Editoriale di Giangi Cretti È incontestabile. In un’epoca in cui le comunicazioni di massa impongono il loro metro di misura anche il consumo culturale, adottando i parametri della capacità di attrazione e di seduzione dell’audience è difficile (magari temerario, provocatorio e persino autolesionista?) poter prescindere dal lusso di concedersi un lusso. Perché scegliere di garantirsi la presenza della star di indubbio richiamo, per lo scampolo di tempo necessario ad una pubblica comparsata, altro non è se non un lusso. Che, in quanto tale, bisogna potersi permettere. Pagando s’intende. Esemplificando: 100’000 franchi, per avere all’ombra del megaschermo di Piazza Grande a Locarno Cameron Diaz che ringrazia, saluta il pubblico, esprime la propria soddisfazione per essere stata invitata (e ci mancherebbe), si concede sorridente all’ingordo obiettivo fotografico e, scortata dal meritato applauso, se ne va, sono un investimento oppure un costo? Dipende: se si dispone uno sponsor espressamente dedicato all’evento sono investimento, diversamente un costo. Come tale: saggiamente soggetto alla rigorosa legge delle priorità. Va da sé, volendo - nell’orgoglioso atteggiamento del presidente del Festival del Film di Locarno, Marco Solari, che ribadisce e difende, ad ogni pie’ sospinto, l’originalità di un Festival che resiste (è il secondo al mondo per anzianità) fiero della sua indipendenza e della libertà culturale di cui è convinto paladino - si possono riscontrare dei parallelismi con l’apologo della volpe e l’uva. Potrebbe essere che Solari sia costretto, pertanto suo malgrado, a fare di necessità virtù. Anzi, è ragionevole pensare che le cose stiano così: non per partito preso, ma dettate dalla consapevolezza di dover fare i conti con le risorse di cui si dispone, nel convinto rispetto dell’identità (cifra stilistica?) del Festival. Al di là del rischio di (pretestuose o giustificate che siano) rimostranze per spese faraoniche intese a soddisfare l’effimero dei sensi, c’è spazio, in periodo di manifesta crisi, per annotare, (per la serie: l’importante è distrarre) una pericolosa e strumentale contiguità con il “panem et circenses” di antica memoria. Divagazioni e traballanti accostamenti moral-filosofici a parte, è del tutto evidente che sullo sfondo dell’accusa di mancanza di glamour, che solo la presenza di grandi star pare possa conferire, artatamente architettato c’è il crescente antagonismo con il rampante Festival del film di Zurigo, che prima di qualsiasi altra cosa, si premure di comunicare che lui le star (l’anno scorso Stallone quest’anno Polanski), per giunta a costi che dice ridotti, ce le ha. A chi giova tutto questo? Evidentemente a Zurigo e a chi accarezza l’idea di scalzare Locarno dal rango che si è conquistato in oltre 60 anni di vita. Una competizione sensata? Forse per chi in questo modo ambisce ad ottenere maggiore considerazione finanziaria da parte di sponsor pubblici. Per il resto, non pare avere molto senso lasciarsi trascinare in una sfida o, peggio ancora, rinchiudersi nella torre d’avorio della propria lesa dignità. Zurigo è una realtà in divenire, con un suo impianto organizzativo che non gli consente di sostituirsi a Locarno. Che è una realtà consolidata - sicuramente perfettibile e, a tal fine benvenuta sia la concorrenza - con un tratto distintivo che nessuno le può togliere: il suo festival del film è anche una festa popolare di cui, oltre agli addetti e agli appassionati, un intero territorio si sente protagonista. Un valore aggiunto che Zurigo, pur con tutto il glamour e il clamore di questo mondo, difficilmente riuscirà ad avere. [email protected] Rivista – Settembre 2009 La 1 collezione hadis InterOffice, il numero uno per arredamenti d’ufficio in Svizzera Esposizioni in : Basilea, Berna, Hünenberg (ZG), Lucerna, San Gallo, Zurigo, Losanna, Ginevra, Givisiez (FR), Martigny, Neuchâtel, Sierre, Sion, Camorino / Bellinzona. www.interofficeag.ch [email protected] living@work Sommario RUBRICHE In breve 9 Italiche 11 Europee 13 Internazionali 15 Oltrefrontiera 17 Benchmark 25 Burocratiche 27 Angolo Fiscale 35 Angolo legale 37 Convenzioni Internazionali 38 L’elefante invisibile 43 Carnet 54 Scaffale 59 Sequenze 63 Diapason 65 Convivio 73 Motori 77 Starbene 80 In copertina: Il megaschermo di Piazza Grande a Locarno 1 Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. 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La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 WAIT. VINTAGE 1945 «CARRÉE» Cronografo www.girard-perregaux.com Cronografo con ruota a colonne. Movimento meccanico a carica automatica Girard-Perregaux. Cassa in oro rosa. Fondo in vetro zaffiro. INCONTRI 41 45 49 Dolce gratificante peccato di gola Donne in carriera: Paola Cabalà Le molte facce della diplomazia Intervista esclusiva con Cornelio Sommaruga Henry Dunant e le origini della Croce Rossa 1859-2009: a 150 anni della battaglia di Solferino 73 78 79 55 56 58 60 «Passions partagées – De Cézanne à Rothko» Capolavori del XX secolo nelle collezioni private svizzere In occasione dei 25 anni di attività espositiva dell’Hermitage di Losanna Antonio Rosmini e il federalismo: dal progetto dell’800 alla realtà di oggi. Incontro a Lugano il 25 settembre 66 68 71 Le parole di Rilke seducono un pubblico sempre più numeroso Bilancio del Festival Rilke 2009 a Sierre 21-23 agosto 2009 Voce e Specchio - Storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana Intervista al curatore Theo Mäusli Il Museo del Precinema, il Museo della Specola, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari Gli scrigni delle curiosità8 “Siamo piccoli, ma cresceremo” Davide e Stefano: Gente di Mare 84 85 86 87 La qualità oltre la crisi: dal progetto alla distribuzione Abitare il Tempo: Verona, 17 - 21 settembre La cultura al servizio delle imprese Marmomacc: Verona 30 settembre - 3 ottobre Il mondo della lavorazione dei metalli EMO MILANO 2009: Milano 5 - 10 ottobre Forte apertura internazionale Cibus Tec: Parma 27 - 30 ottobre 90 91 92 93 94 96 Lo Stage alla CCIS: un'esperienza unica, intensa e... il resto dipende da se stessi! Eva Gallo “stagista” Incontro con la provincia di Vercelli Raduno del centenario della CCIS EINLADUNG ZUM SEMINAR: Die steuerlichen Beziehungen zwischen Italien und der Schweiz nach dem «Sommerpaket» der italienischen Regierung Contatti commerciali Servizi camerali 68 Deragliamento a trecento l'ora A colloquio con Giovanni Mirabassi Riflessioni intime di un cantautore assennato Intervista con Joe Barbieri Festival Franciacorta 2009 Rivista – Settembre 2009 La TNT Express Italy viaggia su veicoli commerciali Fiat Professional IL MONDO IN CAMERA DOLCE VITA 64 Collezioni italiane di rango Motociclette d’epoca IL MONDO IN FIERA CULTURA 54 Il pesce azzurro: povero ma ricco di sapore 7 In Breve Debutta a Francoforte la nuova Maserati GranCabrio Debutterà il 15 settembre al prossimo Salone dell’automobile di Francoforte la Maserati GranCabrio, la prima cabriolet a quattro posti nella storia della Casa del Tridente. Con la GranCabrio – la terza punta del Tridente - si completa la gamma Maserati, ora forte di tre famiglie di modelli: Quattroporte, GranTurismo, GranCabrio – cioè: berlina, coupé, cabriolet. La GranCabrio rappresenta la sintesi Maserati in tema di vetture scoperte. È una Maserati nel senso più puro del termine: dallo stile inconfondibile di Pininfarina alla spaziosità degli interni, dalla artigianalità di ogni particolare al piacere di guida e alle performance. La Maserati GranCabrio arricchisce tutti i cinque sensi in un’esperienza condivisa en plein air, senza rinunciare al comfort e alle prestazioni. Un’auto da sogno pensata e costruita per uomini e donne che amano vivere all’insegna Cisalpino: dal 13 dicembre si sale anche a Chiasso Con l’introduzione del nuovo orario FFS, il 13 dicembre prossimo, la stazione di Chiasso sarà servita dai treni Cisalpino ETR 470. È quanto risulta dall’accordo stipulato tra FFS e Cantone, presentato dall’amministratore delegato (CEO) delle FFS Andreas Mayer e dal direttore del Dipartimento del territorio Marco Borradori. «Questa è stata una scelta dettata dal buonsenso. Se a Chiasso il treno si ferma per ragioni tecniche, allora bisogna sfruttare la fermata anche a favore della clientela» ha detto Mayer, auspicando al contempo che aumenti il numero dei passeggeri, in media ne sono calcolati 8, che effettivamente salgono a Chiasso. La fermata dei convogli Cisalpino alla stazione internazionale sarà garantita fino all’apertura del tunnel di base del San Gottardo, prevista per il 2017, o fintanto che non sarà possibile il transito dei treni internazionali senza fermata tecnica alla frontiera. Naturalmente soddisfatti dell’accordo sia marco Borradori « è frutto dell’ottima collabo- Rivista – Settembre 2009 La dell’understatement. Come tutte le scoperte made in Maserati: auto speciali destinate a raffinati intenditori. La GranCabrio continua infatti la tradizione Maserati nelle vetture scoperte, andando ad aggiungersi a modelli che hanno fatto la storia della Casa modenese come la A6G Frua Spyder del 1950, la 3500GT Vignale Spyder del 1960, la Mistral Spyder del 1964, la Ghibli Spyder del 1968 e la Spyder del 2001 disegnata da Giorgetto Giugiaro, la vettura con la quale la Maserati è tornata negli Stati Uniti. Nel solco della tradizione, la GranCabrio apre un nuovo capitolo, perché mai dagli stabilimenti di Viale Ciro Menotti 322 sono usciti modelli open-air a quattro posti. Quattro posti veri, affinché i passeggeri posteriori non siano comprimari, ma co-protagonisti del viaggio. La GranCabrio è spinta da un motore V8 di 4.7 litri e 440 HP ed è la cabriolet con il passo più lungo sul mercato. Per rimarcare il legame con la tradizione Maserati, il tettuccio della GranCabrio è rigorosamente in tela. La Maserati GranCabrio sarà commercializzata a partire dal prossimo inverno, per essere vissuta a partire dalla successiva primavera. razione tra FFS e Cantone», sia il sindaco di Chiasso Moreno Colombo. Garantire la stabilità dell’orario è un altro degli obiettivi che stanno a cuore alle FFS le quali cercheranno di realizzarlo in collaborazione con Trenitalia anche se, ha precisato Mayer, non è impresa da poco dato che «non tutti i paramenti che garantiscono la puntualità sono facilmente controllabili». FFS e Cantone Ticino hanno concordato anche alcune misure per migliorare la puntualità dei treni sull’asse del San Gottardo a partire appunto dal 13 dicembre. La prima consiste nella concentrazione dell’intera flotta dei treni ETR 470 Cisalpino su quest’asse, e i treni non invertiranno più la direzione di marcia a Lugano, come oggi avviene per 4 coppie di collegamenti, ma collegheranno direttamente Zurigo e Milano; cadrà così l’obbligo di cambiare a Lugano. Inoltre, due ETR 470 di riserva saranno «parcheggiati» a Zurigo e Milano, pronti a partire in caso di ritardo del convoglio in viaggio. Si chiuderà, poi, il cantiere di rinnovo della galleria dell’Axen, tra Sisikon e Flüelen. Infine, Rete ferroviaria italiana, Trenitalia e FFS costituiranno un gruppo di lavoro che controllerà costantemente «stabilità e qualità dell’orario». 9 Italiche di Corrado Bianchi Porro La domanda di fondo è: “qual è lo stato dell’economia e della società italiana dopo lo scoppio della crisi finanziaria?” Ferruccio De Bortoli, oggi direttore del Corriere della Sera e in precedenza del Sole 24 Ore non si è sottratto alla questione nel suo intervento a Milano alla Camera di commercio svizzera in Italia in occasione dell’assemblea generale e del cambio di presidenza. Come giornalista, ha detto, posso semplicemente esporre alcune particolarità dell’attualità che stiamo vivendo. Abbiamo imparato veramente la lezione delle crisi che è esplosa con i subprime nel corso del 2007? La mia risposta è “no”. Non abbiamo imparato. Non vi è stata in nessun Paese un’analisi corretta e approfondita sulle cause reali e psicologiche dell’enorme diffusione dei titoli tossici non quotati nei mercati e non iscritti nei bilanci ufficiali. Ciò per esempio si riflette sul comportamento degli specialisti dell’economia ledizione del doppio 5 (perdita del Pil e crescita del debito), l’Italia ha qualche virtù nascosta. Per esempio, il peso del settore manifatturiero è stato a lungo la dimostrazione della nostra arretratezza rispetto ad altre economie, ad esempio a quelle con un maggior peso relativo dei servizi. Oggi questo peso del manifatturiero è un elemento di relativa fiducia, se il Paese avrà naturalmente maggiori attenzioni. Abbiamo 5 milioni di imprese. Non c’è altro Paese che abbia un numero d’imprese come l’Italia. Sono spesse volte micro imprese (98% sotto 20 dipendenti), però ne abbiamo più di altri Paesi. Sono piccole e fragili, non c’è dubbio, ma costituiscono un tessuto prezioso molto forte. Sei piccoli imprenditori su 10 sono ex lavoratori dipendenti. È un nuovo popolo. C’è un popolo di produttori che sono la spina dorsale dell’economia italiana, in particolare del nord. L’Italia gode di un capitale Per evitare di invecchiare tra rancori e della finanza che spesso sono anche coloro che in buona parte questa crisi l’hanno causata. Quindi, a volte, il medico chiamato al capezzale dell’economia, è colui che ha causato questa malattia. Certo, c’è una preoccupante fretta di chiudersi la porta dietro le spalle come se tutto quello che è accaduto fosse stata una spiacevole indigestione ormai smaltita. Le origini e le cause della crisi sono abbastanza chiare. L’accumularsi di squilibri profondi e non corretti nella bilancia dei pagamenti, l’illusione, soprattutto americana, che la crescita potesse essere alimentata all’infinito col debito, il progressivo attenuarsi della percezione del rischio che è stato trasferito con l’innovazione finanziaria, di per sé utile (dobbiamo dirlo, questo) a detentori sconosciuti e qualche volte del tutto ignari. Il fallimento dei regolatori è sotto gli occhi di tutti. Eppure, sembra che abbiamo imparato poco. L’attività di regolazione internazionale è fatta di molti annunci ma di poche decisioni concrete. Non c’è una discussione aperta sulle norme di Basilea II, mentre dovrebbe esservi e più approfondita. Le norme contabili hanno nascosto molta polvere sotto i tappeti. Perché nella valutazione di molti progetti d’investimento si è rinunciato al coraggio dell’indipendenza e dello spirito critico per seguire docilmente i criteri della maggioranza? In altre parole: perché siamo stati anche noi giornalisti così conformisti? Non c’è dubbio che i salvataggi di banche, imprese, abbiano scongiurato reazioni a catena e affrontato emergenze sociali, ma è anche vero che questi interventi di denaro pubblico hanno finito per premiare chi i rischi non li aveva calcolati a danno di chi si è mostrato prudente. Il nostro Paese, ha aggiunto De Bortoli, sta meglio rispetto agli altri o non è vero? È solo propaganda o un luogo comune? Direi che il nostro Paese sta meglio, ha osservato. Al di là della ma- Rivista – Settembre 2009 La sociale ricco e diffuso. Gli immigrati si integrano più facilmente che altrove, al di là degli aspetti patologici dell’immigrazione. Si trasformano in elementi di stabilità. Quello che era prima un difetto, rischia di essere paradossalmente un pregio. Una scarsa mobilità è un difetto nei momenti di crescita ma è un ammortizzatore sociale in più nel momento in cui il reddito cade. Ovviamente, la presenza di una vasta economia sommersa è in questo momento tecnicamente utile. C’è il lavoro nero ma anche tanti ammortizzatori in nero. Lo stato di indebitamento dello Stato cresce, ma quello delle famiglie è molto lontano dalle media europea. Rispetto alla media, quelle italiane sono meno del 50% rispetto al reddito mentre in altri Paesi arriva al 90% e in quelli anglosassoni supera il 100%. Solo il 15% delle famiglie italiane ha un mutuo. L’80% possiede la propria casa. Il rapporto tra patrimonio e reddito in Italia è di 8 a uno ed è superiore alla media europea. Il problema non è il patrimonio, ma il reddito che cresce poco. E cresce meno di altri Paesi perché c’è un’endemica perdita di competitività, una bassa produttività che è il riflesso non tanto di un modesto tasso d’investimento del capitale che invece è molto più elevato, ma frutto di un modesto investimento in istruzione e formazione continua. I problemi seri sono la criminalità, la perdita della legalità, ma dal punto di vista delle condizioni economiche, il nostro Paese ha tutte le possibilità di riprendersi, e forse anche di riprendersi meglio degli altri, a patto che faccia riforme che sempre rinvia (pensioni, pubblica amministrazione). Se non fa queste riforme lo scenario è quello di invecchiare tra rancori. Ma sono convinto che non sarà così, ha concluso, perché nei momenti di emergenza, questo Paese dà il meglio di sé stesso. Ciò che purtroppo non avviene nella normalità. 11 www.navyboot.ch Europee di Philippe Bernasconi È un’estate di calma relativa e di attesa quella che sta vivendo l’Europa in queste settimane. Calma, perché dopo le elezioni europee di giugno e il G8 di inizio luglio il clima vacanziero sembra aver contagiato i leader del Vecchio continente, nonostante i problemi irrisolti e la mancanza di prospettiva in un’Europa che unita non lo è più da un pezzo. Attesa, perché molto del futuro dell’Europa dipenderà dall’esito del voto sul Trattato di Lisbona in Irlanda, in programma in ottobre. Un nuovo no alle urne significherebbe infatti la fine dei sogni comunitari e le velleità di ergersi a superpotenza globale, al fianco di Stati Uniti e Cina. La crisi economica e finanziaria, che – partita dagli Stati Uniti lancio economico. E – probabilmente – hanno prodotto degli effetti. Ma, forse, adesso andrebbero riviste le priorità e le strategie andrebbero adattate alla nuova situazione. Ma, soprattutto, i proclami che hanno seguito il crack del sistema finanziario internazionale andrebbero tramutati in fatti. Le regole di controllo e di gestione del sistema (i famosi paletti che limiterebbero l’azione di avidi banchieri e manager senza scrupoli) andrebbero davvero varate. E non solo promesse. Per evitare che una crisi come quella che abbiamo vissuto negli ultimi due anni possa ripetersi. Ma i problemi che assillano l’Europa non sono solo di natura prettamente economica. C’è anche la politica. L’Unione europea è sempre alla ricerca di una sua identità, di una sua chiara fisionomia per compiere quel salto di qualità che la faccia diventare una vera superpotenza mondiale, al pari di Stati Uniti e Cina. Ma per farlo deve dotarsi di una costituzione che ne definisca diritti e doveri, poteri e organi istituzionali. Un primo tentativo è andato a vuoto. Ora si cerca di portare in porto il secondo. Il Trattato di Lisbona è uno strumento essenziale per portare a termine quella trasformazione avviata con l’allargamento ad Est di quella che fu - in un’epoca ormai defunta - la Comunità economica europea. Bisognerà però superare lo scoglio irlandese. Il voto è in programma in autunno e per addolcirlo Bruxelles ha escogitato un protocollo aggiuntivo che, nel caso di sì popolare, darà a Dublino piena autonomia su dossier delicati, come la politica fiscale, quella sulla famiglia e sulla vita. Sempre se entrerà in vigore, il nuovo Trattato europeo sarà quindi a geometria variabile. E le eccezioni non riguardano solo l’Irlanda (uno Stato tutto sommato marginale nel contesto europeo), ma anche la potente e fondamentale Germania. Una recente sentenza della Corte costituzionale tedesca ha infatti stabilito che la nuova carta europea potrà entrare in vigore, purché non entri in collisione con alcune peculiarità nazionali. Le decisioni di principio su alcuni punti fondamentali per lo Stato tedesco (l’esercito, il fisco, la legislazione sociale, le leggi sulla famiglia, il diritto penale) dovranno essere prese esclusivamente dal parlamento di Berlino. Perché, questa la conclusione della massima autorità giudiziaria tedesca, l’Europa non deve diventare federalista, ma deve rimanere un’unione di nazioni. Per chi sognava (come i padri fondatori della comunità) la nascita di una nuova superpotenza sullo scacchiere internazionale (con tutte le garanzie costituzionali del caso, in termini di competenze e decisioni) non c’è che dire, è una bella doccia fredda. Il Trattato europeo rischia insomma di nascere zoppo, fin troppo zoppo per essere utile. Un’estate di speranze e grattacapi – ha travolto anche l’Europa, sembrava dover tener banco per mesi, se non per anni. E invece, dopo lo scoppiettante G20 di marzo a Londra e il meno spettacolare G8 di luglio di Aquila, il tema sembra essere passato in secondo piano. L’estate ha certamente influito. In tempo di vacanze meglio non infastidire troppo i cittadinielettori con cupe previsioni e scenari da incubo. Ma c’è anche dell’altro. L’ottimismo sembra aver preso il sopravvento. Dopo mesi in cui si diceva che la crisi sarebbe durata a lungo e, soprattutto, si sarebbe rivelata pesantissima, ora, improvvisamente, si scopre che il peggio sembra essere passato, che la ripresa potrebbe già manifestarsi verso la fine di quest’anno e che la luce in fondo al tunnel potrebbe essere lì, dietro l’angolo. È vero, qualche segnale confortante c’è stato. Le borse – dopo i tonfi e i minimi toccati in marzo – sono tutte in sostanziale ripresa. Gli investitori sembrano insomma scommettere sulla ripresa. E anche i consumatori sembrano meno pessimisti e più fiduciosi. E poi ci sono i dati reali. Nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo di Germania e Francia è cresciuto, seppur di un misero 0,3 percento, ma è cresciuto. Il vento starebbe cambiando e forse, davvero, il 2010 potrebbe essere l’anno dell’uscita dalla crisi più devastante degli ultimi 80 anni. Ma la cautela è d’obbligo. Gli istituti di previsione non sono unanimi. E poi rimangono molte incognite. La disoccupazione, innanzitutto. Il mercato del lavoro, si sa, reagisce con ritardo ai dati congiunturali. Il picco dei senza lavoro è dunque previsto per l’anno prossimo. E un tasso di disoccupazione elevato non facilita certo la propensione al consumo e non cimenta la fiducia della popolazione. Ecco perché sarebbe oltremodo sbagliato abbassare la guardia e farsi prendere dai facili entusiasmi. Il comportamento dei singoli governi e della stessa Commissione europea sembra però essere un po’ troppo zigzagante. È vero, nel bel mezzo della crisi sono stati varati cospicui piani di ri- Rivista – Settembre 2009 La 13 5500 CINQUANT’ANNI CON TE Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano. NATUZZI STORES: DIETIKON • DÜBENDORF • ZÜRICH ETOY •address LAUSANNE Address address address addreess Address• address addreess Address address 0 Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Il viaggiatore che arriva in un qualsiasi aeroporto della Confederazione s’imbatte in un manifesto bianco sul quale sono indicati in più lingue ed in caratteri rossi i sintomi dell’influenza suina: “I viaggiatori provenienti da regioni dov’è presente il virus devono osservare se dopo sette giorni dalla fine del viaggio accusano i seguenti sintomi: febbre superiore ai 38 °C, tosse, dolori muscolari, diarrea, dolori alla testa. Se del caso informare il proprio medico e telefonare allo 031/322 21 00 (Ufficio Federale della Sanità Pubblica)”. Il punto è che il virus è presente ormai in tutti i Paesi e si tratta di una vera e propria pandemia. Soltanto nel luglio scorso il servizio sanitario britannico ha registrato 100'000 nuovi casi alla ne – contrarrà il virus e probabilmente il picco sarà nei prossimi mesi invernali dell’Emisfero Boreale. Tutto è dipeso dalla velocità con cui il contagio è avvenuto. L’aviazione civile è tra i responsabili della diffusione rapidissima in regioni tra loro lontane. La velocità di spostamento, inimmaginabile solo alcuni decenni fa, comporta nuovi rischi per la salute pubblica con la diffusione immediata di malattie virali. Pro e contro della mondializzazione si fanno sentire in maniera palese anche nei paesi sviluppati. Del resto, basta solo uno starnuto per trasmettere il virus. Ad eccezione di alcune categorie di persone (donne incinte, bambini con malattie croniche e persone con problemi respiratori), l’H1N1 non tende per ora ad essere più letale dei virus influenzali già noti. Può darsi però che muti, aumentando la sua virulenza. Nell’Emisfero Australe questi sono i mesi più freddi ed il 5 agosto scorso in Argentina è stato registrato un incremento del numero di morti dovuto alla pandemia: dalle 165 vittime di due settimane prima alle 337 su 700'000 casi sospetti di influenza nel Paese. La mortalità è per ora in linea con gli altri virus influenzali e spesso si tratta di complicanze in pazienti già deboli. Tuttavia, i giovani adulti ed i bambini sono più vulnerabili mentre gli anziani hanno più difficoltà a contrarre questa variante del virus influenzale dato che, a quanto pare, hanno già maturato gli anticorpi necessari negli anni Cinquanta per via di un’epidemia simile. Per ora il virus rimane geneticamente stabile consentendo la creazione di un vaccino per ridurre i sintomi in caso di contagio. La capacità attuale di produzione permette di arrivare a 900 milioni di dosi di vaccino in un anno, una quantità insufficiente per l’intera popolazione mondiale che ammonta ormai a 6,8 miliardi di persone. D’altro canto, anche se fosse raggiunto in tempo il numero di dosi, i programmi di vaccinazione sono difficili da attuare in tempi brevi. Ad esempio, secondo TIME Magazine del 24 agosto scorso, nel 2008 soltanto il 40% della popolazione statunitense s’è fatta vaccinare contro l’influenza nonostante il vaccino fosse disponibile a tutti. È vero che le pandemie influenzali sono fenomeni ciclici e non c’è ragione di prepararsi a scene di panico degne del miglior film di fantascienza. È vero anche che la scienza medica ha fatto dei progressi dai tempi dell’epidemia di spagnola (tra l’altro l’H1N1 è una variante di quel virus), che all’inizio del secolo scorso causò la morte di circa 50 milioni di persone. Tuttavia, riemerge quella paura atavica per qualcosa che la fragilità umana, pur irrobustita dal progresso scientifico, non può controllare completamente. L’influenza suina (virus H1N1): una pandemia sotto controllo? settimana in tutto il paese. La situazione del contagio sta destando preoccupazione nelle autorità pubbliche poiché è insolito che l’influenza si manifesti durante l’estate. L’H1N1 è adesso il ceppo dominante d’influenza in Argentina, Australia, Brasile e Nuova Zelanda. Non è il caso di tracciare scenari apocalittici, tuttavia l’influenza suina sta avendo uno sviluppo genetico imprevedibile e forse proprio da ciò deriva il clamore a cui s'è assistito sinora. A giugno l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato l’esistenza della pandemia e in autunno le conseguenze di quest’influenza si faranno sentire sui sistemi sanitari nazionali e sull’economia in generale, anche se una misurazione precisa è difficile. Un dato per tutti riguarda il turismo. Ad esempio, rispetto ad un anno fa le prenotazioni sono diminuite nelle zone turistiche dell’Argentina. Nei Paesi del Mediterraneo invece l’industria crocieristica non sta risentendo della diffusione del virus. Sulle navi di alcune compagnie di crociera quali, ad esempio, MSC Crociere e Costa Crociere, ci sono stati alcuni casi di passeggeri che accusavano i sintomi descritti poco sopra. Ciò ha avviato tutte le procedure necessarie per arginare il contagio, quali l’isolamento e lo sbarco dei passeggeri malati, e permettere così la continuazione del viaggio in tutta serenità. Sono state inoltre attuate misure preventive quali l’installazione di telecamere per rilevare la temperatura corporea in modo da individuare casi sospetti prima dell’imbarco. Bisogna dire poi che ogni anno nel mondo tra 250'000 e 500'000 persone muoiono a causa dell’influenza stagionale. Il nuovo virus H1N1, rilevato per la prima volta nel marzo scorso in Messico, aumenterà il loro numero? L’O.M.S. stima che tra il 15 ed il 45% della popolazione mondiale – da uno a tre miliardi di perso- Rivista – Settembre 2009 La 15 Oltrefrontiera di Fabrizio Macrì C’è una terra nel Mediterraneo che è lambita dal mare, coperta di verdi colline con al centro una città di travolgente bellezza, un tempo Capitale dell’Impero Romano; questa terra è ricca di tradizioni culturali, dispone di un patrimonio architettonico ricchissimo, che testimonia il succedersi di epoche storiche avvincenti, la sua gente è ospitale ed elegante, laboriosa e piena di voglia di vivere, la sua cucina varia e artigianale: questa terra non è l’Italia o per lo meno non tutta e la sua capitale non è Roma. La terra di cui parliamo è la Romagna e la sua “Capitale” è Ravenna, Capitale dell’Impero Romano d’Occidente per 74 anni nella sua fase decadente, quando nè Roma nè Milano garantivano la Corte dalle insistenti invasioni barbariche che tormentavano l’Impero. Un Paese ospitale La parola che racchiude tutte le virtù di questa terra è “ospitalità”: verso gli immigrati, che vivono integrati rispettosi e rispettati dalla popolazione locale, verso il turista per il quale c’è sempre un sorriso, un gesto, una battuta maliziosa così tipicamente romagnola. La Romagna è ospitale anche per lo sguardo che si apre su strade pulite e curate circondate da monumenti di epoca romana, medioevale e rinascimentale, strade percorse da gente bella ed elegante, spesso sorridente e cortese. I volti sereni delle persone e la pulizia con cui anche le persone più semplice parlano la lingua italiana non coincide con le sgrammaticature con cui politici, attori, giornalisti e docenti universitari quotidianamente impoveriscono la lingua di Dante: tre giorni in Romagna non lasciano il segno di quell’Italia, povera, arrabbiata, incivile, superficiale e frustrata dalla crisi economica che ci viene descritta dai media. La Romagna in realtà è l’Italia dei nostri sogni che unisce sole, mare, storia, cultura, leggerezza ed eleganza ad ordine, pulizia e civiltà, ci sembra l’Italia del sogno risorgimentale di Garibaldi e Mazzini, come ricordano le innumerevoli targhe dedicate ai due grandi padri della Patria, che abbelliscono portici, chiostri e piazze delle città in questo ridente angolo di Paese. Ci si chiede se la civiltà di Roma, fiaccata da secoli di conquiste militari senza paragoni, non abbia scelto di venire a spegnersi qui per godere, almeno nei suoi ultimi decenni di esistenza, delle dolcezze della vita. Questa terra possiede un potenziale promozionale unico e, come forse anche la Svizzera, trae la sua forza, non dalla semplice qualità della sua offerta economica e turistica, ma dal suo modello sociale in primis, che agevola lo sviluppo di un’economia sana: questo modello sociale combina brillantemente benessere individuale e attenzione al bene pubblico, come testimoniano la pulizia delle strade, la qualità dei servizi, il rispetto dell’ambiente e la civiltà delle persone. Il tricolore sventola ovunque e ci sembra proprio che non stoni in questo contesto ridente e civile. Il tricolore è a casa sua in Romagna e forse sarebbe dovuto venire qui lo statista austriaco Metternich prima di scrivere quella sua controversa frase che definì l’Italia “un’espressione geografica”: a chi come Metternich ancora oggi pensa che l’Italia non esista, forse scoraggiato, angustiato e disilluso di fronte ai mille problemi che affliggono il Bel Paese, ci sentiamo di rispondere parafrasando il Presidente John F. Kennedy, il giovane Presidente americano della Nuova Frontiera, che, di fronte al Muro di Berlino il 26 giugno 1963, rispose ai difensori dei regimi comunisti, che ne negavano la natura reazionaria, tirannica e liberticida, scandendo: “Let them come to Berln!” che vengano a Berlino!” Quando dopo una giornata di lavoro ci concediamo una corsa nel parco cittadino di Forlì, il disegno dei vialetti alberati e i percorsi salute di scandinavo stampo ci ricordano più la ricca Germania Ovest degli anni ’70 e ’80 , la Sve- Ai nostri scettici interlocutori, eredi dell’austriaco Metternich alla costante ricerca di un’idea d’Italia desiderabile e affascinante noi invece risponderemo “Let them come to Ravenna, let them come to Romagna”. In questa terra a Rimini, Forlì e Ravenna, la CCIS ha realizzato dal 28 al 20 giugno un ciclo di presentazioni sul mercato alimentare svizzero per le aziende esportatrici delle 3 province romagnole. Rivista – Settembre 2009 La zia o l’Austria piuttosto che l’Italia in crisi economica e sociale degli anni 2000; i ragazzi di colore che parlano con accento romagnolo e fanno jogging insieme a ragazze italiane ci fanno venire in mente il Central Park di New York, piuttosto che le aree verdi delle città italiane, dove al calar del sole non entra più nessuno per paura di violenze e stupri. 17 La nuova pasta integrale Barilla. Ricca di fibre e sostanze nutritive. 100% di gusto. Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa! No 1 in Italia A Zurigo in tram per gustare l’Italia Non si chiama Desiderio, ma questo tram qualche desiderio lo soddisfa: quantomeno quello di avventurarsi nel variegato e gustoso paesaggio gastronomico italiano. Per iniziativa dell’ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo) – che ha curato la raffinata campagna televisiva promozionale “Italia much more” – fino al 17 ottobre un tram circolerà lungo i binari di Zurigo con una livrea inequivocabilmente italiana. Non si tratta solamente di un fatto estetico, perché tre sera la settimana: il giovedì venerdì e sabato, dalle 18 alle 22 il tram si trasforma in un ristorante ambulante. Durante 2 turni di 2 ore l’uno, viene infatti proposto un menù gastronomico di 3 portate (al prezzo di CHF 89.-) accompagnato da vini, naturalmente italiani. A tutti coloro che vorranno godere di questa proposta viene offerto un buono del valore di 15.—da utilizzare presso la gelateria Leonardo. La riservazione è raccomandata. La prenotazione dei tavoli è possibile ogni giorno dalle 6 alle 22 allo 0848 80 18 80, oppure in ogni momento per e-mail ala seguente indirizzo: [email protected]. Tutte le informazioni relative agli orari ai costi e al percorso, si possono trovare sul sito www.vbz.ch/extrafahrten oppure www. enit.ch. Sul sito dell’Enit è stato lanciato un concorso collegato all’iniziativa tramite il quale è possibile vincere numerosi premi tra i quali: viaggi in aereo o in treno, soggiorni in hotel e tanto altro ancora. Chiara Cigolini nuova responsabile dell’Enit Svizzera Dal 1° settembre l´Ufficio di Zurigo dell´ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo può contare sulla presenza della Dr.ssa Chiara Cigolini in qualità di Responsabile, ad affiancare il Direttore per la Svizzera, i Paesi di lingua tedesca e l´Est europeo, Dr. Marco Montini, nella promozione della destinazione Italia sul territorio elvetico. “La Svizzera rappresenta un mercato di sicuro interesse per il nostro Paese, di proporzioni minori rispetto alla Germania, primo bacino di incoming per l´Italia, ma particolarmente rilevante in termini di propensione al viaggio, elevato livello culturale e capacità di spesa – commenta il Direttore Montini – e la presenza di un Responsabile in loco non potrà che rafforzare l´attività promozionale dell´ufficio, che conta ad oggi cinque impiegati.” Rivista – Settembre 2009 La Marco Montini, Direttore Enit per la Svizzera, i Paesi di lingua tedesca e l´Est europeo, e Vito D’Elia dell’Uffiico Enit di Zurigo, in posa davanti al Tram Italia. “Sono onorata di essere chiamata ad occuparmi della promozione dell’Italia turistica in un Paese che ama e apprezza le innumerevoli risorse delle nostre Regioni e dei nostri territori e dove potrò mettere in pratica la formidabile esperienza formativa vissuta nell’ultimo anno presso l´ufficio ENIT di Francoforte”. Chiara Cigolini, originaria di Genova, è laureata in economia presso l´università Bocconi di Milano, dove ha conseguito anche il master in economia del turismo, ha lavorato tre anni presso la sede centrale di Roma, dove si è occupata di amministrazione e successivamente dell´ufficio stampa, prima di essere assegnata all’Ufficio di Francoforte nel dicembre 2007. 