme dans les collections romands» (170’000 visitatori in quattro mesi)
ed oggi, venticinque anni più tardi, la mostra in
corso «Passions partagées, de Cézanne à Rothko» vuole fare idealmente un richiamo alle origini attingendo al collezionismo privato. Si tratta appunto
di quadri provenienti dalle più importanti collezioni private della Svizzera. L’allestimento le mette insieme per epoca e corrente artistica, tuttavia
il vero filo conduttore è la loro provenienza. Ciò
rende il visitatore ancora più interessato e curioso dato che queste opere, una volta ritornate ai
loro proprietari, non saranno più visibili a chiunque. Per questa volta ecco che il collezionismo
delle grandi fortune svizzere si apre a tutti con la
consapevolezza della propria funzione sociale ed
educativa. Picasso, Matisse, Signac, Dalì, Braque
e Paul Klee sono solo alcuni degli artisti esposti
in questa mostra che conta oltre un centinaio di
opere.
Un’ampia libreria accoglie il visitatore. La sua
struttura moderna in vetro e acciaio ben si amalgama con la classicità dell’immobile. Gli interventi
di conservazione e le aggiunte sono state numerose in questi anni. Basta pensare alle sale ricavate
al di sotto del piano terra, che permettono di accogliere opere di grandi dimensioni. L’Hermitage
è ormai diventata un’istituzione culturale imprescindibile per la Confederazione.
Gherardo Cantoni
L’esposizione rimane aperta fino al 25 ottobre 2009.
Con il seguente orario: dal martedì alla domenica
10.00 - 18.00, il giovedì 10.00 - 21.00.
Chiusa il lunedì tranne il 21 settembre
(aperta dalle 10.00 alle 18.00).
Fondation de l’Hermitage, 2
route du Signal – Losanna
www.fondation-hermitage.ch
Rivista – Settembre 2009
La
Carnet
Antonio Rosmini
e il federalismo:
dal progetto dell’800
alla realtà di oggi.
Riprendendo, e proseguendo, il
“percorso” tracciato in occasione
della prima tavola rotonda, svoltasi a
Lugano il 20 maggio 2008, sul tema
“Antonio Rosmini: le 5 piaghe della
Santa Chiesa”, anche quest’anno,
sempre a Lugano, il 25 settembre si
terrà un incontro che partirà dal pensiero di Antonio Rosmini, e dal suo
progetto federalista, per arrivare alla
realtà di oggi.
All’incontro, promosso da Gemana
Consulting SA, in collaborazione
con il Centro Internazionale di Studi
Rosminiani, che ha ottenuto anche
quest’anno il Patronato del Consolato d’Italia di Lugano ed il Patrocinio
Incontro a Lugano il 25 settembre
del Comune di Lugano, parteciperanno esperti del pensiero rosminiano, esperti dell’idea federalista laica,
politici della realtà ticinese ed italiana che si ispirano al federalismo
e personalità del mondo imprenditoriale.
L’incontro, come detto, avrà luogo
martedì 25 settembre alle ore 16°°
a Lugano, nelle sale del Grand Hotel
Eden, secondo il seguente programma:
- ore 16,00 Saluto di Benvenuto
- ore 16,15 Saluto delle Autorità
- ore 16,45 Inizio lavori
- ore 19,30 Discussione
- ore 20,00 Conclusione lavori
I relatori e gli interventi
• Gianni Maritati, Giornalista della
redazione cultura del TG1
“L’evoluzione federalistica da Gioberti alla Costituzione Italiana”.
• Don Umberto Muratore, Direttore
Centro Internazionale di Studi Rosminiani
“Il progetto federale di Antonio Rosmini”.
• Prof. Luciano Malusa, Professore
Ordinario di Storia della Filosofia Università di Genova
“Il percorso del Federalismo in Italia
e l’eredità di Carlo Cattaneo”.
• Marco Borradori, Consigliere di
Stato della Confederazione Elvetica
“La realizzazione di uno Stato Federale: La Svizzera”.
• On. Roberto Cota, Capogruppo
Lega Nord alla Camera dei Deputati
Italiana
“Il federalismo fiscale italiano: Federalismo o Devoluzione?”.
• On. Enzo Carra, Parlamentare PD
alla Camera dei Deputati Italiana
“Il federalismo italiano visto dall’opposizione”.
SCAMBIO CULTURALE
BERNA – ROMA
“Anche noi scriviamo in italiano!” questo il titolo
dell’incontro che, con il patrocinio dell’ambasciata
d’Italia in Svizzera, della BSV –Berner Schriftstellerinnen und Schriftsteller Verein della Società Dante
Alighieri di Berna, e con il sostegno della Burgergemeinde e dello Sprachkreis Deutsch – Berna, e
dell’UNITRE – Università delle Tre Età – Berna, è organizzato a Berna.
Mercoledì 16 settembre – alle ore 20.00 nel Foyer
della Chiesa francese (Französische Kirche), Locale
della Dante Alighieri - Predigergasse 3,
in occasione dello scambio culturale Berna – Roma.
Detto scambio propone quest’anno due autrici di
lingua tedesca, che vivono in Italia, e che, nel corso
delal serata, coadiuvate da due scrittori che vivono a
Berna, presenteranno le loro opere in italiano!
Le scrittici che risiedono a Roma sono Nora Moll e
Barbara Pumhösel, gli scrittori residenti a Berna sono
Daniel Himmelberger e Saro Maretta.
PS: martedì 15 settembre 2009 – alle ore 20.00 al
Bistrot Morillon - Morillonstrasse 8+10 - 3007 Bern la
stessa manifestazione sarà tenuta in tedesco!
Entrata libera
Rivista – Settembre 2009
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Carnet
Bilancio del Festival Rilke 2009 a Sierre, 21-23 agosto 2009
Le parole di Rilke seducono
un pubblico sempre più numeroso
Questi tre giorni di festival si completano con un ottimo bilancio. Le parole di Rilke e le animazioni
poetiche hanno contato quasi 6000 visitatori. Il pubblico ha apprezzato la qualità dei circa 200
appuntamenti culturali proposti in francese, in tedesco ed in italiano al castello Mercier a Sierre
La quarta edizione del Festival Rilke ha risposto a tutte le
attese! Un pubblico numeroso ed entusiasta è venuto, anche da lontano (Parigi, Francoforte) a partecipare all'evento sotto un sole radiante. Esperti del poeta, innamorati
delle parole, famiglie passeggiando, tutti hanno trovato il
loro tornaconto . “Quest'eccellente frequenza conferma
l'interesse di un pubblico in ricerca di produzioni di qualità in un ambiente particolare”, ha detto il Presidente del
Festival Rilke René-Pierre Antille.
Momenti forti
Sedersi, impregnarsi della bellezza di un luogo, lasciare le
parole risuonare in sé, respirare. È l'intimità e l'intensità di
CROCIERA SUL LAGO DI GINEVRA
E COCKTAIL DÉJEUNATOIRE
PRESENTAZIONE DI LKN-LOGOS
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza venerdì 18 settembre 2009 un cocktail déjeunatoire, preparato dal rinomato chef Philippe Chevrier,
sul battello a vapore “Savoie” per presentare ai propri
invitati la società LKN - Logos Knowledge Network: coaching & knowledge development all around the world
(http://www.logosnet.org). L’appuntamento è Venerdì 18
settembre 2009 dalle ore 11.45 al Molo della CGN del
Jardin Anglais, Ginevra. L’incontro, rivolto soprattutto a
Human Resources Managers e a CEO di banche e multinazionali, sarà aperto dal discorso di benvenuto della CCIS. Seguirà l’intervento del Dr. Fernando Salvetti,
Managing Partner di LKN-LOGOS, sul tema “Intelligence Culturelle & Développement d’affaires”. A chiusura dell’evento Maurice Decoppet, presidente di ABVL
- Association des Amis des Bateaux à Vapeur du Léman,
presenterà il progetto “Sauvons le bateau ITALIE” della
CGN - Compagnie Générale de Navigation.
Programma
ore 11.45 : imbarco sul battello “Savoie”
ore 12.20: partenza della crociera
ore 14.00: ritorno al molo CGN di Jardin-Anglais
(sbarco fino alle ore 14.15)
ore 13.53: possibilità di sbarcare al molo CGN
di Genève-Pâquis
Costo a persona: CHF 78.- (cocktail e crociera inclusi)
Per iscrizioni e maggiori informazioni: CCIS – Ufficio
di Ginevra, Marilena Berardo, Marianna Valle, tel.: 022
9068595, fax: 022 9068599, e-mail: [email protected]
56
questi momenti che la gente ha apprezzato. Quest'anno, la
maggior parte degli spettacoli ha fatto il pienone. Ed all'uscita, molti elogi. Fra i momenti significativi di quest'edizione, la sottile interpretazione della compania Loufried nello
spettacolo “nello sguardo di Lou”, la prestazione degli autori di Bern ist überall, i bisbigli commoventi dei Souffleurs, le
vibrazioni sconvolgenti delle pietre acustiche di Pietro Pirelli e la lettura eccellente dei poeti ticinesi “duo a tre". Altra scoperta: la pellicola “lettere ad un'amica veneziana”„
di Mickael Kummer, specialmente concepita per il Festival,
ha rivelato l'Italia di Rilke con molta forza.
Proseguire, allargare
La prossima edizione si svolgerà nell'agosto del 2012.
Con nuove ambizioni. “Desideriamo continuare a stimolare la creazione di opere specifiche per il Festival. Il nostro
scopo è anche di allargare il campo artistico moltiplicando i mezzi di espressione poetica contemporanei”, ha dichiarato René-Pierre Antille. L'esposizione “Rilke, i giorni
dell'Italia" è ancora visibile fino al 29 ottobre 2009 alla
Maison de Courten a Sierre.
Ciclo di pranzi d’affari “Gli italiani e la finanza in Svizzera e in Europa: storia e attualità”
IV INCONTRO: GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009,
ORE 11.30 – HÔTEL LE RICHEMOND, GINEVRA
A seguito del successo dei primi tre incontri, è con grande piacere che la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera – Ufficio di Ginevra, in collaborazione con
l’associazione Calimala, presieduta dall’Avv. Stefano
Catalani, e con l’ALUB (Associazione Alumni Bocconi)
presieduta dalla dottoressa Luciana Broggi e dal dott.
Fabio Scirpo, coordinatori per l’area di Ginevra, promuove il terzo incontro del ciclo di pranzi d’affari :“Gli
italiani e la finanza in Svizzera e in Europa: storia e attualità”. L’ospite d’onore sarà il Dottor Marco Betocchi,
Direttore della Sede di Ginevra della Banca Svizzera
Italiana (BSI), con l'intervento intitolato «Storia di una
banca della Svizzera Italiana», soffermandosi soprattutto sulle relazioni fra Italia e Svizzera. L’aperitivo sarà
gentilmente offerto dalla Banca Svizzera Italiana.
Per iscrizioni e maggiori informazioni: Marilena Berardo
e Marianna Valle, tel.: 022 9068595, fax: 022 9068599,
e-mail: [email protected]
Rivista – Settembre 2009
La
Il 13 ottobre alla Tonhalle di Zurigo
Concerto di beneficienza per l’Abruzzo
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), il Comites di Zurigo, la Federazione delle
Colonie Libere Italiane in Svizzera, con l’alto patronato del Sindaco di Zurigo, invitano al Concerto
di beneficienza per l’Abruzzo del Pianista Michele Gioiosa che si terrà martedì, 13 ottobre 2009,
alle ore 19.30 presso la Tonhalle (sala piccola) di Zurigo
L’evento musicale si
colloca nell’ambito
di iniziative solidali promosse dalla
comunità
italiana
in Svizzera a sostegno di interventi di
ristrutturazione
e
ricostruzione nella
regione Abruzzo devastata dal terremoto del 6 aprile scorso. I proventi del concerto confluiranno
nel fondo devoluto all’Associazione “Terremoto Abruzzo”
del Coordinamento dei Comites in Svizzera, sostenuto anche dalla CCIS. Le risorse raccolte dall’Associazione “Terremoto Abruzzo“ saranno utilizzate per la realizzazione di
un opera sociale che resterà a testimonianza della solidarietà espressa dai sostenitori. L’associazione renderà conto
dell’utilizzo del fondo, informando la pubblica opinione
sull’opera realizzata.
Michele Gioiosa (1962) si è diplomato nel 1982 con il
massimo dei voti con Michele Marvulli presso il Conservatorio di Musica "U. Giordano" di Foggia.
Ha conseguito il Compimento Inferiore di Organo e Com-
Giornate di studio
17-19 settembre
Università di Zurigo, edificio
principale (Rämistrasse 71)
VICENDE STORICHE
DELLA LINGUA DI ROMA
Un’iniziativa del Seminario di Lingue e Letterature Romanze dell’Università di Zurigo (prof. Michele Loporcaro, dr. Vincenzo
Faraoni) in collaborazione con l’Istituto
Italiano di Cultura in Zurigo
Vicende storiche della lingua di Roma
s’intitola il saggio con cui, nel 1929,
Clemente Merlo dava avvio agli studi
scientifici moderni sul romanesco.
Di pochi anni successivo è il contributo in cui Bruno Migliorini, nel 1932,
Rivista – Settembre 2009
La
posizione Organistica ed è laureato in Filosofia presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Urbino.
È titolare della cattedra di Pianoforte Principale presso il
Conservatorio "U. Giordano" di Foggia.
Alla sua attività concertistica affianca anche quella di musicologo e critico musicale ed è Direttore Responsabile
della rivista Musica e Scuola.
Ha studiato Direzione d’Orchestra presso l’Accademia
Musicale Pescarese con Gilberto Serembe e a Mosca con
Pavel Lando e numerose sono le Masterclasses tenute in
Italia, in Russia ed in Germania.
Prevendita dei biglietti (da 55.- 75.- e 100.- franchi)
cassa della Tonhalle Claridenstrasse 7, 8002 Zürich
Mo. – Fr. 10.00 – 18.00 Uhr
Lun. – Ven. ore 10.00 alle 18.00
Per telefono: Tel. 044 206 34 34
Mo. – Fr. 10.00 – 18.00 Uhr
Lun. – Ven. ore 10.00 alle 18.00
per internet : www.tonhalle-orchester.ch
Uleriori prevendite
BIZZ, Musik Hug, Jecklin, Jelmoli City, Migros City,
Opernhaus Zürich
definiva la storia del romanesco come
“la storia del suo disfacimento, dovuto all’azione esercitata per secoli su di
esso dal toscano che gli si sovrappose”.
La vicenda di toscanizzazione che si
è innescata ha trasformato profondamente il romanesco (parlato, non solo
scritto), già a partire dal Quattrocento,
secolo in cui degli altri volgari municipali entrava in crisi, sotto l’influsso
del toscano, unicamente l’espressione
scritta. Si può dunque ben dire che
il romanesco si trova all’avanguardia
di un processo di standardizzazione
progressiva per contatto che le altre
parlate d’Italia stanno subendo solo
attualmente, a quattro-cinque secoli
di distanza.
Sono questi, in breve, alcuni dei motivi che rendono tanto interessanti, non
solo per i linguisti, le vicende storiche
della lingua di Roma alle quali è dedicato il convegno, che riunisce per tre
giorni a Zurigo specialisti affermati e
giovani studiosi.
In margine ai lavori del convegno,
giovedì 17 settembre alle ore 18 verranno proposte, a cura dell’Istituto
Italiano di Cultura in Zurigo, “Letture
dai Sonetti in romanesco di Giuseppe
Gioachino Belli (1791-1863)”, lettrice: Elettra de Salvo.
Per informazioni e programma
del convegno:
e-mail: [email protected]
tel.: 044-6343545
sito: www.rose.uzh.ch
www. aktuelles.html
57
V
Intervista* al curatore Theo Mäusli
oce e Specchio - Storia della radiotelevisione
svizzera di lingua italiana
di Chiara Marcon
Voce e specchio, è un volume
che tratta la storia della
Radiotelevisione svizzera
in lingua italiana (RSI),
un progetto ambizioso al
quale hanno collaborato
molti esperti del settore.
Un volume dalla copertina
accattivante, una superficie
dove il lettore si può specchiare prima di entrare nel
vivo della consultazione.
Theo Meusli con il volume
All’interno ci son quattro
capitoli, un glossario dei termini, una cronologia, alcuni
indici e due DVD: il primo con documentazione sonora, il
secondo audiovisivo, che aiutano il lettore a compiere “un
tuffo nel passato”, attraverso una documentazione non
solo cartacea. Una storia della televisione a 360°. Curatore del volume è Theo Mäusli. Ecco, come spiega il risultato, di un lungo lavoro, e la sua proiezione nel futuro.
Perché è interessante, conoscere la storia della radio
e della televisione? Proprio perché la radiotelevisione è
voce ed è specchio, perché tramite la sua storia possiamo
capire le potenzialità ed i limiti di una società. Ma anche
perché la radiotelevisione fa fortemente parte della nostra
autobiografia: quante immagini, quanti suoni della nostra
memoria ci venivano trasmessi tramite la radiotelevisione? Quante idee, quante nostre abitudini hanno a che fare
con i mass-media elettronici?