19 Grancereale – i biscotti ricchi di fibre Grancereale – il biscotto integrale che regala un vero piacere. Ricco di salutari fibre e ingredienti naturali selezionati. Grancereale esiste nelle tre varietà Classico, Frutta e Croccante. C 62° Festival del film Locarno on qualche preoccupazione incontro al futuro Un’edizione all’insegna della medietà (una sorta di via di mezzo che si ostina a non voler essere mediocrità) che conferma come tecnicamente (grazie anche alle moderne tecnologie) i film oggi siano di elevata qualità, mentre le loro sceneggiature evidenziano una preoccupante mancanza di idee. Fatte salve le lodevoli eccezioni, a Locarno sono mancate le storie: sia nel Concorso che sulla Piazza. Del Festival, che comunque conserva anche la sua dimensione di festa popolare, nella memoria restano alcuni episodi, la curiosità sul passaggio di consegne (da Maire a Père) e alcune preoccupazioni nei confronti di un futuro in cui si moltiplicano le sfide e si riducono le risorse Malgrado un programma non proprio accattivante, la Piazza Grande ha fatto registrare un incremento di pubblico. Verdetti tutto sommato condivisi e condivisibili. Riconoscimenti ecumenici: le giurie hanno salomonicamente premiato tutto quanto era meritevole di essere premiato. Polemiche – se si escludono quelle sull’assenza di glamour e il guanto di sfida lanciato dal rampante festival di Zurigo - poche, con la crisi pretesto omnibus per spiegare il calo di pubblico (-12%) e la prudenza nelle spese, e le incertezze sul futuro. In altre parole, un Festival che non ha scaldato gli animi, almeno non pubblicamente. Alla fine, deludente: forse più per le attese di cui (si) era caricato (era l’ultimo firmato Maire, che lo aveva presentato come il migliore di quelli da lui diretti) che per veri e propri demeriti. Anche se va detto che le proiezioni in Un primo bilancio La 62esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno ha chiuso i battenti sabato 15 agosto in Piazza Grande, con un concerto a sorpresa della cantante mongola Urna al termine della prima mondiale di The Two Horses of Genghis Khan di Byambasuren Davaa. Qualche ora prima, la cerimonia di premiazione si è conclusa con la vittoria della regista e scrittrice Xiaolu GUO (Gran Bretagna/Germania/Francia), Pardo d’oro 2009 per She, A Chinese. Nel corso della serata di chiusura, il Direttore artistico uscente Frédéric Maire ha ringraziato tutti gli attori, cineasti e produttori, nonché i collaboratori che l’hanno affiancato per quattro anni, prima di salutare il pubblico del Festival. Il Presidente Marco Solari ha poi ufficialmente passato il testimone al francese Olivier Père, che dal 1° settembre assume le funzioni di nuovo Direttore. Uno sguardo ai numeri. La 62esima edizione ha risentito della difficile congiuntura economica degli ultimi mesi, anche se le ripercussioni sono state minori del previsto. Il numero totale di presenze è diminuito del 12,7% (157’057 spettatori, contro i180’008 del 2008). In calo anche il numero totale di Rivista – Settembre 2009 La Piazza Grande, per sua natura luogo deputato al grande pubblico, dopo un inizio promettente ((500) Days of Summer e Giulias Verschwinden di Christoph Shaub, che vede nel cast la gloria locale Bruno Ganz è che, forse per questo non casualmente, ha vinto il Premio del Pubblico) sono transitate sul grande schermo fra pacifica noia (Petit Indi) contenuto accrediti (12% in meno rispetto al 2008): il Festival ha accolto quest’anno 2985 addetti ai lavori (nel 2008 erano 3384) e 955 giornalisti. Questi dati sono compensati da un aumento degli spettatori in Piazza Grande (+2,5%), per un totale di 58’100 spettatori (56’700 nel 2008). Tra i momenti salienti della 62esima edizione, la presenza di personaggi d’eccezione agli incontri con il pubblico al Forum, dal cineasta americano William Friedkin (Pardo d’onore Swisscom) alla produttrice francese Martine Marignac (Premio Raimondo Rezzonico per il Migliore produttore indipendente), all’attore italiano Toni Servillo (Excellence Award – Moët & Chandon); le diverse apparizioni teatrali e cinematografiche di Pippo Delbono che hanno costellato la manifestazione; l’arrivo dei più noti arbitri internazionali per la prima mondiale del documentario Les arbitres; le sessioni operative del laboratorio di coproduzione Open Doors imperniate su progetti di film di una decina di registi provenienti dall’area culturale cinese; senza dimenticare i numerosi cineasti, attori, produttori e artisti venuti di persona a presentare i loro film in tutte le sezioni del Festival e in Piazza Grande. La 63esima edizione del Festival internazionale del film Locarno si terrà dal 4 al 14 agosto 2010. 21 un evento negli Eventi: l’Excellence Award a Toni Servillo. disappunto (My Sister’s Keeper), parziale delusione (La valle delle Ombre) e manifesto rifiuto (2600 presenze per la notte dei Manga). E non è che nel concorso si sia visto molto di più eccitante. Pressoché tutte le opere, contrariamente a quanto avveniva sino ad una decina di anni fa, sono stilisticamente e tecnicamente più che dignitose. Difettano però in inventiva, talvolta sembrano addirittura prive di una storia che li sostenga e consenta di scalzare la fastidiosa sensazione che siano un mero esercizio di stile. Apprezzate eccezioni: le pellicole che figurano nel palmares. Gli stimoli giungo dalle sezioni “minori” Di maggior interesse le proposte nelle altre sezioni, dove hanno fatto bella figura anche alcune opere italiane (assenti nel Concorso internazionale). Tre i film italiani in competizione fra i Cineasti del presente: Piombo fuso, di Stefano Savona (che si è meritato il Premio speciale delle Giuria), dedicato alla drammatica quotidianità del popolo palestinese costretto nella Striscia di Gaza; Sogno il mondo il venerdì, di Pasquale Marrazzo, che si camuffa da poliziesco per indagare l’animo umano attraverso l’intreccio di storie di solidarietà e di quotidiana disperazione in una Milano ormai irrimediabilmente multietnica; e Mirna, di Corso Salani, che racconta l’odissea di una giovane donna alla ricerca di se stessa. Fra gli Eventi speciali spicca la retrospettiva (e l’incontro) con Pippo del Bono, regista teatrale e cinematografico (e viceversa) alla ricerca degli strumenti (non da ultimo un telefonino) che permettano di rispondere all’esigenza contemporanea “di un nuovo realismo che consenta di raccontare e percepire la realtà in un modo diverso”. Evento Speciale anche l’omaggio ad Alvaro Bizzarri, l’operaio italiano emigrato in Svizzera che, nei primi anni Settanta, imbracciando una Super 8 “si inventò regista”, realizzando film che testimoniano della sua situazione, condivisa da altre centinaia di migliaia di lavoratori immigrati. In occasione della pubblicazione di un doppio DVD che raccoglie i suoi lavori (ne parliamo su queste pagine – ndr) il Festival gli ha reso omaggio inserendo nel calendario delle proiezioni due sue opere: Lo stagionale (1971) e Pagine di vita dell’emigrazione – Estratti (1976). Seppur fuori dalla specifica sezione, un evento lo è stato anche l’Excellence Award attributo a Toni Servillo, il grande attore e regista, soprattutto teatrale, la cui, oggi grande e meritata, notorietà presso il grande pubblico è dovuta alle sue recenti apparizioni in film come Gomorra o Il Divo. L’incontro con l’attore, di cui in sala si è visto Le conseguenze dell’amore (2004) di Paolo Sorrentino, è da considerarsi come uno dei momenti più interessanti dell’intero Festival. Pubblicato il doppio DVD che raccoglie 5 film del regista italiano Lavoratori immigrati in Svizzera negli anni 70: lo sguardo di Alvaro Bizzarri I film di Alvaro Bizzarri nascono da una pratica cinematografica particolarmente rara: un semplice lavoratore italiano nella Svizzera di inizio anni 70 realizza, con una banale cinepresa super 8, due film sulla sua condizione di vita. Senza conoscere il mestiere e senza risorse, trova l’energia necessaria per motivare i suoi amici e consacrare tutto il suo tempo libero in un’avventura impegna- 22 tiva: la creazione di un film. Il successo arriva puntuale, tanto in Svizzera che all’estero, dove i suoi film sono presentati in numerosi festival e diffusi su diverse reti televisive. Senza contare le molteplici proiezioni nelle associazioni di immigrati, in un periodo segnato da una serie di iniziative popolari di stampo xenofobo. Questa edizione in DVD – con cinque film accompagnati da un ritratto dell’autore e da un libretto di presentazione - permette di scoprire, o di rivedere, delle opere che, sia sul piano artistico e cinematografico, che su quello della storia sociale svizzera, sono il frutto di una pratica di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che obbliga al rispetto. Questi i titoli: IL TRENO DEL SUD fiction – 56 min. – super 8 – col. – 1970 Paolo parte per lavorare in Svizzera dove scopre la situazione dei lavoratori immigrati, senza diritti e costretti a vivere nelle baracche. Il protagonista cerca di mobilitarli per migliorarne le condizioni. Disgustato dal clima xenofobo, decide di riprendere il treno del sud per continuare la sua lotta in Italia. Rivista – Settembre 2009 La Nostalgia e crudo realismo Nostalgia e crudo realismo nelle pellicole made in Italy viste nella sezione Ici et Ailleurs. Noi che abbiamo fatto la Dolce Vita, documentario realizzato da Gianfranco Mingozzi e ideato da Tullio Kezich, scomparso poche settimane fa, è probabilmente il più raffinato e tenero omaggio cinematografico a Federico Fellini, costruito attorno alle testimonianze di chi, autori, regista, attori o tecnici ha partecipato alla realizzazione del celebre film. “Aver partecipato alla Dolce vita – confida Mastrioianni – è un po’ come aver fatto il servizio militare insieme. È un’esperienza che unisce”. Un ritratto della famosa cantante Nada è il tessuto connettivo di Il mio cuore umano, documentario della giovane regista Costanza Quatriglio, nel quale la cantante rievoca il suo sradicamento dal mondo rurale e parla con lucidità della vita e delle controversie della sua professione. Nada intervenuta alla proiezione, accompagnata dal chitarrista degli Avion Travel Fausto Mesolella ha animato un happening che ha coinvolto il folto pubblico di giornalisti presente alla proiezione. Duro, distaccato e, per certi versi rassegnato, lo sguardo di Roberta Torre in Itibutinoterzo e La notte quando morì Pasolini. Due documentari figli di progetto unico nato un paio di anni fa da un viaggio della Torre nelle periferie romane per realizzare uno spettacolo teatrale e da un incontro con Pino Pelosi, presunto omicida di Pasolini. I materiali di lavoro hanno poi assunto la forma di due LO STAGIONALE fiction – 50 min. – super 8 – b/n – 1971 In seguito alla morte della moglie, Giuseppe deve prendere con sé in Svizzera, dove lavora come stagionale, il suo bambino. Lo statuto dello stagionale vieta al figlio di rimanere con il padre, le autorità gli negano un permesso di soggiorno. Il ragazzo è costretto a vivere chiuso in casa aspettando il ritorno del padre dal lavoro. Il giorno dell’espulsione organizza una manifestazione per denunciare la condizione dei figli clandestini. IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA documentario – 48 min. – 16 mm – b/n – 1974 Dietro la facciata di una moderna città svizzera in piena espansione, un’altra realtà: le baracche malsane dove allog- Rivista – Settembre 2009 La distinti documentari, il primo dedicato ai ragazzi della Borgata Tiburtino Terzo e alle loro storie di droga e delinquenza, il secondo al Caso Pasolini. In entrambi, la regista riesce a raccontare una situazione estrema con profonda verità restituendoci uno spaccato della Roma periferica. Nel primo lavoro Roberta Torre gioca sulla mistificazione del porsi davanti alla macchina da presa dei ragazzi della borgata, bulli di periferia che però, davanti all'occhio vigile della cinepresa, si scoprono confessando la propria incapacità di condurre un'esistenza 'regolare'. L’altro lavoro contiene l'intervista a Pelosi è psicologicamente complesso e delicato. A trent'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, quello che all'epoca si professò autore del delitto, decide infatti di ritrattare la sua versione dei fatti indicando come autori materiali del delitto tre uomini sconosciuti, accompagnati dai fratelli Borsellino, all'epoca giovani delinquenti di borgata oggi scomparsi. Un lavoro in cui la Torre punta a fare emergere le incongruenze e le ambiguità di un uomo che ha trascorso la propria esistenza diviso tra il carcere e la borgata, bugiardo cronico e unico depositario di una verità che forse non verrà mai resa nota fino in fondo. giano migliaia di lavoratori stagionali separati dalle loro famiglie. PAGINE DI VITA DELL’EMIGRAZIONE poema visivo – 54 min. – 16 mm – b/n – 1976 Traduzione in immagini di poesie scritte da immigrati che evocano le sofferenze dello sradicamento, la nostalgia del paese d’origine e le difficoltà d’integrazione nel nuovo paese. TOUCHOL fiction – 56 min. – 16 mm – col. – 1990 Arrivato di recente in Svizzera come stagionale, Giuseppe non sopporta di vivere nelle baracche fornite dal suo datore di lavoro. Grazie a una coppia di portinai italiani, riesce ad affittare un monolocale. Ma i suoi vicini gli rimproverano di suonare la chitarra la sera e Il passaggio di consegne da Maire a Père. minacciano i portinai di sporgere denuncia dato che il contratto d’affitto è illegale. Giuseppe è costretto a tornare a vivere nella baracca. Il DVD intitolato Accolti a braccia chiuse – Lavoratori immigrati in Svizzera negli anni 70 – Lo sguardo di Alvaro Bizzarri è pubblicato su iniziativa di Morena La Barba e Alex Mayenfisch in partnership con Climage, la Cinemateca svizzera e la TSR. Il DVD è in vendita online nella boutique della TSR: www.tsrboutique.ch/advanced_search_ result.p?keywords=bizzarri&x=0&y=0 e su artfilm.ch: www.artfilm.ch/accoltiabracciachiuse 23 Benchmark di Nico Tanzi Avevamo a malapena fatto l’abitudine al passaggio dal “vecchio” internet (statico, unidirezionale, lento) al web 2.0 interattivo e caratterizzato da conversazione e intelligenza collettiva, che già ci troviamo di fronte a un nuovo fenomeno che sembrerebbe in grado di rivoluzionare le dinamiche della rete. Facciamo un nome, per essere chiari fin da subito: chi non ha mai sentito parlare di Facebook? Facebook è il più importante dei cosiddetti social network, reti sociali online in grado di interconnettere fra loro un numero potenzialmente infinito di individui. Entrare in un social network è semplice, come dimostra il numero degli utilizzatori di Facebook, che si avvia a raggiungere quota 300 milioni. È sufficiente creare un proprio profilo, con le informazioni di base Business e social network: come cambia il marketing nell’era di Facebook su se stessi, dai dati anagrafici alla formazione, alle esperienze di lavoro, fino a passioni e interessi personali. Creato il profilo, si passa a ricercare e invitare gli amici (e magari anche i conoscenti e gli amici degli amici) a entrare in connessione, e così via in un processo, appunto, potenzialmente infinito. E fra amici, come avviene nel mondo reale, si chiacchiera (o meglio si chatta), ci si passa foto, musica, video… si fa vita sociale, insomma. E ci si scambia opinioni su tutto, compresi prodotti e servizi. Nessuno ha ancora capito come faranno i social network ad essere finanziariamente attivi, visto che la ricerca di un modello di business efficace è tuttora febbrilmente in corso. Ma naturalmente gli specialisti di marketing hanno messo da tempo gli occhi addosso a Facebook, arrivando a una conclusione ampiamente condivisa: i social media saranno sempre più strumenti imprescindibili per organizzare campagne promozionali efficaci, e per rafforzare la reputazione dei marchi sul mercato. Claudio Vaccaro, autore di un blog intitolato Marketing 2.0, ipotizza un modello basato sulle “3 nuove P del Social Media Marketing”. Eccole: Piattaforma: è il mezzo, luogo virtuale in cui avviene la conversazione, il territorio in cui si concretizzano le relazioni sociali e promozionali tra aziende e clienti/prospect. L’importanza della scelta e della conoscenza della/e piattaforma/e è chiave per chi vuole fare Social Media Marketing. Promozione: è il fine delle attività di Marketing, anche se attuate con approccio Marketing 2.0. Non va dimenticato che è essenziale Rivista – Settembre 2009 La definire una strategia di comunicazione ben precisa, anche adottando modalità promozionali non tradizionali. Partecipazione: è il modo in cui la strategia di comunicazione viene attuata. Le aziende conversano con i propri clienti, stimolano la partecipazione al processo ideativo e produttivo, si aprono alla possibilità di giudizio. Una svolta epocale che deve modificare profondamente l’atteggiamento delle aziende verso la comunicazione, mettendo il cliente al centro del processo promozionale. Piattaforma, promozione, partecipazione: una definizione semplice e lineare che sembrerebbe indicare linee guida altrettanto semplici. Ma nella realtà le cose non sono davvero cosi semplici. Innanzitutto perché per una buona parte delle imprese, anche per quelle che avevano fatto sforzi non indifferenti per trovare una propria collocazione online, è tutt’altro che facile orientarsi in una dimensione, quella del web 2.0 appunto, in cui le conversazioni avvengono in modi e luoghi del tutto non lineari e non prevedibili. E il problema non sta soltanto nella – pur “pesante” – scarsa dimestichezza dei quadri superiori delle aziende con Facebook, Twitter e in generale con l’universo dei social network. Da una parte, infatti, il decalogo del business sui social network prevede (o meglio: impone) una presenza costante in forum, blog, conversazioni online: ovvero nei luoghi in cui sempre più si costruisce la reputazione di un’azienda o di un prodotto. Dall’altra, questa presenza da sola non garantisce di trasformare gli utenti in clienti. Quando si tratta di tirare le somme, le regole tradizionali del marketing che sembravano essere uscite dalla porta rientrano dalla finestra: per passare “dalle chiacchiere ai soldi”, come scrive andando al dunque lo stesso Claudio Vaccaro rispondendo nel suo blog a un lettore, “è sempre valida la regola delle 4P: Product, Price, Place (distribuzione), Promotion. Quello che cambia è che il Place e la Promotion ora hanno una marcia in più, grazie ai social media; fermo restando che Product e Price debbano essere altamente competitivi e con un contenuto qualitativo di alto livello”. A questo punto, in realtà, i social network sembrerebbero essere più utili ai consumatori e ai cittadini per acquisire informazioni attendibili sui prossimi acquisti, che alle aziende alla ricerca di strategie promozionali facili da adottare. Ma naturalmente siamo ancora agli inizi dell’era dei social network (Facebook così come lo conosciamo oggi è nato appena tre anni fa). Le sorprese, anche a breve, non mancheranno di certo. Prima fra tutti dalla stessa Facebook, che sta per investendo massicciamente nelle sue pagine “business”. Come si dice: affaire à suivre. 25 ABARTH 500 DESIGN SPIRIT Consumo: 6,5 l/100 km (ciclo misto). Emissioni di CO 2 : 155 g/km. Categoria d’efficienza energetica: C. Valore medio di CO2 di tutti i modelli di auto nuove in Svizzera: 204 g/km. POWER Abarth 500 con kit performance «esseesse» e 160 CV. Chi considera il mondo dei rally il proprio ambiente naturale, vuole più prestazioni e più passione: il kit performance «esseesse» è la risposta perfetta. 1.4 Turbo T-Jet 16V. Aumento dello potenza a 117 kW (160 CV) a 5750 min-1. Coppia più elevata con 230 Nm a 3000 min-1. Da 0 a 100 km/h in 7,4 s. Accendete la passione! 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Per questo motivo l’interessato potrà allegare anche dichiarazioni certificate di terzi ed ogni altro elemento ritenuto utile allo scopo. Lo ha chiarito il Ministero dei Trasporti con la circolare n. 7053 del 26 gennaio 2009 . E’ frequente per alcuni automobilisti riporre la patente nel cassetto ni fornite dalla Guardia di Finanza nella circolare sui controlli. Anche il figlio convivente del portatore di handicap grave, qualora non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura, ha diritto a fruire del congedo previsto dal Tu sulla maternità. Lo sottolinea l’Inps nella circolare n. 41/2009, con la quale l’Istituto prende atto della recente sentenza della Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 42, comma 5, del d.lgs. n.151/2001 (Tu della maternità) nella parte in cui non include, nel Rinnovo della licenza di guida scaduta Pugno di ferro contro le aggressioni sessuali “Ma chi ti credi di essere?”: irriguardoso non minaccioso lasciandola scadere per mancato utilizzo in un lasso di tempo indefinito. In genere l’interessato, al momento del previsto riutilizzo, propone alla motorizzazione una normale richiesta di rinnovo. Secondo la prassi, specifica la nota, se la patente è scaduta da oltre tre anni è consuetudine richiedere la revisione della licenza, anche nel rispetto della circolare n. 16/1971. A seguito di numerose vertenze, specifica il Ministero, si ritiene necessario integrare la procedura con ulteriori indicazioni. La revisione non può essere automaticamente applicata dagli uffici ogni volta che si sia superato un triennio dalla scadenza del titolo «ma la valutazione va fatta caso per caso tenendo conto delle argomentazioni prospettate dal richiedente circa i motivi del ritardo nella richiesta di conferma». In ogni caso il provvedimento di revisione, prosegue la nota, dovrà essere sempre preceduto dalla comunicazione di avvio del procedimento e il richiedente dovrà dimostrare di non aver perso i requisiti di idoneità tecnica. Per questo motivo potranno essere valutati dagli uffici anche le dichiarazioni di terzi, certificate ai sensi del dr 445/2000, nonché ogni altro elemento utile allo scopo. Il conto corrente è una prova schiacciante Il reperimento di documentazione bancaria in sede di verifica fiscale permette un ridimensionamento dei diversi componenti di reddito così come dichiarati e contabilizzati dal contribuente. L’individuazione di consistenti disponibilità sui conti correnti del soggetto interessato, unitamente alla accertata indisponibilità di altre fonti di reddito danno luogo ad una quantificazione evidente e immediata della capacità contributiva. Sono le indicazio- Rivista – Settembre 2009 La novero dei soggetti legittimati a fruire del congedo, il figlio convivente, in assenza di altri soggetti idonei a prendersi cura della persona in situazione di disabilità grave. Secondo il dispositivo della sentenza, pertanto, il congedo di cui trattasi (assenza dal lavoro fino a due anni con diritto alla conservazione del posto) può essere riconosciuto al figlio convivente del portatore di handicap grave, qualora non vi siano altri soggetti idonei a prendersene cura. Il factotum della società risponde di bancarotta fraudolenta anche se, a statuto, l’amministratore è un altro. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 7044 del 18 febbraio 2009, ha confermato la condanna nei confronti di un amministratore di fatto che era solito firmare tutte le bolle di consegna. “Nei reati di bancarotta in ambito societario, - si legge in sentenza - “soggetto attivo può essere anche colui che svolga in via di mero fatto, come nella specie, le funzioni di amministratore, poiché le fattispecie legali non introducono alcuna distinzione tra ruolo corrispondente ad una carica formale ed analoga funzione esercitata in via di fatto”. Non basta. Questa funzione “può ricavarsi dall’inserimento del soggetto, in qualsiasi momento dell’iter di organizzazione, produzione e commercializzazione dei beni e servizi”. Sulla base di questi principi, quindi, anche il factotum è responsabile penalmente. E la prova che, di fatto, sia lui ad amministrare la società, oltre che dalle firme sulle bolle, può essere fornita per testimoni. Tanto è vero che la quinta sezione penale ha condiviso le valutazioni dei giudici di merito perché, ha sostenuto, “tutti gli elementi di prova, quella orale (sia la testimonianza che le dichiarazioni del correo) e quella documentale (le forme sulle bolle di 27 consegna) convergevano nell’indicare l’imputato non come un collaboratore ma il vero dominus della società che aveva la responsabilità di tutte le compravendite”. La copia non basta Non basta la fotocopia della fattura per dedurre i costi. In azienda dev’essere conservato l’originale o il fax (originale) altrimenti il fisco può recuperare le imposte. Il massimo rigore nella tenuta dei documenti in amministrazione lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso di una società che aveva dedotto dei costi documentati dalle fotocopie di fatture faxate dal fornitore. Una cosa è, ha spiegato la sezione tributaria, conservare i fax o i documenti originali. Un’altra è una fotocopia che può sempre essere oggetto di un fotomontaggio. La Suprema Corte ha fornito motivazioni dettagliate stabilendo che «è ben vero che il documento che incorpora la fattura trasmessa a mezzo fax è sostanzialmente una copia dell‘originale. Ma è altrettanto vero che l‘originale del fax offre maggiori garanzie perché non può essere frutto di un fotomontaggio, almeno da parte del ricevente». Non solo. Il Collegio, «ove mai si fosse trattato di fax trasmesso a mezzo di personal computer», ha imposto l‘obbligo di conservare il supporto elettronico fino al momento della stampa, proprio «per evitare il rischio di manipolazioni (a monte come a valle), insito in ogni riproduzione meccanografica non confrontabile con l‘originale». Insomma «le fotocopie dei documenti originali, che non risultino smarrite o distrutte per cause non imputabili al contribuente, non hanno lo stesso valore probatorio degli originali, apparendo anzi come una documentazione sospetta. Specialmente se non sono allegate le ragioni che giustificano la mancata esibizione degli originali». Non è un caso di insubordinazione Non si può essere licenziati se, nell’ambito di un alterco, ci si rivolge al proprio capo dicendogli «chi c… ti credi di essere?». La Cassazione ha infatti convalidato la decisione con la quale la Corte d’Appello di Napoli aveva detto “no” al licenziamento di un ausiliario di una clinica privata, che si era rivolto così al suo superiore durante una discussione. Una simile espressione sarebbe «irriguardosa ma non minacciosa» e va considerata come «effetto di una reazione emotiva ai rimproveri ricevuti». Non si tratta quindi di «vera e propria insubordinazione». L’episodio da cui scaturisce la decisione della Suprema Corte è avvenuto nella casa di cura Alma Mater di Napoli dove, per due giorni consecutivi il lavoratore incaricato di portare il carrello con le stoviglie per il vitto dei pazienti aveva rotto tutti i piatti e i bicchieri perché pretendeva di esaurire le consegne in un solo giro, e il terzo giorno aveva fatto sbattere il carrello contro le bombole dell’ossigeno. L’amministratore delegato della ABB Schweiz AG Brown Boveri Strasse 6 - 5400 Baden (AG) 28 Rivista – Settembre 2009 La casa di cura lo aveva rimproverato, provocando così la risposta “incriminata”. Il caso specifico sarà tuttavia riesaminato dalla Corte d’Appello, che dovrà valutare se precedenti sanzioni disciplinari riportate dall’operaio possano aggravare la sua posizione e motivare la sanzione espulsiva. … E SOPRATTUTTO … chiede per la sua integrazione, oltre all’accordo della volontà dei compartecipi al delitto, anche la simultanea effettiva presenza di coloro nel luogo e nel momento di consumazione dell’illecito, in un rapporto causale inequivocabile senza che, peraltro, ciò comporti anche la necessità che ciascun compartecipe ponga in essere un’attività tipica di violenza sessuale, né che realizzi l’intera fattispecie nel concorso contestuale dell’altro o degli altri correi, potendo il singolo realizzare soltanto una frazione del fatto tipico ed essendo sufficiente che la violenza o la minaccia provenga da uno solo degli agenti”. E ancora. Sul fronte del concorso morale nel reato di stupro i giudici di legittimità hanno aggiunto che “può configurarsi nella sola ipotesi di quello morale ossia in tutti i casi in cui un terzo, pur non partecipando agli atti di violenza sessuale e pur non essendo presente sul luogo del delitto, abbia istigato, consigliato, aiutato e agevolato il singolo autore materiale della violenza”. Ora il ragazzo sconterà il carcere e dovrà rifondere le spese processuali. l A AND E ING ,EAS ENTI M A ZI NAN DOM AGG VANT U I ZIOD ,gINI IONE S S A P NA I Condanne più severe al branco in caso di abusi sulle donne. Va infatti condannato per violenza sessuale di gruppo (pena minima 6 anni) e concorso morale nello stupro (da 5 a 10) anche chi ha fatto solo da palo. Il pugno di ferro contro le aggressioni sessuali lo ha usato la Cassazione proprio alla vigilia del Consiglio dei Ministri convocato con all’ordine del giorno il decreto legge, “misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale”. La seconda sezione penale ha confermato la condanna a sette anni di reclusione nei confronti di un 23enne che aveva fatto da palo a un amico mentre, in un parcheggio, veniva violentata una giovane milanese. Con motivazioni chiare e destinate al massimario ufficiale penale della Suprema Corte, la seconda sezione ha fatto il punto sulla posizione del ragazzo chiarendo che “il delitto di violenza sessuale di gruppo costituisce una fattispecie autonoma di reato, a carattere necessariamente plurisoggettivo proprio, e ri- )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH Rivista – Settembre 2009 La 29 Cio’ che pratichiamo dal 1958 ha oggi un nome: Fair-Relationship-Banking. Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase? E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione», fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna? Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza molto rilevante. Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere diverso il Private Banking. Per ulteriori informazioni > www.finter.ch Fair-Relationship-Banking Sede centrale: Finter Bank Zürich AG Claridenstrasse 35 CH-8002 Zürich Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein dal 1958 L a responsabilità del Manager Nell’attuale situazione economica responsabilità dei manager non è un tema di discussione raro. Non solo coloro che hanno subito un pregiudizio economico si chiedono quali siano le premesse affinché gli amministratori e i direttori delle società si assumano la responsabilità per decisioni manageriali sbagliate. Anche chi decide vuole sapere se e quando egli si debba assumere la responsabilità e come può difendersi. di Barbara Klett* Quali sono le basi per una possibile responsabilità? Durante la sua attività per una società, il membro del Consiglio di amministrazione si espone a molteplici rischi. La legge prevede la responsabilità per atti illeciti legati alla fondazione di una società o alla sua direzione e gestione. Un’ulteriore norma di responsabilità è prevista per le aziende quotate in borsa, nel caso in cui vengano fornite indicazioni sbagliate nel prospetto di emissione. Da non sottovalutare è inoltre la responsabilità in ambito fiscale o delle assicurazioni sociali e la perseguibilità dal punto di vista penale. Questo articolo si concentra sulla fattispecie della responsabilità per l’amministrazione, la gestione e la liquidazione secondo l’art. 754 CO (Codice delle obbligazioni svizzero). Secondo questa norma, i membri del Consiglio di amministrazione e tutti coloro che si occupano della gestione o della liquidazione sono responsabili, sia verso la società sia verso i singoli azionisti e creditori della stessa, del danno loro cagionato a causa di una violazione, intenzionale o dovuta a negligenza, dei doveri loro incombenti. Per le società a garanzia limitata (Sagl) si rimanda ai principi delle società per azioni. *LL.M, Avvocato specialista FSA responsabilità civile e diritto assicurativo Partner nello studio legale e notarile Kaufmann Rüedi Rechtsanwälte, Lucerna [email protected] www.krlaw.ch Quali sono i principali compiti e obblighi degli amministratori? Oltre alla direzione e alla facoltà di impartire le istruzioni necessarie, tra i compiti di un membro del Consiglio di amministrazione ci sono anche i doveri di diligenza e di fedeltà, così come l’obbligo di notifica in caso di eccedenza dei debiti. Le seguenti norme giuridiche determinano i compiti dei membri del Consiglio di amministrazione: Rivista – Settembre 2009 La 1. Compiti non trasferibili e non inalienabili secondo l’art. 716a CO: - l’alta direzione della società; - la definizione dell’organizzazione - la responsabilità delle finanze; - la nomina delle persone incaricate della gestione e della rappresentanza; - l’alta vigilanza sulla gestione. 