Voce e specchio? Come mai questo titolo per il volume
storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana?
L'approccio nella scrittura di questo libro è stato quello,
non di voler capire la radio e la televisione per se stesse,
ma il ruolo, l'impatto che hanno su un territorio come la
Svizzera italiana e sulla sua popolazione. Sia la radio,
a partire degli anni '30, sia la televisione, a partire degli anni '50, sono state fortemente delle voci che hanno
raccontato al territorio sul mondo, ma anche sulle vicende del territorio stesso. Inoltre abbiamo trovato tante
conferme che la radiotelevisione svizzera fungeva quasi
come rappresentante ufficioso del territorio verso l'interno, quindi al resto della Svizzera, ma anche all'estero,
soprattutto verso l'Italia.
Ci saranno altri progetti futuri, in collegamento a questo lavoro? In parallelo, insieme ad Andreas Steigmeier
e François Vallotton dirigo un progetto sulla storia della
SSR, dal 1982 fino ad oggi, a livello svizzero dunque. Il
risultato uscirà nel 2012.
Il volume è diviso in quattro parti, scritte a più mani.
Come mai questa scelta? Sono convinto che per scrivere un buon saggio sulla radiotelevisione ci vuole, inizialmente, non un ottimo intenditore e specialista sulla
radiotelevisione, ma ci vogliono autori che conoscano
bene un periodo, le sue problematiche e le circostanze.
Siamo dunque stati un collettivo di storici, ognuno con
le sue conoscenze e interrogativi, abbiamo cercato di abbozzare insieme delle domande interessanti per la storia
della Svizzera italiana e della Svizzera.
Oltre al libro e ai due dvd allegati, avete messo a disposizione del pubblico anche un sito internet
La radiotelevisione svizzera dispone attualmente un archivio di oltre 200'000 ore di materiali audiovisivi. Uno
degli obiettivi del libro era anche quello di chiarire le
circostanze della produzione e distribuzione originale
di questi documenti. Tramite il sito, e in futuro sempre
di più, dovrà essere possibile consultare questi archivi
e dunque valorizzare un patrimonio inestimabile della
Svizzera italiana.
58
Quanto tempo è stato necessario per realizzare il progetto? Tra la formazione del gruppo, il visionamento delle
fonti, la scrittura dei testi ed i lavori editoriali abbiamo
lavorato circa tre anni. Se gli autori non avessero portato
con se già un notevole bagaglio di esperienze e se non ci
fosse stato un grande supporto da parte dell'Università
della Svizzera italiana, questi tempi si sarebbero notevolmente allungati.
A quale pubblico è indirizzato? A tutti coloro a cui piace
sfogliare il passato, cogliendone stimoli per ,il futuro.
Che cosa ha rappresentato secondo Lei la televisione, e
che cosa rappresenta oggi? Nei primi decenni della sua
storia era un miracolo tecnico, una conquista della modernità, resa accessibile a tutti, perché patrocinata dallo stato.
In seguito diventava il faro pubblico che definiva i temi
d'attualità, consolidava i gusti e nutriva sentimenti di appartenenza. Oggi la televisione può essere - parlo sempre
di quella del servizio pubblico - garante di una certa etica
giornalistica, di equilibrio, attualità e qualità, una nave solida nel mare di stimoli, informazione e disinformazione.
Qual è il modello di televisione e di comunicazione vincente oggi? Per la comunicazione del Servizio pubblico
l'unico modello possibile può essere quello della qualità,
con riferimento ad una rappresentazione di una società,
il modello della voce e dello specchio. Questo vale anche
per i nuovi vettori multimediali. Mi sembra che la RSI abbia, anche grazie alla sua storia, i presupposti per lanciarsi
anche in futuro in questa direzione.
*La versione online dell’intervista su: www.ilgiornale.ch
Voce e Specchio
Storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana
A cura di Theo Mäusli
Contributi di Gabriele Balbi, Ruth Hungerbühler, Marco Marcacci, Giorgio Passera, Mattia Piattini, Paolo
Sala e Nelly Valsangiacomo.
Edizioni Dadò - pp. 304.edizione pregiata
2 DVD allegati; CHF 58.–
Rivista – Settembre 2009
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di Liber
Elisa Bortoluzzi Dubach
Lavorare con le fondazioni.
Guida operativa
Franco Angeli Editore
pp. 304 - € 28
Per la prima volta un manuale si rivolge all’ampio e variegato pubblico degli operatori attivi in ambito sociale e culturale
interessati ai finanziamenti e alla collaborazione con le fondazioni erogatrici. Si tratta di un libro fortemente orientato alla
prassi, che introduce i lettori al mondo delle fondazioni attraverso capitoli articolati in modo sistematico. I lettori apprendono passo dopo passo che cosa sono le fondazioni erogatrici,
come lavorano, quali sono le condizioni da osservare se si desidera ottenere e mantenere nel tempo la loro collaborazione
nel sostenere un progetto, finanziandolo o diventandone partner. Ogni capitolo si chiude con tabelle riassuntive, numerose
Mirko Nesurini
RE-BRAND
Come svegliare i brand
che dormono
Ulrico Hoepli
pp. XXVIII – 180 - €24.00
Questo libro tratta la natura dello sleeping brand, le sue
proprietà e le sue potenzialità. Il corpo centrale propone
un metodo per scoprire se è meglio scegliere tra il rilancio
di un brand "dormiente" o il lancio di un brand ex-novo.
Perché e come sono stati rilanciati brand rievocati dalla
nostra memoria? Una parte importante del testo è dedicata alle interviste con gli imprenditori che hanno rilanciato
sleeping brand e alle aziende che possiedono brand storici. Il libro e suddiviso in 4 parti. I Il contesto di riferimento
in cui operano gli sleeping brand e alcuni approfondimenti
Raffaele De Rosa
Riflessioni sul plrurilinguismo
Edizioni Casagrande
pp. 135
€18 / CHF 28.Sottotitolo: Un dialogo privato su un fenomeno pubblico.
Negli ultimi anni la realtà linguistica di molti paesi d'Europa si è fatta più complessa, soprattutto a causa della crescente mobilità delle persone. Ciò è ben visibile all'interno delle famiglie, in cui sempre più spesso si parlano due
o più lingue, o nelle scuole, dove aumenta la presenza di
bambini di origine straniera. Tra le conseguenze più interessanti di tale mobilità va annoverato il plurilinguismo,
fenomeno ben noto in certe regioni di confine, che tuttavia solleva ancora molti dubbi e perplessità, e che merita
Rivista – Settembre 2009
La
Scaffale
check-list ed esempi che presentano il tema in modo efficace
e consentono un’immediata applicazione delle nozioni teoriche nell’operatività del lavoro. Una panoramica di alcuni dei
principali attori di questo mondo in Italia, Germania, Svizzera, Austria e Liechtenstein, e un ampio indirizzario di fonti di
informazione, ne fanno un manuale di immediata consultazione per tutti coloro che hanno interesse a questa specifica
tematica. L’autrice, consulente di sponsoring e comunicazione, collabora da anni con fondazioni e responsabili di progetti
culturali, e conosce il mondo delle fondazioni sia dal punto di
vista di chi è alla ricerca di fondi, sia di chi li assegna.
Elisa Bortoluzzi Dubach, dottore in lingue e letterature straniere ed in relazioni pubbliche, consulente diplomato federale
di relazioni pubbliche, consulente di comunicazione e sponsoring, risiede a Zugo (Svizzera) ed è iscritta all’Albo professionale svizzero delle Relazioni Pubbliche. È co-autrice della
fortunatissima guida Sponsoring – Der Leitfaden für die Praxis
(ormai giunta alla quarta edizione, 2007, Berna), e di numerosi
contributi specialistici apparsi su quotidiani, riviste e manuali.
È docente presso varie università e istituti di studi superiori in
Svizzera, Germania e Italia.
mirati sul branding. II Perché alcuni brand storici sono ancora nel mercato? Cosa li differenzia dagli altri brand nati
nei secoli scorsi e poi scomparsi? III Chi non muore si rivede! Alcuni brand che si erano assopiti, oppure erano spariti
dal mercato, oggi tornano al successo. IV Come svegliamo
i brand che dormono? Per farne che? Quali sono i fattori
a cui prestare attenzione prima di risvegliare uno sleeping
brand? Il testo si rivolge ai brand manager (marketing e
comunicazione), ai grafici e alle agenzie creative (di branding, corporate identity, naming e pubblicitarie) ma anche
agli appassionati dei prodotti del passato. Mirko Nesurini
è un consulente con esperienza maturata nella creazione,
sviluppo e gestione di brand per aziende nazionali e internazionali e governi in Asia e in Europa. È Ad di Gds brand
consultancy a Singapore e a Milano e senior partner di ExBrand Institute, una struttura che si occupa del rilancio di
brand. È autore dei libri Good Morning Mr. Brand (Hoepli,
2007), Comunicazione pubblica (Carotina Verlag, 2002),
Brand reputation management (Working Paper, 2004).
perciò una riflessione approfondita anche al di fuori della
cerchia degli specialisti. Che cosa dovrebbero fare i genitori per sostenere al meglio il plurilinguismo dei loro figli? Come dovrebbero comportarsi gli insegnanti di fronte al plurilinguismo dei loro alunni? Per cercare di capire
meglio il plurilinguismo, Raffaele De Rosa ha scritto un
libro divulgativo basato sulle domande che gli vengono
regolarmente poste da genitori, insegnanti e operatori
scolastici di vario livello durante le numerose conferenze
e lezioni pubbliche da lui tenute sull'argomento.
Raffaele De Rosa, nato a Belluno nel 1967, linguista e
germanista, è stato docente di Filologia germanica presso
l'Università Ca' Foscari di Venezia e ha insegnato italiano in diverse istituzioni della Svizzera tedesca. È autore di articoli e libri su temi che riguardano la Filologia
germanica e il plurilinguismo. Nel corso degli anni ha
tenuto numerose conferenze e lezioni sul plurilinguismo
e l'educazione plurilingue. Padre di tre figli bilingui italiano e tedesco.
59
I
Gli scrigni delle curiosità8
l Museo del Precinema, il Museo della Specola,
il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari
di LuCor
60
Il Museo del Precinema
Il Museo venne inaugurato nel 1998,
all’interno del Palazzo Angeli, con il contributo del Comune di Padova e della
collezione Minici Zotti. Tematica di base
del Museo è la storia dell’immagine e degli strumenti per la visione, che partono
dalle forme popolari di spettacolo per
arrivare al cinematografo. Sono raccolti
giochi ottici e fantasiosi strumenti attraverso i quali nell’Ottocento si cercava di
creare immagini che fossero tridimensionali. Di grande interesse è soprattutto la
raccolta di Lanterne magiche, risalenti a
metà Seicento, vere e proprie antecedenti
del cinema. Erano apparecchi che proiettavano immagini dipinte su vetro grazie
ad una fonte luminosa. Le immagini delle
lanterne magiche che sono raccolte vanno
da temi giocosi e comici a quelli scientifici
e di storia e offrono uno spaccato di cultura e spettacolo ottocentesco. Si trova,
inoltre, una serie di vetri risalenti tra il
Settecento e il Novecento con le più varie scene animate. Si segnala, tra l’altro,
alcuni strumenti musicali, una copia della
camera oscura appartenuta al Canaletto
e una sezione dedicata al teatro di ombre
Javanesi. A fine percorso si può osservare una proiezione che racconta, attraverso immagini da collezione, la storia
dell’archeologia del cinema. Il Museo si
presenta come una vera e propria came-
ra delle meraviglie in cui sono esposti gli
oggetti che sono stati protagonisti della
storia delle immagini in movimento.
Il Museo della Specola di Padova
Il Museo è collocato all’interno di quella
che fu la torre più alta del castello all’epoca della dominazione di Ezzelino III da
Romano. Alla fine degli anni’60 del Settecento questa torre fu prescelta quale sede
dell’osservatorio astronomico voluto dal
Senato veneziano per l’Università di Padova. I lavori per la trasformazione della
torre durarono una decina di anni, alla
fine dei quali la struttura fu convertita in
specola, ovvero osservatorio. Dall’androne d’ingresso si procede all’interno della
torre attraverso uno scalone, ancora trecentesco, che porta ad una loggia. Da questo punto si accede al percorso museale,
ovvero alle sale che nel Settecento erano
adibite allo studio dell’astronomia. Il primo ambiente è la Sala Colonna, che prende il nome da un pilastro posto al centro
della camera. In questa sala troviamo un
circolo moltiplicatore, un globo terrestre,
un quadrante mobile e un sestante. Vi
sono inoltre gli armadi in cui gli astronomi riponevano i loro strumenti, alcuni dei
quali sono ancora presenti, come la sfera armillare, un cannocchiale rifrattore,
due globi di Marte. Seguitando la visita si
incontra la Sala Meridiana, costruita appositamente per l’osservazione e lo studio
dei corpi celesti al loro passaggio al meridiano celeste: infatti possiamo vedere sul
pavimento la linea meridiana sulla quale
si calcolava anticamente il mezzogiorno
di Padova. Sulla parete ovest troviamo il
quadrante murale che il famoso artigiano
Jesse Ramsden costruì a Londra, mentre
sulla parete settentrionale è esposto uno
strumento dei passaggi di Ertel. Nella
stanza è presente anche un affresco che
rappresenta la raffigurazione del sistema solare com’era conosciuto all’epoca.
Mentre si sale ulteriormente, troviamo
lungo la scalinata un cannocchiale rifrattore, un globo terrestre e uno celeste che
risalgono al ‘700 e una macchina diviso-
Rivista – Settembre 2009
La
La torre che ospita il Museo della Specola a Padova
ria. Si giunge infine alla Sala delle Figure, ovvero
l’osservatorio superiore, chiamato così per le raffigurazioni presenti sulle sue pareti. I personaggi, ritratti nei primi anni ‘70 del Settecento da Giacomo
Ciesa, raffigurano otto scienziati illustri, posti sulle
pareti della sala in ordine cronologico: si tratta di
Tolomeo, Copernico, Tycho Brahe, Galileo, Keplero, Newton, Montanari e Poleni. Anche la volta era
stata affrescata con soggetti zodiacali associati agli
astri, recuperati con un recente restauro. In questa
sala troviamo un quadrante mobile, due orologi a
pendolo, un rifrattore dell’Ottocento, un cercatore
di comete e un cannocchiale altazimutale.
Il Museo Africano di Verona
Il Museo Africano di Verona, gestito dai Missionari
Comboniani, è nato grazie all’impegno e alla dedizione del primo successore di Daniele Comboni, il
vescovo Francesco Sogaro. Quest’ultimo, nel 1882,
incoraggiò il rettore degli Istituti africani, don Giuseppe Sembianti, a istituire nella città di Verona un
Museo Africano, dove avrebbero trovato posto oggetti e curiosità provenienti dall’Africa. I primi reperti provenienti dal continente nero furono sistemati in una stanza della Casa Madre, edificata nel
1892, ma dopo poco tempo fu necessario spostarli
in una sede più spaziosa ed adeguata. Il Museo, negli anni successivi fu inoltre dotato di una sala per
conferenze e proiezioni e di una cineteca. Il Museo
è ogni anno meta di moltissimi visitatori, soprattutto studenti, che hanno qui la possibilità di svolgere
ricerche, grazie al numeroso materiale presente di
interesse etnoantropologico. Lo scopo che si sono
prefissi gli organizzatori del Museo è quello di guidare i visitatori in un percorso multimediale, attraverso la proposta di attività collaterali, quali mostre
monotematiche e laboratori didattici.
Rivista – Settembre 2009
La
Museo delle Arti e Tradizioni Popolari
Il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari
“Gortani” di Tolmezzo è, all’interno del settecentesco palazzo Chiampeis, un’isola della Carnia più
vera, un posto dove respirare la laboriosità e la capacità creativa dei suoi artigiani, fissata nel corso
dei secoli sugli oggetti quotidiani, sull’abito, sulla
pentola di bronzo, il bronzin, sulla cassapanca. Il
materiale etnografico esposto coinvolge tutti gli
aspetti della vita e delle tradizioni della Carnia, coprendo l’arco di tempo che va dal XIV al XIX secolo; è esposto in 30 stanze, e disposto in alcune parti,
secondo il criterio della ricostruzione di ambienti. È
possibile quindi ammirare la stanza della cucina, la
camera, il tinello, la bottega del battirame-ottonaio,
del falegname. Alcune sezioni sono dedicate a temi
specifici come i ferri battuti, gli attrezzi della vita
agricola e di quella pastorale; ancora i costumi popolari, le maschere, la tessitura e filatura, pizzi e ricami, ceramiche e i “bronzins” tipicamente carnici,
le pentole di bronzo a tre piedi. Ricca la collezione
di ritratti sulle pareti del museo e soprattutto nella “Sala Ciceri”, allestita a seguito della donazione della collezione Ciceri. Una sala è dedicata alla
religiosità popolare, aspetto importante della vita
quotidiana delle genti carniche. A livello europeo il
Museo Carnico, per la ricchezza e qualità delle testimonianze, può senz’altro essere considerato uno
fra i più importanti musei etnografici.
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Sequenze
di Jean de la Mulière
Cold Souls
di Sophie Barthes
Opera prima di Sophie Barthes, Cold Souls,
è interpretata da Paul Giamatti (caratterista
italoamericano uscito dall’anonimato con
la commediola indipendente Sideways)che
nel film veste i panni di se stesso.
Colto da una profonda crisi esistenziale durante le prove dello Zio Vania, l’omonima commedia di Anton Cechov, in un teatro di Broadway, Giamatti legge un annuncio sul New
Yorker nel quale si dice di poter estrarre l’anima da pazienti inquieti
e conservarla a bassa temperatura.
Sebbene diffidente si affida alle cure della clinica dove, ad ‘estrazione’ avvenuta gli viene mostrata l’anima (a forma di cecio) in un recipiente che lui stesso deporrà in una cassetta di sicurezza dell’istituto.
Separato dall’anima, l’attore spera di ritrovare se stesso, ma quando
ne informa la moglie e questa gli chiede di rimettere le cose a posto,
scopre che l’anima è stata rubata. Fortunatamente incontra l’autrice
Inglourious basterds
di Quentin Tarantino
Primo anno dell'occupazione tedesca in
Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa,
dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in
una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire.
Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà
un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler
compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di
ebrei americani che non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare
ai nazisti le loro colpe.
È cinema puro quello che Tarantino porta sullo schermo, come biglietto da visita di Bastardi senza gloria (il titolo originale non è errato: intenzionalmente recita basterds). I tempi, i dialoghi, la tensione,
l'ironia giocata sul versante delle lingue differenti ne fanno un picco-
John Rabe
di Florian Gallenberger
1937. John Rabe è un uomo d'affari di Amburgo
che da trent'anni vive a Nankino con la moglie
Dora. Divenuto capo della succursale locale della Siemens, si trova costretto a ritornare a Berlino.
Durante la festa di addio, la città viene bombardata dai giapponesi e in pochi attimi si scatena ovunque il panico. John decide
di aprire le porte del suo stabilimento per ospitarvi i lavoratori scampati al raid
insieme alle loro famiglie. E mentre il giorno dopo si comincia a discutere su
ciò che succederà dopo l'attacco, John viene chiamato a presiedere la zona
di sicurezza di Nankino, mentre il Giappone e la Germania si accordano per
sostenersi l'un l'altro durante il conflitto. John Rabe (1882-1950) è, insieme a
Marx ed Engels, il tedesco più noto in Cina. Definito dal The New York Times
“l'Oscar Schindler della Cina”. Il film ne racconta l'azione ricostruendola grazie ai diari che l'uomo teneva. Ne emerge una vicenda ignota ai più in cui si
accede a una duplice lettura del nazismo. Perché Rabe è una brava persona
e un buon dirigente ma crede ancora in Hitler. Infatti gli scrive per chie-
Rivista – Settembre 2009
La
del furto. Decidono di collaborare e volano a San Pietroburgo, dove è l’anima stata
venduta a un’attrice di soap opera di scarso talento.
Non sarà facile riaverla, non prima comunque di aver scoperto che la sua veniva da
una donna sola che poi si è suicidata.
Contornato da Emily Watson, David
Strahairm e Dina Korzun, Paul Giamatti è un’anima in pena che tenta di vivere
senz’anima.
Capirà che è molto difficile occuparsi contemporaneamente di se stessi e di un’anima che si trova in un altro luogo.
Favola tragicomica e surreale, quasi una
risposta al consumismo imperante, con
qualche accenno di thriller, il film, applaudito al Festival di Sundance, poteva essere
più corto e più condensato.
lo/grande gioiello. Il film nel suo complesso non manca di qualche momento statico,
ma solo il cinema può reinventare la storia
lasciandola intatta, solo Quentin Tarantino
può far morire tutti insieme Hitler, Göbbels,
Göring e Bormann nel palco di una sala cinematografica parigina durante l' occupazione nazista, senza che il caricaturale falso storico sia considerato inaccettabile: suscitando anzi lo stesso entusiasmo infantile
con applausi riservati un tempo ai famosi
finali di «arrivano i nostri!».D’altronde, è
solo al cinema che i cattivi muoiono quando
devono e gli eroi si sacrificano o trionfano.
Degna di menzione la straordinaria prestazione di tutto il cast (prestigioso) ed in particolare a quella di Christoph Waltz, attore
austriaco semisconosciuto al di fuori dei
confini e grande rivelazione di questo film.
dere sostegno nei confronti del nuovo direttore
inviato da Berlino per smantellare la fabbrica.
Lontano dalla Patria da decenni a lui non giungono che gli echi di quanto accade in Europa.
Il nazista ottuso che vede arrivare a Nanchino è
per lui soltanto uno stupido e fanatico funzionario non l'espressione del potere dominante.
Peraltro il film descrive anche con spietata
crudezza l'azione dell'alleato nipponico. Fucilazioni di massa, stupri, nessun rispetto per
la popolazione civile, gerarchia militare rigida
e sanguinaria. Non dimentichiamo che siamo
nel 1937 e che Hitler non ha ancora scatenato
al di fuori dei confini nazionali il terrore che
già domina all'interno. I toni asciutti dell'inizio
scadono nella seconda parte nel mélo un po'
di maniera ma questo, che da un punto di vista
critico può risultare un difetto, rende il film interessante per un pubblico più vasto.
63
Incontro
di Giangi Cretti
Davide e Stefano: Gente di Mare
“Siamo piccoli, ma cresceremo”
Stefano
Davide
Si chiamano Stefano Amato e Davide Pezzuto. Amici fin
dalla (più tenera?) infanzia: nati e cresciuti in quel di Zurigo condividono numerose passioni. Una su tutte: quella per la loro terra d’origine. Sono italiani, pugliesi della
provincia di Lecce per la precisione. Questo ci aiuta a
spiegare,almeno in parte per hanno dato ad un’associazione che si chiama Gente di mare, che ha come unico
scopo quello di diffondere italianità attraverso il veicolo
più semplice (con quello della cucina), perché non conosce barriere linguistiche, la musica. Che loro ormai intendono in modo esteso come intrattenimento.
Tutto, come spesso accade, è iniziato per caso: nel 2005,
con una festicciola fra amici che voleva essere un modo
per superare la nostalgia di quelle feste all’insegna della
musica italiana che frequentavano, loro, oggi poco più
che trentenni, “quando eravamo più giovani”, e che attualmente fra la miriade di offerte a vario titolo musicali,
non sembra trovare posto che si merita. Da quella prima
esperienza prende forma l’idea di creare un appuntamento che si ripeta che posso diventare duraturo. Ecco
pertanto che si siedono attorno ad un tavolo: ricordano
che da leccesi in fin dei conti si sentono Gente di Mare
(“una volta all’anno come molti altri connazionali al mare
in Italia c’andiamo”), - forse (inconsapevolmente?) influenzati da una canzone di successo che porta lo stesso
titolo (di Raf se non erro) – e decidono che se ci sono riusciti altri, possono riuscirci anche loro. L’idea diventa un
concetto sviluppato su carta, e ben presto si trasforma in
un evento: piccolo, ma pur sempre gratificante: “la prima
volta c’erano 250/300 persone, per noi una gran bella
64
soddisfazione”. A quella prima esperienza, come detto soddisfacente, ne
seguono altre – con cadenza più o
meno stagionale - tutte improntate
all’italianità, tutte caratterizzante dal
fatto di creare, attorno (grazie?) alla
musica, un momento di incontro, di
animazione, di intrattenimento collettivo.Ormai questo tipo di eventi si
è consolidato: possono contare sua
un frequenza di 1200/1300 persone. Ora è giunto il momento di porsi
obiettivi più ambiziosi: “fin dall’inizio noi puntavamo a realizzare qualcosa sul tipo di Caliente*, che è nato
come una piccole festa etnica e oggi
è un momento irrinunciabile per la
città e il cantone di Zurigo”. “A noi
non manca nulla: abbiamo musica,
cucina, cultura, calore, perché non
dovremmo riuscirci?” Quello in programma il prossimo mese di ottobre
(il 2 il 3 e il 4 all’hotel Spirgarten sulla Lindenplatz di Zurigo) è una sorta di tappa intermedia.
È comunque un evento più impegnativo perché si articola
in tre serate, ciascuna indirizzata ad un target di pubblico
differenziato: il venerdì ai più attempati (ci saranno in
fatti i Ricchi e Poveri), il sabato ai giovani (con Povia, i
Sud Sound System, animazione e Stefano nei panni di dj)
la domenica al cabaret (con Marco Bazzoni e Valentina
Persia). Nasce così Gente di Mare Festival, che, contando
sulla buona riuscita di questa prima edizione, si proietta
già sulla prossima, nella quale vuole inserire anche momenti conviviali all’insegna della buona cucina italiana,
incontri culturali e animare una piazza del mercato sul
tipo di quelle dei nostri borghi in Italia. Un bell’impegno,
perché significa organizzare, trovare le location adeguate, sviluppare contatti, trovare le sponsorizzazioni, attivare la promozione: tutto questo per passione, investendo il
tempo libero (“per fortuna le nostre famiglie e un gruppo
di amici ci danno una grossa mano”) visto che entrambi,
sposati e padri di famiglia, di professione fanno altro.
E poi, se, sin qui, coinvolti sono stati soprattutto gli italiani, il grande salto lo si fa riuscendo a conquistare anche
un pubblico, fatto di svizzeri e di residenti, che guarda
con interesse e con piacere all’italianità.
Informazioni, programma e prevendita sul sito:
www.dsevents.ch
*All’ultima edizione di Caliente, un festival di impronta
latino-americana, che si svolge nel Kreis 4 di Zurigo solitamente nel primo finesettimana di luglio, l’affluenza è
stata di più di 200'000 persone
Rivista – Settembre 2009
La
di Marco Diorio
Non so cosa ne pensate voi ma a me il sound,
un po´ pop un po´ jazz, del giovane cantautore Enrico Giaretta, piace molto. Pianista, cantautore e pilota di aerei o, come potremmo
definirlo con un neologismo, cantaviatore.
Anche per questo il suo primo album s’intitola Sulle ali della musica. L’energia e l’allegria
che è in grado di sprigionare quando canta
sono contagiose. Questo e´un album bellissi-
Diapason
mo, un debutto fantastico, dove Giaretta con
grandissima personalità riesce a dire la sua
senza apparire un’imitazione in chiave moderna di Paolo Conte, la cui influenza è comunque chiarissima quando non preponderante. “Ho messo nei miei voli tutta la musica
che avevo dentro – dice Enrico Giaretta - ed
ho messo tutto il cielo che ho volato nelle mie
canzoni. Ora sono pronto al decollo… Sulle
ali della musica”.
Enrico Giaretta Sulle ali... (Warner)
È il disco più venduto della storia del jazz
(circa 10 milioni di copie) e soprattutto è
considerato il più bel disco della storia del
jazz, ed ha appena compiuto 50 anni! La prestigiosissima confezione è composta di due
Cd, con alternative take e brani live, un dvd,
un volume di quasi sessanta pagine, con foto
meravigliose e liner notes importantissime,
alcuni oggetti da collezione e la riproduzio-
Miles Davis Kind of Blue (Columbia)
I Gomez sono una band di culto di quelle
che, nell’epoca di Internet, di MySpace e Facebook, mantengono un piacevole contatto
con la vecchia scuola e producono dischi a
scadenze regolari, confidando nel seguito di
un numero di fan sufficientemente affiatati da
permettere loro di sopravvivere e di divertirsi con un lavoro che assume così le migliori
caratteristiche dell´arte. Ad un primo ascolto
ne in vinile del disco. Kind of Blue di Miles
Davis con Jimmy Cobb, John Coltrane, Bill
Evans, Paul Chambers e Cannonball Adderley. Davis convocò il gruppo in studio senza prove preventive (come faceva spesso) e
senza comunicare un programma, e i pezzi
che furono incisi erano materiale originale
composto da Davis stesso. Poche parole. Una
verità storica. In un’epoca che abusa della
parola capolavoro, Kind Of Blue non ha semplicemente definizione.
sembra di trovarsi davanti ad un pugno di
canzoni elettrofolk discretamente essenziali,
poi vengono fuori i piccoli particolari, le alchimie elettroniche che decorano alcuni passaggi, le armonie stratificate e soffuse che non
affogano i brani. A New Tide è lo specchio di
un gruppo ritrovato, che con questa nuova
marea è riuscito a disincagliarsi dalla secca
di una crisi creativa durata troppo a lungo.
Gomez A New Tide (Ato)
Lorenzo Tucci, uno dei batteristi di maggior
talento della scena jazz internazionale, si distingue per la sua intuizione e la formidabile
capacità di trasmettere alle nuove generazioni la lezione di alcuni grandi maestri del passato (Art Blakey, Philly Jo Jones, Max Roach),
con uno stile personale che esalta tutta la sua
versatilità. Touch è un disco molto piacevole,
fresco, estivo, prevedibile, fuori dal tempo,
condotto dalle voci confidenziali di Alice Ricciardi e di Walter Ricci, tutto accuratamente
ben suonato, equilibrato tra nostalgia swing e
innocuità nu-bossa. È un lavoro che mescola
affinità musicali, umori jazz ed esperienze
musicali anche differenti, manipolati in maniera sorprendente dall’estro, sensibilità e dal
“tocco” colorato di Lorenzo Tucci. Un gran
bel disco.
Lorenzo Tucci Touch (Schema)
La musica dei Robotnik spazia nelle forme e
negli stilemi, sfuggendo alle classificazioni
rigide e, nonostante la riconoscibile matrice
rock, distinguendosi per la forte impronta innovativa. Quello che è uscito fuori in questo Brodo è un post rock assolutamente non
convenzionale, uno studio sul rapporto tra
composizione e improvvisazione a cavallo
tra il jazz-rock e John Cage. Brodo è musica
Robotnik Brodo (Egea)
Rivista – Settembre 2009
La
contemplativa ed un po´ intellettuale. Il risultato, sempre diverso e sorprendentemente
fluido, è un ensemble, che segue un direttore
fantasma, in cui i musicisti conservano integralmente la loro indipendenza espressiva
senza tuttavia sfociare nell’improvvisazione
anarchica. Musica fluida, dinamica, libera e
allo stesso tempo scevra dal caos che troppo
spesso affligge la musica puramente improvvisata. Veramente un bel Brodo.
65
D
A colloquio con Giovanni Mirabassi
eragliamento a trecento l’ora
Giovanni Mirabassi è uno dei pianisti più conosciuti del jazz contemporaneo. I suoi obiettivi sono la
sperimentazione e la concretizzazione acustica dei suoi pensieri. La sintonia tra lui e i suoi musicisti – il
batterista Leon Parker e il contrabbassista Gianluca Renzi – è il fattore essenziale per il perugino. «Ci
motiviamo a vicenda a correre dei rischi sonori», spiega Mirabassi, «viviamo una fase molto intensa».
‘Out Of Track’ è il frutto di questa fase; un’esperienza fuori pista? La Rivista voleva saperne di più.
‘Out Of Track’ – in italiano ‘fuori pista’ –
s’intitola il tuo ultimo album uscito il 30
marzo scorso. Sei deragliato?
Sì, un pochino.
di Luca
D’Alessandro
Vale a dire?
Con ‘Out Of Track’ ho proposto un disco che
ha poco a che fare con ciò che faccio di solito: un LP vecchio stile, che racchiude la
musica registrata dopo una tournée. Normalmente, quando faccio un disco, lo penso
da solo, poi chiamo i musicisti e lo registriamo. ‘Out Of Track’ invece è stato prodotto
diversamente.
Un disco che comprende l’essenza della
vostra tournée?
Con i miei ragazzi ho suonato parecchio,
eravamo in giro per il mondo a presentare il
nostro penultimo lavoro che s’intitola ‘Terra
Furiosa’, e nell’ambito di questa serie di concerti ci siamo serviti anche degli standard
del jazz. Li abbiamo ripresi, e proposti in
una maniera nuova. Queste esperienze le
abbiamo radunate su ‘Out Of Track’.
Nell’ambito del jazz sei conosciuto come
sperimentatore. Ascoltando il tuo ultimo
album, però, si ha l’impressione che ti sia
‘standardizzato’.
No, questo no. Lo standard è una musica
che tutti i jazzisti sanno suonare. Non mi
definisco uno specialista degli standard, anche se sono capace di suonarli. Oggi suonare standard è riservato a una generazione
di persone che sono i rappresentanti storici
del jazz. Io, che sono un musicista giovane,
per esistere ho dovuto dedicarmi a cose diverse, al di fuori degli standard. Ho collaborato in progetti insoliti. Negli ultimi mesi
mi sono accorto che mi sarebbe piaciuto
produrre un album standard. Ed ecco nato
‘Out Of Track’.
Giovanni Mirabassi
è uno dei pianisti più
conosciuti del jazz
contemporaneo
66
Al momento stai collaborando con Gianluca Renzi e Leon Parker.
Ci siamo incontrati per le registrazioni di
‘Terra Furiosa’. Poi siamo andati in giro per
il mondo per la tournée, ci siamo conosciuti
meglio, abbiamo fatto delle esperienze uniche ed eccoci qua con un secondo disco registrato insieme.