2. Obbligo di diligenza e di fedeltà, Art. 717 CO. 3. Introduzione delle misure di ristrutturazione e avviso del giudice in caso di eccedenza di debiti, Art. 725 CO. Chi può essere ritenuto responsabile? I membri del Consiglio di amministrazione sono responsabili indipendentemente dal fatto che siano o no iscritti nel registro di commercio o se sono concretamente attivi nella gestione. Essi costituiscono gli organi formali della società. Nel caso in cui venga ammessa la delegazione dei loro compiti - ad esempio di gestione - la responsabilità si limita alla colpa derivante dalla scelta e della vigilanza delle persone a cui sono delegate le incombenze. Oltre agli organi formali, rispondono anche le persone che concretamente e di fatto prendono decisioni riservate agli organi formali o che si occupano della ge31 stione. Essi vengono detti organi di fatto. Gli organi formali sono regolarmente designati da un atto societario interno e svolgono la funzione ad essi affidata mediante delegazione, descritta negli appositi regolamenti (ad esempio la gestione aziendale o la direzione). Gli organi di fatto invece svolgono questi compiti senza una delegazione formale e senza un vero e proprio atto di delega (ad esempio un collaboratore direttivo o un dirigente). Quando c’è responsabilità? La responsabilità presuppone di una violazione degli obblighi e di un danno. Una violazione degli obblighi sussiste quando viene violata una norma atta ad evitare un pregiudizio. Si risponde per ogni grado di colpa, quindi anche per una leggera negligenza. Una colpa è sempre data quando il responsabile non ha agito nel modo in cui obiettivamente un organo avrebbe dovuto agire nella situazione concreta. La mancanza di formazione o di tempo non costituiscono attenuanti. Qualora manchino le conoscenze necessarie è richiesta la consulenza di esperti. Il principio della responsabilità richiede la copertura totale del danno inclusi gli interessi. Sono possibili riduzioni della responsabilità nel caso di concorso di colpa della persona lesa e nel caso di leggera negligenza. Anche il fatto di avere 32 consultato esperti può ridurre o eliminare l’obbligo di risarcimento del danno. Gli obblighi principali, che determinano una responsabilità nel caso in cui essi siano violati, sono i compiti elencati nell’art. 716a CO. Essi sono ad esempio la cura per un’adeguata organizzazione, l’organizzazione della contabilità, l’alta sorveglianza sulla gestione e la comunicazione al giudice in caso di eccedenza di debiti. Si rende inoltre responsabile del danno derivatone colui che viola l’obbligo di diligenza e di fedeltà (art. 717 CO), o che si rende colpevole di amministrazione infedele o di appropriazione indebita. Il Consiglio di amministrazione può delegare i compiti di gestione ad un Collegio direttivo. Quando la gestione dell’impresa è delegata, il Consiglio di amministrazione ha l’obbligo di sorvegliare su di essa. Gli obblighi della gestione sono determinati dal regolamento organizzativo. I compiti ivi comprese le facoltà decisionali dei dipendenti sono regolati nei contratti di lavoro con una chiara definizione delle mansioni e dei limiti di competenza e in processi strutturati e in particolare contemplante regolari resoconti. L’obbligo di sorveglianza comprende aspetti economici aziendali, il controllo della conformità dello scopo e dell’adeguatezza dei pro- Rivista – Settembre 2009 La cessi avviati e delle misure prese e in particolare la presa in visione e la verifica di indici e cifre di riferimento e di regolari rapporti di gestione (reporting). Il controllo delle singole decisioni non è invece richiesto. Responsabilità per decisioni gestionali? Nella sua posizione di organo supremo di gestione e di controllo, il Consiglio di amministrazione non ha solamente l’obbligo di attenersi alle norme legali, ma anche di prendere costantemente decisioni. Spesso queste decisioni aziendali devono essere prese con urgenza e inevitabilmente le decisioni comportano un certo rischio di generare perdite e non solo guadagni. Una decisione aziendale errata può produrre delle perdite per la società, per gli azionisti e i creditori, ma non porta necessariamente ad una responsabilità di chi ha preso la decisione. Infatti, se questo può provare di avere deciso in virtù di informazioni complete e nel pieno rispetto delle sue competenze, anche una decisione rilevatasi errata non deve necessariamente rappresentare una violazione di un obbligo. I tribunali svizzeri procedono con cautela nel controllo sulle decisioni riguardante la gestione di un’azienda. In particolare viene controllata la sostenibilità di una decisione aziendale, non la sua opportunità. Una possibile soluzione per il controllo delle decisioni aziendali è rappresentata dal concetto sviluppato negli USA di “Business Judgment Rule“. Nella giurisprudenza svizzera, nell’ambito della verifica della violazione di norme di comportamento, si trova già la tendenza ad applicare alcuni criteri del Business Judgment Rule. A differenza degli USA o della Germania, in Svizzera manca però ancora una giurisprudenza lineare che prenda concretamente posizione a favore o contro l’applicazione del Business Judgement Rule. Gestione del rischio legale Il rischio di una responsabilità delle persone con mansioni dirigenziali richiede l’impiego di procedure di gestione dei rischi e di controllo (Risk Managment) di provata efficienza. Obiettivo di una vigilanza in materia di conformità alle norme (Compliance) è minimizzare il rischio di sanzioni giuridiche, di perdite finanziarie e di danni d’immagine. La gestione del rischio legale permette di limitare i rischi, essa ha dunque una ripercussione diretta e concreta sull’esito finanziario di un’azienda. In seguito all’abbattimento delle barriere commerciali (WTO, accordi bilaterali) e all’aumento delle relazioni economiche internazionali, l’imprenditore è obbligato dalla crescente concorrenza internazionale a gestire in modo effettivo ed efficiente il rischio. Un ruolo importante è rappresentato dal- Rivista – Settembre 2009 La le basi contrattuali per le trattative con i partner commerciali, tra cui le regole sull’esecuzione dei contratti, sulla responsabilità, ma anche dai fattori culturali e linguistici, che esercitano un grande influsso sulla stipulazione dei contratti, rispettivamente sulla loro interpretazione e sulla regolamentazione di indesiderate forme di inadempimento. Tutti questi rischi e questi fattori possono essere positivamente influenzati attraverso la gestione del rischio legale. Di conseguenza l’impostazione dei rapporti giuridici riveste un ruolo sempre più importante. Una completa analisi del rischio è il punto di partenza per la determinazione e la messa in pratica di misure adeguate. Un’accurata configurazione dei contratti permette di definire concretamente e nel migliore dei modi il contenuto di essi così come anche le conseguenze dell’inadempimento e rappresenta dunque la migliore misura di prevenzione dei rischi. Misure per ridurre la responsabilità I seguenti strumenti possono servire al membro di un Consiglio di amministrazione o ad un organo di una società ad evitare violazioni di obblighi o danni e quindi a ridurre la responsabilità (selezione): prima dell’accettazione del mandato: Analisi accurata della società e del mercato in questione Esame delle proprie conoscenze, capacità e disponibilità Verifica riguardante la composizione del Consiglio di amministrazione. durante l’esercizio del mandato: Regolamento d’organizzazione e gestione Processi di gestione standardizzati Sistema di controllo interno (SCI) Gestione del rischio (Risk management) inclusa gestione del rischio legale Documentazione personale amplia Sistema di gestione della qualità, ad esempio ISO Attenta osservanza delle prescrizioni formali dopo la cessazione del mandato Determinare il momento della revoca tempestivamente. Controllare la cancellazione dell’iscrizione dal registro di commercio. Nell’ambito della prevenzione - oltre ai citati strumenti di verifica e controllo - è essenziale la consultazione tempestiva di consulenti competenti, per tutti gli ambiti di cui non si dispone delle esperienze e capacità richieste. Infine con la stipulazione di una polizza assicurativa Directors and Officers (D&O), si può inoltre delegare parzialmente un eventuale rischio finanziario residuo. 33 Per voi è l’azienda di famiglia. Per noi è anche una successione da pianiȀcare. Desiderate essere certi che saranno persone afȀdabili a prendersi cura del vostro lavoro di una vita? Il Credit Suisse vi afȀanca prima, durante e dopo il passaggio alla nuova generazione. Maggiori dettagli nell’ambito di un colloquio personale. Oppure nella guida «La gestione della successione nelle PMI». Ordinatela ora gratuitamente su www.credit-suisse.com/successione Nuove Prospettive. Per Voi. Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Questo articolo prende lo spunto dal progetto di circolare “Sistemi di remunerazione” pubblicato nello scorso giugno dalla FINMA (www.finma.ch) e riassume la presa di posizione presentata dal nostro Studio nel quadro della procedura di consultazione. La FINMA intende introdurre dal 1° gennaio 2010 un sistema di norme atte a disciplinare i sistemi di remunerazione degli istituti finanziari in vista di garantire il buon funzionamento dei mercati e la stabilità degli istituti stessi, ed in particolare anche evitare l’introduzione di sistemi di remunerazione che incoraggino l’assunzione di rischi eccessivi. Secondo il tenore del progetto pubblicato nello scorso giugno la circolare si applicherebbe a tutti i collaboratori di tutti gli istituti, fatta eccezione per istituti che soddisfano almeno due dei tre criteri di esenzione (numero di collaboratori non superiore a 100, salario variabile non superiore al 20% da dell’autorità fiscale coinvolta. Riteniamo infatti che l’introduzione di una normativa quadro di sistemi di remunerazione applicabile a tutti i collaboratori di tutti gli istituti, come auspicato dalla FINMA in fase di progetto, non può ignorare gli effetti che un’ineguaglianza di trattamento fiscale avrebbe sulla politica del personale e dei salari degli istituti finanziari. Siamo quindi dell’avviso che la FINMA debba discutere le modalità della tassazione delle remunerazioni differite con le autorità fiscali e accertare le conseguenze del nuovo sistema prima dell’introduzione degli standards, e questo, più precisamente, per i motivi seguenti: – La FINMA intende introdurre la nuova normativa in tempi estremamente brevi e in forma indifferenziata onde evitare una distorsione della concorrenza; – La disuguaglianza di imposizione di un sistema Fiscalità dei “Sistemi di remunerazione” Osservazioni critiche al progetto di circolare FINMA del salario totale, salari annuali non superiori a CHF 800’000). Punto chiave del nuovo sistema di remunerazione proposto dalla FINMA è l’introduzione delle cosiddette remunerazioni differite, cioè remunerazioni che sono corrisposte dopo un periodo di blocco di almeno 3 anni a partire dalla loro assegnazione e che sono soggette a fluttuazione di valore a dipendenza del successo dell’istituto inteso come utile economico a lungo termine. In particolare fanno parte delle remunerazioni differite anche le remunerazioni variabili o “bonus”. Il pacchetto delle remunerazioni differite può peraltro comprendere pagamenti in denaro, azioni o opzioni di collaboratori o qualsiasi altra forma di remunerazione. Il progetto di circolare si sofferma sull’opportunità politica e economica dell’introduzione di nuovi standards, trattando solo indirettamente le problematiche centrali della compatibilità della normativa proposta con il diritto del lavoro e il diritto fiscale svizzero. Mentre per quanto riguardo il diritto del lavoro le norme in aperto conflitto con il sistema proposto dalla FINMA sono molteplici e l’entrata in vigore degli standards oggi proposti dalla FINMA necessita probabilmente dell’emendamento parziale di alcune disposizioni del Codice delle Obbligazioni, dal punto di vista del diritto fiscale le basi legali armonizzate in materia di imposizione dei redditi e la prassi sviluppata negli ultimi anni dal Tribunale Federale permettono di posizionare il sistema auspicato dalla FINMA in un quadro ordinato e efficace. Insufficiente è tuttavia a mente della scrivente il rinvio della FINMA alla difficoltà della materia fiscale e a pratiche che potrebbero variare a secon- Rivista – Settembre 2009 La di remunerazione dovuta a pratiche regionali o a concessioni fatte a singoli istituti è un fattore capace di causare una gravissima distorsione della concorrenza. Si pensi in particolare all’importanza dell’impatto fiscale sui redditi dei collaboratori nell’ottica della politica salariale degli istituti; – In Svizzera le norme di imposizione dei redditi sono armonizzate e costituiscono uno strumento sufficiente per garantire una prassi unitaria; – La raccomandazione espressa dalla FINMA nel progetto di Rapporto esplicativo pubblicato con il progetto di circolare, secondo la quale si consiglia di considerare come punto di riferimento temporale il momento a partire dal quale i collaboratori possono disporre senza restrizioni delle remunerazioni è imprecisa e insufficiente, poiché non tutela gli istituti da una possibile distorsione della concorrenza e li espone ad un onere amministrativo estremamente elevato. Anche se in passato autorità o consulenti locali potrebbero non aver perseguito sistematicamente l’applicazione unitaria delle leggi armonizzate, la nostra esperienza dimostra che una procedura coordinata di tax rulings permette anche in casi di ordine intercantonale di raggiungere un’unità di vedute in tempi relativamente brevi. Sulla base delle leggi attualmente in vigore e della prassi, le seguenti regole di imposizione dovrebbero garantire in materia di remunerazioni differite il consenso delle autorità fiscali. (continua nel prossimo numero) [email protected] 35 Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 Orgogliosi di dare da oltre 135 anni sicurezza e serenità ai nostri clienti BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich Tel. +41 058 809 81 11 Fax +41 058 809 83 68 www.bsibank.com Angolo Legale di Massimo Calderan Il diritto svizzero distingue il lavoro straordinario disciplinato dalla Legge federale sul lavoro (in tedesco “Überzeit“), dal lavoro straordinario disciplinato dal Codice delle obbligazioni (in tedesco “Überstunden“). Lavoro straordinario secondo la Legge sul lavoro La Legge sul lavoro fissa la durata massima della settimana lavorativa in 45 ore per i lavoratori delle aziende industriali, il personale d’ufficio, gli impiegati tecnici e altri, compreso il personale di vendita delle grandi aziende del commercio al minuto, e in 50 ore per tutti gli altri lavoratori. Sono considerate lavoro straordinario le ore lavorative che superano questi limiti. Per determinate categorie di aziende, determinate categorie di lavoratori o per determinate aziende, la durata massima della Lavoro straordinario secondo il diritto svizzero settimana lavorativa può essere prolungata temporaneamente ed eccezionalmente di 4 ore al massimo, nella misura e per il tempo in cui il prolungamento sia giustificato da motivi impellenti, per rispondere all’urgenza o a uno straordinario accumulo di lavoro, per compilare un inventario, chiudere i conti o procedere a una liquidazione o per prevenire o correggere disfunzioni d’esercizio, nella misura in cui non si possano ragionevolmente pretendere dal datore di lavoro altri provvedimenti. Il lavoro straordinario per singolo lavoratore non può superare, però, 2 ore al giorno, tranne nei giorni feriali liberi o in caso di necessità, né superare complessivamente, in un anno civile, le 170 ore per i lavoratori con una durata massima della settimana lavorativa di 45 ore, o le 140 ore per i lavoratori con una durata massima della settimana lavorativa di 50 ore. Il datore di lavoro deve pagare per le ore straordinarie un supplemento salariale almeno del 25%. Tuttavia, al personale d’ufficio, agli impiegati tecnici e altri, compreso il personale di vendita delle grandi aziende del commercio al minuto, il supplemento è pagato solo per il lavoro straordinario che supera le 60 ore per anno civile. Il Tribunale Federale Svizzero ha confermato il carattere imperativo di queste norme, ribadendo che il lavoratore non può rinunciare al pagamento del 125% del salario per le ore di lavoro straordinario qualora non c’è compensazione. Per contro, se il lavoro straordinario é compensato mediante congedo di pari durata, al lavoratore non viene pagato alcun supple- Rivista – Settembre 2009 La mento. Il lavoratore deve dare il suo consenso alla compensazione. La compensazione deve avvenire entro un periodo “adeguato” di 14 settimane, a meno che il datore di lavoro e il lavoratore non convengano un termine più lungo che non deve superare 12 mesi. Il Tribunale Federale ha più volte affermato che i datori di lavoro sono tenuti a vigilare affinché i lavoratori non superino l’orario di lavoro massimo contemplato dalla legge per proteggere i lavoratori. Qualora l’orario massimo venga comunque superato, i datori di lavoro sono tenuti a compensare in tempo o in denaro le ore supplementari prestate dai lavoratori. Lavoro straordinario secondo il Codice delle obbligazioni Quando le circostanze esigono un tempo di lavoro maggiore di quello convenuto fra datore di lavoro e lavoratore nel contratto di lavoro, d’uso per la categoria o stabilito mediante contratto normale o contratto collettivo di lavoro, il lavoratore è tenuto a prestare ore supplementari nella misura in cui sia in grado di prestarle e lo si possa ragionevolmente pretendere da lui. Le ore straordinarie devono essere richieste esplicitamente dal datore di lavoro e notificate regolarmente dal lavoratore al datore di lavoro. Nei casi in cui il datore di lavoro non abbia fatto una richiesta esplicita e non debba riconoscere la necessità di lavoro straordinario in base alle circostanze, il lavoratore deve informarlo immediatamente della sua prestazione supplementare. Se il lavoratore è d’accordo, il datore di lavoro può chiedergli di compensare il lavoro straordinario mediante un congedo di durata almeno corrispondente. L’assenso del lavoratore non necessita di alcuna forma e può essere data nel caso concreto ad hoc oppure all’inizio del rapporto di lavoro, ovvero mediante una relativa clausola nel contratto di lavoro. La compensazione deve avvenire entro un tempo adeguato; la giurisprudenza, prendendo spunto da quanto stabilito dalla Legge sul lavoro, ha stabilito che periodi di 16 mesi possono essere considerati adeguati, tenendo presente però che le parti possono concordare periodi anche più lunghi. Se il lavoro straordinario non è compensato mediante congedo, il datore di lavoro deve pagare per il lavoro straordinario il salario normale più un supplemento di almeno 25%. A condizione che non ci sia un accordo scritto tra le parti, un contratto normale o un contratto collettivo di lavoro che disponga diversamente. In particolare, accordi in base ai quali le ore straordinarie vengono remunerate senza alcun supplemento necessitano della forma scritta. [email protected] 37 Convenzioni Internazionali E’ ormai chiaro che la tassazione dei proventi finanziari, nello specifico i dividendi, è certamente di maggior favore rispetto alla tassazione di un reddito di carattere puramente industriale ma è anche chiaro che questo avviene (il maggior favore) in quanto si presume che il reddito sottostante al dividendo (ovvero il reddito che la società controllata ha potuto generare) sia stato oggetto di piena tassazione nel paese in cui detta controllata è residente ai fini fiscali e quindi che il dividendo altro non sia che quel reddito industriale portato solo in mani diverse con la conseguenza che una tassazione piena dello stesso significherebbe di fatto tassare due volte il reddito sottostante (diciamo il reddito sostanziale). Le nuove norme sui rapporti di gruppo E’ di tutta evidenza che questa impostazione teorica non sempre è quella corretta e che esistono quelle situazioni in cui (come ha cura di indicare la relazione ministeriale al Decreto legge 78/2009 poi convertito) il contribuente fa un arbitraggio fiscale. Un arbitraggio fiscale di fatto è quella situazione (diciamo di vero tax planning) in cui un reddito sostanzialmente industriale viene “lavato” in un paese a bassa tassazione e quindi trasferito in Italia nella forma di dividendo e di fatto elude una qualsiasi forma di tassazione in quanto come reddito industriale non viene tassato nello stato in cui si genera e come dividendo non viene tassato in Italia sulla base della ipotesi sopracitata, ipotesi che in qualche caso diviene una credenza. Questa impostazione in alcuni casi è certamente una artificiosa costruzione fiscale e dal momento della emanazione del Decreto legge 78/2009 non è più lecita e costringe il contribuente a tassare nelle mani del residente fiscale 1 Abbiamo sostanzialmente condizioni multiple che devono essere realizzate insieme come è quella della tassazione “bassa” e della percezione di certi redditi (quello che gli eleganti chiamano “passive income”); quando si hanno queste condizioni la norma scatta e ovviamente ne conseguono gli effetti sostanziali della tassazione in capo alla capogruppo. 2 E questo è giusto: la norma vuole colpire il fenomeno di “income washing” e quindi il luogo ove di trova la società lavatrice non ha importanza alcuna. 3 Un principio fondamentale in quanto principio di rango costituzionale e che si mette alla pari con quello della capacità contribu- 38 di Paolo Comuzzi italiano quelli che sono i redditi generatisi in capo alla società estera. Ecco che il punto è di interesse e merita certamente un commento sulle pagine di questa rivista. Commenti Possiamo affermare che la norma di fatto colpisce quelle società che percepiscono interessi, dividendi, royalties e / o raggiungono mediante servizi infragruppo più del 50% dei loro ricavi e queste società, nel momento in cui godono per una qualsiasi ragione di una aliquota fiscale minore del 50% di quella italiana si presume che siano da qualificare come delle normali CFC companies (di fatto come società estere controllate da tassare per trasparenza) e quindi che il loro reddito sia da tassare (a prescindere dalla distribuzione di un dividendo) in capo al soggetto italiano e con aliquota normale1. Va anche precisato che il luogo in cui queste società sono residenti fiscali non assume alcuna importanza in quanto la norma colpisce queste entità estere proprio per la loro natura di società dedite alla forma di arbitraggio tra reddito industriale e dividendo2. Si tratta di una norma che ovviamente ha un suo fondamento teorico ma che deve sempre misurarsi con un principio importante: quello per cui la iniziativa economica privata è libera e l’imprenditore può organizzare la sua attività nel modo che ritiene più opportuno3. A questa considerazione è chiaro che si può obiettare che la organizzazione che la organizzazione deve sempre essere rispettosa delle norme vigenti ma è anche chiaro che le norme devono essere allineate al principio di cui sopra. Un imprenditore che decidesse di far svolgere nel paese XYZ i servizi contabili per le società del gruppo e quindi addebitasse questi servizi alle diverse entità del gruppo stesso nel rispetto del principio del valore normale possiamo dire che ha deciso di organizzarsi in un certo modo sul piano industriale e non esiste normativa che possa impedirgli di muovere questo passo di carattere organizzativo. tiva: il secondo cede quando la sostanza organizzativa prevale e quindi l’imprenditore si inserisce nel primo principio; questo mi pare in sostanza quanto afferma la Cassazione nella ultime sentenza in tema di elusione fiscale (di fatto un bilanciamento tra i due principi). 4 In questa situazione l’imprenditore non riesce a far valere il principio di cui all’articolo 41 della costituzione in quanto manca di quella sostanza che è necessaria per parlare della liberta di iniziativa economica. 5 In questo caso non scatta la tassazione per trasparenza ma scatta la non deducibilità del costo in capo al soggetto erogante. 6 Cosa questa del tutto vera, basta leggere il libro sulla vita di Lino Zanussi (famoso per gli elettrodomestici) e si appura facilmente che il padre fece il suddetto errore nella stesura della targa della azienda ma è chiaro a tutti che un grande imprenditore questi aspetti formali li trascura e va alla sostanza delle cose e targa o non targa arriva a 3000 dipendenti. 7 Frase anche questa famosa e addebitata a Giovanni Borghi (sempre di elettrodomestici parliamo – Ignis) che la disse ad una signora la quale mangiava in un ristorante di Cassinetta e che si lamentava del rumore chiedendo se fossero tuoni e quindi se fosse in arrivo un temporale, con flemma il commendatore le spiegò che i rumori erano dati dalla pressa della Ignis in pieno lavoro. Rivista – Settembre 2009 La La stessa cosa quando decide di concentrare la finanza e / o la organizzazione di una attività nel paese che meglio si presta per caratteristiche legislative extrafiscali a mantenere una determinata azienda. Al contrario è banale dire che l’imprenditore che, seppur mediante una operazione in apparenza complessa, ha solo portato all’estero il marchio senza alcuna forma di tassazione e quindi ha trasformato royalties in dividendi ha certamente una operazione interessante ma ha posto in essere una operazione che è proprio tra quelle che la norma vuole colpire4. Possiamo certamente affermare che la norma si colloca in quel cammino di prevalenza della sostanza sulla forma per cui non basta esserci in un determinato paese estero ma occorre esserci per una motivazione economica che non sia solo “marginale” ma sia vera e abbia una precisa razionalità. Questa esistenza di una ratio industriale impedisce che si possa “impedire” la scelta imprenditoriale (e quindi la norma non impedisce e non può e mai potrà impedire la delocalizzazione produttiva) ma certamente la norma impedisce la delocalizzazione fiscale e questo comporta che la richiesta di ruling (necessaria per poter disapplicare la norma) sia motivata con preciso riferimento a aspetti di carattere sostanziale (ovvero vado in quel paese per raggiungere obiettivi di valenza economica gestionale che altrimenti mi sarebbero preclusi). La norma emanata in questo Decreto legge viene prima del valore normale e prima di qualsiasi altra norma che regoli i rapporti nel gruppo: è chiaro che di fatto quando il soggetto estero percepisce oltre il 50% dei suoi ricavi da rapporti di gruppo, ricavi sempre riferiti a prestazioni di servizi, la norma scatta sia che i servizi siano addebitati a valore normale sia che questo non accada. Possiamo dire che le due norme sono in sequenza: se passiamo il test riferito alla prima norma (arbitraggio) allora dobbiamo fare anche un esame della seconda norma in quanto potrebbe essere che non siamo nella situazione della artificiosa costruzione fiscale ma l’addebito è troppo alto e quindi stiamo violando la norma in tema di valore normale5. Di grande interesse è il riferimento normativo a qualsiasi paese estero e quindi non solo ai ben noti paradisi fiscali ma anche a paesi molto più vicini ma che agevolano la tassazione di determinate attività (siano essere finanziarie e / o di altra natura) e che consentono quindi di avere una riduzione complessiva della tassazione. Ad un primo esame la norma pare in linea con un principio che ormai sembra assodato anche nelle convenzioni contro le doppie imposizioni ovvero quello per cui eliminare la doppia imposizione non significa giungere ad una non tassazione del reddito (come invece avviene quando Rivista – Settembre 2009 La l’arbitraggio è certamente perfetto nella sua forma) e questo è un principio che appare del tutto corretto e che deve essere applicato con grande fermezza. Possiamo affermare che la norma richiede anche la collaborazione degli Stati esteri per dichiarare in modo netto quale sia la tassazione che viene applicata a quello specifico contribuente e quindi sono richieste delle risposte precise in merito alla determinazione della base imponibile (si pensi alla esistenza di eventuali crediti di imposta, a benefici garantiti per legge che comunque paiono ricompresi nella norma e che non sembrano essere più tollerati se guardiamo alla formulazione letterale del dettato normativo). Tutto questo richiede una collaborazione molto ampia che torniamo a dire si attua quello scambio di informazioni che ormai è necessario di fronte al cd contribuente globale ovvero al contribuente che fraziona la sua attività in diversi paesi assegnando a ognuno di questi paesi una funzione e che dovrebbe essere tassato guardando ormai al bilancio consolidato di gruppo più che al bilancio della singola società (a maggior ragione quando parliamo della società capogruppo). Conclusione Possiamo dire che la norma non si applica per questioni formali: se uno scrive sulla targa “Antonio Zanussi – fabrica del vapore”6 non per questo può vedersi aggredito dalla norma il problema esiste quando manca la “fabrica” di cui di cui si parla nella targa ed al suo posto esiste semplicemente quella costruzione fiscale artificiosa di cui di fa menzione nella norma, una costruzione che nasconde solo una volontà di “ripulire” un certo reddito trasformandolo in altro. Possiamo dire che nessuno colpisce una organizzazione vera e presente nel territorio e che sia motivata da ragioni economiche non marginali ma da ragioni apprezzabili da quello che è un uomo ragionevole, al contrario viene attaccata una organizzazione che non presenta alcuna carattere di collegamento con la sottostante attività industriale ma che si presenta solo come una entità tesa a favorire un vantaggio fiscale. La conclusione ancora una volta è univoca: l’imprenditore che all’estero ha messo il maglio (o diciamo la pressa) e che quando questa organizzazione estera lavora può dire che “ … ogni colpo è un milione …”7 non ha da temere deve solo muoversi mediante il ruling spiegando come si è organizzato nell’ambito della produzione e quindi della sua attività mentre colui che detta frase non la può pronunciare in quanto manca proprio della sostanza dovrà organizzarsi in modo diverso e forse meno efficiente per lui con riferimento alla materia fiscale. 39 Quando in Europa circolava la prima auto, noi festeggiavamo il nostro 300-esimo anniversario. La nostra casa madre, fondata nel 1590, è una delle banche più antiche del mondo. Esperienza, obiettività e vicinanza ai nostri clienti sono i valori che ci contraddistinguono da oltre quattro secoli. E continuano ad essere attuali come all’inizio. Approfittate delle nostre soluzioni su misura e della nostra esperienza. B E RE N B E RG BAN K ( S C HWE I Z ) AG M I C HAE L A. P. SAG E R KREU Z STRAS S E 8034 5 Z U RI G O SVI Z Z E RA WWW. B E RE N B E RG . C H +41 44 284 21 84 D Donne in carriera: Paola Cabalà olce gratificante peccato di gola di Ingeborg Wedel L’intervista a Paola Cabala’ – che produce cioccolato, così amato in tutto il mondo – mi intriga parecchio, anche perché negli ultimi tempi il consumo di questo prodotto è stato ridimensionato e ne sono state esaltate le virtù terapeutiche, che in un certo senso “giustificano” il consumo anche da parte di coloro che seguono una dieta, per concedersi un momento di ….. piacere! (purché sia rigorosamente fondente) Paola è nata a Premosello Chiovenda, in provincia di Verbania il 22.6.1967. Ha studiato lingue e si è diplomata al liceo linguistico. Successivamente si è spostata, ma nel 2001 si è separata. Ha due figli maschi di 15 e 10 anni. Suo nonno Giusto aveva rilevato la pasticceria Grandazzi nel 1924, che ha poi trasmesso al figlio Giovanni, continuando a sfornare una pasticceria tradizionale, fatta di torte, cannoncini e bignè. Quando questa attività è passata alle “nipotine”, Paola – un vero vulcano di idee, piena di fantasia – ha creato “L’Officina del cioccolato”, depositandone il marchio. In questo laboratorio la produzione cambia completamente, dando prova tangibile che, per distinguersi dalle forme tradizionali, il cioccolato – proprio come in una “officina” – viene “forgiato” e prende le forme di vecchie chiavi inglesi, caffetterie, tazzine e persino siringhe e bisturi, se i clienti lo richiedono. Infatti, il laboratorio rispecchia la passione di Paola per i vecchi mestieri e gli antichi attrezzi. In questa attività, dove le improvvisazioni e le variazioni sono all’ordine del giorno, Paola può contare sulla collaborazione costante di sua sorella Cristiana e su due lavoranti, mentre Alessandra, l’altra sorella, interviene quando il lavoro si fa pressante, ossia in occasione delle feste tradizionali. Si tratta quindi di un team tutto al femminile. Resta tuttavia aperta al pubblico la pasticceria Grandazzi, per la vendita di torte e cioccolato. Paola, tenace perfezionista, è anche volata in America nel 2008 per presentare a New York l’eccellenza dei prodotti alimentari piemontesi, tra cui il suo cioccolato nelle varie forme. Tra i suoi clienti esteri, abituali, c’è una ditta svizzera di Briga ed una tedesca di Creilsheim (Baden Wurtenberg) che le commissionano il cioccolato nelle forme e dimensioni da loro fornite. Abbiamo chiesto alla nostra donna in carriera quanto sia difficile farsi apprezzare, professionalmente parlando, rispetto agli uomini. Ci ha risposto che è necessario seminare, sempre seminare e ancora seminare senza sapere quando si potrà raccogliere. Come donna, ha anche i figli da seguire, mentre l’uomo è facilitato, in quanto può dedicarsi maggiormente alle sua attività. La difficoltà che incontra si manifesta all’inizio di un colloquio, quando i possibili clienti chiedono di poter Rivista – Settembre 2009 La trattare direttamente con il titolare, non pensando di averlo già di fronte, spesso restandone sconcertati! Altrimenti non rileva particolari difficoltà, e anche l’iniziale diffidenza cessa quando ci sono risultati positivi, documentati. Gli ostacoli per una donna ci sono. Per esempio non è sempre possibile seguire corsi di aggiornamento, in quanto si pone il problema di a chi affidare i figli per più giorni? I vantaggi la nostra donna in carriera li rileva nella possibilità di gestire l’azienda senza chiedere permessi a nessuno e nella grande soddisfazione di vedere il lavoro progettato e poi programmato che riesce bene ed il cliente ne è soddisfatto. Svantaggi veri e propri non risultano a Paola se non la grande responsabilità della gestione aziendale, gli eventuali imprevisti personali e la cura attenta della clientela. I privilegi per le attività femminili sono stati rivalutati negli ultimi anni, creando “l’Imprenditoria femminile”, uno strumento che prevede anche aiuti finanziari, progetti di aggiornamento, canali preferenziali. “Sono certa” confida Paola “che le intuizioni femminili sono sicuramente superiori a quelle maschili: l’abbiamo nel nostro DNA!” Per quanto riguarda la seduzione, anche allo stato inconscio, Paola conferma di non usare questo stratagemma, ma di intervenire unicamente con la simpatia e la passione che mette nel suo lavoro. La sua più grande soddisfazione è poter aumentare la produzione, portare più in alto l’azienda e proseguire, sempre esclusivamente al femminile, fino alla 3a generazione! Le rinunce di Paola sono molte, ma per fortuna ama il suo lavoro e non le pesa più di tanto rinunciare al 30% della vita familiare, mentre non coltiva nessun hobby in particolare. Ama leggere e viaggiare: ultimamente ha abbinato un viaggio di lavoro ad un successivo soggiorno con i figli in Svezia, a UMEA, dove ha visitato una fiera importante. Le piace cantare e – quando può – ma raramente, va in palestra. 