Hai l’intenzione di continuare a collaborare con loro?
Sì, ad ogni costo. Abbiamo già un’idea per
il nostro prossimo album. ‘Out Of Track’ lo
vedo come disco di passaggio.
Dovremmo quindi parlare del prossimo…
… sì quasi, ma non voglio anticipare troppo. Un’unica cosa: sarà una registrazione
dal vivo.
Abbiamo accennato il tuo futuro. Guardando indietro, qual è stato per te il momento di più grande piacere?
Sicuramente la collaborazione con Gianluca Renzi e Leon Parker: ogni volta che
suoniamo sul palco, rimango pienamente
soddisfatto. È un gruppo magico con una
dinamica straordinaria. Insieme suoniamo
sempre bene; la magia funziona sempre – o
almeno al novantanove per cento. C’è qualcosa che fa in modo che tutti e tre sentiamo
la voglia di sorpassarci. Nonostante il fatto
che siamo dei musicisti di origini diverse
troviamo sempre una cosa che abbiamo in
comune. Nell’attimo in cui suoniamo, sembra tutto semplice. Quindi il fatto di prendere rischi, diventa una cosa naturale.
Che ‘rischi’ intendi?
Nel senso musicale: a volte capita che sul
palco, durante un’improvvisazione, senti la
voglia di suonare una frase, la vuoi proporre ai tuoi musicisti, ma non sei sicuro se la
comprendono. Questo per me è un rischio:
se i colleghi non ti seguono nel tuo percorso, tutta la struttura si perde, e si rischia di
rimanere fermi. Con Gianluca Renzi e Leon
Parker la presa di rischio diventa una cosa
piacevolissima, perché so che loro sono capaci di seguirmi. C’è molta sintonia. Se suoni con musicisti con cui non ti capisci molto
bene, non prendi rischi, ma ti adatti.
Probabilmente per non correre il rischio
di rischiare…
…per non correre il rischio di fare un disastro. Per andare a trecento chilometri l’ora
ci vuole la Ferrari. Con una Clio diventerebbe pericoloso. (ride)
Quindi sei ben accompagnato. Renzi e
Parker ti tirano fuori nel momento in cui
ti dovessi trovare in difficoltà.
Funziona per tutti e tre nello stesso modo.
Possiamo tutti fare quello che abbiamo vo-
Rivista – Settembre 2009
La
glia di fare. È una situazione straordinaria. Non ho
mai vissuto un’esperienza di questo tipo prima.
Che ruolo ha il tuo idolo, il pianista romano Enrico
Pieranunzi?
È uno dei pianisti nei quali mi sono più riconosciuto durante la mia formazione, perché è un musicista
che ha la conoscenza perfetta della tradizione del jazz
e della musica classica. Secondo me Pieranunzi ha
creato le premesse di un linguaggio europeo. La mia
sensibilità personale è molto vicina alla musica che ha
fatto lui in questi ultimi vent’anni. Nel momento in
cui l’ho scoperto, è stata una grande rivelazione. In un
certo senso è uno dei miei padri spirituali. Anche se
non ho mai preso lezioni da lui, l’ho conosciuto dopo,
nel momento in cui i miei dischi entravano nei vari
programmi radiofonici nazionali, e viaggiavo da un
festival all’altro.
Hai accennato i festival. All’età di diciassette anni
hai avuto occasione di suonare al fianco di Chet Baker al Festival di Perugia. Com’è successo?
Una storia incredibile: la sera del concerto il pianista di Chet non si sentiva bene e non poteva suonare.
Chet però aveva già preso il cachet, e quindi il concerto non poteva essere annullato. Io ero l’unico pianista
nella zona in quel momento. Alle sette di sera gli organizzatori sono stati informati di questo fatto, mentre il
concerto era previsto per le nove e mezzo. Sono stato
chiamato a presentarmi subito al festival per suonare con Chet. «Io manco morto suono con Chet», risposi.
(ride) Dopo un forte dibattito alle nove e mezzo mi
sono trovato sul palco tra questi musicisti di fama internazionale.
Il pianista con Gianluca Renzi e Leon Parker
E come hai fatto a prepararti al concerto? Due ore
e mezzo non sono tante.
In quelle due ore sono invecchiato di dieci anni, comunque Chet Baker alla fine era contento poiché gli
avevo salvato il concerto. È un ricordo particolare.
E qualche anno dopo ti sei recato in Francia.
Sì, a Parigi dove oggi vivo.
Perché ti sei deciso a lasciare l’Italia?
Ero giovane, avevo voglia di vedere il mondo e non
avevo assolutamente voglia di sopportare Silvio Berlusconi. Poco prima che lui fosse eletto, a fine gennaio
del 1992, ho comprato un biglietto di sola andata, ho
preso il treno e sono partito. Mi son detto: «finché c’è
lui non torno in Italia.» Tanto più volevo fare carriera
da jazz man, e in Italia questo non era possibile. A
Parigi invece le possibilità sono maggiori.
Non tornerai più?
No. L’Italia è il paese ideale per non esserci e sentire
la mancanza. Tutti i miei amici e colleghi, quando li incontro a Parigi, dicono che non vogliono più tornare.
E hanno ragione, che ci vanno a fare?
Info: www.mirabassi.com
L'Hotel Hassler Roma,
in cima alla Scalinata di
Piazza di Spagna, è uno
dei più prestigiosi hotel
nel mondo. Il Presidente e
Direttore Generale, Roberto
E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi
cura degli ospiti e gestire il
ristorante Imàgo, che offre
una vista spettacolare dove
ammirare le mille luci della
Città eterna.
Ristorante Panoramico all’Hassler
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Rivista – Settembre 2009
La
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67
R
Intervista con Joe Barbieri
iflessioni intime
di un cantautore assennato
«…oggi mi ricorderò che ho un fiore
custodito nel mio petto
che in silenzio ho coltivato
nonostante il tuo disprezzo,
ostinatamente vivo
ogni giorno veramente…»
Joe Barbieri, Lacrime Di Coccodrillo
di Luca D’Alessandro
Tre atteggiamenti
del cantautore di
origine partenopea
Joe Barbieri
Sono lacrime di gioia, quelle di Joe Barbieri: il cantautore e produttore discografico di origine partenopea, quest’anno ha
vinto il Premio Lunezia PopOn con canzoni ispirate al tango, alla bossa nova e
alla tradizione della «chanson française».
Riesce ad affascinare il pubblico non solo
in Italia, ma anche oltre confine.
Cinque anni dopo il debutto con l’album
In Parole Povere Barbieri a gennaio ha proposto Maison Maravilha, un’opera che risente di influssi di differenti provenienze,
basandosi, tra l’altro, sulle colonne sonore
degli anni cinquanta e sessanta: Armando
Trovajoli, Nino Rota ed Ennio Morricone gli fanno da modello, «hanno designato il
mio percorso, dandomi l’ispirazione per ciò che
oggi rappresento», afferma Joe Barbieri.
Maison Maravilha – un disco composto
da undici canzoni di altissima qualità artistica che riflettono le intime riflessioni
di un cantautore assennato. Un uomo che
disegna il ‘fil rouge’ che noi tutti viviamo
giorno per giorno: amore, timori ed emozioni. Emozioni condivise dalla celebre
cantante cubana Omara Portuondo, che
per il brano «Malegría» ha messo a disposizione la sua voce per un duetto.
La Rivista ha avuto occasione di incontrare il cantautore poeta.
Joe Barbieri, il tuo album «Maison
Maravilha» racchiude la poesia di una
chanson française e la gioia di vivere
durante una giornata d’estate a Salvador de Bahia. Di prim’acchito è questa
l’immagine che suggerisce il titolo.
Sì, il titolo può evocare questo sentimento.
Ascoltando l’album però ci si rende conto,
che le mie canzoni comprendono molto di
più. Soltanto il fatto che racchiudano diversi generi, mi ha ispirato ad assegnare a
questo mio secondo album un titolo bilingue, Maison Maravilha appunto.
«Maison Maravilha» – buone le vendite, in particolare all’estero
«All’estero c’è maggiore attenzione che in Italia ad
un cantautorato che predilige l’intimità dei testi e
delle musiche al concetto della playlist e della vendibilità», afferma Joe Barbieri in un secondo breve incontro con ‘La Rivista’. Le vendite dell’album «Maison
Maravilha» sono più che buone, al di fuori dell’Italia
sono ancora migliori, come ad esempio il Giappone
o in Francia. Il passo oltralpe è quindi imprescindi-
68
bile per il cantautore: dopo una piccola tournee in
Italia Joe Barbieri farà un salto in Danimarca, dove il
28 ottobre presenterà l’album a Copenhagen.
Un concerto in Svizzera al momento non è previsto,
le date, però, variano da giorno a giorno. Chi volesse tenersi aggiornato, oppure gustare degli assaggi
acustici, trova tutte le informazioni sul sito internet
di Joe Barbieri: www.joebarbieri.com.
Rivista – Settembre 2009
La
Nonostante la varietà dei generi, vi è una parola ‘chiave’ che potrebbe riflettere il contenuto
dell’album?
Lo definirei semplicemente un album «world», un
disco che si sente a suo agio, vale a dire a casa, in un
luogo o in un paese qualsiasi e che non fa differenza
tra tango, bossa nova, ‘chanson’ e la tradizione della
musica italiana.
Quest’ultima, peraltro, ti è molto vicina.
Sì, la musica italiana racchiude il mio modo di pensare e di comporre i brani. La porto in me e la vivo
in modo molto intenso.
Una musica che tra l’altro si avvicina alla tradizione ispanica: il brano Malegría, ad esempio, è un
duetto fra te e la famosa cantante cubana Omara Portuondo. Come mai ti sei deciso di duettare
con Omara?
Nel momento in cui mi sono dedicato alla scrittura
del brano, mi sono chiesto che effetto avrebbe fatto, se venisse interpretao in duetto. In quell’istante
ho avuto davanti a me l’immagine di Omara Portuondo, e mi sono chiesto se fosse interessata a
collaborare. Sapendo che Omara era in tournée in
Europa, l’ho raggiunta: l’ho incontrata a Barcellona
per presentarle la canzone. Ci siamo subito dedicati
alle registrazioni. Omara Portuondo è una cantante
Barbieri mentre duetta fra te e la famosa cantante cubana Omara Portuondo
introspettiva e molto emozionale, abbiamo vissuto
dei momenti bellissimi. Dopo il lancio dell’album ci
siamo rivisti all’Auditorium di Roma, dove nell’ambito del suo concerto, abbiamo presentato Malegría,
o in termini filosofici: la casa che abbiamo edificato
insieme.
Osservando i titoli delle canzoni ci si accorge, che
tutti hanno – mi permetto di riprendere il termine ‘edificare’ – un comun denominatore ‘edile’:
Muraille de Chine, Castello Di Sabbia per non dimenticare il titolo del disco, Maison Maravilha.
Come mai hai scelto questo genere di immagine?
Francamente, fino ad oggi, non ci ho fatto caso.
Tuttavia mi pare un’osservazione molto interessante. Voglio tentare di trovare una risposta – per me
stesso. Come mai questo «fil rouge»? Un nuovo argomento su cui riflettere.
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Diffidare delle apparenze
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Osservare, discernere, decidere : la gestione avveduta
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Rivista – Settembre 2009
La
Performance dal 1974
69
Cisalpino II.
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Ginevra – Milano
Ginevra
Losanna
Montreux
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Briga
Domodossola
Stresa
Milano
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Milano – Ginevra
CIS 35
5.45
6.20
6.39
7.14
7.44
8.17
8.39
9.35
Milano
Stresa
Domodossola
Briga
Sion
Montreux
Losanna
Ginevra
CIS 40
16.25
17.21
17.48
18.20
18.47
19.21
19.45
20.18
F
estival Franciacorta 2009
Il Festival, organizzato dal Consorzio per la tutela del Franciacorta, si svolgerà dal 19 al 21 settembre 2009
Quest’anno si celebra la
decima edizione e per
l’occasione il Consorzio
per la tutela del Franciacorta, vista la forte
crescita delle aziende
partecipanti all’evento,
ha deciso di far crescere
ancora la manifestazione. A Villa Lechi, sede
storica del Festival, si aggiunge anche Casa Marchetti di Montertrutto,
anch’essa splendida dimora in stile palladiano
costruita fra il XVI e il
XVII secolo. Lo spazio totale a disposizione
dei partecipanti sfiorerà
i 10.000 metri quadrati. L’appuntamento è
con 62 cantine (+15% rispetto al 2008), che per i
tre giorni del Festival offriranno in degustazione
oltre 120 etichette di Franciacorta. Altre 3 cantine saranno aperte per tutti i tre giorni alle visite degli appassionati e ad altri eventi particolari.
Sabato e domenica, nelle Sale di Villa Lechi, si
svolgeranno i seminari d’approfondimento con degustazioni guidate e saranno proposti affascinanti
abbinamenti con il Franciacorta.
Gli appassionati avranno così la possibilità di approfondire la conoscenza delle diverse tipologie di
Franciacorta e sperimentarne svariati abbinamenti a tavola.
Momento clou del Festival saranno i banchi d'Assaggio, dove si potranno degustare, in un'elegante
atmosfera, i Franciacorta Brut e Satèn, gli irripetibili Millesimati, i Non Dosati e i Rosé, sotto la guida attenta e disponibile di enologi e produttori.
Villa Lechi e Casa Marchetti di Montestrutto saranno il centro della manifestazione. Il programma sarà però ricco di invitanti iniziative su tutto il
territorio: visite e degustazioni direttamente nelle
Cantine; tour guidati in minibus alla scoperta delle
aziende produttrici e della geografia artistica e storica della zona, organizzati dall’associazione Strada
del Franciacorta (www.stradadelfranciacorta.it);
inediti menu nei ristoranti della zona e particolari
Rivista – Settembre 2009
La
pacchetti weekend negli alberghi, agriturismi e dimore storiche; spettacoli, mostre e speciali appuntamenti, molti dei quali avranno come palcoscenico le aziende del Franciacorta.
Il lunedì sarà dedicato agli operatori di settore, rimanendo in ogni caso aperto a tutti.
Mario Biondi in concerto
Per festeggiare la decima edizione del Festival
Franciacorta è stato organizzato un evento speciale: venerdì 18 settembre alle ore 21,00 nel parco di
Villa Longhi a Erbusco (Bs), sarà possibile assistere alla seconda e ultima tappa italiana del tour
2009 di Mario Biondi.
Il cantante siciliano riproporrà i suoi più grandi
successi con quello stile soul jazz, caldo e passionale, che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Al
termine del concerto Risotto e Franciacorta.
I biglietti sono in vendita su TicketOne (www.ticketone.it) - costo 40 euro.
Caccia ai Tesori in Franciacorta
Si chiama Caccia ai Tesori in Franciacorta, il grande
evento che sabato 19 settembre vedrà 250 equipaggi, a bordo della propria automobile, muoversi
attraverso i territori della Franciacorta.
Obiettivo: risolvere una serie di quesiti e superare
prove d’abilità.
Chi otterrà il maggior punteggio vincerà una magnifica Maserati Quattroporte 4.2. In palio anche
l Fiat 500 Pop, viaggi a New York, corsi di guida
sicura Maserati naturalmente prestigiose bottiglie
di Franciacorta Il montepremi della manifestazione è di 160.662,80.
Franciacorta a Zurigo
Il prossimo 12 ottobre i vini di Franciacorta saranno in degustazione a Zurigo, all’hotel Baur au
Lac (Talstrasse, 1), nella sala Le Petit Palais. Saranno 28 le aziende franciacortine a presentarsi,
con il proprio banco d’assaggio, dalle ore 15 alle
20. Alle 15.30 e alle 17.30 si terranno i seminari
d’approfondimento con degustazione guidata.
Festivalfranciacorta.it
È on-line il sito www.festivalfranciacorta.it, contenente tutte le informazioni aggiornate sul Festival
Franciacorta 2009. Sul sito si può trovare il programma del Festival, informazioni su dove mangiare e dormire e, ovviamente, tutto quanto serve
sapere su Caccia ai Tesori in Franciacorta e l’attesissimo concerto di Mario Biondi del 18 settembre.
71
DALLA PUGLIA CON GUSTO
Lunga tradizione in tavola
L
a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi,
nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate
di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di
grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime
«orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata
al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure
disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta
vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La
Divella offre al pubblico una vasta gamma di prodotti a prezzi convenienti e competitivi.
Lo stabilimento della Divella.
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Convivio
di Domenico Cosentino
Il pesce azzurro:
povero, ma ricco di sapori
Si è preso la sua rivincita il pesce azzurro. Da
pesce salva–fame , è diventato Piatto d’autore. Da sempre catalogati, a torto, come “pesce
povero”, alici, sgombri, sauri imperiali, sarde e
sardine, aguglie, palamiti, pesce spatola (pesce
sciabola) e tracina, che in passato venivano
utilizzati come piatti prelibati solo nella cucina
popolare, oggi vengono cucinati con successo
anche nell’alta ristorazione. Sarà per la crisi economica o per la crisi dei pescatori del Mediterraneo italiano: le loro reti sono sempre più vuote
Se solo i pesci potessero parlare
Dei predoni del mare che uccidono la nostra
pesca, dei pescatori decimati, del trionfo al pesce azzurro se n’è parlato all’inizio di questa
estate, a Bologna, in un convegno dal titolo:
“Se solo i pesci potessero parlare”, dedicato
proprio alle frodi ittiche . In quell’occasione è
stata anche presentata la Grande enciclopedia
illustrata dei pesci, sotto l’egida della FAO. Il
volume illustra le oltre 600 tipologie di pesci
e di frutti di mare ancora presenti nel Mediterraneo. Al convegno oltre ai rappresentanti
della FAO, erano presenti gli autori dell’enci-
Rivista – Settembre 2009
La
di pesce, cosiddetto nobile. Sarà anche per la
voglia di riscoprire antiche tradizioni culinarie
marinare, sta di fatto che in alcune zone d’Italia
alici, sarde, sgombri e spatole hanno ritrovato un
mercato sempre più attento al prodotto fresco e
di qualità. È l’esempio delle acciughe di Monterosso nel Parco delle Cinque Terre in Liguria,
delle alici e delle spatole pescate con le lampare
e le reti “Cianciala” (“menaica”) lungo le coste
del Cilento in Campania o lungo le coste del
Mare Jonio in Calabria e in Sicilia
clopedia, i giornalisti Paolo Manzoni e Valentina Tepedino, dietologhi, veterinari, rinomati
Chef di cucina, e diverse delegazioni – provenienti da tutta Italia – in rappresentanza dei
30.000 addetti alla pesca in Italia. Tra questi,
anche Piero Viscomi che, al momento dato,
ha fatto sentire anche la sua voce e quella dei
suoi colleghi pescatori campani, pugliesi e calabresi, ormai quasi tutti senza barca e disoccupati: “Dati alla mano,i pescatori italiani – ha
esordito Piero nel suo intervento – da onesti e
benestanti lavoratori, sono tornati poveri. Non
posseggono né barche né reti. Il mare Adriati-
73
Piero Viscomi,
ex pescatore
e ex patron di una
“paranza” e che oggi
lavora quale
consulente
(pulisce il pesce a dà
consigli ai clienti
su come cucinarlo)
in una pescheria
di un Supermercato.
co, un po’ meno lo Jonio, oggi è uno dei mari
più inquinati del mondo. Fino a pochi anni
fa, era il più ricco con oltre settecento specie,
oggi le reti sono sempre più vuote. E il 70 per
cento del pesce che si vende in Italia, è importato da Asia, Africa, America del Sud e Mare
del Nord. Il nostro futuro, dunque, è nero:
Io stesso ho dovuto vendere la mia barca e
migliaia di licenze, prima posseduti da miei
colleghi, stanno passando nelle mani di pochi
investitori finanziari. Momentaneamente peschiamo solo pesce azzurro. E tra Calabria e
Sicilia attualmente c’è pescato. Ma le alici tra
Pescara e Giulianuova sono scomparse! Se i
pesci, dunque, potessero parlare – ha concluso Piero – ci direbbero che la pesca italiana
non ha mai avuto e non ha regole. Non ha
dati credibili e si esercita senza controlli. Tutto
falso, dalla quantità al reddito dichiarato. La
biomassa pescabile, in pochi anni, è crollata.
L’unica misura adottata è stato il fermo. Una
beffa. Da noi sullo Jonio, i pescatori, a spese
pubbliche, devono restare a terra tra il mese
di luglio e di agosto. Io non ho resistito. Ho
abbandonato il mare e la barca. Sono sceso
a terra. Oggi, per sopravvivere, il pesce non
vado più a pescarlo, ma lo vendo in un supermercato!”,
Il quarto stato del mare
Ho rincontrato Piero, quest’estate in Calabria, nella pescheria dove lavora. Camice e
cappello bianco, da dietro il bancone frigo
con il pesce ben esposto, Piero consigliava
e invitava i suoi clienti ad acquistare pesce
azzurro del posto: “lasci stare, signora, quel
persico del lago Vittoria e anche il pangasio
del Mekong, compri questi sgombri, le alici o il
74
pesce bandiera. Sono pesci nostri, sono dello
Jonio, semplici da pulire e danno piatti prelibati della nostra cucina popolare: parmigiana
di pesce bandiera, cotolette di alici, sgombri e
peperoni, tortino di pesce sciabola dalle carni argentee, pregiate e gustose o gli involtini
di alici. Sono questi, il proletariato del mare,
pesce di famiglia, forse non hanno quarti di
nobiltà, ma, le assicuro signora che con una
goccia di limone e un filo di olio extravergine
d’oliva, le alici le può mangiare anche crude”.
Ho dovuto aspettare che finisse di lavorare per
poter fotografare Piero e il suo pesce azzurro.
In quell’occasione ci siamo fatti anche quattro
chiacchiere: “Devi sapere, caro Domenico,
che io il pesce azzurro lo definisco il quarto
stato del mare. Sono una folla sconosciuta, di
cui quasi nessuno si ricorda i nomi. Sono gli
attori non protagonisti, un lungo elenco che
scorre distrattamene nei titoli di coda dell’arte
cucinaria: alacce, alici, Sarde, sciabole, spatole, sgombri sauri, palamiti, cocci e tracine.
Presi uno per uno fanno difficoltà a farsi riconoscere per quel che valgono. Ma messi insieme sono irresistibili. E oggi, da ultimi sono
diventati i primi. Saranno pure poveri, come
qualcuno li ha definiti, ma sono belli e buoni.
E anche indispensabili. Perché senza questi
comprimari la cucina di pesce sarebbe come
una città senza popolo. Avremmo solo crudi
di branzini, sushi, orate al sale, limanda africana spacciata per sogliola, brotola senegalese
per cernia, squalo americano per pece spada,
pollack per merluzzo, polipi argentini per moscardini E poi orate e spigole, allevate in olio di
colza. Una noia mortale!!! Mentre ritengo che
l’antico genio popolare, qualche volta perfezionato, spesso spiato dai grandi cuochi dei
Rivista – Settembre 2009
La
FILETTI DI SPATOLA IN TORTIERA
Ingredienti per quattro persone:
Una spatola sfilettata di circa 600. gr., 500 gr.di
pomodori maturi, alcuni rametti d’origano. Un
mazzetto di basilico, 2-3 dl. di olio extravergine d’oliva, sale .
Come la preparo:
Ricevuta da Piero la spatola pulita e sfilettata,
la taglio a tanti rettangoli. Affetto i pomodori a
fette sottili. In una tortiera da forno dispongo
una fila di spatola, condisco con sale e olio.
Sistemo le fette di pomodoro sulla spatola e
condisco ancora con sale, olio e una spolveratine di origano. Ripeto l’operazione per altri
strati fino a terminare gli ingredienti. Di solito
finisco l’operazione con le foglie di basilico e
l’origano. Inforno la tortiera per circa 15 minuti ad una temperatura di 220 gr. e servo – un
rettangolo di spatola – quale antipasto, ancora
caldo.
Il Vino: bianco, come Alaei DOC Cirò bianco
2008. ottenuto da uve Greco Bianco dal colore giallo paglierino scarico, profumato intenso
e tipico del vitigno. Azienda Agricola Senatore
Vini, Cirò Marina (KR).
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
palazzi o come quelli di oggi della Grande Cucina italiana hanno saputo trasformare l’indigenza
in piacere: Semplicità, misura e saper fare. Da
questa triplice combinazione sono nate e nascono le nostre cattedrali gastronomiche. Capolavori
come il saor veneziano, la pizzaiola di alletterato,
i carpioni di lampuga, il turbante di pesce spatola, le seppie con i piselli e le tortiere di alici. Alici
o spatole che vengono pescate tutte le notti con
le reti calate a mano cercando di intercettare la
corsa del pesce che si muove verso il chiarore
della luna nelle serate di luglio. Se la luna dovesse mancare, si utilizza la lampara, trainata da
una barca e alimentata da un lume a gas. Solo
così, tirando le reti a mano sulla barca lentamente, le alici più grandi come le spatole rimangono
intrappolate nelle maglie della rete. Questo fa si
che una volta tirate a bordo, vengono selezionate
e sistemate in cassette e vendute ad un prezzo
superiore all’alta ristorazione, la quale l’utilizza per creare dei veri capolavori gastronomici,
come I filetti di Spatola in tortiera”.w
Viva Italia
Cucina tradizionale!
Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini
selezionati da tutte le regioni italiane.
«Buon appetito!»
Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla
sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»!
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Telefono 044 / 261 01 17
MOLINO Ginevra
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1227 Carouge
Telefono 022 / 307 84 44
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Rivista – Settembre 2009
La
75
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di Graziano Guerra
Moto Morini Granpasso 1200cc
Enduro veloce
dal carattere italiano
Mi avvicino a questa motocicletta di grossa cilindrata con
rispetto. Lei è lì, ferma, con il suo gran bel telaio rosso e
il bialbero 1200 bene in vista. Penso che forse è un po’
troppo alta, sarà per i tipi “gamba lunga”, chissà. Salgo,
operazione facile, e le sensazioni di sicurezza si fanno
forti. In realtà l’altezza della sella è di 840mm. L’uscita in
autostrada, dopo un tranquillo stop&go cittadino, rivela
l’attitudine di grande stradista che questa “milledue” ha
nel suo dna mentre lo stile ne segnala chiaramente l’indole: enduro. Enduro sì, ma veloce. Lo stile della Granpasso
1200, curato da Marabese Design, mostra una forte personalità, in particolare il telaio a traliccio evidenzia un
forte carattere italiano, oltre a fornire prestazioni elevate,
agilità e leggerezza.
Il bilanciamento fra curve e tensioni di tutte le sovrastrutture, si esalta nelle linee filanti del cupolino, del serbatoio, della sella e del codino. Un’estetica accattivante
con soluzioni tecniche molto funzionali. Il serbatoio, per
esempio, è disegnato in modo da consentire una posizione di guida avanzata, senza rinunciare alla capienza per
garantire adeguata autonomia (25 litri); la posizione di
guida è rialzata come deve essere in sella a una enduro,
ma i fianchi stretti consentono di poggiare agevolmente i
piedi a terra. Il comfort è assicurato da un’adeguata protezione aerodinamica. Il passeggero, sul sellone lungo e
sagomato, non scivola in avanti, ha a disposizione due
maniglie integrate del codino e pedane ben posizionate, l’isolamento termico sugli scarichi è di ottimo livello.
Ovviamente la Granpasso è veloce non solo per le scelte
stilistiche. Alcune dotazioni tecniche, come per esempio
l’ammortizzatore posteriore Ohlins con serbatoio separato, regolabile in lunghezza, pre-carico, estensione e
compressione; oppure le pompe freno e frizione radiali le consentono prestazioni molto elevate. Inoltre, è la
prima enduro stradale con frizione antisaltellamento. La
leggerezza non è solo visiva: meno di 200 kg. Il cruscotto
di piccole dimensioni ben integrato, è digitale e di facile
lettura. I comandi sulla manopola si raggiungono d’istinto. Tra le funzioni si possono visualizzare temperatura
esterna, marcia inserita, orologio e intervalli di manutenzione. Granpasso monta il bicilindrico Bialbero CorsaCorta da 1187cc, un motore molto compatto, portante,
caratterizzato dalla disposizione a V di 87° dei cilindri.
L’impianto frenante vede all’opera impianti Brembo con
pompa radiale. Le decelerazioni sono potenti, progressive e regalano tutta la sensibilità necessaria per gestire al
meglio questa difficile fase della guida.
Moto Morini Competizione, il catalogo accessori Moto
Morini, dedica alla Granpasso 1200 diversi articoli pensati principalmente per rendere più confortevole il viaggio.
Dalla coppia di valigie laterali rigide da 34 litri cadauna
Rivista – Settembre 2009
La
al baule posteriore rigido da 46 litri, dal parabrezza touring al navigatore satellitare Tom Tom Touch Screen, dal
kit di manopole riscaldabili ai paramani e poi cavalletto
centrale, sella sportiva fuoristrada, radiatore olio.
È dedicata ai motociclisti che fanno molti chilometri, che
desiderano viaggiare comodi e arrivare anche dove finisce l’asfalto, che usano la moto in città, ma che vogliono
anche divertirsi.
DATI TECNICI
Motore Moto Morini – Bialbero CorsaCorta
2 cilindri, 4 tempi
Raffreddamento a liquido
Distribuzione: doppio albero, camme in testa
4 valvole per cilindro
Cilindrata 1187 cc
Iniezione elettronica indiretta Magneti Marelli
Cambio a 6 rapporti, innesti rapidi,
Trasmissione finale a catena
Catalizzatore 3 vie con sonda lambda
Emissioni inquinanti atmosferiche Euro 3
Sospensioni: ant. Marzocchi upside down/post. mono
ammortizzatore laterale Ohlins
Freno ant. a doppio disco da 298 mm con pinze a 2 pistoncini flottanti e pompa radiale; post. mono disco da
255 mm con pinza a due pistoncini flottante.
Pneumatici Tubeless: ant. 110/80 R19, post. 150/70 R17
Cerchi Excel a raggi con canale in lega di alluminio, dimensioni ant. MT 3.00 x 19”/post. MT 4.50 x 17
Dimensioni (mm) e pesi (Kg)
Lung. tot. 2170 / Larg. max 865 (escl. retrovisori)
Interasse 1500 / h sella 840 / h min. da terra 200
Peso in ordine di marcia (senza carburante): 198 Kg
Prezzo: 19’990 (trasporto escluso)
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a cura di Graziano Guerra
Automotonews
Motociclette d’epoca
Collezioni italiane di rango
È stato l’amico Silvano a parlarmene. Sulle prime stentavo a credere. Poi, sul fare dell’estate, mi sono convinto. Trecento motociclette d’epoca da scoprire sono
una cosa seria. Renato e io, con Silvano, siamo partiti
alla volta di Grumolo di Pedemonte. È li, infatti, che
abita Garzotto, al secolo Walter, grande appassionato
di motociclismo, ma non solo
Walter, dal piglio deciso e sereno, è un affabile
rappresentante dei grandi collezionisti privati
di motociclette d’epoca mossi dalla passione.
Del ‘38, sin da giovane è conquistato dalla
tecnica. L’ex insegnante dell’Istituto Tecnico
Professionale di Asiago ha girato mezzo mondo, quando, nel 1963, lascia l’insegnamento e
decide di entrare nel mondo dei marmi. Con
Walter Granzotto.
La prima Laverda di sempre.
successo. Fatidico l’incontro con Augusto Capelli di La Spezia, famoso impresario dell’epoca, al quale, il giovane Walter rimise a punto
una levigatrice che non voleva saperne di fare
il suo dovere. Diventa un imprenditore fra più
rinomati, grazie alle sue innovazioni nel settore dei macchinari per il trattamento del marmo.
Proprietario di alcune cave, anche nel Montenegro, fornisce i migliori architetti, in tutto il
mondo, con marmi pregiati a prezzi competitivi, come il Vinici, il Maja, il Krute, il Kukovace
alcuni “bocciardati” o levigati oppure “anticati”. Di pari passo, colleziona motociclette rare
e pregiate, rigorosamente d’epoca. La passione
per le motociclette gli è nata che era ragazzo,
in quel di Breganze, alla scuola di avviamento
professionale, davanti al circuito prove della
Laverda. Di quel mitico Marchio, comperata
nel ’52, fu anche la sua prima moto (era l’epopea del reparto corse con gli Apolloni, Marchi,
Ripa e poi Pasini). Ricorda molto bene quando
saltò oltre la rete di cinta per “trovare uno scarico a tromboncino come quello della Laverda
che correva la Milano – Taranto” (Quest’anno
è stata commemorato il 60° della mitica com-
78
petizione). Nomi, imprese sportive, tecnicotattiche, come la speciale dotazione di raffreddamento che la Moto Guzzi (la Dondolino
del ’46, con scomodissimo serbatoio dell’olio
a cavallo su quello della benzina) adottò per
combattere il caldo nel profondo sud, e che si
rivelò vincente nella Mi-Ta. Il bello si scopre
nella sua cattedrale, dove conserva un considerevole numero d’es emplari d’epoca, alcuni molto rari, con cura e attenzione. La prima
perla che ci mostra è l’antesignana di tutte le
sportive, una splendente Moto Guzzi GTW
500cc del ’49, in grado di erogare 22 CV, con
carburatore da 28”, manubrio che fa impazzire
anche oggi e serbatoio da 17 litri. E poi una rarissima Audi DKW del 1932, modello originale
che fa sognare tutta la Germania.
La Moto Guzzi Dondolino del ’46, con
scomodissimo serbatoio dell’olio a cavallo su
quello della benzina.
La prima Laverda di sempre
Fra i vari gioielli che appaiono ai nostri occhi
ormai lustri - Falcone Sport 50 e 51, Laverda
500 Formula Monoscocca (serbatoio e parte
posteriore della carrozzeria in un unico blocco)
– il “nostro” toglie i veli alla prima Laverda prodotta, e alla 75cc che corse anche nella Mi-Ta.