41 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch 1 Elefante invisibile di Vittoria Cesari Lusso «Una vergogna!»; «Un pesce d’aprile fuori stagione!»; «Un tentativo di disgregazione!»; «Un gioco allo sfascio!»; «Un’insensata deriva»; ecc… Chi lo dice? Di cosa si parla? Sono le reazioni di autorevoli rappresentanti delle forze politiche italiane di destra e di sinistra a due proposte estive della Lega: la prima concerne l’introduzione di test per gli insegnanti sulla loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto delle regioni in cui vogliono lavorare; la seconda si riferisce alla richiesta di dare rilievo costituzionale ai «simboli identitari di ciascuna Regione, individuati nella bandiera e nell’inno». Identità regionali… Leggendo tali indignati commenti ho, dapprima, tirato un sospiro di sollievo. Ma attenzione, a costo di scandalizzare non pochi lettori, dico subito che non ho intenzione di conformarmi alla moda del politically correct che vuole che ci si mostri sempre indignati di fronte ai propositi del partito di Bossi. La sensazione di sollievo era indotta unicamente dalla constatazione che esisteva ancora nella nostra cara penisola la capacità di indignarsi per qualcosa. Dal mio osservatorio a nord delle Alpi, mi ero in effetti quasi convinta che in Italia ci si fosse ormai assuefatti a tutto: conflitti di interessi inammissibili nella normali democrazie; incarichi politici attribuiti in base a criteri “estetici”; prestazioni erotiche senili esibite e applaudite come medaglie al valor civile; vecchi e nuovi clientelismi; confusione e collusione tra relazioni di amicizia e relazioni tra poteri; ecc… Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… In un secondo momento, mi sono invece rammaricata per una sorta di effetto – come dire? – antiMida che produce l’agone politico. Mi spiego. Mentre, come è noto, il mitico re della Frigia aveva ottenuto da Dionisio il potere di trasformare in oro tutto quello che toccava (come sarebbe piaciuto a Tremonti!), la competizione politica all’italiana, verbalmente esasperata, sembra avere la facoltà di ridurre a spazzatura molti temi di rilevante pregio intrinseco. Combattere l’avversario, non concedergli punti, distinguersi ad ogni costo finisce per contare di più che non affrontare in modo costruttivo le problematiche del nostro tempo. Ebbene, la questione della valorizzazione delle identità regionali mi sembra un’illustrazione di tale fenomeno. Malgrado si tratti di un tema di grande spessore culturale, civico, storico e psicosociale, i meccanismi concorrenziali della politica lo trasformano in una sorta di battaglia a suon di slogan e preconcetti. Se Tizio porta argomenti a favore sarà automaticamente classificato fra i biechi seguaci del leader della Padania. Se Caio nutre invece alcune perplessità sarà ascoltato solo le rivestirà di termini smodati, conditi di dosi massicce di “profonda indignazione”. E così il dibattito sulle identità e tradizioni regionali è destinato ad allungare la schiera degli elefanti invisibili. Chi vive a cavallo tra la realtà italica e quella elvetica rischia di sentirsi, a questo proposito, prigioniero di una sorta di trappola schizofrenica: ciò che in Italia viene liquidato in modo spregiativo Rivista – Settembre 2009 La come localismo, nella Confederazione elvetica costituisce un valore irrinunciabile e fondante della democrazia! Come è ben noto, le istituzioni e le comunità svizzere sono basate sulla valorizzazione delle appartenenze, delle autonomie, delle tradizioni, delle lingue, dei dialetti locali, dei simboli comunali e cantonali. Il che vuol dire che si ritiene – giustamente, a mio parere – che le identità nazionali, regionali e comunali non sono in conflitto fra di loro, bensì del tutto complementari. Come una bambola russa i cui singoli elementi danno consistenza al tutto. In effetti, il rispetto e l’orgoglio per le tradizioni locali sono le fondamenta su cui costruire identità e appartenenze più allargate. Nel caso di società con forte immigrazione, sono altresì la condizione per poter, da un lato, “ben tollerare” le caratteristiche culturali specifiche dei nuovi gruppi (un’identità ricca e consapevole non teme le differenze); dall’altro, per identificare chiaramente i principi e i valori irrinunciabili capaci di fondare una “casa comune” nazionale o sovranazionale. Tra l’altro, c’è un aspetto paradossale che salta agli occhi: succede spesso che quegli stessi militanti politici che si scandalizzano all’idea di rafforzare le identità locali, siano poi in prima fila nell’appoggiare a-criticamente le rivendicazioni di gruppi di immigrati anche quando ciò significa calpestare le proprie radici culturali. È vero, sappiamo tutti come i due Paesi abbiano storie assai diverse. Le vicende storiche italiane hanno comprensibilmente reso una parte degli abitanti della penisola allergica al termine Patria, mentre un’altra parte inorridisce all’idea di vere autonomie territoriali e di una valorizzazione delle tradizioni locali! Non mi dilungo ovviamente sulle vicende dell’intera Penisola, ma vorrei ricordare un fenomeno concernente la regione di cui sono originaria: il mio amato (ci tengo a dirlo) Piemonte! È una regione che purtroppo si è molto impoverita sul piano della specifica identità. Ad esempio, il dialetto è di fatto scomparso. Cosa è successo? Per dirla brevemente, l’Italia ufficiale fascista (e anche post-fascista) ha impresso il marchio di inferiorità sociale a coloro, ed erano molti, che parlavano quotidianamente il dialetto piemontese. Inoltre, si è fatto credere a tutta una generazione di genitori che se non si fossero sforzati a parlare soltanto italiano con i figli questi avrebbero avuto grossi problemi a scuola. Senza contare poi i contatti con la burocrazia statale (in larghissima parte proveniente da altre parti d’Italia): essi erano compromessi in partenza per tutti “i sudditi piemontesi” che non sapevano sfoggiare l’eloquio italico. Certo, indietro non si torna. Le città e le campagne del Piemonte sono oggi società “pluriculturali”. Però, proprio per questo, un dibattito fuor di retorica sulle identità e tradizioni “particolari” (autoctone e importate) costituisce forse una condizione per guardare avanti con più consapevolezza. Se questo contributo stimola la vostra voglia di reagire, mandate un messaggio al seguente indirizzo di posta elettronica: vcesari@ worldcom.ch 43 Una seconda opinione di prima scelta. Il portatore può incassare questo assegno per una consulenza e un’analisi sul portafoglio del valore fino a IN LETTERE: CINQUE MILA/OO FRANCHI SVIZZERI Offerta valida fino al 31 dicembre 2009. Nessun rimborso in contanti né possibilità di accumulo. 300309LR La invitiamo a incassare questo assegno per ottenere una consulenza specialistica sulla struttura del suo portafoglio. Potrà così beneficiare delle fondate informazioni di ricerca della nostra istituzione come pure della nostra presenza globale e delle nostre relazioni di lungo periodo con i gruppi di clienti privati più esigenti al mondo. Staccate il presente annuncio e speditelo unitamente al vostro biglietto da visita ad ABN AMRO BANK (Svizzera), Beethovenstrasse 33, CH-8002 Zurigo. Potete inoltre visitare il nostro sito web all’indirizzo: www.abnamro.ch e cliccare sull’assegno che appare nella finestra pop-up oppure telefonarci al: +41 44 631 41 11. Abbiamo uffici anche a Basilea, Ginevra e Lugano. L Intervista esclusiva con Cornelio Sommaruga e molte facce della diplomazia L’affabilità è uno dei tratti principali di Cornelio Sommaruga. Diplomatico svizzero di origini ticinesi, con un’infanzia e un’adolescenza trascorse a Roma, Sommaruga è stato a lungo una delle figure preminenti della diplomazia della Confederazione. Del periodo formativo trascorso in Italia rimane il gusto nel sottolineare le proprie parole con gesti opportuni e che mostrano l’abitudine di conversare e di parlare in pubblico. È stato Segretario di Stato all’Economia Esterna dal 1984 al 1986 e Presidente del CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) dal 1987 al 1999, legando indissolubilmente il suo nome a quest’istituzione e mettendo sempre la sua arte diplomatica al suo servizio. Qui di seguito la prima parte del colloquio concesso in esclusiva a La Rivista. Nel prossimo numero la seconda e ultima parte in cui Cornelio Sommaruga ripercorre alcuni degli eventi che hanno segnato il suo mandato al vertice del CICR quali il genocidio in Ruanda, la guerra in Cecenia e la discussione sugli ultimi sviluppi del diritto internazionale umanitario. di Michele Caracciolo di Brienza Dottor Sommaruga il suo percorso professionale è stato straordinario, vista anche la varietà dei campi in cui ha operato. In effetti, ho sempre servito in qualità di diplomatico, ma in ambiti diversi. La chiamo in ogni caso diplomazia, da quella classica e bilaterale alla diplomazia economica e multilaterale per finire con quella umanitaria. In fondo quello che ho fatto dopo aver lasciato il CICR è ancora in questa direzione, se considera i miei compiti sociali e umanitari in diverse fondazioni. Adesso i suoi impegni comprendono la Fondazione Initiatives for Change a Caux vicino Montreux. È un’istituzione interessante che vale la pena di conoscere. Quest’anno abbiamo avuto un forum sulla sicurezza umana, con duecento personalità dal mondo intero a discutere delle conseguenze del cambiamento climatico e della crisi economica. Non ho più responsabilità dirette, ma continuo ad andarci e mi chiedono di partecipare. All’inizio di luglio c’è stata la giornata ufficiale di presentazione dell’attività della Fondazione e la visita del magnifico Palace dove ha sede. Spesso mi reco ad Amman in Giordania, dove da circa due anni sono vicepresidente del consiglio di un’altra fondazione chiamata Foundation for the Future. La sua attività è Cornelio Sommaruga nei panni di moderatore del World Council of Churches. Rivista – Settembre 2009 La il sostegno alla società civile in Africa del Nord e Medio Oriente in progetti legati ai diritti umani e alla democrazia. Quest’anno ricorre il centocinquantesimo anniversario della battaglia di Solferino (24 giugno 1859). I caduti furono 30’000, una cifra elevata per una sola battaglia. Basti pensare che nella guerra del Vietnam (1962-75) gli Stati Uniti hanno avuto 38’000 caduti. Solferino è un evento fondamentale per la storia della Croce Rossa oltre che per la storia d’Italia. Per questo motivo mi sono recato il 24 giugno scorso in quei luoghi per partecipare alle cerimonie dell’anniversario della battaglia. Ci sono andato con un gruppo del CICR dato che ne sono membro onorario. A causa di quella battaglia è nata l’idea della Croce Rossa. Non è sicuro che Henri Dunant fosse sul campo di battaglia, ma di certo era a Castiglione delle Stiviere dove vide i feriti e organizzò i soccorsi nella Chiesa Maggiore di Castiglione. Reclutò le donne della zona di Brescia e di Desenzano per venire a curare questi feriti. Lì sono stati applicati i principi fondamentali della Croce Rossa e del movimento ad essa legato che hanno ancora oggi la loro importanza. Innanzitutto il principio di Umanità, inteso come servizio per chi soffre; poi il principio d’imparzialità. Quelle donne dicevano: «Tutti fratelli». Significa imparzialità nel soccorso, nel senso di non fare alcuna differenza tra l’amico ed il nemico. Non ci sono vittime buone e vittime cattive. Sono tutte vittime. Inoltre, aggiungerei la neutralità. Henry Dunant in tutto il suo libro Un ricordo di Solferino non accusa nessuno. Tenta di non prendere posizioni, anche se forse appare più vicino ai francesi per il fatto di essere ginevrino. Non dimentichiamo il prin45 cipio dell’indipendenza. In fondo Henry Dunant ha soccorso queste vittime senza che nessuno gli dicesse di farlo, né un governo né un’associazione. Infine, il principio del volontariato: nessuno ha pagato Henri Dunant e tutte le donne che prestavano soccorso. L’hanno fatto di loro spontanea volontà. Germania e altrove. Non si sa nemmeno tutto quello che fece, finché arrivò di nuovo in Svizzera, non a Ginevra, ma nell’Appenzell, a Heiden. Lì fu rintracciato da un giornalista che lo riportò all’attenzione pubblica aprendogli forse la strada verso il riconoscimento del Nobel. Nel 1901 Henri Dunant fu insignito del premio Nobel per la Pace. Sebbene non avesse mai cercato questo riconoscimento, sono certo che il premio fu gradito, se non altro perchè gli permise di avere una vecchiaia serena, dato che la sua situazione economica non era mai stata solida. Dunant resta in ogni caso un personaggio in parte controverso. Era un imprenditore fallito. Si trovava nella zona di Solferino per prendere contatto con Napoleone III per discutere di alcuni affari. C’era in lui il desiderio di trovare una business idea che in parte ha trovato in quell’occasione. Dall’idea di Dunant è poi nata un’istituzione molto grande. L’idea innovativa, che fu poi realizzata da Gustave Moynier, era di avere un’istituzione permanente e organizzata in maniera efficiente. È vero che dà aiuto durante le guerre e non solo, tuttavia è maturata una struttura finanziata dagli Stati, che ha sede a Ginevra e che ha avviato quel processo virtuoso che ha reso questa città un distretto delle organizzazioni internazionali e della diplomazia multilaterale e umanitaria. Vedo, dunque, da un lato un forte idealismo e dall’altro una ricaduta notevole sulla città e sul prestigio della Confederazione. Credo che si debba separare quella che è stata la grande idea di Henry Dunant per il fatto quasi fortuito di essere sul posto e gli sviluppi futuri. L’idea era di creare – come già detto - un’associazione internazionale per prestare soccorso ai feriti in guerra e allo stesso tempo di creare una struttura giuridica che potesse salvaguardare questi feriti, in un certo senso neutralizzarli e neutralizzare anche il personale che presta soccorso. Dunant ha lavorato molto sodo nei quattro - cinque anni successivi alla battaglia di Solferino per arrivare a creare il Comitato Internazionale e per riunire un certo numero di rappresentanti di governi per l’elaborazione della prima convenzione di Ginevra. Tuttavia, già durante la prima conferenza di Ginevra, Dunant fu messo da parte dai suoi colleghi a causa dei suoi gravi problemi finanziari. Cominciò Sommaruga ne è convinto: la convenzione di Ottawa del 1997 allora il suo peregrinaper la messa al bando delle mine re da un paese all’altro antipersona è oggi una realtà d’Europa. Fu molto in grazie anche alla testimonianza Francia, ma fu anche in di Lady Diana. Tempo fa ho visitato il Museo della Croce Rossa a Ginevra creato una ventina d’anni fa. Più che un museo, è un percorso emotivo e mi pare efficace nel comunicare al visitatore che cos’è il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la sua storia, i vari ambiti in cui opera e le convenzioni di cui è custode. In effetti, durante la sua presidenza alla Croce Rossa un credito che le si poteva attribuire fu quello di aver rilanciato la visibilità del CICR sia con l’incontro frequente con capi di Stato sia con i suoi interventi pubblici. Mi fa piacere sentire la sua caratterizzazione del museo della Croce Rossa, perchè uno dei nostri problemi all’epoca fu proprio di sapere se bisognasse chiamarlo museo, in quanto in fondo quando si dice museo si pensa a degli oggetti, delle suppellettili, delle opere d’arte. Mentre lì si tratta di un percorso emotivo di quello che è stato e che è tuttora questo movimento di soccorso a coloro che soffrono, all’Umanità intera. Anche se l’idea iniziale è stata ispirata dai feriti di guerra, poi l’ambito di azione s’è allargato alla protezione dei prigionieri di guerra e di quelli politici, al ricongiungimento delle famiglie, alla ricerca dei dispersi. Non dimentichiamo poi anche tutta l’attività non legata alla guerra, tutte le catastrofi naturali e così via. Lei dice che abbiamo fatto molto per rimettere il CICR al centro dell’attenzione mondiale. È vero: questo fu uno degli incarichi che mi fu dato non da Berna, ma dai miei colleghi membri del Comitato. Quando arrivai mi dissero che c’erano due cose da realizzare: la prima era di rimettere il CICR nella carta del mondo e la seconda era di far restare il controllo dell’istituzione al Comitato e non ai dirigenti. I venticinque membri del Comitato sono responsabili di tutto. Dovevamo essere noi a portare questa responsabilità e a delegare ai direttori che sono nostri funzionari e nostri collaboratori. Poc’anzi lei accennava a Berna. Una delle cose le più difficili per me fu di lasciare Berna come Segretario di Stato. In Svizzera allora ce n’erano soltanto due, adesso sono tre. È la funzione più alta dell’amministrazione. Il Consiglio Federale, cioè il governo svizzero nomina i Segretari di Stato con un compito particolare. Io ero Segretario di Stato all’Economia Esterna e, ad un certo momento, quando sono stato nominato al CICR, i membri del governo non ne sapevano niente. Dovetti poi andare ad informare di persona il mio ministro, il quale non era per nulla contento che lasciassi. In seguito, ho dovuto informare tutti gli altri prima di dare le dimissioni, perchè ci potevano essere dei commenti del genere: “Ah! Sommaruga lascia perchè non è d’accordo con la linea politica del ministro”. Sarebbe diventata una questione politica. 46 Rivista – Settembre 2009 La La nomina di un commis d’Etat della Confederazione alla presidenza del CICR potrebbe in realtà far pensare ad una volontà da parte di Berna di controllare il CICR. No, si sbaglia. La nomina dei membri del comitato è una cooptazione ed è completamente indipendente da Berna. Del resto, la ricerca di un presidente del CICR è una faccenda piuttosto complessa perchè bisogna cercare qualcuno che abbia delle capacità diplomatiche, che conosca il mondo, che sia un negoziatore perchè si tratta di portare avanti un negoziato permanente di carattere umanitario, che conosca le lingue, che abbia un certo entre gens, nel senso che si possa inserire in società senza troppe difficoltà. Allora andare a cercare una persona così, e ce ne sono certamente, è compicato. Ma dove si va a finire? Su un professore universitario? Un banchiere? Uno sportivo? In fondo quello che è più portato è un diplomatico. Un diplomatico che ha fatto una certa scuola, una pratica. Il mio predecessore era un banchiere centrale, è stato vicepresidente della banca nazionale svizzera. Prima c’era stato un generale svizzero, un comandante di corpo. Tuttavia, non penso che sia l’ideale avere un militare come presidente. È bene invece averli nel Comitato. Ho sempre insistito perchè ce ne fossero uno o due, dato che nelle discussioni possono portare un know-how specifico. Che passi avete compiuto per riportare il CICR al centro dell’attenzione della comunità internazionale? Intanto consideriamo la situazione mondiale quando sono entrato nel 1987. Si andava verso la caduta del muro di Berlino e c’erano numerosi conflitti interni ed internazionalizzati in Africa, America Centrale e in Asia. Non dimentichiamo mai l’Indonesia e le Filippine. In fondo non feci nulla di diverso da quello che già faceva il mio predecessore, ma parlavo di più. Pensavo che il CICR potesse ben dire quello che faceva. Non dovevo certo dare dei commenti sulle parti coinvolte, fatti salvi casi eccezionali, ma dicendo cosa faceva il CICR si rafforzava la credibilità dell’istituzione che al mio arrivo contava circa 350 collaboratori nella sede di Ginevra e 2’000 espatriati. Alla fine della mia presidenza nel ‘99 i collaboratori erano circa 700 a Ginevra e 2’500 espatriati oltre ad una rete capillare di collaboratori locali. Durante la mia presidenza il budget passò da circa 350 milioni di franchi svizzeri ad oltre il miliardo quando lasciai dopo dodici anni. In una sua recente intervista rilasciata alla Radiotelevisione Svizzera lei ha dichiarato che la convenzione di Ottawa del 1997 per la messa al bando delle mine antipersona è oggi una realtà grazie anche alla testimonianza di Lady Diana. L’impegno mediatico di una personalità pubblica, lontana dall’ambito umanitario, ha dato peso all’iniziativa della messa al bando di queste mine. Poi la sua morte improvvisa e l’averla trasformata in un’icona ha dato un’accelerazione finale per far decidere gli Stati su questa convenzione. Oggi però da parte di sportivi o di star del mondo dello spettacolo non si vede un grande impegno sociale. Si potrebbe secondo lei utilizzare Rivista – Settembre 2009 La di più la loro fama per promuovere cause umanitarie? In fin dei conti in passato queste testimonianze sono state efficaci. All’inizio degli anni Ottanta Michael Jackson fu uno dei promotori di We Are The World ed ebbe un successo notevole e con i proventi di quell’iniziativa riuscirono a finanziare tanti progetti. Ci sono stati alcuni tentativi di altre organizzazioni come l’UNICEF e l’Alto Commissariato per i Rifugiati di scegliere qualche personalità della cultura, dello sport e delle arti per fare l’ambasciatore uma- Fui sconvolto quando durante nitario. Sì, può aver at- il mio primo viaggio in Angola tirato un po’ di fondi, ma vidi tutti quei mutilati che giravano nelle città dove in generale non penso sia il CICR aveva creato dei centri l’ideale. Il ricordo che con- wdi riabilitazione ortopedica”. servo Lady Diana è per me emozionante perchè fui io a convincerla su quale tematica dirigere la sua attenzione. Lei era venuta una volta in visita al CICR e l’avevo incontrata. Un bel giorno mi telefonano e mi voleva vedere a cena. Andai a Londra, cenai con lei ed un piccolissimo comitato. Eravamo quattro o cinque persone in tutto. Voleva assolutamente fare qualcosa per la Croce Rossa, ma ne era preclusa in quanto le posizioni ufficiali della British Red Cross erano occupate della regina e degli altri membri della famiglia reale. All’epoca cominciavamo a muoverci nel campo delle mine terrestri. Le proposi l’argomento ma ancora non sapevo come avrebbe potuto contribuire. Lei subito dimostrò molto interesse e dopo un certo periodo siamo riusciti ad organizzare la sua visita in Angola, dove il CICR era presente e dove avevamo dei disastri causati da quelle mine. Fui sconvolto quando durante il mio primo viaggio in Angola vidi tutti quei mutilati che giravano nelle città dove il CICR aveva creato dei centri di riabilitazione ortopedica. Gli effetti di questa piaga sulla popolazione sono tremendi. Sapevo che, se la Principessa del Galles si fosse mossa, avrebbe avuto tanti di quei paparazzi al seguito che ne sarebbe venuto fuori qualcosa di positivo e così fu. Tempo dopo capitò quello che capitò, la sua morte avvenne in un momento delicato del negoziato della convenzione per la messa al bando di questi ordigni. Lei non ne aveva più niente a che fare, ma la sua scomparsa ha commosso tutti coloro che la conoscevano come promotrice della lotta contro le mine. Siccome l’incidente avvenne pochi giorni prima dell’apertura dell’ultima conferenza diplomatica a Oslo per negoziare il testo finale, sono convinto che la sua morte abbia avuto un’influenza per la conclusione dell’accordo. (Fine prima parte) 47 Benefici immediati e vantaggi futuri 2.75% netto annuo Alto rendimento e massima sicurezza. Massima flessibilità. Vantaggi fiscali. Facilitazione all’acquisto della propria abitazione. Garantirsi una buona qualità di vita anche in pensione. Direzione Generale e Agenzia di città Lugano, Via G. Luvini 2a Tel. +41 58 855 32 00 Fondazione di previdenza 3° pilastro della Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA Sede Principale Lugano, Via Maggio 1 Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Bellinzona, Biasca, Locarno, San Gallo, Basilea, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Davos, MC-Monaco Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) Call Center 00800 800 767 76 www. bps-suisse.ch H 1859-2009: a 150 anni della battaglia di Solferino enry Dunant e le origini della Croce Rossa Il 24 giugno 1859 a Solferino-San Martino, due Comuni della Lombardia a occidente del fiume Mincio, si svolse la più memorabile battaglia terrestre della Seconda Guerra d’Indipendenza tra le truppe austro-ungariche e quelle sardo-francesi. Forze in campo: Armata sarda ed Armata (francese) d’Italie (complessivamente 118.600 uomini con 10.500 cavalli e 300 pezzi di artiglieria) da una parte, Austriaci (1.a e 2.a Armata; complessivamente 120.000 uomini con 6.500 cavalli e 411 pezzi di artiglieria) dall’altra. Comandanti: Vittorio Emanuele II di Savoia per i Sardi, Napoleone III per i Francesi e Francesco Giuseppe per gli Austriaci. di Tindaro Gatani Henry Dunant al tempo della fondazione della Croce Rossa. Cronaca di una battaglia terribile La battaglia si presentò agli inizi come un classico scontro tra opposti schieramenti ed i due eserciti contrapposti si cominciarono a muovere l’uno contro l’altro, ritenendo l’avversario fermo sulle sue proprie posizioni. Il contemporaneo movimento dei due schieramenti al primo sorgere del sole, invece di uno scontro frontale, diede luogo ad una serie di combattimenti staccati ed indipendenti tra di loro, che crearono un certo nervosismo nei due rispettivi alti comandi. Tra Castiglione e Solferino alcuni Corpi francesi si scontrarono con quelli austriaci mentre a Madonna della Scoperta e a San Martino, l’Armata sarda ingaggiò una terribile lotta con l’8° Corpo austriaco. Sul mezzogiorno, quando i due comandi supremi non erano riusciti ad avere la situazione sotto controllo, era chiaro a tutti che non si era trattato delle solite scaramucce prima dello scontro finale, ma di veri e propri accaniti combattimenti, che avevano lasciato sul terreno migliaia di morti e feriti gravi. A prima vista ad avere la meglio erano stati i Franco-sardi. Fu proprio sul mezzogiorno, approfittando dei lievi vantaggi avuti sul terreno, che Napoleone III si impegnò in prima persona, assumendo la direzione effettiva della battaglia, lanciando il I° Corpo d’armata e la Guardia al centro della mischia, verso Solferino, considerato l’obiettivo principale da occupare. La cittadina venne conquistata in meno di due ore. Nel frattempo il IV Corpo francese, aiutato dal III, resisteva ai furiosi contrattacchi degli Austriaci che vennero più volte respinti. Alle 15,30 l’Imperatore Francesco Giuseppe era costretto ad ordinare la ritirata generale delle sue truppe oltre il Mincio. Ma, a causa di un forte temporale che si era abbattuto Rivista – Settembre 2009 La sulla zona, l’ordine di ritiro non raggiunse tutto lo schieramento austriaco, una parte del quale impegnava ancora i Sardi che, alla fine, riuscivano ad avere la meglio, grazie all’impeto della fanteria e all’impiego in massa delle artiglierie. A sera tutto l’esercito austriaco era in rotta. Prima ancora di capire le conseguenze della battaglia, bisognava fare la conta delle perdite. I Franco-sardi avevano avuto 17.300 tra morti e feriti gravi e gli Austriaci 22.000. Lo stesso Napoleone III, impressionato dal triste scenario del campo di battaglia, temendo un possibile intervento prussiano, a fianco dell’Austria, sulle frontiere francesi del Reno, si affrettò a concludere, il 12 luglio, l’armistizio di Villafranca. Dal Convegno di Plombières alla Pace di Zurigo Con quella battaglia si concludeva vittoriosamente per il Regno di Sardegna la Seconda Guerra d’Indipendenza. Ed era soprattutto una vittoria del primo ministro 49 I fondatori della Croce Rossa: al centro il generale G.H. Dufour, a sinistra Gustave Moynier e De Louis Appia, a destra Henry Dunant e il dottor Th. Maunoir (Ginevra 1863). piemontese, Camillo Benso conte di Cavour, che aveva saputo tessere una rete internazionale favorevole alla “causa italiana” nella quale era rimasta invischiata la potente Austria. Il Cavour per portare avanti gli interessi di Casa Savoia, cercò con ogni mezzo di stringere alleanze e patti segreti con l’Inghilterra e la Francia. Per convincere Napoleone III a sostenere i suoi progetti non aveva esitato a mettere tra le braccia dell’imperatore francese sua cugina, la contessa Virginia Oldoini (1837-1899), meglio conosciuta come Contessa di Castiglione per aver sposato all’età di 17 anni il conte Francesco Verasis Asinari di Castiglione, una delle donne più belle e fascinose del suo tempo. Inviata alla Corte francese sotto «l’esperta guida» del conte Costantino Nigra, incaricato d’affari del Regno di Sardegna a Parigi, la Castiglione, con la sua presenza «mondana e seducente» e la sua straordinaria bellezza (la principessa di Metternich la definì «una statua di carne»), finì per diventare l’amante dell’imperatore e quindi lo strumento perfetto dei piani del Cavour. Tutto l’intrigo, a dispetto della stessa imperatrice francese Eugenia di Montijo, e degli emissari della Corte asburgica, che fecero di tutto per distrarre Napoleone III dalle trame del primo ministro piemontese, avrebbe dato comunque i suoi buoni frutti. Anche dopo essere miracolosamente scampato, insieme alla moglie, all’attentato compiuto dal mazziniano romagnolo Felice Orsini (14 gennaio 1858), Napoleone III continuò a manifestare le sue simpatie per il Piemonte. Il 21 luglio dello stesso anno 1858, Napoleone III e Cavour si incontrarono a Plombières (cittadina termale tra i Vosgi) per gettare le basi di un’alleanza militare segreta contro l’Austria, che, tra l’altro, stabiliva: a) che la Francia sarebbe intervenuta a fianco del Piemonte, solo se l’Austria lo avesse attaccato; b) che, in caso di vittoria, si sarebbero formati in 50 Italia quattro Stati riuniti in una sola confederazione posta sotto la presidenza onoraria del Papa (Italia settentrionale, Italia centrale, Stato pontificio, Italia meridionale); c) in compenso dell’aiuto prestato dalla Francia, il Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza. Al Piemonte bastava adesso soltanto creare le premesse per farsi attaccare dall’Austria. A questo fine, appena ritornato a Torino, il Cavour cominciò a intraprendere lavori di fortificazione, a mobilitare l’esercito, a ordinare spostamenti di truppe, a provocare insomma, con i fatti e le parole, la suscettibilità degli Austriaci. Non si trattenne nemmeno dall’emettere un prestito pubblico per finanziare gli armamenti e di assegnare a Garibaldi il compito di organizzare un corpo di volontari (i celebri Cacciatori delle Alpi). L’Austria, alla fine, non sapendo dell’accordo segreto di Plombières, cadde nel tranello e mandò a Torino un ultimatum, intimando al Piemonte di abbassare i toni e ritirare i soldati dai confini. Era quello che aspettava il Cavour. La guerra scoppiò e la Francia intervenne. Testimone per caso Nella mattinata del 24 giugno 1859, proprio mentre infuriava la tremenda battaglia di Solferino e San Martino, giungeva sul posto Henry (Jean Henri) Dunant (1828-1910), appartenente ad una famiglia patrizia di Ginevra, dove era nato l’8 maggio 1828, che si era distinta per opere caritatevoli e filantropiche. Non essendo uno studente particolarmente brillante Dunant era stato costretto ad abbandonare il Collegio Calvino ed a intraprendere un apprendistato presso una banca. Divenne allora seguace di Alessandro Vinet, pastore e professore, letterato e filosofo di Losanna, il quale esercitò su di lui un’influenza grande e duratura. Seguendo l’insegnamento del Vinet, Dunant fu uno dei più convinti fondatori dell’Unione cristiana dei giovani. Nel 1854, all’età di 26 anni, ottenne l’incarico di rappresentante della Compagnia ginevrina delle colonie di Sétif in Nord Africa e Sicilia e quindi quello di presidente della Società finanziaria e industriale dei mulini di Mons Diémila in Algeria, che aveva il compito di coltivare a cereali una vasta estensione di terreno per la quale tuttavia mancava ancora l’autorizzazione per un cospicuo approvvigionamento idrico. E poiché l’Algeria era da tempo, nonostante l’ostinata guerriglia, una colonia francese, ecco allora che il ginevrino decise di rivolgersi direttamente a Napoleone III proprio quando questi era impegnato nella spedizione italiana, raggiungendo appunto il suo accampamento il giorno della terribile battaglia. La vista di tanti morti e soprattutto di migliaia di feriti abbandonati sul campo fu un vero e proprio shock che lo segnò profondamente. Dunant dimenticò gli affari per dare una mano al soccorso dei feriti e nello stesso tempo per prendere appunti per docu- Rivista – Settembre 2009 La mentare quella terribile carneficina. L’anno seguente sarebbe uscito a Ginevra, fuori commercio ed a spese dell’autore, Un souvenir de Solferino, poi tradotto in molte lingue. Dall’edizione italiana curata nel 1988, in occasione dei 125 anni della Croce Rossa, riprendiamo alcuni passi per capire i fatti che spinsero il ginevrino a gettare le basi per fondare una grande struttura umanitaria. «In mezzo a questi combattimenti, così diversi e senza quartiere, che dappertutto si rinnovano, si sentono imprecazioni uscire dalla bocca di uomini delle più diverse nazionalità… Nella fase più acuta della lotta, allorché la terra tremava sotto un uragano di ferro, di zolfo e di piombo… Alcune vivandiere avanzano sotto il fuoco pur di recare ristoro ad alcuni poveri soldati… e anch’esse rimangono ferite mentre danno loro da bere e tentano di medicarli... più lontano, alcuni cavalli, più umani di coloro che li montano, avanzano evitando ad ogni passo di calpestare le vittime dell’aspra, furibonda battaglia». Morti e feriti a migliaia, dappertutto grida di aiuto, mentre il frastuono delle cannonate si fondeva con quello dei tuoni di un temporale che stava per abbattersi sulla zona dei combattimenti. «Il cielo s’è oscurato – ricorda Dunant – e fitte nubi coprono ad un tratto l’orizzonte. Il vento si scatena con furia e solleva nello spazio rami d’alberi spezzati; una pioggia fredda, spinta dall’uragano, anzi, per meglio dire, un autentico ciclone s’abbatte sui combattenti già sfiniti dalla fame e dalla fatica, mentre raffiche e turbini di polvere accecano i soldati, costretti a lottare anche contro gli elementi della natura». Campo di morte e di dolore «Tra i morti – racconta ancora Dunant – alcuni soldati hanno un aspetto sereno e sono quelli che, colpiti d’improvviso, sono rimasti uccisi sul colpo; ma moltissimi caduti sono rimasti contraffatti dalle torture dell’agonia… Tre giorni e tre notti sono occorsi per seppellire i cadaveri rimasti sul campo di battaglia… Purtroppo, nella precipitazione che tale servizio comporta… tutto fa credere che più d’un vivo debba esser stato sotterrato con i morti». E prima ancora di essere seppelliti, quei poveri corpi spesso subivano l’onta dei contadini locali che li spogliavano dei vestiti, delle scarpe e dei pochi averi che avevano addosso. E poi c’erano gli oltraggi degli animali: «I cadaveri degli Austriaci sono divorati da sciami di mosche e gli uccelli da preda si librano su quei corpi verdastri, nella speranza di cibarsene» prima che «li si ammucchia a centinaia in grandi fosse comuni». Non si trattava soltanto di morti per ferite gravi riportate in combattimento: «Quanti giovani ungheresi, boemi o rumeni arruolati solo da alcune settimane, si sono gettati a terra per la fatica e l’inedia, una volta giunti fuori tiro, e non si sono più rialzati o, indeboliti dalla perdita di sangue, benché forse lievemente feriti, sono periti miseramente di sfinimento e di fame!». Dunant racconta quindi le strazianti scene delle amputazioni, che a centinaia si eseguivano a catena negli ospedali da campo in condizioni igieniche molto precarie, con «il paziente che attraversa due periodi ben distinti, passando da Rivista – Settembre 2009 La Bozzetto per un francobollo Pro Juventute per celebrare il primo centenario della nascita di H. Dunant (1828-1928). un’agitazione, che spesso assume forme di delirio furioso, sino all’abbattimento, ad una prostrazione completa, in cui rimane come immerso in profondo letargo». Alla fine, Dunant commosso ed impotente davanti a tanta sofferenza si chiedeva: «Ma perché raccontare tante scene di dolore e di disperazione, suscitando forse sensazioni penose? Perché aver indugiato quasi con compiacimento su episodi raccapriccianti, rievocandoli in un modo che può sembrare minuzioso ed esasperante?». Ma un «perché» c’era, ed era contenuto nelle seguenti riassunte considerazioni. Non potendo bandire le guerre e visto: a) che giorno dopo giorno si assiste ad una vera e propria corsa agli armamenti con l’invenzione di nuovi terribili mezzi di distruzione e che gli inventori di questi strumenti di morte sono applauditi e incoraggiati; b) che le condizioni degli animi in Europa consentono di prevedere delle guerre, che sembrano inevitabili in un futuro più o meno remoto; c) «ebbene», perché non approfittare di un periodo di relativa pace e di calma per studiare e cercare di risolvere un problema di così alta e universale importanza, dal duplice punto di vista dell’umanità e del cristianesimo, stabilendo degli accordi internazionali per soccorrere i feriti e i prigionieri di guerra? Dunant lanciava allora, «all’attenzione dei diversi componenti la grande famiglia europea» e a tutti coloro che avevano «un animo elevato o un cuore capace di commuoversi alle sofferenze del prossimo», l’idea di fondare un organismo sovrannazionale che portasse soccorso a tutti i combattenti feriti dei contrapposti schieramenti. La prima Convenzione di Ginevra Nonostante le difficoltà incontrate nell’attuazione del suo progetto, Dunant, nel 1863, riuscì a fondare, insieme ad altri quattro cittadini svizzeri, un’associazione, che in seguito prenderà il nome di Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), che aveva, per statuto, già sul nascere gli scopi per i quali egli si era battuto. Un anno dopo quei primi cinque membri, con il sostegno del Governo svizzero, convocarono 51 una conferenza diplomatica alla quale parteciparono 16 Paesi e si concluse con l’adozione della prima Convezione di Ginevra sui soccorsi ai feriti e ai prigionieri di guerra. La Convezione sanciva anche il trattamento umanitario delle vittime e l’adozione di uno speciale emblema distintivo costituito da una croce rossa su sfondo bianco. Ed in quella idea, Dunant aveva posto non solo molte speranze, ma anche parte del suo patrimoTomba di Henry Dunant al cimitero Sihlfeld nio, mentre i suoi affari in Aldi Zurigo. geria, soprattutto a causa del suo troppo tempo dedicato ai progetti umanitari, languivano. Il fallimento del Credito Ginevrino, nell’aprile del 1867, segnò il tracollo finanziario suo e quello di tanti suoi amici, che si erano esposti con il suo progetto. Il 17 agosto 1868, Dunant, costretto a dichiarare bancarotta, venne condannato dal tribunale civile di Ginevra come «responsabile di aver coscientemente ingannato i suoi collaboratori». Gerard A. Jäger, l’autore svizzero di una nuova biografia intitolata Henry Dunant: l’homme qui inventa le droit humanitaire, ci ricorda che «fu allora che Gustave Moynier [cofondatore del CICR], nel timore che la bancarotta e la cattiva reputazione di Dunant a Ginevra potessero compromettere l’immagine della Croce Rossa, lo allontanò dal Comitato». Costretto a lasciare Ginevra, Dunant, dopo aver peregrinato per qualche tempo attraverso tutta la Svizzera, nel 1875 si stabilì definitivamente a Heiden, un paesino del Canton Appenzello esterno, dove visse gli ultimi 18 anni della sua vita ricoverato nel locale ospizio. Intanto, mentre «la gente lo credeva morto», come ricorda Jäger, «il Comitato Internazionale della Croce Rossa continuò a lavorare e a crescere senza di lui». La riabilitazione e gli onori, negati in patria, sarebbero arrivati dall’estero: nel 1901, Dunant venne insignito del primo Premio Nobel per la Pace, per la fondazione della Croce Rossa e l’adozione della prima Convenzione di Ginevra. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa gli inviò allora un commosso messaggio di congratulazioni: «Non c’è persona che meriti questo riconoscimento più di te che, quarant’anni or sono, desti vita all’organizzazione internazionale che oggi presta soccorso alle vittime sui campi di battaglia. Senza di te, la Croce Rossa, la maggiore conquista umanitaria del XIX secolo, non avrebbe probabilmente mai visto la luce». Ma tra Dunant e la sua città non ci fu mai vera riconciliazione tanto che alla sua morte, avvenuta il 30 ottobre 1910, il suo corpo venne sepolto nel cimitero di Sihlfeld a Zurigo senza cerimonia. Ferdinando Palasciano Henry Dunant non era comunque stato il primo a pensare a qualche forma di soccorso dei feriti di 52 guerra indipendentemente della loro appartenenza. Tra i suoi precursori è da annoverare un medico napoletano. Tra il 2 e il 6 settembre 1848, con il bombardamento e la presa di Messina, si registrava l’episodio più cruento dell’insurrezione siciliana che aveva costretto, dopo la sollevazione di Palermo del 12 gennaio dello stesso anno, i borbonici a sgomberare tutta l’Isola. La risposta dei “Napoletani” era stata pronta e inflessibile. Nella mattinata del 7 settembre, le strade della martoriata città erano piene di morti e di feriti. All’ordine del generale Filangieri di non risparmiare nessuno degli insorti rimasti feriti, si oppose fermamente un giovane medico chirurgo, Ferdinando Palasciano, che si prodigò a prestare loro l’assistenza medica necessaria. Posto sotto accusa per aver curato dei ribelli, a molti dei quali aveva salvato la vita, il medico si difese affermando: «Per me i feriti sono sacri, né possono essere considerati nemici. Come medico e come cristiano sento l’obbligo di proteggere e di curare ogni ferito con lo stesso zelo». Per questo principio, rivoluzionario per quei tempi, il medico dell’esercito borbonico, nato a Capua il 13 giugno 1815, venne condannato ad un anno di prigione e rinchiuso nel carcere di Reggio Calabria. La guerra contro gli insorti continuò ancora per parecchi mesi e a Reggio giungevano dalla Sicilia sempre nuovi soldati feriti. Palasciano chiese allora di potersi recare, tutte le volte che la necessità lo richiedesse, a lavorare nell’ospedale del porto, per poi fare di nuovo ritorno in prigione, sostenendo che «dovunque siano malati e feriti, là è il mio dovere, là è la mia anima». Le persecuzioni a cui fu sottoposto a causa delle sue idee non riuscirono a scoraggiarlo. Le atrocità della guerra di Crimea e quelle della Campagna d’Italia del 1859 (Battaglia di Solferino) lo spronarono ancora più a battersi per i suoi nobili ideali. In occasione di due memorabili sedute dell’Accademia Pontoniana di Napoli, il 28 gennaio e il 28 aprile 1861, sostenne «la necessità di migliorare l’assistenza ai feriti in guerra e di stabilire, con una convenzione internazionale, il reciproco riconoscimento fra i belligeranti della neutralità dei combattenti feriti o gravemente malati». Saputo di quanto era stato fatto a Ginevra, egli lodò l’iniziativa dalla quale era stato escluso, ma, fedele ai suoi ideali, lottò affinché la protezione fosse migliorata proponendo di includervi l’assistenza ai feriti delle guerre navali. Cosa che puntualmente avvenne con la Convenzione di Ginevra del 1868. In seguito furono molteplici le iniziative per riconoscere a Palasciano la priorità della sua idea rispetto a quella del Dunant. La nostra nota non ha questo scopo, ma solo quello di ricordare che Ferdinando Palasciano dedicò tutta la sua vita alla difesa e alla propaganda dello stesso ideale che animò Dunant. Con l’avvento del Regno d’Italia, Palasciano fu senatore e professore ordinario di clinica chirurgica nell’Università di Napoli e il suo nome resta legato a numerose memorie e osservazioni di chirurgia pratica. Rivista – Settembre 2009 La Brindisi Olbia Puglia Sardegna Lamezia Terme Calabria Sole d’Italia Dal 5 aprile Helvetic Airways vola verso le più belle località d’Italia. Prenotate con facilità su www.helvetic.com e godetevi l’ampio comfort delle nostre poltrone. lun mar mer gio ven sab dom Zurigo - Brindisi - Zurigo Zurigo - Olbia - Zurigo Zurigo - Lamezia Terme - Zurigo* *valido dal 3.7. al 28.8. / Sono possibili variazioni Con Helvetic Airways avrete modo di godervi il Vostro volo nonstop in un ambiente personale. 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Nel 1976 la famiglia Buignon fece poi dono della casa e di una parte del parco alla città di Losanna e allo stesso tempo creò una fondazione privata che dal 1984 organizza delle esposizioni d’arte. Gli obiettivi della Fondazione sono il far conoscere una residenza signorile della Losanna della metà del XIX secolo, assicurando la gestione e lo sviluppo di un museo di altissimo livello nell’ambito delle belle arti. Annualmente vengono organizzate due o tre mostre dedicate principalmente all’arte occidentale dal Rinascimento ai nostri giorni. La programmazione s’articola attorno a tre assi fondamentali: le esposizioni monografiche, le esposizioni tematiche 54 La Fondazione fu inaugurata nel 1984 con una mostra dal titolo: «L’impressionnisme dans les collections romands» (170’000 visitatori in quattro mesi) ed oggi, venticinque anni più tardi, la mostra in corso «Passions partagées, de Cézanne à Rothko» vuole fare idealmente un richiamo alle origini attingendo al collezionismo privato. Si tratta appunto di quadri provenienti dalle più importanti collezioni private della Svizzera. L’allestimento le mette insieme per epoca e corrente artistica, tuttavia il vero filo conduttore è la loro provenienza. Ciò rende il visitatore ancora più interessato e curioso dato che queste opere, una volta ritornate ai loro proprietari, non saranno più visibili a chiunque. Per questa volta ecco che il collezionismo delle grandi fortune svizzere si apre a tutti con la consapevolezza della propria funzione sociale ed educativa. Picasso, Matisse, Signac, Dalì, Braque e Paul Klee sono solo alcuni degli artisti esposti in questa mostra che conta oltre un centinaio di opere. Un’ampia libreria accoglie il visitatore. La sua struttura moderna in vetro e acciaio ben si amalgama con la classicità dell’immobile. Gli interventi di conservazione e le aggiunte sono state numerose in questi anni. Basta pensare alle sale ricavate al di sotto del piano terra, che permettono di accogliere opere di grandi dimensioni. L’Hermitage è ormai diventata un’istituzione culturale imprescindibile per la Confederazione. Gherardo Cantoni L’esposizione rimane aperta fino al 25 ottobre 2009. Con il seguente orario: dal martedì alla domenica 10.00 - 18.00, il giovedì 10.00 - 21.00. Chiusa il lunedì tranne il 21 settembre (aperta dalle 10.00 alle 18.00). Fondation de l’Hermitage, 2 route du Signal – Losanna www.fondation-hermitage.ch Rivista – Settembre 2009 La Carnet Antonio Rosmini e il federalismo: dal progetto dell’800 alla realtà di oggi. Riprendendo, e proseguendo, il “percorso” tracciato in occasione della prima tavola rotonda, svoltasi a Lugano il 20 maggio 2008, sul tema “Antonio Rosmini: le 5 piaghe della Santa Chiesa”, anche quest’anno, sempre a Lugano, il 25 settembre si terrà un incontro che partirà dal pensiero di Antonio Rosmini, e dal suo progetto federalista, per arrivare alla realtà di oggi. All’incontro, promosso da Gemana Consulting SA, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Rosminiani, che ha ottenuto anche quest’anno il Patronato del Consolato d’Italia di Lugano ed il Patrocinio Incontro a Lugano il 25 settembre del Comune di Lugano, parteciperanno esperti del pensiero rosminiano, esperti dell’idea federalista laica, politici della realtà ticinese ed italiana che si ispirano al federalismo e personalità del mondo imprenditoriale. L’incontro, come detto, avrà luogo martedì 25 settembre alle ore 16°° a Lugano, nelle sale del Grand Hotel Eden, secondo il seguente programma: - ore 16,00 Saluto di Benvenuto - ore 16,15 Saluto delle Autorità - ore 16,45 Inizio lavori - ore 19,30 Discussione - ore 20,00 Conclusione lavori I relatori e gli interventi • Gianni Maritati, Giornalista della redazione cultura del TG1 “L’evoluzione federalistica da Gioberti alla Costituzione Italiana”. • Don Umberto Muratore, Direttore Centro Internazionale di Studi Rosminiani “Il progetto federale di Antonio Rosmini”. • Prof. Luciano Malusa, Professore Ordinario di Storia della Filosofia Università di Genova “Il percorso del Federalismo in Italia e l’eredità di Carlo Cattaneo”. • Marco Borradori, Consigliere di Stato della Confederazione Elvetica “La realizzazione di uno Stato Federale: La Svizzera”. • On. Roberto Cota, Capogruppo Lega Nord alla Camera dei Deputati Italiana “Il federalismo fiscale italiano: Federalismo o Devoluzione?”. • On. Enzo Carra, Parlamentare PD alla Camera dei Deputati Italiana “Il federalismo italiano visto dall’opposizione”. SCAMBIO CULTURALE BERNA – ROMA “Anche noi scriviamo in italiano!” questo il titolo dell’incontro che, con il patrocinio dell’ambasciata d’Italia in Svizzera, della BSV –Berner Schriftstellerinnen und Schriftsteller Verein della Società Dante Alighieri di Berna, e con il sostegno della Burgergemeinde e dello Sprachkreis Deutsch – Berna, e dell’UNITRE – Università delle Tre Età – Berna, è organizzato a Berna. Mercoledì 16 settembre – alle ore 20.00 nel Foyer della Chiesa francese (Französische Kirche), Locale della Dante Alighieri - Predigergasse 3, in occasione dello scambio culturale Berna – Roma. Detto scambio propone quest’anno due autrici di lingua tedesca, che vivono in Italia, e che, nel corso delal serata, coadiuvate da due scrittori che vivono a Berna, presenteranno le loro opere in italiano! Le scrittici che risiedono a Roma sono Nora Moll e Barbara Pumhösel, gli scrittori residenti a Berna sono Daniel Himmelberger e Saro Maretta. PS: martedì 15 settembre 2009 – alle ore 20.00 al Bistrot Morillon - Morillonstrasse 8+10 - 3007 Bern la stessa manifestazione sarà tenuta in tedesco! Entrata libera Rivista – Settembre 2009 La Il Victoria Albergo Romano di primissima classe • costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a due passi dalle vie più famose per lo «shopping» • Rinomato per il suo ristorante italiano classico, il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24 ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue • R.H. Wirth - H. Hunold Amministratori delegati Via Campania 41 | oo187 Roma Tel. oo39 o6 42 37 o1 Fax oo39 o6 48 71 89o E-mail: [email protected] Internet: www.hotelvictoriaroma.com 55 Carnet Bilancio del Festival Rilke 2009 a Sierre, 21-23 agosto 2009 Le parole di Rilke seducono un pubblico sempre più numeroso Questi tre giorni di festival si completano con un ottimo bilancio. Le parole di Rilke e le animazioni poetiche hanno contato quasi 6000 visitatori. Il pubblico ha apprezzato la qualità dei circa 200 appuntamenti culturali proposti in francese, in tedesco ed in italiano al castello Mercier a Sierre La quarta edizione del Festival Rilke ha risposto a tutte le attese! Un pubblico numeroso ed entusiasta è venuto, anche da lontano (Parigi, Francoforte) a partecipare all'evento sotto un sole radiante. Esperti del poeta, innamorati delle parole, famiglie passeggiando, tutti hanno trovato il loro tornaconto . “Quest'eccellente frequenza conferma l'interesse di un pubblico in ricerca di produzioni di qualità in un ambiente particolare”, ha detto il Presidente del Festival Rilke René-Pierre Antille. Momenti forti Sedersi, impregnarsi della bellezza di un luogo, lasciare le parole risuonare in sé, respirare. È l'intimità e l'intensità di CROCIERA SUL LAGO DI GINEVRA E COCKTAIL DÉJEUNATOIRE PRESENTAZIONE DI LKN-LOGOS La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza venerdì 18 settembre 2009 un cocktail déjeunatoire, preparato dal rinomato chef Philippe Chevrier, sul battello a vapore “Savoie” per presentare ai propri invitati la società LKN - Logos Knowledge Network: coaching & knowledge development all around the world (http://www.logosnet.org). L’appuntamento è Venerdì 18 settembre 2009 dalle ore 11.45 al Molo della CGN del Jardin Anglais, Ginevra. L’incontro, rivolto soprattutto a Human Resources Managers e a CEO di banche e multinazionali, sarà aperto dal discorso di benvenuto della CCIS. Seguirà l’intervento del Dr. Fernando Salvetti, Managing Partner di LKN-LOGOS, sul tema “Intelligence Culturelle & Développement d’affaires”. A chiusura dell’evento Maurice Decoppet, presidente di ABVL - Association des Amis des Bateaux à Vapeur du Léman, presenterà il progetto “Sauvons le bateau ITALIE” della CGN - Compagnie Générale de Navigation. Programma ore 11.45 : imbarco sul battello “Savoie” ore 12.20: partenza della crociera ore 14.00: ritorno al molo CGN di Jardin-Anglais (sbarco fino alle ore 14.15) ore 13.53: possibilità di sbarcare al molo CGN di Genève-Pâquis Costo a persona: CHF 78.- (cocktail e crociera inclusi) Per iscrizioni e maggiori informazioni: CCIS – Ufficio di Ginevra, Marilena Berardo, Marianna Valle, tel.: 022 9068595, fax: 022 9068599, e-mail: [email protected] 56 questi momenti che la gente ha apprezzato. Quest'anno, la maggior parte degli spettacoli ha fatto il pienone. Ed all'uscita, molti elogi. Fra i momenti significativi di quest'edizione, la sottile interpretazione della compania Loufried nello spettacolo “nello sguardo di Lou”, la prestazione degli autori di Bern ist überall, i bisbigli commoventi dei Souffleurs, le vibrazioni sconvolgenti delle pietre acustiche di Pietro Pirelli e la lettura eccellente dei poeti ticinesi “duo a tre". Altra scoperta: la pellicola “lettere ad un'amica veneziana”„ di Mickael Kummer, specialmente concepita per il Festival, ha rivelato l'Italia di Rilke con molta forza. Proseguire, allargare La prossima edizione si svolgerà nell'agosto del 2012. Con nuove ambizioni. “Desideriamo continuare a stimolare la creazione di opere specifiche per il Festival. Il nostro scopo è anche di allargare il campo artistico moltiplicando i mezzi di espressione poetica contemporanei”, ha dichiarato René-Pierre Antille. L'esposizione “Rilke, i giorni dell'Italia" è ancora visibile fino al 29 ottobre 2009 alla Maison de Courten a Sierre. Ciclo di pranzi d’affari “Gli italiani e la finanza in Svizzera e in Europa: storia e attualità” IV INCONTRO: GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009, ORE 11.30 – HÔTEL LE RICHEMOND, GINEVRA A seguito del successo dei primi tre incontri, è con grande piacere che la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera – Ufficio di Ginevra, in collaborazione con l’associazione Calimala, presieduta dall’Avv. Stefano Catalani, e con l’ALUB (Associazione Alumni Bocconi) presieduta dalla dottoressa Luciana Broggi e dal dott. Fabio Scirpo, coordinatori per l’area di Ginevra, promuove il terzo incontro del ciclo di pranzi d’affari :“Gli italiani e la finanza in Svizzera e in Europa: storia e attualità”. L’ospite d’onore sarà il Dottor Marco Betocchi, Direttore della Sede di Ginevra della Banca Svizzera Italiana (BSI), con l'intervento intitolato «Storia di una banca della Svizzera Italiana», soffermandosi soprattutto sulle relazioni fra Italia e Svizzera. L’aperitivo sarà gentilmente offerto dalla Banca Svizzera Italiana. Per iscrizioni e maggiori informazioni: Marilena Berardo e Marianna Valle, tel.: 022 9068595, fax: 022 9068599, e-mail: [email protected] Rivista – Settembre 2009 La Il 13 ottobre alla Tonhalle di Zurigo Concerto di beneficienza per l’Abruzzo La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), il Comites di Zurigo, la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, con l’alto patronato del Sindaco di Zurigo, invitano al Concerto di beneficienza per l’Abruzzo del Pianista Michele Gioiosa che si terrà martedì, 13 ottobre 2009, alle ore 19.30 presso la Tonhalle (sala piccola) di Zurigo L’evento musicale si colloca nell’ambito di iniziative solidali promosse dalla comunità italiana in Svizzera a sostegno di interventi di ristrutturazione e ricostruzione nella regione Abruzzo devastata dal terremoto del 6 aprile scorso. I proventi del concerto confluiranno nel fondo devoluto all’Associazione “Terremoto Abruzzo” del Coordinamento dei Comites in Svizzera, sostenuto anche dalla CCIS. Le risorse raccolte dall’Associazione “Terremoto Abruzzo“ saranno utilizzate per la realizzazione di un opera sociale che resterà a testimonianza della solidarietà espressa dai sostenitori. L’associazione renderà conto dell’utilizzo del fondo, informando la pubblica opinione sull’opera realizzata. Michele Gioiosa (1962) si è diplomato nel 1982 con il massimo dei voti con Michele Marvulli presso il Conservatorio di Musica "U. Giordano" di Foggia. Ha conseguito il Compimento Inferiore di Organo e Com- Giornate di studio 17-19 settembre Università di Zurigo, edificio principale (Rämistrasse 71) VICENDE STORICHE DELLA LINGUA DI ROMA Un’iniziativa del Seminario di Lingue e Letterature Romanze dell’Università di Zurigo (prof. Michele Loporcaro, dr. Vincenzo Faraoni) in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura in Zurigo Vicende storiche della lingua di Roma s’intitola il saggio con cui, nel 1929, Clemente Merlo dava avvio agli studi scientifici moderni sul romanesco. Di pochi anni successivo è il contributo in cui Bruno Migliorini, nel 1932, Rivista – Settembre 2009 La posizione Organistica ed è laureato in Filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Urbino. È titolare della cattedra di Pianoforte Principale presso il Conservatorio "U. Giordano" di Foggia. Alla sua attività concertistica affianca anche quella di musicologo e critico musicale ed è Direttore Responsabile della rivista Musica e Scuola. Ha studiato Direzione d’Orchestra presso l’Accademia Musicale Pescarese con Gilberto Serembe e a Mosca con Pavel Lando e numerose sono le Masterclasses tenute in Italia, in Russia ed in Germania. Prevendita dei biglietti (da 55.- 75.- e 100.- franchi) cassa della Tonhalle Claridenstrasse 7, 8002 Zürich Mo. – Fr. 10.00 – 18.00 Uhr Lun. – Ven. ore 10.00 alle 18.00 Per telefono: Tel. 044 206 34 34 Mo. – Fr. 10.00 – 18.00 Uhr Lun. – Ven. ore 10.00 alle 18.00 per internet : www.tonhalle-orchester.ch Uleriori prevendite BIZZ, Musik Hug, Jecklin, Jelmoli City, Migros City, Opernhaus Zürich definiva la storia del romanesco come “la storia del suo disfacimento, dovuto all’azione esercitata per secoli su di esso dal toscano che gli si sovrappose”. La vicenda di toscanizzazione che si è innescata ha trasformato profondamente il romanesco (parlato, non solo scritto), già a partire dal Quattrocento, secolo in cui degli altri volgari municipali entrava in crisi, sotto l’influsso del toscano, unicamente l’espressione scritta. Si può dunque ben dire che il romanesco si trova all’avanguardia di un processo di standardizzazione progressiva per contatto che le altre parlate d’Italia stanno subendo solo attualmente, a quattro-cinque secoli di distanza. Sono questi, in breve, alcuni dei motivi che rendono tanto interessanti, non solo per i linguisti, le vicende storiche della lingua di Roma alle quali è dedicato il convegno, che riunisce per tre giorni a Zurigo specialisti affermati e giovani studiosi. In margine ai lavori del convegno, giovedì 17 settembre alle ore 18 verranno proposte, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura in Zurigo, “Letture dai Sonetti in romanesco di Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863)”, lettrice: Elettra de Salvo. Per informazioni e programma del convegno: e-mail: [email protected] tel.: 044-6343545 sito: www.rose.uzh.ch www. aktuelles.html 57 V Intervista* al curatore Theo Mäusli oce e Specchio - Storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana di Chiara Marcon Voce e specchio, è un volume che tratta la storia della Radiotelevisione svizzera in lingua italiana (RSI), un progetto ambizioso al quale hanno collaborato molti esperti del settore. Un volume dalla copertina accattivante, una superficie dove il lettore si può specchiare prima di entrare nel vivo della consultazione. Theo Meusli con il volume All’interno ci son quattro capitoli, un glossario dei termini, una cronologia, alcuni indici e due DVD: il primo con documentazione sonora, il secondo audiovisivo, che aiutano il lettore a compiere “un tuffo nel passato”, attraverso una documentazione non solo cartacea. Una storia della televisione a 360°. Curatore del volume è Theo Mäusli. Ecco, come spiega il risultato, di un lungo lavoro, e la sua proiezione nel futuro. Perché è interessante, conoscere la storia della radio e della televisione? Proprio perché la radiotelevisione è voce ed è specchio, perché tramite la sua storia possiamo capire le potenzialità ed i limiti di una società. Ma anche perché la radiotelevisione fa fortemente parte della nostra autobiografia: quante immagini, quanti suoni della nostra memoria ci venivano trasmessi tramite la radiotelevisione? Quante idee, quante nostre abitudini hanno a che fare con i mass-media elettronici? Voce e specchio? Come mai questo titolo per il volume storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana? L'approccio nella scrittura di questo libro è stato quello, non di voler capire la radio e la televisione per se stesse, ma il ruolo, l'impatto che hanno su un territorio come la Svizzera italiana e sulla sua popolazione. Sia la radio, a partire degli anni '30, sia la televisione, a partire degli anni '50, sono state fortemente delle voci che hanno raccontato al territorio sul mondo, ma anche sulle vicende del territorio stesso. Inoltre abbiamo trovato tante conferme che la radiotelevisione svizzera fungeva quasi come rappresentante ufficioso del territorio verso l'interno, quindi al resto della Svizzera, ma anche all'estero, soprattutto verso l'Italia. Ci saranno altri progetti futuri, in collegamento a questo lavoro? In parallelo, insieme ad Andreas Steigmeier e François Vallotton dirigo un progetto sulla storia della SSR, dal 1982 fino ad oggi, a livello svizzero dunque. Il risultato uscirà nel 2012. Il volume è diviso in quattro parti, scritte a più mani. Come mai questa scelta? Sono convinto che per scrivere un buon saggio sulla radiotelevisione ci vuole, inizialmente, non un ottimo intenditore e specialista sulla radiotelevisione, ma ci vogliono autori che conoscano bene un periodo, le sue problematiche e le circostanze. Siamo dunque stati un collettivo di storici, ognuno con le sue conoscenze e interrogativi, abbiamo cercato di abbozzare insieme delle domande interessanti per la storia della Svizzera italiana e della Svizzera. Oltre al libro e ai due dvd allegati, avete messo a disposizione del pubblico anche un sito internet La radiotelevisione svizzera dispone attualmente un archivio di oltre 200'000 ore di materiali audiovisivi. Uno degli obiettivi del libro era anche quello di chiarire le circostanze della produzione e distribuzione originale di questi documenti. Tramite il sito, e in futuro sempre di più, dovrà essere possibile consultare questi archivi e dunque valorizzare un patrimonio inestimabile della Svizzera italiana. 58 Quanto tempo è stato necessario per realizzare il progetto? Tra la formazione del gruppo, il visionamento delle fonti, la scrittura dei testi ed i lavori editoriali abbiamo lavorato circa tre anni. Se gli autori non avessero portato con se già un notevole bagaglio di esperienze e se non ci fosse stato un grande supporto da parte dell'Università della Svizzera italiana, questi tempi si sarebbero notevolmente allungati. A quale pubblico è indirizzato? A tutti coloro a cui piace sfogliare il passato, cogliendone stimoli per ,il futuro. Che cosa ha rappresentato secondo Lei la televisione, e che cosa rappresenta oggi? Nei primi decenni della sua storia era un miracolo tecnico, una conquista della modernità, resa accessibile a tutti, perché patrocinata dallo stato. In seguito diventava il faro pubblico che definiva i temi d'attualità, consolidava i gusti e nutriva sentimenti di appartenenza. Oggi la televisione può essere - parlo sempre di quella del servizio pubblico - garante di una certa etica giornalistica, di equilibrio, attualità e qualità, una nave solida nel mare di stimoli, informazione e disinformazione. Qual è il modello di televisione e di comunicazione vincente oggi? Per la comunicazione del Servizio pubblico l'unico modello possibile può essere quello della qualità, con riferimento ad una rappresentazione di una società, il modello della voce e dello specchio. Questo vale anche per i nuovi vettori multimediali. Mi sembra che la RSI abbia, anche grazie alla sua storia, i presupposti per lanciarsi anche in futuro in questa direzione. *La versione online dell’intervista su: www.ilgiornale.ch Voce e Specchio Storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana A cura di Theo Mäusli Contributi di Gabriele Balbi, Ruth Hungerbühler, Marco Marcacci, Giorgio Passera, Mattia Piattini, Paolo Sala e Nelly Valsangiacomo. Edizioni Dadò - pp. 304.edizione pregiata 2 DVD allegati; CHF 58.– Rivista – Settembre 2009 La di Liber Elisa Bortoluzzi Dubach Lavorare con le fondazioni. Guida operativa Franco Angeli Editore pp. 304 - € 28 Per la prima volta un manuale si rivolge all’ampio e variegato pubblico degli operatori attivi in ambito sociale e culturale interessati ai finanziamenti e alla collaborazione con le fondazioni erogatrici. Si tratta di un libro fortemente orientato alla prassi, che introduce i lettori al mondo delle fondazioni attraverso capitoli articolati in modo sistematico. I lettori apprendono passo dopo passo che cosa sono le fondazioni erogatrici, come lavorano, quali sono le condizioni da osservare se si desidera ottenere e mantenere nel tempo la loro collaborazione nel sostenere un progetto, finanziandolo o diventandone partner. Ogni capitolo si chiude con tabelle riassuntive, numerose Mirko Nesurini RE-BRAND Come svegliare i brand che dormono Ulrico Hoepli pp. XXVIII – 180 - €24.00 Questo libro tratta la natura dello sleeping brand, le sue proprietà e le sue potenzialità. Il corpo centrale propone un metodo per scoprire se è meglio scegliere tra il rilancio di un brand "dormiente" o il lancio di un brand ex-novo. Perché e come sono stati rilanciati brand rievocati dalla nostra memoria? Una parte importante del testo è dedicata alle interviste con gli imprenditori che hanno rilanciato sleeping brand e alle aziende che possiedono brand storici. Il libro e suddiviso in 4 parti. I Il contesto di riferimento in cui operano gli sleeping brand e alcuni approfondimenti Raffaele De Rosa Riflessioni sul plrurilinguismo Edizioni Casagrande pp. 135 €18 / CHF 28.Sottotitolo: Un dialogo privato su un fenomeno pubblico. Negli ultimi anni la realtà linguistica di molti paesi d'Europa si è fatta più complessa, soprattutto a causa della crescente mobilità delle persone. Ciò è ben visibile all'interno delle famiglie, in cui sempre più spesso si parlano due o più lingue, o nelle scuole, dove aumenta la presenza di bambini di origine straniera. Tra le conseguenze più interessanti di tale mobilità va annoverato il plurilinguismo, fenomeno ben noto in certe regioni di confine, che tuttavia solleva ancora molti dubbi e perplessità, e che merita Rivista – Settembre 2009 La Scaffale check-list ed esempi che presentano il tema in modo efficace e consentono un’immediata applicazione delle nozioni teoriche nell’operatività del lavoro. Una panoramica di alcuni dei principali attori di questo mondo in Italia, Germania, Svizzera, Austria e Liechtenstein, e un ampio indirizzario di fonti di informazione, ne fanno un manuale di immediata consultazione per tutti coloro che hanno interesse a questa specifica tematica. L’autrice, consulente di sponsoring e comunicazione, collabora da anni con fondazioni e responsabili di progetti culturali, e conosce il mondo delle fondazioni sia dal punto di vista di chi è alla ricerca di fondi, sia di chi li assegna. Elisa Bortoluzzi Dubach, dottore in lingue e letterature straniere ed in relazioni pubbliche, consulente diplomato federale di relazioni pubbliche, consulente di comunicazione e sponsoring, risiede a Zugo (Svizzera) ed è iscritta all’Albo professionale svizzero delle Relazioni Pubbliche. È co-autrice della fortunatissima guida Sponsoring – Der Leitfaden für die Praxis (ormai giunta alla quarta edizione, 2007, Berna), e di numerosi contributi specialistici apparsi su quotidiani, riviste e manuali. È docente presso varie università e istituti di studi superiori in Svizzera, Germania e Italia. mirati sul branding. II Perché alcuni brand storici sono ancora nel mercato? Cosa li differenzia dagli altri brand nati nei secoli scorsi e poi scomparsi? III Chi non muore si rivede! Alcuni brand che si erano assopiti, oppure erano spariti dal mercato, oggi tornano al successo. IV Come svegliamo i brand che dormono? Per farne che? Quali sono i fattori a cui prestare attenzione prima di risvegliare uno sleeping brand? Il testo si rivolge ai brand manager (marketing e comunicazione), ai grafici e alle agenzie creative (di branding, corporate identity, naming e pubblicitarie) ma anche agli appassionati dei prodotti del passato. Mirko Nesurini è un consulente con esperienza maturata nella creazione, sviluppo e gestione di brand per aziende nazionali e internazionali e governi in Asia e in Europa. È Ad di Gds brand consultancy a Singapore e a Milano e senior partner di ExBrand Institute, una struttura che si occupa del rilancio di brand. È autore dei libri Good Morning Mr. Brand (Hoepli, 2007), Comunicazione pubblica (Carotina Verlag, 2002), Brand reputation management (Working Paper, 2004). perciò una riflessione approfondita anche al di fuori della cerchia degli specialisti. Che cosa dovrebbero fare i genitori per sostenere al meglio il plurilinguismo dei loro figli? Come dovrebbero comportarsi gli insegnanti di fronte al plurilinguismo dei loro alunni? Per cercare di capire meglio il plurilinguismo, Raffaele De Rosa ha scritto un libro divulgativo basato sulle domande che gli vengono regolarmente poste da genitori, insegnanti e operatori scolastici di vario livello durante le numerose conferenze e lezioni pubbliche da lui tenute sull'argomento. Raffaele De Rosa, nato a Belluno nel 1967, linguista e germanista, è stato docente di Filologia germanica presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e ha insegnato italiano in diverse istituzioni della Svizzera tedesca. È autore di articoli e libri su temi che riguardano la Filologia germanica e il plurilinguismo. Nel corso degli anni ha tenuto numerose conferenze e lezioni sul plurilinguismo e l'educazione plurilingue. Padre di tre figli bilingui italiano e tedesco. 59 I Gli scrigni delle curiosità8 l Museo del Precinema, il Museo della Specola, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di LuCor 60 Il Museo del Precinema Il Museo venne inaugurato nel 1998, all’interno del Palazzo Angeli, con il contributo del Comune di Padova e della collezione Minici Zotti. Tematica di base del Museo è la storia dell’immagine e degli strumenti per la visione, che partono dalle forme popolari di spettacolo per arrivare al cinematografo. Sono raccolti giochi ottici e fantasiosi strumenti attraverso i quali nell’Ottocento si cercava di creare immagini che fossero tridimensionali. Di grande interesse è soprattutto la raccolta di Lanterne magiche, risalenti a metà Seicento, vere e proprie antecedenti del cinema. Erano apparecchi che proiettavano immagini dipinte su vetro grazie ad una fonte luminosa. Le immagini delle lanterne magiche che sono raccolte vanno da temi giocosi e comici a quelli scientifici e di storia e offrono uno spaccato di cultura e spettacolo ottocentesco. Si trova, inoltre, una serie di vetri risalenti tra il Settecento e il Novecento con le più varie scene animate. Si segnala, tra l’altro, alcuni strumenti musicali, una copia della camera oscura appartenuta al Canaletto e una sezione dedicata al teatro di ombre Javanesi. A fine percorso si può osservare una proiezione che racconta, attraverso immagini da collezione, la storia dell’archeologia del cinema. Il Museo si presenta come una vera e propria came- ra delle meraviglie in cui sono esposti gli oggetti che sono stati protagonisti della storia delle immagini in movimento. Il Museo della Specola di Padova Il Museo è collocato all’interno di quella che fu la torre più alta del castello all’epoca della dominazione di Ezzelino III da Romano. Alla fine degli anni’60 del Settecento questa torre fu prescelta quale sede dell’osservatorio astronomico voluto dal Senato veneziano per l’Università di Padova. I lavori per la trasformazione della torre durarono una decina di anni, alla fine dei quali la struttura fu convertita in specola, ovvero osservatorio. Dall’androne d’ingresso si procede all’interno della torre attraverso uno scalone, ancora trecentesco, che porta ad una loggia. Da questo punto si accede al percorso museale, ovvero alle sale che nel Settecento erano adibite allo studio dell’astronomia. Il primo ambiente è la Sala Colonna, che prende il nome da un pilastro posto al centro della camera. In questa sala troviamo un circolo moltiplicatore, un globo terrestre, un quadrante mobile e un sestante. Vi sono inoltre gli armadi in cui gli astronomi riponevano i loro strumenti, alcuni dei quali sono ancora presenti, come la sfera armillare, un cannocchiale rifrattore, due globi di Marte. Seguitando la visita si incontra la Sala Meridiana, costruita appositamente per l’osservazione e lo studio dei corpi celesti al loro passaggio al meridiano celeste: infatti possiamo vedere sul pavimento la linea meridiana sulla quale si calcolava anticamente il mezzogiorno di Padova. Sulla parete ovest troviamo il quadrante murale che il famoso artigiano Jesse Ramsden costruì a Londra, mentre sulla parete settentrionale è esposto uno strumento dei passaggi di Ertel. Nella stanza è presente anche un affresco che rappresenta la raffigurazione del sistema solare com’era conosciuto all’epoca. Mentre si sale ulteriormente, troviamo lungo la scalinata un cannocchiale rifrattore, un globo terrestre e uno celeste che risalgono al ‘700 e una macchina diviso- Rivista – Settembre 2009 La La torre che ospita il Museo della Specola a Padova ria. Si giunge infine alla Sala delle Figure, ovvero l’osservatorio superiore, chiamato così per le raffigurazioni presenti sulle sue pareti. I personaggi, ritratti nei primi anni ‘70 del Settecento da Giacomo Ciesa, raffigurano otto scienziati illustri, posti sulle pareti della sala in ordine cronologico: si tratta di Tolomeo, Copernico, Tycho Brahe, Galileo, Keplero, Newton, Montanari e Poleni. Anche la volta era stata affrescata con soggetti zodiacali associati agli astri, recuperati con un recente restauro. In questa sala troviamo un quadrante mobile, due orologi a pendolo, un rifrattore dell’Ottocento, un cercatore di comete e un cannocchiale altazimutale. Il Museo Africano di Verona Il Museo Africano di Verona, gestito dai Missionari Comboniani, è nato grazie all’impegno e alla dedizione del primo successore di Daniele Comboni, il vescovo Francesco Sogaro. Quest’ultimo, nel 1882, incoraggiò il rettore degli Istituti africani, don Giuseppe Sembianti, a istituire nella città di Verona un Museo Africano, dove avrebbero trovato posto oggetti e curiosità provenienti dall’Africa. I primi reperti provenienti dal continente nero furono sistemati in una stanza della Casa Madre, edificata nel 1892, ma dopo poco tempo fu necessario spostarli in una sede più spaziosa ed adeguata. Il Museo, negli anni successivi fu inoltre dotato di una sala per conferenze e proiezioni e di una cineteca. Il Museo è ogni anno meta di moltissimi visitatori, soprattutto studenti, che hanno qui la possibilità di svolgere ricerche, grazie al numeroso materiale presente di interesse etnoantropologico. Lo scopo che si sono prefissi gli organizzatori del Museo è quello di guidare i visitatori in un percorso multimediale, attraverso la proposta di attività collaterali, quali mostre monotematiche e laboratori didattici. Rivista – Settembre 2009 La Museo delle Arti e Tradizioni Popolari Il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari “Gortani” di Tolmezzo è, all’interno del settecentesco palazzo Chiampeis, un’isola della Carnia più vera, un posto dove respirare la laboriosità e la capacità creativa dei suoi artigiani, fissata nel corso dei secoli sugli oggetti quotidiani, sull’abito, sulla pentola di bronzo, il bronzin, sulla cassapanca. Il materiale etnografico esposto coinvolge tutti gli aspetti della vita e delle tradizioni della Carnia, coprendo l’arco di tempo che va dal XIV al XIX secolo; è esposto in 30 stanze, e disposto in alcune parti, secondo il criterio della ricostruzione di ambienti. È possibile quindi ammirare la stanza della cucina, la camera, il tinello, la bottega del battirame-ottonaio, del falegname. Alcune sezioni sono dedicate a temi specifici come i ferri battuti, gli attrezzi della vita agricola e di quella pastorale; ancora i costumi popolari, le maschere, la tessitura e filatura, pizzi e ricami, ceramiche e i “bronzins” tipicamente carnici, le pentole di bronzo a tre piedi. Ricca la collezione di ritratti sulle pareti del museo e soprattutto nella “Sala Ciceri”, allestita a seguito della donazione della collezione Ciceri. Una sala è dedicata alla religiosità popolare, aspetto importante della vita quotidiana delle genti carniche. A livello europeo il Museo Carnico, per la ricchezza e qualità delle testimonianze, può senz’altro essere considerato uno fra i più importanti musei etnografici. È IL MARCHIO CHE DISTINGUE LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA. CERCATELO E TROVERETE ACCOGLIENZA DI QUALITÀ. Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia. 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Separato dall’anima, l’attore spera di ritrovare se stesso, ma quando ne informa la moglie e questa gli chiede di rimettere le cose a posto, scopre che l’anima è stata rubata. Fortunatamente incontra l’autrice Inglourious basterds di Quentin Tarantino Primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa, dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire. Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di ebrei americani che non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare ai nazisti le loro colpe. È cinema puro quello che Tarantino porta sullo schermo, come biglietto da visita di Bastardi senza gloria (il titolo originale non è errato: intenzionalmente recita basterds). I tempi, i dialoghi, la tensione, l'ironia giocata sul versante delle lingue differenti ne fanno un picco- John Rabe di Florian Gallenberger 1937. John Rabe è un uomo d'affari di Amburgo che da trent'anni vive a Nankino con la moglie Dora. Divenuto capo della succursale locale della Siemens, si trova costretto a ritornare a Berlino. Durante la festa di addio, la città viene bombardata dai giapponesi e in pochi attimi si scatena ovunque il panico. John decide di aprire le porte del suo stabilimento per ospitarvi i lavoratori scampati al raid insieme alle loro famiglie. E mentre il giorno dopo si comincia a discutere su ciò che succederà dopo l'attacco, John viene chiamato a presiedere la zona di sicurezza di Nankino, mentre il Giappone e la Germania si accordano per sostenersi l'un l'altro durante il conflitto. John Rabe (1882-1950) è, insieme a Marx ed Engels, il tedesco più noto in Cina. Definito dal The New York Times “l'Oscar Schindler della Cina”. Il film ne racconta l'azione ricostruendola grazie ai diari che l'uomo teneva. Ne emerge una vicenda ignota ai più in cui si accede a una duplice lettura del nazismo. Perché Rabe è una brava persona e un buon dirigente ma crede ancora in Hitler. Infatti gli scrive per chie- Rivista – Settembre 2009 La del furto. Decidono di collaborare e volano a San Pietroburgo, dove è l’anima stata venduta a un’attrice di soap opera di scarso talento. Non sarà facile riaverla, non prima comunque di aver scoperto che la sua veniva da una donna sola che poi si è suicidata. Contornato da Emily Watson, David Strahairm e Dina Korzun, Paul Giamatti è un’anima in pena che tenta di vivere senz’anima. Capirà che è molto difficile occuparsi contemporaneamente di se stessi e di un’anima che si trova in un altro luogo. Favola tragicomica e surreale, quasi una risposta al consumismo imperante, con qualche accenno di thriller, il film, applaudito al Festival di Sundance, poteva essere più corto e più condensato. lo/grande gioiello. Il film nel suo complesso non manca di qualche momento statico, ma solo il cinema può reinventare la storia lasciandola intatta, solo Quentin Tarantino può far morire tutti insieme Hitler, Göbbels, Göring e Bormann nel palco di una sala cinematografica parigina durante l' occupazione nazista, senza che il caricaturale falso storico sia considerato inaccettabile: suscitando anzi lo stesso entusiasmo infantile con applausi riservati un tempo ai famosi finali di «arrivano i nostri!».D’altronde, è solo al cinema che i cattivi muoiono quando devono e gli eroi si sacrificano o trionfano. Degna di menzione la straordinaria prestazione di tutto il cast (prestigioso) ed in particolare a quella di Christoph Waltz, attore austriaco semisconosciuto al di fuori dei confini e grande rivelazione di questo film. dere sostegno nei confronti del nuovo direttore inviato da Berlino per smantellare la fabbrica. Lontano dalla Patria da decenni a lui non giungono che gli echi di quanto accade in Europa. Il nazista ottuso che vede arrivare a Nanchino è per lui soltanto uno stupido e fanatico funzionario non l'espressione del potere dominante. Peraltro il film descrive anche con spietata crudezza l'azione dell'alleato nipponico. Fucilazioni di massa, stupri, nessun rispetto per la popolazione civile, gerarchia militare rigida e sanguinaria. Non dimentichiamo che siamo nel 1937 e che Hitler non ha ancora scatenato al di fuori dei confini nazionali il terrore che già domina all'interno. I toni asciutti dell'inizio scadono nella seconda parte nel mélo un po' di maniera ma questo, che da un punto di vista critico può risultare un difetto, rende il film interessante per un pubblico più vasto. 63 Incontro di Giangi Cretti Davide e Stefano: Gente di Mare “Siamo piccoli, ma cresceremo” Stefano Davide Si chiamano Stefano Amato e Davide Pezzuto. Amici fin dalla (più tenera?) infanzia: nati e cresciuti in quel di Zurigo condividono numerose passioni. Una su tutte: quella per la loro terra d’origine. Sono italiani, pugliesi della provincia di Lecce per la precisione. Questo ci aiuta a spiegare,almeno in parte per hanno dato ad un’associazione che si chiama Gente di mare, che ha come unico scopo quello di diffondere italianità attraverso il veicolo più semplice (con quello della cucina), perché non conosce barriere linguistiche, la musica. Che loro ormai intendono in modo esteso come intrattenimento. Tutto, come spesso accade, è iniziato per caso: nel 2005, con una festicciola fra amici che voleva essere un modo per superare la nostalgia di quelle feste all’insegna della musica italiana che frequentavano, loro, oggi poco più che trentenni, “quando eravamo più giovani”, e che attualmente fra la miriade di offerte a vario titolo musicali, non sembra trovare posto che si merita. Da quella prima esperienza prende forma l’idea di creare un appuntamento che si ripeta che posso diventare duraturo. Ecco pertanto che si siedono attorno ad un tavolo: ricordano che da leccesi in fin dei conti si sentono Gente di Mare (“una volta all’anno come molti altri connazionali al mare in Italia c’andiamo”), - forse (inconsapevolmente?) influenzati da una canzone di successo che porta lo stesso titolo (di Raf se non erro) – e decidono che se ci sono riusciti altri, possono riuscirci anche loro. L’idea diventa un concetto sviluppato su carta, e ben presto si trasforma in un evento: piccolo, ma pur sempre gratificante: “la prima volta c’erano 250/300 persone, per noi una gran bella 64 soddisfazione”. A quella prima esperienza, come detto soddisfacente, ne seguono altre – con cadenza più o meno stagionale - tutte improntate all’italianità, tutte caratterizzante dal fatto di creare, attorno (grazie?) alla musica, un momento di incontro, di animazione, di intrattenimento collettivo.Ormai questo tipo di eventi si è consolidato: possono contare sua un frequenza di 1200/1300 persone. Ora è giunto il momento di porsi obiettivi più ambiziosi: “fin dall’inizio noi puntavamo a realizzare qualcosa sul tipo di Caliente*, che è nato come una piccole festa etnica e oggi è un momento irrinunciabile per la città e il cantone di Zurigo”. “A noi non manca nulla: abbiamo musica, cucina, cultura, calore, perché non dovremmo riuscirci?” Quello in programma il prossimo mese di ottobre (il 2 il 3 e il 4 all’hotel Spirgarten sulla Lindenplatz di Zurigo) è una sorta di tappa intermedia. È comunque un evento più impegnativo perché si articola in tre serate, ciascuna indirizzata ad un target di pubblico differenziato: il venerdì ai più attempati (ci saranno in fatti i Ricchi e Poveri), il sabato ai giovani (con Povia, i Sud Sound System, animazione e Stefano nei panni di dj) la domenica al cabaret (con Marco Bazzoni e Valentina Persia). Nasce così Gente di Mare Festival, che, contando sulla buona riuscita di questa prima edizione, si proietta già sulla prossima, nella quale vuole inserire anche momenti conviviali all’insegna della buona cucina italiana, incontri culturali e animare una piazza del mercato sul tipo di quelle dei nostri borghi in Italia. Un bell’impegno, perché significa organizzare, trovare le location adeguate, sviluppare contatti, trovare le sponsorizzazioni, attivare la promozione: tutto questo per passione, investendo il tempo libero (“per fortuna le nostre famiglie e un gruppo di amici ci danno una grossa mano”) visto che entrambi, sposati e padri di famiglia, di professione fanno altro. E poi, se, sin qui, coinvolti sono stati soprattutto gli italiani, il grande salto lo si fa riuscendo a conquistare anche un pubblico, fatto di svizzeri e di residenti, che guarda con interesse e con piacere all’italianità. Informazioni, programma e prevendita sul sito: www.dsevents.ch *All’ultima edizione di Caliente, un festival di impronta latino-americana, che si svolge nel Kreis 4 di Zurigo solitamente nel primo finesettimana di luglio, l’affluenza è stata di più di 200'000 persone Rivista – Settembre 2009 La di Marco Diorio Non so cosa ne pensate voi ma a me il sound, un po´ pop un po´ jazz, del giovane cantautore Enrico Giaretta, piace molto. Pianista, cantautore e pilota di aerei o, come potremmo definirlo con un neologismo, cantaviatore. Anche per questo il suo primo album s’intitola Sulle ali della musica. L’energia e l’allegria che è in grado di sprigionare quando canta sono contagiose. Questo e´un album bellissi- Diapason mo, un debutto fantastico, dove Giaretta con grandissima personalità riesce a dire la sua senza apparire un’imitazione in chiave moderna di Paolo Conte, la cui influenza è comunque chiarissima quando non preponderante. “Ho messo nei miei voli tutta la musica che avevo dentro – dice Enrico Giaretta - ed ho messo tutto il cielo che ho volato nelle mie canzoni. Ora sono pronto al decollo… Sulle ali della musica”. Enrico Giaretta Sulle ali... (Warner) È il disco più venduto della storia del jazz (circa 10 milioni di copie) e soprattutto è considerato il più bel disco della storia del jazz, ed ha appena compiuto 50 anni! La prestigiosissima confezione è composta di due Cd, con alternative take e brani live, un dvd, un volume di quasi sessanta pagine, con foto meravigliose e liner notes importantissime, alcuni oggetti da collezione e la riproduzio- Miles Davis Kind of Blue (Columbia) I Gomez sono una band di culto di quelle che, nell’epoca di Internet, di MySpace e Facebook, mantengono un piacevole contatto con la vecchia scuola e producono dischi a scadenze regolari, confidando nel seguito di un numero di fan sufficientemente affiatati da permettere loro di sopravvivere e di divertirsi con un lavoro che assume così le migliori caratteristiche dell´arte. Ad un primo ascolto ne in vinile del disco. Kind of Blue di Miles Davis con Jimmy Cobb, John Coltrane, Bill Evans, Paul Chambers e Cannonball Adderley. Davis convocò il gruppo in studio senza prove preventive (come faceva spesso) e senza comunicare un programma, e i pezzi che furono incisi erano materiale originale composto da Davis stesso. Poche parole. Una verità storica. In un’epoca che abusa della parola capolavoro, Kind Of Blue non ha semplicemente definizione. sembra di trovarsi davanti ad un pugno di canzoni elettrofolk discretamente essenziali, poi vengono fuori i piccoli particolari, le alchimie elettroniche che decorano alcuni passaggi, le armonie stratificate e soffuse che non affogano i brani. A New Tide è lo specchio di un gruppo ritrovato, che con questa nuova marea è riuscito a disincagliarsi dalla secca di una crisi creativa durata troppo a lungo. Gomez A New Tide (Ato) Lorenzo Tucci, uno dei batteristi di maggior talento della scena jazz internazionale, si distingue per la sua intuizione e la formidabile capacità di trasmettere alle nuove generazioni la lezione di alcuni grandi maestri del passato (Art Blakey, Philly Jo Jones, Max Roach), con uno stile personale che esalta tutta la sua versatilità. Touch è un disco molto piacevole, fresco, estivo, prevedibile, fuori dal tempo, condotto dalle voci confidenziali di Alice Ricciardi e di Walter Ricci, tutto accuratamente ben suonato, equilibrato tra nostalgia swing e innocuità nu-bossa. È un lavoro che mescola affinità musicali, umori jazz ed esperienze musicali anche differenti, manipolati in maniera sorprendente dall’estro, sensibilità e dal “tocco” colorato di Lorenzo Tucci. Un gran bel disco. Lorenzo Tucci Touch (Schema) La musica dei Robotnik spazia nelle forme e negli stilemi, sfuggendo alle classificazioni rigide e, nonostante la riconoscibile matrice rock, distinguendosi per la forte impronta innovativa. Quello che è uscito fuori in questo Brodo è un post rock assolutamente non convenzionale, uno studio sul rapporto tra composizione e improvvisazione a cavallo tra il jazz-rock e John Cage. Brodo è musica Robotnik Brodo (Egea) Rivista – Settembre 2009 La contemplativa ed un po´ intellettuale. Il risultato, sempre diverso e sorprendentemente fluido, è un ensemble, che segue un direttore fantasma, in cui i musicisti conservano integralmente la loro indipendenza espressiva senza tuttavia sfociare nell’improvvisazione anarchica. Musica fluida, dinamica, libera e allo stesso tempo scevra dal caos che troppo spesso affligge la musica puramente improvvisata. Veramente un bel Brodo. 65 D A colloquio con Giovanni Mirabassi eragliamento a trecento l’ora Giovanni Mirabassi è uno dei pianisti più conosciuti del jazz contemporaneo. I suoi obiettivi sono la sperimentazione e la concretizzazione acustica dei suoi pensieri. La sintonia tra lui e i suoi musicisti – il batterista Leon Parker e il contrabbassista Gianluca Renzi – è il fattore essenziale per il perugino. «Ci motiviamo a vicenda a correre dei rischi sonori», spiega Mirabassi, «viviamo una fase molto intensa». ‘Out Of Track’ è il frutto di questa fase; un’esperienza fuori pista? La Rivista voleva saperne di più. ‘Out Of Track’ – in italiano ‘fuori pista’ – s’intitola il tuo ultimo album uscito il 30 marzo scorso. Sei deragliato? Sì, un pochino. di Luca D’Alessandro Vale a dire? Con ‘Out Of Track’ ho proposto un disco che ha poco a che fare con ciò che faccio di solito: un LP vecchio stile, che racchiude la musica registrata dopo una tournée. Normalmente, quando faccio un disco, lo penso da solo, poi chiamo i musicisti e lo registriamo. ‘Out Of Track’ invece è stato prodotto diversamente. Un disco che comprende l’essenza della vostra tournée? Con i miei ragazzi ho suonato parecchio, eravamo in giro per il mondo a presentare il nostro penultimo lavoro che s’intitola ‘Terra Furiosa’, e nell’ambito di questa serie di concerti ci siamo serviti anche degli standard del jazz. Li abbiamo ripresi, e proposti in una maniera nuova. Queste esperienze le abbiamo radunate su ‘Out Of Track’. Nell’ambito del jazz sei conosciuto come sperimentatore. Ascoltando il tuo ultimo album, però, si ha l’impressione che ti sia ‘standardizzato’. No, questo no. Lo standard è una musica che tutti i jazzisti sanno suonare. Non mi definisco uno specialista degli standard, anche se sono capace di suonarli. Oggi suonare standard è riservato a una generazione di persone che sono i rappresentanti storici del jazz. Io, che sono un musicista giovane, per esistere ho dovuto dedicarmi a cose diverse, al di fuori degli standard. Ho collaborato in progetti insoliti. Negli ultimi mesi mi sono accorto che mi sarebbe piaciuto produrre un album standard. Ed ecco nato ‘Out Of Track’. Giovanni Mirabassi è uno dei pianisti più conosciuti del jazz contemporaneo 66 Al momento stai collaborando con Gianluca Renzi e Leon Parker. Ci siamo incontrati per le registrazioni di ‘Terra Furiosa’. Poi siamo andati in giro per il mondo per la tournée, ci siamo conosciuti meglio, abbiamo fatto delle esperienze uniche ed eccoci qua con un secondo disco registrato insieme. Hai l’intenzione di continuare a collaborare con loro? Sì, ad ogni costo. Abbiamo già un’idea per il nostro prossimo album. ‘Out Of Track’ lo vedo come disco di passaggio. Dovremmo quindi parlare del prossimo… … sì quasi, ma non voglio anticipare troppo. Un’unica cosa: sarà una registrazione dal vivo. Abbiamo accennato il tuo futuro. Guardando indietro, qual è stato per te il momento di più grande piacere? Sicuramente la collaborazione con Gianluca Renzi e Leon Parker: ogni volta che suoniamo sul palco, rimango pienamente soddisfatto. È un gruppo magico con una dinamica straordinaria. Insieme suoniamo sempre bene; la magia funziona sempre – o almeno al novantanove per cento. C’è qualcosa che fa in modo che tutti e tre sentiamo la voglia di sorpassarci. Nonostante il fatto che siamo dei musicisti di origini diverse troviamo sempre una cosa che abbiamo in comune. Nell’attimo in cui suoniamo, sembra tutto semplice. Quindi il fatto di prendere rischi, diventa una cosa naturale. Che ‘rischi’ intendi? Nel senso musicale: a volte capita che sul palco, durante un’improvvisazione, senti la voglia di suonare una frase, la vuoi proporre ai tuoi musicisti, ma non sei sicuro se la comprendono. Questo per me è un rischio: se i colleghi non ti seguono nel tuo percorso, tutta la struttura si perde, e si rischia di rimanere fermi. Con Gianluca Renzi e Leon Parker la presa di rischio diventa una cosa piacevolissima, perché so che loro sono capaci di seguirmi. C’è molta sintonia. Se suoni con musicisti con cui non ti capisci molto bene, non prendi rischi, ma ti adatti. Probabilmente per non correre il rischio di rischiare… …per non correre il rischio di fare un disastro. Per andare a trecento chilometri l’ora ci vuole la Ferrari. Con una Clio diventerebbe pericoloso. (ride) Quindi sei ben accompagnato. Renzi e Parker ti tirano fuori nel momento in cui ti dovessi trovare in difficoltà. Funziona per tutti e tre nello stesso modo. Possiamo tutti fare quello che abbiamo vo- Rivista – Settembre 2009 La glia di fare. È una situazione straordinaria. Non ho mai vissuto un’esperienza di questo tipo prima. Che ruolo ha il tuo idolo, il pianista romano Enrico Pieranunzi? È uno dei pianisti nei quali mi sono più riconosciuto durante la mia formazione, perché è un musicista che ha la conoscenza perfetta della tradizione del jazz e della musica classica. Secondo me Pieranunzi ha creato le premesse di un linguaggio europeo. La mia sensibilità personale è molto vicina alla musica che ha fatto lui in questi ultimi vent’anni. Nel momento in cui l’ho scoperto, è stata una grande rivelazione. In un certo senso è uno dei miei padri spirituali. Anche se non ho mai preso lezioni da lui, l’ho conosciuto dopo, nel momento in cui i miei dischi entravano nei vari programmi radiofonici nazionali, e viaggiavo da un festival all’altro. Hai accennato i festival. All’età di diciassette anni hai avuto occasione di suonare al fianco di Chet Baker al Festival di Perugia. Com’è successo? Una storia incredibile: la sera del concerto il pianista di Chet non si sentiva bene e non poteva suonare. Chet però aveva già preso il cachet, e quindi il concerto non poteva essere annullato. Io ero l’unico pianista nella zona in quel momento. Alle sette di sera gli organizzatori sono stati informati di questo fatto, mentre il concerto era previsto per le nove e mezzo. Sono stato chiamato a presentarmi subito al festival per suonare con Chet. «Io manco morto suono con Chet», risposi. (ride) Dopo un forte dibattito alle nove e mezzo mi sono trovato sul palco tra questi musicisti di fama internazionale. Il pianista con Gianluca Renzi e Leon Parker E come hai fatto a prepararti al concerto? Due ore e mezzo non sono tante. In quelle due ore sono invecchiato di dieci anni, comunque Chet Baker alla fine era contento poiché gli avevo salvato il concerto. È un ricordo particolare. E qualche anno dopo ti sei recato in Francia. Sì, a Parigi dove oggi vivo. Perché ti sei deciso a lasciare l’Italia? Ero giovane, avevo voglia di vedere il mondo e non avevo assolutamente voglia di sopportare Silvio Berlusconi. Poco prima che lui fosse eletto, a fine gennaio del 1992, ho comprato un biglietto di sola andata, ho preso il treno e sono partito. Mi son detto: «finché c’è lui non torno in Italia.» Tanto più volevo fare carriera da jazz man, e in Italia questo non era possibile. A Parigi invece le possibilità sono maggiori. Non tornerai più? No. L’Italia è il paese ideale per non esserci e sentire la mancanza. Tutti i miei amici e colleghi, quando li incontro a Parigi, dicono che non vogliono più tornare. E hanno ragione, che ci vanno a fare? Info: www.mirabassi.com L'Hotel Hassler Roma, in cima alla Scalinata di Piazza di Spagna, è uno dei più prestigiosi hotel nel mondo. Il Presidente e Direttore Generale, Roberto E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi cura degli ospiti e gestire il ristorante Imàgo, che offre una vista spettacolare dove ammirare le mille luci della Città eterna. Ristorante Panoramico all’Hassler Dinner Rivista – Settembre 2009 La www.hotelhasslerroma.com www.imagorestaurant.com 67 R Intervista con Joe Barbieri iflessioni intime di un cantautore assennato «…oggi mi ricorderò che ho un fiore custodito nel mio petto che in silenzio ho coltivato nonostante il tuo disprezzo, ostinatamente vivo ogni giorno veramente…» Joe Barbieri, Lacrime Di Coccodrillo di Luca D’Alessandro Tre atteggiamenti del cantautore di origine partenopea Joe Barbieri Sono lacrime di gioia, quelle di Joe Barbieri: il cantautore e produttore discografico di origine partenopea, quest’anno ha vinto il Premio Lunezia PopOn con canzoni ispirate al tango, alla bossa nova e alla tradizione della «chanson française». Riesce ad affascinare il pubblico non solo in Italia, ma anche oltre confine. Cinque anni dopo il debutto con l’album In Parole Povere Barbieri a gennaio ha proposto Maison Maravilha, un’opera che risente di influssi di differenti provenienze, basandosi, tra l’altro, sulle colonne sonore degli anni cinquanta e sessanta: Armando Trovajoli, Nino Rota ed Ennio Morricone gli fanno da modello, «hanno designato il mio percorso, dandomi l’ispirazione per ciò che oggi rappresento», afferma Joe Barbieri. Maison Maravilha – un disco composto da undici canzoni di altissima qualità artistica che riflettono le intime riflessioni di un cantautore assennato. Un uomo che disegna il ‘fil rouge’ che noi tutti viviamo giorno per giorno: amore, timori ed emozioni. Emozioni condivise dalla celebre cantante cubana Omara Portuondo, che per il brano «Malegría» ha messo a disposizione la sua voce per un duetto. La Rivista ha avuto occasione di incontrare il cantautore poeta. Joe Barbieri, il tuo album «Maison Maravilha» racchiude la poesia di una chanson française e la gioia di vivere durante una giornata d’estate a Salvador de Bahia. Di prim’acchito è questa l’immagine che suggerisce il titolo. Sì, il titolo può evocare questo sentimento. Ascoltando l’album però ci si rende conto, che le mie canzoni comprendono molto di più. Soltanto il fatto che racchiudano diversi generi, mi ha ispirato ad assegnare a questo mio secondo album un titolo bilingue, Maison Maravilha appunto. «Maison Maravilha» – buone le vendite, in particolare all’estero «All’estero c’è maggiore attenzione che in Italia ad un cantautorato che predilige l’intimità dei testi e delle musiche al concetto della playlist e della vendibilità», afferma Joe Barbieri in un secondo breve incontro con ‘La Rivista’. Le vendite dell’album «Maison Maravilha» sono più che buone, al di fuori dell’Italia sono ancora migliori, come ad esempio il Giappone o in Francia. Il passo oltralpe è quindi imprescindi- 68 bile per il cantautore: dopo una piccola tournee in Italia Joe Barbieri farà un salto in Danimarca, dove il 28 ottobre presenterà l’album a Copenhagen. Un concerto in Svizzera al momento non è previsto, le date, però, variano da giorno a giorno. Chi volesse tenersi aggiornato, oppure gustare degli assaggi acustici, trova tutte le informazioni sul sito internet di Joe Barbieri: www.joebarbieri.com. Rivista – Settembre 2009 La Nonostante la varietà dei generi, vi è una parola ‘chiave’ che potrebbe riflettere il contenuto dell’album? Lo definirei semplicemente un album «world», un disco che si sente a suo agio, vale a dire a casa, in un luogo o in un paese qualsiasi e che non fa differenza tra tango, bossa nova, ‘chanson’ e la tradizione della musica italiana. Quest’ultima, peraltro, ti è molto vicina. Sì, la musica italiana racchiude il mio modo di pensare e di comporre i brani. La porto in me e la vivo in modo molto intenso. Una musica che tra l’altro si avvicina alla tradizione ispanica: il brano Malegría, ad esempio, è un duetto fra te e la famosa cantante cubana Omara Portuondo. Come mai ti sei deciso di duettare con Omara? Nel momento in cui mi sono dedicato alla scrittura del brano, mi sono chiesto che effetto avrebbe fatto, se venisse interpretao in duetto. In quell’istante ho avuto davanti a me l’immagine di Omara Portuondo, e mi sono chiesto se fosse interessata a collaborare. Sapendo che Omara era in tournée in Europa, l’ho raggiunta: l’ho incontrata a Barcellona per presentarle la canzone. Ci siamo subito dedicati alle registrazioni. Omara Portuondo è una cantante Barbieri mentre duetta fra te e la famosa cantante cubana Omara Portuondo introspettiva e molto emozionale, abbiamo vissuto dei momenti bellissimi. Dopo il lancio dell’album ci siamo rivisti all’Auditorium di Roma, dove nell’ambito del suo concerto, abbiamo presentato Malegría, o in termini filosofici: la casa che abbiamo edificato insieme. Osservando i titoli delle canzoni ci si accorge, che tutti hanno – mi permetto di riprendere il termine ‘edificare’ – un comun denominatore ‘edile’: Muraille de Chine, Castello Di Sabbia per non dimenticare il titolo del disco, Maison Maravilha. Come mai hai scelto questo genere di immagine? Francamente, fino ad oggi, non ci ho fatto caso. Tuttavia mi pare un’osservazione molto interessante. Voglio tentare di trovare una risposta – per me stesso. Come mai questo «fil rouge»? Un nuovo argomento su cui riflettere. www.theoreme.ch Diffidare delle apparenze Cappuccetto rosso Osservare, discernere, decidere : la gestione avveduta di un portafoglio va oltre la semplice prudenza. www.morval.ch Rivista – Settembre 2009 La Performance dal 1974 69 Cisalpino II. È cominciata una nuova era! Salga a bordo del nuovo Cisalpino II (ETR610) e approfitti dei seguenti collegamenti: Ginevra – Milano Ginevra Losanna Montreux Sion Briga Domodossola Stresa Milano Per ulteriori informazioni: www.cisalpino.com Milano – Ginevra CIS 35 5.45 6.20 6.39 7.14 7.44 8.17 8.39 9.35 Milano Stresa Domodossola Briga Sion Montreux Losanna Ginevra CIS 40 16.25 17.21 17.48 18.20 18.47 19.21 19.45 20.18 F estival Franciacorta 2009 Il Festival, organizzato dal Consorzio per la tutela del Franciacorta, si svolgerà dal 19 al 21 settembre 2009 Quest’anno si celebra la decima edizione e per l’occasione il Consorzio per la tutela del Franciacorta, vista la forte crescita delle aziende partecipanti all’evento, ha deciso di far crescere ancora la manifestazione. A Villa Lechi, sede storica del Festival, si aggiunge anche Casa Marchetti di Montertrutto, anch’essa splendida dimora in stile palladiano costruita fra il XVI e il XVII secolo. Lo spazio totale a disposizione dei partecipanti sfiorerà i 10.000 metri quadrati. L’appuntamento è con 62 cantine (+15% rispetto al 2008), che per i tre giorni del Festival offriranno in degustazione oltre 120 etichette di Franciacorta. Altre 3 cantine saranno aperte per tutti i tre giorni alle visite degli appassionati e ad altri eventi particolari. Sabato e domenica, nelle Sale di Villa Lechi, si svolgeranno i seminari d’approfondimento con degustazioni guidate e saranno proposti affascinanti abbinamenti con il Franciacorta. Gli appassionati avranno così la possibilità di approfondire la conoscenza delle diverse tipologie di Franciacorta e sperimentarne svariati abbinamenti a tavola. Momento clou del Festival saranno i banchi d'Assaggio, dove si potranno degustare, in un'elegante atmosfera, i Franciacorta Brut e Satèn, gli irripetibili Millesimati, i Non Dosati e i Rosé, sotto la guida attenta e disponibile di enologi e produttori. Villa Lechi e Casa Marchetti di Montestrutto saranno il centro della manifestazione. Il programma sarà però ricco di invitanti iniziative su tutto il territorio: visite e degustazioni direttamente nelle Cantine; tour guidati in minibus alla scoperta delle aziende produttrici e della geografia artistica e storica della zona, organizzati dall’associazione Strada del Franciacorta (www.stradadelfranciacorta.it); inediti menu nei ristoranti della zona e particolari Rivista – Settembre 2009 La pacchetti weekend negli alberghi, agriturismi e dimore storiche; spettacoli, mostre e speciali appuntamenti, molti dei quali avranno come palcoscenico le aziende del Franciacorta. Il lunedì sarà dedicato agli operatori di settore, rimanendo in ogni caso aperto a tutti. Mario Biondi in concerto Per festeggiare la decima edizione del Festival Franciacorta è stato organizzato un evento speciale: venerdì 18 settembre alle ore 21,00 nel parco di Villa Longhi a Erbusco (Bs), sarà possibile assistere alla seconda e ultima tappa italiana del tour 2009 di Mario Biondi. Il cantante siciliano riproporrà i suoi più grandi successi con quello stile soul jazz, caldo e passionale, che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Al termine del concerto Risotto e Franciacorta. I biglietti sono in vendita su TicketOne (www.ticketone.it) - costo 40 euro. Caccia ai Tesori in Franciacorta Si chiama Caccia ai Tesori in Franciacorta, il grande evento che sabato 19 settembre vedrà 250 equipaggi, a bordo della propria automobile, muoversi attraverso i territori della Franciacorta. Obiettivo: risolvere una serie di quesiti e superare prove d’abilità. Chi otterrà il maggior punteggio vincerà una magnifica Maserati Quattroporte 4.2. In palio anche l Fiat 500 Pop, viaggi a New York, corsi di guida sicura Maserati naturalmente prestigiose bottiglie di Franciacorta Il montepremi della manifestazione è di 160.662,80. Franciacorta a Zurigo Il prossimo 12 ottobre i vini di Franciacorta saranno in degustazione a Zurigo, all’hotel Baur au Lac (Talstrasse, 1), nella sala Le Petit Palais. Saranno 28 le aziende franciacortine a presentarsi, con il proprio banco d’assaggio, dalle ore 15 alle 20. Alle 15.30 e alle 17.30 si terranno i seminari d’approfondimento con degustazione guidata. Festivalfranciacorta.it È on-line il sito www.festivalfranciacorta.it, contenente tutte le informazioni aggiornate sul Festival Franciacorta 2009. Sul sito si può trovare il programma del Festival, informazioni su dove mangiare e dormire e, ovviamente, tutto quanto serve sapere su Caccia ai Tesori in Franciacorta e l’attesissimo concerto di Mario Biondi del 18 settembre. 