E poi la sidecar Gilera del 1932, perfettamente funzionante. Fra le meraviglie che Walter
conserva con cura meticolosa, figurano anche
alcune automobili, fra queste due mitiche Fiat
1500, coupé e spider della metà degli anni ’60,
la coupé appartiene alla classe delle straordinarie, la carrozzeria ultraleggera è tutta battuta
a mano.
Valentino e Casey
Parlare di moto senza menzionare il Valentino
Nazionale è pressoché impossibile. Ma Walter
ci regala una primizia: le origini chiaramente
italiane del già campione del mondo in sella
alla Ducati MotoGP, Casey Stoner. Suo nonno
partì per l’Australia dalla contrada detta degli
Stoner, in quel di Enego, Altopiano di Asiago,
provincia di Vicenza, Italia.
Rivista – Settembre 2009
La
TNT Express Italy viaggia
su veicoli commerciali Fiat Professional
l
pianale – Combinati – Panorama - Minibus), il
nuovo veicolo amplia la gamma Natural Power di Fiat Professional composta da: Panda
Van, Punto Van, Grande Punto Van, Multipla
Van, e Doblo’ Cargo.
Il Ducato 140 Natural Power adotta un propulsore da 3 litri che, in modalità metano, sviluppa 136 CV da 2750 a 3500 giri/min ed una
coppia massima di 350 Nm a 1.500 giri/min.
Così alimentato, il veicolo (nella configurazione Furgone Maxi - Passo Medio - Tetto alto)
raggiunge una velocità massima di 155 km/h,
accelera da 0 a 100 km/h in 13,9 secondi, può
superare una pendenza del 21,5% a pieno carico e ha una ripresa da 60 a 100 km/h (in 5a
marcia) di 10,1 secondi.
Il veicolo è configurato per funzionare normalmente a gas naturale. L’alimentazione a benzina interviene automaticamente solo quando
il metano si sta esaurendo: il serbatoio della
benzina di 15 litri assicura, in modalità “recovery”, oltre 100 km di autonomia per raggiungere il più vicino distributore di metano.
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Fiat Group Automobiles e TNT Express Italy
hanno siglato un accordo quadro che consolida una partnership basata sulla condivisione di valori importanti, come l’ecologia e la
qualità. Infatti, la TNT ha scelto di viaggiare
a bordo dei veicoli commerciali Fiat Professional equipaggiati con la motorizzazione a
metano, sicuri, rispettosi dell’ambiente e con
consumi e costi di esercizio ridotti. Il primo
Fiat Ducato 140 “Natural Power” è stato
consegnato prima delle vacanze da Mauro
Veglia, responsabile della direzione Fleet &
Used Cars di Fiat Group Automobiles, a Rosario Ambrosino, AD di TNT Express Italy.
L’azienda di trasporti intende incrementare il
più possibile l’utilizzo di mezzi ecologici nella propria flotta di distribuzione, composta attualmente da 2.800 furgoni, in particolare con
il Fiat Ducato 140 Natural Power, veicolo con
alimentazione a metano, che assicura ottime
performance, consumi contenuti e soprattutto
minime emissioni. Proposto in diverse configurazioni (Furgoni Lastrati/Vetrati - Cabinati con
)LPARTNERSICUROPER
LEASINGElNANZIAMENTI
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CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI
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Rivista – Settembre 2009
La
79
Starbene
Un intenso esercizio fisico
dimezza il rischio di cancro
Il fatto che una regolare attività sportiva aiuti
il benessere fisico generale è cosa nota. Oggi,
però, arriva una nuova conferma del fatto che lo
sport riduce significativamente le possibilità di
ammalarsi di cancro. Ad affermarlo è uno studio
finlandese pubblicato sul British Journal of Sports
Medicine, secondo il quale il rischio di sviluppare tumori diminuisce sensibilmente - fino in alcuni casi a dimezzare – se si fanno 30 minuti di
intenso esercizio quotidiano, grazie al consumo
di ossigeno che questo comporta. Una notizia
che dovrebbe contribuire a invogliare anche i
più pigri. I ricercatori hanno seguito per circa 17
anni 2.560 uomini della Finlandia dell’est, di età
compresa tra i 42 e i 61 anni, senza precedenti
di cancro in famiglia. Misurando l’attività fisi-
Un bicchiere di vino
al giorno aumenta
il desiderio nelle donne
L’aumento dell’eros nelle donne è solo l’ultima
delle proprietà del vino che era già utilizzato
5 mila anni fa in medicina dagli antichi egizi
che usavano arricchirlo con erbe e resine. Così
la Coldiretti commenta la ricerca dell’Università di Firenze pubblicata nel Journal of Sexual
Medicine dalla quale emerge, precisa l’organizzazione, che “uno o più bicchieri al giorno di
vino rosso sono associati a una maggiore salute
e a un maggiore piacere sessuale”. La ricerca,
riferisce la Coldiretti, ha analizzato 800 donne
Occhio al «frappuccino»:
ingrassa come una cena intera
Cartellino rosso per i «beveroni» a base di
caffè freddo, zucchero e panna che, da soli,
possono contenere anche più di 500 calorie,
ovvero l’equivalente di un pasto serale, anche
se piuttosto frugale. L’avvertimento arriva dal
World Cancer Reasearch Fund (Wcrf), un’organizzazione internazionale dedicata alla prevenzione e al controllo dei tumori tramite una
sana alimentazione e l’attività fisica. Il Wcrf ha
condotto un’indagine sulle bevande vendute
dai colossi del caffè all’anglosassone, ovvero
Starbucks, Caffe Nero e Costa Coffe. Scopo
dello studio: mettere sull’avviso gli amanti del
bicchierone take away, ricordando che, dopo il
80
ca in Met (ovvero l’equivalente metabolico del
consumo di ossigeno) sembra che, in assenza di
fattori influenzanti - come consumo eccessivo di
alcol e fumo o soprappeso -, coloro che arrivano
a una media di 5.2 Met per circa 30 minuti al
giorno dimezzano il rischio di cancro rispetto a
chi fa meno attività sportiva. Secondo la ricerca,
camminare per mezz’ora corrisponde a 4,2 Met,
fare jogging equivale a 10,1, il giardinaggio fa
consumare 4,3 Met e andare in bicicletta al lavoro 5,1. Circa i due terzi delle neoplasie sono
direttamente o indirettamente correlati con il tabacco e un regime alimentare non corretto. Teoricamente l’abolizione del fumo, una dieta più
appropriata, una vita più sana in un ambiente
meno inquinato possono drasticamente ridurre
l’incidenza del cancro. Inoltre, numerosi esperti
in oncologia ricordano che sarebbe buona regola fare almeno mezz’ora al giorno di esercizio,
alternando lo sport alla semplice attività motoria
(come passeggiare o salire le scale).
controllando il consumo di vino rosso e sottoponendole a dei questionari che misuravano la
salute e il piacere con il risultato che il vino
“ha un impatto sulle funzioni sessuali femminili, migliorandone la risposta e il piacere”. La
Coldiretti ricorda che gli effetti positivi per la
salute del consumo moderato di vino sono stati
confermati da numerosi studi scientifici. Il vino
rosso, in particolare, contiene il resveratrolo,
sostanza dalle proprietà antiossidanti, e il suo
consumo prolungato - aggiunge l’organizzazione - “determina sostanziali modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue”.
I globuli rossi, le piastrine e altri fattori della
coagulazione provenienti dal sangue di soggetti
considerati “bevitori abituali”, nota la Coldiretti, “hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi”.
non fumare, mantenere il peso forma «è la cosa
più importante che sui può fare per prevenire il
cancro». Secondo i dati raccolti, l’imputato numero uno è il «dark berry mocha frappuccino»
di Starbucks, con panna, che apporta la bellezza di 561 calorie, ossia un quarto dell’energia
consigliata ogni giorno a una donna adulta.
Senza la panna montata le calorie scendono a
457 e se si prende la versione più piccola ci si
limita a 288. Divieto assoluto per il frappuccino, allora? Non proprio: una volta ogni tanto
può anche andare, ma non quotidianamente,
altrimenti aumentano le probabilità di ammalarsi non solo di tumore, ma di malattie cardiovascolari e diabete. Da parte sua, Starbucks ha
risposto sottolineando che il «dark berry mocha
frappuccino» è solo una delle 87mila varianti
disponibili, comprese alcune da quattro calorie, come il caffè semplice, o il caffè freddo da
11. Ai consumatori la scelta.
Rivista – Settembre 2009
La
Con la prevenzione ridurre
l’incidenza dell’ictus cerebrale
I dati dello Studio Eros (European Registers of
Stroke), evidenziano come si potrebbe, attraverso la prevenzione, ridurre dell’1% all’anno l’incidenza dell’ictus cerebrale, evitando così che
diverse decine di migliaia di persone ne siano
colpite nei prossimi 10 anni. Tale previsione è
stata effettuata utilizzando i dati provenienti da
un altro studio epidemiologico nazionale, il Progetto ILSA, e i risultati sono pubblicati su Stroke, rivista ufficiale dell’American Heart Association European Registers of Stroke Investigators.
La necessità di contenere la diffusione di questa patologia deriva anche da valutazioni di tipo
economico-sanitario. Il Servizio Sanitario Nazionale sostiene infatti un costo totale stimato
in circa 3,7 miliardi di euro, e destinato ad aumentare, per assistere il milione circa di italiani
sopravvissuti ad un ictus, dei quali circa il 40%
presenta livelli di disabilità da moderata a totale,
e i circa 230.000 nuovi casi stimati ogni anno.
Lo studio Eros è stato effettuato su 2.129 pazienti
colpiti da ictus in sei città europee: Sesto Fiorentino
(Italia), Digione (Francia), Kaunas (Lituania),Varsavia
(Polonia), Londra (Regno Unito) e Minorca (Spagna).
I tassi annui standardizzati sulla popolazione europea indicano il minimo a Sesto Fiorentino, 101
casi ogni 100.000 uomini e 63 nelle donne, e il
massimo a Kaunas, rispettivamente di 239 e 159
casi. I tassi di Spagna sono di 116 e 66, in Francia
sono stati di 122 negli uomini e 76 nelle donne, nel
Regno Unito di 121 e 78, in Polonia di 147 e 126.
Considerevole, dunque, il fatto che la minore incidenza sia in Italia, e che le percentuali più basse siano state rilevate nei paesi a Sud, mentre le più alte
nel Nordest europeo, specialmente nelle donne.
Questi dati sono in parte spiegati dalla buona attività di prevenzione riscontrata tra la popolazione di Sesto Fiorentino. Il modello di prevenzione
rilevato a Sesto, applicato su larga scala, potrebbe quindi ottenere potenziali ritorni in termini
di riduzione dell’incidenza e della progressione
dell’ictus e dei relativi costi. A livello mondiale
l’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di
morte e la prima causa di disabilità nel soggetto
adulto-anziano, con 16 milioni di nuovi episodi
registrati ogni anno e 5,7 milioni di morti
Albergo • Ristorante “Donna Carolina” • Bar • Piscina • Centro Benessere
Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia
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Rivista – Settembre 2009
La
81
AgipPLUS
Il
Mondo in Fiera
Abitare il Tempo:
Verona
17 - 21 settembre
Marmomacc:
Verona
30 settembre - 3 ottobre
EMO MILANO 2009:
Milano
5 - 10 ottobre
Cibus Tec:
Parma
27 - 30 ottobre
Fiere
Abitare il Tempo: Verona, 17 - 21 settembre
La qualità oltre la crisi: dal progetto
alla distribuzione
Architettura, design, artigianato e industria concorrono a realizzare un’idea dell’abitare che, in
Italia, trova le sue espressioni d’eccellenza. A dire il vero, non una, ma mille e più idee che da
progetti diventano prodotti, pronti per essere valorizzati e messi in vendita nei migliori negozi.
Certamente, la crisi in atto ha rallentato questo sistema, ma non può fermare il flusso creativo e
la passione imprenditoriale che sono all’origine del suo successo
Nuovo ‘look’ per i padiglioni commerciali
Un’offerta che spazia a 360 gradi, cui partecipano i vari
comparti che configurano il paesaggio d’interni -mobili,
cucine, bagni, imbottiti, complementi, accessori, arte della
tavola, illuminazione, rivestimenti, tessile d’arredamento,
di gusto classico e contemporaneo, d’alta decorazione o di
design- questa è la carta vincente della manifestazione nel
suo format commerciale. E la razionale suddivisione nei
7 padiglioni interamente dedicati alle aziende espositrici
conforta la validità della formula ‘Total living’. Troviamo
così i marchi del polo tessile riuniti nel padiglione 2 (con
gli editori tessili) e nel padiglione 3, mentre al classico e
all’alta decorazione sono riservati i padiglioni 2, 4 e 5. L’attualità del design e le sue proposte occupano il padiglione
6, assieme ai complementi, all’oggettistica e all’arte della
tavola, ma anche parte del 7, dove prevalgono le novità
relative agli ambienti bagno e cucina e dove le griffe della
moda espongono le loro creazioni d’arredo. Abitare il Tempo ha rinnovato il ‘look’. La novità di quest’anno è data
infatti dal nuovo allestimento, sobrio, funzionale e confortevole, studiato per questi padiglioni, che prevedono diverse tipologie di stand, con altezze. Altra novità per Abitare il
Tempo è rappresentata dal progetto esterno di 15.000 mq.,
interamente dedicato all’arredamento outdoor. L’area, situata nel piazzale della fiera antistante i padiglioni, sarà riservata alle proposte delle migliori aziende rappresentative
di questo comparto, in costante crescita negli ultimi anni,
dando vita ad un piccolo ma organico salone-nel-salone.
Arte e design
Mai come quest’anno si può parlare a pieno titolo di convergenza fra arte e design. Nel quartiere fieristico di Verona, in concomitanza con la ventiquattresima edizione di
Abitare il Tempo, si svolge infatti la quinta edizione di ArtVerona, manifestazione espositiva che ospita 170 gallerie
tra le più importanti nel mondo dell’arte moderna e con-
84
temporanea in Italia. I possessori del biglietto d’ingresso di
Abitare il Tempo potranno dunque accedere liberamente
ad ArtVerona, e viceversa, attraverso il padiglione 9, che
diverrà il punto di incrocio fra arte e design. L’appuntamento con l’abitare contemporaneo e le sue tendenze si
rinnova anche quest’anno nell’area consacrata alle Architetture d’interni, in cui 4 autori presentano le loro ‘case’,
arredate di tutto punto, con la collaborazione di importanti aziende particolarmente impegnate sul fronte della
ricerca e dell’innovazione. Tra i temi affrontati: il risparmio energetico, la domotica, l’ecosostenibilità e il design
per disabili. A partire da quest’anno, si è deciso di invitare
come ospite d’onore un progettista di fama internazionale
a raccontare una storia esemplare dell’eccellenza italiana
nella sfera del contract. I primi due ‘special guest’ di Linking People sono Massimiliano e Doriana Fuksas, cui è
dedicata un’apposita installazione con la proiezione di un
loro videocontributo.
Premio Abitare il Tempo 2009 premio
Il Comitato Scientifico e il Comitato di Indirizzo Tecnico
Culturale hanno deciso di assegnare il premio Abitare il
Tempo 2009 a Gillo Dorfles, acuto e geniale critico d’arte
e design, già ordinario di filosofia estetica presso le università di Milano, Trieste e Cagliari, premiato con il Compasso d’Oro ADI e con la Medaglia d’oro della Triennale di
Milano, Dottore honoris causa del Politecnico di Milano,
ma soprattutto autore di libri memorabili, tra i quali ricordiamo: Il discorso tecnico delle arti (1952), Il divenire delle
arti (1959), Il disegno industriale e la sua estetica (1963),
Nuovi riti, nuovi miti (1965), Artificio e natura (1968), fino
ai più recenti Horror Pleni (2008) e Arte e comunicazione (2009). Il premio sarà consegnato ufficialmente il 17
settembre, alle ore 13.00 presso la Sala Rossini. Saranno
organizzati diversi incontri e workshop, e vedranno la partecipazione di esperti e rivenditori che si confronteranno
sul tema della distribuzione e sulle prospettive di sviluppo
di mercato. Il programma sarà costantemente aggiornato
sul sito: www.abitareiltempo.com
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Luigi Palma, Simona Ninni
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected]; www.ccis.ch
Rivista – Settembre 2009
La
Marmomacc: Verona, 30 settembre - 3 ottobre
La cultura al servizio delle imprese
È stata presentata alla Triennale di Milano, la 44ª edizione della Mostra internazionale di marmi,
pietre, design e tecnologie, che rappresenta un punto di riferimento mondiale per l’intero comparto. La rassegna si conferma un volano culturale ed economico del settore, che in Italia conta
su 11mila imprese e 60mila addetti
Una «piattaforma» internazionale al servizio delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Capace di promuovere il meglio del made in Italy in termini
di prodotti, design e macchinari per la lavorazione. E di
utilizzare la cultura come veicolo principale per diffondere in Italia e nel mondo la cultura dell’uso della pietra
nella moderna architettura.