71 DALLA PUGLIA CON GUSTO Lunga tradizione in tavola L a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi, nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime «orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La Divella offre al pubblico una vasta gamma di prodotti a prezzi convenienti e competitivi. Lo stabilimento della Divella. Pasta, farina, semola, riso, pomodori, legumi, olio extravergine di oliva e biscotti: un mix vincente per il vostro business. Importatore per la Svizzera - Importeur für die Schweiz - Importateur pour la Suisse: Revini S.A. / Corso San Gottardo 72 / 6830 CHIASSO Tel. 091 641 62 15 / Fax 091 641 62 16 Deposito - Lager - Depôt: Via Cantonale 1 / 6855 STABIO B&P IMMAGINE&COMUNICAZIONE Da oltre 100 anni garantiamo l’alta qualità dei nostri prodotti. Ogni giorno portiamo gusto e qualità sulle tavole di tutto il mondo. Convivio di Domenico Cosentino Il pesce azzurro: povero, ma ricco di sapori Si è preso la sua rivincita il pesce azzurro. Da pesce salva–fame , è diventato Piatto d’autore. Da sempre catalogati, a torto, come “pesce povero”, alici, sgombri, sauri imperiali, sarde e sardine, aguglie, palamiti, pesce spatola (pesce sciabola) e tracina, che in passato venivano utilizzati come piatti prelibati solo nella cucina popolare, oggi vengono cucinati con successo anche nell’alta ristorazione. Sarà per la crisi economica o per la crisi dei pescatori del Mediterraneo italiano: le loro reti sono sempre più vuote Se solo i pesci potessero parlare Dei predoni del mare che uccidono la nostra pesca, dei pescatori decimati, del trionfo al pesce azzurro se n’è parlato all’inizio di questa estate, a Bologna, in un convegno dal titolo: “Se solo i pesci potessero parlare”, dedicato proprio alle frodi ittiche . In quell’occasione è stata anche presentata la Grande enciclopedia illustrata dei pesci, sotto l’egida della FAO. Il volume illustra le oltre 600 tipologie di pesci e di frutti di mare ancora presenti nel Mediterraneo. Al convegno oltre ai rappresentanti della FAO, erano presenti gli autori dell’enci- Rivista – Settembre 2009 La di pesce, cosiddetto nobile. Sarà anche per la voglia di riscoprire antiche tradizioni culinarie marinare, sta di fatto che in alcune zone d’Italia alici, sarde, sgombri e spatole hanno ritrovato un mercato sempre più attento al prodotto fresco e di qualità. È l’esempio delle acciughe di Monterosso nel Parco delle Cinque Terre in Liguria, delle alici e delle spatole pescate con le lampare e le reti “Cianciala” (“menaica”) lungo le coste del Cilento in Campania o lungo le coste del Mare Jonio in Calabria e in Sicilia clopedia, i giornalisti Paolo Manzoni e Valentina Tepedino, dietologhi, veterinari, rinomati Chef di cucina, e diverse delegazioni – provenienti da tutta Italia – in rappresentanza dei 30.000 addetti alla pesca in Italia. Tra questi, anche Piero Viscomi che, al momento dato, ha fatto sentire anche la sua voce e quella dei suoi colleghi pescatori campani, pugliesi e calabresi, ormai quasi tutti senza barca e disoccupati: “Dati alla mano,i pescatori italiani – ha esordito Piero nel suo intervento – da onesti e benestanti lavoratori, sono tornati poveri. Non posseggono né barche né reti. Il mare Adriati- 73 Piero Viscomi, ex pescatore e ex patron di una “paranza” e che oggi lavora quale consulente (pulisce il pesce a dà consigli ai clienti su come cucinarlo) in una pescheria di un Supermercato. co, un po’ meno lo Jonio, oggi è uno dei mari più inquinati del mondo. Fino a pochi anni fa, era il più ricco con oltre settecento specie, oggi le reti sono sempre più vuote. E il 70 per cento del pesce che si vende in Italia, è importato da Asia, Africa, America del Sud e Mare del Nord. Il nostro futuro, dunque, è nero: Io stesso ho dovuto vendere la mia barca e migliaia di licenze, prima posseduti da miei colleghi, stanno passando nelle mani di pochi investitori finanziari. Momentaneamente peschiamo solo pesce azzurro. E tra Calabria e Sicilia attualmente c’è pescato. Ma le alici tra Pescara e Giulianuova sono scomparse! Se i pesci, dunque, potessero parlare – ha concluso Piero – ci direbbero che la pesca italiana non ha mai avuto e non ha regole. Non ha dati credibili e si esercita senza controlli. Tutto falso, dalla quantità al reddito dichiarato. La biomassa pescabile, in pochi anni, è crollata. L’unica misura adottata è stato il fermo. Una beffa. Da noi sullo Jonio, i pescatori, a spese pubbliche, devono restare a terra tra il mese di luglio e di agosto. Io non ho resistito. Ho abbandonato il mare e la barca. Sono sceso a terra. Oggi, per sopravvivere, il pesce non vado più a pescarlo, ma lo vendo in un supermercato!”, Il quarto stato del mare Ho rincontrato Piero, quest’estate in Calabria, nella pescheria dove lavora. Camice e cappello bianco, da dietro il bancone frigo con il pesce ben esposto, Piero consigliava e invitava i suoi clienti ad acquistare pesce azzurro del posto: “lasci stare, signora, quel persico del lago Vittoria e anche il pangasio del Mekong, compri questi sgombri, le alici o il 74 pesce bandiera. Sono pesci nostri, sono dello Jonio, semplici da pulire e danno piatti prelibati della nostra cucina popolare: parmigiana di pesce bandiera, cotolette di alici, sgombri e peperoni, tortino di pesce sciabola dalle carni argentee, pregiate e gustose o gli involtini di alici. Sono questi, il proletariato del mare, pesce di famiglia, forse non hanno quarti di nobiltà, ma, le assicuro signora che con una goccia di limone e un filo di olio extravergine d’oliva, le alici le può mangiare anche crude”. Ho dovuto aspettare che finisse di lavorare per poter fotografare Piero e il suo pesce azzurro. In quell’occasione ci siamo fatti anche quattro chiacchiere: “Devi sapere, caro Domenico, che io il pesce azzurro lo definisco il quarto stato del mare. Sono una folla sconosciuta, di cui quasi nessuno si ricorda i nomi. Sono gli attori non protagonisti, un lungo elenco che scorre distrattamene nei titoli di coda dell’arte cucinaria: alacce, alici, Sarde, sciabole, spatole, sgombri sauri, palamiti, cocci e tracine. Presi uno per uno fanno difficoltà a farsi riconoscere per quel che valgono. Ma messi insieme sono irresistibili. E oggi, da ultimi sono diventati i primi. Saranno pure poveri, come qualcuno li ha definiti, ma sono belli e buoni. E anche indispensabili. Perché senza questi comprimari la cucina di pesce sarebbe come una città senza popolo. Avremmo solo crudi di branzini, sushi, orate al sale, limanda africana spacciata per sogliola, brotola senegalese per cernia, squalo americano per pece spada, pollack per merluzzo, polipi argentini per moscardini E poi orate e spigole, allevate in olio di colza. Una noia mortale!!! Mentre ritengo che l’antico genio popolare, qualche volta perfezionato, spesso spiato dai grandi cuochi dei Rivista – Settembre 2009 La FILETTI DI SPATOLA IN TORTIERA Ingredienti per quattro persone: Una spatola sfilettata di circa 600. gr., 500 gr.di pomodori maturi, alcuni rametti d’origano. Un mazzetto di basilico, 2-3 dl. di olio extravergine d’oliva, sale . Come la preparo: Ricevuta da Piero la spatola pulita e sfilettata, la taglio a tanti rettangoli. Affetto i pomodori a fette sottili. In una tortiera da forno dispongo una fila di spatola, condisco con sale e olio. Sistemo le fette di pomodoro sulla spatola e condisco ancora con sale, olio e una spolveratine di origano. Ripeto l’operazione per altri strati fino a terminare gli ingredienti. Di solito finisco l’operazione con le foglie di basilico e l’origano. Inforno la tortiera per circa 15 minuti ad una temperatura di 220 gr. e servo – un rettangolo di spatola – quale antipasto, ancora caldo. Il Vino: bianco, come Alaei DOC Cirò bianco 2008. ottenuto da uve Greco Bianco dal colore giallo paglierino scarico, profumato intenso e tipico del vitigno. Azienda Agricola Senatore Vini, Cirò Marina (KR). LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA palazzi o come quelli di oggi della Grande Cucina italiana hanno saputo trasformare l’indigenza in piacere: Semplicità, misura e saper fare. Da questa triplice combinazione sono nate e nascono le nostre cattedrali gastronomiche. Capolavori come il saor veneziano, la pizzaiola di alletterato, i carpioni di lampuga, il turbante di pesce spatola, le seppie con i piselli e le tortiere di alici. Alici o spatole che vengono pescate tutte le notti con le reti calate a mano cercando di intercettare la corsa del pesce che si muove verso il chiarore della luna nelle serate di luglio. Se la luna dovesse mancare, si utilizza la lampara, trainata da una barca e alimentata da un lume a gas. Solo così, tirando le reti a mano sulla barca lentamente, le alici più grandi come le spatole rimangono intrappolate nelle maglie della rete. Questo fa si che una volta tirate a bordo, vengono selezionate e sistemate in cassette e vendute ad un prezzo superiore all’alta ristorazione, la quale l’utilizza per creare dei veri capolavori gastronomici, come I filetti di Spatola in tortiera”.w Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 16 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 Rivista – Settembre 2009 La 75 www.molino.ch Motori di Graziano Guerra Moto Morini Granpasso 1200cc Enduro veloce dal carattere italiano Mi avvicino a questa motocicletta di grossa cilindrata con rispetto. Lei è lì, ferma, con il suo gran bel telaio rosso e il bialbero 1200 bene in vista. Penso che forse è un po’ troppo alta, sarà per i tipi “gamba lunga”, chissà. Salgo, operazione facile, e le sensazioni di sicurezza si fanno forti. In realtà l’altezza della sella è di 840mm. L’uscita in autostrada, dopo un tranquillo stop&go cittadino, rivela l’attitudine di grande stradista che questa “milledue” ha nel suo dna mentre lo stile ne segnala chiaramente l’indole: enduro. Enduro sì, ma veloce. Lo stile della Granpasso 1200, curato da Marabese Design, mostra una forte personalità, in particolare il telaio a traliccio evidenzia un forte carattere italiano, oltre a fornire prestazioni elevate, agilità e leggerezza. Il bilanciamento fra curve e tensioni di tutte le sovrastrutture, si esalta nelle linee filanti del cupolino, del serbatoio, della sella e del codino. Un’estetica accattivante con soluzioni tecniche molto funzionali. Il serbatoio, per esempio, è disegnato in modo da consentire una posizione di guida avanzata, senza rinunciare alla capienza per garantire adeguata autonomia (25 litri); la posizione di guida è rialzata come deve essere in sella a una enduro, ma i fianchi stretti consentono di poggiare agevolmente i piedi a terra. Il comfort è assicurato da un’adeguata protezione aerodinamica. Il passeggero, sul sellone lungo e sagomato, non scivola in avanti, ha a disposizione due maniglie integrate del codino e pedane ben posizionate, l’isolamento termico sugli scarichi è di ottimo livello. Ovviamente la Granpasso è veloce non solo per le scelte stilistiche. Alcune dotazioni tecniche, come per esempio l’ammortizzatore posteriore Ohlins con serbatoio separato, regolabile in lunghezza, pre-carico, estensione e compressione; oppure le pompe freno e frizione radiali le consentono prestazioni molto elevate. Inoltre, è la prima enduro stradale con frizione antisaltellamento. La leggerezza non è solo visiva: meno di 200 kg. Il cruscotto di piccole dimensioni ben integrato, è digitale e di facile lettura. I comandi sulla manopola si raggiungono d’istinto. Tra le funzioni si possono visualizzare temperatura esterna, marcia inserita, orologio e intervalli di manutenzione. Granpasso monta il bicilindrico Bialbero CorsaCorta da 1187cc, un motore molto compatto, portante, caratterizzato dalla disposizione a V di 87° dei cilindri. L’impianto frenante vede all’opera impianti Brembo con pompa radiale. Le decelerazioni sono potenti, progressive e regalano tutta la sensibilità necessaria per gestire al meglio questa difficile fase della guida. Moto Morini Competizione, il catalogo accessori Moto Morini, dedica alla Granpasso 1200 diversi articoli pensati principalmente per rendere più confortevole il viaggio. Dalla coppia di valigie laterali rigide da 34 litri cadauna Rivista – Settembre 2009 La al baule posteriore rigido da 46 litri, dal parabrezza touring al navigatore satellitare Tom Tom Touch Screen, dal kit di manopole riscaldabili ai paramani e poi cavalletto centrale, sella sportiva fuoristrada, radiatore olio. È dedicata ai motociclisti che fanno molti chilometri, che desiderano viaggiare comodi e arrivare anche dove finisce l’asfalto, che usano la moto in città, ma che vogliono anche divertirsi. DATI TECNICI Motore Moto Morini – Bialbero CorsaCorta 2 cilindri, 4 tempi Raffreddamento a liquido Distribuzione: doppio albero, camme in testa 4 valvole per cilindro Cilindrata 1187 cc Iniezione elettronica indiretta Magneti Marelli Cambio a 6 rapporti, innesti rapidi, Trasmissione finale a catena Catalizzatore 3 vie con sonda lambda Emissioni inquinanti atmosferiche Euro 3 Sospensioni: ant. Marzocchi upside down/post. mono ammortizzatore laterale Ohlins Freno ant. a doppio disco da 298 mm con pinze a 2 pistoncini flottanti e pompa radiale; post. mono disco da 255 mm con pinza a due pistoncini flottante. Pneumatici Tubeless: ant. 110/80 R19, post. 150/70 R17 Cerchi Excel a raggi con canale in lega di alluminio, dimensioni ant. MT 3.00 x 19”/post. MT 4.50 x 17 Dimensioni (mm) e pesi (Kg) Lung. tot. 2170 / Larg. max 865 (escl. retrovisori) Interasse 1500 / h sella 840 / h min. da terra 200 Peso in ordine di marcia (senza carburante): 198 Kg Prezzo: 19’990 (trasporto escluso) 77 a cura di Graziano Guerra Automotonews Motociclette d’epoca Collezioni italiane di rango È stato l’amico Silvano a parlarmene. Sulle prime stentavo a credere. Poi, sul fare dell’estate, mi sono convinto. Trecento motociclette d’epoca da scoprire sono una cosa seria. Renato e io, con Silvano, siamo partiti alla volta di Grumolo di Pedemonte. È li, infatti, che abita Garzotto, al secolo Walter, grande appassionato di motociclismo, ma non solo Walter, dal piglio deciso e sereno, è un affabile rappresentante dei grandi collezionisti privati di motociclette d’epoca mossi dalla passione. Del ‘38, sin da giovane è conquistato dalla tecnica. L’ex insegnante dell’Istituto Tecnico Professionale di Asiago ha girato mezzo mondo, quando, nel 1963, lascia l’insegnamento e decide di entrare nel mondo dei marmi. Con Walter Granzotto. La prima Laverda di sempre. successo. Fatidico l’incontro con Augusto Capelli di La Spezia, famoso impresario dell’epoca, al quale, il giovane Walter rimise a punto una levigatrice che non voleva saperne di fare il suo dovere. Diventa un imprenditore fra più rinomati, grazie alle sue innovazioni nel settore dei macchinari per il trattamento del marmo. Proprietario di alcune cave, anche nel Montenegro, fornisce i migliori architetti, in tutto il mondo, con marmi pregiati a prezzi competitivi, come il Vinici, il Maja, il Krute, il Kukovace alcuni “bocciardati” o levigati oppure “anticati”. Di pari passo, colleziona motociclette rare e pregiate, rigorosamente d’epoca. La passione per le motociclette gli è nata che era ragazzo, in quel di Breganze, alla scuola di avviamento professionale, davanti al circuito prove della Laverda. Di quel mitico Marchio, comperata nel ’52, fu anche la sua prima moto (era l’epopea del reparto corse con gli Apolloni, Marchi, Ripa e poi Pasini). Ricorda molto bene quando saltò oltre la rete di cinta per “trovare uno scarico a tromboncino come quello della Laverda che correva la Milano – Taranto” (Quest’anno è stata commemorato il 60° della mitica com- 78 petizione). Nomi, imprese sportive, tecnicotattiche, come la speciale dotazione di raffreddamento che la Moto Guzzi (la Dondolino del ’46, con scomodissimo serbatoio dell’olio a cavallo su quello della benzina) adottò per combattere il caldo nel profondo sud, e che si rivelò vincente nella Mi-Ta. Il bello si scopre nella sua cattedrale, dove conserva un considerevole numero d’es emplari d’epoca, alcuni molto rari, con cura e attenzione. La prima perla che ci mostra è l’antesignana di tutte le sportive, una splendente Moto Guzzi GTW 500cc del ’49, in grado di erogare 22 CV, con carburatore da 28”, manubrio che fa impazzire anche oggi e serbatoio da 17 litri. E poi una rarissima Audi DKW del 1932, modello originale che fa sognare tutta la Germania. La Moto Guzzi Dondolino del ’46, con scomodissimo serbatoio dell’olio a cavallo su quello della benzina. La prima Laverda di sempre Fra i vari gioielli che appaiono ai nostri occhi ormai lustri - Falcone Sport 50 e 51, Laverda 500 Formula Monoscocca (serbatoio e parte posteriore della carrozzeria in un unico blocco) – il “nostro” toglie i veli alla prima Laverda prodotta, e alla 75cc che corse anche nella Mi-Ta. E poi la sidecar Gilera del 1932, perfettamente funzionante. Fra le meraviglie che Walter conserva con cura meticolosa, figurano anche alcune automobili, fra queste due mitiche Fiat 1500, coupé e spider della metà degli anni ’60, la coupé appartiene alla classe delle straordinarie, la carrozzeria ultraleggera è tutta battuta a mano. Valentino e Casey Parlare di moto senza menzionare il Valentino Nazionale è pressoché impossibile. Ma Walter ci regala una primizia: le origini chiaramente italiane del già campione del mondo in sella alla Ducati MotoGP, Casey Stoner. Suo nonno partì per l’Australia dalla contrada detta degli Stoner, in quel di Enego, Altopiano di Asiago, provincia di Vicenza, Italia. Rivista – Settembre 2009 La TNT Express Italy viaggia su veicoli commerciali Fiat Professional l pianale – Combinati – Panorama - Minibus), il nuovo veicolo amplia la gamma Natural Power di Fiat Professional composta da: Panda Van, Punto Van, Grande Punto Van, Multipla Van, e Doblo’ Cargo. Il Ducato 140 Natural Power adotta un propulsore da 3 litri che, in modalità metano, sviluppa 136 CV da 2750 a 3500 giri/min ed una coppia massima di 350 Nm a 1.500 giri/min. Così alimentato, il veicolo (nella configurazione Furgone Maxi - Passo Medio - Tetto alto) raggiunge una velocità massima di 155 km/h, accelera da 0 a 100 km/h in 13,9 secondi, può superare una pendenza del 21,5% a pieno carico e ha una ripresa da 60 a 100 km/h (in 5a marcia) di 10,1 secondi. Il veicolo è configurato per funzionare normalmente a gas naturale. L’alimentazione a benzina interviene automaticamente solo quando il metano si sta esaurendo: il serbatoio della benzina di 15 litri assicura, in modalità “recovery”, oltre 100 km di autonomia per raggiungere il più vicino distributore di metano. A AND E ING ,EAS ENTI M A I Z NAN DOM AGG VANT U I ZIOD ,gINI IONE S S A NAP I Fiat Group Automobiles e TNT Express Italy hanno siglato un accordo quadro che consolida una partnership basata sulla condivisione di valori importanti, come l’ecologia e la qualità. Infatti, la TNT ha scelto di viaggiare a bordo dei veicoli commerciali Fiat Professional equipaggiati con la motorizzazione a metano, sicuri, rispettosi dell’ambiente e con consumi e costi di esercizio ridotti. Il primo Fiat Ducato 140 “Natural Power” è stato consegnato prima delle vacanze da Mauro Veglia, responsabile della direzione Fleet & Used Cars di Fiat Group Automobiles, a Rosario Ambrosino, AD di TNT Express Italy. L’azienda di trasporti intende incrementare il più possibile l’utilizzo di mezzi ecologici nella propria flotta di distribuzione, composta attualmente da 2.800 furgoni, in particolare con il Fiat Ducato 140 Natural Power, veicolo con alimentazione a metano, che assicura ottime performance, consumi contenuti e soprattutto minime emissioni. Proposto in diverse configurazioni (Furgoni Lastrati/Vetrati - Cabinati con )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH Rivista – Settembre 2009 La 79 Starbene Un intenso esercizio fisico dimezza il rischio di cancro Il fatto che una regolare attività sportiva aiuti il benessere fisico generale è cosa nota. Oggi, però, arriva una nuova conferma del fatto che lo sport riduce significativamente le possibilità di ammalarsi di cancro. Ad affermarlo è uno studio finlandese pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, secondo il quale il rischio di sviluppare tumori diminuisce sensibilmente - fino in alcuni casi a dimezzare – se si fanno 30 minuti di intenso esercizio quotidiano, grazie al consumo di ossigeno che questo comporta. Una notizia che dovrebbe contribuire a invogliare anche i più pigri. I ricercatori hanno seguito per circa 17 anni 2.560 uomini della Finlandia dell’est, di età compresa tra i 42 e i 61 anni, senza precedenti di cancro in famiglia. Misurando l’attività fisi- Un bicchiere di vino al giorno aumenta il desiderio nelle donne L’aumento dell’eros nelle donne è solo l’ultima delle proprietà del vino che era già utilizzato 5 mila anni fa in medicina dagli antichi egizi che usavano arricchirlo con erbe e resine. Così la Coldiretti commenta la ricerca dell’Università di Firenze pubblicata nel Journal of Sexual Medicine dalla quale emerge, precisa l’organizzazione, che “uno o più bicchieri al giorno di vino rosso sono associati a una maggiore salute e a un maggiore piacere sessuale”. La ricerca, riferisce la Coldiretti, ha analizzato 800 donne Occhio al «frappuccino»: ingrassa come una cena intera Cartellino rosso per i «beveroni» a base di caffè freddo, zucchero e panna che, da soli, possono contenere anche più di 500 calorie, ovvero l’equivalente di un pasto serale, anche se piuttosto frugale. L’avvertimento arriva dal World Cancer Reasearch Fund (Wcrf), un’organizzazione internazionale dedicata alla prevenzione e al controllo dei tumori tramite una sana alimentazione e l’attività fisica. Il Wcrf ha condotto un’indagine sulle bevande vendute dai colossi del caffè all’anglosassone, ovvero Starbucks, Caffe Nero e Costa Coffe. Scopo dello studio: mettere sull’avviso gli amanti del bicchierone take away, ricordando che, dopo il 80 ca in Met (ovvero l’equivalente metabolico del consumo di ossigeno) sembra che, in assenza di fattori influenzanti - come consumo eccessivo di alcol e fumo o soprappeso -, coloro che arrivano a una media di 5.2 Met per circa 30 minuti al giorno dimezzano il rischio di cancro rispetto a chi fa meno attività sportiva. Secondo la ricerca, camminare per mezz’ora corrisponde a 4,2 Met, fare jogging equivale a 10,1, il giardinaggio fa consumare 4,3 Met e andare in bicicletta al lavoro 5,1. Circa i due terzi delle neoplasie sono direttamente o indirettamente correlati con il tabacco e un regime alimentare non corretto. Teoricamente l’abolizione del fumo, una dieta più appropriata, una vita più sana in un ambiente meno inquinato possono drasticamente ridurre l’incidenza del cancro. Inoltre, numerosi esperti in oncologia ricordano che sarebbe buona regola fare almeno mezz’ora al giorno di esercizio, alternando lo sport alla semplice attività motoria (come passeggiare o salire le scale). controllando il consumo di vino rosso e sottoponendole a dei questionari che misuravano la salute e il piacere con il risultato che il vino “ha un impatto sulle funzioni sessuali femminili, migliorandone la risposta e il piacere”. La Coldiretti ricorda che gli effetti positivi per la salute del consumo moderato di vino sono stati confermati da numerosi studi scientifici. Il vino rosso, in particolare, contiene il resveratrolo, sostanza dalle proprietà antiossidanti, e il suo consumo prolungato - aggiunge l’organizzazione - “determina sostanziali modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue”. I globuli rossi, le piastrine e altri fattori della coagulazione provenienti dal sangue di soggetti considerati “bevitori abituali”, nota la Coldiretti, “hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi”. non fumare, mantenere il peso forma «è la cosa più importante che sui può fare per prevenire il cancro». Secondo i dati raccolti, l’imputato numero uno è il «dark berry mocha frappuccino» di Starbucks, con panna, che apporta la bellezza di 561 calorie, ossia un quarto dell’energia consigliata ogni giorno a una donna adulta. Senza la panna montata le calorie scendono a 457 e se si prende la versione più piccola ci si limita a 288. Divieto assoluto per il frappuccino, allora? Non proprio: una volta ogni tanto può anche andare, ma non quotidianamente, altrimenti aumentano le probabilità di ammalarsi non solo di tumore, ma di malattie cardiovascolari e diabete. Da parte sua, Starbucks ha risposto sottolineando che il «dark berry mocha frappuccino» è solo una delle 87mila varianti disponibili, comprese alcune da quattro calorie, come il caffè semplice, o il caffè freddo da 11. Ai consumatori la scelta. Rivista – Settembre 2009 La Con la prevenzione ridurre l’incidenza dell’ictus cerebrale I dati dello Studio Eros (European Registers of Stroke), evidenziano come si potrebbe, attraverso la prevenzione, ridurre dell’1% all’anno l’incidenza dell’ictus cerebrale, evitando così che diverse decine di migliaia di persone ne siano colpite nei prossimi 10 anni. Tale previsione è stata effettuata utilizzando i dati provenienti da un altro studio epidemiologico nazionale, il Progetto ILSA, e i risultati sono pubblicati su Stroke, rivista ufficiale dell’American Heart Association European Registers of Stroke Investigators. La necessità di contenere la diffusione di questa patologia deriva anche da valutazioni di tipo economico-sanitario. Il Servizio Sanitario Nazionale sostiene infatti un costo totale stimato in circa 3,7 miliardi di euro, e destinato ad aumentare, per assistere il milione circa di italiani sopravvissuti ad un ictus, dei quali circa il 40% presenta livelli di disabilità da moderata a totale, e i circa 230.000 nuovi casi stimati ogni anno. Lo studio Eros è stato effettuato su 2.129 pazienti colpiti da ictus in sei città europee: Sesto Fiorentino (Italia), Digione (Francia), Kaunas (Lituania),Varsavia (Polonia), Londra (Regno Unito) e Minorca (Spagna). I tassi annui standardizzati sulla popolazione europea indicano il minimo a Sesto Fiorentino, 101 casi ogni 100.000 uomini e 63 nelle donne, e il massimo a Kaunas, rispettivamente di 239 e 159 casi. I tassi di Spagna sono di 116 e 66, in Francia sono stati di 122 negli uomini e 76 nelle donne, nel Regno Unito di 121 e 78, in Polonia di 147 e 126. Considerevole, dunque, il fatto che la minore incidenza sia in Italia, e che le percentuali più basse siano state rilevate nei paesi a Sud, mentre le più alte nel Nordest europeo, specialmente nelle donne. Questi dati sono in parte spiegati dalla buona attività di prevenzione riscontrata tra la popolazione di Sesto Fiorentino. Il modello di prevenzione rilevato a Sesto, applicato su larga scala, potrebbe quindi ottenere potenziali ritorni in termini di riduzione dell’incidenza e della progressione dell’ictus e dei relativi costi. A livello mondiale l’ictus cerebrale rappresenta la seconda causa di morte e la prima causa di disabilità nel soggetto adulto-anziano, con 16 milioni di nuovi episodi registrati ogni anno e 5,7 milioni di morti Albergo • Ristorante “Donna Carolina” • Bar • Piscina • Centro Benessere Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia Telefono +39.0974.971945 - Fax +39.0974.374063 - www.villamarelea.it - [email protected] Rivista – Settembre 2009 La 81 AgipPLUS Il Mondo in Fiera Abitare il Tempo: Verona 17 - 21 settembre Marmomacc: Verona 30 settembre - 3 ottobre EMO MILANO 2009: Milano 5 - 10 ottobre Cibus Tec: Parma 27 - 30 ottobre Fiere Abitare il Tempo: Verona, 17 - 21 settembre La qualità oltre la crisi: dal progetto alla distribuzione Architettura, design, artigianato e industria concorrono a realizzare un’idea dell’abitare che, in Italia, trova le sue espressioni d’eccellenza. A dire il vero, non una, ma mille e più idee che da progetti diventano prodotti, pronti per essere valorizzati e messi in vendita nei migliori negozi. Certamente, la crisi in atto ha rallentato questo sistema, ma non può fermare il flusso creativo e la passione imprenditoriale che sono all’origine del suo successo Nuovo ‘look’ per i padiglioni commerciali Un’offerta che spazia a 360 gradi, cui partecipano i vari comparti che configurano il paesaggio d’interni -mobili, cucine, bagni, imbottiti, complementi, accessori, arte della tavola, illuminazione, rivestimenti, tessile d’arredamento, di gusto classico e contemporaneo, d’alta decorazione o di design- questa è la carta vincente della manifestazione nel suo format commerciale. E la razionale suddivisione nei 7 padiglioni interamente dedicati alle aziende espositrici conforta la validità della formula ‘Total living’. Troviamo così i marchi del polo tessile riuniti nel padiglione 2 (con gli editori tessili) e nel padiglione 3, mentre al classico e all’alta decorazione sono riservati i padiglioni 2, 4 e 5. L’attualità del design e le sue proposte occupano il padiglione 6, assieme ai complementi, all’oggettistica e all’arte della tavola, ma anche parte del 7, dove prevalgono le novità relative agli ambienti bagno e cucina e dove le griffe della moda espongono le loro creazioni d’arredo. Abitare il Tempo ha rinnovato il ‘look’. La novità di quest’anno è data infatti dal nuovo allestimento, sobrio, funzionale e confortevole, studiato per questi padiglioni, che prevedono diverse tipologie di stand, con altezze. Altra novità per Abitare il Tempo è rappresentata dal progetto esterno di 15.000 mq., interamente dedicato all’arredamento outdoor. L’area, situata nel piazzale della fiera antistante i padiglioni, sarà riservata alle proposte delle migliori aziende rappresentative di questo comparto, in costante crescita negli ultimi anni, dando vita ad un piccolo ma organico salone-nel-salone. Arte e design Mai come quest’anno si può parlare a pieno titolo di convergenza fra arte e design. Nel quartiere fieristico di Verona, in concomitanza con la ventiquattresima edizione di Abitare il Tempo, si svolge infatti la quinta edizione di ArtVerona, manifestazione espositiva che ospita 170 gallerie tra le più importanti nel mondo dell’arte moderna e con- 84 temporanea in Italia. I possessori del biglietto d’ingresso di Abitare il Tempo potranno dunque accedere liberamente ad ArtVerona, e viceversa, attraverso il padiglione 9, che diverrà il punto di incrocio fra arte e design. L’appuntamento con l’abitare contemporaneo e le sue tendenze si rinnova anche quest’anno nell’area consacrata alle Architetture d’interni, in cui 4 autori presentano le loro ‘case’, arredate di tutto punto, con la collaborazione di importanti aziende particolarmente impegnate sul fronte della ricerca e dell’innovazione. Tra i temi affrontati: il risparmio energetico, la domotica, l’ecosostenibilità e il design per disabili. A partire da quest’anno, si è deciso di invitare come ospite d’onore un progettista di fama internazionale a raccontare una storia esemplare dell’eccellenza italiana nella sfera del contract. I primi due ‘special guest’ di Linking People sono Massimiliano e Doriana Fuksas, cui è dedicata un’apposita installazione con la proiezione di un loro videocontributo. Premio Abitare il Tempo 2009 premio Il Comitato Scientifico e il Comitato di Indirizzo Tecnico Culturale hanno deciso di assegnare il premio Abitare il Tempo 2009 a Gillo Dorfles, acuto e geniale critico d’arte e design, già ordinario di filosofia estetica presso le università di Milano, Trieste e Cagliari, premiato con il Compasso d’Oro ADI e con la Medaglia d’oro della Triennale di Milano, Dottore honoris causa del Politecnico di Milano, ma soprattutto autore di libri memorabili, tra i quali ricordiamo: Il discorso tecnico delle arti (1952), Il divenire delle arti (1959), Il disegno industriale e la sua estetica (1963), Nuovi riti, nuovi miti (1965), Artificio e natura (1968), fino ai più recenti Horror Pleni (2008) e Arte e comunicazione (2009). Il premio sarà consegnato ufficialmente il 17 settembre, alle ore 13.00 presso la Sala Rossini. Saranno organizzati diversi incontri e workshop, e vedranno la partecipazione di esperti e rivenditori che si confronteranno sul tema della distribuzione e sulle prospettive di sviluppo di mercato. Il programma sarà costantemente aggiornato sul sito: www.abitareiltempo.com PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Luigi Palma, Simona Ninni Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected]; www.ccis.ch Rivista – Settembre 2009 La Marmomacc: Verona, 30 settembre - 3 ottobre La cultura al servizio delle imprese È stata presentata alla Triennale di Milano, la 44ª edizione della Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie, che rappresenta un punto di riferimento mondiale per l’intero comparto. La rassegna si conferma un volano culturale ed economico del settore, che in Italia conta su 11mila imprese e 60mila addetti Una «piattaforma» internazionale al servizio delle imprese, delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Capace di promuovere il meglio del made in Italy in termini di prodotti, design e macchinari per la lavorazione. E di utilizzare la cultura come veicolo principale per diffondere in Italia e nel mondo la cultura dell’uso della pietra nella moderna architettura. Marmomacc, la Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie, in programma dal 30 settembre al 3 ottobre prossimi a Veronafiere (www.marmomacc.com), è stata presentata alla Triennale di Milano, nel corso di un incontro a cui hanno partecipato il vicepresidente vicario di Veronafiere Claudio Valente e vari esponenti del mondo della progettazione: Giorgio Tartaro, esperto di design e direttore di Sky Leonardo Tv, Luisa Bocchietto, designer e presidente dell’Associazione per il disegno industriale, Fulvio Irace, storico e critico dell’architettura (direttore della sezione architettura della Triennale), e Vincenzo Pavan, curatore della sezione «Marmo Architettura e Design» della rassegna. La manifestazione, come ha ricordato Valente, si conferma «l’appuntamento mondiale di riferimento del comparto, che solo in Italia impiega circa 60mila addetti in oltre 11mila aziende tra industriali e artigiane, per un valore di 3milardi di euro di volume d’affari». Lo scorso anno ha chiuso con più di 63 mila visitatori, di cui il 44 per cento esteri da oltre 120 Paesi, ospitando 1.536 espositori da 54 Stati, su una superficie netta complessiva di 77 mila metri quadrati espositivi. «Per la 44ª edizione», ha continuato, «nonostante il forte periodo di rallentamento, le domande di iscrizione sono in linea con il 2008, sia dall’Italia che dall’estero. Il segnale che arriva dalle aziende è quello di affrontare la crisi, cercando nuovi mercati e nuovi sbocchi commerciali. Il nostro compito è Rivista – Settembre 2009 La di essere a fianco delle imprese, aiutandole ad individuare proprio questi mercati dinamici per favorire le opportunità di crescita, anche attraverso gli eventi culturali e le sperimentazioni di alto livello che ogni anno Marmomacc propone agli operatori. Il contatto con gli architetti permette di far conoscere la pietra e le sue molteplici applicazioni». Tra le iniziative in calendario spicca sicuramente l’undicesima edizione del Premio internazionale architetture di pietra, la cui giuria, composta da esperti come Francesco Cellini, Juan José Lahuerta, Werner Oechslin, Irace e lo stesso Pavan, ha assegnato il riconoscimento agli autori di una serie di interventi pubblici riguardanti sia grandi istituzioni di importanti città europee, sia piccoli spazi urbani o piccolissime strutture educative situate in remote aree rurali. Di notevole interesse sarà poi lo spazio dedicato a Marmomacc incontra il design – Hybrid and Flexible, con la ricerca di un «nuovo linguaggio della pietra» che si fonda sulla «contaminazione tra materiali, processi produttivi e forme creative». I relatori hanno infine sottolineato il forte impegno di Marmomacc per promuovere negli ultimi anni una vera «cultura litica» sia a livello internazionale che nazionale, grazie a due percorsi di riferimento: la formazione specialistica rivolta agli architetti degli Stati Uniti (AIA, American Institute of Architects), della Gran Bretagna (Riba, l’associazione professionale degli architetti inglesi) e del Canada (Raic, l’associazione canadese); il master universitario per laureati organizzato dal dipartimento di progettazione del Politecnico di Milano e la collaborazione ai corsi di progettazione con la pietra realizzati insieme al Politecnico di Milano polo regionale di Mantova, la facoltà di Architettura di Ferrara, la facoltà di Ingegneria di Trento, quelle di Architettura di Pescara e del Politecnico di Bari, e l’Ecole d’Architecture Paris Malaquais. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Luigi Palma, Simona Ninni Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected]; www.ccis.ch 85 EMO MILANO 2009: Milano 5 - 10 ottobre Il mondo della lavorazione dei metalli 86 Si è concluso da poco il fitto programma di conferenze stampa organizzato per promuovere in tutto il mondo EMO MILANO 2009, la più importante manifestazione espositiva internazionale dedicata al mondo della lavorazione dei metalli. Partito lo scorso settembre da Chicago, il road show di conferenze – che ha visto il coinvolgimento di oltre 2.000 persone, tra giornalisti e addetti ai lavori – ha toccato tutte le principali capitali dell’industria mondiale, passando per tutte le capitali europee. Il grande interesse ovunque riscontrato dagli organizzatori, testimonia l’importanza di una manifestazione che, dal 5 al 10 ottobre prossimo, richiamerà a Milano il meglio della domanda e dell’offerta mondiale di sistemi di produzione. Per l’occasione sarà occupata tecipate, organizza l’edizione milanese della EMO – ha recentemente attivato un accordo con il Gruppo CREVAL (Credito Valtellinese, Credito Artigiano, Banca dell’Artigianato e dell’Industria, Credito Piemontese). L’accordo prevede l’apertura di una linea di credito di 5 milioni di euro finalizzata a finanziare le spese di partecipazione alla mostra delle imprese italiane. Per le sole imprese ucimiste, inoltre, CREVAL renderà disponibili particolari benefici nella gestione del conto corrente e sugli anticipi delle fatture. La linea di credito CREVAL si aggiunge a quelle già attivate nell’ambito degli accordi stretti da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE con Banca Popolare di Milano e Gruppo Intesa San Paolo, per un ammontare complessivo di 12 milioni una superficie di circa 180.000 metri quadrati, di cui 100.000 allestiti a stand, all’interno del polo espositivo fieramilano, dove sono attesi oltre 1.300 espositori e 200.000 visitatori provenienti da tutto il mondo. Caratteristica distintiva delle edizioni milanesi della EMO è, infatti, l’internazionalità. Il 70% degli espositori al momento iscritti alla manifestazione è straniero, mentre in occasione della precedente edizione della mostra giunsero a Milano ben 60.000 visitatori esteri, provenienti da 100 diversi paesi. Benché il prestigio internazionale della manifestazione espositiva e la massiccia partecipazione di costruttori stranieri siano motivo d’orgoglio per gli organizzatori, preoccupano le difficoltà che stanno incontrando le piccole-medie imprese italiane, che dispongono di minori risorse da investire rispetto ai competitors internazionali. Per agevolare i costruttori italiani, UCIMUSISTEMI PER PRODURRE – l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione che, attraverso le società par- di euro utili a sostenere la presenza italiana alla EMO di Milano. Finalizzati a sostenere le piccole-medie imprese che vogliano essere protagoniste a EMO MILANO 2009 sono anche il pacchetto “EMO ALL INCLUSIVE”, comprensivo di area espositiva, materiale promozionale, handling, servizi e numerose altre facilitazioni, e gli sconti sugli stand preallestiti attivati da fieramilano. Ulteriori informazioni su EMO MILANO 2009, promossa dal CECIMO, il Comitato Europeo di Cooperazione tra le Industrie della Macchina Utensile, e sulle iniziative ad essa legate sono disponibili al sito internet www.emo-milan.com. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Luigi Palma, Simona Ninni Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected]; www.ccis.ch Rivista – Settembre 2009 La Cibus Tec: Parma 27 - 30 ottobre Forte apertura internazionale L’edizione 2009 di Cibus Tec ha luogo in un anno di forte competitività dal quale emergeranno chiaramente il rafforzamento del programma dedicato ai delegati esteri ed ai visitatori internazionali in generale, la definizione di un Paese focus nell’area mediterranea. Una forte attenzione al settore dell’imballaggio, della pasta fresca industriale, della catena del freddo, della logistica e delle attrezzature per i laboratori, dei succhi di frutta e della IV e V gamma connoterà questa edizione, che godrà di un nuovo lay-out espositivo finalizzato a compattare la manifestazione salvaguardando l’identità dei settori espositivi ed una nuova calendarizzazione, dal martedì al venerdì. La partecipazione espositiva a Cibus Tec si confermerà quindi un passaggio importante nella strategia e nel mix di comunicazione delle aziende operanti a diverso titolo nel food processing & packaging, in grado di garantire ritorni in termini di business realmente commisurati alla propria capacità di innovazione e flessibilità; nel contempo, visitare Cibus Tec sarà sempre più un atto necessario per pianificare la realizzazione di una nuova unità produttiva o il rinnovamento di quelle esistenti, in virtù della caratteristica del Salone, unico al mondo in questo senso, di rappresentare la filiera produttiva dei prodotti vegetali o lattiero caseari nella sua assoluta totalità. La Manifestazione verrà articolata come consuetudine su tre filoni principali, al cui interno verranno presentate le tecnologie di appartenenza: Tecnoconserve, per la tecnologia di trasformazione dei prodotti vegetali, Milc, espressione delle tecnologie lattiero casearie con grande attenzione ai prodotti di tendenza, Multitecno, in grado di rappresentare le tecnologie trasversali di imballaggio, etichettatrura, igiene e sicurezza, tracciabilità ed identificazione. Nella politica di dinamismo di Cibus Tec rientra anche Tomato World Forum, Conferenza Internazionale sul sistema del pomodoro da industria, che dal 27 al 29 no- Rivista – Settembre 2009 La vembre 2008 riunirà a Piacenza circa 300 operatori del settore, produttori e trasformatori provenienti dal bacino mediterraneo cui l’evento è espressamente dedicato, nell’ottica dell’espansione a monte della filiera del pomodoro, e che vedrà per la prossima edizione del Salone un significativo consolidamento ed un coinvolgimento degli operatori internazionali (ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.tomatoworldforum.it) L’appuntamento con il processo alimentare è quindi confermato nel cuore della food valley, a Parma, dal 27 al 30 ottobre 2009 PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Luigi Palma, Simona Ninni Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected]; www.ccis.ch 87 The All Blacks logo, the Silver Fern Device and ALL BLACKS® are registered trademarks of the NZRU. Ci guidano gli stessi valori Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuova gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza impareggiabile, per ogni incarico di trasporto. Da STRALIS, la punta di diamante per i trasporti internazionali a lunga percorrenza, alle serie di modelli EUROCARGO, TRAKKER e DAILY, fino al fuoristrada MASSIF: Iveco stabilisce in ogni classe di peso nuovi parametri di riferimento in fatto di convenienza, versatilità e affidabilità. Per ogni evenienza, ovunque andiate, Iveco è sicuramente con voi. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, www.iveco.ch www.allblacks.iveco.com Il Mondo in Camera Il mondo in camera: Eva Gallo “stagista” Rivista La Incontro con la provincia di Vercelli – Settembre 2009 Raduno del centenario della CCIS Die steuerlichen Beziehungen zwischen Italien und der Schweiz nach dem «Sommerpaket» der italienischen Regierung Contatti Commerciali Servizi Camerali 89 Il mondo in Camera Eva Gallo “stagista” Lo Stage alla CCIS: un’esperienza unica, intensa e...il resto dipende da se stessi! Continua il nostro “dietro le quinte” camerale. Fra gli attori, ritenuti a torto “non protagonisti”, un ruolo tutt’altro marginale lo rivestono gli “stagisti” voce, che suona un po’ negativa, alla quale vengono generalmente rubricati baldi giovanotti e ambiziose giovanotte che, terminato il cursus studiorum, si accingono a fare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Eva Gallo è una di loro: le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza, considerandola, pur, nella sua indubbia soggettività, come testimonianza di tute le altre che, con cadenza bi- o trimestrale regolarmente si succedono Appena varcata la soglia dell'ingresso, mi accoglie una scritta sul pavimento, un mosaico: SALVE. Ebbene, Salve: questo è il primo passo che affronta lo stagista ignaro ma curioso, che sta per vivere la sua esperienza camerale. Qualche anno fa, da buona forchetta ed amante del vino quale sono, ero in giro per gli stand di Vinitaly ed ebbi il piacere di scambiare alcune opinioni con Giacinto Donno, che all’epoca lavorava alla CCIS nel reparto fiere. Dopo aver debitamente concluso i miei studi universitari in diritto ed in economia, consultando di tanto in tanto il sito www.ccis.ch, la mia memoria è tornata a quei giorni di Verona e così ho pensato: "Perché non fare uno stage alla CCIS? Ora telefono!" “Salgo sul primo treno e vengo a firmare!” A dire il vero l'idea mi sembrava un po' temeraria. Dicevo fra me e me: "Ma mica mi prendono! Come minimo devo conoscere il Ministro Tal dei Tali o il Dott. Caio che parli con Tizio, che gli dica di me, che conosca il Presidente Sempronio etc.." Insomma, non ci speravo proprio! Reduce da alcuni tentavi vani di inserirmi in un contesto lavorativo o "simil-lavorativo" italiano, mi muovevo con cautela ed un po' di acquisito pessimismo. Tuttavia, come d'incanto, rispondeva alla mia telefonata a scopo 90 informativo una voce assai simpatica, come se un fascio di luce avesse attraversato i buchetti della cornetta: chiedo dello stage, dei requisiti e di tutto ciò che potesse essere utile ad una giovane recluta che ce la vuole fare. Dopodiché mando il CV in formato elettronico, lettera di presentazione e solita formula di chiusura: …"nella speranza che il mio profilo sia in linea con il Vs. richieste, porgo distinti saluti!". Quella voce così "solare" mi aveva, in un certo senso, confortata ma per illudermi ero troppo forgiata dalle "disavventure all'italiana". Qualche giorno di attesa fervida ed interminabile. Poi…ancora lei, quella voce col fascio di luce che attraversa la cornetta: "Va bene, lo stage è confermato per Lei da Marzo2009 a Luglio 2009! Le mandiamo la documentazione per posta, firmi e lo rinvii all'indirizzo della Camera qui a Zurigo. D'accordo?" "No no no, altolà: vengo io, salgo sul primo treno e vengo a firmare!" Dentro di me le solite voci del dubbio mi avevano tormentato, nella mia mente scorrevano immagini di lettere mai arrivate a destinazione (proprio quelle più importanti poi!), di postini malati o disattenti o di solite sfighe da capogiro. Dopo anni di studio e fatiche non avevo la minima voglia di farmi sfuggire un'occasione del genere: salgo sull'Espresso notturno destinazione Svizzera. Ancora incredula. 4 mesi di esperienze varie e avvincenti Questa la primissima tappa della mia esperienza qui alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, dove ho vissuto 4 mesi ricchi di esperienze varie e, per molti versi, avvincenti. Devo riconoscere di avere avuto anche una certa fortuna capitando proprio in occasione delle celebrazioni del centenario della CCIS fondata, per l'appunto, nel 1909. Infatti, sono numerose le manifestazioni e gli incontri che si sono svolti nel corso di questi mesi e che continueranno ad esservi. La mole di lavoro e l'impegno quotidiano che l'organizzazione di questi appuntamenti hanno richiesto ha reso il mio stage vario e stimolante, contribuendo ad arricchire il mio back-ground. Per ricordare alcuni eventi della CCIS a cui ho potuto partecipare: la degustazione dei vini siciliani e quella dei vini senesi, il convegno riguardante l'Italia come merca- Rivista – Settembre 2009 La to-target per gli investimenti esteri e l'assemblea generale della CCIS presso il suggestivo Zunfthaus zur Meisen di Zurigo, che si erge nella piazza della celebre Chiesa di Fraumünster che custodisce i mosaici di Marc Chagall! Missione compiuta Per me, anche un dettaglio, è stato oggetto di stupore ed ammirazione. Fra le emozioni maggiori non posso non ricordare la sera dell'11 Giugno 2009 in cui, seduta un "tantino indietro" rispetto al tavolo d'onore (come da protocollo, ovviamente!), ho "contribuito", diciamo così, a far si che il nostro Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, potesse colloquiare con la Signora Corinne Mauch, sindaco di Zurigo, ed altre illustri personalità del mondo politico ed economico svizzero: fare l'interprete è stata una bella sfida, soprattutto con me stessa! Quando il nostro Ministro, poi, si è rivolto molto discretamente a me medesima (sì sì, proprio io!) per ringraziarmi e darmi in segno di riconoscenza il francobollo celebrativo del centenario della CCIS beh..mi sono detta: Eva, missione compiuta! Ho riacceso quella parte di me che si era spenta Lo stage però vuol dire anche svolgere attività quotidiane "d'ufficio", quali: archiviare pratiche, redigere banche dati, scrivere e tradurre lettere, telefonare ed effettuare studi e ricerche su internet e su documenti vari, oltre a fare tutto ciò che può tornare utile all'esecuzione dei numerosi servizi che la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera offre. Anche questi compiti di "routine" sono stati utili per arricchire le mie capacità e capire meglio il funzionamento di un ufficio ben strutturato. La disponibilità dell'intero team camerale è stato un altro fattore importante per accrescere le mie conoscenze: tutti sempre pronti a spiegare funzionamenti e pratiche od a chia- Incontro con la provincia di Vercelli OUT OF THE BOX La Provincia di Vercelli conta poco meno di 180 mila abitanti distribuiti in 86 comuni: un piccolo universo che ruota attorno a due anime distinte paesaggisticamente, ma che ben si coniugano grazie all’abbraccio del fiume Sesia. A nord, la Valsesia: terra di montagna, di attività turistiche, con le suggestioni del Monte Rosa, le piste da sci di Mera e Alagna e la monumentale "Gerusalemme in miniatura", rappresentata dal Sacro Monte di Varallo. A sud, una generosa porzione di pianura Padana, Terra d'Acqua e di Riso, con tutte le attività legate al turismo d’arte, all’enogastronomia e al benessere. Rivista – Settembre 2009 La rire aspetti ancora controversi del mondo del lavoro. Devo ammettere che una considerevole dose di intraprendenza e di voglia di imparare connesse a qualche esperienza lavorativa pregressa, sono state determinanti per rendere ancora più costruttiva questa mia esperienza. Non credo che un approccio poco motivato o comunque un impegno meno costante avrebbero reso questi mesi così produttivi come lo sono stati per me. L'incontro con numerose persone ed autorità, le telefonate e l'invio di mail hanno contribuito ad accrescere la mia comunicatività e quella giusta dose di autostima che serve per andare avanti e crederci ancora: per intenderci, la parte di me che, con quelle che più sopra ho apostrofato come "disavventure all'italiana", si era un po' spenta! Anche il viaggio più lungo comincia facendo un piccolo passo Altra grandissima fortuna di questi mesi è stata la splendida amicizia nata con lei, quella che ha reso le mie giornate colorate e divertenti, i miei compiti più leggeri ma, al tempo stesso più completi ed i miei "momenti no" dei "momenti ni": Teresa, la mia collega di stage. Stessi studi, stessi valori e principi, oltre a tanta voglia di imparare. Adesso mi aspetta il mondo del lavoro, quello vero, quello che, in fondo, noi giovani laureati e motivati vogliamo fortemente: c'è chi lo insegue credendoci sempre, chi dopo un po' perde le speranze, chi non cerca perché "tanto se non sei raccomandato non ce la fai" e chi prende il primo treno anche se è notte e non sa come sarà ma parte perché.. anche il viaggio più lungo comincia facendo un piccolo passo! Ps. Dimenticavo la voce solare che come un fascio di luce attraversa i buchetti della cornetta era quella di… Lara Francesca Cucinotta, la tutor degli stagisti !! La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera con la Provincia di Vercelli e con l’ENIT di Zurigo sono lieti di invitarVi all’evento Out of the box: Presentazione della Provincia di Vercelli il 7 ottobre 2009, ore 18:00 presso la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Zurigo. Programma 18.00 – 19.00 presentazione Out of the box: Provincia di Vercelli Saluti - Dr. Renzo Masoero, Presidente Provincia di Vercelli - Dr. Andrea G. Lotti, Segretario Generale CCIS Relatori - Dr. Marco Pasteris, Assessore al Turismo Provincia di Vercelli - Dr. Felix Lombardi, ATL Vercelli Informazioni ed iscrizioni (obbligatoria) Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, CCIS, Lara Francesca Cucinotta Tel. 044 289 23 23 – Fax 044 201 53 57 Mail [email protected] 91 Il mondo in Camera Raduno del centenario della CCIS Domenica, 19 luglio 2009, il gruppo MotorImport e Mohag hanno organizzato in onore del centenario della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera un raduno per i soci e gli amici della CCIS con le più prestigiose marche della motoristica italiana L’appuntamento, negli uffici del gruppo MotorImpot, Bernerstrasse Nord 202, 8048 era per le 8.30. Con un caffè, Ramsy Hayek (riconosci8bile per la maglietta rossa Ducati), ci ha spiegato il percorso: Zurigo – Sciaffusa via Stein am Rhein – Costanza – Bodensee – Bodensee – Wil – Winterthur – Zurigo. Per le 9, scegliendo far le diverse motociclette messie a disposizione gratuitamente, il gruppo di appassionati conduttori e accompagnatori ha deciso di provare i seguenti modelli Ducati: Monster 696, Monster 1100 S, 848 Superbike, Hypermotard e Streetfighter; il 1200 Sport della Moto Guzzi: e Il Gran Passo Moto Morini. Una magnifica mattinata tra autostrada, paesini e colline, dove chiunque ha potuto regalarsi grandissimi momenti di soddisfazione 92 con tratti di guida sportiva, esaltandosi sulle strade di montagna o con momenti più rilassanti, dove il piacere e le emozioni della strada con delle moto italiane ha coinvolto tutti. Tra i collaboratori della MotorImport c’era chi faceva strada e chi soddisfaceva tutti i bisogni del gruppo controllando che nessuno andasse perso. Durante le 5 ore di viaggio, senza panne o guasti, ci siamo scambiati i vari modelli per vivere le varie sensazioni che possono regalare le moto da viaggio, da strada e da corsa! Il raduno si è concluso con un ottimo pranzo presso il Ristorante Frascati Zurigo, Gruppo Molino, associato della CCIS, ridendo e scherzando, pianificano un eventuale prossimo raduno. A tutti gli appassionati di moto: doppio lamps! Rivista – Settembre 2009 La EINLADUNG ZUM SEMINAR vom 13. Oktober 2009, 09.00 – 12.30 Uhr Ort: Baur au Lac, Zürich Die steuerlichen Beziehungen zwischen Italien und der Schweiz nach dem «Sommerpaket» der italienischen Regierung Das von der Regierung Berlusconi am 1. Juli 2009 verabschiedete Gesetzesdekret Nr. 78 – inzwischen mit Ergänzungen in ein ordentliches Gesetz umgewandelt – besteht im wesentlichen aus weiterenMassnahmen zur Belebung der Konjunktur (nach den beiden ersten Konjunkturpaketen vom November 2008 und Februar 2009) und einer Verschärfung des Aussensteuerrechts bei Tätigkeiten in Niedrigsteuerländern (wozu auch die Schweiz zählt). Während die Konjunkturmassnahmen den Abzug von 50% der Anschaffungskosten von neuen Maschinen vom stpfl. Gewinn vorsehen, sind die anderen Massnahmen gegen die sogen. «Steuerparadiese» gerichtet: 1. Erhöhung der Strafen, wenn die in Steuerparadiesen angelegten Gelder nicht gemeldet werden; 2. Verschärfung der Hinzurechnungsbesteuerung (CFC-Regelung). Um in den Genuss der Freistellung von der Hinzurechungsbesteuerung zu kommen, muss die ausländische Gesellschaft die Umsätze auf dem lokalen Markt realisieren und sie darf nicht mehr als 50%passive Einkünfte haben. Gleichzeitig wird die CFC-Regelung auch auf Gesellschaften in Ländern ausgedehnt, die nicht in der black list angeführt sind (wenn die Steuerbelastung niedriger ist als 50% der ital. Steuerbelastung und wenn mehr als 50% passive Einkünfte vorliegen). Gleichzeitig wurde wieder der «scudo fiscale» eingeführt, worunter man die straffreie Repatriierung, bei Zahlung einer «Amnestiegebühr» von 5%, der im Ausland bisher illegal gehaltenen Vermögen versteht. Das Seminar behandelt diese Themen in allen Detailfragen, mit besonderer Berücksichtigung der Beziehungen zwischen Italien und der Schweiz. Rivista – Settembre 2009 La 93 Contatti Commerciali DAL MERCATO ITALIANO Offerte di merci e servizi Portoni industriali AlboDoor Via del Commercio 2 I - 26013 Crema (CR) Tel. +39.037380445 Fax +39.0373254406 E-mail: [email protected] www.albodoor.it Motori per macchine utensili ACM Engineering Spa Via Don A. Camera 25 I - 21020 Bardello (VA) Tel. +39.0332731088 Fax. +39.0332730380 [email protected] www.acmengineering.it Vino BADIA A COLTIBUONO I - 53013 Gaiole in Chianti (SI) Tel: +39/0577 74481 Fax: +39/0577 744839 [email protected] www.coltibuono.com Carpenteria saldata di qualità Olmag Srl Via E. Fermi 14 I - 30020 Noventa di Piave VE Tel: 0039/0421 65426/658614 Fax: 0039/0421 658910 E-mail: [email protected] www.olmag.it Accessori per gioielli Myriam srl Via Antonio Aldini 4 I - 20157 Milano Tel: +39 01521836 Fax: +39 0152439461 E-mail: [email protected] Lavorazioni in acciaio inossidabile Inoxveneta SpA via Podgora 8 I - 31029 Vittorio Veneto TV Tel: +39 0438912284 Fax: +39 0438912265 E-mail: [email protected] www.inoxveneta.it Lavorazioni meccaniche Delsa srl Via Leonardo da Vinci 4 I - 21030 Grantola (VA) Tel. +39 0332576490 Fax: +39 0332576356 E-mail: [email protected] www.delsaautomazioni.it 94 Accessori e macchinari per l’industria tessile Texera srl Via Torino 27 I - 21052 Busto Arsizio (VA) Tel: 0039 0331302570 Fax: 0039 0331302568 E-mail: [email protected] www.texera.it Lavorazioni meccaniche di precisione BCM sas Via Roma 107 I - 31040 Chiarano TV Tel. 0039/0422746969 Fax 0039/0422746969 E-Mail: [email protected] www.italoferretti.it Forni industriali Scame Forni Industriali I - 31010 Mareno di Piave (TV) Tel: 0039 0438308880 Fax: 0039 0438308944 E-mail: [email protected] www.scameforni.com Calzature B.A. Angeletti srl Via Veregrense 211 I - 63014 Montegranaro (AP) Tel. +39 0734891486 Fax.+39 0734892356 E-Mail: [email protected] www.baangeletti.com Tubi saldati Eusider SpA Via B. Melzi 203 I - 20025 Legnano Tel: 0039/033188411 Fax: 0039/0331592953 [email protected] www.eusider.com Prodotti da forni Panificio Matteo via Ridondello, 65/67 I - 27058 Voghera (PV) Tel. 0039/ 0383 645291 Fax 0039/ 0383 646316 E-mail: [email protected] www.panificiomatteo.com Accessori per macchine utensili Bottelli srl Via della Concordia I - 21040 Menzago di Sumirago (VA) Tel. 0039/0331906426 Fax 0039/0331906429 [email protected] www.bottelli.it Cravatte ed accessori per abbigliamento Italo Ferretti srl Via Nazionale Adriatica Sud 177 I - 64029 Silvi Marina TE Tel. 0039/0859352700 Fax 0039/0859351905 E-Mail: [email protected] www.italoferretti.it Sistemi di controllo di processi industriali Azzali Elettronica srl Via S. Leonardo 116/a I - 43100 Parma Tel. 0039/0521774733 Fax 0039/0521270455 [email protected] www.azzalielettronica.it Prodotti alimentari tipici romagnoli La Romagnola Via Martiri Ponte Bastia 11 I - 44016 San Biagio Argenta (FE) Tel. +39 0532809666 Fax.+39 0532809477 E-Mail: [email protected] www.la-romagnola.it Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • L’azienda SAIGI è specializzata nella macellazione e vendita di carni avicole fresche e surgelate ed ha i suoi uffici e la struttura di macellazione a Santarcangelo di Romagna, da qui gestisce tutta la filiera che si compone di diversi allevamenti di quaglie e galletti dislocati nel Nord Italia. Nel 2007 Saigi ha immesso sul mercato nazionale una media settimanale di circa 150.000 quaglie a proprio marchio o a marchio delle primarie aziende avicole nazionali, circa 30.000 galletti e 3.500 piccioni a settimana; è inoltre una delle poche aziende italiane a macellare e vendere fagiani e pernici freschi ed è in grado di fare consegne dirette a punto vendita nell’arco delle 24/48 ore successive all’ordine. • L’azienda GIAS SpA è specializzata nella produzione di verdure grigliate e di piatti pronti italiani surgelati di diverse qualità, sia con la pasta sia col riso, sia con la carne che con i frutti di mare. GIAS vorrebbe ampliare il proprio mercato e intraprenderebbe volentieri nuove relazioni commerciali con grossisti di prodotti alimentari che danno valore alla qualità dei prodotti e sono interessati a inserire sul mercato svizzero i prodotti citati. • La ditta Cover Technology srl di Brescia attiva nel settore della realizzazione di coperture in PVC e policarbonato per Rivista – Settembre 2009 La hangar, magazzini e impianti sportivi offre prodotti di sicura qualità ed affidabilità a agenti e importatori svizzeri del settore. L'assenza di fondazioni permette la massima semplicità nella posa delle strutture Cover Technology anche negli ambienti più critici, mantenendo grazie a speciali metodi di ancoraggio, solidità strutturali paragonabili a costruzioni in muratura, e abbattendo i costi dovuti ai più classici sistemi edilizi. Elevata resistenza ai carichi di vento e neve, grazie ad innovative scelte costruttive, consente a Cover Technology di superare le classiche soluzioni in acciaio, legno lamellare e legno massiccio. • La ditta Pasquinoni snc di Rimini attiva nella produzione di olio extravergine di oliva di assoluta e primissima qualità, collaborerebbe volentieri con importatori e distributori di prodotti alimentari e specialità italiane. Tutti i prodotti sono certificati e il prodotto di punta è l’olio extravergine MOSTO vincitore del premio ORO GIALLO 2009, massima rassegna italiana per ciò che riguarda l’olio d’oliva. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch • La società Nastro & Nastro Srl, operante a Luino ( Va ) nel settore delle arti grafiche dal 1885, ha recentemente ampliato la propria gamma di prodotti con l’introduzione di una nuova linea di carta regalo, carta personalizzata e carta da imballo. Questi prodotti possono essere forniti sia in fogli (stesi o piegati) sia in rotolo. Cerchiamo per il mercato Svizzero importatori / distributori / grossisti e rappresentanti introdotti nei settori cartolerie, librerie e imballaggi. Per informazioni contattare: Nastro & Nastro S.r.l. Vi Stehli, 15 - 21010 Germignaga (VA) Tel. + 39 0332 531463 Fax + 39 0332 510715 E-mail: [email protected] DAL MERCATO SVIZZERO Ricerca di merci e servizi Macchine industriali per la bigiotteria OPTOMA rte d'Allaman 36 Pf 99 1163 Etoy Tel. 0041/021 8071333 Fax 0041/021 8071334 [email protected] Materiale da cancelleria Rahmqvist AG Grindelstrasse 11 CH-8303 Bassersdorf L'innovativa idea imprenditoriale di Antonella Sarno-Chieffo, titolare del centro di bellezza "Beauty&Hair"a Zurigo-Altstetten Giovane imprenditrice di bellezza Professionalità ed intraprendenza si incontrano in un'attività di successo. Antonella SarnoChieffo, oltre ad occuparsi quotidianamente di bellezza, capelli e benessere, impartisce anche lezioni di trucco individuale. Il suo motto? Magra, grassa, alta o bassa: ogni donna può mettere in risalto la propria bellezza, sempre! Il salone di bellezza "Beauty&Hair", oltre ai classici servizi da parrucchiera, offre anche i trattamenti di un centro estetico: manicure, pedicure, ricostruzione unghie, trattamento del viso, corsi di trucco, allungamento delle ciglia, depilazione e molto altro ancora. Un'idea imprenditoriale, che Antonella Sarno-Chieffo aveva ben chiara già nel corso dei suoi anni di apprendistato, sia come parrucchiera Rivista – Settembre 2009 La Tel. 0041/448386060 Fax 0041/448386064 [email protected] www.rahmqvist.com Piastrelle Signor Patrick Bade Tel. +44 7791119765 [email protected] Vini e specialità alimentari Signora Tamara Heim Gugenstrasse 3 4655 Süsslingen Tel. 0041 763092512 [email protected] Offerte di merci e servizi Prodotti chimici naturali Jungbunzlauer AG St. Alban-Vorstadt 90 P.O. Box CH-4002 Basel Tel.: ++41 61 295 51 00 Fax: ++41 61 295 52 90 [email protected] www.jungbunzlauer.com Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestr. 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch che come estetista professionista. È proprio grazie al suo doppio titolo professionale, unitamente a molta passione e professionalità acquisita nel corso delle sue numerose esperienze sul campo, che Antonella nel suo centro estetico riesce a soddisfare le molteplici esigenze della donna di oggi. Anche il pubblico maschile tiene alla propria bellezza e sempre più richiede trattamenti come: definizione delle sopracciglia, depilazione, minicure e pedicure. Inoltre, per le donne “acqua e sapone" che vogliono imparare le tecniche di trucco professionali per mettere in risalto la propria bellezza, Antonella impartisce corsi di trucco individuale. Il centro"Beauty&Hair" offre un'ampia gamma di servizi eseguiti con qualità e professionalità da una giovane estetista e parrucchiera convinta che "ogni donna può mettere in risalto la propria bellezza!", senza distinzione di stagione, di statura o di aspetto fisico! Promozione speciale "Beauty&Hair" per i soci della CCIS: sul 1° trattamento viso, corpo o capelli verrà applicato uno sconto del 10%! Ma affrettatevi la promozione è valida fino al 31 Ottobre 2009! Per info: Beauty&Hair Antonella Sarno-Chieffo, Altstetterstr. 193, 8048 Zurigo, Tel. 044 419 04 04 95 Attività e Servizi Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc. • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori • Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali Pubblicazioni • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Servizi camerali • Das neue italienische Gesellschaftsrecht • ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Facilitazioni per i Soci Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 289 23 23, • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere Fax ++41(0)44 201 53 57 http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel. ++41(0)22 906 85 95, Fax ++41(0)22 906 85 99 e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Tagliando d’abbonamento Nome ...................................................................................................... Cognome ................................................................................................. Indirizzo .................................................................................................. Tel. .................................... e-mail ....................................................... Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo (11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro) Data e firma ............................................................................................ 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