Marmomacc, la Mostra internazionale di marmi, pietre,
design e tecnologie, in programma dal 30 settembre al 3
ottobre prossimi a Veronafiere (www.marmomacc.com),
è stata presentata alla Triennale di Milano, nel corso di
un incontro a cui hanno partecipato il vicepresidente vicario di Veronafiere Claudio Valente e vari esponenti del
mondo della progettazione: Giorgio Tartaro, esperto di
design e direttore di Sky Leonardo Tv, Luisa Bocchietto,
designer e presidente dell’Associazione per il disegno
industriale, Fulvio Irace, storico e critico dell’architettura
(direttore della sezione architettura della Triennale), e Vincenzo Pavan, curatore della sezione «Marmo Architettura
e Design» della rassegna. La manifestazione, come ha ricordato Valente, si conferma «l’appuntamento mondiale
di riferimento del comparto, che solo in Italia impiega circa 60mila addetti in oltre 11mila aziende tra industriali
e artigiane, per un valore di 3milardi di euro di volume
d’affari».
Lo scorso anno ha chiuso con più di 63 mila visitatori,
di cui il 44 per cento esteri da oltre 120 Paesi, ospitando
1.536 espositori da 54 Stati, su una superficie netta complessiva di 77 mila metri quadrati espositivi. «Per la 44ª
edizione», ha continuato, «nonostante il forte periodo di
rallentamento, le domande di iscrizione sono in linea con
il 2008, sia dall’Italia che dall’estero. Il segnale che arriva
dalle aziende è quello di affrontare la crisi, cercando nuovi
mercati e nuovi sbocchi commerciali. Il nostro compito è
Rivista – Settembre 2009
La
di essere a fianco delle imprese,
aiutandole ad individuare proprio questi mercati dinamici per
favorire le opportunità di crescita,
anche attraverso gli eventi culturali e le sperimentazioni di alto livello che ogni anno Marmomacc
propone agli operatori. Il contatto con gli architetti permette di
far conoscere la pietra e le sue
molteplici applicazioni». Tra le
iniziative in calendario spicca sicuramente l’undicesima edizione
del Premio internazionale architetture di pietra, la cui giuria, composta da esperti come
Francesco Cellini, Juan José Lahuerta, Werner Oechslin,
Irace e lo stesso Pavan, ha assegnato il riconoscimento
agli autori di una serie di interventi pubblici riguardanti
sia grandi istituzioni di importanti città europee, sia piccoli spazi urbani o piccolissime strutture educative situate in remote aree rurali. Di notevole interesse sarà poi lo
spazio dedicato a Marmomacc incontra il design – Hybrid
and Flexible, con la ricerca di un «nuovo linguaggio della
pietra» che si fonda sulla «contaminazione tra materiali,
processi produttivi e forme creative».
I relatori hanno infine sottolineato il forte impegno di
Marmomacc per promuovere negli ultimi anni una vera
«cultura litica» sia a livello internazionale che nazionale,
grazie a due percorsi di riferimento: la formazione specialistica rivolta agli architetti degli Stati Uniti (AIA, American Institute of Architects), della Gran Bretagna (Riba,
l’associazione professionale degli architetti inglesi) e del
Canada (Raic, l’associazione canadese); il master universitario per laureati organizzato dal dipartimento di progettazione del Politecnico di Milano e la collaborazione ai
corsi di progettazione con la pietra realizzati insieme al
Politecnico di Milano polo regionale di Mantova, la facoltà di Architettura di Ferrara, la facoltà di Ingegneria di
Trento, quelle di Architettura di Pescara e del Politecnico
di Bari, e l’Ecole d’Architecture Paris Malaquais.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Luigi Palma, Simona Ninni
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
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EMO MILANO 2009: Milano 5 - 10 ottobre
Il mondo della lavorazione dei metalli
86
Si è concluso da poco il fitto programma di
conferenze stampa organizzato per promuovere in tutto il mondo EMO MILANO 2009,
la più importante manifestazione espositiva
internazionale dedicata al mondo della lavorazione dei metalli. Partito lo scorso settembre
da Chicago, il road show di conferenze – che
ha visto il coinvolgimento di oltre 2.000 persone, tra giornalisti e addetti ai lavori – ha toccato tutte le principali capitali dell’industria
mondiale, passando per tutte le capitali europee. Il grande interesse ovunque riscontrato
dagli organizzatori, testimonia l’importanza
di una manifestazione che, dal 5 al 10 ottobre
prossimo, richiamerà a Milano il meglio della domanda e dell’offerta mondiale di sistemi
di produzione. Per l’occasione sarà occupata
tecipate, organizza l’edizione milanese della
EMO – ha recentemente attivato un accordo
con il Gruppo CREVAL (Credito Valtellinese,
Credito Artigiano, Banca dell’Artigianato e
dell’Industria, Credito Piemontese). L’accordo
prevede l’apertura di una linea di credito di 5
milioni di euro finalizzata a finanziare le spese di partecipazione alla mostra delle imprese
italiane. Per le sole imprese ucimiste, inoltre,
CREVAL renderà disponibili particolari benefici nella gestione del conto corrente e sugli
anticipi delle fatture.
La linea di credito CREVAL si aggiunge a quelle
già attivate nell’ambito degli accordi stretti da
UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE con Banca
Popolare di Milano e Gruppo Intesa San Paolo,
per un ammontare complessivo di 12 milioni
una superficie di circa 180.000 metri quadrati, di cui 100.000 allestiti a stand, all’interno
del polo espositivo fieramilano, dove sono attesi oltre 1.300 espositori e 200.000 visitatori
provenienti da tutto il mondo. Caratteristica
distintiva delle edizioni milanesi della EMO
è, infatti, l’internazionalità. Il 70% degli espositori al momento iscritti alla manifestazione
è straniero, mentre in occasione della precedente edizione della mostra giunsero a Milano ben 60.000 visitatori esteri, provenienti da
100 diversi paesi. Benché il prestigio internazionale della manifestazione espositiva e la
massiccia partecipazione di costruttori stranieri siano motivo d’orgoglio per gli organizzatori, preoccupano le difficoltà che stanno
incontrando le piccole-medie imprese italiane, che dispongono di minori risorse da investire rispetto ai competitors internazionali.
Per agevolare i costruttori italiani, UCIMUSISTEMI PER PRODURRE – l’associazione dei
costruttori italiani di macchine utensili, robot
e automazione che, attraverso le società par-
di euro utili a sostenere la presenza italiana
alla EMO di Milano. Finalizzati a sostenere
le piccole-medie imprese che vogliano essere protagoniste a EMO MILANO 2009 sono
anche il pacchetto “EMO ALL INCLUSIVE”,
comprensivo di area espositiva, materiale promozionale, handling, servizi e numerose altre
facilitazioni, e gli sconti sugli stand preallestiti
attivati da fieramilano. Ulteriori informazioni
su EMO MILANO 2009, promossa dal CECIMO, il Comitato Europeo di Cooperazione tra
le Industrie della Macchina Utensile, e sulle
iniziative ad essa legate sono disponibili al
sito internet www.emo-milan.com.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Luigi Palma, Simona Ninni
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected]; www.ccis.ch
Rivista – Settembre 2009
La
Cibus Tec: Parma 27 - 30 ottobre
Forte apertura internazionale
L’edizione 2009 di Cibus Tec ha luogo in un anno di forte competitività dal quale emergeranno chiaramente il
rafforzamento del programma dedicato ai delegati esteri
ed ai visitatori internazionali in generale, la definizione
di un Paese focus nell’area mediterranea. Una forte attenzione al settore dell’imballaggio, della pasta fresca industriale, della catena del freddo, della logistica e delle
attrezzature per i laboratori, dei succhi di frutta e della IV e V gamma connoterà questa edizione, che godrà
di un nuovo lay-out espositivo finalizzato a compattare
la manifestazione salvaguardando l’identità dei settori
espositivi ed una nuova calendarizzazione, dal martedì
al venerdì.
La partecipazione espositiva a Cibus Tec si confermerà
quindi un passaggio importante nella strategia e nel mix
di comunicazione delle aziende operanti a diverso titolo
nel food processing & packaging, in grado di garantire
ritorni in termini di business realmente commisurati alla
propria capacità di innovazione e flessibilità; nel contempo, visitare Cibus Tec sarà sempre più un atto necessario per pianificare la realizzazione di una nuova unità
produttiva o il rinnovamento di quelle esistenti, in virtù
della caratteristica del Salone, unico al mondo in questo
senso, di rappresentare la filiera produttiva dei prodotti
vegetali o lattiero caseari nella sua assoluta totalità.
La Manifestazione verrà articolata come consuetudine
su tre filoni principali, al cui interno verranno presentate le tecnologie di appartenenza: Tecnoconserve, per la
tecnologia di trasformazione dei prodotti vegetali, Milc,
espressione delle tecnologie lattiero casearie con grande
attenzione ai prodotti di tendenza, Multitecno, in grado
di rappresentare le tecnologie trasversali di imballaggio,
etichettatrura, igiene e sicurezza, tracciabilità ed identificazione.
Nella politica di dinamismo di Cibus Tec rientra anche
Tomato World Forum, Conferenza Internazionale sul sistema del pomodoro da industria, che dal 27 al 29 no-
Rivista – Settembre 2009
La
vembre 2008 riunirà a Piacenza circa 300 operatori del
settore, produttori e trasformatori provenienti dal bacino mediterraneo cui l’evento è espressamente dedicato,
nell’ottica dell’espansione a monte della filiera del pomodoro, e che vedrà per la prossima edizione del Salone
un significativo consolidamento ed un coinvolgimento
degli operatori internazionali (ulteriori informazioni sono
disponibili sul sito www.tomatoworldforum.it)
L’appuntamento con il processo alimentare è quindi confermato nel cuore della food valley, a Parma, dal 27 al 30
ottobre 2009
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Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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87
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Il
Mondo in Camera
Il mondo in camera:
Eva Gallo “stagista”
Rivista
La
Incontro
con la provincia
di Vercelli
– Settembre 2009
Raduno
del centenario
della CCIS
Die steuerlichen Beziehungen zwischen
Italien und der Schweiz nach dem
«Sommerpaket» der italienischen Regierung
Contatti
Commerciali
Servizi Camerali
89
Il mondo in Camera
Eva Gallo “stagista”
Lo Stage alla CCIS: un’esperienza unica,
intensa e...il resto dipende da se stessi!
Continua il nostro “dietro le quinte” camerale. Fra gli attori, ritenuti a torto “non protagonisti”, un ruolo tutt’altro marginale lo rivestono gli “stagisti” voce, che suona un po’ negativa, alla quale vengono
generalmente rubricati baldi giovanotti e ambiziose giovanotte che, terminato il cursus studiorum, si
accingono a fare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Eva Gallo è una di loro: le abbiamo chiesto di
raccontarci la sua esperienza, considerandola, pur, nella sua indubbia soggettività, come testimonianza di tute le altre che, con cadenza bi- o trimestrale regolarmente si succedono
Appena varcata la soglia dell'ingresso, mi accoglie una
scritta sul pavimento, un mosaico: SALVE.
Ebbene, Salve: questo è il primo passo che affronta lo
stagista ignaro ma curioso, che sta per vivere la sua esperienza camerale.
Qualche anno fa, da buona forchetta ed amante del vino
quale sono, ero in giro per gli stand di Vinitaly ed ebbi il
piacere di scambiare alcune opinioni con Giacinto Donno, che all’epoca lavorava alla CCIS nel reparto fiere.
Dopo aver debitamente concluso i miei studi universitari
in diritto ed in economia, consultando di tanto in tanto il
sito www.ccis.ch, la mia memoria è tornata a quei giorni
di Verona e così ho pensato: "Perché non fare uno stage
alla CCIS? Ora telefono!"
“Salgo sul primo treno e vengo a firmare!”
A dire il vero l'idea mi sembrava un po' temeraria. Dicevo fra me e me: "Ma mica mi prendono! Come minimo
devo conoscere il Ministro Tal dei Tali o il Dott. Caio che
parli con Tizio, che gli dica di me, che conosca il Presidente Sempronio etc.." Insomma, non ci speravo proprio!
Reduce da alcuni tentavi vani di inserirmi in un contesto lavorativo o "simil-lavorativo" italiano, mi muovevo
con cautela ed un po' di acquisito pessimismo. Tuttavia,
come d'incanto, rispondeva alla mia telefonata a scopo
90
informativo una voce assai simpatica, come se un fascio
di luce avesse attraversato i buchetti della cornetta: chiedo dello stage, dei requisiti e di tutto ciò che potesse essere utile ad una giovane recluta che ce la vuole fare.
Dopodiché mando il CV in formato elettronico, lettera
di presentazione e solita formula di chiusura: …"nella
speranza che il mio profilo sia in linea con il Vs. richieste, porgo distinti saluti!". Quella voce così "solare" mi
aveva, in un certo senso, confortata ma per illudermi ero
troppo forgiata dalle "disavventure all'italiana". Qualche
giorno di attesa fervida ed interminabile. Poi…ancora lei,
quella voce col fascio di luce che attraversa la cornetta:
"Va bene, lo stage è confermato per Lei da Marzo2009 a
Luglio 2009! Le mandiamo la documentazione per posta,
firmi e lo rinvii all'indirizzo della Camera qui a Zurigo.
D'accordo?" "No no no, altolà: vengo io, salgo sul primo
treno e vengo a firmare!" Dentro di me le solite voci del
dubbio mi avevano tormentato, nella mia mente scorrevano immagini di lettere mai arrivate a destinazione
(proprio quelle più importanti poi!), di postini malati o
disattenti o di solite sfighe da capogiro. Dopo anni di studio e fatiche non avevo la minima voglia di farmi sfuggire
un'occasione del genere: salgo sull'Espresso notturno destinazione Svizzera. Ancora incredula.
4 mesi di esperienze varie e avvincenti
Questa la primissima tappa della mia esperienza qui alla
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, dove ho
vissuto 4 mesi ricchi di esperienze varie e, per molti versi, avvincenti.
Devo riconoscere di avere avuto anche una certa fortuna capitando proprio in occasione delle celebrazioni del
centenario della CCIS fondata, per l'appunto, nel 1909.
Infatti, sono numerose le manifestazioni e gli incontri che
si sono svolti nel corso di questi mesi e che continueranno ad esservi. La mole di lavoro e l'impegno quotidiano
che l'organizzazione di questi appuntamenti hanno richiesto ha reso il mio stage vario e stimolante, contribuendo ad arricchire il mio back-ground.
Per ricordare alcuni eventi della CCIS a cui ho potuto
partecipare: la degustazione dei vini siciliani e quella dei
vini senesi, il convegno riguardante l'Italia come merca-
Rivista – Settembre 2009
La
to-target per gli investimenti esteri e l'assemblea generale
della CCIS presso il suggestivo Zunfthaus zur Meisen di
Zurigo, che si erge nella piazza della celebre Chiesa di
Fraumünster che custodisce i mosaici di Marc Chagall!
Missione compiuta
Per me, anche un dettaglio, è stato oggetto di stupore ed
ammirazione. Fra le emozioni maggiori non posso non
ricordare la sera dell'11 Giugno 2009 in cui, seduta un
"tantino indietro" rispetto al tavolo d'onore (come da protocollo, ovviamente!), ho "contribuito", diciamo così, a
far si che il nostro Ministro dello Sviluppo Economico,
Claudio Scajola, potesse colloquiare con la Signora Corinne Mauch, sindaco di Zurigo, ed altre illustri personalità del mondo politico ed economico svizzero: fare
l'interprete è stata una bella sfida, soprattutto con me
stessa! Quando il nostro Ministro, poi, si è rivolto molto
discretamente a me medesima (sì sì, proprio io!) per ringraziarmi e darmi in segno di riconoscenza il francobollo
celebrativo del centenario della CCIS beh..mi sono detta:
Eva, missione compiuta!
Ho riacceso quella parte di me che si era spenta
Lo stage però vuol dire anche svolgere attività quotidiane "d'ufficio", quali: archiviare pratiche, redigere banche
dati, scrivere e tradurre lettere, telefonare ed effettuare
studi e ricerche su internet e su documenti vari, oltre a
fare tutto ciò che può tornare utile all'esecuzione dei numerosi servizi che la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera offre. Anche questi compiti di "routine" sono
stati utili per arricchire le mie capacità e capire meglio
il funzionamento di un ufficio ben strutturato. La disponibilità dell'intero team camerale è stato un altro fattore
importante per accrescere le mie conoscenze: tutti sempre pronti a spiegare funzionamenti e pratiche od a chia-
Incontro con la provincia di Vercelli
OUT OF THE BOX
La Provincia di Vercelli conta poco meno di 180 mila abitanti
distribuiti in 86 comuni: un piccolo universo che ruota attorno a
due anime distinte paesaggisticamente, ma che ben si coniugano
grazie all’abbraccio del fiume Sesia.
A nord, la Valsesia: terra di montagna, di attività turistiche, con
le suggestioni del Monte Rosa, le piste da sci di Mera e Alagna e
la monumentale "Gerusalemme in miniatura", rappresentata dal
Sacro Monte di Varallo.
A sud, una generosa porzione di pianura Padana, Terra d'Acqua e
di Riso, con tutte le attività legate al turismo d’arte, all’enogastronomia e al benessere.
Rivista – Settembre 2009
La
rire aspetti ancora controversi del mondo del lavoro.
Devo ammettere che una considerevole dose di intraprendenza e di voglia di imparare connesse a qualche
esperienza lavorativa pregressa, sono state determinanti
per rendere ancora più costruttiva questa mia esperienza.
Non credo che un approccio poco motivato o comunque
un impegno meno costante avrebbero reso questi mesi
così produttivi come lo sono stati per me. L'incontro con
numerose persone ed autorità, le telefonate e l'invio di
mail hanno contribuito ad accrescere la mia comunicatività e quella giusta dose di autostima che serve per andare avanti e crederci ancora: per intenderci, la parte di
me che, con quelle che più sopra ho apostrofato come
"disavventure all'italiana", si era un po' spenta!
Anche il viaggio più lungo comincia
facendo un piccolo passo
Altra grandissima fortuna di questi mesi è stata la splendida amicizia nata con lei, quella che ha reso le mie giornate colorate e divertenti, i miei compiti più leggeri ma,
al tempo stesso più completi ed i miei "momenti no" dei
"momenti ni": Teresa, la mia collega di stage. Stessi studi,
stessi valori e principi, oltre a tanta voglia di imparare.
Adesso mi aspetta il mondo del lavoro, quello vero, quello che, in fondo, noi giovani laureati e motivati vogliamo fortemente: c'è chi lo insegue credendoci sempre,
chi dopo un po' perde le speranze, chi non cerca perché
"tanto se non sei raccomandato non ce la fai" e chi prende il primo treno anche se è notte e non sa come sarà
ma parte perché.. anche il viaggio più lungo comincia
facendo un piccolo passo!
Ps. Dimenticavo la voce solare che come un fascio di
luce attraversa i buchetti della cornetta era quella di…
Lara Francesca Cucinotta, la tutor degli stagisti !!
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera con la Provincia di Vercelli e con l’ENIT di Zurigo
sono lieti di invitarVi all’evento
Out of the box: Presentazione della Provincia di Vercelli
il 7 ottobre 2009, ore 18:00
presso la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Zurigo.
Programma
18.00 – 19.00
presentazione Out of the box: Provincia di Vercelli
Saluti
- Dr. Renzo Masoero, Presidente Provincia di Vercelli
- Dr. Andrea G. Lotti, Segretario Generale CCIS
Relatori - Dr. Marco Pasteris, Assessore al Turismo Provincia
di Vercelli
- Dr. Felix Lombardi, ATL Vercelli
Informazioni ed iscrizioni (obbligatoria)
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, CCIS,
Lara Francesca Cucinotta
Tel. 044 289 23 23 – Fax 044 201 53 57
Mail [email protected]
91
Il mondo in Camera
Raduno del centenario della CCIS
Domenica, 19 luglio 2009, il gruppo MotorImport e Mohag hanno organizzato in onore del centenario della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera un raduno per i soci e gli amici della CCIS
con le più prestigiose marche della motoristica italiana
L’appuntamento, negli uffici del gruppo MotorImpot, Bernerstrasse Nord 202, 8048 era
per le 8.30. Con un caffè, Ramsy Hayek (riconosci8bile per la maglietta rossa Ducati),
ci ha spiegato il percorso: Zurigo – Sciaffusa
via Stein am Rhein – Costanza – Bodensee –
Bodensee – Wil – Winterthur – Zurigo. Per le
9, scegliendo far le diverse motociclette messie a disposizione gratuitamente, il gruppo di
appassionati conduttori e accompagnatori ha
deciso di provare i seguenti modelli Ducati:
Monster 696, Monster 1100 S, 848 Superbike, Hypermotard e Streetfighter; il 1200
Sport della Moto Guzzi: e Il Gran Passo Moto
Morini.
Una magnifica mattinata tra autostrada, paesini e colline, dove chiunque ha potuto regalarsi grandissimi momenti di soddisfazione
92
con tratti di guida sportiva, esaltandosi sulle
strade di montagna o con momenti più rilassanti, dove il piacere e le emozioni della strada con delle moto italiane ha coinvolto tutti.
Tra i collaboratori della MotorImport c’era chi
faceva strada e chi soddisfaceva tutti i bisogni
del gruppo controllando che nessuno andasse perso. Durante le 5 ore di viaggio, senza
panne o guasti, ci siamo scambiati i vari modelli per vivere le varie sensazioni che possono regalare le moto da viaggio, da strada e
da corsa!
Il raduno si è concluso con un ottimo pranzo
presso il Ristorante Frascati Zurigo, Gruppo
Molino, associato della CCIS, ridendo e scherzando, pianificano un eventuale prossimo raduno. A tutti gli appassionati di moto: doppio
lamps!
Rivista – Settembre 2009
La
EINLADUNG ZUM SEMINAR
vom 13. Oktober 2009, 09.00 – 12.30 Uhr
Ort: Baur au Lac, Zürich
Die steuerlichen Beziehungen
zwischen Italien und der Schweiz nach dem
«Sommerpaket» der italienischen Regierung
Das von der Regierung Berlusconi am 1. Juli 2009 verabschiedete Gesetzesdekret Nr.
78 – inzwischen mit Ergänzungen in ein ordentliches Gesetz umgewandelt – besteht
im wesentlichen aus weiterenMassnahmen zur Belebung der Konjunktur (nach den
beiden ersten Konjunkturpaketen vom November 2008 und Februar 2009) und einer
Verschärfung des Aussensteuerrechts bei Tätigkeiten in Niedrigsteuerländern (wozu
auch die Schweiz zählt).
Während die Konjunkturmassnahmen den Abzug von 50% der Anschaffungskosten
von neuen Maschinen vom stpfl. Gewinn vorsehen, sind die anderen Massnahmen
gegen die sogen. «Steuerparadiese» gerichtet:
1. Erhöhung der Strafen, wenn die in Steuerparadiesen angelegten Gelder nicht gemeldet werden;
2. Verschärfung der Hinzurechnungsbesteuerung (CFC-Regelung). Um in den Genuss
der Freistellung von der Hinzurechungsbesteuerung zu kommen, muss die ausländische Gesellschaft die Umsätze auf dem lokalen Markt realisieren und sie darf
nicht mehr als 50%passive Einkünfte haben. Gleichzeitig wird die CFC-Regelung
auch auf Gesellschaften in Ländern ausgedehnt, die nicht in der black list angeführt
sind (wenn die Steuerbelastung niedriger ist als 50% der ital. Steuerbelastung und
wenn mehr als 50% passive Einkünfte vorliegen).
Gleichzeitig wurde wieder der «scudo fiscale» eingeführt, worunter man die straffreie
Repatriierung, bei Zahlung einer «Amnestiegebühr» von 5%, der im Ausland bisher
illegal gehaltenen Vermögen versteht.
Das Seminar behandelt diese Themen in allen Detailfragen, mit besonderer Berücksichtigung der Beziehungen zwischen Italien und der Schweiz.
Rivista – Settembre 2009
La
93
Contatti Commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
Offerte di merci e servizi
Portoni industriali
AlboDoor
Via del Commercio 2
I - 26013 Crema (CR)
Tel. +39.037380445
Fax +39.0373254406
E-mail: [email protected]
www.albodoor.it
Motori per macchine utensili
ACM Engineering Spa
Via Don A. Camera 25
I - 21020 Bardello (VA)
Tel. +39.0332731088
Fax. +39.0332730380
[email protected]
www.acmengineering.it
Vino
BADIA A COLTIBUONO
I - 53013 Gaiole in Chianti (SI)
Tel: +39/0577 74481
Fax: +39/0577 744839
[email protected]
www.coltibuono.com
Carpenteria saldata di qualità
Olmag Srl
Via E. Fermi 14
I - 30020 Noventa di Piave VE
Tel: 0039/0421 65426/658614
Fax: 0039/0421 658910
E-mail: [email protected]
www.olmag.it
Accessori per gioielli
Myriam srl
Via Antonio Aldini 4
I - 20157 Milano
Tel: +39 01521836
Fax: +39 0152439461
E-mail: [email protected]
Lavorazioni in acciaio inossidabile
Inoxveneta SpA
via Podgora 8
I - 31029 Vittorio Veneto TV
Tel: +39 0438912284
Fax: +39 0438912265
E-mail: [email protected]
www.inoxveneta.it
Lavorazioni meccaniche
Delsa srl
Via Leonardo da Vinci 4
I - 21030 Grantola (VA)
Tel. +39 0332576490
Fax: +39 0332576356
E-mail: [email protected]
www.delsaautomazioni.it
94
Accessori e macchinari
per l’industria tessile
Texera srl
Via Torino 27
I - 21052 Busto Arsizio (VA)
Tel: 0039 0331302570
Fax: 0039 0331302568
E-mail: [email protected]
www.texera.it
Lavorazioni meccaniche
di precisione
BCM sas
Via Roma 107
I - 31040 Chiarano TV
Tel. 0039/0422746969
Fax 0039/0422746969
E-Mail: [email protected]
www.italoferretti.it
Forni industriali
Scame Forni Industriali
I - 31010 Mareno di Piave (TV)
Tel: 0039 0438308880
Fax: 0039 0438308944
E-mail: [email protected]
www.scameforni.com
Calzature
B.A. Angeletti srl
Via Veregrense 211
I - 63014 Montegranaro (AP)
Tel. +39 0734891486
Fax.+39 0734892356
E-Mail: [email protected]
www.baangeletti.com
Tubi saldati
Eusider SpA
Via B. Melzi 203
I - 20025 Legnano
Tel: 0039/033188411
Fax: 0039/0331592953
[email protected]
www.eusider.com
Prodotti da forni
Panificio Matteo
via Ridondello, 65/67
I - 27058 Voghera (PV)
Tel. 0039/ 0383 645291
Fax 0039/ 0383 646316
E-mail: [email protected]
www.panificiomatteo.com
Accessori per macchine utensili
Bottelli srl
Via della Concordia
I - 21040 Menzago di Sumirago (VA)
Tel. 0039/0331906426
Fax 0039/0331906429
[email protected]
www.bottelli.it
Cravatte ed accessori
per abbigliamento
Italo Ferretti srl
Via Nazionale Adriatica Sud 177
I - 64029 Silvi Marina TE
Tel. 0039/0859352700
Fax 0039/0859351905
E-Mail: [email protected]
www.italoferretti.it
Sistemi di controllo
di processi industriali
Azzali Elettronica srl
Via S. Leonardo 116/a
I - 43100 Parma
Tel. 0039/0521774733
Fax 0039/0521270455
[email protected]
www.azzalielettronica.it
Prodotti alimentari
tipici romagnoli
La Romagnola
Via Martiri Ponte Bastia 11
I - 44016 San Biagio Argenta (FE)
Tel. +39 0532809666
Fax.+39 0532809477
E-Mail: [email protected]
www.la-romagnola.it
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• L’azienda SAIGI è specializzata nella
macellazione e vendita di carni avicole
fresche e surgelate ed ha i suoi uffici e la
struttura di macellazione a Santarcangelo
di Romagna, da qui gestisce tutta la filiera
che si compone di diversi allevamenti di
quaglie e galletti dislocati nel Nord Italia.
Nel 2007 Saigi ha immesso sul mercato
nazionale una media settimanale di circa 150.000 quaglie a proprio marchio o
a marchio delle primarie aziende avicole
nazionali, circa 30.000 galletti e 3.500
piccioni a settimana; è inoltre una delle poche aziende italiane a macellare e
vendere fagiani e pernici freschi ed è in
grado di fare consegne dirette a punto
vendita nell’arco delle 24/48 ore successive all’ordine.
• L’azienda GIAS SpA è specializzata
nella produzione di verdure grigliate e di
piatti pronti italiani surgelati di diverse
qualità, sia con la pasta sia col riso, sia
con la carne che con i frutti di mare. GIAS
vorrebbe ampliare il proprio mercato e intraprenderebbe volentieri nuove relazioni
commerciali con grossisti di prodotti alimentari che danno valore alla qualità dei
prodotti e sono interessati a inserire sul
mercato svizzero i prodotti citati.
• La ditta Cover Technology srl di Brescia attiva nel settore della realizzazione
di coperture in PVC e policarbonato per
Rivista – Settembre 2009
La
hangar, magazzini e impianti sportivi
offre prodotti di sicura qualità ed affidabilità a agenti e importatori svizzeri del
settore. L'assenza di fondazioni permette la massima semplicità nella posa delle
strutture Cover Technology anche negli
ambienti più critici, mantenendo grazie
a speciali metodi di ancoraggio, solidità
strutturali paragonabili a costruzioni in
muratura, e abbattendo i costi dovuti ai
più classici sistemi edilizi. Elevata resistenza ai carichi di vento e neve, grazie
ad innovative scelte costruttive, consente
a Cover Technology di superare le classiche soluzioni in acciaio, legno lamellare
e legno massiccio.
• La ditta Pasquinoni snc di Rimini attiva
nella produzione di olio extravergine di
oliva di assoluta e primissima qualità, collaborerebbe volentieri con importatori e
distributori di prodotti alimentari e specialità italiane. Tutti i prodotti sono certificati e il prodotto di punta è l’olio extravergine MOSTO vincitore del premio ORO
GIALLO 2009, massima rassegna italiana
per ciò che riguarda l’olio d’oliva.
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Nastro & Nastro S.r.l.
Vi Stehli, 15 - 21010 Germignaga (VA)
Tel. + 39 0332 531463
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DAL MERCATO SVIZZERO
Ricerca di merci e servizi
Macchine industriali
per la bigiotteria
OPTOMA
rte d'Allaman 36 Pf 99
1163 Etoy
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Fax 0041/021 8071334
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Materiale da cancelleria
Rahmqvist AG
Grindelstrasse 11
CH-8303 Bassersdorf
L'innovativa idea imprenditoriale di Antonella Sarno-Chieffo, titolare del centro di bellezza "Beauty&Hair"a Zurigo-Altstetten
Giovane imprenditrice
di bellezza
Professionalità ed intraprendenza si incontrano in un'attività di successo. Antonella SarnoChieffo, oltre ad occuparsi quotidianamente
di bellezza, capelli e
benessere, impartisce
anche lezioni di trucco
individuale. Il suo motto? Magra, grassa, alta o bassa: ogni
donna può mettere in risalto la propria bellezza, sempre!
Il salone di bellezza "Beauty&Hair", oltre ai classici servizi da parrucchiera, offre anche i trattamenti di un centro
estetico: manicure, pedicure, ricostruzione unghie, trattamento del viso, corsi di trucco, allungamento delle ciglia,
depilazione e molto altro ancora. Un'idea imprenditoriale,
che Antonella Sarno-Chieffo aveva ben chiara già nel corso dei suoi anni di apprendistato, sia come parrucchiera
Rivista – Settembre 2009
La
Tel. 0041/448386060
Fax 0041/448386064
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www.rahmqvist.com
Piastrelle
Signor Patrick Bade
Tel. +44 7791119765
[email protected]
Vini e specialità alimentari
Signora Tamara Heim
Gugenstrasse 3
4655 Süsslingen
Tel. 0041 763092512
[email protected]
Offerte di merci e servizi
Prodotti chimici naturali
Jungbunzlauer AG
St. Alban-Vorstadt 90
P.O. Box
CH-4002 Basel
Tel.: ++41 61 295 51 00
Fax: ++41 61 295 52 90
[email protected]
www.jungbunzlauer.com
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
che come estetista professionista. È proprio grazie al suo
doppio titolo professionale, unitamente a molta passione
e professionalità acquisita nel corso delle sue numerose
esperienze sul campo, che Antonella nel suo centro estetico riesce a soddisfare le molteplici esigenze della donna
di oggi. Anche il pubblico maschile tiene alla propria bellezza e sempre più richiede trattamenti come: definizione
delle sopracciglia, depilazione, minicure e pedicure.
Inoltre, per le donne “acqua e sapone" che vogliono imparare le tecniche di trucco professionali per mettere in
risalto la propria bellezza, Antonella impartisce corsi di
trucco individuale.
Il centro"Beauty&Hair" offre un'ampia gamma di servizi
eseguiti con qualità e professionalità da una giovane estetista e parrucchiera convinta che "ogni donna può mettere in
risalto la propria bellezza!", senza distinzione di stagione,
di statura o di aspetto fisico!
Promozione speciale "Beauty&Hair" per i soci della CCIS:
sul 1° trattamento viso, corpo o capelli verrà applicato uno
sconto del 10%! Ma affrettatevi
la promozione è valida fino al 31 Ottobre 2009!
Per info:
Beauty&Hair
Antonella Sarno-Chieffo, Altstetterstr. 193,
8048 Zurigo, Tel. 044 419 04 04
95
Attività e Servizi
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera
• Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc.
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
• Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori
• Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
Pubblicazioni
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in Italia
• Costituzione di società affiliate
di imprese estere in Italia
• Servizi camerali
• Das neue italienische Gesellschaftsrecht
• ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile
(11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Facilitazioni per i Soci
Seestrasse 123,
Casella postale,
8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 289 23 23,
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto
commerciale, societario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia doganale
• Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
• Azioni promozionali e di direct marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
Fax ++41(0)44 201 53 57
http://www.ccis.ch,
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale,
1211 Ginevra 1
Tel. ++41(0)22 906 85 95,
Fax ++41(0)22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
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Editoriale - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera